MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-03-25 ad oggi 2010-03-26Pedofilia, dagli Usa accuse a Ratzinger la vicenda fu segnalata all'attuale papa nel 1996 Un sacerdote americano negli anni '50 violentò almeno 200 bambini sordi: non fu mai sanzionato né punito Vaticano: mai proibite denunce di abusi Claps, sacerdoti informati dei resti Il capo della polizia Manganelli: "Presto ci saranno novità". Il parroco: "Non so nulla" Il corpo sarebbe stato trovato da due donne delle pulizie a gennaio, che negano: "Salite sul terrazzo il 10 marzo" Il capo della polizia Manganelli: "Presto ci saranno novità". Il parroco: "Non so nulla" |
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Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Il Mio Pensiero
(Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):Cristo nel Tempio del Padre fece una sferza di corda e scacciò cambiavalute e ladri.
La Chiesa non può nascondere la Verità.
Il Perdono serve per rendere meno pesante il rimorso al peccatore, ma il Ministro che si macchia di una colpa così grave come la pedofilia, non può continuare a rimanere al suo posto, ma deve pentirsi e ritirarsi a meditare la sua colpa, nella sua solitudine di meditazione, non può continuare nel suo magistero di discepolo di Cristo, né la Chiesa si salva tacendo.
Il pedofilo, comportandosi in un modo di così netta contraddizione verso l'AMORE per il Prossimo, verso i più deboli ed indifesi, non può pensare di continuare ad essere Maestro, perché lo può essere solo di cotanto male.
Tacendo, il male nel buio si ripete tante e più volte, e fa ulteriori vittime e seguaci, non essendoci una proclamazione netta ed ufficiale di condanna, e cosa più grave Vacilla l'Autorità della Chiesa, che resta completamente indifesa nonostante la stragrande maggioranza di Buoni Pasori.
Chi Crede in Cristo non può tacere per amore della Vita, della Via della Verità.
Chi ha sbagliato deve capire e scegliere il silenzio del ritorno alla vita di anima e non più pastore di anime.
In questo non c'è legislazione canonica che tenga, c'è solo la Verità di Cristo
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it2010-03-26 26 Marzo 2010 IL CASO New York Times insiste "Mera speculazione" Nuovo attacco del New York Times contro il Papa: il quotidiano ha riesumato un vecchio caso. Quando il sacerdote tedesco Peter Hullermann, riconosciuto colpevole di abusi ai danni di minori e poi reintegrato nel lavoro pastorale mentre era ancora in terapia psichiatrica negli anni in cui Joseph Ratzinger era arcivescovo di Monaco. Lombardi Il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, interrogato dai giornalisti, rinvia ogni commento alla smentita pubblicata in un Comunicato dell'Archidiocesi di Monaco. "L'articolo del New York Times - si legge nella nota - non contiene alcuna nuova informazione oltre a quelle che la Archidiocesi ha già comunicato sulle conoscenze dell'allora Arcivescovo sulla situazione del sacerdote H". L'Arcidiocesi conferma quindi la sua posizione, ribadendo l'estraneità del Papa e "rifiutando ogni altra versione come mera speculazione". "L'allora Vicario generale, mons. Gerhard Gruber, ha assunto - ricorda padre Lombardi - la piena responsabilità della sua propria ed errata decisione, di reinserire H. nella pastorale parrocchiale".
2010-03-26 Questa feroce "onda mediatica" La frenesia livida di sporcare piegare e colpire Non è vero che la Congregazione per la dottrina della fede, negli anni in cui era guidata da Joseph Ratzinger, insabbiò il procedimento canonico a carico di Lawrence Murphy, il sacerdote americano colpevole di abusi su dei bambini sordi. Chi legga i documenti pubblicati dal New York Times a sostegno di questa accusa scopre che in realtà solo i vertici della Chiesa americana insistettero a indagare su fatti, che erano stati archiviati dalla giustizia civile. È vero invece che la terribile vicenda delle 29 denunce contestate a padre Murphy – e risalenti ad abusi avvenuti tra il 1950 e il 1974 – arrivò alla Congregazione solo nel 1998, quando l’ ormai anziano sacerdote scrisse a Ratzinger chiedendo l’interruzione del processo anche a causa delle sue gravi condizioni di salute. Tuttavia l’allora segretario della Congregazione, Tarcisio Bertone, rispose ordinando che si procedesse secondo le misure previste dal canone 1341 "per ottenere la riparazione dello scandalo e il ristabilimento della giustizia". Il prete accusato morì quattro mesi dopo. Della realtà sulla denuncia del New York Times riferiamo a pagina 5. Ma un simile attacco (il secondo in pochi giorni) sulla prima pagina di uno dei più autorevoli quotidiani americani è una cosa che fa pensare. È un piegare quasi con la forza i fatti a una tesi che sembra precostituita e ordinata a uno scopo preciso: attaccare, nella persona del Papa, la Chiesa. Con una determinazione e una tendenziosità che lascia sbalorditi. Le accuse contro quel sacerdote americano sono terribili, ma dopo la prima denuncia il prete venne allontanato e da allora visse ritirato. La giustizia civile lasciò perdere. Da Roma invece, 24 anni dopo l’accaduto, non si consentì alla richiesta di cancellare la vicenda. Chi è l’insabbiatore dunque? La sproporzione fra le accuse e la realtà è troppa per non vedere la volontà di addossare alla Chiesa l’immagine di una sorta di "cupola" opaca, che sa e non vede, che è informata e finge di ignorare. Quasi come se la dolorosa e limpida lettera di Benedetto XVI ai cattolici d’Irlanda, ammettendo le colpe di alcuni sacerdoti e le mancanze di una Chiesa locale, avesse risvegliato un rancore inespresso ma aspro, un’ansia di lanciare accuse gravi e non provate contro la Chiesa tutta, e il Papa per primo. C’è un sentore quasi di voglia di lapidazione in certi titoli forzati, sparati e subito ripresi da altre testate: come quando tra bande di ragazzi si decide all’improvviso che "quello" è il nemico, e insieme lo si attacca. Perché? Noi non sappiamo di complotti. Abbiamo invece il dubbio di trovarci di fronte a una di quelle onde mediatiche che a volte traversano l’informazione: gli episodi di pedofilia in Irlanda, denunciati dallo stesso Benedetto con una accorata richiesta di verità e giustizia, usati come anello di una catena che va a cercare singoli episodi, ora veri ora dubbi, ora vecchi di trenta o cinquant’anni, in cui gli accusati spesso sono morti; e serra l’uno all’altro gli anelli, fino a farne una catena vera, da prigionieri, che mette addosso ai sacerdoti cattolici, tutti, alla Chiesa, tutta. Di "onde mediatiche" se ne creano spesso, come se i media amplificassero se stessi in un gioco incontrollabile di echi. Ma questa volta si avverte in alcuni almeno una frenesia strana di lanciare il sasso, di sporcare, di insinuare che, in realtà, coloro agiscono nel nome di Cristo sono poi uguali a noi, e anzi molto peggiori. Il che talvolta tragicamente può essere vero. Ma non cambia la essenza della Chiesa, il suo essere corpo di Cristo, pure fatto di uomini peccatori. Che strana, livida voglia di fango emerge da certi titoli, dalla realtà piegata e costretta nei propri disegni. Viene in mente l’Eliot dei Cori da "La Rocca", viene in mente quella Straniera che non è amata dagli uomini – perché è "la Testimone": "Colei che ricorda la Vita e la Morte, e tutto ciò che vorrebbero scordare". La Chiesa, che ancora pretende di affermare che esiste un Bene, e un Male. Che questo dia fastidio? Sembra diretto ai nostri giorni la profezia di Eliot, siamo noi, forse, "gli uomini che deridono/ tutto ciò che è stato fatto di buono". Marina Corradi
2010-03-25 25 Marzo 2010 Milwaukee Prete pedofilo in Usa, ecco come è andata veramente "Alti funzionari vaticani – incluso il futuro papa Benedetto XVI – non sconsacrarono un prete che aveva molestato qualcosa come 200 ragazzi sordi, malgrado diversi vescovi americani avessero ripetutamente avvertito che la mancanza di una azione decisa in materia avrebbe potuto mettere in imbarazzo la Chiesa". Così inizia l’articolo del New York Times oggi ripreso con grande evidenza dai media italiani. In realtà proprio l’intera documentazione pubblicata dal New York Times sul suo sito, smentiscono questa lettura tendenziosa dei fatti riguardanti padre Lawrence Murphy, tra il 1950 e il 1974 cappellano in una scuola per sordi della diocesi di Milwaukee. I documenti dicono infatti che gli unici a preoccuparsi del male compiuto da padre Murphy sono stati i vertici della diocesi americana e la Congregazione per la Dottrina della Fede, mentre le autorità civili avevano archiviato il caso. In particolare la Congregazione della Dottrina della Fede, investita della questione solo tra il 1996 e il 1997, ha dato indicazione di procedere nei confronti di padre Murphy malgrado la lontananza temporale dei fatti costituisse un impedimento a norma di diritto canonico. Tutto comincia il 15 maggio 1974 quando un ex studente della St. John’s School per i sordi presenta una denuncia sugli abusi compiuti su di lui e su altri ragazzi da padre Lawrence Murphy tra il 1964 e il 1970, ma - a quanto viene riportato – dopo un’indagine, il giudice incaricato archivia il caso. La diocesi di Milwaukee invece allontana subito padre Murphy, con un permesso temporaneo per motivi sanitari (fino a novembre 1974) che però diviene definitivo. Una lettera dalla diocesi di Superior nel 1980 spiega che padre Murphy vive nel Wisconsin, a casa della madre, continuando comunque a esercitare il ministero sacerdotale aiutando il parroco locale. Nel frattempo però le denunce presso la diocesi di Milwaukee si moltiplicano e tra il luglio e il dicembre del 1993 padre Murphy viene sottoposto a quattro lunghi interrogatori dai responsabili dell’arcidiocesi assistiti da psicologi esperti di pedofilia. Ne emerge un quadro clinico di "pedofilo tipico", che ne raccomanda un trattamento psicologico per maniaci sessuali e anche un accompagnamento pastorale/spirituale oltre che una restrizione nell’attività ministeriale. Dalla relazione degli interrogatori si evince che ci sono state 29 denunce di ragazzi: padre Murphy ammette "contatti" solo per 19 dei ragazzi coinvolti. Dai documenti successivi si ha poi la dimostrazione che l’arcidiocesi di Milwaukee prosegue nelle sue indagini cercando di appurare la realtà e l’ampiezza dei fatti, e il 17 luglio 1996 il vescovo Rembert Weakland scrive all’allora prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, cardinale Joseph Ratzinger, chiedendo lumi sul caso di padre Murphy e su quello – non collegato - di un altro prete, accusato di crimini sessuali e finanziari. Monsignor Weakland fa riferimento alla denuncia del 1974 e spiega che però solo recentemente è venuto a conoscenza del fatto che certi crimini sessuali sono avvenuti durante il sacramento della Confessione, così che ha incaricato ufficialmente un prete della diocesi, padre James Connell, di condurre un’indagine approfondita (il decreto è del dicembre 1995). Un ostacolo all’accertamento dei fatti – afferma mons. Weakland – è dato dalla comprensibile reticenza dei ragazzi e della comunità della St John’s school a rendere pubbliche circostanze imbarazzanti. Monsignor Weakland si rivolge alla Congregazione per la Dottrina della Fede per avere un chiarimento sulla giurisdizione in questo caso di "crimine di sollecitazione" (canone 1387), se è di pertinenza della diocesi o della Congregazione. Dai successivi documenti non sembrerebbe che la lettera sia mai arrivata sul tavolo del cardinal Ratzinger e dell’allora mons. Bertone, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. In ogni caso, in mancanza di una risposta, l’arcidiocesi di Milwaukee va avanti per la sua strada e il 10 dicembre 1996 informa padre Murphy che il 22 novembre è stato aperto un procedimento penale ecclesiastico a suo carico con un tribunale creato ad hoc. La richiesta dell’accusa è la "destituzione di padre Murphy dallo stato clericale". Il problema che però si pone è quello della prescrizione dei crimini commessi, per cui a norma di diritto canonico si sarebbe impediti di procedere. Ma l’arcivescovo di Milwaukee è intenzionato a individuare una deroga al canone tenuto conto della situazione fisica e psicologica delle vittime. Intenzione avallata poi da mons. Bertone nella lettera del 24 marzo 1997. Alla fine del 1997 il processo passa poi alla diocesi di Superior, ma il presidente del tribunale rimane lo stesso di Milwaukee, padre Thomas Brundage. Dai documenti presentati dal New York Times si evince chiaramente l’intenzione delle autorità ecclesiastiche di Milwaukee e Superior di procedere nel modo più spedito possibile per arrivare a un atto di giustizia e di riparazione per le vittime e la comunità della St John’s school. Nel frattempo, padre Murphy scrive una lettera al cardinal Ratzinger (12 gennaio 1998), chiedendo l’annullamento del processo a suo carico perché l’Istruzione del 1962 prevede per avviare l’azione penale un termine di 30 giorni dal momento in cui è presentata l’accusa. Padre Murphy afferma tra l’altro che – oltre ad essere pentito – è gravemente malato e comunque vive ritirato da 24 anni. Per cui chiede almeno di non essere ridotto allo stato laicale. Il 6 aprile 1998 mons. Bertone scrive a mons. Fliss, vescovo di Superior, a nome della Congregazione per la Dottrina della Fede spiegando che – dopo aver esaminato attentamente la vicenda – non esiste un termine per l’azione penale così come invocato da padre Murphy, per cui il processo può continuare anche se – aggiunge Bertone – è giusto tenere conto dell’articolo 1341 del Codice di diritto canonico secondo cui una sanzione penale deve essere comminata solo dopo aver constatato che non sia "possibile ottenere sufficientemente la riparazione dello scandalo, il ristabilimento della giustizia, l'emendamento del reo" con altri mezzi. Monsignor Fliss risponde il 13 maggio a monsignor Bertone affermando che, conformemente a quanto indicato dalla Congregazione, c’è la necessità di un processo a padre Murphy tenendo conto della gravità dello scandalo e del grande dolore inferto alla comunità cattolica della St John’ school. Si arriva quindi al 30 maggio quando in Vaticano c’è un incontro tra mons. Bertone, il sottosegretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, padre Gianfranco Girotti, e i presuli americani interessati alla questione. Dalla minuta dell’incontro si evince che nella Congregazione ci sono dei dubbi circa la fattibilità e l’opportunità del processo canonico, data la difficoltà a ricostruire i fatti accaduti 35 anni prima, soprattutto per quel che riguarda il crimine in confessionale, e dato che non risultano altre accuse per il periodo dal 1974 in poi. Bertone quindi, a conclusione dell’incontro, riassume le due linee fondamentali da tenere: una restrizione territoriale per il ministero sacerdotale (in pratica padre Murphy deve restare a Superior) e un’azione decisa per ottenere il pentimento del sacerdote, inclusa la minaccia di "dimissione dallo stato clericale". Il vescovo di Milwaukee scrive ancora il 19 agosto a mons. Bertone per metterlo al corrente delle misure prese per attuare le linee indicate dalla Congregazione, e informarlo del fatto che la sua diocesi continuerà a farsi carico delle spese per sostenere le terapie alle vittime degli abusi sessuali. Infine, il 21 agosto padre Murphy muore, chiudendo definitivamente il caso.
25 Marzo 2010 DICHIARAZIONE Usa: Prete pedofilo a Milwaukee la Santa Sede chiarisce DICHIARAZIONE DI PADRE FEDERICO LOMBARDI AL NEW YORK TIMES 24 Marzo 2010 Il tragico caso di padre Lawrence Murphy, prete dell’arcidiocesi di Milwaukee, ha coinvolto delle vittime particolarmente vulnerabili che hanno sofferto terribilmente per quel che ha fatto. Abusando sessualmente di bambini audiolesi. Padre Murphy ha violato la legge e. più importante ancora, la fiducia sacra che le sue vittime avevano riposto in lui. A metà degli anni ’70, alcune delle vittime di padre Murphy hanno denunciato i suoi abusi alle autorità civili, che a quel tempo hanno condotto un’inchiesta. Tuttavia, stando alle notizie ricevute, l’inchiesta fu archiviata. La Congregazione per la Dottrina della Fede non fu informata della vicenda che venti anni dopo. Si è insinuato che esista una relazione in questo caso tra l’applicazione del Crimen Sollicitationis e la mancata denuncia degli abusi alle autorità civili. In realtà questa relazione non c’è affatto. Invece, contrariamente ad alcune dichiarazioni circolate nella stampa, né il Crimen né il Codice di Diritto Canonico hanno mai proibito la denuncia degli abusi dei bambini alle autorità deputate all’applicazione della legge. Nella seconda metà degli anni ’90, dopo oltre venti anni dalla denuncia del caso alle autorità diocesane e alla polizia, alla Congregazione per la Dottrina della Fede è stata presentata per la prima volta la domanda su come trattare canonicamente il caso Murphy. La Congregazione fu informata della vicenda perché essa implicava richieste avvenute in confessionale, cosa che costituisce una violazione del Sacramento della Penitenza. E’ importante notare che la questione canonica presentata alla Congregazione non era in relazione a qualsiasi procedimento civile o penale contro padre Murphy. In questi casi, il Codice di Diritto Canonico non prevede sanzioni automatiche, ma raccomanda che ci sia un giudizio che non escluda la massima sanzione ecclesiastica che consiste nella dimissione dallo stato clericale (cfr. Canone 1395, no. 2). Considerando che padre Murphy era anziano e in pessime condizioni di salute; che stava vivendo in luogo isolato e che non c’erano state denunce di abusi da oltre venti anni, la Congregazione per la Dottrina della Fede suggerì all’arcivescovo di Milwaukee di affrontare la situazione, ad esempio, restringendo il ministero pubblico di padre Murphy ed esigendo che padre Murphy accettasse la piena responsabilità per la gravità dei suoi atti. Padre Murphy è poi morto quattro mesi dopo, senza altri avvenimenti.
25 Marzo 2010 POTENZA Caso Claps: "Il corpo già scoperto mesi fa" Il cadavere di Elisa Claps sarebbe stato trovato dalle addette alle pulizie della chiesa di Potenza a gennaio. La Curia arcivescovile potentina assicura di aver assicurato "fin dal principio la più ampia e immediata collaborazione con gli inquirenti". Il capo della polizia Manganelli, da Roma, annuncia prossime novità sull'inchiesta. Il dolore della famiglia. "È con ulteriore strazio che apprendiamo la notizia del ritrovamento del corpo di Elisa già nello scorso gennaio. Se ciò dovesse essere confermato dagli organi investigativi, un altro insulto sarà consumato alla memoria di Elisa e alla sua famiglia". Lo ha dichiarato la famiglia Claps in un comunicato reso noto da 'Chi l'ha visto?'. La smentita della donna delle pulizie. "Nè io nè mia madre abbiamo mai trovato quel cadavere e l'abbiamo detto ai magistrati di Salerno". Lo ha riferito Annalisa Lo Vito, che "il mercoledì e il venerdì" insieme alla madre, Margherita Santarsiero, fa le pulizie nella chiesa dove lo scorso 17 marzo è stato ritrovato il cadavere di Elisa Claps. "Il sacerdote - ha aggiunto - ha detto agli investigatori che il cadavere di Elisa Claps è stato trovato a gennaio e che quella scoperta l'avremmo fatta mia madre ed io. Su questo siamo state interrogate per ore sabato dai magistrati di Salerno: a loro abbiamo detto di non aver mai ritrovato il cadavere di Elisa Claps. La prima volta che siamo salite su quel terrazzo è stata il 10 marzo", sette giorni prima del ritrovamento del cadavere. L'arcivescovo Superbo. "Non parlerò più di questa vicenda fino a quando gli investigatori non l'avranno chiarita": lo ha detto l'arcivescovo metropolita di Potenza, monsignor Agostino Superbo, appena giunto in città da Roma. "Non importa – ha aggiunto il presule – se il mio silenzio presterà il fianco a critiche o ad analisi ingiuste. Offrirò questo sacrificio. Ma la mia decisione è giusta perchè oggi sono state dette troppe parole" Monsignor Ennio Appignanesi. Gli ultimi sviluppi sulla vicenda di Elisa Claps, secondo i quali il cadavere della ragazza venne scoperto nel sottotetto della chiesa già alcuni mesi fa dagli addetti alle pulizie che lo avrebbero riferito ai sacerdoti della chiesa, denunciano un "nuovo silenzio inquietante". Lo rileva monsignor Ennio Appignanesi, il vescovo a capo della diocesi di Potenza proprio nel periodo in cui scomparve la Claps. Interpellato, il vescovo ha commentato: "La colpa non è certamente della vigilanza attuale. Certamente se mesi fa è avvenuta la scoperta del cadavere di Elisa e si è taciuto siamo di fronte a un silenzio inquietante. Tuttavia l'omertà parte da lontano e pesa su qualsiasi altra cosa". Il capo della Polizia, Manganelli. "Prossimamente ci saranno novità nel caso di Elisa Claps". Lo ha annunciato il capo della Polizia, Antonio Manganelli, nel corso della conferenza stampa nella quale è stata presentata la relazione sulle persone scomparse in Italia. Manganelli, rispondendo a una domanda, non ha voluto fare anticipazioni rispetto all'ipotesi di una indagine interna alla polizia sulla vicenda: "Si tratta di un'indagine così complessa - ha detto il capo della polizia - credo che meriti rispetto e la risposta non può che essere realizzata con il nostro silenzio sulle dinamiche relative a ciò che è avvenuto e avverrà". Manganelli ha poi aggiunto, "credo che avremo delle novità e mi auguro che possano rispondere alle domande ma sarebbe improprio anticipare novità che ritengo si possano ragionevolmente avere prossimamente".
