S. Messa
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Rassegna Stampa-L'Argomento di Oggi dal 2010-02-13 ad oggi 2011-08-17 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)BILANCIO, PIL, ECONOMIA, PRODUZIONE INDUSTRIALE, OCCUPAZIONE…. Leggi il Libro di Repubblica della Raccolta delle Storie di chi ha perso il lavoro..oltre 700 storie..2011-01-29 Fiat, ritorno all'utile netto nel 2010 Risultato di 600 milioni. Quasi dimezzato l'indebitamento netto industriale. dividendo complessivo di 152 milioni l'utile nel 2010 per il gruppo Fiat: 600 milioni di risultato netto contro una perdita di 848 milioni, in miglioramento di un miliardo di euro se si escludono gli oneri atipici. Dei 600 milioni di risultato netto, 222 sono relativi a Fiat Post Scissione e 378 milioni a Fiat Industrial. Il consiglio di amministrazione, che ha approvato i conti dell'esercizio, proporrà un dividendo totale per il 2010, per le tre classi di azioni di Fiat Spa, pari a 152 milioni di euro (escludendo le azioni proprie). Le azioni ordinarie, se la proposta del consiglio sarà approvata, riceveranno un dividendo unitario di 9 centesimi , mentre alle ordinarie e alle risparmio andranno 31 centesimi. Per il 2011, considerato un anno di transizione, è previsto un pagamento del 25% dell'utile consolidato sia per Fiat sia per Fiat Industrial, con un minimo di 50 milioni per la prima e di 100 milioni per la seconda. |
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FIAT DEBITI QUASI DIMEZZATI - L'indebitamento netto industriale si è ridotto significativamente a 2,4 miliardi (era pari a 4,4 miliardi di euro a fine 2009). Questo riflette "la positiva performance operativa di tutti i business", si legge nella nota del consiglio di amministrazione. La ripartizione dell'indebitamento netto industriale tra Fiat Post Scissione e Fiat Industrial, che tiene conto degli effetti della scissione avvenuta il primo gennaio 2011, è di 0,5 miliardi di euro e 1,9 miliardi di euro rispettivamente. FIAT RICAVI PIU' 12% - Per quanto riguarda gli altri dati di bilancio, i ricavi 2010 sono ammontati a 56,3 miliardi di euro, in crescita del 12,3% rispetto al 2009, mentre l'utile della gestione ordinaria del gruppo ha raggiunto i 2,2 miliardi di euro (1,1 miliardi di euro nel 2009). Fiat Post Scissione ha registrato un utile della gestione ordinaria di 1,1 miliardi di euro e un margine sui ricavi del 3,1% (736 milioni di euro e 2,3% dei ricavi nel 2009), con un contributo del business delle Automobili pari a 934 milioni di euro (in aumento di 215 milioni di euro rispetto al 2009). Fiat Industrial ha riportato un utile di 1,1 miliardi di euro e un margine sui ricavi del 5,1% (322 milioni di euro e 1,8% dei ricavi nel 2009), con utili della gestione ordinaria più che raddoppiati per Cnh e Iveco. Redazione online 2011-01-27 Eurispes: il 54,7% di italiani è in difficoltà ad arrivare a fine mese: mutui e affitti sempre più pesanti L'81,6% degli italiani "vede nero" e considera la situazione economica italiana peggiorata. Di questi: il 51,8%, addirittura "nettamente peggiorata". Lo rileva il rapporto Italia 2011, presentato a Roma dall'Eurispes. La rilevazione è stata fatta su un campione di 1.532 cittadini, intervistati tra dicembre 2010 e gennaio 2011. E il quadro che ne emerge è tutt'altro che roseo: il 54,7% di italiani fa fatica ad arrivare a fine mese (+6,3% rispetto al 2010), il 33,8%, "con molta probabilità", non riuscirà a risparmiare nulla nel 2011 e poco più di uno su quattro (il 29,5%) dichiara di dover ricorrere a un prestito bancario. Federalismo? No, grazie Appena poi il 26,9% degli italiani si dichiara favorevole al federalismo. È contrario invece il 48,6 per cento. Una percentuale in cui sono ricompresi molti giovani. In sei anni, scrive l'Eurispes, i favorevoli a uno Stato federalista sono scesi del 9 per cento. Anche l'introduzione delle quote rosa fa registrare qualche freddezza, visto che solo il 36% degli intervistati è favorevole alla loro introduzione. Significativo è anche come quattro italiani su dieci si trasferirebbero all'estero. Colpa soprattutto della precarietà del lavoro e della generalizzata corruzione. Il 77,2% degli italiani è favorevole al testamento biologico, mentre il 66,2% pensa che sia giusta l'eutanasia. La sanità funziona bene solo per il 35,8% degli italiani, per effetto dei tempi d'attesa intollerabili e strutture carenti. Bene però la competenza di medici e infermieri. Male invece i ticket, giudicati "troppo esosi" per sei italiani su dieci. 2010-12-21 Allarme Istat: "Disoccupati all'8,7% a ottobre , è il massimo dal 2004" Nel terzo trimestre del 2010 l'occupazione è diminuita dello 0,2% (-57mila occupati) sul trimestre preced. LAVORO. GIOVANI AL 24,7%, DONNE AL SUD AL 36% L'Istat precisa che nel periodo il numero di occupati risulta pari a 22.811.000 (-176mila). Il tasso di occupazione risulta in calo al 56,7%. Il numero di persone in cerca di occupazione scende a 2.068.000 (-1,7%). Nel terzo trimestre il tasso di disoccupazione scende all'8,3% (da 8,4% secondo trimestre dato rivisto da 8,5%), primo calo dopo sette trimestri di crescita. A ottobre, stima, l'Istat, la disoccupazione sale all'8,7%, rivista dall'8,6% e al top da gennaio 2004 (8,4% a settembre). 2010-12-21 Nelle case metà della ricchezza Alla fine del 2009 la ricchezza lorda delle famiglie italiane è stimabile in 9.448 miliardi di euro, quella netta a 8.600 miliardi, corrispondenti a circa 350mila euro in media per famiglia. Nel primo semestre di quest'anno si registra una leggera contrazione dello 0,3%. Le attività reali (soprattutto immobili e terreni) rappresentano il 62,3%, le abitazioni oltre la metà. Nel 2009 è proseguita inoltre la ricomposizione dei portafogli finanziari verso attività più liquide, come i depositi e il risparmio postale, a scapito dei titoli, a cominciare dai BoT. Emerge che il 45% della ricchezza italiana si trova concentrata nelle mani del 10% delle famiglie, mentre al 50% dei nuclei più poveri tocca il 9,8% del patrimonio. 2010-12-21 Nei primi sei mesi del 2010 la ricchezza a -0,3% Bankitalia fine del 2008: gli italiani e la ricchezza Quasi la metà al 10% delle famiglie Il 45% della ricchezza totale in mano al 10% dei nuclei, mentre la metà più povera detiene il 10% del totale "L’Italia nelle prime dieci posizioni tra gli oltre 200 paesi considerati per ricchezza netta pro-capite. Il 60% delle famiglie italiane ha una ricchezza netta superiore a quella del 90% delle famiglie di tutto il mondo; quasi la totalità delle famiglie italiane ha una ricchezza netta superiore a quella del 60% delle famiglie dell’intero pianeta". Sace: il peggio è passato, ora puntare sui mercati emergenti Riparte l'export: +10,3% sul 2009 Ma il ritorno ai livelli pre-crisi slitta al 2013. Struttura: più beni intermedi, calo per quelli di consumo 2010-12-19 Allarme Bankitalia sulle pensioni "Tenore di vita a rischio per i giovani" Via Nazionale mette in guardia dal flop della previdenza integrativa. Con il sistema contributivo 6 lavoratori su 10 avranno meno del 60 per cento dello stipendio La situazione - i dati citati sono quelli della Ragioneria Generale - è quella di un taglio drastico del cosiddetto tasso di sostituzione, cioè quanto dello stipendio, in termini percentuali, costituirà la pensione. Ebbene è già previsto che un lavoratore del settore privato che nel 2010 sarebbe andato in pensione con il 70 per cento dello stipendio, nel 2040 - a parità di requisiti contributivi - avrà soltanto il 52 per cento. Un taglio drastico dovuto soprattutto alla riforma dei cosiddetti coefficienti di trasformazione, adottata nel 2007 e resa operativa quest'anno, che modifica il meccanismo di calcolo della pensione e ne riduce l'importo. 2010-12-18 CRISI La Cgia: Cresce il debito delle famiglie La media sfiora i 20mila euro Dal settembre 2008, inizio della grave crisi finanziaria internazionale, al settembre di quest'anno l'indebitamento medio nazionale è cresciuto del 28,7%. Il record spetta alle famiglie della provincia di Grosseto: +48% in due anni, ma le più esposte con gli istituti si trovano a Roma. Concentrata a Sud la "sofferenza" nella restituzione del credito ROMA - Dal settembre 2008, ovvero dall'inizio della crisi l'indebitamento medio nazionale delle famiglie è cresciuto del 28,7%. E, allo stesso mese di settembre 2010, le famiglie italiane hanno accumulato un indebitamento medio che sfiora ormai i 20mila euro, per la precisione 19.491 euro, maturato a seguito dell'accensione di mutui per la casa, dai prestiti per l'acquisto di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili. 2010-12-17 Crisi, l'allarme di Confindustria "Bassa crescita, l'Italia delude" Emma Marcegaglia Il Centro studi rivede al ribasso le previsioni per l'economia italiana: il Pil sale nel 2010 dell'1% (dall'1,2% elaborato in settembre), nel 2011 dell'1,1% (1,3% in precedenza) e dell'1,3% nel 2012. Il numero degli occupati in Italia è diminuito di 540mila unità. "Per la ripresa gli strumenti messi in campo appaiono insufficienti" Per gli economisti di via dell'Astronomia in Italia "la malattia della lenta crescita non è mai stata vinta" e "il confronto con la Germania è impietoso". Anche perché "il miracolo tedesco ha poco del miracoloso e molto del faticoso. 2010-12-16 BANCHE "Conti correnti italiani troppo cari" La Ue apre inchiesta, l'Abi contesta i dati Il commissario Ue al mercato interno Michel Barnier annuncia un'indagine sulle forti disparità dei costi, puntando il dito in particolare contro l'Italia: "La media è la più alta, 246 euro". Ma l'Associazione Bancaria protesta: "Il costo effettivo è di 114 euro" di ROSARIA AMATO "Conti correnti italiani troppo cari" La Ue apre inchiesta, l'Abi contesta i dati Il commissario al Mercato Interno Barnier ROMA - La Commissione Europea contesta ancora una volta i costi medi dei conti correnti italiani, che risultano eccessivi rispetto alla media europea, e annuncia un'indagine per "vederci chiaro". "In Italia la media è di 246 euro per anno a cliente, mentre in Olanda il costo medio è di 43 euro. Perchè queste differenza?", chiede il commissario Ue al Mercato interno Michel Barnier, annunciando l'inchiesta che i suoi servizi condurranno insieme a quelli del commissario Ue ai consumatori. 2010-12-15 OCSE Pressione fiscale sale al 43,5% del Pil l'Italia passa dal quarto al terzo posto dopo la Danimarca (48,2%) e la Svezia (46,4%). Il peso delle entrate è aumentato rispetto al 43,3% del 2008. Il nostro Paese in controtendenza rispetto alla media. Disoccupazione all'8,6% nell'area dell'Organizzazione, come da noi Mercato Auto, un novembre nero In Europa calo del 7,1%, in Italia del 21,1%. Fiat scende del 23,8%. In controtendenza solo Alfa Romeo MILANO - Prosegue il calo del mercato europeo dell’auto. A novembre tutti i principali mercati europei hanno chiuso con immatricolazioni in ribasso. Il calo più marcato lo ha segnato la Spagna (-25,5% a 64.515 unità), seguita dall'Italia (-21,1% a 145.198 unità), il Regno Unito (-11,5% a 139.875 unità), la Francia (-10,8% a 193.913 unità) e la Germania (-6,2% a 262.262 unità). 2010-12-14 entrate tributarie: nei primi dieci mesi dell'anno diminuite dello 0,3% Debito pubblico, a ottobre Toccati i 1867,398 miliardi di euro contro gli 1.844 miliardi di settembre MILANO - Nuovo record per il debito pubblico italiano, che nel mese di ottobre ha raggiunto i 1.867,398 miliardi di euro, contro gli 1.844 miliardi del mese di settembre. È quanto si legge nel supplemento al Bollettino di Finanza Pubblica di Bankitalia. ENTRATE FISCALI - Novità anche sul fronte fiscale: "Al netto delle una tantum, le entrate tributarie del periodo gennaio-ottobre 2010 si attestano sostanzialmente allo stesso livello registrato nell'analogo periodo dell'anno precedente, con una flessione limitata allo 0,3%" si legge in una nota del Dipartimento delle Finanze. Complessivamente, l'andamento delle entrate nel periodo gennaio-ottobre 2010 risulta allineato a quello registrato nel periodo gennaio-settembre, con un calo limitato ormai solo all'1,7%. 2010-12-12 TASSE "Evasione fiscale a +10,1%" L'Italia maglia nera Ue Indagine di Krls perContribuenti.it. ROMA - 159 miliardi di euro l'anno. Con un'evasione fiscale in crescita del 10,1%, nei primi 11 mesi del 2010, l'Italia si conferma al primo posto in Europa, con il 54,5% del reddito imponibile evaso. Risulta più 'onesto' il Nord Est, con un tasso del 22,9%; in testa il Nord-Ovest con il 29,4%. CASSA INTEGRAZIONE Esplode il ricorso alla cassa in deroga Per 600.000 lavoratori 7500 euro in meno Dall'analisi della Cgil, effettuata sulla base delle rilevazioni Inps di novembre 1, emerge che, dopo aver registrato a ottobre il superamento del miliardo di ore, la Cig segna un nuovo record negativo. Perché, se è vero che nel complesso a novembre è diminuita del 10% sul mese precedente la richiesta di ore (pari a 90.705.038), da inizio anno l'incremento sullo stesso periodo del 2010 è del 37,8%, per un totale di ore pari a 1.117.184.693. Il rapporto della Cgil sulle rilevazioni dell'Inps di novembre. 2010-12-11 CGIA DI MESTRE Consumi, calo di 17,6 miliardi in tre anni La contrazione maggiore al Centro-Sud ROMA - Tra il 2007 e il 2010 le famiglie italiane hanno ridotto i consumi per un importo pari a 17,6 miliardi di euro (dato al netto dell'inflazione). In termini percentuali la contrazione media nazionale è stata del 5,2%. 2010-12-10 TITOLI DI STATO Bot annuali, il rendimento torna sopra il 2% dopo 2 anni Assegnati titoli per 4 miliardi su una richiesta registrata di 8,003 miliardi. Al netto della ritenuta fiscale, si tratta di un investimento che al momento rende l'1,75% . ISTAT Rivisto al rialzo il Pil del III trimestre Rehn: "Non serve una manovra aggiuntiva" Dati corretti: +0,3% su mese e +1,1% su anno. Rimane invariata la crescita acquisita 2010, +1%. Export +2,8% congiunturale e +8,7% tendenziale. Consumi famiglie, +0,3% e +0,5%. 2010-12-10 LA RICERCA Gli italiani continuano a emigrare un milione in fuga negli ultimi 4 anni Il Rapporto Italiani nel mondo 2010 della Fondazione Migrantes: 510 pagine di dati sui nostri connazionali all'estero: sono 4.028.370, cioè il 6,7% dei residenti in Italia, un numero vicino a quello degli immigrati nel nostro Paese. L'aumento è di 113 mila persone rispetto al 2009 e di quasi un milione rispetto al 2006. Vivono in Europa (55,3%), America (39,3%), Oceania (3,2%), Africa (1,3%) e Asia (0,9%) 2010-12-09 Bce: preoccupano i conti di alcuni paesi dell'Ue. Solo in Germania e Italia il debito non aumenterà nel 2012 Forte preoccupazione per la tenuta dei conti di alcuni paesi dell'Unione europea. In uno scenario in cui la durata della disoccupazione è bruscamente aumentata. Quanto ai tassi di interesse, fermi da 18 mesi all'1%, "sono adeguati". Mentre il Prodotto interno lordo dell'area euro crescerà dell'1,7% nel 2010, l'inflazione si attesterà all'1,6 per cento. E in Italia? Il debito pubblico resterà oltre il 100% del Pil anche nel 2012 ma in questa data l'It alia sarà l'unico paese, con la Germania, a non registrare un aumento del passivo. La crescita del Pil dell'area euro dovrebbe attestarsi in un intervallo compreso tra l'1,6 e l'1,8% nel 2010, tra lo 0,7 e il 2,1% nel 2011 e tra lo 0,6 e il 2,8% nel 2012. 2010-12-03 ECONOMIA Germania, tasso di crescita al 3,6% mai così alto dalla riunificazione BERLINO - La locomotiva tedesca vola oltre ogni aspettativa, e sullo sfondo della crisi dell'euro cresce il divario tra forza e competitività della Repubblica federale e delle economie europee più integrate con la Germania (Austria, Olanda, Polonia, Repubblica cèca, Scandinavia, in parte Francia) e l'Europa meridionale afflitta da alti debiti e crescita debole. 2010-12-03 L'evasione fiscale vale 100 miliardi l'anno Sei famiglie su dieci in difficoltà a pagare mutui e bollette. Sei famiglie su 10 sono in difficoltà a pagare bollette, mutui, prestiti. Il 7,8%, nel 2009, non è riuscito a rispettare le scadenze previste, il 13,4%, lo ha fatto con molte difficoltà, il 38,5% con qualche difficoltà. Risultato? Che "l'Italia appiattita dalla crisi stenta a ripartire", sottolinea l'annuale rapporto del Censis sulla situazione sociale del Belpaese, presentato al Cnel, dal presidente del Censis, Giuseppe De Rita. A soffrire di più sono state le famiglie monogenitoriali e le coppie con figli. E per cercare di resistere alla crisi si punta soprattutto sul risparmio: nel biennio 2009-2010 è aumentata la liquidità detenuta dalle famiglie (+4,6% in termini reali i biglietti e depositi a vista, +10,3%, gli altri depositi), con la quale si cerca di tamponare spese impreviste. Il 28% degli italiani é "molto preoccupato" e il 40% "abbastanza preoccupato" perché il proprio reddito in vecchiaia sarà insufficiente a garantire un livello dignitoso di vita. 2010-11-19 BANCA MONDIALE Fisco, imprese italiane le più vessate in Europa La ricerca "Paying Taxes 2011", realizzato in collaborazione con la società di consulenza PricewaterhouseCoopers. L'Italia indietro anche per la burocrazia: per adempiere a tutti gli obblighi di legge si impiegano 285 ore l'anno, oltre 60 in più della media europea ROMA - Italia al primo posto in Europa per peso delle tasse sulle imprese. Il peso complessivo di tributi nazionali e locali e dei contributi sociali è del 68,6%, il più alto tra i Paesi europei e tra i più alti al mondo. La media europea è del 44,2% e quella mondiale del 47,8%. Su 183 Paesi esaminati dal dossier, l'Italia risulta al 167/o posto, ovvero tra i Paesi in cui complessivamente è più pesante il carico del prelievo. A pesare particolarmente sono le tasse sul lavoro che rispetto al tasso complessivo del 68,6% rappresentano il 43,4% del carico. 2010-11-12 ISTAT Brusca frenata del Pil nel terzo trimestre +0,2% Il confronto con i tre mesi precedenti rivela che la crescita si è dimezzata. Rispetto allo stesso periodo del 2009 l'incremento è stato dell'1% (nel periodo aprile-giugno era dell'1,3%). Bankitalia: nuovo record per il debito a 1.844,8 miliardi, entrate in calo dell'1,8% Dalla Germania arriva la notizia che la crescita economica è rallentata un po' più del previsto nel terzo trimestre, ma rimane solida: il pil è cresciuto su base destagionalizzata dello 0,7%, per una crescita annua del 3,9%. Nel periodo luglio-settembre rispetto ai tre mesi precedenti il pil è aumentato dello 0,8% nel Regno Unito e dello 0,5% negli Usa. Su base annua, invece, il prodotto interno lordo è cresciuto del 3,1% negli Stati Uniti, del 2,8% in Gran Bretagna. Sempre oggi, la Banca d'Italia ha reso noto che a settembre il debito delle pubbliche amministrazioni ha segnato un nuovo record a 1.844,8 miliardi a fronte dei 1.842,9 miliardi registrati in agosto. Periodo gennaio-settembre del 2010 le entrate tributarie sono state pari a 266,077 Mld di euro, in calo dell'1,8% rispetto ai 9 mesi 2009. 2010-11-12 Cala il Pil della Grecia (-4,5%). Diminuisce la tensione sui bond periferici dopo il G20 I BTp a 5 anni balzano al 3,24%, spread con il Bund ai massimi dal 1997 Il Pil della Grecia nel terzo trimestre è sceso dell'1,1% rispetto al trimestre precedente, quando il calo era stato dell'1,5%. Su base annuale la flessione è del 4,5%, contro il 3,5% annuo del secondo periodo dell'anno. Lo riferisce l'agenzia di statistica greca Ellstat. 2010-11-08 In Germania corre l'export ma frena la produzione. Il superindice Ocse: giù Italia, Francia e Gran Bretagna La produzione industriale tedesca é declinata in settembre rispetto al mese precedente, indice di un recupero economico che procede in modo meno spedito, secondo quanto rende noto il ministero dell'Economia tedesco. Il dato, depurato della stagionalità evidenzia un declino dello 0,8%, determinato soprattutto da una flessione del 2,0% nella produzione di beni intermedi. Le attese erano per un rialzo dello 0,5%. Su base annua il rialzo é del 7,9%. Le esportazioni tedesche sono ripartite al rialzo a settembre, salendo del 3% sul mese precedente a 84,3 miliardi di euro. Lo rende noto l'ufficio di statistica, sulla base di dati depurati della stagionalità. Le importazioni sono calate dell'1,5% nello stesso mese a 68,7 miliardi di euro. L'attivo commerciale tedesco non depurato é salito a 16,8 miliardi da 9 miliardi in agosto. 2010-11-01 Ottobre in discesa per l'auto (-29%). Fiat in picchiata: - 39,5 per cento I marchi esteri, tutti insieme, contengono le perdite a circa un -22,9 per cento. I concessionari di automobili, gli unici titolati a rappresentare direttamente le Case sul territorio italiano, fatturano da soli il 6% del Pil italiano e impiegano 178mila addetti. Con le Case automobilistiche questi numeri raddoppiano passando al 12% del PIL e a 400milaoccupati. Con l'indotto i numeri esplodono: 20% del PIL e milione di posti di lavoro. Valori dal quale un paese come l'Italia non può prescindere. Nel 2007 il mercato auto Italia era circa 2.500.000, nel 2008 circa 2.160.00 e nel 2009, grazie agli incentivi governativi, ha chiuso a 2.159.000, replicando, sostanzialmente, l'anno precedente. Il 2010 chiuderà circa a 1.950.000. Leggendolo così uno potrebbe pensare a una riduzione lieve. Purtroppo a questa cifra bisogna togliere i circa 200.000 pezzi venduti entro il 31.12.2009 con rottamazione governativa, che ricordo potevano essere immatricolati entro marzo 2010. Operando questa sottrazione il mercato vero del 2010 diventa 1.750.000 circa. E in questo numero sono racchiuse anche le "forzature" delle Case come le autoimmatricolazioni denominate kilometri zero. Per il 2011, stante così le cose, il mercato è stimato a 1.850.000 2010-10-29 ISTAT L'inflazione sale: + 1,7 su base annua A ottobre in accelerazione rispetto al +1,6% di settembre. Lo comunica l'Istat nella stima provvisoria, aggiungendo che su base mensile i prezzi sono aumentati dello 0,2%. La risalita dei prezzi su base tendenziale "risente delle tensioni sui prezzi dei beni alimentari e dei tabacchi", spiegano i tecnici dell'Istat. L'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), che tiene conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo come saldi e promozioni. Registra nel mese di ottobre una crescita dello 0,7% rispetto a settembre e del 2% rispetto a ottobre 2009. Si registra così un balzo del dato tendenziale (+1,6% a settembre), si tratta della variazione annua più alta dal 2008. 2010-10-16 Il mal di pancia delle banche con 347 miliardi di asset tossici a livello globale L'ultimo dato reso pubblico è del Fondo monetario internazionale che ha stimato in 2.200 miliardi di dollari le perdite delle banche a livello globale nel periodo dal 2007 al 2010. Una cifra impressionante pari al prodotto interno lordo di un grande paese dell'area euro. Soldi andati in fumo nella più grande follia finanziaria degli ultimi decenni. Le banche si stanno lentamente riprendendo, sono tornate in generale a fare utili, ma restano sorvegliati speciali. E ci sono scorie nei bilanci degli istituti di credito che vanno ancora smaltite. Queste scorie, che i più smaliziati chiamano tossiche, sono le attività illiquide: prodotti strutturati, cdo, derivati di ogni tipo che non hanno un prezzo di mercato. Potrebbero valere 100 come 50 o zero. E sono lì congelate per ora nei conti delle banche. Asset tossici al 4% in Europ.a. Solo tra le principali banche europee, come mostra un'accurata analisi di R&S Mediobanca, il peso degli attivi illiquidi (che devono essere classificati a livello 3 nella griglia contabile) superava di poco i 347 miliardi di euro. Una cifra che vale oltre il 4% di tutte le attività regolate a prezzi di mercato. Certo il dato è in forte diminuzione rispetto all'anno clou della crisi, il 2008, quando gli asset tossici in Europa sfioravano i 440 miliardi. Un calo significativo ma resta una montagna di prodotti dal valore non definito tra le pieghe dei bilanci bancari. 2010-10-15 Economia, Bankitalia lancia l'allarme ROMA - Il Bollettino Economico conferma che l'economia italiana crescerà dell'1% nella media del 2010. Mentre continuano a ristagnare i consumi delle famiglie italiane e la disoccupazione "reale" va oltre l'11%. L'ira del governo: "Toni ansiogeni" Disoccupazione. 'Le prospettive sul mercato del lavoro rimangono incerte e a farne le spese sono soprattutto i giovani tra i 15 e i 24 anni il cui tasso di disoccupazione continua a essere più di tre volte maggiore della media" osserva la Banca d'Italia, sottolineando come il tasso di disoccupazione reale, che comprende lavoratori scoraggiati e ore di Cig, viaggi oltre l'11%. Cassa integrazione. Dopo il calo registrato nel secondo trimestre, riprendono a salire le ore di Cig autorizzate dall'Inps: 9,8% sul trimestre precedente, al netto dei fattori stagionali. Sempre nel terzo trimestre l'incidenza degli occupati equivalenti in Cig sulle unità di lavoro dipendenti a tempo pieno nell'industria in senso stretto, prosegue l'analisi di palazzo Koch, "è diminutia di 1,3 punti percentuali annullando l'aumento registrato nel secondo trimestre". Famiglie. I comportamenti di spesa delle famiglie restano cauti e i "segnali per i mesi estivi non ne delineano un recupero". Secondo la Banca d'Italia "nel secondo trimestre del 2010 è proseguito il ristagno dei consumi delle famiglie, frenati dalla contrazione degli acquisti di beni durevoli (-6,8% sul periodo precedente)". Crescita. L'economia italiana crescerà dell'1% nella media del 2010. I divari di crescita tra i maggiori paesi dell'area dell'euro tendono ad ampliarsi. In particolare rispetto alla Germania. Nel complesso dell'area il Pil è cresciuto dell'1 per cento nel secondo trimestre rispetto al primo (contro lo 0,2 del periodo precedente). In Germania l'incremento del Pil è stato molto più deciso (2,2 per cento nel secondo trimestre); dal punto di minimo ciclico l'economia tedesca è finora complessivamente cresciuta del 4,2 per cento, circa tre punti più della media degli altri paesi dell'area; in Francia e in Italia il recupero è stato solo dell'1,9 e dell'1,3 per cento, rispettivamente. 2010-10-09 LO STUDIO La Cgia ricalcola i disoccupati "Al Sud sono oltre il 17 per cento" Cifre molto più preoccupanti rispetto a quelle ufficiali dell'Istat. Comprendendo anche "gli scoraggiati" in Campania si tocca il 20% di senza lavoro contro il 15% dell'Istat, in Puglia si va sopra il 17% contro il 13 dell'Istituto di statistica ROMA - In Campania, la disoccupazione reale è al 20,1% (5,8 punti in più rispetto al dato ufficiale calcolato dall'Istat), in Puglia al 17,5% (+4), in Calabria al 17,3% (+ 5,7) e in Sicilia al 16,8% (+1,8). Nel mezzogiorno il dato medio si attesta al 17,2%. A livello nazionale, invece, si colloca al 10,2%: quasi 2 punti in più rispetto al dato ufficiale calcolato dall'istituto di statistica. Questi i valori del tasso di disoccupazione
CONTI PUBBLICI Eurostat: nel 2009 l'Italia ha avuto il debito/Pil più alto nella Ue E' al 116%, dato rivisto in lieve rialzo (+0,2%) sulle precedenti stime, ben oltre il 106,3% del 2008. Non siamo invece tra i paesi con il più alto rapporto deficit/Pil. Rinvio a novembre per conti della Grecia L'Italia ha, tra i membri dell'Unione Europea (eccetto la Grecia, di cui non sono ancora disponibili i dati), il triste primato di Stato con il rapporto debito/PIL più alto nel 2009: il 116%. Il dato risulta tra l'altro maggiore dello 0,2% rispetto alla prima stima fornita dalla Banca d'Italia e a quella diffusa dall'Istat, ben più alto rispetto al 106,3 del 2008. Confermato invece al 5,3% il rapporto deficit/Pil (2,7% nel 2008). Nel 2009, si legge nel report, i tassi più alti nel rapporto deficit/Pil sono stati osservati in Irlanda (-14%), Gran Bretagna (-11,4%), Spagna (-11,1%), Lettonia (-10,2%), Portogallo (-9,3%), Lituania (-9,2%), Romania (-8,6%), Slovacchia (-7,9%), Francia (-7,5%) e Polonia (-7,2%). Nessun governo ha riportato un surplus. Tra i più virtuosi Lussemburgo(-0,7%),Svezia(-0,9%),Estonia(-1,7%). 2010-10-06 Per Bankitalia e Istat la ripresa italiana è lenta: "Diminuire le tasse e aumentare la competitività" Una ripresa più lenta in Italia che negli altri paesi europei e una stima di crescita per il 2010 dell'1,2% leggermente ottimistica: è questo il quadro delineato dalla staffetta delle audizioni di Istat e Bankitalia davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato in merito al nuovo strumento della Dfp, la Decisione di Finanza Pubblica. Per l'Fmi la crescita italiana sarà ferma all'1% nel 2010 e 2011. In Europa corre la Germania (+3,3%) 2010-10-04 CONTI PUBBLICI Indebitamento su Pil, meglio di poco nel primo semestre del 2010 Secondo le rilevazioni dell'Istat è stato del 6,1% rispetto al 6,3 della prima metà del 2009, ma il secondo trimestre è andato peggio del primo. Resta negativo nei sei mesi il saldo primario all'1,5% del Pil ROMA - Nel secondo trimestre 2010 emerge che l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al 3,6% (era stato pari al 3,4% nel corrispondente trimestre del 2009). Complessivamente, nel primo semestre 2010 si è registrato un indebitamento netto pari al 6,1% del Pil, in riduzione rispetto al valore del 6,3% registrato nel primo semestre del 2009. Lo rileva l'Istat. Il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo e pari a 5.804 milioni di euro (più 6.593 milioni di euro nel corrispondente trimestre del 2009), con una incidenza positiva sul Pil dell'1,5% (più 1,7% nel corrispondente trimestre del 2009). Nei primi sei mesi del 2010 il saldo primario rispetto al Pil risulta negativo e pari all'1,5%, valore identico a quello registrato nello stesso periodo dell'anno precedente. 2010-10-02 L'avanzo Inps cala di 3,4 miliardi Sette trimestri di recessione hanno lasciato il segno nei conti dell'Inps. Al punto che nell'assestamento al bilancio di previsione per il 2010 il risultato complessivo della gestione finanziaria subisce una correzione di 3,4 miliardi rispetto alle vecchie stime (novembre 2009) e scende da 4,1 miliardi a 706 milioni di euro. La brusca caduta dell'economia italiana ha prodotto effetti sul mercato del lavoro: è peggiorato il tasso di occupazione nel settore privato e sono cresciute meno delle attese le retribuzioni lorde con, addirittura, un netto calo del monte retributivo nell'industria (del -1,5% secondo la Ruef rispetto al +1,6% dell'ultimo Dpef). Il risultato è stato una contrazione più dell'avanzo di competenza, visto che quando il mercato frena si riducono le entrate contributive e si dilata la spesa per prestazioni assistenziali. Le entrate contributive registrate a consuntivo 2009 si siano ridotte di 3,5 miliardi (dai 148,559 miliardi previsti ai 145,031 effettivi). Mentre la previsione aggiornata per fine 2010 indica entrate contributive in crescita per circa 900 milioni (si prevede infatti un incasso di 145,9 miliardi) ma comunque inferiori di 2,3 miliardi rispetto aprevisioni un anno fa. 2010-10-01 ISTAT Tasso di disoccupazione in calo Una donna su due non ha lavoro Ad agosto scende di 0,2% rispetto al mese precedente, quello giovanile sceso a 25,9%. Il tasso di inattività femmminile tra i 15 e i 64 anni ha raggiunto il 49,2% (+0,2% rispetto a luglio): quasi la metà non ha impiego ROMA - Disoccupazione in calo in Italia ad agosto. Il tasso di disoccupazione scende all'8,2%, meno 0,2 punti percentuali rispetto a luglio e giugno. È il livello più basso da settembre 2009, rileva l'Istat nelle stime provvisorie. In particolare il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) sempre ad agosto è sceso al 25,9% rispetto al 26,7% del mese precedente. Si tratta di un "livello che rimane elevato", ma comunque segna il quarto calo consecutivo su base congiunturale. Nello stesso mese estivo il tasso di inattività femminile ha raggiunto il 49,2% (0,2% in più rispetto a luglio e 0,4 punti percentuali in più rispetto ad agosto 2009), ovvero quasi una donna su due tra i 15 e i 64 anni non ha un lavoro né lo sta cercando. Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, invariato rispetto a luglio e con una riduzione di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il numero delle persone in cerca di occupazione diminuisce del 2,4% rispetto a luglio, risultando in aumento del 3,6% rispetto ad agosto 2009. 2010-09-30 Rivisto al rialzo il Pil 2010 , confermato il percorso di rientro del deficit Leggera revisione al rialzo per la crescita del 2010, che passa all'1,2%, rispetto all'1% stimato in aprile, ma contestuale peggioramento di due decimali per il Pil del 2011, ora all'1,3% contro l'1,5% della precedente previsione. Nel 2012 si dovrebbe raggiungere quota 2%. Quanto al deficit, è confermato il percorso di rientro previsto dalla "Relazione unificata" e dall'aggiornamento del programma di stabilità inviato a Bruxelles: 5% del Pil a fine anno, 3,9% nel 2011, 2,7% nel 2012. L'incertezza sulla crescita e gli interventi a sostegno della Grecia incidono sul debito, che ora viene stimato per il 2010 al 118,5% del Pil (contro il precedente 118,4%), e nel 2011 è previsto un ulteriore aumento al 119,5% (rispetto al 118,7% stimato in aprile). La lenta discesa è indicata a partire dal 2012, quando il debito dovrebbe attestarsi al 117,5% del Pil. Per la pressione fiscale, la stima 2010 è del 42,8% del Pil, contro il picco del 43,2% dello scorso anno, e poi in leggera flessione al 42,4% nel 2011 per poi risalire nel 2012 al 42,6 per cento. L'inflazione media del 2010 è indicata all'1,6%, con il tasso di disoccupazione all'8,7% quest'anno e nel 2011 (dal 7,8% del 2009), e all'8,6% nel 2012. 2010-09-29 Sale il rapporto debito/prodotto interno lordo fino al 119,2% nel 2011: minore crescita e contributi alla Grecia Il nuovo quadro macroeconomico contenuto nel Dfp di Tremonti Pil, stime in crescita per il 2010, ma in calo per il prossimo anno 2010-09-29 L'euro sopra 1,36 dollari In netto rialzo anche il franco svizzero, che ha segnato un nuovo massimo storico sul dollaro a 0,9735 Occupazione -1,6% nelle grandi imprese Nel mese di luglio secondo i dati Istat Salari lordi: +2,9% annuo, -0,9% su giugno 2010. Senato: ok al controverso ddl lavoro non firmato da Napolitano BRUXELLES Conti pubblici, la Ue stringe i freni Tagli al debito e multe più severe Proposte dure della Commissione: sanzioni per chi sfora: Ora la parola passa ai ministri e al Parlamento 2010-09-28 Istat: la crisi ha colpito di più il Nord ma in valori assoluti il pil pro capite al nord e' quasi il doppio che al sud Nel 2009 il Pil si è ridotto del 6% nel Nord-Ovest, del 5,6% nel Nord-Est, del 3,9% nel Centro e del 4,3% nel Sud MILANO - La crisi ha colpito in proporzione più duramente al Nord che al Sud. Nel 2009 il Pil infatti si è ridotto del 6% nel Nord-Ovest, del 5,6% nel Nord-Est, del 3,9% nel Centro e del 4,3% nel Mezzogiorno, a fronte di un valore nazionale pari a -5%. Lo rende noto l'Istat nello studio "Principali aggregati dei conti economici regionali". Il Pil per abitante ai prezzi di mercato , misurato dal rapporto tra Pil nominale e numero medio di residenti nell'anno, segna una flessione del 3,7% a livello nazionale. Il calo è più contenuto nel Mezzogiorno (-2,7%) e nel Centro (-2,9%), mentre è più marcato nel Nord-Ovest (-4,6%) e nel Nord-Est (-4,5%). 2010-09-27 epifani: "serve un intervento urgente che sgravi il lavoro dipendente" Cgil: i lavoratori dipendenti hanno perso in 10 anni 5mila euro di potere d'acquisto Rapporto del sindacato: crisi dei salari nel periodo 2000-2010, l'inflazione effettiva più alta del previsto MILANO - I lavoratori dipendenti italiani hanno perso negli ultimi dieci anni oltre 5 mila euro di potere d'acquisto. Lo sostiene la Cgil nel suo rapporto sulla crisi dei salari nel quale spiega che nel decennio 2000-2010 le retribuzioni hanno avuto, a causa dell'inflazione effettiva più alta di quella prevista, una perdita cumulata del potere di acquisto di 3.384 euro ai quali si aggiungono oltre 2 mila euro di mancata restituzione del fiscal drag (vale a dire dell'aumento effettivo della pressione fiscale dovuto proprio ai fenomeni inflattivi che gonfiano il reddito solo nominale erodendo il potere d'acquisto) che porta la perdita nel complesso a 5.453 euro. 27 settembre 2010 Conti correnti: Trasferiti sui clienti i maggiori costi per la trasparenza Banche: ripartono i rincari Salgono bonifici e bollette Oltre 8 euro per i pagamenti allo sportello, fino a 4,5 gli ordini ricorrenti. Stop alle domiciliazioni gratis I più colpiti sono i pensionati Oltre 8 euro per i pagamenti allo sportello, fino a 4,5 gli ordini ricorrenti. Stop alle domiciliazioni gratis 2010-09-24 La ripresa non crea occupazione MILANO A differenza degli ultimi dati (in crescita) sul fatturato, a differenza degli ordinativi, e ancora a differenza della produzione industriale, il mercato del lavoro italiano, appena descritto dall'Istat, continua a faticare. Dai numeri una sola buona notizia: nel secondo trimestre di questo anno 27mila persone hanno trovato un lavoro. In questo periodo cioè gli italiani con un lavoro sono 22.915.000, lo 0,1% in più rispetto al primo trimestre dell'anno. Un numero a ben guardare ancora esiguo, interessante però nella misura in cui potrebbe rappresentare una inversione di tendenza. Anche perché resta al momento l'unico positivo all'interno di una fotografia statistica che invece vede gli altri indicatori ancora con il segno meno. 2010-09-24 Ad esempio lo stesso numero di occupati se confrontato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è diminuito dello 0,8%, ovvero 195mila lavoratori in meno. La contrazione tendenziale è la sintesi di una sostenuta riduzione della componente italiana (-366 mila unità) e di una significativa crescita di quella straniera (+171 mila unità). Senza cioè gli stranieri la situazione di malessere del nostro mercato del lavoro sarebbe ancora più marcata. A perdere quota è soprattutto l'industria (-274 mila unità, pari al -5,7%). E l'industria del Nord, racconta l'Istat. Ragione per cui il tasso di occupazione nel secondo trimestre 2010 è così pari al 57,2%, con una flessione di 7 decimi di punto percentuale rispetto al secondo trimestre 2009. E se, stando ai valori assoluti, il calo è più accentuato per gli uomini in confronto alle donne, il ritmo di discesa tendenziale dell'occupazione femminile (-7,9%) si conferma più accentuato rispetto a quello maschile (-4,8%). Di conseguenza il tasso di disoccupazione è salito all'8,5% (dati destagionalizzati, 8,3 non destagionalizzato). Si tratta del livello più alto dal 2003. Attualmente dunque le persone che cercano sono 2.136.000 con un incremento dell'1,1% rispetto al primo trimestre dell'anno (una quota che non si raggiungeva dal secondo trimestre del 2001). Alla crescita della disoccupazione si accompagna un moderato aumento degli inattivi rispetto al secondo trimestre 2009 (+92.000 mila unità), sintesi di una lieve riduzione delle non forze di lavoro italiane e di un ulteriore incremento di quelle straniere. Si conferma pesante la situazione per i più giovani: il 27,9% di loro, ovvero uno su quattro, non ha un lavoro, ed è il risultato peggiore dal 1999. 2010-09-23 I dati dell'Istat del secondo trimestre 2010 La disoccupazione balza all'8,5% Più di un giovane su 4 senza lavoro Quella giovanile al 27,9%, massimo dal 1999. I disoccupati sono 2,1 milioni ROMA - Disoccupazione a livelli record nel secondo trimestre dell’anno, nonostante la ripresa dell’economia. Ad aprile-giugno - comunica l’Istat - il tasso di disoccupazione è salito all’8,5%, con un aumento di 0,1 decimi di punto rispetto al primo trimestre e di 1 punto nel confronto con il secondo trimestre dell’anno scorso. L’8,5% è il dato più elevato dal terzo trimestre del 2003. 2010-09-23 LAVORO Disoccupazione giovanile al 27,9%, record dal 1999 l tasso di disoccupazione in Italia è salito all'8,5% nel secondo trimestre dell'anno, con un aumento dello 0,1% rispetto ai primi tre mesi dell'anno e dell'1% rispetto allo stesso periodo del 2009. Si tratta del livello più alto dal 2003. Lo rende noto l'Istat, sottolineando che il numero delle persone in cerca di occupazione ha raggiunto 2.136.000 unità con un incremento dell'1,1% rispetto al I trimestre. La caduta tendenziale dell'occupazione riflette il sensibile calo della componente maschile (-1,2%, pari a -172.000 unità) e la contenuta flessione di quella femminile (-0,2%, pari a -23.000 unità). Prosegue per entrambe le componenti di genere la forte riduzione degli occupati italiani (-257.000 uomini, pari al -2%; -108.000 donne, pari al -1,3%) a fronte di un nuovo significativo incremento degli stranieri (+85.000 uomini e +86.000 donne). A livello territoriale, alla riduzione del Nord (-0,9%, pari a -114.000 unità) e del Mezzogiorno (-1,4%, pari a -88.000) si accompagna la sostanziale stabilità del Centro. 2010-09-17 Lo comunica l'Istat Industria: in calo fatturato (-2,7%) e ordinativi (-3%) a luglio Ma rispetto allo stesso mese dell'anno prima l'aumento dei fatturati è dell'8,9% ROMA - In calo fatturati e ordinativi dell'industria italiana nel mese di luglio. Per quanto riguarda il fatturato è stato registrato un calo del 2,7% rispetto a giugno. Ma se si considera il luglio 2009, il fatturato industriale è in aumento dell'8,9%. Lo comunica l'Istat, sottolineando che su base mensile si tratta del primo segno meno da febbraio di quest'anno. ORDINATIVI - Gli ordinativi hanno invece registrato a luglio un calo del 3% rispetto a giugno e un aumento dello 0,7% (dato grezzo) rispetto al luglio 2009. 2010-09-17 L'euro ai massimi sopra 1,31 dollari Per l'oro terzo record in una settimana Secondo alcuni analisti la valuta unica europea è spinta da acquisti di Fondi pensione e assicurazioni. La corsa del metallo giallo trascina anche l'argento, giunto ai massimi da due anni e mezzo TOKYO - La moneta unica europea ha toccato i massimi da un mese contro dollaro in Asia spinta da acquisti che gli operatori attribuiscono a investitori di lungo termine come Fondi pensione e assicurazioni. L'euro è arrivato fino a 1,3146 dollari, massimo da inizio agosto. CsC: la ripresa perde slancio nel 2011 Pil a +1,3% ROMA Dopo lo sprint della prima parte del 2010 la ripresa sta perdendo slancio e non si tratta soltanto di rallentamento fisiologico, ma del prevalere di "venti contrari", di fattori negativi nel quadro macroeconomico. Per questo, il Csc rivede verso il basso le sue precedenti stime per l'anno prossimo, pur mantenendole improntate a un "prudente ottimismo": il Pil nel 2010 viene confermato all'1,2%, mentre la stima del 2011 è ora all'1,3 per cento contro un precedente 1,6 per cento. "Nel tempo presente – si osserva nel rapporto – è legittimo il timore che la frenata sia determinata dal prevalere dei venti contrari che impediscono il consolidamento e l'autosostenibilità della fase espansiva". Secondo Confindustria, infatti, le cause e le conseguenze della caduta della produzione "più profonda degli ultimi 80 anni, continueranno per lungo tempo a zavorrare l'economia mondiale e ad abbassare in molti paesi il potenziale di sviluppo" e quanto all'Italia, i valori medi del periodo pre-crisi non saranno raggiunti prima del 2013. Il ritorno ai livelli di Pil del 2007 si avrà nel 2013 e di fatto ci sarà una perdita permanente di prodotto e di domanda. La ripresa italiana, del resto, è frenata dai nodi strutturali per tornare a crescere velocemente "serve uno scatto di reni nelle riforme" e "il tempo non è un fattore secondario".A luglio frenata di ordini e fatturato dell'industria Battuta d'arresto per il fatturato dell'industria a luglio. In questo mese - comunica l'Istat - il fatturato è diminuito del 2,7% rispetto a giugno, segnando il primo calo da febbraio. Nel confronto con luglio dell'anno scorso, invece, c'è stato un aumento dell'8,9%, in frenata rispetto al +16,1% del mese prima (dati corretti per gli effetti di calendario). In sette mesi l'incremento é stato dell'8,1%. Il fatturato è diminuito del 3,4 per cento sul mercato interno e dell'1,2 per cento su quello estero. In calo anche gli ordinativi di luglio che hanno registrato, nel confronto con il mese precedente, un calo del 3 per cento. Gli ordinativi nazionali hanno registrato una flessione del 4,5 per cento e quelli esteri dello 0,3 per cento. 2010-09-15 rapporto d’autunno del Centro Studi Confindustria: "La ripresa rallenta e c'è un'evasione sbalorditiva" In tre anni 480mila occupati in meno. Dubbi sul futuro L'Agenzia delle Entrate: "L'evasione si annida ovunque" 2010-09-14 le incertezze sul futuro dell'economia continuano a premiare il bene rifugio Ancora un record per l'oro Il metallo giallo quotato a 1269,20 dollari l'oncia spinto dal protrarsi della debolezza del biglietto verdePer le finanze il calo delle entrate tributarie è del 3,1% Bankitalia, a luglio debito record Calano le entrate tributarie: -3,4% È salito a 1.838,29 mld (+4,76%) : a luglio 2009 il debito pubblico ammontava a 1.754,7 miliardi di euro per le finanze il calo delle entrate tributarie è del 3,1% ROMA - Il debito pubblico italiano a luglio di quest'anno è salito rispetto a giugno e ha toccato un nuovo record, a 1.838,296 miliardi di euro. È quanto si legge nei dati contenuti nel supplemento del Bollettino statistico della Banca d'Italia dedicato alla Finanza pubblica. Occorre evidenziare che il debito calcolato dalla Banca d'Italia è quello in valore assoluto, e non in rapporto al prodotto interno lordo. È quest'ultimo il valore che interessa invece il Patto di stabilità europeo. Il debito pubblico italiano a luglio 2010 è cresciuto del 4,7% rispetto a luglio 2009 e del 4,3% rispetto a 1.761,229 miliardi di euro con i quali si era chiuso il 2009. 2010-09-13 La Crescita nella Ue Bruxelles rialza la stima sul pil dell'Eurozona 2010: da 0,9% a 1,7% Il commissario agli affari economici e monetari Olli Rehn: "Ripresa più forte previsto, ma resta fragile" BRUXELLES - La Commissione Ue ha di fatto raddoppiato le stime di crescita nel 2010 per l'Eurozona: il Pil dovrebbe crescere dell'1,7%, contro lo 0,9% previsto a maggio. Per l'intera Unione europea la stima è passata all'1,8% dall'1%. Nell'Eurozona nel terzo trimestre la crescita del Pil dovrebbe attestarsi a quota 0,5% (sul trimestre precedente), nel quarto scendere a 0,3%. Nella Ue 0,5% e 0,4%. STIME MIGLIORI - Riflettendo un andamento migliore di quanto stimato nella prima parte dell'anno, indica Bruxelles, le nuove previsioni si fondano sull'andamento della crescita nei sette maggiori paesi Ue (Francia, Germania, Italia, Spagna, Olanda, Polonia e Regno Unito) che costituiscono l'80% del Pil Ue. La crescita più elevata è quella di Germania e Polonia, entrambe al 3,4% (1,2% stimato in maggio per la Germania, 2,7% per la Polonia); seguono Olanda all'1,9% (da 1,3%), Regno Unito all'1,7% (da 1,2%), Francia all'1,6% (da 1,3%), Italia all'1,1% (da 0,8%). La Spagna è il solo paese della "lista" a trovarsi ancora in recessione: -0,3% rispetto alla stima precedente di -0,4%. INFLAZIONE - L'inflazione si attesterà a quota 1,4% nell'Eurozona, a fronte di una stima a maggio di 1,5%, e a quota 1,8% (come a maggio). Per l'inflazione sarà dell'1,1% in Germania (stima precedente 1,3%), all'1,6% in Spagna, Francia, Italia (stima precedente 1,6%, 1,4% e 1,8%), Olanda 1,1% (1,3%), Polonia 2,6% (2,4%) e Regno Unito 3% (2,4%). 2010-09-10 dati istat Pil a +0,5% nel secondo trimestre Ma cala la produzione industrialeLe stime sul prodotto interno lordo riviste al rialzo. Aumento dell'1,3% rispetto all'anno scorso ROMA - L'Istat rivede al rialzo le stime sul Pil nel secondo trimestre, che segna la crescita maggiore dall'inizio della crisi economica. Nel periodo aprile-giugno, il Pil è cresciuto dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti, mentre la stima preliminare diffusa ad agosto indicava un +0,4%. Nel confronto con il secondo trimestre dell'anno scorso, invece, c'è stato un +1,3%, mentre un mese fa la stima era +1,1%. 10 settembre 2010 ISTAT Produzione industriale in frenata a luglio: +0,1% Frena l'andamento della produzione industriale a luglio. Il dato, segnala l'Istat, ha segnato un incremento dello 0,1% su base mensile per un aumento tendenziale dell'1,7% che diventa del 4,8% se corretto per i giorni lavorativi. 2010-09-09 Ocse: Pil italiano -0,3% nel terzo trimestre Nel quarto trimestre previsto ritorno alla crescita: +0,1% L'Italia sarebbe così l'unico Paese dei G7 a registrare un Pil in retrocessione per il periodo luglio-settembre 2010MILANO - L'Italia nel terzo trimestre di quest'anno potrebbe registrare un calo del prodotto interno lordo dello 0,3% su base trimestrale annualizzata. È quanto stima l'Ocse nell'Interim Assessment diffuso oggi a Parigi. L'organizzazione si riserva tuttavia un margine di errore di un punto e mezzo percentuale. L'Italia sarebbe così l'unico Paese dei G7 a registrare un Pil in retrocessione per il periodo luglio-settembre 2010. Nel quarto trimestre l'Ocse vede per l'Italia, sempre su base trimestrale annualizzata, un ritorno alla crescita dello 0,1%: il Paese rimane però in coda rispetto agli altri sei grandi. 2010-09-09 CLASSIFICA WEF Italia solo diciottesima Svizzera la più competitiva La Svizzera si conferma per il secondo anno consecutivo in vetta alla classifica dei Paesi più competitivi stilata ogni anno dal World Economic Forum (Wef) di Ginevra, mentre gli Stati Uniti di Obama hanno perso due posizioni e sono scesi al quarto posto, preceduti da Svezia e Singapore. Gli Usa continuano la discesa nella classifica, cominciata l'anno scorso, quando avevano ceduto il primo posto alla Svizzera, premiata per la sua "eccellente capacità d'innovazione". Per gli Usa invece, malgrado molte caratteristiche strutturali positive, alcuni punti deboli si sono accentuati, afferma il Wef. Gli Usa risultano penalizzati dalla situazione del deficit e dall'erosione della fiducia nelle istituzioni pubbliche e private così come dalle persistenti preoccupazioni sullo stato dei mercati finanziari. Nella pagella Usa, la valutazione delle istituzioni è ancora scesa dal 34/esimo al 40/esimo su un totale di 139 presi in esame dal Global Competitiviness Report 2010-2011. Inoltre, l'opinione pubblica non dimostra una forte fiducia nella classe politica (54/esimo posto) e la classe economica ritiene che il governo utilizzi le risorse in una maniera "relativamente dispendiosa". 2010-09-08 FMI "In Italia ripresa più lenta di Francia e Germania" Pesa scarsa competitività, Pil rivisto al ribasso Il Fondo Monetario Internazionale taglia le stime di crescita del nostro paese nel 2011. Nella bozza del World Economic Outlook si calcola che nel mondo ci siano più di 200 milioni di persone senza lavoro. "Dal 2011 deve iniziare consolidamento dei bilanci pubblici" ROMA - Una ripresa in Italia più lenta di quella di Francia e Germania "perché un persistente problema di competitività limita lo spazio per la crescita dell'export e il programmato consolidamento fiscale indebolisce la domanda privata". È questo lo scenario che emerge nella bozza del World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale. Il nostro Paese, quest'anno, secondo le stime dell'Fmi sulla crescita 2010, inalterate rispetto alle ultime rilevazioni di luglio, crescerà dello 0,9%, mentre nel 2011 il Pil avanzerà dell'1%. Riviste, invece, al ribasso di 0,1 punti percentuali le stime per il 2011. Il governo prevede invece un Pil in aumento dell'1% quest'anno e dell'1,5% nel 2011. 2010-09-07 L'Italia non investe in istruzione Ocse: "Spesa per scuola a ultimi posti"Solo la Repubblica Slovacca dietro di noi. Gli insegnanti sono pagati meno della media, soprattutto ai livelli più alti di anzianità di servizio. Studenti inchiodati sui banchi di scuola per ore e ore ma con poco o scarso rendimento ROMA - L'italia spende il 4,5% del pil nelle istituzioni scolastiche, contro una media Ocse del 5,7%. Solo la Repubblica Slovacca spende meno tra i paesi industrializzati, secondo quanto emerge dallo studio Ocse sull'istruzione. Nel suo insieme, la spesa pubblica nella scuola (inclusi sussidi alle famiglie e prestiti agli studenti) è pari al 9% di quella pubblica totale, il livello più basso tra i paesi industrializzati (13,3% la media ocse) e l'80% della spesa corrente è assorbito dalle retribuzioni del personale, docente e non, contro il 70% medio nell'Ocse. La spesa media annua complessiva per studente è di 7.950 dollari, non molto lontana dalla media (8.200), ma focalizzata sulla scuola primaria e secondaria e a scapito dell'università, dove la spesa media per studente, inclusa l'attività di ricerca, è 8.600 dollari, contro i quasi 13mila Ocse. 2010-09-05 Per le banche più rischi su 90 miliardi, con la crisi aumentano i crediti deteriorati netti MILANO- Crediti problematici. Prestiti che, certo, non sono sinonimo di mancata riscossione. Ma che, con diversi livelli di rischio, possono perdere di valore. Sono i crediti deteriorati: una voce di bilancio delle banche, lievitata durante la crisi. Alla fine del giugno scorso, i tredici principali istituti di Piazza Affari vantavano, al netto delle rettifiche, 90,138 miliardi di prestiti problematici; un anno prima erano 65,5 miliardi. 2010-09-03 DATI INPS Vola la cassa integrazione: +60 per cento rispetto al 2009 Nei primi otto mesi del 2010 l'Inps ha autorizzato 826,4 milioni di ore. Boom per quella in deroga ad agosto ROMA - Nei primi otto mesi del 2010 l'Inps ha autorizzato alle aziende italiane l'utilizzo di 826,4 milioni di ore di cassa integrazione con un aumento del 60,5% rispetto allo stesso periodo del 2009. Lo fa sapere lo stesso Istituto di previdenza ricordando che quasi il 25% del totale delle ore richieste dalle imprese è rappresentato dalla cassa integrazione in deroga, strumento che nei primi otto mesi dell'anno scorso pesava per meno del 10% sul dato complessivo. I DATI DI AGOSTO - Le ore di cassa integrazione autorizzate ad agosto alle aziende italiane diminuiscono del 32,7% rispetto a luglio ma aumentano del 40,1% rispetto ad agosto 2009. Lo rileva l'Inps precisando che nel mese appena trascorso le aziende hanno chiesto 76,5 milioni di ore a fronte dei 54,6 milioni chiesti nello stesso mese del 2009. Quasi la metà delle ore di cassa integrazione chieste sono state di cassa in deroga (35,5 milioni) mentre quelle di cassa integrazione ordinaria e straordinaria con 41 milioni di ore nel complesso sono risultate in lieve diminuzione rispetto al 2009 (42,4 milioni le ore autorizzate nell'agosto 2009). La cassa in deroga nel mese è quasi triplicata passando da 12,1 milioni a 35,5 milioni. (fonte Ansa) 2010-09-02 UE Eurostat: Pil +1%, Italia +0,4% Bruxelles: "Dati incoraggianti" I numeri sulla crescita escludono il rischio di una ricaduta della crisi. Ma per la Commissione è meglio non esagerare con l'ottimismo: "Necessario mantenere saldo il controllo delle politiche di bilancio. L'Unione Europea non è isolata" BRUXELLES - Il Prodotto interno lordo (Pil) della zona dell'Euro e quello della Ue a 27 è aumentato dell'1% nel corso del secondo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti, quando il tasso di crescita era stato dello 0,3% nelle due aree. Secondo le prime stime Eurostat sulla situazione economica europea, in Italia, la crescita del Pil si è attestata allo 0,4% nel secondo trimestre 2010 e all'1,1% rispetto allo stesso trimestre del 2009. Su base annua, rispetto al secondo trimestre del 2009, il Pil europeo è aumentato dell'1,9% sia nella zona dell'Euro che in quella della Ue a 27, dopo un aumento rispettivo dello 0,8% e dello 0,7% del primo trimestre. 2010-09-02 Nei primi otto mesi -2,48% Immatricolazioni auto -19%: l'agosto peggiore da 17 anni L'assenza degli incentivi penalizza il mercato. Male anche le moto: -21%, con scooter -29% 2010-07-29 Debito pubblico, record a maggio Il debito delle amministrazioni pubbliche a maggio aggiorna il nuovo record e sale a 1.827 miliardi. Il dato, provvisorio, è indicato dalla Banca d'Italia nel supplemento al bollettino statistico. Il nuovo dato aggiorna il precedente top di aprile (1.812 miliardi). Nel maggio del 2009 il debito della p.A. (Dato definitivo) fu di 1.753,33 miliardi. A trainare la crescita è in particolare il Centro-Sud, con un picco nelle Isole. Mentre nel Nord Ovest e nel Nord Est la crescita dall'inizio dell'anno è stata dell'1,6 e dell'1,8% portando i rispettivi debiti a 30,7 e 16,7 miliardi di euro, nel centro e nel Sud l'incremento è stato di un punto percentuale più alto: del 2,6% al Centro (che si attesta a 30,9 miliardi di euro) e del 2,7% al Sud (a 26,1 miliardi) mentre le isole hanno visto un balzo del 5,6% a 9,2 miliardi. Fiducia delle imprese ai massimi e a luglio la produzione sale dell'1,2% Ritorna a crescere a luglio la fiducia delle imprese manifatturiere e delle costruzioni, ma peggiora la fiducia dei commercianti. È quanto emerge dalle ultime indicazioni dell'Isae. Buone notizie arrivano dal Centro studi Confindustria Buone notizie anche dal Centro studi Confindustria che stima per luglio un aumento della produzione industriale dell'1,2 per cento sul mese precedente. Fiducia. Tornando alle imprese manifatturiere, dopo la lieve discesa registrata a giugno scorso, a luglio l'indice sulla fiducia è salito a 98,3 da 96,3 dello scorso mese e ritorna sui valori di giugno 2008. Il miglioramento, spiega l'Istituto, é dovuto al netto recupero degli ordini e della domanda, in presenza di una sostanziale stabilità delle attese di produzione e di un lieve accumulo delle giacenze di prodotti finiti. LAVORO Istat, retribuzioni in aumento del 2,5% Grandi imprese, occupazione -1,8% L'Istituto comunica l'andamento degli stipendi a giugno rispetto allo stesso mese del 2009. L'aumento è del 2,3% confrontando i periodi gennaio-giugno 2009 e 2010. Inflazione a 1,3%. Il dato sui lavoratori occupati è relativo a maggio, al lordo della Cig 2010-07-28 L'utile netto di Eni cresce del 47,9% nel primo semestre. Proposto acconto su dividendo di 0,5 euro Semestrale in crescita per Eni. L'utile netto sale del 47,9% a 4,05 miliardi di euro, quello adjusted è cresciuto del 29,5% a 3,45 miliardi, mentre l'utile operativo adjusted è aumentato del 34,2% a 8,46 miliardi. La produzione di idrocarburi, si legge in una nota, è aumentata dell'1%, arrivando a 1,578 milioni di barili al giorno nel secondo trimestre. Per il 2010 si prevede una produzione idrocarburi in linea con 2009 (consulta l'elenco completo delle semestrali di Borsa) 2010-07-20 A maggio ordini industriali +26,6%, record dal 2005 Gli ordinativi dell'industria, a maggio, sono cresciuti del 3,2% congiunturale e del 26,6% tendenziale, record assoluto dal 2005 quando si è ricostruita la serie storica. Lo rileva l'Istat. Il fatturato è aumentato dello 0,8% congiunturale e del 12,5% tendenziale, il più alto da febbraio 2008. Per quanto riguarda il solo settore auto l'Istat registra un +10,3% tendenziale per gli ordinativi e un +5,4% per il fatturato.Nel 2009, i morti sul lavoro sono scesi del 6,3 per cento. Altissimo ancora il numero dei decessi, 1.050, ma in calo di 70 unità rispetto all'anno precedente. In discesa, anche, gli infortuni, che si sono attestati a quota 790mila, 85mila in meno rispetto al 2008. Meno 9,7%, "la diminuzione più alta dal 1993", ha commentato, soddisfatto, il presidente dell'Inail, Marco Sartori, nel corso della presentazione, a Roma, del bilancio annuale dell'istituto. Al Sud l'industria arretra ROMA - Non ci sono solo le incertezze su Termini Imerese e Pomigliano o le vertenze sul distretto del mobile e sul polo della cantieristica. E non c'è solo il rischio di fuga delle multinazionali. Ciò che resta dell'industria nel Mezzogiorno è un tessuto di imprese che con la crisi dell'ultimo biennio sembrano aver perso il treno, già estremamente lento, del recupero. Oggi la Svimez presenta il rapporto annuale abbinando deindustrializzazione e disoccupazione al Sud con numeri pesanti: nel solo 2009 sono stati persi 61mila posti nell'industria manifatturiera con un calo annuo del 7%, oltre tre punti in più rispetto al Centro-nord. Nel 2008-2009 sono andati in fumo 100mila unità di lavoro mentre l'universo industriale settentrionale, a più alta intensità di fabbriche, reggeva almeno parzialmente l'urto con il ricorso massiccio alla cassa integrazione. I NUMERI-4,5% Pil È il calo del prodotto interno lordo nel Mezzogiorno registrato nel 2009. L'anno precedente la diminuzione era stata dell'1,5% 0,35% Incentivi È il peso degli aiuti di stato per l'industria rispetto al Pil. La media della Ue a 27 è pari a 0,54%. In Germania si passa allo 0,63%, Francia e Spagna si posizionano a 0,5% -3% Lavoro Calo dell'occupazione al Sud nel 2009, di intensità 2010-07-18 Calano i prestiti delle banche alle imprese, crescono quelli alle famiglie. E' la fotografia di Bankitalia Calano i prestiti bancari alle imprese, mentre aumentano quelli alle famiglie italiane, soprattutto al Sud. È la fotografia scattata da Bankitalia nel volume "L'andamento del credito nelle regioni italiane nel primo trimestre del 2010". A marzo 2010 i prestiti alle famiglie consumatrici sono aumentati del 4,2% rispetto a 12 mesi prima. In linea con la dinamica registrata nei precedenti trimestri, il tasso di crescita dei finanziamenti bancari alle famiglie meridionali è risultato superiore a quello del Centro Nord. L'aumento dei prestiti ha riguardato tutte le regioni ed è stato più sostenuto in Calabria, Molise e Puglia, dove si è attestato poco al di sopra del 7 per cento. Emilia Romagna, Lombardia e Veneto hanno invece registrato i tassi di espansione più bassi. 2010-07-17 LAVORO Finora 660mila in cassa integrazione E per la Cigl la situazione peggioreràSecondo il rapporto del sindacato da gennaio decurtazioni del reddito pari a 2,4 miliardi di euro. Inserendo nel computo i lavoratori in Cig, il tasso di disoccupazione passa dal 9,1% al 12,1% Finora 660mila in cassa integrazione E per la Cigl la situazione peggiorerà Cassintegrati Ilva protestano a Genova Secondo il rapporto di giugno dell'Osservatorio Cig del dipartimento Settori produttivi della Cgil Nazionale, la situazione produttiva italiana è drammatica ed è destinata a peggiorare. L'analisi ha anche ricalcolato il tasso di disoccupazione: se si comprendono i lavoratori "inattivi", si passa dal 9,1% certificato dall'Istat per il primo trimestre 2010 al 12,1%.Il rapporto della Cgil parla chiaro: ad aumentare è soprattutto la cassa integrazione "in deroga" (Cigd), ovvero quella che estende gli ammortizzatori sociali ai lavoratori che finora non erano tutelati. Le ore di Cigd da maggio a giugno sono aumentate del 7,30%, e questo dato rappresenta il valore più alto degli ultimi 18 mesi. Per quanto riguarda il primo semestre 2010, invece, l'aumento tendenziale è stato del 637,51%, per un totale di 155.497.686 ore di Cigd. Quanto al tiraggio, il rapporto precisa che le ore effettive registrate nei primi quattro mesi (215.635.882) - pari a 336.931 lavoratori a zero ore - hanno già raggiunto il valore delle ore utilizzate nei primi sei mesi dello scorso anno, segnando così un peggioramento di circa il 30% sul consumo effettivo di Cig sul 2009. L'Osservatorio della Cgil sottolinea come il ricorso alla Cig a giugno sia calato rispetto a maggio (-11,39%), con un volume di ore pari a 103.545.689, mentre il primo semestre del 2010 ha fatto registrare un +71,21% rispetto al primo dello scorso anno, attestandosi a una richiesta di 636.140.849 ore di cassa integrazione. Regioni, dal 2001 al 2008 spesa +50% per le nuove funzioni della Bassanini I dati dell'ufficio studi della Cgia di Mestre. Il forte aumento percentuale è dovuto al trasferimento delle nuove competenze. A crescere è stata soprattutto la spesa corrente. In testa la Basilicata e l'Emilia Romagna (oltre il +100%) Regioni, dal 2001 al 2008 spesa +50% per le nuove funzioni della Bassanini Il governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani VENEZIA - Tra il 2001 e il 2008 la spese totali delle Regioni italiane sono aumentate del 50% circa (esattamente del 47,7%). La Basilicata (+102,3%) e l'Emilia Romagna (+100,7%) sono le due realtà territoriali che hanno registrato le variazioni più importanti. Sempre nello stesso periodo , invece, l'inflazione è cresciuta Del 17,5%. I dati emergono da un'analisi pubblicata dalla Cgia di Mestre. Tuttavia il forte aumento percentuale della spesa non è da valutare come un aumento degli sprechi: infatti nel 2001, come ricorda la stessa Cgia, sono andate a regime le disposizioni della legge Bassanini (approvata nel '97), che ha conferito nuove funzioni e nuove competenze alle Regioni e agli enti locali. Nello stesso anno si è chiuso anche il processo di trasferimento in materia sanitaria. A livello di macroarea la crescita più sostenuta si è verificata al Centro (+69,2%), seguono il Nord (+52%) e infine il Sud (+33,7%). Autotrasporto In dieci anni 3,5 miliardi di aiuti ROMA - Negli ultimi dieci anni l'autotrasporto italiano ha incassato 3,5 miliardi di contributi. Solo nel 2009, l'anno della grande crisi, gli stanziamenti a favore del popolo dei Tir hanno raggiunto la stratosferica cifra di 720,2 milioni, più del doppio dell'intero ammontare del decreto incentivi che a primavera ha finanziato con soli 300 milioni il rilancio di diversi settori: dall'acquisto dei motorini alle cucine componibili passando per navi e rimorchi. Più o meno la stessa cifra, 700 milioni, attende gli autotrasportatori anche quest'anno: si tratta di un pacchetto di stanziamenti, tra strutturali e aggiuntivi, previsti fin dall'avvio del tavolo che ha visto riuniti per 7 mesi associazioni di categoria, governo e committenza, sfociato nell'accordo del 17 giugno scorso. 2010-07-15 Bankitalia rivede al rialzo le stime del Pil ma "la disoccupazione sfiorerà il 9%" Quest'anno la crescita dovrebbe raggiungere l'1%, come l'anno prossimo: la previsione di gennaio era di un +0,7%. Tuttavia l'occupazione continua a calare, e così i consumi delle famiglie, ancora più indebitate ISTAT Povertà stabile nel 2009 la crisi ha colpito i giovani In totale ci sono quasi 8 milioni di persone che toccano vivono con un reddito di 983 euro mensili. Il numero di famiglie assolutamente povere è rimasto identico ma le loro condizioni medie sono peggiorate. Male il sud e le famiglie operaie ROMA - Nonostante la dura recessione economica la povertà in Italia non subisce un aumento nel corso del 2009. Ma ad essere colpiti sono i giovani, il Sud e le famiglie operaie. I dati diffusi dall'Istat indicano che l'esercito dei poveri è stabile a quasi 8 milioni di persone, pari al 13,1% dell'intera popolazione ma al mezzogiorno si conferma una situazione allarmante. Vive in condizioni di povertà (la soglia di poverta è pari ai 983 euro mensili, 17 euro in meno rispetto al 2008) oltre una famiglia su 5, il 22,7% con un aumento del valore dell'intensità della povertà assoluta (dal 17,3% al 18,8%) dovuto al fatto che il numero di famiglie assolutamente povere è rimasto identico ma le loro condizioni medie sono peggiorate. Peggiorano, però, le condizioni delle famiglie assolutamente povere del sud e cresce la povertà assoluta (che misura i più poveri tra i poveri) di quelle operaie. Inflazione ferma a giugno Su base annua l'aumento è dell'1,3% Dinamica in calo rispetto all'1,4% del mese precedente. L'indice armonizzato europeo mostra una variazione lievemente superiore, dell'1,5%. Meno caro il "carrello della spesa" 2010-07-14 Inflazione ferma a giugno Su base annua l'aumento è dell'1,3% ROMA - Resta ferma l'inflazione a giugno: il dato mensile è rimasto invariato rispetto a maggio. L'incremento tendenziale è risultato dell'1,3% in calo dal +1,4% del mese precedente. Lo segnala l'Istat che conferma la stima preliminare. L'indice al netto dei tabacchi ha registrato un aumento congiunturale dello 0,1% e tendenziale dell'1,2%. 2010-07-13 ROMA - Debito pubblico record a maggio: tocca i 1.827,1 miliardi di euro, aumentando di 15 miliardi rispetto al mese precedente. Dalla fine del 2009 il valore del debito italiano è salito di 65,8 miliardi, segnando un incremento del 3,7% in cinque mesi E' quanto riporta il supplemento Finanza Pubblica al bollettino statistico della Banca d'Italia. Ad aprile il debito si era attestato a 1.812,8 miliardi segnando già un incremento rispetto ai 1.797,7 miliardi del mese precedente, mentre a maggio 2009 il era di 1.753,335 miliardi di euro. Sempre a maggio il gettito fiscale è salito dello 0,7% portando da -1,8 a -1,3% il risultato da inizio anno Si riduce quindi la flessione che nei primi 4 mesi era stata dell'1,8%: con quest'ultimo dato la contrazione diventa dell'1,3%. A maggio, al netto del gettito incassato ma non contabilizzato, gli incassi contabilizzati ammontano a 28.239 milioni contro i 28.035 dello stesso mese del 2009. 