S. Messa
Quotidiana Registrata a Cristo Re Martina F. Mese di Luglio 2011 Pubblicata anche su YOUTUBE http://www.youtube.com/user/dalessandrogiacomo Vedi e Ascolta cliccando sul giorno Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gi07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gi14. Ve15. Sa16. Do17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Me27. Gi28. Ve29. Sa30. Do31. Giugno 2011 Me01. Gi02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Do12. Lu13. Ma14. Me15. Gv16. Ve17. Sa18. Do19. Lu20. Ma21. Me22. Gv23. Ve24. Sa25. Do26. Lu27. Ma28. Me29. Gv30. Maggio 2011 Do01. Lu02. Ma03. Me04. Gv05. Ve06. Sa07. Do08. Lu09. Ma10. Me11. Gv12. Ve13. Sa14. Do15. Lu16. Ma17. Me18. Gv19. Ve20. Sa21. Do22. Lu23. Ma24. Me25. Gv26. Ve27. Sa28. Do29. Lu30. Ma31. Aprile 2011 Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gi07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gi14. Ve15. Sa16. Do17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Do27. Lu28. Ma29. Me30. Marzo 2011 Ma01. Me02. Gv03. Ve04. Sa05. Do06. Lu07. Ma08. Me09. Gv10. Ve11. Sa12. Do13. Lu14. Ma15. Me16. Gv17. Ve18. Sa19. Do20. Lu21. Ma22. Me23. Gv24. Ve25. Sa26. Do27. Lu28. Ma29. Me30. Gi31. Febbraio 2011 .Ma01. .Me02. .Gi03. .Ve04. .Sa05. .Do06. .Lu07. .Ma08. .Me09. .Gi10. .Ve11. .Sa12. .Do13. .Lu14. .Ma15. .Me16. .Gi17. .Ve18. .Sa19. .DO20. .Lu21. .Ma22. .Me23. .Gi24. .Ve25. .Sa26. .Do27. .Lu28. Gennaio 2011 Sa01. Do02. Lu03. Ma04. Me05. Gv06. Ve07. Sa08. Do09. Lu10. Ma11. Me12. Gv13. Ve14. Sa15. Do16. Lu17. Ma18. Me19. Gi20. Ve21. Sa22. Do23. Lu24. Ma25. Me26. Gi27. Ve28. Sa29. Do30. Lu31. Dicembre 2010 Me 01. Gv02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Do12. Lu13. Ma14. Me15. Gv16. Ve17. Sa18. Do19. Lu20. Ma21. Me22. Gv23. Ve24. Sa25. Do26. Lu27. Ma28. Me29. Gv30. Ve31. Novembre 2010 Lu 01. Ma02. Me03. Gv04. Ve05. Sa06. Do07. Lu08. Ma09. Me10. Gv11. Ve12. Sa13. Do14. Lu15. Ma16. Me17. Gv18. Ve19. Sa20. Do21. Lu22. Ma23. Me24. Gv25. Ve26. Sa27. Do28. Lu29. Ma30. Ottobre 2010 Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gv07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gv14. Ve15. Sa16. DO17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Me27. Gv28. Ve29. Sa30. Do31. Settembre 2010 Me 01. Gi02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Il Sito Ufficiale della Parrocchia Cristo Re Martina F. è http://www.parrocchie.it/martinafranca/cristore.it Il Canale YOUTUBE di CRISTO RE è http://www.youtube.com/results?search_query=cristoremartina&aq=f Vedi La PASSIONE http://www.youtube.com/watch?v=sjt8rPDLYlY 17 Marzo Festa Nazionale 150° UNITA' d'ITALIA. 2764 Anni dalla FONDAZIONE di ROMA AUGURI ITALIANI - L'INNO di MAMELI APPELLO PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI VEDI IL VIDEO dell'APPELLO Video Viaggio in Terra Santa clicca qui sopra: Sulle Strade del VANGELO
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-04-17 ad oggi 2011-07-04 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)GIAPPONE TERREMOTO E TZUNAMIOLTRE 20.000 VITTIME PER LO TZUNAMI, 3 ESPLOSIONI ALLE CENTRALI NUCLEARI |
ST
DG Studio TecnicoDalessandro Giacomo 41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE |
2010-09-24 parla il direttore dell’European Fusion Development Agreement Accelera la fusione nucleare: "Fra 15 anni energia dalle stelle" Il professor Francesco Romanelli: "Stiamo lavorando per conseganre al mondo il reattore ITER" parla il direttore dell’European Fusion Development Agreement ROMA - Gli scienziati della fusione nucleare stanno per imprimere un colpo di acceleratore ai loro esperimenti e si pongono un ambizioso traguardo: dimostrare entro il 2026 che i processi energetici del Sole e delle stelle potranno essere utilizzati sulla Terra per alimentare i crescenti bisogni di energia delle nostre società. 2010-09-23 La nebbia dei veleni sopra Taranto e il governo vara il decreto salva Ilva Liberalizzate le emissioni di benzoapirene con un decreto legge del governo Berlusconi pubblicato il 13 agosto. Ecco come appare il cielo di Taranto, avvolto in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici dell´Ilva La nebbia dei veleni sopra Taranto e il governo vara il decreto salva Ilva L'Ilva vista dal lungomare di Taranto con il cielo oscurato da una nube di veleni Il 13 agosto del 2010 in Italia c´era qualcuno che lavorava. Era il governo Berlusconi e, quella mattina, ha partorito un decreto legge "per inquinare meglio e di più", denunciano le associazioni ambientaliste. A partire da Taranto dove, se mai ce ne fosse bisogno, le fotografie scattate negli ultimi giorni raccontano di una città sempre più avvolta in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici dell´Ilva. 2010-09-22 Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali Scorie nucleari, ecco le aree Pronta una lista con 52 siti Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l'Agenzia ROMA - La Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, ha individuato 52 aree con le caratteristiche giuste per ospitare il sito per le scorie radioattive. Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, deve essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all'area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell'estate. 2010-09-22 Stop al piano per le scorie nucleari Il piano Sogin deposito rifiuti atomici entra in frigorifero. Forse per molti mesi. Il piano è uno dei fondamenti del programma nucleare del governo. Con una corsa pazza, la società italiana del nucleare è riuscita a chiudere per tempo una prima traccia, ma non più un semplice abbozzo bensì uno studio già strutturato, del programma per definire il futuro stoccaggio delle scorie. 2010-09-19 MAREA NERA Chiuso definitivamente il pozzo Macondo Fine di una catastrofe durata cinque mesi E' stato inserito un tappo di cemento, per evitare future fuoriuscite di greggio. La piattaforma petrolifera della Bp è esplosa il 20 aprile, provocando la morte di 11 persone. In mare si sono rovesciati quattro milioni di barili 2010-09-12 AMBIENTE Europa, l'aria è più pulita crollano le emissioni nocive I sorprendenti dati dell'Agenzia per l'ambiente: anche a causa della crisi l'anidride carbonica è diminuita del 17,3. A un passo dall'obiettivo del 20% nel 2020 considerato irrealistico da Berlsuconi e Confindustria 7 maggio 2010 La cupola di Bp calata sul fondale (Reuters) Una mega-operazione nelle acque del Golfo del Messico: è quanto ha provato a fare la British Petroleum (Bp), la multinazionale petrolifera britannica che ha calato i la cosiddetta cupola di contenimento, nella speranza di catturare, prima che arrivi in superficie, il greggio che sta inquinando una vastissima area tra Louisiana e Florida. Il petrolio sgorga incontrollato (5.000 barili al giorno) dal pozzo sottomarino danneggiato dall'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon. 2010-05-02 Usa, la marea nera si avvicina Obama in viaggio verso la LouisianaLe autorità decidono lo stop alla pesca per dieci giorni NEW YORK - Tutti attendono. Sia la marea nera 1 che si avvicina alle coste della Louisiana, sia il presidente Usa che sta volando verso la costa della Louisiana a rischio disastro ambientale. Dipenderà dal tempo, ma il programma per il presidente è di andare in elicottero da New Orleans a Venice, la località soprannominata 'fine del mondo' e l'avamposto della marea nera nel Delta del Mississippi. Obama avrà un briefing a porte chiuse sulla situazione della marea. Nel frattempo la lotta contro la marea nera va avanti. Secondo il presidente di Bp America Lamar McKay, saranno necessari tra i 6 e gli otto giorni perchè sia attiva la "cupola di contenimento" che gli esperti della Bp hanno ideato e fabbricato con l'obiettivo di ingabbiare la fuoriuscita dal pozzo. Una cosa difficilissima: "E' come fare un'operazione a cuore aperto condotta a 1500 metri di profondità, al buio e con sottomarini telecomandati". 17 aprile 2010 La nube ferma il 70% dei voli. E il vulcano continua a eruttare Enac, stop fino alle 8 di lunedì. Nube in Italia, Enac estende lo stop ai voli fino alle 20. Nella foto passeggeri bloccati a terra all'aeroporto di Torino Caselle (Ansa) La nube di cenere prodotta dal vulcano islandese Eyjafjallajokull è sull'Italia. L'Enac ha disposto l'interdizione al volo strumentale di tutto il Nord Italia fino ai 35 mila piedi (cioè 10.668 metri) fino alle 8 di lunedì. Il presidente Vito Riggio: "I passeggeri hanno diritto al rimborso del biglietto, ma non al risarcimento del danno". Caos negli aeroporti |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Il Mio Pensiero
(Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):4° Pensiero 2010-07-25
Chi l'ha detto che la BP è autorizzata a perforare pozzi petroliferi nel Mar Mediterraneo, addirittura a profondità superiore a quella del pozzo del Golfo del Messico, a 1700 m con pressioni superiori di almeno altri 30 atmosfere a quelle del Golfo.
I PaDRONI DEL Meditterraneo sono tutti i Paesi che vi si specchiano, e non soltanto la Libia, è né importa che stiano all'interno delle loro acque territoriali o meno, comunque a 570 km dalla Sicilia.
Un eventuale inquinamento come quello del Golfo del Messico provocherebbe una catatastrofe a tutto il Bacini del Meditterraneo.
Pertanto tutti i Paesi del Mare Nostrum si dichiarino contro.
Se non lo fanno i Governi, lo facciano le Popolazioni e chi ci vive, specialmente i pescatori, ai quali viene financo imposto il fermo della pesca per salvare i pesci e l'ecosistema del Mediterraneo.
Allora se non lo fanno i Governi siano i cittadini, i lavoratori, i pensionati, gli studenti a boicottare la BP non comprando i loro prodotti.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
3° Pensiero
Come si fa a pensare che le tubazioni per le trivellezioni, le valvole e quanto altro sistemato giù nel fondo marino possano durare in eterno, ma neanche 10 anni durano nelle condizioni di stress e corrosione a cui sono soggette, anche in presenza di pressioni di oltre 150 (ma anche oltre 200) atmosfere.
E' chiaro che nel tempo ci saranno perdite ed inquinamento.
Chi ci rimborserà poi quando i promotori, fra l'altro straricchi, faranno fallire le loro società, per riproporsi immacolati con altre diverse ma con la coscienza da demoni.
Perché a loro interessano solo i soldi, come ai mercanti di armi che portano le divisioni, lotte e guerre in tutto il mondo, vendendo strumenti di porte prima agli uni e poi ali altri.
Ed il mondo incurante sta a guardare.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
2° Pensiero
Il disastro ambientale che si sta perpetrando nelle acque del Golfo del Messico riguarda tutto il mondo e non solo il Governo degli USA.
E la responsabilità della Compagnia Petrolifera è criminale.
Ma come è possibile effettuare perforazioni a tale profondità, senza predisporre dispositivi di sicurezza che consentano il flusso del petrolio in presenza di una pressione esterna (meccanica generata da compressori dell'Uomo, ed in questo caso superiore alle 200 atmosfere) autorichiudendosi automaticamente anche grazie alla pressione interna del getto di petrolio) e ne impediscano la fuoriuscita nel momento di danneggiamento della Pipe-Line esterna.
Ora il problema è divenuto planetario, e non è più solo degli Americani.
Non so se e quando si riuscirà a porre rimedio con il tentativo della Campana metallica.
Alla profondità di circa 1500 metri la pressione del mare è superiore a 150 atmosfere, ed inoltre bisogna aggingere la pressione con cui fuoriesce il petrolio, per cui diventa molto laborioso centrare il bersaglio, e poi pompare dentro alla campana il cemento per tappare il pozzo.
Inoltre il fatto che si perforerà un altro pozzo a qualche km di distanza per ridurre la pressione dell getto servirà oppure c'è il rischio di altri punti deboli del sistema?
Forse se non si riuscirà diversamente sarà necessaria una grandissima carica di esplosivo, o addirittura di una piccola bomba atomica, per riuscire nell'intento.
Comunque è chiaro che le trivellavioni in mare non possono essere fatte a discrezione di singoli paesi, ma a questo punto vanno prese delle decisioni a livello di ONU, Nazioni Unite.
Ed in Italia è bene che si vietino.
Se si vuole trivellera, lo si faccia sulla terra ferma.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
1° Pensiero
E' bastata una eruzione del Vulcano per mandare in tilt la grandissima tecnologia deL 3° Millennio, quella Aeronautica.
E se ci fosse un terremoto in zone dove sono costruite centrali nucleari, quale potrebbe essere il risultato?
MA E' TANTO NECESSARIO PUNTARE SUL NUCLEARE, QUANDO C'E UN RISCHIO PER IL FUTURO DELL'UOMO ?
Per me non conviene assolutamente rischiare, meglio tenerci il mondo e salvare l'Umanità, anche perché di energia alternativa ce ne abbiamo tantissima e gratis, è quella che fa muovere la vita, e non costa nulla: Sole, Vento, Pioggia, Acqua, Mare, Onde, Vulcani, Soffioni, Fotosintesi, Alberi….
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
CORRIERE della SERA
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L'UNITA'
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il SOLE 24 ORE
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-04-18 ad oggi 2011-07-04 |
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it2011-05-06 6 maggio 2011 QUIRINALE Napolitano: con nuovi ingressi verifica in Parlamento Con le nuove nomine dei sottosegretari la maggioranza si è allargata, è diversa "rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche" e "spetta ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo". È quanto chiede, in una nota, il presidente de1lla Repubblica Giorgio Napolitano. La nota dà conto del fatto che Napolitano ha ieri proceduto alla firma dei decreti di nomina di nove sottosegretari di Stato, la cui scelta rientra come è noto "nella esclusiva responsabilità del presidente del Consiglio dei ministri". "Il capo dello Stato ha in pari tempo rilevato che sono entrati a far parte del governo esponenti di gruppi parlamentari diversi rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche - ha concluso la nota -. Spetta ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo. CASO RAI Il presidente della Repubblica ha anche affrontato con il presidente e il direttore generale della Rai - Paolo Garimberti e Lorenza Lei - le questioni relative "alla piena e tempestiva attuazione del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e alla necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria". Lo si legge in una nota del Quirinale. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - si legge nella nota diffusa dalla Presidenza della Repubblica - ha venerdì ricevuto al Quirinale il presidente della Rai, Paolo Garimberti, e il nuovo direttore generale, Lorenza Lei, nominata all'unanimità dal Consiglio di amministrazione. Il Capo dello Stato si è complimentato con la dottoressa Lei per l'ampia fiducia accordatagli e le ha formulato gli auguri di buon lavoro al servizio dell'emittente radiotelevisiva pubblica. Napolitano ha, nell'occasione, affrontato con il presidente e il direttore generale della Rai le questioni relative alla piena e tempestiva attuazione del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e alla necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria. La Rai informa dopo il sollecito di Napolitano annuncia che già da venerdìa sera comincerà la messa in onda degli spot informativi sui temi referendari che terminerà lunedì 13 giugno. È quanto si legge in un comunicato di viale Mazzini.
6 maggio 2011 DL SVILUPPO Spiagge, Ue: sorpresi dal decreto italiano "Non abbiamo ricevuto nessuna notifica da parte delle autorità italiane, ma in seguito agli articoli apparsi sulla stampa, abbiamo chiesto all'Italia più informazioni", ha detto Chantal Hughes, portavoce del commissario Ue al mercato interno. "Se i rapporti letti sulla stampa sono corretti, saremmo molto sorpresi perchè non sarebbe ciò che ci aspettavamo". La portavoce ha ricordato che Bruxelles ha già inviato due lettere di messa in mora - aprendo quindi una procedure di infrazione - all'Italia per il sistema sulle concessioni marittime che prevede il loro rinnovo automatico ogni sei anni. Le lettere sono state inviate il 29 gennaio del 2009 e il 5 maggio del 2010. "La questione è ancora aperta", ha detto la portavoce. "In questi mesi abbiamo lavorato molto con l'Italia per trovare regole compatibili con il mercato unico europeo", ha aggiunto. Bruxelles contesta all'Italia il rinnovo automatico degli affitti degli stabilimenti balneari per sei anni, senzaprocedere con il sistema delle aste. "Ciò che ci inquieta è che alla fine dei primi sei anni di concessione, ci sia il rinnovo automatico di questo diritto, che è in contrasto con le regole della concorrenza leale e del mercato unico", ha affermato la portavoce, rilevando che l'Unione Europea chiede per le concessioni "un tempo appropriato e limitato". Sulla novità dei 90 anni, annunciata ieri dal ministro Tremonti, la portavoce ha ripetuto che Bruxelles attende chiarimenti dall'Italia perchè tutto dipende dai dettagli.
2011-04-05 5 aprile 2011 GIAPPONE Fukushima, cresce la paura per lo iodio radioattivo Quantitativi di iodio-131 pari a 7,5 milioni la norma sono stati rilevati nelle acque davanti al reattore n.2 della centrale nucleare di Fukushima. Lo riferisce in una nota la Tepco, il gestore dell'impianto, spiegando che il campione esaminato è stato raccolto il 2 aprile. La Tepco (la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima) ha cominciato a riversare 11.500 tonnellate di acqua radioattiva direttamente nell'Oceano Pacifico, sperando di dare un'accelerata ai lavori per rimettere in sicurezza la centrale danneggiata dal terremoto dell'11 marzo. Il rilascio dell'acqua contaminata "direttamente in mare è stato autorizzato come misura eccezionale e per i bassi livelli di radioattività", ha precisato in serata Hidehiko Nishiyama, portavoce dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Nulla esclude, però, che lo scenario possa ripetersi in futuro. "Al momento la situazione è questa", ha tagliato corto Nishiyama. La Tepco, in una nota, ha motivato la decisione con la grande quantità di liquido contaminato accumulatosi nel sito, in particolare nell'edificio della turbina del reattore n.2. "Pensiamo - si legge nel comunicato - sia necessario trasferire l'acqua dei rifiuti radioattivi alla centrale di raccolta, per poterla conservare in condizioni di stabilità. Quindi, 10mila tonnellate di liquido a basso livello di contaminazione, pari a dosi che possono essere assorbite naturalmente in un intero anno dagli adulti, "devono essere scaricate" per poterle sostituire con acqua più pericolosa. C'è, inoltre, la priorità di neutralizzare un fenomeno di accumulo nei pozzi di scarico dei reattori 5 e 6, che potrebbe creare problemi "ad apparecchiature importanti per garantire la sicurezza. Sulla base del punto 1 dell'articolo 64 del regolamento sui reattori nucleari, abbiamo deciso - conclude la nota - di scaricare in mare circa 10mila tonnellate di acqua radioattiva di basso livello e altre 1.500 tonnellate stoccate nei pozzi di scarico dei reattori n.5 e 6". Un quantitativo di liquidi contaminati per 11.500 tonnellate (meno delle 15mila ipotizzate all'inizio) che non costituiscono "un problema alla salute", ha osservato sul punto Nishiyama. Sulla Tepco, il governo giapponese ha esercitato il pressing anche oggi perché blocchi la falla del pozzo di contenimento del reattore n.2, che riversa acqua altamente radioattiva in mare. "Dobbiamo fermare assolutamente l'infiltrazione d'acqua contaminata, al più presto possibile: con questa forte determinazione, abbiamo chiesto alla Tepco di agire in fretta", ha detto il capo di gabinetto, Yukio Edano. In mancanza di una svolta immediata, ha aggiunto, l'accumulo di materiale radioattivo "avrà forte impatto sull'Oceano". La grande utility asiatica ha reso noto che pagherà indennizzi provvisori a residenti e agricoltori colpiti dalla crisi. Circa 80mila i residenti costretti all'evacuazione, più un'ulteriore fascia di rispetto di dieci chilometri. La Tepco ha dato disponibilità al rimborso spese mediche e perdita di reddito a causa dell'evacuazione. La borsa nipponica oggi chiude a -1,06%, sui timori legati agli ultimi sviluppi della crisi nucleare.
2011-04-04 4 aprile 2011 GIAPPONE Fukushima, acqua radioattiva versata nell'Oceano Pacifico Sono iniziate le operazioni di travaso in mare dell'acqua radioattiva della centrale di Fukushima. A riferirlo sono i media nipponici. Complessivamente verranno riversate nell'oceano 11.500 tonnellate di acqua radioattiva accumulate durante i tentativi di raffreddamento dei reattori. L'operazione servirà per fare spazio nell'impianto ad altra acqua che presenta livelli di radioattività molto maggiori. La Tepco, la società che gestisce la centrale di Fukushima, ha assicurato che il travaso di acqua radioattiva nell'oceano non comprometterà l'ecosistema marino e la sicurezza del pescato. Un ufficiale della società ha assicurato che, se si consuma pesce proveniente dal mare contaminato una volta al giorno per un anno, si potranno assorbire circa 0.6 millisievert di radioattività, pari a un quarto delle normali radiazioni provenienti dall'ambiente nell'arco di un anno. Due operai della centrale nucleare di Fukushima, scomparsi dal giorno del sisma/tsunami dell'11 marzo, sono stati ritrovati morti, sempre nello stesso sito. Sulla base di quanto riferito in conferenza stampa dalla Tepco, il gestore dell'impianto, i due, di 24 e 21 anni, sarebbero deceduti per le ferite multiple riportate associate a tracce di annegamento. Le analisi fatte dai medici legali hanno ipotizzato la morte poco più di un'ora dopo il terremoto, avvenuto alle ore 14.46 dell'11 marzo, cui è seguito il devastante tsunami. I loro corpi sono stati trovati mercoledì e poi ripuliti e decontaminati, visto che l'impianto continua a rilasciare forti dosi di radiazione in quella che è la peggiore crisi nucleare del Giappone. La Tepco ha reso noto di aver individuato la perdita al reattore n.2 della centrale di Fukushima dalla quale c'è la fuoriuscita di acqua radioattiva che si riversa poi in mare. La compagnia, dopo diverse verifiche, ha spiegato di aver trovato acqua radioattiva in uscita da un pozzo di calcestruzzo lesionato, parte del reattore n.2. Le radiazioni, misurate in 1.000 millisievert/h, creano problemi anche alla messa a punto di interventi efficaci che, secondo l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, prevedono un'iniezione di cemento per tappare la perdita. Allo stesso tempo, l'Agenzia ha spiegato che sono in corso accertamenti per verificare l'integrità delle condutture degli altri reattori.
2011-04-02 2 aprile 2011 GIAPPONE A Fukushima individuata perdita radioattiva in acqua La Tepco ha reso noto di aver individuato la perdita al reattore n.2 della centrale di Fukushima dalla quale c'é la fuoriuscita di acqua radioattiva che si riversa poi in mare. La compagnia, dopo diverse verifiche, ha spiegato di aver trovato acqua radioattiva in uscita da un pozzo di calcestruzzo lesionato, parte del reattore n.2. Le radiazioni, misurate in 1.000 millisievert/h, creano problemi anche alla messa a punto di interventi efficaci che, secondo l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, prevedono un'iniezione di cemento per tappare la perdita. Allo stesso tempo, l'Agenzia ha spiegato che sono in corso accertamenti per verificare l'integrità delle condutture degli altri reattori. Il primo ministro giapponese Naoto Kan si è recato per la prima volta in tre settimane nella regione del nord-est del Giappone devastata l'11 marzo da un forte terremoto seguito da uno tsunami. Kan è arrivato da Tokyo con un elicottero militare nel piccolo porto di Rikuzentakata (prefettura di Iwate), particolarmente colpito dalla doppia catastrofe: circa 1.000 persone sono morte e altre 1.300 risultano ancora disperse. Il premier incontrerà in seguito nella prefettura di Fukushima le squadre di soccorso che stanno intervenendo nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Naoto Kan aveva annullato il 21 marzo scorso una prima visita prevista nel nord-est del paese per il maltempo. Il 12 marzo, il giorno dopo il terremoto e lo tsunami, Kan aveva sorvolato in elicottero la centrale nucleare di Fukushima per rendersi conto dei danni che aveva subito. Kan era stato in seguito criticato da alcuni parlamentari secondo i quali il sorvolo delle zone colpite aveva ritardato le operazioni di intervento, in particolare il rilascio controllato di vapore radioattivo per far abbassare la pressione nel reattore.
2011-04-01 1 aprile 2011 DRAMMA NUCLEARE Fukushima, "abnormi quantità di iodio radioattivo nella falda" La quantità di iodio radioattivo nella falda sotto il reattore n1. di Fukushima presenta valori abnormi di iodio, pari a 10.000 volte i limiti legali. È quanto afferma la Tepco in una nota, confermando la validità delle analisi annunciate ieri notte e messe in dubbio dall'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare. Secondo l'Agenzia, i valori di concentrazione radioattiva nei campioni di acqua sotterranea presa martedì e mercoledì scorsi attorno all'edificio della turbina del reattore n.1 potevano essere rivisti al ribasso, visto che erano stati inclusi da Tepco materiali come tellurio, molibdeno e zirconio su cui erano stati fatti degli errori. La utility, tuttavia, ha confermato nelle controprove la correttezza della stima dei valori sullo iodio, rilanciando altri pesanti dubbi sull'attendibilità delle sue comunicazioni. Nel tentativo di evitare che le particelle radioattive possano essere disperse nell'ambiente da venti e pioggia, la Tepco ha iniziato oggi i test sulla stesura di resina solubile in acqua che ha un effetto verniciatura sullo stabilimento.Il piano prevede l'uso di 60.000 litri di resina che sarà spruzzato in un periodo superiore alle due settimane.
1 aprile 2011 TERREMOTO Giappone, al via grande operazione per cercare i 16.500 dispersi Al via in Giappone una maxi-operazione per cercare i 16.500 dispersi nel terremoto e nello tsunami dell'11 marzo. In 25.000 tra militari delle Forze di Auto-Difesa, l'Esercito giapponese, e soldati americani hanno avviato una grande battuta che durerà tre giorni e riguarderà le prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima, le più colpite. Vengono impiegati 120 tra aerei ed elicotteri e 65 imbarcazioni, tra cui 20 velivoli e 15 unità navali statunitensi. Le ricerche si concentreranno "lungo le coste, nell'alveo dei fiumi e sull'entroterra sommerso" dalla gigantesca onda anomala, fino a una distanza di 18 chilometri dal litorale. Esclusa dalle ricerche soltanto l'area di 'rispettò istituita dalle autorità in un raggio di 30 chilometri dalla disastrata centrale nucleare di Fukushima 1, onde evitare che i 18.000 militari locali e i settemila americani siano esposti alla radiazioni emanate dai reattori del complesso. Dovrebbe invece essere regolarmente ispezionata la cittadina di Iitate, di cui inutilmente ha chiesto l'evacuazione l'Aiea, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, giacchè vi sono stati rilevali livelli di radioattività tali da richiederne lo sgombero: l'esecutivo nipponico ha infatti rifiutato, almeno per ora, di estendere oltre i 20 chilometri dall'impianto l'area di allontanamento forzato della popolazione, e Iitate sorge a una quarantina di chilometri dalla centrale; a tutt'oggi vi si trovano ancora 3.800 abitanti su un totale di seimila. Si calcola che il disastro di tre settimane fa abbia causato la morte accertata di almeno 11.578 persone. In giornata è atteso un discorso alla Nazione da parte del primo ministro Naoto Kan.
2011-03-30 30 marzo 2011 SCENARI ENERGETICI Boom di rinnovabili Stangata in bolletta Le energie rinnovabili piacciono ai Comuni italiani. Hanno successo e crescono. Certo toccano fortemente la bolletta dei consumatori grazie ai discussi incentivi che, però, incidono per 2,7 miliardi contro i 3 delle fonti non rinnovabili. Mentre fanno risparmiare notevolmente chi li installa sulla propria abitazione o azienda (soprattutto il solare). Oltre a ridurre drasticamente l’inquinamento e creare molti nuovi posti di lavoro. È davvero boom per queste fonti in tutto il Paese. Ben 7.661 Comuni, il 94% del totale, ha almeno un impianto da rinnovabili: erano 6.993 nel 2010 e 5.580 nel 2009. E ospitano più di 200mila impianti. Una crescita che riguarda ognuna delle fonti "pulite". Ben 964 comuni riescono a essere elettricamente autosufficienti producendo più energia di quanta ne riescano a consumare. E grazie a una sola fonte rinnovabile. Altri 27 superano abbondantemente il proprio fabbisogno termico, con impianti di teleriscaldamento da biomassa o geotermia. Mentre sono 20 le amministrazioni al 100% (sia elettricità che calore) rinnovabili: dove cioè hanno dimenticato cosa voglia dire collegarsi a una grande rete. Questi "primi della classe" delle energie pulite sono tutti al Nord: Morgex, Pollein e Prè-Saint-Didier in Val d’Aosta; Brunico, Prato allo Stelvio, Sluderno, Dobbiaco, Glorenza, Vipiteno, Rasun Anterselva, Lasa, Racines, Monguelfo, Badia, Valdaora, Silando e Sesto in Alto Adige; Cavalese e Fondo in Trentino; Sellero in provincia di Brescia. A conferma che si tratta soprattutto di buona e previdente amministrazione, più che di risorse naturali, visto che sole e vento sono molto più presenti al Sud. Dati sorprendenti ma molto concreti, quelli presentati nel rapporto "Comuni rinnovabili 2011", elaborato da Legambiente col contributo del Gse (Gestore servizi energetici) e di Sorgenia. Comuni virtuosi e premiati, come Morgex, Brunico e Peglio, o come la provincia di Potenza (vedi box). Ma anche il resto non scherza: i Comuni del solare sono 7.273 (erano 6.801 lo scorso anno) cioè l’89% del totale, ospitando 3.217 MW (2.462 nel solo 2010, a conferma di una crescita impressionante). Per il fotovoltaico sono 56 i Comuni italiani che hanno già superato l’obiettivo dell’Ue di 264 mq/1000 abitanti. I Comuni dell’eolico sono 374, con una potenza di 5.758 MW (610 MW in più rispetto al 2009). Nel 2010 hanno prodotto 8.374 GWh di energia pulita, pari al fabbisogno elettrico di oltre 3,5 milioni famiglie. I Comuni del mini idroelettrico sono 946 (impianti fino a 3 MW). La potenza totale installata è di 988 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 3.952 GWh pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 1,6 milioni di famiglie. I Comuni della geotermia sono 290, per una potenza installata pari a 868 MW elettrici e 67,9 termici. Gli impianti producono circa 5.031 GWh di energia elettrica, in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie. I Comuni della biomassa e del biogas sono 1.033 per una potenza di 1.088 MW elettrici e 702 MW termici. Consentono di produrre 7.631 GWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 3 milioni di famiglie. In forte crescita gli impianti collegati a reti di teleriscaldamento, che permettono alle famiglie un significativo risparmio in bolletta (fino al 30-40% in meno). Sono 296 i Comuni in cui gli impianti di teleriscaldamento utilizzano biomasse "vere" (ossia materiali di origine organica animale o vegetale provenienti da filiere territoriali, e quindi a "chilometri zero"), che riescono a soddisfare larga parte del fabbisogno di riscaldamento e acqua calda. Oltre a evitare di scaricare questi materiali sui terreni. "Occorre sostenere questo scenario, dando certezze a imprese, cittadini, enti locali, per sviluppare innovazione e qualità nel territorio, e consentire in poco tempo di raddoppiare gli attuali 120mila occupati nel settore", commenta il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. Rispetto alla discussione in corso sugli incentivi, che dovrebbe portare di qui a pochi giorni al quarto conto energia, il direttore generale di Sorgenia, Riccardo Bani, parla "dell’incertezza" causata "dall’interruzione del quadro legislativo" pur ritenendo "opportuno un meccanismo di riduzione graduale degli incentivi". Per il presidente del Gse, Emilio Cremona, "tutto verrà fatto in maniera equilibrata" e "nel giro di 15-20 giorni le aziende potranno ripartire". Anche per Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente, "il meccanismo incentivante allo studio è intelligente se offre garanzie, all’interno di un sistema elastico, almeno fino alla fine del 2017". Intanto il direttore operativo del Gse, Gerardo Montanino, rivela che "l’obiettivo di 8.600 megawatt previsto per il 2020" dal piano italiano sulle rinnovabili verrà raggiunto "già quest’anno o al massimo all’inizio dell’anno prossimo". Antonio Maria Mira
30 marzo 2011 GIAPPONE Fukushima, iodio radioattivo 3.335 volte superiore al limite Un tasso di iodio radioattivo 3.355 volte superiore al limite legale è stato misurato nel mare a 300 metri dalla centrale nucleare di Fukushima. Lo ha reso noto l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese. Il vice direttore generale dell'agenzia, Hidehiko Nishiyama, ha minimizzato i potenziali effetti dell'acqua di mare radioattiva dal momento che la popolazione locale è stata evacuata ed è stata bloccata l'attività di pesca nella zona. Masataka Shimizu, presidente dalla Tepco, la società che gestisce l'impianto nucleare di Fukushima, è stato ricoverato ieri sera. Lo hanno reso noto oggi i media giapponesi, il giornale Nikkei e l'agenzia Kyodo, precisando che Shimuzu soffre di pressione arteriosa troppo elevata. Nei giorni scorsi il numero 1 della Tepco si era assentato per motivi di salute. Il manager era apparso in pubblico l'ultima volta nella conferenza stampa del 13 marzo, due giorni dopo la catastrofe che ha distrutto il Giappone del nordest. "PLUTONIO FUORI CONTROLLO" La situazione nei reattori di Fukushima 1 sta ormai sfuggendo a ogni controllo. Ieri il governo ha dovuto ammettere la parziale fusione delle barre di combustibile nucleare e che tracce di plutonio sono state rinvenute in almeno cinque punti del sottosuolo della centrale. Il problema è che la finora mancata riattivazione dei sistemi di gestione della centrale non consente di avere una situazione chiara della funzionalità degli impianti come dei danni e dei rischi connessi. Allo stesso tempo le maestranze ancora al lavoro sono sottoposte a rischi di cui non è chiara l’entità. Come quando la settimana scorsa tre tecnici si sono trovati a guadare vaste pozze di acqua fortemente contaminata raccoltasi sotto le turbine dei reattori e sono stati per questo ricoverati in osservazione in un centro specializzato. Due di essi con ustioni alle gambe. Anche ieri il portavoce governativo Yukio Edano ha confermato la necessità di mantenere un costante afflusso di acqua all’interno dei reattori per raffreddare il materiale fissile, ma questo in sé è ormai uno dei problemi maggiori, perché da un lato provoca vapore sotto pressione che pone a rischio di diffusione della radioattività nell’aria, e dall’altro va ad aumentare la massa di liquido presente al di fuori delle aree previste, con una tasso di elementi radioattivi che arriva a 100mila volte la quantità tollerabile, Da due giorni, a preoccupare è soprattutto l’acqua che si è raccolta nelle trincee di drenaggio che collegano tra loro, esternamente, i reattori 1, 2 e 3. In alcuni punti quasi al limite della capacità, rischia di uscire dalle condotte e di finire nell’oceano distante poche decine di metri. Per le autorità, si tratterebbe in parte di liquido immenso nel tentativo di raffreddare gli impianti, ma in parte di acqua marina portata dallo tsunami, che ha colpito l’impianto superando in altezza l’elevazione della centrale. Nelle condotte si sono registrati tassi di radiazioni superiori a 1.000 millisievert per ora. Con questo livello di contaminazione, basta un’esposizione di quattro ore per condannare a morte un essere umano entro 30 giorni. Un incubo che mette in second’ordine la cronaca dell’emergenza nelle prefetture colpite dal sisma e dallo tsunami, dove si cerca di riattivare una parvenza di vita civile e sociale. Almeno al di fuori della fascia di attenzione di 30 chilometri da Fukushima 1. Sono 10.901 morti accertati e 17.649 i dispersi registrati finora. Dramma nel dramma, di circa 4.000 cadaveri rinvenuti non si conosce l’identità. Continuano le attività di assistenza agli sfollati e la loro evacuazione volontaria verso altre regioni del Paese. Per quanti hanno scelto finora di restare, la visita prevista per oggi dell’imperatore Akihito e dell’imperatrice Michiko ad alcuni centri di accoglienza, sarà un segnale forte di unità della nazione dietro le loro sofferenze. Segnale di solidarietà internazionale, che già va sviluppandosi seppure in modo poco propagandato dai media locali nelle attività delle squadre di soccorso di molti Paesi e degli esperti che cooperano con le autorità per cercare di individuare una via d’uscita dall’emergenza, è stata annunciata per giovedì la visita del presidente francese Nicholas Sarkozy a Tokyo. Primo capo di Stato estero a recarsi in Giappone dall’11 marzo, Sarkozy incontrerà il primo ministro Naoto Kan e la comunità dei connazionali nel Paese. Il presidente transalpino arriverà da Pechino, dove si trova da oggi in vista ufficiale. Intanto Corea del Sud, Hong Kong e Filippine e si sono uniti alla lista di nazioni che registrano quantità di radiazioni nell’aria superiori alla norma, come probabile conseguenza della situazione giapponese. Manila ieri ha bloccato l’importazione, allo studio da giorni, di alcuni prodotti agricoli e alimentari dal Paese del Sol Levante. Stefano Vecchia
2011-03-28 GIAPPONE Fukushima parziale fusione Nuova scossa di terremoto Il governo giapponese ritiene che l'acqua altamente radioattiva al reattore n.2 della centrale nucleare di Fukushima sia dovuta "alla parziale fusione delle barre di combustibile" che il capo di gabinetto, Yukio Edano, definisce come fenomeno "temporaneo". Una nuova forte scossa di terremoto di magnitudo 6.5 ha colpito stamattina (poco dopo la mezzanotte in Italia) il nord-est del Giappone. Al momento non si hanno notizie di vittime o danni. Allerta tsunami di 50 centimetri. Intanto alla centrale nucleare di Fukushima sale l'allarme radioattività: un livello di iodio-131 100.000 volte superiore alla norma ha provocato ieri l'improvvisa evacuazione dal reattore n.2 dei tecnici che da giorni cercano di riportare la centrale sotto controllo. Stamani il governo giapponese ha bacchettato la Tepco, la società che gestisce la centrale, per avere parlato in un primo momento di un livello di radioattività 10 milioni di volte sopra la norma.
2011-03-27 26 marzo 2011 DRAMMA NUCLEARE IN GIAPPONE Fukushima, stime contrastanti su radioattività dopo incidente Sono contrastanti le prime stime della radioattività liberata nell'area di Fukushima subito dopo l'incidente nella centrale nucleare. Secondo i calcoli dell'Istituto centrale austriaco di Meteorologia e geodinamica (Zamg), riportati dal settimanale britannico New Scientist, il livello di iodio 131 rilasciato a Fukushima 1 è pari al 73% di quello liberato nell'incidente di Chernobyl del 1986 e il rilascio di cesio 137 è pari a circa il 60% rispetto ai livelli di questa stessa sostanza rilevati a Chernobyl. Le misure, acquisite per mezzo di una rete internazionale di rilevatori destinati a individuare test clandestini di bombe nucleari, sono "da valutare con molta attenzione", ha rilevato l'esperto dell'Enea Eugenio Santoro. Si tratta infatti di dati più elevati rispetto a quelli ufficiali, riportati dall'Agenzia Internazionale per l'EnergiaAtomica (Aiea). Gli stessi ricercatori austriaci riconoscono, comunque, che a Chernobyl erano state rilasciate grandi quantità di molti materiali radioattivi, mentre a Fukushima sono stati rilasciatisolo elementi volatili come iodio e cesio.
2011-03-25 25 MARZO 2011 GIAPPONE Kan: A Fukushima situazione rimane "imprevedibile" La situazione nella centrale nucleare di Fukushima rimane "imprevedibile". Lo ha detto oggi il primo ministro giapponese Naoto Kan. "La situazione rimane altamente imprevedibile. Lavoriamo per evitare che non peggiori. Dobbiamo essere estremamente vigilanti", ha detto Kan in una conferenza stampa, a due settimane dal sisma e dallo tsunami che hanno devastato il nord-est del Paese provocando più di 10mila vittime. L'operatore della centrale di Fukushima, Tokyp Electric Power (Tecpo), ha ammesso oggi che le operazioni di raffreddamento dei reattori con cannoni ad acqua e i lavori di ripristino delle pompe ad acqua elettriche avanzano lentamente lentamente a causa della pericolosità del sito. Ieri due tecnici sono stati ricoverati in ospedale dopo aver subito un'alta dose di radiazioni. La Tepco ha avvertito inoltre che la vasca del reattore n.3 della centrale, che contiene barre di combustibile, potrebbe essere danneggiato. I lavoratori ustionati nel tentativo di raffreddare i reattori nella centrale nucleare giapponese di Fukushima Daiichi sono stati esposti a livelli di radazioni 10.000 volte superiori al normale. Lo riferiscono oggi le autorità, aggiungendo che non ci sono prove di una rottura nel reattore numero 3. Una rottura in un reattore comporterebbe un pericoloso passo indietro dopo giorni di piccoli progressi nella centrale, danneggiata dal sisma e dallo tsunami e dove si cerca di evitare la catastrofe nucleare. Oltre 10.000 persone hanno perso la vita nel terremoto e nel successivo tsunami e i dispersi sono circa 17.500, secondo le ultime cifre. Più di 700 i tecnici che dall'11 marzo lavorano ai sei reattori di Fukushima Daiichi per cercare di evitare un disastro nucleare. Tre di loro sono stati contaminati, e due di loro sono stati ricoverati con possibili ustioni da radiazioni dopo che l'acqua di un radiatore è entrata nei loro stivali. "L'acqua contaminata aveva 10.000 volte la quantità di radiazioni che si può trovare nell'acqua che circola in un reattore che opera normalmente", ha detto Hidehiko Nishiyama, funzionario dell'agenzia nucleare giapponese. "È possibile che ci siano danni al reattore", ha detto Nishiyama, spiegando però più tardi ai giornalisti: "Potrebbe essere stato per le operazioni di sfiato e potrebbe esserci una perdita d'acqua dai tubi o dalle valvole, ma non ci sono dati che suggeriscano una rottura". Comunque, contribuendo ad accrescere la confusione, Tokyo Electric Power (Tepco), la società che gestisce la centrale, ha detto che è possibile che l'acqua contaminata provenga dal nocciolo del reattore. Sempre oggi, le autorità hanno invitato decine di migliaia di persone che vivono a una distanza fra i 20 e i 30 chilometri dall'impianto danneggiato ad allontanarsi, mentre la Cina ha fatto sapere che due viaggiatori provenienti dal Giappone avevano un livello di radiazioni eccessivamente alto. Anche Hideo Morimoto, direttore dell'Agenzia per le risorse naturali e l'energia, ha detto che l'incidente al reattore numero 3 - l'unico a utilizzare plutonio, più tossico dell'uranio usato negli altri - non è serio. L'Agenzia Onu per il nucleare (Aiea) ha detto che sono 17 i lavoratori che sono stati esposti a livelli elevati di radioattività a Fukushima dall'inizio delle operazioni, e che altri 14 hanno ustioni. Finora nessuno in Giappone, eccetto i lavoratori della centrale nucleare di Fukushima Daiichi al centro della crisi, è stato trovato con livelli particolarmente alti di radiazioni, e il ministero degli Esteri giapponese sottolinea che l'International Civil Aviation Association il 18 marzo ha dichiarato che non è necessario lo screening dei passeggeri aerei provenienti dal Giappone. Nonostante aumentino le notizie di radioattività, sembra comunque diminuire il timore di una catastrofica fusione nella centrale nucleare. Due dei reattori ora sono considerati spenti. La situazione resta incerta negli altri quattro, da cui periodicamente escono fumo e vapore, ma procedono i lavori per ripristinare le pompe del sistema di raffreddamento. Gli Stati Uniti stanno offrendo aiuto al Giappone, e due loro navi forniranno 2 milioni di litri di acqua dolce per raffreddare i reattori. È stata vietata la vendita di verdure e latte provenienti dalle aree vicine alla centrale, e ai 13 milioni di abitanti di Tokyo questa settimana è stato detto di non dare acqua del rubinetto ai bambini dopo che la contaminazione portata dalle piogge ha fatto salire la radioattività a due volte i livelli di sicurezza. Il giorno dopo i livelli sono comunque tornati nella norma.
2011-03-19 19 marzo 2011 GIAPPONE Fukushima, sarà ripristinata l'energia elettrica Il gestore della centrale nucleare di Fukushima, la Tokyo Electric Power, ha annunciato che a breve sarà ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica dovrebbero essere ripristinata oggi per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domani per i reattori 3 e 4. Lo ha annunciato l'Agenzia per la sicurezza nucleare. Incidente di raggio maggiore. Con ricadute, cioè, all’esterno della struttura causate dal rilascio di materiale radioattivo. Anche le autorità giapponesi sono arrese. E, ieri, dopo una settimana di tentennamenti – che hanno attirato su Tokyo gli strali della comunità internazionale – si sono decise ad innalzare il livello di allerta sulla centrale. Quest’ultimo – secondo quando stabilito dalla Nuclear and Insutrial Safety Agency (Nisa), l’agenzia nucleare nipponica – è passato da 4 a 5 sulla scala Ines (International nuclear scale event), che va da 1 a 7. A cambiare è, sostanzialmente, l’ampiezza degli effetti: quello che accade alla centrale di Fukushima non è più un problema locale. Le particelle di radioattività in fuga dai quattro reattori danneggiati rischiano di contaminare una vasta porzione di territorio. Come accadde 32 anni fa a Three Mile Island, in Pennsylvania, altro incidente di quinto livello. E, insieme a Fukushima, il più grave della storia nucleare dopo quello di Chernobyl, in Ucraina, la catastrofe per antonomasia, che raggiunse il livello 7, il massimo, di allerta. In realtà, nei giorni scorsi, l’agenzia nucleare francese aveva classificato l’incidente di Fukushima al livello 6. Non a caso, il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Yukiya Amano, arrivato ieri in Giappone per una valutazione della crisi, ha rinnovato al premier Naoto Kan l’invito "alla chiarezza". Invito rivoltogli già due giorni fa da più parti. L’innalzamento del livello di allerta è stata la risposta indiretta di Tokyo a questa richiesta. Una scelta che ha provocato le lacrime di Akio Komiri, il direttore di Tepco, la società responsabile della centrale. Di fronte alla crescente gravità dell’incidente. il manager è scoppiato a piangere nel mezzo di una conferenza stampa. Il governo giapponese ha comunque precisato che la quantità di radiazioni nell’area intorno alla centrale non è aumentata. Perciò non è stato ancora ordinato alla popolazione della zona – è stata evacuata quella residente in un raggio di 20 chilometri – di prendere le 250mila dosi di ionio distribuite nei giorni scorsi. Anche l’Aiea ha voluto rassicurare l’opinione pubblica internazionale. Il consigliere tecnico Graham Andrew ha sottolineato che la situazione dell’impianto di Fukushima è "stabile". Ovvero non è peggiorata. Lo scenario, in ogni caso, – come ha sottolineato il premier – non "autorizza all’ottimismo". Eppure Tokyo non è disposta ad arrendersi alla tragedia. Nella centrale in panne si lavora con ostinata determinazione per fermare l’incubo radioattivo. In quella Amano ha definito una "corsa contro il tempo". Che procede in due direzioni: da una parte, abbassare la temperatura nei reattori con potenti iniezioni di acqua per arginare la fusione dei nuclei – già scoperti e parzialmente fusi – e, dall’altra, ripristinare l’impianto elettrico e, di conseguenza, l’impianto di raffreddamento. Ieri, gli elicotteri hanno scaricato 50 tonnellate d’acqua sul sito, mentre i pompieri sono più volte intervenuti con gli idranti. Si ripone sempre maggiore speranza, intanto, nell’idea di coprire le quattro carcasse fumanti con mastodontici sarcofaghi di cemento, sul modello Chernobyl. Dei mega-coperchi per contenere la fuoriuscita di radiazioni. Un’impresa titanica, affermano, però, gli esperti: per completarla potrebbero volerci anni. Un tempo infinito per il Giappone e il resto del mondo, oppressi dall’incubo nucleare. Si confida di avere maggiori dettagli nella riunione straordinaria dell’Aiea in programma lunedì a Vienna. Nell’incontro, Amano riferirà i dettagli della missione.
19 marzo 2011 IL REPORTAGE Solo un minuto disilenzio Poi ricomincia la lotta Un minuto di silenzio, prima di ricominciare. Ieri il Giappone ha ricordato la settimana dal sisma e dallo tsunami. Alle 14.46, brevi ma commosse e partecipate cerimonie, scandite dal suono delle campane, si sono svolte in molte località delle aree colpite e nelle sedi ufficiali. Mai settimana è stata più lunga nella storia del dopoguerra in questa nazione che aspetta con tensione crescente lo svolgersi degli eventi. I prezzi continuano a salire ovunque. Al Nord sono alle stelle. Molti beni, poi, sono introvabili. Il costo del carburante sale procedendo da Sud verso settentrione e se a Osaka le code sono limitate, a Tokyo si allungano notevolmente. Nella capitale c’è in più il limite di 3.000 yen di benzina, cerca 20 litri per rifornimento, la metà in alcune zone. Una situazione difficile per tutti. A Osaka, a quasi 800 chilometri dai reattori di Fukushima, molti alberghi e locali pubblici hanno il riscaldamento spento, nonostante questa "quasi primavera" sia più rigida del solito. Qui, però, ci sono pochi altri disagi, se non quelli che gli abitanti della seconda città del Giappone, come molti altrove, decidono di sopportare per ridurre i consumi di generi di prima necessità, di energia e elettrica e di carburante. La capitale, invece è sottoposta a una serie di tagli, divieti, limiti che rende precaria la vita della popolazione. Questa vive con apprensione la "battaglia" in corso alla centrale di Fukushima, mentre la terra continua a tremare per le scosse d’assestamento. L’ambasciata italiana a Tokyo resta comunque aperta, per assistere i connazionali, a differenza delle sedi di molti Paesi che hanno scelto di trasferire tutto a Osaka. Mentre acqua, e da oggi forse anche cemento, continuano a piovere sulle fornaci radioattive di Fukushima 1, al limite dei trenta chilometri della zona di sicurezza dalla centrale sono stati rilevate elevate concentrazioni di radioattività.
I giapponesi si interrogano sulla sorte dei piloti di elicottero, dei pompieri e dei tecnici che combattono corpo a corpo contro un drago che non si arrende. Ci sono segnali di ripresa di vita civile, in contemporanea con l’avvio dei lavori di rimozione delle macerie dalle aree devastate. Un impegno che durerà mesi. La ricostruzione si profila come la più grande – e costosa – della storia delle catastrofi naturali. In vista di questo obiettivo, va concretizzandosi l’evacuazione degli ospiti di almeno una parte degli oltre 2.500 centri di raccolta in aree meno difficili da rifornire. Il Paese si prepara ad accoglierli, almeno per quanto riguarda bambini, le loro madri, gli ammalati. Gli altri, con ogni probabilità, resteranno sul territorio per propiziare con il loro lavoro la ricostruzione del Paese e delle loro stesse esistenze devastate.
Il timore è che il processo di pulitura dai detriti riporti alla luce un gran numero di vittime, togliendo anche l’ultima esile speranza alle famiglie, in molti casi decimate. Intanto l’ultimo bilancio diffuso dalle autorità indica 6.911 morti accertati e almeno 11mila dispersi, ma stime arrivano a 25mila complessivi. La tensione si trasforma in polemica e in sfiducia verso le autorità. Una situazione che emerge chiaramente ogni giorno di più parlando con la popolazione. La calma, la ponderazione prevalgono ma è chiaro che la gente non dà più pieno credito alle verità ufficiali. A controbattere questa tendenza che potrebbe portare a serie conseguenze politiche una volta stabilizzatasi la situazione, ieri ha pensato il premier Naoto Kan in un intervento televisivo. "Dobbiamo essere forti e convinti che ci riprenderemo, non ci possiamo permettere di essere pessimisti", ha detto Kan rivolgendosi idealmente agli almeno 600mila sfollati privi di cibo, riscaldamento e medicinali sufficienti. Il Paese "si riprenderà da questa tragedia e ricostruiremo il Paese ancora una volta", ha affermato. La sua carta per affrontare "la crisi più grave dalla Seconda Guerra Mondiale" per "superare questa tragedia e riprendersi" è chiara, ma non nuova: avere fiducia in chi guida il Paese e tornare alla determinazione che ha permesso alla nazione di ricominciare per migliorarsi dopo il conflitto del Pacifico. Non c’è "tempo per essere pessimisti" nonostante la situazione all’impianto nucleare di Fukushima 1 sia "molto grave", ha riconosciuto. Kan ha lodato quanti, polizia e vigili del fuoco, stanno rischiando la vita per risolvere la situazione. Nel corso della conferenza stampa il primo ministro ha anche accennato all’attendibilità del governo, messa in discussione. Il premier ha detto che "al pubblico è stato divulgato tutto. Abbiamo condiviso con la comunità internazionale – ha aggiunto – quello che sappiamo". Stefano Vecchia
19 marzo 2011 LA STORIA I 120 "samurai" in lotta contro il tempo Sono in nuovi eroi del Giappone: centoventi persone, tutte volontarie, che rischiano la vita per evitare il peggior disastro nucleare dopo quello di Chernobyl. Tecnici, impiegati, ingegneri e operai della Tepco, la società elettrica che gestisce la centrale di Fukushima, lavorano incessantemente al fine di permettere alle turbine di pompare acqua nei reattori contenenti le barre di combustibile. È solo grazie alla loro abnegazione, che si sta evitando il surriscaldamento del sistema e la fusione del nocciolo, con il conseguente rilascio del combustibile nucleare nell’ambiente. Per permettere a queste persone di entrare all’interno dell’area considerata off-limits per l’elevata concentrazione di radionuclidi, il ministero della Salute giapponese ha innalzato il limite legale di esposizione radioattiva a 250 milliSievert annui, cinque volte il livello standard. Pompando acqua marina attraverso le tubazioni antincendio, si spera che la fusione dell’uranio 235, già parzialmente avvenuta, possa essere interrotta. Secondo il fisico della salute Peter Caracappa, del Rensselaer Radiation Measurement & Dosimetry Group, ci sono sole tre modi per ridurre i rischi connessi alle radiazioni: "diminuire il tempo di esposizione, aumentare la distanza dalla sorgente di emissione e la protezione. Per i lavoratori di Fukushima, è solo il tempo che può essere controllato". I 120 lavoratori si alternano, quindi, in turni relativamente brevi. "Per evitare di respirare direttamente il cesio 137 e lo iodio 131, sono dotati di autorespiratori che isolano l’apparato respiratore dall’ambiente esterno", ha confermato il portavoce della Tepco. Il rischio per questi lavoratori di contrarre malattie cancerogene, ha indotto la compagnia elettrica giapponese a preferire dipendenti prossimi alla pensione, visto che la gestazione delle cellule cancerogene – prima che queste inizino eventualmente a propagarsi – può durare anche diversi anni. "Ogni sievert assorbito può aumentare la probabilità del cancro del 4 per cento", afferma Caracappa. La radioattività attorno ai reattori è talmente elevata che dei 40-50 lanci di acqua previsti con l’uso di elicotteri ne sono stati effettuati solo quattro. Il forte vento ha però deviato il getto, facendo cadere la maggior parte dell’acqua di raffreddamento fuori bersaglio. L’utilizzo dell’acqua marina è l’ultima risorsa che la Tepco ha per impedire la fusione, ma porterà anche alla definitiva fermata dell’impianto di Fukushima, visto che l’alta quantità di impurità e di minerali contenuti nel liquido incrosterebbe le barre di combustibile, rendendo il loro utilizzo antieconomico. La missione degli "eroi di Fukushima", già definita da molti suicida, ricorda le gesta dei samurai giapponesi, che non esitavano a togliersi la vita pur di difendere l’onore del proprio daimyo. Lo spirito di appartenenza alla nazione giapponese, che nei decenni passati aveva condotto il Paese a colonizzare gran parte dell’Asia Orientale, oggi si traduce in un sacrificio collettivo dove non è più l’onore l’aspetto da salvare, ma la vita stessa di migliaia di connazionali. Piergiorgio Pescali
11 marzo 2011 ROMA Anche la Caritas si attiva per emergenza terremoto Il Presidente di Caritas Giappone, S.E. Mons. Isao Kikuchi, vescovo di Niigata, ha assicurato l'impegno di Caritas Giappone, il cui direttore, padre Daisuke Narui si sta attivando per far fronte ai bisogni più urgenti in seguito al violentissimo terremoto e lo tsunami che hanno colpito il nord del Giappone. Onde alte dieci metri hanno devastato la costa di Sendai, nel nordest del Giappone e il Paese è sconvolto da questa emergenza. La Caritas in Giappone è un piccolo organismo che ogni anno riesce a sostenere un centinaio di progetti nel Paese e all'estero per circa 3 milioni di dollari. Si è attivata in passato per grandi emergenze in Asia, come lo tsunami del 2004, il terremoto in Pakistan del 2005 e quello a Yogyakarta nel 2006. In tutto il territorio nazionale con 127 milioni di giapponesi i cattolici sono circa 450 mila, pari allo 0,35%, sparsi in 16 diocesi. Caritas Italiana esprime "solidarietà e vicinanza nella preghiera a Caritas Giappone e alla popolazione colpita ed è pronta, in collegamento con la rete internazionale, a sostenerne gli sforzi una volta messo a punto un piano di primo intervento. Resta anche in contatto con le altre Caritas del Pacifico per monitorare l'evolversi dell'allerta tsunami". In particolare gli operatori di Caritas Italiana in Indonesia riferiscono al momento, dopo l'allarme lanciato, di "una vigile situazione di attesa". Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: maremoto Pacifico 2011. Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui: UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119 Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma – Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384 Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113 CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio).
2011-03-18 18 marzo 2011 CENTRALE Fukushima, il Giappone alza livello allerta nucleare Il Giappone ha alzato il livello della gravità dell'incidente alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, riferisce oggi il sito web dell'agenzia Onu per il nucleare. Il livello dell'incidente è stato stimato a livello 5 - dal precedente livello 4 - sulla scala 1-7 Ines dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). Anche l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese oggi ha alzato a livello 5 - da livello 4 - l'incidente per quanto riguarda i reattori 1, 2 e 3. Questo suggerisce che l'incidente nucleare in Giappone sia grave quanto quello di Three Mile Island verificatosi nel 1979 negli Stati Uniti. L'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese dice che l'incidente al reattore 4 è invece a livello 3. Gli ingegneri giapponesi oggi ammettono che seppellire la centrale nucleare danneggiata di Fukushima Daiichi sotto il cemento potrebbe essere il solo modo per prevenire una catastrofica fuoriuscita di radiazioni. I responsabili sperano ancora di riuscire a ripristinare l'elettricità in almeno due dei reattori per riavviare il sistema di raffreddamento delle barre. Intanto si continua a versare acqua sul reattore numero 3, uno di quelli in condizioni più critiche tra i sei dell'impianto. È la prima volta che il gestore della centrale ammette che la creazione di un sarcofago di cemento - come a Chernobyl nel 1986 - sia un'opzione. Segno che i tentativi di raffreddare i reattori non stanno avendo successo. "Non è impossibile chiudere i reattori nel cemento. Ma la nostra priorità ora è cercare di raffreddarli prima", ha detto in conferenza stampa un funzionario della società che gestisce la centrale, Tokyo Electric Power.
A una settimana dal sisma di magnitudo 9 e dal successivo tsunami di 10 metri che hanno causato migliaia di morti, la crisi nucleare in Giappone sembra dunque ancora lontana da una conclusione. Milioni di persone a Tokyo restano in casa, per il timore di una fuoriuscita di materiale radioattivo dalla centrale, 240 chilometri a nord della capitale, anche se i venti sembrano portare la radioattività verso il Pacifico. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, le radiazioni non rappresentano un rischio immediato per la salute. Il disastro nucleare in Giappone ha innescato un allarme globale e la revisione delle misure di sicurezza nelle centrali sparse nel mondo. Il G7, per tranquillizzare i mercati finanziari dopo una tumultuosa settimana, ha concordato un intervento per contenere lo yen. Yukiya Amano, numero uno dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), oggi è arrivato in Giappone con una squadra di esperti dopo aver lamentato la scarsità di informazioni dal Paese. Graham Andrew, il suo principale assistente, ha definito la situazione nella centrale "ragionevolmente stabile", anche se il governo dice che fumo bianco o vapore si leva da tre reattori e che gli elicotteri impiegati per versare acqua sull'impianto sono stati esposti a ridotti quantitativi di radiazioni. "La situazione resta molto seria, ma non ci sono stati significativi peggioramenti da ieri", ha spiegato Andrew. L'agenzia nucleare dice che il livello di radiazioni nell'impianto è di 20 millisievert per ora. Il limite per i lavoratori è di 100 per ora. Nel caso venisse ripristinata l'energia elettrica nella centrale, non si sa comunque se le pompe di raffreddamento sarebbero in grado di funzionare. Un funzionario della Tepco ha detto che l'elettricità dovrebbe tornare entro domenica nei reattori 3 e 4, quelli con la situazione più critica. I soccorritori impegnati negli aiuti hanno osservato oggi alle 14.46 locali (le 06.46 in Italia) un minuto di silenzio in memoria della vittime del terremoto e dello tsunami che hanno devastato il nordest del Giappone esattamente una settimana fa. La televisione di Stato Nhk ha mostrato le immagini dei sopravvissuti, in piedi con la testa abbassata nei centri di evacuazione. Il bilancio ufficiale è di oltre 6.000 morti e di oltre 10.000 dispersi. L'ambasciata d'Italia in Giappone "rimane esattamente dove è". Lo ha detto da Tokyo l'ambasciatore Vincenzo Petrone, mentre alcune sedi diplomatiche vengono spostate a Osaka. "Stiamo rafforzando la nostra cellula operativa a Osaka perchè tutti i voli Alitalia partiranno da Osaka, ma la cellula operativa dell'ambasciata qui Tokyo, incluso me stesso, rimane qui". L'ambasciatore ha quindi riferito che stanotte rientreranno in Italia 140 connazionali che usufruiranno di biglietti aerei gratuiti.
18 marzo 2011 IL PAESE E L'INCUBO Tokyo ora ha paura. "Meglio andarsene" Lo Shinkansen corre veloce con la crisi più grave del Giappone in poppa. Benché il Paese sia per metà in ginocchio e per metà impaurito, il 'treno proiettile' brucia in 2 ore e 34 minuti i 515 chilometri che in direzione Sud separano Tokyo da Osaka. Al completo di compagni di viaggio che sono per un terzo l’abituale truppa aziendale che si sposta per motivi aziendali e il resto uomini, donne e bambini, molti nuclei familiari. Dire che sia fuori dalla norma è difficile, come pure la ressa alla Stazione di Tokyo. La coincidenza con la Festa della Primavera che cade lunedì avrebbe comunque incentivato una breve vacanza. Non si parla di evacuazione, né di esodo, ancora. Tuttavia, la paura crescente fa almeno ponderare una partenza. Osaka, storicamente e bonariamente rivale di Tokyo, segnata dai commerci più che dalla politica, rischia di diventare una retrovia della devastazione. In un colpo, la trincea della paura si è abbassata di centinaia di chilometri a ridosso del secondo aeroporto internazionale del Paese, quello del Kansai, progettato da Renzo Piano. Qui le compagnie europee stanno dirottando i propri voli e presto altre seguiranno. Qui, a diluirsi tra 3 milioni di abitanti, vanno ripiegando le truppe dell’informazione mondiale, allontanate dalla difficoltà di operare verso Nord, dal timore della radioattività, dalle pressioni dei Paesi d’origine. Ultimo dal rischio di restare bloccati in quarantena nel Paese del Sol Levante. Il treno che a un certo punto corre ai piedi del Fuji, innevato e incorniciato dal cemento, sembra passare longitudini diverse, dai sub-tropici all’Artico, ma soprattutto sembra attraversare un altro paese: sereno, moderno ma con ampie enclave di una rusticità ordinata, quasi museale. Un Paese a cui lo Shinkansen, esempio di tecnologia 'buona' e di precisione fuori dall’ordinario mondiale appartiene e rende servigio tenendolo unito nella quotidianità. Uno ogni dieci minuti tra Tokyo e Osaka, incidenti così rari da mettere a prova la memoria. Una via di fuga ideale, finché resterà aperta. Si parte nell’incertezza Una cantante d’opera che vive a Tokyo sarebbe dovuta partire il 28 per l’Italia. Non potrà farlo, con ogni probabilità. Il marito che l’aveva preceduta ieri l’altro, con una sosta a metà pista di rullaggio per un improvviso terremoto e conseguente rinvio di ore della partenza, chissà invece quando potrà rientrare. Un’altra, pittrice, ha con sé ora la madre che dal terremoto dell’11 marzo non ne vuole sapere più di vivere da sola nel paesino degli avi sulle montagne. Il dilemma è se restare entrambe in una Tokyo sentita ora come insicura oppure spostarsi a Sud prima che l’imponderabile le raggiunga. Storie mi- nime, pescate a caso... Ci sono poi i dubbi: che cosa realmente sta succedendo, qual è il vero livello i pericolo, eccedono in prudenza i gestori della crisi oppure di scandalismo i mass media stranieri e i diplomatici accreditati? Niente si sa di 'valorosi 50', i tecnici ritornati nella centrale mercoledì sera dopo esserne usciti con altri 700 al mattino. Incertezze... Troppi buchi nell’informzione Chi parte lascia una Tokyo che comincia a dimostrare qualche dubbio, qualche tensione. Qualche paradosso, anche. In aree della metropoli i negozi vanno svuotandosi, le code si allungano, le luci si spengono e la dedizione al sistema comincia a mostrare la corda. In altre, quelle meno popolate di gente comune e più di manager, funzionari e travet – insomma da chi la famiglia ce l’ha altrove –, mini-market e grandi magazzini restano ben forniti di merci ma con un pubblico che va riducendosi a soli passanti... In genere, la coda – dove prima era alle biglietterie dei teatri e alle casse delle librerie – è di norma ormai nei distributori di carburante, nonostante il razionamento che riduce a soli dieci litri il rifornimento. Tutti in metrò, in treno o in autobus, allora? No, perché le linee hanno ridotto tratte e orari e perché la corrente elettrica, che da un paio di giorni va disperdendosi in milioni di stufe accese per l’ondata di gelo, non basta. Ieri si è sfiorato il blackout della capitale, almeno parziale, ma oggi potrebbe essere un fatto compiuto. Come la fame che incombe sui 400mila sfollati, ospitati dignitosamente sotto un tetto, ma privati del cibo che non possono cuocere perché manca il gas per cucinarlo, con riscaldamento di fortuna a confrontarsi con la temperatura in picchiata e la neve che tutto copre e tutti uguaglia. Povera gente, prima orgogliosa di essere, come il 90 per cento dei connazionali, 'classe media', ora ridotta a sopravvivere ai margini di una devastazione che da ieri ha iniziato a vedere le prime rimozioni. In compagnia sempre crescente dato che ieri la prefettura di Fukushima ha ordinato l’evacuazione di altri 30mila residenti. Intanto, dai campi, da una vita di stenti che accomuna sopravvissuti e soccorritori, molti cominciano ad andarsene. Per chi resta negli alloggi di fortuna e per chi è sopravvissuto, si sta muovendo la solidarietà nazionale, tra molte incertezze e parecchi limiti. Milioni di litri di carburante, è stato deciso, saranno dirottati da oggi dal Sud del Paese verso Tokyo e il Nord. Come vi arriveranno, non è stato specificato, visto che è impossibile recapitare anche la biancheria che manca agli sfollati, raccolta dalla solidarietà pubblica. Crescono i prezzi Cresce anche il costo della vita, non apparentemente connesso, in senso inversamente proporzionale, al 'caro Yen', terrore dell’economia giapponese. Ieri la valuta giapponese veniva data a quota 79 contro il dollaro, però il prezzo dei carburanti e dei generi alimentari non si è arrestato nella sua corsa. Sconcerto comune a Tokyo e Osaka davanti agli slanci e alle marce indietro degli specialisti e dei tecnici sulla vicenda dei reattori, ma anche, più prosaicamente sui 500 Yen cadauno dei cavoli venduti all’esterno degli acquartieramenti degli sfollati, sui banconi sotto la neve, a una fila muta, infreddolita, ma nipponicamente ordinata. I commenti raccolti dalle tv suonano come "Mi considero fortunato", ma "Che cosa sta succedendo al nostro Paese?" è la domanda più incalzante. La coincidenza più drammatica della storia fra avversità naturali, rischio nucleare, imprevidenza umana e – forse – rapacità di qualcuno non piega i giapponesi alla regola della giungla. Increduli nel presente, hanno smarrito il futuro e temono il medioevo nucleare, ma sanno ancora essere d’esempio al mondo e, in fondo, grati a chi resta. Stefano Vecchia
2011-03-17 17 marzo 2011 GIAPPONE IN GINOCCHIO Fukushima, un cannone per fermare la "bomba" Il morso del terrore non abbandona il Giappone prostrato da un’emergenza che sembra non conoscere fine. La "guerra" continua a combattersi attorno all’impianto di Fukushima, mentre il numero dei dispersi schizza a quota 20mila, con 5.321 morti accertati, e le condizioni climatiche diventano sempre più proibitive. Anche ieri il "bollettino" sembrava registrare una sconfitta. Ancora incendi, ai reattore 3 e 4. E ancora scosse violente. È soprattutto il reattore 4 a preoccupare. Per il responsabile della Commissione nucleare Usa Gregory Jaczko le radiazioni intorno alla centrale sono "letali". Fallito il tentativo di raffreddare il reattore lanciando acqua dal cielo con gli elicotteri. Ora la speranza è tutta riposta in un "cannone" che irrori con un getto potentissimo di acqua l’impianto. E che la situazione sia sempre più tesa, si intuisce dallo sfogo del premier Naoto Kan che ha interrotto una riunione dei dirigenti della Tokyo Power Company – Tepco, che gestisce la centrale nucleare – e, infuriato per la mancanza di informazioni, ha chiesto ai dirigenti della società "cosa diavolo sta succedendo?". Allarme blackout: il Paese rischia di subire interruzioni generalizzate della somministrazione di ci corrente elettrica se non saranno ridotti i consumi. Il monito è stato lanciato lanciato da Banri Kaieda, ministro nipponico per l'Economia, il Commercio e l'Industria. "L'equilibrio tra domanda e offerta di elettricità è già molto difficile", ha avvertito Kaieda facendo riferimento ai problemi legati alla centrale nucleare di Fukushima e ai danneggiamenti alla rete provocati dal terremoto di venerdì scorso e dal conseguente tsunami. L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". Per quanto riguarda i dati delle misure di radioattività ambientale riportate dal governo metropolitano di Tokyo - informa il sito dell'ambasciata - vengono confermati "valori compatibili con quelli normalmente registrati in città. Ieri i giapponesi hanno potuto seguire in tv le immagine dell’elicottero bimotore che volava sulla centrale. L’obiettivo era sganciare acqua. Fallito. Troppo alto il livello delle radiazioni attorno alla centrale. Due gli incendi registrati. A lungo una fitta nube di vapore è fuoriuscita dalla centrale. I tecnici hanno così deciso di ricorrere a una nuova "strategia": irrorare il reattore con un potente getto d’acqua, ricorrendo a un mega-idrante montato su un camion. Il personale della centrale, compresi i 50 "eroi" che da giorni stanno combattendo per evitare la tragedia nella tragedia, hanno dovuto lasciare l’impianto per un’impennata nei livelli della radiazione. Solo in un secondo momento sono potuti rientrare. La Francia ha fatto sapere di considerare "cruciali" le prossime 48 ore nella centrale, non escludendo che nel peggiore scenario si tratti di un disastro più grave di Chernobyl. Gli Usa hanno annunciato che un drone, un aereo senza pilota, ispezionerà la centrale. A quasi una settimana dal terremoto la situazione nelle centrale appare drammaticamente incerta. Nel reattore 1 sono riprese le operazioni volte al raffreddamento con acqua marina e boro (un "assorbitore" di neutroni e utilizzato per fermare gradualmente la reazione), iniettati nel contenitore primario attraverso le condotte del sistema antincendio. Nel reattore 2 il sistema di raffreddamento è interrotto e il nocciolo ha rischiato di surriscaldarsi e di fondere. Di conseguenza sono state messe a punto le operazioni per iniettare acqua marina e boro per raffreddare il combustibile. Nel reattore 3 sono riprese le operazioni volte a raffreddare il nocciolo. Infine la reattore 4 dopo il nuovo incendio, con rilascio di radioattività pari a 400 microsievert/ora, nella piscina di soppressione, ossia nella struttura a forma di ciambella che si trova alla base del contenitore secondario del reattore. Si è anche scatenata una "guerra" di dichiarazioni. Per il commissario europeo per l’Energia, Guenther Oettinger "nelle prossime ore corriamo il rischio di assistere a una nuova catastrofe" alla centrale di Fukushima dove la situazione "è fuori controllo". Oettinger si è detto convinto che "il nuovo incidente potrebbe coinvolgere la città di Tokyo con i suoi 35 milioni di abitanti". Per il capo dell’Agenzia atomica russa, Serghiei Kirienko, "la crisi nucleare si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore". Frena invece l’Aiea: per il capo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Yukiya Amano "non è il momento di dire che le cose siano fuori controllo". Di tutt’altro tenore le affermazioni ufficiali che provengono da Tokyo. Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha detto di ritenere "improbabile che si siano verificati gravi danni alla gabbia di contenimento" dei reattori. Luca Miele
17 marzo 2011 GIAPPONE IN GINOCCHIO Il Giappone davanti alla tv circa briciole di normalità Incollati davanti agli schermi televisivi, gli abitanti di Tokyo guardano con stupore quanto succede a 250 chilometri più a Nord. Non solo perché lì ci sono pezzi martoriati del loro Paese, punti in uno sterminato campo di rovine che copre forse 10mila chilometri quadrati, ma perché qui si gioca anche il loro destino. Nelle fornaci nucleari di Fukushima 1 e 2 che tutto il mondo ormai conosce, si consuma il futuro il questo Paese. Un domani da dimenticare, ma che resta invece da esorcizzare con la quotidianità sempre meno convinta e da affrontare con le armi della tecnica e del cuore. Dove non basta, con il sacrificio. I 50 tecnici che prima sono rimasti ad fronteggiare il rischio di nuove esplosioni e radiazioni dopo che i 700 compagni erano stati allontanati dagli impianti impazziti e ieri sera sono tornati per tentare l’impossibile, sono la versione attuale di una tradizione antica. Mentre gli elicotteri che ieri dovevano scaricare tonnellate d’acqua sulle vasche di raffreddamento del combustibile atomico sono stati fermati già in volo, tenuti a bada dall’entità delle radiazioni, gli uomini, "i 50", sono tornati protagonisti e, forse, eroi. Questo guardano i passanti di Tokyo, chi si ferma in un locale il tempo di un caffè, di uno spuntino, di un poco di calore in una metropoli resa gelida da un vento siberiano che altrove, su mezzo Giappone scarica neve e nuova miseria. Forse si fermano solo per un poco di calore umano, per condividere la propria solitudine e la propria paura silenziosa con la solitudine e la paura degli altri. Perché la lotta fallita della tecnica e delle macchine contro i reattori imbizzarriti e quella dei 50 cuori sincronizzati contro l’impensabile non sono argomento da salotto, reale o virtuale. Vero è che per una volta, da italiano, non si viene assalito dall’elenco dei calciatori del momento o dalle classifiche del campionato, ma nel silenzio clamoroso forse sarebbe stato meglio. Yukio Edano, il portavoce governativo rassicurante già nell’aspetto, è ormai diventato talmente popolare da essere quasi ignorato. Soprattutto da quando ha iniziato a portare in video le contraddizioni e le verità parziali di questa vicenda, sostenute da dibattiti ricchi di plastici tridimensionali, piantine diagrammi, grafici e rassicurazioni sempre più flebili. Un po’ come la ricaduta casuale delle radiazioni tra Fukushima e Tokyo: troppo qui, poco là, senza una ragione apparente, mischiando caso, scienza e interpretazioni esperte. Come i terremoti di magnitudine sei e rotti che da noi spianerebbero le città e qui lasciano i portalampade a pendere dai soffitti, qualche tegola spezzata al suolo, al massimo una strage di bottiglie nei supermercati. I giapponesi, guardano e non commentano e non si capisce se perché siano tutti d’accordo nell’accettare la verità ufficiale, nel digerire il destino avverso o nel disconoscere la dura realtà. L’apparizione dell’Imperatore Akihito – evento raro fuori da poche ricorrenze ufficiali – è stata importante, in qualche modo ugualmente dovuta e accettata, ma difficilmente ha cambiato l’atteggiamento dei giapponesi verso una catena di eventi che singolarmente avrebbero messo in ginocchio un continente, ma allineati qui, sulle strade della megalopoli, sembrano solo rafforzare la determinazione del Paese. Il Giappone non prova ancora a reagire, ma guarda con ammirazione ai suoi soldati che prima nel fango e ora nella neve portano in spalla anziani e ammalati; agli uomini della protezione civile che scavano e scavano, segnando poi con una X rossa le case sventrate visitate una per una. All’appello mancano ancora 20mila nomi che nessuno vuole semplicemente ricordare, ma chiede invece di associare a un volto, a una storia. La tv del "dopo-tutto", in attesa di "qualcos’altro" è fatta così: spot sulle autorità e storie uniche di un dramma comune. Da ieri si sono riaffacciati programmi più leggeri: segnale della situazione in miglioramento mentre "i 50" marciano sul reattore armati di idranti oppure indicazione che la dura realtà ha bisogno di un digestivo? Tutti lavorano, mangiano, discutono, leggono davanti a uno schermo e a volte fatichi a capire se la realtà sia "al di qua"o "al di là". Una che va cambiando per prepararsi al peggio, l’altra che cerca di risollevarsi dal dolore e dalla disperazione. Il Giappone è, come ha detto Roland Barthes, "civiltà dell’immagine", "impero dei segni". Insomma, bisogna vedere per credere prima ancora che per capire. E se tutti vedono e fingono di credere a quello che passa sugli schermi accesi, molti probabilmente credono a quelli spenti. Alle centinaia di televisori di dimensioni, spessore, tecnologie diverse ma tutti immancabilmente bui allineati nei templi della tecnologia, prima una psichedelia di suoni e di colori. Spenti dall’austerità energetica, inquietano più degli scaffali sempre meno forniti dei supermercati o delle code sempre più lunghe ai distributori di carburante. Stefano Vecchia
17 marzo 2011 GIAPPONE IN GINOCCHIO Conto da 200 miliardi Ma le aziende sono in piedi È la tempesta perfetta: terremoto, tsunami e crisi nucleare potrebbero infliggere al Giappone danni fino a 200 miliardi di dollari, pari a oltre 143 miliardi di euro. A meno di una settimana dall’inizio dell’emergenza inizia a prendere forma il consenso degli analisti, che tuttavia avvertono: le stime sono ancora provvisorie, poiché gli esiti dell’incidente alla centrale di Fukushima restano imprevedibili. L’impatto della tripla catastrofe sull’economia giapponese potrebbe essere però limitato, se paragonato alla distruzione: un taglio di circa mezzo punto di Pil nel 2011, con previsioni che vanno dallo zero pronosticato da Citigroup (stima inalterata a +1,7% quest’anno) all’1% del "worst case scenario" prefigurato da Credit Suisse. Una ulteriore ventata di ottimismo è arrivata ieri dalla Borsa. L’indice Nikkei è rimbalzato del 5,7%, anche se resta sotto dell’11% da inizio settimana, mentre l’attenzione degli operatori resta puntata su Fukushima. Le Borse europee hanno fallito invece il rimbalzo, condizionate dai pessimi dati sul mercato immobiliare americano. La ricostruzione, come avviene di solito in questi casi, rappresenta un’occasione di crescita. Ma non ci sarà un’immediata ripartenza "a V", come accadde dopo il sisma di Kobe nel 1995. Si prevede una frenata che potrebbe protrarsi almeno fino a giugno e quindi uno scatto deciso solo a partire dal secondo semestre dell’anno. L’analisi poggia sulle differenze tra i due eventi che hanno funestato la storia recente del Sol Levante. La regione colpita venerdì scorso, quella di Sendai, è considerata relativamente marginale rispetto all’economia nipponica, di cui rappresenta al massimo il 5-7% del Pil e il 7% dell’industria. Paragonata all’Italia, non è la Lombardia ma nemmeno la Basilicata in termini di incidenza sulla generazione complessiva di ricchezza. Allo stesso tempo però le scosse di terremoto, cui si somma l’onda d’urto dello tsunami, hanno devastato centri nevralgici per l’economia del Paese. Gli stabilimenti automobilistici e di elettronica della regione producono pezzi insostituibili per le rispettive filiere e le ripercussioni si sono già avvertite anche all’estero. Ancora più pesanti le conseguenze dei guasti alla centrale atomica di Fukushima: il razionamento dell’energia elettrica, secondo un report di Nomura, dovrebbe cancellare lo 0,29% del Pil. Le grandi aziende come Toyota, Sony, Mitsubishi e Bridgestone hanno comunque iniziato a riaprire gli impianti. Le imprese straniere presenti in Giappone, nel timore di una contaminazione radioattiva, hanno invece invitato il proprio personale a rimpatriare. Le immediate sorti della terza economia mondiale dipendono anche dalla capacità di rifinanziamento del governo e dall’andamento dello yen. Il Giappone ha chiuso il 2010 con un debito pubblico esorbitante, pari al 224% del Pil, e un deficit appena sotto il 10%. Le spese da affrontare per la ricostruzione costringeranno Tokyo ad emettere altro debito. Le iniezioni di liquidità da parte della Bank of Japan hanno finora contribuito a mantenere bassi i rendimenti. La banca centrale si appresterebbe a intervenire anche per frenare la corsa dello yen. La valuta si è rafforzata sulle attese di grandi rimpatri di capitali per la ricostruzione, ma rischia di colpire le esportazioni aggravando l’emergenza. Alessandro Bonini
17 marzo 2011 SCENARI Referendum nucleare, l’incubo del premier Berlusconi ha annusato un pericolo: sull’onda emotiva della crisi giapponese, il referendum sul nucleare può essere un’insidia. Perché farebbe crescere il quorum su un altro quesito ben più 'sensibile', quello in cui si chiede l’abrogazione del legittimo impedimento. Il ragionamento fila, i fedelissimi sono d’accordo, e il premier decide di mandare in avanscoperta il ministro Romani. "Le scelte non devono essere di pancia", dice il titolare dello Sviluppo economico. Dello stesso parere è anche la collega all’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che in un duro questiontime alla Camera ribadisce come il tema della sicurezza vada affrontato "in sede comunitaria" e non nazionale. Ma Romani va anche oltre, e sembra quasi lanciare la campagna referendaria: "Noi daremo informazioni precise e rigorose all’opinione pubblica". E meno male, si sussurra in serata durante l’ufficio di presidenza del Pdl, che il pericolo election- day è scampato: se - dicono i presenti - la data del referendum fosse stata accorpata con quella delle amministrative, si sarebbe potuto produrre un "dannoso" effetto-trai- no tra i due voti. È invece vivo e vegeto l’altro ostacolo sulla strada del referendum: il 'no' dei governatori (anche di centrodestra) all’installazione di siti sul loro territorio. Le parole di Vendola danno l’idea del clima: "In Puglia le centrali le potranno fare solo con i carrarmati... ". Ma in realtà è un coro senza eccezioni: solo ieri si sono pronunciati contro i siti Cappellacci (Sardegna), Errani (Emilia-Romagna), Polverini (Lazio), Rossi ( Toscana) le giunte di Calabria e Sicilia. Una posizione che pesa, alla quale l’esecutivo ha involontariamente dato corda: il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia, intervenendo nelle commissioni unificate Ambiente e Attività produttive, si è lasciato scappare che "non si fa un impianto contro le autorità regionali...", e che prima di individuare i terreni si arriverà al 2012. Un mezzo scivolone che ha dato vigore al forcing delle opposizioni, con Bersani che prova ad infilarsi nelle incertezze di esecutivo e maggioranza ("è un piano irrealistico e sbagliato") e pensa ad una più decisa mobilitazione del Pd sul referendum (l’Idv ci è già dentro fino al collo). Per il premier è una tegola nuova. Con un bersaglio - il legittimo impedi- mento - troppo significativo. Che si aggiunge ai tanti nodi cui deve venire a capo. Ieri notte li ha snocciolati in un ufficio di presidenza del partito cui hanno partecipato, in vista delle amministrative, anche i coordinatori regionali. A loro ha ribadito di essere "perseguitato per delle cene", che occorre "andare in tv" a spiegare una riforma della giustizia "chiesta dai cittadini " e apprezzata dal "77 per cento dei nostri elettori". E restando ai sondaggi, informa che Fli è al 2,6. Ha poi confermato che a Napoli il candidato del centrodestra sarà l’imprenditore Gianni Lettieri, contro il quale si sono sollevati pezzi del partito e del mondo produttivo locale. Infine scherza ma non troppo sull’allargamento della maggioranza: "Arriviamo a 330, anzi... 336, l’anno della mia nascita". Marco Iasevoli
2011-03-16 16 marzo 2011 TERRORE NUCLEARE Giappone, si temono 20 mila dispersi Gli elicotteri delle Forze di autodifesa, l'esercito giapponese, si sono oggi levati in volo per versare dall'alto acqua sui reattori della centrale nucleare di Fukushima, che rischiano la fusione del nocciolo. Ma dopo qualche ora hanno sospeso le operazioni a causa delle forti radiazioni, senza essere riusciti a riversare sulla centrale il carico. In precedenza, un ennesimo incendio aveva provocato l'innalzamento del livello di radioattività nella centrale costringendo all' evacuazione anche i 50 tecnici rimasti a cercare di riprendere il controllo della situazione a rischio delle loro vite. I tecnici, ha affermato l'agenzia Kyodo, sono in seguito rientrati nella centrale. Il portavoce governativo Yukio Edano ha affermato che le radiazioni nella zona di pericolo di 30 chilometri dalla centrale si sono fortemente abbassate. A Tokyo, minacciata dalla nube nucleare che potrebbe levarsi dalla centrale, a 240 chilometri di distanza, le strade sono vuote come in una giornata di festa, e molti negozi chiusi. Un brivido è stato vissuto per una nuova scossa di terremoto del grado 6.0 della scala Richter, che ha avuto il suo epicentro alla periferia est della megalopoli. L'ambasciata francese ha annunciato l' inizio dell'evacuazioni dei connazionali dalla capitale, mentre molte multinazionali hanno spostato i loro uffici a sud. In una rarissima apparizione in diretta televisiva l'imperatore del Giappone, Akihito, si è rivolto attraverso gli schermi ai sudditi, affermando di pregare per la Nazione e per il bene di coloro che sono stati colpiti dal terremoto e dal conseguente 'tsunamì di una settimana fa. Il monarca nipponico ha quindi aggiunto di essere "profondamente preoccupato" per la crisi in corso nella centrale nucleare di Fukushima 1, e ancor più per la "natura imprevedibile" di quanto vi sta accadendo. "Auspico sinceramente che si riesca a evitare che la situazione peggiori ulteriormente", è stato il suo accorato commento. "Il numero delle persone uccise sta crescendo di giorno in giorno", ha quindi osservato Akihito, "e nemmeno sappiamo quante siano state le vittime. Io", ha sottolineato, "prego per la salvezza di quante più persone possibile". Il bilancio provvisorio dei morti e dei dispersi del disastro giapponese ha raggiunto la cifra di 12.471 individui. Le morti registrate, secondo quanto riferiscono i dati della polizia, sono 4.277, mentre i dispersi sono 8.194. I feriti sono 2.282, una cifra, quest'ultima, che appare decisamente sottovalutata. Le cifre ufficiali, pur se ancora provvisorie, del cataclisma che ha devastato il Paese venerdì scorso, appaiono, inoltre sottodimensionati se si considera che, nella sola prefettura di Miyagi, i dispersi, a detta del sindaco, sono almeno 20.000.
16 marzo 2011 Giappone, la ricerca di un senso nella tragedia La speranza di vincere il male nell’eterna lotta per il bene
La melma nera è uguale. E anche lo sfacelo lasciato dall’acqua che si ritira: binari divelti, case sventrate, Tir come accartocciati dalla mano di un gigante stizzito. Per chi è stato in Indonesia e in Thailandia dopo lo tsunami del dicembre del 2004 le immagini dal Giappone acquistano come una più concreta dimensione: di quel fango colloso ancora senti l’odore molle, dolciastro di putredine. E le domande dei figli, dei colleghi, e sui giornali, sono le stesse: dov’era Dio, e perché ha permesso tanta morte? Che Dio è un Dio distratto o indifferente, che lascia annegare i malati immobili nei letti, e i vecchi troppo lenti per scappare? Sei anni fa, arrivando a Banda Aceh, la prua dell’isola di Sumatra colpita in pieno dall’onda, avevo queste domande addosso. Dall’aereo quella terra era rigogliosa come un paradiso terrestre, e così azzurro e pacifico l’oceano. Ma poi d’improvviso vedevi la costa mangiata e sfregiata dall’onda, per chilometri; e solo melma nera, dove c’erano i villaggi degli uomini. In un povero mercato tra le macerie si vendeva pesce infangato che nessuno comprava; e da un registratore chissà come scampato usciva struggente la voce di Bob Dylan, knockin’ on Heaven’s door, "bussando alle porte del paradiso". Già, il paradiso, e il mio Dio buono, dov’erano? A Banda Aceh, regione islamica integralista, c’era un unico missionario cattolico, un prete italiano. Lo incontrai mentre guidava una jeep decrepita d’anni e di fango; era andato a benedire altri morti di quella strage infinita. Senza fiato per ciò che vedevo gli feci prima di tutto, con urgenza, quella domanda: dov’era Dio? Perché lo ha permesso? Il missionario, un romagnolo di settant’anni ancora dritto e vigoroso, mi guardò con durezza: "Queste sono le domande che vi fate voi oggi in Occidente", rispose secco. "Noi cristiani dovremmo sapere che dal giorno del peccato di Adamo il mondo è in equilibrio precario, come in bilico. Che è incrinato nella profondità: e qualche volta il male prevale e scoppia, in modo anche terribile. Ma non è colpa di Dio: è il male scelto da Adamo, è il nostro male. E però noi sappiamo anche che Cristo ha vinto la morte, e che quindi ogni volta dobbiamo ricominciare".