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2010-03-26 il tedesco "der spiegel": "perchÉ il Papa è ancora in carica?" "Ratzinger sapeva degli abusi a Monaco" Schifani: attacchi inaccettabili e indegni Nuove rivelazioni del "New York Times" sul caso di padre Hullermann. I vescovi di Francia: "Proviamo vergogna" NOTIZIE CORRELATE Pedofilia, dagli Usa accuse a Ratzinger. L'Osservatore Romano: ignobile intento di colpirlo (25 marzo 2010) Germania, sospeso il prete pedofilo. Un vescovo: "La Chiesa ha insabbiato" (16 marzo 2010) Pedofilia, un caso a Monaco quando Ratzinger era vescovo (12 marzo 2010) il tedesco "der spiegel": "perchÉ il Papa è ancora in carica?" "Ratzinger sapeva degli abusi a Monaco" Schifani: attacchi inaccettabili e indegni Nuove rivelazioni del "New York Times" sul caso di padre Hullermann. I vescovi di Francia: "Proviamo vergogna" Benedetto XVI (Ap) Benedetto XVI (Ap) MILANO - Nuovo attacco del New York Times contro il Vaticano: il quotidiano arricchisce di elementi inediti un caso già emerso, avvenuto nella diocesi di Monaco quando Ratzinger era arcivescovo. Al tempo in cui era ancora arcivescovo il futuro Papa sarebbe stato strettamente aggiornato su un caso di abusi in Germania, più di quanto lasciato trasparire dalla Chiesa. Una circostanza che accresce gli interrogativi sulla gestione dello scandalo da parte di Ratzinger prima della sua ascesa al Vaticano, tanto che il settimanale tedesco Der Spiegel, nell'edizione online, chiede perché il Papa sia ancora in carica e in un messaggio inviato a papa Benedetto XVI i vescovi di Francia esprimono "vergogna e amarezza davanti ai fatti abominevoli perpetrati da alcuni preti e religiosi". Riuniti a Lourdes per l'assemblea plenaria, i prelati hanno indirizzato "un messaggio cordiale di sostegno al Pontefice, nel difficile periodo che attraversa la nostra Chiesa". SCHIFANI: ATTACCHI INDEGNI - In difesa del Pontefice interviene il presidente del Senato Schifani, che parla di "attacchi inaccettabili e indegni" da parte della stampa straniera: "Lanciare attacchi contro la figura del Santo Padre è un fatto senza precedenti. Egli ha adottato recentemente delle misure decisive contro la pedofilia. Ha assunto delle posizioni rigorosissime, che vanno rispettate ed apprezzate. Ecco perché non capisco e non capiamo il motivo di questi attacchi, che potevano rimanere nell'ambito dei Paesi dai quali sono venuti". PADRE HULLERMANN - Secondo il quotidiano americano, l'allora arcivescovo Ratzinger era informato del fatto che padre Peter Hullermann, che con la sua approvazione aveva iniziato una terapia negli anni '80 dopo vari casi di violenze su bambini, sarebbe tornato alla sua attività pastorale pochi giorni dopo l’inizio della cura psicologica. Fino ad oggi, ricorda il New York Times, la responsabilità della decisione di riabilitare il sacerdote tedesco era stata attribuita all’allora vice di Ratzinger, il reverendo Gerhard Gruber. Ma il quotidiano riferisce dell’esistenza di una memoria informativa consegnata al futuro Papa in cui lo si informava sulla situazione di Hullermann. "L’esistenza del documento è confermata da due fonti ecclesiastiche - riferisce il Nyt - e dimostra che Ratzinger non solo presiedette un incontro il 15 gennaio 1980, con il quale si approvava il trasferimento del prete, ma fu anche informato della nuova dislocazione del sacerdote". Nelle scorse settimane un comunicato delle arcidiocesi di Monaco e Frisinga aveva attribuito la piena responsabilità della decisione che permetteva al prete di riprendere l'incarico pastorale al reverendo Gruber. Ma il Nyt scrive che chi ha seguito il caso sin dall'inizio, il reverendo Friedrich Fahr, è "sempre rimasto in contatto personalmente ed essenzialmente" con Ratzinger. L'altro prelato citato nell'articolo, il reverendo Lorenz Wolf, vicario dell'arcidiocesi di Monaco, difende il Papa sostenendo che si trattava di "una nota di routine" e che "è improbabile che fosse arrivata sulla scrivania dell'arcivescovo". Tuttavia lo stesso padre Wolf non esclude che Ratzinger l'abbia letta. RIVELAZIONI DI "DER SPIEGEL" - Giorni fa era stato il settimanale tedesco Der Spiegel a citare l'esistenza di documenti e fornire dettagli sul caso del prete pedofilo che Joseph Ratzinger aveva accettato di far curare nella propria diocesi di Monaco di Baviera nel 1980 ma che poi era stato impiegato in attività pastorali di nuovo a contatto con minori. Secondo il settimanale "proprio il Papa, da arcivescovo di Monaco, non prese sul serio il problema di un violentatore di bambini". Nell'articolo si forniscono dettagli che integrano un'esposizione della vicenda fatta in precedenza da due comunicati dell'Arcivescovado di Monaco e Frisinga in cui si annunciava l'ammissione dell'errore e la sospensione del sacerdote. "Nemmeno due settimane dopo" l'accoglienza a Monaco concessa su preghiera del vescovado di Essen, Hullermann "era già attivo come curatore d'anime", scrive la rivista, nonostante avesse alle spalle "almeno" quattro sospetti casi di abusi pedofili, circostanza "chiaramente riscontrabile" nella lettera di raccomandazione. "Ratzinger non ne avrebbe saputo nulla", scrive lo Spiegel sintetizzando la posizione espressa dall'arcivescovado il 12 marzo: "Al suo segretariato però giunse una nota del suo vicario generale Gerhard Gruber sull'impiego del cappellano nella comunità di San Giovanni evangelista. Ratzinger non ha visto la nota?". PIÙ VOLTE TRASFERITO- Lo Spiegel fra l'altro sostiene che i tre successivi trasferimenti del sacerdote - tra cui quello a Grafing, nei pressi di Monaco, dove poi il religioso nel 1986 fu condannato per abusi su "diversi scolari" - avvennero senza che la pericolosità del pedofilo fosse segnalata. Nei giorni successivi la stampa tedesca ha pubblicato poi nuove rivelazioni su Hullermann: l'agenzia Dpa ha parlato di due presunti casi di abusi sessuali su minori a Bottrop (Nord Reno-Westfalia, Ovest), nella comunità della chiesa di San Ciriaco, dove Hullermann è rimasto fino al 1978. Dopo il religioso - attualmente sospeso - era andato ad Essen, dove era rimasto fino al 1980 e dove avrebbe abusato di altri tre ragazzi. Proprio a causa di queste ultime violenze, il prete è stato trasferito a Monaco di Baviera nel 1980, dove aveva abusato di nuovo di minori e per questo era stato condannato - nel 1986 - a 18 mesi di carcere con la condizionale. Infine ci sarebbe stato un nuovo abuso nel 1998, vittima un minorenne, quando Hullermann era amministratore parrocchiale a Garching/Alz (Baviera): quest'ultimo episodio non è ancora caduto in prescrizione ed è stato denunciato alla Procura di Monaco. USA, ABUSI SUI BAMBINI SORDI - Giovedì il New York Times ha accusato Ratzinger e l'attuale segretario di Stato vaticano Bertone di aver messo sotto silenzio un caso di abusi avvenuto negli anni '50 nel Wisconsin: padre Lawrence C. Murphy fu responsabile di violenze sessuali su almeno 200 bambini sordi ospiti di un istituto tra il 1950 e il 1974: non fu mai punito né sanzionato i suoi crimini ed è morto nel 1998. Il Vaticano ha fatto sapere di essere stato informato della vicenda solo nel '96. Redazione online 26 marzo 2010
Quell’incontro con Bertone "Non dà segni di pentimento" Quell’incontro con Bertone "Non dà segni di pentimento" WASHINGTON—C’è anche un documento redatto nella versione originale in italiano, nel dossier tutto in inglese pubblicato ieri sul sito del New York Times, che ha costituito la base delle rivelazioni del quotidiano sul silenzio dell’allora cardinale Joseph Ratzinger nel caso del reverendo pedofilo Lawrence Murphy. È il riassunto dell’incontro del 30 maggio 1998 in Vaticano dei tre vescovi dell’arcidiocesi di Milwaukee con i prelati della Congregazione per la Dottrina della Fede, guidati dal cardinal Bertone. È un incontro importante, perché è l’ultimo tentativo degli americani di convincere la curia romana della necessità di una soluzione forte contro Murphy. È l’arcivescovo Weakland a spiegare che il reverendo non "ha alcun segno di rimorso e sembra non rendersi conto della gravità di ciò che ha fatto". E a ricordare che "la comunità dei non-udenti mantiene grande indignazione e rifiuta ogni soluzione pastorale". Ma Tarcisio Bertone oppone un ragionamento squisitamente tecnico-giuridico: invoca i 35 anni trascorsi dai fatti e spiega i problemi comportati dall’eventuale processo canonico, che lui ha già ordinato di bloccare. In particolare, cita "la difficoltà che hanno i sordomuti a fornire prove e testimonianze senza aggravare i fatti, tenuto conto dei limiti inerenti alla loro menomazione e alla distanza dei fatti nel tempo". La linea da seguire, per l’attuale segretario di Stato, è "1) la restrizione territoriale della celebrazione eucaristica e 2)l’ammonimento per indurlo a mostrarsi pentito". Altrimenti "si esporrebbe a misure più rigorose, non esclusa la dimissione dallo stato clericale". La delusione americana è tutta nelle due righe finali: "Prima della conclusione, Monsignor Weakland tiene a riaffermare che sarà difficile far comprendere alla comunità dei sordomuti la lieve entità di questi provvedimenti". P. Val. 26 marzo 2010
La storia oggi a RaiTre I 67 bambini sordi e le denunce a Verona La diocesi indaga La storia oggi a RaiTre I 67 bambini sordi e le denunce a Verona La diocesi indaga VERONA—"In tempi ravvicinati si provvederà ad ascoltare le eventuali vittime di abusi". Il comunicato della Diocesi di Verona è di tre giorni fa. La richiesta arrivata dal Vaticano, invece, risale a metà febbraio: la Congregazione per la Dottrina della Fede vuole un approfondimento delle indagini su presunti casi di pedofilia. È l’ultima puntata di una storia complessa, prescritta per la giustizia ordinaria. Sessantasette ex alunni dell’Istituto per sordi Antonio Provolo di Verona avrebbero subito abusi e violenze sessuali da parte di preti fra gli anni Cinquanta e il 1984. Un caso tanto clamoroso da finire sulle pagine del New York Times, dopo che l’Espresso l’aveva sollevato a gennaio del 2009. Stasera, nel corso della trasmissione di Andrea Vianello Mi manda Raitre, tre delle vittime racconteranno a volto scoperto la loro verità. In sintesi: quindici ex ospiti dell’Istituto hanno messo per iscritto, davanti a Marco Lodi Rizzini, portavoce dell’Associazione sordi Provolo, l’elenco di abusi e i nomi dei religiosi che li avrebbero commessi: ben 25 sacerdoti sui 28 che hanno prestato servizio al Provolo in quegli anni. "Già quella percentuale pare poco credibile—dice monsignor Bruno Fasani, portavoce della Curia veronese —. E poi, a noi non è mai arrivata una denuncia circostanziata, con nomi e cognomi". Il Vicario giudiziale, comunque, ha condotto un’inchiesta e il dossier è a Roma dal maggio scorso. "Si è accertato —spiega monsignor Fasani —che due aspiranti sacerdoti furono allontanati per tendenze pedofile manifestate negli anni 1965-67; un "fratello", non un prete, ammise di aver avuto rapporti dal 1965 al ’90 con minori, donne e uomini, e poi se ne andò con una donna. Infine, un religioso, ormai morto, aveva commesso abusi". Parla soprattutto di toccamenti, episodi minori. Le denunce invece sono gravissime. La lettera spedita dagli ex allievi del Provolo al vicario giudiziale il 20 novembre 2008 dice: "Nella stanza adibita a confessionale della chiesa di S. Maria del Pianto i preti approfittavano per farsi masturbare e palpare da bambine e ragazze sorde. Rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle stanze dei preti e nei bagni. I sordi possono fare i nomi di preti e fratelli laici coinvolti". L’agenzia di stampa Associated Press, in un’inchiesta sugli scandali a sfondo sessuale nel clero italiano, cita il racconto di due ex allievi del Provolo: Alessandro Vantini ricorda quando e dove veniva sodomizzato, il suo compagno Gianni Bisoli chiama in causa l’ex vescovo scaligero Giuseppe Carraro, per il quale è in corso una causa di beatificazione, accusandolo di averlo "molestato in cinque occasioni", fino a provare a sodomizzarlo con una banana. A Verona succede di tutto. Il vescovo, Giuseppe Zenti, difende il suo predecessore con parole di fuoco: "Le fandonie su di lui mostrano che si tratta di un teorema allucinante e infernale. Sono casi psichiatrici". Racconta del suo incontro con Giorgio Dalla Bernardina, presidente dell’Associazione sordi Provolo: "Chiedeva di continuare a usare gratis gli ambienti del Provolo e di gestire la tenuta Ai Cervi. Altrimenti, disse, noi interveniamo con accuse di pedofilia". L’Associazione lo denuncia per diffamazione. Il processo è in corso, ma dopo che sulla chiesa cattolica si è abbattuta l’ondata dello scandalo pedofilia, quella causa contro il vescovo pare poca cosa. Ora la Congregazione per la dottrina della fede aspetta notizie da Verona. Notizie su eventuali abusi. Mario Porqueddu 26 marzo 2010
Il trauma e il coraggio La Chiesa di Roma sta vivendo forse il momento più difficile del pontificato di Benedetto XVI. Nella sua accorata Lettera pastorale ai cattolici d’Irlanda papa Ratzinger aveva affrontato con ammirevole coraggio la "vergogna" e il "senso di tradimento" per i sacerdoti che hanno commesso abusi sessuali nei confronti di giovani e bambini. Ma una valanga di accuse, dalla Germania e adesso dal New York Times fino all’inedita e traumatica scena del volantinaggio antipedofilia fin sotto le finestre di San Pietro, ha scaraventato sull’immagine del Vaticano un marchio infamante. Tra i due eventi c’è una connessione evidente: quanto più la Chiesa scommette sulla trasparenza e ha l’audacia di genuflettersi nel mea culpa, tanto più si spalancano i varchi per la riemersione del rimosso, per la fuoruscita pubblica di casi finora sepolti nelle catacombe dell’oblio. Il ritmo delle rivelazioni si sta facendo troppo tambureggiante per non alimentare i sospetti di una crociata contro una Chiesa descritta come un ricettacolo di pedofili. E il reiterato tentativo di coinvolgere la stessa figura di Joseph Ratzinger in questa triste e imbarazzante storia dei cattolici di tutto il mondo sembra troppo corale e insistito per non ravvisare un’atmosfera di ostilità dichiarata nei confronti dell’attuale Pontefice: dello stesso Pontefice (ecco il paradosso) che nella sua Lettera agli irlandesi non ha nascosto l’auspicio secondo il quale i sacerdoti coinvolti negli abusi rispondano dei loro atti davanti a Dio ma anche nei "tribunali" della giustizia terrena. Ma è naturale che i nemici del Papa e della Chiesa romana approfittino del troppo prolungato silenzio, della troppo tollerata omertà con cui nei decenni passati le autorità ecclesiastiche hanno soffocato lo scandalo di sacerdoti colpevoli di aver tradito la fiducia di tanti ragazzi e tante famiglie. E in taluni casi, se sono vere le circostanze denunciate dal New York Times sulle decine di bambini sordomuti abusati dal reverendo Murphy, macchiandosi di un sovrappiù sconcertante di ignominia. È il silenzio del passato, rotto con encomiabile forza morale da Benedetto XVI, a generare e alimentare le campagne ostili di oggi. E i fatti nascosti, quando sono scoperti, sono destinati a deflagrare con inaudita forza distruttiva. La scelta peggiore, per il mondo cattolico, sarebbe quello di gridare al complotto della "lobby laicista internazionale". Di rispondere agli attacchi con la tentazione di rinchiudersi in una fortezza assediata. Di non proseguire sulla stessa linea indicata da Ratzinger nella sua lettera all’Irlanda cattolica. Irrompono solo ora i ricordi di episodi che risalgono addirittura a molti decenni fa. Ma il passato riemerge con la violenza di una verità troppo a lungo insabbiata. Sarà compito e missione della Chiesa non nascondere più nulla, non farsi tentare dalla reticenza, ma vincere una delle battaglie più difficili con le armi della verità e della trasparenza, lungo la strada tracciata dallo stesso Benedetto XVI. Pierluigi Battista 26 marzo 2010
Il capo della polizia Manganelli: "Presto ci saranno novità". Il parroco: "Non so nulla" Claps, sacerdoti informati dei resti Il corpo sarebbe stato trovato da due donne delle pulizie a gennaio, che negano: "Salite sul terrazzo il 10 marzo" * NOTIZIE CORRELATE * Claps, emerge l'ipotesi violenza sessuale (24 marzo 2010) * Claps, autopsia sui resti trovati in chiesa "Corpo mummificato e scheletrizzato" (23 marzo 2010) * Caso Claps: in migliaia in piazza per ricordarla. La madre: "Chi sa, parli" (20 marzo 2010) Il capo della polizia Manganelli: "Presto ci saranno novità". Il parroco: "Non so nulla" Claps, sacerdoti informati dei resti Il corpo sarebbe stato trovato da due donne delle pulizie a gennaio, che negano: "Salite sul terrazzo il 10 marzo" Striscione a Potenza sul muro della chiesa della SS. Trinità (Olycom) Striscione a Potenza sul muro della chiesa della SS. Trinità (Olycom) MILANO - "Il viceparroco della Santissima Trinità don Vagno ha mentito. Né io né mia madre abbiamo mai trovato quel cadavere e l'abbiamo detto ai magistrati di Salerno". Parole di Annalisa Lo Vito, che il mercoledì e il venerdì insieme alla madre Margherita Santarsiero fa le pulizie nella chiesa dove il 17 marzo è stato ritrovato un cadavere che si ritiene appartenga a Elisa Claps. "Il sacerdote - ha aggiunto - ha detto agli investigatori che il cadavere di Elisa è stato trovato a gennaio e che quella scoperta l'avremmo fatta mia madre e io. Su questo siamo state interrogate per ore sabato dai magistrati di Salerno: a loro abbiamo detto di non aver mai ritrovato il cadavere di Elisa. La prima volta che siamo salite su quel terrazzo è stata il 10 marzo", sette giorni prima della scoperta. LE DUE DONNE - La notizia secondo cui i resti sarebbero stati trovati alcuni mesi prima del ritrovamento ufficiale, anticipata dai quotidiani del gruppo Agl-Espresso, ha trovato conferme in ambienti giudiziari ma il questore di Potenza, Romolo Panico, non ha confermato né smentito. Secondo gli organi di stampa le due donne avrebbero visto il cadavere a gennaio e avrebbero avvisato immediatamente sia il parroco, don Ambroise Apakta, conosciuto a Potenza come don Ambrogio, sia il suo vice, don Vagno, giovane prete di origini brasiliane da poco in Italia. SILENZIO - Sui motivi del "presunto" silenzio dei sacerdoti, che sono stati sentiti a lungo in questi giorni, sta indagando la procura di Salerno, la quale però non attribuirebbe al fatto eccessiva importanza. Il ritardo nella segnalazione non porterebbe quindi a cambiamenti sostanziali dell'indagine. Per ora gli inquirenti non ravviserebbero un dolo nel ritardo con cui l'informazione è stata comunicata all'arcivescovo. VESCOVO - "Ho saputo del ritrovamento del cadavere di Elisa Claps solo intorno alle 10 di mercoledì 17 marzo e ho subito avvertito la polizia", ha detto all'Ansa l'arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo. "Sabato mattina 20 marzo ha parlato con il questore di Potenza, al quale ho indicato di chiedere a don Vagno, perché ho avuto l'impressione che qualche aspetto della vicenda dovesse essere approfondito". "Non ne so nulla. Bisogna chiedere a chi ha dato questa notizia", ha commentato il parroco don Ambrogio. "Sfido chiunque a dimostrare che sapevo della presenza del cadavere di Elisa Claps prima del 17 marzo scorso: inoltre, non ho mai messo piede nel sottotetto della canonica, mai da quando sono stato nominato parroco" ha detto don Ambrogio. Il questore ha smentito la notizia di una conferenza stampa pomeridiana insieme al vescovo in merito agli ultimi sviluppi. La notizia dell'incontro con i giornalisti era stata data da mons. Superbo. "Se il vescovo vuole tenere una conferenza stampa la faccia, io non ho mai detto che vi avrei partecipato", ha affermato il questore Panico. MANGANELLI: "CI SARANNO NOVITÀ" - "Credo che avremo prossimamente novità su questo caso", ha annunciato il capo della polizia, Antonio Manganelli, a margine di una conferenza stampa al Viminale. "Un'indagine così complessa merita rispetto e silenzio sulle dinamiche di ciò che è accaduto e di ciò che avverrà. C'è una procura che sta ricostruendo i fatti e credo presto avremo novità che risponderanno a tante domande. Sarebbe improprio anticipare le novità". Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha aggiunto: "Ci sono indagini in corso. Il capo della polizia è stato molto chiaro: non diamo giudizi affrettati". ANALISI - Sabato mattina la polizia scientifica tornerà nel sottotetto della chiesa per cercare ulteriori elementi che possano aiutare le indagini per l’omicidio di Elisa Claps. Gli esperti continueranno i rilievi già avviati per acquisire "qualsiasi elemento utile alle indagini, senza trascurare alcun particolare". I dati raccolti dalla polizia saranno poi valutati alla luce dei risultati che emergeranno dall’autopsia, effettuata martedì al Policlinico di Bari. Gli accertamenti dovranno dire anche se il delitto sia stato la conseguenza di un tentativo di abuso o di violenza sessuale. Intanto a Potenza la chiesa della SS.Trinità è chiusa e presidiata costantemente dalla polizia. Davanti al portone principale ci sono decine di mazzi di fiori, messaggi per Elisa e critiche alle indagini. Redazione online 25 marzo 2010(ultima modifica: 26 marzo 2010)