2010-07-08 Bankitalia: occupazione stagnante fino al 2011 Non si tratta di una ‘jobless recovery’, la nuova indagine Istat sui posti vacanti delle imprese lo dimostra. Ed è sicuramente una buona notizia: le imprese pian piano stanno ricominciando a cercare lavoratori. Il grafico mostra nel primo trimestre di quest’anno lo stesso lieve movimento verso l’alto che si può vedere in quelli pubblicati pochi giorni fa sulla produzione industriale, il fatturato e gli ordinativi. Però mostra anche l’"abisso" tra il 2007 e il 2009. La curva è scesa moltissimo, dal picco dell’1,2% del 2004 (al quale ci si era avvicinati, come si può vedere dal grafico elaborato dall’Istat, anche all’inizio del 2007). L'Fmi rivede al rialzo le stime di crescita del mondo e dell'Italia, ma la ripresa resta a rischio Il Fondo monetario internazionale (Fmi) rivede al rialzo le stime di crescita mondiali per il 2010, mentre lascia invariate quelle per il 2011. Nell'aggiornamento del World Economic Outlook, l'Fmi prevede che l'economia globale si espanderà quest'anno del 4,6%, ovvero 0,4 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto in aprile (+4,2%). Per il 2011 la stima è invariata a +4,3%. Per quanto riguarda l'Italia, vengono rialzate le previsioni di crescita per il 2010: il pil si espanderà quest'anno dello 0,9% a fronte del +0,8% stimato in aprile (+0,1 punti percentuali). Limata invece la stima 2011, quando l'economia è prevista segnare un +1,1% a fronte del +1,2% stimato in aprile (-0,1 punti percentuali). Cala il potere d'acquisto. Le famiglie italiane risparmiano solo il 13,4% del reddito Scende il potere di acquisto delle famiglie italiane nel primo trimestre dell'anno. Lo segnala l'Istat - che mercoledì ha anche pubblicato un'analisi sui prezzi delle città -secondo cui nei primi 3 mesi del 2010 il reddito disponibile delle famiglie in termini reali) é diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% rispetto al I trimestre 2009. Scende anche la propensione al risparmio: il rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile (questa la definizione dell'Istat) ha raggiunto il 13,4%, riducendosi di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1,6 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2009. 2010-07-03 I DATI ISTAT e inps Disoccupazione record tra i giovani Cassa integrazione: +71% nel semestre Senza lavoro il 29,2% degli under 24. Nel primo trimestre 2010 il deficit all'8,7%, - 0,5 punti rispetto all'anno prima Senza lavoro il 29,2% degli under 24. Nel primo trimestre 2010 il deficit all'8,7%, - 0,5 punti rispetto all'anno prima MILANO - Quasi un giovane su tre in Italia è senza lavoro. Il tasso di disoccupazione nella fascia di età 15-24 anni continua a salire e a inanellare nuovi record: a maggio - fa sapere l'Istat - è arrivato a toccare il 29,2% (dal 29,1% di aprile). Il livello più alto da quando esistono le relative serie storiche dell'Istituto di statistica, ovvero dal 2004. Un tasso che risulta oltre tre volte maggiore della media generale, che si attesta all'8,7%, confermandosi stabile per il terzo mese consecutivo. 2010-05-01 Continua a salire il tasso di disoccupazione in Italia, che ad aprile si porta all'8,9%: si tratta del dato peggiore dal quarto trimestre 2001 (quando si attestava proprio all'8,9%). Lo comunica l'Istat "sulla base delle informazioni finora disponibili", aggiungendo che il numero di persone in cerca di occupazione risulta pari a 2.220.000 unità, in crescita dell'1% (21mila unità) su mese e del 20,1% (372mila unità) sull' aprile 2009. 2010-05-14 Il Cdm convoca le regioni con la sanità in rosso: dovranno aumentare le tasse Campania, Lazio e Calabria rinegoziano i piani sulla sanità Sanità la prima emergenza Partita federalista da 133 miliardi Polverini e Bonino a duello sui programmi per la sanità nel Lazio 2010-05-12 Il Pil si muove nel I trimestre Economia italiana più veloce della media nell'Eurozona Il Pil cresce dello 0,5% nel primo trimestre. E' il dato migliore da fine 2006 6 maggio 2010 Il Tesoro ritocca al ribasso le stime su Pil 2010 ma S&P conferma l'outlook stabile Il Pil italiano crescerà dell'1% quest'anno, dell'1,5% nel 2011 e nel 2012 toccherà il 2% di aumento. Il ministero dell'Economia, nella Relazione Unificata sull'economia e la finanza pubblica per il 2010, rivede al ribasso le precedenti stime (+1,1% nel 2010 e +2% nel 2011 e 2012). La Relazione conferma invece gli obiettivi per il rapporto deficit/Pil da qui al 2012, quando l'Italia tornerà sotto la soglia del 3%: quest'anno il rapporto scenderà al 5% senza bisogno di una manovra bis, nel 2011 al 3,9% e nel 2012 al 2,7%. Il tasso di disoccupazione è previsto all'8,7% nel 2010, all'8,5% nel 2011 e all'8,2% nel 2012. Peggiorano le stime per il debito pubblico che salirà al 118,4% del Pil quest'anno, al 118,7% nel 2011 e tornerà a scendere solo nel 2012 al 117,2%. Le precedenti stime indicavano un rapporto debito/Pil del 116,9% quest'anno, al 116,5% nel 2010 e 114,6% nel 2012. Nel documento si precisa che "in un'accezione di debito aggregato, considerando pubblica amministrazione famiglie, imprese non finanziarie, l'Italia si colloca tra i paesi meno indebitati in ambito europeo". 173mila posti di lavoro in meno nel 2010 secondo Unioncamere introvabili 42mila laureati e 88mila diplomati; entro fine anno 110mila nuovi posti nelle imprese 2010-05-04 Rispetto ad aprile 2009, invece, le ore autorizzate di cig sono aumentate del 52,9%In calo le richieste di cassa integrazione Rispetto a marzo quella straordinaria è diminuita del 5,7%, quella ordinaria del -22,5% Rispetto ad aprile 2009, invece, le ore autorizzate di cig sono aumentate del 52,9% In calo le richieste di cassa integrazione 30 APRILE 2010 ISTAT Disoccupazione all'8,8% massimo dal 2002 Il tasso di disoccupazione italiano si attesta all'8,8% nel mese di marzo, crescendo di due decimi di punto su febbraio. Per avere un livello analogo bisogna risalire al secondo trimestre del 2002. Lo hanno reso noto Eurostat e Istat. Su base tendenziale, secondo le statistiche destagionalizzate diffuse oggi da Istat, il tasso mostra un rialzo di un punto percentuale (7,8% a febbraio 2009). 21 Aprile 2010 FMiItalia, crescita in calo Disoccupazione all'8,7% Il Fondo monetario internazionale lima al ribasso le previsioni di crescita per l'Italia quest'anno e il prossimo, indicando nel World economic outlook stime poco al di sotto di quelle per l'intera zona euro. Parlando di una ripresa lenta per l'intera Europa, decisamente disomogenea, in una mappa basata sulle nuove stime l'Fmi, classifica l'Italia tra i Paesi che nel biennio 2010 e 2011 registrerà una crescita tra 1 e il 3%, accomunandola, così, a Francia, Germania, Belgio, Austria e altri Paesi balcanici e nordici. L'Italia, con previsioni per un'espansione di 0,8% nel 2010 e di 1,2% nel 2011 (da 1% e 1,3% stime contenute nell'aggiornamento del Weo a gennaio) si discosta all'interno della zona euro, da Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda, che il Fondo pone nel gruppo dei Paesi che registrerà una crescita al di sotto dell'1% del biennio. Per l'Italia, il Fondo stima che il debito italiano si attesterà al 118,6% del Pil quest'anno. A ottobre il Fondo stimava al 120,1% il rapporto debito/Pil italiano del 2010, mentre il governo ha indicato per fine anno un debito pari al 116,9% del prodotto interno. 2010-04-15 Bankitalia: cresce la pressione fiscale. Ripresa ancora debole, giù i redditi Il peso del fisco nel 2009 salito dal 42,9 al 43,2%. L'indebitamento delle famiglie è al 60%, consumi ancora in calo. 700.000 disoccupati in più rispetto all'aprile dell'anno scorso, per i giovani il tasso è al 28,2%. Conti pubblici peggiorati. Lieve ripresa, ma investimenti ancora stagnanti 2010-04-07 Ocse: Pil Italia +1,2% primo trimestre 2010, "attenzione al debito" 2010-04-02 Il crollo dell'avanzo primario, sceso al di sotto dello zero nel 2009 (-0,6%), è certamente un campanello d'allarme per i conti pubblici. Si tratta di un indicatore-chiave per saggiare la sostenibilità del debito pubblico nel medio periodo, poiché registra il saldo tra entrate e uscite "vive", al netto degli interessi. L'anno scorso il Pil è crollato del 5,1%, con la conseguente contrazione del gettito tributario che anzi ha sostanzialmente tenuto (-3,3%) a fronte di un aumento del 3% delle uscite. Vigilanza e massima attenzione agli equilibri di finanza pubblica, questo sì, poiché abbiamo da fare i conti con un debito che, per finanziarsi, e solo nell'anno in corso, richiederà emissioni lorde per circa 250 miliardi. È la cifra più alta in Europa.ROMA - Il Fondo Monetario Internazionale rivede le stime di crescita per l'Italia. L'Fmi prevede che il Pil italiano salirà dello 0,8% quest'anno e dell'1,1% nel 2011. In entrambi i casi si tratta di un taglio di 0,2 punti percentuali rispetto alle stime dell'ultimo aggiornamento del Weo di gennaio. Rispetto al rapporto di ottobre, invece, la crescita italiana per il 2010 è stata rivista al rialzo di 0,6 punti. Le ultime stime del governo presentate con l'aggiornamento al Patto di stabilità parlano invece di una crescita del Pil dell'1,1% quest'anno. Sull'occupazione, il Fondo Monetario stima che in Italia salirà quest'anno dal 7,8% all'8,7%, per poi iniziare a ridiscendere lentamente nel 2011 attestandosi all'8,6%. L'inflazione salirà invece dallo 0,8% dello scorso anno all'1,4% nel 2010 e all'1,7% nel 2011. 2010-04-02 MILANO - Diciotto miliardi e cento milioni. A tanto ammonta il fabbisogno del settore statale a marzo, con un aumento di 3 miliardi e mezzo (+23,82%) rispetto allo stesso mese di un anno fa (14 miliardi e 617 milioni). Lo comunica il Tesoro. Nel primo trimestre del 2010 si è registrato un fabbisogno complessivo di circa 26 miliardi e 900 milioni: di conseguenza si conserva un margine positivo di circa 3 miliardi e 200 milioni al fabbisogno dell'analogo periodo 2009, pari a 30 miliardi e 147 milioni.MILANO - Nel 2009 il rapporto deficit/Pil si è attestato al 5,2% (2,7% nel 2008), il dato peggiore dal 1996. Lo comunica l'Istat sottolineando che il dato è al netto delle operazioni di swap che, se considerate, attestano il deficit/Pil al 5,3%, come previsto dal governo. L'avanzo primario rispetto al Pil è pari a -0,6% (+2,5% nel 2008), negativo per la prima volta dal 1991. Nel quarto trimestre il rapporto deficit/Pil si è attestato al 4,5% (2,4% nello stesso periodo 2008). Carburanti, maxi-stangata di Pasqua Governo pronto alla riforma Le associazioni dei consumatori contro l'Unione petrolifera:"Speculano". Per un pieno 10,25 euro in più 2010-03-31 I dati istat Inflazione, a marzo sale dell'1,4% L'incremento dei prezzi su base tendenzialeè il più alto dal febbraio 2009 A febbraio la disoccupazione giovanile (15-24 anni) schizza a quota 28,2% Il tasso generale è stabile all'8,5%. In un anno è aumentato di 1,2 punti Giovani sempre più disoccupati in Italia +7,6% rispetto alla Ue Il numero degli inattivi sale a 14 milioni 933 mila unità Il mese scorso sono stati persi 395 mila posti di lavoro 2010-03-25 I dati Istat: le vendite al dettaglio diminuite a gennaio dell'1% rispetto a dicembre e del 3,3% rispetto al 2009 Alimentari, crollo degli acquisti IN CALO ANCHE prodotti farmaceutici e delle dotazioni per l'informatica24 marzo 2010 Disoccupazione ai massimi dal 2001 Stranieri più precari e disoccupati Ottobre difficile per il lavoro: la disoccupazione sale all'8,2% Occupazione: +1el 2007. Il Tasso disoccupazione al 6,1Subject: Disoccupazione ai massimi da tre anni Persi 378mila posti di lav. Istat, a ottobre i disoccupati oltre quota due milioni Il tasso disoccupazione nel IV trimestre 2009 è salito all'8,6% (dato non destagionalizzato), il livello più alto dal 2001. I senza lavoro hanno raggiunto quota 2,145 milioni di unità, 369mila in più rispetto allo stesso periodo 2008. Gli occupati nella media 2009 sono diminuiti di 380 mila unità rispetto alla media 2008. Si tratta del primo calo annuale dal 1995. Il tasso di disoccupazione medio è salito al 7,8% dal 6,8% della media del 2008. 2010-03-15 I dati Eurostat: rallenta l'emorragia nel quarto trimestre 2009 con 583 mila posti persi di cui 347 mila nella zona euro Nell'intero 2009 cancellati in Eurolandia 2,7 milioni di posti. In Italia calo solo dello 0,1% tra settembre e dicembre 2010-03-11 Il Pil perde lo 0,3% nel quarto trimestre del 2009 e chiude l'anno a -5,1% L'Istat ha pubblicato oggi anche i conti economici trimestrali con i dati sull'andamento del pil nel quarto trimestre del 2009 e nell'intero anno, confermando nella sostanza il forte calo nei 12 mesi ma rivedendo al -5,1% il -4,9% indicato nelle stime preliminari diffuse il 12 febbraio. Nel quarto trimestre del 2009 Conti pubblici, debito-Pil: rapporto schizza al 115,8% Nel 2009 il rapporto tra il debito e il Pil italiano è salito a 115,8% da 105,8% nel 2008. È quanto emerge dal calcolo effettuato da Reuters sulla base dei dati diffusi oggi da Istat sul Pil e il 12 febbraio da Banca d'Italia sul debito delle amministrazioni pubbliche. Nel Programma di stabilità il governo aveva indicato per lo scorso anno un ratio debito/pil pari a 115,1%. Il valore del Pil 2009 in valori assoluti e prezzi correnti è stato pari a 1.520,870 miliardi. Al 31 dicembre 2009 il debito delle amministrazioni pubbliche era salito a quota 1.761,191 miliardi.In cerca di occupazione 2.144.000 persone Disoccupazione: 8,6%, record dal 2004 Pil -5%, mai così male dal 1971 Sono 307 mila gli occupati in meno rispetto al gennaio di un anno fa. Ribassate le stime per il prodotto interno lordo In cerca di occupazione 2.144.000 persone ROMA - Il tasso di disoccupazione continua a salire toccando il record dal 2004 mentre il prodotto interno lordo nel 2009 è crollato del 5%, mai così male da quasi 40 anni. Crisi, il governo è in ritardo (di Romano Prodi) Dalla crisi non siamo affatto usciti, anzi ci vorranno ancora molti anni prima di superarla del tutto. Non sono ottimista perché vedo fatica nelle imprese: l’utilizzazione dei macchinari è piombata fra il 60 e il 70% della capacità. È un problema serio: ci vorranno 20 punti di ripresa per ritornare allo sfruttamento pieno degli impianti. Nel frattempo, si indebolisce la struttura finanziaria delle imprese. Rischiamo che nei prossimi mesi diventi estremamente serio il problema degli insoluti. Diminuzione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, gli analisti stimavano +0,1%. Per l'intero 2009 contrazione del 4,9%, dato peggiore dal 1971. La crescita acquisita per il 2010 è zero Sceso a sorpresa il Pil nel quarto trimestre Bankitalia: l'anno scorso le entrate tributarie a quota 401,677 miliardi di euro, in calo del 2,5% rispetto al 2008 A dicembre debito pubblico a 1.761 miliardi di euro, rispetto ai 1.784 miliardi di novembre Bce: ripresa discontinua e disoccupazione in aumento L'economia dell'area euro "crescerà a ritmo moderato nel 2010 e il processo di ripresa risulterà probabilmente discontinuo". A dirlo è la Banca centrale europea che avverte: "la disoccupazione dovrebbe seguitare a registrare un certo incremento, attenuando la crescita dei consumi". Nel bollettino mensile l'Istituto di Francoforte spiega inoltre che "le prospettive restano soggette a incertezza". Il tasso di disoccupazione nell'Eurozona resta molto alto e si colloca al 10,5% nel 2010 e nel 2011, rivisto in leggero calo dello 0,1% nel 2010 e in rialzo dello 0,1% nel 2011. I rischi per le aspettative, notano gli esperti, sono "orientati lievemente al rialzo per il 2010 e il 2011". Bankitalia: famiglie più povere, in tre anni il reddito cala del 4% Famiglie italiane più povere a causa della crisi. Nel biennio 2006-2008 il reddito medio delle famiglie si è contratto in termini reali di circa il 4 per cento. È quanto rileva il supplemento al Bollettino Statistico
ECONOMIA
2008-03-11 In diminuzione anche il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche Positivi i dati delle entrate fiscali a gennaio, con un incremento di oltre il 10% Bankitalia, debito/pil scende al 104% calo superiore alle stime del governo ROMA - Il debito pubblico a fine 2007 è risultato pari a 1.596.762 milioni (104,0% del Pil). Alla stessa data del 2006 era di 1.575.636 milioni (106,5% del Pil). Lo comunica la Banca d'Italia. Il debito pubblico italiano nel 2007 è sceso in rapporto al prodotto interno lordo più di quanto previsto dalle stime del governo. Le ultime stime ufficiali, diffuse in concomitanza con la presentazione della Finanziaria per il 2008, stimavano il debito 2007 al 105% del Pil. La Commissione Ue aveva invece già corretto alla fine del 2007 la propria stima sul debito italiano, portandolo dal 105% (in linea con la stima del governo italiano) al 104,3%. In calo anche il fabbisogno complessivo delle amministrazioni pubbliche che nel 2007 è stato di 30.534 milioni pari al 2% del pil. Nel 2006 il fabbisogno era stato di 54.380 milioni, il 3,7% del pil. La Banca d'Italia ha apportato alcune revisioni ai dati relativi al debito e al fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche per gli anni precedenti. "Le revisioni - spiega l'istituto di Via Nazionale- sono dovute, oltre all'ordinario aggiornamento delle fonti, all'inclusione fra gli strumenti di copertura del fabbisogno delle giacenze del conto ordinario detenuto dalle Ferrovie dello Stato presso la Tesoreria, d'accordo con il ministero dell'Economia". Il Supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia segnala inoltre che l'inizio dell'anno è stato positivo per le entrate tributarie. In particolare, gli incassi si sono attestati a gennaio 31,271 miliardi, in aumento del 10,33% rispetto ai 28,342 miliardi registrati nello stesso mese del 2007. Il ministero dell'Economia aveva fornito il dato delle entrate totali versate con f24 a gennaio, pari a 33,8 miliardi (+9,4% tendenziale). Le spese correnti sono ammontate a 17,995 miliardi a gennaio, in calo del 16,2% rispetto ai 21,478 del 2007. (11 marzo 2008)
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Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Dal sito Internet di WIKIPEDIA 2011-01-10
Andamento del debito negli ultimi anni confrontato con il PIL (in milioni di €)
Anno |
Debito |
PIL |
% sul PIL |
2005 |
1.512.779 |
1.429.479 |
105,83% |
2006 |
1.582.009 |
1.485.377 |
106,51% |
2007 |
1.598.975 |
1.544.903 |
103,50% |
2008 |
1.663.353 |
1.571.870 |
105,82% |
2009 |
1.761.191 |
1.528.546 |
115,80% |
2010 |
1.838.000 |
Il dato 2010 è superato in 1867,4 Mld ( > 118,4 % stima FMI ) nell'ottobre 2010
Il Mio Pensiero (Vedi il
"Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):Martina F. 2011-03-19
ACQUISIZIONI Parmalat, è crisi fra Italia e Francia
"Una legge per difendere le nostre imprese"
Palazzo Chigi "convoca" l'ambasciatore di Parigi e annuncia: il governo varerà interventi legislativi per fermare l'offensiva dei gruppi finanziari stranieri, soprattutto transalpini, all'industria strategica nazionale. La scalata di Lactlalis all'alimentare la goccia dopo i casi Bulgari ed Edison
Ma possibile che l'Italia non abbia ancora capito che per avere una economia forte bisogna avere, oltre le piccole aziende, anche grandi aziende a carattere strategico per l'econmia del Paese, capaci di indirizzare uno sviluppo solido, sostenibile, idoneo a garantire stabilità e solidità economica agli Italiani ?
La Germania DOCET !
Abbiamo consentito alla Francia di fare acquisti di aziende strategiche nazionali nel mal pensiero che l'Europa è per la libera circolazione dei Capitali.
Questo va bene per favorire gli scambi ed una crescita collettiva, ma non può essere accettata per consentire a Partner Francesi e di altri paesi di fare incetta del Fior Fiore dell'Economia Italiana conservando invece gelosamente i loro monopoli.
No ! Così non va !
Aziende strategiche vanno garantite e difese a livello nazionale.
Viceversa si può intrapprendere una strategia unica Europea per i settori principali, costituendo Consorzi Europei ai quali aderiscono le Aziende Nazionali dei relativi settori, non private della loro autonomia, ma che insieme facciano ricerca e sviluppo a vantaggio equanime per il bene di tutti.
Questo vale per l'Energia, l'Acqua, il Petrolio, l'Acciaio, la Sanità, la Informazione, la Cultura, ecc. nelle quali lo Stato deve essere presente in maniera massiccia, comunque consentendo anche aziende private.
Non deve essere consentito dare in mano a gruppi privati i settori strategici: Il Giappone insegna !
E' assurdo quanto è avvenuto per il Pacifico popolo Giapponese, preso per i fondelli nonostante la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, è stato ingabbiato con decine di centrali nucleari, gestite da società private, senza avere alcun potere di controllo dello Stato sulle nefandezze che vengono perpetrate a scapito della cCollettività, a favore del profitto privato.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
RIPRESA ECONOMICA
Martina Franca 2010-09-17
Vergogna!
Come si ha la faccia tosta di dire che la ripresa c'è, quando non si è ancorra toccato il fondo per l'occupazione, con la disoccupazione al massimo, un gran numero di persone in Cassa Integrazione, e Tantissime in Mobilità?
E poi si ha faccia tosta di dire che la Crisi la si sta risolvendo distribuendo i Sacrifici, è completamente falso, solamente i Pensionati dei prossimi 5 anni pagheranno da soli almeno 80 Mld di Euro, senza che nessuno li sosterrà, oltre a tutti gli altri sacrifici!
Lavoratori, futuri Pensionati Uniamoci ed insieme ai Nostri Figli Lottiamo per una radicale svolta nel PAESE:
- Nessuna delega in Bianco, dobbiamo essere coinvolti in prima persona.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
Dal Sito Internet de il SOLE 24 ORE
per l'articolo completo vai al sito Internet
http://www.ilsole24ore.com2010-05-06 ANDAMENTO EURO-DOLLARO IN 10 ANNI
2010-04-03
CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2010-04-02 |
al Sito Internet de il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2010-04-03 |
Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-02-13 ad oggi 2011-08-17 |
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it2011-08-17 2011-08-16 16 agosto 2011 CRISI Ferma la locomotiva tedesca: Pil a +0,1% nel II trimestre Crescita quasi nulla per il Prodotto interno lordo della Germania che, nel secondo trimestre, ha mostrato un incremento congiunturale dello 0,1%, sotto le attese degli analisti che si attendevano un incremento dello 0,4%. Su base annua, la crescita del Pil normalizzata per i giorni lavorativi è stata del 2,7%."Il dinamismo dell'economia tedesca - si legge in un comunicato dell'Ufficio federale di statistica (Destatis ndr) - si è raffreddato in maniera siginificativa rispetto alla robusta partenza di inizio anno". Rivista al ribasso anche la crescita nel primo trimestre che passa dall'1,5% all'1,3%. In particolare, la deludente dinamica del secondo trimestre è dovuta - spiega Destatis - all'andamento debole delle esportazioni che rapprentano la vera spina dorsale dell'economia tedesca, mentre le importazioni sono cresciute di più in un contesto di crescita debole della spesa per consumi e degli investimenti in costruzioni.
16 agosto 2011 EUROSTAT Pil in Eurolandia a +0,2%, in Italia a +0,3% Rallenta la crescita in Europa: il Prodotto interno lordo nel secondo trimestre è cresciuto dello 0,2% sia in Eurolandia sia nella Ue a 27 rispetto al trimestre precedente; nel primo trimestre, per entrambe le aree, la crescita congiunturale dell'economia era stata pari a +0,8%. Lo rende noto Eurostat, aggiungendo che su base tendenziale, ovvero rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, nel periodo aprile-giugno 2011 la crescita in Europa è stata dell'1,7% (era +2,5% nel primo trimestre). In Italia nel secondo trimestre la crescita del Pil è stata su base congiunturale pari a +0,3% e su base tendenziale a +0,8%.
16 agosto 2011 CRISI Bce, nuovi acquisti di Btp italiani e bond spagnoli La Banca centrale europea ha acquistato questa mattina nuovi titoli di stato italiani. Lo riferisce Bloomberg, che cita fonti vicino all'operazione. Le stesse fonti hanno aggiunto che l'Eurotower ha comprato anche bond spagnoli. La Bce ha acquistato la scorsa settimana 22 miliardi di bond governativi per allentare la pressione sui titoli di Italia e Spagna e riportare i rendimenti dei decennali attorno al 5%. Un'operazione record, superiore alle attese degli analisti (circa 15 miliardi di euro), ma anche ai 16,5 miliardi di titoli greci comprati nella prima settimana di avvio del programma sui bond sovrani, nel maggio del 2010. Nonostante l'intervento, e l'annuncio nel fine settimana della manovra-bis da parte del governo italiano, gli spread tra Btp e Bund sono rimasti stabili a 270 punti base, con rendimenti di poco superiori al 5%. Con le operazioni della scorsa settimana il portafoglio di titoli governativi della Bce sale a 96 miliardi. Gli acquisti segnalati sono stati effettuati tra giovedì 4 e mercoledì 10 agosto, in quanto la Bce, ogni lunedì, dà conto delle sole operazioni "regolate", cioè chiuse con lo scambio dei titoli, nella settimana precedente. "Visto che gli acquisti si sono concentrati nei primi tre giorni della scorsa settimana, e sui bond di Italia e Spagna, riteniamo che la Bce ha comprato una media di 7-7,5 miliardi di Btp e Bonos al giorno", afferma in una nota Chiara Cremonesi, strategist nel reddito fisso di Unicredit. È "ragionevole presumere che il 75% degli acquisti si sia concentrato sui titoli italiani, per un ammontare di circa 16-16,5 miliardi", in linea con il rapporto che esiste tra il debito italiano e spagnolo outstanding (cioè a esclusione dei titoli a breve, come i Bot, esclusi dagli acquisti della Bce) dei due Paesi (1.380 miliardi per l'Italia e 370 per Madrid).
16 agosto 2011 MERCATI Piazza Affari chiude in lieve calo Altra giornata difficile per le borse europee, che però danno lievi segni di ripresa dopo i crolli dei giorni scorsi. In chiusura Piazza Affari limita i danni, in recupero rispetto ai minimi di seduta. Al termine degli scambi l'indice Ftse Mib lascia sul terreno lo 0,87% e l'indice Ftse all share lo 0,80% per effetto dei tonfi del settore delle utilities energetiche per la reintroduzione della Robin Tax. ASIA CONTRASTATA, PESANO FUTURE WALL STREET Non sono riuscite a mantenere la buona intonazione della vigilia le principali borse di Asia e Pacifico, penalizzate oggi dai future su Wall Street in calo. Ai rialzi di Tokyo (+0,2%) e Seul (+4,8%), corrispondono infatti i passi indietro di Shanghai (-0,4%), Hong Kong (-0,2%), ancora aperte entrambe, e Sidney (-0,8%). Complici il calo dell'euro sullo yen, per i timori di un ennesimo rallentamento dell'economia del Vecchio Continente, in vista del dato sul Pil di Eurolandia atteso per oggi, e il rallentamento dei futures su Wall Street (-0,32% quelli sul Dow Jones Industrial e -0,54% sul Nasdaq). Per oggi sono attesi infatti dati Usa sull'andamento dei prezzi, sulla costruzione di nuove abitazioni e sulla produzione industriale a luglio. Sulla piazza di Tokyo debole Tepco (-3,19%), gestore dell'impianto nucleare di Fukushima, a differenza di Nikon (+1,3%), Panasonic (+0,4%) e Canon (+0,42%). Fiacca Toyota (-0,07%), debole Mitsubishi (-1,04%). A Seul sprint di Samsung Electronics (+6,08%), che, dopo l'acquisizione di Motorola da parte di Google, secondo gli analisti, rischia meno contenziosi sull'uso del sistema operativo Android. L'andamento contrastato dei prezzi dei metalli penalizza invece Aluminum Corporation of China (-1,43%) ad Hong Kong e Alumina (-4,82%), Newcrest Mining (-4,33%) e Rio Tinto (-1,45%) a Sidney.
2011-08-12 12 agosto 2011 CONTI IN ROSSO Bankitalia: debito sopra i 1900 miliardi Il debito pubblico italiano a giugno sale, tocca un nuovo record e sfonda per la prima volta i 1.900 miliardi di euro, attestandosi a quota 1.901,919 mld. È quanto riporta il supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia dedicato alla finanza pubblica. Da ricordare che il dato riguarda lo stock di debito e non il suo rapporto con il prodotto interno lordo (è quest'ultimo invece il dato utile ai fini del patto di stabilità europeo). Nota positiva per quanto riguarda le entrate tributarie, che nei primi sei mesi del 2011 si sono attestate a quota 176,479 miliardi di euro, in crescita dell'1,3% rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente.
2011-08-10 11 agosto 2011 CRISI La Bce: "In Italia ripresa lenta" La ripresa economica dopo la recessione è stata particolarmente lenta in Italia, che ha mostrato una "debolezza relativa" rispetto al boom della Germania e anche al confronto di Francia e Spagna. Lo rileva uno studio pubblicato nel bollettino della Banca centrale europea. "In tutti i Paesi ad eccezione dell'Italia - nota lo studio - le esportazioni si sono riportate su livelli pari o prossimi a quelli massimi rilevati prima della recessione". La Banca centrale europea ha poi difeso il rialzo dei tassi deciso lo scorso luglio: "Le informazioni che si sono rese in seguito disponibili - si legge - confermano la valutazione secondo cui era necessario adeguare l'orientamento accomodante della politica monetaria alla luce dei rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi". Le previsioni non sono ottimistiche. Dopo la "vigorosa" espansione economica del primo trimestre, per l'area euro "i dati recenti indicano un'attenuazione della crescita" e "per il prossimo futuro ci si attende il protrarsi di una crescita contenuta". Necessario uno sforzo comune per ridurre il deficit. La Bce "rileva l'importanza del rinnovato impegni da parte dei capi di Stato e di governo di tutti i Paesi dell'area euro a ad attenersi strettamente agli obiettivi di bilancio concordati. Per diversi Paesi ciò comporta l'esigenza di annunciare e realizzare misure supplementari di risanamento dei conti pubblici".
11 agosto 2011 MERCATI NEL MIRINO Piazza Affari chiude in positivo: +4,1% Dopo il pesantissimo tonfo di ieri, Piazza Affari e le altre borse europee si sono riprese, ma la giornata è stata comunque da cardiopalma. Le quotazione hanno aperto con un deciso rimbalzo: in avvio di seduta il Ftse Mib ha segnato un rialzo del 2,79% a 15.073 punti. Sopra il 2% anche Parigi, Londra e Francoforte. Il sospiro di sollievo degli investitori però è durato poco, perché nel pomeriggio Milano ha virato in negativo: Ftse Mib a -3,06% a 14.199 punti, con Piazza Affari la peggiore borsa europea. L'avvio positivo di Wall Street ha però restituito euforia, permettendo a Milano di risalire sopra il +1%: andamento simile per le altre piazze europee. Verso fine seduta Piazza Affari ha accelerato con decisione, arrivando a sfiorare +3%, spinta dalla corsa dei bancari. Alla fine l'indice ha chiuso sul +4,1%. PIAZZE ASIATICHE OK La bufera che ha investito ieri i mercati occidentali ha solo sfiorato le principali borse di Asia e Pacifico, che, dopo un avvio pesante, hanno man mano ridotto le perdite fino a chiudere poco sotto al pareggio, con Tokyo in calo dello 0,6%, Sidney (-0,1%) stabile e Shanghai e Seul (+0,7% entrambe) addirittura positive. L'Oriente non ha risentito nemmeno del crollo di Wall Street, che ha chiuso in calo del 4,65% a 10.718,35 punti. Il Nasdaq ha ceduto il 4,12% a 2.380,33 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 4,44% a 1.120,53 punti. I mercati asiatici hanno invertito la rotta spinti dai futures su Wall Street (+186 punti base i contratti sul Dow Jones Industrial), che, all'indomani della tempesta, sono tornati a segnare il bel tempo come se niente fosse, e da una serie di risultati economici migliori delle attese, segno che l'economia reale, nonostante tutto, marcia ancora. È il caso di Nikon (+8,29%), colosso delle fotocamere e di Sumitomo Rubber Industries (+3,85%), gigante della gomma.
2011-08-10 10 agosto 2011 MERCATI Borse senza freni Milano crolla: - 6,65% Dopo il tentativo di riprendere fiato della vigilia sui mercati azionari tornano ad abbattersi pesantissime vendite, con Piazza Affari particolarmente penalizzata dalla preponderanza dei bancari nell'indice principale. Per le banche è un mercoledì nero in tutta Europa, con cali estremamente accentuati per gli istituti francesi che hanno pagato tra l'altro le voci di un possibile declassamento del debito sovrano del paese, anche se Moody's, Fitch e S&P hanno a turno ribadito che il rating della Francia è AAA con outlook stabile. Per le banche italiane alcuni trader già in mattinata citavano anche arbitraggi tra Btp - sostenuti dagli acquisti della Banca centrale europea - e titoli bancari. "I titoli di Stato sono più protetti per l'intervento della Bce quindi vengono colpite le banche", secondo un operatore. I trader citano i timori sulla capacità dell'Italia di rispettare le promesse in termini di sostegno alla crescita e di riduzione del deficit. Sul fronte politico oggi un appuntamento importante è l'incontro tra governo e parti sociali, iniziato alle 17. L'indice FTSE Mib chiude sui minimi intraday in calo del 6,65% a 14.676, 04 punti, dopo aver vanificato in meno di un'ora dall'apertura il rimbalzo iniziale. L'Allshare arretra del 5,47%, il Mid Cap del 4,07%. Volumi nel finale intorno a 3,4 miliardi di euro. Il benchmark europeo FtsEurofirst 300 lascia sul terreno il 3,8%, con Parigi e Francoforte in calo di oltre il 5%. Pesanti cali anche a Wall Street dove gli indici segnano ribassi tra il 3 e il 3,7%. All'interno di un comparto bancario europeo che cede il 6,5% anche i titoli italiani sono affossati dalle vendite con cali che in alcuni casi raggiungono le due cifre. INTESA SANPAOLO perde il 13,7%, UBI il 10,2%, MPS il 9,8%, UNICREDIT e BANCO POPOLARE il 9,4%, POP MILANO l'8,9%. L'indice Thomson Reuters delle banche italiane affonda del 9,9%. Le vendite non risparmiano neanche alcuni titoli iondustriali - già colpiti nei giorni scorsi per la loro sensibilità alle prospettive dell'economia - come FIAT e FIAT INDUSTRIAL, in calo di oltre l'8%, e PRYSMIAN, -9,8%. Forti ribassi anche tra gli assicurativi con FONDIARIA-SAI che perde il 9,5% e GENERALI il 7,4%. Sul fronte positivo spiccano in netta controtendenza il +2% di PARMALAT, in lenta risalita dai minimi a cui è arrivata dopo la chiusura dell'Opa di Lactalis, e il +2,5% di TOD'S, che prosegue il rimbalzo avviato ieri grazie anche al "buy" di Citi. Tengono intorno alla parità anche altri titoli del lusso come LUXOTTICA e BULGARI . A New York a metà seduta il Dow Jones e il Nasdaq sprofondano del 3%.
10 agoato 2011 CRISI DEL DEBITO Titoli di Stato: spread Btp-Bund a 277 punti Il Tesoro passa gli esami di Ferragosto raccogliendo 6,5 miliardi di euro con l'emissione dei Bot annuali. Nessuna fuga degli investitori che erano pronti a comprarne fino a 12,6 miliardi di euro. Il risultato dell'asta "conferma che la domanda per i titoli di Stato dell'Italia resta solida", ha commentato Chiara Cremonesi, Fixed Incombe Strategist di Unicredit. Il Tesoro ha persino risparmiato. I Bot sono stati piazzati a un tasso di interesse annuo lordo del 2,959% rispetto al 3,67% della precedente asta. Per i piccoli risparmiatori, secondo i calcoli Assiom, una volta dedotte le tasse (12,50%) e le commissioni bancarie (0,30 euro, quella massima), il rendimento netto sarà pari al 2,26%. C'era molta attesa per questo collocamento di Bot, il primo dopo la decisione della Bce di acquistare titoli pubblici italiani per evitare una salita dei loro rendimenti e dunque del costo del finanziamento del debito pubblico. Subito dopo la diffusione dei risultati dell'asta, lo spread Btp-Bund si è ristretto a 277 punti, con il rendimento del Btp decennale sceso al 5,11%. Solo venerdì scorso si viaggiava al 6,30% con lo spread oltre 400 punti. Poi, complice il calo delle borse azionarie, in primis Wall Street, la situazione è peggiorata. Tra gli investitori è aumentata l'avversione al rischio e sono scattate le operazioni di "fly to quality": cioè il denaro si è diretto verso i beni rifugio, con l'oro al nuovo massimo storico di 1.801 dollari l'oncia, oppure sotto l'ombrello protettivo dei titoli di Stato dei paesi ritenuti più solidi. Nell'Eurozona è iniziata la caccia grossa ai titoli tedeschi, così il rendimento del Bund decennale è sceso fino al 2,21%, il Btp, grazie al sostegno della Bce, è rimasto inchiodato al 5,11%, ma lo spread si è allargato fino a 290. Sotto tiro anche i titoli di stato francesi con lo spread sul Bund a quota 90 punti, il massimo storico, ma la Francia sul proprio debito pubblico paga appena 3,11%, ben 200 punti in meno dell'Italia. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, sempre più allarmato, ha interrotto le vacanze, il 24 di agosto varerà la manovra taglia-deficit, anticipando di un mese quanto programmato. L'accelerazione della Francia che, sul piano dei conti pubblici e della crescita economica, sta molto meglio dell'Italia, pone problemi di tempistica anche al Bel Paese. Il governo ha incontrato le parti sociali per discutere i contenuti di una manovra che, dopo la scelta di Parigi, sarà meglio varare prima di quella transalpina. Se il prossimo 24 agosto, quando Parigi, che gode di un rating sul debito pubblico di Tripla A (il massimo grado di affidabilità), annuncerà la sua manovra, l'Italia, che ha un rating A, dovesse essere ancora impegnata in estenuanti discussioni potrebbero essere dolori. La Bce potrebbe anche non bastare. Anche perché tra il 26 e il 30 di agosto il Tesoro deve collocare diversi miliardi di Bot, Ctz e Btp.
10 agosto 2011 LE MOSSE DEL GOVERNO "Misure anticrisi il 16 o 18 agosto" Le misure per affrontare la crisi saranno affrontate con un decreto legge che sarà presentato al consiglio dei ministri tra il 16 e il 18 agosto. È quanto si apprende da fonti che stanno partecipando all'incontro tra governo e parti sociali. Aprendo il vertice, Silvio Berlusconi ha assicurato: "Confermo tutti gli impegni presi. Faremo tutto presto e bene e in maniera inequivoca". Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni ha replicato: "Bisogna fare presto ma la gente vuole che ci sia una scala di equità". Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha invece sottolineato che sarà necessario ristrutturare la manovra varata alcuni giorni fa. "ll rapporto deficit-Pil - ha spiegato Tremonti - al 3,8% quest'anno, dovrebbe scendere tra l'1,5% e l'1,7% il prossimo per arrivare al pareggio nel 2013". Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta ha aggiunto che il governo sta valutando tutte le possibilità e tutte le ipotesi. "In questi cinque giorni tutto è cambiato, tutto è precipitato" avrebbe detto sempre il sottosegretario, sottolineando come la realtà sia in così rapida evoluzione. Letta ha anche annunciato l'apertura di tre tavoli di confronto su lavoro, privatizzazioni e infrastrutture. L'incontro con le parti sociali si è concluso intorno alle 18.45. Critica la reazione della Cgil. "Se la manovra colpirà i soliti noti ci mobiliteremo per cambiarla" ha minacciato il segretario generale Susanna Camusso, aggiungendo che "L'incontro non è all'altezza dei problemi che abbiamo e della trasparenza che sarebbe necessaria". MARCEGAGLIA: SUBITO TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA "Vista la situazione di urgenza è bene che il governo vari il 16 o il 18 agosto il decreto sulla finanza pubblica", ha detto la leader degli industriali, Emma Marcegaglia, al tavolo con il governo. "E oltre alle misure - ha aggiunto -, vogliamo vedere anche tagli alla spesa pubblica e i provvedimenti sulla tracciabilità dei contanti, per rafforzare la lotta contro l'evasione fiscale". Poi ha sottolineato: "Credo sia giusto che in questo momento di emergenza per il Paese chi ha di più possa dare un pò di più", escludendo però l'ipotesi di una patrimoniale. "Occorre lavorare su crescita, liberalizzazioni e privatizzazioni. Sul tema del lavoro - ha aggiunto - ribadisco l'autonomia delle parti sociali".
10 agosto 2011 I GIORNI DELLA CRISI Pensioni, altolà di Bossi Patrimoniale, no del premier Il cantiere del governo è in piena attività. Resta in piedi la stretta sulle pensioni d’anzianità che, dopo il no dei sindacati, registra anche la levata di scudi di Umberto Bossi: "Le pensioni dei lavoratori non si toccano", fa titolare il Senatur a la Padania oggi in edicola. Si torna a parlare poi di un’accelerazione per tassare al 20% le rendite finanziarie, misura che era stata già considerata (ma poi scartata) durante la manovra di luglio. E su tutto aleggia poi l’incubo di un’imposta patrimoniale, non più esclusa dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ma respinta al mittente con decisione da Silvio Berlusconi: "Sono io a pagare il prezzo della crisi e sono io che voglio decidere", avrebbe confidato ai suoi collaboratori. Si lavora sempre forsennatamente a eventuali misure aggiuntive per arrivare al pareggio di bilancio un anno prima, nel 2013. Misure che avrebbero un impatto complessivo aggiuntivo tra i 18-20 miliardi. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, esclude interventi sulla previdenza. Ma per conoscere quali saranno le scelte politiche bisognerà aspettare solo qualche ora. Non si parla più di un Consiglio dei ministri in settimana (forse la prossima), in ogni caso Tremonti sarà domani a riferire davanti alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Camera e Senato. Anche se il suo intervento dovrebbe riguardare soprattutto le riforme costituzionali annunciate: la libertà di impresa (l’art. 41 della Carta) e il pareggio di bilancio in Costituzione. Nel ricco menù, oltre all’anticipo dei tagli ai costi della politica, che però darebbero poche risorse, rispuntano anche l’anticipo dei costi standard per la sanità, nuovi ticket sui ricoveri "inappropriati" in ospedale e le rendite finanziarie (per ora previste nella delega fiscale), con l’armonizzazione dell’aliquota a livelli europei. Attualmente la tassazione avviene con un’aliquota del 12,5%, tranne che sugli interessi sui depositi di conto corrente e sui titoli di durata inferiore a 18 mesi, sui quali è al 27%: passerebbe al 20%, con un incasso immediato di 1,8 miliardi. Si ipotizza anche l’anticipo di un anno di alcuni tagli già previsti dalla manovra in materia di sanità. Ma si tratta di misure, spiegano dal ministero della Salute, "che richiederebbero un coinvolgimento delle Regioni a tappe serrate nei prossimi mesi". Resta il capitolo pensioni, a partire dal blocco di quelle di anzianità per 12-18 mesi e dall’anticipo dell’aumento a 65 anni per le donne nel privato. Il ministro Sacconi ridimensiona: "Allo stato non c’è nulla a questo proposito", e aggiunge che "nel breve termine faremo una verifica con le parti sociali". Un’altra delle misure che sarebbero state prese in considerazione è quella dell’allineamento della contribuzione tra i lavoratori dipendenti e i collaboratori: per questi ultimi è al 26% e potrebbe aumentare fino al 33%. Misura non facile da mettere in campo, ma che potrebbe portare in cassa tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro l’anno. Le voci sono fra le più disparate: si parla anche di un ritorno dell’Ici o di un via prematuro dell’Imu, prevista dalla riforma federalista dal 2014. E si accelererebbero pure i tagli ai ministeri (5 miliardi), a Province e Comuni (6 miliardi circa) e appunto alla sanità (altri 5 miliardi). Difficile, invece, che ci siano novità immediate sulla cessione degli immobili pubblici. Un altro fronte riguarda l’evasione fiscale legata alle case: il lavoro è in corso, ma finora semplicemente per attuare l’emersione degli "immobili-fantasma" attribuendo le rendite catastali presunte. Una revisione degli estimi catastali non sarebbe praticabile per fare cassa subito: darebbe effetti solo nel giro di un quinquennio. Si parla, infine, di privatizzazioni, ma si fa notare che non frutterebbero abbastanza con questi corsi del mercato, traducendosi di fatto in una svendita. Eugenio Fatigante
10 agosto 2011 INTERVISTA Gotti Tedeschi: "Contro la crisi un mondo unito Italia, il risparmio per la crescita" Sono passati quattro anni dal crollo delle Borse che ha aperto la grande recessione globale. "Da quel momento è diventato evidente a tutti che il modello di crescita consumistica a debito che aveva adottato l’America non era più sostenibile". Parte da qui, Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell’Istituto per le Opere di Religione, per disegnare il percorso che ha portato alla nuova ondata di crolli borsistici di queste settimane. I mercati attraversano una fase di turbolenze nuova e diversa dalle precedenti. È la crisi iniziata nel 2007 che ancora non trova soluzione? In qualche maniera sì. Perché nessuno è riuscito a indicare una via d’uscita chiara e definita da quella crisi. Tutte le varie <+corsivo>exit strategy<+tondo> sono state inconsistenti e contraddittorie. Gli Stati Uniti si erano abituati a crescere grazie alle spese di famiglie sempre più indebitate. Tra il ’98 e il 2008 il debito delle famiglie americane, conviene ricordarlo, è aumentato del 50%. Finché non è arrivato il momento in cui quelle famiglie non sono più riuscite a pagare i loro debiti. Il sistema delle banche si è trovavo pieno di debitori insolventi ed è saltato, trascinando con sé tutto l’apparato finanziario che gli era stato costruito intorno. A quel punto ecco che lo Stato è intervenuto per nazionalizzare il debito privato. È stata una strategia d’uscita, tra l’altro perseguita in maniera discontinua, che si è dimostrata sbagliata. Non è andata meglio in Europa, dove invece si è dovuto fare il contrario, cioè privatizzare il debito pubblico scaricandolo sulle famiglie attraverso nuove tasse e portando a zero i tassi di interesse, che significa scoraggiare il risparmio. Negli ultimi mesi sia gli Stati Uniti che l’Europa si sono accorti che, con queste strategie, la crescita è irraggiungibile. Questo significa che le Borse stanno pagando il fallimento delle politiche anticrisi adottate in questi quattro anni dai governi? I valori della Borsa esprimono la fiducia nel reddito che un’impresa saprà dare in futuro. Gli investitori hanno dovuto ridurre le loro aspettative sull’andamento di molte aziende quotate perché le prospettive di crescita diventano incerte mentre i rischi aumentano. Poi interviene anche la speculazione, che esaspera i guadagni e le perdite. Dietro i crolli di queste settimane, però, c’è prima di tutto il ridimensionamento delle aspettative sull’economia mondiale. Se Stati Uniti ed Europa faticano a trovare la via che le possa riportare alla ripresa, non potrebbe essere la Cina, nuova potenza economica, a sostenere la crescita globale? Ricordiamoci che per mezzo secolo l’economia mondiale è stata saldamente in mano a due blocchi, trainanti e maturi: gli Stati Uniti e l’Europa. Adesso questi due blocchi sono in difficoltà e si spera di trovare un nuovo motore della crescita. Tutti citano la Cina. Ma oggi la Cina ha un Pil che è un quarto di quello degli Stati Uniti, è un Paese che ha vissuto di commercio estero, ha prestato migliaia di miliardi di dollari all’America. La Cina, da sola non può essere a breve il motore della crescita economica mondiale, perché per crescere in maniera equilibrata non può prescindere da un Occidente forte. Questa incertezza su chi sarà a guidare l’attività economica del mondo è così un’altra delle grandi incognite che pesano sulle Borse. L’Italia, stretta tra un altissimo debito pubblico e una crescita molto debole, appare particolarmente in difficoltà in queste settimane. Come fare per allentare la tensione? Siamo un Paese che ha delle difficoltà ma anche molti punti di forza. A differenza degli Stati Uniti siamo riusciti a crescere per molti anni senza indebitare le famiglie. Il nostro debito pubblico è aumentato molto, ma non tanto per sostenere la crescita quanto per tenere in piedi un sistema di welfare particolarmente costoso. Però l’Italia non è più indebitata degli altri nel sistema totale del debito. Nel calcolare il debito di un sistema economico bisogna infatti includere il debito pubblico, ma anche i debiti delle famiglie, delle banche, delle imprese. La somma di questi debiti rapportata al Pil dà un risultato simile in quasi tutte le nazioni occidentali. Cambia solo la sua ripartizione. Negli Stati Uniti, per esempio, il peso dei debiti privati sul debito totale è quasi uguale a quello del debito pubblico italiano. Da noi invece le famiglie non sono indebitate, anzi: hanno risparmi che valgono sei volte il debito pubblico. È utilizzando virtuosamente questa ricchezza che possiamo rilanciare il Paese. In che modo è possibile concretizzare questo rilancio attraverso un "uso virtuoso" dei risparmi? Io credo che ogni economia debba uscire dalla crisi a partire dalle sue caratteristiche specifiche. L’Italia ha due grandi ricchezze: una è appunto il risparmio delle famiglie, l’altra è un’eccellente rete di piccole e medie imprese con scarsi capitali. Per questo dobbiamo trovare un modo di fare convergere il risparmio sulle aziende. Questa è la grande scommessa per la crescita italiana, e possono esistere diverse soluzioni per concretizzarla. Il punto è capire che il debito si abbatte con la crescita e quindi i risparmi vanno usati per favorire lo sviluppo. Per questo sono assolutamente contrario all’idea di tagliare il debito tassando i patrimoni, che significherebbe privatizzare il debito pubblico senza nessun effetto positivo sul Pil, e permetterebbe un ulteriore aumento della spesa. Sprecare i risparmi degli italiani sarebbe un suicidio economico. Ogni Paese ritorna alla crescita trovando la propria strada. È in questo modo che può arrivare la ripresa globale? Il fatto che ogni nazione debba crescere favorendo le proprie migliori caratteristiche non significa che dalla crisi si possa uscire da soli. Nessun Paese oggi è indenne dalle difficoltà degli altri. Per questo è fondamentale che le nazioni del mondo si mettano a discutere seriamente di come superare la crisi e delle regole per crescere assieme. Il bene comune, questo è quello che dovrebbero capire, si ottiene valorizzando gli altri, non privilegiando il proprio egoismo. Bisognerebbe rileggersi le Encicliche. Nella Sollecitudo rei socialis, Giovanni Paolo II aveva previsto che l’uomo di questo secolo avrebbe sviluppato grandi tecnologie, ma non avrebbe avuto sufficiente saggezza per gestirle per l’uomo stesso, e quindi gli sarebbero sfuggite di mano. Infatti è successo. La Caritas in veritate riparte dallo stesso punto: un uomo che non sia guidato da riferimenti di verità che lo portino a considerare la propria centralità sugli strumenti ne perde il controllo. Con una visione dell’economia lontana dall’umanesimo si sono compromessi i fini per i mezzi, si è pensato che l’uomo fosse un essere intelligente da soddisfare solo materialmente. I capi di Stato vanno aiutati a comprendere che questa visione è sbagliata fin dalle fondamenta. Se non lo capiranno temo che continueremo a piangere per molti lustri. Pietro Saccò
10 agosto 2011 SAN LORENZO Bagnasco: "Cristiani necessari alla vita sociale e politica" "La comunità politica e la Chiesa, anche se sono autonome nel proprio ambito, sono entrambe, seppure a titolo diverso, al servizio delle stesse persone e del loro bene". Lo ha detto stamane dal pulpito della cattedrale di San Lorenzo di Genova, il Presidente della Cei e arcivescovo del capoluogo ligure, cardinale Angelo Bagnasco, in occasione delle celebrazioni del giorno di San Lorenzo. "La dignità integrale della persona - ha proseguito - viene rivelata e garantita in modo eminente dalla fede cristiana. Purtroppo, strada facendo - ne abbiamo tristissime testimonianze! - la visione dell'uomo può essere annebbiata e snaturata sotto la spinta di interessi o ideologie disumane. Così, non di rado, il soggetto umano è ridotto ad oggetto". L'arcivescovo ha quindi sottolineato che "la fede cristiana non attenta in nessun modo alla vita sociale. Ed ecco perché i cristiani hanno un apporto originale e necessario da portare alla vita sociale e politica: essi hanno l'onere e l'onore e di ricordare a tutti chi è l'uomo, quali sono i suoi principi costitutivi, la necessità dell'etica, il suo fondamento trascendente, la via aurea dell'autentica giustizia e del bene comune". Bagnasco ha concluso sottolineando che "le molteplici aggregazioni laicali cattoliche o ispirate cristianamente, le parrocchie e molte altre realtà, sono un popolo sempre più attento alla vita sociale e politica, anche se nell'agone pubblico vengono a volte liquidate come minoranze sparute e smarrite. Ma così non è e non sarà".
2011-08-05 5 agosto 2011 ISTAT Pil in frenata: +0,3% a giugno Produzione industriale in calo Nel secondo trimestre 2011 il Pil è cresciuto dello 0,3% sul trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti del secondo trimestre 2010. Lo comunica l'Istat. Il risultato rispetto al trimestre precedente è la sintesi di un calo del valore aggiunto dell'agricoltura che cresceva invece nei due trimestri precedenti. L'ultimo calo per l'agricoltura era stato infatti registrato nel terzo trimestre 2010. Aumenta invece il valore aggiunto dell'industria e dei servizi. Il secondo trimestre nel 2011 - spiega l'Istat - ha avuto una giornata lavorativa in più rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative del secondo trimestre 2010. Nello stesso periodo - ricorda l'Istat - il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,3% negli Stati Uniti e dello 0,2% nel Regno Unito. In termini tendenziali il Pil è aumentato dell'1,6% negli Stati Uniti e dello 0,7% nel Regno Unito. La crescita del Pil acquisita per il 2011 è pari allo 0,7%. Si tratta della crescita che si avrebbe se la variazione congiunturale nei prossimi trimestre fosse uguale a zero. Nel Def il governo indica una crescita per l'intero 2011 dell'1,1%. PRODUZIONE INDUSTRIALE IN CALO A GIUGNO A giugno la produzione industriale in Italia è scesa dello 0,6% rispetto a maggio. Lo rende noto l'Istat. Rispetto al giugno dello scorso anno si è registrato un aumento dello 0,2%.
5 agosto 2011 CRISI Il premier: pareggio di bilancio anticipato al 2013 Berlusconi, Tremonti e Gianni Letta hanno il volto segnato dall’ennesima giornata tempestosa dei titoli di Stato. E nelle loro parole gravi risuona l’invito di tutti i leader Ue, degli Usa e delle istituzioni finanziarie internazionali: "Fate in fretta". Con rare eccezioni alla sobrietà, e abbandonando in parte i toni rassicuranti dei giorni scorsi, i tre convocano la stampa all’improvviso e presentano d’urgenza il "piano B" per far fronte alla speculazione e alla crisi di fiducia degli investitori. Con una misura che sovrasta per impatto tutte le altre: "Anticiperemo il pareggio di bilancio dal 2014 al 2013", annuncia il premier, quando piazza Affari è chiusa da due ore e la risposta delle Borse è rinviata a lunedì. Altre tre le decisioni maturate con il concorso dei ministri Romani, Brunetta e Sacconi: l’inserimento nella Carta del pareggio di bilancio (che così diverrebbe un vincolo permanente), la modifica dell’articolo 41 sulla libertà d’impresa (vecchio pallino di Tremonti, che commenta: "È la madre di tutte le liberalizzazioni, la Costituzione dirà che è possibile fare tutto ciò che non è vietato dalla legge") e la presentazione al Senato di un ddl di riforma del mercato del lavoro. Commissioni mobilitate già dalla settimana prossima, Aule pronte a riunirsi per accelerare sui provvedimenti. Il ministro del Tesoro spiega il piano per ottenere il pareggio con un anno di anticipo. "Partiamo dalla delega assistenziale", dice. Ovvero: il governo andrà avanti "a tutta" per recuperare 20 miliardi, senza arrivare a far scattare il disboscamento automatico delle 470 agevolazioni fiscali che, in base alla manovra triennale, sarebbe ottenuto con tagli lineari e indiscriminati a tutte le detrazioni. "Contiamo di poter avere il sì delle Camere alla delega prestissimo, anche entro settembre, abbiamo già preallertato Fini e Schifani", si augura Berlusconi (allo stato attuale la legge che delega il governo non è stata ancora presentata alle Aule). "La razionalizzazione delle detrazioni – ricorda Tremonti – è strettamente collegata alla riforma fiscale, ed è un’opera di grande moralità per spostare le agevolazioni su lavoro, famiglie e giovani". Il punto politico, per il ministro, è dimostrare che non c’è alcuna "addizionale" alla manovra triennale, né tantomeno una correzione al rialzo: "È solo un anticipo di quanto già stabilito, dettato dai mercati". E qui piazza una frase che gela la platea: "In un mese è cambiato il mondo". Nessun dettaglio, invece, sulla riforma del lavoro: si parla di uno Statuto dei lavori meno "ingessato", ci sono progetti nelle commissioni, Sacconi sul tema è attivo da tempo. Di certo, essendo uno dei punti discussi con le parti sociali, prima dell’aula passerà per il tavolo aperto giovedì. Poi, per dimostrare di aver accolto la piattaforma delle parti sociali, spiega: le 4 novità sono "i pilastri", ma si lavorerà pure su "velocizzazione delle infrastrutture e privatizzazioni". Berlusconi, con i cronisti, si occupa solo della comunicazione politica. "Inutile girarci intorno, il mondo è entrato in una crisi finanziaria planetaria che non rispetta la realtà delle nostre economie. Noi subiamo di più per colpa del debito pubblico che abbiamo ereditato". Poi una nota, per allontanare le polemiche e replicare a chi vuole un passo indietro: "Nulla si può ascrivere ai governi", né al suo né agli altri Paesi. Incalzato sul presunto commissariamento subito dalla Bce e dal governo tedesco, che l’avrebbe indotto ad accelerare le misure per il rientro del deficit, è secco: "Non rispondiamo a Francoforte, ma ai mercati e agli speculatori". Infine, nuovo appello alle opposizioni: "Se vogliono portare proposte migliorative, siamo disponibili". Solo verso la fine ritrova l’humor: "Vedete, palazzo Letta, pardon, palazzo Chigi, è aperto anche ad agosto". Omaggio al sottosegretario, che per molti è l’artefice di un passaggio politico obbligatorio: che Berlusconi e Tremonti apparissero in comunione d’intenti. A tarda sera sull’impegno per la crisi anche il leader della Lega Nord Umberto Bossi si fa sentire: nessuno vada al mare, la prossima settimana si lavora. E commenta: i nostri titoli rischiavano di diventare carta straccia. Il discorso di Berlusconi? "Oggi (ieri per chi legge ndr) mi ha interessato di più", perché se si riesce a far comprare i titoli di Stato, si può fare il pareggio un anno prima. Marco Iasevoli
2011-08-04 4 agosto 2011 CRISI Borse in tilt in tutta Europa Milano sprofonda: - 5,16% Collegare i ribassi record al tilt informatico che a colpito alcune borse europee è forse dietrologia. Ma certo attorno alle 17 si sono vissuti minuti di panico, quando mezza Europa a pochi minuti dalla chiusure, con gli indici in picchiata, non ha più funzionato nulla. Colpa di un problema degli indici Euronext, ovvero Parigi, Lisbona, Bruxelles e Amsterdam, oltre a New York. Milano lavora con Londra e ha potuto fornire solo con ampio ritardo i dati finali, e con qualche sorpresa. Indice Mib chiuso ufficialmente a -3,23%, l'all share con una chiusura "virtuale" a -3,23%. In serata, dopo il black out, è arrivato il dato drammatico sul valore finale dell'Ftse Mib. L'indice di riferimento della Borsa di Milano ha chiuso oggi in calo del 5,16% a 16.128 punti. Intesa Sanpaolo è calata del 10,35%, peggior risultato del listino, Fiat a -10,03%, Unicredit a -9,33%). Molto male anche Fiat Industrial (-9,15%), Pirelli (-6,53%) e Exor (-4,9%). Lo spread Btp/Bund torna a volare a quota 390,2 punti, a soli 2,8 punti dal massimo storico di ieri. Francoforte e Londra hanno terminato la seduta in calo rispettivamente del 3,4% e del 3,43%, Parigi e Madrid cedono 3,9% e -3,89%. Non va meglio a New York dove Wall street perde oltre il 2,50%. Lo scivolone di oggi è costato alle principali borse europee circa 173 miliardi di euro.
2011-08-03 3 agosto 2011 MILANO Borsa, giornata altalenante Ennesima chiusura in calo, la quarta di fila, per Piazza Affari, con il Ftse Mib (-1,54%) sopra ai minimi di giornata, tra scambi brillanti per oltre 3,6 miliardi di euro di controvalore. Il listino milanese ha oscillato tra rialzo e ribasso nella mattinata, spinto dall'attesa per i risultati di Unicredit, che sono stati diffusi nel primo pomeriggio. Si è mossa in controtendenza invece Intesa Sanpaolo, che insieme a Generali renderà nota la propria semestrale venerdì prossimo. Sotto pressione Eni, Saipem e Fiat, dopo che l'amministratore delegato Sergio Marchionne ha ventilato una possibile uscita di scena nel 2016. UNICREDIT E INTESA CONTRASTATE Si sono mantenute agli antipodi del listino i due colossi bancari nazionali. Unicredit (+1,77%) ha guadagnato per l'intera seduta, prima ancora di diffondere risultati con un utile semestrale raddoppiato a 1,3 miliardi di euro. Sul fronte opposto ha ceduto Intesa Sanpaolo (-2,76%), che diffonderà i risultati tra due giorni, con gli analisti che prevedono un calo dell'utile sotto quota 1 miliardo di euro, con una forchetta che spazia da 583 a 948 milioni. In calo frazionale Generali (-0,16%), il cui utile, secondo gli analisti, è destinato a scendere a 0,97 miliardi. MARCHIONNE FRENA FIAT Dopo i dati sulle vendite di auto, che hanno penalizzato il titolo nelle scorse sedute, il Lingotto (-1,73%) ha sofferto oggi per l'ipotesi ventilata dallo stesso amministratore delegato Sergio Marchionne su un possibile addio del gruppo nel 2016. Giù anche Fiat Industrial (-1,14%) ed Exor (-0,73%). CHI SALE E CHI SCENDE Sotto pressione Saipem (-5,04%), Ansaldo (-4,18%), Stm (-5,19%) ed Eni (-3,6%). Più cauta Enel (-1,24%) che ha diffuso i conti a borsa chiusa. Effetto semestre su A2a (+0,47%), nonostante il calo dell'utile, mentre Mps (+1,97%) è stata spinta dalla conferma della raccomandazione outperform(rendimento migliore delle Borse, ndr) da parte di alcuni analisti finanziari. Cauta Telecom (+0,24%) in attesa dei conti di venerdì. LE ALTRE PIAZZE EUROPEE Atene guida i ribassi delle principali piazze finanziarie europee con Londra e Francoforte che lasciano sul terreno oltre due punti percentuali. L'indice di Atene chiude a quota 477,34 punti (-4,12%), male anche quello londinese (-2,34% a 5.584) e il listino tedesco con il Dax in flessione del 2,30% a 6.640 punti. Ribassi anche per Parigi (-1,93% a 3.454), si allineano ai cali Lisbona (-1,33%) e Madrid (-0,81%).
3 agosto 2011 SVILUPPO Cipe, via libera al Piano per il Sud Il Cipe ha dato il via libera al Piano per il Sud. Ne dà notizia il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, spiegando che il Cipe ha inoltre approvato il progetto preliminare della Tav Torino-Lione, i progetti definitivi della Tangenziale esterna di Milano (Tem), del collegamento ferroviario Orte-Falconara con la linea adriatica - I lotto, dell'adeguamento della strada statale calabrese 534 come raccordo autostradale. "Si tratta di infrastrutture - dichiara Matteoli - per complessivi 9 miliardi di euro circa, di cui oltre 7 miliardi a valere sui fondi Fas che finanziano il Piano per il Sud" e di interventi che "daranno certamente un forte impulso allo sviluppo".
3 agosto 2011 GIAPPONE Fukushima, approvato risarcimento La Tepco dovrà pagare 100 miliardi Il Parlamento giapponese ha approvato il piano della compagnia elettrica Tepco per compensare le vittime dell'incidente all'impianto nucleare di Fukushima a seguito del terremoto e dello tsunami dell'11 marco scorso. Secondo il piano, un nuovo fondo dovrà essere creato per pagare i danni che i residenti hanno subito a causa della crisi nucleare. La Tepco, che nei mesi scorsi ha dichiarato perdite per 15 miliardi di dollari, potrebbe dover pagare oltre 100 miliardi di dollari di indennizzi.Sono quasi 80mila le persone che sono state costrette a lasciare le proprie case dopo la crisi nucleare, e vi sono molte aziende che hanno dovuto sospendere le proprie attività. Secondo gli analisti, anche se il governo ha approvato il piano, la questione centrale sarà dove verranno recuperate le risorse per far fronte a tutte le richieste di risarcimento.
2011-08-02 2 agosto 2011 MERCATI Crisi, il Colle preoccupato E Borse ancora in calo "Nell'attuale momento la parola è alle forze politiche, di governo e di opposizione, chiamate a confrontarsi con le parti sociali sulle scelte da compiere per stimolare decisamente l'indispensabile crescita dell'economia e dell'occupazione, a integrazione delle decisioni sui conti pubblici volte a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014". È quanto scrive il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una nota sulla situazione economica. "Seguirò dunque attentamente gli esiti di tale confronto - si legge - partendo dalla preoccupazione che non ho mancato di esprimere per gli andamenti dei mercati finanziari e dell'economia, nei loro termini generali e nei loro specifici aspetti italiani". MILANO CHIUSURA IN FORTE CALO, FTSE MIB -2,53% Chiusura in forte calo per i principali mercati europei, che continuano a soffrire per le tensioni legate al debito di alcuni Paesi dell'area euro, tensioni che non sono state alleviate dall'intesa sull'innalzamento del tetto dell'indebitamento raggiunta in extremis a Washington. Non aiuta l'andamento negativo di Wall Street, sulla quale pesa il dato negativo sulla spesa per consumi, che ha registrato il primo calo in due anni. La maglia nera va ancora a Milano, affondata dalle forti vendite sul comparto bancario. L'indice Ftse Mib perde il 2,53% a 17.272,79 punti. Il Dax di Francoforte cede il 2,15% a 6.804,63 punti, il Cac 40 di Parigi arretra dell'1,52% a 6.804,63 punti, l'Ibex di Madrid lascia sul terreno l'1,9% a 9.140,9 punti. Limita i danni Londra, con l'Ftse 100 che segna -0,71% a 5.733,49 punti. Tonfo di Atene, giù del 3,37% con l'Ase a quota 497,83. RIUNIONE COMITATO STABILITÀ CON TREMONTI È durata circa due ore la riunione del Comitato per la stabilità finanziaria. Al tavolo coordinato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, erano presenti il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, il vice direttore generale dell'istituto di Via Nazionale, Anna Maria Tarantola, il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, il presidente dell'Isvap, Giancarlo Giannini, e il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. La riunione era stata convocata per discutere la difficile situazione finanziaria. Tremonti, con questa convocazione, ha cercato di dare un segnale mercati anche prima dell'intervento di Berlusconi domani in Parlamento. Il ministro Tremonti incontrerà domani a Lussemburgo il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. SPREAD RECORD BTP-BUND Lo spread tra Btp e Bund decennali ha superato anche la soglia dei 380 punti base: il differenziale di rendimento si è ampliato a 384 punti, con il tasso del Btp a dieci anni è salito al 6,23%.
2 agosto 2011 INPS Cassa integrazione, a luglio cala al -2,1% Si consolida a luglio la flessione delle richieste di cassa integrazione dopo il calo già registrato a giugno. Le domande autorizzate, rende noto l'Inps, sono calate del 2,1% rispetto al mese precedente (80,7 milioni di ore contro 82,4 milioni a giugno) e del 28,8% rispetto al mese di luglio del 2010, quando le imprese italiane chiesero 113,4 milioni di ore. Il dato di luglio 2011 è inferiore anche a quello del luglio 2009, quando vennero autorizzate 88,5 milioni di ore di cig (-8,8%). "Il dato del mese appena trascorso assume un significato particolare, sia perchè viene dopo la decisa frenata di richieste di cig registrata in giugno - commenta il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua - sia perché luglio è storicamente un mese di aumento nelle domande di cassa integrazione. L'andamento delle autorizzazioni di cig in luglio viene anche a confermare la tendenza al basso tiraggio di cig. Le aziende dopo aver fatto "scorta" di cig, sembrano avere meno ragioni per continuare a chiederne". Scomponendo il dato, emerge una flessione più decisa per le richieste di cassa integrazione in deroga (cigd), diminuite rispetto a giugno del 7,9% (passando da 30 milioni di ore a 27,6); calano le autorizzazioni anche della cassa integrazione straordinaria (cigs), passando da 33,7 milioni di ore autorizzate in giugno a 32,9 in luglio (-2,5%). Rimbalzo positivo invece delle domande di cassa integrazione ordinaria (cigo), cresciute del 7,9%, che dopo il minimo toccato in giugno con 18,7 milioni di ore, sono passate in luglio a 20,2 milioni. Il confronto con i dati del 2010 fa emergere una drastica diminuzione sia per la cigo (-27,2% luglio su luglio), sia per la cigs (-29,2%), sia per la cigd (-29,5%), portando la media a quel -28,8% di cui si diceva all'inizio. Complessivamente nei primi sette mesi di quest'anno sono state autorizzate 591,8 milioni di ore di cig (-20,8% rispetto allo stesso periodo del 2010), con diminuzioni di cigo del 42,3%, della cigs del 12,6% e della cigd del 7,7%. Diminuiscono anche le domande di disoccupazione (-5,8%) e di mobilità (-33,4%): il dato in questo caso è del mese di giugno 2011, non di luglio, e si confronta con lo stesso mese dello scorso anno. La flessione su base annuale (primi sei mesi del 2011 contro lo stesso periodo del 2010) è di -3,3% per le domande di disoccupazione e di -12,7% per le domande di mobilità.