Mentre mi dava questa brusca lezione il prete non perdeva tempo: intanto caricava sulla sua jeep cibo e acqua da portare ai superstiti, chissà dove. Se ne andò con il rombo faticoso del motore vegliardo, e mi lasciò nella missione. Con una suora biellese e un giovane camilliano arrivato dagli Usa facemmo un giro: che sfacelo, e quanti morti ancora nei campi allagati. Il 'nostro' male? Rimuginavo le parole del prete. A me nessuno aveva parlato del peccato originale così, come di un motore attivo e potente di male; alimentato da tutte le infinite violenze palesi e nascoste che ogni giorno si compiono nel mondo. Omicidi, stupri, bambini violati, ma anche l’avarizia di chi accumula e affama, anche il nostro piccolo garbato calunniarci fra vicini. Tutta la massa di male degli uomini, capace di avvelenare il creato, di muovere gli abissi: possibile? Io ricordavo il libro della Sapienza: "Dio non ha creato la morte, e non gode per la rovina dei viventi". Che cosa dunque avvelena le faglie, e spinge gli uragani? Nel catechismo della Chiesa cattolica ho letto: in conseguenza del peccato originale "la creazione visibile è diventata ostile e aliena all’uomo. A causa dell’uomo la creazione è soggetta alla schiavitù della corruzione". Dunque il giudizio del vecchio missionario era ortodosso, e io ignorante o dimentica, come tanti? "Tutta intera la storia umana è pervasa dalla potenza delle tenebre, lotta incominciata fin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno", dice la Gaudium et Spes. Ho visto quella lotta: era un prete dall’accento romagnolo che si affannava a sfamare i bambini, era la suora biellese che gemeva di pena davanti alle risaie distrutte dall’acqua marina. Ma già pensava a come cominciare di nuovo: cosciente del male e però ostinatamente certa di un Dio più forte della morte. Marina Corradi
16 marzo 2011 REPORTAGE Tokyo, obiettivo sopravvivenza
Scrivere con la terra che balla sotto i piedi... nella seconda notte di Tokyo oscurata. Il secondo terremoto superiore a 6 gradi di magnitudo nel giro di 8 ore. Che sia quello previsto come forte aftershock e il cui termine secondo i calcoli arcani degli esperti scade oggi? Difficile dirlo, inutile soprattutto pensarlo. Il paese, l’antica terra dei samurai che ha con il suo territorio un rapporto ancestrale inimitabile per le ricadute sulla storia, sulla cultura e sulla fede vive alla giornata e non può dare una scala di valori negativi ai tre drammi che l’assediano. Quello umanitario, quello radioattivo e quello energetico. Ci sarebbe anche l’economia, che in due giorni ha visto ridursi di un quarto il valore della maggiore borsa valori dell’Asia. In altri tempi sarebbero state dimissioni di massa e un’impennata nella classifica già eccessiva dei suicidi ma, come ha suggerito il premier Naoto Kan ieri in televisione, per adesso è meglio non pensarci, le priorità sono altre. Vero, in questa terra per tanti aspetti futuribile ma con salde radici nel suo humus isolano, si potrebbe dire che l’obiettivo è ora sopravvivere. Almeno per una parte consistente della popolazione che non sa più da che parte potrebbe venire il colpo definitivo. Ieri a rubare la scena è stato ancora l’incubo radioattivo. Come le centrali spente dall’elettronica ai primi forti tremori venerdì scorso abbiano iniziato a fondere esplodere, diffondendo nel vento particelle letali, i giapponesi fingono di non saperlo o preferiscono ignorarlo. Le responsabilità, se ci sono, saranno accertate e questa volta, forse, le scuse di rito offerte con un inchino solo un poco più profondo non basteranno. Ieri mattina la nuova esplosione di un reattore della famigerata centrale di Fukushima 2 ha sollevato isotopi in abbondanza, sospinti da un malaugurato vento verso sud, verso province un tempo prospere e il maggiore agglomerato urbano del pianeta. Il veleno radioattivo si è sparso con una disomogeneità maligna, arrivando nel centro città in quantità consistente ma ufficialmente non pericolosa per la salute. Non è ancora il tempo del dubbio nella Tokyo che si spegne, ma occorre poco per prevedere l’effetto negativo che un altro episodio del genere potrebbe avere sull’equilibrio già al limite dei pur pazienti nipponici. Ogni persona che incontri per strada, in un caffè, compagno di viaggio su un convoglio sempre più rado della metropolitana, ti parla di "paura", ti suggerisce incertezza. In fondo, davanti a una natura spesso matrigna, la solidità del sistema, l’affidabilità dei suoi componenti e la fiducia incontrastata concessa alle autorità hanno permesso al Giappone di essere quello che è. Nel passato il paese ha vissuto drammi ecologici che hanno fatto scuola nel mondo e gli hanno permesso di porsi all’avanguardia della sicurezza. I giapponesi, che in fondo sono ancora un popolo frugale, hanno sacrificato non poco del loro benessere a un ideale di nazione omogenea, forte, senza disparità e alla fine senza problemi. Ritrovarsi ora a tastare il vento, per capire se gli isotopi finiranno al largo nel Pacifico o per coprire di tossicità campagne e metropoli isolane, è insopportabile. Un paese scosso dal suo maggiore terremoto, devastato dal suo peggiore tsunami, prostrato dalla crisi energetica più grave dalla chiusura dei petrorubinetti negli anni Settanta, ha perso la sua sicurezza, potrebbe perdere anche la fiducia in chi finora ha di fatto incassato un assegno in bianco sulla sicurezza e la salute della popolazione. Per due giorni Tokyo ha tenuto, da oggi potrebbe andare in tilt. Le autolimitazioni individuali, familiari e collettive al consumo di energia elettrica stanno diventando un obbligo davanti al 20 per cento di megawatt non più disponibile per i roghi delle centrali. I tagli attenti, mirati alla circolazione di mezzi pubblici, sta trasformando in incubo la vita quotidiana di milioni di lavoratori e studenti. Le ferrovie metropolitane che contano un intreccio di decine di linee hanno ridotto la percorrenza dal 20 al 60 per cento. Il territorio della megalopoli è stato diviso in settori, dove a rotazione si applicano le limitazioni alla circolazione una, anche due volte al giorno, in una babele di orari che gli stessi giapponesi non capiscono. Le linee di trasporto privato non dispongono più di ferrovieri sufficienti perché molti non possono presentarsi al lavoro per il blocco quasi totale delle linee pubbliche. Il caos avanza. Chiudono scuole e aziende, che non saprebbero a chi o dove vendere servizi e beni. Il paese va spegnendo i suoi centri vitali e riattivarli potrebbe costare in termini economici e sociali più che riaccendere pochi reattori risparmiati dal caso o dalla previdenza umana. Incentivato da questa situazione di precarietà, in sordina è iniziato pure un movimento di esodo verso aree più sicure. Anche questo reso difficile dalla scarsità dei mezzi pubblici, come dalla crescente difficoltà di riempire i serbatoi dell’auto di famiglia. Davanti ai disincentivi a operare, produrre, servire... chi ha deciso di restare cerca di garantirsi il necessario facendo incetta nei supermercati. Non è ancora corsa all’accaparramento, probabilmente non nello spirito giapponese e nella sua filosofia just in time, ma si alimenta di notizie frammentarie, di regole di igiene postatomica rispolverate per l’occasione. Meglio acquistare verdura e frutta non contaminate – finché ce n’è – prima che sui banchi arrivi quella arricchita dal cesio che poco o tanto da ieri avvelena i prodotti di campi e orti di un gran numero di prefetture orientali. Nessun pericolo serio per la salute, assicurano in televisione autorità e esperti. Sarà... Sarà anche vero che un volo Giappone-Los Angeles vale in termini di assorbimento di radiazioni quattro giorni di esposizione all’aria comune di Tokyo; sarà che una radiografia vale dodici volte tanto e che una tomografia moltiplica per tre le dosi annue accettabili. Sarà, ma poco importa. Il fatto stesso che l’incubo nucleare si sia ripresentato nel Giappone, bersaglio di due atomiche, va allentando il legame del paese con la sua leadership, con il sistema pubblico. I due sopravvissuti estratti ieri pomeriggio dalla devastazione di Miyagi, dopo quattro giorni di freddo pungente, sono un piccolo bonus per il Giappone che barcolla. Ma pochi ignorano che cosa davvero si trovi sotto macerie, fango e sicurezza di facciata. Stefano Vecchia
16 marzo 2011 LA PAURA NEL MONDO "Radioattività in aumento fino a cento chilometri" Una sequenza impressionante, fatta di incidenti, allarmi e improvvisi silenzi. Il Giappone tenta di scongiurare l’incubo atomico, ma la paura cresce. "Ora sono realmente possibili conseguenze all’esterno per l’impianto di Fukushima" commenta l’ingegnere Stefano Monti, responsabile Enea dell’unità tecnica per la sicurezza dei reattori, quando gli diamo la notizia confermata dall’Ispra del passaggio a livello 5 dell’emergenza (che sarebbe addirittura a livello 6 per l’Ue). "Adesso è probabile il danneggiamento del nocciolo del reattore" spiega Monti, anticipando l’analisi dell’Aiea. Da giorni questo ingegnere nucleare sta seguendo, ora dopo ora, il lavoro dei tecnici giapponesi in prima linea nella battaglia per arginare i rischi di radioattività. "La situazione si è complicata lunedì sera, con l’esplosione nell’unità 2 di Fukushima". Cosa è accaduto precisamente? Fino a lunedì nelle unità 1 e 3 coinvolte da incidenti, erano rimasti integri, oltre al nocciolo centrale, anche i due sistemi di sicurezza interni, che rappresentano la barriera più importante contro il diffondersi di radiazioni. Nell’ultima esplosione, invece, sembra sia stato danneggiato il guscio di contenimento primario. Sono fuoriusciti prodotti di fissione e si sono registrati picchi di radioattività importanti. Cosa cambia per la popolazione? Il rilascio di radioattività è destinato ad aumentare rispetto all’inizio, quando era relativamente basso. La zona interessata adesso è più ampia, nell’ordine di un centinaio di chilometri. Le stesse squadre operative che lavorano per congelare il reattore non possono più stare in quell’area, perché i livelli di esposizione rischiano di creare forti danni alla salute. C’è una spiegazione dietro alla sequenza cui stiamo assistendo? No, la sequenza è incidentale ed è analoga a tutti i reattori. Non va dimenticato che, nei primi giorni dell’emergenza, non si sono registrate complicazioni dal punto da punto di vista epidemiologico perché gli eventi cui abbiamo assistito sono stati circoscritti. Nel caso dell’esplosione di sabato, che ha fatto il giro del mondo sulle tv, è saltato il tetto dell’edificio esterno ma il doppio sistema di sicurezza della centrale è stato interamente preservato. Semmai, il problema è un altro. Quale? La difficoltà ad avere informazioni è enorme, nonostante il grande impegno delle autorità internazionali delle energia atomica e locali. Non è facile trovare le contromisure a quanto sta succedendo, quando arrivano notizie contrastanti.
C’è chi ha parlato di rischio plutonio. È d’accordo? Non credo che la radioattività possa arrivare da metalli pesanti come il plutonio, semmai può originarsi da prodotti di fissione: i valori di iodio e cesio possono salire ma finora non ci sono in circolazione dosi letali. Non solo: tutte le misure di precauzione adottate sono state corrette, per cui chi sventola i fantasmi del passato si sbaglia. In Europa si è già aperto un dibattito sull’opportunità di investire sulla tecnologia nucleare. L’ha sorpresa? Parlo da tecnico, non da politico: credo sia necessario un ripensamento sulle centrali più vecchie, non sugli impianti di nuova generazione. In fondo, la Germania ha bloccato i reattori in uso da più anni. Il problema è fare una valutazione sui criteri di estensione della vita media delle centrali. In Giappone i reattori di cui stiamo parlando risalgono al 1971 e normalmente restano in funzione per 30 anni. Uno di quelli coinvolti negli incidenti sarebbe stato posto in arresto definitivo nei prossimi mesi. Sta dicendo che è meglio sostituire le centrali vecchie con le nuove, che possono contare su sistemi di sicurezza maggiori? Penso semplicemnte che questo sia un passaggio critico su cui vale la pena riflettere. In Giappone, i quattro impianti nucleari di terza generazione hanno tenuto perfettamente. Diego Motta
16 marzo 2011 IL DILEMMA ENERGIA Nucleare, il governo rassicura e tira diritto Il Governo tiene d’occhio la situazione giapponese, ma tira dritto. L’opposizione lo invita a fermarsi. Mentre le Regioni quasi in blocco fanno sapere che sul loro territorio le centrali atomiche proprio non le vogliono. E le associzioni ambientaliste incalzano sulle fonti rinnovabili. Con il crescere dell’allarme che viene da Oriente, sale anche da noi la polemica su un argomento che già prometteva di avvicinarsi alla soglia di fusione per gli appuntamenti referendari previsti a giugno. Antonio Di Pietro brandisce il voto come una sciabola e chiede al governo di "rivedere immediatamente" la decisione. La segreteria del Pd dal canto suo ritiene che "sarebbe da irresponsabili se il governo italiano, unico al modo, non sentisse il bisogno di fare almeno una pausa di riflessione". E chiede la sospensione dell’esame dei decreti per la localizzazione dei siti e allo stesso tempo di sbloccare gli investimenti per la energie da fonti rinnovabili, modificando il decreto del ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. Non si tratta di reazioni emotive, taglia corto il segretario Pier Luigi Bersani. Dal Pd, che porterà le tematica del nucleare al question time di oggi a Montecitorio, arrivano anche accuse di "dilettantismo" all’esecutivo, visto che era assente nelle Commissioni Ambiente e Attività produttive, denunciano i capigruppo del Pd nei due organismi Raffaella Mariani e Andrea Lulli. E proprio i ministri di questi due settori sono in prima linea nel difendere le proposte governative. "È inimmaginabile tornare indietro su un percorso già attivato", dichiara Romani al termine dell’incontro straordinario convocato da Bruxelles sull’emergenza. A poche ore dalla nuova esplosione che ha scosso la centrale di Fukushima e diffuso materiale radioattivo nell’atmosfera il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, sottolinea che l’Italia non ha cambiato idea sul nucleare contando che "nel referendum di giugno gli italiani non votino sull’onda dell’emotività". Bisogna "spiegare cos’è il nucleare perché l’Italia ha davvero un’opportunità avvalendosi delle tecnologie più innovative, 100 volte superiori a quelle del Giappone". Poi aggiusta il tiro: il governo "non è né cieco né sordo" rispetto alle notizie che arrivano dal Sol Levante, assicurando di avere "a cuore la sicurezza dei cittadini". Parole che vanno in consonanza con la posizione del ministro della Salute Ferruccio Fazio, il quale sottolinea come "dal governo c’è una grande attenzione a quanto sta avvenendo ", aggiungendo di ritenere che "insieme con l’Europa ci sia tutto il tempo e la tranquillità per fare una serena considerazione". Dicono un "no" quasi corale le Regioni, alle quali un recente intervento della Corte Costitizionale ha attribuito il diritto al coinvolgimento in materia, anche se solo a carattere consultivo e non vincolante. Solo quattro le favorevoli, pur con dei distinguo: Lombardia, Piemonte, Campania e Veneto. Ma il governatore di quest’ultima, Luca Zaia, precisa: "Il Veneto non ha le caratteristiche necessarie per ospitare una centrale nucleare, per cui fino a quando ci sarò io sarà sempre no a questa ipotesi". Il collega della Lombardia Roberto Formigoni fa notare che le centrali del Giappone "sono di antichissima generazione". Gian Carlo Muzzarelli, assessore alle Attività Produttive e Piano Energetico dell’Emilia Romagna, ricorda che "in due anni, con le rinnovabili è stata prodotta energia pari ad una centrale nucleare: noi continuiamo per quella strada". Intanto, in attesa di essere ricevute oggi pomeriggio dalla Prestigiacomo, le principali associazioni di settore delle energie rinnovabili (Anie, Aper, Anter, Vera online e Asso Energie future) fanno sentire la protesta insieme a Wwf e Legambiente. Quest’ultima, anticipando alcuni dati dal rapporto Comuni Rinnovabili 2011, prova a confutare il tentativo del governo di sostenere l’inadeguatezza delle fonti pulite, settore che "nel 2010 ha avuto un vero e proprio boom, coprendo il 22,1% dei consumi elettrici italiani. E, se sostenuto adeguatamente, potrebbe arrivare al 35% nel 2020", afferma il responsabile Energia del sodalizio Edoardo Zanchini. Gianni Santamaria
16 marzo 2011 LA CATASTROFE DEL SOL LEVANTE Caritas Giappone organizza gli interventi nelle zone colpite dal terremoto Caritas Giappone organizza gli interventi nelle zone colpite da terremoto e tsunami. In generale grande compostezza e dignità, ma anche grande solidarietà, sia pur in una comprensibile situazione di paura diffusa. Così il direttore di Caritas Giappone, padre Dasuke Narui sintetizza il comportamento del popolo giapponese. Le dimensioni della catastrofe che ha colpito il Paese sono sempre più preoccupanti, la terra non smette di tremare e cresce il timore per le conseguenze dei danni agli impianti nucleari. Caritas Giappone e la Chiesa, attraverso le 4 diocesi, le numerose parrocchie, i volontari e lo staff stanno contribuendo in maniera coordinata allo sforzo che a livello nazionale si sta facendo per fornire gli aiuti alla popolazione. Confortante è la disponibilità di moltissimi volontari, soprattutto giovani, che da tutte le diocesi chiedono di poter andare nelle zone più colpite per rendersi utili. Lì il problema principale è la mancanza di cibo e di carburante. Chi riesce ad allontanarsi si sposta principalmente verso sud. Caritas Giappone ha messo a disposizione le proprie strutture e si sta coordinando col governo per assistere i casi più bisognosi, in particolare le persone anziane, disabili e le famiglie con bambini piccoli. Oggi a Sendai si è svolto un incontro di tutti i Vescovi, con la partecipazione dunque del presidente di Caritas Giappone S.E. Mons. Isao Kikuchi e di padre Narui, per condividere un piano globale di aiuti come Chiesa cattolica. Caritas Italiana ha immediatamente espresso vicinanza e solidarietà a Caritas Giappone e alla popolazione giapponese, mettendo a disposizione un primo contributo di centomila euro. Si tiene in costante collegamento con Caritas Giappone e con la rete internazionale attraverso aggiornamenti e teleconferenze per coordinare gli interventi, analizzare i bisogni di tutta l’area colpita dal terremoto e dallo tsunami, cercare di raggiungere anche le zone più lontane e inaccessibili. Innumerevoli i messaggi di vicinanza e gli aiuti offerti dalle Caritas di tutto il mondo. In particolare va segnalata la mobilitazione delle Caritas dei Paesi asiatici colpiti dallo tsunami del 2004 o da successive emergenze che hanno sempre ricevuto anche il sostegno di Caritas Giappone. Ad esempio la Caritas del Myanmar, colpita anche dal ciclone Nargis nel 2008, ha indetto per domenica 20 marzo una giornata di solidarietà in tutte le parrocchie. In costante coordinamento con le altre realtà presenti sul terreno, Caritas Giappone ha confermato che pur essendo già attiva in questa fase di emergenza, si concentrerà in particolare nelle fasi di riabilitazione e sviluppo, nel medio e lungo periodo, con grande attenzione anche al sostegno psicologico. Roma, 16 marzo 2011 Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: "Emergenza Giappone 2011". Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui: UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119 Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma – Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384 Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113 CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio)
2011-03-15 15 marzo 2011 DOPO IL TERREMOTO Fukushima, nuova esplosione
Una nuova esplosione si è verificata nella centrale nucleare di Fukushima 1, provocando un innalzamento dei livelli di radioattività, che è stato registrato anche nell'area di Tokyo, 250 chilometri più a sud. L'esplosione si è verificata nel reattore numero 2 della centrale e i gestori hanno ammesso di temere che sia stata danneggiata la vasca di contenimento. Intanto nel reattore 4 si è verificato un incendio che è però stato spento, riferisce l'agenzia Kyodo. nei giorni scorsi si erano verificate esplosioni ai reattori 1 e 3. "Stiamo parlando di di livelli di radiazione che possono danneggiare la salute umana", ha ammesso il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano. La nuova esplosione si è verificata alle 6:10 (ora locale) nel reattore numero 2. Subito dopo il livello di radiazioni nell'area è salito a 965,5 microsievert l'ora . Alle 8:31 le radiazioni erano già schizzate a 8.217 microsievert, più di otto volte il limite massimo annuo, riferisce l'agenzia Kyodo, citando la società Tepco che gestisce la centrale. Sono stati tutti evacuati tutti gli abitanti che risiedevano entro un raggio di 20 chilometri dalla centrale di Fukushima 1. Lo riferisce la tv nipponica NHK, spiegando che polizia e personale militare hanno avorato senza sosta per trasferire 450 persone, tra ricoverati in ospedale e ospiti di case di riposo. Auto della polizia stanno pattugliando le zone comprese tra i 20 e i 30 chilometri di distanza per esortare tutti gli abitanti a restare in casa con le finestre chiuse. Anche i voli aerei sono stati vietati entro un raggio di 30 chilometri dalla centrale. La Tepco, che non esclude ora il rischio di una fusione, ha evacuato tutti i suoi dipendenti dalla centrale di Fukushima, salvo le 50 persone impegnate negli sforzi per il raffreddamento dei sei reattori dell'impianto. I venti che soffiano verso sud hanno intanto portato particelle di cesio e iodio nell'area di Tokyo. Nella prefettura di Ibaraki, vicino Fukushima, il livello di radiazioni è di 100 volte superiore al normale, mentre in quella di Kanagawa a sud di Tokyo è cresciuto di 10 volte. Il ministero per la scienza, citato dall'agenzia Kyodo, afferma che i livelli di radioattività nella capitale non minacciano la salute. Ma parte degli abitanti ha scelto di lasciare la città per dirigersi verso sud.
15 marzo 2011 MERCATI Crolla la Borsa di Tokyo, tensione in Europa Prevalgono paura e tensione nelle principali borse di Asia e Pacifico, con l'allarme nucleare scattato in Giappone dopo l'esplosione di un altro reattore atomico. Nuovo crollo per Tokyo, che ha lasciato sul campo il 10% dopo lo scivolone del 6% della vigilia, mentre avanza proprio verso la capitale nipponica la nube tossica sprigionata dalla centrale di Fukushima. Il governo potrebbe intervenire direttamente sul mercato azionario. Lo ha detto il ministro delle Politiche economiche e fiscali, Kaoru Yosano, suggerendo un'insolita mossa per sostenere i listini. "Potrebbe essere un po' presto per parlare, ma il governo ha un'opzione di questo genere", ha concluso. Difficoltà anche ad Hong Kong (-3%), Taiwan (-3%), Seul (-2,4%) e Sidney (-2,1%), mentre à apparsa relativamente più cauta Shanghai (-1,4%). Su quello che resta del listino nipponico, che ha funzionato anche oggi nonostante la catastrofe, si segnalano i gruppi del comparto energetico Tokyo Electric Power (-24,68%), Toshiba Corporation (-19,46%), Oki Electric (-19,05%) e Fuji Electric Holdings (-17,67%), assieme a quelli dell'alimentare come Nippon Meat Packers (-18,09%), che ha dovuto fermare la produzione. Più cauta, se è lecito il termine, Toyota (-7,4%), la cui produzione automobilistica è ferma. Sotto pressione a Hong Kong China Resources (-3,92%) e Petrochina (-3,7%), mentre a Seul le vendite interessano il comparto della logistica e delle costruzioni con Kepko Engineering (-12,71%) e Logistics Energy (-10%). In controtendenza il cementiero Ssangyong (+14,96%), spinto dalla speculazione su un possibile balzo della domanda di materia prima per la ricostruzione in Giappone. Difficoltà a Sidney per gli estrattivo-minerari Extract Resources (-18,45%), Paladin Energy (-17,47%) ed Energy resiources (-14,3%), particolarmente esposti sul nucleare in Giappone. Peggiorano anche le principali borse europee con l'allarme atomico in Giappone e l'andamento in calo dei futures Usa, che preannunciano un'apertura pesante anche a Wall Street. Francoforte cede il 4,7% e Parigi il 3,8%, mentre riduce il calo Milano (-2,6%). Tra i titoli più colpiti quelli dell'energia E.On (-5,5%), Rwe (-4,8%) ed Edf (-4,3%), esposte nel settore nucleare.
15 marzo 2011 LA CAPITALE SOTTO CHOC Incubo, quinto giorno Tokyo spegne le luci Tokyo abbassa le sue luci e il Giappone la segue. La necessità di risparmio energetico, e forse le ragioni di precauzione rispetto ad eventi al momento solo ipotizzabili, da ieri hanno fermato le corse dei treni sulle linee superstiti verso il Nord devastato. Ieri mattina i viaggiatori approdati all’aeroporto di Tokyo-Narita, il maggiore del paese, nell’arco di mezz’ora si sono trovati privi della possibilità di utilizzare un ramo della JR, le ex ferrovie pubbliche da tempo privatizzate, e le linee della privata Keisei. Uniche alternative, autobus con capolinea presso i maggiori alberghi cittadini oppure una costosissima corsa in taxi per 70 e più chilometri che contano ore nel traffico e nei cantieri. Il Giappone, a cui il premier Kan ha chiesto di reagire, lo fa a modo suo: concreto ma discreto. Con quell’insieme di costrizione sociale e di orgoglio di corpo che ha sempre sottolineato l’unicità dei giapponesi, la loro compattezza che per manifestarsi non ha bisogno di confronti con l’esterno. Inimitabile. Volumi abbassati, tempi e intensità dell’illuminazione ridotti; milioni di pendolari costretti a disagi enormi oppure a un riposo forzato; diversi negozi e locali chiusi; palinsesti ridotti nella programmazione televisiva... La megalopoli, che da sola conta la popolazione di un paese di medie dimensioni un’economia da primato, spegne i suoi luoghi-simbolo, come la Tokyo Tower, e riduce linee e percorrenze dei trasporti urbani, in tempi normali la sua linfa vitale. Questi però non sono tempi di normalità. Il Giappone potrebbe inorgoglirsi se valutasse solo che la sua tecnologia, la sua previdenza e la sua standardizzazione hanno impedito che la megalopoli si accartocciasse, ma bastano il pianto o il silenzio altrettanto disperati dei sopravvissuti visti in tv per aprire alla vergogna di non avere evitato quelle vittime e quelle sofferenze. Tutti immaginano, sanno, che i 1.897 morti ufficiali nella notte giapponese sono solo un dato certo davanti a un abisso colmo di dispersi o morti "presunte". Il Giappone è oggi diviso a metà; un paese "normale" che vive nell’attesa di quello che ancora potrebbe accadere e pianifica il riscatto; un paese devastato che cerca ragioni e scopre le vere dimensioni della sua sventura. Nelle molte enclave in parte ancora irraggiungibili che il fango, le acque e le fratture del suolo hanno disegnato sul territorio, i morti sono molte migliaia, forse decine di migliaia. Semplicemente non si possono al momento trovare, perché le loro cittadine strette tra il mare e le colline sono state livellate dall’onda di tsunami oppure perché l’oceano in riflusso le ha portate al largo per restituirle dopo giorni. Allora, in omaggio ai suoi morti, il paese rallenta, cerca una ragione e un pretesto, perché l’immobilità non è nel suo Dna, ma la convivenza con una natura insieme benevola e terrifica, sì. La quiete di Tokyo nella notte è illusoria, la città ha rallentato i suoi battiti per onorare le vittime, per aprirsi a una nuova vita che sarà comunque diversa, ma anche perché la sospensione è realtà di queste ore. A soli 200 chilometri a Nordest, nelle profondità di un reattore al collasso, un’energia inimmaginabile ruggisce la sua sete; un altro sisma di terrificanti dimensioni potrebbe essere realtà – dicono gli scienziati – entro dopodomani... Lo sfondo sonoro della notte cittadina non sono clacson, musica e richiami dei butta-dentro davanti ai locali di divertimento, ma le voci e le immagini della tragedia, rilanciate, rimbalzate tra una gigaschermo e una vetrina, da un appartamento a un ristorante. Il personale del mio piccolo albergo di Ikebukuro, una delle aree semi-centrali della megalopoli, ha l’affabilità di sempre e una nuova voglia di comunicare. Occhi e orecchie sfiorano di continuo gli schermi televisivi che nessuno nemmeno immagina potrebbero trasmettere altro che le immagini dell’incubo. Loro, che da cinque giorni non si nutrono d’altro che di disgrazia, che sanno delle decine di squadre di soccorso di mezzo mondo in arrivo o già al lavoro, alla fine faticano a credere che il "loro" terremoto, il "loro" tsunami, la Passione, insomma, della loro terra e della loro gente possano davvero essere conosciute e condivise dall’esterno. Alla fine, però, sembrano contenti di un sorriso, di un cenno del capo, di uno sguardo rubato agli schermi digitali che un poco annacqua a loro ansia. Più che gli infiniti locali "a tema" tanto di moda in Giappone, briciole di mondi caricaturali che mischiano voglia di esotismo e vera cultura, il riposo di Tokyo sembra ora fittizio. La gente non è ancora sazia di sapere, di capire: perché è stato e che cosa potrebbe essere. Insieme si parla, si scherza anche, ci si distrae un attimo dalla paura che ieri era di ciascuno e di tutti secondo sensibilità e cultura, ma che già oggi potrebbe essere realtà dura, condivisa, inevitabile. In questi giorni il trauma colpisce gli anziani che pensavano di avere vissuto tutta la gamma delle minacce naturali ma che si sono improvvisamente ritrovati analfabeti, con un terrore cieco che li rende più fragili e più soli. Per tutti, i binari della normalità garantita, spesso anche sbandierata come antidoto a individualismo e diversità, sono stati deviati, per molti verso la catastrofe. Ecco allora che una sirena nelle notte senza traffico accende l’ansia, che un tremore percettibile sul marciapiede fa alzare lo sguardo e accelerare istintivamente il passo in cerca di un luogo meno esposto ai crolli. Da ieri, tuttavia in modo più concreto, il pericolo è quello subdolo, invisibile e forse invincibile della radioattività che filtra dal cemento sgretolato dei reattori di Fukushima e tra le righe dei comunicati ufficiali. Ogni foglio passato in diretta al giornalista televisivo, ogni passaggio di esperto o ogni dichiarazione del premier in tv, potrebbe essere l’inizio di un incubo che nella psiche collettiva nipponica è radicato a Hiroshima e Nagasaki, in fughe di isotopi temibili ma finora circoscritte. Ogni volta la realtà è tornata ad essere rassicurante. Un poco come succede per le catastrofi su celluloide. Non a caso, la paura delle radiazioni è stata tenuta a bada nel Paese del Sol Levante con una specifica produzione cinematografica che ha raggiunto livelli di inverosimiglianza sempre più alti... fino al’11 marzo, quando la realtà ha superato ogni immaginazione. Da ieri la megalopoli, abituata a vivere la sua notte con ostentazione, ha abbassato le luci, ha toni più sommessi, ma non sembra più credere che alla fine anche questo sia un film, che alla fine la normalità sia la sua dimensione più vera. Da venerdì scorso il Giappone, la superpotenza che aspirava al primato mondiale, ha scoperto una fragilità nuova che anche le ombre, più profonde, di Tokyo non riescono a nascondere. Stefano Vecchia
15 marzo 2011 TERRORE NUCLEARE "C'è il rischio plutonio" "C’è un rischio che non è stato ancora appieno valutato. Uno dei tre reattori della centrale 1 di Fukushima è alimentato con Mixed Oxide Fuel, ovvero uranio e plutonio, quest’ultimo elemento rende di più ma è anche molto più inquinante e pericoloso. C’è davvero da augurarsi che non fonda quel nucleo". Maurizio Martellini, docente di fisica teorica all’Università dell’Insubria e segretario generale del Landau Network-Centro Volta, salta da una riunione all’altra. Come esperto di nucleare è interpellato di continuo da istituzioni e media. Professore, che cosa succede alla fusione del nucleo di una centrale? In ogni reattore vi sono decine di migliaia di barre di combustibile fissile. In una camicia di zirconio sono incapsulate pillole di uranio. Quando si superano i duemila gradi per problemi al raffreddamento, lo zirconio comincia a sciogliersi, con conseguente dispersione di scorie e altro materiale radioattivo. Le conseguenze variano secondo la portata dell’incidente, fusione parziale o totale. A Fukushima si tratta comunque di una situazione seria. Che cosa è stato fatto e che cosa si può fare ora? La società che gestisce l’impianto mi pare abbia compreso subito la gravità della situazione nei tre reattori attivi al momento del sisma. Lo si capisce da un dato: si è usata acqua di mare per il raffreddamento d’emergenza, ben sapendo che essa danneggerà in modo irreparabile i reattori, che costano circa 10-12 miliardi di dollari l’uno. E il loro smantellamento può avere un prezzo tre volte più alto. Adesso bisogna raffreddare gli altri reattori, in particolare quello a plutonio. Quali possono essere le conseguenze per la popolazione? Per ora il livello di radioattività è basso. La zona di evacuazione a 20 chilometri mette al sicuro gli abitanti. Certo, la fusione porterebbe a una fuoriuscita maggiore e quindi a una diffusione di sostanze cancerogene, tra le quali il plutonio è la più insidiosa. I venti spirano verso Usa e Canada, un’ipotetica nube si dirigerebbe in tre/quattro giorni verso quei Paesi. Era un evento prevedibile quello che ha messo in ginocchio la centrale considerata sicurissima? La probabilità di un terremoto così forte seguito dallo tsunami era bassissima. Inoltre, nessun artefatto può resistere davvero a un’onda di quel tipo. D’altra parte bisogna costruire vicino al mare o a fonti idriche. Per quanto riguarda la sicurezza, si tratta comunque di un problema di costi-benefici. Ci sarà un ripensamento sul nucleare in Giappone? Penso di sì. Mi azzardo a dire che una decina di centrali verranno spente e chiuse. E questo provocherà, inevitabilmente, uno choc energetico. Il Giappone, che dall’atomo trae oltre il 30 per cento della propria energia, aumenterà le importazioni di idrocarburi; l’accresciuta domanda, insieme con la crisi libica, farà salire il prezzo del petrolio a nuovi record, forse 130 dollari al barile. E negli altri Paesi che sono già sulla strada del nucleare cosa accadrà? Va considerato che gli stessi Stati Uniti non costruiscono centrali da decenni. I costi per garantire la sicurezza sono diventati altissimi. E Washington ha deciso di puntare sul petrolio estratto dalle rocce e dalle sabbie. Altri Paesi diventeranno molto più cauti. Il nucleare ha, in genere, rischi molto bassi, ma quando accade un incidente le conseguenze possono essere molto pesanti. Andrea Lavazza
15 marzo 2011 IL DILEMMA ENERGIA Nucleare, l'Europa adesso si interroga Se l’Europa si interroga sul futuro dell’energia atomica, l’Italia tira dritto. Il rischio di una catastrofe nucleare in Giappone spinge i governi europei a una riflessione. La Germania decide di chiudere gli impianti più vecchi e accorciare la vita degli altri. Lo stesso fa il Belgio, mentre Francia e Gran Bretagna si dicono pronte a trarre utili insegnamenti. La Svizzera frena sui progetti. E mentre a Bruxelles non si esclude la presa di misure europee di emergenza, il governo italiano ribadisce la volontà di proseguire col programma nucleare: "La linea non cambia", dice senza esitazioni il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, tra le proteste dell’opposizione. Dubbi che circolano anche nel centrodestra, visto il "no grazie" del sindaco Alemanno e della governatrice Polverini all’ipotesi di centrali nel Lazio. Alla frenata della Germania si accoda anche il Belgio: "Quello che è accaduto influenzerà la nostra riflessione sul prolungamento dell’uso delle centrali", ammette il ministro degli interni Annemie Turtelboom. Il ministro austriaco dell’Ambiente Nikolaus Berlakovich propone uno "stress-test" per verificare la resistenza delle centrali europee al consiglio dei ministri dell’ambiente della Ue. Il premier britannico David Cameron dice che "se ci sono lezioni da imparare, le impareremo". Analoga la posizione della Francia, da sempre nuclearista convinta: "Trarremo gli insegnamenti utili". Di possibili "misure di emergenza e sicurezza" a livello europeo si parlerà comunque oggi a Bruxelles nella riunione dei 27 rappresentanti europei delle autorità sul nucleare. Anche la Svizzera, che ha cinque impianti, vuole una pausa di riflessione. Berna decide di sospendere le tre procedure sulle domande di autorizzazione per nuove centrali. L’Italia non sembra avere dubbi. La linea sul nucleare "non cambia", dice Stefania Prestigiacomo. Il ministro dell’Ambiente definisce "sciacallaggio politico a fini domestici" la posizione degli antinuclearisti: "Il dibattito si deve svolgere in serenità, non condizionati da qualcosa che neppure sappiamo, perché le informazioni che arrivano dal Giappone non sono certificate". L’allarme giapponese "ha riaperto il dibattito nel modo come sempre sbagliato – dichiara Frattini – e l’Italia non ha mai immaginato di fare una centrale in zona sismica". "Il governo andrà avanti – taglia corto Brunetta – perché non si può decidere uno stop in base ad eventi ancora confusi". E la decisione tedesca? "C’è molta ipocrisia". Dove mettere le nuove centrali? "Non può esserci a priori un sito vietato – ragiona il trevigiano Sacconi – vedremo se in Veneto ci sarà una procedibilità che allo stato non sembra esserci". Il sindaco di Roma Alemanno ricorda di aver già detto col governatore Polverini "la volontà di non avere centrali nel Lazio che ha la sua autosufficienza energetica". E l’opposizione? Casini dice di "non avere cambiato idea dopo il Giappone. Non cavalchiamo le paure, niente di per sé è sicuro". Fini invita a non decidere sull’emozione perché gli impianti previsti da noi "sono molto più sicuri". Mentre il segretario de La Destra, Storace invita a "riflettere seriamente". Compatto il centrosinitra. "Siamo e saremo contro il piano nucleare", ribadisce Bersani. "Investire 30 miliardi pubblici per il 4% di di energia tra 20 anni non ha senso", ragiona la Bonino. "Un paese sismico come il nostro dovrebbe affrontare spese molto superiori", dice Rutelli. "Il nucleare sicuro non esiste, il governo si fermi o ci penseranno i referendum", taglia corto Di Pietro. Luca Liverani
2011-03-14 14 marzo 2011 GIAPPONE Fukushima: barre uranio scoperte in 3 reattori Due esplosioni provocate da fughe di idrogeno si sono verificate nella centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, danneggiata dal potente terremoto di venerdì scorso. Dopo le esplosioni, ha affermato la società che gestisce l' impianto, la Tepco, sette persone sono date per disperse, tra cui sei soldati delle Forze di Autodifesa, l'esercito giapponese. Sono undici le persone rimaste ferite nelle esplosioni che si sono verificate in uno dei reattori della centrale nucleare giapponese di Fukushima, afferma l'agenzia Kyodo, precisando che si tratta di operai dell'impianto e di soldati della Forza di autodifesa, l'esercito giapponese. Intanto, una scossa di assestamento più forte delle altre, del 6.2, con epicentro a un centinaio di chilometri da Tokyo, ha scosso di nuovo la capitale. Un nuovo allarme tsunami nel nordest è poi fortunatamente rientrato. Le esplosioni a Fukushima si sono verificate nel reattore n.3 e sono state molto simili a quella che si era verificata in precedenza in un altro dei reattori della centrale, il n.1. Le autorità affermano che le possibilità di una grossa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse". L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha fatto sapere di essere stata informata dalle autorità giapponesi che la gabbia di contenimento del reattore n.3 nella centrale di Fukushima non è stato danneggiato nell'ultima esplosione. Lo riferisce la Bbc sul suo sito. In mattinata un brivido è stato causato dall'annuncio di un nuovo allarme per l' imminente arrivo di un secondo tsunami, con onde altre tre metri, sulla costa nordorientale dell' isola, dove oggi i soccorritori hanno trovato circa 2mila cadaveri. Il bilancio ufficiale della polizia parla di 5 mila morti e migliaia di dispersi. L' allarme tsunami è rientrato quando l' Agenzia metereologica giapponese ha affermato che era stato rilevato alcun terremoto sottomarino. Il razionamento dell' energia nella regione di Kento, che comprende Tokyo, è stato rinviato a causa di un consumo di energia più basso del previsto. Gran parte dei cittadini sembrano essersi recati al lavoro e le strade hanno il loro aspetto normale se si escludono molti negozi chiusi e insoliti vuoti sugli scaffali dei supermercati. Le barre di combustibile nucleare nel reattore n.2 della centrale di Fukushima n. 1 sono totalmente esposte. Lo ha annunciato la societa' che gestisce l'impianto, la Tepco, secondo quanto riportato dall'agenzia Kyodo news. A questo punto, il rischio di fusione delle barre di combustibile non puo' essere escluso. AIEA, 140MILA EVACUATI DA AREA FUKUSHIMA Sono circa 140mila le persone evacuate dall'area in cui sorgono Fukushima 1 e Fukushima 2, le due centrali nucleari rimaste danneggiate dal violento sisma che ha colpito il Giappone. Lo ha reso noto l'Aiea, l'Agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, in un comunicato diffuso dalla sua sede di Vienna dopo avere ricevuto informazioni direttamente dalle autorità nipponiche. Secondo l'Aiea, dall'area di Fukushima 1 sono state allontanate 110mila persone che si trovavano all'interno di un raggio di 20 chilometri dall'impianto. Dall'area attorno alla seconda centrale sono state fatte evacuare 30 mila persone. La procedura, secondo l'Aiea, è stata completata. Intanto è stato decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale nucleare in Giappone, colpita dal devastante terremoto di venerdì. Lo ha reso noto l'Aiea (Agenzia internazionale dell'energia atomica). "Le autorità giapponesi - scrive un comunicato dell'agenzia dell'Onu, che ha sede a Vienna - hanno informato l'Aiea che il primo (cioé il più basso) stato d'allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo le autorità giapponesi, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito nucleare di Onagawa "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale. Le autorità giapponesi stanno tentando di stabilire l'origine delle radiazioni". L'uscita di fumo è stata anche segnalata da un'altra centrale nucleare della prefettura di Miyagi. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk. Barre scoperte. Il reattore n.2 della centrale nucleare di Tokai, 120 chilometri a nord di Tokyo, è in funzione secondo la Japan Atomic Power, che gestisce l'impianto. La Jpa ha precisato che due dei tre generatori usati per il raffreddamento sono in avaria ma che il terzo e' in funzione. Il reattore si e' spento automaticamente venerdi' scorso dopo il terremoto e il devastante tsunami che ne e' seguito. GOVERNO, PROBLEMA REATTORE RESTA GRAVE "Stiamo verificando lo stato delle barre del combustibile del reattore n.3". Lo ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano, precisando che "l'acqua nel reattore tende a non salire. La situazione resta critica". "È il momento più difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale: chiedo a tutti la massima unità". È l'appello lanciato dal premier giapponese Naoto Kan, parlando alla Nazione. "Non ci sarà un'altra Chernobyl", ha affermato Kan. "Le radiazioni sono state rilasciate in aria, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura", ha detto Kan, in relazione ai gravi problemi della centrale di Fukushima 1, citato dall'agenzia Jiji. "Questa è una situazione fondamentalmente diversa dall' incidente di Cernobyl. Stiamo lavorando per evitare i danni causati dalla diffusione delle radizioni". AMBASCIATA FRANCIA INVITA A LASCIARE TOKYO L'ambasciata di Francia a Tokyo invita i propri cittadini a lasciare Tokyo e la sua regione, per i rischi collegati al terremoto, incluso "il rischio di contaminazione". L'ambasciata di Francia ha raccomandato ai suoi cittadini di lasciare Tokyo e la regione del Kanto, l'area metropolitana, a causa del rischio di altri terremoti e l'incertezza circa la situazione dei danni agli impianti nucleari. "Sembra ragionevole consigliare a coloro che non hanno un particolare motivo per rimanere nella regione di Tokyo, a lasciare la regione del Kanto per un paio di giorni", si legge in una nota sul web della rappresentanza diplomatica in Giappone, che può essere letto con difficoltà a causa dell'eccessivo numero di contatti. "Consigliamo caldamente ai nostri cittadini - si può leggere ancora - di non recarsi in Giappone e si consiglia vivamente di ritardare un viaggio previsto". Quanto alle ipotesi sullo scenario nucleare, "forse l'esplosione di un reattore ha causato il rilascio di gas radioattivo che potrebbe raggiungere Tokyo in poche ore, a seconda della velocità e direzione del vento. Il rischio è quello della contaminazione. Il periodo critico è di tre o quattro giorni a venire". L'allarme sulla tenuta del reattore n.3 della centrale nucleare di Fukushima, in aggiunta a quello sul reattore n.1, sta spingendo molti stranieri a pianificare la partenza da Tokyo e dalle aree limitrofe. "Non siamo al panico, ma c'é molta apprensione", spiega un manager di una multinazionale. Secondo altre fonti, sono migliaia le prenotazioni aeree già fatte, "almeno per i bambini, approfittando della pausa scolastica". STIMATI OLTRE 10MILA MORTI A MIYAGI Sono più di 10mila i morti stimati nella prefettura di Miyagi, una delle più colpite dal terremoto-tsunami di venerdì. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk, citando fonti della polizia. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione alla stima catastrofica. Il capoluogo Sendai, infatti, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Il bilancio ufficiale, tuttavia, parla di poco più di 800 vittime, che fanno di Miyagi la prefettura più colpita. BORSA TOKYO CHIUDE A -6,18% La Borsa di Tokyo chiude gli scambi in picchiata (-6,18%), alla ripresa delle contrattazioni dopo il sisma di venerdì scorso: il Nikkei cede 633,94 punti, a quota 9.620,49.
14 marzo 2011 GIAPPONE Fukushima, esplosioni nella centrale nucleare Due esplosioni provocate da fughe di idrogeno si sono verificate nella centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, danneggiata dal potente terremoto di venerdì scorso. Dopo le esplosioni, ha affermato la società che gestisce l' impianto, la Tepco, sette persone sono date per disperse, tra cui sei soldati delle Forze di Autodifesa, l'esercito giapponese. Sono undici le persone rimaste ferite nelle esplosioni che si sono verificate in uno dei reattori della centrale nucleare giapponese di Fukushima, afferma l'agenzia Kyodo, precisando che si tratta di operai dell'impianto e di soldati della Forza di autodifesa, l'esercito giapponese. Intanto, una scossa di assestamento più forte delle altre, del 6.2, con epicentro a un centinaio di chilometri da Tokyo, ha scosso di nuovo la capitale. Un nuovo allarme tsunami nel nordest è poi fortunatamente rientrato. Le esplosioni a Fukushima si sono verificate nel reattore n.3 e sono state molto simili a quella che si era verificata in precedenza in un altro dei reattori della centrale, il n.1. Le autorità affermano che le possibilità di una grossa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse". L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha fatto sapere di essere stata informata dalle autorità giapponesi che la gabbia di contenimento del reattore n.3 nella centrale di Fukushima non è stato danneggiato nell'ultima esplosione. Lo riferisce la Bbc sul suo sito. In mattinata un brivido è stato causato dall'annuncio di un nuovo allarme per l' imminente arrivo di un secondo tsunami, con onde altre tre metri, sulla costa nordorientale dell' isola, dove oggi i soccorritori hanno trovato circa 2mila cadaveri. Il bilancio ufficiale della polizia parla di 1.700 morti e di altrettanti dispersi. L' allarme tsunami è rientrato quando l' Agenzia metereologica giapponese ha affermato che era stato rilevato alcun terremoto sottomarino. Il razionamento dell' energia nella regione di Kento, che comprende Tokyo, è stato rinviato a causa di un consumo di energia più basso del previsto. Gran parte dei cittadini sembrano essersi recati al lavoro e le strade hanno il loro aspetto normale se si escludono molti negozi chiusi e insoliti vuoti sugli scaffali dei supermercati. AIEA, 140MILA EVACUATI DA AREA FUKUSHIMA Sono circa 140mila le persone evacuate dall'area in cui sorgono Fukushima 1 e Fukushima 2, le due centrali nucleari rimaste danneggiate dal violento sisma che ha colpito il Giappone. Lo ha reso noto l'Aiea, l'Agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, in un comunicato diffuso dalla sua sede di Vienna dopo avere ricevuto informazioni direttamente dalle autorità nipponiche. Secondo l'Aiea, dall'area di Fukushima 1 sono state allontanate 110mila persone che si trovavano all'interno di un raggio di 20 chilometri dall'impianto. Dall'area attorno alla seconda centrale sono state fatte evacuare 30 mila persone. La procedura, secondo l'Aiea, è stata completata. Intanto è stato decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale nucleare in Giappone, colpita dal devastante terremoto di venerdì. Lo ha reso noto l'Aiea (Agenzia internazionale dell'energia atomica). "Le autorità giapponesi - scrive un comunicato dell'agenzia dell'Onu, che ha sede a Vienna - hanno informato l'Aiea che il primo (cioé il più basso) stato d'allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo le autorità giapponesi, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito nucleare di Onagawa "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale. Le autorità giapponesi stanno tentando di stabilire l'origine delle radiazioni". L'uscita di fumo è stata anche segnalata da un'altra centrale nucleare della prefettura di Miyagi. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk. Il reattore n.2 della centrale nucleare di Tokai, 120 chilometri a nord di Tokyo, e' in funzione secondo la Japan Atomic Power, che gestisce l'impianto. La Jpa ha precisato che due dei tre generatori usati per il raffreddamento sono in avaria ma che il terzo e' in funzione. Il reattore si e' spento automaticamente venerdi' scorso dopo il terremoto e il devastante tsunami che ne e' seguito. GOVERNO, PROBLEMA REATTORE RESTA GRAVE "Stiamo verificando lo stato delle barre del combustibile del reattore n.3". Lo ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano, precisando che "l'acqua nel reattore tende a non salire. La situazione resta critica". "È il momento più difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale: chiedo a tutti la massima unità". È l'appello lanciato dal premier giapponese Naoto Kan, parlando alla Nazione. "Non ci sarà un'altra Chernobyl", ha affermato Kan. "Le radiazioni sono state rilasciate in aria, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura", ha detto Kan, in relazione ai gravi problemi della centrale di Fukushima 1, citato dall'agenzia Jiji. "Questa è una situazione fondamentalmente diversa dall' incidente di Cernobyl. Stiamo lavorando per evitare i danni causati dalla diffusione delle radizioni". AMBASCIATA FRANCIA INVITA A LASCIARE TOKYO L'ambasciata di Francia a Tokyo invita i propri cittadini a lasciare Tokyo e la sua regione, per i rischi collegati al terremoto, incluso "il rischio di contaminazione". L'ambasciata di Francia ha raccomandato ai suoi cittadini di lasciare Tokyo e la regione del Kanto, l'area metropolitana, a causa del rischio di altri terremoti e l'incertezza circa la situazione dei danni agli impianti nucleari. "Sembra ragionevole consigliare a coloro che non hanno un particolare motivo per rimanere nella regione di Tokyo, a lasciare la regione del Kanto per un paio di giorni", si legge in una nota sul web della rappresentanza diplomatica in Giappone, che può essere letto con difficoltà a causa dell'eccessivo numero di contatti. "Consigliamo caldamente ai nostri cittadini - si può leggere ancora - di non recarsi in Giappone e si consiglia vivamente di ritardare un viaggio previsto". Quanto alle ipotesi sullo scenario nucleare, "forse l'esplosione di un reattore ha causato il rilascio di gas radioattivo che potrebbe raggiungere Tokyo in poche ore, a seconda della velocità e direzione del vento. Il rischio è quello della contaminazione. Il periodo critico è di tre o quattro giorni a venire". L'allarme sulla tenuta del reattore n.3 della centrale nucleare di Fukushima, in aggiunta a quello sul reattore n.1, sta spingendo molti stranieri a pianificare la partenza da Tokyo e dalle aree limitrofe. "Non siamo al panico, ma c'é molta apprensione", spiega un manager di una multinazionale. Secondo altre fonti, sono migliaia le prenotazioni aeree già fatte, "almeno per i bambini, approfittando della pausa scolastica". STIMATI OLTRE 10MILA MORTI A MIYAGI Sono più di 10mila i morti stimati nella prefettura di Miyagi, una delle più colpite dal terremoto-tsunami di venerdì. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk, citando fonti della polizia. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione alla stima catastrofica. Il capoluogo Sendai, infatti, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Il bilancio ufficiale, tuttavia, parla di poco più di 800 vittime, che fanno di Miyagi la prefettura più colpita. BORSA TOKYO CHIUDE A -6,18% La Borsa di Tokyo chiude gli scambi in picchiata (-6,18%), alla ripresa delle contrattazioni dopo il sisma di venerdì scorso: il Nikkei cede 633,94 punti, a quota 9.620,49.
14 marzo 2011 ROMA Il Papa all'Angelus: prego per il Giappone "Le immagini del tragico terremoto e del conseguente tsunami in Giappone ci hanno lasciato tutti fortemente impressionati". Lo ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI, dopo l’Angelus, facendo riferimento al dramma che sta vivendo in queste ore il Giappone. "Desidero rinnovare la mia spirituale vicinanza alle care popolazioni di quel Paese – ha dichiarato -, che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità". "Prego – ha aggiunto il Papa - per le vittime e per i loro familiari, e per tutti coloro che soffrono a causa di questi tremendi eventi. Incoraggio quanti, con encomiabile prontezza, si stanno impegnando per portare aiuto. Rimaniamo uniti nella preghiera. Il Signore ci è vicino!".
13 marzo 2011 IL TESTIMONE "Una tragedia immane e incredibile La gente riesce a dare il meglio di sé" Haruka Arai è un giornalista freelance che lavora per il Kahoku Shimpo, il giornale locale di Sendai. La sua testimonianza racconta della difficoltà con cui i soccorsi sono potuti intervenire per prestare aiuto alle vittime del terribile tsunami. Come è la situazione a Sendai, descritto da tutti come l’epicentro del dramma giapponese? È ancora confusa. La popolazione sta cercando di scrollarsi di dosso la paura e lo choc. Le autorità hanno chiesto ai commercianti che hanno la possibilità di tenere aperti i loro negozi, ma sono pochi coloro che lo fanno. Tutto ciò che poteva essere utile è stato acquistato. I soccorsi sono stati tempestivi ed organizzati? Nel limite del possibile. Tutte le strade e le ferrovie erano bloccate; l’aeroporto è stato chiuso perché lo tsunami ha raggiunto anche le piste rendendolo impraticabile. Solo stamattina sono giunti le prime squadre organizzate. I primi ad intervenire sono stati i volontari, le squadre di soccorso del comune e della prefettura e i militari. Come si sono organizzati i cittadini? Quando si è di fronte ad una emergenza e ad una catastrofe umanitaria di queste proporzioni, è sorprendente come la gente cerca di dare il meglio di se stessa. Non ho mai visto tanta solidarietà come in queste ore. Ci si scambia i vestiti, si condividono i cibi, l’acqua, soprattutto si parla. Si parla tanto, forse per scacciare i pensieri, i ricordi, ciò che si è vissuto. I centri di accoglienza funzionano? Il Comune e la prefettura hanno subito messo in moto le procedure di emergenza, permettendo a migliaia di cittadini di dormire al coperto e di avere un pasto caldo. Stamattina hanno distribuito i contenitori per raccogliere l’acqua ed alcuni generatori. C’è qualcosa che avrebbe dovuto o potuto essere stato fatto con più criterio? L’organizzazione non è stata impeccabile: i soccorsi hanno impiegato parecchio tempo a giungere e le disposizioni non erano chiare. La corrente elettrica ha cominciato a funzionare solo stamattina e non in tutta la città, ma il terremoto e lo tsunami che hanno colpito la città sono eventi che nessuno si aspettava potessero accadere con tanta violenza. Che cosa vi manca maggiormente? Personalmente le notizie. Siamo isolati, le linee telefoniche sono ancora intasate, internet non funziona. Abbiamo saputo solo poche ore fa dei problemi che si stanno verificando alla centrale nucleare di Fukushima. Non sappiamo cosa sia accaduto al resto del Paese e cosa sta accadendo nella nostra stessa città. È un paradosso, ma voi, che siete a migliaia di chilometri di distanza, sapete meglio di noi cosa è accaduto. Altri invece si lamentano per il freddo, per la mancanza di acqua, di servizi igienici. Piergiorgio Pescali
2011-02-02 2 febbraio 2011 CORTE COSTITUZIONALE Nucleare, le Regioni coinvolte devono essere sentite La Regione dove si intende costruire un impianto nucleare deve essere "adeguatamente coinvolta", per cui d'ora innanzi sarà necessario un parere obbligatorio, seppure non vincolante, della Regione interessata. La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'art.4 del decreto attuativo della legge delega in materia di nucleare nella parte in cui non prevede che la Regione, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere sul rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari. Con un'articolata sentenza scritta dallo stesso presidente della Consulta Ugo De Siervo, la Corte ha accolto solo in parte le numerose censure mosse dalle Regioni Toscana, Emilia Romagna e Puglia sul decreto legislativo delegato n.31 di un anno fa. "L'intera attività preordinata alla localizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica nucleare e, quindi, alla costruzione ed all'esercizio dei medesimi - premette la Corte nella sentenza n.33 - risulta scandita, nella sua conformazione normativa, da molteplici momenti di attuazione del principio di leale collaborazione, secondo un disegno che rispecchia i diversi livelli di compenetrazione e di condizionamento reciproco tra interessi unitari e interessi territoriali". Ma l'intesa della Conferenza unificata non basta, secondo i giudici costituzionali, a garantire questo principio di leale collaborazione. "La potenziale attitudine del singolo impianto nucleare, per quanto materialmente localizzato in un determinato territorio, a incidere sugli interessi e sui beni di comunità territoriali insediate anche in altri ambiti regionali, giustifica la previsione (ai fini del rilascio dell'autorizzazione unica) dell'intesa con la Conferenza unificata, quale sede privilegiata per la rappresentazione delle istanze e delle esigenze proprie di tutti i livelli di governo coinvolti". "Sicchè - scrive De Siervo - il meccanismo concertativo adottato dal legislatore delegato va, nel caso di specie, valutato unitariamente alla luce della circostanza che la partecipazione della singola Regione interessata si è già realizzata nella fase anteriore della certificazione dei siti in relazione alla quale è necessaria l'acquisizione dell'intesa, appunto, con ciascuna delle Regioni il cui territorio risulti idoneo alla localizzazione dell'impianto". Dunque, la "Regione interessata deve essere adeguatamente coinvolta nel procedimento". E, secondo la Consulta, "un adeguato meccanismo di rappresentazione" che "ragionevolmente bilanci le esigenze di buon andamento dell'azione amministrativa e gli interessi locali" è "costituito dal parere obbligatorio, seppur non vincolante, della Regione stessa". "Attraverso tale consultazione mirata - scrive il presidente della Corte costituzionale nella sentenza di 63 pagine - la Regione è messa nelle condizioni di esprimere la propria definitiva posizione, distinta nella sua specificità da quelle che verranno assunte, in sede di Conferenza unificata, dagli altri enti territoriali".
2010-09-06 6 settembre 2010 ENERGIA Nucleare, Germania allunga di 12 anni vita centrali La vita delle centrali nucleari tedesche sarà prolungata in media di 12 anni. Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente, Norbert Rottgen, nella notte fra domenica e lunedì. L'accordo interno alla coalizione di governo fra CDU e FDP è stato trovato al termine di una riunione di quasi 12 ore alla cancelleria.
Le centrali più vecchie otterranno una proroga di 8 anni, mentre quelle più recenti di 14.
2010-09-02 salvati i tredici dipendenti nel Golfo del Messico, uno è ferito Rientra l'emergenza dopo lo scoppio ma la zona resta sotto osservazione La Guardia costiera ha detto che non ci sono perdite di petrolio ma i mezzi rimangono nel luogo dell'incidente * NOTIZIE CORRELATE * La cronistoria del disastro della piattaforma Bp * La mappa salvati i tredici dipendenti nel Golfo del Messico, uno è ferito Rientra l'emergenza dopo lo scoppio ma la zona resta sotto osservazione La Guardia costiera ha detto che non ci sono perdite di petrolio ma i mezzi rimangono nel luogo dell'incidente La piattaforma Vermilion Bay (Ap) La piattaforma Vermilion Bay (Ap) NEW YORK - Sul nuovo incidente alla piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico il capitano della Guardia Costiera Peter Troedsson ha provato a fare chiarezza, dopo una serie di versioni contrastanti sui rischi ambientali che corre una zona già duramente segnata dalla vicenda della Bp: "L'incendio è spento, e gli elicotteri e le navi della Guardia Costiera sul posto non segnalano alcuna perdita. Ma continuiamo a sorvegliare la situazione per essere certi che non vi siano cambiamenti". È quindi sotto controllo la situazione che, per qualche ora, ha fatto temere una nuova marea nera nel Golfo del Messico. Non si è ripetuta l'emergenza scatenata nell'aprile scorso dall'affondamento della Deepwater Horizon che ha rovesciato in mare cinque milioni di barili greggio da un pozzo della Bp. La Guardia Costiera ha confermato che le fiamme sulla piattaforma sono state spente dopo cinque ore e che non vi sono perdite di petrolio. La Mariner Energy, proprietaria della piattaforma Vermilion Bay, aveva escluso ogni perdita di greggio perché i sette pozzi erano stati subito chiusi. C'era stato però un allarme per l'avvistamento di una macchia lucida lunga circa un miglio. La piattaforma continuerà comunque a essere monitorata nei prossimi giorni. L'incidente ha riportato in primo piano i rischi degli impianti off-shore, già al centro di un aceso dibattito negli Usa. SALVATE 13 PERSONE - I tredici lavoratori coinvolti nell'incidente sono stati soccorsi dopo che si erano buttati in acqua con i giubbotti salvagente in attesa di aiuto. La Guardia costiera statunitense ha reso noto che sono stati tratti tutti in salvo a bordo di un'imbarcazione privata, senza precisare le condizioni di un uomo che secondo le prime notizie sarebbe rimasto ferito dalle fiamme. POLEMICHE SULLA SICUREZZA - Dopo che si è sfiorata un'altra marea nera nel Golfo del Messico gli ambientalisti sostengono che dal disastro della Bp non sono state tratte lezioni. "L'incidente dell'aprile scorso doveva essere un campanello d'allarme e invece non è stato così. Oggi l'allarme è suonato nuovamente", ha detto in un comunicato Michael Brune, direttore esecutivo del gruppo ambientalista Sierra Club. "L'industria petrolifera continua a inveire contro le regolamentazioni, ma è chiaro a tutti che l'approccio attuale alle trivellazioni offshore è semplicemente troppo pericoloso", si legge ancora nel comunicato. La piattaforma della Mariner è situata in acque basse, a 105 metri dal suolo del Golfo e i responsabili sostengono che nel caso di una perdita, l'intervento sarebbe stato molto più facile rispetto a quanto accaduto con la Deepwater Horizon. Intanto, secondo quanto riporta il New York Times, la Bp sostiene che il bando sulle trivellazioni renderà più difficile andare avanti con i risarcimenti dovuti dopo i danni ambientali provocati dall'esplosione dell'impianto nell'aprile scorso. Il colosso petrolifero britannico ha inoltre informato che, a oggi, la perdita nel Golfo del Messico seguita quella esplosione è costata al gruppo circa 8 miliardi di dollari, e che la Deepwater Horizon verrà definitivamente chiusa fra due settimane. Redazione online 02 settembre 2010(ultima modifica: 03 settembre 2010) 2 Settembre 2010 STATI UNITI Esplode piattaforma nel Golfo del Messico: non si segnalano perdite di greggio Una piattaforma petrolifera offshore gestita dalla Mariner Energy e situata a largo delle coste della Louisiana ha preso fuoco oggi e la guardia costiera ha americana ha detto di essere ancora al lavoro per portare in salvo le 13 persone che vi lavorano. "Tredici persone su tredici sono all'appello e (la piattaforma) sta ancora bruciando", ha detto un portavoce della Guardia costiera dell'ottavo distretto, dal centro di comando a New Orleans. Il portavoce della Mariner Energy non è al momento reperibile, mentre si sta cercando di capire se la struttura fosse un pozzo per l'estrazione o una piattaforma di produzione. La Guardia costiera ha detto che navi ed elicotteri di soccorso si stanno dirigendo sul luogo dell'incendio da New Orleans e Houston. Finora non ci sono notizie che fanno pensare ad una nuova fuoriuscita di petrolio nel Golfo. La struttura si trova a 90 miglia a sud della Baia di Vermilion, in Louisiana. Nessuna fuoriuscita di greggio. Non è stata segnalata alcuna fuoriscita di greggio, dopo la nuova esplosione di un pozzo petrolifero nel Golfo del Messico. Lo ha riferito un portavoce della Guardia Costiera. La piattaforma è in una zona dove la profondità dell'acqua è di circa 350 piedi ed è fissata con dei cavi mettalici sul fondo marino. "Non si tratta di una piattaforma deepwater - ha sottolineato il professore della Texas A&M University di Houston - e non mi aspetterei fuoriuscite di greggio quanto piuttosto di gas. Le esplosioni sono legate all'alta pressione del gas dei pozzi ed è quindi probabile che ci siano delle fuoriuscite di gas. Ovviamente si tratta per ora di pure congetture".
2010-08-04 4 luglio 2010 MAREA NERA British petroleum annuncia: "Tappata la falla" British petroleum è finalmente riuscita a fermare la fuoriscita di petrolio nel Golfo del Messico. La compagnia petrolifera inglese ha infatti comunicato che la procedura denominata "static kill" ha ottenuto i "risultati desiderati" e che la situazione è ora sotto controllo. La falla che ha causato il disastro ambientale nel nel Golfo del Messico è stata tappata con l'ineizione di cemento e fango che doveva spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito situato 4mila metri sotto la superficie marina. Una operazione che non era mai avvenuta a tali profondità. Settecentottanta milioni di litri di petrolio sono una quantità difficile da immaginare. Corrispondono a quasi 5 milioni di barili. Un mare. Ma sono esattamente queste le cifre che definiscono la marea nera del Golfo del Messico. Numeri inimmaginabili confermati ufficialmente sia dalle autorità americane che dalla BP. L'unità di crisi della Casa Bianca e i tecnici della BP, insieme al team di scienziati ed ingegneri che da mesi lavorano sull'emergenza, ha reso noto ufficialmente il bilancio definitivo dell'emergenza ambientale più grave di sempre, almeno per quanto riguarda le fughe di petrolio. Complessivamente è fuoriuscita nel Golfo del Messico una quantità pari a 53 mila barili di petrolio al giorno. Sgorgando dal fondo del mare ad una profondità di 1.500 metri, quella fuga di petrolio è continuata inesorabile dal 22 aprile (giorno in cui la piattaforma petrolifera "Deepwater Horizon" è affondata) fino al 15 luglio. Quel giorno i tecnici della BP sono riusciti, dopo tre tentativi falliti, a mettere un "tappo" così forte da riuscire a contenere il greggio. Un tappo alto 16 metri e pesante 80 tonnellate. Da allora il petrolio ha smesso di uscire. Ma per i precedenti 85 giorni aveva rovesciato in mare dai 50 ai 60 mila barili di petrolio al giorno. Che hanno avvelenato acque e terre, paludi e spiagge, animali e uomini, obbligando le autorità a vietare la pesca e le attività turisti. Inizialmente BP parlò di perdite contenute tra i 1.000 e i 5.000 barili. Oggi, a tre mesi di distanza, ecco le cifre ufficiali. Sono dieci volte superiori. "Si tratta della più grave fuga di petrolio conosciuta dall'uomo - ha commentato Ian R. MacDonald, professore di Oceanografia presso la Florida State University -. Temo che nell'ecosistema continueremo a pagare le conseguenze di questo disastro per il resto della nostra vita". Di quel petrolio sono stati recuperati circa 800mila barili, pari a 127 milioni di litri. Il resto o è stato disperso dall'impiego di oltre 7 milioni di litri di solventi, oppure è finito assorbito nell'ecosistema. Con l'operazione 'Static Kill', BP e autorità Usa contano però di voltare definitivamente pagina, almeno per quanto riguarda il pozzo Macondo. I test di pressione condotti in giornata hanno dato esito positivo. Che consiste nella chiusura definitiva del pozzo cementandolo dall'interno: senza rimuovere il tappo, i tecnici calano fango e cemento da una delle imbarcazioni che si trovano in superficie.
2010-07-28 28 luglio 2010 TOKYO Golfo, esplosione su una petroliera "Nessun attacco, è stata un'onda" Sarebbe stata un'onda anomala, provocata da una scossa di terremoto registrata a terra, a colpire la petroliera giapponese M. Star mentre navigava nello stretto di Hormuz, a largo delel coste dell'Oman. Lo riferiscono fonti delle autorità emiratine alla tv satellitare "al-Arabiya". Decade quindi l'ipotesi, formulata in un primo momento, relativa a un possibile attacco dei pirati somali che ha spinto la marina militare emiratina a scortare la nave fino al porto di al-Fujeira, dove giungerà tra circa un'ora. La petroliera era partita la scorsa notte da Abu Dhabi diretta in Giappone per trasportare un carico di greggio. In mattinata alcuni componenti d'equipaggio, nel resoconto della Mitsui Osk, avrebbero visto un "forte bagliore" all'orizzonte poco prima dell'esplosione, lasciando ipotizzare alla compagnia un possibile "attacco", anche in relazione al possibile ruolo delle attività di pirateria, il cui baricentro è però spostato più a sud, verso le coste somale. Il supertanker M.Star, da 270.000 tonnellate (in base alle prime indicazioni), aveva appena fatto carico di greggio negli Emirati arabi uniti ed era diretto a Chiba, nel Golfo di Tokyo. "Le cause sono ancora tutte da chiarire", ha continuato Shimoda. L'esplosione è avvenuta alle 5,30 locali di questa matt
2010-07-27 27 lluglio 2010 LONDRA Marea nera, cambio ai vertici della Bp: lascia il direttore Hayward Il Consiglio d'Amministrazione del colosso petrolifero britannico Bp ha approvato lunedì sera la nomina di Robert Dudley come amministratore delegato in sostituzione di Tony Hayward. Lo scrive il Wall Street Journal, citando fonti vicine al dossier. "Non appena la sua nomina sarà effettiva, Dudley dovrebbe chiamare il capo dello staff della Casa Bianca, Rahm Emanuel e il consulente del presidente Usa, Barack Obama, in materia di energia e clima, Carol Browner, per garantire all'amministrazione Usa che Bp non abbandona il Golfo del Messico", scrive il quotidiano finanziario. "Insisterà nel dire che il Golfo del Messico rimane centrale nelle preoccupazioni della Bp", ora che diventa amministratore delegato. La partenza di Tony Hayward e la nomina di Dudley saranno con ogni probabilità annunciate oggi, prima che la Bp pubblichi i suoi risultati trimestrali. Intanto dagli Stati Uniti arriva la notizia che l'influente parlamentare democratico eletto alla Camera dei Rappresentanti, Ed Markey, ha chiesto alla Bp di non concedere il 'paracadute d'orò della buonuscita a Tony Hayard prima che siano pagati tutti i risarcimenti alle vittime della marea. Il Ceo in uscita potrebbe incassare fino a 18 milioni di dollari, 14 milioni di euro. Hayward tuttavia non reciderà completamente i legami con la Bp perchè sarà nominato direttore non esecutivo di TNK-BP Ltd, joint venture con la Russia. LE PERDITE. l gigante petrolifero britannico ha anche annunciato che a causa del disastro della marea nera del Golfo del Messico le sue perdite per il secondo trimestre dell'anno sono state di 16,9 miliardi di dollari. La compagnia ha anche fatto sapere di aver messo a bilancio una previsione di spesa di 32,2 miliardi di dollari (tasse esclude) a fronte di un attivo di 30 miliardi di dollari nei prossimi 18 mesi
2010-07-13 13 luglio 2010 DISASTRO AMBIENTALE Marea nera, il nuovo tappo sembra funzionare È stata completata l'applicazione del nuovo tappo sul pozzo petrolifero di Macondo, nel Golfo del Messico, responsabile della più grande catastrofe ambientale nella storia degli Stati Uniti. Lo ha annunciato la "British petreoleum" che ha avviato i test per controllarne l'efficacia che dureranno tra le sei e le 48 ore. Saranno chiuse le valvole del gigantesco coperchio per controllare la pressione interna del pozzo e verificare il flusso del petrolio. Dalle prime immagini tv il nuovo tappo spesso cinque metri e del peso di 40 tonnellate posato dai robot sottomarini sembra aver fermato completamente la fuoriuscita di greggio e sarebbe la prima volta negli 84 giorni da cui è iniziata l'emergenza. Ma la Bp ha avvertito che si tratta di "un sistema che non è mai stato sperimentato a queste profondità", 1600 metri, "e in queste condizioni, e la cui efficienza e capacità di contenere petrolio e gas non può essere garantita". Il comandante Guardia costiera Thad Allen ha parlato di "progressi significativi" ma ha sottolineato che sarà necessario attendere i test per sapere se l'operazione ha avuto successo. Sabato era stato rimosso un altro tappa che arginava solo in parte la fuoriuscita di greggio. La possibile svolta è arrivata poche ore l'annuncio di una nuova moratoria dell'Amministrazione Obama sulle trivellazioni sottomarine che stavolta dovrebbe essere a prova di ricorso legale. SPESI FINORA 3,5 MILIARDI DI DOLLARI Il colosso petrolifero britannico BP ha speso ad oggi 3,5 miliardi di dollari nel tentativo di contenere la marea nera provocata dall'esplosione di una sua piattaforma nel Golfo del Messico. Lo ha annunciato la stessa BP aggiungendo che le operazione in corso per installare un nuovo tappo di contenimento della perdita procedono come previsto. Ma l'emergenza continua: 180mila barili di greggio che sgorgano irrefrenabili a un ritmo di 60 mila barili al giorno dal fondo del Golfo del Messico: se tutto andrà bene Bp riuscirà solo mercoledì a rendere operativo il nuovo tappo sul pozzo Macondo che da aprile inquina il mare e le coste dal Texas alla Florida. "Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare a una situazione molto più sicura e abbiamo ogni ragione di credere che funzionerà", ha ammesso il consigliere presidenziale David Axelrod alle tv americane che facevano vedere i robot in azione a 1.600 metri di profondità e il petrolio che sgorga ormai a pieno volume dal pozzo sottomarino. Nonostante questi piccoli passi indietro il presidente Barack Obama ha fiducia nel nuovo piano di Bp, ha detto Axelrod, dopo che nella notte gli ingegneri del gigante petrolifero hanno tolto dal pozzo il vecchio cappuccio in vista dell'installazione della nuova, più massiccia struttura di contenimento. La delicata operazione procede come previsto mentre una flottiglia di 48 navi sta scremando la superficie per raccogliere il petrolio "sparato" dal geyser temporaneamente privo di copertura. "Siamo soddisfatti dei progressi", ha detto oggi il vicepresidente di Bp Kent Wells. Il nuovo impianto è composto da due strutture alte dieci metri e del peso di 80 tonnellate: quando sarà completamente operativo nei prossimi giorni dovrebbe riuscire a catturare praticamente tutto il greggio che fuoriesce dal pozzo, ha detto l'ex ammiraglio Thad Allen, che coordina le operazioni di contenimento per conto dell'amministrazione Obama. Nel frattempo si attende l'entrata in funzione in serata di un nuovo sistema di raccolta collegata alla nave in superficie Helix Producer che era stato rinviato per il maltempo: dovrebbe servire a aspirare 20 mila barili al giorno. E in ogni caso Bp ha pronti piani di emergenza se la delicata procedura del nuovo tappo dovesse fallire, ha detto Wells. Intanto per la multinazionale del greggio responsabile della marea le cose finanziariamente vanno male tanto che, secondo indiscrezioni della stampa britannica, sono stati aperti negoziati con la concorrente americana Apache Corporation la vendita di attività nel continente americano per un valore di 12 miliardi di dollari (9,5 miliardi di euro circa): fra queste i pozzi a Prudhoe Bay, in Alaska, il più grande campo petrolifero del Nord America, con una produzione di 390.000 barili di greggio al giorno.
2010-07-04 12 luglio 2010 DISASTRO AMBIENTALE BP: spesi 3,5 miliardi di dollari per fermare la marea nera Il colosso petrolifero britannico BP ha speso ad oggi 3,5 miliardi di dollari nel tentativo di contenere la marea nera provocata dall'esplosione di una sua piattaforma nel Golfo del Messico. Lo ha annunciato la stessa BP aggiungendo che le operazione in corso per installare un nuovo tappo di contenimento della perdita procedono come previsto. Ma l'emergenza continua: 180mila barili di greggio che sgorgano irrefrenabili a un ritmo di 60 mila barili al giorno dal fondo del Golfo del Messico: se tutto andrà bene Bp riuscirà solo mercoledì a rendere operativo il nuovo tappo sul pozzo Macondo che da aprile inquina il mare e le coste dal Texas alla Florida. "Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare a una situazione molto più sicura e abbiamo ogni ragione di credere che funzionerà", ha ammesso il consigliere presidenziale David Axelrod alle tv americane che facevano vedere i robot in azione a 1.600 metri di profondità e il petrolio che sgorga ormai a pieno volume dal pozzo sottomarino. Nonostante questi piccoli passi indietro il presidente Barack Obama ha fiducia nel nuovo piano di Bp, ha detto Axelrod, dopo che nella notte gli ingegneri del gigante petrolifero hanno tolto dal pozzo il vecchio cappuccio in vista dell'installazione della nuova, più massiccia struttura di contenimento. La delicata operazione procede come previsto mentre una flottiglia di 48 navi sta scremando la superficie per raccogliere il petrolio "sparato" dal geyser temporaneamente privo di copertura. "Siamo soddisfatti dei progressi", ha detto oggi il vicepresidente di Bp Kent Wells. Il nuovo impianto è composto da due strutture alte dieci metri e del peso di 80 tonnellate: quando sarà completamente operativo nei prossimi giorni dovrebbe riuscire a catturare praticamente tutto il greggio che fuoriesce dal pozzo, ha detto l'ex ammiraglio Thad Allen, che coordina le operazioni di contenimento per conto dell'amministrazione Obama. Nel frattempo si attende l'entrata in funzione in serata di un nuovo sistema di raccolta collegata alla nave in superficie Helix Producer che era stato rinviato per il maltempo: dovrebbe servire a aspirare 20 mila barili al giorno. E in ogni caso Bp ha pronti piani di emergenza se la delicata procedura del nuovo tappo dovesse fallire, ha detto Wells. Intanto per la multinazionale del greggio responsabile della marea le cose finanziariamente vanno male tanto che, secondo indiscrezioni della stampa britannica, sono stati aperti negoziati con la concorrente americana Apache Corporation la vendita di attività nel continente americano per un valore di 12 miliardi di dollari (9,5 miliardi di euro circa): fra queste i pozzi a Prudhoe Bay, in Alaska, il più grande campo petrolifero del Nord America, con una produzione di 390.000 barili di greggio al giorno.
2010-06-22 23 Giugno 2010 STATI UNITI Marea nera, salta il tappo Muoiono due tecnici della BP Due tecnici sono morti nel Golfo del Messico nel corso delle operazioni di contenimento della marea nera. Lo ha reso noto nel corso di una conferenza stampa l'ammiraglio della Guardia Costiera americana Thad Allen, spiegando che uno dei due operai è annegato, mentre l'altro ha perso la vita in un secondo incidente mentre era alla guida di una barca. A seguito degli incidenti, la BP ha fermato il sistema di recupero del petrolio.La struttura di contenimento che veicolava oltre 16mila barili al giorno in una nave container è stata rimossa dopo che un robot l'ha urtata in profondità. Il sistema riprenderà a lavorare in serata. Le due vittime di oggi si aggiungono alle 11 che hanno perso la vita in seguito all'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, avvenuta lo scorso 20 aprile. La BP ha anche annunciato che Robert Dudley, un americano, ha preso la direzione effettiva delle operazioni del gruppo petrolifero contro la marea nera nel golfo del Messico, che finora sono state pilotate dal Ceo della compagnia Tony Hayward, molto criticato dagli Usa per la gestione del disastro.
2010-06-16 16 giugno 2010 CONTRO LA MAREA Obama in verde: cancellare la macchia e meno petrolio Siamo di fronte a "un disastro ambientale senza precedenti" e "continueremo a utilizzare tutte le risorse" a nostra disposizione. "È un attacco alle nostre coste e noi risponderemo". Ieri il presidente americano Barack Obama, dalla stazione navale di Pensacola, in Florida, ha fatto sapere che "l’Amministrazione farà il necessario e finché sarà necessario" perché le coste del Golfo, colpite dalla perdita di greggio, siano ripulite e "Bp paghi per il danno causato". "È una promessa", ha messo in chiaro il capo della Casa Bianca durante il suo quarto sopralluogo nella regione. Un impegno che, secondo anticipazioni, Obama intendeva sottolineare anche durante il discorso alla Nazione previsto dallo Studio Ovale per le 20, ora locale. Dalla risposta all’emergenza e dai risultati delle operazioni di contenimento e di ripulitura del greggio dipende infatti il futuro politico dell’Amministrazione e di Obama, criticati dall’opposizione politica e dall’opinione pubblica. Secondo il 71% degli americani – intervistati nell’ultimo sondaggio di Gallup – il presidente non avrebbe avuto abbastanza polso nei confronti della Bp e la Casa Bianca, pertanto sta cercando di correre ai ripari. Si farà in modo che il Golfo diventi "un luogo migliore di ciò che era prima dell’esplosione" intendeva quindi promettere Obama in diretta televisiva, sottolineando ancora una volta che la società petrolifera dovrà addossarsi i costi di ripulitura e il risarcimento di tutti i danni, sia ambientali che economici, andando poi a esaminare il modo per accelerare i pagamenti già dovuti ai piccoli imprenditori del Golfo. In agenda, per il discorso "ufficiale" sul disastro ambientale, anche la strategia Usa per bloccare la diffusione della marea nera attraverso il pesante impiego di mezzi e di personale, la "riorganizzazione del ministero dell’Interno" e in particolare della divisione accusata di non aver esercitato sufficiente controllo sulle attività di trivellazione, e la nomina di uno "zar" incaricato di verificare i progressi nel recupero del greggio fuoriuscito. Obama, come ha anticipato nel pomeriggio il portavoce Robert Gibbs, ha puntato decisamente il dito sul peggiore disastro ambientale nella storia americana per sottolineare la necessità di "diminuire la dipendenza Usa dal petrolio e da altri combustibili fossili" e aumentare gli investimenti per fonti di energia alternativa. l presidente ieri ha anche scelto il nuovo capo dell’agenzia Minerals Management Service che si occupa delle esplorazioni e dello sfruttamento del petrolio: è Michael Bromwich, un ex vice ministro della Giustizia ed ex ispettore generale del ministero della Giustizia.
Proprio poche ore prima del discorso del presidente, la questione energetica era stata utilizzata dal capo della Bp Usa per difendere davanti al Congresso l’operato della società petrolifera nel Golfo, tacciata anche dalla concorrenza di non mantenere gli standard di sicurezza adottati dal settore. Durante l’udienza della sottocommissione Energia e commercio della Camera, il presidente Bp, Lamar McKay, ha infatti sostenuto che la sicurezza economica americana "dipende significativamente dalla produzione di petrolio e gas", spiegando che ridurre le operazioni nel Golfo – come vorrebbe la Casa Bianca che ha imposto una moratoria di sei mesi sulle trivellazioni offshore – porterebbe solo a una maggiore dipendenza dal petrolio straniero. Obama ha poi nominato anche uno zar della ricostruzione nel Golfo, l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus che dovrà supervisionare il Golf Coast Restoration Plan, che dovrà essere finanziato appunto dalla Bp. Ma il presidente "non ha offerto nessun immediato conforto ad una nazione arrabbiata", si legge sull'Huffington Post, che fa una carrellata dei commenti dei media, e anche dei politici americani, che non sono rimasti soddisfatti delle parole del presidente Loretta Bricchi Lee
16 giugno 2010 Gli effetti di un disastro L’"onda nera" trascina l’America verso il futuro Dopo quattro visite sui luoghi del disastro nel Golfo del Messico e dopo l’improvvido paragone tra la marea nera e lo choc dell’11 settembre che ne ha ulteriormente compromesso il livello dei consensi nei sondaggi, Barack Obama tutto poteva fare meno che perdere l’occasione di indicare agli Stati Uniti (soprattutto) e al mondo una strategia per il superamento della grande emergenza. Nella diretta televisiva alla nazione di ieri notte il presidente Usa ha così calato sul tavolo le carte che dovrebbero, nei suoi auspici, consentirgli di riguadagnare la fiducia degli americani, di tenere testa alle accuse più o meno velate dei grandi media, dal New York Times all’Economist passando per le principali reti televisive, e di porre le basi per una svolta in materia di politica energetica. Gli Usa, se nessuno metterà i bastoni tra le ruote all’Amministrazione in carica, non dovranno più essere l’insaziabile idrovora che aspira petrolio dai pozzi di terraferma, da quelli marini e dagli strati di sabbia ricchi di bitume. Se alle lobby petrolifere, che spesso hanno condizionato le scelte della Casa Bianca, non riusciranno manovre diversive (ma forse persino loro si daranno una regolata dopo la stratosferica bolletta che la BP pagherà, e anche su questo Obama è stato perentorio), l’America cercherà di lasciarsi alle spalle un modello di sviluppo ancorato solo all’"oro nero". Terminato il tempo della benzina a un dollaro a gallone, dovrà finire quello degli immensi sprechi di energia a buon mercato. Agli esordi del suo mandato, un taglio netto con la politica energetica dell’era Bush poteva configurarsi per il presidente democratico come una decisione prematura e per il Paese – ecologisti a parte – come una scelta traumatica, perché non temperata dalla gradualità. Così abbiamo visto la Casa Bianca dare via libera, tra le ire degli ambientalisti, ai progetti di nuove perforazioni anche in zone delicate per gli equilibri dell’ecosistema. Poi, ad aprile, è venuto il disastro del pozzo BP nel Golfo del Messico, laggiù al largo delle coste del profondo Sud. A poco più di un anno dall’insediamento, Obama ha dovuto fare i conti, nell’ordine, con l’impossibilità del contenimento della fuoriuscita di greggio, con le conseguenze dell’onda nera sull’economia degli Stati rivieraschi e sull’ambiente, con l’arroganza di una multinazionale che ora minimizzava, ora rassicurava ma era impotente a tappare la falla, con l’indignazione dell’opinione pubblica, la disperazione delle popolazioni locali, le accuse di inerzia o di carenza di leadership che i media, anche i più vicini all’Amministrazione, non hanno lesinato. Se rompere con la logica del "tutto petrolio" cara a Bush e al clan dei texani poteva apparire fino ad allora prematuro, il disastro della BP – non sembri argomentazione improntata a cinismo, a fronte di un evento di cui risentirà l’ecosistema planetario – ha finito con l’agevolare il superamento delle ultime remore, portando la Casa Bianca a maturare la volontà enunciata ieri notte di ridimensionare la dipendenza degli States dai combustibili fossili, petrolio in primis. In questo senso, un evento negativo e inatteso ha contribuito alla svolta: non solo il risanamento delle acque del Golfo diventa una priorità del governo federale, ma la politica energetica americana che si profila per il futuro sarà obbligatoriamente diversa. Meno oro nero e più fonti verdi rinnovabili. Del resto, la California sta già offrendo un valido esempio di riferimento. Antonio Giorgi
2010-05-04 3 Maggio 2010 LA MAREA NERA Obama in Louisiana: Bp pagherà per questo disastro La Bp è responsabile e pagherà per i danni provocati dalla marea nera nel Golfo del Messico, forse "una catastrofe ecologica senza precedenti", e le vittime verranno risarcite in maniera adeguata. Lo ha garantito il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, al termine di un suo viaggio lampo a Venice, nel sud della Lousiana, la principale città del Delta del Mississippi minacciato dal petrolio fuoriuscito dalla Deepwater Horizon. Dopo avere partecipato ad una riunione alla sede locale della Guardia Costiera, sotto una pioggia battente Obama ha letto una breve dichiarazione, senza rispondere a domande. Confermando che la marea nera si trova a ormai 9 miglia dalla costa, il presidente ha tenuto ad insistere sulla qualità della risposta della Casa Bianca, immediata ed adeguata. "Sin dal primo giorno - ha detto - eravamo preparati al peggio e abbiamo reagito con decisione". Obama ha promesso che "ci saranno risarcimenti" dopo il disastro ma la sua visita lampo ha avuto come sfondo una serie di polemiche e la relativa indifferenza della popolazione locale. Il presidente ha anche puntato il dito contro la Bp che in precedenza, tuttavia, aveva in pratica ammesso la sua impotenza con Doug Suttle, il Chief Operating Officer, che ha detto al New York Times che il colosso petrolifero ha "usato praticamente tutti i mezzi" a sua disposizione e che "non ci sono molte altre risorse contro una perdita come questa". Nonostante quanto detto oggi da Obama, l'Amministrazione Usa viene accusata anche questa volta di essersi mossa troppo in ritardo, sottovalutando l'entità del dramma, come era successo nel 2005 per l'uragano Katrina ai tempi di George W. Bush, e soprattutto di essersi fidata quasi ciecamente dei petrolieri. Intanto, il greggio continua a fuoruscire dal pozzo gestito dalla Bp ad una trentina di miglia dal Delta del Mississippi, ad una profondità di oltre 1.500 metri. La macchia nera si allarga e si sposta più a nord, minacciando oltre al fragile equilibrio delle paludi del Delta, anche le spiagge di Mississippi, Alabama e Florida, e nessuno sa esattamente cosa fare. Azionare il dispositivo che dovrebbe chiudere la falla è come 'operare a cuore aperto a 1.500 metri di profondità con sottomarini telecomandatì, spiega il presidente di Bp America Lamar McKay McKay, ammettendo che l'esplosione sulla Deepwater Horizon è stata provocata da una 'attrezzatura che si è guastatà. Una cupola di contenimento della perdita è in via di completamento e potrà entrare in funzione entro otto giorni. Ai talk show domenicali, il ministro dell'interno Ken Salazar, responsabile anche per l'ambiente, ha detto che saranno necessari fino a tre mesi per scavare un nuovo pozzo di petrolio accanto a quello che non cessa di sgorgare, come un rubinetto aperto: è una delle soluzioni proposte dalla Bp per fermare il flusso di greggio. Ma su un punto Salazar non ha dubbi: la perdita è 'potenzialmente catastroficà e la priorità del governo federale nella battaglia contro la marea nera è di stare 'col fiato sul collò a Bp, la responsabile della maxi perdita, cui verrà poi chiesto di pagare il conto verosimilmente di svariati miliardi di dollari tra danni economici ed ambientati ed indennizzi. Nonostante la presenza del corteo presidenziale, Venice era tranquilla come i giorni precedenti. C'era soltanto più sicurezza, con maggiori controlli e la presenza di diverse auto della polizia nei pressi del quartier generale della Guardia Costiera, che si trova vicino ai cantieri della Halliburton. La scelta del luogo, almeno a prima vista, non è sembrata tra le più felici. La Halliburton, un colosso dell'energia, è ritenuta una delle società responsabili della marea, visto che secondo alcuni esperti avrebbe cementato male il pozzo, provocando la perdita.
2010-05-02 30 APRILE 2010 DISASTRO ECOLOGICO Stati Uniti, l'onda nera ha raggiunto la Louisiana Onda dopo onda la marea nera della Bp è arrivata a lambire le coste della Louisiana: i primi tentacoli di petrolio, le propaggini avanzate della gigantesca macchia di greggio fuoriuscita da un pozzo sottomarino del colosso britannico dell'energia, sono state avvistate al tramonto di ieri sulle coste del Delta del Mississippi in Louisiana.