IL CAPO DELLA POLIZIA MANGANELLI: "PRESTO AVREMO NOVITÀ" Elisa, corpo scoperto da mesi Il vice parroco sapeva Fu trovato dalle colf. Il prete: "La denuncia? Scordata. Ho pensato a dei riti satanici, poi ho cercato il vescovo" IL CAPO DELLA POLIZIA MANGANELLI: "PRESTO AVREMO NOVITÀ" Elisa, corpo scoperto da mesi Il vice parroco sapeva Fu trovato dalle colf. Il prete: "La denuncia? Scordata. Ho pensato a dei riti satanici, poi ho cercato il vescovo" Dal nostro inviato Andrea Garibaldi POTENZA - È una storia tutta dentro la Chiesa, quella della povera Elisa Claps, che scomparve a mezzogiorno del 12 settembre 1993, quando aveva 16 anni. Dentro la chiesa della Santissima Trinità, Potenza che conta, in un cunicolo nel sottotetto, otto giorni fa - 17 marzo - sono stati trovati i suoi resti. E dentro la chiesa potentina, perché l’inchiesta incrocia preti e monsignori. L’ultimo mistero, giovedì, svelato dall’agenzia Agl: il viceparroco della Santissima Trinità, don Vagno, brasiliano, 33 anni, ha detto ai giudici che da tre mesi sapeva che c’era un cadavere, lassù. Glielo avevano raccontato, a gennaio, le due signore che fanno le pulizie, Margherita Santarsiero e Annalisa Lo Vito, madre e figlia. Ma allora - è la domanda - perché don Vagno non lo disse ai magistrati? Il racconto che il giovane prete ha fatto a Salerno, procura competente, è questo. Si fece accompagnare dalle due donne sul terrazzo, al quarto piano, entrò nel sottotetto, si affacciò sul cunicolo, e intravvide un teschio. Don Vagno è lì da un paio di anni, pensa a riti satanici, non certo a Elisa Claps, una vecchia storia. Poi - ha detto don Vagno agli inquirenti - cercò il suo vescovo Agostino Superbo. Non lo trovò. Quindi - e qui il racconto s’annuvola - don Vagno ebbe problemi di salute: "Mi sono dimenticato", ha detto. Tre mesi più tardi su quel tetto c’è una perdita d’acqua, e per due volte il vescovo Superbo sale sul terrazzo, prima per un sopralluogo, poi per accompagnare gli operai romeni, che fanno la scoperta. Adesso, Annalisa Lo Vito nega ogni cosa: "Né io né mia madre abbiamo trovato quel cadavere. A causa delle false dichiarazioni di quel sacerdote, mia madre non dorme da sabato, quando siamo state interrogate per ore nella questura di Potenza". E il parroco? Si chiama Ambroise Apakta, è qui da poco, e dice: "Non so nulla". E il vescovo Superbo? In una nota sibillina chiede "perdono al Signore per quanto non abbiamo fatto per la famiglia di Elisa e per la ricerca della verità". Poi, rende noto che incontrerà i giornalisti assieme al questore. Un’ora e mezza dopo il questore, Romolo Panico, lo fredda: "Nessuna conferenza stampa è stata convocata". Né Superbo, né parroco né viceparroco erano ai loro posti quando Elisa scomparve. Per questo, i magistrati di Salerno per ora credono alle loro versioni, nessun prelato è indagato. Ma se risaliamo all’epoca della scomparsa della ragazza, nella vicenda entrano altri sacerdoti. Come il parroco di allora della Santissima Trinità, don Mimì Sabia, che chiuse la chiesa e partì per le cure termali a Fiuggi nel pomeriggio che Elisa svanì. E monsignor Ennio Appignanesi, vescovo di Potenza all’epoca della scomparsa, dice: "Se mesi fa è avvenuta la scoperta del cadavere e si è taciuto, siamo di fronte a un silenzio inquietante. Tuttavia l’omertà parte da lontano. Qualcuno ha abusato della fiducia dei sacerdoti che allora gestivano la chiesa". Sui miseri resti di Elisa si aspettano i risultati della autopsia. Lassù si poteva andare solo attraverso la chiesa. Si passava dal terzo piano, dal centro di aggregazione Newmann, per arrivare al terrazzo e al cunicolo dove - si dice - i ragazzi della parrocchia andassero a darsi qualche bacio. Nell’inchiesta, l’unico indagato - omicidio a scopo sessuale - resta Daniele Restivo, che vide Elisa in parrocchia a mezzogiorno. "Credo che avremo delle novità", ha detto il capo della polizia Antonio Manganelli. 26 marzo 2010
2010-03-25 Il capo della polizia Manganelli: "Presto ci saranno novità". Il parroco: "Non so nulla" Claps, sacerdoti informati dei resti Il corpo sarebbe stato trovato da due donne delle pulizie a gennaio, che negano: "Salite sul terrazzo il 10 marzo" * NOTIZIE CORRELATE * Claps, emerge l'ipotesi violenza sessuale (24 marzo 2010) * Claps, autopsia sui resti trovati in chiesa "Corpo mummificato e scheletrizzato" (23 marzo 2010) *Caso Claps: in migliaia in piazza per ricordarla. La madre: "Chi sa, parli" (20 marzo 2010) Il capo della polizia Manganelli: "Presto ci saranno novità". Il parroco: "Non so nulla" Claps, sacerdoti informati dei resti Il corpo sarebbe stato trovato da due donne delle pulizie a gennaio, che negano: "Salite sul terrazzo il 10 marzo" Striscione a Potenza sul muro della chiesa della SS. Trinità (Olycom) Striscione a Potenza sul muro della chiesa della SS. Trinità (Olycom) MILANO - "Il viceparroco della Santissima Trinità don Vagno ha mentito. Né io né mia madre abbiamo mai trovato quel cadavere e l'abbiamo detto ai magistrati di Salerno". Parole di Annalisa Lo Vito, che il mercoledì e il venerdì insieme alla madre Margherita Santarsiero fa le pulizie nella chiesa dove il 17 marzo è stato ritrovato un cadavere che si ritiene appartenga a Elisa Claps. "Il sacerdote - ha aggiunto - ha detto agli investigatori che il cadavere di Elisa Claps è stato trovato a gennaio e che quella scoperta l'avremmo fatta mia madre e io. Su questo siamo state interrogate per ore sabato dai magistrati di Salerno: a loro abbiamo detto di non aver mai ritrovato il cadavere di Elisa Claps. La prima volta che siamo salite su quel terrazzo è stata il 10 marzo", sette giorni prima della scoperta. LE DUE DONNE - La notizia secondo cui i resti sarebbero stati trovati alcuni mesi prima del ritrovamento ufficiale, anticipata dai quotidiani del gruppo Agl-Espresso, ha trovato conferme in ambienti giudiziari ma il questore di Potenza, Romolo Panico, non ha confermato né smentito. Secondo gli organi di stampa le due donne avrebbero visto il cadavere a gennaio e avrebbero avvisato immediatamente sia il parroco, don Ambroise Apakta, conosciuto a Potenza come don Ambrogio, che il suo vice, don Vagno, giovane prete di origini brasiliane da poco in Italia. Sui motivi del silenzio dei sacerdoti, che sono stati sentiti a lungo in questi giorni, sta indagando la procura di Salerno. VESCOVO - "Ho saputo del ritrovamento del cadavere di Elisa Claps solo intorno alle 10 di mercoledì 17 marzo e ho subito avvertito la polizia", ha detto all'Ansa l'arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo. "Sabato mattina 20 marzo ha parlato con il questore di Potenza, al quale ho indicato di parlare con don Vagno, perché ho avuto l'impressione che qualche aspetto della vicenda dovesse essere approfondito". "Non ne so nulla. Bisogna chiedere a chi ha dato questa notizia", ha commentato il parroco don Ambrogio. MANGANELLI: "CI SARANNO NOVITÀ" - "Credo che avremo prossimamente novità su questo caso", ha annunciato il capo della polizia, Antonio Manganelli, a margine di una conferenza stampa al Viminale. "Un'indagine così complessa merita rispetto e silenzio sulle dinamiche di ciò che è accaduto e di ciò che avverrà. C'è una procura che sta ricostruendo i fatti e credo presto avremo novità che possano rispondere a tante domande. Sarebbe improprio anticipare le novità". Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha aggiunto: "Ci sono indagini in corso. Il capo della polizia è stato molto chiaro: non diamo giudizi affrettati". ANALISI - Sabato mattina la polizia scientifica tornerà nel sottotetto della chiesa per cercare ulteriori elementi che possano aiutare le indagini per l’omicidio di Elisa Claps. Gli esperti continueranno i rilievi già avviati per acquisire "qualsiasi elemento utile alle indagini, senza trascurare alcun particolare". I dati raccolti dalla polizia saranno poi valutati alla luce dei risultati che emergeranno dall’autopsia, effettuata martedì al Policlinico di Bari. Gli accertamenti dovranno dire anche se il delitto sia stato la conseguenza di un tentativo di abuso o di violenza sessuale. Intanto a Potenza la chiesa della SS.Trinità è chiusa e presidiata costantemente dalla polizia. Davanti al portone principale ci sono decine di mazzi di fiori, messaggi per Elisa e critiche alle indagini. Redazione online 25 marzo 2010
la vicenda fu segnalata all'attuale papa nel 1996 Pedofilia, dagli Usa accuse a Ratzinger Vaticano: mai proibite denunce di abusi Un sacerdote americano negli anni '50 violentò almeno 200 bambini sordi: non fu mai sanzionato né punito NOTIZIE CORRELATE Preti pedofili, Berlusconi elogia il Papa. "Da lui una risposta davvero efficace" (22 marzo 2010) * Il capo della Chiesa tedesca: "Abbiamo nascosto per anni i casi di pedofilia" (21 marzo 2010) * Il Papa e i casi di pedofilia nella Chiesa: "Ne risponderete a Dio e ai tribunali" (20 marzo 2010) la vicenda fu segnalata all'attuale papa nel 1996 Pedofilia, dagli Usa accuse a Ratzinger Vaticano: mai proibite denunce di abusi Un sacerdote americano negli anni '50 violentò almeno 200 bambini sordi: non fu mai sanzionato né punito Benedetto XVI (Afp) Benedetto XVI (Afp) MILANO - Le gerarchie ecclesiastiche non presero le misure necessarie contro un religioso del Wisconsin che aveva abusato sessualmente di qualcosa come 200 ragazzini di un prestigioso istituto per sordi; e questo nonostante i vescovi americani avessero ripetutamente avvertito la Santa Sede che la vicenda avrebbe potuto creare grave imbarazzo alla Chiesa. È quanto emerge da documenti ecclesiastici in possesso pubblicati dal New York Times. Dalla corrispondenza interna dei vescovi del Wisconsin al cardinale Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI, risulta - scrive il quotidiano - che le autorità ecclesiastiche, mentre discutevano se il sacerdote dovesse essere sconsacrato, avevano come "principale preoccupazione quella di proteggere la Chiesa dalla scandalo" (tutti i documenti sul sito del Nyt). LA VICENDA NEGLI ANNI '50 - Il caso è quello di un sacerdote americano, padre Lawrence C. Murphy, che lavorò in una rinomata scuola per sordi tra il 1950 e il 1974. Nel 1996 il cardinale Ratzinger, alla guida della Congregazione per la dottrina della fede, non rispose a due lettere sulla vicenda inviate dall'arcivescovo di Milwaukee Rembert G. Weakland. Dopo otto mesi il suo vice, cardinale Tarcisio Bertone, oggi segretario di Stato vaticano, incaricò i vescovi del Wisconsin di avviare un processo canonico segreto che avrebbe potuto portare all'allontanamento di padre Murphy. Ma Bertone, secondo il quotidiano, fermò il processo dopo che padre Murphy scrisse personalmente al cardinale Ratzinger spiegando che non avrebbe dovuto essere messo sotto processo perché pentito e in cattive condizioni di salute: "Voglio semplicemente vivere quello che mi resta nella dignità del mio sacerdozio", scrisse padre Murphy, prossimo alla morte. Il quotidiano ha ottenuto i documenti, tra cui le lettere tra i vescovi e il Vaticano, dagli avvocati che rappresentano i cinque uomini che hanno avviato quattro diverse cause contro l'arcidiocesi di Milwaukee. Padre Murphy non ricevette mai punizioni o sanzioni, ma fu trasferito in segreto in varie parrocchie e scuole cattoliche ed è morto nel 1998. "VITTIME VULNERABILI" - Interpellato dal New York Times, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha spiegato che la salute precaria di padre Murphy e la mancanza di nuove accuse nei suoi confronti sono stati elementi determinanti nella decisione di non punirlo. Si tratta di "un caso tragico - aggiunge Lombardi -, che ha coinvolto vittime particolarmente vulnerabili che hanno sofferto terribilmente per quello che lui ha fatto. Abusando sessualmente di bambini che erano menomati nell'udito, padre Murphy ha violato la legge e, cosa ancora più importante, la sacra fiducia che le vittime avevano riposto in lui". "Durante gli anni '70 - spiega ancora il portavoce vaticano -, alcune delle vittime di padre Murphy hanno riferito i suoi abusi alle autorità civili, che investigarono su di lui a quel tempo; comunque, secondo le notizie riportate, quell'indagine fu lasciata cadere. La Congregazione per la dottrina della fede non fu informata dei fatti fino a venti anni dopo". "MAI PROIBITO DENUNCE" - Sui motivi per i quali padre Murphy non sia mai stato punito riducendolo allo stato laicale, il portavoce ha risposto che "il diritto canonico non prevede punizioni automatiche, ma raccomanda che venga condotto un giudizio non escludendo anche la maggiore pena ecclesiastica, la riduzione allo stato laicale". Ma, sottolinea, le norme della Chiesa non hanno "mai proibito la denuncia degli abusi sui minori alle autorità giudiziarie". "È stato suggerito - continua padre Lombardi nella nota - che esiste una relazione tra l'applicazione della Crimen sollicitationis (documento del 1962 del Sant'Uffizio che stabiliva la procedura da seguire nei casi di molestie sessuali in sede di confessione, ndr) e il fatto di non aver riferito in questo caso degli abusi sessuali alle autorità civili". "In realtà - spiega -, questa relazione non esiste. Infatti, contrariamente ad alcune affermazioni circolate sulla stampa, né la Crimen sollicitationis né il Codice di diritto canonico hanno mai proibito la denuncia degli abusi sui minori alle autorità giudiziarie". Padre Lombardi rileva che "nei tardi anni '90, dopo che oltre di due decenni erano passati da che l'abuso era stato riferito ai dirigenti diocesani e alla polizia, la Congregazione per la dottrina della fede fu interessata per la prima volta della questione di come trattare canonicamente il caso Murphy. La Congregazione - aggiunge - fu informata della questione perché essa coinvolgeva l'adescamento nel confessionale, che è una violazione del Sacramento della penitenza. È importante notare che la questione canonica sottoposta alla Congregazione non era collegata a nessuna potenziale procedura civile o penale contro padre Murphy". "MORì QUATTRO MESI DOPO" - "Alla luce del fatto che padre Murphy era anziano e in salute molto precaria, e che viveva in isolamento e senza altre accuse di abusi riferite in oltre venti anni, la Congregazione per la dottrina della fede suggerì che l'arcivescovo di Milwaukee valutasse di affrontare la situazione, ad esempio limitando il pubblico ministero di padre Murphy ed esigendo che egli accettasse la piena responsabilità della gravità dei suoi atti" afferma ancora padre Lombardi -. Padre Murphy morì approssimativamente quattro mesi dopo, senza che altro accadesse". Redazione online 25 marzo 2010
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it2010-03-26 Il quotidiano Usa svela documenti e verbali di riunioni cui l'allora arcivescovo di Monaco Ratzinger era presente in cui si decise il trasferimento e il reinsediamento di padre Hullermann dopo le accuse di pedofilia New York Times, nuove accuse al Papa "Sapeva del prete pedofilo tedesco" New York Times, nuove accuse al Papa "Sapeva del prete pedofilo tedesco" Joseph Ratzinger NEW YORK - Dopo le rivelazioni sul caso del prete americano i cui abusi sui bambini sordomuti sarebbero stati coperti dalle gerarchie vaticane, a cominciare dal futuro papa Benedetto XVI, il quotidiano americano New York Times torna in edicola con un nuovo capitolo dell'inchiesta che mette al centro della polemica ancora una volta il Papa. Questa volta il caso è quello del sacerdote tedesco Peter Hullermann, riconosciuto colpevole di abusi ai danni di minori e poi reintegrato nel lavoro pastorale mentre era ancora in terapia psichiatrica negli anni in cui Joseph Ratzinger era arcivescovo di Monaco. Quando la vicenda è emersa, poche settimane fa, l'arcidiocesi di Monaco ha rilasciato una dichiarazione dell'allora vice di Ratzinger, Gerhard Gruber, che si è assunto tutta la responsabilità per il mancato intervento a carico del prete pedofilo. Ma il Nyt sostiene oggi l'esistenza di una memoria informativa consegnata al futuro Papa in cui lo si metteva al corrente del reintegro di Hullermann. Il documento, "la cui esistenza è confermata da due fonti ecclesiastiche - scrive il Nyt - dimostra che non solo Ratzinger presiedette un incontro il 15 gennaio 1980 in cui fu approvato il trasferimento del prete, ma fu anche informato della ridislocazione del sacerdote". Quale sia stato il livello di coinvolgimento dell'allora arcivescovo nel processo decisionale e quanto interesse avesse dimostrato nel caso del prete molestatore, resta ancora da chiarire. Ma il Nyt ricorda che il reverendo che gestì la questione Hullermann fin dall'inizio, Friederich Fahr, "rimase sempre personalmente legato" al cardinale Ratzinger. "Il caso del prete tedesco - ricorda il Nyt nel reportage da Monaco a firma di Nicholas Kulish e Katrin Bennhold - è divenuto d'attualità perché si è verificato nel periodo in cui il cardinale Ratzinger, che fu più tardi incaricato di far fronte a migliaia di casi di abuso per conto del Vaticano, era allora in una posizione che gli avrebbe consentito di denunciare il sacerdote, o almeno di impedirgli di avere nuovi contatti con bambini. La Chiesa ha ammesso che nel caso di padre Hullermann furono commessi 'gravi errori', ma li ha sempre attribuiti a coloro che riferivano al cardinale Ratzinger piuttosto che a lui medesimo".
"I funzionari ecclesiastici difendono papa Benedetto sostenendo che l'informativa era una routine e che 'è improbabile che sia finita sulla scrivania dell'arcivescovo'", scrive ancora il giornale americano citando il reverendo Lorenz Wolf, giudice vicario dell'Arcidiocesi di Monaco. Ma lo stesso Wolf "non può escludere che Ratzinger l'abbia letta". Padre Gruber, ex vicario generale, dice di non ricordare una conversazione "dettagliata" con l'arcivescovo in cui il nome di Hullermann fosse venuto fuori, ma non si sente neanche di escluderla. Il periodo preso in esame dal New York Times va dal dicembre 1979 al febbraio 1980. "In questo breve lasso di tempo, una serie di lettere, verbali di riunioni e documenti personali dimostrano che padre Hullermann passò dall'essere caduto in disgrazia, con la sospensione dai suoi incarichi a Essen, a lavorare senza restrizione a Monaco, nonostante la lettera che ne chiedeva il trasferimento descrivesse l'uomo come un potenziale pericolo". A settembre, ricostruisce ancora il Nyt, il cappellano era stato rimosso dalla congregazione dopo che tre famiglie lo avevano denunciato per aver molestato i propri figli maschi: "Accuse che lui non negò mai", ricorda il giornale. La richiesta di trasferimento arrivò in dicembre a padre Fahr. In una lettera successiva, il suo superiore di Essen parlava di pericoli talmente gravi da meritare conseguenze legali, pur senza menzionare mai le molestie. Anche se poi suggeriva che padre Hullermann avrebbe potuto insegnare "in una scuola femminile". New York Times, nuove accuse al Papa "Sapeva del prete pedofilo tedesco" Peter Hullermann
"Il 9 gennaio, padre Fahr preparò un'informativa riassuntiva della situazione per i superiori della diocesi - continua il Nyt - dicendo che il prete aveva bisogno di una 'psicoterapia a Monaco' e di un posto per vivere, 'insieme a un collega comprensivo'. E proseguiva elogiando il prete di Essen, come un 'uomo pieno di talento, che potrebbe essere utilizzato in vari modi'". Padre Fahr, ribadisce il Nyt, oltre a essere il "filtro" di tutte le informazioni concernenti Hullermann, "era un grande amico del cardinale Ratzinger". Il momento di svolta della vicenda fu la riunione del 15 gennaio 1980. "Il cardinale Ratzinger la presiedeva (...) Al punto 5d dell'agenda c'era la delicata questione del futuro di padre Hullermann. I verbali della riunione non riportano i dettagli della discussione, e dichiarano semplicemente che il prete di Essen bisognoso di trattamenti psichiatrici richiedeva un posto per vivere e operare nella congregazione di Monaco. 'La richiesta viene accolta', riporta il verbale, affermando che Hullermann sarebbe andato a vivere nella chiesa di San Giovanni Battista, nella parte nord della città". Il Nyt spiega anche che il linguaggio dei verbali delle riunioni è "cifrato", perché sono documenti che possono circolare nello staff della diocesi: "E' linguaggio di protocollo - spiega padre Wolf - Chi sa di cosa si parla capisce, chi non lo sa non capisce". "Cinque giorni dopo, il 20 gennaio, l'ufficio del cardinale Ratzinger ricevette una copia del documento con cui padre Gruber reinsediava padre Hullermann nel pieno delle sue funzioni (...). Riprese il lavoro in parrocchia particamente appena arrivato a Monaco, il 1 febbraio 1980. Nel 1986 fu condannato per aver molestato bambini in un'altra parrocchia bavarese. Questa settimana, nuove accuse di molestie sessuali sono emerse sia per il periodo di Essen che per il 1998, nella città meridionale di Garching an der Alz". (26 marzo 2010)
Chi imponeva l'omertà di GIANCARLO ZIZOLA Se mai il comportamento di un vescovo è stato irreprensibile di fronte ai doveri della coscienza verso la verità e verso la Chiesa sugli abusi sessuali del clero, questo è il caso dell'arcivescovo di Milwaukee monsignor Weakland, una delle figure più luminose del cattolicesimo degli Stati Uniti d'America. Egli non avrebbe meritato uno solo dei rimproveri mossi di recente da Benedetto XVI ai vescovi irlandesi. Fin dagli anni Novanta aveva tentato di tutto per fare breccia nelle maglie procedurali del Vaticano in modo da fare entrare nel sistema un approccio più chiaro, realistico e insieme evangelico del trattamento della piaga della pedofilia del clero. Ciò che ha portato alla luce il New York Times della storia di questo pastore, morto con parole di perdono per coloro che lo avevano ingiustamente coinvolto in accuse infamanti, testimonia con chiarezza ciò da cui alcuni circoli cattolici tentano di difendersi. Cioè, che la questione soggiacente alle perversioni dei singoli riguarda alcuni dei funzionamenti strutturali della Chiesa. Alcune buone prove e buone fedi al servizio della missione del vangelo non la rendono immune da deficit di sistema sui quali ha finito per infrangersi la rivolta di vescovi consci della loro vocazione. È troppo evidente che l'omissione di una seria riforma della Chiesa ha fatto marcire i problemi al coperto di palliativi illusori. "È una conversione strutturale che si impone" ha dichiarato al giornale cattolico francese La Croix la psicologa Isabelle De Gaulmyn, augurandosi che la Chiesa possa servirsi degli scandali per interrogarsi su alcune sue distorsioni istituzionali. Nella stessa logica della verità che Benedetto XVI pone a fondamento della morale, la Chiesa dovrebbe esprimere la propria gratitudine ai media che l'hanno aiutata a far cadere le maschere, invece di attaccarli come aggressori dell'autorità. Ma se è plausibile far risalire a un fallimento di sistema il circuito letale instauratosi fra il crimine di una minoranza del clero e la generale omertà del sistema ecclesiastico, ben prima del fantasma del liberalismo sessuale sessantottino, diverrebbe ben provata la ragione per cui neanche gli sforzi dei più lucidi fra i pastori siano riusciti a rompere questo blocco in cui la considerazione dell'autodifesa istituzionale, la cultura del segreto e della negazione, un concetto idolatrico dell'autorità hanno finito per sottomettere i valori della giustizia, della trasparenza e dei diritti umani degli innocenti.