2011-07-30 30 luglio 2011 ROMA Occupazione, Confindustria: meno uscite, assunzioni ferme La settima indagine del Centro studi di Confindustria sul mercato del lavoro nel 2010 "registra l'onda lunga della crisi", con una diminuzione dei dipendenti delle aziende associate "dell'1,1% dopo il -2,2 del 2009". In flessione l'occupazione nell'industria "dove i livelli di attività sono caduti di più durante la recessione e rimangono molto depressi"; +0,9%, invece, nei servizi. Segnali di fiducia a inizio 2011: "La domanda di lavoro ha iniziato a espandersi". Il rapporto del Centro studi di Confindustria analizza il mercato del lavoro nel 2010, ma rileva che nei primi mesi del 2011 sono emersi segnali di ripresa: "Tra febbraio e aprile le imprese che prevedevano un aumento dell'occupazione nei primi sei mesi dell'anno hanno superato che che prevedevano una diminuzione (22,6% contro 11%)". MENO USCITE, MA ASSUNZIONI FERME Nel 2010 "diminuisce il turnover in uscita ma non ripartono le assunzioni" avvertono gli economisti di viale dell'Astronomia, rilevando che il rallentamento dell'emorragia di posti di lavoro, rispetto all'anno precedente, è dovuto ad una diminuzione delle uscite mentre sul fronte delle assunzioni, ferme sui livelli del 2009, "le aziende si nono mostrate più caute". AUMENTANO I LICENZIAMENTI Nel 2010 sono aumentate le "cessazioni involontarie del rapporto di lavoro", licenziamenti e mobilità, "che hanno rappresentato la causa d'uscita nel 14,2% dei casi". Quasi un caso su dieci nelle grandi imprese riguarda prepensionamenti e incentivi all'esodo (6,5% del totale). La prima causa è la scadenza di contratto, in calo (32,3%), seguita dai casi di dimissioni (25,9%). PIU' CONTRATTI A TERMINE MA PIU' PROBABILE STABILIZZAZIONE Il rapporto del CsC evidenzia che aumenta la quota di nuove assunzioni con contratto a termine (64,1% del totale. Mentre scende ancora, dal 42,1% del 2008 al 35,9% nel 2010, la quota di prime assunzioni a tempo indeterminato), ma "risale la probabilità di stabilizzazione": "Il tasso di conversione a un anno dei contratti di inserimento ha superato il 50&% dal 42,7% del 2009". ANCORA ALTO RICORSO ALLA CIG È rimasto alto il ricorso alla cassa integrazione, che nel 2010 "ha assorbito potenziale forza lavoro pari al 6,3% delle ore lavorabili nell'industria e all'1,3% nei servizi". PIU' COLLETTI BIANCHI, MENO OPERAI "La quota dei colletti bianchi sul totale dell'occupazione a fine 2010 è al 55%, in aumento dal 54,4% del 2009". Cresce il peso degli impiegati, dal 2,3 al 42,6%. Mentre si riduce quello della forza operaia (dal 45,5 al 45%). Aumenta il numero delle donne nei servizi, al 42,2%, e "lievemente" anche nell'industria, al 25,1%. DIPENDENTI PIU' QUALIFICATI. PIU' STRANIERI NEL NORDEST "In media il 60% del personale alle dipendenze nel 2010 ha un titolo di studio superiore". Quanto all'incidenza dei lavoratori stranieri, sale nel Nord Est dove la quota è al "7,3% dell'occupazione dipendente"; lavorano nel 45% delle imprese (56,9% di quelle industriali). RETRIBUZIONI BATTONO INFLAZIONE "La diffusione della contrattazione aziendale si conferma più elevata nell'industria e cresce con la dimensione aziendale. Più alte nelle grandi imprese anche le retribuzioni annue ed i premi variabili. Nel 2010 la retribuzione annua totale lorda è di fatto cresciuta del 2,7% contro il +1,5% dei prezzi al consumo".
30 luglio 2011 SECONDO NOI Ma perché? Non sappiamo quale sorte e quali effetti infine avrà il ddl sul cosiddetto "processo lungo". Il ministro e vari grandi penalisti assicurano che non causerà rivoluzioni (e allora perché affannarsi tanto?). Magistrati e insigni giuristi annunciano, invece, effetti deflagranti (possibile che parlino a vanvera?). Autorevoli addetti ai lavori avvertono che, comunque, appesantirà i già catastrofici tempi della giustizia mentre grintosi polemisti parlano di "favore alle mafie" (ed entrambe le prospettive sono un incubo). Noi ci chiediamo: che bisogno c’era di creare questo trambusto? E dov’è finita l’idea – quella, sì, seria – di aprire finalmente il cantiere della grande e armonica riforma di cui la nostra giustizia ha bisogno? Av
2011-07-29 29 luglio 2011 OCCUPAZIONE Svimez, allarme lavoro al Sud: disoccupati due giovani su tre Nel Sud è "emergenza giovani: due su tre sono a spasso", ossia senza un'occupazione, e oltre il 30% dei laureati under 34 non lavora e non studia. A lanciare l'allarme è il Rapporto Svimez 2011 sull'economia del Mezzogiorno, che verrà presentato il prossimo 27 settembre, le cui anticipazioni sono state rese note oggi. Nel Mezzogiorno - secondo i dati del Rapporto - il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) è giunto nel 2010 ad appena il 31,7% (il dato medio del 2009 era del 33,3%; per le donne nel 2010 non raggiunge che il 23,3%), segnando un divario di 25 punti con il Nord del Paese (56,5%). "La questione generazionale italiana - segnala la Svimez - diventa quindi emergenza e allarme sociale nel Mezzogiorno". Aumentano, inoltre, i giovani Neet (Not in education, employment or training) con alto livello di istruzione. Quasi un terzo dei diplomati ed oltre il 30% dei laureati meridionali under 34 non lavora e non studia. "Sono circa 167 mila i laureati meridionali fuori dal sistema formativo e del mercato del lavoro, con situazioni critiche in Basilicata e Calabria. Uno spreco di talenti inaccettabile". In sette anni (2003-2010), al Sud, gli inattivi (né occupati né disoccupati), sono aumentati di oltre 750mila unità. DISOCCUPAZIONE 2010 25% CON CIG E SCORAGGIATI Nel Sud Italia una persona su quattro non lavora, se consideriamo anche i lavoratori in cassa integrazione e gli scoraggiati. Nel 2010 - si legge nello studio Svimez - il tasso di disoccupazione nel Sud è stato del 13,4% (contro il 12% del 2008), più del doppio del Centro-Nord (6,4%, ma nel 2008 era il 4,5%). Se consideriamo tra i non occupati anche i lavoratori che usufruiscono della Cig e che cercano lavoro non attivamente (gli scoraggiati), il tasso di disoccupazione corretto salirebbe al 14,8%, a livello nazionale, dall'11,6% del 2008, con punte del 25,3% nel Mezzogiorno (quasi 12 punti in più del tasso ufficiale) e del 10,1% nel Centro-Nord. Negli ultimi due anni - secondo il Rapporto Svimez 2011 - il tasso di occupazione è sceso al Sud dal 46% del 2008 al 43,9% del 2010, e al Centro-Nord dal 65,7% al 64%. Su 533 mila posti di lavoro in meno in tutto il Paese dal 2008 al 2010, ben 281 mila sono stati nel Mezzogiorno. Con meno del 30% degli occupati italiani, al Sud si concentra dunque il 60% della perdita di posti di lavoro. L'occupazione è in calo in tutte le regioni meridionali, con l'eccezione della Sardegna. Particolarmente forte è la diminuzione in Basilicata (dal 48,5 al 47,1%) e Molise (dal 52,3 al 51,1%). Valori drammaticamente bassi e in ulteriore riduzione - segnala la Svimez - si registrano in Campania, dove lavora meno del 40% della popolazione in età da lavoro, in Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%). Il tasso d'occupazione si riduce anche nelle regioni del Centro-Nord con l'eccezione di Valle d'Aosta, Friuli e Trentino Alto Adige, che presenta il valore più alto (68,5%). Particolarmente intensa è la flessione in Emilia Romagna (-2,8 punti percentuali, dal 70,2% al 67,4%) e in Toscana (dal 65,4 al 63,8%). NEL 2010 SUPERATA RECESSIONE, MA SI ARRANCA "Un Sud che arranca, pur lasciandosi alle spalle la recessione più grave dal dopoguerra, con Abruzzo, Sardegna e Calabria che guidano la ripresa. Un Sud dove le famiglie hanno difficoltà a spendere e il tasso di disoccupazione effettivo volerebbe al 25%, considerando chi il lavoro lo vuole ma non sa dove cercarlo". È il quadro che emerge dal paper "Nord e Sud: insieme nella crisi, divergenti nella ripresa" dello Svimez. Il prodotto interno lordo in Italia cresce meno della media Ue e il Sud arranca: in base alle valutazioni di preconsuntivo della Svimez, nel 2010 il Mezzogiorno ha segnato rispetto all'anno precedente un modesto +0,2%, ben lontano dal +1,7% del Centro-Nord. In nove anni (2001-2010) il meridione ha segnato una media annua negativa, -0,3%, contro il +3,5% del Centro-Nord. Ma la crisi, precisa il Rapporto, ha picchiato forte in tutto il Paese: nel biennio 2008-2009 la caduta del Pil é stata di oltre il 65% più elevata della media europea (-6,3% al Sud e -6,6% al Centro-Nord contro il -3,8% della media Ue). Nel 2010 il Pil pro capite nazionale in valori assoluti è stato di 25.583 euro, risultante dalla media tra i 29.869 euro del Centro-Nord e i 17.466 del Mezzogiorno. In valori assoluti, nel 2010 la regione più ricca è stata la Lombardia, con 32.222 euro, pari a circa 16 mila euro all'anno in più rispetto alla Campania, che invece è la più povera con 16.372 euro. In seconda posizione c'é il Trentino Alto Adige (32.165 euro), seguito da Valle d'Aosta (31.993 euro), Emilia Romagna (30.798 euro) e Lazio (30.436 euro). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.574 euro), che comunque registra un valore di circa 2.200 euro al di sotto dell'Umbria, la regione più debole del Centro-Nord. Seguono Molise (19.804), Sardegna (19.552), Basilicata (18.021 euro), Sicilia (17.488), Calabria (16.657) e Puglia (16.932).
29 luglio 2011 COSTO DELLA VITA Inflazione stabile al 2,7%, volano i carburanti Il tasso d'inflazione annuo a luglio è rimasto stabile al 2,7%, lo stesso livello già registrato a giugno, che risulta il più alto dal novembre del 2008. Lo rileva l'Istat nelle stime provvisorie, che indicano un aumento dei prezzi su base mensile dello 0,3%. A luglio la dinamica dei prezzi ha risentito del sostegno arrivato dal settore energetico e dai servizi relativi ai trasporti, mentre un effetto di contenimento si deve ai beni alimentari non lavorati. A LUGLIO BENZINA+13,5% ,GASOLIO+17,5% A luglio la benzina è aumentata del 13,5% (dal +11,9% di giugno) su base annua, mentre è salita del 2,2% su base mensile. E' quanto fa sapere l'Istat nelle stime provvisorie, aggiungendo che sempre a luglio il prezzo del gasolio per i mezzi di trasporto è salito del 17,5% (dal +14,0% di giugno) ed è aumentato del 2,8% sul piano congiunturale. INDUSTRIA, PREZZI PRODUZIONE GIUGNO +4,3% SU ANNO I prezzi alla produzione dei prodotti industriali a giugno sono aumentati del 4,3% rispetto allo stesso mese dello scorso anno e dello 0,1% a confronto con maggio. Lo comunica l'Istat. Il dato tendenziale è in lieve decelerazione (il rialzo annuo del mese precedente era stato pari a +4,5%), anche se mantiene una dinamica sostenuta, soprattutto sul mercato nazionale (+4,7%). Guardando ai diversi settori, la crescita tendenziale dei prezzi più marcata si rileva per la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+14,2% sul mercato interno,+20,5% su quello estero). A LUGLIO RINCARI PER LUCE E GAS Luglio fa segnare forti rincari per luce e gas. Infatti, secondo le stime provvisorie sull'inflazione dell'Istat, il prezzo dell'energia elettrica aumenta dell'1,9% su base mensile e del 4,7% (dal 2,4% di giugno) su base annua, mentre il prezzo del gas naturale cresce del 3,6% a livello congiunturale e del 7,4% (dal +6,9% di giugno). TASSO ACQUISITO PER 2011 PARI A 2,5% L'inflazione acquisita per il 2011, quella che si registrerebbe nella media di fine anno nell'ipotesi che l'indice rimanga nei restanti mesi allo stesso livello di luglio, è pari al 2,5%. Lo rileva l'Istat nelle stime provvisorie.
29 luglio 2011 CENTRO STUDI Confindustria, produzione industriale in calo a luglio: -0,4% Calo a luglio della produzione industriale che, secondo l'indagine rapida di Confindustria, è diminuita dello 0,4% rispetto a giugno, quando è stato stimato un incremento dello 0,2% sul mese precedente. Il livello di attività - aggiunge il Centro studi di Confindustria - risulta del 16,9% inferiore al picco precrisi (aprile 2008) e in recupero del 12,4% dai minimi di marzo 2009.
2011-07-22 22 luglio 2011 Giovanardi: "Il piano famiglia è una bella auto senza benzina" Il piano nazionale della famiglia, presentato al Consiglio dei ministri questa mattina, "è una bella macchina ma non ha la benzina, quindi rischia di essere un bel modellino". Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Carlo Giovanardi al termine del Cdm. "Crediamo - ha precisato Giovanardi che ha delega alle politiche familiari - di aver costruito una bella macchina per la famiglia italiana per il futuro, ma non c'è la benzina e quindi rischia di essere un bel modellino". La manovra, ha aggiunto, "è stata sadica nei confronti della famiglia? Io non uso un'espressione così forte, ma sono state tolte cose alle famiglie e per me è inaccettabile". La fiscalità, per Giovanardi, "deve cambiare a favore delle famiglie: nel momento in cui si riordinano le aliquote a favore delle famiglie con figli, il discorso cambia e quello che il governo ha indicato agli italiani come un obiettivo può essere realizzato nella legislatura".
2011-07-21 21 luglio 2011 L'ECONOMIA RALLENTA L'allarme di Confindustria: crescita ferma nel 3° trimestre "La crescita sarà quasi nulla nel terzo trimestre, dopo che nel secondo si è avuto un aumento dell'1,6% della produzione industriale, concentrato nella prima parte del periodo, che ha originato una temporanea accelerazione del Pil". È quanto si legge nell'analisi mensile del Centro studi di Confindustria, che vede arrivare nuove difficoltà all'orizzonte: "Per l'Italia si profilano debolezza della domanda interna, minor forza di quella estera, ripercussioni dalle violente turbolenze finanziarie globali e stretta sui conti pubblici". In particolare, "gli indicatori puntano a una nuova e prolungata fase di variazioni del Pil che saranno molto difficilmente superiori all'1% annuo". Il Centro Studi di Viale dell'Astronomia ricorda come "l'attività industriale nel terzo trimestre parte dal -0,3% ereditato dal secondo. Gli indicatori qualitativi sono in corale arretramento: gli indici Pmi hanno rilevato in giugno ordini calanti nel manifatturiero (47,5, minimo da 20 mesi, da 51,1) e nel terziario(47,4, da 50,1). Giudizi e attese delle imprese rivelano la fiacca dinamica produttiva". La fase economica sta ancora attraversando una fase critica. "Il mercato del lavoro in Italia rimane debole" ed i consumi "hanno un profilo piatto". Secondo il dossier "a maggio il tasso di disoccupazione è salito all'8,1% (+0,1 su aprile) e al 28,9% (+0,4) tra i giovani sotto i 25 anni", mentre "a giugno la percentuale di imprese che si attendeva una riduzione del numero di addetti nei successivi tre mesi (17,5%) è tornata a essere superiore a quella di quante prevedevano un incremento (16,0%): un deterioramento che ricalca quello delle previsioni delle aziende sulle condizioni economiche in cui operano". L'Istat intanto comunica che si amplia il disavanzo commerciale con i paesi extra Ue, passato da -1,4 miliardi di giugno 2010 a -1,5 miliardi dello stesso mese del 2011. A giugno le esportazioni italiane verso i Paesi extra Ue rimangono stabili rispetto al mese precedente, mentre le importazioni calano del 2,2%. Nell'ultimo trimestre (aprile-giugno) la dinamica è positiva, rispetto al trimestre precedente, per le esportazioni (+1,6%) e negativa per le importazioni (-0,5%). La crescita tendenziale, invece, si mantiene su tassi positivi, pressochè simili, per importazioni (+8,1%) ed esportazioni (+7,8%), ma risulta in marcato rallentamento rispetto ai mesi precedenti.
21 luglio 2011 COSTI DELLA POLITICA La Camera taglia 110 milioni di spese Primo segnale concreto per chi si attendeva un ridimensionamento dei costi della politica. L'ufficio di presidenza della Camera ha approvato il piano proposto dal presidente Gianfranco Fini, che prevede tagli nel triennio per 110 milioni di euro al bilancio interno. Il piano, che sarà illustrato da Fini durante la Cerimonia del Ventaglio, ha avuto il voto favorevole di tutti i componenti ad eccezione di Mimmo Lucà (Pd), che si è astenuto. Lucà ha spiegato ai cronisti il motivo del suo mancato assenso che lo ha portato ad astenersi: "non sono d'accordo sull'ultima norma del piano, quella che prevede una riduzione del trattamento economico per i nuovi assunti. In realtà c'è un blocco del turn over, quindi di nuovi assunti non ce ne saranno. Piuttosto - ha aggiunto - sarebbe stato meglio prevedere che nei rinnovi contrattuali di tutti i dipendenti ci fosse un ancoraggio agli standard retributivi europei", come prevede il primo articolo della manovra approvata la scorsa settimana. Il Piano approvato dall'Ufficio di Presidenza, per diventare effettivo, dovrà essere recepito dal Bilancio interno della Camera, che verrà discusso in aula la prima settimana di agosto.
2011-07-15 15 luglio 2011 RICERCA L'Istat: al Sud è povera una famiglia numerosa su 2 Una famiglia numerosa su due nel Sud Italia è povera. È quanto emerge dal rapporto dell'Istat, secondo il quale la povertà risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2009, sia quella relativa che assoluta, ma per alcune fasce della popolazione le condizioni sono peggiorate. Infatti l'Istat rileva che la povertà relativa aumenta tra le famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9% al 29,9%), tra quelle con membri aggregati, ad esempio quelle dove c'è un anziano che vive con la famiglia del figlio (dal 18,2% al 23%), e di monogenitori (dall'11,8% al 14,1%). E la condizione delle famiglie con membri aggregati peggiora anche rispetto alla povertà assoluta (dal 6,6% al 10,4%). In particolare, fa notare l'Istituto, nel Mezzogiorno l'incidenza di povertà relativa cresce dal 36,7% del 2009 al 47,3% del 2010 tra le famiglie con tre o più figli minori. Quindi, quasi la metà di questi nuclei vive in povertà relativa. La povertà relativa aumenta tra le famiglie con persona di riferimento lavoratore autonomo (dal 6,2% al 7,8%) o con un titolo di studio medio-alto (dal 4,8% al 5,6%), a seguito del peggioramento osservato nel Mezzogiorno (dal 14,3% al 19,2% e dal 10,7% al 13,9% rispettivamente), dove l'aumento più marcato si rileva per i lavoratori in proprio (dal 18,8% al 23,6%). Tra le famiglie con persona di riferimento diplomata o laureata aumenta anche la povertà assoluta (dall'1,7% al 2,1%). E ancora, spiega l'Istat, peggiora la condizione delle famiglie di ritirati dal lavoro in cui almeno un componente non ha mai lavorato e non cerca lavoro, si tratta essenzialmente di coppie di anziani con un solo reddito da pensione, la cui quota aumenta dal 13,7% al 17,1% per la povertà relativa e dal 3,7% al 6,2% per quella assoluta. I TERMINI ASSOLUTI Nel 2010, in Italia, 1 milione e 156 mila famiglie (il 4,6% delle famiglie residenti) risultano in condizione di povertà assoluta, per un totale di 3 milioni e 129 mila persone (il 5,2% dell'intera popolazione). L'incidenza della povertà assoluta, spiega l'Istat, viene calcolata sulla base di una soglia di povertà corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile.
Il Cnel: il 29% dei giovani non lavora né studia Anche quest'anno è allarme disoccupazione ed aumentano i giovani che non lavorano, né studiano: sono circa il 28,8% solo nella fascia tra i 25-30 anni. In crescita anche gli "scoraggiati". È quanto emerge dall'analisi contenuta nel Rapporto del Cnel sul "Mercato del lavoro 2010-2011", presentata oggi a Villa Lubin. "L'economia italiana - spiega il Cnel - è troppo debole per imprimere una svolta alla domanda di lavoro: a fronte di una crescita fra lo 0,5 e l'1% del Pil, le unità di lavoro nel 2011 registreranno ancora una flessione e il tasso di disoccupazione potrebbe salire ancora per qualche trimestre". L'uscita dalla crisi "è molto lenta e l'attuale quadro economico dell'Italia non garantisce il recupero dei posti di lavoro persi", sottolinea lo studio che avverte: "il rischio disoccupazione riguarda soprattutto i giovani. Si aggrava infatti il fenomeno dei neet (not in education or training nor in employment), cioè coloro che risultano fuori dal mercato del lavoro e che non sono impegnati in un processo di formazione". I dati mostrano che "se prima della crisi il tasso di neet si aggirava attorno al 16% tra i più giovani (16-24 anni) e al 24% tra i giovani adulti (25-30 anni), tali percentuali sono rapidamente aumentate, salendo rispettivamente al 18,6 e al 28,8% nel terzo trimestre del 2010". Il Cnel spiega che "la crisi aggrava le probabilità dei giovani di restare nella condizione di neet, così come aumenta in modo preoccupante lo 'scoraggiamentò di chi addirittura rinuncia a cercare lavoro". La recessione ha inoltre inciso sul passaggio dai contratti a termine a quelli a tempo indeterminato: "prima della crisi - secondo lo studio - quasi il 31% dei giovani con contratto temporaneo passavano l'anno successivo ad un lavoro permanente, contro poco più del 22% attuale". Riguardo alla formazione si osserva che sebbene i laureati siano più facilitati se il titolo coincide con la domanda di lavoro, resta ampio e crescente il fenomeno dell'overeducation, dato anche che le minori opportunità professionali aumentano la disponibilità dei laureati ad accettare lavori che richiedono livelli d'istruzione più bassi. SUD IN CRISI I problemi maggiori sono al Sud, dove l'occupazione è in continuo calo: ne consegue un aumento dei trasferimenti nel Centro-Nord. Il Cnel precisa che "contano solo in parte le differenze nei tassi di crescita delle due aree: nel corso della crisi la fragilità del tessuto produttivo meridionale ha anche comportato maggiori perdite occupazionali a parità di flessione del prodotto. Difatti, nel triennio 2008-2010 la variazione cumulata del Pil al centro-Nord non va molto meglio che al Sud (-4,8% e -5,9% rispettivamente nelle due aree), ma la dimensione delle perdite occupazionali nelle due aree è molto diversa: a inizio 2011 rispetto al punto di massimo di inizio 2008, la perdita di occupati al Sud era del 5%, al Nord dell'1.5%". DONNE DEQUALIFICATE Per quanto riguarda l'occupazione femminile, nel 2011 il divario di genere si è ampliato a causa del sottoutilizzo del capitale umano, dato che è aumentata, più di quanto osservato per gli uomini, la quota di occupate con un impiego che richiede una qualifica inferiore a quella posseduta. L'occupazione femminile cresce invece nei servizi ad alta intensità di lavoro e a bassa qualificazione (in seguito anche alle massicce regolarizzazioni che negli ultimi hanno riguardato le donne straniere prevalentemente impiegate nei servizi di cura e assistenza alle famiglie), accentuando la segregazione femminile in questo segmento del mercato del lavoro, mentre è caduta l'occupazione qualificata".
2011-07-14 14 giugno 2011 CONSUMI Inflazione record, a giugno al 2,7%, Il tasso d'inflazione annuo a giugno é salito al 2,7%, dal 2,6% di maggio. Lo rileva l'Istat confermando le stime provvisorie che indicano un aumento dei prezzi al consumo su base mensile dello 0,1%. Il tasso tendenziale è il più alto dal novembre 2008, quando l'inflazione si attestò proprio al 2,7%. La principale spinta all'inflazione arriva dai rialzi dei prezzi per i servizi relativi ai trasporti. Impatti significativi a livello congiunturale derivano anche dagli aumenti sui beni alimentari lavorati e sui servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. A giugno l'Istat rileva diminuzioni congiunturali dei prezzi di tutti i carburanti, anche se su base annua si registrano ancora crescite a doppia cifra sia per la verde che per il diesel. La benzina è aumentata dell'11,9% (+11,0% a maggio) su base annua, mentre è scesa del'1,1% su base mensile. Sempre secondo quanto fa sapere l'Istat, confermando le stime provvisorie, a giugno il prezzo del gasolio per i mezzi di trasporto è salito del 14,0% (15,1% a maggio) ed é, invece, calato del 2% sul piano congiunturale. A giungo, considerando il settore dei beni, i prezzi degli alimentari (incluse le bevande alcoliche) aumentano rispetto a maggio dello 0,1%, evidenziando un'accelerazione del tasso annuo, che sale al 3,0% (dal 2,9% del mese precedente). Si tratta del livello più alto dal marzo del 2009, ovvero da oltre due anni. Anche a giugno il carrello della spesa ha registrato un aumento di prezzi superiore alla media. Per il raggruppamento dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (dal cibo ai carburanti) la crescita è stata del 3,5% su base annua, contro un tasso di inflazione al 2,7%. Così l'indice dei prezzi della lista dei beni che rientrano nella spesa quotidiana è rimasto stabile a confronto con maggio, al livello massimo dall'ottobre del 2008. Lo comunica l'Istat, aggiungendo che, però, su base mensile l'indice ha segnato un calo dello 0,1% A giugno si impennano i prezzi dei biglietti per aerei, traghetti e treni. L'Istat, infatti, registra aumenti congiunturali "consistenti" per i prezzi del trasporto aereo passeggeri (+6,9%), che crescono su base annua del 13,8%. Un aumento più marcato si rileva per i prezzi del trasporto marittimo e per vie di acque interne (+10,8%), che segnano una crescita rispetto a giugno 2010 del 52,8% (+62,3% a maggio). Anche i prezzi del trasporto ferroviario passeggeri risultano in aumento rispetto a maggio (+2,0%) e salgono dell'8,4% su base annua. Si segnala, inoltre, il rialzo mensile (+0,3%) dei prezzi delle assicurazioni sui mezzi di trasporto, cresciuti su base tendenziale del 5,3%. Insomma, con il via alle partenze per le vacanze estive scattano i rincari tradizionali della stagione. In particolare, l'Istat segnala l'aumento dello 0,9% su base mensile dei prezzi dei servizi di alloggio (+3,9% su base annua), l'incremento congiunturale dei prezzi dei campeggi (+14,4%) e delle pensioni e simili (+2,0%). Infine, nell'ambito dei ricreativi, si rileva il rialzo su base mensile dei prezzi degli stabilimenti balneari (+3,5%), che crescono del 4,3% su base annua.
Il Cnel: il 29% dei giovani non lavora né studia Anche quest'anno è allarme disoccupazione ed aumentano i giovani che non lavorano, né studiano: sono circa il 28,8% solo nella fascia tra i 25-30 anni. In crescita anche gli "scoraggiati". È quanto emerge dall'analisi contenuta nel Rapporto del Cnel sul "Mercato del lavoro 2010-2011", presentata oggi a Villa Lubin. "L'economia italiana - spiega il Cnel - è troppo debole per imprimere una svolta alla domanda di lavoro: a fronte di una crescita fra lo 0,5 e l'1% del Pil, le unità di lavoro nel 2011 registreranno ancora una flessione e il tasso di disoccupazione potrebbe salire ancora per qualche trimestre". L'uscita dalla crisi "è molto lenta e l'attuale quadro economico dell'Italia non garantisce il recupero dei posti di lavoro persi", sottolinea lo studio che avverte: "il rischio disoccupazione riguarda soprattutto i giovani. Si aggrava infatti il fenomeno dei neet (not in education or training nor in employment), cioè coloro che risultano fuori dal mercato del lavoro e che non sono impegnati in un processo di formazione". I dati mostrano che "se prima della crisi il tasso di neet si aggirava attorno al 16% tra i più giovani (16-24 anni) e al 24% tra i giovani adulti (25-30 anni), tali percentuali sono rapidamente aumentate, salendo rispettivamente al 18,6 e al 28,8% nel terzo trimestre del 2010". Il Cnel spiega che "la crisi aggrava le probabilità dei giovani di restare nella condizione di neet, così come aumenta in modo preoccupante lo 'scoraggiamentò di chi addirittura rinuncia a cercare lavoro". La recessione ha inoltre inciso sul passaggio dai contratti a termine a quelli a tempo indeterminato: "prima della crisi - secondo lo studio - quasi il 31% dei giovani con contratto temporaneo passavano l'anno successivo ad un lavoro permanente, contro poco più del 22% attuale". Riguardo alla formazione si osserva che sebbene i laureati siano più facilitati se il titolo coincide con la domanda di lavoro, resta ampio e crescente il fenomeno dell'overeducation, dato anche che le minori opportunità professionali aumentano la disponibilità dei laureati ad accettare lavori che richiedono livelli d'istruzione più bassi. SUD IN CRISI I problemi maggiori sono al Sud, dove l'occupazione è in continuo calo: ne consegue un aumento dei trasferimenti nel Centro-Nord. Il Cnel precisa che "contano solo in parte le differenze nei tassi di crescita delle due aree: nel corso della crisi la fragilità del tessuto produttivo meridionale ha anche comportato maggiori perdite occupazionali a parità di flessione del prodotto. Difatti, nel triennio 2008-2010 la variazione cumulata del Pil al centro-Nord non va molto meglio che al Sud (-4,8% e -5,9% rispettivamente nelle due aree), ma la dimensione delle perdite occupazionali nelle due aree è molto diversa: a inizio 2011 rispetto al punto di massimo di inizio 2008, la perdita di occupati al Sud era del 5%, al Nord dell'1.5%". DONNE DEQUALIFICATE Per quanto riguarda l'occupazione femminile, nel 2011 il divario di genere si è ampliato a causa del sottoutilizzo del capitale umano, dato che è aumentata, più di quanto osservato per gli uomini, la quota di occupate con un impiego che richiede una qualifica inferiore a quella posseduta. L'occupazione femminile cresce invece nei servizi ad alta intensità di lavoro e a bassa qualificazione (in seguito anche alle massicce regolarizzazioni che negli ultimi hanno riguardato le donne straniere prevalentemente impiegate nei servizi di cura e assistenza alle famiglie), accentuando la segregazione femminile in questo segmento del mercato del lavoro, mentre è caduta l'occupazione qualificata".
2011-07-09 9 luglio 2011 BORSA NEL MIRINO Mercati sotto attacco Italia con il fiato sospeso Dopo la batosta subita ieri dalla Borsa il governo è al lavoro per restituire fiducia ai mercati. Ma resta grande la preoccupazione per quanto potrà succedere lunedì alla riapertura delle contrattazioni. "L’unica cosa certa è che è in corso un attacco speculativo contro l’Italia" commentavano venerdì analisti e broker finanziari, dopo una seduta drammatica: Piazza Affari ha chiuso con un crollo dell’indice Ftse Mib del 3,47%, a seguito di vendite concentrate soprattutto sul settore bancario. Al termine delle contrattazioni Consob giudicherà la reazione degli operatori "probabilmente eccessiva", promettendo un monitoraggio serrato su "attività fortemente anomale" in alcuni comparti. La sensazione che il nostro Paese fosse nel mirino degli "squali" della finanza si era percepita sin dalla mattinata a causa delle tensioni, fortissime, registrate sul mercato obbligazionario con il nuovo record per lo spread tra titoli di Stato italiani e quelli tedeschi: il differenziale tra i Btp e i Bund decennali è arrivato a 248 punti base, ai massimi dall’introduzione dell’euro. È stato il segnale che un’ondata di vendite stava abbattendosi sul debito pubblico italiano, preso di mira come ai tempi della lira. Troppi i timori e i dubbi, dal piano di salvataggio della Grecia all’efficacia della manovra triennale italiana per raggiungere il pareggio di bilancio. Peggio di Madrid Ecco il punto d’aggancio tra finanza e politica: a chi opera sui mercati non è sfuggito, negli ultimi giorni, il tira e molla sugli interventi di finanza pubblica e insieme il progressivo deterioramento nei rapporti dentro il governo, con l’indebolimento del ministro dell’Economia Tremonti (al centro peraltro di un caso mediatico-giudiziario che ha coinvolto il suo ex consigliere Marco Milanese). Se il responsabile del Tesoro dovesse uscire di scena, sarebbe difficile scongiurare un altro attacco della speculazione contro l’Italia. Per questo, a mercati aperti, ieri sono arrivate sia le rassicurazioni del presidente del Consiglio Berlusconi, che ha "convocato" a pranzo il titolare di Via XX Settembre sia soprattutto le parole nette del governatore di Bankitalia e prossimo presidente della Bce, Mario Draghi. È servita una nota ufficiale nel primo pomeriggio per garantire il mercato sulla solidità dei conti pubblici italiani e sullo stato patrimoniale delle nostre banche. Nel frattempo, Milano si confermava capofila dei ribassi, facendo peggio di Madrid (-2,58%) e Parigi (-1,67%). Più lontane Londra (-1,06%) e Francoforte (-0,92%) mentre il tasso d’interesse sui Btp decennali saliva fino al 5,37% contro il 2,91% dei Bund a dieci anni. Senza dubbio, ha pesato il rischio contagio che un eventuale default della Grecia potrebbe avere sugli altri Paesi europei gravati da un forte debito pubblico, come il nostro, senza trascurare l’alta esposizione che le banche Usa hanno proprio nei confronti dello Stato italiano: la speculazione ha così deciso di concentrarsi, dopo gli attacchi dei giorni scorsi a Grecia e Portogallo, sull’Italia, penalizzata assai di più della Spagna, fino a poche settimane fa considerata dai mercati più vulnerabile. Dubbi sul risanamento Capitolo a parte, nella giornata di ieri, merita il confronto aperto tra la Consob e le agenzie di rating. Non c’è dubbio che la tempesta finanziaria scatenatasi ieri su Piazza Affari sia stata anche l’esito di una serie di report tutt’altro che benevoli pervenuti sul conto del nostro Paese. Sia Moody’s che Standard & Poor’s non hanno mancato di lanciare allarmi sull’equilibrio delle finanze pubbliche italiane. Ieri è arrivata una parziale rettifica. Secondo Alexander Kockerbeck, analista di Moody’s per il debito sovrano, le misure contenute nella manovra sono "interessanti" e "confermano che l’Italia ha delle opzioni per risparmiare". Resta "un punto interrogativo" sul sì del Parlamento, senza dimenticare che la gestione della crisi in Grecia è un fattore che sta influenzando "in modo importante" il costo del debito pubblico italiano e che "determina le condizioni ambientali in cui il governo cerca di ridurre" lo stesso indebitamento. Come dire: ogni fibrillazione che si consuma ad Atene (chiamata nei prossimi giorni a un tour de force di interventi per rispettare gli impegni presi con Ue, Bce e Fmi) rischia di riflettersi sui Paesi periferici dell’Europa. Ieri a Milano ne hanno fatto le spese soprattutto i titoli delle banche, penalizzate anche da alcuni rumors sull’esito degli stress test. A pagare più di tutti è stata Unicredit (-7,85%) con indiscrezioni su possibili aumenti di capitale sin qui smentiti da Piazza Cordusio.
2011-07-05 4 luglio 2011 LE MISURE DEL GOVERNO La manovra lievita a 49 miliardi dietrofront sul lodo Mondadori Silvio Berlusconi ha annunciato il ritiro dalla manovra della discussa norma cosiddetta 'salva-Fininvest', che secondo l'opposizione sarebbe stata utilizzabile per congelare il maxi risarcimento di 750 milioni dovuto alla Cir di De Benedetti in caso di conferma della sentenza di primo grado. La discussa norma aveva provocato anche i "malumori" della Lega, che si era detta sorpresa per l'inserimento della stessa nel decreto inviato al Colle. Critico anche il parere del vicepresidente del Csm Michele Vietti, secondo cui la norma avrebbe potuto "violare il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge". La manovra economica intanto è lievitata. L'intervento reale sfiora, se si considerano le maggiori tasse e i tagli di spesa, i 50 miliardi. Nei primi due anni maggiori entrate per 6,1 miliardi (1,8 quest'anno e 4,3 nel 2012) serviranno a coprire maggiori spese di analogo importo, senza alcun impatto sul deficit. Nei due anni successivi, invece, la manovra corregge il deficit sia sul lato delle entrate sia su quello delle spese prevedendo ulteriori interventi per 49,4 miliardi: 17,9 miliardi nel 2013, e 25,4 miliardi nel 2014. Il totale è appunto 49,3 miliardi. Il testo approderà nell'Aula di Palazzo Madama da martedì 19 luglio. Le commissioni di merito si occuperanno del decreto nella settimana precedente, da martedì 12 luglio a venerdì 15 luglio. BERLUSCONI: NORMA GIUSTA MA LA RITIRO - I ministri leghisti giovedì scorso non avevano ricevuto nel testo che era stato loro consegnato la norma "pro-Fininvest". E i ministri leghisti hanno appreso solo a cose fatte dell'inserimento. Da qui il "profondo malumore" dei ministri del Carroccio Bossi, Maroni e Calderoli, che ha spinto Berlusconi a fare un passo indietro. "Nell'ambito della cosiddetta manovra - si legge in una di Palazzo Chigi - è stata approvata una norma per evitare attraverso il rilascio di una fideiussione bancaria il pagamento di enormi somme a seguito di sentenze non ancora definitive, senza alcuna garanzia sulla restituzione in caso di modifica della sentenza nel grado successivo. Si tratta di una norma non solo giusta ma doverosa specie in un momento di crisi dove una sentenza sbagliata può creare gravissimi problemi alle imprese e ai cittadini". "Le opposizioni - ha proseguito - hanno promosso una nuova crociata contro questa norma pensando che, tra migliaia di potenziali destinatari, si potrebbe applicare anche a una società del mio gruppo. Si è prospettato infatti che tale norma avrebbe trovato applicazione nella vertenza CIR -FININVEST dando così per scontato che la Corte di Appello di Milano effettivamente condannerà la Fininvest al pagamento di una somma addirittura superiore al valore di borsa delle quote di Mondadori possedute dalla Fininvest". In mattinata era stata annullata la prevista conferenza stampa per spiegare i contenuti della manovra, cui avrebbe dovuto partecipare Tremonti. "Colpa del maltempo" ha minimizzato il ministro dell'Economia. Quanto a Napolitano, ha preferito non esprimersi. Ai giornalisti che gli chiedevano giudizi sulla manovra ha risposto: "Quando sarà il momento conoscerete le nostre determinazioni". Ma in serata è trapelato che la decisione del premier di rinunciare all'ormai famosa norma ha risposto solo ad una delle osservazioni prospettate dal Quirinale al governo per indicare criticità, problemi tecnico-giuridici e di coerenza del decreto legge che contiene la manovra economica. Il Colle resta in attesa di altre risposte dall'esecutivo: le questioni aperte riguarderebbero tra l'altro l'Istituto del commercio estero e le quote latte. IL TESTO DEL DECRETO Il testo definitivo del decreto Manovra è stato trasmesso al Quirinale ieri intorno alle 12.30. Il provvedimento è composto da 39 articoli e due allegati: il primo articolo riguarda gli stipendi dei politici e l'ultimo il riordino dei giudici tributari. Confermate tutte le misure anticipate nei giorni scorsi, nonostante le polemiche nella maggioranza. Nel testo torna il taglio del 30% di "tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni" presenti in bolletta relativi alle energie rinnovabili. "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - dice l'articolo 35 - a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni. La manovra toglie risorse alla politica: previsto un ulteriore taglio del 10% al finanziamento dei partiti "cumulando così una riduzione complessiva del 30%". Ridimensionati anche gli "aerei blu", previsti solo per le prime cinque cariche dello Stato. Confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps. Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%". Confermato al 2014 l'avvio della misura che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita. La norma precedente faceva cominciare questo processo dal 2015. A partire dal 2011 torna il superbollo: "per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt, da versare alle entrate del bilancio dello Stato". Stangata Irap per banche e assicurazioni. Per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie l'Irap sale al 4,65% mentre per le assicurazioni passa al 5,90%. Salasso anche per i depositi di titoli: il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia. Fa discutere l'inserimento di una norma che potrebbe sospendere l'esecutività del mega risarcimento di 750 milioni di euro a carico della Fininvest e a favore della Cir di Carlo De Benedetti, se fosse confermato in appello dai giudici di Milano il verdetto di primo grado sul Lodo Mondadori. Si tratta di una modifica a due articoli del codice di procedura civile che obbliga il giudice, a differenza di quanto accadeva sinora, a sospendere l'esecutività della condanna nel caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di "idonea cauzione", in attesa che si pronunci in via definitiva la Cassazione. Le opposizioni subito attaccano. Bindi: una norma aberrante.
5 luglio 2011 L'altro editoriale Errori da correggere Quando si manovra politicamente, si prendono sempre rischi. Quando la manovra è economico–finanziaria, si prendono soprattutto fischi. Qualche volta rischi e fischi si mescolano in modo inestricabile e più che motivato. È purtroppo esattamente quello che sta accadendo in queste ore mentre dalle pieghe dei provvedimenti destinati a mantenere il più possibile in ordine i malmessi equilibri contabili del Bel Paese emergono particolari sconcertanti. Si possono chiedere, in forma di ticket, sacrifici probabilmente inevitabili, ma certo pesanti e amari ai malati. Si possono, e forse si devono, bloccare per un altro anno il turnover e gli aumenti di stipendio nella pubblica amministrazione. E si può persino decidere che in questo Paese, dove l’evasione fiscale è ancora e sempre scandalosa, "ricchi" a cui chiedere di più siano i pensionati che incassano trattamenti previdenziali da – udite udite – oltre 1.428 euro lordi al mese... Ma non si capisce perché i tagli ai "costi della politica" siano invece tutti orientati al futuro e debbano ridursi, qui e ora, alla sola riduzione dei voli di Stato. E soprattutto non ci si capacita del motivo per cui in una manovra così aspra e dura, e in un momento così complicato per l’Italia e per la stessa maggioranza che la governa, debba saltar fuori una norma che, in sé, può avere una logica, ma che, oggi, appare tagliata su misura per una vicenda – il lodo Mondadori – che riguarda un’azienda di famiglia del premier. I rischi di una simile scelta sono più forti persino dei fischi che scatena. Tutto si può capire, ma non tutto si può spiegare e accettare. E gli errori si correggono. Marco Tarquinio
5 luglio 2011 INAIL Incidenti sul lavoro in calo I morti sono stati 980 Ancora in calo gli incidenti sul lavoro. Nel 2010, il numero dei decessi è sceso per la prima volta sotto la soglia dei mille: sono stati 980, registrando un calo del 6,9% rispetto ai 1.053 del 2009 e toccando un nuovo minimo storico dal dopoguerra (riferimento per le statistiche). In diminuzione anche gli infortuni nel complesso: lo scorso anno sono stati 775 mila (775.374 per la precisione) in calo dell'1,9% rispetto ai 790.112 del 2009. I dati sono contenuti nel rapporto annuale dell'Inail, presentato alla Camera. È un fatto di "straordinaria rilevanza", commenta il presidente dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, Marco Fabio Sartori, che nella relazione evidenzia come "solo dieci anni fa gli infortuni erano oltre un milione (1.030.000) e ben 1.452 i casi mortali". Insieme al calo degli incidenti, Sartori rileva la nascita del Polo della salute e della sicurezza. "Due fatti di straordinaria rilevanza hanno caratterizzato, nel 2010, l'attività dell'Inail - spiega -. Per la prima volta dal dopoguerra la soglia dei morti sul lavoro è scesa sotto i mille casi/anno e, dopo il calo record di infortuni del 2009, in parte dovuto agli effetti della difficile congiuntura economica, il 2010 ha registrato un'ulteriore contrazione di 15mila denunce (per un totale di 775mila complessive) a conferma del miglioramento ormai strutturale dell'andamento infortunistico in Italia. Solo dieci anni fa gli infortuni erano oltre un milione (1.030.000) e ben 1.452 i casi mortali!". L'altro, prosegue Sartori, è "l'approvazione della legge 30 luglio 2010, n.122, con la conseguente incorporazione dell'Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) e dell'Ipsema (Istituto di previdenza per il settore marittimo), ha finalmente permesso la nascita del Polo della salute e della sicurezza e il concreto sviluppo di quel piano industriale, da noi fortemente voluto e condiviso con governo e Parlamento, il cui obiettivo finale è la realizzazione effettiva della tutela integrata e globale del lavoratore". Oggi, aggiunge, "siamo nel pieno di un percorso, ambizioso e complesso". BILANCIO 2010, AVANZO ECONOMICO SCENDE A 1,334 MLD L'Inail ha chiuso il 2010 con un avanzo economico pari a quasi 1.334 milioni, in riduzione di circa 709 milioni rispetto al risultato registrato nel 2009, "essenzialmente a causa delle minori entrate contributive". Il bilancio è contenuto nel rapporto annuale dell'Istituto. Oltre 3,3 milioni le aziende iscritte: +0,63% rispetto al 2009. Gli apporti delle nuove attività derivanti dall'integrazione con ex Ipsema (Istituto di previdenza per il settore marittimo) ed ex Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro), con cui è nato il 'Polo della salute e della sicurezza', "hanno consentito - rileva l'Inail - di mantenere un risultato complessivamente positivo e comunque in linea con il trend degli ultimi anni". Il bilancio 2010 dell'Inail presenta un avanzo di cassa di 17.514 milioni di euro; in miglioramento di circa 1.219 milioni rispetto all'esercizio precedente (16.295 milioni di euro). Il disavanzo patrimoniale complessivo 2009 di 456 milioni di euro, invece, si attesta a fine 2010 su un avanzo patrimoniale di 992 milioni, che concretizza un'inversione di tendenza permettendo di registrare un risultato positivo. L'avanzo di amministrazione, pari ad oltre 25.205 milioni di euro, risulta migliore di quello del 2009 (23.925 milioni). SARTORI, 2010 RECORD PER MALATTIE PROFESSIONALI Le malattie professionali "sono protagoniste, anche nel 2010, di un nuovo record: +22%, pari a 42.347 denunce, 7.500 circa in più rispetto al 2009 e oltre 15 mila in più rispetto al 2006, +58%". Lo sottolinea il presidente dell'Inail, Marco Fabio Sartori, nel rapporto annuale dell'Istituto. "La crescita del fenomeno, eccezionale nell'ultimo biennio, si motiva principalmente con l'emersione delle cosiddette malattie 'perdute' - spiega Sartori - incentivata dalle numerose iniziative avviate dall'Inail con il contributo delle Parti sociali e dei medici di famiglia. Una particolare evidenza va assegnata alle malattie muscolo-scheletriche da sovraccarico bio-meccanico, da tempo le più denunciate a livello europeo e divenute negli ultimi anni, anche in Italia, prima causa di malattia professionale con il record di denunce (circa il 60% del totale nel 2010)". L'Italia "non è la 'maglia nera' degli infortuni sul lavoro e i numeri lo dimostrano": lo afferma il presidente dell'Inail, Marco Fabio Sartori, nella relazione annuale dell'Istituto, evidenziando il calo degli incidenti e dei casi mortali anche nel 2010. "La diminuzione degli infortuni è ormai un fatto strutturale. Per conseguire risultati ancora più soddisfacenti è indispensabile puntare sulla diffusione capillare e mirata delle azioni di prevenzione: dieci anni di progressi non bastano; è urgente un ulteriore salto di qualità!". Sartori porta il confronto con l'Unione europea. "Utilizzando come termine di paragone i tassi standardizzati Eurostat aggiornati al 2007 (ultimo anno disponibile), il nostro Paese registra un indice infortunistico pari a 2.674 infortuni per 100.000 occupati, di gran lunga più favorevole rispetto a quello medio riscontrato nelle due aree Ue (3.279 per l'area Euro e 2.859 per l'Ue 15). Nonostante una forte incidenza manifatturiera, l'Italia si colloca in posizione migliore rispetto ai maggiori Paesi del vecchio continente come Spagna (4.691), Francia (3.975) e Germania (3.125). Per quanto riguarda gli infortuni mortali, nel periodo 2006-2007 si è registrata, per l'intera Ue, una diminuzione dei tassi d'incidenza da 2,4 a 2,1 decessi per 100.000 occupati (valore provvisorio poiché alcuni Paesi non hanno comunicato i dati riguardanti l'anno 2007) e anche l'indice dell'Italia ha registrato un calo, passando da 2,9 a 2,5 decessi per 100.000 occupati. Già per il 2008, tuttavia - conclude - è previsto un ulteriore miglioramento dell'indice italiano che dovrebbe approssimarsi a quello medio europeo". INFORTUNI E MORTI IN CALO SOLO PER UOMINI, NO PER DONNE Infortuni e casi mortali sul lavoro in calo nel 2010, ma esclusivamente per gli uomini: per le donne, infatti, i casi sono in aumento. E' quanto emerge dal bilancio 2010 dell'Inail. In particolare, lo scorso anno si è registrata una diminuzione, per gli uomini, degli infortuni nel complesso pari al 2,9% (da oltre 545 mila a 529 mila) rispetto al 2009 e dell'8,2% per i casi mortali (da 981 a 901). In leggera crescita invece gli infortuni per le donne: un migliaio in più quelli in complesso (+0,4% rispetto al 2009, da 244 mila a 245 mila) e 7 vittime lavoratrici in più (da 72 a 79), con un incremento percentuale, sempre sul 2009, del 9,7%; metà dei decessi femminili è avvenuto in itinere. Va comunque tenuto conto - sottolinea il rapporto - che le donne rappresentano circa il 40% degli occupati, che la quota di infortuni femminili rispetto al totale è del 32% e dell'8% per i casi mortali: "si deduce che il lavoro femminile è sicuramente meno rischioso". PEGGIO PER STRANIERI A fronte della sostanziale stabilità del numero di lavoratori stranieri assicurati all'Inail, il 2010 é stato un anno peggiore del precedente (dai 119.240 infortuni del 2009 ai 120.135 del 2010, +0,8%). All'incremento ha contribuito in maniera significativa la componente femminile (+6,8% gli incidenti contro il -1,2% dei maschi), circostanza - viene evidenziato - legata alla progressiva e continua crescita numerica di colf e badanti straniere (soprattutto dell'Est europeo) che lavorano nel nostro Paese. Migliore la situazione per i casi mortali, che nel complesso tra gli stranieri continuano a diminuire (dai 144 del 2009 ai 138 del 2010, -4,2%). Ma ancora con una differenza di genere, che pure va rapportata ai numeri in assoluto: -9,7% i decessi tra gli uomini (da 134 a 121), +70% (da 10 a 17) per le donne. MENO INCIDENTI SU STRADA-LAVORO Gli infortuni 'in itinere' (verificatisi al di fuori del luogo di lavoro, nel percorso casa-lavoro-casa e causati principalmente, ma non esclusivamente, dalla circolazione stradale) hanno conosciuto, nel 2010, la riduzione maggiore (-4,7%). Contenuta invece (-1,5%) la riduzione degli infortuni 'in occasione di lavoro' (avvenuti all'interno del luogo di lavoro, nell'esercizio effettivo dell'attività) che rappresentano circa il 90% del complesso delle denunce. Da segnalare la crescita (+5,3%) degli infortuni occorsi ai lavoratori per i quali la strada rappresenta l'ambiente di lavoro ordinario (autotrasportatori, rappresentanti di commercio, addetti alla manutenzione stradale, ecc.): i casi sono passati dai 50.969 del 2009 ai 53.679 del 2010, il valore più alto dal 2005, primo anno di rilevazione strutturale e completa del dato. AGRICOLTURA E INDUSTRIA MEGLIO CHE ALTRI SETTORI L'analisi settoriale sugli infortuni mostra che è l'Agricoltura a conseguire il risultato migliore (-4,8%), seguita dall'Industria (-4,7%) e dai Servizi, in controtendenza, con un lieve aumento (pari allo 0,4%).
5 luglio 2011 INPS Cassa integrazione in frenata a giugno Brusca frenata per le richieste di cassa integrazione (cig) nel mese di giugno. Con 82,4 milioni di ore autorizzate si registra una diminuzione del 20,1% rispetto al mese di maggio 2011 (quando furono 103,2 milioni) e un calo analogo del 20% anche rispetto al mese di giugno 2010 (103,1 milioni). È quanto rende noto l'Inps precisando che tutte le categorie risultano in netta flessione. Nel dettaglio in giugno sono state autorizzate 18,7 milioni di ore di cassa integrazione ordinaria (cigo), 33,7 milioni di cassa integrazione straordinaria (cigs) e 30 milioni di cassa integrazione in deroga (cigd). Rispettivamente il calo congiunturale - rispetto al mese di maggio 2011 - è stato del 5,9% (per la cigo), del 34,7 (cigs) e del 5,4% (cigd). Anche la diminuzione tendenziale - rispetto al mese di giugno 2010 - riguarda tutte le tipologie di cassa: -31,4% per la cigo, -6,1% per la cigs, -24,9% per la cigd. La flessione nelle richieste di cig si conferma anche se guardiamo il periodo: nel primo semestre del 2011 (gennaio-giugno) le domande di cig si sono fermate a 511,1 milioni, registrando un calo del 19,3% rispetto ai primi sei mesi del 2010. Nel periodo la cigo è calata del 44,3%. Le richieste di cigs sono scese del 9,4%. Le domande di cigd sono diminuite del 2,8%. "Il segnale è univoco e forte - commenta il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua - sia rispetto al mese precedente, sia rispetto all'anno scorso, le richieste di cassa integrazione sono sensibilmente diminuite nel mese di giugno. Il dato è coerente con la ripresa del pagamento dei contributi da parte delle aziende. È ripresa l'attività produttiva. Solo il monitoraggio successivo potrà dirci se si tratta di un segnale continuo". Nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno si segnalano i più decisivi segni di calo delle richieste di cig (rispettivamente -25% e -22,3% rispetto a maggio 2011). Per quanto riguarda i settori produttivi il segnale più forte di rientro dalle domande di cig proviene dall'industria che segnala un -21,6% rispetto a maggio 2011. I dati delle domande di disoccupazione e mobilità sono come sempre relativi al mese precedente a quello dell'ultima rilevazione di cig. Nei primi cinque mesi dell'anno (gennaio-maggio) le domande di disoccupazione sono calate del 3,8% (con un lieve rimbalzo nel mese di maggio: +2,1%). Diminuiscono invece dell'11,9% le richieste di mobilità del periodo (scese del 32,8% anche nel mese di maggio).
5 luglio 2011 ISTAT Nel 2010 fermi i consumi delle famiglie Nel 2010 la spesa media mensile per famiglia è stata pari, in valori correnti, a 2.453 euro, con una variazione rispetto all'anno precedente del +0,5%. Lo comunica l'Istat nel report sui consumi delle famiglie, precisando che in termini reali la spesa risulta ferma, tenendo conto della dinamica inflazionistica (+1,5%) e dell'errore campionario.Nel 2010 il valore della spesa mensile per la metà delle famiglie è rimasto sotto i 2.040 euro.L'Istat precisa che rispetto al 2009 si è registrato un aumento dell'1%, mentre in termini reali il valore si conferma stabile. È stata di circa 1.200 euro la differenza della spesa media mensile delle famiglie nel 2010 guardando al massimo divario tra le diverse regioni d'Italia. Lo scorso anno, infatti, la Lombardia ha registrato la spesa media mensile più elevata (2.896 euro), mentre fanalino di coda, ancora una volta, è risultata la Sicilia (1.668 euro). La quota di spesa per alimentari e bevande rimane costante fra le famiglie del Nord e del Centro (16,5% nel Nord e 18,6% nel Centro), mentre aumenta nel Mezzogiorno, arrivando a rappresentare un quarto della spesa totale. Inoltre, fa sapere l'Istituto di statistica, tra il 2009 e il 2010 diminuiscono le spese destinate agli altri beni e servizi, in particolare, si contrae, anche a seguito della minore percentuale di famiglie che acquistano tali prodotti, la spesa per la cura personale (parrucchiere, barbiere, centri estetici e simili), i viaggi, gli onorari dei professionisti, l'assicurazione vita e le rendite vitalizie. In diminuzione su tutto il territorio appare anche la quota di spesa per combustibili ed energia, aumentata nel 2009 a seguito di una stagione invernale particolarmente lunga e rigida. Il calo più marcato si osserva per le spese associate al riscaldamento, in particolare gas da rete e combustibili liquidi; un'evidente diminuzione si osserva anche nelle spese sostenute per le utenze di energia elettrica, a seguito della riduzione dei prezzi associati a questo servizio.
2011-07-04 Stangata su banche e titoli Interni stampa quest'articolo segnala ad un amico feed 4 luglio 2011 LE MISURE DEL GOVERNO Manovra, stretta sulle pensioni Stangata su banche e titoli Il testo definitivo del decreto Manovra è stato trasmesso al Quirinale intorno alle 12.30. Il provvedimento è composto da 39 articoli e due allegati: il primo articolo riguarda gli stipendi dei politici e l'ultimo il riordino dei giudici tributari. Confermate tutte le misure anticipate nei giorni scorsi, nonostante le polemiche nella maggioranza. Nel testo torna il taglio del 30% di "tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni" presenti in bolletta relativi alle energie rinnovabili. "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - dice l'articolo 35 - a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni. La manovra toglie risorse alla politica: previsto un ulteriore taglio del 10% al finanziamento dei partiti "cumulando così una riduzione complessiva del 30%". Ridimensionati anche gli "aerei blu", previsti solo per le prime cinque cariche dello Stato. Confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps. Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%". Confermato al 2014 l'avvio della misura che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita. La norma precedente faceva cominciare questo processo dal 2015. A partire dal 2011 torna il superbollo: "per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt, da versare alle entrate del bilancio dello Stato". Stangata Irap per banche e assicurazioni. Per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie l'Irap sale al 4,65% mentre per le assicurazioni passa al 5,90%. Salasso anche per i depositi di titoli: il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia. Fa discutere l'inserimento di una norma che potrebbe sospendere l'esecutività del mega risarcimento di 750 milioni di euro a carico della Fininvest e a favore della Cir di Carlo De Benedetti, se fosse confermato in appello dai giudici di Milano il verdetto di primo grado sul Lodo Mondadori. Si tratta di una modifica a due articoli del codice di procedura civile che obbliga il giudice, a differenza di quanto accadeva sinora, a sospendere l'esecutività della condanna nel caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di "idonea cauzione", in attesa che si pronunci in via definitiva la Cassazione. LA PUNTUALIZZAZIONE DEL COLLE In mattinata la stessa presidenza della Repubblica aveva precisato di non aver ancora ricevuto il testo, prendendo le distanze dai mezzi di informazione che l'hanno descritta come già al vaglio del capo dello Stato. "Poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della presidenza della Repubblica già da venerdì, si precisa che a tutt'oggi la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". La puntualizzazione, per quanto affidata ad un comunicato asettico, è apparsa irrituale e ha dato lo spunto alle opposizioni per un nuovo attacco all'esecutivo. Secondo il Pd, per bocca del senatore Francesco Ferrante, "la nota del Quirinale conferma il fatto che sulla manovra il governo alle prese con un work in progress".
4 luglio 2011 CARBURANTI Vola il prezzo della benzina la verde oltre quota 1,6 euro al litro Nuovo record storico per la benzina, che nei distributori Esso, secondo le rilevazioni di Staffetta quotidiana, vola a 1,613 euro al litro. A 1,6 euro anche il prezzo consigliato ai gestori Q8. L'abbondanza dei margini lordi delle compagnie, ormai da oltre un mese al di sopra della media dei tre anni precedenti, non sembra arrestare la corsa al rialzo dei prezzi raccomandati sulla rete carburanti italiana. Nel fine settimana, infatti, Q8 ha aumentato di 0,5 centesimi i prezzi raccomandati di benzina e diesel, mentre questa mattina e' stata la volta di TotalErg con +1,1 centesimi sulla verde e +0,6 centesimi sul gasolio. E' quanto emerge dal monitoraggio di quotidianoenergia.it. Salita generalizzata anche per i prezzi praticati sul territorio, come diretta conseguenza degli aggiustamenti dei giorni scorsi sulla scia del caro-accise, con le no-logo che fanno eccezione e registrano limature al ribasso. A livello Paese, la media per la benzina (in modalita' servito) va dall'1,581 euro/litro degli impianti Eni all'1,591 euro/litro dei punti vendita Q8 (no-logo a 1,499). Per il diesel si passa dall'1,459 euro/litro dei punti vendita Eni all'1,476 euro/litro degli impianti Shell (no-logo a 1,374 euro/litro). Il Gpl si posiziona tra lo 0,738 euro/litro dei punti vendita Eni allo 0,757 degli impianti IP (a 0,728 euro/litro le no-logo).
2011-07-02 2 luglio 2011 CONTI PUBBLICI Pensioni, stop alle rivalutazioni Insorgono opposizione e sindacati Una "norma socialmente ingiusta", una "patrimoniale sui poveri". Sindacati e opposizioni dicono no alle taglio delle rivalutazioni delle pensioni, provvedimento che colpisce cinque milioni di cittadini, compresi quelli che percepiscono le rendite più basse e i molti casi unica fonte di reddito regolare nelle famiglie. Alla stretta sulle pensioni, denuncia il Pd, si aggiungerà il peso di una serie di misure che ricadranno sugli anziani. Secondo Stefano Fassina, responsabile per il Pd di Economia e lavoro, "si colpiscono le pensioni da 1.400 euro cioè 1.000 euro netti" ma questa "è sola una delle norme. Poi c'è il ticket che pesa soprattutto sui pensionati visto che più di altri ricorrono al servizio sanitario nazionale. E ancora, l'aumento da 34 a 120 euro del bollo sui titoli a partire dai 1.000 euro investiti; anche qui parliamo di piccoli risparmiatori spesso anziani". Da ultimo "c'è il colpo pesantissimo e insostenibile a Comuni, Province e Regioni, con 10 miliardi di tagli che vanno ad aggiungersi ai 13 miliardi dello scorso anno. Tutti gli amministratori, anche quelli leghisti, hanno già annunciato che dovranno tagliare i servizi sociali e assistenziali". "La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di regione, di province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari" ha affermato il presidente di Sinistra Ecologia Libertà Nichi Vendola. "La manovra era partita con gli effetti speciali degli annunci, che riguardano sempre il futuro, mai il presente, degli tagli alla casta e alla politica. E poi quando uno osserva il contenuto vero capisce - guardando ad esempio l'incredibile vicenda del blocco delle pensioni - che si tratta della patrimoniale sui ceti medio bassi del nostro Paese. È la patrimoniale sui poveri. Nient'altro". "Lo stop alle rivalutazioni delle pensioni è una patrimoniale ai danni di 13 milioni di pensionati -commenta Felice Belisario, dell'Idv -. È un vero e proprio insulto colpire da un lato 13 milioni di pensionati, molti dei quali già stentano ad arrivare a fine mese e, dall'altro, pesare con il misurino del farmacista, dilatandoli nel tempo, i tagli dei costi della politica". Anche Italia Futura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo, ha bocciato la manovra e ha sollecitato l'opposizione a una sfida sulle riforme. "La manovra è quella che è", si legge in un post sul sito della fondazione firmato da Carlo Calenda, "il minimo sindacale, con alcune ridicole prese in giro sui costi della politica (dove si annunciano misure puramente simboliche) e una buona quantità di assegni post-datati: provvedimenti che avranno effetto solo dalla prossima legislatura e che rappresenteranno un alibi formidabile per chiunque governerà il paese dopo il 2013. Abbiamo forti dubbi che, nel medio periodo, questo risulterà sufficiente". "Ma per il momento e considerando la situazione della maggioranza, non era realistico aspettarsi qualcosa di più o di meglio". Il governo ed il Parlamento "devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni". È questa richiesta del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni sul tema delle pensioni. Bonanni, che a caldo si era riservato un esame più approfondito delle misure della manovra, spiega: "La norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell'inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Non solo ci aspettiamo subito un chiarimento dal Governo, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile". "Una misura inaccettabile, inserita in una manovra che ancora una volta colpisce i soliti noti, che non affronta i temi della crescita e che picchia duro sui lavoratori e sui pensionati". Così il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, commenta la norma contenuta nella manovra che blocca la rivalutazione delle pensioni, annunciando che il sindacato "si opporrà con forza anche con la mobilitazione". LA PRECISAZIONE DELL'INPS Non c'è uno stop alla rivalutazione delle pensioni ma una revisione per fasce, per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione. È quanto puntualizza l'Inps, ricordando anche che la rivalutazione automatica delle pensioni è stata variamente modulata negli anni. Nel 1995 addirittura il governo Dini realizzò il blocco generalizzato per tutte le pensioni, anche per le più basse. Il Governo Prodi bloccò interamente la rivalutazione delle pensioni oltre cinque volte il minimo.
2 luglio 2011 EMERGENZA A NAPOLI Rifiuti, primo ok dalle Regioni: 20 mila tonnellate in Liguria Primo via libera per il trasferimento dei rifiuti campani. A dare l'ok è stata la regione Liguria. Ora "si attende il nulla osta da altre 7 Regioni". Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, riferendo che "un primo nulla osta per il trasferimento di circa 20 mila tonnellate di rifiuti campani al di fuori della regione è giunto stamattina dalla Liguria". "Da altre 7 regioni - sottolinea Prestigiacomo - si attende un analogo nulla osta per avviare i trasferimenti in altri 16 impianti fuori dalla Campania, in base alle intese che sono state già raggiunte a livello di enti locali preposti allo smaltimento dei rifiuti". "Cominciano quindi ad arrivare - osserva Prestigiacomo - le prime risposte positive del lavoro avviato dalla Campania e dal ministero dell'Ambiente subito dopo l'emanazione del decreto governativo, che non rappresenta, da solo, come si è sempre detto, la soluzione per il problema, ma consente di superare la criticità attuale". Il nodo da sciogliere, secondo la responsabile dell'Ambiente, resta l'attivazione di un corretto ciclo dei rifiuti "per il quale esistono risorse adeguate e sono stati conferiti poteri commissariali appropriati per velocizzare le procedure e per la individuazione delle discariche da attivare nella more dell'avvio degli impianti".
1 luglio 2011 EMERGENZA RIFIUTI Sepe: Napoli umiliata Napolitano al governo: il decreto non basta Il decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri per risolvere l'emergenza rifiuti napoletana non ha soddisfatto il presidente della Repubblica. Napolitano ha emanato il provvedimento, ma ha chiesto al governo di fare di più. "Nel rilevare i limiti del provvedimento - si legge in una nota del Quirinale - che nel testo approvato ieri dal Consiglio dei ministri non appare rispondente alle attese e tantomeno risolutivo, il Capo dello Stato auspica che il Governo adotti ogni ulteriore intervento necessario per assicurare l'effettivo superamento di una emergenza di rilevanza nazionale attraverso una piena responsabilizzazione di tutte le istituzioni insieme con le autorità locali della Campania" Intanto sono stati avviati i primi contatti con le altre Regioni per portare i rifiuti fuori dalla Campania. Il giorno dopo l'approvazione del decreto rifiuti da parte del Consiglio dei ministri, che prevede accordi diretti tra Campania e singole Regioni per il trasferimento in altri territori, l'Assessorato all'Ambiente della Regione ha sentito Comuni, Province e chi gestisce gli impianti e avviato i primi contatti con le altre Regioni. Tra le prime Puglia, Emilia Romagna, Marche, Calabria, Toscana e Friuli Venezia Giulia mentre si continua a lavorare così da allargare il fronte delle Regioni disposte ad accogliere i rifiuti campani.
SEPE: GRANDE AMAREZZA I rifiuti nelle strade a Napoli "sono la tragica eloquenza di una situazione intollerabile non solo da oggi, ma dal momento stesso in cui si è originata" afferma l'arcivescovo della città, cardinale Crescenzio Sepe secondo il quale, però, ora "la vera emergenza è un'altra, è quella di salvare non solo il buon nome della città, ma la città stessa: la salute, il decoro, la dignità della sua gente e, primi fra tutti, dei più deboli che, come sempre, sono i più esposti davanti a ogni ricorrente difficoltà". Insomma, "si faccia presto". In una riflessione di oggi, Sepe spiega: "Quella che da troppo tempo viene definita emergenza è, in realtà, il segno di una sconfitta senza fine che riguarda tutti, ma che oggi rischia di abbattersi come un colpo mortale su una Napoli già duramente provata su altri versanti". In ogni caso, dice il cardinale, "anche nei momenti più gravi e nelle situazioni più difficili, come quella che stiamo vivendo, esistono tempi diversi rispetto alle varie fasi dell'impegno richiesto a ciascuno. Come Pastore della Chiesa di Napoli, avverto il dovere di sottolineare che questo è il momento della responsabilità comune, del serrare le fila e mettere da parte ogni forma di polemiche, tra le tante che - anche legittimamente - la dolorosa e assurda vicenda rifiuti può originare". Non si tratta, quindi, "di spargere veli pietosi sul passato, nè di chiudere gli occhi di fronte alle responsabilità maturate, sia a livello politico che amministrativo, senza neppure escludere alcune manifestazioni di scarsa cura per il bene comune messe in atto a livello individuale; per non parlare, infine, della micidiale morsa con la quale la criminalità organizzata tenta di stringere ai suoi criminali interessi anche questa ennesima crisi della città. Ma verrà il momento delle analisi e della ricerca delle colpe certe". "Se la Chiesa di Napoli avverte ora la necessità di riprendere ancora una volta la parola, lo fa unicamente per segnalare una tale urgenza: si faccia presto".