La perdita dopo l'incidente della Deepwater Horizon si era rivelata ieri cinque volte più grave di quanto inizialmente previsto, con conseguenze che potrebbero eguagliare o superare quelle del disastro Exxon Valdez del 1989. Il presidente Barack Obama, costantemente informato, ha chiamato i governatori delle aree costiere a rischio: oltre alla Lousiana, il Texas, l'Alabama, il Mississippi, la Florida. I pescatori del Delta hanno passato ieri e stanotte a raccogliere gamberi prima che l'onda viscosa rosso-arancio del greggio li intrappolasse e li uccidesse tutti.
La marea nera potrebbe diventare il peggior disastro ambientale in decenni per gli Stati Uniti: a rischio sono centinaia di specie di pesci, uccelli e altre forme di vita di un ecosistema particolarmente fragile e già sottoposto a traumi al passaggio dell'uragano Katrina. A New Orleans, la città devastata dal ciclone del 2005, ieri l'aria era diventata pesante per i vapori acri del greggio: sono stati effettuati test per verificare le denunce dei residenti che hanno intasati i centralini comunali e della protezione civile.
Il ministro della Sicurezza Interna Janet Napolitano e la collega dell'Epa Lisa Jackson oggi raggiungono il ministro dell'Interno Ken Salazar che è già sul posto. Per la casa Bianca, commenta oggi il Washington Post, la marea nera presneta un problema non solo ambientale ma anche politico: il presidente solo qualche settimana fa aveva dato vita a un impopolare, tra gli ambientalisti, programma di trivellazioni offshore. Le preoccupazioni dei verdi si sono i questi ultimi giorni rivelate fondate. Obama ha promesso ai governatori ogni risorsa disponibile, Bobby Jindal, della Louisiana, ha chiesto fondi per mobilitare 6.000 uomini della Guardia Nazionale. Tocca a Bp, le cui azioni hanno perso ieri l'8 per cento sui mercati, in prima battuta contenere il disastro, ma ora che la marea nera ha toccato terra, le risorse private non bastano.
2010-04-30 30 APRILE 2010 DISASTRO ECOLOGICO Stati Uniti, l'onda nera ha raggiunto la Louisiana Onda dopo onda la marea nera della Bp è arrivata a lambire le coste della Louisiana: i primi tentacoli di petrolio, le propaggini avanzate della gigantesca macchia di greggio fuoriuscita da un pozzo sottomarino del colosso britannico dell'energia, sono state avvistate al tramonto di ieri sulle coste del Delta del Mississippi in Louisiana.
La perdita dopo l'incidente della Deepwater Horizon si era rivelata ieri cinque volte più grave di quanto inizialmente previsto, con conseguenze che potrebbero eguagliare o superare quelle del disastro Exxon Valdez del 1989. Il presidente Barack Obama, costantemente informato, ha chiamato i governatori delle aree costiere a rischio: oltre alla Lousiana, il Texas, l'Alabama, il Mississippi, la Florida. I pescatori del Delta hanno passato ieri e stanotte a raccogliere gamberi prima che l'onda viscosa rosso-arancio del greggio li intrappolasse e li uccidesse tutti.
La marea nera potrebbe diventare il peggior disastro ambientale in decenni per gli Stati Uniti: a rischio sono centinaia di specie di pesci, uccelli e altre forme di vita di un ecosistema particolarmente fragile e già sottoposto a traumi al passaggio dell'uragano Katrina. A New Orleans, la città devastata dal ciclone del 2005, ieri l'aria era diventata pesante per i vapori acri del greggio: sono stati effettuati test per verificare le denunce dei residenti che hanno intasati i centralini comunali e della protezione civile.
Il ministro della Sicurezza Interna Janet Napolitano e la collega dell'Epa Lisa Jackson oggi raggiungono il ministro dell'Interno Ken Salazar che è già sul posto. Per la casa Bianca, commenta oggi il Washington Post, la marea nera presneta un problema non solo ambientale ma anche politico: il presidente solo qualche settimana fa aveva dato vita a un impopolare, tra gli ambientalisti, programma di trivellazioni offshore. Le preoccupazioni dei verdi si sono i questi ultimi giorni rivelate fondate. Obama ha promesso ai governatori ogni risorsa disponibile, Bobby Jindal, della Louisiana, ha chiesto fondi per mobilitare 6.000 uomini della Guardia Nazionale. Tocca a Bp, le cui azioni hanno perso ieri l'8 per cento sui mercati, in prima battuta contenere il disastro, ma ora che la marea nera ha toccato terra, le risorse private non bastano.
2010-04-17 17 Aprile 2010 MINACCIA SULL'EUROPA La nube cancella 16mila voli Nord Italia a terra fino a lunedì Lo spazio aereo in tutti gli aeroporti del Nord Italia resterà chiuso sino alle 8 di lunedì mattina, dal termine che era già stato fatto slittare alle 20 di oggi, mentre la nube di cenere vulcanica che arriva dall'Islanda ha provocato lo stop a quasi tre voli su quattro in Europa, lasciando a terra migliaia di passeggeri in tutto il mondo. L'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), nel suo nuovo comunicato, ha attribuito la sua decisione al fatto che non si è verificato alcun miglioramento nelle condizioni negative provocate dalla nube ma ha aggiunto che al momento "non è invece necessario procedere all'allargamento del blocco per ulteriori spazi aerei italiani", come invece paventato da una precedente nota. Il caos nel trasporto aereo - il peggiore dagli attentati dell'11 settembre 2001 - proseguirà per almeno altre 24 ore, secondo quanto comunicato dall'agenzia del controllo aereo europeo Eurocontrol. L'agenzia ha aggiunto che gli aerei restano a terra nella maggior parte degli scali dell'Europa settentrionale e centrale, mentre si continua a volare in Spagna, nell'Italia centro-meridionale, in Bulgaria, Grecia e Turchia. In tutto, ha detto Eurocontrol, ci dovrebbero essere oggi nello spazio aereo europeo solo 6.000 voli sui 22.000 che normalmente vengono effettuati. "Le previsioni suggeriscono che la nube di cenere vulcanica persisterà e che l'impatto proseguirà per almeno 24 ore", si legge in una nota di Eurocontrol. Gravi disagi si registrano in praticamente tutti gli aeroporti italiani. Dai collegamenti dei tg si vedono persone in attesa negli aeroporti milanesi e in quelli di Torino e di Venezia, mentre una nota di Telenews segnala lunghe file davanti ai check-in anche negli aeroporti romani di Ciampino e Fiumicino dove, oltre a tutti collegamenti con il Nord Europa, sono stati cancellati i voli per Genova, Torino, Milano, Bergamo, Venezia, Bologna. Dall'aeroporto di Fiumicino, nodo centrale italiano, sinora sono stati cancellati 125 voli, ma, precisa l'Enac, lo scalo romano resta aperto. Il sostanziale blocco del trasporto aereo, ha provocato fortissimi disagi anche a quello ferroviario, con le stazioni prese d'assalto dai passeggeri rimasti a terra negli aeroporti del nord e da quelli che nel nord del Paese si dovevano recare. Particolarmente grave appare la situazione alla stazione centrale di Milano, città presa d'assalto anche da turisti esteri per il Salone del mobile. Immagini tv mostrano lunghissime code di passeggeri in attesa, con la maggior parte dei posti in treno andati ormai esauriti. La nube, che fluttua nello strato più alto dell'atmosfera, potrebbe causare danni ai motori degli aerei e sta costando centinaia di milioni di dollari alle compagnie aeree. Con la nube che continua ad espandersi, oggi anche la Bielorussia ha annunciato la chiusura dello spazio aereo, mentre l'Ucraina ha chiuso l'aeroporto di Kiev insieme ad altre tre stazioni aeroportuali nazionali. In Gran Bretagna, dove il divieto al volo è stato esteso sino a domattina, il controllo aereo ha dichiarato oggi che "le attuali previsioni mostrano che la situazione è in peggioramento nel corso della giornata". Gli aeroporti restano chiusi in Gran Bretagna, Francia, Germania, Danimarca, Svezia e Olanda e resteranno a terra gli aerei anche in Ungheria e parte della Romania. A Singapore, uno dei principali snodi mondiali per il traffico aereo diretto in Europa, finora sono stati cancellati 22 voli, con i passeggeri che affollano l'aerostazione perché non ci sono più posti in albergo. L'autorità militare Usa ha dovuto cambiare i percorsi di molti voli, fra i quali quelli per l'evacuazione dei feriti in Afghanistan e Iraq, secondo quanto riferito da un portavoce del Pentagono. Secondo l'associazione che raggruppa le compagnie aeree, la Iata, il caos per la nube sta costando alle compagnie più di 200 milioni di dollari al giorno. I vulcanologi sostengono che, se l'eruzione continuerà, la nube potrà causare problemi al traffico aereo per un periodo fino a sei mesi. Oltre ai problemi al traffico aereo, le autorità sanitarie mondiale hanno detto che la polvere vulcanica potrebbe causare danni alle persone con difficoltà respiratorie.
17 Aprile 2010 LA MAPPA Il mondo fa i conti con 600 vulcani in attività Quale sarà il prossimo? E quando potrebbe accadere? Domande a cui nessuno può rispondere perché l’eruzione di un vulcano dipende da una serie di fattori collegati al movimento della crosta terrestre che "maturano" nel lungo periodo. Anche forti terremoti come quelli accaduti di recente ad Haiti e in Cile possono a loro volta innescare reazioni a catena con altri terremoti ed eruzioni che però potrebbero richiedere anni. È per questa ragione che gli scienziati considerano "attivi" i vulcani che hanno eruttato almeno una volta negli ultimi 10mila anni: se ne contano circa 1.500, mentre sono circa 600 quelli che hanno eruttato negli ultimi seimila anni (il periodo comunemente conosciuto come storia). In ogni istante dato, in genere, eruttano nel mondo tra i 10 e i 20 vulcani, più raramente si è arrivati a punte di 50 vulcani contemporaneamente. Ad esempio, l’ultimo bollettino settimanale dello Smithsonian Institute registrava tra il 7 e il 13 aprile eruzioni in corso in 18 vulcani, tra cui anche l’Etna. Proprio l’Etna è considerato il secondo vulcano più attivo al mondo, preceduto dal Kilauea (Hawaii) e seguito dal Piton de la Fournaise sull’isola di La Réunion. Europa. In Europa i vulcani in attività sono concentrati tra Islanda, Italia e Grecia. L’Islanda in particolare è considerata il paradiso dei vulcanologi, essendo il suo territorio formatosi proprio su una serie di vulcani alla congiunzione tra le placche tettoniche americana ed euroasiatica. Su un territorio pari a quello dell’intera Italia settentrionale ci sono qualcosa come 31 vulcani in attività. In Italia, oltre all’Etna, sono sotto osservazione Vesuvio e Isole Eolie (Vulcano, Stromboli e Lipari), mentre la Grecia ne ha quattro. Asia. Un caso tutto particolare è quello dell’Indonesia, dove c’è una concentrazione enorme di vulcani: dal 1900 ad oggi sono stati ben 63 ad eruttare. Il più famoso di tutti è comunque Tambora, la cui eruzione del 1815 fu una delle più devastanti della storia e fu ritenuta responsabile di conseguenze climatiche che portarono a definire il 1816 l’"anno senza estate". Nell’Oceano Pacifico ci sono altri importanti vulcani in Papua Nuova Guinea (7), Filippine (3), Vanuatu (3), Isole Tonga (1) e le Hawaii, dove oltre al già citato Kilauea c’è quello di Mauna Loa. Kamchatka. La penisola della Kamchatka, nell’estremo oriente russo a poca distanza dal Giappone, è uno dei luoghi di massima attività vulcanica al mondo: lo Smithsonian Institute ne elenca ben 109 posizionati su una striscia lunga 700 chilometri: 30 di loro hanno registrato eruzioni in anni recenti. La Kamchatka è anche la regione con la più alta frequenza di grandi eruzioni esplosive. Oceano Indiano. Qui troviamo il già citato Piton de la Fournaise, che dal 1640 ha fatto registrare oltre 150 eruzioni. Nella regione è sotto osservazione anche il Karthala, nelle Isole Comore. Alaska.Anche in questa regione c’è un’importante concentrazione di vulcani, ma sono nove quelli maggiormente sotto osservazione. Nell’aprile 2009 c’è stata una forte eruzione del Redoubt (3108m slm), la cui esplosione ha sparato ceneri a oltre 20 chilometri di altezza. America centrale.Qui i vulcani sono divisi tra quattro Paesi: il più ricco è senz’altro il Messico, che ne conta ben 14 con eruzioni recenti. Il più famoso è il Popocatepetl, il cui cratere è a oltre 5mila metri di quota e la cui frequenza di eruzioni è impressionante. Altri tre vulcani attivi si trovano in Guatemala, altri 5 in Costa Rica, dove l’Arenal sta eruttando in questi giorni. Ci sono poi i Caraibi, che ospitano molti crateri, ma il più importante è è il Soufriere Hills a Montserrat, la cui prima eruzione nella storia è iniziata nel 1995 ed è tuttora in corso. America Meridionale.Le attività vulcaniche sono qui concentrate in Colombia ed Ecuador. Nel primo Paese ci sono 6 vulcani sotto osservazione: il Galeras ha avuto una forte eruzione nel gennaio di quest’anno che ha fatto seguito a quella del novembre scorso quando furono evacuati decine di villaggi nell’area circostante. Nel 2007 si è risvegliato anche il Nevado del Huila dopo 500 anni. In Ecuador ci sono invece tre importanti vulcani in attività, tra cui il Tungurahua, 5023 metri di altitudine, con l’ultima forte eruzione esplosiva registrata giusto un anno fa. Riccardo Cascioli
17 Aprile 2010 La "lezione del vulcano islandese" L'illusione tecnologica: imbrigliare la natura Una nuvola di cenere e mezza Europa si blocca. Chiudere gli spazi aerei è stata senz’altro cosa saggia viste le possibili conseguenze per la sicurezza, eppure tra noi tutti prevalgono generalmente incredulità e sgomento per un fatto che appare incomprensibile: come mai le nostre tecnologie così sofisticate, le nostre potenti e ramificate infrastrutture si dimostrano così vulnerabili? Del resto, su scala ben più ridotta, è una questione che si ripropone spesso: lo scorso dicembre l’eccessivo freddo provocò il blocco di quattro treni nel tunnel della Manica; in marzo 50 navi restarono bloccate tra i ghiacci del Mar Baltico; e anche in Italia episodi di treni bloccati dal ghiaccio o dall’eccessivo calore non sono rari. Per non parlare dell’incidente accaduto la scorsa settimana al treno in Val Venosta o del ciclico riproporsi di terremoti e alluvioni che in pochi istanti spazzano via vite e strutture. In questi casi è poi diventata usuale la caccia al responsabile e all’incompetente di turno. In realtà il problema non sta nella tecnologia e neanche, salvo alcuni casi, in chi la maneggia. Il problema sta piuttosto nella nostra concezione di natura che è andata sviluppandosi in coincidenza del grande progresso scientifico e tecnologico del ventesimo secolo. Siamo pervasi di uno strano senso di onnipotenza che ci dà l’illusione di poter governare la natura a nostro piacimento, fino a pensare di poter decidere il clima per decreto legge. Così ad esempio è diffusa l’idea che la natura sia sostanzialmente statica, che abbia un suo equilibrio normale. E solo fattori esterni, ad esempio l’intervento umano, possono provocare cambiamenti di questo equilibrio. L’equilibrio della natura viene così fatto coincidere con le medie e le probabilità, al punto che ogni discostamento dalla media genera allarme. È un errore di prospettiva che costò caro anche ad Adolf Hitler – un altro che di onnipotenza se ne intendeva –, il quale attaccò la Russia perché i meteorologi del Terzo Reich, in base agli studi statistici del passato, gli avevano garantito che dopo due inverni freddi consecutivi sarebbe stato impossibile averne un terzo. E invece il 1941 fu l’anno più freddo del secolo e quell’inverno si rivelò particolarmente rigido oltre che in anticipo. Così la natura ricordò alla sua maniera che non è la probabilità a guidarla. Allo stesso modo terremoti e vulcani accadono perché la natura è dinamica, e la crosta terrestre è da sempre in continuo movimento. Un evento come quello di questi giorni può essere allora "provvidenziale" perché ci ricorda che lo stesso sviluppo tecnologico ha la radice nel riconoscimento della superiore potenza della natura, le cui caratteristiche fondamentali sono l’unicità e la variabilità. Per questo nel corso dei millenni l’uomo, con la sua intelligenza, ha tentato di sviluppare dei sistemi di adattamento alle diverse condizioni climatiche e ambientali, a cominciare dal riparo: dalla grotta si è passati alla palafitta e via via lungo i millenni fino alle attuali abitazioni costruite con sistemi anti-sismici. Le nostre sofisticate infrastrutture tecnologiche sono utilissime in questa opera di adattamento, ma guai a dimenticare il nostro limite. Chi pensa, o induce a pensare, di poter "normalizzare" la natura e, più in generale, di poter controllare la realtà, prepara solo tragedie: non possiamo imprigionare i fiumi, fermare le coste, costruire sui vulcani e lungo le rive, far crescere città prevedendo solo asfalto e cemento, stabilizzare il clima e il livello dei mari, impedire terremoti ed eruzioni vulcaniche. Accettare qualche giorno di disagio (e anche perdite economiche che vanno messe nel conto) per gli aerei costretti a terra è il primo passo per ritrovare la giusta prospettiva. Cioè, quella più aderente alla realtà. Riccardo Cascioli
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2011-05-06 PDl: "RISPETTATE PREROGATIVE PARLAMENTO E CAPO DELLO STATO" Rimpasto, Napolitano: "Cambiata la maggioranza, parlino le Camere" Il capo dello Stato riceve i vertici Rai:"Dare informazione sul voto". La tv pubblica: "Subito gli spot" * NOTIZIE CORRELATE * Governo, ok alla nomina di 8 nuovi sottosegretari (5 maggio 2011) * Pionati, il grande sacrificato: " Non mi metto in coda con gli assatanati" (6 maggio 2011) PDl: "RISPETTATE PREROGATIVE PARLAMENTO E CAPO DELLO STATO" Rimpasto, Napolitano: "Cambiata la maggioranza, parlino le Camere" Il capo dello Stato riceve i vertici Rai:"Dare informazione sul voto". La tv pubblica: "Subito gli spot" Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un'immagine d'archivio (Ansa) Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un'immagine d'archivio (Ansa) MILANO - Con le nuove nomine dei sottosegretari la maggioranza si è allargata, è diversa "rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche" e "spetta ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo". È quanto chiede, in una nota, il presidente de1lla Repubblica Giorgio Napolitano. La nota dà conto del fatto che Napolitano ha ieri proceduto alla firma dei decreti di nomina di nove sottosegretari di Stato, la cui scelta rientra come è noto "nella esclusiva responsabilità del Presidente del Consiglio dei ministri". "Il Capo dello Stato ha in pari tempo rilevato che sono entrati a far parte del Governo esponenti di Gruppi parlamentari diversi rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche - ha concluso la nota -. Spetta ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo. BERLUSCONI - Chi ha avuto modo di sentire il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dice che il premier avrebbe manifestato il suo stupore per la posizione del Colle. Nel Pdl c'è qualcuno che interpreta il monito quirinalizio come un affondo che cade proprio alla vigilia di un voto, quello amministrativo, molto delicato per la tenuta della coalizione. Dalle parti di via dell'Umiltà si sottolinea che sempre è stata rispettata la volontà del Colle e quella del Parlamento con più di una verifica, per questo non si riesce a capire l'opportunitá di un intervento proprio adesso. "Numerosi voti di fiducia, a partire da quello della svolta del 14 dicembre, hanno chiarito il quadro politico, con ripetute verifiche nelle sedi parlamentari. Le nomine di governo sono giunte dopo queste diverse votazioni e nel pieno ed assoluto rispetto delle norme costituzionali e delle prerogative del Capo dello Stato" affermano in una nota congiunta i presidenti dei gruppi Pdl di Senato e Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, e i vicepresidenti vicari, Gaetano Quagliariello e Massimo Corsaro. BOSSI - "Il premier ha la competenza per nominare i sottosegretari, la legge dice che può farlo, perché si dovrebbe passare dal Parlamento. Le leggi si applicano?" afferma Umberto Bossi, venerdì sera a Novara, a proposito dell'invito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a investire le Camere sull'allargamento della squadra di governo. E i Responsabili? "Sono un gruppo che ha votato. Berlusconi ha fatto bene a premiarli" ha concluso Bossi. CASO RAI - Il Presidente della Repubblica ha anche affrontato con il presidente e il direttore generale della Rai - Paolo Garimberti e Lorenza Lei - le questioni relative "alla piena e tempestiva attuazione del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e alla necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria". Lo si legge in una nota del Quirinale. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - si legge nella nota diffusa dalla Presidenza della Repubblica - ha venerdì ricevuto al Quirinale il presidente della Rai, Paolo Garimberti, e il nuovo direttore generale, Lorenza Lei, nominata all'unanimit… dal Consiglio di amministrazione. Il Capo dello Stato si è complimentato con la dottoressa Lei per l'ampia fiducia accordatagli e le ha formulato gli auguri di buon lavoro al servizio dell'emittente radiotelevisiva pubblica. Napolitano ha, nell'occasione, affrontato con il presidente e il direttore generale della Rai le questioni relative alla piena e tempestiva attuazione del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e alla necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria. La Rai informa dopo il sollecito di Napolitano annuncia che già da venerdìa sera comincerà la messa in onda degli spot informativi sui temi referendari che terminerà lunedì 13 giugno. È quanto si legge in un comunicato di viale Mazzini. DI PIETRO - "Dopo l'ennesimo tentativo di truccare le carte e di truffare gli italiani con il regolamento beffa varato l'altro giorno dalla Commissione di Vigilanza, che rinviava di ulteriori quindici giorni l'informazione della tv pubblica sugli imminenti referendum, era doveroso l'intervento del Capo dello Stato" afferma in una nota il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, commentando il monito di Napolitano. "E sarà - aggiunge - ancor più doveroso il suo intervento quando gli si presenterà la legge-truffa sul nucleare che il governo sta tentando di varare per impedire il referendum. Ci auguriamo che, anche in quell'occasione, il Capo dello Stato eserciti la sua funzione di garante della Costituzione e non permetta la promulgazione di una legge che espropria i cittadini del diritto di voto e consente poi di costruire una decina di centrali nucleari contro la volontà degli italiani". Redazione online 06 maggio 2011
2011-04-05 Lo scrive la stampa nipponica Radiottività in mare 7,5 milioni di volte superiore ai livelli normali Misurazione di fronte al reattore 2, prima che la Tepco riversasse acqua contaminata nell'Oceano Pacifico Lo scrive la stampa nipponica Radiottività in mare 7,5 milioni di volte superiore ai livelli normali Misurazione di fronte al reattore 2, prima che la Tepco riversasse acqua contaminata nell'Oceano Pacifico (Ap) (Ap) TOKYO - Lo iodio radioattivo trovato nell'acqua marina dinanzi al reattore numero 2 dell'impianto atomico di Fukushima, in Giappone, è 7,5 milioni di volte superiore al limite legale. Lo scrive la stampa nipponica, precisando che il campione è stato raccolto il 2 aprile e dunque prima che la società che gestisce la disastrata centrale, la Tepco, cominciasse a riversare tonnellate di acqua radioattiva nell'Oceano Pacifico. RILASCIO DI ACQUA CONTAMINATA - Il rilascio di acqua contaminata in mare è una violazione senza precedenti delle normative di sicurezza, ma è stato ritenuto inevitabile: il governo ha giustificato l'azione come una sorta di male minore; e nonostante il governo nipponico abbia assicurato che non c'è alcun rischio per la salute, la Corea del Sud ha già protestato ufficialmente. Intanto la società ha annunciato l'intenzione di pagare indennizzi, probabilmente a partire dalla fine del mese, ai residenti e agli agricoltori che abitano attorno all'impianto (rimborsi per le spese mediche, per il reddito perso a causa dell'evacuazione e per il costo della vita dopo le nuove linee guida imposte dal governo); ma non è chiaro dove l'azienda troverà i soldi considerato che continua ad affondare in borsa (oggi ha toccato il record storico negativo). E l'allarme cresce. La prefettura di Fukushima ha cominciato a misurare i livelli di radiazione nei campi da gioco delle scuole: nei prossimi due giorni, più di 1.400 scuole e asili nido saranno testati per rispondere al'ansia crescente dei genitori, ma il governo continua a ripetere che non ci dovrebbe essere alcun rischio se i bambini vengono tenuti fuori di una raggio di 30 km dall'impianto. TEST NELLE SCUOLE - Sono anche iniziati i test di radioattività in 1400 fra scuole materne, elementari e superiori della prefettura di Fukushima. I test, riferisce l'agenzia stampa Kyodo, sono stati autorizzati dalle autorità della prefettura su pressione dei genitori preoccupati dopo la riapertura della scuole il primo aprile. I test non riguardano la zona compresa nel raggio di 20 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima, che è stata evacuata dopo la fuoriuscita di radioattività seguita al terremoto e lo tsunami dell'11 marzo. Escluso anche l'anello successivo, fra i 20 e i 30 chilometri di distanza, dove è stato ordinato alla popolazione di rimanere chiusi in casa. Secondo le autorità non vi sono problemi nel far andare i bambini nelle scuole che si trovano oltre un raggio di 30 chilometri dalla centrale, ma questa rassicurazione non è parsa sufficiente ai genitori e sono stati quindi avviati i test nelle aule e i cortili esterni delle scuole. 05 aprile 2011
Diminuzione del 40% nella zona sotto osservazione Ozono, perdita record sull'Artico È stata registrata dal satellite Envisat dell'Agenzia spaziale europea. La causa: venti forti e inquinamento Diminuzione del 40% nella zona sotto osservazione Ozono, perdita record sull'Artico È stata registrata dal satellite Envisat dell'Agenzia spaziale europea. La causa: venti forti e inquinamento Un'immagine che evidenzia (in blu) il buco nell'ozono sopra l'area antartica. Anche sull'Artico è stata registrata una perdita record di questo gas essenziale per la vita sulla Terra (Reuters) Un'immagine che evidenzia (in blu) il buco nell'ozono sopra l'area antartica. Anche sull'Artico è stata registrata una perdita record di questo gas essenziale per la vita sulla Terra (Reuters) ROMA - Una perdita record di ozono sull'Artico è stata registrata in marzo dal satellite Envisat dell'Agenzia spaziale europea (Esa). Il fenomeno è stato causato da venti molto forti che hanno isolato la massa atmosferica sul Polo Nord, generando temperature molto basse. Questa massa d'aria fredda, per effetto della luce solare, ha rilasciato in marzo prodotti dei clorofluorocarburi (Cfc), come atomi di cloro e bromo, veri e propri distruttori dell'ozono, un gas che è fondamentale per la vita sulla Terra. Grazie alla sua capacità di assorbire la luce ultravioletta, lo strato di ozono che avvolge la stratosfera consente di limitare l'azione nociva dei raggi UvB provenienti dal sole. CALO DEL 40% - "Le osservazioni compiute dal suolo e attraverso palloni aerostatici al di sopra dell'Artico oltre che da satelliti rivelano che la colonna di ozono ha registrato una diminuzione di circa il 40% in questa zona tra l'inizio dell'inverno e la fine del mese di marzo", ha spiegato l'Omm in un comunicato. "Il precedente record sulla diminuzione di ozono era del 30% sui quattro mesi invernali". Redazione online 05 aprile 2011
2011-04-04 il rilascio volontario programmato per martedì Giappone,la Tepco annuncia: "In mare 15.000 tonnellate di acqua radioattiva" Tentativo di dare un'accelerata ai lavori per riportare sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima * NOTIZIE CORRELATE * Fukushima, è fallito il tentativo di tappare la falla con il calcestruzzo (3 aprile 2011) il rilascio volontario programmato per martedì Giappone,la Tepco annuncia: "In mare 15.000 tonnellate di acqua radioattiva" Tentativo di dare un'accelerata ai lavori per riportare sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima (Epa) (Epa) TOKYO - La Tepco, il gestore dell'impianto nucleare di Fukushima, ha reso noto che da martedì potrebbe riversare nell'oceano Pacifico 15.000 tonnellate di acqua radioattiva. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Tepco ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa, che il rilascio volontario di acqua radioattiva rientra nel tentativo di dare un'accelerata ai lavori per riportare la centrale nucleare di Fukushima sotto controllo. BASSA RADIOATTIVITÀ - La quantità totale di liquidi contaminati potrebbe essere di 15.000 tonnellate, con una concentrazione di radiazioni stimata in circa 100 volte il limite legale, quindi a un livello "relativamente basso", secondo la compagnia. L'eccessivo accumulo di acqua, presente in diverse parti dell'impianto, comprese quelle vicino a reattori e turbine, ha ostacolato i lavori della messa in sicurezza. Lo scarico in mare, ad ogni modo, è un piano estremo in quanto la Tepco non riesce a trovare spazi sufficientemente grandi nei quali poterla trasferire. INIETTATO COLORANTE - Nel frattempo i lavoratori della centrale hanno provato lunedì mattina a usare un colorante lattiginoso per individuare il percorso dell'acqua altamente radioattiva che si sta sversando nel Pacifico dalla falla di 20 centimetri scoperta sabato. L'acqua radioattiva si sta raccogliendo intorno alle turbine dei tre reattori danneggiati della centrale impedendo agli operai di accendere i sistemi di raffreddamento. STOP NUCLEARE - Il governo giappone potrebbe rivedere i sui impegni sul fronte della riduzione delle emissioni di gas ad effetto alla luce del default che ha riguardato alcune centrali nucleari dopo il terremoto e il conseguente tsunami. "La decisione di ritoccare gli obiettivi previsti con un taglio del 25% delle emissioni entro il 2020 - ha lasciato trapelate il capo gabinetto del governo nipponico Yukio Edano - dipenderà dalla capacità del Giappone di affrontare l'incidente che ha riguardato i reattori di Fukushima". Redazione online 04 aprile 2011
2011-04-03 Continuano le operazione per portare in sicurezza la centrale di Fukushima Giappone, fallito il tentativo di tappare la falla con il calcestruzzo Trovati morti due operai della centrale, di 24 e 21 anni, scomparsi dal giorno del sisma * NOTIZIE CORRELATE * Tepco: "In mare perdita radioattiva" (2 aprile 2011) * Giappone, il cagnolino alla deriva salvato tre settimane dopo lo tsunami (2 aprile 2011) Continuano le operazione per portare in sicurezza la centrale di Fukushima Giappone, fallito il tentativo di tappare la falla con il calcestruzzo Trovati morti due operai della centrale, di 24 e 21 anni, scomparsi dal giorno del sisma Una manifestazione di protesta a Tokyo (Afp) Una manifestazione di protesta a Tokyo (Afp) TOKYO (Giappone) - Gli ingegneri al lavoro nella centrale di Fukushima Daiichi non sono ancora riusciti a tappare la crepa da cui viene riversata acqua radioattiva nel Pacifico, ma hanno annunciato che in un'ispezione portata a termine domenica non sono state trovate altre falle. Si pensa che la lunga crepa da 20 centimetri sia stata causata dal terremoto di magnitudo 9.0 dello scorso 11 marzo, che ha anche determinato lo tsunami. I lavoratori hanno provato a riempirla con calcestruzzo, ma non sono riusciti a farlo asciugare. Adesso hanno in programma di iniettare un polimero in grado di assorbire enormi quantità di acqua estendendosi di 50 volte rispetto alle sue dimensioni originarie. OPERAI - Intanto due operai della centrale nucleare di Fukushima, scomparsi dal giorno del sisma sono stati ritrovati morti, sempre nello stesso sito. Sulla base di quanto riferito in conferenza stampa dalla Tepco, il gestore dell'impianto, i due, di 24 e 21 anni, sarebbero deceduti per le ferite multiple riportate associate a tracce di annegamento. Le analisi fatte dai medici legali hanno ipotizzato la morte poco più di un'ora dopo il terremoto, avvenuto alle ore 14.46 dell'11 marzo, cui è seguito il devastante tsunami. I loro corpi sono stati trovati mercoledì e poi ripuliti e decontaminati, visto che l'impianto continua a rilasciare forti dosi di radiazione in quella che è la peggiore crisi nucleare del Giappone. Redazione online 03 aprile 2011
2011-04-02 GIappone - il SEGRETARIO all'Energia degli Stati Uniti: "GRAVI DANNI Ai due NOCCIOLI" La Tepco annuncia: "Individuata la perdita di acqua radioattiva" La fuoriuscita fino al mare dal reattore 2 della centrale di Fukushima * NOTIZIE CORRELATE * Giappone, le radiazioni in mare 3.355 volte superiori alla norma (30 marzo 2011) * Tracce di iodio in Italia. "Ma non si corrono rischi" (29 marzo 2011) * Fukushima, allarme al reattore 2 (27 marzo 2011) * GIappone - il SEGRETARIO all'Energia degli Stati Uniti: "GRAVI DANNI Ai due NOCCIOLI" La Tepco annuncia: "Individuata la perdita di acqua radioattiva" La fuoriuscita fino al mare dal reattore 2 della centrale di Fukushima Uomini della guardia costiera traggono in salvo un cane (Ap) Uomini della guardia costiera traggono in salvo un cane (Ap) TOKYO - La Tepco ha reso noto di aver individuato la perdita al reattore n.2 della centrale di Fukushima dalla quale c'è la fuoriuscita di acqua radioattiva che si riversa poi in mare. I NOCCIOLI - Intanto secondo il segretario all'Energia degli Stati Uniti, Steven Chu, la situazione nella centrale giapponese di Fukushima sta migliorando. Le informazioni fornite dalle autorità giapponesi indicano che i noccioli di tutti i reattori sono stati nuovamente coperti d'acqua e le vasche di combustibile esausto sono "ora sotto controllo". Eppure almeno due dei noccioli sarebbero stati in parte gravemente danneggiati. Secondo Chu, premio Nobel per la fisica, a subire gravi danni è stato circa il 70% del nocciolo di un reattore e il 30% di un altro. Queste stime secondo Chu sono però solo indicative perché gli alti livelli di radiazioni impediscono al lavoratori di controllare con attenzione le unità. Gli ufficiali della Tepco e dell'agenzia di sicurezza nucleare giapponese non confermano la valutazione. VISITA DEL PREMIER - Il premier giapponese Naoto Kan si è recato sabato, per la prima volta in tre settimane, nella regione nord-orientale del Paese devastata l'11 marzo scorso dal sisma di magnitudo 9 e dallo tsunami. Kan è arrivato su un elicottero militare nel piccolo porto di Rikuzentakata, nella prefettura di Iwate, dove sono morte circa 1.000 persone e altre 1.300 risultano disperse. Il premier ha incontrato i vigili del fuoco volontari, quindi ha visitato un centro di accoglienza per sfollati. "Una persona che aveva la sua abitazione sulla riva ha chiesto dove potrebbe ricostruire una casa - ha poi raccontato Kan - ho risposto che 'il governo farà tutto il possibile per aiutarlì". Kan incontrerà più tardi nella prefettura di Fukushima le squadre di soccorso impegnate nella centrale nucleare Fukushima Daiichi. Il premier aveva annullato il 21 marzo scorso la visita in programma nel nord-est del Paese, per le cattive condizioni meteorologiche. Il 12 marzo, all'indomani del sisma e dello tsunami, aveva sorvolato in elicottero la centrale di Fukushima per capire quali danni avesse subito. Redazione online 02 aprile 2011
2011-04-01 La tepco conferma: "nella alda sotto il reattore radioattività abnorme" I 300 di Fukushima: "Moriremo tutti" I tecnici, soldati, ingegneri e pompieri che lavorano alla centrale sono tutti convinti di morire per le radiazioni * NOTIZIE CORRELATE * Giappone, le radiazioni in mare 3.355 volte superiori alla norma (30 marzo 2011) * Tracce di iodio in Italia. "Ma non si corrono rischi" (29 marzo 2011) * Fukushima, allarme al reattore 2 (27 marzo 2011) * La tepco conferma: "nella alda sotto il reattore radioattività abnorme" I 300 di Fukushima: "Moriremo tutti" I tecnici, soldati, ingegneri e pompieri che lavorano alla centrale sono tutti convinti di morire per le radiazioni (Ansa) (Ansa) MILANO - Sono convinti che moriranno tutti a seguito dell'esposizione alle radiazioni. Ma questa non li ferma. Continuano a svolgere il loro compito. I 300 tecnici, ingegneri, soldati e vigili del fuoco impegnati da settimane nella centrale nucleare di Fukushima per scongiurare una fusione si aspettano di morire, dopo essere stati esposti più volte a livelli di radioattività altamente pericolosi. LA CONFESSIONE - "Mio figlio e i suoi colleghi hanno discusso a lungo e si sono impegnati a morire, se necessario a lungo termine", ha detto la mamma di uno del gruppo, citata oggi dal quotidiano britannico "Telegraph". Il gruppo è stato ribattezzato dalla stampa nipponica "Fukushima 50", perchè furono 50 i lavoratori rimasti nell'impianto dopo l'incendio scoppiato al reattore 4 il 15 marzo scorso, mentre gli altri 750 vennero fatti sgomberare. RADIOATTIVITA' ABNORME - Nel frattempo, la Tepco in una nota ha confermato la validità delle analisi annunciate la scorsa notte e messe in dubbio dall'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare: la quantità di iodio radioattivo nella falda sotto il reattore numero 1 di Fukushima presenta valori abnormi di radioattività, pari a 10.000 volte i limiti legali. Redazione online 01 aprile 2011
per ora falde acquifere non contaminate "Crisi ben lontana dall'essere risolta" Il premier giapponese: "E' difficile dire quando la crisi potrebbe avere una fine" * NOTIZIE CORRELATE * Giappone, le radiazioni in mare 3.355 volte superiori alla norma (30 marzo 2011) * Tracce di iodio in Italia. "Ma non si corrono rischi" (29 marzo 2011) * Fukushima, allarme al reattore 2 (27 marzo 2011) * per ora falde acquifere non contaminate "Crisi ben lontana dall'essere risolta" Il premier giapponese: "E' difficile dire quando la crisi potrebbe avere una fine" Il premier nipponico, Naoto Kan (Reuters) Il premier nipponico, Naoto Kan (Reuters) MILANO - La crisi nucleare in Giappone è ben lontana dall'essere risolta. La situazione alla centrale nucleare di Fukushima infatti "è ancora da stabilizzare" ha detto il premier nipponico, Naoto Kan, secondo cui "è difficile dire quando la crisi potrebbe avere una fine". I giapponesi non corrono alcun rischio di essere esposti a tassi pericolosi di radioattività se seguono i consigli del governo ha aggiunto Kan. FALDE ACQUIFERE - Livelli di radiazioni oltre i limiti imposti dal governo giapponese sono però filtrati nelle falde acquifere sotto la centrale nucleare di Fukushima, ma gli esperti sostengono che è improbabile che vengano contaminate le forniture di acqua. Almeno, è quanto sostiene Seiki Kawagoe, professore di scienze ambientali all'università di Tohoku, secondo cui le sostanze radioattive non dovrebbero contaminare l'acqua potabile, visto che le radiazioni tendono a dissiparsi velocemente nel terreno così come fanno nell'acqua marina. Ci sono però due modi in cui lo iodio radioattivo può colpire l'acqua potabile nel caso in cui la concentrazione sia alta abbastanza. Primo se la sostanza filtra nei pozzi dell'area. L'altra paura è che l'acqua contaminata della centrale possa filtrare nelle vie d'acqua sotterranee ed eventualmente nei fiumi da cui viene presa l'acqua potabile. Nella zona ci sono due impianti che filtrano l'acqua, ma entrambi sono stati chiusi perché si trovano nell'area evacuata attorno all'impianto di Fukushima. Uno prende l'acqua dal fiume Kido, nel sud, l'altro dalla falda sotto a Odaka, al nord. Entrambe si trovano a diversi chilometri dalla costa. "Quando la gente tornerà nell'area testeremo l'acqua per esseri sicuri che non sia contaminata". Queste le parole di Masato Ishikawa, un funzionario della divisione cibo e sanità della prefettura di Fukushima. POMPE PER CALCESTRUZZO - Intanto due gigantesche pompe per calcestruzzo, le più grandi del mondo nel suo genere, partiranno presto dagli Stati Uniti dirette verso il Giappone. Aiuteranno a versare acqua sui reattori danneggiati della centrale atomica di Fukushima Daiichi, quella più distrutta dal terremoto e soprattutto dal successivo tsunami dell'11 marzo. I due macchinari sono normalmente utilizzati per spruzzare calcestruzzo per costruire grattacieli, ponti e altri progetti; questa volta però inizieranno a sparare acqua e solo se si renderà necessario coprire un reattore con cemento, metodo utilizzato a Chernobyl nel 1986, passeranno all'utilizzo originale. Le pompe sarebbero in grado di farlo, spiega Kelly Blickle, portavoce della Putzmeister America, azienda tedesca che le ha prodotte. Fu proprio questa ditta infatti a fornire le macchine per il disastro in Ucraina. CARNE DI MANZO - Nessuna sostanza radioattiva è invece stata rilevata dalle nuove analisi della carne proveniente dall'area di Fukushima che, appena giovedì notte, era stata indicata contaminata con livelli "abnormi" di cesio. Redazione online 01 aprile 2011
2011-03-30 Da uno studio americano di Pew Charitable Trusts Rinnovabili: Italia ai vertici mondiali per gli investimenti privati Grazie anche agli incentivi capacità di attirare capitali stranieri. E per il 2020 previsti 68 miliardi di euro * NOTIZIE CORRELATE * Il rapporto 2010 di Pew * Solare: nel 2010 boom degli investimenti con il decreto salva-Alcoa, di M. Mucchetti (21 marzo 2011) Da uno studio americano di Pew Charitable Trusts Rinnovabili: Italia ai vertici mondiali per gli investimenti privati Grazie anche agli incentivi capacità di attirare capitali stranieri. E per il 2020 previsti 68 miliardi di euro (Ap) (Ap) MILANO – L’Italia è la prima nazione al mondo in cui la produzione di energia solare ha raggiunto la parità di prezzi rispetto alle altre fonti di energia. Grazie agli incentivi, ovviamente. È uno dei dati contenuti nel rapporto 2010 sugli investimenti in energia rinnovabile nei Paesi del G-20 presentato da Pew Charitable Trusts, organizzazione americana no-profit di informazione sull’energia pulita, dati raccolti e riesaminati dalla società di ricerche di mercato Bloomberg New Energy Finance. L’Italia nel 2010 è stata capace di porsi al quarto posto mondiale, dietro Cina, Germania e Stati Uniti, come capacità di attirare investimenti privati nel settore delle rinnovabili, scalando in un solo anno ben quattro posizioni. Sono stati ben 13,9 i miliardi di dollari (pari a 10,45 miliardi di euro, a un cambio euro/dollaro medio del 2010 di 1,33) che sono stati investiti da privati sul suolo italiano nelle rinnovabili, con solare (6,47 miliardi di euro) ed eolico (3,38 miliardi) a spartirsi la quasi totalità della torta. In un solo anno gli investimenti in questo settore sono cresciuti del 124%, continua l’analisi presentata in anteprima a Corriere.it da Phyllis Cuttino, direttore del programma energia pulita di Pew. INCENTIVI - Dati che per il 2011 vengono ora posti sotto un enorme punto interrogativo, dato il taglio agli incentivi per il fotovoltaico annunciati dal governo italiano, ma che, dopo le grandi proteste non solo da parte degli operatori del settore e dopo il disastro nucleare di Fukushima che ha costretto il governo ad annunciare a una moratoria di un anno al programma di rilancio atomico nazionale, sono in corso di revisione. La diminuzione degli incentivi, effettuata anche in Francia e Germania, ha messo in allarme l’industria mondiale del fotovoltaico già alla fine dello scorso anno – prima dell’ulteriore taglio agli incentivi italiani. Infatti il 2012 Solar Industry Outlook del PV Group annunciava che, poiché la Germania da sola nel 2010 valeva il 54% del mercato mondiale del fotovoltaico, seguita a distanza dall’Italia al secondo posto, il taglio degli incentivi o un tetto all’installazione di fotovoltaico in Germania avrebbe provocato un buco nello sviluppo di questo mercato, a meno che il resto dei principali Paesi non avessero aumentato del 100% nel 2012 rispetto a due anni prima la crescita delle installazioni fotovoltaiche. Una previsione in linea con quella di altri analisti finanziari. Dati e analisi di pochi mesi fa, ma che ora Fukushima fa apparire già obsoleti, anche se nessuno è in grado oggi di prevedere lo sviluppo futuro del mercato. INVESTIMENTI - Tornando al rapporto Pew, nel 2010 grazie all’investimento di 243 miliardi di dollari (circa 183 miliardi di euro, +630% rispetto al 2004) nel mondo sono stati aggiunti 40 gigawatt eolici e 17 solari, portando il totale mondiale di generazione di energia pulita a 388 GW, e di questi 16,7 GW sono in Italia. Pur se gli investimenti nel settore solare sono cresciuti globalmente del 53% nell’anno appena trascorso, l’eolico rimane il campo preferito dagli investimenti privati nei Paesi del G-20 (48%), mentre il solare segue con il 34%. OPPORTUNITÀ – L’energia pulita è sempre più un’opportunità, in modo particolare per l’Europa, dove nel 2010 sono stati investiti 94,4 miliardi di dollari (71 miliardi di euro) sui 243 mondiali. Lo stesso Pew Charitable Trusts, nel rapporto dello scorso dicembre Global Clean Power: A $2.3 trillion Opportunity, faceva ammontare – nello scenario più favorevole - a 705 miliardi di dollari entro il 2020 gli investimenti privati nell’Ue in progetti eolici, solari, biomasse, termovalorizzatori, mini idroelettrico, geotermico ed energia marina. E nello scenario meno favorevole dei tre ipotizzati, gli investimenti nelle fonti rinnovabili equivalgono comunque a 592 miliardi di dollari. Scenari che prevedono per le rinnovabili la moltiplicazione per tre della capacità installata mondiale attuale, portandola a 1.180 GW. Per l’Italia si parla della possibilità di attrarre investimenti fino a 68 miliardi di euro per il 2020. Un dato tre volte maggiore dell’investimento previsto – ai costi pre-Fukushima – per il programma nucleare italiano. Paolo Virtuani 30 marzo 2011
RICOVERATO il PRESIDENTE DELLA TEPCO: pressione arteriosa alta Giappone, le radiazioni in mare 3.355 volte superiori alla norma Il tasso di iodio oltre i limiti di legge: pesca vietata. Il governo ordina controlli in tutti i reattori * NOTIZIE CORRELATE * Tracce di iodio in Italia. "Ma non si corrono rischi" (29 marzo 2011) * Fukushima, allarme al reattore 2 (27 marzo 2011) * Giappone: sei giorni dopo la scossa già ricostruita un'autostrada (25 marzo 2011) RICOVERATO il PRESIDENTE DELLA TEPCO: pressione arteriosa alta Giappone, le radiazioni in mare 3.355 volte superiori alla norma Il tasso di iodio oltre i limiti di legge: pesca vietata. Il governo ordina controlli in tutti i reattori Hidehiko Nishiyama, vicedirettore dell'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese (Reuters) Hidehiko Nishiyama, vicedirettore dell'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese (Reuters) OSAKA - Il tasso di iodio radioattivo nel mare, a 300 metri dalla centrale nucleare giapponese di Fukushima, è 3.355 volte superiore al limite di legge. Lo ha reso noto l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese. Il vicedirettore dell'Agenzia, Hidehiko Nishiyama, ha minimizzato ricordando che la popolazione locale è stata allontanata e l'attività di pesca nella zona è stata vietata. Nishiyama ha però ammesso di non conoscere le cause dell'aumento del livello di radiazioni. Ed è l'ennesima incognita di questa sciagura. "Dobbiamo capire al più presto cosa ha determinato questo innalzamento", ha detto. ISPEZIONI A TUTTI REATTORI - Il governo giapponese, su iniziativa del ministero dell'Industria, ha disposto il controllo urgente di tutti i reattori nucleari del Paese per garantire che non si ripetano scenari come quelli che hanno portato al danneggiamento e alla "criticità" della centrale nucleare di Fukushima. Il ministro dell'Economia, Commercio e Industria, Banri Kaieda, ha inviato una lettera in tal senso ai vertici delle 9 società elettriche regionali nipponiche e a due operatori che gestiscono altri impianti nucleari. Il Giappone ha 54/55 reattori, tutti situati lungo la costa e disseminati su un arcipelago a fortissimo rischio sismico. L'iniziativa, in base a quanto spiegato da Kaieda nel corso di una conferenza stampa trasmessa in parte in tv, è nata dopo aver esaminato meccanismi e carenze che hanno portato alla crisi della centrale di Fukushima, la cui messa in sicurezza è ancora tutta da raggiungere. REATTORI DI FUKUSHIMA - Tra l'altro il Giappone sta anche valutando di coprire i tre reattori danneggiati della centrale nucleare di Fukushima, per ridurre le emissioni radioattive, e di utilizzare un'autocisterna per eliminare l'acqua contaminata presente nell'impianto. Stando a quanto riferito dal quotidiano nipponico Asahi Shimbun, il governo sta pensando di ricorrere a delle coperture speciali per i tetti e le pareti degli edifici esterni dei reattori 1, 3 e 4, con l'impiego di strumenti di aerazione per scongiurare accumulo di gas e nuove esplosioni. Un altro progetto riferito dal giornale prevede di ancorare un'autocisterna nell'Oceano Pacifico, vicino ai reattori 1 e 4, per eliminare l'acqua radioattiva trovata nelle sala macchine e in un tunnel situato vicino al reattore 2, che porta all'esterno dell'edificio. Interpellato a proposito, il portavoce del governo, Yukio Edano, ha risposto che il governo e gli esperti nucleari stanno valutando "tutte le soluzioni, anche quelle citate dalla stampa". Il governo degli Stati Uniti invierà un gruppo di robot in Giappone per aiutare a riprendere il controllo della centrale nucleare di Fukushima. Peter Lyons, assistente del segretario all'Energia, riferisce che in Giappone sarà inviato un carico di "robot resistenti alle radiazioni". Questi dispositivi sono in grado di lavorare in aree dove i livelli di radiazioni possono recare danni o addirittura uccidere una persona. I lavoratori impegnati nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono esposti a livelli molto alti di radiazioni e alcuni di loro sono già stati colpiti dalla contaminazione. Radioattività altissima PRESIDENTE TEPCO - Intanto Masataka Shimizu, presidente della Tepco, la società che gestisce la centrale nucleare giapponese di Fukushima, è stato ricoverato martedì sera in ospedale. Lo hanno rivelato i media locali, precisando che Shimizu, 66 anni, nei giorni scorsi si era assentato per problemi di salute: soffre di pressione arteriosa alta. Shimizu non appariva in pubblico dal 13 marzo, due giorni dopo il terremoto e il disastroso tsunami che si è abbattuto sul nord-est del Giappone. IL BILANCIO - Nel frattempo la polizia ha diffuso l'ultimo bilancio del terremoto e dello tsunami in Giappone: 11.232 i morti e 16.361 i dispersi. Solo nella provincia di Miyagi le vittime sono state 6.843. In quella di Iwate i morti accertati sono 3.301 mentre nella provincia di Fukushima sono 1.030. Redazione online 30 marzo 2011
a nube Rilevate in Lombardia, Liguria, Val d'Aosta, Piemonte, Friuli, Emilia e Toscana Tracce di iodio in Italia "Ma non si corrono rischi" Parliamo di quantità davvero minime, la stessa situazione si sta verificando in Francia e in Spagna * NOTIZIE CORRELATE * "Fukushima, il nocciolo si è fuso". Acqua radioattiva fuori dal reattore (28 marzo 2011) * Lo tsunami e la centrale: tutte le paure (29 marzo 2011) La nube Rilevate in Lombardia, Liguria, Val d'Aosta, Piemonte, Friuli, Emilia e Toscana Tracce di iodio in Italia "Ma non si corrono rischi" Parliamo di quantità davvero minime, la stessa situazione si sta verificando in Francia e in Spagna Il sito del ministero della salute Il sito del ministero della salute ROMA - Era previsto che tracce di iodio 131, la sostanza tossica che costituisce il primo segnale di radioattività dopo un incidente atomico, sarebbero state rilevate anche in Italia. Le masse d'aria provenienti dalle aree contaminate di Fukushima sono arrivate fino noi, ma con valori "infinitesimali, non significativi come rischio per la salute e non rilevanti dal punto di vista radiologico". A specificarlo è l'Ispra, l'istituto per il controllo del nucleare che ieri ha aggiornato il bollettino con i dati ricevuti dalla rete di sorveglianza. Dosi "a livelli minimi" di iodio 131 sono state monitorate dalle apparecchiature di alcune Regioni: Lombardia, Valle d'Aosta, Piemonte, Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Umbria. È probabile che alla lista si aggiungeranno altre segnalazioni. "Non c'è motivo di preoccuparsi - chiarisce Lamberto Matteocci, esperto dell'Ispra -. Parliamo di quantità davvero minime, centinaia di volte inferiori a quelle che hanno interessato Stati Uniti e Canada. La stessa situazione si sta verificando in Francia e Spagna. Queste tracce non determinano l'alterazione dei valori del cosiddetto fondo di radioattività ambientale, quello che è presente in natura". Lo iodio 131 è un radioisotopo di riferimento in caso di incidente nucleare. Possiede una volatilità molto elevata, può essere captata dalla tiroide e può esporla al rischio di tumori. Tutti i cittadini italiani che si trovavano nelle zone colpite del Giappone sono risultati negativi ai test e in nessun caso è stato necessario somministrare pasticche di ioduro di potassio. Il passaggio di masse d'aria (impropriamente chiamate nubi) con grado di contaminazione "infinitesimale" era stato annunciato da giorni. È un fenomeno globale. Ma per quanto riguarda gli alimenti potrebbero esserci ripercussioni a discapito della sicurezza? Il ministero della Salute ha già escluso questa eventualità. Matteocci conferma: "Le sostanze tossiche dell'aria con la pioggia si depositano su vegetali ed entrano nel ciclo del latte però senza costituire un rischio per il nostro Paese. I valori di contaminazione non sarebbero rilevabili". I normali controlli dell'Ispra sono stati intensificati a partire dal 12 marzo, dopo il disastro in Giappone. Il sito del ministero della Salute www.salute.gov.it è fermo ai comunicati della scorsa settimana e il fatto che non sia stato ritenuto necessario intervenire con altre informazioni è un ulteriore indizio di tranquillità. Ieri il ministro Ferruccio Fazio si è limitato a precisare il suo pensiero sul nucleare, dichiarandosi d'accordo con quanto ha affermato il premio Nobel Carlo Rubbia in un'intervista al Corriere: "Credo che sia sbagliato parlare di nucleare no nucleare sì. Bisogna riferirsi a rischi probabilistici e deterministici. Il primo non si riesce a controllare in larga misura. La fissione di uranio ha rischi probabilistici, la fusione è in larga misura deterministica come la fusione basata sul torio". Margherita De Bac mdebac@corriere.it29 marzo 2011
2011-03-28 Tracce di Iodio 131 rinvenute nell'acqua piovana nello stato Usa del Massachussets Nuova scossa al largo del Giappone Fukushima, la radioattività sale ancora Il governo: possibile fusione parziale delle barre di combustibile nucleare. Timori per la fuoriuscita di liquidi * NOTIZIE CORRELATE * Fukushima, radioattività fuori controllo. "E' centomila volte oltre la norma" (27 marzo 2011) * Dentro i reattori-Guarda l'animazione * Allarme rosso a Fukushima: ascolta l'audio del nostro inviato Paolo Salom * Giappone, già ricostruita l'autostrada (25 marzo 2011) * Tracce di Iodio 131 rinvenute nell'acqua piovana nello stato Usa del Massachussets Nuova scossa al largo del Giappone Fukushima, la radioattività sale ancora Il governo: possibile fusione parziale delle barre di combustibile nucleare. Timori per la fuoriuscita di liquidi Una delle sale di controllo di Fukushima (Ansa) Una delle sale di controllo di Fukushima (Ansa) MILANO - La radioattività all'esterno del reattore n.2 di Fukushima ha registrato un balzo, superando quota 1.000 millisievert/ora. Lo rende noto la Tepco a poche ore dall'ammissione, da parte di un portavoce del governo, di una possibile fusione parziale delle barre di combustibile nucleare. Yukio Edano, che ha parlato per conto dell'esecutivo, ha spiegato così gli alti livelli di radiazione rilevati domenica nell'acqua che allaga il seminterrato dell'edificio delle turbine del reattore. Edano ha aggiunto che questa fusione parziale è stata temporanea, ma ha fatto in modo che l'acqua in cui è immerso parte dell'edificio delle turbine dell'unità 2 registri alti livelli di radioattività e renda difficile il lavoro degli operai. "La radiazione sembra provenire dalle barre di combustibile parzialmente fuse e venute in contatto con l'acqua utilizzata per raffreddare il reattore", ha spiegato. LE MISURAZIONI DELLA TEPCO - Domenica erano stati rilevati livelli di 1.000 millisievert all'ora nel reattore 2, il che aveva fatto temere danni al nucleo del reattore o alle tubature che conducono l'acqua radioattiva tra le turbine e i nucleo. Ora lo stesso livello di radioattività sembrerebbe essere stato superato. La Tokyo Electric Power (Tepco), che gestisce l'impianto, domenica si era tra l'altro sbagliata nella misurazione della radioattività dell'acqua dentro l'unità, dicendo in primo tempo che era di 10 milioni di volte superiore al normale, quando in realtà era di 100mila volte. Il governo giapponese ha bacchettato pesantemente la Tepco per l'errore, definendo "inaccettabile" la gestione dell'informazione da parte della società. Lunedì, invece, un portavoce della Tepco ha spiegato che è stata trovata acqua altamente radioattiva, che fuoriesce dall'edificio delle turbine del reattore, aggiungendo che il timore è che il liquido si riversi nell'ambiente. "Ci vorranno mesi per una soluzione" di Paolo Salom NUOVA SCOSSA DI TERREMOTO - Nel frattempo va registrata una nuova scossa sismica nel Paese, una delle tante seguite al terremoto con successivo tsunami dello scorso 11 marzo, da cui ha avuto origine l'incidente di Fukushima. Di magnitudo 6,5, la scossa è stata rilevata al largo delle coste nordorientali del Giappone, senza che si abbiano notizie di vittime o danni. Un allarme tsunami è stato diffuso e revocato dopo breve tempo per la prefettura di Miyagi: secondo le autorità giapponesi il sisma - il cui epicentro si trovava a oltre 17 chilometri di profondità - è da considerarsi una replica di quello dell'11 marzo, dato che è avvenuto nella stessa regione dell'Oceano Pacifico. RADIOATTIVITA' IN USA E CINA - Intanto negli Usa continuano ad essere rilevate tracce di iodio radioattivo, collegabili all'incidente nucleare in Giappone, in campioni di acqua piovana. Nel weekend le rilevazioni hanno dato risultati positivi in Massachusetts, sulla costa atlantica. Il basso livello di iodio radioattivo 131 rilevato nelle precipitazioni è paragonabile, hanno spiegato le autorità, alle quantità trovate anche sulla costa pacifica, in California e nello Stato di Washington, e non pone rischi per le forniture idriche. Campioni di aria analizzati nella stessa zona in Massachusetts non hanno mostrato tracce di radiazioni rilevabili. I campioni sono stati prelevati da più i 100 siti in tutto il Paese che fanno parte del sistema di monitoraggio ambientale degli Stati Uniti per la protezione da radiazioni. Anche in Cina sono state trovare tracce di radioattività nell'aria nella provincia nordorientale cinese dell'Heilongjiang ma, secondo quanto riferisce l'agenzia Nuova Cina, i livelli ci concentrazione non sono preoccupanti per la salute delle persone. Redazione Online 28 marzo 2011
2011-03-27 LA CENTRALE ATOMICA IN GIAPPONE / Valori di centomila volte superiori ai limiti Fukushima, allarme al reattore 2 La radioattività dell'acqua è troppo elevata: evacuati i tecnici. Ma ci sarebbe stato un errore di misurazione * NOTIZIE CORRELATE * Dentro i reattori-Guarda l'animazione * Allarme rosso a Fukushima: ascolta l'audio del nostro inviato Paolo Salom * Giappone, già ricostruita l'autostrada (25 marzo 2011) * LA CENTRALE ATOMICA IN GIAPPONE / Valori di centomila volte superiori ai limiti Fukushima, allarme al reattore 2 La radioattività dell'acqua è troppo elevata: evacuati i tecnici. Ma ci sarebbe stato un errore di misurazione MILANO - La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale giapponese di Fukushima è estremamente elevata, tanto da far fuggire i tecnici che vi stavano lavorando. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei tecnici al lavoro. La Tepco, la società che gestisce l'impianto, ha corretto il valore delle radiazioni registrate oggi al reattore n.2 di Fukushima, dall' iniziale 10 milioni di volte superiore alla norma, erroneamente dichiarato in precedenza, a 100.000 volte, un livello comunque pericoloso e tale da giustificare l'evacuazione . ERRORE DI MISURAZIONE - Il livello di iodio-131 presente nel reattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all'Agenzia che l'acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è stata di 1.000 millisievert/ora. Questo dato però è stato successivamente corretto dalla stessa Tepco che si è scusata per l'errore e rimandando ulteriori dati ad una seconda e più accurata l'ettura. MESSA IN SICUREZZA AL RALENTY - L'emergenza contaminazione, in ogni caso, sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio questa domenica era in programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempi ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare mentre lo iodio radioattivo è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all'impianto di Fukushima. Redazione online 27 marzo 2011
Il vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche L'"eretico" del Cnr: "I terremoti? Un castigo divino" Nuove polemiche sullo storico de Mattei: "Riaffermo solo la tradizionale dottrina cattolica" Il vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche L'"eretico" del Cnr: "I terremoti? Un castigo divino" Nuove polemiche sullo storico de Mattei: "Riaffermo solo la tradizionale dottrina cattolica" Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) MILANO - "Gli attacchi contro di me sono un tipico esempio della dittatura del relativismo denunciata da Benedetto XVI. Perché non ho fatto altro che riaffermare la tradizionale dottrina cattolica sulla provvidenza". Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), è di nuovo nell'occhio del ciclone. Dopo il discusso convegno antidarwiniano da lui organizzato nel 2009, ora lo storico romano, docente presso l'Università europea di Roma (legata ai Legionari di Cristo), è nel mirino per una conversazione a Radio Maria, nella quale ha sostenuto che i terremoti "sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio" e che in alcuni casi possono essere castighi divini. Online sono state raccolte migliaia di firme per chiederne le dimissioni, da parte di chi considera le sue posizioni "al di fuori del pensiero razionale" su cui si basa il metodo scientifico. "Innanzitutto - replica de Mattei - non parlavo come vicepresidente del Cnr, ma da cittadino e da credente. Mi sono limitato a riprendere un libretto del 1911 scritto da monsignor Mazzella, arcivescovo di Rossano Calabro, che commentava il terremoto di Messina del 1908 riflettendo sul mistero del male. Il punto è che, come insegnano san Tommaso e sant'Agostino, nell'universo non accade nulla che non sia voluto, o almeno permesso, da Dio per precise ragioni. E tra di esse non è da escludere l'ipotesi di un castigo divino, anche se in materia non vi è certezza". Ma il Dio cristiano non è amore? "Certo, infatti nel mio discorso non c'è alcun compiacimento. Esso nasce, al contrario, dalla convinzione che uno dei modi per aiutare spiritualmente chi soffre sia trovare una ragione alta e nobile per le disgrazie che l'hanno colpito, spiegando che anche le catastrofi sono originate dall'amore divino, che trae sempre il bene dal male". Però la scienza indica cause geologiche per i terremoti. "Qui siamo su un piano diverso. Avanzare questa motivazione per chiedere che io mi dimetta equivale a esigere la cacciata dall'università di un fisico che crede al dogma della transustanziazione, certamente antiscientifico, per cui al momento della consacrazione eucaristica pane e vino diventano corpo e sangue di Cristo. Con questa logica scandalosa si arriverebbe a precludere ai cattolici ogni incarico pubblico". D'altronde de Mattei non si stupisce per gli attacchi degli atei: "Conosco la loro intolleranza: a parte Piergiorgio Odifreddi, non hanno mai accettato di confrontarsi con le mie idee, lanciano solo invettive. Mi colpiscono semmai il silenzio e l'ateismo pratico di certi cattolici, per i quali Dio sarebbe assente dalla storia, avrebbe creato l'universo per poi disinteressarsene". Alcuni teologi infatti spiegano le sciagure naturali con una meccanica propria del mondo, non riconducibile alla volontà di Dio. "San Paolo scrive che il male e la morte sono entrati nel mondo attraverso il peccato originale di Adamo ed Eva. Da quella colpa derivano tutte le lacrime e i dolori dell'umanità. Oggi però nel mondo cattolico è penetrata una visione evoluzionista e poligenista, per cui il genere umano non proverrebbe da una coppia primordiale. Ma Pio XII nell'enciclica Humani Generis ha riaffermato che l'esistenza personale di Adamo ed Eva fa parte del magistero della Chiesa. Questa è una delle tante ragioni per cui un cattolico non può accettare le teorie di Darwin. Perciò mi stupisce che un semievoluzionista come il cardinale Gianfranco Ravasi presieda il Pontificio consiglio per la cultura". Secondo lei non è adatto all'incarico? "Si chiede a me di lasciare la vicepresidenza del Cnr, ma sarebbe più logico che si dimettesse Ravasi, che sostiene in campo esegetico e scientifico posizioni non del tutto coerenti con la tradizione della Chiesa. Oltretutto l'evoluzionismo è indimostrabile sul piano sperimentale: di fatto è un mito che si sta sgretolando. Sono sempre più numerosi gli scienziati che lo rigettano, come quelli che ho riunito a Roma due anni fa. Ma Ravasi non ha invitato nessuno di loro al convegno a senso unico su Darwin organizzato nel marzo 2009 alla Gregoriana: neppure Josef Seifert, che è membro della Pontificia accademia per la vita". Antonio Carioti 27 marzo 2011
2011-03-25 Lo ha annunciato la Tepco, il gestore dell'impianto Giappone, danneggiata vasca reattore 3 Agenzia, crisi nucleare rischia di salire a 6 Sospeso il lavoro nei reattori 1 e 2 per acqua radioattiva. Il governo chiede l'evacuazione volontaria dei residenti * NOTIZIE CORRELATE * Giappone della rinascita, a sei giorni dalla scossa ricostruita un'autostrada (25 marzo 2011) Lo ha annunciato la Tepco, il gestore dell'impianto Giappone, danneggiata vasca reattore 3 Agenzia, crisi nucleare rischia di salire a 6 Sospeso il lavoro nei reattori 1 e 2 per acqua radioattiva. Il governo chiede l'evacuazione volontaria dei residenti La donna di 80 anni e il nipote di 16 estratti vivi dalle macerie dopo nove giorni dal terremoto a Ishimaki (Epa) La donna di 80 anni e il nipote di 16 estratti vivi dalle macerie dopo nove giorni dal terremoto a Ishimaki (Epa) OSAKA (GIAPPONE) - La situazione nella centrale nucleare di Fukushima, colpita duramente dal sisma/tsunami dell'11 marzo, resta "imprevedibile". Lo ha dichiarato il premier giapponese Naoto Kan. Alle sue parole si aggiungono i dati dell'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare secondo la quale, dopo la raccolta di dati sui livelli di radiazione nelle regioni limitrofe, il livello della gravità dell'incidente potrebbe essere portata da 5 a 6 (su una scala di 7), "o grave incidente". Nel frattempo giunge un altro allarme su reattore3. "È possibile che la vasca contenente le barre di combustibile nel reattore sia danneggiata", ha fatto sapere Il gestore Tepco. SOSPESO LAVORO IN REATTORI 1 E 2 - Intanto l'alto livello di radioattività dell'acqua ha costretto alla sospensione dei lavori in corso nei reattori 1 e 2 della centrale nucleare di Fukushima. Lo riferisce l'agenzia giapponese Kyodo, ricordando che giovedì due persone che lavoravano nel reattore 3 dell'impianto sono state ricoverate in ospedale per problemi relativi ad acqua radioattiva. Il Giappone sta considerando di elaborare nuovi standard di sicurezza per le centrali nucleari, secondo quanto affermato dal ministro dell'Economia, Banri Kaida. EVACUAZIONE VOLONTARIA - Il governo giapponese ha anche esortato i residenti nella fascia compresa tra i 20 e i 30 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima a trasferirsi volontariamente altrove. Lo ha riferito il portavoce del governo Yukio Edano, spiegando che la decisione è dovuta più alla preoccupazione per le difficoltà di approvvigionamento della popolazione piuttosto che per la salute pubblica, secondo quanto riferito dall'agenzia Kyodo news. Redazione online 25 marzo 2011
I costi per rimettere in piedi il Paese stimati in 220 miliardi di euro Giappone: sei giorni dopo la scossa già ricostruita un'autostrada Centomila i soldati dell'Esercito di autodifesa impegnati nelle zone devastate dal sisma e dallo tsunami * NOTIZIE CORRELATE * Fukushima, sale la radioattività (24 marzo 2011) * La nube arriva in Italia, è psicosi (24 marzo 2011) I costi per rimettere in piedi il Paese stimati in 220 miliardi di euro Giappone: sei giorni dopo la scossa già ricostruita un'autostrada Centomila i soldati dell'Esercito di autodifesa impegnati nelle zone devastate dal sisma e dallo tsunami dal nostro inviato PAOLO SALOM
OSAKA - Sei giorni soltanto. E poi si sono riposati. Tanto ci hanno messo gli ingegneri della società di gestione Nexco per ripristinare un tratto dell'autostrada a nord di Tokyo devastata dal terremoto dell'11 marzo. Più che devastata: una foto scattata da una squadra di pronto intervento, a poche ore dal sisma di 9 gradi Richter, mostra l'asfalto disarticolato e sconnesso, con voragini di alcuni metri: uno scenario adatto a un film del genere catastrofico, tipo Godzilla. In altri Paesi, forse, si sarebbe immaginata una deviazione o comunque un lungo periodo di sbancamento e ripristino prima di rivedere le auto sfrecciare a 120 chilometri l'ora. Non in Giappone. Non in un Paese il cui premier, dopo la doppia catastrofe terremoto-tsunami, ha subito dichiarato: "Ricostruiremo il nostro Paese dalle fondamenta". L'autostrada record A giudicare da quanto fatto nella regione del Kanto, vicino a Naka, l'opera è già iniziata. Basta guardare la foto scattata il 17 marzo alle ore 17, esattamente sei giorni più tardi rispetto alla prima immagine: l'asfalto appare perfetto, come se non fosse successo nulla. Merito dell'ingegner Makoto Ishikawa, capace di reagire al disastro senza esitazioni e di risolvere in un tempo davvero breve un guaio che avrebbe provocato seri intoppi alla circolazione nell'area più popolosa del Giappone (42 milioni di abitanti). Questo di Naka, comunque, non è l'unico tratto (150 metri) riaperto al traffico in pochissimo. La Nexco, sul suo sito, spiega che su 20 differenti strade e autostrade, circa 813 chilometri su 870 danneggiati dal terremoto sono già stati riaperti al pubblico, per quanto con interventi d'emergenza e "salti" di corsia. La Nexco ha dovuto ripetere le riparazioni anche più volte, perché le scosse di assestamento hanno danneggiato l'asfalto nuovamente in molti punti, anche se certo non con gli stessi effetti del grande terremoto di due settimane fa. "Chiediamo scusa - avvisa la Nexco - se non tutte le aree di servizio sono state riaperte". Clicca per ingrandire Clicca per ingrandire Per quanto immenso può apparire oggi il compito, rimettere in moto il Paese è un imperativo sociale. Qualche dato, tanto per comprendere quanto sarà comunque lunga e onerosa la ricostruzione. La stima del governo, fa sapere il segretario di gabinetto Yukio Edano, parla di 25 mila miliardi di yen - circa 220 miliardi di euro - in danni alle infrastrutture, agli impianti industriali, agli edifici pubblici e privati. Come organizzare i lavori, le priorità? Edano ha detto che l'esecutivo sta valutando la possibilità di costituire un'"agenzia per la ricostruzione" simile a quella che dopo la Seconda guerra mondiale si era presa la briga di far ripartire un Paese raso al suolo, con due città, Hiroshima e Nagasaki, annichilite dalle bombe atomiche e molte altre, Tokyo compresa, semi distrutte dai bombardamenti americani. Stiamo pensando a una "sorta di sistema o organizzazione" che possa gestire gli stanziamenti per il dopo terremoto, ha spiegato Edano. Questo comunque vale per il futuro, un futuro che potrà durare anche cinque anni: tanto ci vorrà, secondo le stime della Banca mondiale, per rimettere in piedi tutto. Nel frattempo, centomila soldati dell'Esercito di autodifesa sono tuttora impegnati nelle regioni colpite dal disastro: insieme a migliaia di volontari hanno iniziato a sgomberare le macerie, ripulire i porti e le strade. C'è da aiutare e nutrire 250 mila sfollati senza più casa né - per ora - lavoro. A questo proposito, il governo di Tokyo si aspetta una contrazione della crescita economica nazionale fino allo 0,5% nel prossimo anno fiscale, che in Giappone inizia il primo aprile. "Dobbiamo tenere in mente che a causa del terremoto la produzione potrà rallentare in molte zone per un cospicuo periodo di tempo", ha chiarito l'altro giorno il ministro delle Politiche economiche Kaoru Yosano. Meglio rimboccarsi le maniche. Paolo Salom 25 marzo 2011
2011-03-22 La Borsa di Tokyo chiude in netto rialzo Radioattività nel mare di Fukushima Nuove scosse, 21mila tra morti e dispersi Rilevati livelli di 30 volte superiori ai limiti. Ricollegati i reattori alla rete, ma la vasca del n.2 è in ebollizione * NOTIZIE CORRELATE * Quattro esami per chi torna dal Giappone. I protocolli del Niguarda (22 marzo 2011) * Giappone, ora è allarme cibo. L'Oms: "Grave contaminazione" (21 marzo 2011) * Tokyo: "La centrale sarà disattivata" Oltre 20mila tra morti e dispersi (20 marzo 2011) La Borsa di Tokyo chiude in netto rialzo Radioattività nel mare di Fukushima Nuove scosse, 21mila tra morti e dispersi Rilevati livelli di 30 volte superiori ai limiti. Ricollegati i reattori alla rete, ma la vasca del n.2 è in ebollizione Operazioni di raffreddamento alla centrale di Fukushima (Nhk/Afp) Operazioni di raffreddamento alla centrale di Fukushima (Nhk/Afp) MILANO - La Tepco, la società di gestione dell'impianto nucleare giapponese di Fukushima Daiichi, ha rilevato "materiale radioattivo nell'acqua di mare" nei pressi della centrale. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. In particolare sarebbe stato rilevato iodio radioattivo ad un livello 29,8 volte superiore al limite consentito. Ma non è solo il mare: il livello di radioattività è aumentato notevolmente in tutta l'area vicina alla centrale nucleare, secondo quanto affermato dal ministero della scienza e della tecnologia di Tokyo, precisando tuttavia che i livelli non sono tali da rappresentare una minaccia per la salute umana. L'aumento della radioattività è dovuto alla pioggia dei due giorni scorsi, ha spiegato un funzionario. I nuovi, alti livelli di iodio e di cesio radioattivi sono stati rilevati in 47 prefetture tra cui quella di Tokyo, 240 km a sud della centrale. Intanto arriva la notizia di nuove scosse nell'area. Un sisma di magnitudo 6,3 è stato registrato al largo di Fukushima, secondo quanto ha riferito la televisione pubblica nipponica Nhk. Il sisma è stato registrato alle 18.19 (le10.19 in Italia) e l'ipocentro è stato a 10 km di profondità. VASCA IN EBOLLIZIONE - La vasca di stoccaggio del combustibile del reattore n.2 nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi è vicina all'ebollizione. Lo hanno riferito i funzionari giapponesi. Le elevate temperature potrebbero essere la causa del vapore che fuoriesce dal reattore 2 della centrale nucleare da lunedì. Se l'acqua nella vasca si mettesse a bollire e il livello si abbassasse tanto da far emergere le barre di combustibile il livello di radioattività aumenterebbe. Fukushima,contaminato il mare REATTORI RICOLLEGATI - Tuttavia tutti i sei reattori della centrale nucleare di Fukushima dispongono da questa mattina di una linea elettrica esterna che potrebbe consentire il riavvio dei sistemi di raffreddamento ma ad eccezione dei reattori 5 e 6 non sono ancora stati alimentati. I tecnici che stanno lavorando alla centrale hanno spiegato che prima di ridare corrente elettrica vanno effettuate alcune verifiche. Un portavoce dell'agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha spiegato infatti che prima di rimetterli in servizio vanno verificati "uno ad uno i singoli impianti". NUOVO BILANCIO: OLTRE 21 MILA VITTIME - Il bilancio delle vittime del terremoto e dello tsunami che l'11 marzo hanno devastato il nord-est del Giappone ha superato quota 21 mila, secondo la polizia giapponese: i morti accertati sono 9.079, i dispersi 12.645. Da segnalare inoltre che un nuovo sisma di magnitudo 6,3 è stato registrato al largo di Fukushima. Lo riferisce la televisione pubblica nipponica Nhk. Fukushima, fumo dai reattori BORSA IN RIALZO - Chiusura in rialzo per la Borsa di Tokyo: + 4,36 per cento. Intanto la Banca del Giappone ha immesso oggi 2.000 miliardi di Yen (17 miliardi di euro) sul mercato per sostenere l'economia. Sale così a 39.000 miliardi di yen (339 miliardi di euro) la somma complessiva sbloccata dalla banca dopo il sisma e lo tsunami che hanno colpito la nazione. Redazione Online 22 marzo 2011
gLI EFFETTI DELLA NUBE ATTESI TRA MERCOLEDì E GIOVEDì L'Ispra: anche in Italia aumenterà la radioattività, ma in dosi minime "Al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni" gLI EFFETTI DELLA NUBE ATTESI TRA MERCOLEDì E GIOVEDì L'Ispra: anche in Italia aumenterà la radioattività, ma in dosi minime "Al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni" MILANO - Gli effetti della nube radioattiva che si è sprigionata dalla centrale giapponese di Fukushi sono "attesi anche sull'Italia, prevediamo tra mercoledì e giovedì" ma "al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni". Lo ha detto il responsabile del Servizio misure radiometriche del Dipartimento nucleare dell'Ispra, Giancarlo Torri. In Italia ad intercettare la nube "sono i sistemi della Rete nazionale di sorveglianza della radioattività, una rete che è sempre e comunque attiva su tutte le regioni italiane" spiega Torri, aggiungendo che "a stamattina non si rileva nessun segnale di incremento di radioattività né sull'Italia né sull'Europa". "Il valore della nube - continua Torri - dipende da quanto materiale radioattivo è uscito, da quanto sta in alto e da quali fenomeni di diluizione è influenzato". DOSE ATTESA TRA 1.000 E 10MILA VOLTE INFERIORE A QUELLA DI CHERNOBYL - La dose attesa, prosegue Torri, "dovrebbe essere tra 1.000 e 10 mila volte meno di quella che arrivò dopo Chernobyl. Ci aspettiamo valori da 100 a 1.000 milionesimi di baquerel per metro cubo di aria". 22 marzo 2011
WEB Giappone, bacheca online delle bufale giornalistiche sul dramma nucleare Blogger raccoglie errori ed esagerazioni della stampa WEB Giappone, bacheca online delle bufale giornalistiche sul dramma nucleare Blogger raccoglie errori ed esagerazioni della stampa La centrale danneggiata La centrale danneggiata MILANO - Lo hanno chiamato il "il muro della vergogna dei giornalisti", tanto per non lasciare spazio ad equivoci. E' uno spazio online che raccoglie segnalazioni dettagliate di servizi televisivi e articoli della stampa internazionale che diffondono "un'informazione inattendibile e sensazionalistica" – quando non "palesemente falsa" – sulla situazione post terremoto in Giappone e sulla crisi nucleare di Fukushima. L'iniziativa è di un blogger giapponese, che usa parole poco tenere verso i giornalisti che si limitano a diffondere paura senza dire come stanno esattamente le cose e che in questa bacheca degli orrori vengono sbugiardati senza pietà. BUFALE E STRAFALCIONI - Gli esempi sono decine: si va dal titolo strillato a tutta pagina che incita genericamente al panico, mostrando un uomo con indosso una maschera antigas – totalmente fuori dal contesto - , alla descrizione di Tokyo come "città fantasma, in cui si muovono gli ultimi zombie, pronti all'esodo di massa". O ancora, articoli in cui un'ipotesi assurge a dato di fatto, come la nuvola radioattiva che avrebbe dovuto raggiungere le coste americane venerdì o l'imminenza di un'esplosione nucleare. Poi ci sono le vere e proprie gaffe, come quella di France 2, che parla di reattore nucleare di Hiroshima, la città distrutta dall'atomica nel 1945, per riferirsi all'impianto di Fukushima. Sono soprattutto i "banner" (ovvero i titoli che scorrono sotto le immagini) delle reti all-news a finire nel mirino, perché "spesso riprendono voci non confermate, senza verificarle". LE MAIL - Gli utenti del sito hanno a portata di clic gli indirizzi delle autorità che nei diversi paesi garantiscono una corretta informazione. Ma c'è spazio anche per i pezzi e i reportage ben fatti, come quelli del New York Times. "Nessuno mette in discussione la gravità della situazione e i rischi ma alcuni falsi allarmi della stampa ricordano quelli che si verificarono durante l'epidemia di SARS a Hong Kong" spiega Joi Ito, guru del web e tra i creatori di Flickr. Un caso su tutti: molti media internazionali hanno equivocato le parole del portavoce del governo Edano e hanno dato la notizia dell'evacuazione del personale dell'impianto di Fukushima che, invece, era stato semplicemente trasferito in un'altra area della centrale. Un equivoco che prima di essere chiarito ha scatenato grande paura nella popolazione giapponese, che non capiva perché le televisioni nazionali raccontassero di una storia ben diversa. Non è una questione di orgoglio patriottico. AUTOMISURAZIONE - I giapponesi sono i primi a prendere con le molle le notizie che arrivano dalla Tepco e dalle autorità governative. "Ma finché ognuno potrà misurare autonomamente i livelli di radioattività non è possibile nascondere alla gente come stanno le cose" sostiene Ito. Al momento del sisma, lui era in volo verso gli Emirati Arabi, per partecipare a una conferenza dedicata al web. Ha quindi vissuto sulla sua pelle la distonia tra le notizie di alcuni organi d'informazione e i racconti dei suoi amici e dei suoi parenti a Tokyo, contattati attraverso la Rete e testimoni di uno scenario ben diverso da quello dipinto da molti giornali e tv. "A quanto ne so io, nella capitale la situazione è abbastanza normale e oggi la maggior parte dell persone è regolarmente al lavoro" racconta Ito, che è ancora negli Emirati. Negli ultimi anni ha girato il mondo e ha vissuto ben poco in Giappone. Ora dice di aver una gran voglia di tornare a casa. "Valuterò nei prossimi giorni, ma credo proprio che rimanderò il viaggio che avevo in programma negli Stati Uniti". Elvira Pollina 19 marzo 2011
2011-03-20 Fukushima, a breve l'energia elettrica Stop agli alimenti provenienti dalla zona vicino alla centrale nucleare Tokyo, tracce di radioattività nell'acqua. Livelli "superiori ai limiti legali" nel latte e nella verdura Fukushima, a breve l'energia elettrica Stop agli alimenti provenienti dalla zona vicino alla centrale nucleare Tokyo, tracce di radioattività nell'acqua. Livelli "superiori ai limiti legali" nel latte e nella verdura MILANO - Il ministero della Sanitá nipponico ha ordinato lo stop della vendita di alimenti provenienti dalla prefettura di Fukushima. Lo ha annunciato l'Aiea da Vienna, dopo il rilevamento di radioattività in latte e spinaci prodotti nella zona della centrale nucleare. Intanto, come già accaduto nella capitale, "piccolissime quantità di materiale radioattivo" sono state rinvenute nell'acqua potabile di Gunma, la prefettura confinante con Fukushima, secondo quanto riferito dall'agenzia Jiji. RADIOATTIVITA' - Resta da chiarire come le particelle radioattive abbiano raggiunto l'acqua potabile di Gunma e se provengano dalla centrale nucleare o da ospedali e laboratori. Il governo locale della prefettura ha comunque sostenuto che il livello radioattivo dell'acqua di Gunma è al di sotto dei valori limite. Nonostante i continui tentativi di rassicurazioni da parte del governo giapponese, tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Circa un quinto di quello di una Tac sarebbe quello trovato negli spinaci. Lo ha comunicato il portavoce del governo Yukio Edano precisando che, sebbene i livelli superino i limiti permessi dal governo, i prodotti "non pongono immediato pericolo alla salute". "Sebbene lo iodio radioattivo abbia una durata di circa otto giorni e si decomponga naturalmente in alcune settimane, c'è un rischio a breve termine per la salute umana se viene assorbito attraverso il cibo", si legge in comunicato dell'Agenzia. Per contrastare la contaminazione degli alimenti, le autorità distribuiscono, da tre giorni, pillole o sciroppo di iodio stabilizzato agli abitanti evacuati per un raggio di circa 20 km dalla centrale disastrata. Lo iodio stabilizzato (non radioattivo) serve a prevenire il cancro della tiroide in caso di esposizione a radiottività. Rischio che è particolarmente alto per bambini e giovani. I vigili del fuoco a lavoro OPERAI CONTAMINATI - Sei lavoratori dell'impianto nucleare di Fukushima Daiichi impegnati nelle operazioni di emergenza sono stati sottoposti ad un livello eccessivo di radiazioni. Lo comunica una fonte della compagnia Tokyo Electric Power. L'azienda precisa che gli operai stanno comunque continuando a lavorare perchè non mostrano segni evidenti di contagio. Il governo e la protezione civile giapponese hanno dichiarato che circa 50 vigili del fuoco di Tokyo impegnati nella centrale sono stati decontaminati dopo che sono intervenuti, con un'operazione di raffreddamento, sul pericoloso reattore 3 della centrale di Fukushima. Nell'area della centrale nucleare il livello di radioattività rilevato nell'aria è "stabile", ma "significativamente più elevato" del normale. Lo dice l'Aiea, l'agenzia Onu per l'energia atomica, precisando che i livelli non impediscono tuttavia il lavoro dei tecnici che stanno combattendo la crisi. I tecnici sono riusciti a connettere un cavo ad uno dei reattori della centrale di Fukushima 1 danneggiata, ma l'elettricità ancora deve essere ripristinata, secondo la Tokyo Electric Power, la società che gestisce la centrale. In mattinata era stato annunciato che a breve sarebbe stata ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica dovrebbe essere ripristinata in giornata per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domenica per i reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina. Lo tsunami in alto mare Il governo giapponese ha detto che parti dei sistemi di raffreddamento dei reattori 2 e 6 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono funzionanti. L'agenzia per la sicurezza nucleare e industriale ha confermato che un generatore diesel di emergenza ha ripreso a funzionare al reattore 6 e una pompa di raffreddamento al reattore 5 è in grado di funzionare. L'agenzia ha detto inoltre che i livelli di radiazioni al cancello occidentale della centrale nucleare, che si trova a circa un chilometro dal reattore numero 3, ha fatto registrare la lettura piuttosto alta di 830.8 microsievert all'ora alle 8.10 di questa mattina (00.10 ora italiana). Ma il livello è diminuito fino a 364.5 microsievert all'ora alle 9. La notizia si apprende dall'emittente televisiva giapponese Nhk World. VOLI - Nessuna restrizione per i collegamenti aerei da e per il Giappone. Lo sottolinea la Iata, l'associazione internazionale del trasporto aereo, che, in una nota, accoglie con favore la decisione dell'Icao (l'organizzazione internazionale dell'aviazioni civile), dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'Organizzazione mondiale della Sanitá, l'Organizzazione marittima internazionale e l'Organizzazione meteorologica mondiale di confermare la normale operatività nei maggiori aeroporti giapponesi, inclusi i due scali di Tokyo Haneda e Narita. Migliaia di corpi non identificati ASSESTAMENTO - Una nuova scossa di assestamento, di magnitudo 6,1 gradi della scala Richter, è stata avertita alle 18.30 locali, con epicentro vicino a Ibaraki. La scossa non ha danneggiato le strutture nucleari di Ibarak. Potrebbe invece causare variazioni del livello del mare, avverte la stessa fonte sull'agenzia Kyoso, ma non tali da causare nuovi danni. In tanto si registrano le variazioni ala suolo terreste causate dalla scossa di magnitudo 9 dell'11 marzo. Secondo i dati forniti dall'Autorità di informazione geospaziale giapponese a Tsukuba ha causato uno spostamento di 5,3 metri della penisola di Oshika, nella prefettura di Miyagi. La stessa striscia di terra è scesa di 1,2 metri. La penisola situata sulla costa Pacifica si è spostata in direzione est-sudest, verso l'epicentro della scossa. Spostamenti di fasce di territorio sono stati registrati in molte zone, dalla regione nordorientale di Tohoku a quella di Kantu. A Yamada, nella prefettura di Iwate, si è registrato uno spostamento di 25 centimetri verso est. Redazione online 19 marzo 2011(ultima modifica: 20 marzo 2011)
2011-03-19 Giappone Fukushima, a breve l'energia elettrica Tokyo, tracce di radioattivià nell'acqua Livelli "superiori ai limiti legali" riscontrati nel latte e nella verdura prodotto vicino alla centrale nucleare Giappone Fukushima, a breve l'energia elettrica Tokyo, tracce di radioattivià nell'acqua Livelli "superiori ai limiti legali" riscontrati nel latte e nella verdura prodotto vicino alla centrale nucleare MILANO - Nell'area della centrale nucleare giapponese disastrata di Fukushima il livello di radioattività rilevato nell'aria è "stabile", ma "significativamente più elevato" del normale. Lo dice l'Aiea, l'agenzia Onu per l'energia atomica, precisando che i livelli non impediscono tuttavia il lavoro dei tecnici che stanno combattendo la crisi. I tecnici sono riusciti a connettere un cavo ad uno dei reattori della centrale di Fukushima 1 danneggiata, ma l'elettricità ancora deve essere ripristinata, secondo la Tokyo Electric Power, la società che gestisce la centrale. In mattinata era stato annunciato che a breve sarebbe stata ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica dovrebbe essere ripristinata in giornata per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domenica per i reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina. Il governo giapponese ha detto che parti dei sistemi di raffreddamento dei reattori 2 e 6 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono funzionanti. L'agenzia per la sicurezza nucleare e industriale ha confermato che un generatore diesel di emergenza ha ripreso a funzionare al reattore 6 e una pompa di raffreddamento al reattore 5 è in grado di funzionare. L'agenzia ha detto inoltre che i livelli di radiazioni al cancello occidentale della centrale nucleare, che si trova a circa un chilometro dal reattore numero 3, ha fatto registrare la lettura piuttosto alta di 830.8 microsievert all'ora alle 8.10 di questa mattina (00.10 ora italiana). Ma il livello è diminuito fino a 364.5 microsievert all'ora alle 9. La notizia si apprende dall'emittente televisiva giapponese Nhk World. Migliaia di corpi non identificati RADIOATTIVITA' - Nonostante i continui tentativi di rassicurazioni da parte del governo giapponese, tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Circa un quinto di quello di una Tac sarebbe quello trovato negli spinaci. Lo ha comunicato il portavoce del governo Yukio Edano precisando che, sebbene i livelli superino i limiti permessi dal governo, i prodotti "non pongono immediato pericolo alla salute". Il portavoce Edano ha aggiunto che le autorità stanno cercando di individuare in quali luoghi del Giappone siano state inviate le ultime partite dei due prodotti impegnandosi a bloccarle nel caso i risultati dei nuovi test fossero uguali ai primi. VOLI - Nessuna restrizione per i collegamenti aerei da e per il Giappone. Lo sottolinea la Iata, l'associazione internazionale del trasporto aereo, che, in una nota, accoglie con favore la decisione dell'Icao (l'organizzazione internazionale dell'aviazioni civile), dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'Organizzazione mondiale della Sanitá, l'Organizzazione marittima internazionale e l'Organizzazione meteorologica mondiale di confermare la normale operatività nei maggiori aeroporti giapponesi, inclusi i due scali di Tokyo Haneda e Narita. ASSESTAMENTO - Una nuova scossa di assestamento, di magnitudo 6,1 gradi della scala Richter, è stata avertita alle 18.30 locali, con epicentro vicino a Ibaraki. La scossa non ha danneggiato le strutture nucleari di Ibarak. Potrebbe invece causare variazioni del livello del mare, avverte la stessa fonte sull'agenzia Kyoso, ma non tali da causare nuovi danni. In tanto si registrano le variazioni ala suolo terreste causate dalla scossa di magnitudo 9 dell'11 marzo. Secondo i dati forniti dall'Autorità di informazione geospaziale giapponese a Tsukuba ha causato uno spostamento di 5,3 metri della penisola di Oshika, nella prefettura di Miyagi. La stessa striscia di terra è scesa di 1,2 metri. La penisola situata sulla costa Pacifica si è spostata in direzione est-sudest, verso l'epicentro della scossa. Spostamenti di fasce di territorio sono stati registrati in molte zone, dalla regione nordorientale di Tohoku a quella di Kantu. A Yamada, nella prefettura di Iwate, si è registrato uno spostamento di 25 centimetri verso est. Redazione online 19 marzo 2011
Giappone Fukushima, ripristinata l'energia elettrica Un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto. Giappone Fukushima, ripristinata l'energia elettrica Un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto. MILANO - Il gestore della centrale nucleare di Fukushima è riuscito a ripristinare l'elettricità nel sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto. In giornata l'elettricità è tornata nei reattori 1,2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina. RADIOATTIVITA' - Intanto livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha affermato il portavoce del governo giapponese Yukio Edano in una conferenza stampa. Il portavoce Edano ha aggiunto che le autorità stanno cercando di individuare in quali luoghi del Giappone siano state inviate le ultime partite dei due prodotti. 19 marzo 2011
consigli Cibi sospetti ed esami del sangue I rischi per chi torna da Tokyo Come difendersi dalla contaminazione, anche in aereo Le cure possibili: iodio, trapianto e cellule staminali consigli Cibi sospetti ed esami del sangue I rischi per chi torna da Tokyo Come difendersi dalla contaminazione, anche in aereo Le cure possibili: iodio, trapianto e cellule staminali MILANO - Con gli occhi del mondo puntati sulle centrali giapponesi e il riaccendersi del dibattito sul nucleare nel nostro Paese torna d'attualità la domanda: Come ci si può difendere dalle radiazioni?"La protezione da forti dosi di radiazioni si ottiene solo con la schermatura a piombo" spiega Carlo Fallai, direttore del reparto di Radioterapia 2 dell'Istituto dei tumori di Milano. "Ma se parliamo dei rischi che corre chi non vive in prossimità delle centrali danneggiate dal sisma il fattore distanza è decisivo, visto che l'esposizione alla radiazione si riduce con il quadrato della distanza dalla sorgente". "Infatti già a Tokyo il livello di radioattività ambientale, secondo quanto risulta al momento, sarebbe solo di cinque volte superiore a quello che abbiamo a Milano, cioè ancora molto basso" precisa Riccardo Calandrino direttore del servizio di Fisica Sanitaria dell'Istituto San Raffaele di Milano. Quindi non c'è nessun provvedimento da adottare per chi vive in Giappone? Niente tute bianche? Niente dosimetri di radioattività? Niente pastiglie di iodio? "Bisogna distinguere" chiarisce Calandrino. "Le tute bianche, che si vedono nelle fotografie, servono a chi opera nelle zone del disastro per proteggere pelle e vestiti dalla radioattività ambientale. Chi le indossa, quando rientra in un ambiente chiuso deve lasciarle fuori in modo da non contaminarlo e deve anche farsi una buona doccia. I dosimetri servono invece a dirci quante radiazioni assorbiamo e sono una forma di difesa indiretta". Diverso il discorso delle pastiglie di iodio. "La loro funzione è "saturare" la tiroide di questa sostanza" illustra Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di onco-ematologia dell'ospedale Bambin Gesù di Roma, che ha seguito in passato diversi minori colpiti dalle radiazioni di Chernobyl. "Questa ghiandola è la più "affamata" di iodio dell'organismo e "ingolfandola" con quello delle pastiglie, si evita che possa captare quello radioattivo dall'ambiente. Ma ai livelli di radioattività che vengono riferiti nei territori distanti dalle centrali non pare una misura necessaria e certamente non è il caso di prenderle oggi in Italia". Nessun rischio che la radioattività si possa spostare fino a qui? Nel nostro Paese non dobbiamo prendere nessuna precauzione? "Difficile pensare a una caduta di materiale radioattivo in Europa trasportato fin qui dall'aria" dice Calandrino. Quanto a possibili contaminazioni alimentari con cibi provenienti dal Giappone, il ministero della Salute ha già informato che gli ispettori frontalieri e gli uffici di Sanità Marittima e di Frontiera (Pif e Usmaf) controllano gli alimenti "di origine animale e non" (soprattutto pesci, crostacei, caviale, soia, alghe, tè verde) che arrivano dal Giappone prodotti e confezionati dopo l'11 marzo, data del sisma. I campioni per le analisi vengono inviati ai laboratori dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata (la cui sede centrale è a Foggia) e dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana (con sede a Roma) che seguono specifici protocolli tecnici per le verifiche necessarie in questo caso. Esiste invece la possibilità di essere "contagiati" magari durante un volo aereo da un passeggero proveniente da una zona radioattiva? "Per essere pericoloso in una situazione del genere la persona in questione dovrebbe essere un pompiere che ha lavorato in una delle centrali "esplose", aver assorbito una quantità enorme di radiazioni, senza aver alcun disturbo (eventualità assai improbabile) ed essere sfuggito ai programmi di protezione e quarantena del governo giapponese" sottolinea Calandrino. "Non può essere certo il caso di una qualsiasi persona che, per esempio, arriva da Tokyo e ci si siede accanto sul nostro aereo in partenza da Bangkok per Roma". E per nostri connazionali che tornano dal Giappone o da Paesi confinanti che controlli si possono suggerire oltre a quello di recarsi in un centro di medicina nucleare per farsi verificare magari il livello di radioattività?"Ci si può sottoporre a un normale esame del sangue e poi ripeterlo per alcune settimane per misurare il numero di granulociti, un particolare tipo di globuli bianchi" suggerisce il professor Locatelli. La ragione? "Un puro scrupolo in realtà, perché danni acuti, cioè immediati, al midollo osseo (che produce globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) procurati dalle radiazioni dovrebbero solo riguardare chi è stato davvero vicino al luogo del disastro e dovrebbero essere accompagnati da altri disturbi, come vomito, sanguinamenti eccetera". E per chi ha subito esposizioni di questo tipo che terapie ci sono? "In caso di aplasia, cioè "distruzione" del midollo osseo, oggi ci sono specifici fattori di crescita come il G-Csf, che stimola la produzione di granulociti e quindi può in qualche misura compensare il danno. Ci sono anche fattori di crescita specifici per l'eventuale riduzione delle piastrine. Nei casi più gravi si deve invece ricorrere al trapianto di midollo, ed eventualmente all'utilizzo di cellule staminali da cordone ombelicale" Luigi Ripamonti 18 marzo 2011
dopo il rientro dal giappone Controlli radioattività, valori alterati "Ma non c'è nessun rischio clinico" Su 11 persone sono state trovate piccole tracce di iodio radioattivo nel corso di controlli effettuati a Firenze. I medici: "Valori bassi, come dopo una scintigrafia" FIRENZE - Gli italiani sono rientrati dal Giappone, compresi i componenti del Maggio Musicale Fiorentino. E dopo il sollievo di essere in suolo italiano, comincia l'incubo della contaminazione. Ad oggi, hanno effettuato controlli 23 persone, di cui tre in Lombardia, presso l'ospedale Niguarda Cà Grande di Milano e 20 in Toscana di cui 14 presso l'Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze e 6 presso l'Azienda Ospedaliera di Pisa. Di quelle che si sono presentate a Careggi, su 11 (fra cui otto componenti del Maggio Fiorentino) sono state individuate lievi tracce di iodio 131 nelle urine da mettere in correlazione con l’incidente nucleare. Una dose, secondo il ministero della Salute, "comunque inferiore al limite della normale esposizione ambientale consentita e quindi si escludono rischi per la salute". A Firenze, su undici persone sono state trovate piccole tracce di iodio 131 (iodio radioattivo) nel corso di controlli. La quantità rilevata, secondo gli esperti dell’ospedale di Careggi, non ha alcuna rilevanza dal punto di vista clinico. Le tracce di Iodio 131, secondo gli esperti di Careggi, non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista clinico. Nessuna positività, al momento, per le 6 di Pisa, sulle quali però sono stati fatti solo gli accertamenti radiometrici esterni (i risultati degli esami delle urine sono attesi per lunedì). "Le dosi rilevate – spiega il professor Giampaolo Biti direttore della radioterapia di Careggi - sono inferiori di un migliaio di volte a quella che viene somministrata giornalmente nelle migliaia di pazienti che in tutto il mondo sono sottoposti all’esame della tiroide con scintigrafia (30 microCurie) e almeno centomila volte inferiore alle somministrazioni di iodio 131 effettuate a scopo terapeutico per ipertiroidismo (5 milliCurie). E la letteratura internazionale consolidata da oltre mezzo secolo non ha mai osservato in coloro che sono stati sottoposti a indagini sulla tiroide od a terapie per ipertiroidismo effetti collaterali gravi o tumori radio indotti. Queste quantità si riducono progressivamente, fino a sparire nel giro di 120 giorni". Nell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi, a partire dal 16 marzo ad ora sono stati eseguiti esami sulla raccolta di urine delle 24 ore per la rilevazione di contaminazione radioattiva relativi a 14 cittadini, di cui 10 del Maggio Fiorentino provenienti dal Giappone e specificamente dall’area di Tokyo. Lo dichiara Valter Giovannini, direttore sanitario di Careggi. "Di questi – precisa il dottor Cesare Gori, direttore della Fisica sanitaria di Careggi – 11 (8 fra i componenti del Maggio e 3 altri cittadini) controllati mostrano o piccole tracce di iodio 131, con valori non superiori a 40 Becquerel". "Queste differenze – spiega il professor Alberto Pupi direttore della medicina nucleare di Careggi - pur su livelli complessivi minimi di radioattività, dipendono dal momento del prelievo delle urine rispetto al momento in cui l’individuo è venuto in contatto con lo Iodio 131. Ad esempio, se nelle urine dopo 5 giorni dalla inalazione dello Iodio 131 è presente 1 Becquerel, nella tiroide il giorno della inalazione, erano presenti circa 1.300 Becquerel, pari a 30 nanoCurie (miliardesimi di Curie)". "Tutte le persone risultate positive – conclude Giovannini – saranno contattate e inserite in specifici protocolli di controllo che prevedono un monitoraggio nelle prossime settimane in relazione ai risultati delle indagini. Siamo quindi di fronte a una situazione che non ha aspetti di rilevanza dal punto di vista clinico e che quindi per adesso esaminiamo unicamente sotto il profilo sanitario". "Ho sentito uno degli 8 trovati positivi. Mi ha detto di essere stato informato da Careggi nel pomeriggio e che ora è relativamente tranquillo: certo avrebbe preferito avere notizie diverse". Lo racconta Silvano Ghisolfi, Rsa Cgil, che ha spiegato di aver raggiunto telefonicamente uno degli 8 componenti del Maggio musicale fiorentino. Ghisolfi ha sottolineato che "si tratta di una persona che è stata una delle prime a rientrare in Italia da Tokyo dopo che è stata annullata la tournee. Ora quello che ci fa preoccupare è il pensiero all’orchestra che ha proseguito il tour spostandosi in Cina". Per l’onorevole Fabio Evangelisti, segretario Idv Toscana: "Minacce di licenziamento o meno, abbiamo assistito a una grave incapacità di prendere decisioni importanti - aggiunge -: per questo, chi allora ha esitato, a Firenze come alla Farnesina, dovrà assumersi tutte le gravissime responsabilità per aver esposto i lavoratori del Maggio in tournee a Tokyo a un così concreto quanto inutile rischio". Rincara la dose la FLC CGIL di Firenze: "Viviamo con apprensione l'evolvere della catastrofe giapponese, e con ancor più preoccupazione abbiamo vissuto la vicenda di quelle lavoratrici e di quei lavoratori, siamo rimasti stupiti dall' incomprensibile ed ingiustificabile il comportamento del sindaco della città di Firenze, nel suo doppio ruolo di rappresentate della città e di datore di lavoro. "Lo spettacolo deve continuare", ma non a danno della sicurezza dei 300 musicisti, coristi e tecnici, spiace che sia stata necessaria la rabbia dei familiari per portare il Presidente e la Sovrintendente alla ragione". A Pisa. All’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara di Pisa si sono presentate fino a venerdì pomeriggio sei persone. Sono state visitate e, all’esame radiometrico esterno, sono risultate tutte e sei negative. Lunedì si avranno i risultati dell’esame delle urine. I due Centri dedicati istituiti dalla Regione, sono nelle due aziende ospedaliero-universitarie di Careggi e di Pisa. A Careggi i cittadini possono andare al pronto soccorso, a Pisa all’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara. A questi centri dedicati dovranno rivolgersi solo le persone che rientrano dal Giappone, e in particolare dalle zone intorno alla centrale nucleare di Fukushima. La Commissione regionale per la prevenzione dei rischi da radiazioni ionizzanti. E’ composta da dirigenti dell’assessorato, medici nucleari, radioterapisti, fisici nucleari. Si è riunita e ha validato il protocollo già in atto nel Centro dedicato dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi, con le indicazioni valevoli per le persone che rientrano dal Giappone. Nel Protocollo si stabilisce che gli utenti devono essere presi in carico dalla struttura operativa individuata dall direzione sanitaria. Oltre all’anamnesi individuale, devono essere annotati su un’apposita scheda anche la zona del Giappone da cui provengono (in particolare la distanza da Fukushima) e il periodo di soggiorno. Prima l’utente sarà sottoposto ad una misurazione strumentale esterna per ricercare la presenza di un’eventuale emissione di radiazioni. Poi all’utente viene consigliata la raccolta di urine delle 24 ore, previa acquisizione di consenso informato. A coloro che aderiscono viene consegnato il contenitore per la raccolta, con le indicazioni su come consegnare il campione e come ritirare il referto. Sul campione di urine viene effettuata la ricerca dello Iodio 131 e del Cesio 137. 18 marzo 2011