Quanti guardano alla Chiesa con ammirazione pari alla sincerità, sanno che essa conserva, malgrado le deviazioni di alcuni uomini e dei suoi apparati, le risorse sufficienti per scrutare con lucidità le cause istituzionali della crisi. La "Lettera ai cattolici d'Irlanda" potrebbe essere un primo passo. È possibile presumere che lo stesso papa Ratzinger, al tempo in cui era capo della Congregazione per la Dottrina, avesse fatto l'esperienza del dramma tra la forza della verità e le pressioni istituzionali per il suo insabbiamento. Di fronte alla vastità del fenomeno egli ha finito per prorompere nel grido del Venerdì Santo del 2005 sulla "sporcizia nella Chiesa", che era già la promessa di un programma di moralizzazione presto legato alla sua candidatura alla successione era una denuncia forse a lungo repressa, il segnale di quanto fosse faticoso anche per lui liberare delle linee guida efficaci senza intaccare a fondo la logica del sistema. Non si può dire che non abbia mantenuto le promesse: la bonifica è in corso. D'altra parte, solo annettendo il giusto valore al peso lordo del sistema sarebbe possibile separare ciò che è di Benedetto XVI da ciò che era del cardinale Ratzinger alla testa dell'ex Sant'Uffizio. L'operazione verità potrebbe essere fruttuosa solo a patto di aprire ogni sipario sui gangli del sistema che l'hanno lungamente inibita. Delle due l'una: o il cardinale Ratzinger aveva gestito il dossier sporco utilizzando da solo o coi suoi propri stretti collaboratori la delega papale, all'insaputa del suo superiore Giovanni Paolo II. Oppure, come è consuetudine specie per i casi più gravi, il prefetto della Congregazione per la Dottrina è andato a riferirne al Papa in una delle sue udienze settimanali di tabella. E ha ricevuto da lui carta bianca per agire nel senso in cui ha agito. Un'ipotesi forse più verosimile ma le cui conseguenze difficilmente lascerebbero indenne la responsabilità di Wojtyla, alla vigilia della sua beatificazione. Anche se proprio quel Papa fu inesorabile coi vescovi americani e il loro clero pedofilo e le coperture del sistema. © Riproduzione riservata (26 marzo 2010)
2010-03-25 Le violenze di un sacerdote del Wisconsin sui piccoli affetti da sordità La rivelazione del New York Times: "La priorità era proteggere la Chiesa" Usa, sacerdote abusò di 200 bambini "Ratzinger e Bertone occultarono il caso" Padre Lombardi: "Non fu punito perché malato e non ci furono nuove accuse" In mattinata, a Roma, vittime americane hanno diffuso volantini in San Pietro Usa, sacerdote abusò di 200 bambini "Ratzinger e Bertone occultarono il caso" Un'immagine d'archivio scattata in Vaticano ROMA - I vertici del Vaticano, tra cui il futuro Papa Benedetto XVI, occultarono gli abusi di un prete americano, sospettato di aver violentato circa 200 bambini sordi di una scuola del Wisconsin. Lo scrive il New York Times, sulla base di alcuni documenti ecclesiastici di cui è venuto in possesso. La corrispondenza interna tra vescovi del Wisconsin e l'allora cardinale Joseph Ratzinger, scrive il New York Times, mostra che la priorità era, a quel tempo, quella di proteggere la Chiesa dallo scandalo. La notizia arriva all'indomani delle dimissioni del vescovo irlandese John Magee, che ha lasciato l'incarico perché travolto da un'inchiesta su presunti casi di pedofilia. E in mattinata, a Roma, due cittadini americani vittime di preti pedofili, insieme ad attivisti dell'associazione statunitense Snap, che raccoglie coloro che denunciano abusi sessuali commessi da sacerdoti, hanno distribuito questa mattina volantini contro Papa Ratzinger proprio al confine tra l'Italia e la Città del Vaticano, cioè al limite tra piazza Pio XII e piazza San Pietro. Sui volantini, la vicenda del prete del Wisconsin del quale parla oggi il New York Times. La vicenda in questione riguarda il reverendo Lawrence C. Murphy, che aveva lavorato nella scuola dal 1950 al 1977. Nel 1996, riferisce il quotidiano americano, l'allora cardinale Joseph Ratzinger non fornì alcuna risposta a due lettere che gli furono inviate dall'arcivescovo di Milwaukee, Rembert G. Weakland, mentre solo otto mesi più tardi il cardinale Tarcisio Bertone diede istruzioni, ai vescovi del Wisconsin, di avviare un processo canonico segreto che avrebbe potuto portare all'allontanamento di padre Murphy.
Ma Bertone, precisa il New York Times, fermò questo processo dopo che lo stesso padre Murphy scrisse al cardinale Ratzinger ricordando che il caso era sostanzialmente caduto in prescrizione. "Voglio solo vivere il tempo che mi resta nella dignità del mio sacerdozio. Chiedo il vostro aiuto in questa vicenda", chiese il sacerdote. Nei documenti, ottenuti dal quotidiano dai legali di cinque uomini che hanno fatto causa alla diocesi di Milwaukee, non c'è traccia della risposta di Ratzinger a questa lettera. Ma secondo quanto si legge, padre Murphy non ricevette mai alcuna punizione o sanzione e fu trasferito in segreto in alcune parrocchie e scuole cattoliche, prima di morire nel 1998. Il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, con un comunicato citato dal NYT spiega che elementi determinanti nella decisione di non punire padre Murphy furono la sua salute precaria e l'assenza di nuove accuse nei suoi confronti. Il sacerdote ha certamente abusato di bambini "particolarmente vulnerabili" e violato la legge e si tratta di "un caso tragico", osserva Lombardi, sottolineando però che il Vaticano è stato messo a conoscenza del caso solo nel 1996, anni dopo la fine delle indagini. Sui motivi per i quali padre Murphy non sia mai stato punito riducendolo allo stato laicale, il portavoce ha risposto che "il diritto canonico non prevede punizioni automatiche". (25 marzo 2010) Tutti gli articoli di Esteri
dal Sito Internet de L'ESPRESSO http://espresso.repubblica.it/dettaglio/pedofilia-linferno-italiano/2123759Pedofilia, l'inferno italiano di Tommaso Cerno Dalla Toscana a Bolzano, dai missionari ai catechisti: oltre 40 casi di molestie. Con le diocesi all'opera per fermare le indagini. La situazione nel nostro Paese prima dell'intervento del papa. In edicola da venerdì
LA MAPPA Da nord a sud, i casi in Italia L' immagine di un Cristo in croce. Un ragazzino nudo. Un frate che l'accarezza: "Non avere paura, sono le mani di Dio". È uno dei tanti casi di preti pedofili mai trapelati. Soffocato nel pianto di un undicenne diventato adulto covando un terribile segreto. Non siamo nell'Irlanda, colpita dal più grosso scandalo che la Chiesa ricordi dopo gli Stati Uniti, e neppure nella Germania dove gli abusi passano i confini dell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga, dove il cardinale Joseph Ratzinger fu vescovo. Siamo nell'Italia di ogni giorno, a catechismo in un famoso monastero della Toscana. Un luogo sicuro per Mario, che però all'improvviso diventa la peggiore delle trappole: "Quando si stava spogliando c'è stato un rumore, sono entrate alcune persone e solo così ho evitato il peggio". Di questa tragedia dimenticata nessuno ha mai parlato. Eppure chi doveva sapere, sapeva: vescovo, priore e famiglia. "È stata la Chiesa a sconsigliare ai miei genitori di denunciare la violenza e, alla fine, hanno convinto anche me a non rivolgersi al tribunale". Non si tratta di un episodio isolato. In Lombardia lo stesso dramma ha colpito una bambina in un convento di suore, anche stavolta nell'omertà: "Ho ricevuto avance esplicite da una monaca e, quando ne ho parlato, la mia famiglia s'è infuriata. Volevamo andare dai carabinieri, poi è intervenuto il vescovo: disse che sarebbe stato meglio risolvere la faccenda all'interno e che ci avrebbe pensato Dio a punire i colpevoli", racconta Simona.
È l'altra faccia della pedofilia in agguato nell'oscurità di chiese e sacrestie. La più subdola, la più pericolosa. Un crimine declassato a semplice peccato, da assolvere e dimenticare. Coperto dagli inni e dalle penitenze, protetto dal segreto della confessione, imposto dopo la messa come un rituale a cui i bambini non sanno opporsi. La lettera di Benedetto XVI ai cattolici irlandesi sembra rompere questo silenzio colpevole durato decenni. Il papa si scaglia contro i sacerdoti macchiati di violenze e i vescovi che le hanno nascoste, invitando per la prima volta a denunciare i casi ai tribunali. Un'onda che s'allarga e investe anche l'Italia, dove le condanne sono già decine da Bolzano a Palermo.
Oltre 40 storie, a cui si aggiungono le segnalazioni senza risposta, i casi insabbiati, le vittime che puntano il dito contro religiosi già in prigione, trasferiti in altre parrocchie, spediti all'estero o rinchiusi negli istituti per l'assistenza spirituale. Eppure i casi del Trentino-Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Molise, Lazio, Sardegna, Sicilia, Umbria e Liguria sono solo la punta dell'iceberg. Perché appena fuori dal Sant'Uffizio l'anatema del pontefice si scontra con una realtà ben diversa: le pressioni delle curie sulle famiglie per mettere a tacere gli scandali sono provate, così come la mobilitazione dei fedeli. Omelie e rosari fanno da cornice a molti processi. Che finiscono spesso in prescrizione. Il fronte si allarga. La riprova è tutta in un dato: in Italia non esiste uno studio ufficiale sugli abusi negli ambienti religiosi. Non solo nelle sacrestie, ma anche negli oratori, nei circoli sportivi e nei campi scout. Nessuna istituzione se ne occupa e nessun partito lo reclama. Senza verificare cosa succeda dietro l'altare. Bastava chiamare il Telefono Azzurro, che lo scorso anno ha raccolto 105 denunce di abuso sessuale sui minori, di cui 59 con meno di 11 anni. Nelle categorie ufficiali i preti non ci sono. Ma scavando fra i report ecco che compaiono: circa il 3-4 per cento di quelle violenze ha come autore un religioso, una percentuale simile alla scuola (3,9 per cento) e molto più alta dello sport (0,8 per cento). Un dato destinato a crescere, secondo gli esperti, perché la vittima è ancora restia a rivelare che il violentatore è un religioso. Si tratta di segnalazioni tutte simili e mai divulgate. Un ragazzo di 16 anni denuncia un prete: l'ha condotto a una festa, ubriacato e tentato di baciarlo. È il primo di una serie di incontri, fra sms e telefonate sconce. In maggio arriva la chiamata di un bambina, toccata nelle parti intime durante il catechismo. (25 marzo 2010)
Chi imponeva l'omertà di GIANCARLO ZIZOLA Se mai il comportamento di un vescovo è stato irreprensibile di fronte ai doveri della coscienza verso la verità e verso la Chiesa sugli abusi sessuali del clero, questo è il caso dell'arcivescovo di Milwaukee monsignor Weakland, una delle figure più luminose del cattolicesimo degli Stati Uniti d'America. Egli non avrebbe meritato uno solo dei rimproveri mossi di recente da Benedetto XVI ai vescovi irlandesi. Fin dagli anni Novanta aveva tentato di tutto per fare breccia nelle maglie procedurali del Vaticano in modo da fare entrare nel sistema un approccio più chiaro, realistico e insieme evangelico del trattamento della piaga della pedofilia del clero. Ciò che ha portato alla luce il New York Times della storia di questo pastore, morto con parole di perdono per coloro che lo avevano ingiustamente coinvolto in accuse infamanti, testimonia con chiarezza ciò da cui alcuni circoli cattolici tentano di difendersi. Cioè, che la questione soggiacente alle perversioni dei singoli riguarda alcuni dei funzionamenti strutturali della Chiesa. Alcune buone prove e buone fedi al servizio della missione del vangelo non la rendono immune da deficit di sistema sui quali ha finito per infrangersi la rivolta di vescovi consci della loro vocazione. È troppo evidente che l'omissione di una seria riforma della Chiesa ha fatto marcire i problemi al coperto di palliativi illusori. "È una conversione strutturale che si impone" ha dichiarato al giornale cattolico francese La Croix la psicologa Isabelle De Gaulmyn, augurandosi che la Chiesa possa servirsi degli scandali per interrogarsi su alcune sue distorsioni istituzionali. Nella stessa logica della verità che Benedetto XVI pone a fondamento della morale, la Chiesa dovrebbe esprimere la propria gratitudine ai media che l'hanno aiutata a far cadere le maschere, invece di attaccarli come aggressori dell'autorità. Ma se è plausibile far risalire a un fallimento di sistema il circuito letale instauratosi fra il crimine di una minoranza del clero e la generale omertà del sistema ecclesiastico, ben prima del fantasma del liberalismo sessuale sessantottino, diverrebbe ben provata la ragione per cui neanche gli sforzi dei più lucidi fra i pastori siano riusciti a rompere questo blocco in cui la considerazione dell'autodifesa istituzionale, la cultura del segreto e della negazione, un concetto idolatrico dell'autorità hanno finito per sottomettere i valori della giustizia, della trasparenza e dei diritti umani degli innocenti.
Quanti guardano alla Chiesa con ammirazione pari alla sincerità, sanno che essa conserva, malgrado le deviazioni di alcuni uomini e dei suoi apparati, le risorse sufficienti per scrutare con lucidità le cause istituzionali della crisi. La "Lettera ai cattolici d'Irlanda" potrebbe essere un primo passo. È possibile presumere che lo stesso papa Ratzinger, al tempo in cui era capo della Congregazione per la Dottrina, avesse fatto l'esperienza del dramma tra la forza della verità e le pressioni istituzionali per il suo insabbiamento. Di fronte alla vastità del fenomeno egli ha finito per prorompere nel grido del Venerdì Santo del 2005 sulla "sporcizia nella Chiesa", che era già la promessa di un programma di moralizzazione presto legato alla sua candidatura alla successione era una denuncia forse a lungo repressa, il segnale di quanto fosse faticoso anche per lui liberare delle linee guida efficaci senza intaccare a fondo la logica del sistema. Non si può dire che non abbia mantenuto le promesse: la bonifica è in corso. D'altra parte, solo annettendo il giusto valore al peso lordo del sistema sarebbe possibile separare ciò che è di Benedetto XVI da ciò che era del cardinale Ratzinger alla testa dell'ex Sant'Uffizio. L'operazione verità potrebbe essere fruttuosa solo a patto di aprire ogni sipario sui gangli del sistema che l'hanno lungamente inibita. Delle due l'una: o il cardinale Ratzinger aveva gestito il dossier sporco utilizzando da solo o coi suoi propri stretti collaboratori la delega papale, all'insaputa del suo superiore Giovanni Paolo II. Oppure, come è consuetudine specie per i casi più gravi, il prefetto della Congregazione per la Dottrina è andato a riferirne al Papa in una delle sue udienze settimanali di tabella. E ha ricevuto da lui carta bianca per agire nel senso in cui ha agito. Un'ipotesi forse più verosimile ma le cui conseguenze difficilmente lascerebbero indenne la responsabilità di Wojtyla, alla vigilia della sua beatificazione. Anche se proprio quel Papa fu inesorabile coi vescovi americani e il loro clero pedofilo e le coperture del sistema. © Riproduzione riservata (26 marzo 2010)
REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it2010-03-25 Due addette alle pulizie trovarono il cadavere a gennaio. Lo dissero ai preti della Santissima Trinità L'anticipazione dell'Agenzia dei locali del Gruppo Espresso è stata confermata in ambienti giudiziari Caso Claps, corpo di Elisa scoperto da sacerdoti mesi fa Ma le due donne smentiscono: "Il viceparroco non dice la verità" Caso Claps, corpo di Elisa scoperto da sacerdoti mesi fa POTENZA - Il cadavere di Elisa Claps fu scoperto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza a gennaio, quindi circa tre mesi prima del ritrovamento ufficiale avvenuto il 17 marzo. La notizia, anticipata dall'Agenzia dei giornali locali del Gruppo Espresso, ha trovato conferme in ambienti giudiziari. A trovare il corpo sarebbero state da due addette alle pulizie, madre e figlia, che comunicarono la notizia ai sacerdoti della Chiesa. Ma la cosa venne "insabbiata". Secondo una prima versione, Annalisa Lo Vito e la madre, Margherita Santarsiero, una volta scoperti i resti avvisarono immediatamente sia il parroco della Santissima Trinità, don Ambroise Apakta, conosciuto da tutti a Potenza come don Ambrogio, che il suo vice, Don Vagno. Sul perché del silenzio dei sacerdoti sta indagando la procura generale di Salerno. Entrambi sono stati ascoltati a lungo in Questura: sarebbero state proprio le contraddizioni emerse durante i loro interrogatori a far nascere i sospetti negli investigatori. Oggi, però, Annalisa Lo Vito smentisce la ricostruzione dei sacerdoti: "Il viceparroco della Santissima Trinità, don Vagno ha mentito. Né io né mia madre abbiamo mai trovato quel cadavere e l'abbiamo detto ai magistrati di Salerno. Il sacerdote - ha aggiunto - ha detto agli investigatori che il cadavere di Elisa Claps è stato trovato a gennaio e che quella scoperta l'avremmo fatta mia madre ed io. Su questo siamo state interrogate per ore sabato dai magistrati di Salerno: a loro abbiamo detto di non aver mai ritrovato il cadavere di Elisa Claps. La prima volta che siamo salite su quel terrazzo è stata il 10 marzo", sette giorni prima del ritrovamento del cadavere.
Un'ulteriore conferma della necessità di "approfondire" comunque la tempistica del ritrovamento sarebbe arrivata anche dall'arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, durante un colloquio con il Questore. "Ho saputo del ritrovamento del cadavere di Elisa solo mercoledì mattina", ha detto Superbo all'ANSA. "Di tale tempistica - ha aggiunto - ho parlato sabato mattina con il Questore di Potenza, Romolo Panico, al quale ho indicato di parlare con il viceparroco della Santissima Trinità, Don Vagno, perché ho avuto l'impressione che qualche aspetto della vicenda dovesse essere approfondito". In una nota pubblicata ieri dalla stampa locale, l'arcivescovo aveva chiesto "perdono al Signore per quanto non abbiamo fatto per la famiglia di Elisa e per la ricerca della verità". Intanto, a margine di una conferenza stampa al Viminale, il capo della Polizia, Antonio Manganelli, ha parlato di "prossime novità" sul caso Claps. "Credo che avremo prossimamente delle novità", ha detto Manganelli. "Un'indagine così complessa - ha aggiunto - merita rispetto e silenzio sulle dinamiche di ciò che è accaduto e di ciò che avverrà. C'è una procura che sta ricostruendo i fatti e credo presto avremo novità che possano rispondere a tante domande". (25 marzo 2010)
Due addette alle pulizie avrebbero trovato il cadavere mesi fa e lo avrebbero detto ai sacerdoti Le donne, però, smentiscono: "Mai visto il cadavere. Il viceparroco non dice la verità" Caso Claps, il parroco sapeva "I resti scoperti a gennaio" La Procura di Salerno: "Don Ambroise Apakta era a conoscenza del ritrovamento" Il suo vice, don Vagno, è chiuso in seminario e non vuole parlare con i giornalisti Caso Claps, il parroco sapeva "I resti scoperti a gennaio" POTENZA - Il parroco della Santissima Trinità di Potenza, Ambroise Apakta, conosciuto dai fedeli come don Ambrogio, seppe nello scorso gennaio del ritrovamento di alcuni resti umani nel sottotetto della chiesa. Lo confermano fonti della Procura di Salerno, che indaga sul caso della ragazza scomparsa 17 anni fa. Alla Procura non risultano però elementi per stabilire che il parroco avesse collegato quei resti ad Elisa. Fatto sta che don Ambrogio non chiamò la polizia. Lo disse, recentemente, all'arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, il quale avrebbe subito denunciato la circostanza alla polizia. Don Ambrogio non risulta indagato: il ritardo nella segnalazione, confermato dagli inquirenti, non porterebbe a cambiamenti sostanziali ai fini dell'indagine principale, su cui procede la Procura generale di Salerno. E' quanto si apprende dopo una giornata densa di rivelazioni, smentite e accuse. E' di stamattina la notizia, anticipata dall'Agenzia dei giornali locali del Gruppo Espresso, che il cadavere della ragazza venne scoperto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza a gennaio, circa tre mesi prima del ritrovamento ufficiale avvenuto il 17 marzo. Secondo una prima versione (fornita, a quanto pare, dal viceparroco della Santissima Trinità, don Vagno), a trovare il corpo sarebbero state due addette alle pulizie, madre e figlia, che comunicarono la notizia ai sacerdoti. Le due donne, però, hanno smentito il fatto e accusato il religioso di aver mentito. E don Vagno, nel mentre, si è chiuso in seminario da dove ha fatto sapere ai giornalisti che non vuole parlare.