2 luglio 2011 I CONTI DEL PAESE Fisco, il "fattore famiglia" non c’è La manovra e la delega sulla riforma fiscale appena varate dal governo riservano una sgradita sorpresa ai contribuenti italiani e alle loro famiglie: dopo tante promesse, il testo della delega - per quanto generico - non conterrebbe alcun riferimento a un futuro trattamento di favore ai nuclei più numerosi, né a nuovi bonus per i figli, dei quali pure si era parlato. C’è solo un impegno, altrettanto generico, a concentrare "sulla natalità" i regimi fiscali più favorevoli che ci saranno dopo la revisione del sistema. La manovra ripropone anche il tema del conflitto generazionale: se da una parte infatti gli imprenditori, quelli giovani sotto i 35 anni, 'incassano' il forfettone fiscale (appena il 5% per 5 anni) per avviare nuove attività, i pensionati - e non solo quelli con assegni 'd’oro' (si parte infatti da quota 18.300 euro) - si vedranno stoppata la rivalutazione. Unica attenuazione al conflitto arriva dal fatto che il forfettone varrà anche per i 'quasi anziani' che hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione. Sono le luci e le ombre della ma- novra da 47 miliardi (ma la cifra potrebbe essere destinata a cambiare) che, oltre a trovare nuove risorse per avvicinarci al pareggio di bilancio a fine 2014, è ricca anche di norme 'ordinamentali' che potrebbero però cadere durante il cammino parlamentare: l’opposizione già sottolinea che non hanno alcun carattere d’urgenza, come imporrebbe il decreto. Spulciando il giorno dopo il testo (peraltro ancora non ufficiale, in attesa della firma del Quirinale), si trovano novità e conferme. Fra le prime, c’è la rivalutazione limitata al 45% per gli assegni di pensione che superano il trattamento minimo di tre volte. Quindi, spiega lo stesso governo nella manovra, con una pensione di circa 2.300 euro lordi al mese (30.500 l’anno per 13 mensilità) non si avrà più la rivalutazione; ma anche con una pensione di 1.400 euro (pari a 18.300 l’anno) la rivalutazione si dimezza. Sulla riforma fiscale, intanto, riparte il lavoro dei tavoli tecnici. Il primo a riunirsi, la prossima settimana, tra i 4 istituiti dal ministro Tremonti, sarà quello sulla giungla degli sconti, guidato da Vieri Ceriani. Dovrà infatti arrivare proprio dallo sfoltimento delle agevolazioni, visto che di fatto l’aumento del-l’Iva è stato accantonato nell’immediato, il grosso delle risorse con cui finanziare la riduzione a 3 delle aliquote Irpef. Assieme sempre ai risultati della lotta all’evasione. Con tre sole aliquote arriveranno "grossi vantaggi economici solo per il 4% circa dei contribuenti", calcola il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi. Anche se nel disegno di legge delega non sono ancora indicati i nuovi scaglioni di reddito, la simulazione realizzata dalla Cgia si basa sulle ipotesi circolate nei giorni scorsi. Vale a dire: il 20% da 0 a 15mila euro; da 15.001 a 55mila, il 30%; oltre 55mila, aliquota al 40%. Ivan Malavasi, neo-presidente di Rete Imprese Italia, chiede che la riforma "sia realizzata in modo tale da non penalizzare i consumi". Le notizie riguardanti un possibile aumento, sia pure graduale e futuro, dell’Iva lo preoccupano "perché vanno nella direzione opposta". Sulle rendite al 20% arriva invece il plauso di Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa SanPaolo: "È un allineamento a quello che succede in tutta Europa". Eugenio Fatigante
2011-06-24 24 giugno 2011 NEL MIRINO Borse europee nervose, Milano maglia nera Scossone a Piazza Affari dopo l'avviso di Moody's Borse europee nervose. I listini del Vecchio Continente, con Wall Street in negativo, dimezzano i guadagni: l'indice d'area Stxe 660 sale di un marginale 0,2%. Maglia nera resta Piazza Affari ((Ftse Mib -1,41%, Ftse All Share -1,29%) con i bancari sotto pressione e, in particolare, Unicredit (-5,27%), Intesa SanPaolo (-4,49%). A livello settoriale frena proprio il credito (sottoindice dj stoxx -1%) con le vendite, oltre che sugli istituti italiani, su Lloyd's (-4,2%), Erste Group (-4%), Natixis (+3,7%). Male anche gli assicurativi (-1,1%) con la spagnola Mapfre (-2,86%), Allianz (-1,97%), Generali (-2%), Ing (-1,8%). Ben comprate, invece, auto (+2,26%) e materie prime (+2,35%). Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali Borse europee: - Londra +0,69% - Parigi +0,66% - Francoforte +0,39% - Madrid -0,98% - Milano -1,41% - Amsterdam +0,35% - Stoccolma chiusa - Zurigo +0,38%. TITOLI BANCARI IN DIFFICOLTÀ Brusca inversione di rotta questa mattina per Piazza Affari che perde l'1,66% (Ftse Mib) mentre le banche appesantiscono il paniere principale con UniCredit (-5%), Mps (-4%), Intesa (-3,5%) e la Bpm (-3,4%). Nelle sale operative interpellate non sono a conoscenza della causa che ha scatenato questa vendita improvvisa indirizzata soprattutto sui titoli bancari. Alcuni operatori hanno ipotizzato un possibile taglio del rating dell'Italia, cosa che però non risulta. In particolare, le forti vendite hanno comportato l'ingresso in asta di volatilità di alcuni titoli, che sono caduti fino al 9 per cento. Tra questi UniCredit che ha registrato dei volumi da capogiro nell'arco di pochi minuti. In tarda mattinata la situazione è sembrata ancora nervosa, nonostante la maggior parte dei titoli abbia ridotto le perdite: UniCredit cede il 6,3, Bpm il 5,8%, Mps il 2,61% e Intesa il 3 per cento. LA LENTE DI MOODY'S Lo scossone giugnge all'indomani della notizia che sedici banche italiane sono sotto la lente di Moody's, in vista di un possibile taglio del rating, in scia all'analogo provvedimento adottato per l'Italia. Moody's ha inoltre cambiato da stabili a negative le prospettive sul rating a lungo termine di altre 13 banche italiane di importanza non sistemica in modo da riflettere la "pressioni" sul merito di credito. La decisione di mettere sotto osservazione i rating è stata motivata da Moody's come conseguenza di analogo provvedimento adottato nei confronti del rating sovrano dell'Italia. Secondo l'agenzia, infatti, gli istituti di credito con un rating a doppia o singola "A" "sono sensibili anche a piccoli cambiamenti nel merito di credito del governo e nella sua capacità di supportare il sistema bancario del Paese". Le banche i cui rating a lungo termine sono stati messi sotto osservazione sono Intesa Sanpaolo (con le controllate Banca Imi e CariFirenze), Mps (Siena e la controllata Mps Capital Services), Cassa Depositi e Prestiti, Banco Popolare, Bnl, Cariparma e Friuladria, Banca Carige, Banca Sella, Cassa di Risparmio di Bolzano, Cassa di Risparmio di Cesena, Banca Padovana Credito Cooperativo, Cassa Centrale Banca, Cassa Centrale Raiffeisen e l'Istituto Servizi Mercato Agroalimentare. Per alcune di queste (tra cui Mps, Banco Popolare e Carige) sono finiti sotto osservazione anche i rating a breve. Le 13 banche italiane il cui outlook è stato rivisto a negativo sono invece Ubi Banca, Credem, Credito Valtellinese, Bancaperta, Banca delle Marche, Italease Banca Agrileasing, Banca Popolare Alto Adige, BancApulia, Banca Popolare di Cividale, Banca Tercas, Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti e la Banca Popolare di Spoleto. Alcune banche, come Unicredit e la Popolare di Milano, non sono state oggetto di provvedimenti perchè hanno già prospettive negative sui rating. BERLUSCONI: NON SIAMO PREOCCUPATI "Non siamo preoccupati dal fatto che Moody's abbia messo sotto controllo le nostre banche", ha afferma il premier Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa al termine del Consiglio Europeo. "Le nostre banche sono solide e ben capitalizzate", ha spiegato il presidente del Consiglio.
2011-06-20 20 giugno 2011 TORINO Marcegaglia: subito manovra e riforma fiscale A margine della sua partecipazione all'assemblea dell'Unione industriale di Torino, Emma Marcegaglia ribadisce: "Noi abbiamo sempre chiesto rigore e crescita e in questo momento molto delicato, dove è in discussione un piano di salvataggio della Grecia e Moody's ha dato l'avvertimento, diventa essenziale approvare il prima possibile la manovra da 40 miliardi messa nel piano nazionale delle riforme che è stato approvato dal Parlamento e dalla Ue e andare avanti con una serie di provvedimenti che possano aiutare la crescita". A questo proposito la presidente degli industriali ribadisce la necessità di procedere con la riforma fiscale "che noi pensiamo debba essere a parità di pressione complessiva e abbassi le tasse su imprese e lavoro dipendente magari alzando la tassazione sulle rendite finanziarie, lavorando sull'assistenza e sul qualche lieve aumento delle aliquote Iva. Le due cose - conclude - devono andare di pari passo".
2011-06-16 16 giugno 2011 FRANCOFORTE La Bce avvisa l'Italia: chiarezza sulla manovra L'Italia deve "specificare" le nuove misure, pari a circa il 2,3% del Pil, da attuare per il 2013-2014 per conseguire il pareggio di bilancio. A chiederlo è la Banca centrale europea che nel suo bollettino mensile ricorda gli obiettivi indicati dal governo. L'aggiornamento al programma di stabilità italiano, sottolinea la Bce, indica che "al fine di conseguire l'obiettivo di un pareggio di bilancio entro il 2014 vanno ancora specificati per il periodo 2013-2014, ulteriori interventi per un importo cumulato pari a circa il 2,3% del Pil". Il programma italiano, spiega l'Eurotower, "prevede una riduzione del rapporto disavanzo/Pil dal 4,6% del 2010 al 3,9% nel 2011. In seguito tale rapporto scenderebbe ulteriormente a un livello inferiore al 3% nel 2012, in linea con i requisiti" delle procedure per disavanzi eccessivi. "Il debito in rapporto al Pil - osserva ancora l'istituto di Francoforte - dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile attorno al 120% fino al 2012 e poi diminuire". Ma l'attenzione è rivolta anche ad altri Paesi. "Nel complesso, sebbene i programmi di stabilità presentino intenzioni sostanzialmente adeguate per il 2011 e gli anni a venire - ammonisce la Bce - in molti casi i piani non sono del tutto convincenti" perché "lo sforzo di risanamento strutturale prefissato non è sufficientemente ambizioso" e, soprattutto, perché "l'evoluzione del risanamento presentata nella maggior parte dei programmi non trova sufficiente riscontro in misure concrete, soprattutto dopo il 2011". In quei Paesi saranno quindi "necessari ulteriori interventi". La Bce chiede "strategie credibili di riequilibrio dei conti pubblici, soprattutto dal lato della spesa" considerando anche "le pressioni che si continuano a osservare nei mercati finanziari". Si registra, infatti, come dalla fine di febbraio all'inizio di giugno, i differenziali di rendimento dei titoli di Stato decennali rispetto ai titoli tedeschi si siano "notevolmente ampliati" per Grecia, Irlanda e Portogallo. E anche "le tensioni nei mercati del debito sovrano di Belgio, Italia e Spagna si sono riflesse in questo periodo nelle oscillazioni relativamente ampie dei differenziali con i titoli tedeschi". Per la Grecia, intanto, il Commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha fatto sapere che la Ue concorderà un secondo pacchetto di aiuti l'11 luglio e i finanziamenti arriveranno a settembre. Il commissario si è detto anche "fiducioso" che si possa sbloccare la quinta trance del prestito già concordato ai primi di luglio. L'Fmi esprime preoccupazione ma si dice pronto a intervenire. "Sono preoccupato, la crisi greca ieri ha subito una svolta drammatica", ha commentato Min Zhu, consigliere speciale del Fondo, aggiungendo che l'istituto è pronto a dare nuovi aiuti. RIALZATE LE STIME DEL PIL NELL'EUROZONA Gli esperti dell'Eurosistema hanno rialzato le stime sulla crescita del Pil nell'Eurozona per il 2011 lasciando sostanzialmente invariate quelle per il 2012. In base alle nuove proiezioni elaborate sulla base delle informazioni disponibili al 24 maggio, il Pil dovrebbe crescere in media d'anno, in un intervallo dell'1,5-2,3% nel 2011 e dello 0,6-2,8% nel 2012. Le previsioni elaborate lo scorso marzo indicavano invece una forchetta dell'1,3-2,1% per quest'anno e e dello 0,8-2,8% per il prossimo. Le previsioni di giugno dell'Eurosistema, spiega la Bce, "sono sostanzialmente in linea" con quelle delle organizzazioni internazionali.
16 giugno 2011 STANGATA IN ARRIVO Energia, una bolletta sempre più salata Petrolio, gas e carbone sono semplicemente "insostituibili". Parola di Pasquale De Vita, presidente dell’Up, che durante l’assemblea annuale dell’associazione, ha tratteggiato il futuro energetico dell’Italia ricalcandone sostanzialmente il passato. L’Italia avrà sempre più bisogno di greggio e metano, sia perché sul nucleare è stata messa la parola "fine" col referendum, sia perché "l’idea di sostituire completamente le fonti fossili" con le rinnovabili "è altamente improbabile nel breve-medio termine". Che ci piaccia o no, dunque, nell’immediato la soluzione è obbligata. E i costi per famiglie e imprese sono destinati a salire: oltre i 63 miliardi di euro di fattura energetica nel 2011, è la previsione, quasi 10 in più rispetto al 2010. Se guardiamo al recente passato, invece, i consumi petroliferi negli ultimi quattro anni sono diminuti di oltre 19 milioni di tonnellate, più di quanto accaduto in occasione del secondo shock petrolifero. Non solo: l’Italia deve "fare i conti con qualche vincolo in più, rappresentato dal moltiplicarsi degli adempimenti amministrativi e dalle lungaggini burocratiche che si traducono in maggiori costi". E la liberalizzazione del mercato dei distributori di benzina? "La rete è già aperta a chiunque voglia entrare – è la risposta di De Vita – e lo dimostra il fatto che, nonostante la forte contrazione dei consumi registrata negli ultimi anni (il 18% in meno dal 2004) si sono avute numerose nuove aperture sia da parte di piccoli operatori indipendenti sia da parte della grande distribuzione organizzata". Dal punto di vista geopolitico, i fattori rilevanti dei primi sei mesi dell’anno, secondo gli addetti ai lavori, sono sostanzialmente due: la crisi libica e la crescita della domanda cinese. Nel primo caso, secondo De Vita, "le rivolte in Nord Africa, un’area strategica per gli approvvigionamenti petroliferi e di gas, rappresentano un segnale da non sottovalutare". Quanto ai consumi asiatici, bisognerà fare i conti con la travolgente corsa alla motorizzazione di Paesi come la Cina (che ha ormai superato anche gli Usa nei consumi di energia) dove ormai si vendono più auto che negli Stati Uniti. Ma l’oro nero è davvero inesauribile, oltreché "insostituibile"? De Vita ha riconosciuto che "nel lungo periodo la disponibilità di greggio richiederà costi complessivi di produzione sicuramente più elevati e vincoli ambientali sempre maggiori che le nuove tecnologie dovranno aiutare a superare". L’obiettivo, dopo la vicenda che ha coinvolto la Bp nel Golfo del Messico con enormi danni ambientali, è quello di "un approccio più chiaro e sicuro al tema della ricerca petrolifera", nel nostro Paese del tutto bloccata. Il mercato dell’energia guarda anche con grande attesa allo sviluppo del mercato del gas. Ci sono stime che dicono che nei prossimi 10-15 anni anche l’Europa potrebbe produrre gas non convenzionale più di quanto ne producono oggi gli Stati Uniti, che nei prossimi anni puntano all’autosufficienza per questo tipo di fonte. Diego Motta
2011-06-09 9 giugno 2011 CRISI Confindustria: "La ripresa è quasi ferma" Il centro Studi di Confindustria sottolinea, con il rapporto sugli scenari industriali, "la scalata" dei Paesi emergenti per quota di produzione manifatturiera. L'Italia, che nel 2010 scivola dal quinto al settimo posto, resta il secondo Paese in Europa dopo la Germania (che resta al quarto posto ma, al 6%, perde 1,5 punti di quota). La Cina che "ha guadagnato 7,6 punti", con una quota del 21,7% conquista la prima posizione (era seconda) scalzando gli Stati Uniti (15,6%). Con la crisi, "tre soli paesi avanzati sono riusciti a reggere allo scossone: Giappone, che ha conservato la terza posizione e ha addirittura migliorato la quota al 9,1%; Corea del Sud, che ha scavalcato l'Italia e si è portata al sesto posto ma con una quota calante dal 3,9% al 3,5%, e Australia, diciottesima, più tre scalini all'1%". "Solo il tempo", indicano gli economisti di Confindustria, ci dirà quali effetti avrà il terremoto di marzo 2011 sulle produzioni in Giappone. L'India ora incalza la Germania, forte di "una veloce espansione economica". Confindustria evidenza anche le "rilevanti" perdite di quota di Stati Uniti (-2,6 punti), Francia (-0,9), Regno Unito (1,0), Spagna (-0,7), Canada (-0,5). Mentre "tiene l'Olanda (-0,1)". E "nel complesso l'Ue-15 scende dal 27,6% al 21,2% (-6,4 punti)".
10 giugno 2011 BATTI-QUORUM Referendum, il rompicapo del voto all'estero Con l’obiettivo quorum in cima alle preoccupazioni dei sostenitori, a pochi giorni, ormai, dal referendum, la vicenda degli italiani all’estero che hanno votato sul vecchio quesito in materia di nucleare rivisitato dalla Cassazione diventa scottante. Il Viminale esclude la possibilità di rispedire oltre confine le nuove schede grigie, con i quesiti aggiornati, ma la validità delle scelte fatte sulla prima formulazione sarà oggetto di esame dell’ufficio centrale per la circoscrizione estero della Corte d’Appello di Roma. Una decisione che suscita non poche polemiche, ma che si renderà determinante, solo se i voti dei nostri emigrati risulteranno decisivi per il quorum. Una battaglia che va avanti parallela a quella politica dei leader di maggioranza e opposizioni, con le indicazioni di voto e non voto. Ieri il capogruppo del Carroccio Reguzzoni ha escluso che il leader della Lega Umberto Bossi si rechi alle urne, malgrado l’apprezzamento per alcuni quesiti. E a fronte di un senatur che non vota, c’è il presidente della Camera Gianfranco Fini deciso ad esprimersi. "il referendum – dice il leader di Fli – è una forma di partecipazione del cittadino. Può stare a casa, è un suo diritto, ma in questo modo si incentiva l’assenza di partecipazione". Fini, poi, esprime un nuovo apprezzamento per il presidente della Repubblica, per aver detto "che andrà a votare". Sempre nella stessa ottica del raggiungimento dei voti, Pier Luigi Bersani e Antonio Di Pietro non si pesteranno i piedi alla manifestazione di domani per la chiusura della campagna elettorale. Dunque, non parleranno dal palco. Per ora, comunque, il vero nodo da sciogliere resta quello del voto dei nostri connazionali all’estero. Ieri il leader dell’Idv, "padre" dei referendum di domenica, ha annunciato la presentazione di un’istanza "a tre livelli", per chiedere che i tre milioni e oltre di elettori italiani residenti all’estero non siano conteggiati ai fini del raggiungimento del quorum. "Perché – spiega – gli italiani all’estero non hanno potuto esprimersi sul quesito sul nucleare così come riformulato il 6 giugno, ma possono fare la differenza per il raggiungimento del quorum. E non vorremmo che finissero cornuti e mazziati". Roberta D'Angelo
10 giugno 2011 OPINIONI Acqua, nel mondo cattolico tanti sì Il mondo cattolico riflette sui referendum e prende posizione, soprattutto per quanto riguarda i quesiti sull’acqua che "è e deve restare un bene comune". Questo ad esempio è l’invito di monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, vescovo di Locri-Gerace: "L’acqua fra qualche anno sarà più preziosa del petrolio – ricorda il presule –. Non possiamo permettere che sia il privato a gestirla". Anche il vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Antonio Napoletano, sollecita i fedeli della sua diocesi "a considerare se non sia veramente il caso di sostenere la campagna referendaria di quanti invitano a votare sì". In un documento della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, approvato dall’arcivescovo Giovan Battista Pichierri si fa notare che "l’acqua è un bene comune e va gestito - senza sprechi e inefficienze - dalla comunità". I rischi del nucleare, continua il testo, sono ancora maggiori dei benefici. E per il legittimo impedimento, esso "allunga i tempi per l’accertamento della responsabilità penale e per il risarcimento dei danni arrecati alle persone offese". Anche per l’Azione cattolica di Cosenza-Bisignano "l’acqua non è una merce di scambio". Mentre don Aniello Tortora, direttore dell’Ufficio pastorale per i problemi sociali e lavoro di Nola sottolinea: "Andiamo a difendere un bene comune. L’acqua, elemento vitale, imprescindibile per la sopravvivenza". La Chiesa di Nola, inoltre, "ritiene che sia necessario ripensare il problema dell’energia nucleare e perseguire la strada delle energie rinnovabili". Un invito a votare per il sì ai quesiti riguardanti l’acqua giunge anche da don Alessandro Cirillo, responsabile della Commissione diocesana Giustizia e Pace di Nocera Inferiore-Sarno. Mentre Unitalsi, Agesci e Modavi (Movimento delle associazioni di volontariato italiano) sollecitano gli iscritti a votare con consapevolezza. Infine Francesco Zanotti, presidente della Fisc, riassume così la posizione dei Settimanali Cattolici: "Acqua: non è una merce qualsiasi e il suo uso deve essere razionale e solidale". Nucleare: "Si è posta, in particolare, la domanda su quale futuro intendiamo consegnare alle nuove generazioni". Legittimo impedimento: "Il dibattito è stato meno appassionato anche perché la gente si aspetta che su quesiti così complessi si esprima il legislatore". Mimmo Muolo
9 giorno 2011 ROMA Marcegaglia: Referendum acqua, con sì indietro 20 anni Se vincessero i quesiti relativi all'abrogazione dell' affidamento della gestione dei servizi pubblici locali, spiega Marcegaglia, "andremmo indietro di 20 anni su quel poco che abbiamo fatto sulle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali". "La nostra posizione è nota: l'acqua è e deve rimanere pubblica - aggiunge Marcegaglia -, ma la gestione va liberalizzata". A chi gli chiedeva se l' esito della consultazione potrà avere ripercussioni in borsa, per le società quotate, Marcegaglia ha risposto: "È possibile ma spero di no". Inoltre, "se guardate qualsiasi richiesta che ci fanno il fondo monetario, l' Ocse, la Commissione europea, tutti parlano di liberalizzare il settore dei servizi pubblici locali", precisa il numero uno degli industriali, secondo la quale "il referendum non deve essere politicizzato".
2011-06-02 2 giugno 2011 RAPPORTO Fisco, evasione media al 13,5% Non dichiarati 2.093 euro a testa L'evasione media degli italiani si è attestata nel 2010 al 13,5% del reddito dichiarato. In media non sono stati dichiarati al fisco 2.093 euro a contribuente. È questa l'ultima stima dell'evasione fiscale contenuta nel rapporto finale stilato da uno dei quattro gruppi di lavoro della riforma fiscale. Non tutti però evadono nella stessa misura. Al Centro il tax gap è di 2.936 euro, pari al 17,4%; al Nord di 2.532 euro, pari al 14,5%. Più basso al Sud: si attesta al 7,9%, pari a 950 euro di redditi Irpef evasi a testa. Il rapporto, partendo dalle ultime valutazioni Istat sul sommerso, passa in rassegna le diverse metodologie per il calcolo dell'evasione, evidenziando in più parti che si tratta di stime. Per l'Iva, ad esempio, riporta i dati stimati dall'agenzia delle entrate che nel 2007 aveva indicato al 17,6% gli importo non versati. La novità è invece rappresentata dal dato relativo all'Istat aggiornato nel 2010 dai due esperti Zizza-Marino, seguendo metodologie di calcolo già seguite nel passato. In particolare vengono confrontati - ma utilizzando anche molti correttivi - i redditi contenuti nell'indagine campionaria effettuata sulle famiglie da parte della Banca d'Italia, considerati attendibili perché raccolti anonimamente, con i redditi dichiarati al fisco e contenuti negli archivi Sogei. La differenza è l'evasione. L'indagine divide i redditi per diverse tipologie di contribuente, anche in base all'età e al sesso. Emerge così che il tasso d'evasione maschile è al 17,3% contro il 9,9% delle donne. I giovani evadono più degli anziani: sotto ai 44 anni l'evasione è del 19,9%, in media di 3.065 euro, scende poi al 10,6% tra 44 e 64 anni (1.945 euro a testa), per poi assottigliarsi al 2,7% per gli over 64 (314 euro a testa). La ripartizione geografica vede i contribuenti del Centro in testa, con il 17,4% di reddito Irpef celato al fisco, contro il 14,5% di quelli del Nord e il 7,9% dei cittadini meridionali. Su questo dato il rapporto mette in risalto che "il risultato è in contraddizione con altre stime dell'evasione e con le stime ufficiali dell'economia sommersa, secondo le quali dovrebbero essere in media più diffusa nel Mezzogiorn". "È però plausibile - viene spiegato - che, da un lato, i dati utilizzati colgano solo in parte i casi di evasione totale, la cui diffusione si ritiene essere particolarmente accentuata nel Sud; dall'altro, i risultati possono riflettere la maggiore incidenza nel sud di lavoratori dipendenti impiegati nel settore pubblico e di pensionati". Nelle stime contenute nel rapporto, infatti, i dipendenti e i pensionati riportano in alcuni casi anche tassi di evasione negativi. In pratica versano più del dovuto. Mentre i lavoratori autonomi, gli imprenditori e coloro che posseggono solo redditi da fabbricati dimostrano di evadere maggiormente. Per i primi il reddito procapite rilevato dall'indagine della Banca d'Italia sulle famiglie è più che doppio rispetto a quello delle dichiarazioni Sogei: il tasso di "non compliance" é del 56,3%. Per i possessori di immobili dati in affitto, invece, sale all'83,7%. Rimane alta, al 44,6%, anche per il lavoratore autonomo che ha anche un lavoro dipendente o una pensione, quello in pratica con il doppio lavoro. EVASIONE AL 56% PER AUTONOMI, ALL'83% SU IMMOBILI È concentrata soprattutto su lavoratori autonomi-imprenditori e su proprietari di immobili dati in affitto l'evasione fiscale. E' quanto emerge dall'ultima stima sui redditi non dichiarati ai fini dell'Irpef contenuta nel rapporto finale del tavolo sulla riforma fiscale dedicato all'"economia non osservata". In particolare, rispetto ad un tasso medio di evasione del 13,5%, gli autonomi-imprenditori dichiarano il 56,3% in meno, celando al fisco ben 15.222 euro a testa, e i rentier l'83,7%, pari al 17.824 euro pro-capite. I pensionati invece versano il 7,7% in più. SOMMERSO VALE 275 MILIARDI, IL 37% È LAVORO IN NERO L'economia sommersa in Italia vale da un minimo di 255 a un massimo di 275 miliardi di euro ed è dovuta per il 37% a lavoro non regolare. Conferma le stime già diffuse dall'Istat sul sommerso nel 2008 il rapporto finale di uno dei gruppi di lavoro sulla riforma fiscale voluti dal ministero dell'Economia. Il voluminoso rapporto parte infatti dall'economia in nero, spiegando che però i suoi valori non possono essere direttamente riferiti come evasione fiscale perché, a seconda dell'imposta, il "tax gap", cioé la differenza tra reddito e imponibili fiscali, tende a cambiare. I dati sul sommerso, riferiti al 2008, sono però la base di partenza per tutte le elaborazioni successive. In particolare viene calcolato che una quota del 55,6% del sommerso (153 miliardi) è riferibile alla "correzione del fatturato e dei costi intermedi", mentre il 37,2% (102 miliardi) al lavoro non regolare. Ci sono poi 19,6 miliardi indicati sotto la voce "riconciliazione stime offerta e domanda". Dai dati emerge che la quota di sommersa dovuta al lavoro irregolare è diminuita nel tempo: passando dal 39,5% del 2000 al 37,2% del 2008. La ripartizione del sommerso vede la quota maggiore di "nero" celarsi nel settore che assorbono 212,9 miliardi, contro i 9,2 miliardi dell'agricoltura e i 52,8 miliardi dell'industria. Ma, rispetto al "valore aggiunto" dei singoli settori, in agricoltura la quota di sommerso è pari al 32,8% del totale, mentre scende al 20,9% nei servizi e al 12,4% nell'industria. LAVORATORI IRREGOLARI A QUOTA 2,966 MILIONI NEL 2009 In Italia, dati del 2009, sono 2 milioni e 966mila i lavoratori irregolari. È la stima riportata dal rapporto finale stilato dal gruppo di lavoro della riforma fiscale dedicato all'"economia non osservata". Il tasso di irregolarità, calcolato in rapporto al totale delle unità di lavoro, è pari al 12,2%. Il dato è in linea con gli anni immediatamente precedenti al 2009, in aumento rispetto al 2003 (2,811 milioni) e in calo rispetto al 2001 (3,280 milioni). Rispetto al dato del 2001, rileva il rapporto, "alle riduzioni delle unità di lavoro non regolari si è accompagnata, nello stesso periodo, una crescita delle unità di lavoro regolari". Hanno inciso anche le nuove tipologie contrattuali, come il lavoro interinale. I GIOVANI EVADONO DI PIU' Sono i giovani ad evadere più spesso il Fisco e tra i contribuenti che non pagano le tasse, almeno il 60% ha un lavoro autonomo. È questo l'identikit dell'evasore che emerge dalla bozza del rapporto finale del gruppo di lavoro presieduto dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, nell'ambito del cantiere per la riforma fiscale. La relazione tiene conto dell'ultima stima disponibile della base imponibile evasa Irpef, costruita mettendo a confronto i redditi dichiarati nell'ambito dell'indagine sui Bilanci delle Famiglie (Ibfi) della Banca d'Italia e quelli della Sogei. Dai dati risulta un tasso medio di evasione del 13,5% dei redditi per l'intera popolazione, pari a oltre 41 milioni di contribuenti. Rispetto alla maggior parte delle stime sull'economia sommersa, questa si distingue perchè a livello territoriale sono i residenti del Centro Italia, e non quelli del Sud, a evadere di più rispetto ad altre zone geografiche. I lavoratori dipendenti tendono ad evadere di meno e anche tra i pensionati c'è un basso livello di evasione fiscale. I picchi si registrano infatti tra lavoratori autonomi, imprenditori e coloro che posseggono solo redditi da fabbricati. LE REAZIONI "I dati sul fisco dimostrano l'inefficacia dell'azione governo in fatto di recupero dell'evasione. Se tutti pagassero le tasse, non solo si potrebbero abbassare le aliquote ma si potrebbe programmare una seria azione di rafforzamento del welfare". Lo afferma il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, segretario della Commissione Affari Europei. "In Europa siamo fanalino di coda in fatto di recupero dell'evasione fiscale. È chiaro che le promesse di Berlusconi quindi sono destinate a rimanere tali - continua Di Giovan Paolo -. Serve un piano serio per recuperare risorse da destinare alle famiglie e alla lotta alla povertà".
2 giugno 2011 SPESA PUBBLICA E RIGORE Crisi, Economist: l'Italia ne è fuori grazie a Tremonti "La principale ragione per cui l'Italia si è sottratta alla crisi dell'Eurozona è che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha frenato l'inclinazione alla spesa facile e gli istinti populisti del suo capo Silvio Berlusconi e imposto la disciplina fiscale". È l'analisi dell'Economist, che evidenzia come il titolare del Tesoro abbia "rassicurato gli investitori che l'Italia può sostenere il suo pesante debito pubblico". Ora, dopo le elezioni, "è chiaro che Berlusconi vuole cambiare la sua politica fiscale". Il settimanale britannico si chiede: "Cosa possa esserci di peggiore per l'euro dell'instabilità politica in Italia?" e "cosa dire di un governo che cerca di riacquistare popolarità aumentando la spesa pubblica e tagliando le tasse?". E poi risponde: "È lo spettro evocato dal presidente del Consiglio, dopo la sconfitta alle amministrative".
2011-06-01 1 giugno 2011 ROMA Draghi: oltre le precarietà "Tornare alla crescita". Il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, chiude le sue ultime considerazioni finali così come aveva aperto le prime con l'invito al Paese alla crescita che "è stata il mio punto fisso" e ad affrontare le sfide "dandone conto con chiarezza alla collettività anche quando le soluzioni fossero avverse agli interessi immediati di segmenti della società". Draghi ricorda anche il suo primo discorso al Forex di Cagliari nel 2006 quando sottolineando come "l'economia italiana apparisse insabbiata" osservò che "i suoi ritardi strutturali non andavano intesi quali segni di un declino ineluttabile". RIDURRE PESO FISCO SU IMPRESE E LAVORO Ridurre il peso del fisco su imprese e lavoro: è quanto chiede il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. "Andrebbero ridotte in misura significativa - afferma - le aliquote, elevate, sui redditi dei lavoratori e delle imprese, compensando il minor gettito con ulteriori recuperi di evasione fiscale, in aggiunta a quelli, veramente apprezzabili, che l'amministrazione fiscale ha recentemente conseguito". "Per incentivare il ricorso al capitale di rischio - aggiunge Draghi - andrebbe ridotto, nel quadro di una complessiva ricomposizione del bilancio pubblico, il carico fiscale sulla parte dei profitti ascrivibile alla remunerazione del capitale proprio". APPROPRIATO ANTICIPO GIUGNO MANOVRA CORRETTIVA "Appropriati sono l'obiettivo di pareggio del bilancio nel 2014 e l'intenzione di anticipare a giugno la definizione della manovra correttiva per il 2013-14". Lo afferma il Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, aggiungendo che "grazie alle riforme previdenziali avviate dalla metà degli anni Novanta, a un sistema bancario che non ha richiesto salvataggi, a una prudente gestione della spesa durante la crisi, lo sforzo che ci è richiesto è minore che in molti altri paesi avanzati". "Una manovra tempestiva, strutturale, credibile agli occhi degli investitori internazionali, potrebbe sostanzialmente limitare gli effetti negativi sul quadro macroeconomico". DA BANCHE RISPOSTA PRONTA SU AUMENTI CAPITALE "Dallo scorso anno la Banca d'Italia ha chiesto alle banche di rafforzare il patrimonio. La risposta degli azionisti, delle Fondazioni, degli investitori è stata pronta. Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi ricordando che tra ottobre 2010 e aprile 2011 sono stati varati aumenti di capitale per "oltre 11 miliardi", e queste operazioni "permettono di avvicinasi all'obiettivo previsto da Basilea 3 per il 2019". Secondo Draghi, "l'effetto netto sull'economia di un maggior patrimonio delle banche è positivo". RIEQUILIBRARE FLESSIBILITÀ MERCATO LAVORO "Riequilibrare la flessibilità del mercato del lavoro, oggi quasi tutta concentrata nelle modalità d'ingresso, migliorerebbe le aspirazioni di vita dei giovani". Lo afferma il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nelle considerazioni finali all'assemblea generale, spiegando che la diffusione dei contratti di lavoro a tempo determinato e parziale ha innalzato sì il tasso di occupazione, ma con "un pronunciato dualismo", creando una vasta sacca di precariato, soprattutto giovanile, con scarse tutele e retribuzioni. NO SCORCIATOIE SU DEBITI SOVRANI, ATTUARE PIANI "Non esistono scorciatoie" per la crisi dei debiti sovrani europei ma i Paesi devono portare avanti "le politiche nazionali" e dare "piena attuazione dei piani correttivi concordati". È quanto afferma il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nelle Considerazioni Finali, secondo cui gli aiuti ai Paesi in difficoltà "non sono un trasferimento fiscale fra Paesi e sono soggetti a condizioni stringenti". BCE NON DEFLETTE DA OBIETTIVO STABILITÀ PREZZI La Banca Centrale Europea ha come "obiettivo primario" la stabilità monetaria e "né la presenza di rischi sovrani né la dipendenza patologica di alcune banche dal suo finanziamento possono far deflettere da questo obiettivo". È quanto afferma il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nelle sue considerazioni finali, secondo cui "le future decisioni di politica monetaria saranno sempre guidate da questo obiettivo primario". SENZA INDUGI VERSO PAREGGIO BILANCIO "Oggi bisogna in primo luogo ricondurre il bilancio pubblico a elemento di stabilità e di propulsione della crescita economica, portandolo senza indugi al pareggio, procedendo a una ricomposizione della spesa a vantaggio della crescita, riducendo l'onere fiscale che grava sui tanti lavoratori e imprenditori onesti". Lo afferma il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, leggendo le sue ultime considerazioni finali. MARCEGAGLIA, DRAGHI SARÀ UN OTTIMO GOVERNATORE "Sarà un ottimo governatore". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, lasciando l'assemblea della Banca d'Italia, a proposito della nomina di Mario Draghi alla presidenza della Bce.
1 giugno 2011 Cambiamenti ragionati e utili È il momento di scegliere Il governatore della Banca d’Italia, e prossimo presidente della Bce, ha concluso ieri le sue ultime Considerazioni finali con lo stesso monito col quale le aveva avviate cinque anni fa: "Tornare a crescere". Segno che un lustro e due maggioranze diverse sono passati quasi invano. Ma insieme che il destino del Paese, oggi "insabbiato" sul piano economico non meno che su quello sociale, è tutt’altro che segnato. A patto che si prendano finalmente in mano le questioni fondamentali, le esigenze profonde di cambiamento che la crisi ha reso ancora più evidenti e scottanti. Nell’intervento di Mario Draghi si può leggere in filigrana una mappa del percorso necessario per innescare un nuovo sviluppo. A cominciare dalla stabilizzazione dei conti pubblici grazie alla "contrazione della spesa primaria corrente". Da ottenere però non con "tagli uniformi a tutte le voci". Oggi più che mai, infatti, è il momento di operare scelte precise: l’allocazione delle risorse, la suddivisione di compiti e oneri fra lo Stato e gli enti locali, fra il mercato e il privato sociale, tra la comunità e i singoli cittadini è una delle responsabilità più importanti che la politica deve tornare ad assumersi. È la trama sulla quale si tesse il modello di un Paese, come dimostra in Gran Bretagna il progetto di Big society e come promette da noi l’evoluzione dell’idea di sussidiarietà. La seconda tappa, alla quale è necessario approssimarsi al più presto, è poi quella della riforma fiscale per ridurre "in misura significativa le aliquote, elevate, sul reddito dei lavoratori e delle imprese". E – aggiungiamo con forza – riequilibrare i pesi in base ai carichi familiari. C’è però almeno un’altra questione che non può essere più rinviata: l’intervento sul mercato del lavoro per superare il dualismo tra lavoratori garantiti e no, di fatto tra "anziani" e giovani, che penalizza pesantemente questi ultimi "con scarse tutele e retribuzioni". Condannandoli spesso a un precariato non solo economico ma di vita, che fa crescere già fragili i pilastri sui quali dovrà reggersi il nostro futuro. La flessibilità, che pure ha contribuito a far innalzare i tassi di occupazione, è infatti "oggi tutta concentrata nelle modalità d’ingresso" e si rende necessario "un riequilibrio". Da un lato scoraggiando, con la leva dei costi e i controlli sulle aziende, l’abuso delle posizioni a termine e di collaborazione. Dall’altro però riconsiderando anche la flessibilità in uscita, le norme sui licenziamenti. Su questo nodo sono state elaborate almeno due proposte significative. La prima è quella del ministro Maurizio Sacconi di far evolvere il "vecchio" Statuto dei lavoratori in uno "Statuto dei lavori", così come lo aveva immaginato Marco Biagi, con protezioni a cerchi concentrici e crescenti secondo l’anzianità del lavoratore. Un testo di base è già stato sottoposto alle parti sociali nella speranza (probabilmente vana) di arrivare a un avviso comune. La seconda è il progetto di flexsecurity del senatore Pd Pietro Ichino, che prevede un contratto (quasi) unico a tempo indeterminato, licenziabilità per i nuovi assunti per motivi economici con indennizzo monetario e un consistente sussidio di disoccupazione, finanziato anche dalle imprese. E ancora potremmo ricordare il contributo in materia delle Acli e il dibattito che, pur sottotraccia, percorre le organizzazioni sindacali. Dopo gli anni della furia – cieca e persino assassina – sull’intangibilità dell’articolo 18, oggi sarebbe utile riprendere il filo razionale di una riforma possibile. Per far compiere uno scatto in avanti al nostro sistema economico, garantendo nel contempo la coesione sociale del Paese, grazie al superamento dell’apartheid contro i giovani e ad ammortizzatori sociali più consistenti e generalizzati di quelli attuali. Non può esserci crescita senza dinamismo politico e sociale, e se non ci si assume la ragionata responsabilità di cambiare ciò che va cambiato. Francesco Riccardi
31 maggio 2011 LA CITAZIONE Il Papa: precariato, "nemico" dei progetti familiari La Chiesa – forte di una riflessione collegiale e dell’esperienza diretta sul territorio – continua a offrire il proprio contributo alla costruzione del bene comune, richiamando ciascuno al dovere di promuovere e tutelare la vita umana in tutte le sue fasi e di sostenere fattivamente la famiglia; questa rimane, infatti, la prima realtà nella quale possono crescere persone libere e responsabili, formate a quei valori profondi che aprono alla fraternità e che consentono di affrontare anche le avversità della vita.
Non ultima fra queste, c’è oggi la difficoltà ad accedere ad una piena e dignitosa occupazione: mi unisco, perciò, a quanti chiedono alla politica e al mondo imprenditoriale di compiere ogni sforzo per superare il diffuso precariato lavorativo, che nei giovani compromette la serenità di un progetto di vita familiare, con grave danno per uno sviluppo autentico e armonico della società. Benedetto XVI, discorso ai vescovi italiani in Santa Maria Maggiore, 26 maggio
31 maggio 2011 LA CITAZIONE Bagnasco: il lavoro che manca, motivo di angoscia Il lavoro che manca, o è precario in maniera eccedente ogni ragionevole parametro, è motivo di angoscia per una parte cospicua delle famiglie italiane. Questa angoscia è anche nostra: sappiamo infatti che nel lavoro c’è la ragione della tranquillità delle persone, della progettualità delle famiglie, del futuro dei giovani. Vorremmo quindi che niente rimanesse intentato per salvare e recuperare posti di lavoro. Vorremmo che si riabilitasse anche il lavoro manuale, contadino e artigiano. Vorremmo che gli adulti non trasmettessero ai figli atteggiamenti di sufficienza o disistima verso lavori dignitosi e tuttavia negletti o snobbati. Vorremmo che il denaro non fosse l’unica misura per giudicare un posto di lavoro. Vorremmo che i lavoratori non fossero lasciati soli e incerti rispetto ai cambiamenti necessari e alle ristrutturazioni in atto. Vorremmo che gli imprenditori si sentissero stimati e stimolati a garantire condizioni di sicurezza nell’ambiente di lavoro e a reinvestire nelle imprese i proventi delle loro attività. Vorremmo che tutti i cittadini sentissero l’onore di contribuire alle necessità dello Stato, e avvertissero come peccato l’evasione fiscale. Vorremmo che il sindacato, libero mentalmente, fosse sempre più concentrato nella difesa sagace e concreta della dignità del lavoro e di chi lo compie, o non riesce ad averne. Vorremmo che le banche avvertissero come preminente la destinazione sociale della loro impresa e di quelle che ad esse si affidano. Vorremmo che scattasse da subito tra le diverse categorie un’alleanza esplicita per il lavoro che va non solo salvato, ma anche generato. Vorremmo che i giovani, in particolare, avvertissero che la comunità pensa a loro e in loro scorge fin d’ora il ponte praticabile per il futuro. Le manifestazioni giovanili in atto, in diverse piazze europee, non possono essere liquidate da alcuno con sufficienza. Cardinale Angelo Bagnasco, prolusione all’assemblea generale Cei, 23 maggio
2011-05-25 25 magio 2011 LA POLEMICA Il Cavaliere contro l’AgCom: vogliono ridurmi al silenzio
Divide ulteriormente gli animi la decisione dell’Agcom di multare Tg1 e Tg4 per lo spazio concesso al presidente del Consiglio. Da un lato il centrodestra, Silvio Berlusconi in testa, che lamenta, per bocca di Fabrizio Cicchitto, addirittura un’ingerenza dell’autorità presieduta da Corrado Cala- brò. Dall’altro le opposizioni che si schierano risolutamente con quest’ultimo e puntano il dito contro lo strapotere mediatico del Cavaliere. A un lato del pendolo c’è proprio lui, il premier, che ieri si sarebbe sfogato con i suoi, lamentandosi dell’Agcom, e dicendo che ogni sua parola costa 800 euro di multa. "Siamo all’assurdo, mi impediscono di parlare", avrebbe detto parlando in aula con alcuni deputati del Pdl mentre erano in corso le votazioni sulla fiducia al decreto omnibus. Intanto va in scena un duro botta e risposta tra il capogruppo del Pdl alla Camera Cicchitto e Calabrò. Il primo è un fiume in piena che parla di "durissimo colpo alla libertà di informazione", di "gherminella" usata contando in un solo giorno i tempi di intervento del premier, in silenzio da tempo. Poi di "disegno liberticida" di alcune forze di sinistra. Infine delle "gravissime responsabilità" di Calabrò che "sta venendo meno al ruolo del garante super partes ". Immediata la replica. "Il problema esaminato era specifico ed è stato ritenuto anomalo ". Per le "modalità" il "risalto " e il "contesto" delle interviste a Berlusconi. "Non faccio valutazioni politiche. Abbiamo riscontrato una violazione delle regole e le sanzioni sono automatiche", conclude Calabrò. Tiene il punto Cicchitto che controbatte: "In Italia vige la libertà di critica e ad essa non può sfuggire l’Agcom". A dare man forte alla decisione dell’Agcom interviene il commissario Michele Lauria, uno dei relatori del provvedimento sanzionatorio, ribattendo al premier che "nessuno vuole impedire a lui o ad altri di parlare".
È un problema di regole. E queste non sarebbero state rispettate, viste le "interviste di tono propagandistico, con i giornalisti quasi relegati al ruolo di 'spalla'". E senza spazi per voci diverse. Insomma una situazione che "potrebbe evidenziare un eclatante caso di conflitto di interesse ". E comunque richiede una "profonda revisione" della legge sulla par condicio. Interviene anche il presidente della Rai, Paolo Garimberti, che si dice dispiaciuto che l’azienda sia stata multata, e rileva che l’entità della sanzione è dovuta al fatto che si trattava di una "recidiva". Lancia in resta parte all’attacco il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Che giudica "insanabile " anche dalla multa quanto accaduto. E chiede che non siano i cittadini a pagare. Bersani definisce poi "sconsiderate e lunari" le affermazioni di Cicchitto. Rincara la dose Leoluca Orlando (Idv), che ritiene il pidiellino "allergico alla libertà di informazione ". Da oggi, con il premier da Vespa, "ci sarà una nuova abbuffata", preannuncia - con la promessa di un ulteriore ricorso all’Agcom - il deputato Pd Roberto Zaccaria. In difesa di Cicchitto e contro la sentenza si schierano Maurizio Gasparri, Margherita Boniver, Osvaldo Napoli e l’associazione Lettera 22. "Se i magistrati che sbagliano non pagano, perché le multe faziose dell’Autorità per le comunicazioni le dovrebbero pagare i giornalisti che intervistano il premier e non la Rai?", replica - infine - a Bersani Francesco Storace, leader de 'La Destra'.
25 maggio 2011 I NUMERI DEL PAESE Corte dei Conti: la crisi costerà 160 miliardi Per rispettare i nuovi vincoli europei sul debito occorrerà un intervento "del 3% all'anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso dell'Italia". Lo afferma la Corte dei Conti nella presentazione del Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica. Si tratta di '"un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l'ingresso nella moneta unica". CON CRISI PERDEREMO 160 MILIARDI La Corte dei Conti sottolinea "l'eredità dei condizionamenti dovuti agli effetti permanenti causati dalla grande recessione nel 2008-2009". La magistratura contabile, nel Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica, evidenzia come "si sia verificata una perdita permanente di prodotto, calcolata a fine 2010 in 140 miliardi e prevista a crescere a 160 miliardi nel 2013". SERVONO PIU' SFORZI PER BILANCIO PUBBLICO "La fine della recessione economica non comporta il ritorno ad una gestione ordinaria del bilancio pubblico richiedendosi piuttosto sforzi anche maggiori di quelli accettati". Lo sottolinea la Corte dei Conti nel Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica. CON AGGIUSTAMENTO DEBITO NO RIDUZIONE TASSE Per rispettare i nuovi vincoli europei, soprattutto di riduzione del debito, "gli elevati valori di saldo primario andrebbero conservati nel lungo periodo, rendendo permanente l'aggiustamento sui livelli della spesa, oltre che impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia ad esercitare per questa via una azione di stimolo sull'economia". Lo sottolinea la Corte dei Conti nel Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica. La Corte sottolinea comunque che nonostante "la complessità delle prospettive" non bisogna comunque "sottovalutare l'importanza del risultato che la finanza pubblica a conseguito nel 2010 nella gestione dei conti ai diversi livelli di governo, rendendo evidente che, grazie alle misure di rafforzamento e di progressivo adattamento, gli strumenti di regolazione sono stati muniti di una efficacia non sempre riscontrata nel recente passato". Questi strumenti di coordinamento "appaiono in grado di contribuire anche per il futuro al mantenimento dell'equilibrio dei conti pubblici ed insieme ad una auspicabile accelerazione della crescita". IMPERVIO PERCORSO DELLA FINANZA PUBBLICA La Corte dei Conti evidenzia "quanto impervio sia il percorso che la finanza pubblica italiana è chiamata a seguire nei prossimi anni per rispettare i vincoli europei e rendere possibile una crescita economica più sostenuta". Lo evidenziano i magistrati contabili nel Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica. "Non è sufficiente che la spesa primaria rimanga costante in rapporto al prodotto, e neanche che rimanga costante in termini reali. È necessario che si riduca in termini reali, rispetto a livello, già compresso, previsto nel Def per il 2014. Non essendo quindi sufficiente limare ulteriormente al margine la spesa pubblica occorre interrogarsi su quelli che possono realisticamente essere i nuovi confini e i nuovi meccanismi dell'intervento pubblico nell'economia". ANCORA SPAZI AMPI PER RECUPERO EVASIONE Sul fronte recupero evasione la Corte dunque "indica le inaccettabili dimensioni della non tax compliance" e ciò dimostra "che gli spazi da recuperare a tassazione sono ancora molto ampi". Servono comunque "azioni idonee a favorire il consolidamento di comportamenti di massa più corretti". Questo perché "gli effetti finanziari del contrasto all'evasione fiscale potranno continuare a essere determinanti nella misura in cui si riuscirà a trovare il necessario equilibrio tra l'azione repressiva e l'induzione alla tax compliance". La Corte dei Conti rileva come nel recente passato si sia ridotto il ricorso alle entrate una tantum ricorrendo viceversa "all'intensificazione e al potenziamento delle attività di contrasto all'evasione". L'analisi dei risultati conseguiti "conferma l'efficacia degli strumenti utilizzati anche se interrogativi si pongono sulla loro capacità di assicurare anche per il futuro la tenuta del livello complessivo dell'entrata". "Questo - secondo i magistrati contabili - vale per i proventi da giochi e i risultati in materia di riscossione per i quali sono da attendersi difficoltà via via maggiori per continuare a realizzare gettiti significativamente crescenti". Per quanto riguarda il gettito da lotta all'evasione questa componente ha portato "circa 63 miliardi, il 58,5% delle maggiori entrate nette complessive stimate dal 2006 al 2013 ma con un crescendo che nelle manovre 2009 e 2010 attribuisce alla lotta all'evasione la quasi totalità delle maggiori entrate previste". La Corte dei Conti ricorda le dimensioni del fenomeno: come stimato dall'Istat l'economia sommersa potrebbe aver raggiunto nel 2008 la quota del 17,5% del Pil ossia 275 miliardi interrompendo la tendenza al ridimensionamento avviata sette anni prima. RISULTATI SIGNIFICATIVI SU TAGLIO SPESA La Corte dei Conti mette in evidenza "quanto significativi siano stati i risultati conseguiti" in tema di taglio della spesa. Ma questo va associato a una "distorsione: una evoluzione non bilanciata con la concentrazione dei tagli sulla spesa in conto capitale". In ogni caso "la crescita della spesa corrente primaria rallenta vistosamente con un incremento nel 2010 dell'1,3% (+4,2% nel 2009). Le spese in conto capitale invece si riducono di oltre il 18%". Bene le Regioni (la spesa complessiva al netto della sanità si riduce dell'11% in termini di pagamenti) ed "egualmente positivo" è il risultato di Comuni e Province. "Anche la spesa sanitaria si rivela nel consuntivo 2010 inferiore alle previsioni. Le uscite complessive hanno raggiunto i 113,5 miliardi, inferiori di oltre 1,5 miliardi al dato previsto per l'anno". 2011-05-23 23 maggio 2011 ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA Povertà, rischia 1 italiano su 4 Giovani, né lavoro né studio Circa un quarto degli italiani (il 24,7% della popolazione, più o meno 15 milioni) "sperimenta il rischio di povertà o di esclusione sociale". Si tratta di un valore - rileva l'Istat nel rapporto annuale presentato oggi - superiore alla media Ue che è del 23,1%. Il rischio povertà riguarda circa 7,5 milioni di individui (12,5% della popolazione). Mentre 1,7 milione di persone (2,9%) si trova in condizione di grave deprivazione si trova 1,7 milione (2,9%) e 1,8 milione (3%) in un'intensità lavorativa molto bassa. Si trovano in quest'ultima condizione l'8,8% delle persone con meno di 60 anni (6,6% contro il valore medio del 9%). Solo l'1% della popolazione (circa 611 mila individui) vive in una famiglia contemporaneamente a rischio di povertà, deprivata e a intensità di lavoro molto bassa. Nelle regioni meridionali, dove risiede circa un terzo degli italiani, vive il 57% delle persone a rischio povertà (8,5 milioni) e il 77% di quelle che convivono sia col rischio, sia con la deprivazione sia con intensità di lavoro molto bassa (469mila). SEMPRE PIU' GIOVANI NON STUDIANO E NON LAVORANO Non lavorano e non studiano, sono soprattutto donne, del Mezzogiorno e con una licenzia media, anche se aumenta sempre più la quota tra diplomati e stranieri. È l'esercito dei Neet (Not in education, employment or training): nel 2010 sono poco oltre 2,1 milioni, 134mila in più rispetto a un anno prima (+6,8%), i giovani fra i 15 e i 29 anni che non hanno un lavoro e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione. Secondo la fotografia scattata dal Rapporto Istat 2010 rappresentano il 22,1% della popolazione nella stessa fascia di età (20,5 nel 2009). Nonostante l'incidenza del fenomeno continui a essere più diffusa tra le donne (il 24,9%), tra i residenti del Sud (30,9%) e tra i giovani con al più la licenza media (23,4%), si legge nel rapporto, l'incremento dei Neet ha riguardato soprattutto i giovani del Nord-est (+20,8%), gli uomini (+9,3%) e i diplomati (+10,1%), ma anche gli stranieri. Nel 2010 sono 310mila gli stranieri Neet, un terzo della popolazione tra i 15 e i 29 anni. Il 65,5% dei Neet è inattivo, anche se solo la metà non cerca un impiego e non è disponibile a lavorare. I disoccupati rappresentano il 34,5% dei Neet; nel Mezzogiorno circa il 30% è disoccupato e il 45% è comunque interessato a lavorare. Tra i Neet, vive con almeno un genitore l'87,5% degli uomini e il 55,9% delle donne. Fra queste ultime, circa 450mila sono partner in una coppia, con o senza figli e rappresentano il 38,3% delle Neet italiane. La condizione di Neet permane nel tempo: oltre la metà dei Neet resta tale per almeno due anni. D'altro canto, più si rimane fuori dal circuito formativo o lavorativo, tanto più è difficile rientrarvi. Per quando riguarda invece il lavoro prosegue nel 2010 la flessione degli occupati 18-29enni (-182mila unità) dopo la caduta particolarmente significativa del 2009 (-300mila unità). In termini relativi, il calo dell'occupazione giovanile (-8,0 e -5,3%, rispettivamente nel 2009 e nel 2010) è stato circa cinque volte più elevato di quello complessivo. Nel 2010, è occupato circa un giovane ogni due nel Nord, meno di tre ogni dieci nel Mezzogiorno. Più nel dettaglio il tasso di occupazione degli uomini 18-29enni è al 59,2% al Nord e al 35,7 nel Mezzogiorno, con il minimo del 30% in Campania e Calabria; quello delle giovani donne è al 47,2% al Nord e al 21,9 nel Mezzogiorno, mentre in Campania e Calabria si colloca intorno al 17%. Ogni 100 giovani atipici nel 2009, circa 16 erano occupati stabilmente dopo un anno (erano 26 tra il 2007 e il 2008). Il 60,1% dei giovani a distanza di un anno ha ancora un contratto a tempo determinato o un rapporto di collaborazione. Nel 2010 circa un milione di giovani aveva un lavoro temporaneo. SONO 800MILA LE DONNE LICENZIATE IN GRAVIDANZA Ben 800mila donne, con l'arrivo di un figlio, sono state costrette a lasciare il lavoro, perchè licenziate o messe nelle condizioni di doversi dimettere. Un fenomeno che colpisce più le giovani generazioni rispetto alle vecchie e che appare particolarmente critico nel Mezzogiorno, dove "pressoché la totalità delle interruzioni può ricondursi alle dimissioni forzate". Nel 2008-2009, si legge nel documento, circa 800mila madri hanno dichiarato che nel corso della loro vita lavorativa sono state messe in condizione di doversi dimettere in occasione o a seguito di una gravidanza. Si tratta dell'8,7% delle madri che lavorano o hanno lavorato in passato e che sono state costrette dalle aziende a lasciare il lavoro, magari firmando al momento dell'assunzione delle "dimissioni in bianco". A subire più spesso questo trattamento, si legge nel rapporto, non sono le donne delle generazioni più anziane ma le più giovani, 6,8% contro 13,1%, le residenti nel mezzogiorno (10,5%) e le donne con titoli di studio basso (10,4%). Una volta lascito il lavoro solo il 40,7% ha poi ripreso l'attività, con delle forti differenze nel paese: su 100 donne licenziate o indotte a dimettersi riprendono al lavorare 15 nel Nord e 23 nel Sud. Il ruolo fondamentale all'interno della famiglia, svolto dalle donne, condiziona fortemente la possibilità di lavorare. Più di un quinto delle donne con meno di 65 anni, che lavorano o hanno lavorato, nel corso della loro vita ha interrotto l'attività. La quota sale al 30 per cento tra le madri e nella metà dei casi l'interruzione è dovuta alla nascita di un figlio. Le interruzioni del lavoro per motivi familiari diminuiscono passando dalle generazioni più anziane alle più giovani per il calo di quelle dovute al matrimonio (dal 15,2 per cento delle donne nate tra il 1944 e il '53 al 7,1 per cento di quelle nate dopo il 1973). Resta, invece, pressochè stabile tra le diverse generazioni (intorno al 15 per cento) la quota delle donne che interrompono l'esperienza lavorativa in occasione della nascita di un figlio. Le interruzioni prolungate, vale a dire le uscite dal mercato del lavoro che continuano dopo cinque anni, sono molto più elevate nel Mezzogiorno (77,1 per cento dei casi, contro il 57,2 nel Nord-est). Oltre la metà delle interruzioni del lavoro per la nascita di un figlio non è il risultato di una libera scelta. Sono infatti circa 800 mila (pari all'8,7 per cento delle donne che lavorano o hanno lavorato) le madri che hanno dichiarato di essere state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere, nel corso della loro vita lavorativa, a causa di una gravidanza. FAMIGLIE ANCORA IN DIFFICOLTÂ Le famiglie italiane sono ancora in ginocchio per la crisi economica che ha colpito il paese. Nel 2010 è tornato a crescere il loro reddito disponibile (+1 per cento), dopo la flessione del 3,1 per cento registrata nel 2009, ma, considerando la variazione dei prezzi, il potere d'acquisto ha subito una ulteriore riduzione dello 0,5 per cento (-3,1 per cento nel 2009). In calo anche la propensione al risparmio delle famiglie, che si è attestata al 9,1 per cento, il valore più basso dal 1990, 1,4 punti percentuali in meno rispetto all'anno precedente. Se sono aumentati dell'1% i redditi da lavoro dipendente (erano diminuiti dell'1,3 per cento nel 2009), i redditi netti da capitale sono scesi del 5,8 per cento, dopo la caduta del 35,4 per cento del 2009 e il reddito da lavoro autonomo e dalla gestione delle piccole imprese è risultato in calo dello 0,7 per cento (-0,2 per cento nel 2009). LE PRESTAZIONI DEGLI ENTI Le prestazioni sociali in denaro delle Amministrazioni pubbliche sono cresciute del 2,3 per cento, quelle assistenziali in denaro sono invece scese del 5,8 per cento rispetto al 2009, anno di erogazione del bonus straordinario di 1,5 miliardi di euro destinato al finanziamento delle famiglie a basso reddito. E ancora: in aumento dal 2000, con l'eccezione del 2009, le imposte correnti a carico delle famiglie. Nel 2010 la crescita è stata pari al 2,2 per cento, a sintesi dell'aumento del gettito Irpef (4,2 per cento) e della contrazione delle imposte sui redditi da capitale (-40,3 per cento). La regolarizzazione o il rimpatrio di attività finanziarie e patrimoniali detenute all'estero è proseguita per 600 milioni di euro, che si sono aggiunti ai 5 miliardi del 2009. In tutto questo, la deprivazione materiale delle famiglie è rimasta sostanzialmente stabile rispetto al 2009 (15,7 per cento sul totale delle famiglie) ed è grave per quasi la metà delle famiglie interessate; è più diffusa tra le famiglie con cinque o più componenti (25,3 per cento), con tre o più figli (25,6 per cento) e tra quelle che vivono in affitto (33,3 per cento). La percentuale di famiglie materialmente deprivate sale al 26,0 per cento nel Mezzogiorno e scende al 9,7 al Nord. Quando la perdita dell'occupazione (2009) ha riguardato un uomo genitore o coniuge/partner, la probabilità di trovarsi in condizioni di deprivazione materiale è salita al 36,5 per cento dal 28,5 per cento osservato l'anno precedente, prima di perdere il lavoro. La crisi ha costretto le famiglie a risparmiare meno nel 19,1 per cento dei casi, e a intaccare il proprio patrimonio o a indebitarsi (16,2 per cento) per mantenere stabile il tenore di vita. Ma, nonostante tutto, anche nel 2010 la famiglia ha svolto il ruolo di ammortizzatore sociale nei confronti dei giovani, affiancandosi alla cassa integrazione che h sostenuto una larga quota di adulti con figli. Per quanto riguarda il reddito disponibile delle famiglie, questo si concentra per il 53% nelle regioni del Nord, per il 26% nel Mezzogiorno e per il restante 21% nel Centro.
23 maggio 2011 CRISI Tremonti: i conti terranno Mettere limiti a debiti e derivati Durante il periodo di crisi i conti pubblici italiani "hanno tenuto" e "abbiamo tutte le basi per tenere" in futuro. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non fa riferimento esplicito a Standard&Poors, che sabato scorso ha portato da stabile a negativo l'outlook, ma è evidente che vuole rispondere a quel giudizio. Interviene in videoconferenza da Milano, a conclusione del convegno Abi per la presentazione del rapporto sul sistema bancario 2010, in cui emerge un aumento degli utili ma anche un aumento delle sofferenze. Il peggio della crisi è passato ma, sottolinea il ministro, le cause che l'hanno provocata sono ancora tutte lì. L'indice è puntato contro la cattiva finanza, i derivati, e su questo aspetto, sottolinea il responsabile di via XX settembre, non sono state adottate misure preventive. Ciò che sarebbe necessario è "mettere limiti ai debiti e ai derivati", non sono agire sul capitale delle banche, che pure deve essere rafforzato. Negli anni difficili appena trascorsi "abbiamo mantenuto in ordine il bilancio dello Stato che contiene i vizi e le virtù dei popoli". Non è stato solo "un esercizio contabile", ma ha significato "tenere i risparmi delle famiglie, tenere la coesione sociale, tenere aperto il canale di finanziamento alle imprese". Questo è stato e, ha puntualizzato Tremonti "sarà anche in prospettiva. Un lavoro certo fatto dal governo e dal Parlamento, ma anche dai lavoratori, dalle imprese e dalle banche". E proprio alle banche il ministro ha rivolto un pensiero particolare: "Con esse abbiamo fatto molto lavoro che ha dato un risultato oggettivamente verificabile". Gli istituti di credito, in molti altri Paesi, hanno avuto bisogno della mano pubblica, "hanno sviluppato la loro attività e sostenuto le loro economie con la droga del debito e questo spiega le ragioni di tante crisi. Da noi il sistema bancario non è dovuto ricorrere al denaro pubblico. Questo ci viene riconosciuto e considerato". Ma le cause della crisi a livello internazionale non sono state "curate". I "titoli tossici" ancora sono presenti, "la massa dei derivati è tornata uguale a come era prima della crisi. Se la crisi è stata determinata da queste strutture deviate della finanza, la causa è ancora presente e incombe sull'economia reale". Rafforzare il capitale è necessario, ma in sostanza significa "affrontare la crisi ex post e non ex ante". Qui, invece, non si tratta di gestire "gli effetti" della crisi, ma "evitarne le cause". Il ministro non nomina i regolatori del sistema finanziario ma probabilmente a essi intende rivolgersi quando conclude: "Il problema è mettere limiti al debito e ai derivati e questo non è ancora stato fatto". Il ciclo economico "si è rimesso in moto" ma i rischi dell'economia globabilizzata permangono.
2011-05-21 21 maggio 2011 PREVISIONI S&P taglia outlook Italia: "Crescita troppo debole" Previsione fosche sullo stato di salute dell'economia italiana. L'agenzia Standard & Poor's ha tagliato l'outlook dell'Italia da stabile a negativo, confermando il rating A+ al debito a lungo termine. È quanto si legge in una nota, in cui si sottolinea che "le attuali prospettive di crescita sono deboli e l'impegno politico per riforme che aumentino la produttività sembra incerto". Standard & Poor's sottolinea la "crescita economica potenzialmente più debole del previsto e un possibile stallo politico, fattori che potrebbero contribuire a uno slittament odel piano di riduzione del debito pubblico". Per l'agenzia "le ridotte prospettive di crescita derivano da una mancanza di impegno politico nella deregolamentazione del mercato del lavoro e nell'introduzione diriforme per aumentare la produttività". Inoltre S&P sottolinea come "misure volte a ridurre i colli di bottiglia e le rigidità dell'economia italiana siano particolarmenteimportanti alla luce della limitata flessibilità monetaria dell'Italia, derivante dalla sua appartenenza all'Unione monetaria europea, e della limitata flessibilità fiscale a causa dell'elevato livello di indebitamento". Standard & Poor's - si legge in una nota - prevede che per il 2011 l'indebitamento netto gove rnativo raggiunga il 116% del Pil e ritiene superiore del 33% le probabilità di non scendere sotto il113% entro il 2014.
2011-05-06 5 maggio 2011 GOVERNO Approvato il dl sviluppo Tremonti: "Il primo della serie" Il Consiglio dei Ministri ha varato il dl sviluppo che contiene una serie di misure di stimolo all'economia, come il credito d'imposta per la ricerca e per chi assume donne al Sud e la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile. Un provvedimento che era atteso e che, ha assicurato il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti in conferenza stampa, "è il primo di una serie di decreti legge che presenteremo in logica europea del semestre. Il prossimo decreto - ha aggiunto - conterrà norme di deflazione del processo civile". Il Consiglio dei Ministri ha dato il via anche al dl sulle rinnovabili. In particolare per lo sviluppo, il decreto prevede un credito d'imposta per chi investe in ricerca, ma anche per chi assume donne nel Mezzogiorno in settori che presentano un forte gap uomo-donna (superiore al 25%). Prevista inoltre una defiscalizzazione del 50% dei costi salariali per assumere lavoratori svantaggiati nei 12 mesi successivi all'emanazione del decreto e nei 24 mesi se particolarmente svantaggiati. E tale agevolazione sarà estesa anche le aziende che assumono quote rosa. Novità anche per le spiagge: fermo restando il diritto di "passaggio" e "utilizzo", il provvedimento stabilisce che tutto ciò che è terreno su cui insistono insediamenti turistici (chioschi, stabilimenti balneari) sarà oggetto di diritto di superficie, che durerà novant'anni e dovrà essere richiesto dagli imprenditori che vorranno proseguire la loro attività. Il diritto sarà ovviamente a pagamento. Non solo, ma come ha annunciato il premier Silvio Berlusconi, il decreto prevede anche "assunzioni a tempo indeterminato" per "decine di migliaia di precari della scuola, pari al numero dei posti vacanti". In pratica, ha spiegato Tremonti, "il decreto prevede di stabilizzare in modo organico parte del personale della scuola senza oneri aggiuntivi da parte dello stato". La situazione attuale, ha sottolineato il Presidente del Consiglio, riflette il fatto che "stiamo uscendo meglio di altri fuori dalla crisi". Berlusconi rivendica sottolineando all'attivo del Paese "fattori positivi come un deficit meno alto dopo quello della Germania in Europa, intorno al 4,5/4,6 e la produzione industriale intorno all'1,5", mentre il livello del debito pubblico va in carico alll'essere stato "messo insieme dai governi del consociativismo".
2011-04-28 28 aprile 2011 FINANZA PUBBLICA Draghi: per pareggio nel 2014 servono tagli alle spese del 7% "La crisi ha peggiorato le prospettive della finanza pubblica; non è più rinviabile un duraturo riequilibrio dei conti pubblici" e "data l'elevata pressione fiscale, è inevitabile un significativo contenimento della spesa". Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nel suo intervento di apertura nell'ambito del Convegno "Le infrastrutture in Italia: dotazione, programmazione, realizzazione", svoltosi oggi a Palazzo Koch. Il Documento di finanza pubblica recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, ricorda Draghi, punta a un sostanziale pareggio nel 2014, da un disavanzo pari al 4,6 per cento del PiL nel 2010. "Una tale correzione - sottolinea - effettuata solo dal lato delle spese, implica una loro riduzione del 7 per cento in termini reali. L'obiettivo è conseguibile solo se vi concorreranno tutte le principali voci di spesa".
2011-04-26 26 aprile 2011 CONTI PUBBLICI Eurozona, rapporto deficit/Pil scende al 6% nel 2010 Il deficit dei paesi dell'eurozona è sceso nel 2010 al 6,0% rispetto al 6,3% del 2009, mentre il debito pubblico è salito all'85,1% rispetto al 79,3% dell'anno precedente. Sono i dati resi noti da Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione europea, basati sulla prima notifica delle cifre fornite dagli stati membri. Nell'Ue a 27 paesi, invece, nel 2010 il deficit è sceso al 6,4% dal 6,8% del 2009, mentre il debito è aumentato, salendo all'80,0% rispetto al 74,4% dell'anno precedente. Nel 2010 deficit record per l'Irlanda con il 32,4%, seguita dalla Grecia con il 10,5% e dalla Gran Bretagna con il 10,4%, poi Spagna (9,2%), Portogallo (9,1%), Polonia e Slovacchia (entrambe 7,9%), Lettonia (7,7%), Lituania (7,1%), e Francia (7,0%). I deficit minori sono invece stati registrati in Lussemburgo (1,7%), Finlandia (2,5%) e Danimarca (2,7%). L'Estonia è l'unico paese che ha registrato un surplus, pari allo 0,1% del pil, mentre il bilancio della Svezia è stato in equilibrio (0,0%). La Germania ha invece avuto un deficit del 3,3%. Complessivamente, quindi, 21 stati membri su 27 hanno migliorato i loro conti, mentre 6 hanno visto un peggioramento. Per quanto riguarda il debito, invece, nel 2010 maglia nera alla Grecia con il 142,8% del pil, seguita dall'Italia (119,0%), e poi dal Belgio (96,8%), Irlanda (96,2%), Portogallo (93,0%), Germania (83,2%), Francia (81,7%), Ungheria (80,2%), Gran Bretagna (80,0%), Austria (72,3%), Malta (68,0%), Olanda (62,7%), Cipro (60,8%) e Spagna (60,1%). Sono quindi 14 paesi su 27 ad avere un debito superiore al 60% del pil, soglia massima fissata dal Patto di stabilità e crescita. I paesi meno indebitati, secondo i dati di Bruxelles, sono stati invece Estonia (6,6%), Bulgaria (16,2%) e Lussemburgo (18,4%), seguiti da Romania (30,8%), Slovenia (38,0%), Lituania (38,2%), Repubblica Ceca (38,5%) e Svezia (39,8%). Nel 2010, complessivamente le uscite dell'eurozona sono state pari al 50,4% del pil, in lieve diminuzione rispetto al 50,8% del 2009, mentre le entrate sono state equivalenti al 44,4% del pil, quasi immutate rispetto al 44,5% dell'anno precedente. Nell'Ue-27, invece, le spese sono state pari al 50,3% e le entrate al 44,0% del pil, rispetto al 50,8% e al 44,0% del 2009. Eurostat ha inoltre espresso riserve sulla "qualità dei dati" forniti da Romania e Gran Bretagna. Per quanto riguarda Bucarest, secondo Bruxelles ci sono "incertezze" sull'impatto di alcune società pubbliche sul deficit stimato dal governo, oltre che dubbi sulla natura e sull'impatto di alcune transazioni finanziarie e sul consolidamento dei flussi intragovernativi. L'Ufficio statistico Ue contesta invece i dati Londra a causa del momento di registrazione di alcune spese militari, che non vengono riportate al momento della consegna come invece richiesto dal regolamento di Eurostat.