Nei corridoi di montecitorio Dopo la cerimonia dei 150 anni Nucleare, Prestigiacomo a Tremonti: "Basta cazz..., usciamone " "È finita, mica possiamo rischiare le elezioni per questo?" Nei corridoi di montecitorio Dopo la cerimonia dei 150 anni Nucleare, Prestigiacomo a Tremonti: "Basta cazz..., usciamone " "È finita, mica possiamo rischiare le elezioni per questo?" La ministra dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo (Ansa) La ministra dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo (Ansa) MILANO - "È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate". Nell'aula di Montecitorio è finita da poco la cerimonia di celebrazione del 150esimo anniversario, e nel corridoio di fronte alla sala del governo il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, si sfoga, lontana da occhi indiscreti, con Paolo Bonaiuti e Giulio Tremonti. IL COLLOQUIO - Il dibattito sul progetto nucleare del governo si è infiammato dopo il terremoto in Giappone, ma il ministro ha già le idee chiare. A sentire lei, il nucleare italiano non ha futuro: "È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne - dice rivolta a Bonaiuti e soprattutto a Tremonti - ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese". Al colloquio, che è durato una decina di minuti, s'aggiunge poi anche il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. (fonte: Dire) 17 marzo 2011
2011-03-18
dopo il rientro dal giappone Controlli radioattività, valori alterati "Ma non c'è nessun rischio clinico" Su 11 persone sono state trovate piccole tracce di iodio radioattivo nel corso di controlli effettuati a Firenze. I medici: "Valori bassi, come dopo una scintigrafia" FIRENZE - Gli italiani sono rientrati dal Giappone, compresi i componenti del Maggio Musicale Fiorentino. E dopo il sollievo di essere in suolo italiano, comincia l'incubo della contaminazione. Ad oggi, hanno effettuato controlli 23 persone, di cui tre in Lombardia, presso l'ospedale Niguarda Cà Grande di Milano e 20 in Toscana di cui 14 presso l'Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze e 6 presso l'Azienda Ospedaliera di Pisa. Di quelle che si sono presentate a Careggi, su 11 (fra cui otto componenti del Maggio Fiorentino) sono state individuate lievi tracce di iodio 131 nelle urine da mettere in correlazione con l’incidente nucleare. Una dose, secondo il ministero della Salute, "comunque inferiore al limite della normale esposizione ambientale consentita e quindi si escludono rischi per la salute". A Firenze, su undici persone sono state trovate piccole tracce di iodio 131 (iodio radioattivo) nel corso di controlli. La quantità rilevata, secondo gli esperti dell’ospedale di Careggi, non ha alcuna rilevanza dal punto di vista clinico. Le tracce di Iodio 131, secondo gli esperti di Careggi, non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista clinico. Nessuna positività, al momento, per le 6 di Pisa, sulle quali però sono stati fatti solo gli accertamenti radiometrici esterni (i risultati degli esami delle urine sono attesi per lunedì). "Le dosi rilevate – spiega il professor Giampaolo Biti direttore della radioterapia di Careggi - sono inferiori di un migliaio di volte a quella che viene somministrata giornalmente nelle migliaia di pazienti che in tutto il mondo sono sottoposti all’esame della tiroide con scintigrafia (30 microCurie) e almeno centomila volte inferiore alle somministrazioni di iodio 131 effettuate a scopo terapeutico per ipertiroidismo (5 milliCurie). E la letteratura internazionale consolidata da oltre mezzo secolo non ha mai osservato in coloro che sono stati sottoposti a indagini sulla tiroide od a terapie per ipertiroidismo effetti collaterali gravi o tumori radio indotti. Queste quantità si riducono progressivamente, fino a sparire nel giro di 120 giorni". Nell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi, a partire dal 16 marzo ad ora sono stati eseguiti esami sulla raccolta di urine delle 24 ore per la rilevazione di contaminazione radioattiva relativi a 14 cittadini, di cui 10 del Maggio Fiorentino provenienti dal Giappone e specificamente dall’area di Tokyo. Lo dichiara Valter Giovannini, direttore sanitario di Careggi. "Di questi – precisa il dottor Cesare Gori, direttore della Fisica sanitaria di Careggi – 11 (8 fra i componenti del Maggio e 3 altri cittadini) controllati mostrano o piccole tracce di iodio 131, con valori non superiori a 40 Becquerel". "Queste differenze – spiega il professor Alberto Pupi direttore della medicina nucleare di Careggi - pur su livelli complessivi minimi di radioattività, dipendono dal momento del prelievo delle urine rispetto al momento in cui l’individuo è venuto in contatto con lo Iodio 131. Ad esempio, se nelle urine dopo 5 giorni dalla inalazione dello Iodio 131 è presente 1 Becquerel, nella tiroide il giorno della inalazione, erano presenti circa 1.300 Becquerel, pari a 30 nanoCurie (miliardesimi di Curie)". "Tutte le persone risultate positive – conclude Giovannini – saranno contattate e inserite in specifici protocolli di controllo che prevedono un monitoraggio nelle prossime settimane in relazione ai risultati delle indagini. Siamo quindi di fronte a una situazione che non ha aspetti di rilevanza dal punto di vista clinico e che quindi per adesso esaminiamo unicamente sotto il profilo sanitario". "Ho sentito uno degli 8 trovati positivi. Mi ha detto di essere stato informato da Careggi nel pomeriggio e che ora è relativamente tranquillo: certo avrebbe preferito avere notizie diverse". Lo racconta Silvano Ghisolfi, Rsa Cgil, che ha spiegato di aver raggiunto telefonicamente uno degli 8 componenti del Maggio musicale fiorentino. Ghisolfi ha sottolineato che "si tratta di una persona che è stata una delle prime a rientrare in Italia da Tokyo dopo che è stata annullata la tournee. Ora quello che ci fa preoccupare è il pensiero all’orchestra che ha proseguito il tour spostandosi in Cina". Per l’onorevole Fabio Evangelisti, segretario Idv Toscana: "Minacce di licenziamento o meno, abbiamo assistito a una grave incapacità di prendere decisioni importanti - aggiunge -: per questo, chi allora ha esitato, a Firenze come alla Farnesina, dovrà assumersi tutte le gravissime responsabilità per aver esposto i lavoratori del Maggio in tournee a Tokyo a un così concreto quanto inutile rischio". Rincara la dose la FLC CGIL di Firenze: "Viviamo con apprensione l'evolvere della catastrofe giapponese, e con ancor più preoccupazione abbiamo vissuto la vicenda di quelle lavoratrici e di quei lavoratori, siamo rimasti stupiti dall' incomprensibile ed ingiustificabile il comportamento del sindaco della città di Firenze, nel suo doppio ruolo di rappresentate della città e di datore di lavoro. "Lo spettacolo deve continuare", ma non a danno della sicurezza dei 300 musicisti, coristi e tecnici, spiace che sia stata necessaria la rabbia dei familiari per portare il Presidente e la Sovrintendente alla ragione". A Pisa. All’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara di Pisa si sono presentate fino a venerdì pomeriggio sei persone. Sono state visitate e, all’esame radiometrico esterno, sono risultate tutte e sei negative. Lunedì si avranno i risultati dell’esame delle urine. I due Centri dedicati istituiti dalla Regione, sono nelle due aziende ospedaliero-universitarie di Careggi e di Pisa. A Careggi i cittadini possono andare al pronto soccorso, a Pisa all’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara. A questi centri dedicati dovranno rivolgersi solo le persone che rientrano dal Giappone, e in particolare dalle zone intorno alla centrale nucleare di Fukushima. La Commissione regionale per la prevenzione dei rischi da radiazioni ionizzanti. E’ composta da dirigenti dell’assessorato, medici nucleari, radioterapisti, fisici nucleari. Si è riunita e ha validato il protocollo già in atto nel Centro dedicato dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi, con le indicazioni valevoli per le persone che rientrano dal Giappone. Nel Protocollo si stabilisce che gli utenti devono essere presi in carico dalla struttura operativa individuata dall direzione sanitaria. Oltre all’anamnesi individuale, devono essere annotati su un’apposita scheda anche la zona del Giappone da cui provengono (in particolare la distanza da Fukushima) e il periodo di soggiorno. Prima l’utente sarà sottoposto ad una misurazione strumentale esterna per ricercare la presenza di un’eventuale emissione di radiazioni. Poi all’utente viene consigliata la raccolta di urine delle 24 ore, previa acquisizione di consenso informato. A coloro che aderiscono viene consegnato il contenitore per la raccolta, con le indicazioni su come consegnare il campione e come ritirare il referto. Sul campione di urine viene effettuata la ricerca dello Iodio 131 e del Cesio 137. 18 marzo 2011
Le vittime accertate superano quelle del sisma di Kobe del 1995 Un sarcofago di cemento per i reattori Aiea, allarme a Fukushima da 4 a 5 Ancora fumo da centrale, si lavora per ripristinare il sistema elettrico * NOTIZIE CORRELATE * Le vittime accertate superano quelle del sisma di Kobe del 1995 Un sarcofago di cemento per i reattori Aiea, allarme a Fukushima da 4 a 5 Ancora fumo da centrale, si lavora per ripristinare il sistema elettrico TOKYO - L'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) ha innalzato il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima-Daiichi, da 4 a 5. La scala internazionale, dal punto di vista della sicurezza, di un evento radiologico o nucleare -la Ines- va dal livello 1 ("anomalia") a 7 ("incidente gravissimo). Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte maggiore del precedente. L'incidente di Chernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7, Three Miles Island di livello 5. Questo mentre i tecnici giapponesi sperano di riuscire entro venerdì a rimettere parzialmente in funzione il sistema elettrico della centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal terremoto e dallo tsunami di una settimana fa. Dai reattori continua a uscire una colonna di fumo bianco, con particelle radioattive. I problemi al carburante nucleare derivano proprio dalla defaillance del sistema elettrico, che non consente di irrorare i reattori di acqua facilitando il raffreddamento del carburante atomico, ovvero delle barre di uranio e del "Mox", la miscela di ossidi (e anche del pericoloso plutonio) che rappresenta il reagente del reattore 4. Ripristinare il sistema di pompaggio elettrico permetterebbe di accelerare le operazioni di raffreddamento dei reattori surriscaldati, che rischiano di rilasciare una forte dose di radioattività con conseguenze inimmaginabili. La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima BOMBE D'ACQUA - I mezzi speciali delle Forze di autodifesa impegnati nei tentativi di raffreddare il reattore numero della centrale nucleare Fukushima-1 hanno smesso per oggi di spruzzare acqua contro il reattore numero 3 della centrale, che è quello che più preoccupa le squadre impegnate. Lo scrive il sito internet del quotidiano Yomiuri shinbun. "Abbiamo concluso", ha annunciato il generale Shigeru Iwasaki, capo di stato maggiore delle Forze di autodifesa aeree. Il lavoro è stato interrotto alle 15 locali (ore 7 in Italia). Secondo l'alto ufficiale, i lanci di acqua hanno raggiunto il reattore. Il generale ha anche assicurato che i livelli di esposizione radioattiva non sono tali da impedire le operazioni sul sito. "Al massimo si tratta di qualche millisievert all'ora, non impediscono l'attività", ha detto l'ufficiale. Nelle operazioni di oggi è stato usato anche un mezzo delle forze armate statunitense. Tuttavia la Tokyo denryoku (Toden), la società alettrica che gestisce l'impianto, ha rilevato solo un abbassamento marginale dei livello di radioattività. Yukio Edano, portavoce del governo, ha chiesto di vedere in maniera positiva il fatto che dalla struttura che ospita il reattore s'innalza del vapor acqueo. "Dal momento che esce del vapore acqueo - ha spiegato - possiamo affermare senza dubbio che l'acqua nella piscina" del combustibile usato. Proprio questa piscina preoccupa, perché il surriscaldamento di questo materiale provoca fuoruscita di radiazioni. SARCOFAGO DI CEMENTO - Un funzionario dell'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha sostenuto che la priorità è ora quella di alzare il livello dell'acqua nelle vasche dove viene conservato il combustile nucleare usato. Non è esclusa l'ipotesi di chiudere i reattori in un sarcofago di cemento armato e di seppellirli, come fu fatto a Cernobyl nel 1986. Il vento sulla centrale soffia verso il Pacifico e non c' è pericolo immediato per l'area urbana di Tokyo, 240 km a sud dell'impianto. Il presidente americano Barack Obama ha affermato che non ci sono pericoli neanche per la costa occidentale degli Usa, dove 450 esperti nucleari militari sono pronti ad aiutare quelli giapponesi se necessario. Giovedì il Pentagono ha annunciato l'invio di nove unità speciali di una task force per le emergenze nucleari. Venerdì tornerà in patria il direttore generale dell'Aiea - l'Agenzia dell'Onu per l'energia atomica - il giapponese Yukiya Amano, che discuterà della crisi nucleare col premier Naoto Kan. VITTIME SUPERIORI A KOBE - Nel frattempo, il numero delle vittime confermate del terremoto della scorsa settimana - 6.539 - ha superato quello delle vittime del sisma di Kobe del 1995, nel quale persero la vita 6.434 persone, secondo gli ultimi dati diffusi dalla polizia giapponese. I dispersi sono più di 10.000 e si teme che il bilancio finale possa superare le 20.000 vittime. L'AMBASCIATA D'ITALIA - Intanto da Tokyo ai microfoni di Sky tg24 l'ambasciatore d'Italia in Giappone, Vincenzo Petrone, commentando la decisione di alcuni governi di spostare le loro sedi diplomatiche a Osaka, ha promesso che l'ambasciata "rimane esattamente dov'è". "Stiamo rafforzando la nostra cellula operativa a Osaka perché tutti i voli dell'Alitalia partiranno da Osaka, ma noi restiamo qui" ha spiegato Petrone. Il diplomatico ha confermato che stanotte rientreranno in Italia 140 connazionali che usufruiscono di biglietti aerei gratuiti messi a disposizione dalla Farnesina. Si registrano anche i primi rimpatri di dipendenti di istituzioni finanziarie e monetarie italiane dal Giappone. Tra i primi uffici evacuati quello che ospita la delegazione della Banca d'Italia nella capitale. Al centralino dell'ufficio diretto da Pietro Ginefra la segreteria risponde che "gli uffici sono temporaneamente chiusi e riapriranno non appena possibile". L'ufficio stampa di Intesa SanPaolo fa sapere che due suoi collaboratori in Giappone si stanno per ricongiungere alle famiglie che erano già rientrate in Italia nei giorni scorsi. Per quanto riguarda Unicredit tutti i dipendenti dell'istituto di credito presenti a Tokyo sono di nazionalità nipponica e hanno deciso di rimanere nel paese, lavorando in remoto. La banca sta considerando, comunque la possibilità di evacuare i dipendenti verso il Sud del Paese o in altre aree. Alitalia ha deciso di spostare da oggi i 14 voli settimanali dall'Italia a Tokyo Narita su Osaka. Per facilitare gli italiani che vogliono lasciare il Giappone, il ministero degli Esteri rende noto che è possibile acquistare biglietti Alitalia a tariffa agevolata senza prenotazione. La Farnesina, che sconsiglia di recarsi in Giappone, aggiunge che "possibili rinforzi dei voli potranno essere attuati se necessario". Redazione online 18 marzo 2011
2011-03-17 Se saranno costruite nuove centrali, da noi serviranno norme di sicurezza più restrittive Nucleare, Romani:"Serve riflessione" Primo freno da un esponente del governo. E la Ue inserisce l'Italia nella top 4 del rischio sismico Se saranno costruite nuove centrali, da noi serviranno norme di sicurezza più restrittive Nucleare, Romani:"Serve riflessione" Primo freno da un esponente del governo. E la Ue inserisce l'Italia nella top 4 del rischio sismico Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico (Ansa) Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico (Ansa) ROMA - La linea dell'"avanti ad oltranza" e delle "decisioni non dettate dall'emozione" sul programma nucleare dell'esecutivo inizia a non essere più così unanime all'interno del governo. Una prima ma significativa frenata arriva da ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani: "Dalle informazioni che abbiamo il problema che ha il Giappone non sarà di facile soluzione. Per questo il paese deve fermarsi un attimo e capire che cosa stiamo facendo. Serve una pausa di riflessione e soprattutto non si possono fare scelte che non siano condivise da tutti". "Non è in discussione che il Paese debba andare verso l'energia nucleare - ha precisato - , ma i tragici eventi del Giappone impongono di riflettere sulla sicurezza degli impianti e di aprire un dibattito europeo sulla affidabilità degli stress test delle 150 centrali nucleari del continente". L'ITALIA E IL RISCHIO SISMICO - E proprio dal dibattito in corso a livello Ue, l'Italia viene segnalata come uno dei quattro Paesi dell'Unione e a più alto rischio sismico (terremoti oltre i 7 gradi della scala Richter) e dovrà rispettare quindi criteri di sicurezza più rigorosi degli altri se davvero tornerà a costruire centrali nucleari nel proprio territorio. Secondo una lista su cui lavora la Commissione europea, e che è stata fornita ad Apcom da una fonte di Bruxelles, gli altri tre paesi sono il Portogallo, la Grecia e la Romania (i terremoti più forti nel 1975, 1903 e 1977, rispettivamente). Portogallo e Grecia, come l'Italia attualmente, non hanno centrali nucleari. Dai quattro solo la Romania produce energia atomica (due reattori, a Cernavoda). I PRECEDENTI - Nel dibattito sul giro di vite che ora si vuol dare alla sicurezza nucleare e sui parametri degli 'stress test' (test di resistenza) che verranno effettuati sulle centrali atomiche nell'Ue - secondo una decisione non ancora presa formalmente ma data ormai per scontata - uno dei più rilevanti sarà naturalmente quello della resistenza degli impianti a terremoti e maremoti, di intensità simile a quelli che hanno messo in ginocchio il Giappone e scatenato il rischio nucleare. In Italia, i terremoti con magnitudo superiore ai 6 gradi della scala Richter, che hanno fatto molti danni e vittime nella Penisola dall'inizio del secolo scorso a oggi, sono almeno sette, fra cui il più devastante di tutti è stato quello di Messina e Reggio Calabria (1908), seguito da un vero e proprio tsunami con onde fino a 13 metri, e con circa 120.000 morti. Una tragedia che dovrebbero ricordare coloro che dicono che in Europa non sono possibili catastrofi come quella giapponese. Prima dell'Aquila (2009), ci sono stati poi i terremoti di due terremoti dell'Irpinia (nel 1980 e nel 1930, con 2.570 e 1.400 morti rispettivamente) quello del Friuli (1976), con 989 vittime, quello del Belice (1968) con 236 morti e quello di Avezzano (1915) con 32.610 morti. Redazione Online 17 marzo 2011
Perché sono contrario L'atomo e i costi troppo alti: non conviene Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa, l'elettricità da nucleare risulta la più cara * NOTIZIE CORRELATE * Una pausa per imparare dagli errori di Chicco Testa (17 marzo 2011) * L'alternativa inesistente di Edoardo Boncinelli (16 marzo 2011) * La trappola radioattiva di Adriano Celentano (16 marzo 2011) Perché sono contrario L'atomo e i costi troppo alti: non conviene Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa, l'elettricità da nucleare risulta la più cara di GIANNI SILVESTRINI Il nucleare, questo nucleare, non convince per diversi motivi. Innanzitutto non sono escludibili eventi catastrofici a causa di fattori esterni o di errori umani. Si spera nella quarta generazione che, verso il 2030, dovrebbe portare a reattori intrinsecamente sicuri. C'è poi una valutazione economica, in quanto i costi tendono costantemente ad aumentare. Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa (Energy Outlook 2010) sugli impianti da costruire nei prossimi due decenni, l'elettricità da nucleare risulta la più cara. È il motivo per cui negli Stati Uniti sono previsti dei meccanismi di incentivazione per le nuove centrali, altro che riduzione della bolletta... Infine pesa una considerazione etica. A quasi cinquant'anni dalla prima centrale, non esiste un solo Paese al mondo che abbia realizzato un deposito definitivo per le scorie altamente radioattive. Per tutti gli oggetti che noi conosciamo - un frigorifero, un'automobile, una bottiglia - è prevista la chiusura del ciclo. Per i rifiuti nucleari, la cui pericolosità ha tempi di dimezzamento di decine di migliaia di anni, non abbiamo ancora trovato una soluzione, lasciando in questo modo alle generazioni future un velenoso regalo. I fautori di questa tecnologia sostengono che però consente di ridurre i consumi di combustibili fossili e le emissioni dei gas serra. Vero, ma è possibile ottenere lo stesso risultato in modo più efficace e meno rischioso. Le fonti rinnovabili, considerate marginali fino a poco tempo fa, stanno crescendo a ritmi imprevedibili e i loro costi si stanno rapidamente riducendo. L'elettricità producibile dagli impianti solari ed eolici installati nel mondo tra il 2005 e il 2010 è tre volte maggiore rispetto a quella dei reattori nucleari entrati in servizio negli stessi anni. La metà della potenza elettrica installata in Europa lo scorso decennio è rinnovabile. E l'accelerazione della crescita è formidabile. La potenza fotovoltaica globale installata nel 2010 è, ad esempio, aumentata del 120% rispetto all'anno prima. Grazie al contesto energetico così drasticamente mutato, la riflessione internazionale che seguirà all'incidente di Fukushima avrà un decorso diverso rispetto all'impatto che si ebbe dopo Chernobyl. Allora l'effetto fu quello di bloccare la crescita del nucleare senza innescare però una vera alternativa. Le fonti rinnovabili erano all'inizio del loro sviluppo e non rappresentavano un'opzione credibile, anche se le esperienze californiane, danesi, giapponesi già facevano intuire le enormi potenzialità di queste tecnologie. La potenza eolica oggi è cento volte superiore, quella solare addirittura mille volte più ampia. E i costi sono scesi drasticamente. Tutto ciò fa ritenere che altri Paesi seguiranno la strada della Germania che aveva deciso, già prima dell'incidente giapponese, di uscire dal nucleare puntando a soddisfare nel 2050 almeno l'80% della richiesta elettrica con le rinnovabili. Una strategia lungimirante che negli ultimi anni ha consentito di raddoppiare l'elettricità verde grazie a un milione di impianti solari, eolici, a biomassa e di creare un comparto che conta 340.000 addetti, un pilastro ormai dell'economia tedesca. Dunque, le riflessioni dopo la tragedia giapponese possono portare ad un drastico ripensamento delle strategie energetiche con un rilancio delle politiche dell'efficienza energetica e dell'utilizzo delle rinnovabili. Una strada fortemente innovativa che garantisce maggiore sicurezza energetica, riduce i rischi di cambiamenti climatici, crea imprese ed occupazione. L'Italia, che ultimamente ha ottenuto risultati interessanti nelle rinnovabili, farebbe bene a seguire questa strada. Gianni Silvestrini 17 marzo 2011
Perché sono favorevole Serve una pausa per imparare dagli errori Riflettere ora sarebbe una cosa saggia * NOTIZIE CORRELATE * L'alternativa inesistente di Edoardo Boncinelli (16 marzo 2011) * La trappola radioattiva di Adriano Celentano (16 marzo 2011) Perché sono favorevole Serve una pausa per imparare dagli errori Riflettere ora sarebbe una cosa saggia di CHICCO TESTA Ciò che sta succedendo in Giappone nelle centrali colpite dal terremoto e dallo tsunami è molto più grave di quanto si potesse immaginare. L'incidente nucleare, anzi gli incidenti, che si susseguono senza fine lasceranno conseguenze, ancora in larga parte purtroppo imprevedibili, per moltissimi anni. Deve riconoscerlo senza esitazione e per senso di responsabilità anche chi, come me e tanti altri, tecnici, scienziati, esponenti politici, gente comune, è un convinto sostenitore dell'utilità dell'energia nucleare. Ma far finta di nulla e ritenere che le cose possano continuare senza cambiamenti sarebbe da sciocchi e da irresponsabili. Penso che anche il governo italiano debba porsi l'obiettivo di una seria riflessione. Insistere nel dire che nulla cambia nei programmi decisi è un errore, che non si colloca all'altezza delle richieste che oggi, giustamente, vengono dall'opinione pubblica. Personalmente penso che l'energia nucleare continuerà ad avere un futuro. Nei Paesi che già la possiedono, compreso il Giappone disperatamente bisognoso di energia, la Cina, l'India, gli Usa, molti Stati europei ed extraeuropei e nei Paesi in cui si realizzeranno reattori nucleari di concezione sempre più avanzata. Ma siamo a un giro di boa che non può essere sottovalutato. Se questo avverrà, sarà solo dopo che una profonda riconsiderazione di tutto il settore sia stata fatta. Come già, in questi giorni, in Paesi come la Svizzera e la Germania. Dichiarare da parte nostra un'analoga pausa di riflessione sarebbe cosa saggia. È una responsabilità che tocca ai governi di tutto il mondo. L'Europa ha iniziato e forse proprio dalle e con le Istituzioni europee può essere delineato il ruolo e lo spazio dell'energia nucleare nella futura politica energetica europea. Che non è certo affare di un singolo stato. Può anzi essere l'occasione per immaginare un percorso che porti ad un'Agenzia di Sicurezza sovranazionale, come la NRC americana che ha competenza su tutti gli Stati dell'Unione. Avanzi il governo italiano questa proposta. Occorre quindi tempo per decidere con coscienza e cautela. Per fare un bilancio ragionato di ciò che è successo in Giappone e come sempre imparare dagli errori, per fare una valutazione del livello di sicurezza degli impianti esistenti, per verificare gli standard delle future tecnologie. Ciò che succede è una gran brutta notizia per l'ambiente. Per le conseguenze dell'incidente nucleare, per la devastazione ambientale a cui è stato sottoposto il Giappone dalla distruzione di impianti chimici, raffinerie, infrastrutture energetiche, comprese quelle rinnovabili come l'idroelettrico. Ma anche perché, come già previsto da tutte le agenzie internazionali, aumenterà ulteriormente il ricorso ai combustibili fossili in tutto il mondo. Carbone in primo luogo. Sappiamo quanto questo problema sia accentuato in Italia, dipendente dai combustibili fossili e dall'energia nucleare da importazione, per circa l'80% del suo fabbisogno. È un problema storico che ci rende fragilissimi, come ci mostrano gli avvenimenti in corso nei Paesi da cui abitualmente ci riforniamo. Ma per ridisegnare la nostra politica energetica, stretta fra colonne d'Ercole che sembrano insuperabili, c'è bisogno di un largo consenso e di lasciarci aperta, con senso di responsabilità, ogni strada per il futuro. Chicco Testa 17 marzo 2011
L'opzione nucleareL'analisi Le opposte retoriche e la scelta (calcolata) per l'energia Ora il governo deve dichiarare costi e benefici delle diverse opzioni L'opzione nucleareL'analisi Le opposte retoriche e la scelta (calcolata) per l'energia Ora il governo deve dichiarare costi e benefici delle diverse opzioni Il disastro nucleare giapponese sta alimentando nelle opinioni pubbliche occidentali due estremismi speculari: la condanna immediata e senza appello della produzione di energia elettrica dall'atomo e la fiducia illimitata nella scienza identificata nell'ingegneria nucleare e non, per dire, nel solare termodinamico. Entrambe le posizioni si nobilitano vantando il monopolio della razionalità e con ciò immaginando di condizionare la politica. Ma si tratta soltanto di retoriche giustapposte. Meglio sarebbe stare ai fatti e su questi ragionare, governando e rispettando le emozioni delle persone perché, come ognun sa, il cuore riesce talvolta a leggere dove il cervello tentenna. Il primo dato di fatto è che, contrariamente alla propaganda di parte, il nucleare pesa sempre meno nella produzione energetica del pianeta. Secondo l'Agenzia internazionale dell'energia di Vienna, negli ultimi 12 anni il suo contributo è sceso dal 17,2 al 14%. La prima e crescente fonte energetica il carbone salito dal 38,4% al 40,3%. La seconda fonte energetica è il gas, balzato dal 15,8 al 20,8%. Il petrolio, invece, è in disuso essendo calato dall'8,9 al 4,7%, anche se è ora prevedibile una certo recupero perché il Giappone in emergenza riaprirà parecchie vecchie centrali. Sempre rilevante, ancorché fisiologicamente in calo dal 18,3 al 16,6%, il peso dell'idroelettrico, mentre raddoppia dall'1,4 al 3,3% l'apporto delle altre fonti rinnovabili. Tutto questo significa che il mondo va avanti sempre di più con le fonti fossili. Può non piacere. A chi scrive, che al referendum del 1987 votò no all'uscita dal nucleare, non piace. Ma questa è la realtà. A regime l'Italia produrrà 10 miliardi di chilowattora con il fotovoltaico, sussidiato per 88 miliardi di euro in 20 anni o per circa 60 se si attualizzano i flussi, mentre l'Enel a Porto Tolle farà 14 miliardi di chilowattora con il carbone e senza incentivi. E intanto il Paese litiga ferocemente sul nulla, contrapponendo un nucleare di là da venire (le regioni sono contro; l'Enel non ha ancora rivelato i suoi piani) a fonti rinnovabili di modesta resa. Poiché l'effetto serra è un problema globale, si potrebbe confrontare di quanto nel mondo lo si possa ridurre usando meglio la fonte più impopolare, il carbone, e di quanto possa venir ridotto con l'eolico o il solare, frazioni della frazione delle "altre rinnovabili". Dal governo nazionale, invece, ci si attende che metta nero su bianco i costi e i benefici delle diverse opzioni anziché tenere i piedi nelle scarpe di tutte le lobby, dall'atomo al sole, e cambiare tre volte in 8 mesi le norme, com'è avvenuto sul fotovoltaico, prima promettendo incentivi stellari a tutti, poi tagliando di colpo e infine rinviando le decisioni seppellendo in un colpo solo la certezza del diritto e la politica industriale. Più in generale, governo e accademia dovrebbero forse chiarire la qualità dei nuovi posti di lavoro e il loro costo per la collettività in termini di incentivi. Magari tenendo presente che l'Iri assorbì fondi di dotazione per 37 mila miliardi di lire, ovvero 19 miliardi di euro, in 63 anni di storia nei quali diede lavoro a centinaia di migliaia di persone dirette e un'infinità indirette. Poi però chiediamoci anche perché il nucleare si sia fermato, dopo i primi successi legati anche alla gioia di poter fare un uso civile di una tecnologia militare terribile. Ora riprenderà? Esistono nuovi progetti, certo. Cina, India, Brasile. Ma quale sarà la loro incidenza tra 20-30 anni rispetto alle fonti fossili e alle rinnovabili? Il nucleare sarà parte della soluzione o parte del problema? Negli anni Novanta, a congelare i progetti nucleari è stata certo la paura di altre Chernobyl, ma anche e soprattutto la loro onerosità. Il nucleare ha un altissimo costo d'investimento che varia anche da sito a sito e un basso costo d'esercizio. Il prezzo del chilowattora nucleare dipende dai tassi, a cui si finanzia l'investimento, e si confronta con quelli dell'energia da altre fonti. Oggi, con il barile oltre i 100 dollari e i tassi ancora bassi, il nucleare conviene. Ma per lunghi anni il barile ha quotato sotto i 30 dollari. Tornasse verso quei dintorni e risalissero i tassi, il nucleare diventerebbe una nuova tassa. Non è detto che un po' di nucleare non debba essere fatto nonostante la paura, ma il governo, i cui esponenti affollano i talk show televisivi parlando senza sapere, deve prima mettere le carte in tavola. Se le ha. Non sarà tempo sprecato. Massimo Mucchetti 17 marzo 2011
GIAPPONE, Allarme nella capitale: fa freddo, consumi alle stelle "Italiani, via subito dalle zone colpite" Tokyo rischia il black out totale L'ambasciata invita "vivamente" i connazionali "ad allontanarsi". Usa: via al rimpatrio degli americani * NOTIZIE CORRELATE * Wikileaks: L'Aiea avvertì Tokyo, 2 anni fa (16 marzo 2011) * Tokyo, nuova scossa di magnitudo 6 Reattore in fiamme, acqua col cannone (16 marzo 2011) * Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011) * Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011) * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) * MULTIMEDIA: video e foto GIAPPONE, Allarme nella capitale: fa freddo, consumi alle stelle "Italiani, via subito dalle zone colpite" Tokyo rischia il black out totale L'ambasciata invita "vivamente" i connazionali "ad allontanarsi". Usa: via al rimpatrio degli americani (Ap) (Ap) MILANO - A Fuhushima, nell'impianto nucleare danneggiato dal terremoto che ha colpito il Giappone lo scorso 11 marzo, è ormai una corsa contro il tempo. Gli elicotteri dell'esercito nipponico continuano a gettare tonnellate d'acqua sui reattori surriscaldati della centrale e il governo giapponese ha spiegato che la messa in sicurezza del reattore n.3 di Fukushima "è la priorità", vista la pressione registrata in aumento con uscita di vapore proprio dal reattore potenzialmente più pericoloso. Il bilancio del sisma e dello tsunami intanto cresce. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Dipartimento di Polizia, tra morti e dispersi si è arrivato a quota 15.023. I morti accertati sono 5.429 in 11 prefetture più Tokyo. RISCHIO BLACK OUT- In queste ore il Giappone e Tokyo in particolare devono fare i conti anche con un'altra emergenza. La parte orientale del Paese, infatti, potrebbe risentire di una sospensione dell'energia elettrica su larga scala se non si procede a una riduzione dei consumi, visto che la produzione è limitata a causa del blocco di una serie di centrali danneggiate dal devastante sisma. L'ondata di freddo che ha colpito tutto il Giappone orientale ha prodotto un picco nei consumi nonostante le interruzioni pianificate dell'erogazione che sono state avviate da alcuni giorni. "Questa mattina già il consumo era quasi uguale alla prduzione. Questo significa che stasera e questa notte, al momento dei picchi tradizionali di consumo, il fabbisogno supererà di molto l'offerta e potrebbe provocare un imprevedibile black out su ampia scala", ha detto il ministro dell'Industria di Tokyo Banri Kaieda. Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima USA E ITALIA - La preoccupazione degli Stati Uniti per quanto sta avvenendo in Giappone cresce. L'amministrazione a stelle e strisce ha lanciato un allarme secondo il quale la situazione è ben più grave di quella descritta da Tokyo. Il presidente Barack Obama ha parlato al telefono con il premier giapponese Naoto Kan, assicurandogli "tutto l'appoggio necessario" da parte dell'amministrazione a stelle e strisce. Intanto, l'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". Quanto all'ipotesi radiazioni, le misure "del team italiano effettuate in ambasciata confermano il valore registrato ieri di 0.04 microsievert/ora". Anche il Dipartimento di Stato Usa ha autorizzato mercoledì sera i familiari del suo personale diplomatico a lasciare il Giappone. Si tratta di un cambiamento di atteggiamento da parte americana rispetto all'emergenza nucleare nel Paese asiatico. La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi INDIRIZZI E-MAIL - Nell'ultimo avviso sullo stato della crisi legata alla centrale nucleare, l'ambasciata italiana ha rinnovato "vivamente la richiesta di far urgentemente pervenire via e-mail agli indirizzi: consular.tokyo esteri.it e ambasciata.tokyo esteri.it i nominativi dei membri del nucleo familiare che sono già partiti, nonché di avvertire, sempre via email allo stesso indirizzo, questa ambasciata nel momento in cui lascerete il Paese". Infine, si legge nell'avviso, "vi preghiamo di segnalarci presenze di italiani temporaneamente presenti e quindi non registrati in ambasciata, se possibile dandoci il loro indirizzo email". LA CINA - Nel frattempo, si muove anche Pechino. Il governo cinese vuole infatti da Tokyo informazioni in tempi rapidi su ogni eventuale sviluppo della fuoriuscita di radiazioni dalla centrale di Fukushima. "Il mondo segue con grande attenzione la crisi nucleare in Giappone, e il Giappone sta adottando misure di emergenza per farvi fronte", ha detto a un briefing per la stampa la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Jiang Yu. SI INFIAMMA LO YEN - in Borsa lo yen intanto vola. E il governo giapponese accusa gli speculatori di aver provocato una fiammata storica della moneta, che potrebbe peggiorare la situazione delle imprese esportatrici giapponesi che già soffrono le conseguenze del terremoto. Questa impennata della valuta giapponese può sembrare paradossale in quanto il Paese attraversa la peggiore crisi dalla fine della guerra. Gli investitori avrebbero scommesso su un rimpatrio di massa dei fondi detenuti dalle imprese di assicurazione all'estero per finanziare le indennità enormi per le vittime. Il ministro dell'Economia e della Politica fiscale, Kaoru Yosano, ha assicurato che si tratta di "voci prive di fondamento" e che gli assicuratori giapponesi, che hanno denaro a sufficienza, non avrebbero bisogno di vendere le attività detenute valuta estera. Ma gli operatori hanno acquistato ancora grandi quantità di yen, sperando di venderli più cari in seguito. Redazione online 17 marzo 2011
aiea: situazione preoccupante ai reattori numero 3 e 4 Tokyo, nuova scossa di magnitudo 6 Reattore n. 4 senz'acqua, Usa in allarme Esplosione nel reattore numero quattro a Fukushima. Giovedì droni Usa sulla centrale. Parla l'Imperatore in tv * NOTIZIE CORRELATE * Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011) * Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011) * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) aiea: situazione preoccupante ai reattori numero 3 e 4 Tokyo, nuova scossa di magnitudo 6 Reattore n. 4 senz'acqua, Usa in allarme Esplosione nel reattore numero quattro a Fukushima. Giovedì droni Usa sulla centrale. Parla l'Imperatore in tv (Reuters) (Reuters) MILANO - Continua la battaglia per tenere sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima, il cui sistema di raffreddamento è stato distrutto dal sisma di venerdì scorso e dal successivo tsunami. Radiazioni "estremamente forti, potenzialmente letali" sarebbero state registrate al reattore n. 4 della centrale nucleare di Fukushima: lo ha detto il responsabile statunitense per l'energia nucleare Gregory Jaczko. La vasca di stoccaggio del reattore 4 della centrale non contiene più acqua per effetto di livelli "estremamente elevati" di radiazioni, ha dichiarato il presidente dell'Autorità americana di controllo sul nucleare. Jaczko ha aggiunto che una delle conseguenze dell'esplosione è stata la perdita d'acqua dal serbatoio del reattore. "Riteniamo - ha precisato - che non vi sia più acqua nelle piscine e che i livelli di radiazioni siano estremamente elevati, letali, il che potrebbe rimettere in gioco tutte le operazioni di soccorso". E' l'ultimo atto di una giornata caratterizzata dai tentativi di far fronte all'emergenza nucleare che sta vivendo il Giappone. LINEA ELETTRICA - La Tokyo Electric Power Company intanto riferisce di aver quasi terminato di sistemare una nuova linea elettrica che dovrebbe ripristinare l'elettricità alla centrale nucleare di Fukushima per riuscire a risolvere la crisi. Il portavoce della Tepco, Naoki Tsunoda, ha detto che il collegamento elettrico è quasi completo. I funzionari intendono provarlo "non appena possibile" ma non sono in grado di dire quando. Il nuovo collegamento elettrico dovrebbe riuscire a ripristinare le pompe, permettendo così un flusso stabile di acqua ai reattori e alle vasche di combustibile esausto, mantenendole fredde. ANCORA SCOSSE - Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6 è stata avvertita anche nella giornata di mercoledì nella zona orientale di Tokyo, dove gli edifici hanno tremato a lungo. L'epicentro è stato localizzato a una profondità di 25 chilometri sotto al fondale dell'Oceano Pacifico e 96 chilometri a est di Tokyo. Una precedente scossa, sempre di magnitudo 6.0, aveva investito qualche ora prima il Giappone sud-orientale, con epicentro nella prefettura di Shizuoka: anche in quel caso il fenomeno era stato avvertito nella capitale. Dal terremoto di 9.0 gradi Richter di venerdì scorso si sono susseguite centinaia di scosse di assestamento, alcune anche molto potenti. Altra scossa a Fukushima UN NUOVO INCENDIO - Nel frattempo un nuovo incendio è scoppiato nella centrale nucleare di Fukushima 1. Le fiamme sono divampate presso il reattore numero quattro per poi spegnersi da sole nel giro di 30 minuti, secondo quanto reso noto dall'agenzia per la sicurezza nucleare nipponica. Ma intanto una colonna di fumo è cominciata a fuoriuscire dal reattore 3 anche se la gabbia non dovrebbe aver subito un grave danno, scrive l'agenzia di stampa Kyodo citando il governo. Secondo la Tepco, la compagnia elettrica che gestisce l'impianto, potrebbe trattarsi di vapore, e il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha affermato che sembra provenire dalla vasca di contenimento del reattore stesso: "Il contenitore ha un ugello di scarico", ha osservato, "ma, a parte quello, non dovrebbe uscire alcun gas". Edano ha dunque ipotizzato che la vasca possa aver subito danni. E infatti intorno alla centrale i livelli di radioattività si sono all'improvviso impennati, il personale è stato temporaneamente fatto sgomberare. L'impianto di Fukushima ha subito finora quattro esplosioni e due incendi. Ma il governo rassicura: le radiazioni oltre un raggio di 20-30 km dalla centrale di Fukushima 1 non costituiscono "immediato rischio per la salute". Le radiazioni fermano gli elicotteri SORVOLI IN ELICOTTERO - La televisione pubblica giapponese Nhk ha trasmesso riprese in cui si mostrava un elicottero militare bi-rotore da carico in volo verso la centrale atomica di Fukushima 1, ma l'il velivolo, che avrebbe dovuto gettare acqua per raffreddare uno dei reattori, non è riuscito ad operare, probabilmente a causa degli alti livelli di radioattività. La polizia tenterà di raffreddare la vasca del reattore 4 usando un camion con cannone ad acqua, ha annunciato la tv pubblica Nhk. Per il momento, comunque, ha scritto l'agenzia di stampa Kyodo citando l'amministrazione locale, nella prefettura di Fukushima l'acqua di rubinetto non contiene né iodio né cesio radioattivi, nonostante la fuga di radiazioni dalla centrale. AIEA - I danni ai reattori nucleari in Giappone sono "molto seri" e i giapponesi sono soprattutto preoccupati per il numero 3 e il numero 4 ha affermato però il direttore generale dell'Aiea, Yukiya Amano, che giovedì si recherà nel Paese per un sopralluogo di un giorno per avere maggiori informazioni dalle autorità locali. Amano ha fatto sapere che giovedì gli elicotteri tenteranno di lanciare l'acqua sull'unità 3 mentre da terra si cercherà di sparare con i mega idranti acqua forniti dagli Usa sul reattore numero 4 e, successivamente sul reattore numero 3. "Prima di far questo - ha spiegato il numero uno di Aiea - dovranno essere rimossi alcuni detriti dall'area circostante". SORVOLI CON AEREI SPIA SENZA PILOTA - Il governo giapponese avrebbe deciso quindi di accettare l'aiuto dell'esercito americano. Aerei da ricognizione senza pilota americani saranno inviati in missione sulla centrale nucleare di Fukushima per raccogliere informazioni sullo stato dei reattori. Forse la missione si svolgerà già giovedì. TIMORI PER IL MALTEMPO - Suscitano intanto preoccupazione anche le previsioni meteo a Fukushima. Infatti sono previsti neve e vento che dovrebbe soffiare verso sudovest, cioè verso Tokyo, per poi girare e dirigersi a ovest verso il mare. Questo fattore è importante perché mostra che direzione potrebbe prendere una possibile nube nucleare. Ma le condizioni meteo sono importanti anche per la gestione degli sfollati: quelli del Tohoku, in particolare, sono esposti a privazioni e freddo. Si tratta, secondo gli ultimi dati, di 430mila persone, ma sono arrivate a essere nei giorni passati fino a 550mila. Si sono riuniti in centri di accoglienza, spesso scuole o altri edifici pubblici. Molti sono vecchi, molti sono bambini. Manca loro ancora tutto e, soprattutto, comincia a diffondersi il rischio che, col ritorno del freddo intenso, si sviluppino epidemie d'influenza che, in queste condizioni estreme, possono avere conseguenze fatali. Le previsioni del tempo prevedono infatti freddo e neve anche per i prossimi giorni. Il discorso dell'imperatore in tv IL MESSAGGIO DELL'IMPERATORE - A sorpresa poi l'imperatore giapponese Akihito ha rivolto un messaggio alla nazione trasmesso in tv in cui esprime "grande tristezza" per il sisma e lo tsunami di venerdì scorso, auspicando che sia "salvato il maggior numero di persone". "Provo grande tristezza per le vittime di sisma e tsunami: non si sa quanti saranno, ma spero che ne venga salvato anche uno solo in più", ha detto Akihito, in un raro messaggio alla Nazione trasmesso in tv. "Adesso, il problema è il nucleare e spero si risolva. I soccorsi vanno avanti, nel freddo. Mancano cibo e carburante e tutti sono in condizioni d'emergenza", ha aggiunto l'imperatore. "Prego per loro e perchè si esca dalla catastrofe: sono commosso da chi cerca di resistere e vivere - ha detto Akihito -. Un grazie agli stranieri, alla gente del Giappone e a tutti quelli che continuano a impegnarsi nelle operazioni di soccorso. Sono arrivati messaggi da tutto il mondo: mai rinunciare alla speranza". ALLARME ANCORA DALL'UE - Sul fronte internazionale da segnalare che, come aveva detto già martedì, il commissario Ue all'energia Guenther Oettinger ha dichiarato di nuovo che è in corso una "effettiva catastrofe" aggiungendo che "questo impianto non è più gestito, non è più sotto controllo". Oettinger ha parlato in una audizione all'Europarlamento. AVVISO DAGLI USA - Le autorità americane hanno invece raccomandato ai propri cittadini che vivono nel raggio di 80 km dalla centrale nucleare di Fukushima di evacuare o ripararsi in luoghi chiusi. Anche i militari Usa che stanno prestando soccorso alla popolazione giapponese hanno avuto l'ordine di non avvicinarsi a più di 80 km dalla centrale. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto che la raccomandazione è frutto delle analisi della situazione da parte degli esperti americani. "Questo è il consiglio che daremmo ai cittadini americani se lo stesso problema di verificasse negli Stati Uniti - ha detto Carney - Portarsi ad almeno 80 chilometri di distanza dalla centrale nucleare di Fukushima". Sul fronte più strettamente politico il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha dichiarato: "Quello che sta accadendo in Giappone solleva dubbi sui costi e sui rischi associati all' energia nucleare, ma dobbiamo dare delle risposte - ha detto la Clinton - noi ricaviamo il 20% della nostra energia adesso negli Stati Uniti dall'energia nucleare". GLI ITALIANI - Continuano invece le polemiche sugli italiani in Giappone che chiedono di tornare, come i musicisti del "Il Maggio Musicale Fiorentino" che non riescono a partire da Tokyo e cresce la loro preoccupazione e quella dei loro parenti che li attendono in Italia. Tutto questo mentre la Croce rossa internazionale ha reso noto che Tokyo è sicura e che gli stranieri possono recarsi lì. La Farnesina informa che prosegue - attraverso l'Unità di Crisi- il costante coordinamento con l'Alitalia per assicurare ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni per rimanere la possibilità di lasciare, anche temporaneamente, il Paese. In tal senso, anche d'intesa con la Farnesina, non soltanto la compagnia di bandiera continua ad operare con piena capacità con 14 voli alla settimana sul Giappone (da oggi concentrati per ragioni tecniche sullo scalo internazionale di Osaka), ma è stata altresì introdotta la possibilità di acquistare biglietti di sola andata senza prenotazione, usufruendo di una speciale tariffa agevolata istituita per l'occasione. L'Ambasciata d'Italia a Tokyo e l'Unità di Crisi della Farnesina restano operative h24 non soltanto per continuare a raccogliere e riscontrare segnalazioni di connazionali, ma anche per modulare la risposta ad eventuali nuove esigenze della nostra comunità in Giappone. Maltempo nelle zone della tsunami LA BORSA RECUPERAYEN DA RECORD - Intanto la Borsa di Tokyo trova la forza per il rimbalzo e chiude gli scambi con un recupero del 5,68%. La Banca centrale del Giappone ha iniettato nel mercato 3,5 trilioni di yen (43 miliardi di dollari) per cercare di attenuare l'impatto del terremoto. La mossa porta a 23 trilioni di yen (283 miliardi di dollari) la quota totale stanziata negli ultimi tre giorni dalla banca. Lo yen comunque ha continuato a guadagnare terreno sul dollaro. La valuta giapponese si apprezza e sale ai massimi dalla Seconda Guerra Mondiale nei confronti del biglietto verde. Lo yen è salito fino a 77,60 dollari. A spingere al rialzo la divisa nipponica è la convinzione che le società giapponesi, soprattutto banche e assicurazioni, incominceranno a rimpatriare asset denominati in yen per contribuire alla ricostruzione delle zone devastate dallo tsunami. CONTROLLI SUI CIBI - Ma la crisi nucleare implica anche la possibilità di danni collaterali. L'inquinamento cioè di suolo, acqua e animali. L'Unione europea ha quindi già allertato i 27 Stati membri prescrivendo analisi dei livelli di radioattività su tutti i prodotti alimentari destinati all'uomo e agli animali. E in Italia il ministro della Salute Fazio ha annunciato "misure restrittive": si metterà al setaccio tutto ciò che riguarda il settore con data post terremoto. Si tratta in ogni caso, in Italia e in Europa, di una nicchia di mercato: l'import di prodotti alimentari è "minimo", secondo l'Ue, seppure in crescita. Anche chi ama il sushi, dunque, dovrebbe poter stare tranquillo: il pesce è locale, e le alghe potranno essere sostituite, quando già non lo sono, con quelle cinesi. PRIMO GIORNALISTA CONTAMINATO - Da segnalare anche il caso del primo giornalista contaminato dalle radiazioni. Lester Holt, giornalista della Nbc di ritorno dal Giappone, dove aveva coperto la catastrofe del terremoto e la crisi nucleare, ha rivelato nel suo show mercoledì di essere stato contaminato. Tracce di radiazioni, di bassa intensità, sono state riscontrate su di lui e anche su alcuni collaboratori della sua troupe. Redazione Online 16 marzo 2011(ultima modifica: 17 marzo 2011)
2011-03-16 aiea: situazione preoccupante ai reattori numero 3 e 4 Tokyo, nuova scossa di magnitudo 6 Reattore n. 4 senz'acqua, Usa in allarme Esplosione nel reattore numero quattro a Fukushima. Giovedì droni Usa sulla centrale. Parla l'Imperatore in tv * NOTIZIE CORRELATE * Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011) * Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011) * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) aiea: situazione preoccupante ai reattori numero 3 e 4 Tokyo, nuova scossa di magnitudo 6 Reattore n. 4 senz'acqua, Usa in allarme Esplosione nel reattore numero quattro a Fukushima. Giovedì droni Usa sulla centrale. Parla l'Imperatore in tv (Reuters) (Reuters) MILANO - Continua la battaglia per tenere sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima, il cui sistema di raffreddamento è stato distrutto dal sisma di venerdì scorso e dal successivo tsunami. Radiazioni "estremamente potenti" sarebbero state registrate al reattore n. 4 della centrale nucleare di Fukushima: lo ha detto il responsabile statunitense per l'energia nucleare Gregory Jaczko. La vasca di stoccaggio del reattore 4 della centrale non contiene più acqua per effetto di livelli "estremamente elevati" di radiazioni, ha dichiarato il presidente dell'Autorità americana di controllo sul nucleare. Jaczko ha aggiunto che una delle conseguenze dell'esplosione è stata la perdita d'acqua dal serbatoio del reattore. "Riteniamo - ha precisato - che non vi sia più acqua nelle piscine e che i livelli di radiazioni siano estremamente elevati, letali, il che potrebbe rimettere in gioco tutte le operazioni di soccorso". E' l'ultimo atto di una giornata caratterizzata dai tentativi di far fronte all'emergenza nucleare che sta vivendo il Giappone. LINEA ELETTRICA - La Tokyo Electric Power Company intanto riferisce di aver quasi terminato di sistemare una nuova linea elettrica che dovrebbe ripristinare l'elettricità alla centrale nucleare di Fukushima per riuscire a risolvere la crisi. Il portavoce della Tepco, Naoki Tsunoda, ha detto che il collegamento elettrico è quasi completo. I funzionari intendono provarlo "non appena possibile" ma non sono in grado di dire quando. Il nuovo collegamento elettrico dovrebbe riuscire a ripristinare le pompe, permettendo così un flusso stabile di acqua ai reattori e alle vasche di combustibile esausto, mantenendole fredde. ANCORA SCOSSE - Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6 è stata avvertita anche nella giornata di mercoledì nella zona orientale di Tokyo, dove gli edifici hanno tremato a lungo. L'epicentro è stato localizzato a una profondità di 25 chilometri sotto al fondale dell'Oceano Pacifico e 96 chilometri a est di Tokyo. Una precedente scossa, sempre di magnitudo 6.0, aveva investito qualche ora prima il Giappone sud-orientale, con epicentro nella prefettura di Shizuoka: anche in quel caso il fenomeno era stato avvertito nella capitale. Dal terremoto di 9.0 gradi Richter di venerdì scorso si sono susseguite centinaia di scosse di assestamento, alcune anche molto potenti. Altra scossa a Fukushima UN NUOVO INCENDIO - Nel frattempo un nuovo incendio è scoppiato nella centrale nucleare di Fukushima 1. Le fiamme sono divampate presso il reattore numero quattro per poi spegnersi da sole nel giro di 30 minuti, secondo quanto reso noto dall'agenzia per la sicurezza nucleare nipponica. Ma intanto una colonna di fumo è cominciata a fuoriuscire dal reattore 3 anche se la gabbia non dovrebbe aver subito un grave danno, scrive l'agenzia di stampa Kyodo citando il governo. Secondo la Tepco, la compagnia elettrica che gestisce l'impianto, potrebbe trattarsi di vapore, e il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha affermato che sembra provenire dalla vasca di contenimento del reattore stesso: "Il contenitore ha un ugello di scarico", ha osservato, "ma, a parte quello, non dovrebbe uscire alcun gas". Edano ha dunque ipotizzato che la vasca possa aver subito danni. E infatti intorno alla centrale i livelli di radioattività si sono all'improvviso impennati, il personale è stato temporaneamente fatto sgomberare. L'impianto di Fukushima ha subito finora quattro esplosioni e due incendi. Ma il governo rassicura: le radiazioni oltre un raggio di 20-30 km dalla centrale di Fukushima 1 non costituiscono "immediato rischio per la salute". Le radiazioni fermano gli elicotteri SORVOLI IN ELICOTTERO - La televisione pubblica giapponese Nhk ha trasmesso riprese in cui si mostrava un elicottero militare bi-rotore da carico in volo verso la centrale atomica di Fukushima 1, ma l'il velivolo, che avrebbe dovuto gettare acqua per raffreddare uno dei reattori, non è riuscito ad operare, probabilmente a causa degli alti livelli di radioattività. La polizia tenterà di raffreddare la vasca del reattore 4 usando un camion con cannone ad acqua, ha annunciato la tv pubblica Nhk. Per il momento, comunque, ha scritto l'agenzia di stampa Kyodo citando l'amministrazione locale, nella prefettura di Fukushima l'acqua di rubinetto non contiene né iodio né cesio radioattivi, nonostante la fuga di radiazioni dalla centrale. AIEA - I danni ai reattori nucleari in Giappone sono "molto seri" e i giapponesi sono soprattutto preoccupati per il numero 3 e il numero 4 ha affermato però il direttore generale dell'Aiea, Yukiya Amano, che giovedì si recherà nel Paese per un sopralluogo di un giorno per avere maggiori informazioni dalle autorità locali. Amano ha fatto sapere che giovedì gli elicotteri tenteranno di lanciare l'acqua sull'unità 3 mentre da terra si cercherà di sparare con i mega idranti acqua forniti dagli Usa sul reattore numero 4 e, successivamente sul reattore numero 3. "Prima di far questo - ha spiegato il numero uno di Aiea - dovranno essere rimossi alcuni detriti dall'area circostante". SORVOLI CON AEREI SPIA SENZA PILOTA - Il governo giapponese avrebbe deciso quindi di accettare l'aiuto dell'esercito americano. Aerei da ricognizione senza pilota americani saranno inviati in missione sulla centrale nucleare di Fukushima per raccogliere informazioni sullo stato dei reattori. Forse la missione si svolgerà già giovedì. TIMORI PER IL MALTEMPO - Suscitano intanto preoccupazione anche le previsioni meteo a Fukushima. Infatti sono previsti neve e vento che dovrebbe soffiare verso sudovest, cioè verso Tokyo, per poi girare e dirigersi a ovest verso il mare. Questo fattore è importante perché mostra che direzione potrebbe prendere una possibile nube nucleare. Ma le condizioni meteo sono importanti anche per la gestione degli sfollati: quelli del Tohoku, in particolare, sono esposti a privazioni e freddo. Si tratta, secondo gli ultimi dati, di 430mila persone, ma sono arrivate a essere nei giorni passati fino a 550mila. Si sono riuniti in centri di accoglienza, spesso scuole o altri edifici pubblici. Molti sono vecchi, molti sono bambini. Manca loro ancora tutto e, soprattutto, comincia a diffondersi il rischio che, col ritorno del freddo intenso, si sviluppino epidemie d'influenza che, in queste condizioni estreme, possono avere conseguenze fatali. Le previsioni del tempo prevedono infatti freddo e neve anche per i prossimi giorni. Il discorso dell'imperatore in tv IL MESSAGGIO DELL'IMPERATORE - A sorpresa poi l'imperatore giapponese Akihito ha rivolto un messaggio alla nazione trasmesso in tv in cui esprime "grande tristezza" per il sisma e lo tsunami di venerdì scorso, auspicando che sia "salvato il maggior numero di persone". "Provo grande tristezza per le vittime di sisma e tsunami: non si sa quanti saranno, ma spero che ne venga salvato anche uno solo in più", ha detto Akihito, in un raro messaggio alla Nazione trasmesso in tv. "Adesso, il problema è il nucleare e spero si risolva. I soccorsi vanno avanti, nel freddo. Mancano cibo e carburante e tutti sono in condizioni d'emergenza", ha aggiunto l'imperatore. "Prego per loro e perchè si esca dalla catastrofe: sono commosso da chi cerca di resistere e vivere - ha detto Akihito -. Un grazie agli stranieri, alla gente del Giappone e a tutti quelli che continuano a impegnarsi nelle operazioni di soccorso. Sono arrivati messaggi da tutto il mondo: mai rinunciare alla speranza". ALLARME ANCORA DALL'UE - Sul fronte internazionale da segnalare che, come aveva detto già martedì, il commissario Ue all'energia Guenther Oettinger ha dichiarato di nuovo che è in corso una "effettiva catastrofe" aggiungendo che "questo impianto non è più gestito, non è più sotto controllo". Oettinger ha parlato in una audizione all'Europarlamento. AVVISO DAGLI USA - Le autorità americane hanno invece raccomandato ai propri cittadini che vivono nel raggio di 80 km dalla centrale nucleare di Fukushima di evacuare o ripararsi in luoghi chiusi. Anche i militari Usa che stanno prestando soccorso alla popolazione giapponese hanno avuto l'ordine di non avvicinarsi a più di 80 km dalla centrale. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto che la raccomandazione è frutto delle analisi della situazione da parte degli esperti americani. "Questo è il consiglio che daremmo ai cittadini americani se lo stesso problema di verificasse negli Stati Uniti - ha detto Carney - Portarsi ad almeno 80 chilometri di distanza dalla centrale nucleare di Fukushima". Sul fronte più strettamente politico il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha dichiarato: "Quello che sta accadendo in Giappone solleva dubbi sui costi e sui rischi associati all' energia nucleare, ma dobbiamo dare delle risposte - ha detto la Clinton - noi ricaviamo il 20% della nostra energia adesso negli Stati Uniti dall'energia nucleare". GLI ITALIANI - Continuano invece le polemiche sugli italiani in Giappone che chiedono di tornare, come i musicisti del "Il Maggio Musicale Fiorentino" che non riescono a partire da Tokyo e cresce la loro preoccupazione e quella dei loro parenti che li attendono in Italia. Tutto questo mentre la Croce rossa internazionale ha reso noto che Tokyo è sicura e che gli stranieri possono recarsi lì. La Farnesina informa che prosegue - attraverso l'Unità di Crisi- il costante coordinamento con l'Alitalia per assicurare ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni per rimanere la possibilità di lasciare, anche temporaneamente, il Paese. In tal senso, anche d'intesa con la Farnesina, non soltanto la compagnia di bandiera continua ad operare con piena capacità con 14 voli alla settimana sul Giappone (da oggi concentrati per ragioni tecniche sullo scalo internazionale di Osaka), ma è stata altresì introdotta la possibilità di acquistare biglietti di sola andata senza prenotazione, usufruendo di una speciale tariffa agevolata istituita per l'occasione. L'Ambasciata d'Italia a Tokyo e l'Unità di Crisi della Farnesina restano operative h24 non soltanto per continuare a raccogliere e riscontrare segnalazioni di connazionali, ma anche per modulare la risposta ad eventuali nuove esigenze della nostra comunità in Giappone. Maltempo nelle zone della tsunami LA BORSA RECUPERA - Intanto la Borsa di Tokyo trova la forza per il rimbalzo e chiude gli scambi con un recupero del 5,68%. La Banca centrale del Giappone ha iniettato nel mercato 3,5 trilioni di yen (43 miliardi di dollari) per cercare di attenuare l'impatto del terremoto. La mossa porta a 23 trilioni di yen (283 miliardi di dollari) la quota totale stanziata negli ultimi tre giorni dalla banca. CONTROLLI SUI CIBI - Ma la crisi nucleare implica anche la possibilità di danni collaterali. L'inquinamento cioè di suolo, acqua e animali. L'Unione europea ha quindi già allertato i 27 Stati membri prescrivendo analisi dei livelli di radioattività su tutti i prodotti alimentari destinati all'uomo e agli animali. E in Italia il ministro della Salute Fazio ha annunciato "misure restrittive": si metterà al setaccio tutto ciò che riguarda il settore con data post terremoto. Si tratta in ogni caso, in Italia e in Europa, di una nicchia di mercato: l'import di prodotti alimentari è "minimo", secondo l'Ue, seppure in crescita. Anche chi ama il sushi, dunque, dovrebbe poter stare tranquillo: il pesce è locale, e le alghe potranno essere sostituite, quando già non lo sono, con quelle cinesi. Redazione Online 16 marzo 2011
IL REPORTAGE - Elicotteri per raffreddare gli impianti Ingegneri, operai, impiegati I 50 eroi di Fukushima Uno scoppio e due incendi nella centrale: evacuati 750 addetti, quattro dispersi * NOTIZIE CORRELATE * Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011) * Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011) * Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011) * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) * Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011) * Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011) IL REPORTAGE - Elicotteri per raffreddare gli impianti Ingegneri, operai, impiegati I 50 eroi di Fukushima Uno scoppio e due incendi nella centrale: evacuati 750 addetti, quattro dispersi Dal nostro inviato Giusi Fasano
FUKUSHIMA - Cinquanta uomini per vincere contro il "mostro" atomico. Cento mani e cento occhi per tenerlo a bada mentre il mondo lo guarda e trattiene il fiato. Sono i lavoratori della Compagnia elettrica di Tokyo, la Tepco, e sono gli unici rimasti nella centrale nucleare di Fukushima. Tocca a loro fare quello che fino a ieri mattina hanno fatto in ottocento e cioè raffreddare il più possibile le barre di combustibile nucleare dei reattori ed evitare altri scoppi o, peggio, la fusione del nucleo. I 50 eroi di Fukushima Sfiniti da turni massacranti di cui non si vede la fine, terrorizzati dall'incubo della contaminazione, camminano sull'orlo di un baratro ogni santo giorno da venerdì scorso, bardati nelle loro tute, con le facce nascoste dalle maschere. Si dice che abbiano alzato la mano per offrirsi volontari quando ieri mattina, dopo l'esplosione devastante al reattore numero 2, si è trattato di stabilire chi doveva rimanere e chi no. Cinquanta piccoli Ulisse davanti a un Polifemo che sbuffa senza sosta, da tre giorni, vapore e fumo radioattivo. La catastrofe che il mondo intero teme, loro la guardano da un passo, la captano dai rumori sinistri che arrivano dai sei reattori dell'impianto. L'hanno immaginata, ieri mattina, quando l'acqua dai riflessi blu ha cominciato a ribollire nella piscina atomica del reattore numero 2. Se l'ebollizione dovesse far evaporare tutto il liquido, le barre di combustibile nucleare sarebbero esposte all'atmosfera e sarebbe molto alto il rischio di una nuvola carica di radiazioni. La parola d'ordine è stata raffreddare, raffreddare, raffreddare. E per il momento hanno vinto loro, i nostri cinquanta eroi. L'acqua non bolle più, le barre per ora non sono scoperte. Ma si sta ipotizzando di far arrivare già all'alba l'acqua anche con gli elicotteri e di sganciarla dall'alto, in particolare sul quarto reattore della centrale nucleare di Fukushima, dove l'ultima esplosione di ieri ha provocato una crepa nell'edificio-contenitore e dove due dipendenti potrebbero essere dispersi. La stanchezza avanza, si fa spazio in mezzo ai guai, uno più preoccupante dell'altro. Per esempio quel benedetto reattore numero 4 che sembrava starsene tranquillo fino a ieri: all'improvviso lo hanno visto andare a fuoco e loro, i cinquanta tecnici antimostro, si sono trovati stretti fra le fiamme - che hanno liberato una quantità sconosciuta di radiazioni direttamente nell'atmosfera - e l'esposizione alla radioattività salita ben oltre i limiti consentiti nel giro di pochi minuti. Nella sala di controllo il livello delle radiazioni è diventato altissimo e per evitarle il più possibile hanno organizzato squadre di copertura a tempo: pochi minuti a testa finché il cinquantesimo non ha finito il suo turno, poi si ricomincia. Per dividere in parti uguali gli agguati di quel nemico invisibile. Alle 23 ora italiana c'era un nuovo incendio da domare ma, in nottata, l'agenzia di sicurezza nucleare giapponese ha dichiarato che "le fiamme sembrano essersi spente da sole". Il sonno arriva quando si può, per gli irriducibili della centrale di Fukushima I. Nello spazio immenso dell'impianto, cinquanta uomini sono puntini che si confondono con il grigio scuro delle fotografie scattate dagli elicotteri, sono sagome minuscole perdute sotto i pennacchi di fumo dei reattori scoppiati o incendiati. Il panorama è spettrale, l'umore è quel che si può. "Che ne sarà di loro?" si chiedono i 750 compagni di lavoro evacuati ieri mattina. E che succederà al Fukushima I? Le radiazioni fermano gli elicotteri La verità è che più passa il tempo più la situazione sembra fuori controllo. L'impianto atomico è un produttore continuo di angoscia e non c'è falla che si tamponi senza che se ne aprano altre due-tre. Prendi la giornata di ieri. I reattori numero 1 e 3 "sono spenti e con il raffreddamento degli elementi di combustibile in funzione" è la buona notizia del primo mattino. Ma ce n'è una valanga di cattive. L'esplosione al reattore numero 2, l'incendio al numero 4, i reattori 5 e 6 in condizioni di non sicurezza, radiazioni in crescita in una vasta zona attorno alla centrale. E ancora: la fascia di evacuazione estesa da 20 a 30 chilometri di raggio e, non ultimo, c'è il rischio che prenda fuoco il carburante nucleare esausto e che quindi si crei una gigantesca nube radioattiva. "Perfino il cielo non ci aiuta", è il commento amaro del soldato Minoru ai microfoni di una tivù locale prima di saltare su un mezzo militare che dall'aeroporto di Sukagawa lo porterà ai confini della zona proibita di Fukushima. Parla delle previsioni del tempo, Minoru. Piove o nevica lungo tutta la fascia dove invece sarebbe benvenuto il sole, sia per le operazioni dei soccorritori sia per evitare che gli elementi radioattivi ricadano al suolo. "Al diavolo la pioggia, ce la faremo anche questa volta" promette lui. "Il popolo giapponese ce l'ha sempre fatta". Sembra più scoraggiato del suo soldato il premier Naoto Kan. Ieri ha detto che "il pericolo di ulteriori perdite radioattive è in aumento", ma ha chiesto alla popolazione di mantenere la calma. Cosa difficile anche per i serafici giapponesi dopo che Yukio Edano, il suo portavoce che "contrariamente a quello che è successo finora, non vi è dubbio che i livelli attuali possano incidere sulla salute umana". Una signora dal nome impronunciabile che guarda l'appello di Edano sul computerino di suo figlio mentre è in fila per prendere un autobus a Fukushima City, dice che "se sono arrivati a dare il consiglio di non stendere i panni all'esterno è chiaro che la situazione è grave...". Sì, ma quanto grave? È un alternarsi continuo di rassicurazioni seguite da allarmi. Il panico, mai ostentato nemmeno dalla gente che vive nelle vicinanze della centrale atomica, si misura soltanto con gli scaffali semivuoti nei supermarket di tutta l'area est della prefettura di Fukushima e con le code per fare scorte alimentari in vista di giorni da passare chiusi in casa. Tokyo, città semideserta Lungo la strada statale principale che passa alle spalle della centrale, il serpentone di auto dirette a sud cresce di ora in ora, tutti in fila per l'aeroporto di Sukagawa oppure per scendere fino a Tokyo, Osaka, Kyoto, purché lontano da qui. E come se tutto questo non bastasse c'è da fare i conti ogni giorno con scosse di assestamento che in alcuni casi sono davvero spaventose. Lo era quella di ieri sera alle 22.30 (in Italia le 14.30) che l'Agenzia meteorologica giapponese ha misurato come 6.4 della scala Richter, epicentro a dieci chilometri di profondità nell'Oceano Pacifico, davanti alla costa della prefettura di Shizuoka (a sud di Tokyo). A Fukushima, dove si è sentita nettamente benché ci siano 300 chilometri di distanza, è stato un nuovo sussulto di ansia: le strutture non possono permettersi altre spallate. È già fin troppo difficile così per i cinquanta Ulisse isolati dal mondo. Avranno certo saputo, ieri pomeriggio, che il livello di gravità della crisi atomica è stato aggiornato da 5 a 6 su una scala che arriva fino a 7 e che ha soltanto due precedenti gravi: l'incidente di Chernobyl (livello 7) e quello di Three Mile Island (livello 5). Quindi Fukushima è il secondo caso più grave della storia nucleare, un record terrificante, che dà i brividi. Da "fuori", dove finisce il confine fra la Fukushima pericolosa e quella no, arriva alla fine di una giornata quantomai drammatica, la parola che nessuno dei cinquanta vorrebbe mai sentire, "apocalisse". La usa il commissario Ue per l'Energia, Guenther Oettinger, parlando a Bruxelles della crisi nucleare in Giappone. Quella parola passa veloce, come pioggia sull'impermeabile. C'è da pompare acqua dal mare per raffreddare le barre di combustibile, Oettinger merita solo un pensiero di passaggio fra la fatica e la paura. Non è ancora tempo di resa per cento mani e cento occhi al lavoro. L'"apocalisse", qui a Fukushima, è ancora una parola vietata. Giusi Fasano 16 marzo 2011
gli esperti giapponesi: "SBAGLIATI I PARAGONI CON Chernobyl e Three Miles Island" Fukushima, danni al cuore del reattore 2 Il commissario Ue : "È un'apocalisse" Oettinger: situazione fuori controllo. Il ministro degli Esteri: "Rischio di danni per la salute" * NOTIZIE CORRELATE * Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011) * Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011) * Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011) * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) * Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011) * Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011) gli esperti giapponesi: "SBAGLIATI I PARAGONI CON Chernobyl e Three Miles Island" Fukushima, danni al cuore del reattore 2 Il commissario Ue : "È un'apocalisse" Oettinger: situazione fuori controllo. Il ministro degli Esteri: "Rischio di danni per la salute" "Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap) "Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap) MILANO- Cresce, se possibile, l'allarme sulla crisi nucleare in Giappone. "Un'apocalisse". Così il commissario all'energia Ue Guenther Oettinger ha definito l'incidente avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima, dove - secondo lui - le autorità giapponesi hanno praticamente perso il controllo della situazione. NUOVO INCENDIO - Un nuovo incendio si è sviluppato al reattore n. 4 della centrale nucleare giapponese di Fukushima, a poche ore da un'esplosione che già aveva provocato un primo incendio. L'incendio è stato posto "sotto controllo dopo alcune ore" ha comunicato la Tepco, l'ente gestore dell'impianto. Nella centrale nucleare sono rimasti una cinquantina di tecnici a combattere contro il tempo e contro l'emergenza nucleare. Settecentocinquanta persone sono state evacuate a causa delle fughe radioattive. I livelli di radiazioni nell'area non sono stati comunicati. Ore prima si annunciava che le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima erano troppo elevate perché gli esperti della Tepco vi potessero restare a lavorare. SPEGNIMENTO AUTOMATICO - Un'apocalisse si ripete da più parti. Ma, dicono gli esperti giapponesi, non si possono fare paragoni con Chernobyl. "Quando c'è stato il terremoto, i reattori della centrale di Fukushima Daiichi si sono spenti automaticamente", ha detto Atsushi Takeda, esperto nucleare giapponese che ha spiegato l'entità dei rischi alla centrale di Fukushima all'emittente giapponese Nhk. "Il problema si è verificato solo quando c'è stato il mancato raffreddamento dei reattori. Questo incidente è ben diverso da quelli occorsi a Chernobyl e a Three Miles Island che sono avvenuti quando il reattore era ancora in funzione. Adesso bisogna lavorare con tutti i mezzi possibili per raffreddare i reattori. Se si riuscirà a fare questo, il problema sarà risolto". NUOVA FORTE SCOSSA - Il giudizio "apocalittico" di Oettinger arriva dopo una giornata segnata da una nuova forte scossa di terremoto che si è aggiunta alle tante di assestamento registrate in questi giorni. Attorno alle 22,30 ora locale (le 14,30 in Italia) i sismografi hanno registrato un evento di magnitudo 6.4, inferiore ai 9 del sisma di venerdì scorso ma superiore per intensità a quello che ha colpito L'Aquila nel 2009, che fu di 5.9. La scossa è stata così forte da essere avvertita anche a Tokyo, dove diversi edifici hanno tremato. L'epicentro è stato nella prefettura di Shizuoka. L'AREA DI SICUREZZA - Nel frattempo, il livello delle radiazioni nei pressi della centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto di quatto giorni fa, è "considerevolmente aumentato" e per questo motivo la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni: lo ha annunciato il premier nipponico, Naoto Kan, assicurando che il governo sta predisponendo tutti i necessari piani per l'assistenza della popolazione. I circa 200mila residenti nel raggio di 20 chilometri dall'impianto sono stati sgomberati mentre per quelli della fascia immediatamente successiva è stato imposto un vero e proprio coprifuoco per motivi precauzionali, anche se pure per i residenti in quest'area non viene esclusa l'opzione dell'allontanamento. Successivamente alcuni rappresentanti del governo hanno parlato di un livello di radiazioni in calo rispetto al momento in cui la radioattività ha raggiunto il suo culmine, ma le notizie che arrivano dal Giappone da questo punto di vista sono contraddittorie. L'attenzione resta alta e dall'estero si guarda con preoccupazione a quanto sta accadendo: l'autorità francese per la sicurezza nucleare sostiene che il livello di rischio è a quota 6 della scala di riferimento internazionale Ines che arriva ad un massimo di 7 (quello, per intendersi, registrato in occasione dell'incidente di Chernobyl). La valutazione dell'Ispra, l'istituto italiano che si occupa anche di sicurezza nucleare, valuta invece a 5 tale livello. Le autorità giapponesi avevano invece sempre parlato di un livello 4. "IMPOSSIBILE LAVORARE" - Il nodo riguarda la centrale di Fukushima, dove si sono registrate nuove esplosioni. Dopo i reattori 1 e 3, interessati da scoppi venerdì e sabato, anche il numero 2 e il numero 4 - dove secondo l'Agenzia atomica internazionale, la Aiea, si è sviluppato anche un incendio che ha favorito la fuoriuscita di radiazioni -, hanno registrato deflagrazioni tra lunedì e martedì. Benchè il reattore numero quattro fosse fermo per lavori di manutenzione quando venerdì scorso l'area è stata investita dal terremoto, secondo il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, "il combustibile nucleare spento si è surriscaldato, generando idrogeno e innescandone l'esplosione". I tecnici hanno cercato di fare il possibile per contenere i danni ma secondo quanto riferisce l'agenzia giapponese Kyodo, le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima sono troppo elevate perché "gli esperti della Tepco vi possano lavorare". "Rischio apocalisse" DANNI AL NOCCIOLO DEL REATTORE 2 - L'Aiea ha detto che l'esplosione nel reattore 2 "potrebbe aver compromesso l'integrità della sua principale struttura di contenimento". Secondo l'agenzia, le strutture di contenimento dei reattori 1 e 3 sembrano intatte nonostante le esplosioni. Il danno riguarda la struttura in cemento armato che protegge il contenitore di acciaio (vessel) all'interno del quale si trovano le barre di combustibile. "Al momento, a quanto risulta, sarebbero ancora intatti tutti e tre i vessel che contengono il combustibile", ha spiegato Stefano Monti, direttore dell'Unità metodi di sicurezza dei reattori dell'Enea. I reattori delle centrali Fukushima Daini, Onagawa, e Tokai sono invece in condizioni stabili e sicure, ha detto l'Aiea. Il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, ha detto successivamente che il nocciolo 2 della centrale nucleare di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "C'è la possibilità di danni al nocciolio. La stima è che il danno sia inferiore al 5%", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna. ACQUA DALL'ELICOTTERO - Intanto Tepco, l'operatore della Fukushima Daiichi, ha detto che si sta valutando la possibilità di versare acqua da un elicottero sulla vasca di combustibile nucleare esausto del reattore numero 4, ormai esposta all'aria aperta. Infatti potrebbe essere addirittura in ebollizione il combustibile nucleare esaurito custodito nel bacino di stoccaggio presente all'interno del reattore numero quattro, almeno secondo quanto reso noto dalla Tepco, la società che gestisce l'impianto, citata dall'agenzia di stampa Kyodo. Stando a fonti della compagnia, a causa dell'ebollizione il livello dell'acqua potrebbe dunque abbassarsi, rendendo più grave il pericolo di fusione del nocciolo. COMBUSTIBILE IN EBOLLIZIONE - Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificate esplosioni. Nei due rimasti fino ad ora indenni, ha rivelato lo stesso Edano, si è registrato un lieve aumento della temperatura. In precedenza il governo giapponese, le cui dichiarazioni erano state riprese dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, aveva annunciato che era stato estinto l'incendio scoppiato nello stesso reattore per il surriscaldamento del combustibile esaurito, che generando idrogeno aveva portato a un'ennesima esplosione. Una città quasi "fantasma" IL LIVELLO DI RADIOATTIVITA' - Edano ha spiegato che il livello delle radiazioni è attualmente di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Livelli anomali di radioattività sono inoltre stati registrati a Tokyo, ma un rappresentante dell'amministrazione metropolitana, Sairi Koga, ha precisato che non sono considerati tali da nuocere al corpo umano. Fonti municipali hanno riferito in effetti che in mattinata sono stati rilevati 0,809 microsievert in città: dunque una quantità di radiazioni superiore alla norma ma non particolarmente elevata, sebbene comunque venti volte superiore a quella che si era registrata il giorno prima. Per comprenderne l'entità, basti pensare che una normale radiografia al torace di solito comporta una dose di 20 microsievert. Invece livelli di radioattività dieci volte superiori alla norma sono stati registrati a Maebashi, città situata circa 100 chilometri a nord di Tokyo e quindi più vicina alla zona della centrale di Fukushima, che dalla capitale dista 250 chilometri. RISCHIO DANNI PER LA SALUTE - Il governo nipponico qualcosa comincia ad ammettere. Le radiazioni dovute all'incidente nel reattore n.4 della centrale di Fukushima potrebbero essere "dannose per la salute" della popolazione, ha spiegato successivamente da Parigi il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, durante la conferenza stampa che ha seguito la riunione del G8. MARINAI USA - Paura anche tra i militari Usa che stanno soccorrendo la popolazione. Altri soldati sono stati esposti a bassi livelli di radiazioni e sono stati sottoposti a processi di decontaminazione dopo aver consegnato cibo, acqua e coperte alle vittime di terremoto e tsunami. L'esercito ha anche detto che sta mandando altre navi al largo della costa occidentale invece che su quella orientale. Questo per evitare i rischi di grandi detriti sparsi nell'oceano dallo tsunami della settimana scorsa e per restare lontani dal rilascio di radiazioni dai reattori nucleari danneggiati. LO STOP AI VOLI - Intanto alcune grandi compagnie aeree stanno decidendo di interrompere i propri voli per Tokyo per evitare di esporre il personale alle radiazioni. Lufthansa ha deciso di deiviare gli aerei su Nagoya e Osaka. I voli, inoltre, fanno scalo a Seul, per cambiare equipaggio, ed evitare che lo staff debba pernottare in Giappone; lo ha spiegato un portavoce della compagnia. E anche l'Air China, la compagnia di bandiera cinese, ha deciso di cancellare alcuni voli verso il Giappone, anche se si tratta di una decisione solo transitoria, seppure nata dallo stesso presupposto di Lufthansa, ovvero dalla volontà di non lasciare i velivoli parcheggiati di notte in Giappone. Non cambia invece i propri programmi, almeno per ora, Alitalia: l'amministratore delegato della compagnia, Rocco Sabelli, ha spiegato che "ad oggi i nostri voli sono regolari e tutti pieni". L'unica misura precauzionale, ha precisato, riguarda per il momento i piloti che volano verso il Giappone: "Viaggiamo con il doppio equipaggio per tornare senza dover pernottare in Giappone". Alitalia gestisce 14 voli la settimana verso Tokyo Narita, 10 da Roma e 4 da Malpensa, mentre sono 4 i voli settimanali verso Osaka. IL BILANCIO DELLE VITTIME - Nel frattempo, è salito a oltre 11.000 il numero dei morti e dispersi provocati dal sisma e dal successivo tsunami. Redazione Online 15 marzo 2011(ultima modifica: 16 marzo 2011)
Cosa è cambiato con l'ultimo scoppio: danni a 2 gusci di contenimento Ora il nocciolo è meno protetto dal muro di cemento e acciaio Nei pressi del reattore registrati 400 milliSievert, una dose giornaliera già capace di produrre gravi malesseri * NOTIZIE CORRELATE * Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011) * Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011) * Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011) * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) * Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011) * Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011) Cosa è cambiato con l'ultimo scoppio: danni a 2 gusci di contenimento Ora il nocciolo è meno protetto dal muro di cemento e acciaio Nei pressi del reattore registrati 400 milliSievert, una dose giornaliera già capace di produrre gravi malesseri MILANO - "L'esplosione all'unità due dell'impianto di Fukushima Daiichi potrebbe aver danneggiato l'integrità del suo guscio di contenimento primario". È allarme vero quello che sta gettando nel terrore milioni di giapponesi, che da ieri sera tremano anche per un nuovo incendio, il secondo in poche ore, segnalato al reattore numero quattro. In poche righe asettiche il Giappone (e il mondo) sono stati messi davanti a una realtà dagli sviluppi imprevedibili. Non solo la fuga radioattiva, le esplosioni e gli incendi. Ma che la barriera di cemento e acciaio che racchiude uno dei "noccioli" potrebbe essere conciata male. E se così fosse l'incubo di tutti i costruttori di centrali nucleari potrebbe diventare realtà: l'esposizione alla libera atmosfera delle barre di uranio in piena attività. Non ancora come a Chernobyl, ma quasi. In Ucraina fu un'esplosione immediata a scagliare ad alta quota una colonna incandescente di materiali radioattivi, e furono poi le correnti aeree a disperderla per tutta l'Europa occidentale causando il panico. A Fukushima per ora non è così, ma non è possibile escludere altre deflagrazioni, e allora il disastro potrebbe compiersi. In attesa di capire meglio che cosa stia succedendo al reattore 4, a cambiare ieri lo scenario è stato lo scoppio avvenuto a sorpresa nell'unità 2, mentre fino a lunedì a dare le maggiori preoccupazioni erano state la 1 e la 3. Che cosa è accaduto? Al di sotto del guscio di acciaio che contiene il nocciolo, spesso da 15 a 20 centimetri, è situata una vasca, una sorta di anello pieno d'acqua a stretto contatto anche con il contenitore più esterno di calcestruzzo. Scopo della vasca è condensare il vapore che si produce quando si raffredda il nocciolo, al fine di alleggerire la pressione sulle strutture. È proprio in quella vasca di condensazione che è avvenuta l'esplosione. Molto, troppo vicino al contenitore in cemento. Gli scoppi nei reattori 1 e 3, invece, avevano scoperchiato l'edificio esterno, quello "civile", lasciando intatti i due gusci protettivi del cuore radioattivo. I rischi di contaminazione, peraltro, sono già presenti e in qualche caso i livelli di radioattività sono elevati. In una rilevazione nei pressi del reattore si sono registrati 400 milliSievert, una dose giornaliera già capace di produrre gravi malesseri. E che conferma, se ce n'era bisogno, che prodotti radioattivi in forma gassosa, frutto della fusione parziale o totale del nocciolo, si trovano già mescolati al vapore sfiatato verso l'esterno. Un po' come accadde a Three Mile Island nel 1979. Allora il contenimento non si ruppe, e tutto si concluse con quattro giorni di grande angoscia, lo sgombero di donne incinte e bambini in un raggio di cinque miglia, 30 mila abitanti tenuti per 18 anni sotto osservazione dallo Stato della Pennsylvania e 14 anni di lavoro per la "pulizia" del sito. Se a Fukushima, invece, si arrivasse alla fusione totale del nocciolo, e altre esplosioni frantumassero i contenitori, lo scenario si avvicinerebbe a quello di Chernobyl del 26 aprile 1986. In 48 ore le correnti d'alta quota trasportarono il materiale radioattivo verso l'ignara Scandinavia. Nei giorni successivi la nuvola cambiò direzione, dirigendosi verso Germania e Austria (30 aprile). Il giorno successivo, 1 maggio, arrivò anche su Italia e Francia. Le contromisure sanitarie prevedevano il divieto di latte fresco, soprattutto ai neonati, e di ortaggi "a foglia larga". A Chernobyl si dichiarò una "zona di esclusione" di 30 chilometri e furono allontanate in più riprese 350 mila persone. Dei 600 lavoratori alla centrale 31 morirono nei quattro mesi successivi e 134 subirono dosi fortissime di radioattività, così come i 600 mila volontari adibiti alle bonifiche. Sono stati segnalati fino al 2005 seimila casi di bambini e adolescenti con cancro alla tiroide, e altri sono attesi in futuro. Fukushima, e il Giappone, sperano ancora che questo tragico destino sia loro evitato. Stefano Agnoli 16 marzo 2011
POLEMICA IN USA "A Fukushima reattori General Electric Meno sicuri di altri impianti moderni" Parlano alcuni tecnici che hanno lavorato nella multinazionale americana. La replica: funzionano bene POLEMICA IN USA "A Fukushima reattori General Electric Meno sicuri di altri impianti moderni" Parlano alcuni tecnici che hanno lavorato nella multinazionale americana. La replica: funzionano bene La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima WASHINGTON – Quattro dei cinque reattori della centrale nucleare di Fukushima sono dei Mark 1 della General Electric. E secondo un tecnico che si dimise dalla General Electric nel 1976 per protesta contro di essi, sebbene modificati nel corso degli anni non sono ancora completamente sicuri. In un’intervista alla tv Abc, l’ingegnere Dale Bridenbaugh ha ieri dichiarato che stando a test condotti nel 1975 i Mark 1 rischiavano di non reggere alla tremenda pressione dell’energia atomica nel caso che il loro sistema di raffreddamento smettesse di funzionare. "E’ quanto sospetto sia accaduto a Fukushima", ha aggiunto lo scienziato. LA SMENTITA GE - Nel 1986, ha riferito la tv Abc, un altro scienziato americano, Harold Denton, un dirigente del Nuclear research council, espresse analoghi dubbi sul reattore. Bridenbaugh ha precisato che da allora la General Electric ha apportato modifiche ai Mark 1 in tutto il mondo, ma che a suo parere "esso rimane un po’ più suscettibile di incidenti che non altri reattori moderni". Non ha però rivolto accuse per la tragedia di Fukushima alla General Electric, un colosso dell’establishment industriale militare americano, che ha subito smentito che i Mark 1 non siano sicuri. "La performance dei Mark 1 è stata impeccabile per oltre 40 anni", ha ribattuto un suo portavoce. Nel 1976, assieme a Bridenbaugh si dimisero per protesta dalla General Electric due altri ingegneri, Gregory Minor e Richard Hubbard. I tre formarono un movimento contro l’energia atomica chiamato il "GE 3" dalle iniziali dell’azienda, che ebbe un certo successo. IL CONGRESSO USA FRENA - L’intervista della tv Abc a Bridenbaugh ha accresciuto le polemiche sul nucleare. L’America smise di costruire centrali atomiche trent’anni fa, dopo la fuga di materiale radioattivo dagli impianti di Three Mile Island in Pennsylvania. Ne ha tuttavia in attività un centinaio e l’anno scorso ne progettò per la prima volta una decina di nuove. Ora il Congresso frena il progetto. Lo stesso massimo fautore del nucleare, il senatore indipendente Joe Lieberman, chiede una pausa di riflessione. Qualche impianto inoltre verrà chiuso e ispezionato. Un’altra tv, la Nbc, ha ieri ricordato che la California è tra le regioni più sismiche del mondo – si prevede un enorme terremoto nel giro di trent’anni - e che là potrebbe ripetersi la tragedia di Fukushima se non si prenderanno misure preventive. LA PRUDENZA DI OBAMA - Tra le polemiche, l’amministrazione Obama ha scelto la linea della prudenza a breve termine, ma non si è ancora pronunciata sul programma di rilancio del nucleare a media scadenza. Il presidente era favorevole, scorgendovi un mezzo per ridurre la dipendenza dell’America dal petrolio mediorientale, ma potrebbe rivedere la propria posizione. I verdi premono su di lui perché si concentri sulle energiae eolica e solare. Secondo la tv Abc, in ogni caso le aziende che lavorano nel nucleare come la General Electric subiranno qualche danno economico. Il pubblico americano sta reagendo con orrore alla catastrofe umanitaria in Giappone, in apparenza assai più grave di quella di Chernobil in Ucraina 25 anni fa, e si chiede se le radiazioni non raggiungeranno la costa americana del Pacifico. Ennio Caretto 16 marzo 2011
nella sola città di Ishinomaki ci sarebbero 10 mila dispersi, 20 mila a Miyagi Giappone, sale il numero dei dispersi Continua a crescere il bilancio delle vittime del sisma e dello tsunami * NOTIZIE CORRELATE * Fukushima, esplosi altri due reattori. Radiazioni in salita, timori anche a Tokyo (15 marzo 2011) * Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011) * Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011) nella sola città di Ishinomaki ci sarebbero 10 mila dispersi, 20 mila a Miyagi Giappone, sale il numero dei dispersi Continua a crescere il bilancio delle vittime del sisma e dello tsunami (Ap) (Ap) MILANO - Mentre si combatte ancora per tentare di raffreddare la centrale nucleare di Fukushima che rischia di rilasciare isotopi radioattivi, aumenta di ora in ora il bilancio dei morti e del conseguente tsunami che venerdì scorso ha devastato il Giappone. Tra morti e dispersi, il bilancio ha superato quota 24mila. L'ha comunicato il Dipartimento di Polizia nipponico. I morti accertati sono ormai 4.255, mentre i dispersi sono oltre 20mila soltanto nella prefettura nord-orientale di Miyagi. I feriti sono 2.282. Scende il numero degli sfollati che sono ospitati nei centri di accoglienza. Secondo quanto scrive l'agenzia di stampa Kyodo, sono scesi a quota 430mila dal picco di 550mila. ALTRI 10.000 DISPERSI - Nella sola città di Ishinomaki, nella prefettura di Miyagi, l'area più colpita dal sisma di venerdì scorso e dal successivo tsunami, nel Giappone nord-orientale i dispersi sono 10mila. Lo ha riferito il sindaco della città. Redazione online 16 marzo 2011
Via dalla pioggia radioattiva e dai blackout programmati Il caos calmo di Tokyo In fila per fuggire sul treno Qualcuno prova a salire subito ma fermi tutti, non si sgarra: prima devono entrare le addette alla pulizia * NOTIZIE CORRELATE * Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011) * Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011) * Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011) * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) * Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011) * Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011) Via dalla pioggia radioattiva e dai blackout programmati Il caos calmo di Tokyo In fila per fuggire sul treno Qualcuno prova a salire subito ma fermi tutti, non si sgarra: prima devono entrare le addette alla pulizia Dal nostro inviato Lorenzo Salvia
TOKYO - Il tassista ferma la sua Toyota verde in mezzo alla strada, come forse non ha mai fatto in tutta la sua vita. Lo sportello si apre automaticamente ed ecco là fuori le valigie per terra, la gente con le mascherine, le mamme di corsa con i bambini in braccio. Stazione dello Shinkansen, fuga da Tokyo. Al binario 16 sta per partire il treno superveloce che si allontana dalla zona a rischio e scende a Sud. Destinazione Hiroshima, che oggi suona decisamente meglio di Fukushima. (Afp) (Afp) Per strada ci sono poche macchine, molti hanno preferito rimanere chiusi in casa. Chi esce lo fa solo per scappare perché adesso è qui che sta arrivando la nube radioattiva uscita della centrale 240 chilometri più a Nord. Va via questa coppia di ragazzi con due bambini piazzati sullo stesso carrozzino, il gatto che si lecca le zampe in una gabbia, e il cane infilato in un vecchio borsone Spalding. Va via questo signore anziano che ha in mano solo una busta di plastica e si inchina ogni volta che qualcuno lo lascia passare. Va via questo ragazzetto con la cresta rossa da punk, che piange in silenzio e stringe la mano del suo papà in giacca e cravatta. Non sono i profughi dello tsunami ma anche loro stanno fuggendo. Stavolta ad essere anomala non è l'onda ma l'aria che stiamo respirando, quella che ci entra nel naso, nella gola, quella che si posa sulla pelle. Dopo giornate di sole anche il cielo è diventato grigio. Proprio come nei film minaccia di piovere e non sarebbe per niente una bella cosa: l'acqua porterebbe a terra la radioattività che adesso sta girando sopra le nostre teste. Stamattina il livello registrato a Tokyo era 33 volte superiore alla norma. Ed il reattore numero 2 era scoppiato da troppo poco tempo per aver allungato la sua ombra fin qui. La situazione potrebbe peggiorare ancora, specie se il vento continua a soffiare verso Sud come dicono le previsioni. Certo, la radioattività non arriverà ad un livello mille volte superiore a quello naturale, come adesso dentro l'impianto che sta ancora bruciando. Ma molti abitanti di Tokyo hanno pensato che è meglio mettere qualche centinaia di chilometri in più tra la propria pelle e quei reattori che stanno mandando in aria chissà cosa. In tanti hanno deciso di scendere fino ad Osaka, 500 chilometri più a Sud, e anche i 2000 italiani che si trovano in Giappone sono stati invitati dall'ambasciata a lasciare il Paese o almeno Tokyo, cercando rifugio più a Sud. Grande fuga, dunque, ma alla giapponese. Davanti alla biglietteria le persone si mettono in fila con ordine, nessuno che cerca di fregare gli altri. Sulle scale mobili tengono tutti la sinistra, camminano veloci ma senza correre come hanno imparato nelle prove nazionali di evacuazione che si tengono ogni primo settembre. Una specie di caos calmo. Sanno di essere un popolo che, come un lottatore di sumo, controlla le emozioni anche quando sono fortissime. Sanno di poter contare su un Paese che funziona pure in emergenza, che fa andare i treni anche se è costretto a razionare l'energia elettrica (la compagnia Tohokuden ha annunciato blackout programmati di sei ore al giorno), che fa partire gli aerei anche quando chissà cosa c'è in cielo, che riesce ad evitare il blocco del traffico pure se il caos scoppia in una città di 13 milioni di abitanti. Panico sì, ma senza darlo a vedere. Inevitabile pensare a quello che potrebbe succedere in un altro Paese, l'Italia per esempio. Tokyo irriconoscibile Come sempre, però, c'è anche un altro punto di vista. Molti giapponesi sono convinti che il governo non abbia detto tutta la verità. E questo proprio per tenere in mano la situazione, per evitare il panico che in un'isola può diventare incontrollabile per davvero. Già nei giorni scorsi i quotidiani locali avevano sollevato molti dubbi sulle informazioni ufficiali e tranquillizzanti arrivate dal premier e dalla Tepco, la società che gestisce le centrali. Avranno cambiato linea adesso, oppure stanno continuando a fare la tara sul livello delle radiazioni, sul tipo di esplosioni, sulla velocità dei venti, sui possibili effetti della contaminazione? Sono queste le domande che si fa la gente qui in attesa al binario 16. Il treno affianco è "out of service", davanti c'è una folla che chiede informazioni e adesso non riesce più a restare in fila. Eccolo qui, invece, lo Shinkansen 247 che arriva spaccato al minuto, bianco con la striscia blu come il vecchio trenino Lima. Qualcuno prova a salire subito ma fermi tutti, non si sgarra: prima devono entrare le addette alla pulizia, grembiule e cappellino rosa. In fondo non è una cattiva idea visto che il treno era in servizio a Nord e forse ha attraversato la nube. Pulizie terminate, le donne escono con due inchini, prima fra di loro e poi ai passeggeri: finalmente si può salire. Di nuovo a passo spedito ma senza correre. Nei vagoni non c'è nemmeno un posto vuoto su 1.500, anche se di questi treni ne passa uno ogni 20 minuti. Molti leggono sul computer e sui cellulari le notizie che arrivano da Fukushima, nessuno parla, resta solo il pianto dei bambini. In questo vagone ce ne sono almeno una quindicina, tutti piccolissimi. Per fortuna il treno fila via a 450 all'ora. Grande cosa l'alta velocità. Lorenzo Salvia 16 marzo 2011
NUCLEARE/ Perché sono favorevole L'alternativa inesistente Le nazioni più sviluppate e civili ce lo hanno e lo usano da anni. Il rischio si può contenere e controllare * NOTIZIE CORRELATE * Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011) * Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011) * Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011) * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) * Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011) * Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011) NUCLEARE/ Perché sono favorevole L'alternativa inesistente Le nazioni più sviluppate e civili ce lo hanno e lo usano da anni. Il rischio si può contenere e controllare di EDOARDO BONCINELLI Le ferali notizie che ci giungono dal Giappone stanno portando tanto inopinatamente quanto perentoriamente alla ribalta le polemiche sull'utilizzazione delle centrali nucleari e i loro rischi. Non se ne sentiva proprio il bisogno, in un momento in cui occorrerebbe fare appello a tutta la nostra lucidità e in un Paese che è sempre pronto a rinunciare a priori a questo o a quello a causa di una tremenda, paralizzante paura delle novità tecnico-scientifiche. E' facile in questo momento abbandonarsi all'onda emotiva e rinunciare mentalmente a ogni progetto che coinvolga l'energia nucleare. Sotto la spinta di questa onda, anche alcuni governi non hanno potuto fare a meno di annunciare provvedimenti restrittivi e la chiusura di vecchie centrali. Ma proprio perché il coinvolgimento emotivo di tutti quanti noi è più che evidente, occorre fare appello a tutta la razionalità che abbiamo a disposizione per non lasciarsi portare fuori strada dalle emozioni e soprattutto dalle paure, le meno illuminanti delle emozioni. Una immagine dal satellite della centrale di Fukushima (Reuters) Una immagine dal satellite della centrale di Fukushima (Reuters) Alla base della mia posizione a favore del nucleare ci sono due considerazioni elementari: al nucleare non ci sono vere alternative e le nazioni più sviluppate e civili ce lo hanno e lo usano da anni. Sviluppare il primo argomento richiederebbe pagine e pagine, scomodando una quantità impressionate di cifre. Non lo farò qui, ma tutti in cuor loro sanno che una vera e propria alternativa al nucleare non c'è, almeno per ora e chissà ancora per quanto tempo. Sul secondo argomento voglio invece spendere qualche parola. Su questo tema, come su molti altri, noi italiani vogliamo fare sempre di testa nostra, senza guardare a quello che fanno gli altri, una strategia questa che è il perfetto contrario del buon senso e della convenienza di trarre insegnamento dall'esperienza. Siamo quasi l'unica nazione che non utilizza centrali nucleari per l'approvvigionamento energetico, anche se ci troviamo a breve distanza dalle centrali francesi e slovene che ci potrebbero eventualmente procurare non pochi guai. Se molte nazioni moderne e appartenenti a una cultura non lontana dalla nostra hanno fatto e mantengono certe scelte, perché noi dobbiamo essere così particolari e unici da prendere una via diversa? Il momento non è dei più favorevoli allo sviluppo di argomentazioni del genere, perché siamo violentemente esposti alle considerazioni di rischio che il sisma giapponese ha portato alla ribalta. Ma il rischio si può contenere e controllare. Le centrali non sono tutte uguali e la tecnica evolve in questo campo non meno velocemente che in tutti gli altri campi. Se è vero che non possiamo assicurare un rischio zero, essenzialmente perché il rischio zero nella vita non esiste, è anche vero che solo guardando dritti in faccia i problemi si possono trovare le soluzioni. E la scienza e la tecnica sono qui proprio per questo, per non farci rinunciare sempre a tutto a priori, ma per studiare e approntare di volta in volta i provvedimenti più adatti a controllare il rischio e a massimizzare i vantaggi delle diverse imprese. In secondo luogo il nucleare offre dei vantaggi dei quali altre nazioni non hanno dubitato. La maturità e la saggezza richiedono proprio che accanto agli svantaggi si prendano in considerazione anche i vantaggi, vantaggi dei quali fino ad oggi abbiamo fatto a meno, comprando per esempio a caro prezzo l'energia da altri Paesi. Oggi si parla tanto di energie alternative e nessuno può negare che l'approfondita riflessione su alcune di queste ha portato enormi vantaggi nei vari campi. Ma nessuna di queste è scevra da rischi, e non va dimenticato che quando non sono impegnate a illustrare i rischi del nucleare, molte delle nostre cassandre parlano in termini apocalittici di inquinamento e di spoliazione delle risorse del pianeta. Ebbene, non esistono solo le centrali nucleari e i loro rifiuti a minacciare la salute del pianeta, soprattutto nel momento in cui si facesse ricadere su tecnologie alternative tutto il peso dell'approvvigionamento energetico. C'è poi un altro argomento da ponderare. Rinunciare allo sviluppo tecnologico, pur con tutte le sue problematiche, ci cementa nel presente e ci preclude l'accesso al futuro. L'Italia era all'avanguardia nel campo dei reattori nucleari e aveva accumulato una grande ricchezza di conoscenze, molte delle quali sono migrate all'estero o sono sfiorite nell'inerzia. Nessuno sa che cosa il futuro ci potrà riservare, ma non è certo con l'inerzia e l'insipienza che lo si affronta nella maniera migliore. Occorre studiare, sperimentare e preparare nuove leve di ingegni e di spiriti inclinati all'iniziativa, altrimenti chi ci proteggerà dal futuro? Che comunque verrà, ci piaccia o meno. In nome del futuro e della razionalità dobbiamo sforzarci di riflettere con lucidità ora e sempre. 16 marzo 2011
Perché sono contrario La trappola radioattiva Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio Perché sono contrario La trappola radioattiva Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio di ADRIANO CELENTANO Caro Direttore, settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. "Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta". Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell'ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva. Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl" Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl" "Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo". Ha sentenziato. Dopo neanche un'ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d'allarme che ci mette in guardia quando c'è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.