Il ritrovamento a gennaio. Secondo una ricostruzione iniziale dei fatti, Annalisa Lo Vito e la madre, Margherita Santarsiero, una volta scoperti i resti avvisarono immediatamente sia il parroco don Ambrogio che il suo vice, don Vagno. Sul perché del silenzio dei sacerdoti sta indagando la procura generale di Salerno. Entrambi sono stati ascoltati a lungo in Questura: sarebbero state proprio le contraddizioni emerse durante i loro interrogatori a far nascere i sospetti negli investigatori. La smentita delle addette alle pulizie. Oggi, però, Annalisa Lo Vito ha smentito la ricostruzione dei sacerdoti: "Il viceparroco della Santissima Trinità, don Vagno ha mentito. Né io né mia madre abbiamo mai trovato quel cadavere. Il sacerdote - ha aggiunto - ha detto agli investigatori che il cadavere di Elisa Claps è stato trovato a gennaio e che quella scoperta l'avremmo fatta mia madre ed io. Su questo siamo state interrogate per ore sabato dai magistrati di Salerno: a loro abbiamo detto di non aver mai ritrovato i resti di Elisa. La prima volta che siamo salite su quel terrazzo è stata il 10 marzo", sette giorni prima del ritrovamento del cadavere. Don Vagno non vuole parlare. E il religioso accusato di aver mentito, don Vagno, 33 anni, sacerdote da circa un anno, non rilascia nessuna dichiarazione: è nel suo alloggio, nel seminario maggiore del capoluogo lucano, e ha detto ai giornalisti di non voler parlare con loro. L'arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, ha fatto sapere che il sacerdote "è molto scosso ed è preferibile che, in questo momento, sia riservato. E' comprensibile - ha aggiunto monsignor Superbo - che non voglia rilasciare dichiarazioni". Monsignor Superbo: "Vicenda da approfondire". Secondo le ultime notizie, sembra che sia stato proprio l'arcivescovo di Potenza a denunciare la data del vero ritrovamento alla polizia, dopo esserne stato informato dal parroco don Ambrogio. "Ho saputo del ritrovamento del cadavere di Elisa solo mercoledì mattina", ha detto Superbo all'ANSA. "Di tale tempistica - ha spiegato - ho parlato sabato mattina con il questore di Potenza, Romolo Panico, al quale ho indicato di parlare con il viceparroco della Santissima Trinità, don Vagno, perché ho avuto l'impressione che qualche aspetto della vicenda dovesse essere approfondito". In una nota pubblicata ieri dalla stampa locale, l'arcivescovo aveva chiesto "perdono al Signore per quanto non abbiamo fatto per la famiglia di Elisa e per la ricerca della verità". L'arcivescovo ha ritenuto "opportuno" annullare una conferenza stampa fissata per questo pomeriggio, dato "il rincorrersi incontrollato di notizie sulla tragica vicenda". Manganelli: "Presto avremo delle novità". Intanto, a margine di una conferenza stampa al Viminale, il capo della Polizia, Antonio Manganelli, ha parlato di "prossime novità" sul caso Claps. "Credo che avremo prossimamente delle novità", ha detto Manganelli. "Un'indagine così complessa - ha aggiunto - merita rispetto e silenzio sulle dinamiche di ciò che è accaduto e di ciò che avverrà. C'è una procura che sta ricostruendo i fatti e credo presto avremo novità che possano rispondere a tante domande". Riscontri scientifici: persone nel sottotetto mesi fa. Ci sarebbero anche dei riscontri scientifici a confermare che qualcuno, a gennaio, entrò nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, gli esami effettuati dagli uomini della polizia scientifica avrebbero infatti rilevato la presenza di 'tracce' di passaggi avvenuti precedentemente al 17 marzo. Lo sdegno della famiglia. "Quanto sta accadendo in queste ore non fa che confermare i nostri sospetti all'indomani della scomparsa: oltre al colpevole o i colpevoli materiali dell'assassinio di Elisa, tanti dovranno spiegare il loro ruolo in questa vicenda". Lo ha dichiarato la famiglia Claps in una nota inviata alla redazione del programma di Raitre "Chi l'ha visto?", che da sempre si è occupata della vicenda della ragazza potentina. Se le rivelazioni di oggi dovessero "essere confermate dagli organi investigativi - prosegue la nota - un altro insulto sarà consumato alla memoria di Elisa e alla sua famiglia. Ci chiediamo con sdegno: È possibile che il parroco non abbia riferito immediatamente del ritrovamento? Se invece lo ha fatto, a chi ha riferito? Al suo vescovo o a più alte autorità ecclesiastiche? Diciassette anni di dolore - continua il comunicato - non hanno impedito ancora una volta che il silenzio, l'omertà, la tutela di interessi che nulla hanno a che vedere con i valori cristiani prevalessero sulla pietà che si doveva a un corpo straziato. Questo scempio crediamo metta definitivamente in ginocchio una intera comunità che solo sabato scorso si era stretta intorno alla nostra famiglia chiedendo verità e giustizia". (25 marzo 2010) Tutti gli articoli di Cronaca |
L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2010-03-26 Ratzinger, nuove accuse dal New York Times: "Sapeva del prete pedofilo tedesco" Il futuro papa Benedetto XVI, quando era arcivescovo di Monaco, era al corrente del trasferimento in un'altra parrocchia di padre Peter Hullermann, già accusato di pedofilia. Sono le nuove accuse pubblicate oggi sul sito del New York Times, all'indomani dell'inchiesta sui suoi presunti silenzi sul caso di un prete americano. Secondo il giornale americano, che cita due prelati, il cardinale Ratzinger "era stato messo a conoscenza che il prete, che lui stesso aveva approvato fosse mandato in terapia per curarsi dalla pedofilia, sarebbe invece tornato a un lavoro pastorale a pochi giorni dall'inizio del trattamento psichiatrico. Il prete - prosegue il quotidiano - fu poi dichiarato colpevole di aver molestato ragazzini in un'altra parrocchia". Nelle scorse settimane un comunicato delle arcidiocesi di Monaco e Frisinga aveva attribuito la piena responsabilità della decisione che permetteva al prete di riprendere l'incarico pastorale all'allora vice di Ratzinger, reverendo Gerhard Gruber. "Ma una nota - scrive il New York Times - la cui esistenza è stata confermata da due prelati, dimostra che il futuro papa non solo gestì un incontro il 15 gennaio del 1980, in cui fu approvato il trasferimento del prete, ma fu anche informato della riassegnazione del prete" a un'altra parrocchia. "Quale ruolo Ratzinger abbia avuto nel prendere la decisione e quanto interesse abbia mostrato nel caso del prete pedofilo, che aveva molestato numerosi ragazzini nel suo precedente incarico, non è chiaro", ammette il giornale. Ma chi ha seguito il caso sin dall'inizio, il reverendo Friedrich Fahr, citato dal New York Times, è "sempre rimasto in contatto personalmente ed essenzialmente" con Ratzinger. L'altro prelato citato nell'articolo, il reverendo Lorenz Wolf, vicario dell'arcidiocesi di Monaco, difende il papa sostenendo che si trattava di "una nota di routine" e che "è improbabile che fosse arrivata sulla scrivania dell'arcivescovo". Tuttavia lo stesso padre Wolf - conclude il Nyt - non esclude che il cardinale Ratzinger l'abbia letta. Intanto, in un messaggio inviato a papa Benedetto XVI e pubblicato al termine dell'assemblea generale, i vescovi di Francia esprimono "vergogna e rimorso davanti agli abominevoli atti" di pedofilia in seno alla Chiesa cattolica. Il Vaticano smentisce Il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, interrogato da giornalisti a proposito di un nuovo articolo sul 'New York Times' di oggi, con riferimento al periodo in cui il card. Joseph Ratzinger era arcivescovo di Monaco di Baviera, "ha rinviato alla smentita pubblicata questa mattina in un Comunicato dell`Archidiocesi di Monaco": lo riferisce la sala stampa vaticana. La nota della diocesi di Monaco riportata dalla nota vatican recita: "L`articolo del New York Times non contiene alcuna nuova informazione oltre a quelle che la Archidiocesi ha già comunicato sulle conoscenze dell`allora Arcivescovo sulla situazione del sacerdote H. L`Archidiocesi conferma quindi la sua posizione, secondo cui l`allora Arcivescovo non ha conosciuto la decisione di reinserire il sacerdote H. nell`attività pastorale parrocchiale. Essa rifiuta ogni altra versione come mera speculazione. L`allora Vicario generale, Mons. Gerhard Gruber, ha assunto la piena responsabilità della sua propria ed errata decisione, di reinserire H. nella pastorale parrocchiale". 26 marzo 2010
Ora il Vaticano trema di Roberto Montefortetutti gli articoli dell'autore La via Crucis in Vaticano è cominciata in anticipo. Il New York Times accusa papa Bendedetto XVI. L’attacco è frontale. Lo si è accusato di aver archiviato il caso per "proteggere la Chiesa dallo scandalo". Il più autorevole quotidiano statunitense pubblica documenti. Carteggi tra l’allora cardinale Ratzinger e alcuni vescovi statunitensi. Riferisce di visite in Curia. L’accusa coinvolge anche chi allora era il più stretto collaboratore di Ratzinger e che ora è il suo segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Le accuse navigano sui siti web di tutto il mondo. Un fuoco di fila che si somma ed amplifica gli attacchi mossi al pontefice nelle scorse settimane dalla stampa tedesca e prima ancora da quella irlandese. [ Alla vigilia di Pasqua, il momento di maggiore attenzione nel mondo sulla Chiesa di Roma e sul suo vescovo, parte l’ennesimo attacco mediatico. Non può non destare preoccupazione in Vaticano. L’accusa di aver coperto la pedofilia, già devastante per la Chiesa, ora è rivolta al Papa e questo ne può minare in profondità l’immagine e la credibilità nel mondo. La Santa Sede risponde. Affida la sua replica al direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi che al New YorK Times scrive: "Nessuna copertura, nessuna proibizione di denuncia degli abusi, la Congregazione per la Dottrina della Fede venne informata dei fatti solo una ventina di anni dopo". Offre la ricostruzione dei fatti fornita dalla Santa Sede che scagionerebbe da ogni responsabilità la Congregazione per la Dottrina della Fede e chi ne era allora responsabile. Su di un punto padre Lombardi insiste in modo particolare: "Contrariamente ad alcune affermazioni circolate sulla stampa - spiega - né la Crimen sollicitationis né il Codice di Diritto Canonico hanno mai vietato la denuncia degli abusi sui bambini alle forze dell’ordine". Quindi non vi sarebbe alcun segreto pontificio che bloccherebbe la denuncia dei preti pedofili ai magistrati. Vi sarebbe un percorso, quello del processo canonico, parallelo e indipendente da quello civile. Le scorse settimane lo stesso Lombardi, dopo le polemiche mosse dalla stampa tedesca, aveva denunciato "il tentativo di coinvolgere personalmente con un certo accanimento il Santo Padre nelle questioni degli abusi". "Per ogni osservatore obiettivo - concludeva - è chiaro che questi sforzi sono falliti". Pare che il capitolo non sia chiuso. La Chiesa con i suoi media fa barriera. Scrive l’Osservatore Romano e il quotidiano della Cei, Avvenire, risponde al New York Time. "I documenti dicono il contrario". Perché questo tiro incrociato su Ratzinger? Ora la linea delle Chiesa è chiara. L’ha ribadita lo stesso pontefice nella sua recente lettera pastorale ai cattolici d’Irlanda. "Tolleranza zero" verso i preti pedofili, impegno concreto a favore delle vittime, i colpevoli fuori dalla Chiesa e collaborazione piena con la magistratura. Insieme ad una maggiore attenzione alla formazione del clero e ad una selezione più accurata dei seminaristi. Conferma del celibato dei preti. Oltretevere c’è chi paventa un uso politico dello scandalo pedofilia nella Chiesa. Vi è un precedente. Quando lo scandalo è stato usato dal presidente Usa George W. Bush per tentare di tappare la bocca a Giovanni Paolo II che tuonava contro la guerra in Iraq. Ma ora? Con Obama alla Casa Bianca? 26 marzo 2010
"Sei anni di abusi da un prete" di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore Girotondi neocatecumenali, chitarre che scandiscono "Venite a me...", ragazzi che sciamano dietro ai cartelli della vergine Maria. Fatalità, c’è il raduno della Giornata mondiale della gioventù e piazza San Pietro è invasa da adolescenti che attendono di incontrare il Pontefice. Loro, gli accusatori del Papa, quattro signori di mezza età, restano un metro al di qua delle transenne. In una mano stringono la foto del cardinale Ratzinger, nell’altra quella di quando erano loro stessi "bambini abusati da preti". Adesso sono i responsabili della Survivors Network of those Abused by Priests, associazione dei bambini abusati dai preti. Sapevano di padre Murphy prima di leggerlo sui giornali, lo hanno saputo dalle vittime, molti anni fa, e quando sono venuti in possesso del carteggio tra la diocesi di Milwakee e il Vaticano hanno deciso di portarlo a Roma, a San Pietro, come atto d’accusa: "La Chiesa sta cercando di riscrivere la storia, dicendo noi non sapevamo, questo documento dimostra che sapevano e non hanno fatto niente", denunciano, prima che la polizia arrivi a portarli via, in commissariato per due ore, sequestrando tutto. Il carteggio. Una stampa con l’immagine dell’attuale Pontefice Benedetto XVI in abiti cardinalizi. Un’altra con il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone. La foto di padre Murphy circondato dalla squadra di basket di una scuola americana. Foto di bambini a mezzo busto. Cartoncini con su scritto: "Verità" e "Proteggi i bambini". Qualche foto sono riusciti a salvarla. In una c’è una bambina vestita di bianco: "Sono io, avevo sei anni, lo zio del mio migliore amico era un prete, chiese se potevo aiutarlo in chiesa, mia madre mi disse di mettere il mio vestito migliore e delle scarpe nere, che non mi piacevano: di nascosto me le sono cambiate, uscendo poi sul retro. Quando arrivai dal prete, lui disse che ero una bambina cattiva e che Dio lo aveva mandato per salvarmi. Abusò di me e io pensai che lui sapeva che mi ero cambiata le scarpe di nascosto disubbedendo alla mamma e quella era la punizione. Siamo andati avanti così per sette anni: ogni volta pensavo che non avevo fatto i compiti o ero stata cattiva con il mio fratellino. E non a mia madre non dissi nulla, lei era orgogliosa che il prete mi considerasse speciale e non volevo che sapesse quanto ero cattiva", racconta tutto d’un fiato la sua storia Barbara Dorris di Saint Louis, una signora dai capelli bianchi che lotta perché "ad altri bambini non accada quello che è successo a me". "L’abuso subito non si cancella mai, resta per tutta la vita", spiega Peter Isely, 49 anni, che adesso lavora come psicoterapeuta e ha in cura anche alcune delle vittime di padre Murphy. "Chi ha raccontato questa storia è un eroe, alcuni non ce l’hanno fatta a sopportare il peso e si sono suicidati". Lui stesso è un bambino abusato: "Avevo tredici anni, andavo a scuola dai frati per diventare sacerdote, l'uomo che abusò di me era il rettore del seminario, ora è morto, non è mai stato allontanato dalla Chiesa". "La mia famiglia era devota, io frequentavo scuole cattoliche", racconta Barbara Blain. Aveva tredici anni quando è stata abusata dal suo parroco. "Il prete mi diceva "smetti di tremare, non voglio farti niente di male"... Più tardi seppi che altre ragazze nel ‘69 avevano denunciato di essere state violentate, ma la Chiesa lo allontanò dal suo incarico solo nel 1992 quando andai in tv a raccontare quello che mi aveva fatto". Non che la chiesa non sapesse. "Sapeva benissimo, organizzarono anche un incontro con lui, un suo superiore e lo psicologo: lui mi disse, Barbara, sei una persona migliore di me, dimenticati di questa vicenda, fai calare una tenda...". E invece no: "Sono loro che non devono dimenticare, bogliamo che rendano pubbliche le decine di carte tenute segrete in Vaticano sui casi di pedofilia e che i vescovi rimuovano i preti pedofili dal sacerdozio". 26 marzo 2010
Elisa, il corpo trovato in gennaio Il viceparroco sapeva e ha taciuto di Roberto Brunellitutti gli articoli dell'autore Fu trascinata nel sottotetto della Santissima Trinità. Non si sa se già morta o ancora viva. I pantaloni li hanno trovati sbottonati e arrotolati intorno a una gamba. Il reggiseno era aperto. I rilievi fatti sui resti di Elisa Claps, così vien fatto sapere da fonti giudiziarie, questo dicono. Ma non dicono perché tutti smentiscano tutti in questo fosco pomeriggio lucano: perché più si avvicina la verità più la verità appare diabolicamente opaca sulla fine della sedicenne che il 12 settembre 1993 scomparve nel nulla, finché, pochi giorni fa, sono stati trovati i suoi resti "in stato molto precario" nel sottotetto di una chiesa. Quella che in queste ore va in scena a Potenza è la fiera delle verità contrapposte. Versione numero uno: il corpo murato nel sottotetto e rinvenuto ufficialmente il 17 marzo in realtà sarebbe stato scoperto già a gennaio dalle donne delle pulizie. Queste ne avrebbero parlato con il viceparrocco della Ss Trinità, Don Vagno e, forse, anche con il suo superiore, Don Ambrogio. Chi sapeva? E perché, se sapeva, ha taciuto del fatto che ci fossero dei resti umani - pare sia stato trovato anche il teschio - nel sottotetto della chiesa? Perché non si è sporto denuncia? Parlano, le medesime fonti giudiziarie di precisi riscontri scientifici: gli esami effettuati dalla scientifica avrebbero rilevato la presenza di "tracce" di passaggi avvenuti prima del 17 marzo. Don Vagno, un trentatreenne brasiliano dall’italiano stentato, tace, nel chiuso del suo alloggio nel seminario maggiore, ma agli inquirenti avrebbe confermato il fatto. Nel frattempo, il suo superiore, ossia il parroco della Ss Trinità, Don Ambrogio Apakta, nega di aver mai saputo del cadavere. Il vescovo della città, monsignor Agostino Superbo, chiede "perdono al Signore per quanto non abbiamo fatto per la famiglia di Elisa e per la ricerca della verità", ma ribadisce anche di aver saputo del ritrovamento "solo mercoledì mattina" e di averne parlato successivamente con il questore di Potenza, Romolo Panico, "perché ho avuto l’impressione che qualche aspetto dovesse essere approfondito". Curiosamente, la Curia ha annunciato ieri pomeriggio una conferenza stampa congiunta con la Questura, che pochi minuti dopo l’ha smentita. Curiosamente, per tutta la giornata era apparso che anche Don Ambrogio "sapesse", ma non è indagato. Versione numero due: le due donne delle pulizie che avrebbero trovato i resti di Elisa negano tutto. Figlia e madre, Annalisa Lo Vito e Margherita Santarsiero, negano di aver trovato i resti di Elisa e negano di averne parlato con Don Vagno, sacerdote da appena un anno. "Mente. Sono tutte bugie. Mia madre non riesce più a dormire, sta male da sabato". Le hanno prelevate e le hanno interrogate in Questura per ore. "Senza farci bere né mangiare", ricorda Annalisa. "Siamo salite sul terrazzo la prima volta lo scorso 10 marzo con Don Ambrogio e con gli uomini della ditta che incaricata dei lavori di riparazione. Ci sono stata solo pochi attimi, perché sono subito scesa giù per mostrare agli operai da dove provenisse la perdita d’acqua. Io con certezza so che non ho mai trovato alcun cadavere, e l’ho detto anche a Don Vagno, quando sono stata messa a confronto in Questura". Ma alla Procura di Salerno che ha in carico il caso sono oramai certi che almeno Don Vagno conoscesse la verità e abbia taciuto. Gli investigatori stanno continuando gli interrogatori, sopratutto tra i giovani che in passato hanno frequentato il circolo Newman che si trova al terzo piano della canonica. Sull’indagine la polizia ostenta una certa sicurezza. Il questore: "L’obiettivo principale è quello di individuare il responsabile o i responsabili dell’omicidio di Elisa". Antonio Manganelli, capo della polizia, al Viminale: "Sì, credo che a breve avremo delle novità". È a questa speranza che si aggrappa la famiglia di Elisa, che ha parlato attraverso un comunicato diffuso da Chi l’ha visto?: "Se dovesse essere confermato che il corpo di Elisa è stato ritrovato a gennaio un altro insulto sarà consumatoa alla memoria di Elisa e alla sua famniglia". Parole amare e terribili: "Diciasette anni di dolore non hanno impedito ancora una volta che il silenzio, l’omertà, la tutela di interessi che nulla hanno a che vedere con i valori cristiani prevalessero sulla pietà che si doveva a un corpo straziato". Per oggi, forse l’unica verità è questa. 26 marzo 2010