2011-04-15 15 aprile 2011 ROMA Bankitalia, l'occupazione non riparte ancora L'occupazione non è ancora tornata a crescere. È quanto si legge nel Bollettino statistico della Banca d'Italia. Nella seconda metà dello scorso anno si è interrotta la caduta dell'occupazione avviatasi nel 2008, tuttavia, spiega via Nazionale, i livelli produttivi sono ancora distanti da quelli precedenti l'avvio della recessione e l'elevata incidenza dei lavoratori in cassa integrazione guadagni ne ostacolano il ritorno alla crescita. Per la prima volta dall'inizio della crisi, nel quarto trimestre del 2010 il numero degli occupati è aumentato rispetto al periodo precedente (0,2% al netto dei fattori stagionali, 36mila persone). Sulla base dei dati mensili provvisori, la ripresa non è proseguita nei primi mesi di quest'anno: nella media di gennaio e febbraio l'occupazione è scesa dello 0,3% rispetto al quarto trimestre del 2010, attestandosi in febbraio, ultimo dato disponibile, sui livelli minimi dell'estate scorsa (circa 650mila persone in meno rispetto al primo trimestre del 2008). Il tasso di disoccupazione, salito nel quarto trimestre all'8,5% (8,4%), è rimasto stabile su tali livelli nel primo bimestre del 2011. L'intensità ancora incerta del recupero produttivo, si legge nel documento di Bankitalia, ha favorito il ricorso da parte delle imprese a forme di lavoro flessibile: i dati di fonte Inail elaborati da Ebitemp mostrano che le ore di lavoro interinale sono progressivamente aumentate nel 2010; nella media dell'anno sono cresciute del 24%. I dati Istat relativi al quarto trimestre, che segnalano un'ulteriore flessione delle posizioni di lavoro dipendente permanenti a tempo pieno (-1,7% rispetto a un anno prima; -223mila persone) e un aumento di quelle a tempo determinato e a tempo parziale (5,4%; 231mila persone). Il numero delle persone in cerca di occupazione da oltre dodici mesi è aumentato del 7,4% (73mia persone), giungendo a rappresentare circa la metà di coloro che cercano lavoro.
15 aprile 2011 FINANZE PUBBLICHE Fisco, entrate in aumento nei primi due mesi dell'anno In aumento le entrate nei primi due mesi dell'anno: secondo gli ultimi dati del Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia, sono salite del 3,8% a 58,6 miliardi, con un incremento di 2,1 miliardi. In particolare, le imposte dirette mostrano un aumento del gettito del 5,4%, quelle indirette dell'1,6%. Tra le imposte indirette si segnala un incremento dell'0,8% per le tasse e imposte sugli affari, dovuto in particolare alla consistente crescita dell'Iva (+6,7%), una riduzione del 2,3% per le imposte sulla produzione, sui consumi e dogane e monopoli e un aumento del 20,6% del gettito del lotto, lotterie e delle altre attività di gioco.
2011-04-14 14 aprile 2011 ECONOMIA Bce: inflazione nel 2011 sopra 2% La politica monetaria dell'area euro e' ''attualmente molto accomodante'' e va adeguata. A dirlo e' la Banca centrale europea nel bollettino di aprile, secondo cui, anche dopo il rialzo dei tassi della scorsa settimana, la politica monetaria continua ''a sostenere in misura considerevole l'attivita' economica e la creazione di posti di lavoro''. L'inflazione nell'area euro, al 2,6% a marzo, ''dovrebbe restare al di sopra del 2% per l'intero 2011''. La previsione, fatta sulla base dei contratti futures sul petrolio, e' della Bce che orienta la propria politica dei tassi al mantenimento di un'inflazione prossima ma inferiore al 2%. Fra i fattori che fanno rischiare un'inflazione piu' alta la Bce cita ''rincari delle materie prime energetiche piu' elevati di quanto ipotizzato, anche per il protrarsi delle tensioni politica in Nord Africa e Medio Oriente''. I dati piu' recenti ''suggeriscono una crescita dell'occupazione nel primo trimestre 2011 sia nell'industria che nei servizi''. A dirlo e' la Banca centrale europea nel bollettino mensile, che parla di ''un segnale incoraggiante per la disoccupazione nell'area dell'euro nei prossimi mesi''. A febbraio il tasso di disoccupazione nell'area euro e' diminuito al 9,9% dal 10% di gennaio.
14 aprile 2011 POLITICA ECONOMICA Via al piano di riforme Senza la manovrina Il governo nega "urgenze o emergenze" sui conti pubblici, fissa ora al 2015 l’obiettivo del pareggio di bilancio e insiste: occorre portare in Costituzione vincoli di bilancio più forti. Ma, soprattutto, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, rimanda nel tempo gli ulteriori sacrifici (ma lui le chiama "economie") che saranno necessari e smonta "grandi sogni" di riduzioni delle tasse. Eppure la riforma fiscale torna prioritaria: la legge delega sarà chiesta al Parlamento subito dopo la fine dei lavori dei tavoli tecnici, quindi a giugno, ma "la strategia di riforma non potrà che essere tendenzialmente neutrale sul piano finanziario", è scritto nel Programma nazionale di riforma (Pnr), il nuovo documento di bilancio che, assieme alla Def, è stato approvato ieri dal Consiglio dei ministri, nella breve riunione tenuta nella pausa-pranzo di una Camera impantanata con il processo breve. Due testi subito rigettati dalle opposizioni: Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, li definisce nulla più di "acqua fresca, un pacco da inviare a Bruxelles", sostiene che è invece alle porte una manovra correttiva da 7-8 miliardi di euro per il 2011 e chiede un "serio dibattito parlamentare" prima di inoltrare il tutto alla Ue. È una ricostruzione opposta a quella di Giulio Tremonti. Per il ministro dell’Economia i "numeri sono in linea", l’andamento delle entrate "quadra". Insomma, chiude, "escludo lacrime e sangue", anche se serve "un mantenimento" perché alcune spese "sono finanziate solo fino a giugno". Conclusione: "Non dobbiamo intervenire oggi per arrivare al pareggio nel 2014", ma il "grosso" degli interventi "è rimandato al 2013 e 2014". Tutto il contenuto del Pnr si tradurrà in atti di legge (per questo il testo "è stato già bollinato dalla Ragioneria dello Stato", precisa Tremonti), ma il primo provvedimento "allo studio" è un decreto per lo sviluppo che vedrà la luce a maggio. Sarà basato su misure "a impatto zero": dal rilancio di una tassazione di vantaggio per il Meridione (Tremonti crede nell’"assenso" della Ue) alla fissazione di una "percentuale rigida sulle compensative e sulle riserve" che fanno lievitare oggi i costi degli appalti pubblici; dalla previsione di un credito d’imposta al 90% per le imprese che faranno ricerca in università e istituti di ricerca alla creazione dei "distretti turistico-balneari" che, in cambio, dovranno pagare di più le concessioni. Arriva anche un "Fondo per il merito" per gli studenti, e sul nucleare è confermata la "pausa di riflessione". Per il Pd, invece, una manovra-bis è necessaria proprio in base ai numeri presentati dal governo nella Def che, alla fine, ha confermato per il deficit gli obiettivi fissati lo scorso settembre: 3,9% quest’anno, per poi scendere al 2,7% nel 2012. Un’impresa ancor più difficile tenendo conto che le stime di crescita sono state limate: 1,1% nel 2011, 1,3% fra un anno e ancora solo 1,5% nel 2013. Va considerato poi che la pressione fiscale è vista in aumento: 42,5% nel 2011, ma 42,7% nel 2012. Una notizia in parte positiva viene dal fronte debito pubblico: Tremonti annuncia, nella conferenza stampa tenuta con Berlusconi, che "in valore assoluto non siamo più il 3° debito pubblico del mondo, ma il 4° perché la Germania ci ha superato", pur restando la caccia a un debito che è alto (al 120% nel 2011 e al 119,4% nel 2012). E che anche per Giorgio Napolitano va "ridotto nettamente", anche se per Berlusconi il suo calo "scatterà dal 2015". Eugenio Fatigante
13 aprile 2011 TORINO Draghi: Italia esce dalla crisi ma ha ancora problemi strutturali L'Italia non è stata "corresponsabile della crisi", ma vi è entrata "già debole, ha pagato un prezzo alto di riduzione del reddito e dell'occupazione, ne esce con i suoi problemi strutturali ancora da risolvere". È quanto ha affermato il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, parlando a Torino. Draghi sottolinea che guardando indietro "balza agli occhi la forza formidabile che ha trasformato in Paese avanzato un'economia che era nel 1861 ai margini dei processi di modernizzazione in atto in Europa. Una forza sprigionata dalla necessità di adeguarsi ai cambiamenti tecnologici e di mercato che rivoluzionavano il mondo. Questa capacità di sviluppo, impetuosa alla fine dell'Ottocento e poi ancora dopo la Seconda guerra mondiale, risiedeva in ultima analisi nelle persone: negli imprenditori e nei lavoratori italiani". Il governatore indica che quella capacità di sviluppo "va ritrovata, per sciogliere i nodi che stringono le nostre prospettive di crescita. La politica economica deve saper creare quell'ambiente istituzionale in cui la capacità dell'economia di svilupparsi possa dispiegarsi appieno".
2011-04-12 12 aprile 2011 CARBURANTI Nuovo record per benzina e diesel Ancora rialzi per i carburanti, che raggiungono nuovi record. La benzina ha toccato quota 1.590 euro per due diverse compagnie mentre il diesel supera per la Q8 la soglia di 1,5 euro, attestandosi a 1,501 euro il litro con un rialzo di 8 millesimi in un solo giorno. È quanto emerge dalla rilevazione dei prezzi medi dei carburanti effettuata da Quotidiano Energia. Tutte le compagnie petrolifere hanno ritoccato al rialzo i propri prezzi. L'ultimo rincaro dell'Eni - scrive Quotidiano Energia - ha fatto da traino ad una raffica di incrementi dei prezzi raccomandati dei carburanti anche per tutte le altre compagnie. Con effetti che, sui prezzi praticati, hanno portato a superare lo stesso market leader. Il tutto in uno scenario delle quotazioni internazionali che non sembra mostrare flessioni. I prezzi praticati proseguono di conseguenza la salita mentre le no logo restano abbastanza stabili. A livello Paese, oggi la media dei prezzi praticati della benzina (in modalità servito) va dall'1,584 euro/litro degli impianti Esso all'1,590 dei punti vendita Shell e Q8 (no-logo a 1,507). Per il diesel si passa invece dall'1,492 euro/litro delle stazioni di servizio Esso all'1,501 rilevato negli impianti Q8 (le no-logo a 1,422). Il Gpl, infine, si posiziona tra lo 0,784 euro/litro registrato nei punti vendita Eni ed Esso allo 0,797 euro/litro degli impianti Tamoil (0,772 le no-logo). Da segnalare che al Sud tutti i prezzi medi delle compagnie si attestano ormai ben oltre quota 1,6 euro/litro sulla benzina e 1,5 sul diesel.
2011-04-09 8 aprile 2011 CONSUMI E REDDITI Istat, in calo il potere d'acquisto Nel 2010 le famiglie hanno subito una riduzione del loro potere d'acquisto dello 0,6% che si confronta al calo di 3,1 punti percentuali registrato nel 2009. Lo rende noto l'Istat spiegando che negli ultimi tre mesi dello scorso anno il potere di acquisto è aumentato dello 0,8% rispetto al trimestre precedente. La propensione al risparmio delle famiglie (definita dal rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile) si è attestata nel 2010 al 12,1%, registrando una diminuzione di 1,3 punti percentuali rispetto all'anno precedente. La riduzione della propensione al risparmio deriva da un aumento del reddito disponibile delle famiglie dello 0,9% rispetto al 2009 e da una crescita più consistente (+2,5%) della spesa per consumi finali.Nell'ultimo trimestre del 2010 la crescita del reddito lordo disponibile delle famiglie è stata più decisa, con una risalita tendenziale del 2% e congiunturale dell'1,4%. Quest'ultimo rialzo, quarto trimestre su terzo trimestre, è stato anche superiore a quello segnato dalla spesa per consumi finali (+0,8%), da qui deriva l'aumento congiunturale del tasso di risparmio. Inoltre, fa sapere sempre l'Istat tornando ai dati relativi all'intero anno, nel 2010 il tasso di investimento delle famiglie (definito dal rapporto tra gli investimenti fissi lordi, che comprendono gli acquisti di abitazioni e gli investimenti strumentali delle piccole imprese classificate nel settore, e il reddito disponibile lordo) si è attestato all'8,9%, 0,2 punti percentuali in più rispetto al 2009, grazie alla crescita del 3,8% degli investimenti. Nel quarto trimestre 2010 il tasso di investimento, calcolato sui dati destagionalizzati, è stato pari all'8,9%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto al trimestre precedente, a causa della riduzione dello 0,4% degli investimenti delle famiglie, che però fanno segnare un aumento del 6,3% a livello tendenziale.
8 aprile 2011 CARBURANTI Benzina da record: oggi tocca 1,584 euro al litro Ancora record per la benzina: i prezzi hanno toccato oggi fino a 1,584 euro al litro. Proseguono infatti - riferisce Quotidiano Energia - le "code di rialzi sulla rete carburanti dopo i maxi-aumenti degli ultimi giorni frutto del caro-accise e delle tensioni sulle quotazioni dei prodotti petroliferi in Mediterraneo". Questa mattina si registrano ritocchi ai prezzi raccomandati da parte di Shell (+1 centesimo su benzina e diesel) e Tamoil (+0,5 centesimi sul solo diesel). A livello paese, oggi la media dei prezzi praticati della benzina va dall'1,577 euro/litro degli impianti Esso all'1,584, ieri era a 1,583, dei punti vendita Q8. Per il diesel si passa invece dall'1,484 euro/litro delle stazioni di servizio Esso all'1,493 rilevato negli impianti Q8. Il Gpl, infine, si posiziona tra lo 0,783 euro/litro registrato nei punti vendita Esso allo 0,797 euro/litro degli impianti Tamoil. Quanto ai prezzi per regione, da registrare che un automobilista siciliano paga per il gasolio più di quanto un piemontese paghi per la benzina. Nell'isola si registrano punte massime per il diesel a 1,548 euro/litro, mentre in Piemonte le minime sulla benzina segnano 1,542 euro/litro. Il gasolio al nordovest arriva a costare 1,458 euro/litro, mentre il record per la benzina è sempre in Campania, anche per via dell'addizionale regionale: 1,663 euro/litro. Sul mercato del Mediterraneo i prezzi dei prodotti raffinati ieri sono tornati a salire, dopo la pausa di mercoledì: benzina vicina a 1.070 dollari la tonnellata (+2%), gasolio a 1.056 (invariato). Il rafforzamento del dollaro sull'euro porta un aumento di due euro per mille litri sulla verde (565 euro per mille litri) e di uno sul gasolio (625 euro per mille litri).
9 aprile 2011 MANIFESTAZIONE Precari in piazza: "La vita non aspetta" Da Milano a Palermo sono previste oggi manifestazioni promosse dal Comitato "Il nostro tempo è adesso la vita non aspetta" contro la precarietà, formato da reti di precari tra cui gli operatori dello spettacolo, i precari dei call-center, gli archeologi precari, i giornalisti precari e gli studenti. Cortei sono in programma a Roma, Napoli, Torino, Milano, Bologna, Palermo e anche in alcune città all'estero. Si sono ritrovati in centinaia ad Ancona, in piazza del Plebiscito e anche a Napoli, da piazza Mancini, dove circa 400 persone si apprestano ad attraversare il centro della città per raggiungere piazza del Gesù. Nella capitale la manifestazione partirà alle 15 da piazza della Repubblica ed arriverà al Colosseo, dove sarà allestito un palco dal quale parleranno i promotori, lavoratori precari, studenti e personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. Durante il percorso del corteo verranno effettuate azioni dimostrative simboliche, piazze tematiche, attraverso le quali saranno veicolati i temi Centrali della mobilitazione.
2011-04-05 5 aprile 2011 SOCIETÀ PUBBLICHE Eni, Enel e Finmeccanica Nuovi nomi per i vertici Cambiano le presidenze di Eni ed Enel, resta immutato il vertice di Poste Italiane, mentre in Finmeccanica arriva una nuova guida operativa. Tutto come previsto (o quasi) per il cambio ai vertici delle società controllate dal Tesoro. L’unica casella da riempire riguarda Terna: ci sarebbe tempo ancora fino al 16 aprile, perché l’assemblea è il 12 e 13 maggio in prima e seconda convocazione. Puntuale, ieri sera, a mercati chiusi è arrivata la nota con cui si è varato il mini-rimpasto richiesto, nel settore dei grandi gruppi pubblici, soprattutto dalla Lega Nord. Al Carroccio va la guida operativa di Finmeccanica, con Giuseppe Orsi, già ad della controllata Agusta Westland, chiamato ad affiancare il confermato presidente Pierfrancesco Guarguaglini. Eni vede confermato l’amministratore delegato Paolo Scaroni, mentre al posto di Roberto Poli arriva Giuseppe Recchi, 47 anni, già presidente e ad di General Electric Sud Europa. A sostituire Piero Gnudi alla presidenza dell’Enel ci sarà invece Paolo Andrea Colombo, 51 anni, docente di Contabilità e bilancio alla Bocconi di Milano; mentre Fulvio Conti resterà amministratore delegato. "Il ministero dell’Economia e delle Finanze - si legge in una nota diffusa ieri sera - esprime un particolare ringraziamento a Piero Gnudi e a Roberto Poli per la preziosa opera prestata in questi anni quali presidenti di Enel ed Eni e per il loro rilevante apporto nel raggiungimento degli importanti risultati industriali e strategici da parte delle due società". Soddisfatta la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che aveva definito "complessivamente positive" le indiscrezioni, a margine del primo incontro di Confindustria di Torino. "C’è continuità su alcuni manager e ad che hanno dimostrato capacità di gestire secondo logiche di mercato queste grandi aziende - ha commentato -. Però ci sono anche alcune innovazioni sulle presidenze delle grandi imprese con l’introduzione di due giovani capaci e di profilo internazionale", riferendosi all’età di Recchi e Colombo. Positivo anche il parere di Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager "Siamo in presenza di conferme che premiano il buon lavoro svolto , nonostante le grandi difficoltà e che pongono l’indispensabile premessa per ulteriori sviluppi". Nel caso Finmeccanica, ad esempio, "sono state fatte scelte che valorizzano risorse interne; nei casi delle presidenze di Eni ed Enel sono stati operati ricambi generazionali nonché inserimenti professionali assolutamente adeguati ai compiti". La conferma di Guarguaglini come presidente di Finmeccanica sembra soddisfare in particolare la Lega, che non avrebbe fatto pressioni per ottenere, come sembrava all’inizio, un’altra poltrona di peso. Per quanto riguarda l’ad, inizialmente si era parlato di due incarichi, ma alla fine Orsi, che sarebbe sostenuto dal Carroccio ed avrebbe anche l’appoggio dell’Udc, l’ha spuntata. Nessun cambiamento alle Poste italiane, con Giovanni Ialongo che è rimasto presidente e Massimo Sarmi ad. L’unico punto interrogativo, leggendo le liste del ministero, riguarda appunto Terna, per cui bisogna aspettare il prossimo 16 aprile: in ogni caso, dovrebbe essere confermato l’attuale vertice. Andrea D'Agostino
2011-04-04 4 aprile 2011 ISTAT Rapporto deficit-Pil in calo: al 4,5% rispetto al 5,3% Il rapporto tra deficit e Pil nel 2010 è stato pari al 4,5%, in calo a confronto con il 5,3% registrato nel 2009. Lo rileva l'Istat, diffondendo i dati grezzi sull'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e spiegando che rispetto al 4,6%, sempre con riferimento al 2010, comunicato dallo stesso Istituto il primo marzo il dato di oggi è leggermente migliore perché non include l'effetto delle operazioni di swap. Nel quarto trimestre del 2010 il rapporto tra deficit e Pil è stato pari al 3,8%, in miglioramento rispetto al 4,1% del corrispondente periodo del 2009. Le entrate totali nel 2010 sono aumentate complessivamente dello 0,9 %, con un'incidenza rispetto al Pil del 46%. L'Istat aggiunge che nel 2009 erano calate del 2,3% (46,5% l'incidenza sul Pil). Considerando solo il quarto trimestre del 2010 le entrate sono diminuite in termini tendenziali dello 0,6%. In questo periodo il rapporto tra le entrate totali e il Pil è stato pari al 53,8%, rispetto al 55,1% del quarto trimestre del 2009. Nel 2010 le uscite totali sono calate dello 0,7%, con un'incidenza rispetto al Pil del 50,5%. Nell'anno 2009 si era registrato un aumento del 2,9% (con un'incidenza rispetto al Pil del 51,8%). Mentre nel quarto trimestre 2010 le uscite totali sono diminuite in termini tendenziali dell'l%, il rapporto tra queste e il Pil è risultato pari al 57,6% (era 59,2% nel corrispondente trimestre del 2009).
4 aprile 2011 NOMINE Nuovi presidenti per Eni ed Enel Giuseppe Recchi alla presidenza dell'Eni e Paolo Andrea Colombo a quella dell'Enel. Sono queste le novità più rilevanti che emergerebbero dal giro delle nomine nelle grandi società pubbliche quotate. Il blitz della politica, e in particolare quello della Lega che pareva aver prenotato alcune importanti poltrone, pare dunque scongiurato. Salvo sorprese dell'ultima ora, gli annunci non saranno dati prima delle cinque, ora di chiusura dei mercati, ai vertici di Enel, Eni, Finmeccanica e Terna non ci saranno molte novità. Ma le poche che interverranno, dovrebbero riguardare l'ingresso, nel ruolo di presidenti, dei due professionisti ben conosciuti dall'azionista: il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Per Finmeccanica sembra confermato il passo indietro di Pier Francesco Guarguaglini che manterrebbe la poltrona di presidente con alcune deleghe sull'estero mentre perderebbe quella di amministratore delegato. Al suo posto sarebbe stato designato l'attuale amministratore delegato della controllata Agusta Westland, Giuseppe Orsi, che l'avrebbe spuntata su Giuseppe Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia, altra società del gruppo dell'aerospazio e difesa. Stabili, almeno fino alla tarda serata di ieri, parevano i vertici di Terna, con il duo Flavio Cattaneo-Luigi Roth, e di Poste con Massimo Sarmi-Giovanni Ialongo. Grandi esclusi, dunque, dovrebbero essere i due candidati più marcatamente leghisti: il viceministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli, che puntava alla presidenza di Terna, e l'ex sindaco di Busto Arsizio, Gianfranco Tosi, candidato alla presidenza dell'Enel, del cui Consiglio di amministrazione fa parte dal 2002. Allo stesso modo resterebbero al loro posto Massimo Ponzellini, presidente della Banca popolare di Milano, e Augusto Fantozzi, presidente di Sisal e amministratore straordinario di Alitalia. In uscita vengono dati dunque Roberto Poli, 73 anni, attuale presidente dell'Eni e il coetaneo collega Piero Gnudi, all'Enel. L'azionista sembra aver voluto avviare così un ricambio generazionale, scegliendo al loro posto un 47enne e un 51enne. Nell'azienda che dovrebbe essere ancora guidata da Paolo Scaroni, sarebbe infatti in arrivo Giuseppe Recchi, classe 1964, laureato in Ingegneria al Politecnico di Torino. L'attuale presidente e amministratore delegato di General Electric Sud Europa, vicepresidente di GE Capital Interbanca, nonché consigliere di Exor, è incaricato gli investitori esteri in Italia per Confindustria. In una recente intervista ha lasciato trasparire una visione piuttosto ottimista del nostro Paese: "Dell'Italia, vista da fuori - ha detto, forte della sua esperienza internazionale - si ha una percezione di eccellenza, legata alle sue caratteristiche di inventiva, imprenditorialità, qualità". Nel consiglio di Eni entrerebbe quale rappresentante del Tesoro, Carlo Gatto, cuneese, classe 1941, una lunga carriera in Fiat fino al 2004, attualmente consulente e sindaco di numerose società, tra cui la Rai. Accanto a Fulvio Conti, confermato amministratore delegato dell'Enel, arriverebbe invece come presidente il milanese Paolo Andrea Colombo, classe 1960, laureato in Economia aziendale presso l'Università Bocconi, dottore commercialista e revisore dei conti. Attualmente è consigliere di Mediaset, Eni (di cui è stato sindaco), Carlo Tassara e sindaco di numerose altre società. Colombo, transitato anche nel board di Rcs quotidiani e nel collegio sindacale di Banca Intesa, insegna alla Bocconi ed è stato regista di importanti operazioni di ristrutturazione (Impregilo, Versace, gruppo Cabassi). Viene dalla stessa Finmeccanica, gruppo che passerebbe ora a guidare, Giuseppe Orsi, nato a Guardamiglio (Lodi), classe 1945, attuale amministratore di AgustaWestland. Di lui si dice che avrebbe l'appoggio della Lega, non foss'altro perché il quartier generale italiano di AgustaWestland si trova in territorio varesino. Orsi godrebbe anche del placet dell'Udc.
2011-04-01 1 aprile 2011 ISTAT Disoccupazione giovanile, il tasso scende al 28,1% a febbraio Il tasso di disoccupazione a febbraio scende all'8,4%, con una diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto a gennaio e di 0,1 punti su base annua. Lo comunica l'Istat in base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie. L'Istituto spiega che il calo avviene in un contesto di ripresa dell'inattività. Il tasso di disoccupazione giovanile a febbraio 2011 scende al 28,1%, con una diminuzione congiunturale di 1,3 punti percentuali. Lo comunica l'Istat in base a dati destagionalizzati, aggiungendo che si tratta di un dato comunque "estremamente alto" e se confrontato con i grandi Paesi europei solo la Spagna, sottolinea, fa peggio. Nella media del 2010 il tasso di disoccupazione è balzato all'8,4% dal 7,8% del 2009. Lo rileva l'Istat, sottolineando che è il dato medio annuo più alto dall'inizio delle serie storiche omogenee, ovvero dal 2004. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) nel IV trimestre del 2010 è pari al 29,8% (era al 27,9% nello stesso periodo del 2009). Lo comunica l'Istat, in base a dati non destagionalizzati, aggiungendo che si tratta del tasso più alto dall'inizio delle serie storiche omogenee, ovvero dal 2004. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumentano dello 0,1% (21 mila unità) rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività, dopo la crescita dei tre mesi precedenti, resta stabile al 38%. Scende, sempre a febbraio, dal 10% al 9,9% il tasso di disoccupazione anche nell'Eurozona: il dato, che conferma la stima "flash" già diffusa, è in lieve calo anche per quanto riguarda l'Ue a 27 Paesi (9,5% contro 9,6% in gennaio). Al Sud quasi una donna su due, ossia il 42,4% della popolazione femminile, è disoccupata. Ancora più rilevante il divario tra maschi e femmine per quanto riguarda il tasso di inattività: sempre nel Mezzogiorno è pari al 48,8% ma da parte delle donne il livello di mancata partecipazione al mercato del lavoro raggiunge il livello del 62,8%. Anche al Nord e al Centro la percentuale di donne senza lavoro è molto più alta rispetto a quella degli uomini: al Nord è del 27,3% e al Centro del 31,3%. Complessivamente, il tasso di disoccupazione femminile è del 32,9%, contro il 27,7% di quella maschile.
1 aprile 2011 LA GUERRA DEL LATTE Parmalat, assemblea rinviata Più tempo per la cordata italiana Il Consiglio di amministrazione di Parmalat ha convocato una nuova assemblea per fine giugno, avvalendosi di quanto previsto dal decreto legge varato dal governo la scorsa settimana. Restano quindi inascoltate le argomentazioni di Lactalis - azionista di Parmalat con il 29% - che, secondo quanto riferito stamattina da una fonte, aveva inviato una lettera al board del gruppo di Collecchio contenente motivazioni per non votare a favore del rinvio dell'assemblea, citando tra l'altro il superamento dei termini previsti dallo statuto e dalla legge per procedere a una nuova convocazione. Il rinvio concede oltre due mesi in più di tempo alla cordata italiana a cui sta lavorando Intesa Sanpaolo per contrastare i francesi, i cui contorni sembrano ancora poco definiti. Un comunicato diffuso da Parmalat al termine della riunione del board indica il 25, 27 e 28 giugno come le date della nuova assemblea, con il medesimo ordine del giorno, aggiungendo che il relativo avviso di convocazione verrà pubblicato sul sito internet di Parmalat, senza ulteriori dettagli. Lasciando la sede del Consiglio, che si è svolto a Milano, l'avvocato Giuseppe Lombardi, consulente legale di Parmalat, ha definito "piuttosto articolate" le motivazioni alla base della decisione di rinviare l'assemblea. Nessun commento invece da parte dell'ad di Parmalat Enrico Bondi all'uscita del Cda. La scorsa settimana il governo, preoccupato dal fatto che Lactalis potesse eleggere la maggioranza dei membri del Cda, ha varato un decreto legge (n. 26 del 25 marzo, entrato in vigore il 27 marzo) che ha dato la possibilità a Parmalat di rimandare l'assemblea sino a fine giugno, prevedendo anche la possibilità di presentare nuove liste. Per presidiare l'italianità di Parmalat il governo ieri ha fatto un ulteriore passo, autorizzando il ministro dell'Economia Giulio Tremonti a predisporre e attivare norme anti scalate a difesa delle società di interesse nazionale e ponendo le basi per un intervento della Cassa depositi e prestiti nel gruppo di Collecchio. Intanto Intesa Sanpaolo - che è anche azionista di Parmalat con poco più del 2% e ha presentato una sua lista guidata da Bondi - lavora per la formazione di una cordata italiana. Clessidra, per bocca dell'ad Claudio Spositi, ha detto stamattina di avere in corso contatti preliminari per valutare se partecipare alla cordata. Quanto ai possibili partner industriali, Barilla ha ribadito oggi di non essere mai stata interessata a Parmalat e ha smentito di avere in programma incontri relativi al possibile ingresso in una cordata italiana. Sembra restare alla finestra Ferrero, che in passato ha più volte vincolato un suo interesse al fatto che si tratti di una "soluzione italiana, industriale e di lungo termine". Granarolo da parte sua ha dato disponibilità per un'operazione che preservi la filiera italiana, ma ha detto che non intende investire cash mentre potrebbe conferire asset. Il titolo a Piazza Affari ha chiuso in rialzo dell'1,18%, in linea con l'indice generale milanese.
1 aprile 2011 MERCATO DELL'AUTO Fiat, vendite in altalena: crollo in Italia, boom negli Usa Niente da fare. Il mercato dell'auto in Italia non ne vuole sapere di riprendere quota: a marzo le nuove immatricolazioni di vetture hanno infatti sfiorato una flessione record del 30%, segnando un calo del 27,57%, pari ad appena 187.687 unità vendute, contro le 259.115 del marzo 2010 (a febbraio il calo era stato del 20,49%). In questo contesto marzo si è chiuso per il gruppo Fiat con un calo del 31,92% e con una quota di mercato del gruppo che si posiziona così al 29,35%, 1,9 punti percentuali in meno nel confronto con marzo dell'anno scorso. Il risultato, spiegano comunque a Mirafiori, è in miglioramento rispetto allo scorso mese di febbraio quando si era ottenuta una quota del 28,4%. Chrysler, partecipata Fiat , ha invece, realizzato un aumento delle vendite Usa del 31% a marzo, mese in cui è iniziata la vendita della Fiat 500. Lo comunica la società, ricordando che la 500 è il primo modello Fiat commercializzato negli Stati Uniti dal marzo 1984. Nel primo trimestre le vendite hanno segnato +51%.Nello stesso periodo sono stati registrati 426.972 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una variazione di -1,31% rispetto a marzo 2010, durante il quale furono registrati 432.647 trasferimenti di proprietà. Il volume globale delle vendite (614.659 autovetture) ha interessato per il 30,54 % auto nuove e per il 69,46% auto usate. "Da ora in poi – commenta Loris Casadei, presidente dell’Unrae, l’Associazione che rappresenta le Case estere operanti in Italia – il confronto avverrà senza quelle distorsioni che hanno di fatto reso complesse le valutazioni di prospettiva. Quel che però appare certo è che il trend del primo trimestre del 2011 sta esprimendo anche meno delle 1.850.000 immatricolazioni da noi indicate nel dicembre dello scorso anno". Il quadro generale del mercato dell’auto dei prossimi mesi (con la probabile esclusione del solo aprile) sarà segnato sicuramente da due fatti diversi fra loro, ma ambedue attinenti il settore dell’automotive. Intanto, la tragedia che ha scosso profondamente il Giappone sta avendo riflessi sulle future forniture soprattutto a livello di componentistica che non riguardano solo le Case giapponesi. Non di secondario aspetto, ma molto più legato al nostro Paese, l’aumento del prezzo dei carburanti, al quale ora si aggiunge anche l’incremento delle accise, varato con sorprendente rapidità per fare fronte alle pur comprensibili esigenze dello spettacolo e della cultura. "Così si è concluso il primo trimestre del 2011 - spiega Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l'associazione dei concessionari ufficiali di tutti i marchi - e ora disponiamo ora di un importante indicatore. Poiché i primi due mesi dell'anno si erano chiusi con un -20,5% circa, con marzo a -27,6% il dato trimestrale passa a -23,1%. Proiettando questi dati sull'anno otterremmo un mercato 2011 di circa 1.500.000 immatricolazioni. A parziale correzione di questa ipotesi gli analisti più accreditati prevedono che il 2011 procederà a due velocità, e quindi l'anno dovrebbe chiudersi attorno a 1.850.000 immatricolazioni".
2011-03-28 28 marzo 2011 EMERGENZA SULL'ISOLA Tensione a Lampedusa, proteste anti-immigrati Alcuni pescatori stanno trainando quattro barconi usati dai migranti e sequestrati per posizionarli all'ingresso del porto di Lampedusa. Lo scopo è impedire il transito delle motovedette che soccorrono gli immigrati. Dal molo una cinquantina di donne sta incitando l'azione, invitando altri uomini alla partecipare alla protesta. Sulla banchina la tensione è altissima. Un gruppo di lampedusani, tra cui alcune donne, ha rivoltato tre cassonetti davanti il varco militare al porto, bloccando il transito e chiedendo al governo soluzioni per mettere fine all'emergenza immigrazione nell'isola. In strada sono stati gettati anche due grossi recipienti usati per contenere acqua, vasi e pietre. Alcuni dei manifestanti si sono seduti davanti al cumulo di macerie, alzando due bandiere: quella della Trinacria, simbolo della Sicilia, e quella a scacchi di Lampedusa. La polizia osserva. "Non vogliamo entrare in quarantena", urla un ragazzo. Altri invocano "lo sciopero generale". "Noi siamo il popolo di Lampedusa, lo sappiano i leghisti che ci costringono a vivere in questa situazione - dice uno dei manifestanti - Rivogliamo indietro la nostra libertà, solo questo chiediamo. Difendiamo la nostra dignità, siamo stanchi". Una coppia di coniugi di Lampedusa sostiene di essere stata aggredita e derubata nella sua abitazione da un gruppetto di immigrati tunisini che avrebbe fatto irruzione nell'appartamento dei due. A raccontarlo questa mattina durante una affollata assemblea cittadina è stato il figlio della coppia. Sembra che il padrone di casa, Luigi Salina, ex pescatore, sia stato colpito con un pugno dall'extracomunitario che poi avrebbe portato via dei preziosi. GLI SBARCHI Un barcone con circa 300 persone a bordo si trova in difficoltà a 7 miglia al largo di Lampedusa. Verso il barcone, che starebbe imbarcando acqua, si stanno dirigendo le motovedette della Capitaneria di porto. A bordo ci sono anche donne e bambini. Intanto è piena crisi a Lampedusa: circa 6.200 i tunisini arrivati negli ultimi giorni. Il governatore siciliano Raffaele Lombardo ha ottenuto dal premier Silvio Berlusconi un Consiglio dei ministri straordinario per affrontare l'emergenza. "Le tendopoli le facciano pure in Val Padana, non solo in Sicilia", ha detto Lombardo a Berlusconi in un'accorata telefonata . Oggi arrivano gli ispettori sanitari della Regione per verificare le condizioni igieniche in tutti i centri d'accoglienza ed effettuare sopralluoghi nei punti più critici. In arrivo a Linosa un barcone proveniente dalla Libia, con oltre 200 persone a bordo: verranno portate oggi in Sicilia. E un altro barcone con 300 profughi sarebbe ancora in acque libiche. Sono 1.933 i migranti arrivati nelle ultime 24 ore a Lampedusa. E' il numero più alto di arrivi da quando sono ripresi gli sbarchi. Impressionante anche il dato degli ultimi tre giorni: da venerdì sull'isola sono arrivati 3.721 migranti. Di fronte alle nuove ondate di immigrati, In Italia "ci sono ogni tanto delle posizioni, delle reazioni un po' sbrigative a livello di opinione pubblica" alle quali non bisogna indulgere. Piuttosto bisogna ricordare il nostro passato di paese numero uno in Europa per numero di emigranti e "governare" la nuova situazione che si è creata, anche se "non è semplice". ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rispondendo a una domanda a margine della inaugurazione dello spazio espositivo "Industria Gallery" a New York. "Proprio perché c'é stata un'accelerazione, che - ha aggiunto Napolitano - nel giro di vent'anni ci ha fatto passare da una quota minima di immigrati ad una presenza pari al 7 per cento della popolazione, e quindi ci sono state delle scosse dal punto di vista sociale e psicologico, bisogna governarle". Quali sono gli elementi in comune fra quella emigrazione storica italiana e questa oggi in arrivo in Italia? "C'é la stessa ricerca talvolta disperata di lavoro e di vita decente" ha risposto Napolitano invitando a considerare che "nel frattempo è cambiato il contesto mondiale". "Oggi - ha spiegato - c'é un incrocio fra l'Italia e l'Africa che prima non c'era. E l'Italia è in Europa uno degli ultimi paesi che dopo essere stati paese di emigrazione, e l'Italia in passato è stato il numero uno, sono diventati luogo di immigrazione".
2011-03-25 25 marzo 2011 CONSUMI Istat, calano le vendite al dettaglio a gennaio: -1,2% Le vendite di prodotti alimentari, spiega l'Istat, scendono dello 0,5% rispetto a dicembre, quelle di prodotti non alimentari dello 0,2%. Rispetto a gennaio 2010 l'indice grezzo segna un calo dell'1,2%. La diminuzione delle vendite registrata nel confronto con il mese di gennaio 2010 deriva da variazioni negative dello 0,9% per le vendite della grande distribuzione e dell'1,4% per quelle delle imprese operanti su piccole superfici. Rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, sia le vendite di prodotti alimentari, sia quelle di prodotti non alimentari scendono dell'1,2%. Le vendite di tutti i gruppi di prodotti non alimentari subiscono in termini tendenziali una flessione, con l'eccezione del gruppo calzature, articoli in cuoio e da viaggio, che segna una variazione nulla. La flessione dell'1,2%, registrata nel confronto con il mese di gennaio 2010 per il totale delle vendite, deriva da diminuzioni dello 0,9% per le vendite della grande distribuzione e dell'1,4% per quelle delle imprese operanti su piccole superfici. Nella grande distribuzione le vendite registrano variazioni negative sia per i prodotti alimentari (-0,9%), sia per quelli non alimentari (-0,8%). Le variazioni sono negative anche per le imprese operanti su piccole superfici e pari a -1,5% per le vendite di alimentari e a -1,4% per quelle di non alimentari. Nel mese di gennaio 2011, tra le tipologie di imprese della grande distribuzione, gli esercizi non specializzati segnano, in termini tendenziali, una variazione negativa dell'1,2%, mentre per gli esercizi specializzati si registra un aumento dell'1,2%. All'interno dei primi, quelli a prevalenza alimentare mostrano una flessione dell'1,8%, quelli a prevalenza non alimentare una crescita dello 0,6%. Tra gli esercizi a prevalenza alimentare il calo tendenziale più marcato ( 2,7%) riguarda gli ipermercati. Considerando il numero degli addetti, nel mese di gennaio 2011 il valore delle vendite diminuisce, in termini tendenziali, dell'1,7% sia nelle imprese fino a 5 addetti sia in quelle da 6 a 49 addetti e dello 0,3% nelle imprese con almeno 50 addetti. Per quanto riguarda il valore delle vendite di prodotti non alimentari, a gennaio 2011 le variazioni negative di maggiore entità riguardano i Supporti magnetici, strumenti musicali (-2,4%), i Generi casalinghi durevoli e non durevoli (-2,3%), gli Elettrodomestici, radio, tv e registratori e i Giochi, giocattoli, sport e campeggio (entrambi i gruppi -2,0%).
2011-03-19 18 marzo 2011 CDA Parmalat, è scontro tra Italia e Francia Schieramenti delineati per la "'battaglia" per il controllo di Parmalat in vista dell'assemblea del 14 aprile per il rinnovo dei vertici. All'appello mancano solo i candidati di Lactalis, il gruppo francese che ieri ha annunciato a sorpresa di avere raccolto in poche sedute l'11,42% del capitale di Parmalat. Intesa Sanpaolo, invece, ripropone l'amministratore delegato uscente Enrico Bondi in cima a una lista di "manager e imprenditori di primissimo livello" tra cui spiccano i nomi dell'ad di Wind Luigi Gubitosi e del numero uno di Palladio Roberto Meneguzzo. Intorno alla lista di Intesa, secondo le previsioni, si coaguleranno i consensi di chi vuole difendere l'italianità di Parmalat. Al momento non risulta costituita una "cordata italiana"; ambienti vicini a Luca Cordero di Montezemolo, che nelle scorse settimane aveva valutato il dossier con il suo fondo Charme II, negano nuovi contatti per un ingresso nel gruppo di Collecchio. LA CONFERMA DI PASSERA L'attuale amministratore delegato di Parmalat, Enrico Bondi, "sarà nella lista come dal primo giorno. Nelle nostre intenzioni c'è la continuità rispetto al grande lavoro fatto e a quello che si potrebbe fare per rilanciare internazionalmente l'azienda". Lo ha detto l'ad del Gruppo Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, a margine della cerimonia per il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia al teatro Regio di Torino, a proposito dell'annuncio di mercoledì scorso di voler presentare una lista per il Consiglio di amministrazione della società alimentare in difesa della sua italianità. "La presentazione di nostre liste - ha detto - è un contributo a trovare un progetto industriale di lungo periodo nell'interesse degli azionisti di Parmalat ma anche del Paese. Adesso dobbiamo tutti adoperarci perchè qualcosa succeda nei prossimi giorni". "Noi - ha proseguito Passera - mettiamo a disposizione noi stessi e il nostro impegno però ci deve essere un'iniziativa di carattere industriale". "Parmalat - ha detto ancora - è uno dei più grandi e più forti marchi internazionali. L'azienda è stata risanata da Bondi con grande efficacia. La società ha risorse anche importanti per pensare alla sua crescita ed è pronta alla prossima fase sia manageriale sia imprenditoriale". LE REAZIONI Dalla politica arriva un'esortazione: "Credo che in Italia ci siano le energie, le capacità che mi auguro sapranno proporsi adeguatamente", ha detto il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Non dobbiamo essere "solo prede", ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni ha chiesto che sia il governo a lavorare a una cordata italiana, mentre la rappresentante della Cgil Susanna Camusso ha ventilato un "rischio Bulgari". A difesa dell'italianità si schierano, a sorpresa, anche i tre fondi esteri Skagen, Mackenzie financial corporation e Zenit asset management, che con la loro discesa in campo lo scorso 26 gennaio avevano acceso i riflettori su Parmalat: il candidato amministratore delegato Massimo Rossi, che conta di raccogliere tra il 20 e il 25% delle preferenze in assemblea, ha escluso "categoricamente", l'ipotesi di un accordo con Lactalis e si è schierato piuttosto a favore dell'indipendenza e italianità di Parmalat e aprendo a "chiunque abbia la stessa idea", a cominciare da Intesa Sanpaolo. Assogestioni, raccogliendo intorno a sè il 2,28% del capitale, ha presentato un elenco di tre nomi per il Consiglio: il primo è quello di Gaetano Mele di Lavazza. Nel frattempo in Borsa è stato nuovamente boom di scambi, con oltre 100 milioni di pezzi passati di mano, pari al 6% del capitale, che si sommano al 10% movimentato ieri e all'ulteriore 10% scambiato tra martedì e mercoledì. Il titolo ha chiuso in rialzo del 4% a 2,60 euro per azione; nell'ultima settimana ha guadagnato il 10,96%.
2011-03-15 15 marzo 2011 MERCATI Crolla la Borsa di Tokyo, tensione in Europa Prevalgono paura e tensione nelle principali borse di Asia e Pacifico, con l'allarme nucleare scattato in Giappone dopo l'esplosione di un altro reattore atomico. Nuovo crollo per Tokyo, che ha lasciato sul campo il 10% dopo lo scivolone del 6% della vigilia, mentre avanza proprio verso la capitale nipponica la nube tossica sprigionata dalla centrale di Fukushima. Il governo potrebbe intervenire direttamente sul mercato azionario. Lo ha detto il ministro delle Politiche economiche e fiscali, Kaoru Yosano, suggerendo un'insolita mossa per sostenere i listini. "Potrebbe essere un po' presto per parlare, ma il governo ha un'opzione di questo genere", ha concluso. Difficoltà anche ad Hong Kong (-3%), Taiwan (-3%), Seul (-2,4%) e Sidney (-2,1%), mentre à apparsa relativamente più cauta Shanghai (-1,4%). Su quello che resta del listino nipponico, che ha funzionato anche oggi nonostante la catastrofe, si segnalano i gruppi del comparto energetico Tokyo Electric Power (-24,68%), Toshiba Corporation (-19,46%), Oki Electric (-19,05%) e Fuji Electric Holdings (-17,67%), assieme a quelli dell'alimentare come Nippon Meat Packers (-18,09%), che ha dovuto fermare la produzione. Più cauta, se è lecito il termine, Toyota (-7,4%), la cui produzione automobilistica è ferma. Sotto pressione a Hong Kong China Resources (-3,92%) e Petrochina (-3,7%), mentre a Seul le vendite interessano il comparto della logistica e delle costruzioni con Kepko Engineering (-12,71%) e Logistics Energy (-10%). In controtendenza il cementiero Ssangyong (+14,96%), spinto dalla speculazione su un possibile balzo della domanda di materia prima per la ricostruzione in Giappone. Difficoltà a Sidney per gli estrattivo-minerari Extract Resources (-18,45%), Paladin Energy (-17,47%) ed Energy resiources (-14,3%), particolarmente esposti sul nucleare in Giappone. Peggiorano anche le principali borse europee con l'allarme atomico in Giappone e l'andamento in calo dei futures Usa, che preannunciano un'apertura pesante anche a Wall Street. Francoforte cede il 4,7% e Parigi il 3,8%, mentre riduce il calo Milano (-2,6%). Tra i titoli più colpiti quelli dell'energia E.On (-5,5%), Rwe (-4,8%) ed Edf (-4,3%), esposte nel settore nucleare.
2011-03-14 14 marzo 2011 ROMA Bankitalia: il debito cresce a + 36,7 miliardi A gennaio record 1879,9 miliardi In gennaio il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 36,7 miliardi rispetto al mese precedente, ( a quota 1.879,9 miliardi) "in buona parte dovuto all'accumulo delle attività del Tesoro presso la Banca d'Italia (come avviene regolarmente in questo periodo dell'anno)". È quanto riporta il Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d'Italia. A tale aumento si aggiunge il fabbisogno del mese (2,1 miliardi). Le entrate tributarie del bilancio dello Stato sono aumentate (6,4 per cento; 1,8 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2010. Il fabbisogno del mese di gennaio è stato pari a 2,1 miliardi. Rispetto a gennaio 2010, quando si era attestato a 1.790,8 miliardi, la crescita del debito è dunque del 4,9%. Sul mese di dicembre (quando il debito era a quota 1.843,2 miliardi) l'aumento è dell'1,9%. ENTRATE GENNAIO +6,4% (1,8 MLD) Le entrate tributarie del Bilancio dello Stato sono aumentate (6,4 per cento; 1,8 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2010. Lo ricorda la Banca d'Italia spiegando che la significatività dei dati del mese di gennaio è limitata da disomogeneità nei tempi e nelle modalità di contabilizzazione di alcune entrate. A GENNAIO FABBISOGNO 2,1 MLD, +6,1 MLD SU 2010 Il fabbisogno del mese di gennaio è stato pari a 2,1 miliardi. Lo ricorda la Banca d'Italia nel Supplemento al Bollettino statistico spiegando che il fabbisogno è stato a gennaio superiore di 6,1 miliardi rispetto a quello registrato nel corrispondente mese del 2010, che però aveva risentito di fattori eccezionali.
2011-03-10 10 marzo 2011 CRISI Confindustria: prezzo petrolio rallenta la ripresa In Italia "si osservano segnali più decisi di accelerazione" della ripresa economica, "anche se rimane ampio il divario di crescita con le altre nazioni". Ma, indica Confindustria, in questo scenario "si sono inseriti nuovi fattori di rischio". Come "lo shock rappresentato dal rincaro delle materie prime e in particolare del petrolio" che "rischia di rallentare sensibilmente la ripresa nei Paesi avanzati". Un prezzo a 115 dollari al barile "può comportare un minor livello del Pil italiano di circa lo 0,7% in due anni a parità di altre condizioni". Lo ha spiegato il direttore generale di Viale dell'Astronomia, Giampaolo Galli, in una audizione alla Commissione Bilancio della Camera sul piano nazionale di riforma che, comunicato lo scorso novembre dal Governo all'Unione europea, verrà presentato ad aprile con il testo definitivo. Il rincaro delle materie prime può avere effetti recessivi che, avverte Confindustria, "possono essere aggravati dai rialzi dei tassi di interesse annunciati dalle autorità monetarie e dal conseguente apprezzamento del cambio dell'euro". Mentre il piano presentato dal governo all'Europa, nel contesto degli obiettivi 2020 e del percorso di uscita dalla crisi, "nella sua versione provvisoria" appare "scarsamente ambizioso, specie alla luce del ritardo accumulato nell'ultimo decennio dall'Italia". In Italia serve, in un contesto europeo, "una riflessione seria e condivisa sulle strozzature che ostacolano la crescita del nostro Paese e sulle politiche che possono e devono essere messe in campo per tornare a essere competitivi in Europa e nel mondo", sottolinea il dg di Confindustria. Lo scenario della crisi illustrato ai parlamentari da Giampaolo Galli indica una ripresa globale che a inizio 2011 "ha dato nuovi e ancor più convincenti segni di rafforzamento e diffusione, con il coinvolgimento delle principali economie avanzate, a cominciare da Stati Uniti e Germania". In questo contesto "anche in Italia si osservano segnali più decisi di accelerazione, soprattutto dell'industria manifatturiera, con una significativa riduzione della cassa integrazione, anche se rimane ampio il divario di crescita con le altre nazioni, divario esistente prima della crisi e che si è confermato da quando a metà 2009 la ripresa globale è cominciata". È uno scenario oggi "favorevole" nel quale "si sono inseriti nuovi fattori di rischio che si sono aggiunti a quelli più volte indicati" da Confindustria: tra i quali, ricorda Galli, l'alta disoccupazione soprattutto giovanile, le difficoltà di accesso al credito, la crisi dei debiti sovrani e l'aumento dei debiti pubblici, difficoltà nel settore immobiliare, gli squilibri commerciali a livello globale. Oggi si aggiunge "lo shock" dell'aumento delle materie prime. E in particolare del petrolio che, "dovuto in parte a ragioni geopolitiche", rischia di frenare la ripresa.
2011-03-01 1 marzo 2011 ISTAT Inflazione, a febbraio vola a +2,4% Pil in crescita: +1,3% È record per l'inflazione a febbraio: secondo i calcoli provvisori dell'Istat si è attestata al 2,4%, con una crescita dello 0,3% rispetto a gennaio. Si tratta di un nuovo primato, visto che l'ultima volta che è stato toccato un livello più alto (2,7%) era nel novembre 2008. Sul dato hanno pesato gli aumenti dei beni alimentari e dei carburanti. Buoni invece i dati riguardanti la crescita 2010. Pil in rialzo all'1,3%, contro una previsione del +1,2%. In miglioramento anche il rapporto deficit-Pil, al 4,6%. Sale invece il debito. Male i dati sul fronte disoccupazione, soprattutto quella giovanile. A FEBBRAIO BENZINA +11,8%, PANE +1,2% Continuano a crescere i prezzi di beni primari come i carburanti e gli alimentari. In particolare, spiega l'Istat, il prezzo della benzina è aumentato a febbraio dello 0,8% su base mensile, con una crescita annua dell'11,8%. Sale anche il gasolio per riscaldamento (+1,8% su mese e +17,2% sull'anno). In forte crescita anche i prezzi dei beni alimentari: in particolare il pane aumenta dello 0,3% sul mese dell'1,2% sull'anno. Vola anche la frutta fresca, che in un mese è salita dell'1,8% e del 2,4% rispetto al febbraio 2010. PIL: +1,3% CRESCITA 2010 Il 2010 si chiude con una crescita del Pil dell'1,3%. Lo comunica l'Istat. Il dato è migliore di quanto previsto dal governo che nella decisione di finanza pubblica aveva indicato un +1,2%. Alla crescita hanno contribuito per 0,6 punti percentuali i consumi delle famiglie residenti, mentre la spesa della pubblica amministrazione ha segnato un -0,1 punti percentuali. In calo anche (0,4 punti) la domanda estera. CONTI PUBBLICI: DEFICIT 2010 AL 4,6% Il rapporto deficit-Pil si è attestato nel 2010 al 4,6%. Lo comunica l'Istat, che ha rivisto al rialzo il dato 2009 portando il deficit al 5,4%. Il miglioramento è dovuto a un aumento dello 0,9% delle entrate totali, e a un -0,5% per le uscite. Per quanto riguarda le entrate, si segnala un aumento del 5,1% in gran parte dovuto alla crescita del gettito Iva (hanno influito le norme per il contrasto dei crediti Iva inesistenti utilizzati in compensazione). Secondo l'Istat, si è attestato al 119% del Pil. Si tratta di circa tre punti in più rispetto all'ultima stima che dava il rapporto nel 2009 al 116,1%. PRESSIONE FISCO 2010 CALA A 42,6% Cala la pressione del fisco. Nel 2010, secondo l'Istat, si è attestata al 42,6%, ovvero cinque decimi di punto in meno rispetto al 43,1% del 2009. Migliora l'avanzo primario, che l'anno scorso si è attestato a -0,1% del Pil rispetto al -0,7% del 2009. REHN, PER CRESCITA ITALIA GIU' DEBITO E RIFORME "L'Italia ha davanti a sé una duplice sfida: risanare i conti riducendo l'elevato debito pubblico e assicurare una più rapida ripresa attraverso riforme strutturali": lo ha detto il commissario europeo per gli Affari economici e monetari Olli Rehn sottolineando in particolare come il nostro Paese abbia bisogno di una politica di "moderazione salariale per evitare ulteriori perdite di competitività". SACCONI, PREOCCUPA AUMENTO PREZZI ENERGETICI Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, commenta con "preoccupazione" l'aumento dell'inflazione trainato dai prezzi dei prodotti energetici. Sacconi ha commentato anche i dati diffusi oggi dall'Istat sull'occupazione a gennaio (-83mila occupati rispetto a dicembre, -110mila rispetto a gennaio 2010), sottolineando che la ripresa economica per ora ha determinato il "riassorbimento dei cassaintegrati", mentre ci sono in atto "diffuse ristrutturazioni". "Preoccupa - afferma il ministro in una nota - la dinamica dei prezzi energetici e delle materie prime alimentari sospinta dalla domanda dei Paesi emergenti, dai fattori di instabilità e dalle pressioni speculative. Ne deriva un'inflazione importata che non aiuta i consumi interni e la crescita dell'economia. L'occupazione - prosegue - resta sostanzialmente stabile perché da un lato la crescita determina riassorbimento di cassintegrati e dall'altro sono in corso diffuse ristrutturazioni del tradizionale sistema produttivo. I provvedimenti in corso di definizione per accelerare la crescita con occupazione - sottolinea - possono determinare buoni effetti sulla seconda parte dell'anno alzando l'incremento tendenziale del Pil. Quanto ai giovani - conclude - è ormai prossimo il rilancio del contratto di apprendistato attraverso il decreto delegato di riforma, così come stiamo operando per la maggiore efficacia delle politiche educative e formative".
2011-02-26 26 febbraio 2011 AZIENDA ITALIA Draghi: 15 anni al "rallentatore" Giovani, salari d'ingresso al minimo La crescita in Italia stenta da 15 anni e i tassi di sviluppo si attestano oggi intorno all'1%. Il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nel suo intervento al Forex di Verona, insiste su un messaggio che si ripete in tutte le sue uscite pubbliche: è la crescita la priorità delle priorità. La ricetta per invertire la rotta si fonda soprattutto sulla necessità di eliminare burocrazia. "A beneficio della crescita di tutta l'economia andrebbe un assetto normativo ispirato, pragmaticamente, all'efficienza del sistema", sostiene il numero uno di Via Nazionale, evidenziando che "nonostante i passi in avanti, l'Italia si segnala ancora in tutte le classifiche internazionali per l'onerosità degli adempimenti burocratici, specie quelli addossati alle imprese". L'analisi di Draghi si fonda ovviamente sui numeri. "In Italia i tassi di sviluppo sono attorno all'1%. L'espansione produttiva si concentra nelle aziende esportatrici, in particolare in quelle grandi, rivolte alle economie emergenti. La domanda interna rimane debole, specie nella componente dei consumi, su cui gravano più che in altre economie dell'area le incerte prospettive dell'occupazione e un perdurante ristagno dei redditi reali delle famiglie", sintetizza il numero uno di Via Nazionale.
Le difficoltà che stanno incontrando le banche italiane "non sono transitorie" e per questo servono "azioni strutturali". Questo il messaggio, espresso a "braccio", rispetto al testo ufficiale, dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nel suo intervento al Forex di Verona parlando alla platea di banchieri e operatori finanziari cui ha ricordato come "il contesto globale in cui operano le banche italiane è cambiato". GIOVANI PENALIZZATI NELL'INGRESSO AL LAVORO In Italia "vige il minimo di mobilità a un estremo, il massimo di precarietà all'altro. È uno spreco di risorse che avvilisce i giovani e intacca gravemente l'efficienza del sistema produttivo". I salari di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, denuncia quindi il numero uno di Via Nazionale, "in termini reali, sono fermi da oltre un decennio su livelli al di sotto di quelli degli anni Ottanta". La recessione "ha reso più difficile la situazione" e il tasso di disoccupazione giovani "sfiora il 30%", ricorda inoltre il governatore".
2011-02-21 21 febbraio 2011 LISTINI Carburanti, prezzi in aumento Diesel supera 1,4 euro al litro Prosegue senza sosta la salita dei prezzi dei carburanti, con il diesel che supera quota 1,4 euro al litro. Nel fine settimana TotalErg, secondo il consueto monitoraggio di Quotidiano Energia, ha ritoccato all'insù di 0,3 centesimi il prezzo raccomandato della benzina, mentre questa mattina Tamoil è salita di 0,5 centesimi sia sulla verde che sul diesel. I prezzi medi della benzina (in modalità servito) vanno dall'1,507 euro/litro di Esso all'1,515 di Tamoil (no-logo a 1,425 euro/litro). Per il diesel si va dall'1,394 euro/litro di Esso all'1,404 di Tamoil (le no-logo a 1,333 euro/litro). Il Gpl, infine, si posiziona tra lo 0,788 euro/litro di Eni allo 0,797 euro/litro di Tamoil (0,772 euro/litro le no-logo). I rialzi non sono ancora del tutto assorbiti a livello di prezzi praticati sul territorio, dove, tuttavia, si scontano i passi in avanti dei giorni scorsi delle altre compagnie. Sale inoltre il divario tra le punte minime registrate al Nord e quelle massime al Sud (per la verde, in particolare, ci si avvicina nuovamente agli 8 centesimi) e l'allargamento di quello tra petrolifere e no-logo (ora a 9 centesimi sulla benzina).
2011-02-19 18 febbraio 2011 ISTAT Fatturato e ordini industria in consistente ripresa nel 2010 Il fatturato dell'industria italiana nella media dell'intero 2010 è aumentato del 10,1% (dato grezzo) rispetto all'anno precedente. Lo rileva l'Istat, sottolineando che la risalita arriva dopo il crollo del 2009 (-18,7%) e aggiungendo che si tratta della variazione tendenziale maggiore dal 2001. A fare da traino è il mercato estero (+16%). Il fatturato dell'industria italiana a dicembre 2010 ha registrato un calo dello 0,3% (dato destagionalizzato) rispetto a novembre, mentre è cresciuto dell'11,8% (dato grezzo) rispetto a dicembre 2009, grazie ai risultati ottenuti all'estero (+17%). ORDINI 2010 +13,9%, RECORD DA 2001 Gli ordinativi dell'industria italiana nella media dell'intero 2010 sono cresciuti del 13,9% (dato grezzo) rispetto all'anno precedente. Lo rileva l'Istat, sottolineando che il balzo segue la caduta registrata nel 2009 (-22,4%) e aggiungendo che si tratta del maggior rialzo annuo dal 2001. A spingere gli ordini è il mercato estero (+21,2%). Gli ordinativi dell'industria italiana a dicembre 2010 hanno registrato un aumento del 5,4% (dato destagionalizzato) rispetto a novembre e sono cresciuti del 17,4% (dato grezzo) rispetto a dicembre 2009. AUTO, FATTURATO DICEMBRE -3,9%,ORDINI -11,2% A dicembre 2010, su base annua, il fatturato degli autoveicoli è sceso del 3,9%, mentre gli ordinativi sono calati dell'11,2%. Lo comunica l'Istat in base a dati grezzi.
2011-02-17 17 febbraio 2011 OCSE Crescita, Italia ultima tra i Paesi del G7 La crescita economica dei Paesi Ocse nel quarto trimestre del 2010 ha segnato un rialzo del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2009. Lo comunica l'organizzazione parigina, precisando che tra le principali sette economie al mondo, l'Italia è quella che è cresciuta meno (+1,3%) rispetto al quarto trimestre del 2009, mentre la Germania ha segnato la crescita più forte (+4%).
2011-02-15 15 febbraio 2011 AZIENDA ITALIA Pil 2010 +1,1% Industria in frenata Industria italiana in frenata nell'ultima parte dello scorso anno. Secondo quanto reso noto dall'Istat, l'aumento congiunturale del pil nel quarto trimestre 2010 (+0,1%) è il risultato di un aumento del valore aggiunto dell'agricoltura e dei servizi, e di una diminuzione del valore aggiunto dell'industria. La crescita acquisita per il 2011, quella cioè che si verificherebbe per il puro effetto trascinamento del 2010 se in tutti e quattro i trimestri dell'anno si registrasse crescita zero, è pari allo 0,3%. Nel quarto trimestre il pil, evidenzia ancora l'Istituto di statistica, è aumentato in termini congiunturali dello 0,8% negli Usa ed è diminuito dello 0,5% nel Regno Unito. In termini tendenziali, la crescita è stata del 2,8% negli Stati Uniti e dell'1,7% nel Regno Unito. In base ai dati pubblicati oggi, la Germania è cresciuta dello 0,4% nel trimestre e la Francia dello 0,3%. IL DEBITO PUBBLICO Sale del 4,3% in un anno il debito pubblico italiano che a fine 2010 si attesta a quota 1.843,2 miliardi di euro, contro gli 1.763,9 dell'anno precedente. È quanto emerge dal supplemento Finanza Pubblica al Bollettino Statistico della Banca d'Italia e reso noto ieri. A dicembre 2010, il debito registra però un calo rispetto al mese di novembre e si riporta ai livelli di agosto 2010 quando era di 1.842,257 mld.
15 febbraio 2011 ROMA Fiat, Marchionne alla Camera: "Pronti ad aumentare i salari" "Il fatto di essere qui in Parlamento è la dimostrazione del rispetto per questo Paese e le istituzioni e la fiducia che abbiamo nel futuro dell'azienda e dell'Italia". Lo afferma l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, in audizione alla Camera, dove è arrivato in giacca e cravatta, che su Fiat ha detto che si "è aperto un ampio e lungo dibattito; si è sentita molta politica, molta ideologia, ma poca aderenza alla realtà e conoscenza dei fatti". "Abbiamo progetti ambiziosi che partono proprio dall'Italia e si ispirano su uno sforzo globale". L'amministratore delegato della Fiat aggiunge: "Vorrei che fosse assolutamente chiara una cosa: nessuno può accusare la Fiat, guardandola negli occhi, di comportamenti scorretti, di vivere alle spalle dello Stato o di voler abbandonare il Paese". "Se il cuore è e resterà in Italia, la nostra sede sarà in più posti; sedi operative diverse in diversi posti. Non c'é assolutamente nulla di strano in questo: non si tratta di rinnegare le nostre radici, ma anzi di proteggerle, di garantire al passato il futuro - sottolinea Marchionne -. La scelta della sede legale non è stata ancora presa, non è vero che la Fiat ha salvato Chrysler, è vero anche il contrario". "Se riusciamo a portare l'utilizzo degli impianti dall'attuale 40% all'80%, siamo pronti ad aumentare i salari portandoli ai livelli della Germania". E anche "al passo successivo, che è la partecipazione dei lavoratori agli utili d'azienda".
15 febbraio 2011 LA FIRMA Intesa per Termini Imerese Sette aziende e 3.300 posti Via libera al piano di rilancio di Termini Imerese. L’accordo di programma per la riconversione del sito industriale in via di dismissione da parte della Fiat è stato siglato ieri sera al ministero dello Sviluppo economico. Prevede investimenti complessivi per un miliardo di euro, quasi la metà fondi pubblici, per l’avvio di sette progetti imprenditoriali scelti fra i 31 presentati in questi mesi. Investimenti che dovranno garantire il mantenimento dell’attuale occupazione della Fiat e dell’indotto, circa 2200 persone. L’obiettivo però è più ambizioso e punta ad arrivare a regime a 3300 occupati nell’area. "Da una situazione di crisi ne abbiamo ricavato una straordinaria case history italiana di ristrutturazione aziendale, industriale, che dà anche alla Sicilia la possibilità di raddoppiare l’occupazione", ha commentato il ministro dello Sviluppo Paolo Romani. Dopo la sigla dell’accordo tra i soggetti coinvolti (Regione Sicilia, provincia di Palermo, il Comune di Termini, l’ente di sviluppo Asi e Fiat) il documento è stato illustrato ai sindacati. Le organizzazioni erano presenti però con i segretari confederali e non con i leader, circostanza che ha provocato l’irritazione del ministro. Domani pomeriggio ci sarà la firma finale. Per incentivare gli investimenti privati, sul piatto arrivano 450 milioni di euro pubblici (350 dalla Regione e 100 dal ministero). La Fiat lascerà lo stabilimento (già inattivo) entro fine anno e si è impegnata a cedere gratuitamente i terreni e i fabbricati all’Asi una volta appurato che a Termini non sbarcherà un gruppo concorrente. Il Lingotto si farà carico anche di eventuali bonifiche. Le aree saranno poi suddivise tra le aziende coinvolte. Per beneficiare dei terreni e dei fondi pubblici le imprese dovranno impegnarsi ad avviare l’attività entro 20 mesi e a mantenere i livelli occupazionali per dieci anni. "Abbiamo costruito le condizioni per un futuro di lavoro", ha commentato il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra, aggiungendo che "poi approfondiremo nel merito" le singole proposte. Positivo anche il giudizio di massima di Paolo Pirani (Uil) che ha chiesto un incontro con tutti gli imprenditori. La Cgil, con Vincenzo Scudiere, sospende il giudizio "in attesa di conoscere i piani industriali" delle aziende coinvolte. I progetti inseriti nella short list per Termini Imerese da Invitalia, l’advisor del ministero dello Sviluppo, sono sette, di cui due del comparto auto. Si tratta della De Tomaso di Gian Mario Rossignolo (auto di lusso) e di Cape Reva di Simone Cimino (auto elettrica). Gli altri cinque progetti spaziano in diversi settori: energie rinnovabili (Bio Gen Termini, pannelli solari), serre fotovoltaiche (Ciccolella), grande distribuzione (Newcoop), protesi mediche (Lima) e fiction cinematografica (Med Studios). C’è poi un’ottava proposta che resta in "panchina": si tratta della Dr Motor Company di Isernia (settore auto) che si è presentata fuori tempo. Nicola Pini
2011-02-10 10 febbraio 2011 ISTAT La produzione industriale torna a salire: +5,5% La produzione industriale nella media dell'intero 2010 è cresciuta del 5,5% (dato grezzo) su base annua, tornando a salire dopo due anni in calo, con il 2009 che aveva registrato un vero e proprio tonfo (-18,4%). Lo rileva l'Istat, evidenziando che l'indice corretto per gli effetti di calendario ha segnato un rialzo del 5,3%. Tuttavia, aggiunge l'Istituto, rimane un ampio divario rispetto ai livelli pre-crisi. La produzione industriale a dicembre 2010 ha registrato un lieve aumento rispetto a novembre, pari al +0,3% (dato destagionalizzato), mentre è cresciuta del 8,7% (dato grezzo) rispetto a dicembre 2009, in accelerazione a confronto con il mese precedente. Lo rileva l'Istat, aggiungendo che a livello tendenziale l'indice corretto per gli effetti di calendario ha segnato un aumento del 5,4% (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 21 del dicembre 2009). La produzione di autoveicoli in media nel 2010 ha registrato un aumento annuo del 2,5%, in base all'indice grezzo (stesso dato del corretto per gli effetti di calendario). Lo comunica l'Istat, aggiungendo che, invece, a dicembre 2010 ha segnato un calo del 4,3%, (dato a grezzo) rispetto allo stesso mese del 2009 (-7,5% l'indice corretto per gli effetti di calendario).
10 febbraio 2011 BANCA CENTRALE EUROPEA Bce: sale allerta inflazione Nomina difficile per Draghi La Banca centrale europea aumenta il livello di allerta per l'inflazione nei diciassette Paesi dell'euro. "I rischi per le prospettive di medio periodo circa l'andamento dei prezzi - si legge nel bollettino mensile della Bce - permangono sostanzialmente bilanciati ma, come rilevato in gennaio, potrebbero orientarsi verso l'alto". La ripresa economica nell'area euro prosegue, con segnali di crescita del prodotto interno lordo anche agli inizi del 2011. E i dati suggeriscono "un'ulteriore stabilizzazione della disoccupazione nell'area euro nei mesi a venire". Secondo la Bce i dati più recenti "confermano in generale la dinamica di fondo positiva dell'attività economica nell'area dell'euro". È "indispensabile" che i governi dell'area euro diano nel 2011 piena attuazione ai rispettivi piani di risanamento dei conti pubblici. È l'esortazione della Bce, che chiede anche, quando necessario, che siano "prontamente applicate ulteriori misure correttive per progredire nel conseguimento della sostenibilità delle finanze pubbliche". L'inflazione nell'area euro dovrebbe collocarsi all'1,9% nel 2011, in deciso rialzo rispetto all'1,5% stimato tre mesi fa. Sono i risultati delle proiezioni degli esperti economici dell'Eurosistema raccolte dalla Banca centrale europea e sintetizzate oggi sul bollettino mensile. Prezzi in accelerazione anche nel 2012 (a 1,8% dall'1,6% della precedente rilevazione trimestrali) e nel 2015 (2% da 1,9%). Ritocco in rialzo anche per le stime di crescita (nel 2011 a 1,6% da 1,5%, nel 2015 a 1,9% da 1,8%), mentre viene limata al 9,9% (dal 10%) la previsione di disoccupazione per il 2011. NOMINA DIFFICILE PER DRAGHI Se Axel Weber, presidente della Bundesbank, si dovesse chiamare fuori dalla corsa per la presidenza della Bce, gli altri candidati tedeschi sarebbero Juergen Stark, capo economista della Bce e membro del comitato esecutivo dell'Eurotower, e Klaus Regling, presidente del fondo europeo salva-Stati. Entrambi, per gli economisti di Nomura, non sono necessariamente favoriti alla successione di Trichet. Star il cui mandato alla Bce scade nel 2014 senza possibilità di rinnovo, a meno di un cambiamento dello statuto della Banca centrale, sarebbe un presidente in carica solo per tre anni. Regling invece ha annunciato che non intende lasciare la sua attuale posizione perché "ha già un buon lavoro". Potrebbero salire le chance di Mario Draghi, governatore della Banca di Italia e presidente del Financial Stability Board. "Preparazione solida e grande diplomazia, ma l'antogonismo tra Draghi e il ministro delle economia, GiulioTremonti, potrebbe diminuire la volontà di sostenerlo da parte del premier Silvio Berlusconi", scrivono gli economisti di Nomura. Per Nomura, i più probabili candidati sono Erkki Liikanen, governatore della Banca di Finlandia con un passato da Commissario Ue e Athanasios Orphanides governatore della Banca centrale di Cipro, che 'e stato per anni consigliere per gli affari monetari del Board della Federal Reserve Usa oltre a ricoprire incarichi accademici alla Georgetown University and Johns Hopkins University. Nel report gli economisti di Nomura sottolineano come la poltrona della Bce a un "Paese minore" dell'Eurozona sarebbe una soluzione accettabile per Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, che proprio tra i Paesi più piccoli dell'Eurozona stanno cercando l'appoggio decisivo per far digerire il loro piano per la competitività.