E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l'aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell'aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi "CicchittiPrestigiacomini" e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L'orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: "Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!". L'unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.
Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel "CHE" di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che "si farà", ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare. E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l'acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico - www.acquabenecomune.org - per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.
Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. "LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO". Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, "STUDENTI", leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.
La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA "sta perdendo la pazienza". Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell'aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori. Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.
SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l'altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c'è niente da imparare dal terzo polo, come non c'è niente da imparare da tutta la classe politica. L'unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c'è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito. Adriano Celentano 16 marzo 2011
Perché sono contrario La trappola radioattiva Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio Perché sono contrario La trappola radioattiva Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio di ADRIANO CELENTANO Caro Direttore, settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. "Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta". Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell'ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva. Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl" Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl" "Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo". Ha sentenziato. Dopo neanche un'ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d'allarme che ci mette in guardia quando c'è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.
E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l'aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell'aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi "CicchittiPrestigiacomini" e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L'orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: "Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!". L'unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.
Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel "CHE" di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che "si farà", ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare. E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l'acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico - www.acquabenecomune.org - per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.
Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. "LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO". Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, "STUDENTI", leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.
La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA "sta perdendo la pazienza". Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell'aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori. Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.
SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l'altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c'è niente da imparare dal terzo polo, come non c'è niente da imparare da tutta la classe politica. L'unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c'è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito. Adriano Celentano 16 marzo 2011
Perché sono contrario La trappola radioattiva Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio Perché sono contrario La trappola radioattiva Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio di ADRIANO CELENTANO Caro Direttore, settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. "Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta". Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell'ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva. Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl" Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl" "Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo". Ha sentenziato. Dopo neanche un'ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d'allarme che ci mette in guardia quando c'è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.
E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l'aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell'aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi "CicchittiPrestigiacomini" e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L'orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: "Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!". L'unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.
Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel "CHE" di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che "si farà", ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare. E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l'acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico - www.acquabenecomune.org - per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.
Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. "LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO". Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, "STUDENTI", leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.
La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA "sta perdendo la pazienza". Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell'aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori. Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.
SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l'altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c'è niente da imparare dal terzo polo, come non c'è niente da imparare da tutta la classe politica. L'unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c'è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito. Adriano Celentano 16 marzo 2011
2011-03-15 si pensa di lanciare acqua dagli elicotteri per raffreddare la centrale Fukushima, danni al cuore del reattore 2 Il commissario Ue : "E' un'apocalisse" Oettinger: situazione fuori controllo. Il ministro degli Esteri: "Rischio di danni per la salute" * NOTIZIE CORRELATE * Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011) * Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011) * Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011) * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) * Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011) * Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011) si pensa di lanciare acqua dagli elicotteri per raffreddare la centrale Fukushima, danni al cuore del reattore 2 Il commissario Ue : "E' un'apocalisse" Oettinger: situazione fuori controllo. Il ministro degli Esteri: "Rischio di danni per la salute" "Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap) "Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap) MILANO- Cresce, se possibile, l'allarme sulla crisi nucleare in Giappone. "Un'apocalisse". Così il commissario all'energia Ue Guenther Oettinger ha definito l'incidente avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima, dove - secondo lui - le autorità giapponesi hanno praticamente perso il controllo della situazione. NUOVA FORTE SCOSSA - Il giudizio di Oettinger arriva dopo una giornata segnata da una nuova forte scossa di terremoto che si è aggiunta alle tante di assestamento registrate in questi giorni. Attorno alle 22,30 ora locale (le 14,30 in Italia) i sismografi hanno registrato un evento di magnitudo 6.4, inferiore ai 9 del sisma di venerdì scorso ma superiore per intensità a quello che ha colpito L'Aquila nel 2009, che fu di 5.9. La scossa è stata così forte da essere avvertita anche a Tokyo, dove diversi edifici hanno tremato. L'epicentro è stato nella prefettura di Shizuoka. L'AREA DI SICUREZZA - Nel frattempo, il livello delle radiazioni nei pressi della centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto di quatto giorni fa, è "considerevolmente aumentato" e per questo motivo la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni: lo ha annunciato il premier nipponico, Naoto Kan, assicurando che il governo sta predisponendo tutti i necessari piani per l'assistenza della popolazione. I circa 200mila residenti nel raggio di 20 chilometri dall'impianto sono stati sgomberati mentre per quelli della fascia immediatamente successiva è stato imposto un vero e proprio coprifuoco per motivi precauzionali, anche se pure per i residenti in quest'area non viene esclusa l'opzione dell'allontanamento. Successivamente alcuni rappresentanti del governo hanno parlato di un livello di radiazioni in calo rispetto al momento in cui la radioattività ha raggiunto il suo culmine, ma le notizie che arrivano dal Giappone da questo punto di vista sono contraddittorie. L'attenzione resta alta e dall'estero si guarda con preoccupazione a quanto sta accadendo: l'autorità francese per la sicurezza nucleare sostiene che il livello di rischio è a quota 6 della scala di riferimento internazionale Ines che arriva ad un massimo di 7 (quello, per intendersi, registrato in occasione dell'incidente di Chernobyl). La valutazione dell'Ispra, l'istituto italiano che si occupa anche di sicurezza nucleare, valuta invece a 5 tale livello. Le autorità giapponesi avevano invece sempre parlato di un livello 4. "IMPOSSIBILE LAVORARE" - Il nodo riguarda la centrale di Fukushima, dove si sono registrate nuove esplosioni. Dopo i reattori 1 e 3, interessati da scoppi venerdì e sabato, anche il numero 2 e il numero 4 - dove secondo l'Agenzia atomica internazionale, la Aiea, si è sviluppato anche un incendio che ha favorito la fuoriuscita di radiazioni -, hanno registrato deflagrazioni tra lunedì e martedì. Benchè il reattore numero quattro fosse fermo per lavori di manutenzione quando venerdì scorso l'area è stata investita dal terremoto, secondo il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, "il combustibile nucleare spento si è surriscaldato, generando idrogeno e innescandone l'esplosione". I tecnici hanno cercato di fare il possibile per contenere i danni ma secondo quanto riferisce l'agenzia giapponese Kyodo, le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima sono troppo elevate perché "gli esperti della Tepco vi possano lavorare". "Rischio apocalisse" DANNI AL NOCCIOLO DEL REATTORE 2 - L'Aiea ha detto che l'esplosione nel reattore 2 "potrebbe aver compromesso l'integrità della sua principale struttura di contenimento". Secondo l'agenzia, le strutture di contenimento dei reattori 1 e 3 sembrano intatte nonostante le esplosioni. Il danno riguarda la struttura in cemento armato che protegge il contenitore di acciaio (vessel) all'interno del quale si trovano le barre di combustibile. "Al momento, a quanto risulta, sarebbero ancora intatti tutti e tre i vessel che contengono il combustibile", ha spiegato Stefano Monti, direttore dell'Unità metodi di sicurezza dei reattori dell'Enea. I reattori delle centrali Fukushima Daini, Onagawa, e Tokai sono invece in condizioni stabili e sicure, ha detto l'Aiea. Il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, ha detto successivamente che il nocciolo 2 della centrale nucleare di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "C'è la possibilità di danni al nocciolio. La stima è che il danno sia inferiore al 5%", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna. ACQUA DALL'ELICOTTERO - Intanto Tepco, l'operatore della Fukushima Daiichi, ha detto che si sta valutando la possibilità di versare acqua da un elicottero sulla vasca di combustibile nucleare esausto del reattore numero 4, ormai esposta all'aria aperta. Infatti potrebbe essere addirittura in ebollizione il combustibile nucleare esaurito custodito nel bacino di stoccaggio presente all'interno del reattore numero quattro, almeno secondo quanto reso noto dalla Tepco, la società che gestisce l'impianto, citata dall'agenzia di stampa Kyodo. Stando a fonti della compagnia, a causa dell'ebollizione il livello dell'acqua potrebbe dunque abbassarsi, rendendo più grave il pericolo di fusione del nocciolo. COMBUSTIBILE IN EBOLLIZIONE - Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificate esplosioni. Nei due rimasti fino ad ora indenni, ha rivelato lo stesso Edano, si è registrato un lieve aumento della temperatura. In precedenza il governo giapponese, le cui dichiarazioni erano state riprese dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, aveva annunciato che era stato estinto l'incendio scoppiato nello stesso reattore per il surriscaldamento del combustibile esaurito, che generando idrogeno aveva portato a un'ennesima esplosione. Una città quasi "fantasma" IL LIVELLO DI RADIOATTIVITA' - Edano ha spiegato che il livello delle radiazioni è attualmente di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Livelli anomali di radioattività sono inoltre stati registrati a Tokyo, ma un rappresentante dell'amministrazione metropolitana, Sairi Koga, ha precisato che non sono considerati tali da nuocere al corpo umano. Fonti municipali hanno riferito in effetti che in mattinata sono stati rilevati 0,809 microsievert in città: dunque una quantità di radiazioni superiore alla norma ma non particolarmente elevata, sebbene comunque venti volte superiore a quella che si era registrata il giorno prima. Per comprenderne l'entità, basti pensare che una normale radiografia al torace di solito comporta una dose di 20 microsievert. Invece livelli di radioattività dieci volte superiori alla norma sono stati registrati a Maebashi, città situata circa 100 chilometri a nord di Tokyo e quindi più vicina alla zona della centrale di Fukushima, che dalla capitale dista 250 chilometri. RISCHIO DANNI PER LA SALUTE - Il governo nipponico qualcosa comincia ad ammettere. Le radiazioni dovute all'incidente nel reattore n.4 della centrale di Fukushima potrebbero essere "dannose per la salute" della popolazione, ha spiegato successivamente da Parigi il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, durante la conferenza stampa che ha seguito la riunione del G8. MARINAI USA - Paura anche tra i militari Usa che stanno soccorrendo la popolazione. Altri soldati sono stati esposti a bassi livelli di radiazioni e sono stati sottoposti a processi di decontaminazione dopo aver consegnato cibo, acqua e coperte alle vittime di terremoto e tsunami. L'esercito ha anche detto che sta mandando altre navi al largo della costa occidentale invece che su quella orientale. Questo per evitare i rischi di grandi detriti sparsi nell'oceano dallo tsunami della settimana scorsa e per restare lontani dal rilascio di radiazioni dai reattori nucleari danneggiati. LO STOP AI VOLI - Intanto alcune grandi compagnie aeree stanno decidendo di interrompere i propri voli per Tokyo per evitare di esporre il personale alle radiazioni. Lufthansa ha deciso di deiviare gli aerei su Nagoya e Osaka. I voli, inoltre, fanno scalo a Seul, per cambiare equipaggio, ed evitare che lo staff debba pernottare in Giappone; lo ha spiegato un portavoce della compagnia. E anche l'Air China, la compagnia di bandiera cinese, ha deciso di cancellare alcuni voli verso il Giappone, anche se si tratta di una decisione solo transitoria, seppure nata dallo stesso presupposto di Lufthansa, ovvero dalla volontà di non lasciare i velivoli parcheggiati di notte in Giappone. Non cambia invece i propri programmi, almeno per ora, Alitalia: l'amministratore delegato della compagnia, Rocco Sabelli, ha spiegato che "ad oggi i nostri voli sono regolari e tutti pieni". L'unica misura precauzionale, ha precisato, riguarda per il momento i piloti che volano verso il Giappone: "Viaggiamo con il doppio equipaggio per tornare senza dover pernottare in Giappone". Alitalia gestisce 14 voli la settimana verso Tokyo Narita, 10 da Roma e 4 da Malpensa, mentre sono 4 i voli settimanali verso Osaka. IL BILANCIO DELLE VITTIME - Nel frattempo, è salito a oltre 11.000 il numero dei morti e dispersi provocati dal sisma e dal successivo tsunami. Redazione Online 15 marzo 2011
Bersani: "il governo si fermi". il ministro romani: "inimmaginabile tornare indietro" Nucleare, "stress test" negli impianti Ue E in Italia la scelta del governo divide Accordo a Bruxelles sui controlli di resistenza nelle centrali. La Merkel "congela" sette reattori * NOTIZIE CORRELATE * Nucleare, nel mondo riparte il dibattito E sullo stop Berlino adesso accelera (14 marzo 2011) * Germania: prorogata di 12 anni la vita delle centrali nucleari (6 settembre 2010) * L'Italia e il nucleare: due anni persi. L'atomo è fermo al 2008, di S. Rizzo (7 marzo 2011) * Nucleare, serve il parere delle Regioni (2 febbraio 2011) Bersani: "il governo si fermi". il ministro romani: "inimmaginabile tornare indietro" Nucleare, "stress test" negli impianti Ue E in Italia la scelta del governo divide Accordo a Bruxelles sui controlli di resistenza nelle centrali. La Merkel "congela" sette reattori (Fotogramma) (Fotogramma) MILANO - La crisi in Giappone sta portando a rivedere la strategia sul nucleare nel resto del mondo. Nel corso di una riunione tra i responsabili delle autorità nucleari dei diversi governi, i Paesi dell'Unione europea hanno deciso di effettuare test di resistenza sulle centrali nucleari del Vecchio Continente su base volontaria. I test serviranno a verificare se le centrali nucleari sono in grado di resistere a eventi straordinari quali terremoti, tsunami e attacchi terroristici. La Germania, intanto, ha fatto sapere che "congelerà" provvisoriamente i sette reattori creati prima del 1980. Ciò che sta avvenendo a Fukushima ha riacceso anche nel nostro Paese il dibattito sul ritorno all'atomo. Il nostro governo non sembra intenzionato a rinunciare al programma nucleare, mentre le opposizioni chiedono una riflessione più attenta sulla questione. Il Pd, attraverso il suo segretario, rompe ogni indugio e fa sapere che sosterrà il referendum contro il nucleare e che dunque si impegnerà perché la consultazione del 12 giugno raggiunga il quorum. ITALIA - Per Pier Luigi Bersani il piano dell'esecutivo sul nucleare è "totalmente sbagliato". "Al governo di fronte al dramma giapponese, diciamo: "Fermatevi e riflettete"" afferma il leader del Pd, ribadendo il sostegno dei democratici al referendum sul nucleare. Di segno opposto sono le parole del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, secondo il quale "è inimmaginabile tornare indietro su un percorso già attivato", visto che "tutti i paesi europei hanno centrali il 19% dell'energia che consumiamo in Italia è prodotta dal nucleare". Sulla questione è tornata anche il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, specificando che "il governo non è né cieco né sordo rispetto alle notizie che giungono da Tokyo, ed è evidente che la nostra scelta di rientrare nel nucleare ci induce ulteriore attenzione, assieme all'esigenza di una piena trasparenza su quanto sta accadendo". Parole inutili secondo i Verdi, visto che il governo procede spedito in direzione opposta: "Dovrebbe dimettersi- dice il verde Bonelli - visto che la sua posizione non è quella del governo, che continua in un irresponsabile furore ideologico e non vuole fermarsi nemmeno dinanzi ad una catastrofe atomica di proporzioni enormi". Intanto, in Commissione Attività produttive e Ambiente, è slittato l'esame del decreto legislativo che definisce i criteri per l'avvio di centrali nucleari in Italia. Il Pd ha lamentato l'assenza del governo, parlando di "ennesima prova di dilettantismo e inadeguatezza". GLI AMMINISTRATORI - Dubbi sul ritorno dell'Italia al nucleare vengono espressi in queste ore anche da diversi amministratori, fra cui il sindaco di Roma Gianni Alemanno. "Qualcosa non funziona e questa grande sicurezza forse non c'è" ha detto il primo cittadino della Capitale. Più netto il no del presidente del Veneto Luca Zaia: "Dico ai comitati che non perdano tempo a protestare" ha spiegato il governatore. E in un video-lettera su Youtube il leader di Sel e governatore pugliese Nichi Vendola invita i cittadini a interrogarsi sui rischi del nucleare e il governo a tirare il freno a mano "nella corsa verso le centrali atomiche", che definisce una scelta "pericolosa e violenta". ENEL - Sullo sviluppo del programma nucleare in Italia alla luce di quanto successo in Giappone, è intervenuto l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti. "Certo che continuiamo a essere impegnati nei confronti del nucleare italiano - ha detto -. Come Paese, come industria, dobbiamo sviluppare tutte le tecnologie e non possiamo fare a meno del nucleare. Confermo quindi che restiamo impegnati nel rilancio del nucleare in Italia". FRANCIA - Nel territorio dell'Unione europea sono attivi 153 reattori, di cui 58 in Francia. Dopo quanto successo alla centrale giapponese di Fukushima, Parigi ha deciso di controllare "tutte le centrali" nucleari del Paese, "una a una". Lo ha dichiarato il ministro dell'Ambiente, Nathalie Kosciusko-Morizet. "Una riunione di crisi su questo tema avrà luogo appena possibile, il primo ministro me l'ha confermato" ha spiegato la Kosciusko-Morizet, ai microfoni della radio Rmc Info. La Francia, ha confermato davanti all'Assemblea nazionale il premier Francois Fillon, non eluderà "nessuna delle domande sollevate" dalla catastrofe in Giappone. Angela Merkel (Afp) Angela Merkel (Afp) LA GERMANIA - Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato la chiusura provvisoria (per tre mesi) ma immediata dei sette reattori entrati in servizio prima del 1980. Lunedì la Merkel aveva annunciato la chiusura - almeno per il momento - degli impianti più vecchi: Biblis A in Assia (ovest) e Neckarwestheim I nel Baden-Wuettemberg (sudovest), che sono ancora aperti solo grazie alla decisione di allungare la vita di tutte le centrali. Nel 2010 il Parlamento tedesco ha approvato il piano energetico del Paese, che di fatto ha annullato la decisione di chiudere le 17 centrali tedesche entro il 2022, presa nel 2001 da una coalizione di centrosinistra (Spd e Verdi) guidata dall'allora cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder. Il pacchetto prevede infatti di tenere in vita gli impianti di una media di 12 anni in più, spostando il previsto abbandono del nucleare al 2035, oltre ad aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili dal 16% all'80% del fabbisogno entro il 2050. Nei prossimi tre mesi una task force di esperti esaminerà la sicurezza delle centrali, ma in Germania molti si chiedono se il governo - che oggi non ha annunciato alcuna modifica legislativa - sia veramente disposto a fare marcia indietro. RIPENSAMENTI EUROPEI - L'incidente ai reattori giapponesi di Fukushima, sta avendo quindi un effetto collaterale imprevisto in Europa, assestando un duro colpo al preteso "rinascimento nucleare", prospettato dall'industria dell'atomo. In realtà, in Europa gli investimenti nel settore languono da tempo, e non si sono mai veramente ripresi dopo il disastro di Chernobyl, nel 1986. In tutta l'Ue, in questo momento ci sono solo tre nuove centrali in costruzione, una in Francia (a Flamanville), una in Finlandia (a Olkiluoto) e una in Slovacchia (Bohunice). L'industria dell'atomo conterebbe poi sul ripensamento dei governi tedesco e belga, e di quello svedese, che negli anni scorsi avevano deciso tutti il cosiddetto "phasing out" (l'uscita graduale dal nucleare, con la chiusura delle centrali a fine ciclo senza rimpiazzarle con nuovi reattori). BELGIO - Il Belgio, in realtà, è favorevole alla proposta di stress test sulle centrali nucleari. A precisarlo è stata la ministra dell'Interno, Annemie Turtelboom, uscendo dalla riunione convocata dal Commissario europeo per l'energia, Gunther Oettinger. La ministra ha sottolineato l'importanza di "un coordinamento europeo" per definire la natura dei test sulle centrali. Turtelboom, dopo aver ricordato che quanto successo in Giappone è "avvenuto a causa di uno Tsunami", ha anche affermato "che tutto il mondo deve riflettere su come garantire maggiormente la sicurezza delle nostre centrali" e "imparare la lezione di quanto è successo". In ogni caso ha ricordato che "il rischio zero non esiste". RUSSIA - In Russia il primo ministro Vladimir Putin ha ordinato che venga eseguito uno studio sul settore nucleare del paese per verificare se esistono le condizioni perchè si possa verificare sul suolo della Federazione russa quanto avvenuto in Giappone.Redazione online 15 marzo 2011
radioattività anomala anche a Tokyo. Il bilancio aggiornato: Seimila tra morti e dispersi Fukushima, esplosi altri due reattori Fascia di sicurezza a 30 km dalla centrale Il premier Naoto Kan annuncia ulteriori restrizioni a scopo cautelativo. "Combustibile in ebollizione" * NOTIZIE CORRELATE * Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011) * Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011) * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) * Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011) * Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011) radioattività anomala anche a Tokyo. Il bilancio aggiornato: Seimila tra morti e dispersi Fukushima, esplosi altri due reattori Fascia di sicurezza a 30 km dalla centrale Il premier Naoto Kan annuncia ulteriori restrizioni a scopo cautelativo. "Combustibile in ebollizione" "Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap) "Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap) MILANO - Il livello delle radiazioni nei pressi del sito della centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dal sisma di venerdì scorso, è "considerevolmente aumentato" e la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni: lo ha annunciato il premier nipponico, Naoto Kan. I circa 200mila residenti nel raggio di 20 chilometri dall'impianto sono stati sgomberati mentre per quelli della fascia immediatamente successiva è stato imposto una sorta di coprifuoco per motivi precauzionali. Nelle ore successive alcuni rappresentanti del governo hanno invece parlato di un livello di radiazioni in calo rispetto al momento in cui la radioattività ha raggiunto il suo culmine. NUOVE ESPLOSIONI - Intanto è salito a quattro il numero delle esplosioni verificatesi all'interno dell'impianto. Dopo i reattori 1 e 3, interessati da scoppi venerdì e sabato, anche il numero 2 e il numero 4 - dove si è sviluppato anche un incendio che ha favorito la fuoriuscita di radiazioni, secondo quanto rivelato dall'Aiea -, hanno registrato deflagrazioni tra lunedì e martedì. Benchè il reattore numero quattro fosse fermo per lavori di manutenzione quando venerdì scorso l'area fu investita dal terremoto, secondo il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, "il combustibile nucleare spento si è surriscaldato, generando idrogeno e innescandone l'esplosione". COMBUSTIBILE IN EBOLLIZIONE - Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificate esplosioni. Nei due rimasti fino ad ora indenni, ha rivelato lo stesso Edano, si è registrato un lieve aumento della temperatura. Mentre potrebbe essere addirittura in ebollizione il combustibile nucleare esaurito custodito nel bacino di stoccaggio presente all'interno del reattore numero quattro, almeno secondo quanto reso noto dalla Tepco, la società che gestisce l'impianto, citata dall'agenzia di stampa Kyodo. Stando a fonti societarie, a causa dell'ebollizione il livello dell'acqua potrebbe dunque abbassarsi, rendendo più grave il pericolo di fusione del nocciolo. In precedenza il governo giapponese, le cui dichiarazioni erano state riprese dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, aveva annunciato che era stato estinto un incendio scoppiato nello stesso reattore per il surriscaldamento del combustibile esaurito, che generando idrogeno aveva portato a un'ennesima esplosione. Una città quasi "fantasma" IL LIVELLO DI RADIOATTIVITA' - Edano ha spiegato che il livello delle radiazioni è attualmente di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Livelli anomali di radioattività sono inoltre stati registrati a Tokyo, ma un rappresentante dell'amministrazione metropolitana, Sairi Koga, ha precisato che non sono considerati tali da nuocere al corpo umano. Fonti municipali hanno riferito in effetti che in mattinata sono stati rilevati 0,809 microsievert in città: dunque una quantità di radiazioni superiore alla norma ma non particolarmente elevata, sebbene comunque venti volte superiore a quella che si era registrata il giorno prima. Per comprenderne l'entità, basti pensare che una normale radiografia al torace di solito comporta una dose di 20 microsievert. Invece livelli di radioattività dieci volte superiori alla norma sono stati registrati a Maebashi, città situata circa 100 chilometri a nord di Tokyo e quindi più vicina alla zona della centrale di Fukushima, che dalla capitale dista 250 chilometri. IL BILANCIO DELLE VITTIME - Nel frattempo, è salito a oltre seimila il numero dei morti e dispersi provocati dal sisma e dal successivo tsunami. Secondo i dati forniti da Tokyo e altre undici prefetture, i morti accertati sono 2.722 mentre i dispersi riconosciuti sono 3.742; i feriti sono oltre 1.892. Redazione Online 15 marzo 2011
Liste d'attesa all'aeroporto, tassisti disposti solo a corse brevi per risparmiare gasolio La grande fuga disperata dalla nube 500 persone sono prigioniere in casa vicino alla centrale. A caccia di benzina per lasciare la città Liste d'attesa all'aeroporto, tassisti disposti solo a corse brevi per risparmiare gasolio La grande fuga disperata dalla nube 500 persone sono prigioniere in casa vicino alla centrale. A caccia di benzina per lasciare la città dal nostro inviato GIUSI FASANO Scarseggiano gli approvvigionamenti nei supermercati (Afp) Scarseggiano gli approvvigionamenti nei supermercati (Afp) FUKUSHIMA — Cinquecento uomini, donne e bambini in trappola, bloccati da un muro invisibile, chiusi nelle loro case nella fascia più rischiosa per le radiazioni, i venti chilometri alle spalle dell’impianto nucleare di Fukushima I. Hanno sentito la forza terrificante del terremoto, hanno visto l’acqua arrivare dal mare aperto minacciosa come un killer, hanno guardato la catastrofe passare sotto le loro finestre. Ma non era che l’inizio. Non avevano messo in conto l’emergenza atomica, l’esposizione alle radiazioni, appunto, la paura di dover fronteggiare un male impalpabile e silenzioso. E adesso eccola qui, quella sensazione spaventosa che non ti fa sentire al sicuro, forse mai più. I cinquecento la sentono sulla pelle, sui vestiti, in quel che mangiano, nell’aria che respirano... più di tutti quanti gli altri. Gli irriducibili Cinquecento è una stima degli amministratori locali, potrebbero essere anche di più. Parliamo di persone che non hanno voluto abbandonare le case perché credevano che passata l’onda anomala fosse finito tutto, o magari perché vivono non vicinissimi alla costa e si sono sentiti salvi oppure perché cercano familiari dispersi nelle case vicino al mare. Gente che ha vissuto tutti questi giorni con gli occhi incollati alla tivù, con le orecchie attente a megafoni lontani. Il consiglio sempre quello: "Chi vive nella zona della centrale e non ha necessità di uscire rimanga a casa il più a lungo possibile" . Poteva funzionare per la prima esplosione, sabato. Ma adesso il risultato è una situazione paradossale: i cinquecento sono tutti nelle loro case, diventate rifugio e gabbia, con il terrore delle radiazioni che possono crescere, con l’incubo delle esplosioni continue, con il nocciolo del reattore 2 che può fondersi e chissà cos’altro. Ora: il mondo è concentrato sull’emergenza atomica, i soccorritori sono a caccia di sopravvissuti in difficoltà o assistono feriti, presunti contaminati e gente che deve essere trasportata, i volontari muovono macerie, distribuiscono coperte, cibo, medicine. E loro? Per quanto ancora saranno "prigionieri"? Nuova esplosione a Fukushima La fuga con le bambine "Io sono scappata via da lì già sabato" racconta Masako, una giovane madre che vive fra i 15 e i 20 chilometri dalla centrale e che ieri mattina ha cercato inutilmente di prendere un volo dall’aeroporto Sukagawa di Fukushima a Osaka, dove vivono degli amici disposti a ospitarla per un po’. "So per certo che qualcuno è rimasto a casa anche dopo l’allarme radioattivo — dice —, io ho mollato tutto e mi sono trasferita a Koryama. Ho paura delle radiazioni, per me e per loro" , indica due bambine che avranno tre-quattro anni al massimo. C’è la signorina della compagnia aerea che chiede un momento di attenzione, una folla di mamme, passeggini e biberon in bivacco davanti alle scale si avvicina al banco della compagnia e ascolta l’annuncio. Masako torna sconsolata: non è fra le fortunate in lista d’attesa per Osaka. La grande fuga dalla regione contaminata è tutta nelle lunghe code di auto in direzione dell’aeroporto Sukagawa e negli accampamenti di fortuna al primo piano dello scalo. Qualcuno distribuisce coperte e cibo, facce stanche vanno e vengono in file ordinate e opposte, come formichine. E sulla pista, oltre il vetro, è un continuo decollare di elicotteri militari. "All’inizio mi sono detto "saranno i giornali e le televisioni a esagerare"" , spiega un ragazzo di nome Yutaka, abbarbicato alla sua fidanzata davanti al settore imbarchi. "Ma ogni giorno va peggio, non ci credo più che siamo tutti fuori pericolo e vado in vacanza per un bel po’ di giorni. Meglio stare lontano dalle radiazioni..." . Inutile chiedere aiuto a tassisti e autisti per cambiare aria, nemmeno con un’offerta extra tassametro che in altri tempi non avrebbe temuto rifiuto: non si accettano corse lunghe, punto e basta. "Soltanto pochi chilometri— è la risposta ripetuta come una litania — perché non c’è benzina e forse non ce ne sarà nei prossimi giorni, non voglio rischiare di rimanere a piedi" . Le code alle stazioni di servizio di Fukushima (ma anche più a nord, da Sendai a Miyako) crescono con la paura di nuove esplosioni alla centrale nucleare e con l’idea che "è bene avere a casa un po’ di benzina di riserva. Non si sa mai" , come racconta per tutti l’impiegato Masao Watanabe mentre armeggia con un paio di taniche rosse nel bagagliaio. "Noi siamo più preparati di voi europei alle emergenze— assicura —, ma stavolta è diverso" . Stavolta c’è il rischio atomico che atterrisce, che rende tutti più vulnerabili. E visto da Fukushima quel rischio sembra un essere mostruoso in agguato dietro l’angolo. "E se scoppiasse tutto davvero?" . "Dobbiamo scappare da qui?" . L'Aiea: "Non sarà un'altra Chernobyl" Gli scenari raccontati alla tv "Che succede quando esplode il nocciolo?". Gruppi di persone sconosciute si trovano davanti agli schermi tivù di bar, alberghi, distributori. Si scambiano domande alle quali nessuno sa rispondere, spesso nemmeno gli esperti in studio. Sono incantati da immagini e commenti sul disastro nazionale, quali che siano. Ieri è toccato alle barre di combustibile del reattore n ° 2 mostrate mentre facevano il loro dovere in un liquido dai riflessi azzurri, molti mesi fa. La voce fuori campo diceva che la situazione è grave, che il rischio di una fuoriuscita di materiale altamente radioattivo è "purtroppo reale" e che Tokyo ha chiesto aiuto agli Stati Uniti per uscire da questa crisi senza precedenti. Alla fine del servizio, il gelo. Non una parola, né più domande come all’inizio o un commento per sdrammatizzare. Il gruppo degli sconosciuti si scioglie così come si era formato e ciascuno si allontana per conto proprio, a testa bassa. Salvare il salvabile è una specie di scommessa, a questo punto. Una corsa contro il tempo che in molti danno già per perduta. La possibilità di dover rimanere a casa a lungo per non esporsi alla radioattività fa crescere la paura di non avere abbastanza riserve alimentari e per di più la mancanza di connessioni stradali e ferroviarie fra la zona del disastro e il resto del Paese rende difficili gli arrivi delle normali derrate alimentari. Così davanti a qualche supermercato fra Koryama e Fukushima si cominciano a vedere le file di persone, soprattutto donne, che fanno scorte fuori misura per fronteggiare un’eventuale emergenza più emergenza di adesso. Le radiazioni verso Tokyo Il tormento delle scosse Tutto questo mentre le scosse di assestamento sono un tormento continuo, in alcuni casi vanno oltre i 5-6 gradi della scala Richter e scuotono edifici già compromessi che stanno in piedi per sbaglio. "Praticamente è come vivere dondolando" , tenta di spiegare al telefono il soldato Takeshi a chissà quale amico lontano da qui. "Basta non pensarci sennò ti viene voglia di scappare". File lunghissime di ragazzi come lui, in mimetica su mezzi militari, si contendono le poche strade agibili con i vigili del fuoco e i loro camion rossi o i minivan affittati dai gruppi di soccorso delle organizzazioni non governative. Gli sfollati arrivano con le facce smarrite, tutt’al più con un sacchetto fra le mani e nient’altro. "È già tanto aver salvato la pelle, questo è tutto quello che ho e va bene così" dice Ken Endo, un vecchio arrivato a Fukushima con un gruppo di soccorritori coreani e che ora cerca di andare verso sud, da un parente e, soprattutto, lontano dal veleno nucleare. Si mette in coda per ricevere la solita coperta giallo-arancio e un pugno di riso cotto, passerà la notte in uno dei centri di accoglienza e domani si vedrà. Per adesso guarda il cielo un po’ nuvoloso e ormai quasi buio. Quando la notte scende sulla centrale di Fukushima e sul Giappone le televisioni mostrano un’altra immagine sensazionale di questo drammatico spettacolo mondiale: le zone buie del blackout annunciato dal governo per far fronte alle ridotte risorse di energia elettrica. Si vede il centro di Tokyo con mille luci infilate l’una accanto all’altra come perle. E si vede tutt’attorno una distesa immensa di buio interrotta soltanto da qualche lucina qua e là. Ken il vecchio fa in tempo a dare un’occhiata a quell’immagine che sembra un cielo con poche stelle caduto attorno al centro della capitale. "Certo — suggerisce a uno dei ragazzi che lo ha portato fin qui — fossi in te scapperei il più lontano possibile" . 15 marzo 2011
PIANI ENERGETICI Nucleare, la via francese PIANI ENERGETICI Nucleare, la via francese Il premio Nobel Elias Canetti invitava a diffidare degli uomini che sanno tutto e che mostrano di crederci. Dopo il disastro di Fukushima, è del tutto naturale dubitare di quanti - esperti a vario titolo - proclamano ai quattro venti la sicurezza assoluta dell'energia nucleare e considerano la tragedia giapponese come un evento irripetibile in altri angoli della terra. Per costoro, le "conseguenze nucleari" sarebbero tollerabili e non varrebbero nemmeno una discussione. Ma non è letteratura apocalittica interrogarsi sul senso di tutto o constatare come in ogni cittadino, a qualsiasi latitudine, le certezze scientifiche e la fiducia nel progresso abbiano subito una scossa sismica. È questa scossa, emotiva fin che si vuole, che ha aperto anche in Francia, uno dei Paesi di più collaudata tradizione nucleare, con ben 58 reattori, il dibattito sulla sicurezza, sul rapporto fra impianti e territorio (nonostante il basso rischio sismico) e sull'anzianità delle centrali. "Dobbiamo tirare le conseguenze degli avvenimenti giapponesi" hanno dichiarato i vertici di Areva ed Edf, i colossi dell'industria nucleare transalpina. In Germania, il governo di Angela Merkel ha deciso la chiusura degli impianti più vecchi e di rivedere gli standard di prolungamento della vita di altri. Di sicurezza, di centrali obsolete e di necessità o meno di nuovi reattori si parla apertamente in Svizzera, in Austria, negli Stati Uniti. Su iniziativa tedesca, se ne discuterà in sede europea. Oltre a resuscitare l'angoscia di una nuova Chernobyl, le immagini di migliaia di esseri allontanati dalle loro case per il rischio contaminazione, e di tecnici con tuta e maschera che "testano" il rischio morte dei concittadini, hanno persino ridimensionato le paure del caro petrolio, gli scenari macroeconomici sulle conseguenze della rivoluzione nel mondo arabo e l'adesione culturale - insinuatasi anche fra gli ambientalisti - all'idea che la salvezza dell'ecosistema planetario (e del nostro modello di vita) dipenda dalle fonti nucleari, comunque preferibili alla morte per inquinamento. Altra cosa è la disputa ideologica, che è speculare all'arroganza scientifica. Ecologisti e ampi settori di sinistra tornano ad agitare bandiere, come se il nucleare fosse una cosa di destra e magari l'eolico una soluzione di sinistra. Per inciso la polemica politica non è un'eccezione italiana. Lo stesso avviene in Germania e in Francia, peraltro in vista di scadenze elettorali. Le spinte emotive e le polemiche non faranno chiudere le centrali nel mondo. È però importante che i responsabili ascoltino le emozioni. È necessario garantire la trasparenza dei processi industriali, l'indipendenza delle autorità di controllo, la certezza che anzianità e affidabilità degli impianti non siano una variabile economica o il capriccio di una lobby, oltre a un corretto rapporto fra costi industriali di costruzione delle centrali e benefici finali sulla bolletta. Anche il fatto che il rischio zero non esista è un dato scientifico. Ma in Francia, ad esempio, si sottolinea come nessun grave incidente sia avvenuto in 1450 anni (dato ottenuto moltiplicando 58 reattori per 25 anni di funzionamento medio ciascuno). Chernobyl fu la somma di errori umani e cultura sovietica. Non occorre essere esperti per considerare che anche nell'eccezionalità della tragedia giapponese siano intervenute responsabilità umane. Il reattore di Fukushima doveva essere chiuso. Prima del sisma.Massimo Nava 15 marzo 2011
Non si possono eliminare gli effetti delle radiazioni ma solo arginare i sintomi. In corsia tra i contaminati "Dateci donatori" Non si trova midollo per i casi gravi. A chi sta meglio il medico dispensa pillole allo iodio * NOTIZIE CORRELATE * Centrale Fukushima, nuove esplosioni. Sale il livello delle radiazioni (15 marzo 2011) * Napolitano all'Imperatore: "Sconvolto, ma ce la farete" (14 marzo 2011) Non si possono eliminare gli effetti delle radiazioni ma solo arginare i sintomi. In corsia tra i contaminati "Dateci donatori" Non si trova midollo per i casi gravi. A chi sta meglio il medico dispensa pillole allo iodio (Epa) (Epa) KUMAGAYA - Il dottor Matsuo Yasunari tira fuori la scatola come fossero caramelle per la gola e fa un sorriso un po' così. "Iodine", dice l'etichetta azzurra, iodio ad alta concentrazione. La prima è una donna con il cappotto ancora sporco di fango. Prende il pacchetto dalle mani del medico, guarda a terra mentre lui le dice che deve mandare giù una pasticca al giorno e di chiamarlo se le dovesse uscire il sangue dalla bocca. Solo alla fine lei si arrende a un pianto silenzioso. E si volta verso la fila di persone che il dottore sta per accogliere con lo stesso sorriso. Una lunga strada deserta per arrivarci, un muro di cinta alto tre metri, militari di ronda, telefonini sequestrati all'ingresso: sembra una caserma l'ospedale alla periferia di Kumagaya, una cinquantina di chilometri da Tokyo. In questo palazzone bianco di sette piani è arrivata buona parte dei profughi di Fukushima, scampati al terremoto e allo tsunami ma non alla contaminazione nucleare. Le persone in coda davanti al sorriso del dottor Yasunari appartengono alla categoria numero uno, secondo la classificazione della Disaster management agency di Tokyo. Sono le più fortunate: arrivate qui perché erano vicino alla centrale, nella zona adesso evacuata, ma senza sintomi o radiazioni importanti rilevate sul corpo o sui vestiti. Lo iodio lo prendono a scopo preventivo per proteggersi dal cancro alla tiroide, marchio di fabbrica di Chernobyl. Qui nell'ospedale di Kumagaya, però, ci sono anche due persone che le radiazioni le hanno prese di sicuro. Categoria numero tre, isolamento. "Stiamo cercando dei donatori di midollo osseo - dice il dottor Yasunari - ma non è facile". Serve un parente di primo grado, di solito un fratello o un genitore. "E i parenti stretti di queste due persone erano anche loro tutti vicini alla centrale". Come Gennosuke, fratello maggiore del paziente numero 3/1, che blocca il dottore vicino al portone dell'ospedale: "La mattina dell'esplosione - racconta - eravamo rimasti tutti in casa proprio perché avevamo paura della nube tossica. Invece Fumiaki, mio fratello, è voluto uscire, perché dopo il terremoto non era più riuscito a parlare con la fidanzata". Lei l'hanno ritrovata ieri. Sta bene, si era rifugiata in una scuola. "Ma adesso, dottore, che cosa succederà a mio fratello?". È una delle mille domande senza risposta che devi sentire in questi giorni in Giappone. Senza trapianto, spiegano i medici, è molto difficile curare chi è stato contaminato in modo grave. Non si possono eliminare gli effetti delle radiazioni ma solo arginare i sintomi. L'aiutante del dottor Yasunari li elenca meticolosamente: "Nausea continua, caduta di capelli e peli, perdita di sangue dalla bocca, emorragie sotto la pelle...". Per fortuna si avvicina il parente di un'altra persona arrivata da Fukushima. Denbe è venuto a chiedere notizie di sua sorella. Ufficialmente lei non è contaminata, la misurazione fatta tre volte dagli uomini con la tuta bianca e la mascherina ha dato un valore più alto del normale ma sotto la soglia di sicurezza. Solo che lei ha detto di aver perso del sangue dal naso, di aver vomitato più volte. Due campanelli d'allarme. E per questo è stata ricoverata come categoria numero due, pazienti in osservazione. In tutto sono 38 i pazienti nelle sue condizioni qui nell'ospedale di Kumagaya, in tutto il Giappone sono 160 anche se i controlli andranno avanti ancora per giorni. "Non capisco, non capisco", ripete Denbe. "Fino a quando sono arrivati i soccorsi siamo stati sempre chiusi in casa con le serrande abbassate, seduti davanti alla tv per capire cosa stava succedendo. Perché lei sarebbe stata contaminata e io no?". Un'altra di quelle domande senza risposta. E si capisce che la paura non è solo per la sorella ma anche per se stesso. Ci siamo fermati troppo davanti a questa porta. Si avvicinano i soldati, dicono che questa è una "military area", sono ammessi solo i medici, i ricoverati e i loro parenti. Baiko, il dottore che mi ha fatto entrare stamattina, ripete la sua bugia: sono un suo collaboratore arrivato dall'Olanda. Ormai non ci crede nessuno ma basta per recuperare il cellulare. Ci vediamo in città per un caffè, saliamo al sesto piano di un hotel proprio quando arriva la scossa più forte della giornata. Le tazze finiscono per terra, il palazzo ondeggia per un minuto, la cosa più impressionante è il rumore. "Sono molto preoccupato" fa lui. Ma come, il terremoto la spaventa più delle radiazioni? "No, ho letto che vogliono annullare i campionati mondiali di pattinaggio artistico. Dovevano farli a Tokyo la settimana prossima, mia figlia è un'appassionata e le avevo promesso che l'avrei portata a vedere qualcosa". Adesso sorride e piange insieme. "No, non mi guardi così. Se ogni tanto non pensiamo a qualcosa di normale, a quella che era la nostra vita di tutti i giorni, qui diventiamo tutti pazzi". Lorenzo Salvia 15 marzo 2011
2011-03-14 Falso allarme tsunami mette in apprensione la popolazione. Panico nucleare a Manila Nuove esplosioni in centrale Fukushima Undici feriti al reattore 3 Il livello di radioattività sarebbe comunque basso, ma le navi Usa se ne vanno. La Borsa di Tokyo cede oltre il 6% * NOTIZIE CORRELATE * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) * Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011) * Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011) Falso allarme tsunami mette in apprensione la popolazione. Panico nucleare a Manila Nuove esplosioni in centrale Fukushima Undici feriti al reattore 3 Il livello di radioattività sarebbe comunque basso, ma le navi Usa se ne vanno. La Borsa di Tokyo cede oltre il 6% MILANO - "Non c'è assolutamente alcun rischio Chernobyl". Lo ha detto il ministro per la Strategia nazionale giapponese, Koichiro Genba, dopo le due nuove esplosioni avvenute al reattore 3 della centrale di Fukushima 1, danneggiata dal terremoto di venerdì scorso. Però le barre di combustibile sono rimaste scoperte dall'acqua di raffreddamento in tutti e tre i reattori della centrale. Gli scoppi, avvenuti alle 11 (le 3 in Italia) sono stati provocati dall'idrogeno e hanno provocato undici feriti, ha reso noto la Tepco (Tokyo Electric Power), la società che gestisce l'impianto, secondo la quale il livello di radiazioni nell'unità 3 si attestava a 10,65 microsievert, sotto il limite di 500 microsievert per i quali per legge il gestore è obbligato a riferire al governo. Però almeno uno dei feriti, un tecnico 23enne, è risultato contaminato da radiazioni. L'afferma il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. Nelle altre due centrali che domenica destavano preoccupazione, Onagawa e Tokai, sono stati rimessi in funzione gli impianti di raffreddamento. E, secondo la Tepco, anche i reattori 1 e 2 di Fukushima sono fuori pericolo ma, poco dopo la stessa Tepco ha detto che le barre di uranio al reattore 2 sono rimaste totalmente esposte - non è dato di sapere per quanto tempo, dice l'agenzia Jiji - e potrebbero aver cominciato una fusione parziale. RADIAZIONI - L'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea) ha ricevuto notizie dalle autorità nipponiche che le strutture di contenimento del reattore 3 non sono state danneggiate. Le esplosioni - sentite fino a 40 km di distanza - sono state simili a quella che si era verificata sabato nel reattore 1. Secondo le autorità giapponesi le possibilità di un'estesa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse". Ma la Settima Flotta americana ha fatto allontantare le proprie navi - tra le quali la portaerei Reagan - dopo che gli strumenti a bordo hanno riscontrato un aumento della radioattività. Le navi, inviate nei giorni scorsi a sostegno dei mezzi di soccorso, si trovavano a 160 km dalla centrale di Fukushima. Il livello di radioattività riscontrato è equivalente a quello che viene assorbito in un mese dal fondo radioattivo naturale. Le autorità russe delle zone orientali della Siberia di fronte alle coste del Giappone hanno invece reso noto di non avere al momento riscontrato un aumento della radioattività di fondo. Nelle Filippine panico a Manila per un falso allarme che dava notizia di radioattività proveniente dal Giappone. Un'università ha sospeso i corsi dopo che i genitori degli studenti in preda al panico hanno preso d'assalto le linee telefoniche per chiedere che i figli fossero fatti tornare a casa. Il falso allarme, attribuito alla Bbc, invitava le persone a non uscire di casa per 24 ore. Le autorità nucleari filippine hanno negato che vi fosse un rischio di contaminazione nucleare e funzionari del governo si sono affrettati a rilasciare dichiarazioni pubbliche per smentire l'autenticità del messaggio. ACQUA DI MARE - Nei reattori di Fukushima 1 si sta pompando acqua di mare per cercare di raffreddare la temperatura ma, avverte Robert Alvarez dell'Institute for Policy Studies ed ex consigliere del dipartimento Usa per l'Energia, si tratta di "un tentativo disperato di riprendere il controllo dei reattori". Richard Meserve, ex capo della Nuclear Regulatory Commission statunitense, dice di non aver "mai sentito di qualcuno che abbia utilizzato acqua marina per raffreddare un reattore prima d'ora. Ciò lascia intendere che la società ha deciso di sacrificare tutti i reattori". SMENTITO TSUNAMI - Smentito invece l'allarme tsunami dopo una scossa di assestamento di 5,8 gradi alle 10 del mattino (le 2 di notte in Italia). Da un elicottero dei pompieri era giunta notizia dell'avvistamento di un'onda di tre metri in arrivo, ma l'Agenzia meteorologica ha fatto sapere di non aver registrato alcun terremoto che potesse causare un nuovo tsunami. Le autorità del porto di Hachinoe hanno revocato l'ordine di evacuazione per circa 13 mila abitanti. Invece alle 16,12 (le 7,12 in Italia) è stata registrata una scossa di 6,1 che ha costretto le Ferrovie giapponesi a sospendere il traffico su tutte le linee tranne quattro, sulle quali il servizio ha funzionato con grossi intoppi. Solo il 10% dei convogli sulla tratta orientale che attraversa Tokio erano in servizio, secondo quanto riferito dalla Tv giapponese. Sospeso anche il treno che porta all'aeroporto di Narita. BILANCIO - Dopo il rinvenimento di un migliaio di corpi senza vita nella penisola di Ojika e altri mille cadaveri avvistati a Minamisanriku, dove mancano all'appello circa 10 mila persone, il bilancio ufficiale delle vittime del sisma di 9 gradi Richter di venerdì scorso è salito a 2.800 morti e 1.900 feriti mentre i dispersi sono migliaia. Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima BORSA - La Borsa di Tokyo ha chiuso perdendo il 6,18%. In particolare, le azioni Tepco hanno perso il 23,57%. Intervento della Banca centrale giapponese che ha immesso liquidità a sostegno dei mercati. Il prezzo del petrolio è sceso sui mercati asiatici in quanto le tre maggiori raffinerie giapponesi sono state chiuse. Dai porti del Giappone danneggiati dal sisma e che resteranno fuori uso almeno per alcuni mesi viene esportato il 7% delle merci del Paese. BLACK-OUT - Sono iniziati nella serata giapponese di lunedì i black-out programmati per compensare la mancanza di energia prodotta nelle centrali nucleari. SPORT - La Federazione mondiale di pattinaggio su ghiaccio ha annullato i mondiali previsti a Tokyo dal 21 al 27 marzo e posticipato anche il Trofeo mondiale di pattinaggio artistico per squadre che avrebbe dovuto tenersi a Yokohama dal 14 al 17 aprile. Anche tutte le 41 partite del campionato di calcio previste sino alle fine del mese sono state cancellate. FILM - Il film Hereafter di Clint Eastwood, in cui all'inizio c'è una lunga scena dello tsunami di Sumatra del 2004, verrà ritirato dai 180 cinema giapponesi dove è in programmazione dalla fine di febbraio. La ha deciso la Warner Japan in quanto il film "non è appropriato in questo momento". PATRIMONIO ARTISTICO - Ancora difficile fare una stima dei danni al patrimonio artistico giapponese. Il tempio zen Zuiganji a Matsushima presenta importanti danni. Lo scrive il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. Finora nelle aree colpite dal disastro sono stati censiti 33 siti di alto valore artistico-culturale che presentano danni. Redazione online 14 marzo 2011
Giappone I sopravvissuti Colonne di profughi nelle notti senza luce Alla cucina del municipio distribuzioni di salsicce e tortine di riso. Nulla funziona, né luce, né acqua Giappone I sopravvissuti Colonne di profughi nelle notti senza luce Alla cucina del municipio distribuzioni di salsicce e tortine di riso. Nulla funziona, né luce, né acqua MITO (Giappone) - Per seguire il traffico della vita, per indovinarlo oltre le crepe sul selciato, occorre braccare la più improbabile delle tracce. Attraversa con agio l'asfalto desolato della via che si chiama Eki Minami e che delle automobili pare non avere più memoria. La traccia assurda conduce al municipio di Mito. È odore di salsicce. Incongruo, quasi offensivo. Ma vivissimo, pungente come un insulto ma sfacciato come la voglia di sopravvivere e tirare avanti. Il municipio del capoluogo della prefettura di Ibaraki è una cucina da campo. E un rifugio. E un piccolo campo profughi. Migliaia di profughi, anche qui. (Epa) (Epa) Nel pomeriggio una coda tortuosa attraversa i portici e i sottopassaggi della struttura, sgraziata e provata. È un'attesa ordinata di anziani e ragazzi, famiglie e coppie composte. In fondo, una tenda aspetta di nutrire le centinaia di persone in fila. Sembra un cuoco da sagra, da festa popolare. Invece risolve sbuffando una prima necessità, offre sostanza per la voglia di farcela. "La nostra casa? È in piedi, è in piedi...". Shinya Yashima non ha voglia di scherzare ma neanche di disperarsi. Attende il suo turno e condivide con pudore il suo destino di profugo borghese, che il sisma ha scosso nelle cose intime, risparmiandogli però la tragedia, in un Paese dove ormai gli sfollati si contano a centinaia di migliaia, tra sisma e fughe radioattive: "Apparentemente abbiamo tutto - racconta al Corriere - ma in realtà non abbiamo niente, perché si è rotta ogni cosa. Nulla funziona. Né luce né acqua né gas. Neanche le finestre ci sono". Yashima, il poliziotto Yashima, è di Mito e come lui lo sono molti dei rifugiati che si accalcano al municipio. Sono gli esuli in patria di una città morta. Dormono nelle scuole, nelle sale riunioni, nei comitati di quartiere, 70 ricoveri di fortuna sparsi tra centro e periferia, allestiti rapidamente perché la notte ricorda che l'inverno non è ancora finito e continua a mordere. Hiroto e Ruriko abbracciano Arui, pochi mesi. "Per andare avanti dobbiamo passare di qui, per forza". Pezzi di città restano al buio. I negozi sono chiusi. Uno spaccio di quelli aperti ventiquattr'ore su ventiquattro ha gli scaffali vuoti ma la coda fuori: è al piano terra della stazione, sigillata perché la linea da Tokyo (un centinaio di chilometri più a sud) è interrotta. I passaggi sopraelevati sono inaccessibili, il piazzale sconquassato. Attraversare i ponti significa, per le auto, sobbalzare sui gradini provocati dall'abbassamento del fondo stradale all'imbocco o su larghi solchi: ci si arrangia colmandoli di ghiaia, terra o sacchi di sabbia. E, nei rari alberghetti rimasti aperti nella zona, agli sparuti clienti capita di dover firmare una dichiarazione di poche righe che solleva i proprietari da ogni responsabilità per quello che potrebbe accadere in caso di terremoto. Poi tutti a nanna senz'acqua corrente e taglio dell'elettricità dalle 6.20 alle 10 del mattino. L'architetto Masaki Taira, quarant'anni e anche lui in coda per la salsiccia e la tortina di riso, mastica terrore e tortine. Lui le case le disegna e le immagina, ha visto che si possono cancellare in pochi secondi. "Non immaginavo che potesse finire così, e questo non è certo lo tsunami", sussurra. La città di Mito, poco più di 260 mila abitanti, è l'estrema retrovia della costa battuta dall'onda. Conserva uno dei tre più bei giardini del Giappone ma ora nessuno lo ricorda, i pellegrinaggi di turisti nipponici e di appassionati adesso fanno persino male, pensandoci. L'intera città, adesso, è la prova di quello che il primo ministro Naoto Kan va ripetendo in tv, che mai dal 1945 il Paese aveva attraversato un dramma di queste proporzioni. È così anche se lo tsunami non ha toccato Mito: il terremoto l'ha scossa violentemente senza distruggerla, è forse la rappresentazione dell'ingranaggio giapponese che s'è inceppato. Gli hotel sono tutti chiusi tranne uno, colmo - appunto - di senza casa. I distributori della benzina rimangono chiusi o vengono assediati da incolonnamenti di automobilisti disperati all'idea di restare a secco, intrappolati in una terra di nessuno che trema ancora e non si placa. La scuola elementare Sannomaru, appena a nord della stazione, è trasformata in un ostello senz'allegria. E chi, ancora, fa la coda per il pasto caldo tiene in mano una coperta termica d'emergenza. Il cortile del municipio è il campionario di una sopravvivenza discreta, senza chiasso. Cartoni di banane si svuotano poco alla volta, nel sotterraneo vigili sorvegliano sacchi di farina accumulati con ordine, mentre la cucina da campo prepara riso, vermicelli e le salsicce infilzate su uno stecco. A scene simili a queste si assiste nelle zone direttamente devastate dallo tsunami: i contenitori arancioni con il carattere "acqua" tracciato in blu, soldati giovani con elmetti dalla foggia vecchia e lo sguardo un po' perso. Le stesse code ordinate. Adesso che le troupe delle televisioni giapponesi sono arrivate negli angoli più martirizzati della costa intorno a Sendai, quella distruzione diventa vicina. Capo dello staff del sindaco di Mito, Mitsuru Tajiri mostra la sala di coordinamento delle operazioni. Le statistiche si annotano a mano su fogli bianchi, si fanno le somme con la penna biro. Internet è fragile come vetro, cade per un nulla, la copertura dei telefoni cellulari va e viene. "Subito dopo il terremoto abbiamo cominciato a prenderci cura di 12 mila persone, sabato erano scese a 10 mila. Oggi (ieri, ndr) sono 7 mila, ma se dovessero arrivarne altre dalla zona della centrale nucleare o dalla costa dovremmo essere pronti. Anzi, qualcuno di loro potrebbe essere già qui", spiega al Corriere. Nel discreto via vai dei volontari, degli addetti della Croce rossa con l'elmetto, si apre un varco anche la politica. Un manifesto affisso nell'androne del municipio è una grande foto delle isole Senkaku, il pugno di scogli controllato e orgogliosamente rivendicato nei confronti della Cina, che le chiama Diaoyu e le considera sue. Una faccenda maledettamente seria, in altri momenti. Nessuno guarda il poster, tutti sanno che c'è. La signora Arui, poco oltre, non si lamenta delle autorità, "non ci stanno abbandonando". Ma Tajiri si prende un attimo per pensarci sopra e invece ammette che il coordinamento col governo centrale "va così così", ma non importa, "perché è pur vero che questa non è Sendai". Quando il sole si appresta a calare e la città a farsi buia, la coda dei profughi senza lacrime è ancora lì. In un angolo del piazzale grandi lampade sono ammassate pronte a fare il loro lavoro. Per colpa del terremoto, è Mito che sembra smettere di fare la città. Marco Del Corona 14 marzo 2011
il Nucleare e Noi il Nucleare e Noi Sarebbe sbagliato sottovalutare quello che sta accadendo alle centrali atomiche in Giappone, Paese che 65 anni fa ha già visto in faccia lo spettro dell'olocausto nucleare. Quello di Fukushima è uno dei più gravi incidenti che si ricordino. E non ne attenua la gravità il fatto che non sia stato causato dall'imprudenza umana, come a Chernobyl, né da un'avaria, come a Three Mile Island, ma da un terremoto devastante. Una prova ancora più tremenda di quante questa orgogliosa nazione ha dovuto affrontare nella sua storia, rialzandosi sempre. C'è stato chi, magari confortato dai 10 mila chilometri di distanza, ha detto che alle nostre future sicurissime centrali non potrà succedere. L'impianto di Fukushima è vecchio. E poi in Italia ci sono siti sicuri al riparo dai terremoti. Tutto vero. Resta il fatto che l'opinione pubblica ha il diritto di sapere che cosa si sta davvero rischiando. Senza reticenze. Al tempo stesso siamo convinti che non possa essere la comprensibile emotività suscitata da quella tragedia a determinare scelte fondamentali di politica energetica. L'abbiamo già fatto e ne siamo rimasti scottati. Il referendum antinucleare del 1987 passò con una maggioranza schiacciante per l'impressione suscitata da Chernobyl. Nessun partito, eccetto il repubblicano, osò sfidare l'impopolarità. Promisero che mettendo al bando l'atomo avremmo imboccato la via dell'energia pulita: siamo invece diventati il Paese europeo più inquinante, più dipendente dagli sceicchi e con le bollette più care. Finché, dopo aver riempito le tasche dei petrolieri, ci si è accorti che la Germania produceva 70 volte più energia solare dell'Italia, rimasta penosamente al palo nel campo delle rinnovabili. E per recuperare terreno abbiamo concesso incentivi fin troppo generosi a chi le produceva. Salvo poi chiudere i rubinetti dalla sera alla mattina. Così la stessa maggioranza che per cinque anni al governo si era ben guardata dall'avviare la pratica (ricordate il ministro Marzano? "Da noi non ci sono le condizioni per riaprire il discorso del nucleare", disse nel maggio 2001) l'ha scoperta priorità nel 2008. Giusto in tempo per le elezioni. Eppure oggi l'Agenzia per la sicurezza non ha ancora una sede e i suoi componenti, ha confessato il presidente Umberto Veronesi, s'incontrano al bar. Come stupirsi se da vent'anni aspettiamo inutilmente un piano energetico nazionale che dica come alimenteremo fabbriche, treni e frigoriferi nel futuro? Siamo il Paese dei controsensi, del tutto e del niente. Dove ogni decisione importante non viene presa in base a disegni strategici. Bensì sull'onda di un'emozione, di polemiche o interessi particolari. Anche se si tratta di scelte destinate a cambiare la vita dei nostri figli e nipoti. Sergio Rizzo 14 marzo 2011
in crescita lo yen Tokyo: il sisma deprime la Borsa -6,18% Crolla l'indice Nikkei. La banca centrale nipponica decide di iniettare liquidità per 130 miliardi di euro in crescita lo yen Tokyo: il sisma deprime la Borsa -6,18% Crolla l'indice Nikkei. La banca centrale nipponica decide di iniettare liquidità per 130 miliardi di euro (Epa) (Epa) MILANO - Il sisma distruttivo e il successivo tsunami che ha colpito il giappone fa sentire i suoi effetti anche sulla finanza. La Borsa di Tokyo, nella prima seduta dopo il terremoto, chiude a picco e l'indice Nikkei perde il 6,18% a 9.620,49 punti, sotto quota 10 mila. Giù del 7,49% l'altro indice il Topix a 846,96 punti. Crollano i titoli automobilistici, elettronici e delle raffinerie e cioè le azioni delle aziende costrette a chiudere i battenti dopo il mega-sisma che ha sconvolto il Giappone. Chiusura positiva invece per le Borse cinesi. A Shanghai il Composite archivia la seduta a 2.937,63 (+0,13%), mentre a Shenzhen l'indice Component guadagna lo 0,86% a 12.958,29. INIEZIONE DI LIQUIDITA' - La banca centrale del Giappone ha quindi fatto sapere che inietterà sul mercato liquidità del valore di 15 trilioni di yen (pari a circa 130 miliardi di euro) per stabilizzare il sistema finanziario. La decisione è stata presa proprio a seguito del crollo della borsa di Tokyo. Attualmente è in corso una riunione del board direttivo della banca centrale, che durerà per tutta la giornata. In un primo momento, era stata annunciata un'iniezione di liquidità da 7 trilioni di yen, cifra che è quindi ora raddoppiata. SI RAFFORZA LO YEN - La decisione del board della banca centrale giapponese sta spingendo al rialzo lo yen: il dollaro scende a quota 81,32 e l'euro a 113,28. BORSE EUROPEE - Dopo un avvio negativo le Borse in Europa recuperano terreno grazie al buon andamento dei bancari. Venduti i titoli delle riassicurazioni (DJStoxx-0,98%) sui timori per le ripercussioni della tragedia giapponese. Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali borse europee: Londra +0,10% - Parigi +0,18% - Francoforte -0,95% - Madrid +0,17% - Milano +1,23% - Amsterdam -0,27% - Stoccolma -0,21% - Zurigo -0,48%. Redazione online 14 marzo 2011