2010-03-25 Il New York Times attacca: "Il Papa sapeva del prete pedofilo" di Umberto De Giovannangelitutti gli articoli dell'autore L’accusa è pesantissima. E per la prima volta a essere chiamato direttamente in causa è il Papa. Il cardinale Joseph Ratzinger,attuale Papa Benedetto XVI e il cardinale Tarcisio Bertone, attuale segretario di Stato Vaticano, occultarono un caso di pedofilia negli Stati Uniti, che riguardava un prete accusato di aver molestato almeno 200 bambini sordi, avvenuto in una scuola del Wisconsin. A sostenerlo è il New York Times. Il caso riguarda un sacerdote americano, il reverendo Joseph Murphy, deceduto nel 1998, che aveva lavorato nella scuola per ragazzi sordi dal 1950 al 1977. Nel 1996, scrive il NYT, il cardinale Ratzinger, allora capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, non rispose a due lettere inviategli dall'arcivescovo di Milwaukee, Rembert Weakland, mentre otto mesi più tardi il suo numero due, il cardinale Tarcisio Bertone, che oggi è il segretario di stato Vaticano, istruì i vescovi del Wisconsin di avviare un processo canonico segreto che avrebbe potuto portare all'allontanamento di padre Murphy. Questo processo fu fermato dallo stesso cardinale Bertone dopo che Padre Murphy scrisse al cardinale Ratzinger sostenendo che non doveva essere processato in quanto si era già pentito e che era in precarie condizioni di salute. Nel dossier, ottenuto dal <CF161>New York Times</CF>, non c’è traccia di una eventuale riposta di Ratzinger. Padre Murphy non ricevette mai punizioni, ma fu trasferito in segreto in varie parrocchie. Durissimo l’editoriale del quotidiano americano: il Vaticano "non ha imparato le lezioni dello scandalo della pedofilia negli Usa che ha portato al licenziamento di oltre 700 preti nell'arco di tre anni". Ancora: "I leader della Chiesa scelsero di proteggere la Chiesa invece dei bambini. L'inchiesta su Padre Lawrence Murphy illumina il tipo di comportamento che la Chiesa è pronta a scusare per evitare lo scandalo", sottolinea il NYT nell'editoriale che prende le mosse dalla lettera del Papa sullo scandalo della pedofilia in Irlanda: "Forte in perdono ma molto meno nel tipo di piena ammissione di responsabilità di cui i cattolici hanno bisogno per riparare i danni della loro Chiesa". È la seconda volta in pochi giorni che il NYT punta la prua contro Ratzinger per lo scandalo della pedofilia: la scorsa settimana il giornale aveva intervistato uno psichiatra tedesco secondo cui l'arcidiocesi di Monaco, guidata all'epoca dal futuro Papa, aveva ignorato avvertimenti scritti e orali lanciati nei primi anni Ottanta a proposito di Peter Hullerman, un prete accusato di pedofilia. "Nei miei sei anni alla "St.John’s School for the Deaf" ho sofferto molto per colpa di Padre Murphy": è il drammatico racconto pubblicato sul sito web del New York Times di uno dei 200 giovani della scuola per sordi del Wisconsin che subì abusi sessuali dal sacerdote. Nel documento dattiloscritto e datato al 15 maggio 1974 il giovane fa la cronistoria delle molestie subite tra 1964 e 1970 da parte di Padre Lawrence Murphy: in camera da letto e nell'ufficio del sacerdote, nei bagni, nei dormitori, davanti ad altri ragazzi, in gite scolastiche a New York e a Washington, in macchina e in una villetta della madre del religioso durante le vacanze estive. "La prima volta mi frustò con la cintura nel suo ufficio, e mi toccò il pene mentre mi parlava di sesso. Pochi giorni dopo mi chiamò nella sua camera da letto e mi chiese di spogliarmi. Cominciò a venire nel mio dormitorio e a toccarmi mentre altri alunni ci guardavano. Padre Murphy mi ha toccato il pene fino a quando non mi sono diplomato", scrive il ragazzo. 25 marzo 2010
Usa, abusò di 200 bambini. Il Nyt: "Il Papa e Bertone lo coprirono". Sit-in contro Ratzinger La salute precaria di padre Murphy e la mancanza di nuove accuse nei suoi confronti sono stati elementi determinanti nella decisione di non punirlo. È quanto ha commentato al New York Times il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, riferendosi al caso di pedofilia, rivelato dallo stesso giornale, che ha coinvolto un prete del Wisconsin e almeno 200 bambini sordi. Un caso che, secondo documenti ottenuti dal New York Times, il cardinale Joseph Ratzinger, attuale Papa Benedetto XVI, e il cardinale Tarcisio Bertone, attuale segretario di Stato Vaticano, preferirono non rivelare. E in Piazza San Pietro, un piccolo gruppo delle vittime Usa dei preti pedofili ha protestato in piazza San Pietro. Padre Murphy, è detto in un comunicato di Padre Lombardi citato dal New York Times, ha certamente abusato di bambini "particolarmente vulnerabili" e violato la legge. Si tratta di "un caso tragico", ha aggiunto. Lombardi ha però sottolineato che il Vaticano è stato messo a conoscenza del caso solo nel 1996, anni dopo la fine delle indagini. Sui motivi per i quali padre Murphy non sia mai stato punito riducendolo allo stato laicale, il portavoce ha risposto che "il diritto canonico non prevede punizioni automatiche". Ha quindi aggiunto che la precaria salute di padre Murphy e la mancanza di nuove accuse nei suoi confronti sono stati elementi determinanti nella decisione. Padre Murphy è morto nel 1998, due anni dopo che il Vaticano venne a conoscenza del caso. Volantinaggio contro Ratzinger a San Pietro Un piccolo gruppo di vittime dei preti pedofilia ha improvvisato stamane una conferenza stampa in piazza Pio XII, adiacente a piazza San Pietro, per denunciare la copertura dei vescovi e del Vaticano degli abusi sessuali dei decenni passati. I quattro rappresentanti dello Snap - Survivors Network of those Abused by Priests - e i loro assistenti sono stati fermati dalla polizia che hanno chiesto i loro documenti e li hanno portati al vicino commissariato di Borgo. 25 marzo 2010
Due addette alle pulizie avrebbero trovato il cadavere mesi fa e lo avrebbero detto ai sacerdoti Le donne, però, smentiscono: "Mai visto il cadavere. Il viceparroco non dice la verità" Caso Claps, il parroco sapeva "I resti scoperti a gennaio" La Procura di Salerno: "Don Ambroise Apakta era a conoscenza del ritrovamento" Il suo vice, don Vagno, è chiuso in seminario e non vuole parlare con i giornalisti Caso Claps, il parroco sapeva "I resti scoperti a gennaio" POTENZA - Il parroco della Santissima Trinità di Potenza, Ambroise Apakta, conosciuto dai fedeli come don Ambrogio, seppe nello scorso gennaio del ritrovamento di alcuni resti umani nel sottotetto della chiesa. Lo confermano fonti della Procura di Salerno, che indaga sul caso della ragazza scomparsa 17 anni fa. Alla Procura non risultano però elementi per stabilire che il parroco avesse collegato quei resti ad Elisa. Fatto sta che don Ambrogio non chiamò la polizia. Lo disse, recentemente, all'arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, il quale avrebbe subito denunciato la circostanza alla polizia. Don Ambrogio non risulta indagato: il ritardo nella segnalazione, confermato dagli inquirenti, non porterebbe a cambiamenti sostanziali ai fini dell'indagine principale, su cui procede la Procura generale di Salerno. E' quanto si apprende dopo una giornata densa di rivelazioni, smentite e accuse. E' di stamattina la notizia, anticipata dall'Agenzia dei giornali locali del Gruppo Espresso, che il cadavere della ragazza venne scoperto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza a gennaio, circa tre mesi prima del ritrovamento ufficiale avvenuto il 17 marzo. Secondo una prima versione (fornita, a quanto pare, dal viceparroco della Santissima Trinità, don Vagno), a trovare il corpo sarebbero state due addette alle pulizie, madre e figlia, che comunicarono la notizia ai sacerdoti. Le due donne, però, hanno smentito il fatto e accusato il religioso di aver mentito. E don Vagno, nel mentre, si è chiuso in seminario da dove ha fatto sapere ai giornalisti che non vuole parlare.
Il ritrovamento a gennaio. Secondo una ricostruzione iniziale dei fatti, Annalisa Lo Vito e la madre, Margherita Santarsiero, una volta scoperti i resti avvisarono immediatamente sia il parroco don Ambrogio che il suo vice, don Vagno. Sul perché del silenzio dei sacerdoti sta indagando la procura generale di Salerno. Entrambi sono stati ascoltati a lungo in Questura: sarebbero state proprio le contraddizioni emerse durante i loro interrogatori a far nascere i sospetti negli investigatori. La smentita delle addette alle pulizie. Oggi, però, Annalisa Lo Vito ha smentito la ricostruzione dei sacerdoti: "Il viceparroco della Santissima Trinità, don Vagno ha mentito. Né io né mia madre abbiamo mai trovato quel cadavere. Il sacerdote - ha aggiunto - ha detto agli investigatori che il cadavere di Elisa Claps è stato trovato a gennaio e che quella scoperta l'avremmo fatta mia madre ed io. Su questo siamo state interrogate per ore sabato dai magistrati di Salerno: a loro abbiamo detto di non aver mai ritrovato i resti di Elisa. La prima volta che siamo salite su quel terrazzo è stata il 10 marzo", sette giorni prima del ritrovamento del cadavere. Don Vagno non vuole parlare. E il religioso accusato di aver mentito, don Vagno, 33 anni, sacerdote da circa un anno, non rilascia nessuna dichiarazione: è nel suo alloggio, nel seminario maggiore del capoluogo lucano, e ha detto ai giornalisti di non voler parlare con loro. L'arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, ha fatto sapere che il sacerdote "è molto scosso ed è preferibile che, in questo momento, sia riservato. E' comprensibile - ha aggiunto monsignor Superbo - che non voglia rilasciare dichiarazioni". Monsignor Superbo: "Vicenda da approfondire". Secondo le ultime notizie, sembra che sia stato proprio l'arcivescovo di Potenza a denunciare la data del vero ritrovamento alla polizia, dopo esserne stato informato dal parroco don Ambrogio. "Ho saputo del ritrovamento del cadavere di Elisa solo mercoledì mattina", ha detto Superbo all'ANSA. "Di tale tempistica - ha spiegato - ho parlato sabato mattina con il questore di Potenza, Romolo Panico, al quale ho indicato di parlare con il viceparroco della Santissima Trinità, don Vagno, perché ho avuto l'impressione che qualche aspetto della vicenda dovesse essere approfondito". In una nota pubblicata ieri dalla stampa locale, l'arcivescovo aveva chiesto "perdono al Signore per quanto non abbiamo fatto per la famiglia di Elisa e per la ricerca della verità". L'arcivescovo ha ritenuto "opportuno" annullare una conferenza stampa fissata per questo pomeriggio, dato "il rincorrersi incontrollato di notizie sulla tragica vicenda". Manganelli: "Presto avremo delle novità". Intanto, a margine di una conferenza stampa al Viminale, il capo della Polizia, Antonio Manganelli, ha parlato di "prossime novità" sul caso Claps. "Credo che avremo prossimamente delle novità", ha detto Manganelli. "Un'indagine così complessa - ha aggiunto - merita rispetto e silenzio sulle dinamiche di ciò che è accaduto e di ciò che avverrà. C'è una procura che sta ricostruendo i fatti e credo presto avremo novità che possano rispondere a tante domande". Riscontri scientifici: persone nel sottotetto mesi fa. Ci sarebbero anche dei riscontri scientifici a confermare che qualcuno, a gennaio, entrò nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, gli esami effettuati dagli uomini della polizia scientifica avrebbero infatti rilevato la presenza di 'tracce' di passaggi avvenuti precedentemente al 17 marzo. Lo sdegno della famiglia. "Quanto sta accadendo in queste ore non fa che confermare i nostri sospetti all'indomani della scomparsa: oltre al colpevole o i colpevoli materiali dell'assassinio di Elisa, tanti dovranno spiegare il loro ruolo in questa vicenda". Lo ha dichiarato la famiglia Claps in una nota inviata alla redazione del programma di Raitre "Chi l'ha visto?", che da sempre si è occupata della vicenda della ragazza potentina. Se le rivelazioni di oggi dovessero "essere confermate dagli organi investigativi - prosegue la nota - un altro insulto sarà consumato alla memoria di Elisa e alla sua famiglia. Ci chiediamo con sdegno: È possibile che il parroco non abbia riferito immediatamente del ritrovamento? Se invece lo ha fatto, a chi ha riferito? Al suo vescovo o a più alte autorità ecclesiastiche? Diciassette anni di dolore - continua il comunicato - non hanno impedito ancora una volta che il silenzio, l'omertà, la tutela di interessi che nulla hanno a che vedere con i valori cristiani prevalessero sulla pietà che si doveva a un corpo straziato. Questo scempio crediamo metta definitivamente in ginocchio una intera comunità che solo sabato scorso si era stretta intorno alla nostra famiglia chiedendo verità e giustizia". (25 marzo 2010) Tutti gli articoli di Cronaca |
il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2010-03-26 Il Vaticano risponde al New York Times: Ratzinger non sapeva del prete pedofilo commenti - 3 | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 26 marzo 2010 Proteste in Vaticano per i casi di abusi sessuali (AP) "Dai nostri archivi" Il Vaticano reagisce su pedofilia e abusi: "Falliti i tentativi di coinvolgere il Papa" Il Nyt riapre un caso di pedofilia: "Ratzinger e Bertone occultarono" LA CHIESA E LA PEDOFILIA La trasparenza è la via maestra VISTI DA LONTANO / Fuoco incrociato su papa Ratzinger Pedofilia, i vescovi tedeschi: "Abusi nascosti per anni"
Dopo le accuse di ieri il New York Times rilancia contro il Vaticano riportando alla luce un caso di pedofilia a Monaco. Al tempo in cui era ancora arcivescovo il futuro papa Benedetto XVI fu tenuto strettamente aggiornato su un caso di abusi in Germania, molto più di quanto lasciato trasparire dalla Chiesa. Una circostanza che accresce gli interrogativi sulla gestione dello scandalo da parte di Ratzinger prima della sua ascesa al Vaticano. Secondo quanto riferisce il quotidiano, il cardinale Joseph Ratzinger fu informato del fatto che padre Peter Hullermann, che con la sua approvazione aveva iniziato una terapia negli anni '80, sarebbe tornato alla sua attività pastorale pochi giorni dopo l'inizio della cura psicologica. Lo stesso prete fu successivamente condannato per molestie ai danni di bambini. Fino ad oggi, ricorda il New York Times, la responsabilità della decisione di riabilitare il sacerdote tedesco era stata attribuita all'allora vice di Ratzinger, reverendo Gerhard Gruber. Ma il quotidiano, adesso riferisce dell'esistenza di una memoria informativa consegnata al futuro papa in cui lo si informava sulla situazione di Hullermann. "L'esistenza del documento è confermata da due fonti ecclesiastiche", riferisce il Nyt, "e dimostra che Ratzinger non solo presiedette un incontro il 15 gennaio 1980, con il quale si approvava il trasferimento del prete, ma fu anche informato della nuova dislocazione del sacerdote". Il Vaticano: "Mera speculazione" "Mera speculazione". Con questi termini il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha bollato il nuovo articolo del New York Times sul caso del prete pedofilo Peter Hullerman. Con riferimento al periodo in cui il papa Joseph Ratzinger era arcivescovo di Monaco di Baviera, padre Lombardi ha rinviato alla smentita pubblicata questa mattina in un comunicato dell'arcidiocesi bavarese, secondo la quale "l'articolo del New York Times non contiene alcuna nuova informazione oltre a quelle che la arcidiocesi ha già comunicato sulle conoscenze dell'allora arcivescovo sulla situazione del sacerdote Hullermann. L'arcidiocesi - prosegue il comunicato citato dal direttore della sala stampa vaticana - conferma quindi la sua posizione, secondo cui l'allora arcivescovo non ha conosciuto la decisione di reinserire il sacerdote nell'attività pastorale parrocchiale. Essa rifiuta ogni altra versione come mera speculazione. L'allora vicario generale, mons. Gerhard Gruber, ha assunto la piena responsabilità della sua propria ed errata decisione, di reinserire Hullermann nella pastorale parrocchiale".
Don Di Noto: "La Chiesa non è una multinazionale della pedofilia" di Nicoletta Cottone commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 26 marzo 2010 Don Fortunato Di Noto, ideatore del telefono Arcobaleno (Olycom) "Dai nostri archivi" Nuovo attacco al Papa dal New York Times sulla pedofilia SCHEDA / Il fenomeno negli Stati Uniti Il Nyt riapre un caso di pedofilia: "Ratzinger e Bertone occultarono" LA CHIESA E LA PEDOFILIA La trasparenza è la via maestra VISTI DA LONTANO / Fuoco incrociato su papa Ratzinger In prima linea da vent'anni contro la pedofilia e la pedopornografia, don Fortunato Di Noto è il prete di Avola ideatore del telefono Arcobaleno e fondatore dell'associazione Meter, che ha denunciato tante drammatiche storie di bambini abusati, aiutando le forze dell'ordine nazionali e internazionali ad assicurare alla giustizia i colpevoli, segnalando anche 200mila siti pedopornografici in tutto il mondo. A lui il Sole24ore.com ha chiesto un giudizio sul nuovo attacco dalla stampa di oltreoceano al Papa e alla Chiesa sul fronte dei preti pedofili. C'è un rischio di strumentalizzazioni e psicosi? Più che rischio, l'attacco è plateale e sistematico. La Chiesa sta facendo passi importanti per purificarsi e assumersi le proprie responsabilità. In quanto combattente contro la pedofilia rispedisco la palla al mittente: perché gli americani, che sono tanto puritani nel fare attacchi al Papa, non danno risposte sulle migliaia di siti pedopornografici del loro Paese? Perché non ratificano la convenzione del fanciullo firmata nell'89 proprio a New York? L'America è seconda solo alla Russia nella detenzione, spaccio e divulgazione di materiale pedopornografico, tanto che lì abbiamo fatto oscurare oltre 100 comunità di pedofili. La Chiesa non è una multinazionale della pedofilia: nessuno dice che alcuni vescovi non abbiano saputo gestire il problema, ma la Chiesa oggi ha voltato pagina. Disgraziati quei preti che hanno fatto del male ai bambini: che paghino in prima persona, perché è un reato personale, non collettivo. Ma la Chiesa è accusata di silenzi che hanno compromesso le indagini .. La comunità cristiana, i fedeli, stanno soffrendo per il silenzio di quei vescovi che non hanno saputo fare da padre ai loro figli. Come accade per un padre di famiglia, che in caso di abusi perde la patria potestà, è giusto che i vescovi che hanno sbagliato si dimettano. Le teste stanno cadendo una dopo l'altra. Chi ha sbagliato paghi. Ma se resteremo nel silenzio noi, grideranno le vittime. E se non saranno ascoltate, griderà Dio. L'idea della diocesi di Bolzano, che invitava a denunciare gli abusi dei preti sul suo sito, é stata accolta dal gelo. Che ne pensa? È giusto che sia stata accolta con gelo, perché è uno sbaglio fare un sito solo per smascherare preti pedofili. Bolzano sull'onda del problema ha fatto una operazione sbagliata dal punto di vista comunicativo. La Chiesa nella sua azione pastorale non deve occuparsi solo dei preti pedofili, ma di tutti gli abusi sessuali e della violazione dei diritti dell'infanzia. Ogni diocesi deve dire: "Siamo dalla parte dei bambini". La Cei ha deciso di creare una task force sul tema pedofilia, con l'incarico di studiare un fenomeno così complesso. È d'accordo? Credo di sì. Vale la pena capire un fenomeno nella sua vastità, gravità e trasversalità. Lei è in campo da anni contro la pedofilia. Che deve fare un uomo di chiesa quando riceve una segnalazione di abuso da parte di un sacerdote? C'è il dovere di proteggere i bambini e di attivarsi per qualsiasi abuso, non solo compiuto da preti, ma anche in famiglia, dove si consumano nel silenzio la maggior parte degli abusi. È necessario attivare centri seri che sappiano gestire il problema. Se, poi, è coinvolto un sacerdote, la prima cosa da fare è dirlo al vescovo e, se ci sono fatti gravi, all'autorità giudiziaria. Perché un prete è anche un cittadino, con responsabilità maggiori, in quanto ministro di Dio. I responsabili degli abusi devono autodenunciarsi? Se hanno il coraggio sì. Ma se non lo fanno loro, lo faranno le vittime o altre persone. È un cerchio a incastro. Non è più come trent'anni fa: oggi chi compie abusi prima o poi verrà scoperto. Oggi i bambini abusati o maltrattati parlano anche tramite disegni, temi e comportamenti. La sua battaglia che risultati ha raggiunto? Se vent'anni fa ero solo, oggi nella lotta alla pedofilia c'è una grande compagnia. Sono contento che si parli del problema e si agisca per debellarlo. Fino all'89 nessuno parlava di pedofilia. Oggi, invece, si mette al centro la difesa dei bambini. 26 marzo 2010