10 febbraio 2011 IL PIANO DEL GOVERNO Sviluppo, una frustata senza nuove risorse Un bell’abito, ma con poca stoffa. Il pacchetto per la crescita dell’economia è stato approvato ieri dal Consiglio dei ministri, in una riunione durata tre ore. Alla fine la "frustata" tanto evocata da Berlusconi si riduce al disegno di legge costituzionale, che avrà perciò tempi lunghi (sono necessari due esami in ambedue le Camere, con un intervallo di almeno 3 mesi) e che modifica tre articoli della Costituzione - il 41, il 97 e il 118 - per rafforzare la libertà d’impresa. L’altra certezza riguarda la delega al governo per riscrivere la parziale deduzione dell’Irap dalle imposte sui redditi. Per il resto, è tutto un esame preliminare, per di più in assenza di fondi nuovi. Nessun provvedimento, insomma, ha un’immediata efficacia. Malgrado ciò, nella conferenza stampa in pompa magna (circondato da ben 7 ministri, mentre altri 5 sedevano in prima fila, in platea) il presidente del Consiglio ha parlato di "una nuova fase del lavoro di governo, tutta tesa al sostegno dell’economia", aggiungendo non a caso un richiamo alla "stabilità di governo" come condizione posta dagli organismi internazionali. L’obiettivo è arrivare per quest’anno a una crescita dell’1,5%: "Pensiamo che sia il minimo e andremo a migliorare la previsione", ha assicurato il solito, iper-ottimista Cavaliere. La vera cifra del pacchetto discusso ieri l’ha data però Giulio Tremonti: il ministro dell’Economia, anche stavolta il "vincitore" della giornata per aver limitato i danni ai conti pubblici, ha significativamente sottolineato che l’agenda italiana "è dettata e definita dall’Europa in Europa". Per questo, nel suo breve intervento, ha rimandato al piano nazionale di riforme che prenderà corpo in aprile, quando dovrà essere consegnato a Bruxelles: "Questo è quello che conta, il resto sono solo polemiche", ha concluso Tremonti. È stato lui, durante la riunione di governo, a ripetere a più riprese ai suoi colleghi che non potevano presentare provvedimenti che comportavano nuove spese per lo Stato. Una richiesta che avrebbe provocato più di un malumore: per questo alcuni ministri, tra cui soprattutto Paolo Romani, il ministro dello Sviluppo economico, hanno rinunciato all’ultimo a presentare proprie proposte. La stessa fine - rinvio ad altra data - ha subito uno dei provvedimenti più attesi, la prima legge annuale per rafforzare la concorrenza. Potrebbe essere recuperata nell’ambito del tavolo, che sarà coordinato da Roberto Calderoli (sempre con la supervisione di Tremonti), al quale saranno discusse quelle misure per la semplificazione e per snellire le procedure che sono invece le più attese da Confindustria, molto più della modifica dell’art. 41. Libertà d’impresa. Nel nuovo articolo viene inserito il concetto che "è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge". L’operazione è completata dalla riforma dell’art. 97 con cui, ha spiegato il ministro Renato Brunetta, "si costituzionalizza la capacità e il merito", come metro per regolare "la carriera dei pubblici impiegati". Incentivi. È passato anche, sempre in via preliminare perché il testo dovrà tornare in Cdm, il decreto delegato di riforma degli incentivi. La revisione scatterà dal 2012 e Romani ha spiegato che in futuro gli aiuti passeranno solo attraverso 3 strumenti: la categoria dei <+corsivo>voucher<+tondo>, il più possibile automatici; gli incentivi erogati in base a bandi di gara; e quelli sulle procedure negoziali per gli investimenti al di sopra dei 20 milioni. Prevista anche una riserva di almeno il 50% dei fondi per le Pmi. Piano casa. Dopo il fallimento dell’iniziativa del 2008, Berlusconi non si arrende e vuole rilanciare il progetto. Tramite un nuovo provvedimento che dovrebbe rimuovere tutti gli ostacoli statali che impediscono al 60% delle case la facoltà di un ampliamento. Calderoli ha annunciato intanto che è in arrivo un decreto per semplificare le procedure nell’edilizia. Irap e Iva. Per l’imposta regionale che finanzia la sanità si punta a dire addio alla deducibilità fissa del 10% per tutti, per passare a uno sconto "personalizzato" tenendo conto "della diversa incidenza" dei fattori capitale e costo del lavoro. Si tratta però di una delega che fissa solo i principi. Piano Sud. Anche qui chi si attendeva misure di attuazione del Piano annunciato a novembre, è rimasto deluso. Ha tenuto una relazione Raffaele Fitto, il titolare degli Affari regionali che ha annunciato l’approvazione soltanto del calendario per i prossimi mesi: una tabella che prevede entro febbraio un confronto con il commissario Ue e le Regioni, nonché la chiusura definitiva della ricognizione delle risorse ed entro il 30 aprile la definizione completa di chi deve fare cosa. Banda larga. ll governo si attiva per ridurre il divario accumulato sulla banda larga. "Inizia oggi il suo percorso di sviluppo, abbiamo deciso il finanziamento di 100 milioni attraverso fondi Fas", ha annunciato il ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, dopo il Consiglio dei ministri. Con questi fondi, ha spiegato Romani, si punta "entro metà del 2012 a ridurre a zero il "digital divide", il divario digitale che ha scollegato per anni quasi 8 milioni di persone". Il progetto, che coinvolge anche la Cdp, ha come approdo la banda "a 100 megabit da portare al 50% degli italiani"
2011-02-04 4 febbraio 2011 ISTAT Inflazione, iPad e fast food etnico entrano nel nuovo paniere Scatta l'adeguamento annuale del paniere dell'Istat per il calcolo dell'inflazione, in modo da rappresentare il più possibile da vicino la realtà delle spese degli italiani. Nel 2011 entrano il tablet pc (probabilmente l'iPad), il fast food etnico, il salmone affumicato, l'ingresso ai parchi nazionali, ai giardini zoologici e botanici, i biglietti che consentono l'utilizzo di più mezzi di trasporto extraurbani. Esce, invece, il noleggio dvd. Secondo quanto rende noto l'Istituto di statistica, l'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic) viene diffuso con 319 segmenti di consumo, contro le precedenti 204 voci di prodotto. In generale, il paniere 2011 è composto da 1.377 prodotti, che si riaggregano in 591 posizioni rappresentative; su queste vengono calcolati mensilmente i relativi indici dei prezzi al consumo. Sempre secondo quanto rende noto l'Istat, nel 2011 sono 85 i capoluoghi di provincia che concorrono al calcolo degli indici (erano 83 nel 2010). L'Aquila riprende l'attività di rilevazione dopo due anni di interruzione a causa del terremoto del 2009. Entra Messina e riprende la partecipazione Salerno. La copertura in termini di popolazione provinciale è pari all'86,7%. Nei capoluoghi di provincia considerati sono circa 42 mila i punti vendita nei quali vengono rilevati i prezzi e 8.400 le abitazioni soggette a rilevazione dei canoni di affitto. Nel complesso, le quotazioni di prezzo rilevate ogni mese ammontano a 578 mila, di cui 510 mila raccolte sul territorio e inviate all'Istat dagli uffici comunali di statistica e 68 mila rilevate in modo centralizzato dall'Istat. Gli indici Nic e per le famiglie di operai e impiegati (Foi) sono diffusi da gennaio 2011 con base di riferimento 2010=100 (base precedente 1995=100), sottolinea l'Istat. L'indice dei prezzi al consumo armonizzato (Ipca), invece, continua a essere calcolato e diffuso con base di riferimento 2005=100.
2011-02-02 2 febbraio 2011 ISTAT Famiglie italiane meno ricche Reddito in calo del 2,7% Nel 2009 il reddito disponibile nazionale ha visto una flessione del 2,7 per cento, la prima dal 1995. Lo comunica l'Istat nella sua analisi sul reddito disponibile delle famiglie italiane da cui emerge un impatto più forte nel settentrione (-4,1 per cento nel Nord-ovest e -3,4 per cento nel Nord-est) e più contenuto al Centro (-1,8 per cento) e nel Mezzogiorno (-1,2 per cento). In generale, sottolinea l'Istat, tale diminuzione è essenzialmente da attribuire alla marcata contrazione dei redditi da capitale, anche se, in alcune regioni (in particolare Piemonte e Abruzzo), un importante contributo negativo è venuto dal rallentamento dei redditi da lavoro dipendente. Nel triennio 2006-2009 il reddito disponibile si è concentrato, in media, per circa il 53 per cento nelle regioni del Nord, per il 26 per cento circa nel Mezzogiorno e per il restante 21 per cento nel Centro. Nel periodo considerato tale distribuzione ha mostrato alcune variazioni che hanno interessato principalmente il Nord-ovest, il quale ha visto diminuire la sua quota di 0,6 punti percentuali (dal 31,1 del 2006 al 30,5 per cento nel 2009) a favore di Centro e Mezzogiorno (+0,4 e +0,2 punti percentuali rispettivamente). La quota di reddito disponibile delle Famiglie del Nord-est è rimasta invariata al 22 per cento. La significativa diminuzione del reddito disponibile registrata dal Nord-ovest nel 2009 è da imputarsi alla cattiva performance di Piemonte e Lombardia, che da sole rappresentano il 90 per cento del reddito disponibile della circoscrizione. In Piemonte, infatti, si è verificata una forte contrazione dell'input di lavoro dipendente e, di conseguenza, dei relativi redditi da lavoro; la Lombardia sconta, invece, la battuta d'arresto degli utili distribuiti dalle imprese a seguito della diminuzione del valore aggiunto.
1 febbraio 2011 LAVORO Disoccupazione giovanile da record: è al 29% Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a dicembre è salito al 29% dal 28,9% di novembre, segnando così un nuovo record, si tratta, infatti, del livello più alto dall'inizio delle serie storiche mensili, ovvero dal gennaio del 2004. Lo comunica l'Istat in base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie. Il tasso di disoccupazione giovanile aumenta così di di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,4 punti percentuali rispetto a dicembre 2009, spiega sempre l'Istat. DISOCCUPAZIONE DICEMBRE STABILE A 8,6% Il tasso di disoccupazione a dicembre resta stabile all'8,6%, lo stesso livello già registrato a novembre (rivisto al ribasso dall'8,7%). Lo comunica l'Istat in base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie. A DICEMBRE CALA NUMERO PERSONE IN CERCA POSTO Il numero delle persone in cerca di occupazione a dicembre risulta, rispetto a novembre, in diminuzione dello 0,5%, ovvero di 11 mila unità, una discesa dovuta esclusivamente alle donne. Lo rileva l'Istat, in base a stime provvisorie e a dati destagionalizzati. Inoltre, il numero di occupati a livello congiunturale rimane invariato, con un tasso di occupazione stabile al 57% su base mensile. I tecnici dell'Istat spiegano che "a chiusura del 2010 le condizioni del mercato del lavoro appaiono un po' più serene, da autunno l'occupazione ha smesso di scendere e la disoccupazione nell'ultimo bimestre, novembre e dicembre, ha preso a calare. L'unico elemento che stona - aggiungono - è la disoccupazione giovanile, che ancora una volta torna a scalare posizioni, segnando un nuovo record".
2011-01-28 28 gennaio 2011 LAVORO Istat, nel 2010 le retribuzioni frenano a +2,2% Le retribuzioni contrattuali orarie del 2010 hanno registrato un aumento del 2,2% rispetto all'anno precedente, in frenata nei confronti del +3% riscontrato nel 2009. Lo rileva l'Istat, ricordando che il tasso d'inflazione medio annuo nel 2010 è stato pari all'1,5%. L'incremento delle retribuzioni si mantiene quindi superiore a quello dei prezzi al consumo. A dicembre l'incremento è stato dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell'1,7% rispetto a dicembre 2009, mentre il tasso d'inflazione annuo a dicembre è stato pari all'1,9%. A dicembre, quindi, l'incremento delle retribuzioni è stato inferiore a quello dei prezzi al consumo. Secondo l'Istat a fine dicembre 2010 i contratti collettivi nazionali di lavoro, in vigore per la sola parte economica, interessano 62,8% degli occupati dipendenti rilevati per il periodo di riferimento degli indici (dicembre 2005); a essi corrisponde una quota del 59,8% del monte retributivo osservato. A fine dicembre risultano in attesa di rinnovo 41 contratti nazionali, relativi a meno di 4,9 milioni di dipendenti. L'Istat precisa che la quota di dipendenti che aspettano il rinnov è pari al 37,2%, in lieve calo rispetto rispetto allo scorso mese (37,9%) e in forte crescita rispetto a dicembre 2009 (10,3%). Complessivamente nel 2010 si è registrata la sigla di 28 contratti, a cui sono associati meno di 3,5 milioni di lavoratori dipendenti e un monte retributivo pari al 25,4% di quello totale.
27 gennaio 2011 NUOVO TESTO Federalismo, scomparsi i bonus per le famiglie numerose La cedolare secca sugli affitti cambia di nuovo: l'aliquota sui canoni liberi scende al 21 dal 23% e il proprietario non potrà cambiare il canone nemmeno per l'adeguamento all'inflazione. Lo si legge nel nuovo testo (il terzo) del decreto sul federalismo municipale che il governo ha depositato oggi in Parlamento per superare le critiche di opposizioni e sindaci, in vista del voto in commissione bicamerale del 3 febbraio prossimo. Nel caso di canoni concordati l'aliquota scende al 19% dal 20 del precedente testo. Il nuovo decreto prevede anche che la cedolare, a cui si aderisce su base volontaria, non abbia effetto se il proprietario non ha "dato preventiva comunicazione" all'inquilino con una lettera raccomandata. Scompaiono invece le agevolazioni per le famiglie numerose chieste dal terzo polo (Fli, Udc, Mpa e Api) nel limite di 400 milioni di euro. I comuni avranno diritto a una quota del gettito raccolto con la cedolare secca pari al 21,7% nel 2011 e al 21,6% dal 2012. SBLOCCO ADDIZIONALI IRPEF DA SUBITO MA CON LIMITI Come atteso, i comuni incassano lo sblocco delle addizionali comunali sull'Irpef anche se con un alcune limitazioni. Il governo dovrà emanare infatti entro sessanta giorni dall'entrata in vigore del federalismo municipale un decreto per disciplinare "la graduale cessazione, anche parziale", del blocco. Tecnicamente, il decreto sarà emanato dal presidente del Consiglio su proposta del ministero dell'Economia e d'intesa con i comuni. Nel caso in cui il governo non dovesse approvare il decreto, i comuni che non hanno l'addizionale o ce l'hanno in misura inferiore allo 0,4% potranno aumentarla nei "primi due anni" di 0,2 punti percentuali. I comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti potranno anche stabilire addizionali Irpef differenziate "in relazione agli scaglioni di reddito corrispondenti a quelli stabiliti dalla legge statale". Cambia pure la tassa di soggiorno, che i comuni potranno istituire "in proporzione al prezzo" delle camere di hotel sino a 5 euro per notte. Scompare quindi la soglia minima di 50 centesimi. Potranno istituire la tassa di soggiorno non solo i comuni capoluoghi di provincia ma anche le unioni di comuni e i comuni che rientrano negli elenchi regionali delle località turistiche o delle città d'arte. ALIQUOTA IMU ALLO 0,76% Altra novità del nuovo testo, i comuni potranno istituire imposte di scopo per finanziare opere pubbliche. Scompare dal 2012 nelle Regioni a statuto ordinario l'addizionale all'accisa sull'energia elettrica e viene corrispondentemente aumentata l'accisa erariale. I sindaci la spuntano anche su un altro elemento: il decreto fissa da subito allo 0,76% l'aliquota dell'imposta municipale propria, che dal 2014 accorperà per le seconde e terze case Ici e Irpef su redditi immobiliari. Il governo potrà però modificare l'aliquota con decreto della presidenza del Consiglio "tenendo conto delle analisi effettuate dalla Commissione paritetica sul federalismo fiscale. Resta la facoltà per i comuni di alzare o ridurre l'aliquota di 0,3 punti percentuali. Nel caso di immobili in affitto, l'aliquota è ridotta della metà e i comuni la potranno modificare di 0,2 punti verso l'alto o verso il basso. L'UDC: IL GOVERNO MALTRATTA LE FAMIGLIE Se il Governo pensa che togliendo i vantaggi a favore della famiglia rinuncia definitivamente a un accordo con l'Udc ha colto nel segno: noi continueremo a difendere quelle famiglie che con questo provvedimento l'Esecutivo ancora una volta dimentica e maltratta". Lo dichiarano Gian Luca Galletti, vice presidente dei deputati Udc, e Roberto Occhiuto (Udc), vice presidente della commissione Bilancio della Camera. "Il federalismo della Lega è quello delle tasse contro la famiglia - aggiungono gli esponenti centristi -. Finalmente il Carroccio getta la maschera e svela a chiare lettere che tipo di riforma ha in mente. Nella nuova bozza ci sono nuove tasse (l'imposta di soggiorno e la tassa di scopo) e viene aumentata l'addizionale Irpef comunale. Se è questo il federalismo che secondo la Lega dovrebbe passare alla storia, consiglierei al Governo di rifletterci meglio". IL PD RESTA ORIENTATO A VOTARE NO Il Pd resta orientato a votare no al decreto del federalismo fiscale riguardante il fisco municipale. Anche le novità illustrate in commissione dal ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, hanno spiegato in una conferenza stampa il relatore di minoranza Massimo Barbolini, il capogruppo Pd in commissione Walter Vitali, il vice presidente della commissione, Marco Causi e il responsabile economico del partito Stefano Fassina, seppure positive non solo tali da modificare un atteggiamento di contrarietà. "Siamo al tradimento del federalismo - ha detto Fassina - non c'è nessun aumento dell'autonomia impositiva e tutto è basato su una struttura di compartecipazioni ed è ovvio che con lo sblocco delle addizionali Irpef, l'imposta di scopo, quella di soggiorno, ci sarà un aumento di imposte molto significativo a livello locale. Raddoppierà l'Ici ad artigiani, commercianti e piccoli imprenditori. Tutto questo è sufficiente a motivare perchè votiamo contro questo provvedimento".
2011-01-26 25 gennaio 2011 LE PREVISIONI Allarme Fmi, ripresa incerta Il Colle: "Forzare la crescita" La ripresa globale "prosegue, ma resta incerta". È il giudizio del Fondo monetario internazionale secondo cui la crescita globale si attesterà al 4,4% nel 2011 e al 4,5% nel 2012, in leggera decelerazione rispetto al 5% del 2010. Rispetto alle previsioni di ottobre l'Fmi ha rivisto al rialzo dello 0,2% le stime per l'anno prossimo mentre ha lasciato invariate quelle per il 2012. Più in generale la ripresa continua "a due velocità" con le economie emergenti a fare da traino. Nelle economie avanzate, dove il Pil salirà del 2,5% in entrambi gli anni di riferimento, "l'attività economica ha rallentato meno delle attese, ma la crescità rimane moderata, la disoccupazione è ancora alta e gli stress registrati nella periferia dell'area euro contribuiscono a mantenere alcuni rischi verso il basso". A mettere a segno la performance migliore sarà l'economia statunitense destinata a crescere del 3% nel 2011 e del 2,7% nel 2012. Il Pil dell'area euro aumenterà invece dell'1,5% l'anno prossimo e dell'1,7% il successivo. Secondo il Fondo il Pil italiano crescerà dell'1% nel 2011 e dell'1,3% nel 2012, lo 0,1% in meno rispetto alle previsioni pubblicate a ottobre. L'andamento dell'economia quarto trimestre su quarto trimestre è fissato all'1,2% per il 2011 e all'1,4% per il 2012. Oggi è arrivato anche il monito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "È un imperativo forzare la crescita della nostra economia e andare oltre" le previsioni indicate dal bollettino della Banca d'Italia che individuano la crescita italiana dell'1% nel 2011 e nel 2012. Secondo il capo dello Stato le previsioni di crescita indicate dalla Banca d'Italia per la nostra economia "sono troppo inferiori alle nostre ambizioni". Di crisi ha parlato anche la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: "Il peggio è alle spalle e il 2011 si prevede come un anno migliore rispetto al 2010", ha detto al Quirinale davanti al capo dello Stato nel suo intervento alla cerimonia di consegna del premio Leonardo. "L'economia mondiale è in ripresa - ha aggiunto - e sta ricominciando a correre quasi ai livelli pre-crisi. Il commercio globale sta dando segnali interessanti e questo per le nostre imprese è una opportunità importante". Marcegaglia ha però sottolineato l'esigenza che tutti si impegnino per l'innovazione e la ricerca: "Molto lavoro si sta facendo, molto altro se ne farà. Cercheremo tutti insieme - ha insistito - di essere a supporto delle imprese". Anche l'Ufficio Internazionale del Lavoro (Ilo) segnala che la ripresa dei mercati del lavoro rimarrà debole nel 2011, soprattutto nelle economie avanzate, e lancia l'allarme giovani: "L'occupazione giovanile è una priorità mondiale". Nel 2011, spiega l'Ilo, il tasso di disoccupazione mondiale si attesterà del 6,1%, pari a 203,3 milioni di disoccupati.
2011-01-25 25 gennaio 2011 FONDO MONETARIO Fmi, ripresa a due velocità Pil italiano +1% nel 2011 Il Pil italiano crescerà nel 2011 dell'1% e nel 2012 dell'1,3%. È la stima del Fondo monetario internazionale (Fmi), che lascia invariata rispetto a ottobre 2010 la previsione per il Pil italiano di quest'anno, ma lima al ribasso (-0,1%) quella del prossimo anno. PIL MONDO 2011 +4,4%, EUROLANDIA +1,5%, USA +3% Il Fondo monetario internazionale rivede al rialzo la stima del pil mondiale per il 2011: quest'anno l'economia crescerà del 4,4%, lo 0,2% in più rispetto a quanto stimato in ottobre. Il prossimo anno l'economia mondiale si espanderà del 4,5%, previsione invariata rispetto alla precedente. Eurolandia crescerà quest'anno dell'1,5% (stima invariata) e nel 2012 dell'1,7% (-0,1%). Gli Stati Uniti cresceranno nel 2011 del 3,0% (+0,7%) e del 2,7% (-0,3%) il prossimo anno. IN UE SERVONO ULTERIORI STRESS TEST BANCHE Ulteriori rigorosi e credibili stress test sulle banche sono necessari per le banche europee, afferma l'Fmi sottolineando che i test devono essere seguiti da piani di ricapitalizzazione e ristrutturazione per gli istituti che lo necessitano. FONDO SALVA STATI UE VA AUMENTATO "La dimensione dell'European Financial Stability Facility va aumentata e il suo mandato dovrebbe essere più flessibile", afferma il Fondo Monetario Internazionale sottolineando che "per i Paesi dove il sistema bancario rappresenta una grande fetta dell'economia, è ora più che mai essenziale assicurare l'accesso a fondi sufficienti". Secondo il Fondo, "il meccanismo di risoluzione deve essere rafforzato se necessario". RISANARE CONTI, SERVONO PIANI AMBIZIOSI, CREDIBILI I Paesi con elevati livelli di debito, dentro e fuori l'area euro, devono compiere progressi con piani di risanamento dei conti di medio termine ambiziosi e credibili. Lo afferma l'Fmi, sottolineando come i rischi sul debito sovrano nell'area euro si sono ampliati ad altri Paesi. "Gli spread dei titoli di Stato in alcuni casi hanno raggiunto massimi decisamente al di sopra dei livelli visti durante la crisi dello scorso maggio". Le pressioni sull'Irlanda sono risultate particolarmente severe, e hanno portato al piano Ue-Bce-Fmi. I legami fra i rendimenti medi dei titoli di Grecia e Irlanda con quelli del Portogallo restano elevati, ma le correlazioni sono aumentate fortemente negli ultimi mesi con i rendimenti spagnoli e, in misura minore, con quelli dell'Italia, con l'intensificarsi delle pressioni sugli spread. DEFICIT USA 2011 DOPPIO EUROLANDIA, DEBITO A 110% Il deficit federale americano si attesterà nel 2011 al 10,75% del Pil, più del doppio di quello dell'area euro. Il debito supererà il 110% del pil nel 2016. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), sottolineando che "l'assenza di un piano credibile e di medio termine" da parte degli Stati Uniti per risanare le finanze pubbliche potrebbe tradursi "in un aumento dei tassi di interesse, che potrebbe avere effetti negativi sui mercati finanziari e sull'economia globale". PROSEGUE CORSA CINA, PIL 2011 +9,6%; INDIA +8,4% La Cina si conferma motore dell'economia mondiale. Il Pil cinese si espanderà nel 2011 del 9,6% e nel 2012 del 9,5%. L'economia indiana crescerà quest'anno dell'8,4% e nel 2012 dell'8%. RIPRESA A DUE VELOCITA', RESTANO RISCHI, ANCHE PER UE La ripresa economica globale continua ma a due velocità, con le economie avanzate che procedono più lente di quelle emergenti, dove stanno "emergendo pressioni inflazionistiche e ci sono segnali di surriscaldamento, dovuti ai flussi di capitale". Lo afferma l'Fmi sottolineando che restano "elevati rischi al ribasso" sull'economia. Fra questi "la possibilità che le tensioni nei Paesi periferici dell'area euro si amplino all'Europa, la mancanza di progressi nel formulare piani di risanamento di bilancio di medio termine, il protrarsi della debolezza del mercato immobiliare americano e lo scoppio di potenziali bolle nei mercati emergenti". POLITICA MONETARIA ACCOMODANTE, DISOCCUPAZIONE ALTA La politica monetaria nelle economie avanzate deve restare accomodante. Lo afferma l'Fmi, sottolineando come il tasso di disoccupazione resta elevato nelle economie avanzate, che cresceranno del 2,5% sia nel 2011 sia nel 2012. Le economie emergenti e in via di sviluppo cresceranno quest'anno del 6,5% (+0,1% rispetto alle stime di ottobre) e del 6,5% nel 2012. STABILITA' FINANZIARIA A RISCHIO, AVANTI RIFORME Le condizioni finanziarie resteranno stabili o miglioreranno nel 2011, ma la stabilità finanziaria globale resta a rischio, con l'interazione fra i rischi del debiti sovrani e del settore bancario che si sono intensificati. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale sottolineando che la politica deve assicurare la ristrutturazione dei bilanci delle banche e degli stati, e continuare la riforma del mercato.
2011-01-22 22 gennaio 2011 CRISI Cassa integrazione: boom nel 2010 Autorizzate 1,2 miliardi di ore Una perdita di 4,6 miliardi di euro in busta paga, circa 8mila euro per ogni lavoratore: è questo, secondo le elaborazioni dell'Osservatorio Cig della Cgil su dati Inps, l'effetto nel 2010 dell'utilizzo della cassa integrazione che ha registrato in totale 1,2 miliardi di ore autorizzate, con più di un quarto delle quali in deroga, coinvolgendo circa 580mila lavoratori. Il rapporto chiude il 2010 tracciandone quindi un bilancio. In termini di ricorso alla cassa integrazione l'anno passato fa registrare, secondo il segretario confederale della Cgil Vincenzo Scudiere, "il risultato peggiore di sempre, andando oltre il punto più basso della crisi produttiva toccato nel corso del 2009, e che va letto in parallelo al tonfo degli ordinativi nell'industria registrato dall'Istat". Da gennaio dello scorso anno a dicembre, nell'arco quindi dei 12 mesi, l'aumento complessivo delle ore di cig è stato del +31,7% sul 2009 per un totale di 1.203.638.249 ore di cassa autorizzate. Il numero di lavoratori in cassa integrazione delinea, inoltre un'ampia area di "forzata inattività produttiva" che può essere calcolata all'interno della platea dei disoccupati. Sommando quindi i cassintegrati insieme agli "scoraggiati" l'indice di disoccupazione complessivo oscilla tra il 10,7% (prendendo come riferimento il tiraggio presunto di cig, ovvero 409.283 lavoratori) e l'11,4% (alla luce dei 580mila in cig a zero ore). Per quanto riguarda la platea di "scoraggiati" il rapporto di Corso d'Italia ricorda che lo scorso anno 114.562 persone hanno rinunciato a iscriversi alle liste di collocamento. "Il debole segnale di ripresa - dice Scudiere - sta tutto in queste cifre: senza un autorevole intervento del governo sulla politica fiscale, a vantaggio dei redditi medio bassi, e scelte politiche per la ripresa industriale, il Paese non uscirà dalla attuale situazione, dove ormai sta, prepotentemente, aumentando la componente strutturale della crisi". Il rapporto Cgil denuncia "una situazione economica e sociale sempre più insostenibile per milioni di lavoratori" che ricevono coperture economiche "inconsistenti e irrisorie mentre molti continuano invece a restare senza sostegni". L'analisi calcola come, nel corso del 2010, i lavoratori parzialmente tutelati dalla cig hanno perso nel loro reddito 4.615.489.747 euro netti, mentre ogni singolo lavoratore, che è stato a zero ore in tutto questo periodo, ha avuto una perdita economica certa, anche al netto del consumo effettivo delle ore di cig autorizzate, di 8.007 euro netti. Nel dettaglio la cassa integrazione ordinaria (cigo) ha segnato nel corso dello scorso anno una battuta d'arresto rispetto al 2009, totalizzando 341.810.245 ore con un calo del -40,7% sull'anno precedente. La cassa integrazione straordinaria (cigs) nell'intero periodo tra gennaio e dicembre 2010 ha registrato un consistente aumento sul 2009 pari a un +126,4% per un volume di 488.790.424 ore di cigs. Infine, per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga (cigd) il 2010 si contraddistingue come l'anno record con 373.037.580 ore autorizzate, con un incremento del +206,5% sull'anno precedente, coinvolgendo circa 180mila lavoratori. Proprio per quest'ultima si pone ora il problema del rifinanziamento.
2011-01-20 20 gennaio 2011 FINANZA Bce: "Tensioni debito sovrano anche su Italia, Spagna e Belgio" L'area euro dovrebbe mantenere la stabilità dei prezzi nel medio termine, con l'inflazione attesa in rialzo sopra il 2% per poi scendere a fine anno. Lo scrive la Banca centrale europea nel suo bollettino di gennaio, avvertendo anche che "è necessario seguire con molta attenzione" l'andamento dei prezzi, che presentano "rischi al rialzo" connessi alle quotazioni dell'energia e delle materie prime. TENSIONI DEBITO SOVRANO ANCHE SU ITALIA E SPAGNA A dicembre e agli inizi di gennaio le tensioni sul debito sovrano non si sono manifestate solo in Grecia, Irlanda e Portogallo, ma "anche in altri Paesi dell'area dell'euro quali Spagna, Italia e Belgio", rileva la Bce. RIPRESA PROSEGUE IN 2011, MA INCERTEZZA È ELEVATA I dati economici più recenti indicano una "positiva dinamica di fondo" dell'economia dell'area euro, ma anche il "perdurare di un'elevata incertezza", scrive ancora la Banca centrale europea. "Guardando al 2011, le esportazioni dell'area euro - scrivono gli economisti della Bce - dovrebbero beneficiare del perdurante recupero dell'economia mondiale" e anche la domanda interna privata dovrebbe dare un "contributo sempre più consistente alla crescita". Permangono tuttavia "rischi orientati lievemente verso il basso", connessi in particolare "alle tensioni in alcuni segmenti dei mercati finanziari e alla loro potenziale trasmissione all'area dell'euro" e alla possibilità di nuovi rincari energetici. ITALIA E GERMANIA TRAINANO FRENATA SALARI UE Italia e Germania sono i due Paesi dell'area euro in cui le retribuzioni contrattuali hanno frenato di più, portando il tasso di crescita in Eurolandia a minimi record nel quarto trimestre (+1,4%). "Il calo di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente (quando le retribuzioni erano aumentate dell'1,9%) è riconducibile - scrive la Bce - in particolare al rallentamento della dinamica dei salari fissati dai contratti collettivi in Germania e in misura minore in Italia
2011-01-12 12 gennaio 2011 ISTAT La produzione industriale torna a salire a novembre La produzione industriale a novembre del 2010 è tornata a salire, con un aumento dell'1,1% (dato destagionalizzato) rispetto a ottobre e del 4,1% (dato corretto per gli effetti di calendario) rispetto a novembre del 2009. Lo rileva l'Istat, sottolineando che su base mensile il segno è di nuovo positivo dopo due cali consecutivi, mentre su base annua si registra un'accelerazione (dal +2,9% di ottobre al +4,1% di novembre). Nei primi 11 mesi del 2010 la produzione industriale ha registrato un aumento del 5,4% (dato corretto per gli effetti di calendario) su base annua (+5,2% dato grezzo). La produzione di autoveicoli a novembre del 2010 ha registrato un calo dell'1,1% (dato corretto per gli effetti di calendario) rispetto allo stesso mese del 2009. La variazione tendenziale nei primi 11 mesi del 2010 è stata pari al +3,4%.
12 gennaio 2011 INCHIESTA "Avevano soldi in Svizzera" oltre 700 indagati Spuntano i nomi dei primi indagati, oltre 700, iscritti nel registro dalla Procura di Roma nell'ambito delle indagini sulla cosiddetta "lista Falciani", un elenco di vip italiani con i capitali in Svizzera stilata dall'omonimo ex dipendente della banca Hsbc in possesso del file. Tra gli indagati spiccano i nomi degli stilisti Valentino e Renato Balestra, dell'attrice Stefania Sandrelli e del gioielliere Gianni Bulgari. È folta, tra gli indagati, la schiera degli stilisti, in cui compaiono anche Giuseppe Lancetti e Sandro Ferrone, ma non mancano attrici e soubrette, come Stefania Sandrelli (che avendo usufruito dello "scudo" fiscale non dovrebbe essere più perseguibile) o Elisabetta Gregoraci, imprenditori come il presidente della Confcommercio di Roma, Cesare Pambianchi, o società come Telespazio, colosso specializzato in armamenti e sistemi di difesa. Moltissimi nomi però, appartengono a perfetti sconosciuti ai più: tra questi, i proprietari di alcuni negozi del centro della capitale con un cospicuo fatturato. E ancora, la principessa Fabrizia Aragona Pignatelli, Francesco D'Ovidio Lefebvre, Camilla Crociani, imparentata con Carlo di Borbone e figlia del noto uomo d'affari coinvolto nello scandalo Loockeed, già presidente della Finmeccanica, morto in Messico nel 1980. Gli oltre 700 indagati dalla Procura della Repubblica di Roma hanno domicilio fiscale nel Lazio. Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Paolo Ielo contestano a tutti le accuse di omesse o incomplete dichiarazioni dei redditi per qualche centinaia di milioni di euro. Nelle prossime settimane sarà verificata la loro posizione, soprattutto per accertare se abbiano già usufruito, o meno, dello "scudo" fiscale. Qualcuno, poi, come il regista Sergio Leone, anch'egli in elenco, potrebbe risultare nel frattempo deceduto. La "lista Falciani", trafugata da un ex funzionario alla Hsbc e consegnata alle autorità francesi dopo alcuni vani tentativi di vendita al miglior offerente, comprende, oltre a molti soggetti esteri, 5.595 cittadini e 133 società italiane, ed è aggiornata alla fine del 2006. Il totale dei depositi occultati al fisco ammonta a 5 miliardi e mezzo di euro, tutti depositati presso la filiale di Ginevra della banca inglese Hsbc.
2011-01-08 8 gennaio 2011 I DATI DELL'ISTAT Disoccupazione stabile Ma è allarme giovani Il dato drammatico, che suscita sempre più allarme fra le parti sociali, è quello sui giovani: il 28,9% degli under 25 a novembre non aveva un lavoro (+0,9% rispetto a ottobre e ben 2,4 punti in più rispetto a novembre 2009). Qualche spiraglio arriva invece dal fronte "occupazione", con un tasso (56,8%) in lieve aumento e un numero di lavoratori in positivo sia su base mensile (+50 mila) che annua (+14 mila), cosa che non accadeva da oltre due anni. Sono le due facce delle rilevazioni mensili dell’Istat sull’andamento del lavoro in Italia, che nel complesso registra a novembre un tasso di disoccupazione stabile rispetto a ottobre all’8,7%, ma sempre sui massimi dal 2004 (contro una media europea del 10,1%), in crescita dello 0,4% su base annua. A vedere un cielo sempre più scuro sono dunque i giovani. Quel 28,9% di senza lavoro rappresenta un dato sconfortante che alimenta la preoccupazione di sindacati, economisti e parti sociali. Una ferita che non si rimargina. A dimostrazione di come a pagare il conto della crisi oggi siano soprattutto le nuove generazioni. Senza occupazione e con sempre meno fiducia nel futuro. "Una vera e propria emergenza nazionale", secondo la Cgil. "Bisogna bloccare subito la caduta dell’occupazione", ha spiegato il confederale Fulvio Fammoni. Secondo la Cisl ora più che mai "tutti devono fare la loro parte per promuovere l’accesso al lavoro dei giovani. Non è tempo di scontri ideologici", ha detto Giorgio Santini, segretario generale aggiunto. Così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha annunciato che nei prossimi giorni si riunirà la cabina di regia per verificare l’attuazione del "Piano nazionale per l’occupabilità dei giovani" e programmare altri interventi. "In particolare – ha detto – si esamineranno le nuove iniziative di spesa deliberate a fine anno dal ministero del Lavoro per circa 200 milioni di euro e dal ministero della Gioventù per circa 50 milioni, rivolte alla promozione dell’apprendistato nei lavori tradizionali e manuali dell’artigianato, contro la dispersione scolastica, al sostegno dell’occupazione dei lavoratori svantaggiati, come i giovani disoccupati di lungo periodo, attraverso le agenzie per il lavoro e l’assunzione a tempo indeterminato degli under 35 con figli a carico". L’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro – ha detto il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni – "è e rimane una delle priorità del governo". E mentre la Cgia di Mestre, considerando gli "sfiduciati", denuncia una "disoccupazione reale sopra il 10%", l’economista dell’Università Cattolica, Giacomo Vaciago, invoca riforme urgenti: "Mi pare che si parli di tutto, ma non di questo: l’Italia è un paese vecchio governato da vecchi che proteggono il passato. C’è da essere molto preoccupati". Un quadro cupo che si schiarisce e si colora di rosa se si guarda l’occupazione femminile, in crescita dello 0,7% rispetto a ottobre e dell’1,4% su base annua. "Sempre più donne, in Italia, hanno un lavoro regolare: sono loro, oggi, a trainare gli indici dell’occupazione e, di conseguenza, la nostra economia", ha commentato il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna. Un altro segnale positivo, come detto, arriva dagli occupati: a novembre in lieve crescita dello 0,2% rispetto a ottobre e dello 0,1% rispetto a novembre 2009. Calano inoltre le persone in cerca di un’occupazione: 2,175 milioni (-0,4% rispetto a ottobre). L’Italia riflette l’andamento europeo, dove il tasso di disoccupazione è rimasto nel complesso stabile, al 10,1% rispetto a settembre e ottobre nella zona euro. Nessuna variazione rispetto ai mesi precedenti anche per la disoccupazione nella Ue-27, ferma al 9,6%. Su base annuale si registra invece una crescita di disoccupati: a novembre 2009 infatti era del 9,9% nella Ue-16 e del 9,4% nella Ue-27. Resta oltre quota 20% il tasso di disoccupazione in Spagna (20,6%, il valore più alto d’Europa), mentre la massima occupazione è in Olanda (4,4%) e Lussemburgo (4,8%). E se in Italia a livello annuale cresce dello 0,4%, in Germania la disoccupazione (6,7% a novembre) è in netto calo su base annuale (-0,8%). Giuseppe Matarazzo
2011-01-04 4 gennaio 2011 CONSUMI Inflazione a dicembre balza al 1,9%. Massimo dal 2008 A dicembre 2010 l'inflazione è balzata all'1,9% su base annua, dall'1,7% da novembre. Si tratta del dato più alto dal dicembre 2008. Lo comunica l'Istat nelle stime provvisorie aggiungendo che su base mensile i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,4%. Il tasso di inflazione medio annuo nel 2010 è stato pari all'1,5%, quasi raddoppiato rispetto a quello del 2009 (0,8%). A dicembre i prezzi della benzina sono saliti del 9,8% (6,1% a novembre) su base annua e del 2,5% su base mensile. Lo comunica l'Istat nelle stime provvisorie sull'inflazione. I prezzi del gasolio per auto sono cresciuti del 14,5% (+10% a novembre) in termini tendenziali e del 3% sul piano congiunturale. Per quanto riguarda il Gpl l'indice ha registrato un rialzo del 21,3% (+20,2% a novembre) su base annua e del 6,5% su base mensile. Quanto al gasolio da riscaldamento, a dicembre segna un aumento del 14,3% (+10,2% in termini tendenziali e del 3,2% sul piano congiunturale).
2010-12-28 28 dicembre 2010 FEDERCONSUMATORI Nel 2011 in arrivo rincari per 1000 euro a famiglia È in arrivo una stangata di oltre 1.000 euro sulle tasche delle famiglie italiane. Secondo i calcoli di Adusbef e Federconsumatori, tra rincari di alimentari, benzina, tariffe, assicurazioni e servizi bancari, il 2011 sarà "un anno infelice", con un impatto di 1.016 euro annui a famiglia. La voce più consistente che peserà sulle famiglie sarà quella alimentare, con aumenti annui di 267 euro, ovvero del 6%. A seguire i carburanti, per i quali, sulla scia dei previsti incrementi del petrolio (si dà ormai per scontato un rally fino a 100 dollari al barile) la spesa aumenterà di ben 131 euro l'anno. Oltre 120 euro in più saranno spesi per il trasporto ferroviario, comprese le tratte dei pendolari, mentre i prezzi dell'rc auto cresceranno, secondo Adusbef e Federconsumatori, di 105 euro (+10-12%). Aumenti sono previsti anche per le tariffe autostradali (+2%), per quelle del gas (+7-8%) e della luce (+4-5%), per quelle dei rifiuti (+7-8%) e per l'acqua (+5-6%). L'aumento più consistente in termini percentuali è però quello del trasporto pubblico locale (+25-30%). "Anche il 2011 - commentano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef - si prospetta un anno infelice: sia per la crisi economica, che, se non adeguatamente affrontata, non permetterà di raggiungere nemmeno l'1% di crescita del pil, sia per i rincari che contribuiranno a ridurre ulteriormente il potere di acquisto delle famiglie". Secondo le associazioni "ai soliti comportamenti speculativi in tema di prezzi e tariffe, si aggiungono infatti tensioni importanti sui costi dei prodotti energetici e delle materie prime. Tutti fattori, questi, che incideranno sulla determinazione dei prezzi sia relativamente ai beni durevoli che ai beni di largo consumo, a partire da quelli alimentari". Per questo sono "sempre più necessarie politiche economiche completamente diverse da quelle sin qui attuate, che dovrebbero puntare ad un rilancio dell'economia sia attraverso investimenti in settori innovativi, sia con processi di detassazione esclusivamente a favore delle famiglie a reddito fisso, lavoratori e pensionati. In mancanza di ciò - concludono - si consoliderà sempre di più il circolo vizioso tra contrazione dei consumi, cassa integrazione e licenziamenti, e produzione industriale, non potendo sperare nella ripresa della nostra economia solo attraverso le esportazioni".
27 dicembre 2010 CAROVITA Benzina e gasolio, aumenti natalizi Petrolio verso i 100 dollari al barile Prosegue la tendenza al rialzo dei prezzi della benzina e del diesel. Tra venerdì e oggi - sottolinea il Quotidiano Energia - IP, Tamoil e TotalErg hanno messo mano ai prezzi raccomandati dei due prodotti aumentandoli di un centesimo nel primo caso e di 0,5 centesimi negli altri due. Sul territorio - si legge nell'indagine - si registrano rialzi generalizzati sui prezzi medi praticati e valori che, nella media nazionale, superano, per taluni marchi, 1,47 euro al litro per la benzina e 1,35 per il diesel. In alcuni impianti del Sud la verde sfiora quota 1,5 euro al litro, mentre il gasolio si avvicina a 1,38 euro. PETROLIO Intanto il prezzo del petrolio sale ai massimi da oltre due anni e punta con decisione verso quota 100 dollari. Il ministro del Petrolio del Kuwait, Sheikh Ahmad al-Abdullah al-Sabah, fa sapere sabato scorso dal Cairo che l'economia mondiale può convivere con un prezzo a 100 dollari al barile e che nel 2011 difficilmente l'Opec aumenterà la produzione. Anche il nuovo ministro del Petrolio iraniano e il numero uno della compagnia petrolifera libica sono d'accordo sul fatto che un prezzo del petrolio a 100 dollari sia equo, mentre il ministro del Petrolio del Qatar, Abdullah al-Attiyah non si aspetta aumenti della produzione petrolifera da parte dell'Opec l'anno prossimo. Più moderato il ministro il Petrolio, dell'Arabia Saudita, Ali al-Naimi secondo il quale un prezzo a 70-80 dollari al barile va bene e non c'è bisogno di nessun vertice straordinario dell'Opec, prima del prossimo summit in calendario a giugno. Intanto però il Brent si attesta a 94.74 dollari e il Light crude a 91,63 dollari, ai massimi dall'ottobre 2008. Dall'inizio dell'anno i prezzo del petrolio è salito del 20% a Londra e del 15% a New York.
2010-12-21 21 dicembre 2010 ISTAT Disoccupazione all'8,7% 1 giovane su 4 senza lavoro Il tasso di disoccupazione a ottobre sale all'8,7% rispetto all'8,4% di settembre. Lo ha reso noto oggi l'Istat. Il tasso di disoccupazione nel terzo trimestre del 2010 ha registrato, in base a dati destagionalizzati, un calo di un decimo di punto rispetto al secondo, il che segna un'inversione di tendenza, e un aumento di tre decimi rispetto al terzo trimestre del 2009. A livello tendenziale, quindi, si evidenzia ancora una crescita, anche se più moderata rispetto ai trimestri precedenti. Guardando ai dati non destagionalizzati, nel nord si registra una sostanziale stabilità del tasso (dal 5,1 al 5,2% nello stesso mese dell'anno precedente) e riguarda sia gli uomini che le donne; nel centro il tasso si porta al 7% (era 6,5% un anno prima), per una crescita dovuta ad entrambe le componenti di genere. Nel Mezzogiorno il tasso di disoccupazione risulta pari al 12,1% (era l'11,7% un anno prima), con una punta del 13,9% per le donne. Dopo sei consecutivi aumenti tendenziali il tasso di disoccupazione degli stranieri si porta al 9,8%, sette decimi di punti in meno rispetto ad un anno prima. Inoltre, rende noto sempre l'Istat, il tasso di disoccupazione maschile si attesta al 6,8% e quello femminile all'8,7%; entrambi, quindi, risultano in aumento rispetto allo stesso periodo del 2009 (rispettivamente +0,3 punti percentuali e +0,1 punti percentuali su base tendenziale). GIOVANI Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) nel terzo trimestre del 2010 raggiunge il 24,7%, con un massimo del 36% per le donne nel mezzogiorno. Oltre un terzo dei giovani tra i 15 e i 24 anni risulta disoccupato nel Mezzogiorno (35,2%), nel centro, il tasso si attesta 22,1% e nel nord del 18% (18,8% nordovest, 17% nordest). Nella classe tra i 20 e 24 anni, fa sapere sempre l'Istat il tasso di disoccupazione si attesta al 22,5% (20,8% nel terzo trimestre 2009).
20 dicembre 2010 IL RAPPORTO Bankitalia: 45% della ricchezza in mano al 10% delle famiglie Il 45% della ricchezza complessiva delle famiglie italiane alla fine del 2008 è in mano al 10% delle famiglie. È uno dei dati contenuti nel rapporto su La ricchezza delle famiglie italiane elaborato dalla Banca d'Italia. La metà delle famiglie italiane, quelle a basso reddito, detiene solo il 10% della ricchezza complessiva. Nel primo semestre del 2010 la ricchezza netta delle famiglie italiane - cioè la somma di attività reali e finanziarie, al netto delle passività finanziarie come i mutui - è diminuita dello 0,3% in termini nominali. "Alla fine del 2008 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 10% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco deteneva quasi il 45% della ricchezza complessiva", aggiunge Bankialia. Il risultato dal primo semestre 2010 è da attribuire a una diminuzione delle attività finanziarie e di un aumento delle passività, che hanno più che compensato la crescita delle attività reali. Guardando al 2009, la ricchezza netta complessiva, a prezzi correnti, è aumentata tra la fine del 2008 e la fine del 2009 di circa l'1,1% (93 miliardi di euro), per effetto di aumenti delle attività finanziarie (2,4%) superiori a quelli delle passività (1,6%), mentre le attività reali hanno registrato solo un lieve rialzo (0,4%. In termini reali, l'aumento della ricchezza complessiva rispetto alla fine del 2008 è stato dell'1,3% (più di 100 miliardi di euro del 2009). DEBITI FAMIGLIE ITALIA MENO DI USA-FRANCIA Nel confronto internazionale le famiglie italiane risultano poco indebitate; alla fine del 2008 l'ammontare dei debiti era stato pari al 78% del reddito disponibile lordo: in Germania e in Francia esso risultava pari a circa del 100%, negli Stati Uniti e in Giappone al 130%. Lo afferma la Banca d'Italia. Il 41% dei debiti delle famiglie italiane è rappresentato dai mutui per l'acquisto della casa. A fine 2009 le passività finanziarie delle famiglie italiane erano costituite per circa il 41 per cento da mutui per l'acquisto dell'abitazione; la quota di indebitamento per esigenze di consumo ammontava a circa il 12,5 per cento, quella per altri usi personali al 21,4 per cento. I debiti commerciali e gli altri conti passivi costituivano circa il 22 per cento delle passività delle famiglie. Tra la fine del 2008 e la fine del 2009 il valore dei mutui per l'acquisto dell'abitazione, spiega Via Nazionale, è aumentato del 2 per cento, un tasso in forte decelerazione rispetto agli anni precedenti: tra la fine del 2007 e la fine del 2008 era stato pari al 5 per cento; il tasso medio annuo di crescita tra il 1995 e il 2007 a quasi il 17. Una decelerazione ha caratterizzato anche il credito al consumo, dal 23 per cento in media nel periodo 1995-2007, al 6 e 4,7 per cento negli ultimi due anni. Secondo studi recenti, citati da Palazzo Koch, la ricchezza netta mondiale delle famiglie ammonterebbe a circa 160.000 miliardi di euro. La quota relativa all'Italia sarebbe pertanto di circa il 5,7 per cento; tale quota appare particolarmente elevata se si considera che l'Italia rappresenta poco oltre il 3 per cento del Pil mondiale e meno dell'1 per cento della popolazione del pianeta. L'Italia, si legge nello studio, appartiene alla parte più ricca del mondo, collocandosi nelle prime dieci posizioni tra gli oltre 200 paesi considerati nello studio, in termini di ricchezza netta pro-capite. Il 60 per cento delle famiglie italiane ha una ricchezza netta superiore a quella del 90 per cento delle famiglie di tutto il mondo. Quasi la totalità delle famiglie italiane ha una ricchezza netta superiore a quella del 60 per cento delle famiglie dell'intero pianeta. IN SEMESTRE 2010 -0,3% RICCHEZZA FAMIGLIE Nel primo semestre 2010 la ricchezza netta delle famiglie sarebbe diminuita dello 0,3 per cento in termini nominali. E' quanto si legge nel rapporto della Banca d'Italia secondo che cita stime preliminari secondo cui il lieve calo è dovuto "a una diminuzione delle attività finanziarie e a un aumento delle passività, che hanno più che compensato la crescita delle attività reali". RICCHEZZA FAMIGLIE, IN 2009 350.000 EURO A NUCLEO La ricchezza lorda delle famiglie italiane alla fine del 2009 è stimabile in quasi 9.500 miliardi di euro, quella netta in 8.600 miliardi, corrispondenti a circa 350 mila euro in media per famiglia. Lo afferma la Banca d'Italia aggiungendo che le attività reali rappresentavano il 62,3% della ricchezza lorda, le attività finanziarie il 37,7%. Le passività finanziarie costituivano il 9,1% delle attività complessive. La ricchezza netta complessiva è aumentata tra la fine del 2008 e la fine del 2009 di circa l'1,1%, per effetto di un aumento del valore delle attività finanziarie (2,4%) superiore a quello delle passività (1,6%); le attività reali hanno registrato un rialzo più lieve (0,4%). A prezzi costanti, usando come deflatore quello dei consumi, l'aumento della ricchezza complessiva è stato dell'1,3%. RESTA STABILE VALORE CASE FAMIGLIE A 4800 MLD Resta stabile, alla fine del 2009, il valore del 'mattone' detenuto dalle famiglie italiane. Secondo l'indagine della Banca d'Italia la ricchezza in abitazioni detenuta dalle famiglie italiane poteva essere stimata in circa 4.800 miliardi di euro. In termini reali la ricchezza in abitazioni è aumentata rispetto alla fine del 2008 dello 0,4 per cento. In media per famiglia il valore delle abitazioni è pari a circa 200.000 euro. La ricchezza in abitazioni, a prezzi correnti, è cresciuta tra la fine del 2008 e la fine del 2009 di circa lo 0,3 per cento (circa 13 miliardi di euro), un valore molto inferiore al tasso medio annuo del periodo 1995-2008 (circa il 6,3 per cento), a causa del rallentamento delle quotazioni sul mercato immobiliare. In termini reali, la variazione della ricchezza in abitazioni rispetto al 2008 è risultata pari a circa lo 0,4 per cento. Secondo i dati dell'Osservatorio del Mercato Immobiliare dell'Agenzia del Territorio, durante la prima metà del 2010 i prezzi degli immobili sono risultati sostanzialmente stabili rispetto alla fine del 2009. Sulla base di queste e di altre informazioni, si ipotizza un incremento del valore della ricchezza in abitazioni per il primo semestre del 2010 inferiore all'1 per cento. SEMPRE MENO BOT PER FAMIGLIE, PIU'RISPARMIO POSTE Prosegue nel 2009 la fuga delle famiglie dai Titoli di Stato complici, probabilmente i bassi tassi di interesse. Secondo il rapporto della Banca d'Italia "nel 2009 è proseguita la ricomposizione dei portafogli delle famiglie verso forme di investimento più liquide, quali i depositi in conto corrente e il risparmio postale, le cui quote di ricchezza finanziaria sono cresciute rispettivamente di 1,4 e 0,3 punti percentuali". Rispetto al 2008 si osserva una riduzione della quota di ricchezza detenuta in titoli pubblici italiani, pari a oltre 2 punti percentuali, mentre è cresciuta quella detenuta in azioni e partecipazioni (aumento della quota di oltre un punto percentuale). Più in particolare, osserva Via Nazionale, si osserva una ricomposizione dei portafogli verso titoli esteri a discapito dei titoli italiani: la quota di ricchezza finanziaria detenuta in obbligazioni e azioni estere è cresciuta di oltre un punto percentuale mentre quella detenuta in obbligazioni e azioni italiane è diminuita di 1,8. Dopo la forte riduzione di ricchezza detenuta in fondi comuni d'investimento osservata durante il 2008, il 2009 vede una ripresa seppur debole di questo comparto
2010-12-19 18 dicembre 2010 NEVE E GELO IN ITALIA Maltempo, 5 morti a Milano Riparte lentamente l'A1 Un altro clochard morto per il freddo a Milano. Ieri mattina, il corpo senza vita di un senzatetto cingalese di 46 anni, avvolto in una coperta, è stato ritrovato nel parcheggio di un supermercato in via Farini. È il terzo clochard morto per l’ondata di gelo di questi ultimi giorni, dopo la ex badante ucraina, ritrovata senza vita ai giardini pubblici, mercoledì mattina e la settantenne torinese, da dieci anni "senza fissa dimora" in Stazione centrale, morta venerdì all’ospedale. "Giovedì sera la nostra unità mobile notturna l’aveva accompagnata in ospedale perchè la vedevano sofferente e con le gambe gonfie – racconta padre Clemente Moriggi della Fondazione San Francesco – e venerdì è morta". Ma la lista potrebbe essere più lunga. Con altri due casi raccontati da un funzionario del nucleo operativo della Polizia locale di Milano. "Li consideriamo morti accidentali. Si tratta di due persone in stato di abbandono che abbiamo ritrovato in zone semicentrali, sotto un albero e in un giardino – racconta l’ufficiale – persone che bevono, magari eccedono con i superalcolici ma basta anche solo qualche bicchiere per riscaldarsi". "Senz’altro è stato il gelo – riprende il vigile – ma in questi casi anche le privazioni di cibo. Sono persone malnutrite che mangiano quello che trovano" conclude. Morti accidentali di immigrati clandestini, sconosciuti e che nessuno cerca. Sono queste infatti le persone che, per paura di essere denunciate, evitano i dormitori pubblici e preferiscono il ricovero di fortuna in strada, anche quando la temperatura raggiunge i 10 sotto zero. Come il cingalese trovato morto ieri mattina, che è stato possibile riconoscere solo attraverso un tesserino trovatogli in tasca, dell’Opera San Francesco di Milano che offre assistenza ai poveri. Il clochard sarebbe morto per arresto cardiaco a causa delle bassissime temperature: era avvolto in una coperta e aveva trovato rifugio sopra la grata di un parcheggio adiacente al supermercato. In questo caso, a dare l’allarme sono stati, poco prima delle 9 alcuni passanti, dopo aver notato che l’uomo non si muoveva. "Risulta quindi che sarebbero già cinque i morti per il freddo, a Milano – commenta l’ultimo doloroso caso, il consigliere comunale del Pd Andrea Fanzago –. Questo dimostra che il Piano messo in atto dal Comune non funziona. E non si dica che le persone senza dimora rifiutano l’accoglienza per scelta. Forse hanno paura di altre conseguenze: ad esempio quella di essere espulsi perché irregolari", conclude il consigliere dell’opposizione, che ribadisce "a Milano, il freddo non deve più uccidere". L’amministrazione milanese, che, oltre ai 1.500 posti letto disponibili nelle strutture di accoglienza del Comune e delle associazioni del terzo settore, in settimana ha allestito tre tende riscaldate d’emergenza in Stazione Centrale, ieri pomeriggio, con l’aiuto della Protezione civile, ha predisposto altri 30 posti letto presso la palestra di una parrocchia. "Ci portiamo avanti, visti i giorni di particolare freddo", ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali del comune di Milano, Mariolina Moioli, impegnata a garantire l’assistenza agli oltre 2000 senza fissa dimora che si contano in città. "Noi li conosciamo tutti, abbiamo sette unità mobili che di notte monitorano la città – ha aggiunto la Moioli –. Il problema è che spesso ci troviamo di fronte a persone problematiche, che rifiutano l’accoglienza". Daniela Fassini
Otto mezzi, 3 spalaneve e 5 spargisale, sono entrati sull'A1 al casello di Incisa Valdarno e stanno ripulendo le corsie dalla neve e dal ghiaccio. I mezzi funzionano da safety car: dietro di loro stanno accodandosi camionisti e automobili, fermi dal pomeriggio di ieri. Intorno al casello, dove si trova un'ambulanza con i volontari della Croce rossa, bar e negozi di alimentari sono stati presi d'assalto e, ormai, trovare un pezzo di pane è impossibile. Anche questo non contribuisce a rasserenare gli automobilisti. Ci vorranno ora comunque per smaltire la coda di auto lunga 38 chilometri, che è stata bloccata tra Valdarno e Firenze sud da ieri pomeriggio. L'Ispettorato della vigilanza sulle concessioni autostradali dell'Anas ha disposto una "verifica ispettiva" sull'accaduto. "A seguito del blocco della circolazione, avvenuto nella giornata di venerdì e conclusosi soltanto sabato, su alcune tratte della rete autostradale in concessione, A1 Milano-Napoli area fiorentina, A12 Livorno-Rosignano e A24 Roma-L'Aqulila, a seguito delle intense precipitazioni nevose, l'Ispettorato di Vigilanza sulle Concessioni Autostradali dell'Anas (Ivca) - si legge in una nota - ha aperto una verifica ispettiva atta a verificare l'operato delle società concessionarie nella gestione delle emergenze e individuare le eventuali responsabilità da parte delle società stesse, circa il mancato rispetto della normativa". Fabrizio Curcio, responsabile dell'ufficio emergenze del Dipartimento della Protezione Civile, ha riferito che "il Capo Dipartimento ha espresso in modo chiaro che i nostri avvisi non sono stati ascoltati. Finito il lavoro sulla A1, si farà un'analisi approfondita per vedere che cosa non ha funzionato". "Denunceremo tutti alla procura della Repubblica: Mauro Moretti di Ferrovie dello Stato, Pietro Ciucci di Anas, e i Benetton di Società Autostrade per l'Italia". Lo ha annunciato oggi il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi spiegando che "sono queste persone i responsabili" dei disagi registrati. "Chiederemo poi i danni - ha aggiunto - e metteremo tutti davanti alle loro responsabilità. Sto inoltre promuovendo una class action dei cittadini per supportare la loro richiesta di danni, e abbiamo già centinaia di segnalazioni". Il governatore ha spiegato che "come Regione abbiamo mandato un avviso di criticità con richiesta di adozione di stato di allerta giovedì alle ore 13, in cui avvertivamo tutti della situazione. L'abbiamo mandato in tempo sufficiente per intervenire, prevedere e prevenire. Non dimentichiamo che 15 centimetri di neve in inverno sono un fatto normale e non possono dividere in due l'Italia". Rossi ha assicurato che "andremo fino in fondo senza fare sconti, perché quando si scoglie la neve non ritorni tutto come prima. Quanto avvenuto è il segno dello stato in cui versa il Paese, perchè si è perso il senso della responsabilità e del dovere". VENETO SOTTO ZERO Si è esaurita nella notte l'ondata di nevicate che dal pomeriggio di venerdì ha interessato il Veneto e stamane il cielo è sereno, ma ha lasciato qualche strascico sul fronte della viabilità locale e sui collegamenti ferroviari che hanno segnato ritardi. La polizia stradale non segnala particolari problemi lungo le autostrade e le strade principali del Veneto. Secondo il centro previsioni meteo di Arabba (Belluno), fino a martedì il tempo dovrebbe volgere al sereno o al nuvoloso ma senza precipitazioni nevose. La temperatura resta però sotto la media stagionale e sulla piana di Marcesina, in un'area disabita e tipica d'inverno per le minime polari, sono stati registrati -24 gradi centigradi. Ad Asiago ed Arabba -18, mentre a Cortina -11. A Belluno -8. Sotto lo zero anche gli altri capoluoghi della regione. FRIULI VENEZIA GIULIA, BORA E TEMPERATURE IN PICCHIATA Freddo e temperature in picchiata sul Friuli Venezia Giulia, dopo le abbondanti nevicate di ieri in pianura - fino a 15 centimetri - che hanno causato disagi limitati alla circolazione automobilistica. La notte ha portato gelate, anche grazie alla Bora, che a Trieste ha soffiato a 70 chilometri all'ora. La situazione è comunque in via di miglioramento dal pomeriggio, con arrivo di correnti da Sud Est e alla copertura del cielo, che impedirà un ulteriore abbassamento delle temperature. Per domani l'Osservatorio meteorologico dell'Arpa prevede cielo coperto e tempo variabile, con possibili piogge dalla serata e da lunedì. IN ABRUZZO CIRCOLAZIONE MIGLIORA, MOLISE CONTA DANNI Torna lentamente verso la normalità la situazione della viabilità in Abruzzo dopo le nevicate dei giorni scorsi e di stanotte. Sulla Roma-L'Aquila traffico riaperto anche per i tir dopo il blocco per neve operato nella nottata, mentre strade pulite nel chietino e nel teramano anche grazie all'innalzarsi delle temperature. A Teramo piove e nel vastese il ghiaccio va sciogliendosi. Le uniche difficoltà si registrano nell'aquilano. Collegamenti difficili all'Aquila, specie nelle frazioni più alte, dove i mezzi comunali hanno potuto fare ben poco per alleviare i disagi alla circolazione. In città ci sono 20 cm di coltre nevosa e la circolazione è difficile anche nelle arterie principali, anche per chi utilizza gomme termiche. Sulla costa nessun problema dopo i disagi dei giorni scorsi, la circolazione va migliorando. Ma intanto in Molise le temperature rigide degli ultimi giorni stanno provocando danni all'agricoltura in varie zone della regione. A segnalarlo è la Coldiretti del Molise che ha avviato le verifiche necessarie a quantificare i danni provocati dall'ondata di maltempo caratterizzata da freddo polare, che ha avuto un effetto negativo immediato sulle verdure e sugli ortaggi in campo. RIENTRA EMERGENZA NELLE MARCHE, MA C'E' GHIACCIO Sembra essere rientrata nelle Marche l'emergenza dovuta alla neve, che da lunedì sera imperversa sulla regione. Oggi le precipitazioni nevose sono cessate, dopo quelle che ieri hanno interessato soprattutto il centro-nord delle Marche. La pioggia caduta in diverse località in nottata e le temperature rigide hanno però ghiacciato le strade, che sono transitabili ma in alcuni tratti a rischio. La rete viaria, comunque, è tutta presidiata da personale di Comuni e Province, volontari della protezione civile e forze di polizia. Incessante il passaggio dei mezzi spargisale. Si spera che in giornata, grazie al sole che è tornato su gran parte della regione, la situazione migliori ulteriormente.
2010-12-18 18 dicembre 2010 RICERCHE Cresce l'indebitamento delle famiglie È di poco al di sotto dei 20 mila euro il debito medio delle famiglie consumatrici italiane, generato dall'accensione di mutui per l'acquisto della casa, dai prestiti per l'acquisto di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili. Al 30 settembre scorso, secondo dati della Cgia di Mestre, il debito ha raggiunto, i 19.491 euro. Rispetto alla fine di settembre del 2008 (data di inizio della crisi finanziaria che ha colpito anche l'Italia), l'indebitamento medio nazionale è cresciuto del + 28,7%. A livello provinciale le "esposizioni" maggiori sono a carico delle famiglie della Provincia di Roma (28.790 euro), seguite da quelle di Milano (28.243) e da quelle di Lodi (27.516). Al quarto posto Prato (26.294), poi Como (25.217), Varese (25.069). Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, le province più indebitate "sono anche quelle che registrano i livelli di reddito più elevati. È chiaro che tra queste famiglie vi sono molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, la forte esposizione bancaria di queste realtà, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti in questi ultimi anni nel settore immobiliare, ci deve preoccupare relativamente. Più allarmante, invece, è il risultato che emerge dalla lettura dei dati riferiti all'incidenza percentuale delle sofferenze sull'erogato. In questo caso notiamo che nelle prime posizioni troviamo tutte realtà territoriali del Mezzogiorno, a dimostrazione che la crisi ha colpito soprattutto le famiglie delle aree economicamente più arretrate del Paese". A vivere con minore ansia la preoccupazione di un debito da onorare agli istituti di credito, secondo la ricerca, sono le famiglie delle province delle due grandi isole: infatti, al quartultimo posto c'è Medio Campidano, con un indebitamento medio pari a 8.845 euro, al terzultimo Enna, con 8.833, al penultimo Carbonia-Iglesias, con 8.687 e, nell'ultimo gradino della classifica, la provincia di Ogliastra, con 7.035. Il record della crescita del debito delle famiglie avvenuta nel periodo preso in esame, appartiene alla provincia di Grosseto, che in questi due anni è stata del +48,8%. Seguono Livorno, con un aumento del +47,5%, Asti, con +42,3 %, Foggia, con +41,7% ed Arezzo, con +41%. La Cgia rileva infine che, al 30 settembre 2010, la maggiore incidenza percentuale delle sofferenze spetta alla provincia di Crotone, con il 5,9%. Vale a dire che in questo territorio, a fronte di 100 euro erogati alle famiglie crotonesi, quasi 6 euro non sono stati restituiti agli istituti di credito. Al secondo posto di questa particolare graduatoria Caltanisetta (incidenza % delle sofferenze pari al 5,7) ed al terzo Enna e Benevento (entrambe con una % di insolvenza del 5,5). Il dato medio nazionale è pari al 3,5%.
2010-12-17 16 dicembre 2010 SUMMIT Un fondo anticrisi dal 2013 Verso il sì del Consiglio europeo Si apre nel pomeriggio a Bruxelles un vertice europeo cui scopo è dare un messaggio forte ai mercati, evitando divisioni. I leader dei 27 si riuniranno oggi e domani per dare via libera all'unica misura su cui c'è consenso unanime: la creazione dal 2013 di un Fondo permanente anticrisi, per sostenere i Paesi della zona euro in difficoltà. "Nessuno in Europa sarà lasciato solo" ha detto la cancelliera Angela Merkel. In nome dell'unità restano accantonate le altre proposte in campo, tra cui l'ipotesi Juncker-Tremonti di emettere eurobond per finanziare una parte dei debiti sovrani. Per il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker l'Italia non rischia di essere punita dai mercati e in Europa servono gli eurobond. "Dal punto di vista politico-finanziario - dice Juncker, che è anche il premier lussemburghese, in un'intervista al Corriere della Sera - non vedo alcun motivo per cui l'Italia possa venire colpita dai mercati. Soprattutto adesso che si è allontanata la prospettiva di una crisi di governo. Sono stati fatti notevoli sforzi per riportare i conti in ordine". E sugli eurobond, Juncker afferma: "Abbiamo a che fare con una crisi sistemica e la loro introduzione, elaborata con il ministro delle Finanze Giulio Tremonti, costituisce una risposta sistemica ai problemi". Sulla crisi con la Germania Juncker precisa di non aver mai detto che la cancelliera Angela Merkel è antieuropea. È un "malinteso" ha chiarito in un colloquio telefonico con la cancelliera. Inoltre Juncker chiarisce che il Consiglio europeo, che si riunirà oggi e domani a Bruxelles, "si concentrerà soprattutto sulla decisione di modifica del Trattato riguardante la zona euro". Sull'eventuale presentazione al vertice del piano per l'introduzione degli Eurobond Juncker spiega che "dipenderà dalla presidenza se potremo o meno illustrare il piano. Ma non penso - aggiunge - che arriveremo a prendere una decisione oggi o domani. Anche se condivido le affermazioni del ministro Tremonti sul fatto che questi piani vengono da molto lontano e andranno molto lontano - conclude Juncker - attualmente non ci sono le condizioni sufficienti".