La Germania potrebbe rivedere prolungamento vita delle centrali. Svizzera: stop Nucleare: allarme in tutto il mondo Il commissario europeo all'Energia convoca martedì una riunione di esperti. L'India verifica la sicurezza * NOTIZIE CORRELATE * Germania: prorogata di 12 anni la vita delle centrali nucleari (6 settembre 2010) * L'Italia e il nucleare: due anni persi. L'atomo è fermo al 2008, di S. Rizzo (7 marzo 2011) * Nucleare, serve il parere delle Regioni (2 febbraio 2011) La Germania potrebbe rivedere prolungamento vita delle centrali. Svizzera: stop Nucleare: allarme in tutto il mondo Il commissario europeo all'Energia convoca martedì una riunione di esperti. L'India verifica la sicurezza Günther Öttinger (Reuters) Günther Öttinger (Reuters) MILANO - I problemi alle centrali atomiche giapponesi stanno riaprendo il dibattito sulla sicurezza del nucleare in tutto il mondo. Il commissario europeo all'Energia, Günther Öttinger, ha convocato per martedì una riunione di esperti sulla sicurezza nucleare dell'Ue per discutere delle conseguenze del terremoto in Giappone. "Tutto ciò che si riteneva impensabile, in qualche giorno è avvenuto", ha detto il tedesco Öttinger alla radio nazionale, secondo il quale la sicurezza delle centrali nucleari più vecchie va verificata con rigore, rifiutandosi di escludere chiusure di impianti se necessario. "Se prendiamo la cosa sul serio e diciamo che l'incidente ha cambiato il mondo - ed è in discussione il modo in cui noi, come società industriale, abbiamo guardato alla sicurezza e alla gestibilità", ha detto Öttinger, "allora non possiamo escludere nulla". GERMANIA - Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha riferito che la decisione del governo di Berlino, assunta lo scorso settembre, di prolungare mediamente di 12 anni la vita delle vecchie centrali atomiche, potrebbe essere rivista a seguito della crisi nucleare in corso in Giappone. Il ministro dell'Ambiente, Norbert Röttgen, ha chiesto una nuova valutazione del rischio sulle centrali nucleari tedesche. Sabato scorso la cancelliera Angela Merkel ha convocato un vertice di emergenza con i principali ministri per discutere delle conseguenze della crisi della centrale nucleare giapponese di Fukushima 1, nello stesso giorno in cui 60 mila persone hanno formato una catena umana di 45 chilometri da Stoccarda a una centrale nucleare che resterà aperta per la nuova politica tedesca. SVIZZERA - La Svizzera ha sospeso le domande di autorizzazione per tre nuove centrali nucleari. Il ministro dell'Ambiente, Doris Leuthard, "ha deciso di sospendere le procedure di autorizzazione per le nuove centrali nucleari finché non sarà stata fatta un'analisi approfondita degli standard di sicurezza e non si sarà proceduto a un loro eventuale adeguamento". Il ministro ha incaricato l'Ispettorato federale della sicurezza nucleare di analizzare le cause dell'incidente in Giappone e di definire eventualmente nuovi o più severi standard di sicurezza, in particolare in relazione alla protezione contro i terremoti e ai sistemi di raffreddamento. La Svizzera ha cinque centrali nucleari costruite tra il 1969 e il 1984. Gli impianti più vecchi dovranno essere disattivati a partire dal 2020. AUSTRIA - Il ministro austriaco dell'Ambiente, Nikolaus Berlakovich, è tornato a chiedere a Bruxelles la verifica della sicurezza delle centrali nucleari europee. L'Austria si oppone fermamente all'energia atomica e ha più volte chiesto la chiusura degli impianti in Slovenia e in Slovacchia. INDIA - Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, ha annunciato che sarà verificata la sicurezza di tutti i reattori nucleari in India. FRANCIA - In Francia i Verdi hanno proposto al governo un referendum sul nucleare. L'eurodeputato Daniel Cohn-Bendit dice che la Francia "deve porsi la questione della necessità dell'energia nucleare". FINLANDIA - Il governo finlandese ha commissionato all'Agenzia di sicurezza un nuovo studio sui piani di emergenza degli impianti nucleari. BELGIO - L'incidente nucleare in Giappone "influenzerà" il dibattito in Belgio sul nucleare: lo ha dichiarato il ministro dell'Interno, Annemie Turtelboom. "Ciò che accade in Giappone influenzerà la nostra riflessione sull'estensione o meno" della vita dei sette reattori del Belgio. ITALIA - Le commissioni Ambiente e Industria della Camera martedì riprendono l'esame del decreto legislativo sulla localizzazione degli impianti nucleari e dei siti di stoccaggio delle scorie radioattive in Italia. Il governatore della Puglia, Nichi Vendola, ha chiesto al governo di ritirare "l'opzione nuclearista", mentre Legambiente ha dato il via a una campagna per portare al referendum del prossimo 12-13 giugno almeno 25 milioni di cittadini. La Cgil "non condivide il piano del governo" sul nucleare, ha detto il segretario generale, Susanna Camusso, ma "non darà indicazioni di voto" al referendum. FRATTINI - Per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, l'allarme nucleae giapponese ha "riaperto il dibattito in Italia in modo sbagliato, che nasce dall'emozione senza riflettere su cose evidenti e che non giustifica una rimessa in discussione del piano italiano. Il Giappone ha rischio sismico elevatissimo e centrali non dell'ultima generazione, e che malgrado un sisma di 9 gradi non sono esplose. L'Italia", dice il titolare della Farnesina, "non è paragonabile al Giappone per intensità sismica. Nessuno ha mai immaginato di fare una centrale nucleare in Italia in zona sismica. In Francia ci sono decine di centrali atomiche a pochi chilometri delle nostre frontiere. Tutti si strappano i capelli quando succede un incidente. Noi dobbiamo pensare a che cosa succederà se non ci attrezziamo con un'energia di ultima generazione nucleare e quindi di energia pulita". A Frattini ha indirettamente replicato la radicale Emma Bonino, vice presidente del Senato: "Investire 30 miliardi di euro per ottenere il 4% di energia tra vent'anni non ha senso economico". "Alla luce di quanto sta accadendo in Giappone, un punto interrogativo enorme si proietta sul programma nucleare italiano", ha detto il leader di Alleanza per l'Italia, Francesco Rutelli. TURCHIA - La posizione del governo della Turchia è simile a quello italiano. "Siamo determinati a continuare la costruzione degli impianti nucleari", ha comunicato il ministro dell'Energia, Taner Yildiz. La Turchia prevede di costruire e rendere operativi due-tre impianti nucleari entro il 2023. TITOLI - Intanto alla Borsa di Parigi il titolo del colosso nucleare francese Areva perde il 9,5%, ed Edf (Energie de France) scivola del 4,6%. A Piazza Affari l'Enel cede lo 0,82% sui timori di uno stop ai programmi nucleari in Italia. A Francoforte E-on e Rwe, che controllano la maggior parte delle centrali nucleari in Germania, scendono di oltre il 3%. Redazione online 14 marzo 2011
Un reattore non esplode come una bomba atomica Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare Per evitare il disastro la prima cosa è far diminuire la temperatura. L'acqua di mare è l'ultima risorsa Un reattore non esplode come una bomba atomica Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare Per evitare il disastro la prima cosa è far diminuire la temperatura. L'acqua di mare è l'ultima risorsa Sala di controllo del reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Ap) Sala di controllo del reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Ap) MILANO - La fusione avviene quando la reazione nucleare delle barre di zirconio che contengono il combustibile di uranio non è più controllata, il nocciolo radioattivo arriva a migliaia di gradi e inizia a liquefarsi. Una fusione completa può rompere la struttura di contenimento e altre barriere protettive diffondendo prodotti radioattivi. Tuttavia, un reattore non esplode come una bomba atomica. Per prevenire la fusione il primo passo fondamentale è la riduzione della temperatura in tutti i contenitori del reattore.Il nocciolo del reattore è circondato da un pesante sarcofago di acciaio e questo a sua volta comperto da una gabbia di contenimento in calcestruzzo e acciaio. I rischi di Fukushima(clicca per ingrandire) I rischi di Fukushima (clicca per ingrandire) FUSIONE - Nel reattore 1 di Fukushima, operativo dal 1971, sono in corso i tentativi di prevenire la fusione del nocciolo. I lavori sono complicati dal fatto che la necessità di rilasciare pressione nel contenitore del reattore ha portato a un'esplosione che ha fatto crollare il tetto e i muri dell'edificio di contenimento. Secondo fonti ufficiali, l'edificio è intatto, ma persistono le preoccupazioni per il combustibile fissile surriscaldato. In una mossa disperata, sono state pompate grandi quantità di acqua di mare nel contenitore del reattore per cercare di raffreddare il nocciolo surriscaldato, il che, secondo gli esperti, significa che i giapponesi stanno tentendo una mossa disperata perché l'acqua di mare - unita all'acido borico che assorbe i neutroni della fissione nucleare - è corrosiva e ciò significa la perdita operativa dell'impianto. Non drammatica, dato che il reattore avrebbe compiuto 40 anni tra pochi giorni ed era destinato in breve tempo alla dismissione. SITUAZIONE - Le fonti ufficiali giapponesi dicono che le unità 1, 2 e 4 a Fukushima hanno registrato un aumento della pressione negli edifici di contenimento e guasti alle apparecchiature. Come risultato, è stato dato sfogo a vapore in ogni unità e considerato di rilasciarne altro per ridurre la pressione. Anche la centrale di Onagawa - con tre reattori - è in stato di emergenza. L'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha detto sabato che una piccola quantità di cesio radioattivo è uscita del reattore 1 di Fukushima prima dell'esplosione dell'edificio contenitore. Secondo la fonte ufficiale, la presenza di cesio non significa che ci sia necessariamente una fusione parziale, perché potrebbe derivare da un guasto meccanico. Delle oltre 180 mila persone evacuate, circa 160 sono state esposte. Le autorità hanno riferito che le radiazioni assorbite in un'ora equivalgono a quelle assorbite in un anno per la radioattività naturale. L'esposizione allo iodio radioattivo rilasciato in un incidente può causare il cancro alla tiroide. CONTENIMENTO - La struttura di contenimento del reattore 1 è esplosa quando è stato deciso di rilasciare vapore per ridurre la pressione e l'idrogeno - originato dalla reazione chimica con l'acqua di raffredamento delle barre di uranio sovrariscaldate - ha interagito con l'ossigeno esplodendo. Se la pressione avesse continuato a crescere, la struttura sarebbe esplosa, presumibilmente avviando uno scenario di fusione. Il Giappone ha 55 reattori in 17 località, e ne trae un terzo della propria elettricità. Se i tentativi di raffreddamento dei reattori fallissero, il risultato sarebbero esplosioni e contaminazione radioattiva. Se le autorità riuscissero a riprendere il totale controllo delle temperature e della pressione dei reattori, la situazione negli impianti migliorerebbe sino a permettere al personale di avvicinarsi ai danni e di riportare le condizioni alla normalità. Redazione online 14 marzo 2011
Falso allarme tsunami mette in apprensione la popolazione. Panico nucleare a Manila Nuove esplosioni in centrale Fukushima Tre feriti e sette dispersi al reattore 3 Il livello di radioattività sarebbe comunque basso ma navi Usa se ne vanno. La Borsa di Tokyo cede oltre il 6% * NOTIZIE CORRELATE * Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011) * Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011) * Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011) Falso allarme tsunami mette in apprensione la popolazione. Panico nucleare a Manila Nuove esplosioni in centrale Fukushima Tre feriti e sette dispersi al reattore 3 Il livello di radioattività sarebbe comunque basso ma navi Usa se ne vanno. La Borsa di Tokyo cede oltre il 6% L'esplosione al reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Reuters) L'esplosione al reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Reuters) MILANO - Due nuove esplosioni alla centrale di Fukushima 1, danneggiata dal terremoto di venerdì scorso. Questa volta al reattore numero 3, ma anche al reattore 2 l'impianto di raffreddamento è entrato in avaria. Gli scoppi, avvenuti alle 11 (le 3 in Italia) sono stati provocati dall'idrogeno e sette persone sono date per disperse, tra cui sei soldati, ha reso noto la Tepco (Tokyo Electric Power), la società che gestisce l'impianto, secondo la quale il livello di radiazioni nell'unità 3 si attestava a 10,65 microsievert, di gran lunga al di sotto dei 500 microsievert per i quali il gestore sarebbe obbligato per legge a riferire al governo. I feriti sono tre, mentre altre fonti parlano di nove. Nelle altre due centrali che domenica destavano preoccupazione, Onagawa e Tokai, sono stati rimessi in funzione gli impianti di raffreddamento. RADIAZIONI - L'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea) ha ricevuto notizie dalle autorità nipponiche che le strutture di contenimento del reattore non sono state danneggiate. Le esplosioni - sentite fino a 40 km di distanza - sono state simili a quella che si era verificata sabato nel reattore 1. Secondo le autorità giapponesi le possibilità di un'estesa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse". Ma la Settima Flotta americana ha fatto allontantare le proprie navi - tra le quali la portaerei Reagan - dopo che gli strumenti a bordo hanno riscontrato un aumento della radioattività. Le navi, inviate nei giorni scorsi a sostegno dei mezzi di soccorso, si trovavano a 160 km dalla centrale di Fukushima. Il livello di radioattività riscontrato è equivalente a quello che si assorbe in un mese dal fondo radioattivo naturale. Le autorità russe delle zone orientali della Siberia di fronte alle coste del Giappone hanno invece reso noto di non avere al momento riscontrato un aumento della radioattività di fondo. Nelle Filippine panico a Manila per un falso allarme che dava notizia di radioattività proveniente dal Giappone. Un'università ha sospeso i corsi dopo che i genitori degli studenti in preda al panico hanno preso d'assalto le linee telefoniche per chiedere che i figli fossero fatti tornare a casa. Il falso allarme, attribuito alla Bbc, invitava le persone a non uscire di casa per 24 ore. Le autorità nucleari filippine hanno negato che vi fosse un rischio di contaminazione nucleare e funzionari del governo si sono affrettati a rilasciare dichiarazioni pubbliche per smentire l'autenticità del messaggio. ACQUA DI MARE - Nei reattori di Fukushima 1 si sta pompando acqua di mare per cercare di raffreddare la temperatura ma, avverte Robert Alvarez dell'Institute for Policy Studies ed ex consigliere del dipartimento Usa per l'Energia, si tratta di "un tentativo disperato di riprendere il controllo dei reattori". Richard Meserve, ex capo della Nuclear Regulatory Commission statunitense, dice di non aver "mai sentito di qualcuno che abbia utilizzato acqua marina per raffreddare un reattore prima d'ora. Ciò lascia intendere che la società ha deciso di sacrificare tutti i reattori". SMENTITO TSUNAMI - Smentito invece l'allarme tsunami dopo una scossa di assestamento di 5,8 gradi alle 10 del mattino (le 2 di notte in Italia). Da un elicottero dei pompieri era giunta notizia dell'avvistamento di un'onda di tre metri in arrivo, ma l'Agenzia meteorologica ha fatto sapere di non aver registrato alcun terremoto che potesse causare un nuovo tsunami. Le autorità del porto di Hachinoe hanno revocato l'ordine di evacuazione per circa 13 mila abitanti. Invece alle 16,12 (le 7,12 in Italia) è stata registrata una scossa di 6,1 che ha costretto le Ferrovie giapponesi a sospendere il traffico su tutte le linee tranne quattro, sulle quali il servizio ha funzionato con grossi intoppi. Solo il 10% dei convogli sulla tratta orientale che attraversa Tokio erano in servizio, secondo quanto riferito dalla Tv giapponese. Sospeso anche il treno che porta all'aeroporto di Narita. Dopo il rinvenimento di un migliaio di corpi senza vita nella penisola di Ojika e altri mille cadaveri avvistati a Minamisanriku, dove mancano all'appello circa 10 mila persone, il bilancio ufficiale delle vittime del sisma di 9 gradi Richter di venerdì scorso è salito a oltre 5 mila tra morti e dispersi. BORSA - La Borsa di Tokyo ha chiuso perdendo il 6,18%. In particolare, le azioni Tepco hanno perso il 23,57%. Intervento della Banca centrale giapponese che ha immesso liquidità a sostegno dei mercati. Il prezzo del petrolio è sceso sui mercati asiatici in quanto le tre maggiori raffinerie giapponesi sono state chiuse. SPORT - La Federazione mondiale di pattinaggio su ghiaccio ha annullato i mondiali previsti a Tokyo dal 21 al 27 marzo. Anche tutte le 41 partite del campionato di calcio previste sino alle fine del mese sono state cancellate. Redazione online 14 marzo 2011
2011-03-13 IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti" Il bilancio ufficiale: 3.000 tra vittime e dispersi. Il premier: "E' il momento peggiore dal dopoguerra" * NOTIZIE CORRELATE * Giappone, già più di mille le vittime. Trovati i 4 treni dispersi. "Tutti salvi" (12 marzo 2011) * Paura nucleare, 170m mila evacuati (12 marzo 2011) * Terremoto e tsunami, colpito il Giappone (11 marzo 2011) * Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011) * Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011) * Multimedia: video, audio e foto IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti" Il bilancio ufficiale: 3.000 tra vittime e dispersi. Il premier: "E' il momento peggiore dal dopoguerra" (Reuters) (Reuters) MILANO - Diecimila morti nella sola prefettura di Miyagi. Si aggravano sensibilmente le stime del terremoto e del conseguente tsunami che venerdì hanno devastato la costa nordorientale del Giappone. Per la polizia nazionale le vittime e i dispersi hanno superato nel complesso quota 3.000, ma la tv pubblica Nhk, citando altre fonti, fornisce dati assai diversi. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, parlando di diecimila vittime nel suo resoconto alla televisione di Stato. Il capoluogo Sendai, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Mancano cibo, acqua e carburante e lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, secondo la Bbc. L'APPELLO DEL PREMIER - Il primo ministro giapponese Naoto Kan non nasconde la sua preoccupazione e si appella alla popolazione. "È il momento più difficile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale -ha detto -: chiedo a tutti la massima unità". Il devastante sisma, secondo il premier, potrebbe provocare la più profonda crisi degli ultimi 65 anni per il Giappone. "Unendo le forze, aiutandosi a partire da parenti e amici, superiamo la crisi, ricostruiamo il Giappone. È questa la preghiera che faccio a tutti" ha detto. Il Paese prova comunque a ripartire. Lunedì le Borse di Tokyo e Osaka avranno apertura regolare, testando così il ritorno alla normalità. E il governatore della Bank of Japan (BoJ), Masaaki Shirakawa, ha fatto sapere che darà il suo sostegno nella difficile prova della riapertura dei mercati. "La liquidità - ha detto - sarà assicurata". IL VULCANO SI RISVEGLIA - Intanto, dopo lo Tsunami e con l'allarme nucleare in corso, ha ricominciato a svegliarsi anche il vulcano Shinmoedake, dopo due settimane di inattività. Cenere e lapilli si intravedono da quattro chilometri di distanza nell'aria, raccontano testimoni locali. Il vulcano, dall'altezza di 1.421 metri, si era risvegliato dopo 52 anni lo scorso gennaio, poi il primo marzo. Dopodiché è rimasto tranquillo da due settimane. È probabile che proprio lo tsunami abbia stimolato la sua attività. Le autorità intanto mantengono il livello di "warning" a tre su 5 e hanno bloccato l'accesso alla montagna. La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi SOCCORSI - Kan ha anche ordinato il raddoppio del numero di militari (attualmente cinquantamila) impegnati nelle operazioni di soccorso. E sono arrivate anche le squadre provenienti da 40 Paesi di tutto il mondo. La Marina degli Stati Uniti sta trasportando alimenti e persone. Una squadra composta da 41 persone, composta prevalentemente da volontari provenienti dalla Germania, è pronta a partire per la zona del disastro. Il team è dotato di cani da soccorso, telecamere a raggi infrarossi, sistemi di tracciamento, una motosega per tagliare il calcestruzzo e attrezzature da taglio per l'acciaio. Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro INCUBO NUCLEARE - Se il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora, non si allontana lo spettro della contaminazione nucleare, dopo l'esplosione di sabato nella centrale di Fukushima N°1, a 250 km da Tokyo. C'è infatti il rischio che nel reattore numero 3 dell'impianto, ora sotto stress, possa avvenire una esplosione simile a quella del reattore numero 1. A spiegarlo è stato il capo di gabinetto, Yukio Edano, parlando dell'accumulo di idrogeno a causa della decompressione in corso. NUOVE SCOSSE E NUOVI TSUNAMI - Nel frattempo, l'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell'arcipelago, che adesso sono soggette ad "allerta" per onde non superiori al mezzo metro di altezza. A due giorni dal devastante sisma nel nord-est, rivisto alla magnitudo di 9.0, le aree costiere occidentali del Giappone sono segnalate dall'Agenzia col colore giallo, a significare il cessato pericolo per onde anomale di grandi dimensioni. L'ultimo bollettino della Jma ha declassato il rischio tsunami nelle ultime quattro prefetture che erano segnalate in arancione - Iwate, Miyagi, Fukushima e il tratto costiero di Aomori -, cioè soggette al pericolo di onde alte fino a due metri. Sempre l'Agenzia meteorologica ha spiegato però che il Giappone deve attendersi nei prossimi giorni forti scosse di assestamento, fino al grado 7 della scala Richter, e prepararsi a nuovi tsunami. Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone "VIA DA TOKYO" - La Francia ha invitato i suoi connazionali in Giappone a lasciare la regione di Tokyo e ha consigliato ai turisti di rimandare ogni viaggio pianificato. In un comunicato, l'ambasciata di Parigi ha ritenuto "ragionevole" suggerire a "coloro che non hanno particolari ragioni per rimanere n'area di lasciare la regione di Kanto per alcuni giorni". "Consigliamo vivamente i nostri connazionali - si legge ancora - a rimandare ogni viaggio pianificato nell'area". "PREGO PER LE VITTIME"- Un pensiero al popolo giapponese da Benedetto XVI, che subito dopo l'Angelus, ha espresso "forte impressione" per le notizie e le immagini sul "tragico terremoto" e il conseguente tsunami. Il Papa ha anche pregato per le vittime e per i loro familiari, incoraggiando i soccorritori e rinnovando la sua "spirituale vicinanza" alla popolazioni del Paese "che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità". GLI ITALIANI - Quanto ai connazionali residenti nelle prefetture colpite dal sisma, l'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 25 di loro su trenta. In mattinata sembrava che fossero sei gli italiani formalmente dispersi, ma uno di loro è poi stato rintracciato. "Per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione, ha spiegato l'ambasciatore Vincenzo Petrone. Confermata anche la notizia che "tutti e cinque gli italiani residenti nella prefettura di Fukushima, quella delle centrali nucleari a rischio, sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute". Redazione online 13 marzo 2011
il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test Nucleare, l'emergenza si estende "Ma non sarà un'altra Chernobyl" Rischio di nuova esplosione a Fukushima, problemi anche a Onagawa e a Tokai. Il premier rassicura il popolo * NOTIZIE CORRELATE * La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti" (13 marzo 2011) * Paura nucleare, 170 mila evacuati E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011) * Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011) * Terremoto e tsunami, colpito il Giappone (11 marzo 2011) * Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011) * Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011) * Multimedia: video, audio e foto il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test Nucleare, l'emergenza si estende "Ma non sarà un'altra Chernobyl" Rischio di nuova esplosione a Fukushima, problemi anche a Onagawa e a Tokai. Il premier rassicura il popolo MILANO - Si estende in Giappone l'allarme nucleare. Dopo Fukushima, infatti, le autorità hanno decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale, quella di Onagawa, nella prefettura di Miyagi. "Le autorità giapponesi - ha scritto in un comunicato l'Agenzia internazionale dell'energia atomica - hanno informato l'Aiea che il primo (cioè il più basso) livello di allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo il governo di Tokyo, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito in questione "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale". Nel pomeriggio l'agenzia Kyodo News ha poi riferito che anche le pompe dell'impianto di raffreddamento della centrale nucleare di Tokai si sono bloccate. L'impianto è lo stesso dove il 30 settembre 1999 si verificò il precedente incidente nucleare più grave con la morte di 3 dipendenti. La centrale è degli anni '70, contemporanea a quello di Fukusima Daichi ed è dello stesso tipo ad acqua bollente (Bwr). La centrale si trova nel distretti du Naka nella prefettura di Ibaraki. FUKUSHIMA - La situazione a Onagawa si unisce a quella, più nota di Fukushima, che "resta grave". Parola del premier giapponese, Naoto Kan. A due giorni dal tremendo sisma che ha colpito il suo Paese, Kan non ha nascosto l'emntità del problema. Ma ha comunque rassicurato la popolazione, spiegando che "non ci sarà un'altra Chernobyl". L'allarme in ogni caso resta alto. Soprattutto perché per tutta la giornata si è temuto che, dopo l'esplosione al reattore numero 1 dell'impianto, un incidente simile potesse verificarsi anche nell'edificio che ospita il reattore numero 3. Il problema, ha spiegato il portavoce del governo Yukio Edano Edano, è il possibile accumulo d'idrogeno. Le barre di combustibile hanno subito danni. "L'acqua nel reattore - ha precisato Edano - non tende a salire. La situazione resta critica". Al momento comunque sono in corso le operazioni di decompressione. RADIAZIONI - Sul rischio nucleare sono saltate tutte le previsioni. Anche perché emerge che i reattori di Fukushima non erano stati costruiti per reggere a una scossa superiore alla magnitudo 8. Oltre ai guai al reattore 1, il sistema di raffreddamento ha fallito nel reattore 3. La Tepco, la società giapponese per l'energia elettrica, ha iniziato a pompare acqua marina all'interno di tre dei reattori dell'impianto di Fukushima. Dopo essere intervenuti sull'uno e sul tre, i tecnici hanno iniziato a lavorare preventivamente anche sul reattore numero due. L'immissione di acqua marina serve a raffreddare le unità e ridurre la pressione interna che potrebbe generare un processo di fusione dei reattori. Il livello di radiazioni emesse dalla centrale nucleare di Fukushima è di 882 microsievert l'ora, oltre il limite consentito (500 microsievert l'ora). L'esplosione avvenuta nel reattore numero 1 è stata classificata al livello 4 della scala internazionale degli eventi radioattivi, che va da 0 a 7. L'incidente di Three Miles Island fu classificato al livello 5, Chernobyl al 7. Ciò significa che si è verificato un danno al combustibile e si è sprigionata una quantità significativa di radiazioni, pari a quelle liberatesi nell'incidente avvenuto nel 1999 a Tokaimura, il peggiore, fino a oggi, del Giappone. Centonovanta le persone esposte alle radiazioni. Su loro, che si trovavano nel raggio di dieci chilometri dall'infrastruttura, sono in corso i test per verificare se siano stati contaminati. Quelli risultati positivi, finora, sono ventidue. L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters) L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters) Un operaio è morto nella centrale nucleare di Fukushima Daini, diversa da quella che ha problemi ai reattori. Altri operai sono rimasti feriti. Anche sulle radiazioni però Kan ha voluto rassicurare il popolo giapponese. "Sono state rilasciate in aria - ha detto -, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura". ENERGIA - E come conseguenza dell'emergenza nucleare, il Giappone razionerà da lunedì l'erogazione di energia elettrica. Lo ha comunicato il premier. Dall'isola russa Sakhalin è salpata nel frattempo una nave cisterna russa con 9.500 metri cubi di gas liquido. "Il Giappone ha giá chiesto un aiuto nella distribuzione dell'energia ", ha spiegato il vice primo ministro russo Igor Sechin. Una seconda consegna di 100.000 metri cubi, è prevista per lunedì. Redazione online 13 marzo 2011
IL REPORTAGE "Il mare ha preso la rincorsa Solo due minuti per fuggire" Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge Diecimila dispersi solo a Minamisanriku IL REPORTAGE "Il mare ha preso la rincorsa Solo due minuti per fuggire" Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge Diecimila dispersi solo a Minamisanriku dal nostro inviato MARCO DEL CORONA
CHOSHI (Giappone) - Il mare, questo mare, è lo stesso che più a nord ha massacrato città e villaggi. Come a Minamisanriku, dove a ieri sera non si avevano notizie di circa 10 mila persone. Il mare qui ancora non si vede quasi quando la strada sparisce sotto uno strato di sabbia compatta, modellata dalle onde. L'asfalto è nascosto, più avanti affiora di nuovo, ma c'è stato un lungo momento in cui era tutto liquido. Anche l'asfalto, quasi. Lo tsunami è passato di qui. Barche capovolte, un motoscafo in equilibrio precario su una balaustra, un capanno di legno sollevato e adagiato su un fianco. È decapitato uno dei palmizi piantati per provare a dare un'aria esotica a questo villaggio di pescatori dove le famiglie di Tokyo vengono (venivano) a godersi il sushi fuoriporta, 120 chilometri di strada per poi affacciarsi sul mare aperto. Choshi è su un promontorio che guarda la fetta di oceano sotto il quale si è sprigionata l'onda fatale. La forza del sisma è arrivata attenuata, ma non abbastanza: solo sei feriti, ma 2.081 sfollati, 159 abitazioni danneggiate, 11 strade a pezzi, 3 frane. Nella statistica non c'è la paura di Kazuhisa Ebata: "Ho sentito l'allarme dagli altoparlanti, ho avuto due minuti di tempo. Sono corso a casa, dove adesso sul tetto ho una voragine...". La sua barca, il gioiellino della sua pensione, è ormai inservibile, centinaia di metri da dove l'aveva lasciata. La devastazione a Minamisanriku (Reuters) La devastazione a Minamisanriku (Reuters) I mattoni del lungomare sono strappati dal cemento, intatti, a mucchi. Teruo Aso indica su un palo della luce l'altezza raggiunta dall'acqua: "Tre metri almeno - dice al Corriere - e in profondità mezzo chilometro, anzi di più. Vede le palme?". Le palme striminzite, laggiù, hanno i tronchi sporchi di fango. Aso il pescatore ed Ebata il pensionato hanno visto il mare ritirarsi, prendere come la rincorsa, distendersi e ritirarsi. "In tutto sarà stata una mezz'ora". Uno tsunami minore rispetto all'apocalisse liquido di Sendai, alle 215 mila persone che hanno abbandonato le loro case nelle aree prossime all'epicentro, più altre 200 mila intorno alla centrale nucleare danneggiata di Fukushima. Ma è qui a Choshi - margine meridionale della devastazione, dove si osservano chiazze di tegole mancanti sui tetti e si incrociano detriti sulle strade - che lo tsunami si mostra per quello che è. Un confine mobile, che lascia asciutto e intatto qualcosa e, appena un passo oltre, invece divora e spiana ciò che incontra. A Minamisanriku potrebbe averlo fatto in modo terribile, moltiplicando in un colpo solo le vittime della tragedia, se i 10 mila dispersi fossero davvero da considerare persi, per sempre. Ancora ieri il bilancio era incerto, forse sui 1.700 morti, ma l'annuncio a proposito della cittadina portuale dato dalla rete tv Nhk cambia le prospettive. Si tratta di quasi metà della popolazione, altri 7.500 erano stati evacuati e spostati in 25 punti di raccolta. Con i 10 mila, invece, la polizia e i soccorritori "non hanno avuto contatto". Il premier Naoto Kan appare in tv con il volto tirato. Indossa un giubbino celeste, come pure il suo capo di gabinetto, e se fa i conti con i costi che la natura infligge al Giappone non lo lascia capire (le zone colpite, inclusa Tokyo, producono quasi la metà del Pil nipponico). Dice piuttosto di vedere la sua gente "capace di affrontare e superare questo terremoto", il più violento del Giappone moderno e, almeno nella capitale, i fatti sembrano dargli ragione. Tokyo appare relativamente normale, ma è appena fuori che l'emergenza comincia a comandare. Le autostrade verso nord rimangono bloccate e solo alcune linee dell'area metropolitana hanno ripreso a funzionare. Circa 50 mila militari sono mobilitati e una cinquantina di Paesi hanno offerto aiuto e assistenza. Le strutture allestite per gli sfollati in cinque prefetture erano ieri sera già quasi 1.400. La compagnia elettrica Tepco ha avvertito che da oggi potrebbe sospendere la distribuzione di energia a rotazione, mentre brevi blackout si manifestano anche in zone non investite dal sisma. Il dopo tsunami ha volti diversi. La frenesia dei soccorsi intorno a Sendai, dove il personale di un ospedale invaso dalle acque è stato portato in salvo dopo aver scritto un grande "S.O.S." sul tetto. La composta disperazione di chi si mette in fila per una tazza di vermicelli "ramen" su cui gli addetti della protezione civile versano una mestolata di acqua calda. La corsa a fare presto degli elicotteri e delle squadre mediche che frugano tra le macerie di un mondo messo sottosopra. E poi c'è il silenzio calato su pezzi di Giappone, con le comunicazioni fragili o impossibili, quartieri fantasma nelle città della costa. Anche Choshi ieri appariva come un paese senza voce. Strade spopolate. Serrande abbassate dei negozi, qualcuno con un cartello affisso a uso dei clienti, più spesso senza. Un barbiere al lavoro, ma solo lui. Anche la foce del fiume, con i pescherecci protetti e dunque scampati alle acque cattive, tace. Non è il sabato di un villaggio vivo. Camminando su ciò che resta del lungomare, Teruo Aso guarda il mare e fa un gesto con la mano: "Io non vado via". Marco Del Corona 13 marzo 2011
il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test Nucleare, a Fukushima situazione grave "Ma non sarà un'altra Chernobyl" Il premier: "Radiazioni in ariano n in grande misura". Rischio di una nuova esplosione al reattore numero 3 * NOTIZIE CORRELATE * La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti" (13 marzo 2011) * Paura nucleare, 170 mila evacuati E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011) * Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011) * Terremoto e tsunami, colpito il Giappone (11 marzo 2011) * Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011) * Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011) * Multimedia: video, audio e foto il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test Nucleare, a Fukushima situazione grave "Ma non sarà un'altra Chernobyl" Il premier: "Radiazioni in ariano n in grande misura". Rischio di una nuova esplosione al reattore numero 3 MILANO - "La situazione nella centrale nucleare di Fukushima resta grave". Non nasconde l'entità del problema il premier giapponese, Naoto Kan. Anche se rassicura la popolazione spiegando che "non ci sarà un'altra Chernobyl". L'allarme in ogni caso resta alto. Soprattutto perché c'è il rischio che, dopo l'esplosione al reattore numero 1 dell'impianto, un incidente simile si verifichi anche nell'edificio che ospita il reattore numero 3. Il problema, ha spiegato il portavoce del governo Yukio Edano Edano, è il possibile accumulo d'idrogeno. Le barre di combustibile hanno subito danni. "L'acqua nel reattore - ha precisato Edano - non tende a salire. La situazione resta critica". RADIAZIONI - Sul rischio nucleare sono saltate tute le previsioni. Anche perché emerge che i reattori di Fukushima non erano stati costruiti per reggere a una scossa superiore alla magnitudo 8. Oltre ai guai al reattore 1, il sistema di raffreddamento ha fallito nel reattore 3, e nei due reattori nucleari potrebbe essere avvenuta la fusione. Il livello di radiazioni emesse dalla centrale nucleare di Fukushima è di 882 microsievert l'ora, oltre il limite consentito (500 microsievert l'ora). L'esplosione avvenuta nel reattore numero 1 è stata classificata al livello 4 della scala internazionale degli eventi radioattivi, che va da 0 a 7. L'incidente di Three Miles Island fu classificato al livello 5, Chernobyl al 7. Ciò significa che si è verificato un danno al combustibile e si è sprigionata una quantità significativa di radiazioni, pari a quelle liberatesi nell'incidente avvenuto nel 1999 a Tokaimura, il peggiore, fino a oggi, del Giappone. Centonovanta le persone esposte alle radiazioni. Su loro, che si trovavano nel raggio di dieci chilometri dall'infrastruttura, sono in corso i test per verificare se siano stati contaminati. Quelli risultati positivi, finora, sono ventidue. L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters) L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters) Un operaio è morto nella centrale nucleare di Fukushima Daini, diversa da quella che ha problemi ai reattori. Altri operai sono rimasti feriti. Anche sulle radiazioni però Kan ha voluto rassicurare il popolo giapponese. "Sono state rilasciate in aria - ha detto -, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura". ENERGIA - E come conseguenza dell'emergenza nucleare, il Giappone razionerà da lunedì l'erogazione di energia elettrica. Lo ha comunicato il premier. Dall'isola russa Sakhalin è salpata nel frattempo una nave cisterna russa con 9.500 metri cubi di gas liquido. "Il Giappone ha giá chiesto un aiuto nella distribuzione dell'energia ", ha spiegato il vice primo ministro russo Igor Sechin. Una seconda consegna di 100.000 metri cubi, è prevista per lunedì. Redazione online 13 marzo 2011
IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti" Giappone, il bilancio ufficiale del sisma è di 1.600 vittime. Il premier: "È il momento più difficile dal Dopoguerra" * NOTIZIE CORRELATE * Giappone, già più di mille le vittime. Trovati i 4 treni dispersi. "Tutti salvi" (12 marzo 2011) * Paura nucleare, 170m mila evacuati (12 marzo 2011) * Terremoto e tsunami, colpito il Giappone (11 marzo 2011) * Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011) * Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011) * Multimedia: video, audio e foto IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti" Giappone, il bilancio ufficiale del sisma è di 1.600 vittime. Il premier: "È il momento più difficile dal Dopoguerra" (Reuters) (Reuters) Diecimila morti nella sola prefettura di Miyagi. Si aggravano sensibilmente le stime del terremoto e del conseguente tsunami che venerdì hanno devastato la costa nordorientale del Giappone. Anche se il bilancio ufficiale delle autorità nipponiche è di 1.600 vittime e quasi 700 dispersi, la tv pubblica Nhk, citando fonti della polizia, fornisce dati assai diversi. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione al catastrofico bilancio. Il capoluogo Sendai, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Mancano cibo, acqua e carburante e lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, secondo la Bbc. Il primo ministro giapponese Naoto Kan non nasconde la sua preoccupazione e si appella al suo popolo. "È il momento più difficile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale -ha detto -: chiedo a tutti la massima unità". Il devastante sisma, secondo il premier, potrebbe provocare la più profonda crisi degli ultimi 65 anni per il Giappone. "Unendo le forze, aiutandosi a partire da parenti e amici, superiamo la crisi, ricostruiamo il Giappone. È questa la preghiera che faccio a tutti" ha detto. La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi SOCCORSI - Kan ha anche ordinato il raddoppio del numero di militari (attualmente cinquantamila) impegnati nelle operazioni di soccorso. E sono arrivate anche le squadre provenienti da 40 Paesi di tutto il mondo. La Marina degli Stati Uniti sta trasportando alimenti e persone. Una squadra composta da 41 persone, composta prevalentemente da volontari provenienti dalla Germania, è pronta a partire per la zona del disastro. Il team è dotato di cani da soccorso, telecamere a raggi infrarossi, sistemi di tracciamento, una motosega per tagliare il calcestruzzo e attrezzature da taglio per l'acciaio. Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro INCUBO NUCLEARE - Se il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora, non si allontana lo spettro della contaminazione nucleare, dopo l'esplosione di sabato nella centrale di Fukushima N°1, a 250 km da Tokyo. C'è infatti il rischio che nel reattore numero 3 dell'impianto, ora sotto stress, possa avvenire una esplosione simile a quella del reattore numero 1. A spiegarlo è stato il capo di gabinetto, Yukio Edano, parlando dell'accumulo di idrogeno a causa della decompressione in corso. NUOVE SCOSSE E NUOVI TSUNAMI - Nel frattempo, l'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell'arcipelago, che adesso sono soggette ad "allerta" per onde non superiori al mezzo metro di altezza. A due giorni dal devastante sisma nel nord-est, rivisto alla magnitudo di 9.0, le aree costiere occidentali del Giappone sono segnalate dall'Agenzia col colore giallo, a significare il cessato pericolo per onde anomale di grandi dimensioni. L'ultimo bollettino della Jma ha declassato il rischio tsunami nelle ultime quattro prefetture che erano segnalate in arancione - Iwate, Miyagi, Fukushima e il tratto costiero di Aomori -, cioè soggette al pericolo di onde alte fino a due metri. Sempre l'Agenzia meteorologica ha spiegato però che il Giappone deve attendersi nei prossimi giorni forti scosse di assestamento, fino al grado 7 della scala Richter, e prepararsi a nuovi tsunami. Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone "VIA DA TOKYO" - La Francia ha invitato i suoi connazionali in Giappone a lasciare la regione di Tokyo e ha consigliato ai turisti di rimandare ogni viaggio pianificato. In un comunicato, l'ambasciata di Parigi ha ritenuto "ragionevole" suggerire a "coloro che non hanno particolari ragioni per rimanere n'area di lasciare la regione di Kanto per alcuni giorni". "Consigliamo vivamente i nostri connazionali - si legge ancora - a rimandare ogni viaggio pianificato nell'area". "PREGO PER LE VITTIME"- Un pensiero al popolo giapponese da Benedetto XVI, che subito dopo l'Angelus, ha espresso "forte impressione" per le notizie e le immagini sul "tragico terremoto" e il conseguente tsunami. Il Papa ha anche pregato per le vittime e per i loro familiari, incoraggiando i soccorritori e rinnovando la sua "spirituale vicinanza" alla popolazioni del Paese "che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità". GLI ITALIANI - Quanto ai connazionali residenti nelle prefetture colpite dal sisma, l'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 24 di loro su trenta. "non Sappimo nulla di sei italiani" ha detto l'ambasciatore Vincenzo Petrone. "Per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione. Confermata anche la notizia che "tutti e cinque gli italiani residenti nella prefettura di Fukushima, quella delle centrali nucleari a rischio, sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute". Redazione online 13 marzo 2011
IL REPORTAGE "Il mare ha preso la rincorsa Solo due minuti per fuggire" Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge Diecimila dispersi solo a Minamisanriku IL REPORTAGE "Il mare ha preso la rincorsa Solo due minuti per fuggire" Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge Diecimila dispersi solo a Minamisanriku dal nostro inviato MARCO DEL CORONA
CHOSHI (Giappone) - Il mare, questo mare, è lo stesso che più a nord ha massacrato città e villaggi. Come a Minamisanriku, dove a ieri sera non si avevano notizie di circa 10 mila persone. Il mare qui ancora non si vede quasi quando la strada sparisce sotto uno strato di sabbia compatta, modellata dalle onde. L'asfalto è nascosto, più avanti affiora di nuovo, ma c'è stato un lungo momento in cui era tutto liquido. Anche l'asfalto, quasi. Lo tsunami è passato di qui. Barche capovolte, un motoscafo in equilibrio precario su una balaustra, un capanno di legno sollevato e adagiato su un fianco. È decapitato uno dei palmizi piantati per provare a dare un'aria esotica a questo villaggio di pescatori dove le famiglie di Tokyo vengono (venivano) a godersi il sushi fuoriporta, 120 chilometri di strada per poi affacciarsi sul mare aperto. Choshi è su un promontorio che guarda la fetta di oceano sotto il quale si è sprigionata l'onda fatale. La forza del sisma è arrivata attenuata, ma non abbastanza: solo sei feriti, ma 2.081 sfollati, 159 abitazioni danneggiate, 11 strade a pezzi, 3 frane. Nella statistica non c'è la paura di Kazuhisa Ebata: "Ho sentito l'allarme dagli altoparlanti, ho avuto due minuti di tempo. Sono corso a casa, dove adesso sul tetto ho una voragine...". La sua barca, il gioiellino della sua pensione, è ormai inservibile, centinaia di metri da dove l'aveva lasciata. La devastazione a Minamisanriku (Reuters) La devastazione a Minamisanriku (Reuters) I mattoni del lungomare sono strappati dal cemento, intatti, a mucchi. Teruo Aso indica su un palo della luce l'altezza raggiunta dall'acqua: "Tre metri almeno - dice al Corriere - e in profondità mezzo chilometro, anzi di più. Vede le palme?". Le palme striminzite, laggiù, hanno i tronchi sporchi di fango. Aso il pescatore ed Ebata il pensionato hanno visto il mare ritirarsi, prendere come la rincorsa, distendersi e ritirarsi. "In tutto sarà stata una mezz'ora". Uno tsunami minore rispetto all'apocalisse liquido di Sendai, alle 215 mila persone che hanno abbandonato le loro case nelle aree prossime all'epicentro, più altre 200 mila intorno alla centrale nucleare danneggiata di Fukushima. Ma è qui a Choshi - margine meridionale della devastazione, dove si osservano chiazze di tegole mancanti sui tetti e si incrociano detriti sulle strade - che lo tsunami si mostra per quello che è. Un confine mobile, che lascia asciutto e intatto qualcosa e, appena un passo oltre, invece divora e spiana ciò che incontra. A Minamisanriku potrebbe averlo fatto in modo terribile, moltiplicando in un colpo solo le vittime della tragedia, se i 10 mila dispersi fossero davvero da considerare persi, per sempre. Ancora ieri il bilancio era incerto, forse sui 1.700 morti, ma l'annuncio a proposito della cittadina portuale dato dalla rete tv Nhk cambia le prospettive. Si tratta di quasi metà della popolazione, altri 7.500 erano stati evacuati e spostati in 25 punti di raccolta. Con i 10 mila, invece, la polizia e i soccorritori "non hanno avuto contatto". Il premier Naoto Kan appare in tv con il volto tirato. Indossa un giubbino celeste, come pure il suo capo di gabinetto, e se fa i conti con i costi che la natura infligge al Giappone non lo lascia capire (le zone colpite, inclusa Tokyo, producono quasi la metà del Pil nipponico). Dice piuttosto di vedere la sua gente "capace di affrontare e superare questo terremoto", il più violento del Giappone moderno e, almeno nella capitale, i fatti sembrano dargli ragione. Tokyo appare relativamente normale, ma è appena fuori che l'emergenza comincia a comandare. Le autostrade verso nord rimangono bloccate e solo alcune linee dell'area metropolitana hanno ripreso a funzionare. Circa 50 mila militari sono mobilitati e una cinquantina di Paesi hanno offerto aiuto e assistenza. Le strutture allestite per gli sfollati in cinque prefetture erano ieri sera già quasi 1.400. La compagnia elettrica Tepco ha avvertito che da oggi potrebbe sospendere la distribuzione di energia a rotazione, mentre brevi blackout si manifestano anche in zone non investite dal sisma. Il dopo tsunami ha volti diversi. La frenesia dei soccorsi intorno a Sendai, dove il personale di un ospedale invaso dalle acque è stato portato in salvo dopo aver scritto un grande "S.O.S." sul tetto. La composta disperazione di chi si mette in fila per una tazza di vermicelli "ramen" su cui gli addetti della protezione civile versano una mestolata di acqua calda. La corsa a fare presto degli elicotteri e delle squadre mediche che frugano tra le macerie di un mondo messo sottosopra. E poi c'è il silenzio calato su pezzi di Giappone, con le comunicazioni fragili o impossibili, quartieri fantasma nelle città della costa. Anche Choshi ieri appariva come un paese senza voce. Strade spopolate. Serrande abbassate dei negozi, qualcuno con un cartello affisso a uso dei clienti, più spesso senza. Un barbiere al lavoro, ma solo lui. Anche la foce del fiume, con i pescherecci protetti e dunque scampati alle acque cattive, tace. Non è il sabato di un villaggio vivo. Camminando su ciò che resta del lungomare, Teruo Aso guarda il mare e fa un gesto con la mano: "Io non vado via". Marco Del Corona 13 marzo 2011
DI FRONTE ALLA CATASTROFE DEL GIAPPONE L'urlo universale della natura e la coscienza (perduta) del pericolo DI FRONTE ALLA CATASTROFE DEL GIAPPONE L'urlo universale della natura e la coscienza (perduta) del pericolo In queste ore si ha talvolta l'impressione di assistere alla fine del mondo in diretta; le voragini, l'acqua e il fuoco in furore che in Giappone stanno distruggendo tante vite umane e i loro luoghi ci arrivano in casa. D'improvviso, dinanzi alla natura - da noi così dominata, sfruttata, intaccata - ci si sente come i lillipuziani davanti a Gulliver; ondate sbriciolano grandi edifici come giocattoli, automobili e treni interi spariscono come fuscelli, il cielo s'incendia. Ma cos'è questa cosiddetta natura, cui spesso gli uomini si contrappongono - ora con l'arroganza del dominatore, ora con l'angosciata umiltà del colpevole guastatore - come se non facessero anch'essi parte della natura, come se non fossero anch'essi natura, al pari degli animali, delle piante o delle onde? Le catastrofi naturali inducono spesso a pensose e forse inconsciamente compiaciute geremiadi sulla punita superbia dell'uomo che pretende di dominare la natura, sulla tecnica che devasta la vita. Ogni disastro è buono per criticare ogni fiducia nella tecnica e nel progresso. L'apocalisse - immaginata, nella tradizione, ora per fuoco ora per acqua adesso confusi nella distruzione provocata dal terremoto - incute, a chi la guarda come noi in diretta ma da lontano e al sicuro o almeno pensando di essere al sicuro, un brivido di spavento. Come accade spesso con lo spavento, a questo si mescolano un'ambigua attrazione e un compunto monito sulla debolezza dell'uomo e la sua mancanza di umiltà nei confronti della natura. Tutto ciò si intensifica dinanzi a sciagure più direttamente dovute a responsabilità umane, a differenza dal carattere più decisamente "naturale" del terremoto e dello tsunami che infuriano in Giappone e che non sembra possano esser messi in conto all'insensatezza o alla disonestà umana, come invece ad esempio nel caso degli effetti scatenati dalle deforestazioni o dall'infame edilizia che, in molti casi - non sembra questo essere il caso del Giappone ora colpito - non si preoccupa, per incompetenza o avidità truffaldina, delle misure antisismiche. L'orgoglio dell'uomo che con la sua tecnica soggioga la natura o l'invettiva contro questo orgoglio partono da un abbaglio: dalla contrapposizione fra l'uomo e la natura e dalla contrapposizione, altrettanto fallace, fra naturale e artificiale. Come dice un grande inno alla natura scritto da Goethe - o trascritto da un suo seguace - tutto è natura, anche ciò che ai nostri occhi sembra negarla ed è invece una sua messinscena. C'è il mito di una natura pura e incorrotta, in quanto vergine di ogni intervento umano che la corromperebbe. Ma nemmeno il più schietto e sano vino esiste in natura senza l'agire di chi coltiva la vite e vendemmia l'uva. Anche i nidi degli uccelli non esistono senza l'attività di questi ultimi che li costruisce. Chi, come Goethe, ha il senso profondo dell'appartenenza della specie umana, come le altre specie, alla natura, sa che l'impulso dell'uomo a costruirsi una tenda o una casa non è meno naturale di quello che spinge i castori a costruire le loro dighe che si oppongono all'impeto, altrettanto naturale, delle acque. L'uomo non sta devastando "la natura", ma sta spesso compiendo un altro peccato, più autodistruttivo che distruttivo: sta minacciando non la natura, ma se stesso, la propria specie. I funghi velenosi non sono meno naturali di quelli mangerecci; le distese gelate di Plutone non sono meno naturali dei colli toscani in fiore; i gas che escono dai tubi di scappamento delle automobili non sono meno naturali del profumo dei fiori, perché sono composti di elementi chimici che fanno parte della natura, del Creato. Più semplicemente, funghi velenosi, pianeti gelidi e gas tossici sono letali per la nostra specie, di cui alla "natura" probabilmente non importa più che degli estinti dinosauri, ma che per noi invece conta. Tutto, comunque, appartiene alla natura delle cose, De rerum Natura. La cosiddetta tecnica non va quindi demonizzata come un peccato contro natura; è la sua dismisura, il suo abuso spesso dissennato e imbecille che vanno denunciati; non con toni di untuosa o apocalittica condanna della miseria dell'uomo, ma con la chiarezza della ragione, che non ha da inchinarsi alla natura - della quale e della cui evoluzione fa parte - bensì rendersi conto dei propri limiti, perseguire il progresso senza illudersi con tracotanza che esso sia illimitato ma misurandosi con tutti i problemi e i guasti che pure esso crea, e cercare di capire, volta per volta, quando sia necessario proseguire e quando sia necessario fermarsi o magari far qualche passo indietro, posto che ciò sia possibile. È questa avvertenza di un possibile pericolo che ci manca; anche vedendo le immagini della tragedia giapponese restiamo tranquilli, stupidamente convinti che mai qualcosa di simile ci possa accadere, qualsiasi madornale errore possiamo commettere. Allo stesso modo, quando muore qualcuno, di cancro o di infarto, siamo sotto sotto persuasi che ciò non ci accadrà mai. Questa protettiva incoscienza del pericolo caratterizza non solo gli individui, ma anche le civiltà, le culture, le società, certe di essere immortali. Pure le civiltà hanno le loro endorfine, le droghe che le proteggono dall'ansia di sapere di dovere, un giorno o l'altro, morire. Non so - e non ho alcuna competenza per poterlo sapere o capire - se il pericolo rappresentato dalla rottura del circuito di raffreddamento del reattore nucleare giapponese e dall'esplosione radioattiva sia la prova dello sbaglio di costruire centrali nucleari in genere o se invece indichi, come credo - ma senza alcuna certezza, data la mia ignoranza in materia - il pericolo sempre presente in ogni attività umana. Nel suo articolo, così vigoroso e convincente, apparso sul Corriere di ieri, Massimo Gaggi ha messo in evidenza la razionale e ferrea volontà dimostrata dal Giappone nel perseguimento della crescita, senza "sfide alla sorte", nella consapevolezza dei rischi e nella fattiva preparazione ad affrontarli. In generale, l'atteggiamento e il comportamento dei giapponesi in questa circostanza danno una grande prova del coraggio, della fermezza e della calma con cui l'uomo sa talora far fronte al disastro. Questa dignità e questa forza morale non hanno nulla a che vedere con la superbia prometeica di chi pensa, con allegra incoscienza, di poter sfidare impunemente l'equilibrio necessario alla sua specie, ritenendo che quella forma della natura che chiamiamo tecnica possa sganciarsi dall'antica madre ossia dalla totalità che l'ha generata e la comprende, come un ramo che pretendesse di rinnegare l'albero in cui e da cui è cresciuto e andarsene per conto proprio. Se tante reazioni antitecnologiche - pure certi toni del pathos antinucleare - appaiono irrazionali, ancor più giulivamente e autolesivamente irrazionale è la sicumera con la quale, in nome di un progresso che così cessa di esser tale e di una supponenza scientista convinta che la scienza sia Dio, si distruggono foreste, si sperperano energie, si esauriscono risorse senza pensare a come la Terra potrà nutrire un numero sempre più insostenibile di affamati e a come si potrà vivere in una Terra sempre più diversa da quella cui è abituata la nostra specie. C'è, nella specie umana, una presunzione di eternità che la rende irresponsabilmente scialacquatrice della vita e che va incontro con presunzione a una possibile trasformazione di se stessa. Studiosi seri parlano di un nostro prossimo futuro da cyborg, di uomini quali ibridi di corpi umani e integrazioni tecnologiche; è teoricamente possibile un mondo di sole donne, capaci di riprodursi senza intervento dell'uomo; l'ingegneria genetica promette - o minaccia - esseri umani radicalmente diversi da noi, tanto da essere difficilmente definibili "noi". Forse è in atto una radicale trasformazione della nostra specie, destinata a mutare il nostro modo di essere e di sentire; in un mondo in cui nascessero solo donne da donne, sarebbe ad esempio difficile capire Ettore che gioca con Astianatte sperando che suo figlio diventi più grande di lui o la passione di Paolo e Francesca, cose senza le quali non saremmo quello che siamo. Certo, le specie si sono sempre trasformate e continuano a farlo. Ma, a differenza dal processo che ha portato dagli organismi unicellulari (o dai frammenti del Big Bang) a Marilyn Monroe, la trasformazione della nostra specie avverrebbe in tempi brevissimi anziché in miliardi di anni, in tempi forse insostenibili per chi dovesse viverli. Questa eventuale trasformazione - irrazionalmente vagheggiata o temuta - ci addolorerebbe più della nostra morte individuale, perché ci conforta credere che dopo di noi ci saranno bambini come i nostri figli, donne e uomini amabili come le persone che abbiamo amato. La forza, la calma, la dignità con cui oggi quei giapponesi affrontano la gravissima catastrofe dimostrano che l'uomo classico, come lo conosciamo da millenni, non è ancora superato - come proclamava Nietzsche, sperandolo e insieme temendolo - ma è ancora degnamente al suo posto. Claudio Magris 13 marzo 2011
2011-03-12 IL "DAY AFTER" - continuano le scosse di magnitudo tra 5 e 6 Giappone, già più di mille le vittime Trovati i 4 treni dispersi. "Tutti salvi" Disastrose le stime. Solo a Minamisanriku 9500 mancano all'appello. Danni a centrale, rischio black out * NOTIZIE CORRELATE * Esplosione nella centrale nucleare. "Distrutta la gabbia del reattore" (12 marzo 2011) * Terremoto e tsunami, colpito il Giappone (11 marzo 2011) * Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011) * Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011) * Multimedia: video, audio e foto IL "DAY AFTER" - continuano le scosse di magnitudo tra 5 e 6 Giappone, già più di mille le vittime Trovati i 4 treni dispersi. "Tutti salvi" Disastrose le stime. Solo a Minamisanriku 9500 mancano all'appello. Danni a centrale, rischio black out Una donna passa accanto ad uno degli edifici distrutti (Ansa) Una donna passa accanto ad uno degli edifici distrutti (Ansa) Vittime, dispersi, danni e incubo contaminazione. All'indomani del violento terremoto e del successivo tsunami che lo ha colpito, il Giappone deve fare i conti con la devastazione e la paura. Il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora. E anche le stime dei dispersi sono disastrose. L'esercito nipponico ha trovato da 300 a 400 cadaveri nella città di Rikuzentakata, nella prefettura di Iwate: il conto ufficiale provvisorio delle vittime del terremoto arriva così a 1.200 morti, ma è destinato purtroppo a crescere ulteriormente. Oltre 200 cadaveri sono stati rinvenuti sulla spiaggia di Sendai, nella prefettura di Miyagi, dopo il passaggio di un'onda di oltre 10 metri. Altri 200 corpi sono stati trovati in varie scuole di Iwanuma e Natori, sempre a Miyagi. Sono circa 1.200 le abitazioni toccate dallo tsunami in quest'area. Altre 784 persone risultano scomparse. La polizia ha riferito inoltre di 1.128 feriti. In qualche raro caso, dal Paese piegato dal sisma arrivano notizie rincuoranti. Come quella del ritrovamento dei quattro treni in servizio tra Iwate e Miyagi, che erano stati dati per inghiottiti dallo tsunami. I convogli sono ricomparsi, insieme ai circa 70 passeggeri e macchinisti, tutti salvi. Sul treno della linea Senseki, in base a quanto riferito, il guidatore, il capotreno insieme a una cinquantina di passeggeri si sono rifugiati in una scuola elementare, sfuggendo così alla furia dell'onda. Sui due convogli della linea Ofunato, invece, il macchinista e 15 passeggeri si sono riparati in una scuola media, mentre altre cinque persone sono andate per conto proprio. Anche sulla linea Kesennuma i passeggeri si sono fatti strada con le proprie forze. MEZZO PAESE MANCA ALL'APPELLO - Secondo l'agenzia Kyodo, unendo il numero dei morti a quello delle persone che mancano all'appello, il bilancio probabile delle vittime sarebbe già salito a quota 1.600. Ma le stime sono del tutto provvisorie e si comincia a percepire che fuori dai grandi centri, la situazione può rivelarsi più drammatica del previsto. Per esempio a Minamisanriku, nella prefettura di Miyagi, ci sarebbero 9500 persone di cui non si hanno notizie. Una cifra che è più della metà della popolazione della cittadina, dove vivono 17mila persone. NUOVO ALLARME PER UNA CENTRALE - Intanto resta alta l'attenzione attorno alla centrale nucleare di Fukushima: già venerdì era stata registrata una pericolosa intensificazione dell'attività radioattiva attorno all'impianto; oggi si è registrata un'esplosione che avrebbe provocato il crollo di una parte della gabbia di contenimento del reattore. I NUMERI - Secondo l'Agenzia nazionale per gli incendi e i disastri, sono 3.400 gli edifici completamente o parzialmente distrutti; nell'area investita da sisma e tsunami, circa 5,57 milioni di case sono prive di elettricità e 600.000 di acqua corrente. Quello di venerdì è stato il terremoto più violento di tutta la storia del Giappone, Paese a forte rischio sismico: di magnitudo 8.9, è stato registrato a 24,4 chilometri di profondità e a un centinaio di chilometri al largo della prefettura di Miyagi. Alla prima scossa ne sono seguite molte altre di assestamento per tutta la giornata di venerdì. E nella mattinata di oggi nella prefettura di Niigata, nella zona nord-occidentale del Paese, è stato registrato un sisma di magnitudo 6.7. AIUTI DALL'ESTERO - Sono attese per oggi le prime squadre di soccorso straniere, provenienti da Nuova Zelanda, Corea del Sud e Stati Uniti. La Nuova Zelanda invierà una squadra di 48 specialisti in operazioni di ricerca e a soccorso. Anche Seul e Singapore hanno annunciato l'invio di squadre cinofile e soccorritori. La Corea del Sud ha fatto sapere di essere pronta a inviare anche tre aerei da trasporto militare. Il presidente Usa Barack Obama ha promesso ieri l'aiuto di Washington, che dispone di basi e di 47.000 soldati in Giappone. L'Agenzia americana per lo sviluppo internazionale ha annunciato l'invio di due squadre di soccorso, pari a 72 persone, di cani e di 72 tonnellate di attrezzature. "Sessantotto squadre internazionali di ricerca e di salvataggio di più di 45 Paesi sono in stato di allarme, stano monitorando la situazione e sono pronte ad aiutare il Giappone se lo chiede", ha detto ieri a Ginevra Elisabeth Byrs, portavoce dell'Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha). È stata, invece, rinviata la partenza della missione italiana coordinata dalla Protezione Civile, proprio per una decisione delle autorità nipponiche di accettare nell'immediato esclusivamente aiuti provenienti dai Paei geograficamente più prossimi. Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone RISCHIO BLACKOUT - Intanto il Paese cerca di raccogliere le forze per rialzarsi. Un compito non facile, visto che l'onda sismica ha messo a repentaglio gli approvvigionamenti energetici. L'azienda elettrica giapponese Tokyo Electric Power (Tepco) ha lanciato in mattinata l'allarme sul rischio di un black out elettrico nella capitale e nei suoi dintorni, a causa dei danni provocati alle centrali che alimentano la regione. La società ha invitato i cittadini a ridurre il consumo di corrente elettrica, aggiungendo che la domanda potrebbe eccedere le sue capacità a fine giornata. Tepco ha chiesto aiuto alle altre società che alimentano il resto del Paese, stando a quanto riferito dall'agenzia Kyodo. L'azienda risente dei problemi registrati nelle due centrali nucleari della prefettura di Fukushima, duramente colpita dal sisma e dallo tsunami: sono infatti diventati due gli impianti messi a repentaglio e in conseguenza di ciò le autorità hanno ordinato l'evacuazione della popolazione entro un raggio di tre chilometri dall'impianto. RIPRENDONO I VOLI - Prove di ritorno alla normalità anche negli aeroporti. Cathay Pacific Airways ha annunciato che oggi nel pomeriggio riprenderanno i voli di linea per l'aeroporto internazionale di Narita e Haneda a Tokyo. Gli aeroporti, infatti, stanno gradualmente tornando alla normalitá dopo il terremoto di magnitudo 8,8 ha colpito la costa del nord-est del Giappone. I voli da e per Fukuoka, Nagoya, Osaka, Sapporo funzioneranno regolarmente, ma i passeggeri sono invitati a prevedere ritardi. Riprendono anche i collegamenti con l'Italia: dopo la sospensione di venerdì del volo per Tokyo (AZ 784) a causa della temporanea chiusura dell'aeroporto di Narita, la tratta Fiumicino-Tokyo è stata ripristinata. Il primo dei due voli Alitalia in programma oggi è decollato intorno alle 11 con 291 passeggeri a bordo. Soppresso, invece, il volo AZ 785 Tokyo-Roma che sarebbe dovuto atterrare alle 19. Intanto la compagnia sta continuando a prendere contatti con i passeggeri dei voli interessati per fornire informazioni e assistenza. Redazione Online 12 marzo 2011
le reazioni della popolazione al dramma Quella calma "disumana" del popolo dei manga I giapponesi giudicano se stessi e gli altri in base alle categorie di "autocontrollo" e "autogoverno" le reazioni della popolazione al dramma Quella calma "disumana" del popolo dei manga I giapponesi giudicano se stessi e gli altri in base alle categorie di "autocontrollo" e "autogoverno" File davanti a un negozio dopo il terremoto (Reuters) File davanti a un negozio dopo il terremoto (Reuters) Cronaca di una reazione annunciata. Di fronte a immagini catastrofiche che sembrano uscire dal capolavoro d'animazione di Hayao Miyazaki, Nausicaä della Valle del Vento, non è facile capire come sia possibile non farsi prendere dal panico, non lasciarsi andare alla disperazione più totale, non sentirsi completamente persi. La risposta è semplice: essere preparati. Una preparazione che ovviamente è innanzi tutto di tipo concreto. Per i giapponesi ogni cosa deve essere programmata alla perfezione. Così scuole, uffici, stazioni, ospedali: tutti i luoghi pubblici hanno dei piani di evacuazione ben collaudati che vengono testati periodicamente. Ogni anno, ad esempio, nell'università in cui insegno - Waseda - si svolgono le "prove generali" di un'evacuazione. Gli altoparlanti ci avvisano che dobbiamo lasciare l'edificio e così, docenti e studenti insieme, scendiamo tutti in fila le scale fino al piano terra per poi incamminarci con calma fino al punto di ritrovo prestabilito. Una "camminata" di un paio di chilometri molto importante per imparare a conoscere il tragitto che si deve percorrere in caso di emergenza. Usando sempre la metropolitana o altri mezzi pubblici, infatti, non è sempre detto che lo si sappia raggiungere anche a piedi.
(Ansa) (Ansa) Anche gli inquilini di qualsiasi abitazione privata sanno bene cosa fare durante il sisma e nei momenti immediatamente successivi. Nascondersi sotto il tavolo, se possibile scappare in bagno (l'ambiente di solito più resistente della casa in quanto compatto), ripararsi la testa con la prima cosa rigida a portata di mano, spegnere subito i fornelli e mettersi le scarpe se scalzi (ci si potrebbe tagliare con i vetri). Importante poi è fare in modo che la porta d'ingresso resti bene aperta perché, se una successiva scossa di assestamento dovesse bloccarla, sarebbe poi difficile scappare. Banalità? Provate a trovarvi sotto un soffitto pronto a crollare senza sapere che fare...
Una volta che la situazione è sotto controllo, si inforca lo zainetto delle emergenze (che si tiene sempre pronto), ci si infila l'elmetto e ci si dirige verso il punto di aggregazione prestabilito in attesa di ulteriori istruzioni. La preparazione psicologica, però, è quella che gioca il ruolo più importante, quella che forse caratterizza principalmente il popolo giapponese. Vivendo in questa parte del mondo, volenti o nolenti, ci si abitua presto a esorcizzare lo jishin (il grande terremoto) anche attraverso battute di spirito, un modo tutto sommato efficace per imparare a familiarizzare con il proprio destino, per diventare fatalisti.
Attese in stazione (Ansa) Attese in stazione (Ansa) Non deve stupire, perciò, la calma mostrata in Giappone di fronte al disastro. Il controllo delle emozioni è un tipo di esercizio psicofisico a cui i giapponesi vengono abituati sin da piccoli. Mostrare in pubblico eccessi di tristezza, ma anche di gioia, viene considerato come un segno di debolezza imbarazzante. Chiunque abbia visto un incontro di sumo, ad esempio, sa bene che né al lottatore vincitore né a quello perdente, viene concesso un sorriso o un'espressione di tristezza. Ma anche capolavori della letteratura come La pioggia nera, di Masuji Ibuse, rendono l'idea: resoconto del disastro atomico di Hiroshima, il romanzo narra con distacco diaristico la Catastrofe umana per eccellenza: ai nostri occhi, un esercizio impossibile.