Diminuiscono i casi nella Chiesa americana di Claudio Gatti commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 26 marzo 2010 "Dai nostri archivi" Gli scandali sugli abusi sessuali nella Chiesa scuotono il Vaticano Il Vaticano reagisce su pedofilia e abusi: "Falliti i tentativi di coinvolgere il Papa" Dopo i casi di pedofilia, la Chiesa studia nuove norme ma non arretra sul celibato Nuovo attacco al Papa dal New York Times sulla pedofilia Il viaggio interiore del pellegrino Chesterton verso la Chiesa cattolica È un po' come con la disoccupazione. In America l'apice della crisi sembra superato. I dati stanno decisamente migliorando. Ma è ancora presto per dire che la Chiesa sta uscendo dal tunnel in cui è entrata otto anni fa, quando è esploso lo scandalo degli abusi sessuali sui bambini. L'impatto è stato devastante. Secondo l'ultimo rapporto annuale della Conferenza episcopale Usa, il prezzo pagato finora ha superato i 2,6 miliardi di dollari. Stima però contestata da organizzazioni laiche nate in questi anni, secondo le quali il costo è già stato di oltre tre miliardi. Il trend più recente è comunque positivo. O meglio: meno negativo. Martedì scorso la Conferenza episcopale ha annunciato che nel 2009 la Chiesa ha pagato alle vittime (o presunte tali) 55 milioni di dollari. Contro i 324 milioni del 2008. I costi reali hanno comunque sfiorato i 120 milioni, perché altri 29 milioni sono andati nelle parcelle degli avvocati, 17,5 sono serviti a pagare spese legali e terapeutiche aggiuntive e 16 per chiudere procedimenti contro membri di vari ordini religiosi. Il rapporto rivela inoltre che nel 2009 sono state presentate 115 "denunce credibili" contro preti e diaconi, un calo del 35% rispetto all'anno precedente. "I numeri sono in miglioramento. Ma la situazione rimane critica", commenta Charles Zech, professore di economia della Villanova University che da anni studia l'impatto finanziario dello scandalo. "Con la crisi economica, e l'impatto che ha avuto sugli investimenti diocesani e sui contributi dei parrocchiani, la Chiesa non può permettersi che le cose continuino così ancora a lungo". Il rischio bancarotta finora è stato contenuto a livello diocesano. Dall'inizio dello scandalo, sette diverse diocesi - da Boston a San Diego, da Tucson a Portland - sono state costrette a chiedere la bancarotta controllata. L'ultima, nell'ottobre scorso, è stata quella del Delaware. La quale non ha saputo trovare altro modo per far fronte all'ondata di denunce arrivata dopo che il parlamento statale aveva approvato una legge che creava una finestra di due anni per "uno sguardo al passato" sospendendo così qualsiasi limite temporale alla prescrizione. Soltanto nei quattro mesi precedenti alla scadenza sono stati depositati in tribunale ben cento nuovi esposti. Fino a portare il totale delle vittime dichiarate a 258. La risposta della Chiesa locale è stata dunque quella di seguire l'esempio di Boston e dichiarare il fallimento. Il che ha avuto l'effetto collaterale di ostacolare - per motivi tecnico-legali connessi alla dichiarazione di bancarotta - l'accesso a documenti interni potenzialmente imbarazzanti da parte degli avvocati delle vittime. "La strada della bancarotta è l'ultimo disperato tentativo di continuare a nascondere la verità e impedire che vengano rese pubbliche migliaia di pagine di documenti che proverebbero la complicità o la responsabilità della gerarchia cattolica", ha dichiarato Thomas Neuberger, avvocato di 88 presunte vittime. Occorre sottolineare però che la risposta della Chiesa Usa allo scandalo non è stata circoscritta alla difesa dalle accuse o dal rischio del collasso economico. Sull'intero territorio nazionale è stato per esempio lanciato il Child Abuse Awareness, un programma di sensibilizzazione del clero e del personale laico di scuole e parrocchie. Oltre 1,8 millioni di preti, diaconi, monaci, educatori, volontari e seminaristi hanno partecipato a corsi speciali e circa sei milioni di bambini e studenti hanno ricevuto istruzioni per renderli consapevoli del problema e del proprio diritto a un ambiente sicuro. "La Chiesa americana è stata la prima a entrare nell'occhio del ciclone degli abusi sessuali. E sta cercando di essere la prima ad uscirne", commenta il newyorkese Robert De Benedetto. L'esposione dello stesso bubbone in Irlanda potrebbe però avere ripercussioni anche da questa parte dell'Atlantico. Secondo Terence McKiernan, presidente di Bishop Accountability, "la situazione irlandese è strettamente legata a quella statunitense. Perché preti accusati in Irlanda sono stati trasferiti negli Stati Uniti e preti accusati qui hanno trovato rifugio in Irlanda". 26 marzo 2010
SCHEDA / Il fenomeno negli Stati Uniti commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 26 marzo 2010 "Dai nostri archivi" Il Vaticano reagisce su pedofilia e abusi: "Falliti i tentativi di coinvolgere il Papa" SCANDALO PEDOFILIA / Speranza ultima dea Nuovo attacco al Papa dal New York Times sulla pedofilia Pedofilia, i vescovi tedeschi: "Abusi nascosti per anni" Benedetto XVI incontra cardinale irlandese per dossier sulla pedofilia Lo scandalo Gli scandali di pedofilia nella Chiesa cattolica americana sono emersi negli ultimi vent'anni. Fece scalpore la notizia degli abusi commessi da due sacerdoti di Boston, Paul Shanley e John Geoghan, negli anni 90, con il sospetto che i vertici avessero cercato di insabbiare la vicenda trasferendo i responsabili. Nel 2002 Giovanni Paolo II convocò una riunione di emergenza con i cardinali americani, ma le denunce continuarono ad arrivare; a fine anno l'arcivescovo di Boston, cardinale Bernard Law (nella foto), rassegnò le dimissioni. Nel settembre 2003 l'arcidiocesi di Boston pagò 85 milioni di dollari di risarcimento alle vittime di pedofilia Le dimensioni del fenomeno Un'indagine commissionata dalla Chiesa nel 2004 concluse che oltre 4mila preti cattolici erano stati accusati di abusi sessuali negli ultimi 50 anni, in casi riguardanti migliaia di bambini, per lo più maschi. Una serie di ingenti risarcimenti sono stati pagati dalle diocesi americane alle vittime di abusi: il maggiore da quella di Los Angeles, circa 660 milioni di dollari. Secondo l'organizzazione Bishop Accountability (responsabilizzazione dei vescovi) dal 2002 a oggi la Chiesa Usa ha pagato oltre due miliardi e mezzo di dollari per chiudere cause o potenziali cause con oltre 4mila vittime di abusi sessuali . Altri 750 milioni di dollari sono stati pagati prima del 2002. La Conferenza episcopale Usa ritiene che quasi 15mila persone in America si siano finora dichiarate vittima di abusi sessuali. Secondo la Bishop Accountability l'estensione del fenomeno è però ben più vasta: l'organizzazione ritiene infatti che il numero totale delle vittime tocchi quota 100mila 26 marzo 2010
2010-03-25 Lo scandalo della pedofilia è una marea montante commento di Carlo Marroni commenti - 1 | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 25 marzo 2010 "Dai nostri archivi" Il Nyt riapre un caso di pedofilia: "Ratzinger e Bertone occultarono" VISTI DA LONTANO / Fuoco incrociato su papa Ratzinger Il Vaticano reagisce su pedofilia e abusi: "Falliti i tentativi di coinvolgere il Papa" Pedofilia, i vescovi tedeschi: "Abusi nascosti per anni" Berlusconi: "efficace" la lettera del Papa sui casi di pedofilia
Lo scandalo delle pedofilia nella chiesa è una marea montante che rischia di rappresentare il vero macigno del pontificato di Joseph Ratzinger, al di là della tragicità dei fatti via via rivelati. Benedetto XVI è stato sfiorato dal caso di Monaco, da quello di Ratisbona indirettamente (via fratello Georg) e ora di nuova tirato in ballo per una vicenda americana che mette in primo piano anche il cardinale Bertone. Vicende che, a leggere bene le carte, sono difficilmente classificabili tra le operazioni di "insabbiamento" ma che oggettivamente non possono neppure iscriversi alla linea "tolleranza zero" che è diventato lo slogan vaticano sugli abusi. In parte è un po' paradossale che Ratzinger sia messo sulla scena mediatica mondiale – e il New York Times ha di certo questo potere – proprio per gli abusi, vista la mano ferma avuta sin dall'inizio del suo pontificato (emblematico il caso del fondatore dei Legionari di Cristo), di certo più severa di quella del suo predecessore. Ma tant'è, e ora lo scandalo si globalizza, riaccendendo i riflettori anche sulle possibili ripercussioni in Curia. Già perché una governance abbastanza debole – come evidenziato bene dal caso Williamson di un anno fa – deve dare una risposta forte alle continue emergenze: passi quando le beghe sono più riferite all'Italia (anche se gravi, come il caso Boffo) ma qui è in gioco la presa planetaria della Chiesa, la sua presenza nella società, visto che la pedofilia è un tema che abbraccia la presenza dei bambini, dalle scuole alle parrocchie. Insomma, a fatti eclatanti (con una risonanza che dentro la Chiesa viene vissuta sempre più spesso come un sorta di attacco "laicista") servono gesti simbolici molto forti e concreti. 25 marzo 2010
VISTI DA LONTANO / Fuoco incrociato su papa Ratzinger di Elysa Fazzino 25 marzo 2010 "Dai nostri archivi" Il Nyt riapre un caso di pedofilia: "Ratzinger e Bertone occultarono" Abusi in Germania nel coro diretto dal fratello del Papa Pedofilia, i vescovi tedeschi: "Abusi nascosti per anni" Il Vaticano reagisce su pedofilia e abusi: "Falliti i tentativi di coinvolgere il Papa" La stampa tedesca rivela un altro caso di pedofilia a Monaco con Ratzinger vescovo
È in primo piano sui siti web di molta stampa estera il caso portato alla ribalta dal New York Times, secondo il quale i vertici del Vaticano, compreso il futuro papa Ratzinger, hanno protetto un prete pedofilo del Wisconsin. Padre Lawrence Murphy, accusato di avere molestato almeno 200 bambini sordi, è rimasto prete fino alla sua morte, nonostante le lettere di avvertimento mandate a Roma da vari vescovi americani. "Il Papa ha omesso di agire sulle denunce di abusi sessuali negli Usa" titola sulla homepage il Times Online, sottolineando che lo scandalo si avvicina sempre più a Benedetto XVI. Il processo ecclesiastico – scrive il Times di Londra - "si fermò dopo che l'imputato supplicò il cardinale Ratzinger di clemenza". I documenti di Milwaukee, ottenuti dal New York Times, "emergono mentre papa Benedetto affronta altre accuse", puntualizza il Times: Ratzinger, come responsabile del Vaticano e come arcivescovo in Germania, "non ha punito preti accusati di abusi sessuali, né avvertito le autorità civili competenti". Il Papa ha però accettato ieri le dimissioni del vescovo irlandese John Magee, sotto tiro per come ha gestito le accuse di abusi sessuali nella sua diocesi. Alle dimissioni di Magee il Times dedica un ampio servizio. Ora che il Papa ha accettato le dimissioni, "sale la pressione perché si dimetta il Cardinale Sean Brady, primate di Irlanda". Il sito propone un approfondimento sui "segreti della Chiesa cattolica irlandese". "Pedofilia, Benedetto XVI di nuovo accusato", è il titolo, a grandi caratteri, che compare sulla prima pagine del sito del Nouvel Observateur. "L'attuale papa e altri responsabili del Vaticano avrebbero coperto gli abusi sessuali di un prete americano che avrebbe violentato circa 200 membri di una scuola per bambini sordi". Gli scandali si moltiplicano, osserva il Nouvel Obs. Le rivelazioni arrivano mentre vari scandali su abusi di minori da parte di religiosi cattolici scuotono l'Irlanda e altri paesi, tra cui l'Olanda, la Svizzera, La Spagna, l'Austria e la Germania. Grosso richiamo anche sul sito di Le Figaro, che pubblica un'Afp col titolo: "Il Vaticano accusato di avere coperto gli abusi sessuali di un prete americano". Stesso lancio su Libération, con il neretto "Affare tragico per il Vaticano". "Di fronte all'ondata di scandali sessuali, Benedetto XVI naviga tra smentite e volontà di trasparenza", ha scritto di recente Eric Jozsef in un articolo riproposto sul sito. Centinaia di commenti dei lettori inondano il sito di El Pais, che apre la homepage con questo caso. "Il Vaticano non castigò il prete accusato negli Stati Uniti perché era malato" è il titolo aggiornato nelle ultime ore. Nel testo della risposta inviata al New York Times da Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana – scrive Miguel Mora - il Vaticano spiega che Murphy non fu punito perché "molto malato". Il sacerdote non fu espulso "perché il diritto canonico non prevede castighi automatici". In realtà, puntualizza il cronista, per alcuni reati è sì prevista la scomunica automatica. La corrispondenza dà notizia delle manifestazioni di protesta davanti al Vaticano e cita Roberto Mirabile, presidente dell'associazione italiana vittime della pederastia Caramelo Bueno: né i vescovi, né le curie, né i tribunali ecclesiastici hanno mai mandato in carcere un prete per un reato di pedofilia. La vicenda ha grande rilievo anche su El Mundo e altri siti spagnoli come Abc. Tra i siti Usa, il Chicago Tribune e il Los Angeles Times pubblicano un'intervista dall'Irlanda a Sinead O'Connor, la cantante irlandese che fece scalpore anni fa quando alla tv americana strappò una foto di papa Giovanni Paolo II chiamandolo "il nemico" e esortò il pubblico a lottare contro gli abusi sessuali. "Dovrebbe esserci un'inchiesta penale sul papa", afferma la cantante, sempre ai ferri corti con la Chiesa cattolica. Il papa, secondo O' Connor, dovrebbe dimettersi per "non avere agito in modo cristiano per proteggere i bambini". 25 marzo 2010
Pedofilia, i vescovi tedeschi: "Abusi nascosti per anni" commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci "Dai nostri archivi" La stampa tedesca rivela un altro caso di pedofilia a Monaco con Ratzinger vescovo Il Vaticano reagisce su pedofilia e abusi: "Falliti i tentativi di coinvolgere il Papa" Il Nyt riapre un caso di pedofilia: "Ratzinger e Bertone occultarono" Lettera pastorale del Santo Padre Benedetto XVI ai cattolici dell'Irlanda Il Papa ai cattolici: vergogna e rimorso per i preti pedofili "Impariamo dal Signore Gesù a non giudicare e a non condannare il prossimo" lo chiede il Papa. "Impariamo - spiega ai 50 mila fedeli presenti in piazza San Pietro nel breve discorso che precede l'Angelus - a essere intransigenti con il peccato, a partire dal nostro, e indulgenti con le persone. Ci aiuti in questo la santa Madre di Dio che, esente da ogni colpa, è mediatrice di grazia per ogni peccatore pentito". Benedetto XVI cita l'episodio evangelico dell'adultera e le parole di Gesù: "Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei". Il presidente dei vescovi tedeschi ha intanto ammesso che la Chiesa cattolica del suo paese ha coperto in passato gli abusi sessuali sui minori. "Sì, è accaduto. Da anni, però, abbiamo intrapreso la via opposta", afferma mons. Robert Zollitsch in un'intervista al settimanale tedesco Focus. "Questi abusi sono stati tenuti nascosti per decenni nell'intera società - afferma Zollitsch, perché - non si è affrontato il problema in tutto il suo significato sociale". Il vescovo di Friburgo afferma che "la maggior parte degli abusi si sono verificati al di fuori dell'ambito ecclesiastico", ma sottolinea che nella Chiesa ciò è particolarmente grave. "Mi vergogno e mi spaventa enormemente il fatto che gli abusi si siano verificati in modo così elevato nelle nostre istituzioni - afferma Zollitsch, secondo il quale - ognuno di questi casi oscura il volto di tutta la Chiesa". Il presidente della Conferenza episcopale tedesca difende poi il Papa dalle accuse che lo hanno lambito per il caso di un prete pedofili a Monaco all'epoca in cui egli era arcivescovo. Per mons. Zollitsch, sono accuse che non tengono conto della personalità di Ratzinger, "che nell'epoca in cui era alla guida della Congregazione per la causa della fede ha dato impulsi decisivi per una persecuzione drastica di questi crimini e da Papa si è collocato senza ambiguità negli Stati Uniti o, più di recente, con la lettera agli irlandesi". Nei primi anni Ottanta l'arcidiocesi di Monaco, guidata all'epoca dal futuro Papa Benedetto XVI, ignorò i ripetuti avvertimenti lanciati da uno psichiatra che aveva in cura un prete accusato di abusi su minori. Lo ha raccontato lo stesso psichiatra, il dottor Wener Hurth, in una intervista telefonica rilasciata da Monaco al New York Times, precisando anche di aver avvertito che il sacerdote in questione, Peter Hullermann, doveva essere tenuto lontano dai bambini. "Io dissi, per carità di Dio, deve essergli impedito di lavorare con i bambini", ha detto Hurth. Lo psichiatra ha raccontato che all'epoca inviò espliciti avvertimenti - verbali e scritti - prima che l'arcivescovo di Monaco Joseph Ratzinger lasciasse la Germania nel 1982 per ricoprire in Vaticano l'incarico alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Hurth ha detto di non aver avuto contatti diretti con l'arcivescovo Ratzinger e di non sapere se il futuro Papa fosse stato informato degli avvertimenti. Tuttavia egli parlò con alti prelati, tra cui il vescovo Heinrich Graf von Soden-Fraunhofen. Anche il settimanale tedesco Der Spiegel cita l'esistenza di documenti e fornisce dettagli sul caso del prete pedofilo che papa Joseph Ratzinger - quando era arcivescovo - aveva accettato di far curare nella propria diocesi di Monaco di Baviera nel 1980 ma che poi era stato impiegato pericolosamente in attività pastorali di nuovo a contatto con minori per dichiarata colpa del suo vicario Gerhard Gruber. In un sottotitolo della sua edizione cartacea oggi in edicola, il settimanale sostiene che "proprio il papa, da arcivescovo di Monaco, non prese sul serio il problema di un violentatore di bambini". Nell'articolo si forniscono dettagli che integrano un'esposizione della vicenda fatta quasi dieci giorni fa da due comunicati dell'Arcivescovado di Monaco e Frisinga in cui si annunciava l'ammissione dell'errore e la sospensione del sacerdote (lo Spiegel lo chiama ancora solo "Peter H.", lettera che la stampa americana ha esplicitato in "Hullermann"). Il settimanale fra l'altro scrive che "nemmeno due settimane dopo" l'accoglienza a Monaco concessa su preghiera del vescovado di Essen, Peter H. "era già attivo come curatore d'anime", nonostante avesse alle spalle "almeno" quattro sospetti casi di abusi pedofili, circostanza "chiaramente riscontrabile" nella lettera di raccomandazione (l'arcivescovado aveva sostenuto solo che "si deve presumere" che all'epoca fosse noto). "Ratzinger non ne avrebbe saputo nulla", scrive lo Spiegel sintetizzando la posizione espressa dall'arcivescovado il 12 marzo scorso: "al suo segretariato però giunse una nota del suo vicario generale Gerhard Gruber sull'impiego del cappellano nella comunità di San Giovanni evangelista. Ratzinger non ha visto la nota?". Nel constatare che nè "Ratzinger, figlio di un poliziotto", "nè il suo arcivescovado informarono le autorità statali" del caso, lo Spiegel fra l'altro sostiene che i tre successivi trasferimenti del sacerdote - tra cui quello a Grafing, nei pressi di Monaco, dove poi il religioso nel 1986 fu condannato per abusi su "diversi scolari" - avvennero senza che la pericolosità del pedofilo venisse segnalata.