2010-12-14 13 dicembre 2010 IMMIGRAZIONE Immigrati, calano i flussi Più alunni stranieri nati in Italia La crisi fa sentire i suoi effetti anche sul fronte dell'immigrazione. È quanto sostiene la Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) che ha presentato oggi il 16/o Rapporto sulle immigrazioni nella sede della Fondazione Cariplo. Secondo il Rapporto, nonostante l'incremento di 5,1 a 5,3 milioni di presenze di stranieri in Italia, il 2010 si chiuderà con un saldo netto tra arrivi e partenze positivo per 300mila unità, contro le 400mila del 2009. In particolare, secondo Gian Carlo Blangiardo dell'Università Bicocca di Milano, "ci sono stati molti rientri e la crisi ha pesato sulle decisioni degli immigrati". Blangiardo nega invece che ci possa essere una influenza legata al clima sociale nei confronti degli stranieri: "È un fattore assolutamente accessorio, se uno straniero decide di restare lo fa indipendentemente da come la pensano gli altri cittadini, non credo poi che l'Italia sia un Paese razzista". Il docente ha poi spiegato che il calo del saldo tra arrivi e parte in Italia è stato "inferiore a quello registrato in Spagna, pari al 30%, dove ha pesato in modo bruciante la crisi nel settore dell'edilizia". Sono in crescita, però, gli alunni stranieri nati in Italia e in diminuzione i neo arrivati. Dagli ultimi dati relativi all'anno scolastico 2009/10, rilevati dall'Ismu nel XVI rapporto sulle migrazioni 2010, emerge che sono 673.592 gli allievi stranieri nelle scuole italiane (il 7,5% della popolazione scolastica). La concentrazione degli allievi stranieri è un fenomeno rilevante in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte. Per ciò che riguarda la concentrazione degli alunni stranieri, si rileva come la percentuale di istituti scolastici non interessata dalla loro presenza sia del 26,1%. Sono, invece, 1.620 le scuole italiane (2,8%) che hanno una presenza di alunni stranieri superiore al 30%. In un recente documento del Miur (2010), si sottolinea che nell'anno scolastico 2009/2010, tra le primarie che superano la soglia del 30% di allievi stranieri, un quarto si trova in Lombardia e il 65,5% tra Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte;rispetto alle secondarie di I grado, ben il 38% si colloca nel contesto lombardo e il 65,5% in sole tre regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto). Al sud e nelle isole, solo 21 scuole superano la soglia del 30%. La maggior parte delle scuole quindi si adegua alla soglia del 30%. Gli approfondimenti statistici del Miur mettono in luce che molte sono state le scuole che si sono adeguate alla soglia del 30%, ma elevata è anche stata la concessione di deroghe. In Lombardia, ad esempio, l'84% delle scuole ha rispettato il provvedimento, alle restanti istituzioni scolastiche sono state concesse deroghe. Non vi sono novità significative riguardo alle provenienze (tra le prime nazionalità si confermano Romania, Albania, Marocco, Cina, Ecuador), alla distribuzione degli studenti nei diversi ordini di scuola (con una maggiore concentrazione alle primarie) e alle differenze territoriali (si conferma una presenza significativa al nord e al centro). Tuttavia, al trend generale degli ultimi anni, caratterizzato dal rallentamento nell'incremento degli alunni con cittadinanza italiana, corrisponde una progressiva trasformazione nella composizione della popolazione scolastica straniera. Infatti, da un lato, cresce significativamente la presenza dei nati in Italia da genitori stranieri (233.033 unità nel 2008/09: il 5% degli iscritti alle scuole dell'infanzia), dall'altro, si riduce il numero di alunni neo arrivati (41.421), ovvero coloro che hanno iniziato il processo di scolarizzazione nel Paese d'origine e che poi hanno dovuto interrompere il loro percorso per ricongiungersi ai genitori già in precedenza emigrati in Italia.
2010-12-10 10 dicembre 2010 ECONOMIA "Nel 2012 Italia a livello pre-crisi" Pil in aumento, no a manovra bis Bruxelles non chiede nessuna manovra aggiuntiva all'Italia, se le stime di crescita e entrate del governo saranno confermate. A dirlo, prevedendo anche che l'Italia "tornerà ai livelli di crescita pre-crisi entro il 2012", è il commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn. Che mette a tacere le ipotesi formulate dopo le nuove stime Ue, divergenti da quelle italiane e che per questo avevano fatto ipotizzare una manovra bis per correggere l'andamento dei conti pubblici. Dichiarazioni, quelle rese da Rehn a fianco di Tremonti in audizione e poi in conferenza stampa alla Camera, che danno ragione al ministro italiano: "è finita l'età del deficit spending" in Europa - dice Tremonti - "non c'è la tendenza a fare spesa pubblica per avere consenso politico". Certo, spiega Rehn, in Italia "non si renderanno necessari nuovi interventi ora, ma al tempo stesso sarà necessario un monitoraggio rigoroso sul lato della spesa e delle entrate" e "la verifica che siano rispettate le previsioni di crescita". Bruxelles prevede per l'Italia un deficit al 5% nel 2010, al 4,3% nel 2011 e al 3,5% nel 2012. Il governo stima invece un deficit al 5% nel 2010, al 3,9% nel 2011 e al 2,7% nel 2012. "È abbastanza normale avere queste discrepanze", ha commentato Rehn, prevedendo comunque un deficit "sotto il 3% del Pil entro il 2012, in linea con le nostre raccomandazioni". Anche se - ha osservato - "bisogna riconoscere che la crescita dell'economia italiana è piuttosto moderata", quindi occorre "aumentare il potenziale di crescita attraverso riforme strutturali". E anche la Banca d'Italia è d'accordo: la riforma del patto Ue che introduce la regola numerica sul debito "non richiede all'Italia sforzi superiori a quelli già significativi imposti dal conseguimento nel medio termine di un saldo strutturale prossimo al pareggio che da lungo tempo rappresenta l'obiettivo della politica di bilancio italiana", dice il direttore generale Ignazio Visco. Dichiarazioni 'soft' fra Roma e Bruxelles anche sul fronte del debito, che per l'Italia viaggia non lontano dal 120% del Pil, in valore assoluto al top dei Paesi europei. La riforma della governance economica Ue decisa dopo la crisi finanziaria impone un veloce calo verso il tetto del 60% del Pil fissato in origine dal Trattato di Maastricht. "Una questione delicata in Italia - ha riconosciuto Rehn - ma dall'entrata in vigore del nuovo pacchetto sulla governance (estate del 2011) ci sarà un periodo di transizione di tre anni prima dell'attuazione delle nuove regole". Inoltre - garantisce il finlandese - l'applicazione dei parametri non sarà automatica, ma soggetta a valutazione politica. Utilizzando dei "fattori attenuanti" come la spesa pensionistica e il debito privato, che dovrebbero mettere l'Italia in una posizione meno svantaggiata. E Tremonti ha affermato che la dinamica del debito italiano "è inferiore ad altri paesi. Non è che è salito tanto il debito, è che è sceso il Pil e quello è un rapporto".
9 dicembre 2010 FRANCOFORTE Bce: tassi adeguati ma è allarme occupazione I tassi d'interesse dell'area euro continuano ad essere ''adeguati'', con prospettive d'inflazione ''moderate'' e una ''dinamica di fondo della ripresa che rimane positiva''. Lo scrive la Banca centrale nel bollettino di dicembre, evidenziando tuttavia che la dinamica della ripresa presenta ''incertezze''. In particolare - scrive la Bce - ''permangono timori riguardo al riemergere di tensioni nei mercati finanziari''. Le proposte di riforma della governance economica dell'Unione europea concordate al Consiglio Ue di fine ottobre "non bastano ad assicurare quel salto di qualità" che chiede la Banca centrale europea. Lo scrive la Bce nel bollettino mensile. "Il consiglio direttivo - insiste la Bce - nutre timori sul fatto che nell'attuazione della sorveglianza delle finanze pubbliche non vi sia sufficiente automaticità". "E' essenziale che i Paesi (della Ue, ndr) portino avanti piano di risanamento pluriennali credibili e attuino integralmente le misure di riequilibrio previste". Lo scrive la Banca centrale europea nel bollettino di dicembre, precisando che i Paesi "nei bilanci per il 2011 devono precisare interventi di aggiustamento credibili dei conti, incentrati sul lato della spesa". Le proposte di riforma della governance economica dell'Unione europea concordate al Consiglio Ue di fine ottobre "non bastano ad assicurare quel salto di qualità" che chiede la Banca centrale europea. Lo scrive la Bce nel bollettino mensile. "Il consiglio direttivo - insiste la Bce - nutre timori sul fatto che nell'attuazione della sorveglianza delle finanze pubbliche non vi sia sufficiente automaticità". Fra la fine dello scorso agosto e i primi di dicembre gli incrementi dei rendimenti di Italia e Grecia "sono risultati considerevolmente inferiori" rispetto a Irlanda, Portogallo e Spagna. Lo scrive la Banca centrale europea nel bollettino mensile, notando come anche dopo che il 28 novembre, quando è stato annunciato l'accordo per fornire assistenza finanziaria all'Irlanda, "il clima di mercato ha continuato a peggiorare". Il bollettino è aggiornato al 1° dicembre e dunque non tiene conto del calo di tensioni degli ultimi giorni. Fra la fine del 2007 e la metà del 2010 la disoccupazione in Europa ha visto gli incrementi più forti in Spagna e Irlanda, mentre altrove l'aumento è stato moderato. Lo scrive la Bce nel bollettino mensile, notando che fra l'ultimo trimestre 2007 e il secondo trimestre 2010 il tasso dei senza lavoro è aumentato "di due punti percentuali in Italia" e di un punto in Francia e Belgio. "La Germania, per contro - scrive la Bce - sembra essere un caso eccezionale, dal momento che il rispettivo tasso di disoccupazione è di fatto diminuito nel periodo considerato". E' probabile che il debito pubblico in rapporto al Pil aumenti in tutti i Paesi dell'area euro nei 2011 e in quasi tutti nel 2012, ad eccezione di Germania e Italia". Lo scrive la Banca centrale europea nel bollettino di dicembre, notando come, nel 2012, il rapporto medio debito/pil dell'area euro è atteso all'87,8%. "Quattro Paesi dell'area (Belgio, Irlanda, Grecia e Italia) - scrive tuttavia la Bce - registrerebbero rapporti debito/Pil superiori al 100%".
2010-12-03 3 dicembre 2010 SOCIETA' Rapporto Censis: Italia paese appagato e piatto Un'Italia "appiattita" che stenta a ripartire, un inconscio collettivo senza più legge né desiderio: è l'analisi impietosa del Censis, contenuta nel 44.mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2010, presentato oggi a Roma dal presidente del centro studi, Giuseppe de Rita, e dal direttore generale, Giuseppe Roma. Abbiamo resistito ai mesi più drammatici della crisi, dice il Censis, seppure con una "evidente fatica del vivere e dolorose emarginazioni occupazionali". Ma ora sorge il dubbio che, anche se ripartisse la marcia dello sviluppo, la nostra società non avrebbe lo spessore e il vigore adeguati alle sfide che dovremo affrontare. Il Censis registra un "declino parallelo" della legge e del desiderio. E siccome, dicono, non esistono attualmente in Italia sedi di auctoritas che potrebbero ridare forza alla "legge", la "virtù civile" necessaria per riattivare la dinamica di una società troppo appagata e appiattita è quella di "tornare a desiderare". Secondo il Censis i nostri riferimenti alti e nobili (l'eredità risorgimentale, il laico primato dello Stato, la cultura del riformismo) si sono appiattiti, soppiantati dalla delusione. Non riusciamo più a individuare un dispositivo di fondo che disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori. Si afferma così una "diffusa e inquietante sregolazione pulsionale": negli episodi di violenza familiare, nel bullismo, nel gusto apatico di compiere delitti comuni, nella tendenza a facili godimenti sessuali, nella ricerca di un eccesso di stimolazione esterna che supplisca al vuoto interiore, nel ricambio febbrile degli oggetti da acquisire e godere, nella ricerca demenziale di esperienze che sfidano la morte (come il balconing). "Siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che ad un ciclo storico pieno di interessi e di conflitti sociali, si va sostituendo un ciclo segnato dall'annullamento degli interessi e dei conflitti" dice il Censis. Ogni giorno di più, secondo il centro studi, il desiderio diventa esangue, indebolito dall'appagamento derivante dalla soddisfazione di desideri covati per decenni (dalla casa di proprietà alle vacanze) o indebolito dal primato dell'offerta di oggetti in realtà mai desiderati (con bambini obbligati a godere di giocattoli mai chiesti e adulti al sesto tipo di telefono cellulare). Così, all'inconscio manca oggi la materia prima su cui lavorare, cioè il desiderio. Per vincere il nichilismo dell'indifferenza generalizzata, dunque, per il Censis occorre tornare a desiderare. E attualmente tre sono i processi in cui sono ravvisabili germi di desiderio: la crescita di comportamenti "apolidi" legati al primato della competitività internazionale (gli imprenditori e i giovani che lavorano e studiano all'estero), i nuovi reticoli di rappresentanza nel mondo delle imprese e il lento formarsi di un tessuto federalista, la propensione a fare comunità in luoghi a misura d'uomo (borghi, paesi o piccole città).
3 dicembre 2010 RAPPORTO MIGRANTES Quattro milioni di italiani hanno cambiato Paese Gli italiani partano ancora. Non con i bastimenti e per terre necessariamente assai lontane, ma continuano a emigrare. Cambiano le modalità e cadono dei luoghi comuni: è quanto fotografa il quinto rapporto <+corsivo>Italiani nel mondo<+tondo>, curato dalla Fondazione Migrantes, l’organismo della Cei che si occupa appunto di immigrazione. All’8 aprile di quest’anno, i cittadini iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) erano 4.028.370, pari al 6,7 per cento dei residenti in Italia, circa 60 milioni. Tra quelli che partono, soprattutto giovani e donne. Il numero è quasi pari a quello degli stranieri residenti nella Penisola. L’aumento rispetto all’anno precedente è di 113mila unità. Gli italiani, in maggioranza, vanno in Argentina e in Germania, che accolgono entrambe 600mila connazionali, segue la Svizzera che ne accoglie 500mila. Ma le terre assai lontane non mancano: il 3,2 per cento risiede in Oceania e solo lo 0,9 in Asia. Cambiano anche le motivazioni. Spiega monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes: "Il bisogno non è, per lo più, quello della sopravvivenza, bensì quello dell’affermazione professionale, della messa a frutto dei propri studi, della valorizzazione delle proprie capacità imprenditoriali, dell’interesse a sintesi culturali più ampie, della formazione universitaria, oggi favorita anche da progetti europei, pensiamo all’Erasmus". Questo spiega perché la nuova emigrazione è giovanile: più della metà di questi quattro milioni non è neppure sposata. Migrantes lamenta nei confronti di questi italiani una scarsa sensibilità da parte di chi resta in patria: "Questa disaffezione concettuale – dice monsignor Perego – rischia di farci diventare un Paese dalle radici dimenticate e genera una profonda amarezza, perché la rete degli italiani all’estero potrebbe fornire all’Italia spunti di rinnovamento in questa persistente fase di stallo aggravata dalla crisi europea e internazionale". Chi è andato via difficilmente ritorna. Il rimpatrio rispetto al passato ha dimensioni più limitate. Piuttosto, esiste quello che alla Migrantes chiamano "ritorno virtuale", vale a dire il rientro di esperienze, di idee, di modelli, di scambi di iniziative congiunte. Il Rapporto offre anche spunti di riflessioni per individuare una nuova pastorale rivolta a questi italiani. "Va considerato – dice il direttore della Migrantes – che la religiosità popolare che gli italiani si portano appresso, con le sue profonde radici di fede, resta valida, ma dentro un contesto profondamente cambiato che chiede soprattutto in Europa una nuova evangelizzazione". L’analisi acuta e vivace della Migrantes aiuta a superare una serie di stereotipi e antiche ed errate convinzioni: "Prima di tutto – dice Delfina Licata, capo redattore del dossier – all’origine del fenomeno non bisogna collocare più l’arretratezza meridionale, perché nessuna regione italiana è stata esclusa dal flusso emigratorio". È, infatti, storia che all’inizio del Novecento, Piemonte, Veneto, Trentino, Friuli, Lombardia e poi Campania siano state in queste ordine le regioni da cui sono partiti più italiani. Non è dunque vero, o almeno non lo è più, che l’emigrato tipo sia uomo del Sud: "I migranti italiani – dice ancora Licata – sono stati molto più frequentemente commercianti e artigiani piuttosto che contadini. Semmai ci sono stati piccoli proprietari terrieri che sono partiti". Da ultimo, il problema dei cervelli in fuga. Risulta che su tremila giovani stagisti tra i 26 e i 30 anni, uno su tre offre all’estero la propria formazione in cambio di nulla, e meno di 1 su 5 ottiene un contratto a tempo indeterminato. "Ciò si spiega – dice con amarezza monsignor Perego – con la nostra politica che non favorisce certo la ricerca". Giovanni Ruggiero
2 dicembre 2010 RAPPORTO MIGRANTES Italiani all'estero, ogni anno 50 mila nuove partenze Cinquantamila nuove partenze ogni anno, più dei nuovi arrivi. Secondo la quinta edizione del "Rapporto Italiani nel Mondo" della Fondazione Migrantes, i flussi con l'estero - seppure ridotti - conservano un saldo negativo, considerato anche che "le partenze, specialmente quelle dei giovani, inizialmente hanno un carattere di sperimentazione, per cui i protagonisti non provvedono alla cancellazione anagrafica presso il proprio Comune, con la riserva di formalizzarla solo quando la permanenza all'estero sia diventata stabile". La consistenza degli italiani all'estero - al momento oltre 4 milioni - si rafforza anche con le nuove nascite e con le acquisizioni di cittadinanza. Complessivamente, nella popolazione italiana diminuisce la propensione alla mobilità, oggi per lo più a carattere interno. Negli anni '60, 300mila meridionali l'anno si trasferivano nel centro-nord e altrettanti si recavano all'estero: tra il '90 e il 2005, secondo uno studio della Banca d'Italia, 2 milioni di meridionali si sono trasferiti al nord. Attualmente 120mila meridionali si spostano nelle regioni settentrionali e centrali, mentre circa 50mila persone si stabiliscono nelle regioni del dud provenendo dalle altri parti d'Italia (in prevalenza, si tratta ancora di meridionali che rientrano dopo un'esperienza lavorativa). Ai migranti interni che si spostano stabilmente si aggiungono 136mila pendolari meridionali di lungo raggio, interessati alle maggiori opportunità lavorative del Centro-nord, per lo più giovani, maschi e single, costretti a una scissione tra luogo del lavoro (per lo più a termine) e luogo di residenza (stabile). Nel conto vanno messi anche i pendolari (11.700) che si recano all'estero e i 45mila frontalieri che giornalmente si recano in Svizzera, "nei cui confronti di recente si è riscontrato un atteggiamento meno accogliente". Nel complesso, tra spostamenti interni e verso l'estero, in andata e in rientro, temporanei o di lungo raggio, italiani che vanno o che ritornano, si arriva a quasi 400mila spostamenti totali in uscita, 1 ogni 150 residenti. A emigrare sono sempre di più persone con un elevato livello di scolarità. Ecco spiegato perchè, nella grande area di Londra, mai in passato meta privilegiata dalle grandi migrazioni, risultano residenti più di 60mila italiani (ma secondo stime realistiche sarebbero addirittura 100mila), poco al di sotto della circoscrizione consolare di Buenos Aires e alla pari con quelle "storiche" di Stoccarda e Zurigo. Altri poli importanti sono attualmente Berlino, Barcellona, Bruxelles e, oltreoceano, New York e altre città americane.
2 dicembre 2010 DOSSIER Wikileaks, nel mirino ancora i rapporti Italia-Russia Nella nuova serie di documenti classificati diffusi da Wikileaks c'è un dossier sui rapporti tra Italia e Russia, risalente al gennaio 2009, che questa mattina ha spinto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a dichiarare di "curare soltanto l'interesse degli italiani" e non quello personale. In un dispaccio diplomatico diffuso nelle ultime ore da Wikileaks, l'ex ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli dice che, secondo "contatti" sia nel Pd che nel Pdl, "Berlusconi e i suoi compari stanno traendo lauti vantaggi personali da molti degli accordi energetici tra Italia e Russia". "L'ambasciatore georgiano a Roma ci ha detto che Gog (il governo della Georgia, ndr) ritiene che [Vladimir] Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti dai gasdotti sviluppati da Gazprom in collaborazione con Eni", prosegue Spogli. Dal Kazakistan, dove sta partecipando al vertice Osce, stamattina Berlusconi ha commentato la diffusione dei nuovi documenti classificati dicendo che gli Stati Uniti sanno che "non ci sono assolutamente interessi personali ma che io curo soltanto l'interesse degli italiani e del mio Paese", come riportano alcuni media. Dopo le ultime rivelazioni, il Pd chiede in una nota che Berlusconi "renda conto agli italiani" su Gazprom, mentre l'Idv ha invitato il premier a riferire in Parlamento sulla vicenda. Intanto sul Guardian on line compare un altro dispaccio dell'ambasciata Usa a Roma dell'ottobre del 2009, in cui si riporta una confidenza di un personaggio politico del suo schieramento: "I risultati dei test medici su Silvio Berlusconi hanno rivelato un vero disastro. Siamo tutti preoccupati della sua salute". I risultati sarebbero stati causati dalla passione del premier per le feste. "È vero esattamente il contrario di quanto si legge sui siti che raccolgono le presunte rivelazioni di Wikileaks, dove peraltro il mio nome non compare. Di fronte alle voci e alle insinuazioni che volevano un Berlusconi depresso e senza energia, ho sempre smentito - in ogni sede, pubblica e riservata - tale circostanza e affermato la pura verità. E cioè, che il Presidente del Consiglio era ed è in piena forma, con la vitalità che tutti gli riconoscono e ha sempre affrontato ogni situazione con l'abituale determinazione e la "grinta" di sempre". Lo dichiara in una nota Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
2010-11-13 13 novembre 2010 POLITICA Berlusconi: voto di fiducia dopo la Finanziaria LA LETTERA DEL PREMIER Silvio Berlusconi in una lettera inviata ai presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, preannuncia la volontà di fare comunicazioni al parlamento subito dopo l'approvazione della legge finanziaria. "Su tali comunicazioni - si legge nella lettera del premier - il governo ha intenzione di verificare il permanere del rapporto di fiducia da parte del Senato e, immediatamente dopo, da parte della Camera dei deputati". "La richiesta che avanzo - aggiunge il Presidente del Consiglio - tiene naturalmente conto del fatto che le mie ultime comunicazioni sulla situazione politica - con relativa richiesta del voto di fiducia - vennero da me rese in data 29 settembre prima presso la Camera dei deputati e quindi, il giorno successivo, presso il Senato della Repubblica". E' stata una giornata di consultazioni per il premier, che ha ricevuto a Palazzo Grazioli il sottosegretario Gianni Letta e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. All'incontro erano presenti anche il sottosegretario Paolo Bonaiuti e il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto. Intanto, parlando delle dimissioni che lunedì presenteranno i ministri che hanno aderito a Futuro e Libertà, Roberto Maroni,spiega che "lunedì avremo l'incontro con il presidente del Consiglio e vedremo cosa succederà". LA NOTA DI PAOLO BUONAIUTI "Il Presidente del Consiglio è rientrato dal vertice G20 di Seoul con le idee ben chiare sul percorso politico che ci attende, ma si astiene dall'esprimere giudizi sulla situazione per un motivo molto semplice: quello di tutelare la stabilità dell'Italia di fronte ai rischi connessi alle nuove turbolenze sui mercati internazionali. Quando Camera e Senato nei prossimi giorni avranno definito i tempi per l'approvazione della legge Finanziaria, sono certo che il Presidente Berlusconi farà conoscere con chiarezza agli italiani le sue valutazioni e le sue decisioni". È quanto si legge in una nota del portavoce di Silvio Berlusconi. LE OPPOSIZIONI "Il Paese non può presentarsi nei mercati senza la legge di stabilità, anche se noi non la condividiamo. Per questo chiederemo che la mozione di sfiducia al governo che abbiamo presentato vada in aula immediatamente dopo l'approvazione della legge di stabilità". Lo ha annunciato il capogruppo del Pd Dario Franceschini. "Una mozione di sfiducia ci sarà", dice dal canto suo il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, rispondendo ai giornalisti che gli chiedono se anche l'Udc presenterà una mozione di sfiducia nei confronti del Governo "prima però - ha aggiunto - bisogna approvare la legge Finanziaria". IL PRESIDENTE DEL SENATO "L'importante adesso è fare in modo che il Parlamento si pronunci definitivamente sulla legge di stabilità finanziaria e di bilancio dello Stato, subito dopo andranno avanti eventualmente le mozioni": lo ha detto il Presidente del Senato, Renato Schifani. "In questo momento - ha detto Schifani, a Cuneo, a margine di una celebrazione per i 150 anni della Provincia - ritengo che tutte le forze politiche debbano prestare la massima attenzione al voto finale su una legge che è vitale per l'economia del Paese e per l'interesse di tutti gli italiani. Poi la politica farà il suo percorso: non mi innamoro - ha concluso - delle rincorse tra Camera e Senato".
2010-11-12 12 novembre 2010 CRISI Pil: l'Ue frena, l'Italia un po' di più Solo + 0,2% nel terzo trimestre ITALIA Il Pil italiano ha segnato un aumento dello 0,2% nel terzo trimestre rispetto al trimestre precedente. Lo segnala l'Istat. Su base tendenziale, cioè rispetto al terzo trimestre 2009, si è registrato invece un aumento dell'1%. Nel secondo trimestre, il Pil era cresciuto dello 0,5%, ma la variazione congiunturale del terzo trimestre è comunque poco sotto le previsioni degli analisti che davano uno 0,3%. Anche su base tendenziale, si stimava un leggero rialzo dell'1,1%, in frenata rispetto all'1,3% del secondo trimestre. La crescita acquisita - vale a dire se non dovesse verificarsi nessuna variazione nel quarto trimestre - è quindi dell'1%. EUROZONA Pil in frenata anche in Europa: secondo la stima pubblicata oggi da Eurostat, il prodotto interno lordo è cresciuto di appena lo 0,4% nei 16 Paesi dell'eurozona e nell'Ue a 27, rispetto al +1% registrato nel secondo trimestre in entrambe le aree. Rispetto al terzo trimestre del 2009, il Pil è comunque cresciuto dell'1,9% nell'area euro e del 2,1% nei 27 Paesi dell'Unione Europea. Tra i Paesi membri dell'Ue, nel periodo luglio-settembre 2010, la crescita maggiore è stata registrata in Finlandia, con +1,3%, nella Repubblica Ceca (+1,1%) e in Austria e Slovacchia, con entrambe +0,9%. I dati più negativi riguardano invece la Grecia, con un -1,1%, la Romania (-0,7%) e l'Olanda (-0,1%). In brusca frenata anche la Germania, passata dal 2,3% del secondo trimestre allo 0,7% del terzo.
2010-11-01 1 novembre 2010 CRISI Federauto: vendite Fiat -39,5% a ottobre Un calo che va ben oltre quello stimato per il mercato. Federauto diffonde un dato preoccupante per il gruppo Fiat, che raggruppa i marchi Fiat, Alfa e Lancia: le vendite ad ottobre faranno segnare un calo delle vendite del 39,5%, rispetto alla riduzione del 29% prevista per l'intero mercato dell'auto. "Il dato totale (-29%, ndr.) non rende giustizia rispetto alla reale situazione. Il nostro centro studi prevede in ottobre un calo del gruppo Fiat, inteso come Fiat, Alfa e Lancia, del -39,5% circa, mentre i marchi esteri, tutti insieme, contengono le perdite a un -22,9% circa", ha detto Filippo Pavan Bernacchi, il presidente dell'associazione che rappresenta i concessionari.
2010-10-29 29 ottobre 2010 CRISI OCCUPAZIONALE Giovani senza lavoro crescono ancora, al 26,4% Il tasso di disoccupazione a settembre sale all'8,3% dall'8,1% registrato ad agosto. Lo comunica l'Istat, in base a dati destagionalizzati e stime provvisorie. Il tasso di disoccupazione risulta in aumento di 0,1 punti percentuali a confronto con settembre 2009. Il tasso maschile si attesta al 7,3%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto ad agosto e di 0,1 punti percentuali rispetto a settembre 2009. Mentre quello femminile è pari al 9,7%, in aumento sia rispetto ad agosto (+0,6 punti percentuali) sia rispetto al mese di settembre 2009 (+0,4 punti percentuali). In valori assoluti il numero delle persone in cerca di occupazione a settembre è pari a 2,071 milioni (+2,1% su agosto, +1,1% su settembre 2009). Guardando all'occupazione, il numero di occupati, sempre in base a dati destagionalizzati, aumenta dello 0,2% rispetto ad agosto (+35 mila unità) e diminuisce dello 0,1% rispetto a settembre 2009 (-20 mila unità). Il tasso di occupazione, pari a 57%, risulta in crescita di 0,1 punti percentuali rispetto ad agosto e in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Inoltre, a settembre, il tasso di inattività, pari al 37,9%, è in calo rispetto al mese precedente (-0,2 punti percentuali) e in aumento rispetto a settembre 2009 (+0,2 punti percentuali). Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a settembre è salito al 26,4% dal 25% di agosto. Lo comunica l'Istat nelle stime provvisorie in base a dati destagionalizzati. L'Istituto precisa, inoltre, come il tasso abbia ripreso a crescere "dopo quattro flessioni congiunturali consecutive" e aggiunge: "È un livello molto elevato anche se inferiore ai picchi raggiunti nei mesi precedenti". Comunque il dato rimane superiore alla media dell'Unione europea a 27 e alla media dell'eurozona. IL COMMENTO DI SACCONI Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi difende la validità del dato sulla disoccupazione fornito da Istat, che non considera cassaintegrati e scoraggiati, e che nel mese di settembre è stato pari all'8,3%. I dati di Bankitalia sulla disoccupazione "reale", che comprendono il numero dei cassaintegrati e dei cosiddetti scoraggiati, sono "originali" e "nessun altro lo ha fatto in Europa". Sacconi è tornato a precisare che "il cassaintegrato non è un disoccupato, anche se troviamo qualcuno che per vizio ideologico fa fatica a capirlo. Non mi riferisco a Bankitalia - ha puntualizzato il ministro - anche se il suo studio è originale, ma anche appropriato e utile". Sacconi, inoltre ha osservato che "nessuno lo ha fatto in Europa".
2010-10-16 15 ottobre 2010 LA GIORNATA MONDIALE La Fao lancia la sfida alla fame Il Papa: garantire l'accesso al cibo Nel 2010 sono 925 milioni le persone che vivono in uno stato cronico di fame e malnutrizione. La cifra si è ridotta rispetto al 2009 ma "il livello rimane inaccettabile e non possiamo rimanere indifferenti". Lo ha detto Jacques Diouf, direttore generale della Fao, aprendo la 30/a Giornata dell'alimentazione, che si celebra sabato, e ricordando che sono 30 i Paesi che si trovano in una situazione di emergenza alimentare, e di questi 21 si trovano in Africa. Il numero ancora così alto delle persone affamate è dovuto anche, ha sottolineato Diouf, al fatto che invece di affrontare le cause strutturali, il mondo ha trascurato di investire in agricoltura. Infatti, ha stigmatizzato Diouf, la quota degli aiuti ufficiali riservati all'agricoltura è scesa dal 19% del 1980 al 6% del 2006. Fra i problemi più gravi, l'instabilità dei mercati e la volatilità dei prezzi, che sono "una vera minaccia per la sicurezza alimentare". Secondo Diouf, la produzione agricola dovrebbe aumentare del 70% per arrivare a sfamare nel 2050 le 9,1 miliardi di persone che abiteranno il pianeta. Ma il futuro non è così buio come sembra: infatti, ha ricordato Diouf, "il pianeta è in grado di potersi nutrire, ma bisogna lavorare per incrementare la produzione agricola attraverso lo sviluppo". Dopo l'intervento di Diouf, il sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Scotti, ha sottolineato il problema delle speculazioni sulle materie prime alimentari, problema sul quale bisogna tenere alta la guardia. Alla 30/a Giornata dell'alimentazione è arrivato anche il messaggio del Papa, letto da monsignor Renato Violante, osservatore permanente presso le Nazioni Unite, che nel riportare le parole di Benedetto XVI ha sottolineato la necessità di "promuovere risorse e infrastrutture in una logica di sviluppo basata sulla fraternità", in modo da raggiungere uno dei traguardi "più urgenti per la famiglia umana: la libertà dalla fame". "Per eliminare la fame e la malnutrizione – ha aggiunto il Pontefice – devono essere superati gli ostacoli derivanti da interessi specifici dei Paesi, per fare spazio ad una gratuità feconda, che si manifesta nella cooperazione internazionale come espressione di fraternità autentica". "A persone, popoli e Paesi – ha sottolineato ancora Benedetto XVI – deve essere consentito di raggiungere il proprio sviluppo, approfittando dell’assistenza esterna in conformità alle priorità e ai concetti radicati nelle loro tecniche tradizionali, cultura, patrimonio religioso e nella sapienza tramandata di generazione in generazione all’interno della famiglia". Il tema della Giornata dell’alimentazione di quest’anno, "Uniti contro la fame", sottolinea il Papa, ci ricorda che "tutti, singoli individui, organizzazioni della società civile, Stati e istituzioni internazionali, devono assumere un impegno per attribuire al settore agricolo la giusta importanza". Per ottenere ciò, precisa il Papa, "non basta solo che ci sia cibo a sufficienza, ma anche garantire ogni giorno l’accesso al cibo per tutti". Per il Pontefice, "ciò significa promuovere tutte le risorse e le infrastrutture necessarie per sostenere la produzione e distribuzione in modo tale da garantire pienamente il diritto al cibo". "I Paesi industrializzati – conclude il testo – devono essere consapevoli del fatto che le crescenti esigenze del mondo richiedono livelli coerenti di aiuto" nei confronti di chi soffre la fame o è in situazione di povertà. "Essi non possono semplicemente rimanere chiusi nei confronti gli altri: un atteggiamento del genere non serve a risolvere la crisi".
2010-10-14 Home Page Avvenire > Interni > I poveri arrivano a 9 milioni E il ceto medio sprofonda Interni stampa quest'articolo segnala ad un amico feed 14 ottobre 2010 DOSSIER CARITAS I poveri arrivano a 9 milioni E il ceto medio sprofonda Il fronte si allarga, i poveri nel Belpaese aumentano. Secondo il decimo rapporto stilato da Caritas Italiana e Fondazione Zancan sono otto milioni e 370 mila gli italiani indigenti, mezzo milione in più di quanti conteggiati dalle statistiche ufficiali. A cui la ricerca aggiunge altri 800 mila circa definiti "impoveriti" in stato di forte fragilità economica. Si arriva così a 9 milioni. Con l’Istat nessuna polemica, beninteso, ma una differenza di metodo nella lettura delle cifre. Il dato ufficiale sostiene infatti che la percentuale di poveri si attesta al 10,8% (11,3% nel 2008), mentre quella della povertà assoluta risulta del 4,7%. Secondo Caritas e Fondazione Zancan si tratta, però, di illusione "ottica". In sostanza, visto che tutti stanno peggio, la linea della povertà relativa si è abbassata, passando dai 999 euro del 2008 ai 983 del 2009 per un nucleo di due persone. Se si aggiornasse la linea di povertà del 2008 sulla base della variazione prezzi tra 2008 e 2009, il valore di riferimento salirebbe a 1.007 euro. Così il calcolo includerebbe altre 560mila persone da sommare ai 7 milioni e 810mila poveri già stimati dall’istat. E in tutto fanno 8 milioni e 370mila poveri nel 2009 con un aumento del 3,7%. Istat e Caritas, che collaborano da anni, confermano comunque stima reciproca. La povertà nella Repubblica non cambia volto, si conferma fenomeno del Sud e, oltre alle famiglie numerose e monogenitoriali, colpisce chi ha bassi livelli di istruzione. La novità sta nei movimenti tellurici attorno alla classe media, che sta sprofondando. I più vulnerabili sono la fascia di età di mezzo, separati e divorziati, le donne sole con prole, i precari, i licenziati e cassa integrati, le famiglie monoreddito, le donne con difficoltà a rientrare al lavoro dopo la condizione di maternità. Persone in situazione di forte debolezza economica che in questo periodo hanno dovuto privarsi di beni e di servizi precedentemente ritenuti necessari. Così nel 2009 il credito al consumo è sceso dell’11%, i prestiti personali del 13% e la cessione del quinto a settembre 2009 è cresciuta dell’8%. Facendo una media di questi indicatori, secondo i ricercatori, si aggiunge un altro 10% agli oltre 8 milioni stimati. La zona grigia della povertà si allarga così a 9 milioni di persone, quasi un italiano su sei. Il rapporto sottolinea l’inefficacia degli ammortizzatori sociali, costati l’anno scorso 18 miliardi. La spesa per assistenza sociale nel 2008 (ultimo dato disponibile) è stata di 49 miliardi di euro, l’86% dei quali impiegati per garantire interventi economici e il 14% per attivare servizi più duraturi. Per gli assegni famigliari il Paese ha speso solo 6 milioni e 427mila euro. L’errore, denuncia il rapporto, è dare troppi soldi e pochi servizi, scaricando i costi sulle famiglie. Per contrastare la povertà basterebbe spendere meno di quanto attualmente spendono i comuni. Con riduzioni della metà in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio. In Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Toscana sarebbe sufficiente un terzo della spesa, in Trentino-Alto Adige un quarto. Nelle regioni del Sud, invece, il problema è opposto. La spesa degli enti locali è insufficiente. In Calabria, ad esempio, sarebbe necessario il quadruplo delle risorse, in Campania e Puglia il triplo. Il rapporto propone di dare impulso agli interventi a monte, in grado di attivare strategie strutturali di equità sociale e territoriale. Iinsomma, stop alla contraddizione che vede lo Stato gestire sei settimi di spesa assistenziale. Se regioni e comuni hanno responsabilità piena nell’affrontare il problema, devono anche avere tutte le risorse. La legge sul federalismo fiscale potrebbe essere un’occasione, forse l’ultima, per ridurre croniche diseguaglianze di welfare e invertire la rotta. Paolo Lambruschi
2010-10-12 11 ottobre 2010 ISTAT Produzione industriale, balzo ad agosto (+9,5%) La produzione industriale ad agosto è aumentata del 9,5% (dato corretto per gli effetti di calendario) rispetto allo stesso mese del 2009 e dell'1,6% (dato destagionalizzato) rispetto al luglio 2010. Si tratta, comunica l'Istat, del miglior risultato tendenziale dal dicembre del 1997. "Sull'aumento pesa l'effetto delle chiusure estive, che di anno in anno variano a seconda delle politiche aziendali", spiega l'Istat. L'istituto, inoltre, precisa che la variazione dell'indice grezzo su base annua è del 12,8%. Nel mese di luglio, dati rivisti, l'Istat aveva registrato su base tendenziale una crescita del 5,6% (dato corretto dagli effetti di calendario) e su base congiunturale dello 0,3%. Nei primi 8 mesi del 2010 la crescita rispetto allo stesso periodo del 2009 è di +5,9% (+6,3% dato grezzo). Analizzando i raggruppamenti principali di industrie, l'indice della produzione industriale corretto per gli effetti di calendario segna, nel confronto con agosto 2009, aumenti del +23% per i beni strumentali, del +15,1% per i beni intermedi e del +1%. Guardando ai settori di attività economica, ad agosto l'indice della produzione industriale corretta per gli effetti di calendario registra, su base tendenziale, gli incrementi più marcati nei settori dei Macchinari ed attrezzature (+35,3%), della Metallurgia e prodotti i metallo (+20,4%), delle Apparecchiature elettriche e non elettriche (+18,7%) e delle Attività estrattiva (+16,6%). L'unica variazione negativa riguarda il settore della Fornitura di energia (-3,5%).
2010-10-06 6 Ottobre 2010 ECONOMIA Fmi: cresce la disoccupazione, è la pesante eredità della crisi Il Fmi prevede per l'Italia un deficit delle partite correnti del 2,9% quest'anno e del 2,7% il prossimo e la necessità di emettere titoli di Stato per un valore superiore al 20% del pil fra l'ultimo trimestre 2010 e il 2011. "I bisogni di rifinanziamento nell'ultimo trimestre del 2010 e nel 2011 saranno ampi. Per esempio fra le economie avanzate, il Giappone dovrà effettuare emissioni lorde di titoli di Stato per un valore superiore al 40% del pil. In Francia, Italia e Stati Uniti il valore supererà il 20% del pil. Con un così elevato volume sul mercato, anche piccole turbolenze potrebbero propagarsi rapidamente nel mercato dei debiti sovrani, portando a modifiche della fiducia dei consumatori e a uno stallo della ripresa". Per la Germania il Fmi prevede una crescita del 3,3% quest'anno e del 2,0% il prossimo, mentre per la Francia il pil è stimato salire crescere dell'1,6% sia quest'anno sia il prossimo. "Nonostante il buon andamento delle esportazioni manifatturiere negli ultimi mesi, per la Germania è attesa una crescita moderata vista la debolezza dei suoi partner commerciali. In Francia la crescita è prevista modesta, con i consumi privati indeboliti dall'elevato tasso di disoccupazione e dal ritiro delle misure di stimolo. In Italia la ripresa è prevista ancora più contenuta, con problemi alla competitività che persistono e limitano la crescita delle esportazioni e il risanamento di bilancio che indebolisce la domanda privata. Con squilibri competitivi e ristrettezze di bilancio, la crescita di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna è prevista ancora più bassa". La disoccupazione resta una delle più pesanti eredità lasciate della crisi economico-finanziaria che ha colpito soprattutto le economie avanzate. Un problema rilevante sia dal punto di vista della coesione sociale e sia dal punto di vista della ripresa economica. Senza un solido recupero del mercato del lavoro difficilmente si avrà un solido recupero della domanda, specialmente quelle legata ai consumi e al settore immobiliare. È l'analisi che emerge dal World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale. Secondo le stime del Fondo, ci sono oltre 210 milioni di disoccupati a livello globale, "un aumento di 30 milioni dal 2007. E circa 3/4 di questo aumento è avvenuto nelle economie avanzate", spiega il Fondo.
5 ottobre 2010 FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE Fmi, rapporto debito/pil dell'Italia a 118,4% "La Grecia e l'Italia hanno ambedue un elevato livello di debito e forti stabilizzatori automatici, presentando rischi di bilancio più elevati. Anche il Belgio e l'Olanda sono vulnerabili perché i loro bilanci sono più sensibili al deterioramento della crescita economica". Lo afferma il Fondo monetario internazionale (Fmi), che prevede per l'Italia un debito 2010 al 118,4% del pil (al 118,5% nel 2015) contro il 130,2% della Grecia. "Il sistema finanziario resta il tallone d'Achille della ripresa economica". Lo sostiene il Fmi, sottolineando come dall'aprile 2010 "i progressi verso la stabilità finanziaria hanno subito un rallentamento". "Siamo in un periodo di elevata incertezza per la stabilità finanziaria. La ripresa economica procede accompagnata da una sostenutà volatilità del mercato. La recente interazione fra i debiti degli stati e i rischi bancari, soprattutto nell'euro aerea, significa - osserva il Fmi - che le autorità politiche non possono allentare gli sforzi per ridurre i rischi di rifinanziamento, rafforzare i bilanci pubblici e quelli privati e riformare le regole. I rischi posti dal debito sovrano vanno affrontati attraverso strategie credibili di risanamento di medio termine". "Se la politica non terrà fede agli impegni di risanamento, o non li accompagnerà alle riforme strutturali necessarie per generare la crescità le vulnerabilità si faranno più acute. Nella sfera finanziaria le autorità devono: affrontare i problemi di lunga data del settore bancario e, dove necessario, ricapitalizzare; perseguire una ordinata e coerente riforma globale delle regole. Il sistema finanziario resta fragile: è necessario continuare con misure forti per assicurare la costruzione di un sistema finanziario resistente. Questo è necessario per sostenere la ripresa economica nel breve termine e raggiungere una forte e sostenuta crescita nel medio termine". "La ripresa economica ha iniziato a perdere slancio dopo un primo semestre migliore del previsto: i rischi di bilancio restano elevati nelle economie avanzate. Significative debolezze strutturali restano nei conti pubblici e potrebbero contagiare il sistema il sistema finanziario con conseguenze negative per la crescita nel medio termine". Il Fmi, sottolinea come "rischi restano nell'area euro a causa dell'interazione negativa fra i rischi legati ai debiti degli stati con quelli del sistema bancario. Sfide restano anche per gli Stati Uniti e il Giappone".
2010-10-01 1 ottobre 2010 LAVORO Istat: tasso di disoccupazione in calo ad agosto Il tasso di disoccupazione ad agosto scende all'8,2% dall'8,4% registrato sia a luglio che a giugno. Lo comunica l'Istat, precisando che il tasso è il livelli più basso da settembre 2009. In base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie, il tasso di disoccupazione è in calo di 0,2 punti percentuali rispetto a luglio, mentre rispetto ad agosto 2009 registra un aumento di 0,3 punti percentuali. I tecnici dell'Istat spiegano come "il fenomeno principale che emerge è un'attenuazione del deterioramento del mercato del lavoro". La flessione del tasso di disoccupazione, precisano, è favorita da due fattori "l'aumento dell'occupazione femminile e il contemporaneo incremento dell'inattività sempre femminile". Il tasso di disoccupazione maschile è uguale al 7,6% in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a luglio e di 0,7 punti percentuali rispetto ad agosto 2009. Mentre il tasso di disoccupazione femminile è pari al 9,1%, in diminuzione sia rispetto a luglio (-0,6 punti percentuali) sia rispetto al mese di agosto 2009 (-0,3 punti percentuali). Quanto alla disoccupazione giovanile (15-24 anni), secondo l'Istat ad agosto è sceso al 25,9% dal 26,7% di luglio. Si tratta, precisa l'Istat, di un "livello che rimane elevato", ma comunque ad agosto segna il quarto calo consecutivo su base congiunturale.
1 ottobre 2010 CAMBIARE SI DEVE Effetto crisi: più poveri nell'Italia dei ricchi Siamo sempre più poveri. Ma non è una notizia; quella vera è che lo è diventato chi, in passato non si sarebbe mai immaginato di doversi rivolgere un giorno, allo sportello della Caritas per chiedere una borsa pasto o sussidi economici per pagare la bolletta della luce in scadenza. Il nono rapporto sulla povertà, realizzato da Caritas Ambrosiana e presentato ieri a Milano nell’ambito del convegno "Dalla crisi nuove sfide per il territorio" parla chiaro: nel 2009 gli italiani che si sono rivolti agli sportelli della Caritas sono aumentati del 15,7%. Sono invece diminuiti gli stranieri clandestini (-3,7% ) "forse perchè spaventati d’incorrere in denunce da non trovare il coraggio nemmeno di chiedere aiuto alla Caritas" osservano i ricercatori dell’Osservatorio diocesano che hanno redatto il rapporto. Sono aumentati, quindi, gli operai, gli impiegati, gli insegnanti, i liberi professionisti ma anche i dirigenti della Brianza e delle province industriali lombarde che hanno perso il lavoro e si ritrovano dall’oggi al domani senza finanze per poter pagare la rata del mutuo accesa solo pochi anni fa. "La crisi ha ridisegnato la mappa della povertà. Ha trasformato famiglie modeste ma che avevano sempre goduto di una certa stabilità in soggetti vulnerabili e sospinto i poveri cronici sulle soglie della miseria" spiega il direttore di Caritas ambrosiana, don Roberto Davanzo, sfogliando il rapporto annuale secondo il quale nel 2009 sono stati 17.283 i poveri che si sono presentati nei 56 centri di ascolto della diocesi ambrosiana, con un aumento del 9% rispetto al 2008. Ma, oltre all’analisi quantitativa, l’indagine evidenzia anche le caratteristiche sociologiche di chi si è rivolto agli sportelli per accedere ai Fondo famiglia lavoro, il fondo istituito dall’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi per le famiglie che perdono lavoro. "I vulnerabili – ha spiegato il sociologo Aldo Bonomi, che si è occupato della ricerca - non sono marginali in sè. Lo diventano, o rischiano di diventarlo, nella crisi, per la perdita dell’occupazione e l’assenza di ammortizzatori sociali per ampie fasce di lavoratori. Dalle storie del Fondo emergono una nuova questione operaia e sociale, una condizione migrante, una difficoltà degli ammortizzatori che ci interrogano sui ritardi della modernizzazione del nostro welfare". Un welfare, quindi, secondo gli studiosi dell’osservatorio, che ha funzionato in passato, ben occupandosi di pensionati e lavoratori ma che oggi risulta "vecchio" e non al passo con i tempi e la crisi economica che stiamo vivendo. "Le istituzioni si occupano della crisi finanziaria e non si preoccupano della povertà" ha aggiunto l’economista Alberto Berrini, secondo cui ci vorranno ben otto anni perchè le imprese ritrovino il livello della produzione perduta. "La crisi ha confermato e purtroppo drammaticamente esplicitato ciò che già si sapeva: l’inadeguatezza del sistema italiano di chi perde protezione – conclude l’economista – Un welfare, che oggi non è in grado di sostenere le fasce più colpite dalla crisi: quelle dei precari, degli artigiani e dei liberi professionisti". "La crisi ha colpito persone che non sono tutelate e di fronte a questo stato di cose non è possibile che la risposta possa venire solo da noi" aggiunge il direttore di Caritas, Davanzo, che lancia anche un monito: "la politica deve battere un colpo". Per questo Caritas presenterà in modo più dettagliato (lo aveva già fatto a marzo) entro l’anno la richiesta a regione Lombardia di introdurre il "reddito minimo garantito". Una forma di sostegno estesa a coloro che oggi non possono godere di alcun aiuto pubblico. Una protezione sociale, già presente in tutti i Paesi dell’Europa a 15 tranne che Grecia e Italia. Daniela Fassini
30 settembre 2010 POLEMICA SPQR, Bossi chiede scusa ai romani "Ma era solo una battuta" Umberto Bossi si scusa con i cittadini romani per la sua declinazione di SPQR: "Chiedo scusa ai cittadini se ho offeso qualcuno, ma era una battuta", ha detto il leader della Lega, conversando con i cronisti mentre lasciava palazzo Madama. La vicenda, ha però aggiunto, "è stata strumentalizzata, sono stato impiccato per una frase". A proposito della mozione di sfiducia presentata contro di lui, il Senatur si è detto ottimista, dicendosi "sicuro" che il governo non cadrà e andrà avanti. In fondo, ha ribadito il ministro delle Riforme, "era semplicemente una battuta".
1 ottobre 2010 POLITICA FINANZIARIA Ecofin, Draghi: prudenza su valutazione agenzie di rating Il presidente del Financial stability board Mario Draghi ha detto stamane, parlando con i ministri finanziari europei, che banche e investitori dovrebbero usare cautela nell'utilizzo dei rating, evitando di usare i giudizi delle agenzie come soli parametri per le loro decisioni. Lo ha detto Axel Weber, banchiere centrale tedesco, riferendo ai giornalisti in conferenza stampa alcune delle riflessioni fatte da Draghi. "C'è stato stamane un importante contributo da parte di Mario Draghi sulle agenzie di rating", ha detto Weber al termine dell'Ecofin. Draghi avrebbe sottolineato che "le istituzioni di credito non dovrebbero utilizzare in modo meccanico i rating", secondo quando riferito dal collega tedesco. "Le banche dovrebbero fare uso dei rating in aggiunta alle loro valutazioni". Draghi avrebbe, poi, sottolineato che gli investitori sono responsabili della gestione dei loro rischi. Separatamente una fonte Ecofin riferisce che Draghi, che è anche governatore della Banca d'Italia, stamattina avrebbe presentato ai ministri europei le proposte che l'Fsb porterà al G20 di Seul riguardo alle agenzie di rating e agli intermediari finanziari di rilevanza sistemica, senza fornire dettagli sul contenuto delle proposte. Secondo questa seconda fonte Draghi avrebbe sottolineato che, "la regolamentazione finanziaria è ora più uniforme che prima della crisi e che la risolutezza mostrata dai regolatori per ottenere una serie concordata di regole ha portato a buoni risultati". "Bisogna continuare così", avrebbe detto il presidente dell'Fsb. Secondo Draghi si sta realizzando una convergenza tra i Paesi sulle regole relative alle agenzie di rating. Secondo quanto riferito nel corso di una conferenza stampa dal governatore della Bundesbank, Axel Weber, il presidente del Financiale stability board, Mario Draghi, nel suo intervento all'Ecofin avrebbe anche sottolineato la necessità per le banche e gli investitori finanziari di non basarsi per le loro valutazioni solo sui giudizi delle agenzie di rating. "Draghi - ha detto Weber - ha dato un importante contributo alla discussione di oggi e ha sottolineato in particolare come le banche non dovrebbero utilizzare in modo meccanico le valutazioni delle agenzie di rating. Ma - ha spiegato Weber -dovrebbero fare uso dei rating in aggiunta alle loro valutazioni".
2010-09-28 28 settembre 2010 ISTAT Crisi, il Nord-Ovest è più penalizzato Il Nord-Ovest ha pagato la crisi nel 2009 più delle altre zone d'Italia. È quanto emerge dallo studio Principali aggregati dei conti economici regionali a cura dell'Istat. Lo scorso anno infatti il Pil si è ridotto del 6% nel Nord-Ovest, del 5,6% nel Nord-Est, del 3,9% nel Centro e del 4,3% nel Mezzogiorno, a fronte di un valore nazionale pari a -5%. Il Pil per abitante ai prezzi di mercato, misurato dal rapporto tra Pil nominale e numero medio di residenti nell'anno, segna una flessione del 3,7% a livello nazionale. Il calo è più contenuto nel Mezzogiorno (-2,7%) e nel Centro (-2,9%), mentre è più marcato nel Nord-Ovest (-4,6%) e nel Nord-Est (-4,5%). Diversa è la fotografia della spesa delle famiglie italiane che si è ridotta dell'1,9% nel 2009 rispetto al 2008. Il calo maggiore si è registrato al Mezzogiorno con un -2,8% seguito dal Centro -2,1%, dal Nord-Ovest -1,7% e dal Centro-Nord -1,6%. Meglio di tutti fa il Nord-Est -1%. La Confesercenti intanto indica nel "posto di lavoro" la grande priorità degli italiani. Dal quarto rapporto su Gli Italiani e la crisi promosso da Confesercenti-Ispo emerge che il 61% degli italianai si dichiara molto o abbastanza preoccupato a causa della crisi. In particolare, cresce anche il numero di coloro che si dicono molto allarmati (dal 28 al 31%). Una sensazione di ansia che tormenta soprattutto imprenditori, dirigenti e liberi professionisti ma anche i lavoratori dipendenti dalle basse qualifiche. Paradossalmente però sono i diplomati e laureati a dormire sonni meno tranquilli di coloro che hanno conseguito solo la licenza elementare o media. E naturalmente in prima fila fra coloro che mostrano preoccupazione ci sono i giovani fra i 18 e i 34 anni, mentre finisce pari il confronto fra uomini e donne. Analizzando il dato per aree geografiche, secondo il rapporto la preoccupazione sale di ben 11 punti nel Nord-Est (dal 21% di maggio al 32% di settembre 2010) mentre ad esempio nel Sud sale solo di un punto (dal 36 al 37%). Per il presidente della Confesercenti Marco Venturi dunque servono cinque mosse per rilanciare lo sviluppo: taglio coraggioso delle spese, meno pressione fiscale, investire in infrastrutture, autonomia energetica, lotta alla criminalità. "Il calo di fiducia non è il solo segnale negativo - sottolinea Venturi - in quanto ad esso si aggiunge il fatto che la gran parte degli italiani non crede che la crescita nel 2011 sarà significativa e vigorosa". Ecco perchè, dice il presidente di Confesercenti, "si deve elevare la qualità del confronto politico e sociale se non vogliamo sprecare altri preziosi mesi".
2010-09-23 23 settembre 2010 LAVORO Disoccupazione giovanile al 27,9%, record dal 1999 l tasso di disoccupazione in Italia è salito all'8,5% nel secondo trimestre dell'anno, con un aumento dello 0,1% rispetto ai primi tre mesi dell'anno e dell'1% rispetto allo stesso periodo del 2009. Si tratta del livello più alto dal 2003. Lo rende noto l'Istat, sottolineando che il numero delle persone in cerca di occupazione ha raggiunto 2.136.000 unità con un incremento dell'1,1% rispetto al I trimestre. L'incremento tendenziale della disoccupazione si concentra nel Nord tra gli ex-occupati; nel Centro e nel Mezzogiorno tra gli altri gruppi dei disoccupati. Alla crescita della disoccupazione si accompagna un moderato aumento degli inattivi rispetto al secondo trimestre 2009 (+92.000 mila unità), sintesi di una lieve riduzione delle non forze di lavoro italiane e di un ulteriore incremento di quelle straniere. La caduta tendenziale dell'occupazione riflette il sensibile calo della componente maschile (-1,2%, pari a -172.000 unità) e la contenuta flessione di quella femminile (-0,2%, pari a -23.000 unità). Prosegue per entrambe le componenti di genere la forte riduzione degli occupati italiani (-257.000 uomini, pari al -2%; -108.000 donne, pari al -1,3%) a fronte di un nuovo significativo incremento degli stranieri (+85.000 uomini e +86.000 donne). A livello territoriale, alla riduzione del Nord (-0,9%, pari a -114.000 unità) e del Mezzogiorno (-1,4%, pari a -88.000) si accompagna la sostanziale stabilità del Centro. Con riferimento alla crescita tendenziale dell'occupazione in Valle D'Aosta, nella provincia autonoma di Bolzano, in Friuli V. Giulia, nelle Marche e nel Lazio, si segnala che gli intervalli di confidenza, al 95% di probabilità, si sovrappongono dando luogo a variazioni statisticamente non significative. Il tasso di occupazione degli uomini tra i 15 e i 64 anni scende, nel secondo trimestre 2010, al 68% (-1,1 punti percentuali su base annua), quello delle donne al 46,5 per cento (-0,3 punti percentuali). Dal primo trimestre del 2009, e nonostante la crescita del numero di occupati, il tasso di occupazione degli stranieri continua a ridursi, posizionandosi al 63,6% (65,2% nel secondo trimestre 2009). Per gli stranieri, l'indicatore si attesta al 76,1% tra gli uomini (78,4% nel secondo trimestre 2009) e al 52,1% tra le donne (52,7% nel secondo trimestre 2009).
23 settembre 2010 MERCATI L’oro non si ferma più e sfiora i 1.300 dollari La febbre dell’oro sale di giorno in giorno. Nell’ultima settimana il prezzo del metallo giallo ha aggiornato più volte i massimi, toccando ieri quota 1.295 dollari/oncia. Secondo gli analisti il bene rifugio per eccellenza potrebbe varcare i 1.300 dollari entro la fine dell’anno, se non a questo punto nelle prossime ore. La soglia è già stata sfiorata ieri per i contratti a futura scadenza. A pesare sono i continui timori di una ripresa economica debole, soprattutto negli Stati Uniti, nonché il deprezzamento del dollaro, che spinge gli investitori a cercare "riparo" nell’oro e favorisce i compratori in altre valute. Rispetto a dieci anni fa la quotazione è quintuplicata, facendo anche temere una possibile bolla speculativa. Invece la corsa non si è fermata. Dall’inizio dell’anno l’oro ha già guadagnato il 18%, trainando al rialzo gli altri metalli preziosi: argento (+24%), platino (+10%), palladio (+36%). Con i tassi d’interesse perennemente ai minimi il denaro "facile" contribuisce a invogliare gli acquisti. Non a caso l’ultimo record è arrivato dopo la riunione della Fed che ha ventilato misure aggiuntive di liquidità. E nell’attuale fase di incertezza il metallo giallo è visto come un rifugio sia nel caso di un aumento dell’inflazione sia nell’ipotesi che si verifichi lo scenario opposto, cioè la deflazione. I vari addetti ai lavori sono concordi nel prevedere un ulteriore rafforzamento dell’oro. La maggiore società di consulenza del settore, la londinese Gfms, stima una quotazione di 1.300 dollari entro la fine dell’anno e non esclude che il rally prosegua anche nel 2011. La domanda, osservano i suoi analisti, salirà di pari passo con i timori sulla ripresa americana e sull’inasprimento del debito di alcune economie sviluppate. Inoltre nel 2010 le banche centrali mondiali torneranno a risultare acquirenti netti di oro, a livelli che non si vedevano dal 1988, dopo un decennio in cui avevano ridotto le loro riserve. In rialzo anche la domanda da parte della gioielleria, seppure limitata al 3,5% nel secondo semestre del 2010 rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Un altro fattore che contribuisce agli aumenti è il cosiddetto dehedging: le compagnie minerarie che si sono impegnate a consegnare oro quando i prezzi erano più bassi (hedging) "ricomprano" le forniture promesse per cavalcare l’ondata rialzista. Una mossa di questo tipo è stata annunciata da AngloGold Ashanti, il terzo colosso del settore. Ad approfittarne saranno infine i piccoli risparmiatori, agevolati dalla relativa facilità di investire nel metallo prezioso, sia acquistandolo fisicamente sia attraverso certificati e titoli quotati. Secondo la compagnia mineraria sudafricana Harmony l’oro arriverà a toccare i 1.500 dollari entro fine anno. Per l’economista Giacomo Vaciago i prezzi salgono "perché in questo momento nessuno più sta scommettendo sul dollaro, sullo yen, sul rame, sul petrolio o sul grano". Pertanto, non appena l’economia darà segni di ripresa "le quotazioni sono destinate a calmarsi, perché la liquidità enorme che circola sui mercati si sposterà su altri beni". Quello che viene comperato a piene mani in questi giorni "è puramente oro finanziario", ha ricordato il direttore dell’Istituto di Economia e Finanza nell’Università Cattolica di Milano. Per questa stessa ragione un "mago" della speculazione come George Soros ha da poco lanciato il suo avvertimento. Le quotazioni dell’oro saliranno ancora, ha detto l’investitore miliardario, ma prima o poi scenderanno. E allora saranno dolori. Per ora sono in pochi a credere che il rifugio nasconda una trappola, ma se dovesse accadere sarà davvero come dice Soros "la madre di tutte le bolle". Alessandro Bonini 2010-09-17 17 settembre 2010 ISTAT Industria, a luglio scende il fatturato: calo del 2,7% Il fatturato dell'industria italiana ha registrato a luglio un calo del 2,7% rispetto a giugno e un aumento dell'8,9% rispetto a luglio del 2009 (+5,4% dato grezzo). Lo comunica l'Istat, sottolineando che su base mensile si tratta del primo segno meno da febbraio di quest'anno. Se a livello congiunturale si è verificata un'inversione di rotta, su base annua si nota un rallentamento: dopo il forte rialzo registrato a giugno (+16,1% dato corretto per gli effetti di calendario). In dettaglio, spiega l'Istat rispetto a giugno il fatturato è diminuito del 3,4% sul mercato interno e dell'1,2% su quello estero. A livello tendenziale, invece, si registra un aumento del +5,7% (+2,4% dato grezzo) sul mercato nazionale e del +16,7% (+12,5% dato grezzo) su quello estero. Nel confronto degli ultimi tre mesi (maggio-luglio) con i tre mesi immediatamente precedenti (febbraio-aprile) la variazione congiunturale è stata pari al +3,3%. Nel confronto tendenziale relativo al periodo gennaio-luglio, l'indice corretto per gli effetti di calendario ha segnato un aumento dell'8,1%.
Guardando ai raggruppamenti principali di industrie, il fatturato ha segnato una variazione su base mensile positiva per i beni intermedi (+0,5%) e cali per i beni strumentali (-9,8%), per l'energia (-2,6%) e per i beni di consumo (-0,2%). L'indice del fatturato in termini tendenziali (dati corretti per effetto di calendario) a luglio è aumentato del 25,7% per l'energia, del 14,7% per i beni intermedi, del 3,4% per i beni strumentali e del 3,2% per i beni di consumo.
Sempre su base tendenziale, il fatturato ha segnato i rialzi più significativi nei settori della fabbricazione coke e prodotti petroliferi raffinati (+25,2%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+17,4%) e della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (+16,8%); l'unica variazione negativa si è registrata per le altre industrie manifatturiere, riparazione e istallazione di macchine ed apparecchiature (-1,5%).
2010-09-15 16 settembre 2010 CONFINDUSTRIA Evasione fiscale più forte della ripresa La ripresa rallenta al contrario dell'evasione fiscale che ha raggiunto "cifre sbalorditive". Questa l'analisi del Centro studi Confindustria nel suo ultimo rapporto in cui si evidenzia che la ripresa italiana e internazionale "perde slancio dopo l'accelerazione superiore alle attese nella prima metà dell'anno". In particolare, il Pil nel 2010 viene confermato all'1,2%, mentre la stima del 2011 viene rivista al ribasso dall'1,6% all'1,3%. Secondo l'associazione degli industriali, inoltre, l'ammontare delle risorse sottratte ogni anno alle casse pubbliche ha raggiunto "cifre sbalorditive", valori molto superiori a 125 miliardi. E il sommerso ha registrato un grande balzo: l'incremento è bruscamente accelerato nel 2009, tanto che il suo peso ha oltrepassato il 20% del pil (al Sud al doppio che al Nord). A causa dell'evasione anche la pressione fiscale effettiva, prosegue il Centro studi, va rivista e posta ben sopra il 54% nel 2009, contro il 51,4% indicato a giugno e il 42,2% di quella apparente contenuta nei documenti ufficiali. A preoccupare è anche la situazione riguardante l'occupazione: il 2010 si chiuderà con 480mila persone occupate in meno rispetto a inizio 2008, al netto degli effetti statistici derivanti dalla regolarizzazione degli immigrati. E in questa cifra 30 mila posti sono a rischio solo negli ultimi sei mesi dell'anno. La disoccupazione inoltre resterà alta anche nel 2011: il tasso salirà terminando il prossimo anno al 9,3%. Secondo la presidente Emma Marcegaglia il peggio "è alle spalle", la "recessione non c'è più", ma in Italia c'è ancora il problema della bassa crescita, dunque non sono più rinviabili le riforme. E a tale proposito la leader degli industriali si è soffermata sulla situazione politica sottolineando che "andare a elezioni sarebbe inaccettabile in questo momento, questo governo ha il diritto e anche il dovere di governare". Sulla stessa linea il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni che chiede al governo più fatti e meno chiacchiere. Per i consumatori, invece, senza interventi il 2010 sarà vicino allo zero mentre l'opposizione con Pd e Idv affermano come le previsioni dell'associazione degli industriali stanno a dimostrare il fallimento dell'azione del governo.
2010-09-14 14 settembre 2010 FISCO Bankitalia, debito da record ed entrate tributarie in calo Le entrate tributarie totali del periodo gennaio-luglio 2010 salgono lievemente sull'analogo periodo del 2009 grazie alla stretta sulle compensazioni Iva. In calo del 3,1% le entrate tributarie dello Stato, che mostrano una riduzione del 2,4% rispetto alle ultime previsioni del governo, pubblicate a maggio con la Relazione unificata sull'economia e la finanza. È quanto emerge dal nuovo bollettino del Dipartimento Finanze in seno al Tesoro. In dettaglio, le entrate tributarie del bilancio dello Stato e degli enti territoriali (compresi incassi da ruoli e minori compensazioni) salgono su base annua dello 0,1% a 224,977 milioni di euro. Le entrate tributarie dello Stato scendono invece di 7,083 miliardi di euro. Secondo il Tesoro, la flessione "è imputabile al previsto minor versamento a saldo registrato a febbraio 2010 dell'imposta sostitutiva su interessi e altri redditi da capitale, all'andamento dell'autoliquidazione e al previsto venir meno di entrate una tantum", spiega una nota. Il dato, calcolato secondo il principio della competenza economica, differisce dal -3,4% indicato da Bankitalia, che fornisce stime basate sul criterio della cassa. La stretta varata dal governo sulle compensazioni incide in positivo per 7,365 miliardi. Come ricorda il Tesoro, dal primo gennaio le compensazioni Iva per importi superiori a 10.000 euro, se relative a crediti Iva annuali del 2009 ovvero crediti trimestrali del 2010, possono essere eseguite esclusivamente a partire dal giorno 16 del mese successivo a quello di presentazione della relativa dichiarazione. "I dati relativi alle entrate fiscali gennaio-luglio 2010, verificati congiuntamente dal Dipartimento delle Finanze e dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, sono perfettamente in linea con le previsioni, che già scontavano il venire meno del 2010 dell'una tantum Ires 2009", spiega il Dipartimento delle finanze. Il Tesoro aggiunge nella nota che il confronto tra il gettito registrato nel periodo gennaio-luglio e le previsioni per lo stesso periodo evidenzia un calo di 271 milioni di euro, pari allo 0,1%. Sul saldo, aggiunge il Tesoro, incidono negativamente le entrate del bilancio dello Stato per 5,171 miliardi di euro (-2,4%) e le entrate degli enti territoriali per 701 milioni di euro (-3,5%). Performance che vengono quasi del tutto controbilanciate dai ruoli per 47 milioni di euro (-1,6%) e soprattutto dalle poste correttive per 5,554 miliardi di euro (+34,5%).
2010-09-13 13 settembre 2010 BANCHE Basilea 3, via libera alle nuove regole La fumata dal conclave dei governatori delle Banche centrali di mezzo mondo è arrivata nella serata die ieri, dopo una giornata di serrati lavori. L'accordo di Basilea 3, che richiede requisiti più alti di patrimonio alle banche, pur con molte concessioni e caveat, è oramai scritto e mancano solo le firme dei capi di Stato al G20 di novembre a Seul per il definitivo via libera. Una piccola 'rivoluzionè che investirà il sistema finanziario di tutto il mondo traendo lezioni dalla crisi ma che non porterà danni alle banche italiane che, seppure non vantino indici altissimi seppur in crescita, hanno una qualità del capitale migliore come mostrato dai dati "in trasparena" forniti nei recenti stress test. Intesa Sanpaolo nella semestrale mostrava un Core Tier1 del 7,7% mentre Unicredit aveva l'8,41%. Nella sede della Bri a Basilea banchieri centrali ed esponenti delle autorità di controllo di 27 Paesi (per l'Italia c'erano il governatore Mario Draghi, il direttore generale Fabrizio Saccomani e il vice Ignazio Visco) riuniti nel consiglio dei governatori e nel comitato di supervisione bancaria hanno trovato la quadra fra la volontà di una stretta da parte delle autorità monetarie, i dubbi della Germania (la cui Banca centrale si è infatti detta soddisfatta di aver tenuto conto le esigenze nazionali) e degli Stati Uniti, i gridi di allarme delle lobby bancarie e i timori delle associazioni industriali. Gli istituti di credito nel mondo dovranno così alzare progressivamente i loro indici di patrimonio che la recente crisi ha impietosamente mostrato troppo deboli e "gonfiati" da strumenti e attività rivelatisi senza valore. Ora l'asticella viene progressivamente spostata verso l'alto seppure con gradualità con il capitale azionario più riserve (common equity) minimo che salità dall'attuale 2% al 3,5% nel 2013 e al 4,5% a fine 2018. Solo in quell'anno infatti, quando tutti sperano sia tornata la ripresa, infatti, la nuova Basilea 3 sarà pienamente a regime e al common equity si dovrà aggiungere un 2,5% di cuscinetto anticiclico in modo da arrivare a una soglia del 7%. Il CoreTier1 a quella data sarà del 6% contro l'attuale 4% anche se il mercato (e le banche) già si sono adeguati sin da ora a questo livello. Ora bisognerà vedere la reazioni dei listini azionari, ma il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, ha spiegato come il periodo di transizione permetterà "alle banche di raggiungere i nuovi standard e di continuare a supportare la ripresa economica", assicurando "la stabilità di lungo termine".