Dunque, per quanto agli occhi di un occidentale la reazione di queste ore del popolo giapponese possa sembrare fredda, quasi disumana, quando milioni e milioni di persone sono costrette ad abitare in un contesto relativamente angusto in cui la natura spesso sprigiona tutta la sua forza distruttrice, il controllo delle proprie emozioni, unito a una certa capacità di astrazione, è davvero l'unica maniera per riuscire a sopravvivere. Il grande senso di appartenenza alla collettività è un altro degli elementi fondamentali da tenere in considerazione. In un Paese in cui l'identità nazionale si forma soprattutto attraverso il gruppo, piuttosto che il singolo, anche in situazioni di emergenza estrema è importante non uscire dai propri spazi, rispettare le regole. Soltanto così è possibile mantenere l'ordine sociale e conservare la propria identità. In questo, i samurai sono stati maestri: e il loro spirito, oltre che nei manga, sopravvive nel Dna del popolo del Sol Levante. Nelle prossime settimane di sicuro i giapponesi continueranno a fare quello che gli è stato insegnato, a cercare di controllare il proprio dolore, ad aiutarsi a vicenda rispettando le regole. Se così non fosse, il Paese cadrebbe nel caos più totale e la gente si sentirebbe ancora più disorientata, vittima di questo ennesimo assalto di un Godzilla risalito dalle viscere della terra. Questa nuova catastrofe metterà a dura prova tutti i manuali, le esercitazioni e le simulazioni fatte finora, ma di sicuro alla fine i giapponesi ne usciranno a testa alta, ulteriormente rafforzati, come del resto hanno sempre fatto in passato. Alessandro G. Gerevini *Professore Associato di Letteratura giapponese, Waseda University, Tokyo 12 marzo 2011
GIAPPONE Italiano a Tokyo: "Sembrava di stare su una nave in mare aperto" Il corrispondente dell'Ansa: "Un'esperienza allucinante" * NOTIZIE CORRELATE * Terremoto in Giappone: crolli e panico. Tsunami di 10 metri sulle coste (11 marzo 2011) GIAPPONE Italiano a Tokyo: "Sembrava di stare su una nave in mare aperto" Il corrispondente dell'Ansa: "Un'esperienza allucinante" MILANO - Durante il violento terremoto che ha scosso il Giappone alle 7 di venerdì mattina (ora italiana) la terra ha vibrato talmente tanto che "sembrava di stare su una nave in mare aperto": lo ha detto all'Ansa Mauro Politi, ricercatore post dottorale presso l'International Christian University di Mitaka, periferia di Tokyo, raggiunto al telefono. "Qui a Tokyo la scossa è stata spaventosa sia in intensità che durata - spiega il ricercatore, che vive da un anno in Giappone - ma anche la sensazione è stata diversa dal solito. Vivendo qui per un lungo periodo si fa l'abitudine a scosse frequenti e importanti; ma se normalmente tutto attorno vibra, oggi sembrava di stare su una nave in mare aperto. Credo che la scossa principale sia durata ben più di un minuto, attorno alle 14.45 ora locale, e le scosse minori stanno continuando ininterrotte e nitide". Intanto, la popolazione reagisce compatta alle conseguenze del terremoto: "La gente è organizzata - continua Mauro - ho visto molti uscire dalle case con caschetto e valigetta. La tv continua a far vedere pochi video di danni che, data l'entità dell'evento, oserei dire minori: "calcinacci" crollati, prodotti nei supermercati che caduti dalle mensole e una raffineria in fiamme. Le immagini più impressionanti sono però quelle dello Tsunami arrivato in una delle province a nord di Tokyo. A pochissimi minuti dalla scossa principale però ogni canale televisivo presentava una chiara allerta per le zone costiere interessate". Al momento, conclude il ricercatore, "la conseguenza del terremoto più evidente qui a Tokyo è una paralisi quasi completa delle linee ferroviarie e metropolitane, il che significa totale incapacità di movimento per gran parte della popolazione". Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone IL CORRISPONDENTE - "Un'esperienza allucinante": che lo dica un italiano può apparire normale, ma che sia descritta con tanto pathos dai giapponesi, soliti a convivere con le scosse sismiche, dà l'idea della forza straordinaria del sisma che ha colpito l'intera costa orientale del Giappone. Ho visto la gente riversarsi subito per strada non appena si è capito che la prima scossa delle 14.46 (6.46 in Italia, di magnitudo 7.9 rivista dalla Jma a 8.8) non era affatto passeggera. Almeno un minuto, interminabile, cui ne sono seguite altre di assestamento che hanno fatto aumentare la gente per strada e in un'area, accanto all'ambasciata americana, piena di uffici. Non ho visto scene di panico, anzi battute e sorrisini di stupore per quanto stava accadendo, sussurrate quasi sottovoce, malgrado l'asfalto sotto i piedi sembrasse più il tapis roulant di aeroporti e grandi magazzini rendendo precario l'equilibrio, mentre i pali della luce e dei semafori oscillavano come potenti fionde. La polizia dinanzi alla rappresentanza diplomatica Usa ha allora preso i megafoni e ha invitato tutti "a non creare ingorghi" e a raggiungere le aree del quartiere deputate a funzionare da raccolta della popolazione in caso di "eventi catastrofali". Sono spuntati diversi elmetti di plastica, qualcuno ha preso il kit da sopravvivenza, obbligatorio negli uffici e dei luoghi pubblici. A distanza di poco più di mezz'ora una seconda e potente scossa ha spinto altre persone per strada, con molte ragazze scalze e senza tacchi, mentre anche in tv i giornalisti hanno indossato gli elmetti. Dopo più di un'ora c'era una tranquillità relativa e surreale, con i tremolii apparsi quasi normali. A questo punto mi sono posto e ho posto una domanda su tutte: "cosa sarebbe successo in Italia di fronte a una scossa del genere?". "Da questo punto di vista - ha risposto serafico un dipendente di una società di trading - è meglio stare in Giappone". (fonte: Ansa) 11 marzo 2011(ultima modifica: 12 marzo 2011)
2011-03-11 Il bilancio ufficiale è di 337 morti e 531 dispersi, ma sembra destinato a salire Tsunami e crolli, Giappone devastato "300 corpi sulla spiaggia" di Sendai La prima scossa di 8,9 gradi a 130 km dalla costa del Pacifico. Allarme centrali nucleari, crolla una diga * NOTIZIE CORRELATE * Nuova Zelanda : nel terremoto 145 vittime e 200 dispersi (26 febbraio 2011) * Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011) * Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011) * Multimedia: video, audio e foto Il bilancio ufficiale è di 337 morti e 531 dispersi, ma sembra destinato a salire Tsunami e crolli, Giappone devastato "300 corpi sulla spiaggia" di Sendai La prima scossa di 8,9 gradi a 130 km dalla costa del Pacifico. Allarme centrali nucleari, crolla una diga MILANO - Un terremoto di 8,9 gradi ha colpito venerdì alle 14,46 (erano le 6,46 in Italia) la parte nord-orientale dell'isola Honshu, la più grande del Giappone. Pochi minuti dopo uno tsunami con onde alte fino a dieci metri si è abbattuto sulle coste affacciate sul Pacifico seminando morte e distruzione nell'area di Sendai, la più vicina all'epicentro. Il terremoto è il più violento in Giappone da quando esistono le rilevazioni sismiche e il quinto più forti dell'ultimo secolo. Il bilancio ufficiale delle vittime parla di 337 morti e 531 dispersi, oltre a migliaia di feriti, ma purtroppo sembra destinato ad alzarsi di molto. Grazie alle costruzioni antisismiche obbligatorie in tutto il Giappone, i crolli non sono stati numerosi, la gran parte delle vittime e dei danni è stata causata dallo tsunami. Solo su una spiaggia di Sendai sono stati trovati 300 corpi. Una nave con un centinaio di persone a bordo è stata travolta, due treni sono dati per dispersi: uno si trovava vicino la stazione di Nobiru dove si è abbattuta un'onda di dieci metri, il secondo è scomparso nella prefettura di Iwate. CROLLA DIGA - Un diga nella prefettura di Fukushima si è spezzata riversando l'acqua a valle che ha spazzato via l'intera città di Sukagawa. Lo riferisce l'agenzia Kyodo, anche se non è chiara l'entità delle conseguenze. NUOVE SCOSSE - Il capo di gabinetto del governo giapponese, Yukio Edano, ha chiesto alla popolazione di tenersi pronta ad affrontare altre scosse di assestamento e tsunami violenti, assicurando che la situazione nelle centrali nucleari era sotto controllo, ma in seguito è giunta la notizia di un aumento della radioattività all'interno della centrale di Fukushima 1. LE COMUNICAZIONI - A Tokyo, a 370 km di distanza dall'epicentro, i crolli sono stati limitati, ma anche nella capitale si contano i morti. Molte persone hanno riportato lesioni in seguito al crollo del tetto di una scuola, dove era in corso una cerimonia di consegna dei diplomi alla quale stavano partecipando circa seicento studenti. Sempre nella capitale è stato chiuso l'aeroporto di Narita. Uno dei principali aeroporti di Tokyo, quello di Ibaraki che si trova 80 chilometri a nord-est della capitale, è stato chiuso a seguito del crollo di un'ampia parte del tetto. Alcuni treni e metropolitane hanno ripreso a funzionare solo alle 17,30 italiane, quando a Tokyo era passata l'1 di notte. Nella raffineria di Ichihara si è sviluppato un incendio, nel porto si sono innescati almeno sei focolai. L'antenna della Tokyo Tower, il simbolo della capitale nipponica e della ricostruzione post-bellica, si è piegata a causa delle scosse. La rete di telefonia cellulare è saltata, e anche le comunicazioni telefoniche attraverso le linee fisse sono molto difficili, ha resistito però l'infrastruttura Internet, tramite la quale la gente continua a scambiarsi informazioni in tempo reale. Le fornitura di energia elettrica è saltata in un'ampia parte dell'area di Tokyo: 4,4 milioni di abitazioni sono rimaste senza luce. Un'onda ha anche inondato l'enorme parcheggio del parco divertimenti di Disneyland. L'onda anomala SENDAI - Le immagini e le notizie più impressionanti arrivano dalla zona di Sendai, dove vivono circa 1 milione di persone, area nella quale si è abbattuta la più forte onda di maremoto. L'acqua si è spinta fino a 5 chilometri all'interno, quando si è ritirata sono rimasti su una spiaggia da 200 a 300 corpi. La pista dell'aeroporto è stata invasa dalle acque. Case e magazzini sono in fiamme in vaste aree di Kesennuma (70 mila abitanti), vicino a Sendai. "Il porto è un mare di fiamme", ha riferito un cronista locale. Il porto di Miyagi si è riempito di carcasse di veicoli trascinati via dalla furia del mare. Una grande esplosione è avvenuta in un complesso petrolchimico a Shiogama, un sobborgo nei pressi di Sendai. Immagini diffuse dalla televisione mostrano fiamme alte decine di metri che avvolgono l'impianto. SOCCORSI - I danni sono stati subito definiti "considerevoli" dal governo nipponico, il quale per prima cosa ha assicurato che non ci sono state fughe di radiottività dalle centrali atomiche. Il primo ministro Naoto Kan ha costituito un'unità per affrontare l'emergenza. Il capo del governo nipponico ha espresso le più "profonde condoglianze a chi sta soffrendo le conseguenze" di questo "fortissimo terremoto" e ha chiesto alla popolazione di continuare a seguire le indicazioni trasmesse televisivamente con tranquillità. Il ministero della Difesa si appresta a mobilitare 300 aerei e 40 navi per i soccorsi. Il presidente americano Barack Obama ha annunciato che, oltre alla portaerei che già si trova nelle vicinanze del Giappone, ne ha inviato un'altra per aiuti. Il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, ha dato disposizioni alla struttura diplomatica di accettare aiuti internazionali. Sono 38 le nazioni del mondo che hanno immediatamente offerto aiuto e solidarietà al Giappone. Anche l'Onu ha annunciato che trenta squadre di soccorso sono pronte a partire. L'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ha reso noto che "non ci sono notizie di italiani coinvolti a Tokyo e non ci sono stranieri interessati dallo tsunami a Sendai". Tokyo, ha assicurato il diplomatico, "è tranquilla". Stanno tutti bene i 311 componenti dell'orchestra e dello staff del Maggio Musicale Fiorentino che si trovano dagli inizi di marzo a Tokyo per una lunga tournée. Alitalia ha riprogrammato a sabato i voli Roma-Tokyo e Milano-Tokyo. LE SCOSSE - La prima scossa di 8,9 gradi della scala Richter è avvenuta alle 14,46 locali (le 6,46 in Italia) con epicentro a una profondità di 24,4 km situato a 130 km a est di Sendai, ed è stata seguita da decine di scosse di assestamento, quattro delle quali di oltre 6,5 gradi e dodici tra 6 e 6,5 gradi. Dal momento della scossa principale, c'è stato un terremoto di almeno 5 gradi in media ogni 5-7 minuti. La costa nordorientale del Giappone sul Pacifico in passato è stata colpita da terremoti e tsunami e un sisma di magnitudo 7,2 si era verificato mercoledì, seguito da una serie di scosse nella stessa area dove si è verificato il sisma devastante dell'11 marzo. Si pensava che queste scosse avessero scaricato l'enorme energia che si era accumulata nella subduzione della zollla pacifica sotto l'arco-isola del Giappone, invece evidentemente ha attivato una parte della faglia che si è rotta provocando il terremoto di 8,9 gradi. Nel 1933, un sisma di magnitudo 8.1 nella zona provocò la morte di oltre 3 mila persone. La scossa dell'11 marzo è stata la più potente mai registrata nel Sol Levante. Le onde telluriche sono state avvertite distintamente fino a Pechino. MERCATI - Subito dopo la scossa lo yen ha iniziato a perdere terreno contro il dollaro, arrivando fino a 83,30 da 82,74 prima del sisma. Lo yen ha perso terreno anche contro l'euro a 115,01 da 114,35. Il cross euro-dollaro è a 1,3815. La borsa di Tokyo ha chiuso in forte ribasso. L'indice Nikkei ha lasciato sul terreno l'1,72% a 10.254,43 punti. L'indice aveva comunque già aperto in ribasso dell'1,30%, scendendo sotto quota 10.300 per la prima volta dal 1° febbraio, minato dall'instabilità politica in Medio Oriente. Redazione online 11 marzo 2011
Obama: "Da noi nessun danno significativo" Lo tsunami attraversa tutto il Pacifico Il maremoto tocca l'Indonesia e le Filippine senza causare danni. Raggiunte anche le Hawai e le coste Usa Obama: "Da noi nessun danno significativo" Lo tsunami attraversa tutto il Pacifico Il maremoto tocca l'Indonesia e le Filippine senza causare danni. Raggiunte anche le Hawai e le coste Usa MILANO - Il terremoto di 8,9 gradi della scala Richter che ha colpito il Giappone ha provocato un allerta tsunami in tutto il Pacifico. Le prime nazioni a essere colpite dopo il Giappone sono state Filippine e Indonesia. Nelle Filippine la prima onda anomala di 60 centimetri è arrivata a San Vicente, nella provincia di Cagayan, mentre l'ultima, di appena 30 centimetri è stata registrata alle 20, ora locale, a Baler, secondo quanto precisato dal responsabile dell'istituto nazionale di vulcanologia e sismologia. In previsione dello tsunami erano stati evacuati circa 15 mila residenti dei villaggi costieri. In Indonesia - dove il maremoto del 26 dicembre 2004 provocò almeno 180 mila morti nella punta a nord-ovest di Sumatra - un allarme tsunami era stato emesso per le province di Irian Jaya, Papua, North Maluku e North Sulawesi. Ma sulle coste sono giunte onde di dieci centimetri che non hanno provocato alcun danno. Lo hanno annunciato le autorità locali. SUDAMERICA E USA- Dopo aver superato le isole Hawaii senza provocare danni, le prime onde sono arrivate alle 17 (ora italiana) sulle coste dell'Oregon e della California, quasi dieci ore dopo la scossa al largo del Giappone. Il presidente Usa Barack Obama ha detto che negli Stati Uniti non c'è stato "nessun danno significativo". I n California i surfisti sono usciti in mare per cavalcare l'onda. La Cnn ha riferito che le prime onde hanno raggiunto le Hawaii alle 14,07 italiane, con onde alte tra i due e i tre metri. Le autorità dell'Oregon avevano consigliato l'evacuazione agli abitanti delle aree costiere e le scuole lungo la costa erano state chiuse. Anche il Canada ha diffuso avvisi sullo tsunami per alcune zone della Columbia Britannica. Alle amministrazioni locali è stato consigliato di evacuare porticcioli, spiagge e altre aree sotto il livello della marea. Sull'Isola di Pasqua le autorità hanno disposto il trasferimento degli abitanti in zone sopraelevate. A Mazatlan, in Messico, la strada costiera è stata chiusa, alcuni villaggi sono stati evacuati prima dell'arrivo di un'onda di mezzo metro. In Sudamerica l'arrivo dell'onda è previsto tra le 20 e le 22 (ora italiana). Dalle 23 l'onda dovrebbe raggiungere Cile, Perù, Ecuador, Colombia e Antartide. In Ecuador il presidente Correa ha disposto l'evacuazione a una "distanza prudente" dalle coste, almeno circa 10 chilometri dalla spiaggia o in alture con più di 50 metri. Redazione online 11 marzo 2011
e hollywood l'anno scorso ci ha fatto anche un film La maledizione del numero 11 Impazza in rete la curiosità sul numero che ha caratterizzato le stragi di New York e Madrid e hollywood l'anno scorso ci ha fatto anche un film La maledizione del numero 11 Impazza in rete la curiosità sul numero che ha caratterizzato le stragi di New York e Madrid MILANO - Naturalmente è una coincidenza. Ma come tutte le coincidenze entra nelle teste della gente e non ne vuole più uscire. Potremmo chiamarla la maledizione del numero 11. Un legame tra 11 e disastri che ha portato il mondo del cinema a dare vita anche ad un horror (nel 2010) "11.11 la paura ha un nuovo numero". Il terremoto in Giappone (11/3/2011) è l'ultimo esempio della scia di sangue legata a questo giorno del mese. TORRI GEMELLE - Cominciamo dall'11 più celebre, tanto famoso da essere diventato un sinonimo di tragedia epocale. Parliamo ovviamente dell'11 settembre che segna tragicamente l'ingresso del nuovo secolo. L'11 settembre 2001 è la data dell'attacco alle Torri Gemelle di New York a seguito del dirottamento di 4 aerei di linea da parte di Al Qaeda. Ci saranno quasi 3000 morti oltre a migliaia di feriti. Senza contare il seguito luttuoso di guerre (Afghanistan e Iraq). ATOCHA - L'altra data storica è proprio un 11 marzo. Quello del 2004, quando alcuni terroristi vicini ad Al Qaeda fanno saltare in aria quattro treni pendolari pieni di dipendenti d’ufficio, operai o studenti, diretti verso la stazione madrilena di Atocha a Madrid provocando 191 morti e 1.841 feriti. Marco Letizia 11 marzo 2011
Gli Usa inviano liquido di raffreddamento Giappone: allarme centrali nucleari Aumento di radioattività nell'edificio che ospita le turbine del primo reattore della centrale di Fukushima Gli Usa inviano liquido di raffreddamento Giappone: allarme centrali nucleari Aumento di radioattività nell'edificio che ospita le turbine del primo reattore della centrale di Fukushima MILANO - È aumentato il livello di radiazione all'interno dell'edificio che ospita la turbina dell'impianto nucleare di Fukushima 1, danneggiata nel terremoto. Lo riporta l'agenzia Kyodo. Gli Stati Uniti hanno inviato in Giappone liquido di raffreddamento. Lo ha reso noto segretario di Stato Usa Hillary Clinton. ALLARME - In precedenza, il capo di gabinetto del governo giapponese, Yukio Edano, aveva detto che la situazione nella centrale nucleare di Fukushima 1 era sotto controllo. L'ente che gestisce la centrale aveva spiegato che le acque di raffreddamento del reattore si erano abbassate a un livello inquietante, ma un camion equipaggiato con materiale adatto a ristabilire la situazione aveva rapidamente raggiunto la centrale, aveva diffuso l'agenzia Jiji. Le autorità giapponesi hanno comunque emesso un ordine di sgombero per 6 mila abitanti entro un raggio di 3 km dalla centrale e sono state messe in stato di allerta le truppe anti-contaminazione. Un incendio è stato domato presso la turbina della centrale di Onagawa. In tutto sono stati undici i reattori atomici che si sono arrestati automaticamente dopo l'arrivo delle prime scosse. WWF - Il Wwf è "molto preoccupato" per le notizie che arrivano dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) dell'innalzamento del livello di allerta per la centrale nucleare di Fukushima. Il Wwf in una nota "si augura che non ci siano danni e che il Giappone non debba di nuovo confrontarsi con un ulteriore, drammatico problema provocato dal nucleare" e chiede "che venga garantita la massima trasparenza, tempestività e accuratezza dell'informazione". Redazione online 11 marzo 2011
È il quinto terremoto più forte da quando esistono le rilevazioni sismiche L'asse terrestre si è spostato di 10 cm Il sisma in Giappone ha avuto anche un impatto maggiore del terremoto di Sumatra del 2004 * NOTIZIE CORRELATE * Il terremoto in Cile ha accorciato la durata del giorno e spostato l'asse terrestre, di P. Virtuani (2 marzo 2010) È il quinto terremoto più forte da quando esistono le rilevazioni sismiche L'asse terrestre si è spostato di 10 cm Il sisma in Giappone ha avuto anche un impatto maggiore del terremoto di Sumatra del 2004 (Archivio Corsera) (Archivio Corsera) MILANO - L'impatto del terremoto che ha colpito il Giappone stamattina avrebbe spostato l'asse di rotazione terrestre di quasi 10 centimetri. È il risultato preliminare di studi effettuati dall'Ingv, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. IMPATTO - L'impatto di questo evento sull'asse di rotazione, spiega l'Ingv, è stato molto maggiore anche rispetto a quello del grande terremoto di Sumatra del 2004, che fu di 7 centimetri lineari e di 2 millesimi di secondo d'arco angolari, e probabilmente secondo solo al terremoto del Cile del 1960. Il terremoto del Cile dello scorso anno spostò l'asse terrestre di circa 8 centimetri. CLASSIFICA PER INTENSITÀ - Il sisma dell'11 marzo 2011 si pone al quinto posto della classifica dei terremoti più forti mai registrati da quando esistono le rilevazioni sismiche accurate. 1 - La più forte di sempre avvenne il 22 maggio 1960 in Cile tra Temuco e Conception: 9,5 gradi della scala Richter, provocò 1.655 morti, 3 mila feriti, 2 milioni di senzatetto. Lo tsunami che scatenò provocò 61 morti alle Hawaii - non esistevano ancora i sistemi di allerta e nemmeno si sapeva che un maremoto poteva attraversare un intero oceano - 138 in Giappone, 32 nelle Filippine 2 - la seconda scossa più forte fu registrata il 28 marzo 1964 in Alaska, l'epicentro del terremoto di 9,2 gradi fu nel Prince William Sound, non lontano da Anchorage: i morti furono 113 per lo tsunami e 15 per le scosse. Nella vicina isola Montague la terra si alzò di 13-15 metri. Nel golfo di Valdez l'onda di maremoto arrivò a un'altezza di 67 metri, 15 morti si registrarono sulle coste di California e Oregon, persino a Cuba e Portorico si verificarono piccole onde anomale 3 - 9,1: è la magnitudo del terremoto che tutti ricordano molto bene. Il giorno di Santo Stefano, il 26 gennaio 2004 due minuti prima delle 8 del mattino (ora locale) la zolla asiatica si spostò sopra quella indo-australiana in subduzione sotto Sumatra. La punta nord-ovest dell'isola venne devastata, lo tsunami successivo arrivò sino in Thailandia a est e spazzò le coste di Sri Lanka, India e fino in Somalia a ovest. In tutto i morti furono 230 mila, ma alcune stime parlano di 300 mila vittime 4 - 4 novembre 1952: costa sud-orientale della Kamtchaka, isola russa (allora sovietica). Si scatena un terremoto di 9 gradi Richter, non si ha notizia di vittime. Alle Hawaii arrivò uno tsunami di 3 metri CLASSIFICA PER VITTIME - I terremoti più forti non sono sempre quelli che producono il maggior numero di vittime. Spesso, infatti, avvengono in zone disabitate. Invece, terremoti meno intensi ma vicini a zone densamente popolate o senza costruzioni antisismiche, producono effetti devastanti. 1 - oltre 800 mila morti, stima del terremoto cinese di 8 gradi dello Shaanxi del 23 gennaio 1556 2 - tra 250 mila e 700 mila vittime nel terremoto di 7,5 gradi a Tangshan, Cina, del 28 luglio 1976 3 - 250 mila morti stimati nel terremoto di Antiochia del 21 maggio 525, forse di 8 gradi 4 - ancora la Cina, a Gansu, il 16 dicembre 1920: 235 mila morti, probabilmente per una scossa di 7,8 gradi Richter 5 - 230 mila morti il 26 dicembre 2004 nel terremoto con tsunami di Sumatra Il terremoto di 7 gradi del 12 gennaio 2010 nei pressi di Port-au-Prince ad Haiti si stima che abbia causato 223 mila morti e lo colloca in settima posizione Redazione online 11 marzo 2011
cronologia I terremoti in Giappone dal '95 a oggi I sismi più recenti verificatisi nel Sol Levante. A Kobe nel 1995 morirono 6.500 persone cronologia I terremoti in Giappone dal '95 a oggi I sismi più recenti verificatisi nel Sol Levante. A Kobe nel 1995 morirono 6.500 persone MILANO - Ecco un elenco dei più recenti terremoti che hanno colpito il Giappone dal disastroso sisma che nel 1995 interessò la città di Kobe. Il più mortale avvenne il 1° settembre 1923: una scossa valutata di 7,9 gradi Richter causò 142.800 morti a Kanto, nell'area di Tokyo-Yokohama. La gran parte delle vittime fu in realtà provocata dagli incendi che devastarono le abitazioni in legno. Nella baia di Sagami le onde dello tsunami arrivarono a un'altezza di 12 metri. 9-10 agosto 2009 - due scosse di 7,1 e 6,1 nell'isola di Honshu a 170 km da Hamamatsu, il secondo terremoto provoca un morto 13 giugno 2008 - un terremoto di 6,9 Richter a 75 km da Morioka provoca almeno 13 morti. Il 23 luglio un'altra vittima per un sisma di 6,8 a 35 km da Morioka 25 marzo 2007 - Un sisma di magnitudo 6,9 colpisce la penisola di Noto, circa 300 chilometri a ovest di Tokyo, provocando la morte di una persona, il ferimento di oltre 200 e la distruzione di centinaia di case 16 luglio 2007 - Un terremoto di magnitudo 6,8 colpisce la prefettura di Niigata, circa 250 chilometri a nord-ovest di Tokyo, provocando la morte di 11 persone e il ferimento di 1.950. Il sisma provoca danni alla centrale nucleare più grande del mondo, con una modesta perdita radioattiva 16 agosto 2005 - Un violento sisma di 7,2 gradi Richter colpisce la regione nord-orientale dell'isola di Honshu, prefettura di Miyagi, provocando una trentina di feriti. 6 ottobre 2000 - Un sisma di 7,3 gradi nella prefettura di Tottori, sud-ovest dell'isola Honshu. 120 feriti. 23 luglio 2005 - Una ventina di feriti a Tokyo per un sisma di 6 gradi Richter. 20 marzo 2005 - Un morto e 400 feriti per un movimento tellurico di 7 gradi Richter nella regione meridionale di Fukuoka. 23 ottobre 2004 - 65 morti e circa 3 mila feriti e 100 mila sfollati per il sisma di 6,8 gradi nella regione di Niigata 25 settembre 2003 - Un morto e circa 500 feriti per un terremoto di 8,3 Richter nell'isola settentrionale di Hokkaido. 26 maggio 2003 - Un centinaio di feriti per un sisma di 7 gradi Richter nella provincia di Miyagi. 6 ottobre 2000 - Un centinaio di feriti per un terremoto di 7,3 Richter nella provincia di Tottori. 7 gennaio 1995 - Un sisma di 7,3 gradi Richter fa tremare Kobe, Osaka e Kyoto. Oltre 5 mila morti, più di 40 mila feriti, 250 mila case distrutte. Redazione online 11 marzo 2011
2011-02-02 Illegittimo l'art. 4 del decreto legislativo sul piano nucleare nazionale Nucleare, serve il parere delle Regioni Lo stabilisce la Consulta. Esultano gli ambientalisti * NOTIZIE CORRELATE * La Consulta: "Illegittime le leggi regionali che vietano il nucleare" (13 novembre 2010) Illegittimo l'art. 4 del decreto legislativo sul piano nucleare nazionale Nucleare, serve il parere delle Regioni Lo stabilisce la Consulta. Esultano gli ambientalisti La Corte Costituzionale (Ansa) La Corte Costituzionale (Ansa) MILANO - Le Regioni devono esprimere il proprio parere - obbligatorio ma non vincolante - prima di ospitare le centrali nucleari sul proprio territorio. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, che ha dichiarato "l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31" (Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi). Il pronunciamento della Consulta era stato richiesto da Toscana, Emilia Romagna e Puglia. ILLEGITTIMITÀ - La Consulta ravvisa illegittimità "nella parte in cui non prevede che la Regione interessata, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere in ordine al rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari". In una precedente decisione dello scorso novembre, la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittime le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che vietavano l'installazione sul loro territorio di impianti di produzione di energia nucleare, di fabbricazione di combustibile nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi. COMMENTI - "La sentenza è di fatto uno stop all'arroganza del governo, ha dichiarato il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. "Le centrali potranno essere realizzate solo con il consenso della regione interessata e segna una svolta importantissima nella battaglia di lotta contro la follia nuclearista del governo Berlusconi". AGENZIA NUCLEARE - Intanto il Consiglio dei ministri ha approvato il direttivo dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. "Nei prossimi giorni, insieme al presidente Veronesi, riuniremo per la prima volta il direttivo per concordare i prossimi passaggi, a partire dalla costituzione della struttura operativa e dall'individuazione della sede. Il governo procede nel programma per il ritorno al nucleare, un ritorno che, anche grazie al ruolo svolto dall'Agenzia, avverrà nel segno della sicurezza e della tutela dell'ambiente", dicono in una nota congiunta il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, e quello dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Inoltre il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all'Energia, Stefano Saglia, annuncia che l'importo delle compensazioni a favore dei Comuni nei territori sedi di centrali nucleari sarà approvato al prossimo Cipe. Saglia ha aggiunto che "il deposito nazionale dei rifiuti nucleari deve essere realizzato entro il 2011, anche perché ce lo impone una direttiva europea. L`individuazione del deposito segue un suo iter autonomo, indipendente dalla realizzazione del programma nucleare". Redazione online 02 febbraio 2011 2010-10-19 CELEBRAZIONI A ROMA Enea: 50 anni di energia atomica al centro ricerche della Casaccia Nel centro si sono formate generazioni di ricercatori e tecnici. Mercoledì si riaccendono i due reattori * NOTIZIE CORRELATE * Il sito dell'Enea con la descrizione dei due reattori * Nucleare in Lombardia? Probabile (18 ott 10) * Ma Lega, Pd e Verdi sono contrari (19 ott '10) * E accanto alla centrale simbolo di Trino, spuntano i pannelli solari (18 ott 10) CELEBRAZIONI A ROMA Enea: 50 anni di energia atomica al centro ricerche della Casaccia Nel centro si sono formate generazioni di ricercatori e tecnici. Mercoledì si riaccendono i due reattori Il reattore Triga alla Casaccia Il reattore Triga alla Casaccia ROMA - Mentre si torna a discutere di produzione di energia atomica nel Belpaese, il cuore della ricerca nucleare italiana rimane a pochi chilometri dal Colosseo. E’ il centro della Casaccia di Santa Maria di Galeria dell’Enea (acronimo che un tempo significava volta Energia nucleare ed energie alternative, oggi Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) che ha formato intere generazioni di ricercatori, anche dopo l'abbandono del programma nucleare nazionale. Enea festeggia mercoledì 20 ottobre i 50 anni riavviando ufficialmente e portando a criticità i due reattori Triga e Tapiro, in vista di nuove attività di ricerca e di sviluppo. Il reattore "Tapiro" nel centro Casaccia dell'Enea Il reattore "Tapiro" nel centro Casaccia dell'Enea REATTORI ACCESI - Accanto alla rimessa in funzione dei due reattori, in mattinata si terrà un convegno nel quale si percorrerà la storia del Programma nucleare italiano partendo dall’eredità lasciata da Enrico Fermi, passando proprio dal significato rappresentato dal centro della Casaccia fino ad arrivare al contestato rilancio della produzione di energia atomica voluta dal governo Berlusconi, che sarà illustrato anche dall’intervento previsto di Stefano Saglia, sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico con delega all’energia. I due piccoli reattori sperimentali, osserva l'Enea in una nota, torneranno a funzionare nel quadro "del rinnovato impegno dell'Agenzia Enea nel fornire, in sintonia con le decisioni del governo in materia energetica, sostegno tecnico e scientifico alla crescita delle capacita' e delle competenze del mondo industriale nazionale". Redazione online 19 ottobre 2010
Fissione Nucleare L'ENEA, sin dalla sua costituzione, svolge attività di ricerca e sviluppo nel settore della fissione nucleare. Nell’ambito del nuovo programma governativo di rilancio della produzione di energia elettrica da fonte nucleare, ha intensificato la partecipazione ai più importanti programmi di ricerca internazionali, sostenendo la crescita di competenza e di capacità del settore industriale nazionale. Le attività tecnico-scientifiche sono focalizzate principalmente sulla ricerca e sviluppo di sistemi nucleari avanzati per impianti produttivi innovativi e per la risoluzione di problematiche di medio lungo termine legate alla disponibilità delle risorse di combustibile e alla minimizzazione dei rifiuti radioattivi a lunga vita. L'ENEA svolge, inoltre, attività di formazione e informazione protese ad incrementare le competenze di settore e le conoscenze del pubblico sui vari aspetti dell’energia nucleare al fine di favorirne l’accettabilità. L’ENEA svolge la propria attività di ricerca e sviluppo avvalendosi di impianti sperimentali per prove e qualifiche di materiali, componenti e sistemi, e di reattori nucleari di ricerca per sperimentazioni di fisica dei materiali e per applicazioni di medicina nucleare. Con il suo grande bagaglio di conoscenze e competenze l’ENEA rappresenta un qualificato soggetto tecnico-scientifico in grado di supportare le Istituzioni – e, in particolare, l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare - per tutte le attività di sicurezza, protezione e controllo connesse alla progettazione, realizzazione, esercizio e dismissione degli impianti nucleari e per l’individuazione di siti idonei di stoccaggio e smaltimento finale del materiale radioattivo, nel pieno e assoluto rispetto della salute dei cittadini e della conservazione del patrimonio ambientale. Le principali attività di ricerca e sviluppo riguardano: * Sistemi nucleari avanzati: Attività di ricerca e sviluppo relative ai sistemi nucleari di nuova generazione (reattori avanzati refrigerati ad acqua leggera, reattori di quarta generazione refrigerati a metallo liquido e a gas ad alta temperatura) e di reattori nucleari a fissione di piccola e media taglia. In particolare, per quanto riguarda i reattori nucleari di IV Generazione, ENEA sviluppa e gestisce infrastrutture tecnologiche in supporto alla progettazione e dimostrazione della fattibilità di sistemi nucleari refrigerati a metallo liquido (LFR – Lead cooled Fast Reactor, SFR – Sodium cooled Fast Reactor) e gas (VHTR – Very High Temperature Reactor). * Ingegneria sperimentale: Realizzazione di impianti sperimentali per la qualifica di componenti prototipici e sistemi di impianti nucleari di potenza (AP1000, EPR - European Pressurized Reactor, LFR – Lead cooled Fast Reactor, ecc.), definizione, progettazione e conduzione di campagne sperimentali e interpretazione dei risultati. * Reattori di ricerca: Tecniche di diagnostica e terapia medica attraverso l'uso di canali a flusso neutronico modulabile di reattori nucleari di ricerca (Radiografia e Tomografia Neutronica); studio e caratterizzazione di materiali; validazione di codici neutronici. * Caratterizzazione dei materiali nucleari e dei rifiuti radioattivi: Caratterizzazione sperimentale dei materiali di prima barriera (fuel cladding) e dei materiali strutturali (acciai austenitici, acciai ferritici-martensistici, acciai a ossidi dispersi "ODS", acciai ricoperti) per applicazioni in sistemi a metallo liquido fluente e gas ad alta temperatura. Qualifica dei materiali strutturali per la realizzazione dei componenti dinamici in metallo liquido pesante. sSviluppo, attraverso laboratori accreditati, di tecniche di caratterizzazione radiologica di materiali nucleari e rifiuti radioattivi; prove distruttive e non distruttive su materiali e componenti. * Gestione dei rifiuti radioattivi: Sistemi innovativi per lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti nucleari; analisi di affidabilità per la definizione dei siti idonei per impianti di produzione e depositi di smaltimento, sistema integrato nazionale per la raccolta dei rifiuti radioattivi di origine non elettronucleare e delle sorgenti. * Modelli e simulazione: Sviluppo di modelli e simulazione del sistema reattore per studi di sicurezza ed ingegneria su sistemi nucleari attuali e futuri; simulazione di sistemi avanzati di controllo e protezione; modelli avanzati di supporto alle decisioni per operatori di impianto; sistemi innovativi di interfaccia uomo-macchina. Tutte le attività sono portate avanti nell’ambito di programmi nazionali di ricerca e sviluppo finanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico (in particolare, nell’ambito dell’Accordo di Programma relativo alla Ricerca di Sistema Elettrico) e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, di progetti europei finanziati dall’Euratom e di altre rilevanti iniziative internazionali. L’ENEA ha rapporti di collaborazione con le principali Istituzioni, Università ed Enti di ricerca nazionali e internazionali, accordi con i principali organismi nucleari internazionali (International Atomic Energy Agency, Nuclear Energy Agency, EURATOM) e, oltre alla partecipazione ai principali Programmi di Ricerca Europei, mantiene rapporti di collaborazione e scambio di ricercatori con i due principali enti di ricerca nucleare francesi (Commissariat à l’Énergie Atomique e Institut de Radioprotection e de Sûreté Nucléaire). La formazione di tecnici, operatori e manager di impianti nucleari è svolta in collaborazione con i principali atenei italiani (Consorzio Interuniversitario per la Ricerca Tecnologica Nucleare), i ministeri di riferimento (Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) e le principali industrie e società di formazione del settore. La diffusione dell’informazione scientifica e l’informazione al pubblico sull’impiego dell’energia nucleare sono svolte in collaborazione con le Istituzioni, le Università e l’Industria attraverso pubblicazioni scientifiche, la rivista " Energia, Ambiente e Innovazione" e il sito web ENEA (si vedano, in particolare, le pagine dedicate alla Ricerca Sistema Elettrico e al FOCUS fissione nucleare) nonché seminari, convegni ed incontri aperti al pubblico. UNITÀ DI RIFERIMENTO Unità Tecnica Tecnologie e Impianti per la Fissione e la Gestione del Materiale Nucleare Responsabile: Ing. Massimo Sepielli e-mail: massimo.sepielli@enea.it Unità Tecnica Metodi per la Sicurezza dei Reattori e del Ciclo del Combustibile Responsabile: Ing. Stefano Monti e-mail: stefano.monti@enea.it
Unità Tecnica Ingegneria Sperimentale Brasimone Responsabile: Ing. Pietro Agostini e-mail: pietro.agostini@enea.it
Materiale di approfondimento: * Reattore nucleare di ricerca TRIGA RC-1 * Reattore nucleare di ricerca TAPIRO * Impianto VAPORE per prove termomeccaniche e fluidodinamiche sui componenti e sistemi * Impianto CIRCE-ICE
2010-10-18 Nel "Distretto dell’energia" nell’Alto Milanese, la produzione di componenti per gli impianti Nucleare, possibile centrale in Lombardia Il ministro Romani: dalla Regione nessuna opposizione pregiudiziale. Podestà: sì a territorio incubatore Nel "Distretto dell’energia" nell’Alto Milanese, la produzione di componenti per gli impianti Nucleare, possibile centrale in Lombardia Il ministro Romani: dalla Regione nessuna opposizione pregiudiziale. Podestà: sì a territorio incubatore MILANO - Il ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, sostiene che uno dei siti per i 4 nuovi impianti nucleari Italiani sarà probabilmente in Lombardia. "E' la più grande regione italiana, la più popolosa, la più industrializzata, quindi la più bisognosa di energia. Sembrerebbe strano non prevedere che ci possa essere una delle nuove centrali", ha detto il ministro, a margine di un convegno sulla ripresa economica della provincia di Milano. Il ministro ha riferito di aver avuto una disponibilità di massima all'installazione di una centrale dal presidente della Regione Roberto Formigoni: "Non essendoci opposizione pregiudiziale da parte del presidente della Regione una centrale in Lombardia può darsi possa essere installata", ha detto. "Ma è un problema che sarà analizzato da chi lo deve fare e con il consenso di coloro che nel loro territorio vedranno installato l'impianto". QUATTRO SITI - Romani ha ricordato di essere un "convinto nuclearista". "Tant'è - ha aggiunto - che ho dato una spinta a iniziare immediatamente con l'agenzia". Il ministro ha comunque spiegato che il processo di identificazione dei siti nucleari deve ancora iniziare: "è un problema che sarà analizzato da chi lo deve fare - ha detto -, con il consenso di coloro che nei loro territori vedranno installata una centrale nucleare, soprattutto cercando di innescare un meccanismo virtuoso di incentivi come quello che c'è stato in Francia". Non voglio fare numeri - ha concluso -. È un percorso complesso dopo 20 anni di interruzione che va fatto con il concorso degli enti locali a partire dalla Regione e dai cittadini". Il ministro dello Sviluppo economico non si è poi sbilanciato su valutazioni circa l'eventualità che in Lombardia ci possa essere in futuro anche più di una centrale nucleare: "Il progetto dell'Italia è oggi di quattro centrali - ha risposto a una domanda al riguardo -. È ovvio che si dovranno trovare i siti". "RITARDO DA RECUPERARE" - "Il referendum del 1987 contro il nucleare ci ha fatto perdere tempo, risorse e competenze in un campo in cui figuravamo all’avanguardia. Nelle nostre bollette, molto più care di quelle francesi e svedesi, paghiamo ancora oggi quella scelta che il Governo, attraverso il varo di un progetto tutto italiano cui ora sta dando impulso il ministro Romani, vuole adesso modificare nell’obiettivo di mettere al riparo il Paese da ulteriori crisi economiche globali anche riducendo il costo dell’energia. Sono favorevole, dunque, all’individuazione di un territorio che possa fungere da incubatore della produzione di componenti per le centrali nucleari da realizzare nei prossimi anni nel nostro Paese". Così il presidente della provincia Guido Podestà, che al convegno in programma lunedì pomeriggio a palazzo Isimbardi sul tema "La ripresa economica nella Provincia di Milano tra innovazione e nuovi mercati", ha esaminato la proposta di localizzare nel "Distretto dell’energia", il territorio ad alta tecnologia individuato dalla Regione Lombardia che coincide in parte con l’Alto Milanese, la produzione di componenti per le nuove centrali nucleari italiane. Redazione online 18 ottobre 2010
Le aziende del settore hanno registrato incassi per 2,3 miliardi di euro nel 2009 (+39%) Tutti sotto il pannello. Anche a Trino Vercellese, simbolo del nucleare italiano Entro fine anno la produzione di corrente potrebbe arrivare all'1% della domanda * NOTIZIE CORRELATE * Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti (30 settembre 2010) Le aziende del settore hanno registrato incassi per 2,3 miliardi di euro nel 2009 (+39%) Tutti sotto il pannello. Anche a Trino Vercellese, simbolo del nucleare italiano Entro fine anno la produzione di corrente potrebbe arrivare all'1% della domanda Perfino Trino Vercellese, paese simbolo del nucleare italiano, con una centrale che al suo avvio nel 1964 era la più potente del mondo, si converte al fotovoltaico, avviando la realizzazione di un maxi-parco da 70 megawatt con vista sulla torre di raffreddamento del reattore. L'investimento da 250 milioni andrà ad arricchire il fiume di denaro che si sta riversando sull'energia del sole in Italia, dopo la recente revisione degli incentivi. Superato lo scoglio della prima parte del 2010, rallentata dal difficile parto del terzo conto energia, ora che le tariffe in partenza da gennaio 2011 sono chiare, il fiume è di nuovo in piena. IN CRESCITA - Secondo uno studio realizzato dalla società di consulenza A. T. Kearney, per fine anno verranno installati in Italia altri 850 megawatt, contro i 720 del 2009. In tutto, la potenza del fotovoltaico dovrebbe toccare così i 2 mila megawatt complessivi e la produzione di corrente elettrica arriverebbe all'1 per cento della domanda. Le aziende italiane dell'energia del sole, secondo lo studio di A. T. Kearney, nel 2009 hanno registrato ricavi per 2,35 miliardi di euro, in crescita del 39 per cento rispetto agli 1,69 del 2008, con la prospettiva di arrivare a un valore complessivo del settore di 3 miliardi di euro a fine 2010. Una crescita che si inserisce nel trend di boom mondiale di questa tecnologia sempre più diffusa. AL RADDOPPIO - La previsione di Solarbuzz , bibbia globale del solare, è che entro fine anno si arrivi nel mondo a 15 gigawatt di nuova potenza installata, più del doppio dei 6,4 gigawatt realizzati nel 2009. Avvalora la credibilità di queste proiezioni il fatto che tra maggio e giugno l'installato sia stato quasi il triplo del secondo trimestre 2009, garantendo all'industria fotovoltaica un raddoppio nel giro d'affari, da 6,2 a 12 miliardi di dollari. Un boom come sempre guidato dalla Germania, dov'è concentrato il 60% del nuovo installato, ma subito dopo viene l'Italia, che pure sul suo territorio assolato ha un decimo dei pannelli dei vicini a Nord delle Alpi. Anche in Francia e negli Stati Uniti il fotovoltaico corre a velocità sostenuta. DA ORIENTE - Sul fronte manifatturiero, invece, è la Cina che spopola, con ben quattro colossi come Suntech Power, JA Solar, Yingli Green Energy e Trina Solar nella top ten dell'industria solare. La manifattura cinese arriva oggi a coprire il 55% delle celle prodotte su scala mondiale a confronto con i1 43 per cento dello scorso anno. Grazie anche ai cinesi continua il drastico calo dei prezzi, che va più veloce dell'aumento di efficienza dei pannelli e dovrebbe proseguire: secondo la ricerca A. T. Kearney il costo dei moduli potrebbe scendere dagli 1,5-2 dollari attuali a 1 dollaro per Watt nel 2015. Insieme al calo dei prezzi, l'altro grande driver del settore negli ultimi anni è la crescente efficienza delle celle, in cui prevalgono gli americani e i giapponesi. Campione mondiale in questa gara a estrarre più energia possibile dal sole è al momento l'americana SunPower, che dallo scorso giugno ha avviato la produzione industriale di celle con un'efficienza del 24,2%. Ma anche la giapponese Sharp è molto impegnata sul fronte dell'efficienza: le sue celle a concentrazione (molto più care delle altre), con un sistema basato su lenti ottiche, hanno raggiunto un'efficienza del 42,1%, che potrebbe arrivare al 45 per cento entro il 2014. Un livello impensabile solo qualche anno fa. Elena Comelli 18 ottobre 2010
Grazie agli incentivi in conto energia Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti Per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. A fine anno la capacità italiana supererà i 2.500 MW Grazie agli incentivi in conto energia Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti Per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. A fine anno la capacità italiana supererà i 2.500 MW (Reuters) (Reuters) ROMA - In Italia sono più di 100 mila gli impianti fotovoltaici entrati in esercizio con il sostegno degli incentivi in conto energia gestiti dal Gse (Gestore dei servizi energetici). Tra vecchio e nuovo conto energia, a fine settembre al Gse risultano infatti in esercizio 100.200 impianti fotovoltaici per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. DATI - Secondo le previsioni del Gse, entro la fine del 2010 la capacità fotovoltaica installata nel nostro Paese supererà i 2.500 MW, quasi mille in più rispetto all'attuale potenza. Nel 2011, inoltre, ci si aspetta che le nuove realizzazioni fotovoltaiche potrebbero raggiungere i 2 mila MW. La Lombardia, con oltre 15 mila impianti, rimane in testa alla classifica delle Regioni con maggior numero di impianti, seguita da Veneto (11 mila impianti) e Emilia Romagna (oltre 9 mila impianti). Per quanto riguarda invece la potenza installata, la Puglia è prima con 320 MW seguita da Lombardia (185 MW) ed Emilia Romagna (140 MW). CONTO ENERGIA - Il conto energia premia la realizzazione di impianti fotovoltaici integrati nelle superfici esterne degli edifici, in sostituzione di coperture in eternit. Il premio consiste in una maggiorazione degli incentivi riconosciuti all’energia elettrica prodotta da tali impianti, premio che è attualmente pari al 5% e che con il terzo Conto Energia diventa pari al 10%. Il premio ha comportato finora la realizzazione di circa 100 MW di impianti fotovoltaici sostitutivi all’eternit, che occupano una superficie di oltre 900 mila metri quadri. Redazione online 30 settembre 2010(ultima modifica: 08 ottobre 2010)
2010-10-16 Lo ha svelato in tv Nucleare, Umberto Veronesi verso la presidenza dell'Agenzia per la sicurezza L'oncologo: "I nuovi reattori sono bellissimi e potenti". Per la nomina ufficiale si attende ora il decreto * NOTIZIE CORRELATE * Sogin, un ambasciatore per le scorie radioattive italiane (14 ottobre 2010) Lo ha svelato in tv Nucleare, Umberto Veronesi verso la presidenza dell'Agenzia per la sicurezza L'oncologo: "I nuovi reattori sono bellissimi e potenti". Per la nomina ufficiale si attende ora il decreto Umberto Veronesi in una foto scattata a Montecitorio quando era ministro della Sanità (Ansa) Umberto Veronesi in una foto scattata a Montecitorio quando era ministro della Sanità (Ansa) MILANO - Umberto Veronesi ha detto sì all'Agenzia per la sicurezza nucleare. Lo rivela lo stesso ex ministro della Salute alla trasmissione Mattina 5, durante un colloquio con Maurizio Belpietro. "Mi è stata richiesta la disponibilità e ho accettato volentieri", spiega Veronesi che ha rassicurato sulla sicurezza nucleare: "Chi ha studiato - ha detto - sa benissimo che il disastro di Cernobyl è stato provocato dalla follia di un direttore che ha voluto fare un esperimento. E per farlo ha tolto almeno 12 livelli di sicurezza. È stata una follia umana che non si ripeterà. Sono sicuro che non c'è alcun rischio". Inoltre, ha aggiunto, "i nuovi reattori sono bellissimi, potenti e non c'è alcun dubbio sulla loro sicurezza". Per avere in Italia "il nucleare come soggetto di energia - ha concluso - ci vorranno 4 anni per la primissima attività. I nuovi reattori sono i più potenti e i più sicuri, non c'è più dubbio su questo". I MINISTRI - "Grande condivisione" anche tra i ministri dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, sull'oncologo Umberto Veronesi a presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Questo secondo quanto appreso al termine dell'incontro tra i due ministri questa mattina al dicastero dell'Ambiente. Per la nomina di Veronesi si attende ora il decreto della Presidenza del Consiglio. IL PD - Ma intanto i due senatori ecodem del Pd, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, sottolineano: "Non possiamo che augurare buon lavoro a Veronesi e attendere che si dimetta quanto prima da parlamentare, come del resto nei mesi scorsi egli stesso aveva detto di voler fare". "Il professor Veronesi - sostengono - sta mettendo la sua straordinaria autorevolezza e la sua fama a servizio di un progetto, quello del ritorno al nucleare in Italia, che si rivelerà una pericolosa avventura e che finirà nel nulla: ci auguriamo che la sua persona sia garanzia di terzietà per l'Agenzia che avrà un ruolo delicatissimo. Noi, come gran parte degli italiani, siamo preoccupati per il programma nucleare di Berlusconi - aggiungono gli esponenti del Pd - che non è una cosa seria e pare obbedire più ad una scelta propagandistica e ideologica, che non ad una capacità programmatica nel settore energetico. La presidenza dell'Agenzia nucleare affidata al professor Veronesi, medico di chiara fama, non può che accrescere questi timori, perchè l'organo dovrebbe avere un ruolo squisitamente tecnico ad appannaggio di fisici e ingegneri, e non - concludono i senatori Pd - frutto di nomine politiche". Redazione online 15 ottobre 2010(ultima modifica: 16 ottobre 2010)
2010-10-12 L'allarme dEll'associazione ambientalista Legambiente: "Abruzzo libero dalle macerie solo nel 2079" Confrontato il ritmo attuale di smaltimento e la stima fatta nel mese di luglio da Vigili del fuoco e Cnr L'allarme dEll'associazione ambientalista Legambiente: "Abruzzo libero dalle macerie solo nel 2079" Confrontato il ritmo attuale di smaltimento e la stima fatta nel mese di luglio da Vigili del fuoco e Cnr L'Abruzzo rischia di essere libero dalle macerie del terremoto solo nel 2079. L'allarme arriva da Legambiente che ha messo a confronto il ritmo attuale di smaltimento e la stima fatta a luglio da Vigili del fuoco e Cnr, che parla di 2.650.000 metri cubi di calcinacci in tutta l'area del terremoto. Una stima che non è nemmeno certa, visto che gli stessi soggetti hanno dato stime diverse nelle stesse aree, negli stessi Comuni. LENTEZZA - Una lentezza che, secondo l'associazione ambientalista, è dovuta a ritardi, indecisioni e rimpalli di responsabilità e che, certamente, rallenta anche la ricostruzione. Rincara la dose il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente: "Da quando se ne occupa lo Stato, si procede a un ritmo di smaltimento di 150 tonnellate al giorno, contro le 600 di quando se ne occupavano i sindaci abruzzesi". Una montagna di macerie che potrebbe far muovere l'economia post-terremoto tra smaltimento e riciclo. Il governo, per la prima volta in Italia, ha deciso di classificare il materiale edile crollato come rifiuto solido urbano e non rifiuto speciale. Ma la qualifica vale solo per le macerie crollate, non quelle dei ruderi ancora in piedi. Una differenza che lascia perplessi aquilani e associazioni ambientaliste: a terra o in aria che siano, gli operatori del settore spingono perché i calcinacci siano analizzati, differenziati e riciclati. NORMATIVA - Secondo l'Anpar, l'Associazione nazionale produttori di aggregati riciclati, si potrebbe recuperare oltre il 90% delle macerie per riutilizzarle in altre opere edili. Le macerie triturate, infatti, possono essere usate per sottofondi stradali, calcestruzzo a bassa e media resistenza, piste ciclabili e riempimenti. Ci sarebbe anche un obbligo di legge. Il decreto ministeriale 203 del 2003, infatti, obbligherebbe tutti gli enti pubblici a impiegare almeno il 30% di materiale riciclato nelle opere progettate. Quello che succede in realtà, e non solo in Abruzzo, è che nei capitolati di appalto non viene nemmeno previsto l'utilizzo del materiale riciclato. Un problema di norme allora ma anche di appositi impianti che in Abruzzo non ci sono. E per ora non c' è una parola definitiva nemmeno sui siti dove realizzarli, visto che una prima lista realizzata un anno fa è rimasta lettera morta. Non hanno dubbi i tecnici tedeschi che, per il governo di Berlino, lavorano alla ricostruzione di Onna. "Nessun piano generale - spiega Wittfrida Mitterer, coordinatrice del progetto - può partire senza lo sgombero delle macerie". Domenico Affinito 11 ottobre 2010
2010-10-09 Ungheria - Se la diga cede saranno sversati altri 500 metri cubi di liquami Fango tossico, si rischia nuova catastrofe La parete settentrionale del serbatoio che ha causato la fuoriuscita di liquami tossici è indebolita e può cedere * NOTIZIE CORRELATE * Fango rosso, salgono a 6 i morti (8 ottobre 2010) * Moria di pesci nel Danubio. Il fango tossico ha già avvelenato i suoi affluenti (7 ottobre 2010) * Ungheria: un anno per la bonifica delle aree invase dai fanghi tossici (6 ottobre 2010) * Ungheria: almeno 4 morti e 120 feriti per la fuoriuscita di fanghi chimici (5 ottobre 2010) Ungheria - Se la diga cede saranno sversati altri 500 metri cubi di liquami Fango tossico, si rischia nuova catastrofe La parete settentrionale del serbatoio che ha causato la fuoriuscita di liquami tossici è indebolita e può cedere BUDAPEST - È di nuovo altissima la tensione nella zona ungherese inondata lunedì da un fiume di fanghi tossici. La parete settentrionale del serbatoio che ha gia causato la fuoriuscita di quasi un milione di metri cubi di liquami tossici è indebolita e rischia di cedere. È stato il premier Viktor Orban in persona a riconoscere che la situazione è seria e non ha escluso il rischio di un nuovo cedimento. "La situazione è molto grave e non voglio creare grandi speranze" ha detto Orban in un'improvvisata conferenza stampa nella località di Ajaka, dove lunedì si è riversata con maggiore violenza la valanga di fanghi carichi di metalli pesanti. "Se la diga del serbatoio cede, sono 500.000 metri cubi che verranno sversati", ha aggiunto Orban. Nella notte la polizia ha evacuato gli 800 abitanti del villaggio di Kolontar, uno dei due più pesantemente colpiti dalla marea contaminante uscita dall'impianto di alluminio di Ajka. I residenti del villaggio, che è il più vicino al serbatoio, sono stati ricoverati in un centro sportivo e due scuole. Dalla zona sono stati allontanati anche gli operai che lavoravano alla ripulitura dei luoghi inquinati. "La gente potrà tornare solo quanto la parete sarà rafforzata", ha detto il oprtavoce della Protezione Civile. Le autorità hanno cominciato a innalzare una sorta di diga di fango e pietre e Kolontar, che a regime sarà alta quattro/cinque metri (fonte Agi) 09 ottobre 2010
"Emergenza circoscritta". Svuotata un'altra vasca di scorie tossiche Ungheria, salgono a 6 le vittime del fango Chiesto aiuto alla Ue per arginare la contaminazione e bonificare acque e terreni. "Ma la situazione migliora" * NOTIZIE CORRELATE * Moria di pesci nel Danubio. Il fango tossico ha già avvelenato i suoi affluenti (7 ottobre 2010) * Ungheria: un anno per la bonifica delle aree invase dai fanghi tossici (6 ottobre 2010) * Ungheria: almeno 4 morti e 120 feriti per la fuoriuscita di fanghi chimici (5 ottobre 2010) "Emergenza circoscritta". Svuotata un'altra vasca di scorie tossiche Ungheria, salgono a 6 le vittime del fango Chiesto aiuto alla Ue per arginare la contaminazione e bonificare acque e terreni. "Ma la situazione migliora" Una donna cammina per le vie di Kolontar (Reuters) Una donna cammina per le vie di Kolontar (Reuters) MILANO - È salito a sei il numero dei morti per la fuoriuscita di fango tossico da una fabbrica di alluminio in Ungheria. La notizia arriva mentre il governo precisa che l'emergenza "circoscritta" all'area interessata dalla fuoriuscita e "non c'è alcun impatto sull'acqua potabile". Inoltre "non ci sono rischi biologici o di catastrofe ambientale per il Danubio". L'INTERVENTO DELLA UE - Nel frattempo, però, Budapest ha attivato il meccanismo europeo di protezione civile e ha chiesto all'Ue un aiuto tecnico per arginare la contaminazione del Danubio dopo la perdita di fango tossico da una fabbrica di aluminio. Budapest ha chiesto a Bruxelles "assistenza internazionale urgente", in termini pratici un team di 3-5 esperti nella gestione delle fuoriuscite di prodotti tossici e nella riduzione dell'impatto ambientale. Il Centro di controllo e informazione (MIC) si è rivolto ai 31 paesi europei che fanno parte della rete di protezione e si aspetta di ricevere offerte di aiuto in breve tempo. L'aiuto eventualmente accordato dall'Ue, ha spiegato Zoltan Illes, sottosegretario all'ambiente magiaro, sarà a carico dell'Ungheria. Il Centro di monitoraggio ed informazione (Mic) della protezione civile europea è in contatto costante con le autorità ungheresi dal momento del disastro. Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti LA SECONDA VASCA - Intanto, la protezione civile ungherese fa sapere che il livello di inquinamento nel Danubio sta diminuendo e la situazione si sta normalizzando. Le autorità hanno poi deciso di svuotare una seconda riserva di acqua inquinata che si trova vicino alla prima vasca. Circa 100mila metri cubi di acqua inquinata sono stati gradualmente fatti fluire nel fiume Marcal, un corso d’acqua contaminato dai fanghi tossici dopo lo sversamento di lunedì e considerato di fatto morto dagli esperti. IL BILANCIO DELLE VITTIME - Il fango rosso, stando al bilancio parziale stilato sino a questo momento, ha provocato dunque cinque morti, almeno 150 feriti e centinaia di sfollati in particolare nel villaggio di Kolontar, colpito in pieno dalla piena tossica. Attraverso gli affluenti, la contaminazione è arrivata fino al Danubio, il secondo corso d’acqua d’Europa per lunghezza, mettendo in allarme tutti i paesi nel cui territorio scorre il grande fiume. Redazione online 08 ottobre 2010
DISASTRO AMBIENTALE IN UNGHERIA Moria di pesci nel Danubio. Il fango tossico ha già avvelenato i suoi affluenti Riscontrato un tasso di alcalinità superiore al normale. Le autorità: "La fauna del fiume Marcal è morta" * NOTIZIE CORRELATE * Ungheria: un anno per la bonifica delle aree invase dai fanghi tossici (6 ottobre 2010) DISASTRO AMBIENTALE IN UNGHERIA Moria di pesci nel Danubio. Il fango tossico ha già avvelenato i suoi affluenti Riscontrato un tasso di alcalinità superiore al normale. Le autorità: "La fauna del fiume Marcal è morta" (Olycom) (Olycom) BUDAPEST - Il fango tossico rosso giunto dall'Ungheria fino al Danubio ha cominciato a causare la morte di numerosi pesci. L'allarme arriva dalla protezione civile regionale poco ore un altro drammatico annuncio: tutta la fauna del fiume Marcal, quello più colpito dal disastro ecologico provocato dal fango tossico fuoriuscito dall'impianto di alluminio ad Ajka, ovest dell'Ungheria, "è morta". "L'ecosistema del fiume è stato condannato a morte", aveva detto Tibor Dobson, portavoce della protezione civile affermando che l'obiettivo è ora "salvare il Danubio e il Raab". Il Marcal, affluente del Raab, il primo corso d'acqua nel quale sono arrivati i fanghi tossici, ha avuto una moria dei pesci in quanto le acque hanno toccato pH 10,2. DANUBIO - Pesci morti sono stati avvistati nel Danubio. "I pesci morti sono stati osservati la dove il Raab - ha precisato Dobson - si immette nel Danubio". Finora livelli di alcalinità tossica erano stati rilevati in due fiumi, di cui uno è il ramo meridionale del secondo fiume più lungo d'Europa. Il governo aveva precisato che il fiume di residui tossici che ha inondato 40 chilometri quadrati nella parte sud-occidentale del Paese, ha raggiunto il fiume Raba, affluente del Danubio, ma non ancora il corso d'acqua più lungo d'Europa. La precisazione era stata fatta dall'Ufficio per l'Emergenze a Budapest. ALCALINITÀ - Mercoledì sera Emil Jenak, responsabile della società idrica, aveva affermato che quando i fanghi arriveranno al Danubio, "se i nostri calcoli sono giusti la contaminazione sarà scesa a livelli accettabili". Grazie all'aggiunta di gesso e alla diluizione naturale lungo l'asta del fiume, ha detto Jenak, "quando le acque del Raab si getteranno nel Danubio, il pH sarà sceso intorno a 8, il suo livello normale". Redazione online 07 ottobre 2010
Quattro morti, 3 dispersi, 123 feriti, tra i quali 61 ricoverati, nei 7 centri colpiti Ungheria: un anno per la bonifica delle aree invase dai fanghi tossici Si lavora per impedire che la marea rossa raggiunga gli affluenti del Danubio. Ancora incerte le cause del disastro * NOTIZIE CORRELATE * Ungheria: almeno 4 morti e 120 feriti per la fuoriuscita di fanghi chimici (5 ottobre 2010) Quattro morti, 3 dispersi, 123 feriti, tra i quali 61 ricoverati, nei 7 centri colpiti Ungheria: un anno per la bonifica delle aree invase dai fanghi tossici Si lavora per impedire che la marea rossa raggiunga gli affluenti del Danubio. Ancora incerte le cause del disastro BUDAPEST - Sarà necessario almeno un anno di lavoro e una spesa di decine di milioni di euro per bonificare la zona sommersa dai fanghi tossici di un'azienda che produce alluminio fuoriusciti da una vasca di decantazione in Ungheria. È la stima del governo di Budapest che ha dichiarato lo stato di emergenza nelle tre province (Vesz prem, Győr-Sopron e Vas) interessate dal disastro ecologico che ha provocato quattro vittime, tre dispersi e 123 feriti, tra i quali 61 ricoverati, nei sette centri abitati inondati dalla marea rossa. La rottura degli argini della vasca di decantazione ad Ajka č avvenuta per motivi ancora da accertare: si sospetta un eccessivo carico dell'invaso, un errore di progettazione oppure l'aumento dell'acqua a causa delle forti piogge.Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti DANUBIO - Oltre alle vittime si teme per le conseguenze a lungo termine dei fanghi tossici: 1,1 milioni di metri cubi si sono riversari su un'area di 40 chilometri quadrati. Almeno 500 uomini della Protezione civile ungherese sono impegnati per cercare di impedire che gli inquinanti possano raggiungere gli affluenti del Danubio e infine arrivare al fiume piů importante dell'Europa centro-orientale. Anche le nazioni vicine, in cui scorre il fiume, hanno espresso preoccupazione. “Se le acque contaminate arriveranno al Raab e peggio ancora al Danubio, sarŕ davvero una catastrofe ecologica”, ha avvertito il sottosegretario all'Ambiente, Zoltan Illes. Redazione online 06 ottobre 2010(ultima modifica: 07 ottobre 2010)
Stato di emergenza in tre comuni dell'ovest Ungheria: almeno 4 morti e 120 feriti per la fuoriuscita di fanghi chimici Si rompe una chiusa contenente liquami contaminati nei pressi di Ajka: ci sarebbero anche 7 dispersi Stato di emergenza in tre comuni dell'ovest Ungheria: almeno 4 morti e 120 feriti per la fuoriuscita di fanghi chimici Si rompe una chiusa contenente liquami contaminati nei pressi di Ajka: ci sarebbero anche 7 dispersi MILANO - Stato di emergenza in tre comuni dell'ovest dell'Ungheria in conseguenza della rottura di una chiusa che conteneva fanghi chimici di lavorazione contaminati da un derivato dell'alluminio. La fuoriuscita, avvenuta lunedě sera nei pressi di Ajka nell'ovest del Paese, ha causato la morte di almeno 4 persone, e il ferimento di altre 120, di cui alcuni in modo grave. Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti EMERGENZA - Tutte e quattro le vittime, tra cui c'č anche una bambina di un anno, erano residenti del villaggio. I servizi d’emergenza stanno ancora cercando altre 7 persone che risultano disperse. Il fango, altamente corrosivo ha investito il villaggio entrando anche nelle case. La Protezione civile ha lavorato tutta la notte ed č tuttora impegnata a cercare di neutralizzare con gesso il fango alcalino. Secondo la ricostruzione delle autoritŕ lunedě sera i fanghi di lavorazione di un impianto d’alluminio hanno invaso l’area del villaggio fuoriuscendo da una riserva. I fanghi rossi hanno invaso il villaggio, arrivando a investire fino a 230 case. Almeno 120 persone sono andate in ospedale per farsi curare ferite da prodotti chimici. Un portavoce delle autoritŕ di protezione civile ha spiegato che i fanghi potrebbero essere arrivati al fiume Marcal. Le autoritŕ hanno dichiarato lo stato di emergenza su un'area di circa 40 chilometri quadrati. Redazione online 05 ottobre 2010
2010-10-01 Grazie agli incentivi in conto energia Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti Per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. A fine anno la capacità italiana supererà i 2.500 MW Grazie agli incentivi in conto energia Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti Per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. A fine anno la capacità italiana supererà i 2.500 MW (Reuters) (Reuters) ROMA - In Italia sono più di 100 mila gli impianti fotovoltaici entrati in esercizio con il sostegno degli incentivi in conto energia gestiti dal Gse (Gestore dei servizi energetici). Tra vecchio e nuovo conto energia, a fine settembre al Gse risultano infatti in esercizio 100.200 impianti fotovoltaici per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. DATI - Secondo le previsioni del Gse, entro la fine del 2010 la capacità fotovoltaica installata nel nostro Paese supererà i 2.500 MW, quasi mille in più rispetto all'attuale potenza. Nel 2011, inoltre, ci si aspetta che le nuove realizzazioni fotovoltaiche potrebbero raggiungere i 2 mila MW. La Lombardia, con oltre 15 mila impianti, rimane in testa alla classifica delle Regioni con maggior numero di impianti, seguita da Veneto (11 mila impianti) e Emilia Romagna (oltre 9 mila impianti). Per quanto riguarda invece la potenza installata, la Puglia è prima con 320 MW seguita da Lombardia (185 MW) ed Emilia Romagna (140 MW). CONTO ENERGIA - Il conto energia premia la realizzazione di impianti fotovoltaici integrati nelle superfici esterne degli edifici, in sostituzione di coperture in eternit. Il premio consiste in una maggiorazione degli incentivi riconosciuti all’energia elettrica prodotta da tali impianti, premio che è attualmente pari al 5% e che con il terzo Conto Energia diventa pari al 10%. Il premio ha comportato finora la realizzazione di circa 100 MW di impianti fotovoltaici sostitutivi all’eternit, che occupano una superficie di oltre 900 mila metri quadri. Redazione online 30 settembre 2010
2010-09-24 parla il direttore dell’European Fusion Development Agreement Accelera la fusione nucleare: "Fra 15 anni energia dalle stelle" Il professor Francesco Romanelli: "Stiamo lavorando per conseganre al mondo il reattore ITER" parla il direttore dell’European Fusion Development Agreement Accelera la fusione nucleare: "Fra 15 anni energia dalle stelle" Il professor Francesco Romanelli: "Stiamo lavorando per conseganre al mondo il reattore ITER" ROMA - Gli scienziati della fusione nucleare stanno per imprimere un colpo di acceleratore ai loro esperimenti e si pongono un ambizioso traguardo: dimostrare entro il 2026 che i processi energetici del Sole e delle stelle potranno essere utilizzati sulla Terra per alimentare i crescenti bisogni di energia delle nostre società. Il nuovo impegno, e le tappe per raggiungerlo, ci vengono illustrati dal professor Francesco Romanelli, da quest’anno direttore dell’European Fusion Development Agreement (EFDA), il programma comunitario che coordina i laboratori europei impegnati in studi teorici e sperimentali sulla fusione nucleare. Romanelli, che dirige anche il Joint European Tokamak (JET), attualmente la maggiore macchina per esperimenti sulla fusione, collocata a Culham, in Inghilterra, in questi giorni è fra i protagonisti di Frascati Scienza, un vero e proprio festival che vede sfilare per una settimana, dal 18 al 26 settembre, i grandi protagonisti della scienza nazionale e internazionale, con un fitto programma di conferenze, mostre e visite guidate ai laboratori sparsi nella vasta area scientifica a sud di Roma. "Ce la stiamo mettendo tutta per accelerare i nostri programmi e consegnare al mondo entro una decina di anni ITER, il reattore che dovrà dimostrare la fattibilità scientifica della fusione nucleare, aprendo la strada ad altri impianti che sfrutteranno la stessa tecnologia per produrre energia elettrica da immettere nella rete", annuncia Romanelli. ITER, la cui costruzione è già iniziata a Cadarache, in Francia, è un progetto internazionale sottoscritto da Europa, Stati Uniti, Cina, Russia, India, Giappone e Corea del Sud. Quest’anno, dopo una pausa di riflessione dovuta al fatto che i suoi costi di realizzazione sono lievitati, passando da 5 a 10 miliardi di euro, di cui circa la metà a carico dell’Europa (e circa 600 milioni in capo all’Italia), i promotori si sono impegnati a superare gli indugi e ad andare avanti con maggior lena, nella speranza di fornire entro questo secolo un valida soluzione dei problemi energetici planetari, con una fonte di energia praticamente illimitata e relativamente pulita. La fusione, infatti, sfrutta l’enorme energia che si libera quando nuclei di atomi leggerissimi come il deuterio e il trizio (parenti stretti dell’idrogeno), sottoposti ad elevate temperature, fondono. Il processo, pur essendo accompagnato da una consistente attivazione neutronica dei materiali del reattore, tuttavia non produce rifiuti radioattivi di lunghissima vita (decine di migliaia di anni) tipici degli attuali reattori a fissione nucleare. ITER, spiega il professor Romanelli, si basa sul cosiddetto, "confinamento magnetico" già sperimentato da diverse macchine di piccole e medie dimensioni in vari Paesi, fra cui l’Italia. Una miscela di deuterio e trizio, destinata a essere riscaldata fino a diventare un "plasma" a 100 milioni di gradi, è ingabbiata in una camera di acciaio a forma di ciambella, del diametro di circa sei metri . Poiché nessun contenitore metallico potrebbe resistere, il plasma è tenuto sospeso e stretto in un intenso campo magnetico, generato da potenti bobine, in modo da minimizzare il contatto con le pareti della ciambella. Romanelli riassume così la cronologia dei prevedibili risultati, ormai a portata di mano: "Il reattore ITER dovrebbe essere completato entro il 2019, quindi iniziare a funzionare, per alcuni anni, con il solo idrogeno, però senza produrre energia di fusione. Nel 2026 sarà introdotta la più efficiente miscela di deuterio-trizio e, l’anno dopo, dovrebbe essere raggiunto il fondamentale traguardo di ottenere 500 megawatt di potenza, cioè dieci volte più energia di quella impiegata per sostenere il processo di fusione che si auto sostiene. Ma non è finita. Il passaggio da ITER a reattori dimostrativi in grado di fornire elettricità, che saranno realizzati parallelamente in diversi Paesi, potrà avvenire rapidamente se la ricerca su ITER avrà, come crediamo, successo e si investiranno sufficienti risorse nello sviluppo dei materiali per il reattore". Questi risultati, aggiunge lo scienziato, saranno anche il frutto di numerosi esperimenti "di accompagnamento" da attuare in diversi laboratori. La macchina JET, per esempio, che si è già avvicinata alle condizioni di pareggio di potenza, dovrà ripetere nel 2014 questa performance, utilizzando nella camera di contenimento del plasma dei materiali di berillio-tungsteno che poi verranno utilizzati in ITER. Anche in Italia, nei laboratori ENEA di Frascati, è prevista la costruzione di un tokamak che dovrà esplorare il comportamento del plasma in condizioni estreme. "Sono fiducioso che, poco dopo la metà del nostro secolo, la prospettiva dell’energia da fusione diventerà percorribile, naturalmente se i governi continueranno a sostenerci con convinzione –conclude Romanelli–. Basti pensare che il mercato europeo dell’energia assorbe oggi 700 miliardi di euro all’anno. Mentre alla ricerca energetica, di qualunque tipo, vengono destinati solo 2 miliardi di euro all’anno. Una cifra ben modesta se si considera l’importanza strategica del settore". Franco Foresta Martin 23 settembre 2010(ultima modifica: 24 settembre 2010)
Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali Scorie nucleari, ecco le aree Pronta una lista con 52 siti Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l'Agenzia * NOTIZIE CORRELATE * Tremonti boccia l'energia eolica. "Non credete ai mulini a vento" (18 settembre 2010) Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali Scorie nucleari, ecco le aree Pronta una lista con 52 siti Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l'Agenzia Una militante di Greenpeace durante una manifestazione contro il nucleare (Ansa) Una militante di Greenpeace durante una manifestazione contro il nucleare (Ansa) ROMA - La Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, ha individuato 52 aree con le caratteristiche giuste per ospitare il sito per le scorie radioattive. Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, deve essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all'area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell'estate. Così ha voluto il governo, ricordando alla Sogin (ancora commissariata e in attesa di un "normale" consiglio di amministrazione) di rispettare l'articolo 27 del decreto 31 del febbraio scorso che vincola ogni decisione della società alla vigilanza della nascente authority. Anche questo è un altro tassello che porta il programma nucleare a sforare dai tempi programmati. La prima pietra per il nucleare era stata annunciata per il 2013, ora si parla già del 2014. Almeno un anno di ritardo. "Il rischio drammatico che si corre è quello del gioco dell'oca, dove si torna sempre indietro di una casella". La denuncia ufficiale dei tempi più lunghi per avviare la produzione di energia atomica è arrivata dal direttore per lo sviluppo sostenibile del ministero dell'Ambiente Corrado Clini. Intervenendo a un seminario organizzato dall'ambasciata francese e dallo stesso ministero, Clini ha anche affermato che occorre "riconsiderare tutta l'architettura normativa, senza fermare l'avvio delle procedure". Insomma un pasticcio complicato dall'assenza ormai da 5 mesi del ministro competente. Così alla Sogin non si riesce a nominare il vertice (5 membri) e la società resta commissariata nelle persone di Francesco Mazzuca e del suo vice Giuseppe Nucci. Clini ieri ha avvertito di muoversi con i piedi di piombo. Il rischio è di rovinare tutto scatenando la rivolta delle popolazioni. "Dobbiamo evitare quello che è accaduto con il deposito unico di Scanzano Jonico - ha affermato - non si può decidere che si va lì se prima non si sono verificate le condizioni di fattibilità". Roberto Bagnoli 23 settembre 2010(ultima modifica: 24 settembre 2010)
2010-09-23 Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali Scorie nucleari, ecco le aree Pronta una lista con 52 siti Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l'Agenzia * NOTIZIE CORRELATE * Tremonti boccia l'energia eolica. "Non credete ai mulini a vento" (18 settembre 2010) Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali Scorie nucleari, ecco le aree Pronta una lista con 52 siti Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l'Agenzia Una militante di Greenpeace durante una manifestazione contro il nucleare (Ansa) Una militante di Greenpeace durante una manifestazione contro il nucleare (Ansa) ROMA - La Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, ha individuato 52 aree con le caratteristiche giuste per ospitare il sito per le scorie radioattive. Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, deve essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all'area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell'estate. Così ha voluto il governo, ricordando alla Sogin (ancora commissariata e in attesa di un "normale" consiglio di amministrazione) di rispettare l'articolo 27 del decreto 31 del febbraio scorso che vincola ogni decisione della società alla vigilanza della nascente authority. Anche questo è un altro tassello che porta il programma nucleare a sforare dai tempi programmati. La prima pietra per il nucleare era stata annunciata per il 2013, ora si parla già del 2014. Almeno un anno di ritardo. "Il rischio drammatico che si corre è quello del gioco dell'oca, dove si torna sempre indietro di una casella". La denuncia ufficiale dei tempi più lunghi per avviare la produzione di energia atomica è arrivata dal direttore per lo sviluppo sostenibile del ministero dell'Ambiente Corrado Clini. Intervenendo a un seminario organizzato dall'ambasciata francese e dallo stesso ministero, Clini ha anche affermato che occorre "riconsiderare tutta l'architettura normativa, senza fermare l'avvio delle procedure". Insomma un pasticcio complicato dall'assenza ormai da 5 mesi del ministro competente. Così alla Sogin non si riesce a nominare il vertice (5 membri) e la società resta commissariata nelle persone di Francesco Mazzuca e del suo vice Giuseppe Nucci. Clini ieri ha avvertito di muoversi con i piedi di piombo. Il rischio è di rovinare tutto scatenando la rivolta delle popolazioni. "Dobbiamo evitare quello che è accaduto con il deposito unico di Scanzano Jonico - ha affermato - non si può decidere che si va lì se prima non si sono verificate le condizioni di fattibilità". Roberto Bagnoli 23 settembre 2010
2010-09-06 Trovato l'accordo nella coalizione del governo Merkel Germania: prorogata di 12 anni la vita delle centrali nucleari Gli impianti più vecchi otterranno una proroga di otto anni, mentre quelli più recenti di quattordici Trovato l'accordo nella coalizione del governo Merkel Germania: prorogata di 12 anni la vita delle centrali nucleari Gli impianti più vecchi otterranno una proroga di otto anni, mentre quelli più recenti di quattordici Proteste in Germania contro la decisione del governo Merkel (Afp) Proteste in Germania contro la decisione del governo Merkel (Afp) BERLINO - La vita delle 17 centrali nucleari tedesche sarà prolungata in media di dodici anni. Lo ha annunciato il cancelliere Angela Merkel dopo un accordo interno alla coalizione di governo trovato al termine di una riunione di quasi dodici ore alla cancelleria. Le sette centrali più vecchie otterranno una proroga di otto anni, mentre le dieci più recenti di 14. "Abbiamo trovato il modo di far progredire la Germania", ha commentato il ministro dell’Economia, Rainer Brüderle. Merkel ha aggiunto di non essere sicura al 100% di quando l'ultima centrale nucleare verrà chiusa. INVESTIMENTI - Il cancelliere ha detto che gli utili generati da questo provvedimento verranno usati per espandere l'industria delle energie rinnovabili e i gestori delle centrali atomiche dovranno investire ulteriori somme nella sicurezza degli impianti. Tutti i ricavi dalla vendita di diritti di emissione di CO2 verranno usati per le rinnovabili e la protezione dell'ambiente. "Dovrebbero essere oltre i due miliardi di euro l'anno", ha detto Angela Merkel. PROTESTE - L'intesa dovrà ora essere approvata dal Parlamento tedesco, ma Merkel si è detta "fiduciosa" sul via libera. Secondo l’accordo i gestori delle centrali dovranno investire una parte dei guadagni per lo sviluppo di energie rinnovabili. Migliaia di attivisti contrari al nucleare si erano riuniti domenica davanti all'ufficio della Merkel a Berlino. I leader dei partiti di opposizione Spd e Verdi, la cui coalizione di governo approvò dieci anni fa le legge per la chiusura delle centrali entro il 2020, hanno preannunciato "un autunno caldo" di proteste. SONDAGGI - Il cancelliere Merkel, il cui governo deve fronteggiare sondaggi sfavorevoli in vista delle elezioni regionali del 2011, punta sul nucleare. I tedeschi però non sono convinti sulla sicurezza degli impianti e sulle proposte per lo stoccaggio delle scorie nucleari pur se in molti approvano il prolungamento della vita delle centrali. Il governo sta cercando di far approvare una tassa di 9 euro per megawatt-ora sull'elettricità di origine nucleare. Si tratta di 300 milioni di euro annui per il 2010 e il 2011, di 200 milioni l'anno tra il 2013 e il 2016, che secondo il piano serviranno a finanziare le energie rinnovabili. Redazione online 06 settembre 2010
2010-09-03 salvati i tredici dipendenti nel Golfo del Messico, uno è ferito Rientra l'emergenza dopo lo scoppio ma la zona resta sotto osservazione La Guardia costiera ha detto che non ci sono perdite di petrolio ma i mezzi rimangono nel luogo dell'incidente * NOTIZIE CORRELATE * La cronistoria del disastro della piattaforma Bp * La mappa salvati i tredici dipendenti nel Golfo del Messico, uno è ferito Rientra l'emergenza dopo lo scoppio ma la zona resta sotto osservazione La Guardia costiera ha detto che non ci sono perdite di petrolio ma i mezzi rimangono nel luogo dell'incidente La piattaforma Vermilion Bay (Ap) La piattaforma Vermilion Bay (Ap) NEW YORK - Sul nuovo incidente alla piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico il capitano della Guardia Costiera Peter Troedsson ha provato a fare chiarezza, dopo una serie di versioni contrastanti sui rischi ambientali che corre una zona già duramente segnata dalla vicenda della Bp: "L'incendio è spento, e gli elicotteri e le navi della Guardia Costiera sul posto non segnalano alcuna perdita. Ma continuiamo a sorvegliare la situazione per essere certi che non vi siano cambiamenti". È quindi sotto controllo la situazione che, per qualche ora, ha fatto temere una nuova marea nera nel Golfo del Messico. Non si è ripetuta l'emergenza scatenata nell'aprile scorso dall'affondamento della Deepwater Horizon che ha rovesciato in mare cinque milioni di barili greggio da un pozzo della Bp. La Guardia Costiera ha confermato che le fiamme sulla piattaforma sono state spente dopo cinque ore e che non vi sono perdite di petrolio. La Mariner Energy, proprietaria della piattaforma Vermilion Bay, aveva escluso ogni perdita di greggio perché i sette pozzi erano stati subito chiusi. C'era stato però un allarme per l'avvistamento di una macchia lucida lunga circa un miglio. La piattaforma continuerà comunque a essere monitorata nei prossimi giorni. L'incidente ha riportato in primo piano i rischi degli impianti off-shore, già al centro di un aceso dibattito negli Usa. SALVATE 13 PERSONE - I tredici lavoratori coinvolti nell'incidente sono stati soccorsi dopo che si erano buttati in acqua con i giubbotti salvagente in attesa di aiuto. La Guardia costiera statunitense ha reso noto che sono stati tratti tutti in salvo a bordo di un'imbarcazione privata, senza precisare le condizioni di un uomo che secondo le prime notizie sarebbe rimasto ferito dalle fiamme. POLEMICHE SULLA SICUREZZA - Dopo che si è sfiorata un'altra marea nera nel Golfo del Messico gli ambientalisti sostengono che dal disastro della Bp non sono state tratte lezioni. "L'incidente dell'aprile scorso doveva essere un campanello d'allarme e invece non è stato così. Oggi l'allarme è suonato nuovamente", ha detto in un comunicato Michael Brune, direttore esecutivo del gruppo ambientalista Sierra Club. "L'industria petrolifera continua a inveire contro le regolamentazioni, ma è chiaro a tutti che l'approccio attuale alle trivellazioni offshore è semplicemente troppo pericoloso", si legge ancora nel comunicato. La piattaforma della Mariner è situata in acque basse, a 105 metri dal suolo del Golfo e i responsabili sostengono che nel caso di una perdita, l'intervento sarebbe stato molto più facile rispetto a quanto accaduto con la Deepwater Horizon. Intanto, secondo quanto riporta il New York Times, la Bp sostiene che il bando sulle trivellazioni renderà più difficile andare avanti con i risarcimenti dovuti dopo i danni ambientali provocati dall'esplosione dell'impianto nell'aprile scorso. Il colosso petrolifero britannico ha inoltre informato che, a oggi, la perdita nel Golfo del Messico seguita quella esplosione è costata al gruppo circa 8 miliardi di dollari, e che la Deepwater Horizon verrà definitivamente chiusa fra due settimane. Redazione online 02 settembre 2010(ultima modifica: 03 settembre 2010)
2010-09-02 salvati i tredici dipendenti, uno è ferito Louisiana, esplode un'altra piattaforma Guardia costiera: "Fuoriesce petrolio" L'incidente nel Golfo del Messico, 80 miglia a sud di Grand Isle. La compagnia aveva escluso uscite di greggio * NOTIZIE CORRELATE * La cronistoria del disastro della piattaforma Bp * La mappa salvati i tredici dipendenti, uno è ferito Louisiana, esplode un'altra piattaforma Guardia costiera: "Fuoriesce petrolio" L'incidente nel Golfo del Messico, 80 miglia a sud di Grand Isle. La compagnia aveva escluso uscite di greggio NEW YORK - Un nuovo allarme nel Golfo del Messico dove, 80 miglia (circa 130 km) a sud di Grand Isle, in Louisiana, di fronte a Vermilion Bay, è esplosa un'altra piattaforma petrolifera dalla quale si è diffusa una scia di greggio di quasi 2 chilometri e larga 30 metri. Sul posto sono intervenuti mezzi della guardia costiera. I tredici lavoratori coinvolti nell'incidente sono stati soccorsi. Gli uomini, dopo lo scoppio, si erano buttati in acqua con i giubbotti salvagente in attesa di aiuto. La Guardia costiera statunitense ha reso noto che sono stati tratti tutti in salvo a bordo di un'imbarcazione privata, senza precisare le condizioni di un uomo che secondo le prime notizie sarebbe rimasto ferito dalle fiamme. CAUSE SCONOSCIUTE - Secondo la Guardia costiera dalla piattaforma "fuoriesce petrolio", mentre in precedenza la Mariner Energy, proprietaria della Vermilion Bay, sosteneva che non c'era stata "alcuna fuga di greggio" dall'impianto. La struttura, inoltre, era in manutenzione e non risultava operativa. In una nota diffusa alla stampa, la società specifica che "le cause dell'incidente non sono conosciute". Il pozzo nell'ultima settimana di agosto a regime trattava in media 263 mila metri cubi di gas e 1.400 barili di greggio e condensato al giorno. IMPIANTO IN MANUTENZIONE - La deflagrazione è avvenuta alle 9 locali (le 16 in Italia). Il portavoce della Guardia costiera, Bill Colclough, alla televisione locale Wwltv ha fornito le prime notizie dichiarando che "otto elicotteri della Guardia costiera, quattro da New Orleans e quattro da Houston, si sono diretti sul luogo dell'esplosione. La piattaforma si trova a oltre 300 chilometri da quella della Bp esplosa cinque mesi fa". A differenza di quella della Bp, che ha provocato il più grave disastro ambientale statunitense, questa si trova a minore profondità. "Stiamo raccogliendo tutte le informazioni - si legge in un comunicato della Guardia costiera - circa eventuale pericolo per l'ambiente. A ogni modo stiamo portando in zona tutte le attrezzature di primo intervento in caso dovessero servire". CASA BIANCA - Robert Gibbs, portavoce della Casa Bianca, aveva detto che Washington stava monitorando la situazione e comunque era pronta a intervenire nel caso di fuoriuscite di petrolio. Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, ha annunciato che la produzione di greggio dalla piattaforma è stata interrotta. Il governatore ha anche chiarito che le fiamme, che stanno ancora bruciando, sono alimentate dal petrolio stoccato sulla piattaforma e non dal flusso proveniente dal pozzo. BORSA - Le prime notizie dell'incidente hanno fatto salire di 40 centesimi il costo del greggio alla Borsa di New York, raggiungendo i 74,53 dollari al barile, perché all'esplosione si sono aggiunti i problemi che l'uragano Earl porterà alle infrastrutture estrattive della costa della Carolina del nord. Le azioni della Mariner Energy sono invece scese del 2% a 22,93 dollari dopo le prime notizie dell'esplosione. Anche i titoli di Apache, che era in procinto di comprare la Mariner Energy, sono scivolate dell'1,3% a 91,18 dollari. Redazione online 02 settembre 2010
2010-08-04 GOLFO DEL MESSICO Marea nera, la Bp annuncia: "Siamo riusciti a tappare il pozzo" L'operazione "static kill" ha raggiunto l’obiettivo perseguito. Cemento e fango per chiudere la falla * NOTIZIE CORRELATE * Marea nera, cambio al vertice per la Bp. L'ad Hayward lascia dopo le accuse (27 luglio 2010) * Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera" (23 giugno 2010) * Affonda in mare la piattaforma petrolifera esplosa due giorni fa (23 aprile 2010) GOLFO DEL MESSICO Marea nera, la Bp annuncia: "Siamo riusciti a tappare il pozzo" L'operazione "static kill" ha raggiunto l’obiettivo perseguito. Cemento e fango per chiudere la falla NEW ORLEANS (Louisiana) - L’operazione "static kill", finalizzata a ’tappare’ il pozzo di petrolio che ha originato la marea nera nel Golfo del Messico, ha raggiunto "l’obiettivo perseguito". Lo ha annunciato la British Petroleum (Bp). CEMENTO E FANGO - La falla petrolifera che ha causato il disastro ambientale nel nel Golfo del Messico è stata quindi tappata con l'ineizione di cemento e fango che doveva spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito situato 4mila metri sotto la superficie marina. Una operazione che non era mai avvenuta a tali profondità. "Il pozzo viene sorvegliato, secondo la procedura, per assicurare che la pressione resti stabile", scrive la Bp, aggiungendo che "in base ai risultati di questo monitoraggio si capirà se saranno necessarie nuove iniezioni di fango o meno". Bp scrive anche che la collaborazione con l'ammiraglio Thad Allen, responsabile del coordinamento delle operazioni nel Golfo del Messico per il governo Usa, continuerà "per determinare la prossima tappa (di Static Kill), quando decideremo se iniettare del cemento nel pozzo attraverso la stessa condotta". Redazione online 04 agosto 2010
LA SCHEDA Marea nera: un'emergenza lunga 106 giorni Tutto ebbe inizio il 20 aprile scorso nel Golfo del Messico * NOTIZIE CORRELATE * Marea nera, cambio al vertice per la Bp. L'ad Hayward lascia dopo le accuse (27 luglio 2010) * Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera" (23 giugno 2010) * Affonda in mare la piattaforma petrolifera esplosa due giorni fa (23 aprile 2010) LA SCHEDA Marea nera: un'emergenza lunga 106 giorni Tutto ebbe inizio il 20 aprile scorso nel Golfo del Messico WASHINGTON - L'operazione Static Kill, dopo 106 giorni, avrebbe messo fine all'emergenza nel Golfo del Messico, almeno per quanto riguarda i rischi di una nuova fuga di petrolio. Queste le date principali della vicenda. 20 APRILE 2010: Esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon, della società svizzera Transocean ma gestita dalla britannica BP. Undici i morti. La piattaforma è collocata a una settantina di chilometri dalle coste della Louisiana ed estrae petrolio dal pozzo Macondo, che si trova a 1.500 metri di profondità. Il pozzo raggiunge una profondità di 4 mila metri. 22 APRILE: Affonda la piattaforma, petrolio esce a fiotti. 29 APRILE: Il presidente Usa, Barack Obama, impegna "ogni singola risorsa disponibile", comprese le forze armate, per contenere la marea e dice che Bp è responsabile del disastro. 30 APRILE: L'ad di Bp, Tony Hauward, riconosce la "piena responsabilita" della società. Bp comunica che le perdite sono contenute tra i 1.000 e i 5.000 barili al giorno. 2 MAGGIO: Obama visita le zone colpite. Gli Usa vietano la pesca e la navigazione turistica in buona parte del Golfo. 7 MAGGIO: Fallisce primo tentativo di mettere il "tappo". 19 MAGGIO: Marea nera arriva sulle coste della Louisiana. 29 MAGGIO: Fallisce secondo tentativo di mettere il tappo. 1 GIUGNO: Il Dipartimento di Giustizia Usa apre un' inchiesta criminale sull'incidente. 10 GIUGNO: Il primo ministro britannico, David Cameron, per la prima volta dichiara che il governo è pronto ad aiutare Bp. 16 GIUGNO: Accordo tra Bp e Casa Bianca per l'istituzione di un fondo da 20 miliardi di dollari per pagare i danni. 17 GIUGNO: Hayward attaccato e criticato al Congresso Usa. 20 GIUGNO: Compaiono i primi documenti interni di Bp in cui si parla di perdite potenziali di 100 mila barili al giorno. 15 LUGLIO: Fermata per la prima volta la perdita. Sul pozzo viene messo un "tappo" di alcune tonnellate. 19 LUGLIO: Bp comunica perdite di 3,95 miliardi di dollari. 27 LUGLIO: Bp nomina l'americano Bob Dudley nuovo amministratore delegato, precisando che Hayward resta in carica fino all'1 ottobre. 2 AGOSTO: Bp e Usa comunicano ufficialmente che i barili di petrolio persi in mare sono stati quasi 5 milioni. 3 AGOSTO: Comincia operazione "static kill" per la chiusura definitiva del pozzo con iniezioni di fango. (fonte: Ansa)
04 agosto 2010
2010-07-28 Scarsa la fuoriuscita di greggio. nell'incidente ferito un marinaio Esplosione su petroliera nel Golfo "Nessun attacco, un'onda anomala" La nave, giapponese, danneggiata da uno scoppio vicino allo stretto di Hormuz, nelle acque fra l'Oman e l'Iran Scarsa la fuoriuscita di greggio. nell'incidente ferito un marinaio Esplosione su petroliera nel Golfo "Nessun attacco, un'onda anomala" La nave, giapponese, danneggiata da uno scoppio vicino allo stretto di Hormuz, nelle acque fra l'Oman e l'Iran Lo stretto di Hormuz visto dal setellite Lo stretto di Hormuz visto dal setellite TOKYO - Una petroliera giapponese è stata danneggiata da un'esplosione vicino allo stretto di Hormuz, nelle acque fra l'Oman e l'Iran. All'inizio si era addirittura temuto un attacco terroristico, dopo la testimonianza di un membro dell'equipaggio. Sarebbe però stata un'onda anomala a provocare l'esplosione a bordo e i conseguenti danni. La versione è stata accreditata da un funzionario dell'autorità portuale degli Emirati arabi uniti, che a sua volta ha citato le testimonianze di membri dell'equipaggio. SCARSA FUORIUSCITA DI GREGGIO, UN FERITO - La nave presenta alcuni danni al ponte superiore ed è attraccata nel porto di Fujairah, negli Emirati, per dei controlli. Quindi dovrebbe riprendere il viaggio verso il Giappone. La società proprietaria, la Mitsui Osk, ha riferito al ministero dei Trasporti nipponico che l'episodio ha provocato un solo ferito, mentre dal cargo di grande stazza non c'è stata apprezzabile fuoriuscita di greggio (ne trasportava 270mila tonnellate). Lo Stretto di Hormuz collega il Golfo Persico - con i porti di ricchi Paesi petroliferi come Kuwait, Bahrain e Qatar - e l'Oceano Indiano ed è un canale altamente strategico per le forniture energetiche globali 28 luglio 2010
2010-07-27 PER IL MANAGER una buonuscita milionaria Marea nera, cambio al vertice per la Bp L'ad Hayward lascia dopo le accuse Avrò un nuovo incarico in una joint-venture russa. Al suo posto l'americano Dudley. PER IL MANAGER una buonuscita milionaria Marea nera, cambio al vertice per la Bp L'ad Hayward lascia dopo le accuse Avrò un nuovo incarico in una joint-venture russa. Al suo posto l'americano Dudley. MILANO - Cambio al vertice per il gruppo petrolifero Bp. La compagnia britannica ha confermato che l'amministratore delegato, Tony Hayward, lascerà il suo incarico a ottobre. La Bp ha aggiunto che il suo posto verrà preso dall'americano Bob Dudley, 54 anni. MAREA NERA - Hayward, 53 anni, abbandona l'incarico in seguito alle durissime critiche sulla gestione del disastro della marea nera sprigionata nel Golfo del Messico a partire dal 20 aprile scorso, dopo l'esplosione di una piattaforma petrolifera. La Bp ha precisato che Dudley - che da giugno supervisiona le operazioni per contrastare le perdite di greggio - si stabilirà a Londra e passerà le sue attuali mansioni negli Stati Uniti a Lamar McKay, presidente di Bp America. Hayward rimarrà nel consiglio di amministrazione fino al 30 novembre e la compagnia intende assegnargli l'incarico di direttore non esecutivo di Tnk-Bp, la sua joint-venture russa. BUONUSCITA - In un comunicato ufficiale, la Bp ha spiegato che la decisione sull’avvicendamento è stata presa a seguito di un "accordo consensuale". Hayward riceverà un anno di stipendio come buonuscita: non ci sono cifre ufficiali, ma si parla di una forbice tra uno e 10,8 milioni di sterline. Il gigante petrolifero britannico ha annunciato inoltre che a causa del disastro della marea nera le sue perdite per il secondo trimestre dell'anno sono state di 16,9 miliardi di dollari. La compagnia ha anche fatto sapere di aver messo a bilancio una previsione di spesa di 32,2 miliardi di dollari (tasse esclude) a fronte di un attivo di 30 miliardi di dollari nei prossimi 18 mesi. Redazione online 27 luglio 2010
2010-07-26 l'allarme Boschi: fermare subito il Civis Minaccia la stabilità delle Due Torri Il presidente dell'istituto di vulcanologia: "Il centro di Bologna non è né sano né robusto, ma fragile" Il Pdl porterà il caso sul tavolo di tre ministri Le Due Torri Le Due Torri * [NOTIZIE CORRELATE] * -Tu cosa faresti, a questo punto? Vota il sondaggio * -La soprintendente Grifoni: fermare il Civis? Meglio ridurre i bus in centro Il Civis? Va fermato "assolutamente tutto": il filobus potrebbe mettere a rischio la stabilità degli edifici del centro, a partire dalle Due Torri. È l'allarme lanciato da Enzo Boschi, presidente dell'istituto di vulcanologia. SUBSIDENZA - "Non voglio fare paura", premette Boschi, ma i dati - dice - parlano chiaro: il centro di Bologna, per effetto della subsidenza, si abbassa e risente delle scosse sismiche dell’Appennino (specie in zone alluvionali come sono alcune porzioni del sottosuolo nel cuore cittadino) e se a questo si aggiungerà il passaggio della filotramvia, "veicolo pesantissimo", con frequenze ravvicinate, questo non farà bene ai palazzi del centro "che non è sano nè robusto, ma fragile. La questione dei danni agli edifici è seria: è da prendere seriamente in considerazione". DUE TORRI - Quanto alle Due Torri, Boschi non va molto per il sottile. Il loro crollo "è da mettere in conto", dice. "È una questione di prevenzione - spiega il vulcanologo- le Due torri possono crollare? Sì. Se le vogliamo conservare dobbiamo fare qualcosa. È la prevenzione, ma non fa notizia come un crollo". Nel caso delle Due torri, prevenzione significa non far passare il Civis ai loro piedi. È bene evitare "vibrazioni su edifici non particolarmente forti, come sono quelli del centro", insiste Boschi confidando nel commissario Anna Maria Cancellieri. "L’ho conosciuta a Catania, una delle zone più a rischio del mondo, e l’ho trovata molto attenta a questi problemi. Spero che trovi il coraggio di bloccare tutto immediatamente". CIVIS - Boschi ricorda che dei problemi del passaggio in centro del tram lui parlava già nel 1985 in una campagna elettorale che lo vedeva al fianco di Beniamino Andreatta. Oggi invece ci sono studi e misure che attestano l’accelerarsi della subsidenza (che varia da zona a zona a Bologna) e sarebbe bene fare dei calcoli sull’impatto che la frequenza del Civis può avere su edifici antichi. Quello del tram, sottolinea ancora il vulcanologo, "è un progetto vecchio di 25 anni quando alcune cose non erano note". Ecco perché, secondo lui, "bisognerebbe assolutamente fermare tutto". Al fianco di Boschi, annuiscono l’ingegnere Giovanni Salizzoni e Claudio Bertolazzi. "Le vibrazioni degli autobus peggiorano ogni giorno la stabilità degli edifici e quindi ne andrebbe vietato il passaggio in centro, quindi anche del Civis: sono causa di degrado e distruzione. Meglio sostituirli con piccoli veicoli", spiega l’ex braccio destro di Giorgio Guazzaloca. Bertolazzi ricorda invece la possibile frequenza del Civis che oscilla fra i 90 e i 210 secondi causando "vibrazioni che peseranno sulle case". IL PDL - L'allarme di Boschi viene lanciato durante una conferenza stampa del Pdl. E il deputato e coordinatore cittadino berlusconiano, Fabio Garagnani, assicura che da domani il "caso" Civis sarà sul tavolo di tre ministeri: dei Beni culturali, delle Infrastrutture e dell'Ambiente.