Lettera pastorale del Santo Padre Benedetto XVI ai cattolici dell'Irlanda Pagina: 1 2 3 4 5 6 di 6 pagina successiva commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 20 marzo 2010 1. Cari fratelli e sorelle della Chiesa in Irlanda, è con grande preoccupazione che vi scrivo come Pastore della Chiesa universale. Come voi, sono stato profondamente turbato dalle notizie apparse circa l'abuso di ragazzi e giovani vulnerabili da parte di membri della Chiesa in Irlanda, in particolare da sacerdoti e da religiosi. Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati. Come sapete, ho recentemente invitato i vescovi irlandesi ad un incontro qui a Roma per riferire su come hanno affrontato queste questioni nel passato e indicare i passi che hanno preso per rispondere a questa grave situazione. Insieme con alcuni alti Prelati della Curia Romana ho ascoltato quanto avevano da dire, sia individualmente che come gruppo, mentre proponevano un'analisi degli errori compiuti e delle lezioni apprese, e una descrizione dei programmi e dei protocolli oggi in essere. Le nostre riflessioni sono state franche e costruttive. Nutro la fiducia che, come risultato, i vescovi si trovino ora in una posizione più forte per portare avanti il compito di riparare alle ingiustizie del passato e per affrontare le tematiche più ampie legate all'abuso dei minori secondo modalità conformi alle esigenze della giustizia e agli insegnamenti del Vangelo. 2. Da parte mia, considerando la gravità di queste colpe e la risposta spesso inadeguata ad esse riservata da parte delle autorità ecclesiastiche nel vostro Paese, ho deciso di scrivere questa Lettera Pastorale per esprimere la mia vicinanza a voi, e per proporvi un cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione. In realtà, come molti nel vostro Paese hanno rilevato, il problema dell'abuso dei minori non è specifico né dell'Irlanda né della Chiesa. Tuttavia il compito che ora vi sta dinnanzi è quello di affrontare il problema degli abusi verificatosi all'interno della comunità cattolica irlandese e di farlo con coraggio e determinazione. Nessuno si immagini che questa penosa situazione si risolverà in breve tempo. Positivi passi in avanti sono stati fatti, ma molto di più resta da fare. C'è bisogno di perseveranza e di preghiera, con grande fiducia nella forza risanatrice della grazia di Dio. Al tempo stesso, devo anche esprimere la mia convinzione che, per riprendersi da questa dolorosa ferita, la Chiesa in Irlanda deve in primo luogo riconoscere davanti al Signore e davanti agli altri, i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi. Una tale consapevolezza, accompagnata da sincero dolore per il danno arrecato alle vittime e alle loro famiglie, deve condurre ad uno sforzo concertato per assicurare la protezione dei ragazzi nei confronti di crimini simili in futuro. Mentre affrontate le sfide di questo momento, vi chiedo di ricordarvi della "roccia da cui siete stati tagliati" (Is 51, 1). Riflettete sui contributi generosi, spesso eroici, offerti alla Chiesa e all'umanità come tale dalle passate generazioni di uomini e donne irlandesi, e lasciate che ciò generi slancio per un onesto auto-esame e un convinto programma di rinnovamento ecclesiale e individuale. La mia preghiera è che, assistita dall'intercessione dei suoi molti santi e purificata dalla penitenza, la Chiesa in Irlanda superi la presente crisi e ritorni ad essere un testimone convincente della verità e della bontà di Dio onnipotente, rese manifeste nel suo Figlio Gesù Cristo. 3. Storicamente i cattolici d'Irlanda si sono dimostrati una enorme forza di bene sia in patria che fuori. Monaci celtici come San Colombano diffusero il vangelo nell'Europa Occidentale gettando le fondamenta della cultura monastica medievale. Gli ideali di santità, di carità e di sapienza trascendente che derivano dalla fede cristiana, hanno trovato espressione nella costruzione di chiese e monasteri e nell'istituzione di scuole, biblioteche e ospedali che consolidarono l'identità spirituale dell'Europa. Quei missionari irlandesi trassero la loro forza e ispirazione dalla solida fede, dalla forte guida e dai retti comportamenti morali della Chiesa nella loro terra natìa. Dal '500 in poi, i cattolici in Irlanda subirono un lungo periodo di persecuzione, durante il quale lottarono per mantenere viva la fiamma della fede in circostanze pericolose e difficili. Sant'Oliver Plunkett, l'Arcivescovo martire di Armagh, è l'esempio più famoso di una schiera di coraggiosi figli e figlie dell'Irlanda disposti a dare la propria vita per la fedeltà al Vangelo. Dopo l'Emancipazione Cattolica, la Chiesa fu libera di crescere di nuovo. Famiglie e innumerevoli persone che avevano preservato la fede durante i tempi della prova divennero la scintilla di una grande rinascita del cattolicesimo irlandese nell'800. La Chiesa fornì scolarizzazione, specialmente ai poveri, e questo avrebbe apportato un grande contributo alla società irlandese. Tra i frutti delle nuove scuole cattoliche vi fu un aumento di vocazioni: generazioni di sacerdoti, suore e fratelli missionari lasciarono la patria per servire in ogni continente, specie nel mondo di lingua inglese. Furono ammirevoli non solo per la vastità del loro numero, ma anche per la robustezza della fede e la solidità del loro impegno pastorale. Molte diocesi, specialmente in Africa, America e Australia, hanno beneficiato della presenza di clero e religiosi irlandesi che predicarono il Vangelo e fondarono parrocchie, scuole e università, cliniche e ospedali, che servirono sia i cattolici, sia la società in genere, con particolare attenzione alle necessità dei poveri. In quasi tutte le famiglie dell'Irlanda vi è stato qualcuno – un figlio o una figlia, una zia o uno zio – che ha dato la propria vita alla Chiesa. Giustamente le famiglie irlandesi hanno in grande stima ed affetto i loro cari, che hanno offerto la propria vita a Cristo, condividendo il dono della fede con altri e attualizzandola in un'amorevole servizio di Dio e del prossimo. 4. Negli ultimi decenni, tuttavia, la Chiesa nel vostro Paese ha dovuto confrontarsi con nuove e gravi sfide alla fede scaturite dalla rapida trasformazione e secolarizzazione della società irlandese. Si è verificato un rapidissimo cambiamento sociale, che spesso ha colpito con effetti avversi la tradizionale adesione del popolo all'insegnamento e ai valori cattolici. Molto sovente le pratiche sacramentali e devozionali che sostengono la fede e la rendono capace di crescere, come ad esempio la frequente confessione, la preghiera quotidiana e i ritiri annuali, sono state disattese. Fu anche determinante in questo periodo la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo. Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano Secondo fu a volte frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt'altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti. In particolare, vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari. È in questo contesto generale che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell'abuso sessuale dei ragazzi, che ha contribuito in misura tutt'altro che piccola all'indebolimento della fede e alla perdita del rispetto per la Chiesa e per i suoi insegnamenti. Solo esaminando con attenzione i molti elementi che diedero origine alla presente crisi è possibile intraprendere una chiara diagnosi delle sue cause e trovare rimedi efficaci. Certamente, tra i fattori che vi contribuirono possiamo enumerare: procedure inadeguate per determinare l'idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa; insufficiente formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari e nei noviziati; una tendenza nella società a favorire il clero e altre figure in autorità e una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali, che hanno portato come risultato alla mancata applicazione delle pene canoniche in vigore e alla mancata tutela della dignità di ogni persona. Bisogna agire con urgenza per affrontare questi fattori, che hanno avuto conseguenze tanto tragiche per le vite delle vittime e delle loro famiglie e hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione. 5. In diverse occasioni sin dalla mia elezione alla Sede di Pietro, ho incontrato vittime di abusi sessuali, così come sono disponibile a farlo in futuro. Mi sono soffermato con loro, ho ascoltato le loro vicende, ho preso atto della loro sofferenza, ho pregato con e per loro. Precedentemente nel mio pontificato, nella preoccupazione di affrontare questo tema, chiesi ai Vescovi d'Irlanda, in occasione della visita ad Limina del 2006, di "stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i princìpi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi" (Discorso ai Vescovi dell'Irlanda, 28 ottobre 2006). Con questa Lettera, intendo esortare tutti voi, come popolo di Dio in Irlanda, a riflettere sulle ferite inferte al corpo di Cristo, sui rimedi, a volte dolorosi, necessari per fasciarle e guarirle, e sul bisogno di unità, di carità e di vicendevole aiuto nel lungo processo di ripresa e di rinnovamento ecclesiale. Mi rivolgo ora a voi con parole che mi vengono dal cuore, e desidero parlare a ciascuno di voi individualmente e a tutti voi come fratelli e sorelle nel Signore. 6. Alle vittime di abuso e alle loro famiglie Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata. Molti di voi avete sperimentato che, quando eravate sufficientemente coraggiosi per parlare di quanto vi era accaduto, nessuno vi ascoltava. Quelli di voi che avete subito abusi nei convitti dovete aver percepito che non vi era modo di fuggire dalle vostre sofferenze. È comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo. Allo stesso tempo vi chiedo di non perdere la speranza. È nella comunione della Chiesa che incontriamo la persona di Gesù Cristo, egli stesso vittima di ingiustizia e di peccato. Come voi, egli porta ancora le ferite del suo ingiusto patire. Egli comprende la profondità della vostra pena e il persistere del suo effetto nelle vostre vite e nei vostri rapporti con altri, compresi i vostri rapporti con la Chiesa. So che alcuni di voi trovano difficile anche entrare in una chiesa dopo quanto è avvenuto. Tuttavia, le stesse ferite di Cristo, trasformate dalle sue sofferenze redentrici, sono gli strumenti grazie ai quali il potere del male è infranto e noi rinasciamo alla vita e alla speranza. Credo fermamente nel potere risanatore del suo amore sacrificale – anche nelle situazioni più buie e senza speranza – che porta la liberazione e la promessa di un nuovo inizio. Rivolgendomi a voi come pastore, preoccupato per il bene di tutti i figli di Dio, vi chiedo con umiltà di riflettere su quanto vi ho detto. Prego che, avvicinandovi a Cristo e partecipando alla vita della sua Chiesa – una Chiesa purificata dalla penitenza e rinnovata nella carità pastorale – possiate arrivare a riscoprire l'infinito amore di Cristo per ciascuno di voi. Sono fiducioso che in questo modo sarete capaci di trovare riconciliazione, profonda guarigione interiore e pace. 7. Ai sacerdoti e ai religiosi che hanno abusato dei ragazzi Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente dell'Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli. Quelli di voi che siete sacerdoti avete violato la santità del sacramento dell'Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni. Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa. Vi esorto ad esaminare la vostra coscienza, ad assumervi la responsabilità dei peccati che avete commesso e ad esprimere con umiltà il vostro rincrescimento. Il pentimento sincero apre la porta al perdono di Dio e alla grazia del vero emendamento. Offrendo preghiere e penitenze per coloro che avete offeso, dovete cercare di fare personalmente ammenda per le vostre azioni. Il sacrificio redentore di Cristo ha il potere di perdonare persino il più grave dei peccati e di trarre il bene anche dal più terribile dei mali. Allo stesso tempo, la giustizia di Dio esige che rendiamo conto delle nostre azioni senza nascondere nulla. Riconoscete apertamente la vostra colpa, sottomettetevi alle esigenze della giustizia, ma non disperate della misericordia di Dio. 8. Ai genitori Siete stati profondamente sconvolti nell'apprendere le cose terribili che ebbero luogo in quello che avrebbe dovuto essere l'ambiente più sicuro di tutti. Nel mondo di oggi non è facile costruire un focolare domestico ed educare i figli. Essi meritano di crescere in un ambiente sicuro, amati e desiderati, con un forte senso della loro identità e del loro valore. Hanno diritto ad essere educati ai valori morali autentici, radicati nella dignità della persona umana, ad essere ispirati dalla verità della nostra fede cattolica e ad apprendere modi di comportamento e di azione che li portino ad una sana stima di sé e alla felicità duratura. Questo compito nobile ed esigente è affidato in primo luogo a voi, loro genitori. Vi esorto a fare la vostra parte per assicurare la miglior cura possibile dei ragazzi, sia in casa che nella società in genere, mentre la Chiesa, da parte sua, continua a mettere in pratica le misure adottate negli ultimi anni per tutelare i giovani negli ambienti parrocchiali ed educativi. Mentre portate avanti le vostre importanti responsabilità, siate certi che sono vicino a voi e che vi porgo il sostegno della mia preghiera. 9. Ai ragazzi e ai giovani dell'Irlanda Desidero offrirvi una particolare parola di incoraggiamento. La vostra esperienza di Chiesa è molto diversa da quella dei vostri genitori e dei vostri nonni. Il mondo è molto cambiato da quando essi avevano la vostra età. Nonostante ciò, tutti, in ogni generazione, sono chiamati a percorrere lo stesso cammino della vita, qualunque possano essere le circostanze. Siamo tutti scandalizzati per i peccati e i fallimenti di alcuni membri della Chiesa, particolarmente di coloro che furono scelti in modo speciale per guidare e servire i giovani. Ma è nella Chiesa che voi troverete Gesù Cristo che è lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr Eb 13, 8). Egli vi ama e per voi ha offerto se stesso sulla croce. Cercate un rapporto personale con lui nella comunione della sua Chiesa, perché lui non tradirà mai la vostra fiducia! Lui solo può soddisfare le vostre attese più profonde e dare alle vostre vite il loro significato più pieno indirizzandole al servizio degli altri. Tenete gli occhi fissi su Gesù e sulla sua bontà e proteggete nel vostro cuore la fiamma della fede. Insieme con i vostri fratelli cattolici in Irlanda guardo a voi perché siate fedeli discepoli del nostro Dio e contribuiate con il vostro entusiasmo e il vostro idealismo tanto necessari alla ricostruzione e al rinnovamento della nostra amata Chiesa. 10. Ai sacerdoti e ai religiosi dell'Irlanda Tutti noi stiamo soffrendo come conseguenza dei peccati di nostri confratelli che hanno tradito una consegna sacra o non hanno affrontato in modo giusto e responsabile le accuse di abuso. Di fronte all'oltraggio e all'indignazione che ciò ha provocato, non soltanto tra i laici ma anche tra voi e le vostre comunità religiose, molti di voi si sentono personalmente scoraggiati e anche abbandonati. Sono consapevole inoltre che agli occhi di alcuni apparite colpevoli per associazione, e siete visti come se foste in qualche modo responsabili dei misfatti di altri. In questo tempo di sofferenza, voglio darvi atto della dedizione della vostra vita di sacerdoti e religiosi e dei vostri apostolati, e vi invito a riaffermare la vostra fede in Cristo, il vostro amore verso la sua Chiesa e la vostra fiducia nella promessa di redenzione, di perdono e di rinnovamento interiore del Vangelo. In questo modo, dimostrerete a tutti che dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia (cfr Rm 5, 20). So che molti di voi sono delusi, sconcertati e adirati per il modo in cui queste questioni sono state affrontate da alcuni vostri superiori. Ciononostante, è essenziale che collaboriate da vicino con coloro che sono in autorità e che vi adoperiate a far sì che le misure adottate per rispondere alla crisi siano veramente evangeliche, giuste ed efficaci. Soprattutto, vi esorto a diventare sempre più chiaramente uomini e donne di preghiera, seguendo con coraggio la via della conversione, della purificazione e della riconciliazione. In questo modo, la Chiesa in Irlanda trarrà nuova vita e vitalità dalla vostra testimonianza al potere redentore del Signore reso visibile nella vostra vita. 11. Ai miei fratelli vescovi Non si può negare che alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell'applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi. Seri errori furono commessi nel trattare le accuse. Capisco quanto era difficile afferrare l'estensione e la complessità del problema, ottenere informazioni affidabili e prendere decisioni giuste alla luce di consigli divergenti di esperti. Ciononostante, si deve ammettere che furono commessi gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo. Tutto questo ha seriamente minato la vostra credibilità ed efficacia. Apprezzo gli sforzi che avete fatto per porre rimedio agli errori del passato e per assicurare che non si ripetano. Oltre a mettere pienamente in atto le norme del diritto canonico nell'affrontare i casi di abuso dei ragazzi, continuate a cooperare con le autorità civili nell'ambito di loro competenza. Chiaramente, i superiori religiosi devono fare altrettanto. Anch'essi hanno partecipato a recenti incontri qui a Roma intesi a stabilire un approccio chiaro e coerente a queste questioni. È doveroso che le norme della Chiesa in Irlanda per la tutela dei ragazzi siano costantemente riviste ed aggiornate e che siano applicate in modo pieno ed imparziale in conformità con il diritto canonico. Soltanto un'azione decisa portata avanti con piena onestà e trasparenza potrà ripristinare il rispetto e il benvolere degli Irlandesi verso la Chiesa alla quale abbiamo consacrato la nostra vita. Ciò deve scaturire, prima di tutto, dal vostro esame di voi stessi, dalla purificazione interiore e dal rinnovamento spirituale. La gente dell'Irlanda giustamente si attende che siate uomini di Dio, che siate santi, che viviate con semplicità, che ricerchiate ogni giorno la conversione personale. Per loro, secondo l'espressione di Sant'Agostino, siete vescovi; eppure con loro siete chiamati ad essere seguaci di Cristo (cfr Discorso 340, 1). Vi esorto dunque a rinnovare il vostro senso di responsabilità davanti a Dio, a crescere in solidarietà con la vostra gente e ad approfondire la vostra sollecitudine pastorale per tutti i membri del vostro gregge. In particolare, siate sensibili alla vita spirituale e morale di ciascuno dei vostri sacerdoti. Siate un esempio con le vostre stesse vite, siate loro vicini, prestate ascolto alle loro preoccupazioni, offrite loro incoraggiamento in questo tempo di difficoltà e alimentate la fiamma del loro amore per Cristo e il loro impegno nel servizio dei loro fratelli e sorelle. Anche i laici devono essere incoraggiati a fare la loro parte nella vita della Chiesa. Fate in modo che siano formati in modo tale che possano dare ragione in modo articolato e convincente del Vangelo nella società moderna (cfr 1 Pt3, 15), e cooperino più pienamente alla vita e alla missione della Chiesa. Questo, a sua volta, vi aiuterà a ritornare ad essere guide e testimoni credibili della verità redentrice di Cristo. 12. A tutti i fedeli dell'Irlanda L'esperienza che un giovane fa della Chiesa dovrebbe sempre portare frutto in un incontro personale e vivificante con Gesù Cristo in una comunità che ama e che offre nutrimento. In questo ambiente, i giovani devono essere incoraggiati a crescere fino alla loro piena statura umana e spirituale, ad aspirare ad alti ideali di santità, di carità e di verità e a trarre ispirazione dalle ricchezze di una grande tradizione religiosa e culturale. Nella nostra società sempre più secolarizzata, in cui anche noi cristiani sovente troviamo difficile parlare della dimensione trascendente della nostra esistenza, abbiamo bisogno di trovare nuove vie per trasmettere ai giovani la bellezza e la ricchezza dell'amicizia con Gesù Cristo nella comunione della sua Chiesa. Nell'affrontare la presente crisi, le misure per occuparsi in modo giusto dei singoli crimini sono essenziali, tuttavia da sole non sono sufficienti: vi è bisogno di una nuova visione per ispirare la generazione presente e quelle future a far tesoro del dono della nostra comune fede. Camminando sulla via indicata dal Vangelo, osservando i comandamenti e conformando la vostra vita in modo sempre più vicino alla persona di Gesù Cristo, farete esperienza del profondo rinnovamento di cui oggi vi è così urgente bisogno. Vi invito tutti a perseverare lungo questo cammino. 13. Cari fratelli e sorelle in Cristo, è con profonda preoccupazione verso voi tutti in questo tempo di dolore, nel quale la fragilità della condizione umana è stata così chiaramente rivelata, che ho desiderato offrirvi queste parole di incoraggiamento e di sostegno. Spero che le accoglierete come un segno della mia spirituale vicinanza e della mia fiducia nella vostra capacità di rispondere alle sfide dell'ora presente traendo rinnovata ispirazione e forza dalle nobili tradizioni dell'Irlanda di fedeltà al Vangelo, di perseveranza nella fede e di risolutezza nel conseguimento della santità. Insieme con tutti voi, prego con insistenza che, con la grazia di Dio, le ferite che hanno colpito molte persone e famiglie possano essere guarite e che la Chiesa in Irlanda possa sperimentare una stagione di rinascita e di rinnovamento spirituale. 14. Desidero proporvi alcune iniziative concrete per affrontare la situazione. Al termine del mio incontro con i vescovi dell'Irlanda, ho chiesto che la quaresima di quest'anno sia considerata tempo di preghiera per una effusione della misericordia di Dio e dei doni di santità e di forza dello Spirito Santo sulla Chiesa nel vostro Paese. Invito ora voi tutti a dedicare le vostre penitenze del venerdì, per un intero anno, da ora fino alla Pasqua del 2011, per questa finalità. Vi chiedo di offrire il vostro digiuno, la vostra preghiera, la vostra lettura della Sacra Scrittura e le vostre opere di misericordia per ottenere la grazia della guarigione e del rinnovamento per la Chiesa in Irlanda. Vi incoraggio a riscoprire il sacramento della Riconciliazione e ad avvalervi con maggiore frequenza della forza trasformatrice della sua grazia. Particolare attenzione dovrà anche essere riservata all'adorazione eucaristica, e in ogni diocesi vi dovranno essere chiese o cappelle specificamente riservate a questo fine. Chiedo che le parrocchie, i seminari, le case religiose e i monasteri organizzino tempi per l'adorazione eucaristica, in modo che tutti abbiano la possibilità di prendervi parte. Con la preghiera fervorosa di fronte alla reale presenza del Signore, potete compiere la riparazione per i peccati di abuso che hanno recato tanto danno, e al tempo stesso implorare la grazia di una rinnovata forza e di un più profondo senso della missione da parte di tutti i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli. Sono fiducioso che questo programma porterà ad una rinascita della Chiesa in Irlanda nella pienezza della verità stessa di Dio, poiché è la verità che ci rende liberi (cfr Gv 8, 32). Inoltre, dopo essermi consultato e aver pregato sulla questione, intendo indire una Visita Apostolica in alcune diocesi dell'Irlanda, come pure in seminari e congregazioni religiose. La Visita si propone di aiutare la Chiesa locale nel suo cammino di rinnovamento e sarà stabilita in cooperazione con i competenti uffici della Curia Romana e la Conferenza Episcopale Irlandese. I particolari saranno resi noti a suo tempo. Propongo inoltre che si tenga una Missione a livello nazionale per tutti i vescovi, i sacerdoti e i religiosi. Nutro la speranza che, attingendo dalla competenza di esperti predicatori e organizzatori di ritiri sia dall'Irlanda che da altrove, e riesaminando i documenti conciliari, i riti liturgici dell'ordinazione e della professione e i recenti insegnamenti pontifici, giungiate ad un più profondo apprezzamento delle vostre rispettive vocazioni, in modo da riscoprire le radici della vostra fede in Gesù Cristo e da bere abbondantemente dalle sorgenti dell'acqua viva che egli vi offre attraverso la sua Chiesa. In questo Anno dedicato ai Sacerdoti, vi do in consegna in modo del tutto particolare la figura di San Giovanni Maria Vianney, che ebbe una così ricca comprensione del mistero del sacerdozio. "Il sacerdote, scrisse, ha la chiave dei tesori del cielo: è lui che apre la porta, è lui il dispensiere del buon Dio, l'amministratore dei suoi beni". Il Curato d'Ars ben comprese quanto grandemente benedetta è una comunità quando è servita da un sacerdote buono e santo: "Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il tesoro più grande che il buon Dio può dare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della divina misericordia". Per intercessione di San Giovanni Maria Vianney possa il sacerdozio in Irlanda riprendere vita e possa l'intera Chiesa in Irlanda crescere nella stima del grande dono del ministero sacerdotale. Colgo questa opportunità per ringraziare fin d'ora tutti coloro che saranno coinvolti nell'impegno di organizzare la Visita Apostolica e la Missione, come pure i molti uomini e donne che in tutta l'Irlanda stanno già adoperandosi per la tutela dei ragazzi negli ambienti ecclesiali. Fin da quando la gravità e l'estensione del problema degli abusi sessuali dei ragazzi in istituzioni cattoliche incominciò ad essere pienamente compreso, la Chiesa ha compiuto una grande mole di lavoro in molte parti del mondo, al fine di affrontarlo e di porvi rimedio. Mentre non si deve risparmiare alcuno sforzo per migliorare ed aggiornare procedure già esistenti, mi incoraggia il fatto che le prassi vigenti di tutela, fatte proprie dalle Chiese locali, sono considerate, in alcune parti del mondo, un modello da seguire per altre istituzioni. Desidero concludere questa Lettera con una speciale Preghiera per la Chiesa in Irlanda, che vi invio con la cura che un padre ha per i suoi figli e con l'affetto di un cristiano come voi, scandalizzato e ferito per quanto è accaduto nella nostra amata Chiesa. Mentre utilizzerete questa preghiera nelle vostre famiglie, parrocchie e comunità, possa la Beata Vergine Maria proteggervi e guidarvi lungo la via che conduce ad una più stretta unione con il suo Figlio, crocifisso e risorto. Con grande affetto e ferma fiducia nelle promesse di Dio, di cuore imparto a tutti voi la mia Benedizione Apostolica come pegno di forza e pace nel Signore. Dal Vaticano, 19 marzo 2010, Solennità di San Giuseppe BENEDICTUS PP. XVI Preghiera per la Chiesa in Irlanda Dio dei padri nostri, rinnovaci nella fede che è per noi vita e salvezza, nella speranza che promette perdono e rinnovamento interiore, nella carità che purifica ed apre i nostri cuori ad amare te, e in te, tutti i nostri fratelli e sorelle. Signore Gesù Cristo, possa la Chiesa in Irlanda rinnovare il suo millenario impegno alla formazione dei nostri giovani sulla via della verità, della bontà, della santità e del generoso servizio alla società. Spirito Santo, consolatore, avvocato e guida, ispira una nuova primavera di santità e di zelo apostolico per la Chiesa in Irlanda. Possano la nostra tristezza e le nostre lacrime, il nostro sforzo sincero di raddrizzare gli errori del passato, e il nostro fermo proposito di correzione, portare abbondanti frutti di grazia per l'approfondimento della fede nelle nostre famiglie, parrocchie, scuole e associazioni, per il progresso spirituale della società irlandese, e per la crescita della carità. della giustizia, della gioia e della pace, nell'intera famiglia umana. A te, Trinità, con piena fiducia nell'amorosa protezione di Maria, Regina dell'Irlanda, Madre nostra, e di San Patrizio, di Santa Brigida e di tutti i santi, affidiamo noi stessi, i nostri ragazzi, e le necessità della Chiesa in Irlanda. Amen. La lettera sul sito della Santa Sede 20 marzo 2010
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