26 luglio 2010
Occupata la centrale idroelettrica di Aripuanà, nel Mato Grosso Rivolta in Amazzonia: gli indios sequestrano cento operai Gli indigeni chiedono un indennizzo per i danni e l'impatto sulla loro vita causati dalla deviazione dei fiumi Occupata la centrale idroelettrica di Aripuanà, nel Mato Grosso Rivolta in Amazzonia: gli indios sequestrano cento operai Gli indigeni chiedono un indennizzo per i danni e l'impatto sulla loro vita causati dalla deviazione dei fiumi Uso della dinamite nella zona della centrale idroelettrica di Aripuanà, in Mato Grosso Uso della dinamite nella zona della centrale idroelettrica di Aripuanà, in Mato Grosso SAN PAOLO - Si sono dipinti con i colori di guerra e l'hanno iniziata. Nell'Amazzonia brasiliana è scoppiata l'ennesima rivolta di indios che vogliono difendere il loro territorio. Centinaia di indigeni hanno occupato, armati di archi e mazze, la centrale idroelettrica di Aripuanà, nel Mato Grosso, e hanno preso in ostaggio oltre cento operai. INDENNIZZO PER LA DEVIAZIONE DEI FIUMI - Gli indigeni, che appartengono a sei etnie locali, chiedono un indennizzo per i danni e l'impatto sulla loro vita causati dalla deviazione dei fiumi della regione per costruire la centrale di Dardanelos. Una delle principali recriminazioni degli indios è che il bacino formato dalla diga sommergerà un grande cimitero tradizionale. Secondo le testimonianze raccolte dalla tv brasiliana, circa 250 indios armati e dipinti con i colori di guerra sarebbero penetrati nel cantiere di Dardanelos, minacciando i dipendenti. Cinque dirigenti sono stati rilasciati, ma gli operai del cantiere sono stati tenuti in ostaggio in attesa che inizino le trattative con l'impresa responsabile per la costruzione, iniziata tre anni fa. Il Funai, l'ente statale incaricato della protezione degli indios, farà da intermediario tra i contendenti. 26 luglio 2010
2010-07-25 gli usa indagano su PRESUNTE PRESSIONI per la liberazione di Abdelbaset Al Megrahi Bp, cinque perforazioni al largo della Libia La società ha ottenuto i diritti di esplorazione nel golfo della Sirte nel 2007, per novecento milioni di dollari * NOTIZIE CORRELATE * Marea nera, il dispositivo d'allarme disattivato mesi prima dell'esplosione (24 luglio 2010) * La cronistoria gli usa indagano su PRESUNTE PRESSIONI per la liberazione di Abdelbaset Al Megrahi Bp, cinque perforazioni al largo della Libia La società ha ottenuto i diritti di esplorazione nel golfo della Sirte nel 2007, per novecento milioni di dollari LONDRA - La British Petroleum sta preparando cinque perforazioni al largo delle coste libiche. La notizia, anticipata dal Financial Times, è stata confermata da un portavoce della società inglese, David Nicholas. In virtù di un accordo con Tripoli siglato nel 2007 (e sbloccato recentemente), Bp ha ottenuto i diritti di esplorazione dei possibili giacimenti nel golfo della Sirte (mappa) per 900 milioni di dollari. Le operazioni off-shore avverranno a una profondità di 1.700 metri, 200 in più rispetto a quella del giacimento Macondo nel golfo del Messico, che il 20 aprile ha dato origine alla marea nera. La notizia riguarda da vicino anche l'Italia dato che le ricerche saranno effettuate in pieno Mediterraneo, a poco più di 500 chilometri dalle coste siciliane. TIMORI IN ITALIA - E anche se la Bp ha assicurato che farà tesoro della nefasta esperienza, c'è - tra gli ambientalisti e non solo - chi pensa al peggio. Come il presidente della commissione Ambiente del Senato Antonio D'Alì che, citato dal Ft, si dice "preoccupatissimo" per i piani della compagnia britannica. "Il problema - afferma il senatore siciliano - non è la Bp o la Libia. Il fatto è che il mare non ha confini e se capitano incidenti, che siano in acque nazionali o internazionali, gli effetti si fanno sentire in tutto il Mediterraneo. Considerato che stiamo parlando già di uno dei mari più inquinati dal petrolio di tutto il mondo, le conseguenze di un disastro potrebbero essere irreversibili". In effetti ogni anno il "Mare Nostrum" è attraversato da circa un milione di tonnellate di petrolio e, secondo alcune stime, centinaia di migliaia di tonnellate vengono involontariamente disperse da petroliere, raffinerie e oleodotti vari, con effetti devastanti su balene, delfini e tutta la fauna marina. La Bp ha messo le mani avanti dicendo che nella remota eventualità di un nuovo disastro ha in cantiere "dettagliati piani d'emergenza". IL CASO AL MEGRAHI - Il portavoce della Bp ha detto che "le perforazioni inizieranno nelle prossime settimane". "Non le abbiamo ancora calendarizzate" ha aggiunto Nicholas, precisando che ogni perforazione necessita di "sei mesi o più". Il tutto avviene mentre la commissione Esteri del Senato americano si prepara a occuparsi (il prossimo 29 luglio) delle presunte pressioni che la Bp avrebbe esercitato sulle autorità britanniche per la liberazione di Abdelbaset Al Megrahi - il libico condannato per l'attentato di Lockerbie del 1988 (in cui morirono 259 persone) - in cambio del contratto di esplorazione. Al Meghrai, condannato all'ergastolo nel 2001, è stato effettivamente liberato dalla Scozia nel 2009 per ragioni di salute. ACCORDO CON L'EGITTO - Il 19 luglio Bp ha siglato un accordo anche con l'Egitto, in particolare con la Egyptian General Petroleum Corp., per lo sviluppo di due giacimenti di gas off-shore. È il contratto più rilevante siglato dalla società dall'esplosione della Deepwater Horizon che ha causato il più grande disastro ecologico della storia americana. I due giacimenti produrranno 900 milioni di metri cubi di gas dal 2014. Redazione online 24 luglio 2010
Ferie d’agosto Quando il turismo diventa gesto politico Le vacanze "forzate" della famiglia Obama nel catrame del Golfo Dopo le polemiche per la "fuga" nel Maine Ferie d’agosto Quando il turismo diventa gesto politico Le vacanze "forzate" della famiglia Obama nel catrame del Golfo Dopo le polemiche per la "fuga" nel Maine dal nostro corrispondente NEW YORK — Quand’era presidente, Bill Clinton avrebbe preferito trascorrere le vacanze a Martha’s Vineyard, l’isola dell'intellighenzia snob e di sinistra. Ma il suo guru Dick Morris lo costrinse più di una volta a scegliere le Montagne Rocciose. "Gli americani erano stufi delle sue foto vacanziere tra yacht e feste esclusive dei ricchi e famosi — rievoca Morris —. Per risollevare i sondaggi, Bill mi ubbidì, pur odiando le Rocky Mountains". La famiglia Obama nel Maine (Ap/Dharapak) La famiglia Obama nel Maine (Ap/Dharapak) Quindici anni dopo Barack Obama è costretto a fare lo stesso. La First Family ha cambiato i piani delle sue vacanze estive e nella settimana di ferragosto andrà sul Golfo del Messico devastato dalla marea nera. Nei giorni scorsi sia il presidente sia la First Lady avevano pubblicamente incoraggiato gli americani a trascorrere le ferie lungo la costa del Golfo del Messico per sostenere il turismo, in crisi a causa del petrolio. Così, quando lo scorso 16 luglio gli Obama hanno trascorso un lungo weekend tra le ombreggiate foreste del Maine, lontano anni luce dal catrame incandescente del Golfo, i repubblicani sono insorti. "Parlano bene e razzolano male", aveva tuonato il sito web dell'ultraconservatrice Michelle Malkin. Il Republican National Committee (Rnc) aveva lanciato un sito web per denunciare tutti "i passi falsi" di un presidente accusato di "spassarsela mentre il Golfo brucia". In cima alla lista delle gaffe: aver continuato a giocare a golf e ad andare ai concerti anche nei momenti più critici dell’emergenza che ha messo in ginocchio l’economia di ben quattro stati. L’Rnc non ha resistito alla tentazione di pareggiare i conti. Quand’era presidente, George W. Bush era stato letteralmente massacrato dalla stampa liberal per la sua propensione alle ferie. "977 giorni in 8 anni", precisa Mark Knoller, corrispondente della Cbs. L’ex presidente passava così tanto tempo a Crawford che il suo ranch texano era stato ribattezzato "la Casa Bianca del West". Alcuni degli eventi più importanti della sua amministrazione l’hanno colto, sereno e abbronzato, tra mucche e cavalli: dalla condanna di Saddam Hussein all’assassinio di Benazir Bhutto. Per arginare l’ondata di critiche, il suo portavoce Ari Fleischer fece stampare delle t-shirt con la lista di tutti i viaggi di lavoro intrapresi da Bush a Crawford. Ma l'uso strumentale della vacanza non è una novità. Ronald Reagan correva a cavallo ogni mattina durante le visite al suo ranch di Santa Barbara, passando i pomeriggi a tagliare legna. "Due attività studiate a tavolino per rafforzare la sua immagine pubblica di ruvido cowboy", teorizza Martha Joynt Kumar, docente di studi presidenziali alla Towson Universtity, "per un elettore della East Coast quella non assomigliava affatto ad una vacanza". Ma se il calcolo è identico, le strategie cambiano. Bush disse addio al golf nell’agosto 2003, dopo l’attentato contro il quartier generale Onu di Bagdad "perché — spiegò — giocare a golf durante una guerra manda il segnale sbagliato al Paese". Pur essendo anche lui un presidente di guerra, Obama non ha mai smesso di praticare sport. Ad agosto gli Obama non rinunceranno a una vacanza vera e propria a Martha’s Vineyard, dove sono di casa da anni. Ma anche se si sforza di non apparire schiavo dei sondaggi, il presidente deve fare i conti con un tabù. "Nessun presidente americano può permettersi di varcare le frontiere per andare in vacanza all’estero come fanno molti leader europei", spiega Fleischer. "Sarebbe un passo falso che nessuno gli perdonerebbe ". Alessandra Farkas 24 luglio 2010
ma la Transocean: scelta intenzionale e conforme a consolidate pratiche marine Marea nera, il dispositivo d'allarme disattivato mesi prima dell'esplosione Le accuse di un tecnico della Deepwater Horizon: "Non volevano che la gente fosse svegliata alle tre del mattino" * NOTIZIE CORRELATE * In arrivo la tempesta Bonnie (23 luglio 2010) * I colossi del petrolio si uniscono per aiutare Obama (22 luglio 2010) * Bp tarocca le foto delle operazioni di bonifica, ma i blogger se ne accorgono (22 luglio 2010) * Marea nera: la cronistoria ma la Transocean: scelta intenzionale e conforme a consolidate pratiche marine Marea nera, il dispositivo d'allarme disattivato mesi prima dell'esplosione Le accuse di un tecnico della Deepwater Horizon: "Non volevano che la gente fosse svegliata alle tre del mattino" MILANO - Il dispositivo d'allarme installato sulla piattaforma Deepwater Horizon era stato disattivato alcuni mesi prima del 20 aprile, giorno dell'incidente che ha causato la marea nera nel Golfo del Messico. È la testimonianza resa dal capo dei tecnici della piattaforma durante un'audizione a New Orleans. Mike Williams, capo degli elettrotecnici impegnati sulla piattaforma, ha dichiarato che l'allarme era stato disattivato "alcuni mesi prima" per evitare che si mettesse a suonare in piena notte. Il segnale - ha spiegato - veniva comunque registrato su un computer, ma era stato disattivato il dispositivo che faceva scattare sulla piattaforma il segnale sonoro previsto. Erano stati gli stessi responsabili della Deepwater Horizon a chiedere che quella sirena venisse disattivata, ha dichiarato Williams, perché "non volevano che la gente fosse svegliata alle tre del mattino a causa di un falso allarme". TRANSOCEAN - La disattivazione è stata "intenzionale e conforme a consolidate pratiche marine - ha poi spiegato in un comunicato la Transocean, società proprietaria della piattaforma -. Non è stata una svista o una questione di convenienza". La compagnia ha precisato che sulla piattaforma era un funzione un sistema "a zona" che permetteva di disattivare l'allarme centrale qualora ne fosse scattato uno localizzato. Accadeva, ha spiegato ancora Transocean, che gli allarmi localizzati si attivassero per "problemi minori o che non rappresentavano un'emergenza e continui falsi allarmi aumentano i rischi e diminuiscono la sicurezza della piattaforma". BONNIE - Intanto il Centro Uragani di Miami, in Florida, ha declassato da tempesta a depressione tropicale la tempesta "Bonnie". I venti provocati dalla tempesta sono scesi a meno 64 km/h, soglia sotto la quale, nella classificazione dei meteorologi, si parla di depressione tropicale e non più di tempesta, per definizione accompagnata da venti più forti. Ma la Casa Bianca ha reso noto che il presidente Obama, nel briefing sull'emergenza marea nera con l'unità di crisi, ha invitato i responsabili dei soccorsi ad essere pronti per affrontare qualsiasi scenario. Redazione online 24 luglio 2010
Marea nera: la cronistoria 20 aprile 2010: Esplode il pozzo di petrolio a 1.500 metri di profondità nel golfo del Messico che stava perforando la piattaforma Deepwater Horizon, di proprietà della Transocean e affittata alla Bp, a circa 80 km a sud-est di Venice (Louisiana). Muoiono undici operai e altri 17 rimangono feriti. Una prima stima parla di circa mille barili di petrolio al giorno che fuoriescono dal pozzo e vengono immessi in mare 22 aprile: La piattaforma in fiamme affonda 25 aprile: La Bp utilizza robot subacquei controllati a distanza per cercare di riparare il danno, ma il tentativo fallisce 28 aprile: Funzionari della Casa Bianca affermano che sono almeno 5 mila i barili di greggio rilasciati ogni giorno dal pozzo, pari a 800 mila litri. La Guardia costiera statunitense inizia a bruciare in modo controllato alcune chiazze di petrolio sulla superficie del mare. All'inizio di giugno gli incendi controllati saranno più di 120 e avranno eliminato oltre 67 mila barili di greggio 29 aprile: Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, dichiara lo stato di emergenza 30 aprile: La Casa Bianca afferma che non saranno più concessi nuovi permessi di perforazione in mare finché non saranno completate le indagini sul disastro della Deepwater Horizon 2 maggio: Il presidente Barack Obama effettua una prima visita sulle coste della Louisiana minacciate dalla marea nera. Una zona del Golfo viene interdetta alla pesca, inizialmente per dieci giorni. La Bp inizia a perforare il primo dei due pozzi che serviranno a intercettare e fermare il flusso di petrolio che esce dal pozzo incontrollato. Si prevede che i lavori finiranno in agosto 3 maggio: La Bp si dichiara pronta a "pagare tutti i costi della bonifica" 6 maggio: Le prime chiazze di petrolio arrivano sulle coste delle isole Chandeleur, nella riserva naturale Breton 10 maggio: La Bp apre un sito web per raccogliere consigli e suggerimenti su come bloccare il pozzo 12 maggio: Obama propone una tassa di 1 centesimo di dollaro a barile a carico delle compagnie petrolifere per finanziare studi sulla sicurezza delle perforazioni in mare 14 maggio: La Bp inizia a inserire un tubo flessibile lungo un miglio nella tubazione che si è rotta in modo che una nave serbatoio possa aspirare il petrolio. Funziona, ma la raccolta non è superiore a 2mila barili al giorno 15 maggio: Studiosi rendono nota la scoperta di larghe chiazze sottomarine di petrolio, alcune delle quali si estendono per 16 km 19 maggio: Le prime chiazze di petrolio arrivano nelle paludi costiere della Louisiana 22 maggio: Obama insedia una commissione indipendente di indagine sul disastro della Deepwater Horizon 24 maggio: La Bp offre 500 milioni di dollari per studiare gli effetti della marea nera 26 maggio: La Bp dà il via all'operazione "Top kill" per tappare il pozzo tramite il pompaggio di fanghi pesanti per ridurre la pressione del petrolio in uscita e riuscire poi a chiuderlo con il cemento. Prova anche a introdurre materiali come palle di gomma e brandelli di pneumatici in modo da far aderire meglio il fango 27 maggio: La fuoriuscita di petrolio ha superato quella del 1989 della Exxon Valdez (262 mila barili di greggio): ora è "il peggior disastro ambientale della storia degli Stati Uniti". La perdita di petrolio viene ora stimata in 19 mila barili al giorno. Obama blocca tutte le perforazioni nel Golfo del Messico e annuncia una moratoria di sei mesi per le nuove perforazioni nel Golfo e nel Pacifico. Si dimette Elizabeth Birnbaum, la direttrice del Mineral Management Service, che raccoglie le imposte delle perforazioni in mare 28 maggio: Seconda visita di Obama sulle coste della Louisiana: "Non sarete lasciati soli". La Camera vota un provvedimento per portare da 8 a 32 centesimi di dollaro a barile una tassa per finanziare un fondo per i danni della marea nera 29 maggio: La Bp ammette che l'operazione "Top kill" è fallita 31 maggio: La Bp inizia l'operazione "Cut and cap": tagliare la valvola di sicurezza che non ha funzionato a bocca pozzo per coprirla con una valvola di contenimento chiamata Lower Marine Riser Package (Lmrp) 1° giugno: Il ministro della Giustizia, Eric Holder, afferma che il governo americano avvierà un'inchiesta civile e penale sull'incidente. La marea nera raggiunge le barriere di contenimento sulle coste del Mississippi e dell'Alabama e si avvicina a 16 km dalle coste della Florida occidentale 2 giugno: Il 37% delle coste Usa del golfo del Messico vengono interdette alla pesca per un totale di 228 mila kmq. Oltre 300 mila persone aderiscono a una campagna su Facebook di boicottaggio della Bp. L'Agenzia di protezione ambientale ha invitato a una tavola rotonda a Washington insieme a scienziati, ingegneri, oceanografi ed esperti anche il regista James Cameron 3 giugno: Obama visita per la terza volta la Louisiana: "Sono furioso. La risposta della Bp è stata inadeguata". La Casa Bianca ha fatto sapere che invierà alla Bp un conto da 69 milioni di dollari per i costi finora sostenuti nel tentativo di ripulire i danni causati dalla marea nera nel golfo del Messico. La Casa Bianca definisce "folle" l'idea di chiudere il pozzo con un'esplosione nucleare 4 giugno: Riesce l'operazione "Cut and cap": circa mille dei 19 mila barili al giorni che fuoriescono dal pozzo vengono aspirati. Il disastro è finora costato alla Bp 1 miliardo di dollari, ma secondo gli analisti la cifra finale potrà arrivare anche a 20 miliardi 6 giugno: La Bp stima che l'aspirazione di petrolio è aumentata ad almeno 10 mila barili al giorno e avvia una campagna stampa per le proprie scuse. Critiche di Obama, secondo il quale la Bp avrebbe fatto meglio a spendere i soldi per ripulire le coste invece di autopromuoversi. Il ministro britannico delle Attività produttive critica l'atteggiamento anti-britannico americano 7 giugno: Obama: "Risolveremo la crisi, ma l'impatto sarà di lunga durata" 8 giugno: La Cnn rende noto che la Bp sta assumendo 4.500 disoccupati in Alabama, Mississippi e Florida per ripulire le coste. Verranno pagati 18 dollari l'ora e i supervisori 32 10 giugno: Mentre il titolo Bp crolla alla Borsa di Londra, i costi dell'incidente vengono ora stimati in 1,43 miliardi di dollari. Il governo Usa intende intraprendere azioni legali per impedire la distribuzione dei dividente agli azionisti Bp 13 giugno: La Guardia costiera americana dà un ultimatum alla Bp: il colosso petrolifero ha due giorni di tempo per elaborare un programma più aggressivo di contenimento del greggio che fuoriesce dalla piattaforma 14 giugno: Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente" 15 giugno: Un fulmine colpisce uno dei battelli che partecipano alle operazioni di pompaggio nel golfo del Messico. Il dipartimento di Stato rende noto che sono 17 le nazioni che hanno offerto il proprio aiuto oltre a organizzazioni internazionali. Assente l'Italia. La Bp chiede aiuto a una società specializzata in filtraggio dell'acqua di mare contaminata di proprietà di Kevin Kostner e di suo fratello. La fuoriuscita di greggio è pari a 60 mila barili di petrolio al giorno 16 giugno: La Bp accetta di versare 20 miliardi di dollari nel fondo per i risarcimenti che sarà gestito da una commissione indipendente. Obama nomina l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus a capo della commissione istituita per indagare sulle cause del disastro 21 giugno: Secondo alcune stime, potrebbero essere 100 mila i barili di petrolio che fuoriescono al giorno. Secondo la Bbc la Bp era a conoscenza da tempo delle falle nel sistema di sicurezza 23 giugno: pescatore in Alabama si suicida: "Disperato per la marea nera". Un incidente causato da un robot sottomarino ha indotto i tecnici a rimuovere il "coperchio" che cerca di contenere fuga di petrolio, fascendo aumentare per diverse ore la fuoriuscita del greggio 30 giugno: il primo uragano della stagione nel golfo del Messico rallenta le operazioni di soccorso 12 luglio: si apre una nuova falla mentre la Bp cambia il tappo 15 luglio: il nuovo tappo funziona, fermata per la prima volta la perdita di greggio. Obama: "Segnala positivo, ma è ancora in fase di sperimentazione" 17 luglio: il tappo regge, ma i test vengono prolungati 19 luglio: perdite di petrolio e metano dal fondo del mare intorno alla zona del tappo. Il capo delle operazioni nominato dalla Casa Bianca, Thad Allen, resta scettico: "Capire perché i valori di pressioni sono più bassi del previsto" 22 luglio: quattro delle maggiori società petrolifere del mondo si sono unite per creare un sistema per fermare le possibili fuoriuscite di petrolio nel Golfo del Messico 23 luglio: evacuazione di uomini e mezzi di soccorso per l'arrivo della tempesta tropicale Bonnie. Il giorno prima è stata riaperta alla pesca un terzo (68 mila kmq) dell'area interdetta 24 luglio: un tecnico della Deepwater Horizon dichiara che il dispositivo d'allarme sonoro era stato disattivato mesi prima dell'esplosione per "evitare che la gente venisse svegliata di notte"
Dopo Bahamas e Florida. colpirà le foci del Mississippi Marea nera: in arrivo la tempesta Bonnie Evacuate le navi e le 2 mila persone impiegate nella bonifica del greggio. Riaperta parzialmente la pesca Dopo Bahamas e Florida. colpirà le foci del Mississippi Marea nera: in arrivo la tempesta Bonnie Evacuate le navi e le 2 mila persone impiegate nella bonifica del greggio. Riaperta parzialmente la pesca Il percorso previsto di Bonnie (da Noaa) Il percorso previsto di Bonnie (da Noaa) MIAMI - È "solo" una tempesta tropicale e ha scarse (15%) probabilità di trasformarsi in uragano ma Bonnie già mette in ansia le popolazioni del Golfo del Messico interessate dalla marea nera. Si è formata nei pressi delle isole Bahamas e venerdì sera (sabato mattina in Italia) passerà sulla punta meridionale della Florida (Stato in cui il presidente Obama e famiglia passeranno il fine settimana), per poi riprendere forza sul Golfo e abbattersi domenica sera (lunedì mattina in Italia) su Louisiana e Mississippi. Lo ha annunciato il Centro nazionale degli uragani (Noaa) con sede a Miami riferendosi alla seconda tempesta individuata quest'anno nell'Atlantico, che ha già prodotto venti che soffiano alla velocità di 65 km all'ora. EVACUAZIONE - Le autorità americane hanno deciso di far scattare l’evacuazione delle decine di navi e delle circa 2 mila persone impegnate nelle operazioni di bonifica del greggio fuoriuscito dal pozzo Deepwater Horizon della Bp. A causa del rischio rappresentato da Bonnie, navi e piattaforme si stanno preparando "a evacuare", ha indicato Thad Allen, responsabile della Casa Bianca per le operazioni nel Golfo. "La decisione riguarda anche la piattaforma di perforazione dei pozzi di derivazione che permetteranno di bloccare definitivamente la falla", ha precisato Allen. L’evacuazione "ritarderà gli sforzi in corso da giorni per bloccare il pozzo, ma la sicurezza delle persone è la nostra priorità", ha spiegato l’ammiraglio in pensione. Allen ha anche precisato che il tappo resterà al suo posto, mentre le navi si allontaneranno dalla zona del pozzo. PESCA - Intanto il Noaa ha annunciato la riapertura alla pesca di un terzo della zona del Golfo del Messico chiusa per la marea nera, pari a oltre 68 mila chilometri quadrati. Redazione online 23 luglio 2010 2010-07-22 [Esplora il significato del termine: E in Rete spuntano già le parodie: anche lo squalo del film al fianco delle navi Bp tarocca le foto della bonifica nel Golfo, i blogger se ne accorgono e la sbugiardano Ritoccate alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica * NOTIZIE CORRELATE * GUARDA: I ritocchi più grossolani * I colossi del petrolio si uniscono per aiutare Obama (22 luglio 2010) E in Rete spuntano già le parodie: anche lo squalo del film al fianco delle navi Bp tarocca le foto della bonifica nel Golfo, i blogger se ne accorgono e la sbugiardano Ritoccate alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica La foto "incriminata" La foto "incriminata" MILANO - La Bp ha promesso estrema trasparenza in questa fase in cui è al lavoro per cercare di contenere e bloccare la falla sviluppatasi dall’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, che dallo scorso aprile sta riversando tonnellate di greggio nel Golfo del Messico. Tuttavia per due volte in una settimana è stata pizzicata dai blogger che hanno notato come alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica dell’area siano state palesemente taroccate. IL PRIMO "TAROCCAMENTO" - In una delle immagini si vede una sala di controllo delle operazioni che mostra alcuni monitor con immagini e grafici. Ma su tre dei dieci monitor inquadrati le immagini sono state aggiunte in un secondo tempo lavorando di Photoshop. I vertici della compagnia hanno spiegato che si è trattato di un intervento innocente, finalizzato semplicemente a riempire tre spazi che sarebbero stati vuoti, visto che in quel momento i tre monitor non erano in funzione. Insomma, solo una finalità estetica e nessun tentativo di mostrare una realtà diversa da quella che è. Ma pur sempre di "taroccamento" si tratta e questo si scontra con il proposito di assoluta chiarezza e lealtà sbandierato dai vertici della compagnia. L’ELICOTTERO PARCHEGGIATO - A maggior ragione non è piaciuto il secondo scivolone: una nuova immagine ritoccata scoperta da un giovane blogger. La vicenda la racconta il Washington Post che ha avuto conferma da un portavoce della compagnia che l’immagine è stata effettivamente alterata. Nell’immagine pubblicata sul sito di Bp, due piloti di un elicottero in volo osservano le navi impegnate nei lavori per contenere l’emergenza. Peccato però che si tratti di un fotomontaggio: l’elicottero era in realtà parcheggiato sul ponte di una nave e la foto scattata dall’interno dell’abitacolo è stata poi sovrapposta a quella di un’immagine aerea delle navi impegnate nella bonifica. Tuttavia il ritocco è stato eseguito male e troppi indizi hanno fatto emergere la bufala. INDIZI E PROVE - Sulla parte sinistra della foto, ad esempio, da dietro il vetro del cockpit si intravede la torre di controllo, cosa che sarebbe impossibile se l’elicottero fosse in volo in mezzo al mare (GUARDA). Inoltre si vedono alcuni degli indicatori del pannello degli strumenti che evidenziano l’apertura degli sportelli e l’inserimento del freno, tipica situazione da velivolo in piazzola. Il pilota, infine, regge una cartelletta e sembra impegnato nelle operazioni di check che vengono compiute prima di un decollo. Per non parlare di dettagli grafici, come la differenza di colore del mare o alcuni scontornamenti effettuati in maniera un po’ grossolana, che non sono passati inosservati. "NON SUCCEDERA’ PIU’" - Anche in questo caso la Bp è stata costretta al mea culpa. Scott Dean, il portavoce, ha fornito al Washington Post la foto originale, spiegando che l’immagine è stata alterata dal team di post-produzione fotografo per ragioni tecniche. "Non succederà più", ha assicurato Dean. Una delle parodie della foto taroccata da Bp: ci sono anche lo squalo e, non visibile in questo dettaglio, il Golden Gate Una delle parodie della foto taroccata da Bp: ci sono anche lo squalo e, non visibile in questo dettaglio, il Golden Gate LE PARODIE - Intanto, però, i blogger ci hanno preso gusto e in rete già sono spuntate diverse immagini parodia che partendo dall’"originale" ripropongono le situazioni più diverse: campi da calcio al posto del mare, autoritratti che spuntano da dietro i vetri, bambolotti al posto dei piloti. Molto divertente quella postata anche nello spazio commenti del Post da un lettore che si presenta con il nick Slave2anMG: dalla cabina di pilotaggio si intravedono, oltre alle navi in azione, anche il Golden Gate di San Francisco e lo squalo dell’omonimo film. Al. S. 22 luglio 2010] E in Rete spuntano già le parodie: anche lo squalo del film al fianco delle navi Bp tarocca le foto della bonifica nel Golfo, i blogger se ne accorgono e la sbugiardano Ritoccate alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica * NOTIZIE CORRELATE * GUARDA: I ritocchi più grossolani * I colossi del petrolio si uniscono per aiutare Obama (22 luglio 2010) E in Rete spuntano già le parodie: anche lo squalo del film al fianco delle navi Bp tarocca le foto della bonifica nel Golfo, i blogger se ne accorgono e la sbugiardano Ritoccate alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica La foto "incriminata" La foto "incriminata" MILANO - La Bp ha promesso estrema trasparenza in questa fase in cui è al lavoro per cercare di contenere e bloccare la falla sviluppatasi dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, che dallo scorso aprile sta riversando tonnellate di greggio nel Golfo del Messico. Tuttavia per due volte in una settimana è stata pizzicata dai blogger che hanno notato come alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica dell'area siano state palesemente taroccate. IL PRIMO "TAROCCAMENTO" - In una delle immagini si vede una sala di controllo delle operazioni che mostra alcuni monitor con immagini e grafici. Ma su tre dei dieci monitor inquadrati le immagini sono state aggiunte in un secondo tempo lavorando di Photoshop. I vertici della compagnia hanno spiegato che si è trattato di un intervento innocente, finalizzato semplicemente a riempire tre spazi che sarebbero stati vuoti, visto che in quel momento i tre monitor non erano in funzione. Insomma, solo una finalità estetica e nessun tentativo di mostrare una realtà diversa da quella che è. Ma pur sempre di "taroccamento" si tratta e questo si scontra con il proposito di assoluta chiarezza e lealtà sbandierato dai vertici della compagnia. L'ELICOTTERO PARCHEGGIATO - A maggior ragione non è piaciuto il secondo scivolone: una nuova immagine ritoccata scoperta da un giovane blogger. La vicenda la racconta il Washington Post che ha avuto conferma da un portavoce della compagnia che l'immagine è stata effettivamente alterata. Nell'immagine pubblicata sul sito di Bp, due piloti di un elicottero in volo osservano le navi impegnate nei lavori per contenere l'emergenza. Peccato però che si tratti di un fotomontaggio: l'elicottero era in realtà parcheggiato sul ponte di una nave e la foto scattata dall'interno dell'abitacolo è stata poi sovrapposta a quella di un'immagine aerea delle navi impegnate nella bonifica. Tuttavia il ritocco è stato eseguito male e troppi indizi hanno fatto emergere la bufala. INDIZI E PROVE - Sulla parte sinistra della foto, ad esempio, da dietro il vetro del cockpit si intravede la torre di controllo, cosa che sarebbe impossibile se l'elicottero fosse in volo in mezzo al mare (GUARDA). Inoltre si vedono alcuni degli indicatori del pannello degli strumenti che evidenziano l'apertura degli sportelli e l'inserimento del freno, tipica situazione da velivolo in piazzola. Il pilota, infine, regge una cartelletta e sembra impegnato nelle operazioni di check che vengono compiute prima di un decollo. Per non parlare di dettagli grafici, come la differenza di colore del mare o alcuni scontornamenti effettuati in maniera un po' grossolana, che non sono passati inosservati. "NON SUCCEDERA' PIU'" - Anche in questo caso la Bp è stata costretta al mea culpa. Scott Dean, il portavoce, ha fornito al Washington Post la foto originale, spiegando che l'immagine è stata alterata dal team di post-produzione fotografo per ragioni tecniche. "Non succederà più", ha assicurato Dean. Una delle parodie della foto taroccata da Bp: ci sono anche lo squalo e, non visibile in questo dettaglio, il Golden Gate Una delle parodie della foto taroccata da Bp: ci sono anche lo squalo e, non visibile in questo dettaglio, il Golden Gate LE PARODIE - Intanto, però, i blogger ci hanno preso gusto e in rete già sono spuntate diverse immagini parodia che partendo dall'"originale" ripropongono le situazioni più diverse: campi da calcio al posto del mare, autoritratti che spuntano da dietro i vetri, bambolotti al posto dei piloti. Molto divertente quella postata anche nello spazio commenti del Post da un lettore che si presenta con il nick Slave2anMG: dalla cabina di pilotaggio si intravedono, oltre alle navi in azione, anche il Golden Gate di San Francisco e lo squalo dell'omonimo film. Al. S. 22 luglio 2010
Un miliardo di investimento nella nuova joint venture no profit Marea nera, i colossi del petrolio si uniscono per aiutare Obama Exxon, Chevron, Shell e Conoco Phillips lavoreranno insieme ad un sistema di raccolta del greggio * NOTIZIE CORRELATE * Bp tarocca le foto delle operazioni di bonifica, ma i blogger se ne accorgono (22 luglio 2010) * Marea nera, perdite di petrolio e metano dal tappo sul fondo del mare (19 luglio 2010) Un miliardo di investimento nella nuova joint venture no profit Marea nera, i colossi del petrolio si uniscono per aiutare Obama Exxon, Chevron, Shell e Conoco Phillips lavoreranno insieme ad un sistema di raccolta del greggio Operazioni attorno al sito in cui si è verificata l'esplosione della Horizon (Ansa) Operazioni attorno al sito in cui si è verificata l'esplosione della Horizon (Ansa) WASHINGTON - Quattro delle maggiori società petrolifere del mondo si sono unite per creare un sistema per fermare le possibili fuoriuscite di petrolio nel Golfo del Messico. Si tratta, riporta il Wall Street Journal, di un modo per riconquistare la Casa Bianca dopo il disastro provocato dall’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon di Bp. PRONTO INTERVENTO - Le società coinvolte sono Exxon Mobil, Chevron, Royal Dutch Shell e Conoco Phillips. La joint-venture ha l’obiettivo di progettare, costruire e gestire un sistema di pronto intervento che possa raccogliere e contenere fino a 100.000 barili di petrolio che sgorga a 3.000 metri di profondità. Il sistema è formato da diverse navi per la raccolta di petrolio e da un insieme di macchinari subacquei, ed è in sostanza simile a quello sviluppato da Bp nei tre mesi della crisi della marea nera. JOINT VENTURE NO PROFIT - La Deepwater Horizon è esplosa lo scorso 20 aprile. Le società faranno un investimento iniziale di un miliardo di dollari nella joint-venture no profit, chiamata Marine Well Containment Company. Ma il conto complessivo, tenendo conto che il sistema dovrà essere sempre in allerta, sarà di miliardi di dollari nei prossimi anni. (Fonte: Apcom) 22 luglio 2010
Marea nera, perdite di petrolio e metano dal tappo sul fondo del mare La segnalazione del governo Usa: nuovo braccio di ferro con la British petroleum Marea nera, perdite di petrolio e metano dal tappo sul fondo del mare La segnalazione del governo Usa: nuovo braccio di ferro con la British petroleum MILANO - Il governo americano ha individuato nuove perdite di petrolio e metano nei pressi del pozzo Macondo, all'origine della "marea nera", e ha ordinato a Bp di fornire urgentemente un piano per la riapertura delle valvole nel caso in cui il fenomeno dovesse essere confermato. "Chiedo una procedura scritta per aprire la valvola il prima possibile nel caso in cui la perdita di idrocarburi debba essere confermata", ha scritto l'ex ammiraglio Thad Allen, coordinatore federale della risposta alla marea nera, al responsabile di Bp, Bob Dudley. BRACCIO DI FERRO - La lettera è il primo segno tangibile di un braccio di ferro sotterraneo tra governo federale e Bp. Il colosso del greggio vorrebbe continuare a tenere chiuso il pozzo con il tappo installato tre giorni fa almeno fino all'attivazione di un pozzo alternativo che dovrebbe risolvere definitivamente la perdita della marea nera. Nella lettera a Bp Allen parla anche di "anomalie inspiegate alla bocca del pozzo". L'indicazione degli scienziati del governo complica i colloqui di domani a Washington tra il presidente Barack Obama e il premier britannico David Cameron, alla sua prima visita ufficiale nella capitale Usa da quando si è insediato a Downing Street. Il piano originario era che Bp continuasse a risucchiare il petrolio dal fondo del mare dopo il completamento dei test sulla struttura di contenimento per giudicare se era in grado di contenere la pressione del pozzo senza danni. Ma il Chief Operating Officer Doug Suttles aveva auspicato ieri di poter tenere il pozzo tappato: "Chiaramente non vogliamo rianimare il flusso se non è necessario". PERPLESSITÀ - Già ieri Allen aveva espresso perplessità: "Bisogna capire bene il perché dei valori di pressione più bassi del previsto", aveva detto l'ex ammiraglio in una conferenza stampa suggerendo due ipotesi di lavoro: che il pozzo è in esaurimento come sostiene Bp, o che c'è una perdita ancora non individuata. Una tragedia nella tragedia che potrebbe portare a "danni irreparabili" se il petrolio dovesse cominciare a tracimare da "molti punti del fondo marino". Che Cameron arrivi da Obama senza che le tv inquadrino a doppio schermo il geyser di greggio assassino è cosa che per la verità farebbe piacere a tutti, britannici e americani, ma per il governo americano la difesa del'ecosistema ferito del Golfo del Messico passa davanti a tutto: "Siamo contenti che non ci sia più petrolio che fuoriesce nel Golfo del Messico - aveva detto Allen - ma tutte le decisioni delle prossime ore devono essere dettate dalla scienza". Redazione online 19 luglio 2010(ultima modifica: 20 luglio 2010)
2010-07-19 Marea nera, perdite di petrolio e metano dal tappo sul fondo del mare La segnalazione del governo Usa: nuovo braccio di ferro con la British petroleum Marea nera, perdite di petrolio e metano dal tappo sul fondo del mare La segnalazione del governo Usa: nuovo braccio di ferro con la British petroleum MILANO - Il governo americano ha individuato nuove perdite di petrolio e metano nei pressi del pozzo Macondo, all'origine della "marea nera", e ha ordinato a Bp di fornire urgentemente un piano per la riapertura delle valvole nel caso in cui il fenomeno dovesse essere confermato. "Chiedo una procedura scritta per aprire la valvola il prima possibile nel caso in cui la perdita di idrocarburi debba essere confermata", ha scritto l'ex ammiraglio Thad Allen, coordinatore federale della risposta alla marea nera, al responsabile di Bp, Bob Dudley. BRACCIO DI FERRO - La lettera è il primo segno tangibile di un braccio di ferro sotterraneo tra governo federale e Bp. Il colosso del greggio vorrebbe continuare a tenere chiuso il pozzo con il tappo installato tre giorni fa almeno fino all'attivazione di un pozzo alternativo che dovrebbe risolvere definitivamente la perdita della marea nera. Nella lettera a Bp Allen parla anche di "anomalie inspiegate alla bocca del pozzo". L'indicazione degli scienziati del governo complica i colloqui di domani a Washington tra il presidente Barack Obama e il premier britannico David Cameron, alla sua prima visita ufficiale nella capitale Usa da quando si è insediato a Downing Street. Il piano originario era che Bp continuasse a risucchiare il petrolio dal fondo del mare dopo il completamento dei test sulla struttura di contenimento per giudicare se era in grado di contenere la pressione del pozzo senza danni. Ma il Chief Operating Officer Doug Suttles aveva auspicato ieri di poter tenere il pozzo tappato: "Chiaramente non vogliamo rianimare il flusso se non è necessario". PERPLESSITÀ - Già ieri Allen aveva espresso perplessità: "Bisogna capire bene il perché dei valori di pressione più bassi del previsto", aveva detto l'ex ammiraglio in una conferenza stampa suggerendo due ipotesi di lavoro: che il pozzo è in esaurimento come sostiene Bp, o che c'è una perdita ancora non individuata. Una tragedia nella tragedia che potrebbe portare a "danni irreparabili" se il petrolio dovesse cominciare a tracimare da "molti punti del fondo marino". Che Cameron arrivi da Obama senza che le tv inquadrino a doppio schermo il geyser di greggio assassino è cosa che per la verità farebbe piacere a tutti, britannici e americani, ma per il governo americano la difesa del'ecosistema ferito del Golfo del Messico passa davanti a tutto: "Siamo contenti che non ci sia più petrolio che fuoriesce nel Golfo del Messico - aveva detto Allen - ma tutte le decisioni delle prossime ore devono essere dettate dalla scienza". Redazione online 19 luglio 2010
Possibile una fuoriuscita di petrolio sul fondo del mare ai lati del pozzo Marea nera, il tappo regge Ma rimane "in prova" La Bp decide di continuare il test. La pressione è minore del previsto: forse solo una perdita di forza Possibile una fuoriuscita di petrolio sul fondo del mare ai lati del pozzo Marea nera, il tappo regge Ma rimane "in prova" La Bp decide di continuare il test. La pressione è minore del previsto: forse solo una perdita di forza Il tappo posizionato sul pozzo (Ap) Il tappo posizionato sul pozzo (Ap) NEW ORLEANS - Sono scadute le 48 ore del test che i tecnici della Bp avevano annunciato per osservare la tenuta del tappo che finalmente giovedì sera erano riusciti a mettere sul pozzo a 1.500 metri di profondità nel Golfo del Messico e interrompere la fuoriscita di petrolio iniziata lo scorso 20 aprile. L'unica notizia che è trapelata è che il test proseguirà oltre il tempo previsto. "Procederemo per altre 24 ore con testi ogni sei ore e quando ci saranno novità le comunicheremo", ha spiegato il portavoce del colosso petrolifero Mark Salt. PRESSIONE - Il vice presidente della Bp, Kent Wells, in precedenza av eva detto che la pressione all’interno del pozzo era inferiore alle aspettative. Una notizia che non è rassicurante in quanto fa temere che la pressione all'interno del giacimento abbia trovato nuovi sfoghi facendo uscire greggio direttamente da fessure sul fondo del mare. "Più il test sarà lungo, più sarà affidabile", aveva dichiarato Wells. La decisione finale, ha fatto sapere il vice direttore della Bp, sarà presa da Thad Allen, plenipotenziario nominato da Obama per l'emergenza marea nera. Wells aveva però detto che i sensori non hanno dato evidenze di uscite di petrolio sul fondo del mare ai lati del pozzo. DATI - Dopo 41 ore dalla chiusura del pozzo, la pressione all'interno delle valvole di tenuta aveva raggiunto le 6.745 libbre per pollice quadro (ossia 474 kg al centimetro quadro) e continuava ad aumentare di 0,14 kg/cmq all'ora (2 libbre per pollice quadro), contro un aumento di 0,14-0,70 kg/cmq registrato venerdì. Si è comunque ben lontani dal limite di 7.500 libbre al pollice quadro (527 kg/cmq) che i tecnici considerano di sicurezza per essere certi che non ci siano fughe dal fondo marino. Secondo Allen c'è un'altra possibile spiegazione per la pressione inferiore alla aspettative: il giacimento potrebbe aver perso pressione dopo tre mesi di fuoriuscita incontrollato di petrolio. Redazione online 17 luglio 2010(ultima modifica: 18 luglio 2010)
La ha confermato il vice presidente della Bp Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione * NOTIZIE CORRELATE * Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera" (23 giugno 2010) * Marea nera, la Bp ha speso due miliardi. L'accusa: "Falle di sicurezza erano note" (21 giugno 2010) * Marea nera: la cronistoria La ha confermato il vice presidente della Bp Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione NEW ORLEANS - Per la prima volta dall'incidente del 20 aprile, non esce più petrolio dal pozzo a 1.500 metri di profondità nel Golfo del Messico entrato in eruzione. Lo ha reso noto Kent Wells, vice presidente della Bp. Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio (sono poco meno di 700 milioni i litri sfuggiti) e ha resistito alle prove di pressione predisposte dai tecnici. Una prova che per ora non è definitiva: bisogna attendere almeno 48 ore per verificare che la pressione all'interno del pozzo aumenti, dimostrando così che non ci sono altre falle e vie di fuga per il greggio. ORE DECISIVE - La pressione all'interno del pozzo è un indice importante ma rimane anche il rischio principale. Il rischio maggiore è infatti dato dalla spinta del gas naturale e del greggio contenuti nel giacimento - situato a oltre 1.500 metri di profondità - che possono provocare una falla nella cupola oppure, eventualità potenzialmente più grave, di farsi strada verso la superficie del fondale creando nuove aperture. Se nelle prossime ore i tecnici non si registreranno anomalie le valvole dovrebbero venire riaperte in modo da permettere di recuperare il greggio in superficie, oltre che a diminuire la pressione sul sistema. OBAMA: " SEGNALE POSITIVO" - Barack Obama ha definito "un segnale positivo" l’annuncio della multinazionale britannica, ma ha ricordato che è ancora una "fase di sperimentazione". "Siamo incoraggiati da questi primi risultati del test, ma non è ancora finita", ha aggiunto l'ammiraglio Thad Allen, responsabile per la Casa Bianca per l'emergenza marea nera. Allen ha precisato che, se non ci saranno controindicazioni, "dovrebbe essere possibile prelevare petrolio con continuità fino a 80 mila barili al giorno". Il governo federale statunitense ha tuttavia avvertito la Bp che tutto il greggio recuperato dal pozzo sottomarino è da considerarsi regolarmente sottoposto al pagamento delle royalties e ha richiesto un rapporto sulle quantità estratte; ugualmente valide sono le imposte del 18,75% sulla quantità di gas e greggio ottenute dal giacimento e che la Bp ha in parte iniziato a mettere sul mercato. BORSA OK - Le azione della Bp hanno chiuso giovedì in rialzo del 7,6% a New York dopo l'annuncio della società di aver fermato il flusso di petrolio. Redazione Online 15 luglio 2010(ultima modifica: 17 luglio 2010) 2010-07-16 La ha confermato il vice presidente della Bp Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione * NOTIZIE CORRELATE * Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera" (23 giugno 2010) * Marea nera, la Bp ha speso due miliardi. L'accusa: "Falle di sicurezza erano note" (21 giugno 2010) * Marea nera: la cronistoria La ha confermato il vice presidente della Bp Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione NEW ORLEANS - Per la prima volta dall'incidente del 20 aprile, non esce più petrolio dal pozzo a 1.500 metri di profondità nel Golfo del Messico entrato in eruzione. Lo ha reso noto Kent Wells, vice presidente della Bp. Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio (sono poco meno di 700 milioni i litri sfuggiti) e ha resistito alle prove di pressione predisposte dai tecnici. Una prova che per ora non è definitiva: bisogna attendere almeno 48 ore per verificare che la pressione all'interno del pozzo aumenti, dimostrando così che non ci sono altre falle e vie di fuga per il greggio. ORE DECISIVE - La pressione all'interno del pozzo è un indice importante ma rimane anche il rischio principale. Il rischio maggiore è infatti dato dalla spinta del gas naturale e del greggio contenuti nel giacimento - situato a oltre 1.500 metri di profondità - che possono provocare una falla nella cupola oppure, eventualità potenzialmente più grave, di farsi strada verso la superficie del fondale creando nuove aperture. Se nelle prossime ore i tecnici non si registreranno anomalie le valvole dovrebbero venire riaperte in modo da permettere di recuperare il greggio in superficie, oltre che a diminuire la pressione sul sistema. OBAMA: " SEGNALE POSITIVO" - Barack Obama ha definito "un segnale positivo" l’annuncio della multinazionale britannica, ma ha ricordato che è ancora una "fase di sperimentazione". "Siamo incoraggiati da questi primi risultati del test, ma non è ancora finita", ha aggiunto l'ammiraglio Thad Allen, responsabile per la Casa Bianca per l'emergenza marea nera. Allen ha precisato che, se non ci saranno controindicazioni, "dovrebbe essere possibile prelevare petrolio con continuità fino a 80 mila barili al giorno". Il governo federale statunitense ha tuttavia avvertito la Bp che tutto il greggio recuperato dal pozzo sottomarino è da considerarsi regolarmente sottoposto al pagamento delle royalties e ha richiesto un rapporto sulle quantità estratte; ugualmente valide sono le imposte del 18,75% sulla quantità di gas e greggio ottenute dal giacimento e che la Bp ha in parte iniziato a mettere sul mercato. BORSA OK - Le azione della Bp hanno chiuso giovedì in rialzo del 7,6% a New York dopo l'annuncio della società di aver fermato il flusso di petrolio. Redazione Online 15 luglio 2010(ultima modifica: 16 luglio 2010)
Marea nera: la cronistoria 20 aprile 2010: Esplode il pozzo di petrolio a 1.500 metri di profondità nel golfo del Messico che stava perforando la piattaforma Deepwater Horizon, di proprietà della Transocean e affittata alla Bp, a circa 80 km a sud-est di Venice (Louisiana). Muoiono undici operai e altri 17 rimangono feriti. Una prima stima parla di circa mille barili di petrolio al giorno che fuoriescono dal pozzo e vengono immessi in mare 22 aprile: La piattaforma in fiamme affonda 25 aprile: La Bp utilizza robot subacquei controllati a distanza per cercare di riparare il danno, ma il tentativo fallisce 28 aprile: Funzionari della Casa Bianca affermano che sono almeno 5 mila i barili di greggio rilasciati ogni giorno dal pozzo, pari a 800 mila litri. La Guardia costiera statunitense inizia a bruciare in modo controllato alcune chiazze di petrolio sulla superficie del mare. All'inizio di giugno gli incendi controllati saranno più di 120 e avranno eliminato oltre 67 mila barili di greggio 29 aprile: Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, dichiara lo stato di emergenza 30 aprile: La Casa Bianca afferma che non saranno più concessi nuovi permessi di perforazione in mare finché non saranno completate le indagini sul disastro della Deepwater Horizon 2 maggio: Il presidente Barack Obama effettua una prima visita sulle coste della Louisiana minacciate dalla marea nera. Una zona del Golfo viene interdetta alla pesca, inizialmente per dieci giorni. La Bp inizia a perforare il primo dei due pozzi che serviranno a intercettare e fermare il flusso di petrolio che esce dal pozzo incontrollato. Si prevede che i lavori finiranno in agosto 3 maggio: La Bp si dichiara pronta a "pagare tutti i costi della bonifica" 6 maggio: Le prime chiazze di petrolio arrivano sulle coste delle isole Chandeleur, nella riserva naturale Breton 10 maggio: La Bp apre un sito web per raccogliere consigli e suggerimenti su come bloccare il pozzo 12 maggio: Obama propone una tassa di 1 centesimo di dollaro a barile a carico delle compagnie petrolifere per finanziare studi sulla sicurezza delle perforazioni in mare 14 maggio: La Bp inizia a inserire un tubo flessibile lungo un miglio nella tubazione che si è rotta in modo che una nave serbatoio possa aspirare il petrolio. Funziona, ma la raccolta non è superiore a 2mila barili al giorno 15 maggio: Studiosi rendono nota la scoperta di larghe chiazze sottomarine di petrolio, alcune delle quali si estendono per 16 km 19 maggio: Le prime chiazze di petrolio arrivano nelle paludi costiere della Louisiana 22 maggio: Obama insedia una commissione indipendente di indagine sul disastro della Deepwater Horizon 24 maggio: La Bp offre 500 milioni di dollari per studiare gli effetti della marea nera 26 maggio: La Bp dà il via all'operazione "Top kill" per tappare il pozzo tramite il pompaggio di fanghi pesanti per ridurre la pressione del petrolio in uscita e riuscire poi a chiuderlo con il cemento. Prova anche a introdurre materiali come palle di gomma e brandelli di pneumatici in modo da far aderire meglio il fango 27 maggio: La fuoriuscita di petrolio ha superato quella del 1989 della Exxon Valdez (262 mila barili di greggio): ora è "il peggior disastro ambientale della storia degli Stati Uniti". La perdita di petrolio viene ora stimata in 19 mila barili al giorno. Obama blocca tutte le perforazioni nel Golfo del Messico e annuncia una moratoria di sei mesi per le nuove perforazioni nel Golfo e nel Pacifico. Si dimette Elizabeth Birnbaum, la direttrice del Mineral Management Service, che raccoglie le imposte delle perforazioni in mare 28 maggio: Seconda visita di Obama sulle coste della Louisiana: "Non sarete lasciati soli". La Camera vota un provvedimento per portare da 8 a 32 centesimi di dollaro a barile una tassa per finanziare un fondo per i danni della marea nera 29 maggio: La Bp ammette che l'operazione "Top kill" è fallita 31 maggio: La Bp inizia l'operazione "Cut and cap": tagliare la valvola di sicurezza che non ha funzionato a bocca pozzo per coprirla con una valvola di contenimento chiamata Lower Marine Riser Package (Lmrp) 1° giugno: Il ministro della Giustizia, Eric Holder, afferma che il governo americano avvierà un'inchiesta civile e penale sull'incidente. La marea nera raggiunge le barriere di contenimento sulle coste del Mississippi e dell'Alabama e si avvicina a 16 km dalle coste della Florida occidentale 2 giugno: Il 37% delle coste Usa del golfo del Messico vengono interdette alla pesca per un totale di 228 mila kmq. Oltre 300 mila persone aderiscono a una campagna su Facebook di boicottaggio della Bp. L'Agenzia di protezione ambientale ha invitato a una tavola rotonda a Washington insieme a scienziati, ingegneri, oceanografi ed esperti anche il regista James Cameron 3 giugno: Obama visita per la terza volta la Louisiana: "Sono furioso. La risposta della Bp è stata inadeguata". La Casa Bianca ha fatto sapere che invierà alla Bp un conto da 69 milioni di dollari per i costi finora sostenuti nel tentativo di ripulire i danni causati dalla marea nera nel golfo del Messico. La Casa Bianca definisce "folle" l'idea di chiudere il pozzo con un'esplosione nucleare 4 giugno: Riesce l'operazione "Cut and cap": circa mille dei 19 mila barili al giorni che fuoriescono dal pozzo vengono aspirati. Il disastro è finora costato alla Bp 1 miliardo di dollari, ma secondo gli analisti la cifra finale potrà arrivare anche a 20 miliardi 6 giugno: La Bp stima che l'aspirazione di petrolio è aumentata ad almeno 10 mila barili al giorno e avvia una campagna stampa per le proprie scuse. Critiche di Obama, secondo il quale la Bp avrebbe fatto meglio a spendere i soldi per ripulire le coste invece di autopromuoversi. Il ministro britannico delle Attività produttive critica l'atteggiamento anti-britannico americano 7 giugno: Obama: "Risolveremo la crisi, ma l'impatto sarà di lunga durata" 8 giugno: La Cnn rende noto che la Bp sta assumendo 4.500 disoccupati in Alabama, Mississippi e Florida per ripulire le coste. Verranno pagati 18 dollari l'ora e i supervisori 32 10 giugno: Mentre il titolo Bp crolla alla Borsa di Londra, i costi dell'incidente vengono ora stimati in 1,43 miliardi di dollari. Il governo Usa intende intraprendere azioni legali per impedire la distribuzione dei dividente agli azionisti Bp 13 giugno: La Guardia costiera americana dà un ultimatum alla Bp: il colosso petrolifero ha due giorni di tempo per elaborare un programma più aggressivo di contenimento del greggio che fuoriesce dalla piattaforma 14 giugno: Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente" 15 giugno: Un fulmine colpisce uno dei battelli che partecipano alle operazioni di pompaggio nel golfo del Messico. Il dipartimento di Stato rende noto che sono 17 le nazioni che hanno offerto il proprio aiuto oltre a organizzazioni internazionali. Assente l'Italia. La Bp chiede aiuto a una società specializzata in filtraggio dell'acqua di mare contaminata di proprietà di Kevin Kostner e di suo fratello. La fuoriuscita di greggio è pari a 60 mila barili di petrolio al giorno 16 giugno: La Bp accetta di versare 20 miliardi di dollari nel fondo per i risarcimenti che sarà gestito da una commissione indipendente. Obama nomina l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus a capo della commissione istituita per indagare sulle cause del disastro 21 giugno: Secondo alcune stime, potrebbero essere 100 mila i barili di petrolio che fuoriescono al giorno. Secondo la Bbc la Bp era a conoscenza da tempo delle falle nel sistema di sicurezza 23 giugno: pescatore in Alabama si suicida: "Disperato per la marea nera". Un incidente causato da un robot sottomarino ha indotto i tecnici a rimuovere il "coperchio" che cerca di contenere fuga di petrolio, fascendo aumentare per diverse ore la fuoriuscita del greggio 30 giugno: il primo uragano della stagione nel golfo del Messico rallenta le operazioni di soccorso 12 luglio: si apre una nuova falla mentre la Bp cambia il tappo 15 luglio: il nuovo tappo funziona, fermata per la prima volta la perdita di greggio. Obama: "Segnala positivo, ma è ancora in fase di sperimentazione"
NAPOLI il reportage di gennaro manzo Inceneritore&verdure: quelle scarole all'ombra delle bocche fumarie Sembra la campagna cinese, invece è Acerra NAPOLI - Braccianti in un campo: chini sulla terra, a raccogliere scarole e finocchi. Sullo sfondo le bocche fumarie, altissime, di un impianto industriale. Inceneritore&ortaggi: le foto * * * * * * * Sembra l'immagine di un reportage dal Guandong, regione della Cina in cui convivono spalla a spalla contadini maoisti e fornaci turboindustriali. Ma quale Dragone: siamo ad Acerra, nel Napoletano. Negli scatti del reporter Gennaro Manzo, il contrasto - almeno visivo - c'è tutto: le attività del termovalorizzatore dei rifiuti campani, protette da militari come a Guantanamo, "convivono" con le coltivazioni di verdura, poi distribuita in tutta la regione e oltre. Per carità, si tratterà pure di verdure e ortaggi sicurissimi e squisiti; del resto, a più riprese i tecnici, col premier Berlusconi in testa, hanno sempre rassicurato la popolazione acerrana e napoletana sulle basse emissioni di polveri sottili e altri agenti inquinanti (asserzioni però spesso confutate in questi anni da una serie di indagini, mai ufficiali). Però, detto questo, la visione delle immagini di Gennaro Manzo provocano, comunque, un piccolo brivido. Redazione online 16 luglio 2010
2010-07-15 La ha confermato il vice presidente della Bp Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione La ha confermato il vice presidente della Bp Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione Il tappo da 75 tonnellate per bloccare la fuoriscita di petrolio (Ap) Il tappo da 75 tonnellate per bloccare la fuoriscita di petrolio (Ap) NEW ORLEANS - Per la prima volta dall'incidente del 20 aprile, non esce più petrolio dal pozzo a 1.500 metri di profondità nel Golfo del Messico entrato in eruzione. Lo ha reso noto Kent Wells, vice presidente della Bp. Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione predisposte dai tecnici.
15 luglio 2010
Cresce il numero degli animali a rischio. Allarme dei biologi Usa per la fauna marina Marea nera, nuova fuga La Bp rinvia il nuovo test La copertura avrebbe dovuto fermare il flusso del greggio * NOTIZIE CORRELATE * Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo (12 luglio 2010) Cresce il numero degli animali a rischio. Allarme dei biologi Usa per la fauna marina Marea nera, nuova fuga La Bp rinvia il nuovo test La copertura avrebbe dovuto fermare il flusso del greggio Una delle navi impegnate nella bonifica brucia il gas sviluppato dal greggio pompato dal fondo (Ap) Una delle navi impegnate nella bonifica brucia il gas sviluppato dal greggio pompato dal fondo (Ap) NEW ORLEANS - Una fuga di petrolio da un condotto ha costretto la Bp a rinviare il cruciale test sul nuovo tappo che dovrebbe bloccare la marea nera nel golfo del Messico. Lo ha annunciato la stessa compagnia. 48 ORE DI TEST - Per testare il nuovo tappo, la Bp aveva chiuso i tubi che dalle navi di appoggio aspirano il greggio, in modo che l’intero gettito finisse nel nuovo tappo. I robot sottomarini hanno chiuso lentamente le tre valvole. Una volta superata la fuga, del nuovo test si occuperà l’ammiraglio Thad Allen, che supervisionerà l’intervento. Il test sarebbe dovuto durare 48 ore per verificare se il nuovo tappo sarà in grado di contenere l’intera perdita del pozzo, che dal 20 aprile versa in mare tra i 35.000 e i 60.000 barili di greggio al giorno. I NUMERI DELLA CATASTROFE - Intanto, i biologi statunitensi lanciano l’allarme: i danni provocati dalla marea nera sono stati sottostimati dal governo. Almeno 300-400 pellicani e centinaia di altri uccelli marini che avevano fatto delle coste della Louisiana il loro habitat sono ora ricoperti di petrolio; decine quelli a esserlo "dalla testa alla coda". Oltre 3.000 uccelli, lungo le coste del Golfo, sono morti o hanno subito gravi danni dalla fuoriuscita del greggio. Redazione online 15 luglio 2010
2010-07-13 I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo L’azienda mette in vendita le sue attività negli Usa Golfo del Messico I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo L’azienda mette in vendita le sue attività negli Usa WASHINGTON (USA) — Nella battaglia senza fine nel Golfo del Messico, la Bp ha lanciato una nuova operazione di controllo. Ma non è detto che funzioni: "Lo sapremo tra 4 o 7 giorni", è la previsione incerta dei tecnici, che tuttavia si sono detti "ottimisti". Un tentativo che ha comunque un prezzo: dal pozzo danneggiato uscirà l’equivalente di 60 mila barili al giorno. Con l’aiuto dei robot sottomarini, le squadre della compagnia inglese hanno rimosso il vecchio tappo ed hanno iniziato l’applicazione di un secondo apparato. Una manovra che dovrebbe permettere l’aspirazione di 80 mila barili quotidiani (13 milioni di litri) contro i 25 mila del dispositivo fin qui usato. Calcoli fatti sulla carta e al computer. Tutto è in discussione. Infatti, l’ultimo "assalto" avviene sempre a profondità proibitive — circa 1.500 metri — e gli imprevisti sono in agguato. Tanto è vero che la società ha fatto sapere di avere un terzo "tappo" pronto. Quelli della Bp pregano e sperano, così come gli abitanti di Louisiana, Mississippi, Alabama, Texas e Florida, questi ultimi due Stati colpiti in modo devastante dagli effetti della marea nera. Su tutti c’è la disperazione dei pescatori, la cui attività è stata compromessa e temono di non avere più un futuro. Anche le compensazioni in denaro sono lunghe da ricevere. La nuova "cappa" — sempre che funzioni — resta una soluzione intermedia. I tecnici ritengono che la fuga di greggio sarà domata completamente solo in agosto, quando saranno pronti i due pozzi di emergenza. Intanto in superficie è cresciuto il numero delle navi "pulitrici", la difesa di prima linea in questa crisi. Nella zona dove sorgeva la piattaforma sono arrivate altre due unità che si sono schierate al fianco delle 46 già presenti. E potrebbe essere imminente l’impiego di una gigantesca petroliera modificata per "decontanimare" l’acqua. Prima di farla intervenire sono necessari alcuni test. L’armada è poi completata da decine di altre navi che operano vicino alla costa nella faticosa missione di contenere l’inquinamento. Solo nella giornata di sabato, le "pulitrici" hanno raccolto 25 mila barili di acqua e greggio. Un lavoro legato alle condizioni del mare e atmosferiche. Se il tempo regge — fanno sapere dalla Guardia costiera — è possibile limitare i danni. L’intervento della Bp è sorvegliato da vicino dall’ammiraglio Thad Wallen. Doveva andare in pensione e, invece, gli è toccata questa grana. È lui a coordinare l’intervento federale e a riferire alla Casa Bianca. Il consigliere del presidente Obama, David Axelrod, si è mostrato fiducioso: "Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare ad una soluzione molto più sicura e crediamo che funzionerà". Del resto non hanno molte alternative. E, comunque, il governo mantiene la pressione sulla compagnia britannica. Il segretario alla Giustizia, Eric Holder, ha precisato che l’inchiesta giudiziaria continua. Sotto l’occhio delle autorità e chiamata a fronteggiare le migliaia richieste di danni, la Bp sta trattando la cessione delle sue attività negli Stati Uniti. Prezzo stimato: 9,5 miliardi di euro. Nel pacchetto — secondo il Sunday Times — rientrano anche i pozzi di Prudhoe Bay, in Alaska, in grado di produrre 390 mila barili al giorno. Guido Olimpio 12 luglio 2010(ultima modifica: 13 luglio 2010)] Golfo del Messico I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo L'azienda mette in vendita le sue attività negli Usa Golfo del Messico I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo L'azienda mette in vendita le sue attività negli Usa WASHINGTON (USA) — Nella battaglia senza fine nel Golfo del Messico, la Bp ha lanciato una nuova operazione di controllo. Ma non è detto che funzioni: "Lo sapremo tra 4 o 7 giorni", è la previsione incerta dei tecnici, che tuttavia si sono detti "ottimisti". Un tentativo che ha comunque un prezzo: dal pozzo danneggiato uscirà l'equivalente di 60 mila barili al giorno. Con l'aiuto dei robot sottomarini, le squadre della compagnia inglese hanno rimosso il vecchio tappo ed hanno iniziato l'applicazione di un secondo apparato. Una manovra che dovrebbe permettere l'aspirazione di 80 mila barili quotidiani (13 milioni di litri) contro i 25 mila del dispositivo fin qui usato. Calcoli fatti sulla carta e al computer. Tutto è in discussione. Infatti, l'ultimo "assalto" avviene sempre a profondità proibitive — circa 1.500 metri — e gli imprevisti sono in agguato. Tanto è vero che la società ha fatto sapere di avere un terzo "tappo" pronto. Quelli della Bp pregano e sperano, così come gli abitanti di Louisiana, Mississippi, Alabama, Texas e Florida, questi ultimi due Stati colpiti in modo devastante dagli effetti della marea nera. Su tutti c'è la disperazione dei pescatori, la cui attività è stata compromessa e temono di non avere più un futuro. Anche le compensazioni in denaro sono lunghe da ricevere. La nuova "cappa" — sempre che funzioni — resta una soluzione intermedia. I tecnici ritengono che la fuga di greggio sarà domata completamente solo in agosto, quando saranno pronti i due pozzi di emergenza. Intanto in superficie è cresciuto il numero delle navi "pulitrici", la difesa di prima linea in questa crisi. Nella zona dove sorgeva la piattaforma sono arrivate altre due unità che si sono schierate al fianco delle 46 già presenti. E potrebbe essere imminente l'impiego di una gigantesca petroliera modificata per "decontanimare" l'acqua. Prima di farla intervenire sono necessari alcuni test. L'armada è poi completata da decine di altre navi che operano vicino alla costa nella faticosa missione di contenere l'inquinamento. Solo nella giornata di sabato, le "pulitrici" hanno raccolto 25 mila barili di acqua e greggio. Un lavoro legato alle condizioni del mare e atmosferiche. Se il tempo regge — fanno sapere dalla Guardia costiera — è possibile limitare i danni. L'intervento della Bp è sorvegliato da vicino dall'ammiraglio Thad Wallen. Doveva andare in pensione e, invece, gli è toccata questa grana. È lui a coordinare l'intervento federale e a riferire alla Casa Bianca. Il consigliere del presidente Obama, David Axelrod, si è mostrato fiducioso: "Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare ad una soluzione molto più sicura e crediamo che funzionerà". Del resto non hanno molte alternative. E, comunque, il governo mantiene la pressione sulla compagnia britannica. Il segretario alla Giustizia, Eric Holder, ha precisato che l'inchiesta giudiziaria continua. Sotto l'occhio delle autorità e chiamata a fronteggiare le migliaia richieste di danni, la Bp sta trattando la cessione delle sue attività negli Stati Uniti. Prezzo stimato: 9,5 miliardi di euro. Nel pacchetto — secondo il Sunday Times — rientrano anche i pozzi di Prudhoe Bay, in Alaska, in grado di produrre 390 mila barili al giorno. Guido Olimpio 12 luglio 2010(ultima modifica: 13 luglio 2010)
2010-07-04 Golfo del Messico I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo L'azienda mette in vendita le sue attività negli Usa Golfo del Messico I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo L'azienda mette in vendita le sue attività negli Usa (Ap) (Ap) WASHINGTON (USA) — Nella battaglia senza fine nel Golfo del Messico, la Bp ha lanciato una nuova operazione di controllo. Ma non è detto che funzioni: "Lo sapremo tra 4 o 7 giorni", è la previsione incerta dei tecnici, che tuttavia si sono detti "ottimisti". Un tentativo che ha comunque un prezzo: dal pozzo danneggiato uscirà l'equivalente di 60 mila barili al giorno. Con l'aiuto dei robot sottomarini, le squadre della compagnia inglese hanno rimosso il vecchio tappo ed hanno iniziato l'applicazione di un secondo apparato. Una manovra che dovrebbe permettere l'aspirazione di 80 mila barili quotidiani (13 milioni di litri) contro i 25 mila del dispositivo fin qui usato. Calcoli fatti sulla carta e al computer. Tutto è in discussione. Infatti, l'ultimo "assalto" avviene sempre a profondità proibitive — circa 1.500 metri — e gli imprevisti sono in agguato. Tanto è vero che la società ha fatto sapere di avere un terzo "tappo" pronto. Quelli della Bp pregano e sperano, così come gli abitanti di Louisiana, Mississippi, Alabama, Texas e Florida, questi ultimi due Stati colpiti in modo devastante dagli effetti della marea nera. Su tutti c'è la disperazione dei pescatori, la cui attività è stata compromessa e temono di non avere più un futuro. Anche le compensazioni in denaro sono lunghe da ricevere. La nuova "cappa" — sempre che funzioni — resta una soluzione intermedia. I tecnici ritengono che la fuga di greggio sarà domata completamente solo in agosto, quando saranno pronti i due pozzi di emergenza. Intanto in superficie è cresciuto il numero delle navi "pulitrici", la difesa di prima linea in questa crisi. Nella zona dove sorgeva la piattaforma sono arrivate altre due unità che si sono schierate al fianco delle 46 già presenti. E potrebbe essere imminente l'impiego di una gigantesca petroliera modificata per "decontanimare" l'acqua. Prima di farla intervenire sono necessari alcuni test. L'armada è poi completata da decine di altre navi che operano vicino alla costa nella faticosa missione di contenere l'inquinamento. Solo nella giornata di sabato, le "pulitrici" hanno raccolto 25 mila barili di acqua e greggio. Un lavoro legato alle condizioni del mare e atmosferiche. Se il tempo regge — fanno sapere dalla Guardia costiera — è possibile limitare i danni. L'intervento della Bp è sorvegliato da vicino dall'ammiraglio Thad Wallen. Doveva andare in pensione e, invece, gli è toccata questa grana. È lui a coordinare l'intervento federale e a riferire alla Casa Bianca. Il consigliere del presidente Obama, David Axelrod, si è mostrato fiducioso: "Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare ad una soluzione molto più sicura e crediamo che funzionerà". Del resto non hanno molte alternative. E, comunque, il governo mantiene la pressione sulla compagnia britannica. Il segretario alla Giustizia, Eric Holder, ha precisato che l'inchiesta giudiziaria continua. Sotto l'occhio delle autorità e chiamata a fronteggiare le migliaia richieste di danni, la Bp sta trattando la cessione delle sue attività negli Stati Uniti. Prezzo stimato: 9,5 miliardi di euro. Nel pacchetto — secondo il Sunday Times — rientrano anche i pozzi di Prudhoe Bay, in Alaska, in grado di produrre 390 mila barili al giorno. Guido Olimpio 12 luglio 2010
2010-07-04 LA MAREA NERA Video denuncia sul web: "Ecco come Bp nasconde il petrolio con la sabbia" Un reporter freelance lancia il sospetto che la compagnia ripulisca le spiagge soltanto in apparenza LA MAREA NERA Video denuncia sul web: "Ecco come Bp nasconde il petrolio con la sabbia" Un reporter freelance lancia il sospetto che la compagnia ripulisca le spiagge soltanto in apparenza MILANO - Mentre l'uragano Alex rallenta le operazioni di pulizia e contenimento nel Golfo del Messico, e mancano ancora diverse settimane ad una soluzione definitiva che fermi la fuoriuscita di petrolio dal pozzo subacqueo della Bp, sta facendo discutere un video pubblicato su Internet di un reporter freelance: le immagini documentano come la compagnia britannica e i suoi appaltatori stiano semplicemente coprendo con altra sabbia le spiagge della Louisiana contaminate dal greggio. Nascondendo di fatto il disastro. PULIZIA DELLE SPIAGGE - È un sospetto terribile quello evidenziato in un filmato che sta facendo il giro della Rete: ancora nel giugno scorso la Bp aveva presentato una spiaggia ripulita dal petrolio sulla Grand Isle, nello stato della Louisiana, come primo successo riconoscibile nella lotta contro il disastro ambientale. Ma la piccola isola lunga e stretta che si affaccia sul Golfo del Messico di fronte al luogo della catastrofe, dimostrerebbe il contrario. Si moltiplicano, infatti, i dubbi degli organi d'informazione statunitensi sui lavori degli addetti alla pulizia delle spiagge in queste zone più colpite dal petrolio; zone protette dagli uomini della security Bp alle quali in gran parte è vietato l'accesso a giornalisti e ad occhi indiscreti. OPERAZIONE DI FACCIATA - La compagnia petrolifera Bp deve insomma fare i conti con nuove, sgradevoli, accuse: se il maltempo associato ad Alex minaccia di spingere una quantità maggiore di acqua inquinata dal petrolio verso le coste Usa, i successi nei lavori di pulizia delle spiagge fino a qui presentati potrebbero rivelarsi come semplice opera di cosmesi. Molti media americani hanno già espresso il sospetto che i tratti di spiaggia deturpate dalla marea nera non vengano ripuliti dalle palle di catrame, ma più semplicemente ricoperti con altra sabbia, bianca e pulita. Il blog Huffington Post riferisce di uno strato di sabbia, sotto al quale ci sarebbe petrolio e grumi di catrame. A rivelare la possibile scomoda verità è stato il giornalista freelance, C. S. Muncy, che documenta sul posto il lavoro delle squadre di addetti in stivali e camici bianchi che rastrellano la spiaggia. Di Muncy sono anche le immagini e le foto che accusano la Bp e i suoi, a quanto pare, discutibili interventi. ACCESSO VIETATO - Muncy riferisce di lavori frenetici per liberare il petrolio e le centinaia di grumi di catrame dalla spiaggia sulla Grand Isle. Il giorno successivo effettivamente spariscono gran parte delle tracce dell'inquinamento, nel contempo però il reporter si meraviglia della consistenza della sabbia: "Sembra come se qui siano stati fatti dei lavori di movimento terra". Il portale NewOrleans.com ricorda inoltre come a questo proposito sia molto difficile constatare effettivamente cosa accade durante il lavoro di pulizia; tutto viene coordinato e deciso dalla Bp, che vieta anche ai giornalisti l'accesso alle zone colpite. E documentare la catastrofe sulla spiaggia diventerà ancora più difficile in futuro, dopo una recente ordinanza della Guardia costiera americana che vieta a reporter e fotografi di avvicinarsi a più di 20 metri dalla zona contaminata. A questo punto il video di Muncy dovrebbe anche essere l'ultimo di questo tipo, scrive NewOrleans.com, che fa riferimento a potenziali multe per i trasgressori, multe che arrivano fino a 40.000 dollari. Elmar Burchia 03 luglio 2010(ultima modifica: 04 luglio 2010)
La marea nera potrebbe inquinare anche il Dna Al via controlli sui residenti nel Golfo del Messico. Scarsi i dati raccolti nelle emergenze precedenti Tossicologia La marea nera potrebbe inquinare anche il Dna Al via controlli sui residenti nel Golfo del Messico. Scarsi i dati raccolti nelle emergenze precedenti MILANO - Peggio di così. Se la marea nera sembra inarrestabile, l'arrivo dell'uragano Alex rischia di trasformarla in un'invasione di catrame. Ma se la preoccupazione maggiore è ancora quella di fermare questo flusso mefitico (la fuoriuscita di greggio dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon nel golfo del Messico va avanti da 74 giorni), le autorità sanitarie cominciano a preoccuparsi anche delle possibili conseguenze per la salute delle popolazioni che vivono sulla costa e di quella dei lavoratori (e dei volontari) addetti alla pulizia delle spiagge e al salvataggio degli animali. Il primo passo, assolutamente urgente, è la raccolta di campioni biologici (di sangue, urina, latte materno, ma anche sangue del cordone ombelicale per i neonati) su cui eseguire analisi. È questa l'indicazione degli esperti che si sono riuniti a New Orleans, in Louisiana, una settimana fa, per iniziativa del Dipartimento americano di salute pubblica. Un monitoraggio ben coordinato fra gli Stati che si affacciano sul golfo "annerito", Louisiana, Alabama, Florida, Mississippi e Texas (cosa non facile perché i sistemi di rilevamento sono differenti) e ripetuto periodicamente per verificare se le alterazioni a carico dell'organismo si siano risolte nel tempo. Ma di quali alterazioni si tratta? Oltre agli effetti irritanti per la gola, la pelle e gli occhi delle frazioni volatili del petrolio, benzene, toluene e etilbenzene (ma possono comparire anche nausea e mal di testa), fastidiosi, ma transitori, si temono conseguenze più subdole e meno controllabili, legate agli Ipa, gli idrocarburi policiclici aromatici, sostanze di sono noti la tossicità, e, soprattutto, gli effetti cancerogeni. Per tentare una previsione su una catastrofe senza precedenti per l'enorme contaminazione delle acque che sta comportando, bisogna rifarsi ai pochi studi disponibili sulle emergenze (tante) del passato. Sono 400 gli incidenti con grosse perdite di greggio in mare dal 1960 ad oggi, ma solo per sette di queste "sciagure" ecologiche esistono ricerche sulle conseguenze per la salute della popolazione. L'evento più, e meglio, monitorato è il naufragio al largo della costa della Galizia, nord-ovest della Spagna, della petroliera Prestige: la nave colò a picco disperdendo in mare 12 mila tonnellate di petrolio (nei giorni successivi le navi giunte in soccorso ne risucchiarono circa 5 mila). "IL RISCHIO ESISTE" -Bianca Laffon, esperta in tossicologia genetica dell'università di La Coruña, ha prelevato campioni sangue ai volontari che nei primissimi giorni dal disastro si adoperarono per salvare gli uccelli invischiati nel catrame, e successivamente agli addetti alla pulizia delle spiagge e degli scogli ricoperti di petrolio che lavorarono lì per mesi. In effetti, furono riscontrate alterazioni del Dna, che persistevano ai controlli successivi in chi era stato a lungo a contatto con la massa catramosa, ma che sembrano essersi risolti negli ultimi esami un anno fa. Commenta Riccardo Crebelli, direttore del reparto di tossicologia genetica dell'istituto superiore di Sanità: "Il rischio di conseguenze del genere esiste perché questi idrocarburi riescono ad indurre alterazioni del Dna; è un fatto ben documentato da test sui linfociti. Più difficile è capire fino a che punto il danno è riparabile, anche se gli studi che abbiamo a disposizione finora ci inducono ad essere moderatamente ottimisti. Ricordo il disastro della Braer che scaricò 80 mila tonnellate di petrolio a sud delle isole Shetland, evento complicato da venti fortissimi che portarono a riva grandi quantità di catrame. L'università di Brighton, nel Sussex, fece poi indagini sul Dna dei linfociti della popolazione scoprendo che non c'erano segni di alterazioni cromosomiche". Ottimismo confermato dalla normalizzazione delle alterazioni genetiche nelle ostriche attaccate al relitto della Haven, calata sui fondali tra Genova e Savona nel 1991, monitorate periodicamente fino all'anno scorso da Claudia Bolognesi, biologa dell'Istituto tumori di Genova. "Non si riscontrano anomalie più importanti di quanto si rileva in questo mare per l'inquinamento — ci dice — tanto che quest'anno non ripeteremo l'esame". Pace alle ostriche. Franca Porciani fporciani@corriere.it 04 luglio 2010
Alex viaggia la costa al confine tra Texas e messico Il primo uragano della stagione vicino alla zona della marea nera Le onde hanno già rallentato i lavori delle navi impegnate nel lavoro di "scrematura" del greggio * NOTIZIE CORRELATE * Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera" (23 giugno 2010) * Marea nera, la Bp ha speso due miliardiL'accusa: "Falle di sicurezza erano note" (17 giugno 2010) Alex viaggia la costa al confine tra Texas e messico Il primo uragano della stagione vicino alla zona della marea nera Le onde hanno già rallentato i lavori delle navi impegnate nel lavoro di "scrematura" del greggio NEW YORK - Da tempesta tropicale Alex è diventato il primo uragano della stagione atlantica 2010. Lo ha confermato a Miami il centro federale uragani degli Stati Uniti. La tempesta, che ha al suo interno venti da 120 chilometri all'ora, dovrebbe toccare terra al confine tra Texas e Messico mercoledì sera. Passerà non lontano dalla "marea nera" ma dovrebbe risparmiare la zona delle piattaforme petrolifere. LE ONDE RALLENTANO I LAVORI CONTRO LA MAREA NERA - Pur non facendo rotta direttamente verso la zona della marea nera, Alex ha complicato già gli sforzi di contenimento del petrolio nel Golfo del Messico. La tempesta ha creato onde di 4 metri costringendo le navi che "scremano" il greggio dalla superficie a trovare rifugio nei porti. Il presidente Barak Obama oggi ha dichiarato lo stato di emergenza federale in Texas in vista dell'arrivo di Alex: la dichiarazione permette di mobilitare risorse federali in aggiunta a quelle statali e municipali e incarica la Protezione civile federale americana (Fema) di coordinare il lavoro di assistenza.
30 giugno 2010(ultima modifica: 01 luglio 2010) 2010-07-01 LIMITE ALLARGATO A 12 MIGLIA DALLE AREE PROTETTE Italia, trivellazioni vietate entro cinque miglia dalla costa Il ministro Prestigiacomo: rafforzare le difese ambientali dopo quanto accaduto nel golfo del Messico LIMITE ALLARGATO A 12 MIGLIA DALLE AREE PROTETTE Italia, trivellazioni vietate entro cinque miglia dalla costa Il ministro Prestigiacomo: rafforzare le difese ambientali dopo quanto accaduto nel golfo del Messico La perdita del greggio nel golfo del Messico (Infophoto) La perdita del greggio nel golfo del Messico (Infophoto) MILANO - Trivellazioni nei mari italiani vietate in una fascia di 5 miglia per tutte le coste nazionali. Off limits allargato a 12 miglia attorno al perimetro delle aree marine protette dove il divieto è totale. Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo a margine dell'apertura del Forum delle economie maggiori in corso a Roma. Le norme sono state approvate nell'ambito dello schema di decreto di riforma del codice ambientale per rafforzare le difese ambientali dopo quanto accaduto nel golfo del Messico. Il provvedimento adottato dal Consiglio dei ministri si applica anche ai procedimenti autorizzativi in corso. GREENPEACE - Greenpeace afferma che le nuove norme "rappresentano sicuramente restrizioni importanti", ma sottolinea che non si applicano alle autorizzazioni già concesse. "Oltre alle 66 concessioni di estrazione petrolifera con pozzi già attivi, sono in vigore ben 24 permessi di esplorazione offshore, soprattutto nel medio e basso Adriatico (Abruzzo, Marche, Puglia) e nel Canale di Sicilia - spiega Giorgia Monti, responsabile della campagna "Mare" -. Purtroppo non possiamo ancora dormire sonni tranquilli. Non abbiamo ancora saputo, infatti, quali tecnologie avanzate siano davvero obbligatorie nelle trivellazioni in Italia per ridurre eventuali rischi d’incidenti. Non ci risulta, per esempio, che sia obbligatorio il comando da remoto per la chiusura delle valvole in caso di incidente, che esiste in Norvegia e Brasile. Limiti di cinque o dodici miglia non ci salveranno certo dalle maree nere". Redazione online 30 giugno 2010
Alex viaggia la costa al confine tra Texas e messico Il primo uragano della stagione vicino alla zona della marea nera Le onde hanno già rallentato i lavori delle navi impegnate nel lavoro di "scrematura" del greggio * NOTIZIE CORRELATE * Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera" (23 giugno 2010) * Marea nera, la Bp ha speso due miliardiL'accusa: "Falle di sicurezza erano note" (17 giugno 2010) Alex viaggia la costa al confine tra Texas e messico Il primo uragano della stagione vicino alla zona della marea nera Le onde hanno già rallentato i lavori delle navi impegnate nel lavoro di "scrematura" del greggio NEW YORK - Da tempesta tropicale Alex è diventato il primo uragano della stagione atlantica 2010. Lo ha confermato a Miami il centro federale uragani degli Stati Uniti. La tempesta, che ha al suo interno venti da 120 chilometri all'ora, dovrebbe toccare terra al confine tra Texas e Messico mercoledì sera. Passerà non lontano dalla "marea nera" ma dovrebbe risparmiare la zona delle piattaforme petrolifere. LE ONDE RALLENTANO I LAVORI CONTRO LA MAREA NERA - Pur non facendo rotta direttamente verso la zona della marea nera, Alex ha complicato già gli sforzi di contenimento del petrolio nel Golfo del Messico. La tempesta ha creato onde di 4 metri costringendo le navi che "scremano" il greggio dalla superficie a trovare rifugio nei porti. Il presidente Barak Obama oggi ha dichiarato lo stato di emergenza federale in Texas in vista dell'arrivo di Alex: la dichiarazione permette di mobilitare risorse federali in aggiunta a quelle statali e municipali e incarica la Protezione civile federale americana (Fema) di coordinare il lavoro di assistenza.
30 giugno 2010
NUOVI GUAI PER LA BP NEL GOLFO DEL MESSICO Alabama, pescatore si uccide "Disperato per la marea nera" Morto il capitano di una barca assoldato per contenere greggio. Tolto e poi rimesso il "tappo" sulla falla * NOTIZIE CORRELATE * No alla moratoria sulle trivellazioni. La corte federale boccia Obama NUOVI GUAI PER LA BP NEL GOLFO DEL MESSICO Alabama, pescatore si uccide "Disperato per la marea nera" Morto il capitano di una barca assoldato per contenere greggio. Tolto e poi rimesso il "tappo" sulla falla (Ap) (Ap) MILANO - Una tragedia nella tragedia. Nel giorno in cui un incidente causato da un robot sottomarino ha indotto i tecnici al lavoro nel pozzo della Bp nel Golfo del Messico a rimuovere il "coperchio" che cerca di contenere fuga di petrolio, fascendo aumentare per diverse ore la fuoriuscita del greggio, fino a che il "tappo" non è stato rimesso a posto, un pescatore assoldato dal colosso petrolifero inglese nelle operazioni di contenimento del greggio nel Golfo del Messico si è tolto la vita. "Era disperato per la crisi del petrolio", ha detto il medico legale della contea di Baldwin in Alabama. William Allen Kruse aveva 55 anni e della sua morte ha parlato in mattinata l'ammiraglio della Guardia Costiera Thad Allen. L'uomo viveva a Foley e si era recato al lavoro come tutte le mattine. Si è sparato con una pistola Glock. Secondo Stan Vinson, il coroner, non era malato, né soffriva di problemi mentali. "Ma non è sorprendente che la marea nera avesse preso un posto importante nella sua testa come per molti altri pescatori della zona che a causa della perita di greggio hanno perso il lavoro", ha aggiunto il medico legale: "Le acque del Golfo sono chiuse alla pesca. Non c'è più lavoro per tanta gente come loro". L'INCIDENTE - Il suicidio rende drammatica una situazione già difficile, aggravata in giornata dall'incidente che ha costretto i tecnici Bp a rimuovere il tappo che conteneva la falla nel pozzo del Golfo del Messico. Senza "coperchio", il flusso di petrolio che fuoriesce dal pozzo della Bp è di nuovo aumentato in maniera significativa, anche se parte del greggio continua ad essere bruciato in superficie. La struttura di contenimento che veicolava oltre 16.000 barili al giorno in una nave container è stata rimossa dopo che un robot l'ha urtata in profondità facendo entrare gas nel sistema che trasporta acqua calda per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio sulla calotta. Soltanto dopo diverse ore il "tappo" è stato rimesso a posto con successo. BRIEFING - Intanto un briefing con la stampa l'ammiraglio Allen aveva anche annunciato la morte di due responsabili delle operazioni di pulizia delle coste, in eventi non legati al disinquinamento del Golfo. Una delle persone sarebbe annegata in una piscina, la seconda, è William Allen Kruse, il pescatore 55enne suicida. NUOVO CAPO BP AMERICA ASSUME L'INCARICO - In questo scenario ha cominciato la sua prima giornata di lavoro il nuovo responsabile di Bp America, Bob Dudley. La Bp ha infatti optato per un cambio della guardia nel Golfo del Messico: dopo le figuracce rimediate dall'ex direttore esecutivo, Tony Hayward, la responsabilità delle operazioni in America e Asia è stata affidata a Robert "Bob" Dudley, 55 anni, cresciuto in Mississippi. Che fin dal primo giorno ha dovuto affrontare problemi non da poco. Redazione online 23 giugno 2010(ultima modifica: 24 giugno 2010)
2010-06-23 NUOVI GUAI PER LA BP NEL GOLFO DEL MESSICO Marea nera, nuova fuoriuscita di greggio Incidente causato da un robot sottomarino con fuga di gas. Tolto il tappo sulla falla nel pozzo * NOTIZIE CORRELATE * No alla moratoria sulle trivellazioni. La corte federale boccia Obama NUOVI GUAI PER LA BP NEL GOLFO DEL MESSICO Marea nera, nuova fuoriuscita di greggio Incidente causato da un robot sottomarino con fuga di gas. Tolto il tappo sulla falla nel pozzo (Ap) (Ap) NEW YORK - Nuovi guai per la Bp. A causa di un incidente, il tappo che conteneva la falla nel pozzo del Golfo del Messico è stato temporaneamente rimosso e dovrebbe essere riposizionato in serata. Lo ha annunciato a Washington Thad Allen, l'ammiraglio della Guardia Costiera responsabile delle operazioni di contenimento del greggio. Senza tappo, il flusso di petrolio che fuoriesce dal pozzo della Bp è di nuovo aumentato in maniera significativa, anche se parte del greggio continua ad essere bruciato in superficie. L'INCIDENTE - La struttura di contenimento che veicolava oltre 16.000 barili al giorno in una nave container è stata rimossa dopo che un robot l'ha urtata in profondità facendo entrare gas nel sistema che trasporta acqua calda per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio sulla calotta. DUE MORTI - In un briefing con la stampa l'ammiraglio Allen ha anche annunciato la morte di due responsabili delle operazioni di pulizia delle coste, in eventi non legati al disinquinamento del Golfo. Una delle persone sarebbe annegata in una piscina, la seconda, il capitano di una barca, sarebbe stato ucciso con un colpo di arma da fuoco. Redazione online 23 giugno 2010
2010-06-22 Marea nera No alla moratoria sulle trivellazioni Su ricorso di 32 compagnie petrolifere la corte federale boccia Obama. La Casa Bianca annuncia ricorso. Gli americani si fidano più del presidente che di Bp Marea nera No alla moratoria sulle trivellazioni Su ricorso di 32 compagnie petrolifere la corte federale boccia Obama. La Casa Bianca annuncia ricorso. Gli americani si fidano più del presidente che di Bp MILANO - Il giudice federale Martin Feldman ha accolto il ricorso presentato da 32 compagnie petrolifere contro la moratoria di 6 mesi imposta da Barack Obama alle trivellazioni nel Golfo del Messico dopo l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon. Si tratta di un brutto colpo per la Casa Bianca, che sperava che il divieto avrebbe permesso di verificare se le altre piattaforme operano seguendo le regole di sicurezza, e che ha annunciato che farà ricorso contro la decisione. Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, nell'annunciare la decisione di fare ricorso, ha detto che "il presidente è fermamente convinto che continuare a trivellare a queste profondità senza sapere quello che è successo non ha senso". Replicando al giudice, che ha affermato che è sbagliato ritenere che per l'incidente di una piattaforma siano tutte pericolose, Gibbs ha aggiunto che la ripresa delle attivitá di trivellazione "mette potenzialmente a rischio la sicurezza delle piattaforme e dell'ambiente del Golfo". Un rischio che, secondo Gibbs l'America "in questo momento" non può permettersi. Nella sentenza il giudice federale Fieldman ha, però, spiegato che il Dipartimento del Territorio non era riuscito a dare motivazioni adeguate per la moratoria. La causa era stata intentata da Hornbeck Offshore Services ‹HOS.N›, compagnia con base in Luisiana, alla quale poi si sono unite più di 10 società che operano nel settore delle trivellazioni offshore. Il giudice federale della Louisiana ha accolto la richiesta delle compagnie, che avevano chiesto un provvedimento che impedisse alla moratoria di entrare in vigore. 10 MILIONI DI BARILI AL GIORNO - Intanto nel Golfo del Messico l'industria petrolifera non ha abbandonato le trivellazioni. Negli altri Paesi, riporta il Washington Post, nonostante la fuoriuscita che da due mesi contamina le acque del Golfo, non si è mai smesso di trivellare in profondità. È nella natura del settore: il petrolio va estratto ovunque si trovi. Nei prossimi cinque anni la produzione globale da trivellazioni in acque profonde dovrebbe aumentare di due terzi, a 10 milioni di barili al giorno, secondo le previsioni di Cambridge Energy Research Associates. È l’equivalante del greggio prodotto dall’Arabia Saudita, il maggior esportatore mondiale di petrolio. Negli Stati Uniti, il miglioramento delle tecnologie per l’estrazione di greggio in acque profonde rappresenta circa il 70% della crescita degli ultimi anni, secondo le stime dello Us Geological Survey. Secondo gli analisti quindi le trivellazioni in acque profonde nel Golfo del Messico continueranno. "Abbiamo esaurito qualsiasi altra cosa e non abbiamo accesso a riserve in nessun altro posto", ha detto Fadel Gheit, analista petrolifero di Oppenheimer,. "Perché pensate che le società trivellino così in profondità? Preferirebbero farlo sul territorio. Ma a quel livello non ci sono risorse disponibili, ad eccezione dell’Iraq, dove però si può essere rapiti e decapitati. Si tratta sempre di rischi e di remunerazioni". POLITICA ENERGETICA - Intanto un sondaggio di New York Times/Cbs rileva che il disastro ecologico del Golfo del Messico ha aumentato l’inquietudine per le politiche energetiche. Il pubblico ora ritiene in larga maggioranza che serva più regolamentazione sulle trivellazioni off-shore per salvaguardare l’ambiente. L’approvazione dell’operato di Bp nella regione è molto bassa. Con una proporzione di 2 a 1 gli intervistati hanno più fiducia nel governo che nelle possibilità e capacità che il colosso petrolifero britannico riesca a contenere i danni della fuoriuscita di petrolio. Redazione Online 22 giugno 2010
Peggiora la stima delle perdite di petrolio in mare: 100mila barili al giorno Marea nera, la Bp ha speso due miliardi L'accusa: "Falle di sicurezza erano note" Ipotesi: niente dividendo fino al 2012. Un operaio alla Bbc: "Sistema difettoso è stato chiuso, ma non riparato" * NOTIZIE CORRELATE * Bp versa 20 miliardi per risarcimenti. Obama: "Non sono il tetto massimo" (16 giugno 2010) * Marea nera, pompaggio interrotto. La Bp perde fino a 60mila barili al giorno (15 giugno 2010) * Il paragone di Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente" (14 giugno 2010) Peggiora la stima delle perdite di petrolio in mare: 100mila barili al giorno Marea nera, la Bp ha speso due miliardi L'accusa: "Falle di sicurezza erano note" Ipotesi: niente dividendo fino al 2012. Un operaio alla Bbc: "Sistema difettoso è stato chiuso, ma non riparato" Port Sulpher, Louisiana (Epa) Port Sulpher, Louisiana (Epa) WASHINGTON - Per arginare la marea nera nel golfo del Messico, la Bp ha finora speso due miliardi di dollari. La stima è della compagnia petrolifera britannica, riportata da Bloomberg. DIVIDENDO - Le prospettive finanziarie per il colosso inglese sono tutt'altro che rosee. La banca svizzera Ubs ha sospeso le stime sul dividendo fino alla fine del 2012 perché non si può prevedere alcuna crescita in questo intervallo di tempo. La società ha detto di aver pagato 105 milioni di dollari di danni a quanti sono stati colpiti dal disastro e la settimana scorsa, dopo un incontro con il presidente Obama, ha depositato 20 miliardi di dollari in un fondo per i risarcimenti. CENTOMILA BARILI - Peggiora il calcolo delle perdite di petrolio in mare: si tratterebbe di 100mila barili di petrolio al giorno, qualcosa come 15,9 milioni di litri, secondo un documento interno della società reso noto da un deputato americano. Finora il governo Usa aveva parlato di 60mila barili al giorno (9,5 milioni di litri). Un portavoce di Bp, Toby Odone, ha detto però che la stima si applicherebbe solo se un pezzo fondamentale dell'attrezzatura venisse rimosso: "Siccome non ci sono progetti di rimuoverlo, la stima è irrilevante". "BP SAPEVA DELLE FALLE" - Nuove accuse alle Bp arrivano da un operaio che lavorava nella piattaforma Deepwater Horizon, sopravissuto all'incidente del 20 aprile. La società, ha rivelato alla Bbc, sapeva che c'erano falle nel sistema di sicurezza settimane prima dell'esplosione. Tyrone Benton spiega che la falla non fu riparata, che il sistema di sicurezza difettoso fu semplicemente chiuso e che si fece affidamento su un secondo sistema. Benton aggiunge che la responsabilità della manutenzione di quell'attrezzatura era della compagnia proprietaria della piattaforma, la Transocean, che prima dell'incidente ha affermato di aver testato con successo il sistema. Si tratta, spiega la Bbc, del "blowout preventer" (Bop), in grado di tagliare e bloccare il flusso di petrolio dalla condotta principale. Il "cervello" del Bop, secondo la Bbc, sono delle unità di controllo (control pods) che rilevano l'eventuale presenza di irregolarità. INTERRUZIONE - "Abbiamo notato - racconta Benton - una perdita sull'unità di controllo e abbiamo informato gli uomini della compagnia". Questi ultimi "stanno in una sala di controllo, da dove potevano accendere o spegnere quell'unità di controllo e accenderne un'altra, così da non dover interrompere la produzione". L'operaio ha detto che il suo superiore ha informato via e-mail sia la Bp che la Transocean delle falle. Ma riparare l'unità di controllo (invece di attivarne un'altra) avrebbe significato un'interruzione temporanea dell'attività di trivellazione sulla piattaforma, che costava alla Bp 500mila dollari (circa 400mila euro) al giorno: dunque non è stato fatto nulla. Un comportamento "inaccettabile" secondo un esperto interpellato dalla Bbc, il professor Tad Patzek dell'università del Texas: "Se c'è un indizio che il Bop non sta funzionando a dovere, lo si dovrebbe riparare a qualunque costo". Redazione online 21 giugno 2010
2010-06-17 l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus indagherà sulle cause del disastro Bp versa 20 miliardi per risarcimenti Obama: "Non sono il tetto massimo" La società ha accettato di versare la somma chiesta dalla Casa Bianca. La gestione dei soldi sarà indipendente * NOTIZIE CORRELATE * Marea nera, pompaggio interrotto. La Bp perde fino a 60mila barili al giorno (15 giugno 2010) * Il paragone di Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente" (14 giugno 2010) * Marea nera: la cronistoria l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus indagherà sulle cause del disastro Bp versa 20 miliardi per risarcimenti Obama: "Non sono il tetto massimo" La società ha accettato di versare la somma chiesta dalla Casa Bianca. La gestione dei soldi sarà indipendente Obama con i vertici Bp alla Casa Bianca (Reuters) Obama con i vertici Bp alla Casa Bianca (Reuters) WASHINGTON - Venti miliardi di dollari. A tanto ammonta la cifra che la Bp ha accettato di versare nel fondo per i risarcimenti della marea nera nel golfo del Messico. È quanto avevano chiesto i democratici del Senato e la società ha accettato. Lo hanno riferito il presidente Carl Henric Svanberg e l'amministratore delegato Tony Hayward durante un incontro con il presidente Obama alla Casa Bianca. Il fondo sarà amministrato da una commissione indipendente: secondo il Wall Street Journal potrebbe essere capeggiata da Kenneth Feinberg, finora incaricato di regolare stipendi e bonus dei manager di Wall Street salvati dal governo. OBAMA - "È importante notare che questa somma non è un tetto" ha detto il presidente americano Barack Obama riferendosi ai 20 miliardi del fondo. L'incontro con Bp che doveva durante un paio d'ore si è chiuso dopo quattro ore. Il presidente ha detto che "Bp è una società forte e vitale e sarà in grado di sostenere le sue responsabilita". Obama ha riferito di aver parlato ai vertici di Bp delle sofferenze della gente del Golfo: "Hanno bisogno di aiuto adesso". CAMERON - Il premier inglese David Cameron ha ribadito che la Bp deve avere certezze sulle sue potenziali responsabilità, ovvero le compensazioni e i danni che dovrà pagare. "È importante che l'azienda paghi richieste ragionevoli di compensazione e ha bisogno di un livello di certezza delle sue responsabilità - ha detto alla Bbc -. Questa è la preoccupazione della Bp, che non ci siano richieste che siano solo molto alla lontana legate alla fuga di petrolio". ENERGIE PULITE - La tragedia della marea nera mostra al mondo che "è arrivato il momento di passare alle energie pulite". In precedenza, nel suo discorso solenne allo Studio Ovale, trasmesso in tv nel prime time, il presidente degli Stati Uniti si è rivolto agli americani, apostrofando quanto accaduto nel golfo del Messico come "la peggiore catastrofe ecologica" della storia del Paese. LA NOMINA - Il presidente ha parlato per 18 minuti, con toni battaglieri. E ha annunciato di aver nominato l'ex governatore del Mississippi, Ray Mabus, a capo della commissione istituita per indagare sulle cause del disastro. Poco prima del discorso, scienziati federali hanno reso noto che le stime del geyser di greggio che fuoriesce dai fondali del golfo del Messico sono assai più alte di quanto annunciato solo la scorsa settimana: fino a 60 mila barili di greggio al giorno, pari a una Exxon-Valdez ogni quattro-sei giorni, abbastanza per riempire 22 volte ogni giorno lo Studio Ovale, ha calcolato un blog americano. "EPIDEMIA" - "La tragedia che ha toccato le nostre coste è un richiamo doloroso e forte per farci capire che è giunto il tempo di adottare le energie pulite per il futuro e di lanciare una missione nazionale che liberi le potenzialità dell’innovazione americana prendendo in mano il nostro destino - ha detto Obama -. La grande lezione della marea nera è che le perforazioni petrolifere ormai comportano rischi enormi, quale che sia la regolamentazione. Noi americani consumiamo il 20% del petrolio mondiale ma possediamo appena il 2% delle riserve mondiali". E questo spiega perché le compagnie petrolifere sono spinte a cercare il petrolio anche a 1.500 metri di profondità sotto il mare. Obama ha poi paragonato la marea nera che deturpa il golfo del Messico a un'"epidemia" che gli Stati Uniti saranno costretti a combattere per mesi, forse anni. Il presidente ha comunque assicurato che gli Stati Uniti "combatteranno l’inquinamento con tutti i mezzi possibili e fin quando sarà necessario" e ha detto che la sua amministrazione "farà pagare alla Bp tutti i danni che questa azienda ha provocato". Redazione online 16 giugno 2010(ultima modifica: 17 giugno 2010)
diciassette Paesi hanno offerto il proprio aiuto, non c'è l'italia Marea nera, pompaggio interrotto La Bp perde fino a 60mila barili al giorno Fulmine su una nave: operazioni sospese per 5 ore. Il presidente nomina un nuovo responsabile * NOTIZIE CORRELATE * Il paragone di Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente" (14 giugno 2010) * Marea nera: la cronistoria< |