2010-09-10
10 settembre 2010 ISTAT Pil meglio delle attese Ma l'industria frena L'Istat ha rivisto al rialzo la crescita del Pil, salito dello 0,5% nel secondo trimestre per un incremento tendenziale annuo pari all'1,3%. La stima preliminare diffusa ad agosto indicava la crescita del 2010 all'1,1%. Il dato congiunturale reso noto oggi dall'istituto statistico nazionale è il migliore dal secondo trimestre 2006, mentre quello tendenziale è il più alto dal terzo trimestre del 2007, inizio ufficiale della crisi. Frena invece l'andamento della produzione industriale a luglio. Il dato, segnala sempre l'Istat, ha segnato un incremento dello 0,1% su base mensile per un aumento tendenziale dell'1,7% che diventa del 4,8% se corretto per i giorni lavorativi. Il rallentamento è marcato sia rispetto a giugno quando l'indice grezzo era salito dell'8% e quello depurato dagli effetti del calendario dell'8,1% (rivisto da +8,2%), sia rispetto a maggio quando si erano avuti incrementi rispettivamente pari al 10,5 e al 7,3%. Su base mensile il dato era salito dello 0,5% (rivisto da +0,6%) a giugno e dell'1% a maggio. La variazione della media degli ultimi tre mesi a luglio rispetto a quella dei tre mesi immediatamente precedenti è pari a +2,1%. L'indice corretto sale del 5,4% nei primi sette mesi dell'anno, mentre quello grezzo aumenta del 5,3%. Gli indici destagionalizzati dei raggruppamenti principali di industrie hanno segnato, in termini congiunturali, un incremento per l'energia (+2,1%) e per i beni strumentali (+0,1%) e una diminuzione per i beni intermedi (-0,4%) e per i beni di consumo (-0,1%, con un calo dello 0,8% per i beni durevoli e una variazione nulla per i beni non durevoli). L'indice della produzione industriale corretto per gli effetti di calendario ha segnato, nel confronto con luglio 2009, aumenti in tutti i raggruppamenti principali di industrie: +9,4% per i beni strumentali, +4,3% per i beni intermedi e per l'energia, +1,3% per i beni di consumo (+1,3% i beni non durevoli, +1,1% i beni durevoli). Nel confronto tra i primi sette mesi del 2010 e lo stesso periodo dell'anno precedente vi sono stati incrementi del 7,8% per i beni intermedi, del 5,2% per i beni strumentali, del 3,1% per i beni di consumo (+3,5% i beni non durevoli e +1% i beni durevoli) e del 3% per l'energia.
10 settembre 2010 ISTAT Produzione industriale in frenata a luglio: +0,1% Frena l'andamento della produzione industriale a luglio. Il dato, segnala l'Istat, ha segnato un incremento dello 0,1% su base mensile per un aumento tendenziale dell'1,7% che diventa del 4,8% se corretto per i giorni lavorativi. Il rallentamento è marcato sia rispetto a giugno quando l'indice grezzo era salito dell'8% e quello depurato dagli effetti del calendario dell'8,1% (rivisto da +8,2%), sia rispetto a maggio quando si erano avuti incrementi rispettivamente pari al 10,5 e al 7,3%. Su base mensile il dato era salito dello 0,5% (rivisto da +0,6%) a giugno e dell'1% a maggio. La variazione della media degli ultimi tre mesi a luglio rispetto a quella dei tre mesi immediatamente precedenti è pari a +2,1%. L'indice corretto sale del 5,4% nei primi sette mesi dell'anno, mentre quello grezzo aumenta del 5,3%.
Competitività, l'Italia non riesce a migliorare Economia * * stampa quest'articolo segnala ad un amico feed 10 settembre 2010 CLASSIFICA WEF Competitività, l'Italia non riesce a migliorare Quarantottesima, come un anno fa. Anche stavolta l’Italia non fa una bella figura nella classifica sulla competitività delle nazioni stilata dal World Economic Forum, la fondazione svizzera che ogni anno riunisce i maggiori politici ed economisti del mondo per il suo vertice a Davos. All’ultimo posto tra le economie avanzate, l’Italia è considerata meno competitiva anche di Porto Rico, Cipro e Barbados. Il problema competitività c’è tutto, ma va spiegato. "Concentrarsi sui singoli indicatori non è l’approccio giusto" spiega Francesco Saviozzi, uno dei tre docenti della Sda Bocconi che hanno contribuito all’indagine del Wef raccogliendo i dati per l’Italia. La classifica funziona così: il Wef ha stabilito 12 "pilastri" della competitività, intesa come insieme di fattori che determinano il livello produttivo di una nazione: si va dalle infrastrutture alla sofisticatezza dei modelli di business, passando per i dati macroeconomici e la salute della popolazione. Per ogni "pilastro" ha preparato una serie di indicatori. Squadre di ricerca in ognuno dei 139 Paesi considerati raccolgono i dati basandosi sulle statistiche ufficiali per gli indicatori più misurabili (come il tasso d’inflazione) e su questionari inviati a manager e imprenditori per gli altri (come la flessibilità del lavoro). I manager danno dei "voti", il tutto viene "ricalibrato" dal Wef a seconda del grado di sviluppo delle nazioni e da lì viene preparata la classifica. "È chiaro che sono percezioni – spiega Saviozzi –: i manager e gli imprenditori italiani se devono dare un giudizio sulle infrastrutture fanno un confronto con quelle francesi o tedesche, quelli di Barbados hanno altri parametri di riferimento". Significa che l’indice "sconta" in qualche modo il livello di soddisfazione e di ottimismo della classe imprenditoriale di un Paese. Il risultato però è che anche nel confronto con le economie simili alla nostra l’Italia ne esce come una nazione poco competitiva. In Europa siamo 19°, la Germania è quinta al mondo e la Francia quindicesima. "Letto bene l’indice lancia dei segnali sulle difficoltà di un Paese" avverte Saviozzi. Lo studioso nota allora che, nelle analisi del Wef, l’Italia risulta come "un’economia che aspira al bel gioco ma è frenata dai soliti problemi strutturali". Ha solo un 1° posto su 111 indicatori, quello sullo "sviluppo dei distretti". Per il resto è frequente trovare l’Italia dopo la centesima posizione. Il contesto istituzionale – con le difficoltà burocratiche, la forza della criminalità organizzata, la corruzione e la percepita scarsa indipendenza del sistema giudiziario – è considerato il primo ostacolo (92°). Poi c’è il mercato del lavoro, troppo ingessato per essere efficiente. L’indicatore sulla flessibilità delle pratiche di assunzione e licenziamento dei dipendenti colloca l’Italia al 129° posto al mondo, quella sulla flessibilità dei salari al 130°. Siamo invece 133° come attrattività del sistema fiscale. I mercati finanziari non sono abbastanza sviluppati (101°) ed è difficile avere finanziamenti (106°). Pesano anche infrastrutture carenti (siamo 31esimi) e scarsa innovazione (50esimi). Ci fanno recuperare qualche posizione i pregi di un’economia 23esima al mondo per "evoluzione" del sistema produttivo, 13esima per quantità di fornitori locali e 12esima per il valore creato lungo la filiera. E allora, conclude Saviozzi, "non chiediamoci perché siamo dietro a Barbados. Chiediamoci perché la Germania è così lontana". Pietro Saccò
2010-09-09 9 settembre 2010 CLASSIFICA WEF Svizzera la più competitiva Italia solo diciottesima La Svizzera si conferma per il secondo anno consecutivo in vetta alla classifica dei Paesi più competitivi stilata ogni anno dal World Economic Forum (Wef) di Ginevra, mentre gli Stati Uniti di Obama hanno perso due posizioni e sono scesi al quarto posto, preceduti da Svezia e Singapore. Gli Usa continuano la discesa nella classifica, cominciata l'anno scorso, quando avevano ceduto il primo posto alla Svizzera, premiata per la sua "eccellente capacità d'innovazione". Per gli Usa invece, malgrado molte caratteristiche strutturali positive, alcuni punti deboli si sono accentuati, afferma il Wef. Gli Usa risultano penalizzati dalla situazione del deficit e dall'erosione della fiducia nelle istituzioni pubbliche e private così come dalle persistenti preoccupazioni sullo stato dei mercati finanziari. Nella pagella Usa, la valutazione delle istituzioni è ancora scesa dal 34/esimo al 40/esimo su un totale di 139 presi in esame dal Global Competitiviness Report 2010-2011. Inoltre, l'opinione pubblica non dimostra una forte fiducia nella classe politica (54/esimo posto) e la classe economica ritiene che il governo utilizzi le risorse in una maniera "relativamente dispendiosa". Rispetto alla graduatoria dell'anno scorso, il Wef sottolinea i continui progressi della Cina (27esima). La Francia guadagna una posizione ed ottiene il 14/esmo posto, mentre la Germania sale dal settimo al quinto, "prima tra i Paesi della zona euro". Il Brasile è 58/esimo, l'India (51esima) e la Russia 63/esima. Burundi (137), Angola (138) e Cad (139), chiudono la classifica. Il Wef elabora la graduatoria in base ad un Indice globale di competitività ricorrendo ad oltre 110 indicatori. La graduatoria del Wef si basa su dati statistici pubblici e sui risultati di un Executive Opinion Survey, sondaggio condotto dal Wef in collaborazione con una rete di istituti partner(istituti di ricerca e organizzazioni di imprese) nei Pasi presi in considerazione dallo studio. ITALIA DICIOTTESIMA, ULTIMA G7 Come negli anni scorsi, l'Italia ottiene buoni voti in alcuni settori complessi misurati dall'indice globale di competitività (Global Competitiviness Index, Gci) ed in particolare per la sofisticazione del suo ambiente di business (23/esimo posto) e per la produzione di beni che si collocano in alto della catena di valore. Inoltre - afferma il Wef - il Paese dispone di forti distretti industriali (cluster business), per la quale risulta prima al mondo. L'Italia dispone inoltre di un ampio mercato (il nono al mondo) che consente economie di scala. Tuttavia, il mercato del lavoro resta molto rigido: risulta 118/a (su 139) per l'efficienza del suo mercato del lavoro e questo ostacola la creazione di posti di lavoro. Il mercato finanziario non è sufficientemente sviluppato. Tra le altre debolezze istituzionali, il Wef segnala "l'alto livello di corruzione e del crimine organizzato", nonchè la "percepita assenza di indipendenza nel sistema giudiziario", che accresce i costi del business e mina la fiducia degli investitori. Nella classifica, l'Italia è immediatamente preceduta dalla Lituania (salita dal 53/esimo al 47 posto), Portogallo (46), Slovenia (45), Indonesia (44), Barbados (43) e Spagna (42). È seguita da Montenegro (49), Malta (50) e India (51).
9 settembre 2010 CRISI ECONOMICA Bce: ripresa moderata Ocse: Italia, Pil in calo Nei prossimi mesi "la ripresa dovrebbe procedere a un ritmo moderato a fronte di una perdurante incertezza". Lo scrive la Banca centrale europea nel bollettino mensile, spiegando che i dati più recenti continuano, comunque, a "indicare una dinamica di fondo positiva della ripresa". Sulle prospettive di ripresa dell'area euro pesano alcuni rischi al ribasso: fra questi - scrive la Banca centrale europea - "alcune incertezze sulle prospettive di crescita in altre economie avanzate e su scala mondiale". Nei mesi scorsi si è riaffacciata, fra gli economisti, l'ipotesi che gli Usa possano avere una ricaduta nella recessione. Tuttavia la Bce non sembra dare molto peso a questo scenario: "In prospettiva - dice il bollettino - l'economia statunitense dovrebbe continuare a crescere a ritmi moderati", e la previsione è che "il venir meno del sostegno offerto da fattori temporanei determini una lieve perdita di slancio nella seconda metà del 2010". Le banche devono dimostrarsi "capaci di incrementare la disponibilità di credito" alle imprese, quando queste aumenteranno la propria domanda di prestiti. Lo scrive la Banca centrale europea, notando come i prestiti bancari continua a rivelare un andamento positivo nel caso delle famiglie, mentre quelli alle società non finanziarie restano negativi, anche se meno che in passato. Ove necessario - scrive la Bce - le banche dovrebbero trattenere gli utili ed eventualmente ricorrere al mercato per rafforzare il proprio patrimonio. I Paesi che in passato hanno subito una perdita di competitività, o che soffrono di disavanzi di bilancio o commerciali elevati, dovrebbero adottare "profonde riforme tese a potenziare la crescita della produttività". A chiederlo è la Banca centrale europea, che nel bollettino mensile insiste sul mercato del lavoro: "Le misure dovrebbero assicurare che il processo di contrattazione dei salari ne consenta il flessibile e appropriato adeguamento alle condizioni di disoccupazione e alle perdite di competitività". OCSE: IN ITALIA CALO DEL PIL NELL'ULTIMO TRIMESTRE L'Italia nel terzo trimestre di quest'anno potrebbe registrare un calo del prodotto interno lordo dello 0,3% su base trimestrale annualizzata. È quanto stima l'Ocse nell'Interim Assessment diffuso oggi a Parigi. L'organizzazione si riserva tuttavia un margine di errore di un punto e mezzo percentuale. L'Italia sarebbe così l'unico Paese dei G7 a registrare un Pil in retrocessione per il periodo luglio-settembre 2010. Nel quarto trimestre l'Ocse vede per l'Italia, sempre su base trimestrale annualizzata, un ritorno alla crescita dello 0,1%: il Paese rimane però in coda rispetto agli altri sei grandi. Le incertezze sull'occupazione pesano sul futuro dei consumi e conseguentemente della ripresa economica mondiale. Lo evidenzia l'Ocse. "Le incertezze circa la disoccupazione potrebbero mettere un freno all'espansione dei consumi privati", sottolinea l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico nell'Interim Assessment diffuso oggi a Parigi. Per l'Ocse, ancora, "la crescita dei consumi privati potrebbe essere frenata da ulteriori aggiustamenti nelle spese delle famiglie in seguito al peggioramento dei bilanci che c'è stato nel corso del periodo di recessione".
2010-09-07 7 settembre 2010 IL VERTICE Ecofin, via libera alla riforma della Vigilanza Via libera dell'Ecofin alla nuova vigilanza finanziaria sulla base dell'accordo raggiunto con il Parlamento europeo il 2 settembre scorso. La riforma punta a stabilire nuove basi per la supervisione in Europa eliminando quelle debolezze e carenze che si sono evidenziate durante la crisi finanziaria. Il meccanismo prevede la creazione di un board che dovrà vigilare sui rischi sistemici europei (Esrb) e di tre supervisori europei: un'autorità sulle banche (Eba), un'autorità sulle assicurazioni e un'altra sui mercati. Il nuovo meccanismo dovrà entrare in operatività dall'1 gennaio 2011. Il Parlamento sarà chiamato ad appovare il testo in prima lettura durante la sessione plenaria che comincerà il 20 settembre. Soddisfazione ha espresso il Commissario Ue al mercato interno e ai servizi finanziari, Michel Barnier, sull'accordo sulla riforma della Vigilanza, accordo che "ci consente di dire che Usa e Ue rispettano lo stesso calendario per l'attuazione delle decisioni del G20". La necessità di una nuova vigilanza finanziaria a livello europeo, ha precisato "è la principale lezione che abbiamo tratto dalla crisi. "È importante - ha detto in conferenza stampa - aver creato una torre di controllo europea per prevenire i rischi sul sistema finanziario in un Continente in cui ciascun Paese ha la metà delle banche che appartiene ad un altro Paese. Questo accordo - ha aggiunto - rappresenta un quadro in cui inseriremo altri tasselli, sui derivati, sulla vendite allo scoperto, sulle agenzie di rating". Il Comitato di vigilanza sui rischi sistemici (European Systemic Risk Board) sarà presieduto nei primi cinque anni dal presidente della Bce. Dovrà sorvegliare affinchè non si verifichino nuovi rischi sulla stabilità finanziairia dell'area euro e di tutta l'Unione europea. Del nuovo organismo faranno parte i rappresentanti di tutte le autorità nazionali di vigilanza. Le autorità europee di settore sono denominate: European Banking Authority (Eba), European Insurance and Occupational Pension Authority, European Securities and Markets Authority. Ad esse spettano le decisioni sulle questioni relative ai gruppi cross-border quando le autorità nazionali non sono tra loro d'accordo. L'Authority europea sui mercati avrà competenza, tra l'altro, sulle agenzie di rating e sui settori a rischio come quello dei derivati. La Commissione europea si occuperà di definire nel dettaglio gli ambiti di intervento delle tre Autorità.
2010-09-03 3 settembre 2010 STATI UNITI Obama: "Ci aspettano giorni migliori" "Voglio che tutti gli americani sappiano che ci aspettano giorni migliori. La nostra economia è la più dinamica al mondo e i nostri lavoratori sono i più produttivi". Così il presidente americano Barack Obama ha commentato - incontrando i reporter alla Casa Bianca - gli ultimi dati sull'occupazione negli Usa che vedono nel settore privato una crescita di 67 mila posti di lavoro. Le cifre diffuse dal nuovo Dipartimento del Lavoro mostrano come ad agosto siano stati creati 67 mila posti di lavoro nel settore privato, anche se resta il fatto che il tasso di disoccupazione è aumentato dal 9,5% di luglio al 9,6% di agosto. "Ci sono notizie positive che riflettono i passi che sono stati fatti per uscire dalla recessione", ha affermato alla Casa Bianca Obama. Il presidente ha ammesso che "non c'è una soluzione rapida" alla recessione, osservando che ci vorrà del tempo per "riparare i danni". Ma il presidente americano ha salutato l'aumento dell'occupazione come una "notizia positiva" che "riflette i passi in avanti che abbiamo compiuto per spezzare le reni alla recessione". Una notizia buona, "ma non abbastanza", ha subito puntualizzato Obama, che ha sottolineato come il governo debba investire in quei "settori dell'economia" che possono creare occupazione. Un segnale inviato soprattutto al Congresso che nelle prossime settimane deve dare il via libera a un decreto che sostiene le piccole aziende che assumono, un provvedimento - ha evidenziato - "che non aumenterà di un centesimo il nostro deficit". Obama ha confermato che la prossima settimana valuterà "un più ampio pacchetto di ipotesi" per sostenere la ripresa, dicendosi "fiducioso che stiamo andando nella giusta direzione". Ma, ha concluso, "voglio che questa ripresa si rafforzi e acceleri la crescita dell'occupazione di cui il Paese ha un disperato bisogno".
3 settembre 2010 RIPRESA ECONOMICA Draghi: la ripresa mondiale resterà in Europa La ripresa mondiale "resterà con noi" e quella europea, che vede un divario fra il Nord e il Sud e del Vecchio Continente, si sta diffondendo anche fra i paesi meno veloci a ripartire. Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia e presidente del Financial Stability Board Mario Draghi. Secondo Draghi "ci sono maggiori probabilità che questa ripresa non ci abbandoni". E per l'Europa - dove "la crescita è più marcata al Nord che al Sud" - l'impressione è di una ripresa "con basi più ampie e con segnali positivi sia sul fronte de consumi che degli investimenti". Alcuni rischi - ha spiegato tuttavia Draghi che in Corea del Sud partecipa ad una conferenza organizzata dal Financial Stability Forum - restano in piedi. Gli elementi di rischiosità sono legati soprattutto alla rimozione delle misure di stimolo economico e alla fragilità dei mercati finanziari. La crescita, in particolare, è sostenuta soprattutto dal commercio mondiale e per l'Europa l'export è un elemento trainante. "Ci sono ancora mercati fragili", ha proseguito il governatore, ma sul fronte europeo un elemento positivo è dato dalla bassa inflazione, "le cui aspettative sono ancorate al livello più basso degli ultimi cinque anni".
2010-09-02 2 settembre 2010 COSTO DEL DENARO La Bce lascia invariati i tassi Trichet: quadro economico incerto In linea alle attese di mercato e analisti, al termine del consiglio mensile di politica monetaria, la Banca centrale europea ha optato per una conferma dei tassi di riferimento. Il costo del denaro nei sedici paesi Ue resta così stabile sull'attuale minimo record di 1%, livello raggiunto a maggio dell'anno scorso con un taglio da un quarto di punto percentuale. Invariati anche i tassi di depositi e prestiti overnight, rispettivamente a 0,25% e 1,75%. "L'eurozona crescerà ad un ritmo moderato e diseguale" e "il quadro economico resta incerto". Lo ha dichiarato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, nella conferenza stampa successiva alla riunione del consiglio direttivo dell'Eurotower, che ha lasciato i tassi di interesse fermi all'1%. Trichet ha commentato gli ultimi dati macroeconomici sull'eurozona definendoli "migliori del previsto".
2010-08-28 27 agosto 2010 FEDERAL RESERVE L'economia Usa frena Fed: aiuteremo la ripresa L’economia americana sta crescendo "troppo poco" e continuerà a farlo per il resto dell’anno. Per questo la Federal Reserve è pronta a intervenire ancora, anche con strumenti non convenzionali. Le parole del presidente della Fed Ben Bernanke prima gelano, poi rassicurano i mercati. In fondo non era necessaria la sua analisi per confermare la realtà di una ripresa al rallentatore, che non riesce a mantenere il passo dei primi mesi del 2010. La lettura del Prodotto interno lordo americano pubblicata ieri dal governo Usa ha fotografato una crescita per il secondo trimestre dell’1,6%, al ribasso rispetto alle previsioni di un’espansione del 2,4%. Poteva andare peggio, ricordano gli analisti, ma rappresenta ugualmente una brusca frenata rispetto al passo del 3,7% con cui il Pil era salito nei primi tre mesi del 2010. I colpevoli principali sono due: le importazioni, che da aprile a giugno hanno registrato il maggior aumento degli ultimi 26 anni, e le persistenti difficoltà del settore immobiliare. Meglio del previsto la crescita della spesa dei consumatori, rivista al rialzo al 2% contro il precedente 1,6%, battendo l’1,9 del primo trimestre. Ma restano pur sempre numeri modesti, che rivelano come i consumatori Usa, da sempre il motore dell’economia nazionale, rimangano prudenti a causa dell’incertezza generale e dell’alto tasso di disoccupazione. Solo gli investimenti industriali hanno compensato in parte l’effetto negativo delle importazioni. In questo contesto le parole del numero uno della Banca centrale Usa hanno fornito un piccolo sollievo: la Fed non starà a guardare se l’economia rischia di cadere di nuovo nella recessione o scivola in un ciclo deflazionario. "Le prospettive di ripresa per il 2011 restano confermate", ha detto ieri Bernanke nel suo intervento al vertice annuale dei banchieri centrali. Ma se così non fosse, la Federal Reserve "farà tutto il possibile per sostenere la ripresa, anche con misure non convenzionali, se necessario, se lo scenario dovesse peggiorare". Nella sua dettagliata analisi dell’economia, Bernanke ha parlato di una crescita finora troppo lenta con un tasso di disoccupazione ancora troppo alto, che porteranno "la spesa delle famiglie a crescere a un tasso relativamente basso nel breve termine". Per il 2011, tuttavia, le precondizioni per una crescita più forte sembrano "giuste". Inoltre "sembra basso il rischio di un aumento indesiderato dell’inflazione o della disinflazione". In ogni caso, ha ricordato Bernanke, la deflazione non è un grande rischio per Stati Uniti, ma la Fed resisterà alle pressioni al ribasso sulla stabilità dei prezzi". La Fed si pone così in rotta di collisione con la Banca centrale europea, che ha dato chiari segnali di voler allentare la sua presa sull’economia, implementando una exit strategy dei massicci interventi statali resi necessari dalla recessione e concentrandosi sulla riduzione dei deficit nazionali. Resta poi la domanda, ricorrente, su cosa possa fare ancora la Fed per fornire ulteriori stimoli all’economia, quando i tassi d’interesse negli Usa sono già praticamente a zero. "Il problema ora non è se abbiamo o meno gli strumenti per aiutare la ripresa e combattere contro la disinflazione: li abbiamo – ha risposto Bernanke –. Il problema è valutare se i benefici di ogni strumento, in termini di stimoli ulteriori, superano i costi e i rischi di utilizzare tali strumenti". Fra i possibili interventi in suo potere ha poi citato l’acquisto di nuovi titoli a lunga scadenza. Elena Molinari
2010-08-24 24 agosto 2010 INDUSTRIA PESANTE La crisi non piega l'acciaio Nel 2010 crescita del 38% Cento anni fa nasceva il primo stabilimento siderurgico italiano a ciclo integrale a Bagnoli, un punto di svolta per lo sviluppo e la modernizzazione del comparto siderurgico nazionale che ha aperto un percorso di crescita e di affermazione del settore a livello mondiale. Ma lo scorso anno quello che sembrava un settore inossidabile, ha risentito non poco della crisi mondiale. Il 2009 per la siderurgia è stato un "annus horribilis": la produzione mondiale di acciaio è stata di 1,19 miliardi di tonnellate, con un calo dell’8,1% sul 2008. Una situazione che ha avuto un impatto sull’occupazione, con circa 25mila su 65mila addetti interessati dagli ammortizzatori sociali. Ciò ha significato grandi sforzi da parte delle aziende per non scaricare sui lavoratori. Ma "il peggio può dirsi passato", secondo Federacciai. Oggi il settore torna a respirare e si parla di "ripresina". L’inversione di rotta è chiara: nei primi cinque mesi del 2010, la produzione italiana di acciaio è cresciuta mediamente del 37,8% rispetto allo stesso periodo del 2009. Con punte più alte in alcuni prodotti: i piani (+69%), mentre sui prodotti lunghi la crescita è stata solamente dell’8,7%. Ancora in difficoltà alcuni prodotti tipici della nostra siderurgia: dal tondo per cemento armato (-21,8%), ai larghi piatti (-18,2%), alle lamiere da treno (-4,5%). Il presidente della federazione aderente a Confindustria, Giuseppe Pasini, per il 2010 stima una produzione intorno ai 25 milioni di tonnellate, in recupero rispetto ai 19,8 milioni di un anno fa, "ma ancora distante dai livelli pre-crisi: nel 2008 erano stati prodotti circa 30,5 milioni di tonnellate". Due problemi preoccupano non poco le imprese siderurgiche italiane: l’inarrestabile e incontrollabile ascesa del prezzo delle materie prime da cui le imprese dipendono, il differenziale dei costi di produzione energetica e la crescita dei concorrenti europei. La produzione europea (Ue a 27 Paesi) è cresciuta mediamente del 37% (fino a 42,1 milioni di tonnellate di acciaio); in particolare, la Germania ha incrementato la produzione del 49%, la Spagna del 37%, e ci sono punte di crescita che vanno oltre il 40%, come ad esempio in Austria e Olanda. Locomotiva del settore a livello mondiale restano Cina e India (gli unici due Paesi che nel 2009 avevano mostrato una crescita significativa) con incrementi nel primo trimestre rispettivamente del 24,5% e del 13%. Accanto ad aziende che provano a crescere restano fronti caldi. Come la crisi della Lucchini di Piombino con 4 mila famiglie a rischio. E tante realtà più piccole come la Vianello Inox di Portoviro: nelle scorse settimane ha cessato le produzioni, lasciando a casa i propri 25 dipendenti, che hanno ottenuto la cassa integrazione straordinaria in attesa di un nuovo proprietario. Ma a prevalere oggi, nel complesso, è la fiducia in un orizzonte più roseo. "Negli ultimi anni abbiamo vissuto fasi alterne. Siamo passati dai durissimi anni 90, a periodi più positivi, dal 2004 al 2008, alla caduta del 2009 – conclude Pasini –. Eppure, non abbiamo mai perso entusiasmo e non abbiamo mai abbandonato un settore, quello dell’acciaio, spesso e a torto considerato obsoleto. Se cento anni fa nasceva il primo impianto siderurgico integrale, e oggi siamo ben consapevoli che l’acciaio continuerà per molti altri secoli a segnare le tappe dello sviluppo e del progresso del nostro pianeta, questo sviluppo e questo progresso non potranno che essere sempre più all’insegna della sostenibilità, del rispetto dell’uomo e dell’ambiente". Giuseppe Matarazzo
2010-08-21 12 agosto 2010 NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI Cgia, in Italia più tasse e meno welfare Su ciascun italiano grava un peso tributario annuo, fatto di sole tasse, imposte e tributi, pari 7.359 euro, mentre in Germania la quota pro capite tocca i 6.919 euro. Tra i principali Paesi dell'area euro, solo la Francia sta peggio di noi. Ma si tratta di una situazione relativa, perchè i transalpini versano una media di 7.438 euro di tasse allo Stato ma vengono "ricompensati" con una spesa sociale pro capite pari a 10.776 euro. È quanto sostiene il Centro studi della Cgia di Mestre, sulla base delle tasse pagate nel 2009. Sempre in termini di spesa sociale i tedeschi ricevono, invece, 9.171 euro pro capite l'anno, mentre agli italiani tra spese per la sanità, l'istruzione e la protezione sociale vanno appena 8.023 euro: vale a dire 2.753 euro in meno della Francia e 1.148 euro in meno della Germania. Se si analizza invece il saldo, vale a dire la differenza pro capite tra quanto ricevuto in termini di spesa e quanto versato in termini di tasse, quello francese è positivo e pari a 3.339 euro. Anche il differenziale tedesco registra una valore positivo, pari a 2.251 euro. In Italia, invece, si segna un saldo di 664 euro pro capite. "La situazione è fortemente sconfortante - commenta il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - perchè dimostra ancora una volta come, pur in presenza di un peso tributario tanto elevato, in Italia non vengano destinate risorse adeguate per la casa, per aiutare le famiglie indigenti, i giovani, i disabili e chi vive ai margini della società. È evidente a tutti - prosegue - che le tasse così elevate nel nostro Paese sono la conseguenza di una spesa pubblica eccessiva". A chi poi sostiene che probabilmente le tasse sono alte per colpa degli evasori fiscali, la risposta di Bortolussi è secca: "È innegabile che il problema dell'evasione fiscale pesi sull'Italia. Ma allora sarebbe anche opportuno studiare una strategia efficace - propone - affinchè venga fatta emergere l'economica sommersa e si faccia pagare chi è completamente sconosciuto al fisco". Dagli Artigiani di Mestre arriva infine la sollecitazione "ad abbassare le imposte, combattere l'evasione fiscale e tagliare le intollerabili inefficienze presenti nella Pubblica amministrazione così come stanno facendo in tutti gli altri Paesi europei".
2010-08-20 20 agosto 2010 IL PAESE CHE SOFFRE Nuove povertà Il triplice rischio In Italia ci sono oltre due milioni e mezzo di famiglie che non possono spendere più di 900 euro al mese - è il cosiddetto indice di "povertà relativa" - e addirittura un milione e 162mila classificate secondo gli indici della "povertà assoluta". Si tratta cioè di persone che hanno a disposizione meno di 680 euro al Nord e meno di 512 al Sud. Insomma, tra "quasi" poveri e poveri conclamati, siamo al di sopra dei 10 milioni di persone. Secondo quanto riferisce l’ultimo dossier Istat questa cifra negli ultimi anni risulta in lieve, ma costante aumento. Ma esistono situazioni, circostanze, difficoltà che aprono la strada alle nuove povertà? Sulla base delle statistiche abbiamo individuato tre casi; malattia, momento della pensione e separazione. E raccontiamo altrettante storie. Raffaellina d'inverno si scalda con la carbonella La porta della cucina di Raffaelina è sempre aperta e chiunque vi si può affacciare in qualsiasi momento per un saluto che la fa felice. La cucina è il cuore della sua casa - piano rialzato in uno stabile dall’intonaco scrostato - a destra c’è la camera con il lettone, a sinistra il piccolo bagno e un ingresso che sembra un ripostiglio e davanti un pianerottolo come un corridoio. Raffaelina mostra i ninnoli e le foto che tiene in ogni angolo, sull’armadio e sulle pareti e ad ognuno corrisponde un ricordo. E sono tanti. Lucida anche se, come dice lei, qualche volta si appanna e la memoria va e viene, Raffaelina Percoco, napoletana di 83 anni, vive con la pensione di artigiano: "530 euro al mese che non ti fanno comparire e a stento campare", osserva. "Quando mia sorella Sisina se n’è andata per la malattia, faranno sedici anni a gennaio, io sono rimasta sola e le cose moderne non le capisco". Nelle "cose moderne" Raffaelina include l’euro, con un prima e un dopo. "Adesso la pensione vale la metà e la spesa costa il doppio", riflette. Questo per lei significa mangiare una volta al giorno - solo il primo oppure solo il secondo, una mela, ma la domenica il pranzo si completa con un bicchiere di vino. Ha rinunciato al gas di città perché costa troppo: per cucinare usa la bombola, ma più spesso, specie in estate, la fornacella - il barbecue dei poveri - per l’acqua calda ha uno scaldino elettrico che accende solo quando le serve, per riscaldarsi d’inverno c’è il braciere con la carbonella che brucia dal mattino. "Così stanno le cose e i soldi quelli sono. Ogni mese ci vogliono di pigione 150 euro, poi c’è la luce, l’acqua e il telefono. Pure la carbonella è aumentata e bisogna stare accorti a non sciuparla. Qualcosa nel frigorifero ci deve stare e qualche soldo da parte per il funerale e il cimitero lo devi tenere. Le cose si fanno vecchie come i cristiani e bisogna aggiustarle o comprarle nuove e alla fine uno deve pregare di non cadere malato", elenca con un sospiro. Rimette una ciocca di capelli dietro l’orecchio - "da questo lato ci sento ancora un poco, da quell’altro non sento nemmeno le campane di mezzogiorno" precisa - si accomoda meglio sulla seggiolina e ricomincia a raccontare: "Per 40 anni ho fatto la sarta. Tutto me lo sono guadagnato con la fatica mia", dice alzando un po’ la voce e allargando le braccia per includere nella stretta anche l’ultimo cassetto e il suo contenuto. "Sacrificio e pazienza sono pane quotidiano", riprende. "Però io – aggiunge con orgoglio – pago l’abbonamento alla televisione". Con le chiacchiere il suo unico passatempo. Ha moglie e figli in cura: "Un Comune ci "adotti"" "Cercasi Comune disposto ad aiutare famiglia in difficoltà, in cambio si offre un marito e padre tuttofare". Il suo messaggio in bottiglia, Mario l’ha lanciato nel mare di Internet e adesso attende, fiducioso una risposta. A 55 anni si è reso conto di non farcela più da solo a tenere testa a una situazione sempre più complicata. E ora tende la mano. Fino a 5 anni fa, la vita di Mario Riboldi, di sua moglie Caterina e della loro figlia adolescente, era uguale a quella di tante altre famiglie. Lavoro, studio, vacanze scandivano i diversi periodi dell’anno. La svolta, in negativo, è arrivata con la diagnosi di sclerosi multipla per la moglie, una malattia degenerativa che, in appena cinque anni, ha molto prostrato una donna attiva, un’artista impegnata nella produzione di racconti per bambini. Come se non bastasse, poco dopo, alla bambina viene diagnosticata una malattia neurologica che la costringe a frequenti ricoveri in ospedale. "Ho chiesto aiuto al mio Comune di residenza, senza però mai ottenere una risposta positiva – denuncia Mario, che da 12 anni abita ad Alassio (Savona), dove, in passato, è stato promotore di numerosi eventi culturali –. Anche l’Azienda sanitaria, a cui avevo sollecitato l’invio, a domicilio, di un infermiere, mi ha dato una risposta negativa, dicendo di non avere personale a disposizione. Così, per curare le mie donne, sono stato costretto a lasciare il lavoro e adesso mi arrangio come posso". Attualmente, la situazione della famiglia Riboldi è la seguente. Ogni mese in casa entrano tra i 500 e i 600 euro, 250 dei quali come pensione di invalidità di Caterina e il resto dai lavoretti quotidiani che Mario riesce a raccattare, ma ne escono più di 200 in medicine, senza contare le spese d’affitto e per la casa. Anche questa, tra l’altro, sta diventando un problema. "Abitiamo in collina – spiega Mario – e per arrivare alla nostra casa si deve percorrere una mulattiera a gradoni di oltre 200 metri. Una fatica che mia moglie non è più in grado di sopportare. Per questa ragione, ho da tempo fatto domanda al Comune di un alloggio popolare più adatto alle nostre condizioni, ma non ho mai ottenuto risposta". Mario non cerca una reggia, gli basterebbe una casa dove poter accudire al meglio Caterina e la figlia malate. Così ha pensato di chiedere asilo a qualche Comune della zona, con un appello in Internet. "Se qualche amministrazione crede di poter fare qualcosa di concreto per noi si faccia avanti – sollecita Mario –. In cambio mi offro come factotum. So fare di tutto: dal giardiniere, al custode all’imbianchino. Non chiedo la carità, ma una casa adatta e un lavoro onesto per poter sostenere la mia famiglia". Franco arriva a fine mese solo grazie alla solidarietà Una mattina ti svegli e non hai più niente. Il tuo matrimonio è andato in pezzi e tu, senza quasi avere il tempo di realizzare la nuova situazione, ti ritrovi in mezzo a una strada. È quello che è successo a Franco (il nome è di fantasia ma la storia è drammaticamente vera), che dopo la separazione dalla moglie, ha dovuto "reinventarsi una vita". Per prima cosa è tornato a vivere con gli anziani genitori, perchè non si poteva certo permettere una casa tutta sua. Con uno stipendio di 2mila euro al mese - che fino a poco tempo prima gli consentiva di vivere più che dignitosamente ma che adesso era diventato troppo stretto - doveva mantenersi e versarne più di due terzi (circa 1.300 euro al mese) come assegno di mantenimento all’ex-coniuge. Inoltre, così era stato stabilito nella sentenza di separazione, doveva coprire anche il 50% delle spese straordinarie per il figlio di tre anni. Che, tra l’altro, Franco riesce a incontrare tra mille difficoltà. "Per fortuna c’erano i miei genitori, altrimenti non avrei davvero saputo dove sbattere la testa", ricorda l’uomo, riaprendo una ferita mai rimarginata, anche perchè, a undici anni di distanza dai fatti, ancora oggi è costretto a versare questa cifra, rivalutata secondo l’inflazione. E questo, nonostante viva in affitto a 900 euro al mese, con la nuova compagna, che non lavora e una bimba di nemmeno tre anni. "Siccome spesse volte non riuscivo materialmente a versare quanto richiesto dal giudice – aggiunge Franco – chiesi la revisione dell’assegno di mantenimento. Per tutta risposta, il giudice non solo me l’ha confermato ma ha pure costretto l’azienda per la quale lavoro a trattenermelo direttamente dallo stipendio. Così, adesso in busta paga, quando mi va bene, trovo 5-600 euro al mese. Riusciamo a campare soltanto grazie al premio di produzione che l’azienda mi riconosce e alla tredicesima". Anche queste entrate, però, sono adesso a rischio, perchè la società, che non naviga in buone acque, ha varato una drastica politica di riduzione dei costi e, tra le prime voce da tagliare, ci sono proprio i premi e i benefit ai quadri, tra i quali c’è anche Franco, che adesso teme anche di perdere il lavoro. "Non ho vergogna a dire – conclude l’uomo, che ha imparato a rivoltare i colli delle camicie e a rammendare i calzini – che, spesse volte, riusciamo ad arrivare alla fine del mese soltanto grazie al pacco del Banco alimentare. Inoltre, quando è nata la bambina, il Movimento per la vita ci ha fornito il materiale necessario al suo accudimento, che altrimenti non avremmo saputo come recuperare". <+firmacoda>Paolo Ferrario Valeria Chianese e Paolo Ferrario
2010-08-17 17 agosto 2010 Corre la spesa pensionistica: più 4,3% nel 2009 Corre ancora la spesa pensionistica. Non è bastato l'inasprimento dei requisiti d'accesso al pensionamento: nel 2009 la spesa è infatti aumentata del 4,3%, quando nell'anno precedente era aumentata del 3,9%. Sale l'esborso dello Stato, un punto percentuale in rapporto al prodotto interno lordo, ma gli assegni restano "mini". Un pensionato su due in Italia porta a casa, infatti, meno di mille euro al mese. A fotografare la situazione del sistema previdenziale è il ministero dell'Economia nella consueta "Relazione generale sulla situazione economica del Paese" diffusa nelle scorse settimane e aggiornata al 2009. Nel 2009 la spesa per pensioni e rendite è risultata dunque pari a 234.025 milioni di euro, mantenendosi costante come quota del complesso delle erogazioni per prestazioni sociali a carico delle amministrazioni pubbliche (58,2%) e aumentando di circa un punto percentuale in rapporto al Pil (15,4%). Rispetto al 2008 la spesa è cresciuta del 4,3%, mentre l'incremento fra il 2007 e il 2008 era stato del 3,9%. "La dinamica della spesa per pensioni è spiegata - rileva il Tesoro nel documento - in parte dall'adeguamento dei trattamenti in essere ai prezzi, pari per il 2009 al 3,4% (1,6% nel 2008), di cui 0,1% come conguaglio per lo scostamento tra valore accertato e valore erogato per il 2007. Continua, inoltre, ad essere operativa la disposizione che stabilisce, per il triennio 2008-2010, l'applicazione della rivalutazione nella misura del 100% (e non del 75%) alle fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il trattamento minimo". Per quanto riguarda l'importo degli assegni, il 21,4% risulta inferiore ai 500 euro, il 27,7% tra i 500 e i 999,99 euro, il 23,5% tra i 1.000 e i 1.499,99 euro, il 13,7% tra i 1.500 e i 1.999,99 euro. I trattamenti pensionistici con importi più cospicui costituiscono solo il 13,7% del totale (il 7,7% se si considerano le sole pensionate donne) ma in crescita rispetto al 12,4% dell'anno precedente. Per quanto riguarda gli importi dei redditi pensionistici per ripartizione geografica, si conferma, anche per la previdenza, un'Italia a due velocità: considerato 100 per la media nazionale, al Nord i redditi pensionistici sono infatti pari al 105%, al Centro al 106,6% mentre al Sud valgono l'88,1%. Infine, per quanto riguarda la suddivisione dei tipi di pensione, il gruppo più numeroso (11,4 milioni) è quello dei titolari di pensioni di vecchiaia. I meno numerosi quelli che invece percepiscono un assegno sociale (334.000) e i pensionati di guerra (293.000).
2010-08-16 16 agosto 2010 ASIA Pil, sorpasso cinese Pechino supera Tokyo La Cina è ufficialmente la seconda economia del mondo, superata solo dagli Stati Uniti, seguita dal Giappone che perde il secondo gradino del podio dopo oltre 30 anni. Il sorpasso di Pechino è avvenuto nel secondo trimestre (aprile-giugno) dell'anno. Lo dicono i dati diffusi oggi da Tokyo, secondo cui il Pil nipponico semestrale è stato pari a 2.578 miliardi di dollari, contro i 2.532 miliardi di Pechino. Ma nel secondo trimestre, il Pil cinese ha toccato quota 1.336 miliardi, contro i 1.288 miliardi del Giappone. In dieci anni la Cina è passata dal settimo posto al secondo: nel 2007 ha superato la Germania al terzo posto e ora il Giappone. Tokyo, invece, dopo decenni di sviluppo è entrata in una fase di stagnazione. Il Pil del Giappone è cresciuto su base annuale dello 0,4% nel secondo trimestre, in calo rispetto al 4,4% dei tre mesi precedenti e molto sotto le attese degli analisti che prevedevano un +2,3%. Su base congiunturale la crescita è stata dello 0,1%, in calo rispetto all'1,1% del trimestre precedente. "Si tratta di una sorpresa negativa - ha detto Yoshiki Shinke, capo economista dell'Istituto di Ricerca Dai-Ichi Life -. Il dato rappresenta una sfida per il governo del primo ministro Naoto Kan che dovrà misurarsi con una fragile economia e con un'agenda focalizzata sul taglio del debito pubblico, vicino al 200% del Pil, della più grande economia industriale del mondo".
2010-08-14 14 Agosto 2010 DATI EUROSTAT Germania, balzo a sorpresa: Pil secondo trimestre +2,2% La locomotiva tedesca ha ripreso a correre, trascinando la zona euro a una crescita ottima dell’1% nel secondo trimestre di quest’anno. Su base annua il Pil dei 16 Paesi che condividono la moneta unica è salito dell’1,7%. Stesso ritmo di crescita per l’intera Ue a 27. Secondo l’Eurostat, che ha pubblicato ieri la sua stima flash, la performance è migliore di quella degli Stati Uniti, che sarebbero avanzati dello 0,6% rispetto al primo quarto dell’anno. Ma il dato eclatante è il balzo dell’economia tedesca, cresciuta su trimestre del 2,2%, come non era mai accaduto dalla riunificazione del Paese, e del 4,1% rispetto allo stesso periodo di un anno fa (3,7% corretto per i giorni lavorativi). L’Italia, come anticipato dall’Istat, ha replicato lo 0,4% del primo trimestre (+1,1% su anno). La Francia, seconda economia della regione dopo la Germania, è cresciuta dello 0,6%. La Grecia è un macigno, essendo calata dell’1,5% dopo il -0,8% del primo trimestre, mentre la Spagna si mantiene in terreno positivo con lo 0,2% dopo essere uscita dalla recessione nei primi tre mesi dell’anno (+0,1%). Il dato europeo e soprattutto quello tedesco superano di gran lunga le attese, ma le insidie restano in agguato, come ha avvertito la Bce nel suo bollettino d’agosto. Nell’ultimo trimestre, stimano all’Eurotower, la crescita dovrebbe tirare il freno. E a pesare potrebbero essere fattori che riguardano da vicino proprio la Germania: l’impatto delle misure d’austerità, particolarmente severe quelle varate da Berlino, e il rallentamento delle grandi potenze importatrici asiatiche a partire dalla Cina. Anche la Commissione europea, pur esprimendo soddisfazione, ha affermato ieri tramite un portavoce che "la ripresa economica resta fragile" e presenta "elementi d’incertezza che non dovremmo ignorare". In particolare, l’esecutivo Ue si dice consapevole dell’impatto che avranno sulla crescita futura le misure di riduzione del deficit adottate per fronteggiare la crisi del debito. "Ci aspettiamo che gli Stati membri mettano in atto le "exit strategy" dalle misure di stimolo all’economia, e si concentrino sugli sforzi per riportare i bilanci in ordine", ha spiegato il portavoce del commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn. Ma tutto "senza uccidere la ripresa". Il ministro dell’Economia tedesco, Rainer Bruederle, ha ribadito che il governo tirerà dritto con il suo piano d’austerità da 80 miliardi di euro, sfruttando anche questo balzo per centrare l’obiettivo di consolidamento di bilancio. Secondo il ministro nel 2010 l’economia tedesca potrebbe espandersi di oltre il 2%. Solo sulla base della performance del secondo trimestre la Germania potrebbe addirittura competere con la Cina. Alessandro Bonini
14 agosto 2010 FAMIGLIE IN CRISI Il debito medio delle famiglie sfiora i 16mila euro L'indebitamento medio delle famiglie ha toccato, nel dicembre del 2009, i 15.930 euro. Lo rileva un'indagine di Cgia Mestre che ha preso in considerazione i debiti derivanti dall'accensione di mutui per l'acquisto della casa, dai prestiti per l'acquisto di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili. Rispetto al dicembre 2008, l'indebitamento medio nazionale delle famiglie consumatrici è cresciuto in termini assoluti di 863 euro. A livello provinciale le "sofferenze" maggiori sono a carico delle famiglie di Roma (22.394 euro), seguite da quelle di Lodi (22.218 euro) e da quelle di Milano (22.083 euro). Al quarto posto troviamo Trento (21.644 euro), di seguito Prato (21.442 euro), Como (20.695 euro) e via via tutte le altre. "Le province più indebitate - spiega Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - sono quelle che presentano anche i livelli di reddito più elevati. È chiaro che tra queste famiglie in difficoltà vi sono molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, la forte esposizione di queste realtà, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, ci deve preoccupare relativamente. Altra cosa è quando analizziamo la variazione di crescita dell'indebitamento medio registrato tra il 2002 e il 2009. Al di sopra del dato medio nazionale troviamo molte realtà provinciali del Sud. Ciò sta a significare che questo aumento è probabilmente legato all'aggravarsi della crisi economica che ha colpito soprattutto le famiglie monoreddito con più figli che sono concentrate in particolar modo nel Mezzogiorno". A vivere con minore ansia la preoccupazione di un debito da onorare nei confronti degli istituti di credito o degli istituti finanziari sono le famiglie sarde, in particolare quelle residenti nelle provincie di Carbonia-Iglesias (7.486 euro), Medio Campidano (7.431 euro) e, infine, Ogliastra (5.784 euro). Il record della crescita del debito delle famiglie avvenuta tra il 1° gennaio 2002 (data dell'introduzione dell'euro) e il 31 dicembre 2009, invece, appartiene alla provincia di Caserta, che in questi 8 anni è stato del +137,4%. Seguono Chieti, con un aumento del 132,1%, Taranto, con +131,3 %, Napoli, con +129,7% e Piacenza, con +129,5%. Chiude la classifica la provincia di Verbano-Cusio-Ossola, con un +45,2%. Sempre in questo periodo la crescita dell'indebitamento medio delle famiglie italiane è quasi raddoppiata: l'incremento è stato del +91,7%. Nello stesso arco temporale, invece, l'inflazione a livello nazionale è cresciuta del 16,6%.
010-08-13 13 Agosto 2010 ECONOMIA Germania, balzo a sorpresa: Pil secondo trimestre +2,2% Il pil tedesco è cresciuto del 2,2% congiunturale nel secondo trimestre, il dato più forte da ben 23 anni, sostenuto da investimenti ed esportazioni. Lo ha comunicato l'Ufficio federale di statistica. Il dato, preliminare, è abbondantemente superiore alle previsioni degli economisti, raccolte da Reuters, fissate ad un +1,3%. È stato rivisto al rialzo il dato del primo trimestre, che passa a +0,5% dal precedente +0,2%. Su base annua l'economia tedesca mostra un'espansione del 4,1% nel secondo trimestre, contro attese per un +2,4%. Il pil del primo trimestre aveva mostrato una crescita del 2,1%. L'inatteso aumento ha portato il ministro dell'Economia, Rainer Bruederle, a dire che la crescita dell'economia dell'intero anno potrebbe verosimilmente superare il 2%, al di sopra dell'1,4% delle stime di governo e il linea con la parte alta della forchetta delle attese degli analisti. L'euro ha recuperato terreno dopo il dato e l'azionario europeo ha aperto in rialzo. Gli analisti tuttavia restano cauti sul prolungarsi di questo ritmo di crescita a fronte dei tagli di bilancio che partiranno in Europa nel secondo semestre. "Guardando avanti è di fatto quasi inutile dire che l'attuale accelerazione della crescita è difficilmente sostenibile nei prossimi mesi", ha detto Carsten Brzeski, economista per Ing Financial Markets. "Con l'impatto una tantum del settore costruzioni e la normalizzazione della crescita delle esportazioni, la crescita tedesca tornerà a cifre più ordinarie di crescita", ha aggiunto. L'isituto di statistica ha scritto in una nota che "impulsi positivi [...] vengono sia dall'economia interna sia da quella estera. La dinamica degli investimenti e delle esportazioni hanno giocato il ruolo maggiore in questo rialzo; ma anche i consumi privati e la spesa pubblica hanno contribuito alla crescita del Pil". Tra le altre notizie positive arrivate la Germania c'è anche l'annuncio del colosso dell'acciaio ThyssenKrupp che ha rivisto al rialzo il suo outlook sull'intero anno dopo che i risultati del terzo trimestre, con l'utile ante imposte balzato a 480 milioni di euro contro attese di 275 milioni, sostenuto da da una robusta domanda dai settori auto e ingegneria. Alle 11,00 è attesa la stima preliminare del Pil della zona euro del secondo trimestre dopo il rialzo dello 0,2% messo a punto nei primi tre mesi dell'anno. Le attese sono di un rialzo dello 0,7% su trimestre e dell'1,5% su anno
13 agosto 2010 PRODUZIONE Cresce il Pil dell'eurozona Il Pil dell'Eurozona è cresciuto, nel secondo trimestre, al ritmo più elevato da oltre tre anni, grazie alla performance di Germania e Francia, ma gli economisti temono che il rimbalzo potrebbe esaurirsi. Secondo Eurostat, il prodotto itnerno lordo dei 16 paesi dell'area euro è salito dell'1% nel secondo trimestre rispetto al primo e dell'1,7% rispetto allo stesso periodo del 2009, in linea con i dati del sondaggio Reuters. Sulle prospettive di più lungo periodo pesano però la fase di stallo per le economie di Usa e Cina. "La ripresa sembra ancora sbilanciata - dice Jennifer McKeown, senior economist di Capital Economics, dopo la diffusione dei dati tedeschi -. Le analisi suggeriscono che la forte performance dell'eurozona potrebbe continuare nel terzo trimestre, ma sembra improbabile che duri molto oltre". Il ritmo di crescita del pil dell'Eurozona è il più alto degli ultimi tre grazie alle performance di Germania e Francia. Per quanto riguarda l'Ue a 27 si è registrata una crescita del pil sempre dell'1%. Tra i paesi europei la Germania cresce del 2,2%, la Gran Bretagna dell'1,1% e la Francia dello 0,6%. Segno positivo anche in Spagna e Portogallo dove il Pil nel secondo trimestre ha mostrato una crescita dello 0,2%, mentre la Grecia continua a essere in recessione (-1,5% peggio del -0,8% del primo trimestre).
2010-08-12 12 agosto 2010 ESPORTAZIONI Istat: commercio estero, peggiora la bilancia Le esportazioni a giugno aumentano del 22,8 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, con andamenti più dinamici per il mercato non comunitario (+26,4 per cento) rispetto a quello interno all'Unione europea (+20,1 per cento). Le importazioni registrano un incremento del 30,4 per cento, derivante da una crescita del 37,4 dei flussi dai paesi extra Ue e da un aumento del 25,5 di quelli provenienti dai paesi comunitari. A giugno il disavanzo commerciale risulta pari a 3.058 milioni di euro, in peggioramento rispetto a quello di 899 milioni di euro dello stesso mese dell'anno precedente. Lo comunica l'Istat. Le dinamiche congiunturali dei flussi, misurate dai dati destagionalizzati, evidenziano a giugno, rispetto al mese precedente, un incremento del 5,6 per cento per le esportazioni (+9,2 per cento per i paesi extra-Ue e +2,9 per cento per i paesi Ue) e un aumento del 3,2 per cento per le importazioni (+3,5 per cento per i paesi Ue e +2,9 per quelli extra-Ue). Negli ultimi tre mesi, rispetto al trimestre precedente, le esportazioni crescono del 6,7 per cento (con andamenti più dinamici per i paesi extra Ue) e le importazioni dell'8,4 per cento (con andamenti pressochè identici per le due aree di approvvigionamento). Nel primo semestre 2010, rispetto al corrispondente periodo del 2009, le esportazioni sono aumentate del 12,6 per cento, con una dinamica leggermente più vivace per i paesi extra Ue (+13,2 per cento) rispetto a quelli non comunitari (+12,2 per cento) e le importazioni del 18,5 per cento (+21,6 per cento per l'area extra Ue e +16,2 per cento per quella Ue). Nei primi sei mesi dell'anno il deficit commerciale, pari a 14,2 miliardi di euro, è più ampio di quello del corrispondente periodo del 2009 (4,8 miliardi di euro). Nei primi sei mesi 2010 l'aumento del valore delle esportazioni rispetto allo stesso periodo del 2009 è determinato da una crescita dei volumi (+8,3 per cento), più ampia di quella dei valori medi unitari (+3,9 per cento). Anche dal lato delle importazioni i volumi registrano incrementi maggiori di quelli dei valori medi unitari (rispettivamente +10,3 per cento e +7,5 per cento).
12 agosto 2010 ECONOMIA Bce, ripresa a singhiozzo lnflazione, a luglio sale a 1,7% Si è rafforzata l'attività economica dell'Eurozona nel secondo trimestre e nel terzo il quadro sarà migliore delle aspettative ma su un orizzonte di lungo periodo, avverte la Bce, sarà "moderato e ancora discontinuo" il ritmo di incremento del Pil in termini reali. Nel Bollettino mensile l'Eurotower rileva luci e ombre sulla ripresa. La domanda dai mercati dell'export e le misure per il sistema finanziario sono un sostegno per l'economia dell'Eurozona, ma la ripresa - nota ancora la Bce - sarà "frenata dal processo di aggiustamento dei bilanci in corso in diversi settori e dalle prospettive per il mercato del lavoro". Un rimedio indispensabile, sottolinea la Bce, dovrebbe arrivare dalle banche: si mettano nelle condizioni di concedere più prestiti alle imprese dell'Eurozona. "Il tasso di incremento sui 12 mesi dei prestiti bancari al settore privato, tuttora debole, seguita a celare andamenti che si compensano - si legge nel bollettino - i prestiti alle famiglie evidenziano una variazione sempre più positiva mentre quelli alle società non finanziarie registrano una stabilizzazione della crescita negativa". "I dati a fine giugno - prosegue il bollettino - indicano che, dopo l'espansione registrata per qualche mese nella prima parte dell'anno, le dimensioni dei bilanci bancari complessivi non si sono ulteriormente accresciute. Le banche devono dimostrarsi capaci di incrementare la disponibilità di credito al settore non finanziario quando aumenterà la domanda". "Ove necessario - continua l'Eurotower - per raccogliere tale sfida dovrebbero trattenere gli utili, ricorrere al mercato per rafforzare ulteriormente la propria componente patrimoniale oppure sfruttare appieno le misure di sostegno pubblico a favore della ricapitalizzazione". Intanto, sul fronte italiano s'infiamma l'inflazione a luglio trainata dai trasporti. Certifica l'Istat che c'è stata una crescita dell'1,7% (+1,3% a giugno) a livello tendenziale e dello 0,4% congiunturale. Quello tendenziale è il dato più alto da dicembre 2008. L'inflazione acquisita per il 2010 è pari a +1,4%. In particolare, gli aumenti più significativi sono stati rilevati per i capitoli Trasporti (+1,1% mese, +4,6% anno) e per i beni energetici (+0,8% mese, +5,3% anno). Per quanto riguarda la benzina, a luglio il prezzo è aumentato dell'8,9% annuo e dello 0,8% su base mensile mentre il gasolio auto è cresciuto del 13,2% a livello tendenziale ed è calato dello 0,3% rispetto a giugno scorso.
12 agosto 2010 STATI UNITI Usa, sussidi di disoccupazione: è record Le richieste di sussidio alla disoccupazione volano ai massimi da sei mesi, confermando il protrarsi delle difficoltà sul mercato del lavoro Usa: in base ai dati diffusi dal Dipartimento del lavoro le richieste sono aumentate di 2mila unità a quota 484mila, ai massimi da febbraio. Le richieste di sussidio alla disoccupazione sono cresciute in tre delle ultime quattro settimane e sono vicine ai massimi dell'anno, toccati in gennaio con quota 490mila. La media delle ultime quattro settimane evidenzia una aumento delle richieste pari a 14.250 unita, a quota 473.500, il livello più elevato da fine febbraio. Secondo gli analisti, l'inatteso aumento delle richieste di disoccupazione suggerisce che in agosto il mercato del lavoro non va meglio che nel mese precedente, quando sono stati persi 131mila posti di lavoro. Alcuni osservatori ritengono che coloro che hanno terminato il contratto con l'ufficio per il censimento abbiano ora avanzato richieste di sussidio in mancanza di un'altra occupazione e questo avrebbe contribuito al balzo delle richieste. A questo si aggiunge che solo in luglio i governi statali e locali hanno tagliato la propria forza lavoro di 48mila unità.
11 Agosto 2010 SERVIZI PUBBLICI Tariffe alle stelle nel 2009 Aumento medio del 2,5% Tariffe alle stelle. Nel 2009, anno nel quale gli italiani hanno tirato la cinghia riducendo i consumi e nel quale i prezzi sono aumentati meno che negli ultimi cinquant'anni, i bilanci delle famiglie italiane comunque sono stati colpiti dall'aumento delle tariffe. "In controtendenza rispetto all'evoluzione dell'inflazione complessiva, i costi dei servizi pubblici hanno fornito al sistema impulsi inflazionistici di una certa rilevanza". Lo evidenzia il ministero dell'Economia nella Relazione sulla situazione economica del Paese. Tra gli aumenti più consistenti quelli per le tariffe dell'acqua potabile (+5,9%) e dei rifiuti (+4,5%). Più cari anche i biglietti dei treni e dei traghetti. Se in generale "nel 2009 l'inflazione è scesa ad un valore tra i più bassi - evidenzia il ministero dell'Economia - degli ultimi cinquant'anni", le tariffe hanno viaggiato "in controtendenza". I prezzi delle voci sottoposte a regolamentazione (tariffe energetiche escluse) "hanno infatti registrato fin dall'inizio dell'anno - si legge nella Relazione di via XX Settembre - una ripresa della dinamica di crescita, con tassi saliti da poco meno del 2% al 3,5% circa di fine 2009". Il rincaro delle tariffe ha riguardato sia quelle "controllate a livello nazionale, sia quelle regolate localmente". Se l'aumento generale può risultare contenuto (+1,3%) perchè comprensivo del calo delle tariffe energetiche, spiccano gli aumenti di molte delle voci: dal +7,3% dei traghetti al +4,6% dei biglietti dei treni, dal +5,6% dei servizi postali fino al +4,4% per i biglietti di ingresso ai musei. "Tra le voci più importanti per i bilanci delle famiglie - si legge nel dossier del ministero dell'Economia - la dinamica inflazionistica si è confermata notevolmente sostenuta, oltre che in accelerazione, per gli esborsi relativi all'acqua potabile e ai costi della raccolta dei rifiuti urbani: nel caso della prima la crescita media annua è risultata appena inferiore al 6%, mentre per la seconda voce è stata del 4,5%". Nella media del 2009, la crescita dei prezzi per l'insieme delle tariffe non energetiche è stata del 2,5%, in aumento rispetto al 2,1% del 2008 e oltre un punto e mezzo più elevata - rileva il Tesoro - rispetto a quella dell'indice generale.
2010-08-10 9 agosto 2010 CONFCOMMERCIO-IMPRESE ITALIA Consumi in calo al Sud, meno al Nord In continua riduzione i consumi nel Mezzogiorno, ma il biennio di crisi si fa sentire anche al Nord. A livello generale, l'attuale fase di ripresa continua ad essere caratterizzata da una "significativa debolezza della domanda delle famiglie", con una particolare accentuazione nelle regioni del Meridione, e le previsioni dei consumi per il 2010 sull'intero territorio sono pari a +0,4%, mentre per il 2011 è previsto un leggero miglioramento (+1%). È quanto emerge dal Rapporto dell'Ufficio Studi di Confcommercio-Imprese per l'Italia Aggiornamento delle analisi e delle previsioni dei consumi delle famiglie nelle regioni italiane. Nel lungo periodo, si legge nel Rapporto, è in continuo ridimensionamento la quota di consumi nel Mezzogiorno, rispetto al totale nazionale, con una percentuale che passa dal 28,6% del 1995 al 27,3% del 2007, al 26,8% nelle previsioni al 2011; nello stesso periodo, l'incidenza della spesa delle famiglie italiane al Nord risulta, al contrario, in costante crescita sia per l'area Nord-Ovest (che passa dal 29,6% del 1995 al 30,1% nelle previsioni al 2011), che per il Nord-Est (dal 21,2% al 22,3%); stabile il trend dei consumi nelle regioni centrali; ma negli anni della crisi - il biennio 2008-2009 - il calo della spesa ha colpito, in particolare, anche il Nord-Ovest con in testa il Piemonte, che ha registrato un calo di oltre il 5%; nel periodo 1996-2007, Valle d'Aosta, Lazio e Veneto sono le regioni con le migliori performance (tutte con una variazione media annua dei consumi prossima al 2%), mentre Puglia, Abruzzo, Liguria e Calabria sono quelle con le minori dinamiche (tutte con una variazione inferiore ad 1 punto percentuale).
2010-08-07 7 agosto 2010 CRISI Cgia: 70mila posti di lavoro a rischio "Ma stiamo uscendo dalla crisi" Crescono Pil e produzione industriale, ma sul fronte occupazionale c'è il rischio che la perdita dei posti di lavoro continui. A lanciare l'allarme è la Cgia di Mestre. "Nell'ultimo trimestre di quest'anno - esordisce Giuseppe Bortolussi segretario di Cgia - stimiamo che potrebbero essere circa 70mila i posti di lavoro a rischio in Italia. Un numero importante che però non offusca i segnali positivi registrati da alcuni indicatori economici che ci dicono che ci stiamo allontanando dalla fase più acuta della crisi. Quindi, non dobbiamo fare nessun catastrofismo. Anche perchè è da quattro anni che nel quarto trimestre l'occupazione registra picchi negativi ben più significativi di quelli previsti nei prossimi mesi". Analizzando i dati Istat si riscontra che il quarto trimestre presenta sempre dei cali occupazionali molto evidenti: nel 2007, rispetto al trimestre precedente, la contrazione occupazionale fu di 91mila unità; nel 2008 di 169mila e nel 2009 di 89mila. "Con la probabile perdita di questi 70mila posti di lavoro - conclude Giuseppe Bortolussi - quest'anno dovremmo registrare 181mila occupati in meno rispetto al 2009. Pertanto, i senza lavoro dovrebbero toccare quota 2.258.000, facendo attestare il tasso di disoccupazione al 9%". Più in generale negli ultimi due ultimi anni la crisi economica ha bruciato 561mila posti di lavoro facendo aumentare il tasso di disoccupazione di 2,3 punti. Infatti, se nel 2008 la disoccupazione si era fermata al 6,7%, alla fine di quest'anno, come dicevamo più sopra, si attesterà al 9%. Infine, gli artigiani mestrini sottolineano con preoccupazione l'aumento degli inattivi. Ovvero, di coloro che hanno deciso di non cercare più attivamente un posto di lavoro. Al 30 giugno di quest'anno, il tasso di inattività (nella fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni) ha toccato il 37,6%. In termini assoluti invece sono aumentati, rispetto al 2009, di 103mila unità (pari al +0,7%), raggiungendo la quota assoluta di 14.876.000.
2010-08-06 6 agosto 2010 ISTAT Il Pil cresce dello 0,4% Bene la produzione industriale Nel secondo trimestre del 2010 il Pil è salito in termini congiunturali dello 0,4% come nel primo trimestre. I dati, diffusi in via preliminare oggi da Istat, sono destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi. Su base annua il Pil è cresciuto dell'1,1% dal +0,5% del primo trimestre. La mediana delle stime raccolte da Reuters fra gli analisti indicava un rialzo dello 0,4% in termini congiunturali e una crescita dell'1,1% su base annua. "L'aumento congiunturale del Pil è il risultato di un aumento del valore aggiunto dell'industria e dei servizi e di una diminuzione del valore aggiunto dell'agricoltura", dice Istat a commento dei dati. Il Pil acquisito per il 2010 è pari a +0,8%. Produzione industriale. Nel mese di giugno l'indice destagionalizzato della produzione industriale è salito dello 0,6% sul mese precedente rispetto al +1% di maggio. L'indice corretto per i giorni lavorativi ha registrato un rialzo dell'8,2% su base annua (massimo da dicembre 2000) dal +7,3% di maggio. Il consensus Reuters indicava una crescita dello 0,5% su mese e del 7,8% in termini tendenziali. Nel secondo trimestre la produzione industriale è cresciuta in termini destagionalizzati del 2,2% sui tre mesi precedenti. Guardando ai dati corretti per i giorni lavorativi, il primo semestre si chiude con un rialzo del 5,5% rispetto all'analogo periodo del 2009.
6 agosto 2010 FINANZA PUBBLICA Corte dei Conti: Comuni in rosso Debiti per 62 miliardi di euro Il debito dei Comuni ha superato nel 2009 i 62 miliardi di euro e la sua sostenibilità risulta critica, dice la Corte dei Conti nella relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali. "Il debito finanziario dei comuni supera i 62 miliardi di euro e cresce limitatamente rispetto al precedente esercizio. Più spinta è la crescita del debito delle province che raggiunge quasi 11,5 milardi", dice la Corte dei Conti. "La sostenibilità del debito, considerando sia il peso degli interessi che quello delle quote capitale risulta nel complesso dei comuni critica, in quanto parte dell'onere è coperto con risorse di natura straordinaria", aggiungono i magistrati contabili. La Corte dei Conti accende un faro inoltre sui debiti fuori bilancio, che rischiano di diventare "un evento fisiologico, anche se la recente normativa ha posto limitazioni all'uso dello strumento e l'obbligo di denuncia alle procure della Corte dei Conti". "Per gli enti locali, pur rilevandosi taluni andamenti non conformi al quadro programmatico, si evidenzia una difficile situazione complessiva, con maggiori difficoltà rispetto all'esercizio precedente anche a fronte di un apporto ridotto delle entrate correnti proprie che continuano a decrescere. Resta sempre arduo lo stretto controllo della spesa corrente, ma l'assenza dei rinnovi dei contratti del personale contribuisce al contenimento", sintetizza la Corte dei Conti. Notizie tutto sommato positive, invece, sul fronte delle Regioni. "Dal conto consolidato delle pubbliche amministrazioni il risultato delle amministrazioni regionali con riferimento all'indebitamento netto rispetto al Pil è risultato positivo, infatti tale indicatore scende dallo 0,3% del 2008 allo 0,15% del 2009". Le spese complessive (al netto di una operazione contabile tra Stato e Regioni) sono cresciute nell'anno dello 0,8% (contro il 7% dell'esercizio 2008). "Le spese correnti permangono in crescita (+2,6%), ma con una dinamica più contenuta rispetto al biennio precedente. Nell'ambito della spesa corrente la maggior crescita si registra nella spesa per consumi intermedi (+4,7), mentre diminuisce la spesa per interessi", dice la Corte dei Conti. Diminuisce la spesa in conto capitale, con una flessione di poco meno del 10% per il venir meno di alcune poste straordinarie. Le entrate regionali (sempre al netto della regolazione contabile Stato-Regioni) aumentano del 2,3%, ma il risultato è in gran parte riconducibile al significativo aumento dei trasferimenti, poiché le altre voci di entrata sono, invece, in decremento rispetto al 2008. La sanità pubblica è il settore che incide maggiormente sulla finanza regionale assorbendo circa il 73% delle risorse. "La dinamica di crescita della spesa corrente per il Ssn che nel periodo 2000-2005 è risultata molto spinta, subisce un rallentamento nel 2009 (+0,4%)", dice la relazione.
2010-08-04 Home Page Avvenire > Economia > Elettricità, a luglio consumi record Economia stampa quest'articolo segnala ad un amico feed 4 agosto 2010 CONSUMI Elettricità, a luglio consumi record Consumi di elettricità record a luglio. Lo rende noto Terna, specificando che la quantità di energia elettrica richiesta in Italia, pari a 31,5 miliardi di kilowatt/ora, ha fatto registrare una crescita del 5,4% rispetto a luglio dello scorso anno. Depurata dagli effetti della temperatura superiore di mezzo grado centigrado, e di una giornata lavorativa in meno (22 rispetto a 23) rispetto a luglio 2009, la variazione della domanda di luglio 2010 diventa +5,3%. Nei primi sette mesi, la domanda di energia elettrica ha avuto un incremento del +2,5% rispetto al corrispondente periodo del 2009; a parità di calendario il risultato è invariato. A livello territoriale, la variazione tendenziale di luglio 2010 è ovunque positiva ma differenziata sul territorio nazionale: +7,7% al Nord, +5,2% al Centro, e +1,3% al Sud. In termini congiunturali, la variazione destagionalizzata della domanda elettrica di luglio 2010 ha fatto registrare una variazione positiva, +3,6% rispetto al mese precedente. La domanda di energia elettrica spiega la società è stata soddisfatta per un 85,8% con produzione nazionale e per la quota restante (14,2%) dal saldo dell'energia scambiata con l'estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (27,3 miliardi di kWh) è aumentata di +4,9% rispetto a luglio 2009. Sono in crescita le fonti di produzione termica (+11,1%), eolica (+6,3%) e fotovoltaica (+10,1%). In flessione le fonti idroelettrica (-14,6%) e geotermoelettrica (-3,5%). La potenza massima richiesta è stata pari a 56.425 megawatt; tale valore è stato conseguito venerdì 16 alle ore 12 e risulta superiore del +8,8% al valore registrato alla punta del corrispondente mese dell'anno precedente.
2010-08-03 3 agosto 2010 CRISI Lavoro, calano occupati e produttività Nelle aziende associate a Confindustria l'occupazione dipendente si è contratta del 2,2% nel 2009 e sulla base delle indicazioni fornite dalle imprese, la domanda di lavoro ha continuato a contrarsi nella prima metà del 2010. Il dato emerge dalla sesta indagine Confindustria sul mercato del lavoro che registra gli effetti della crisi sull'occupazione nelle imprese associate. La Cig ha attutito le conseguenze occupazionali, frenando la perdita di posti di lavoro. Nel 2009 l'ha utilizzata un'impresa su due nell'industria, ma anche quasi una su dieci nei servizi. Ha assorbito potenziale forza lavoro pari al 9,1% delle ore lavorabili nell'industria, al 2,1% nei servizi. L'occupazione alle dipendenze, spiega il Csc, è calata di più nell'industria (-3,1%), dove ha tenuto solo nel comparto alimentare (+0,1%) ma si è contratta in maniera marcata in quello tessile-abbigliamento (-5,2%) e della gomma-plastica (-5,0%). Le differenze settoriali nella contrazione della domanda di lavoro riflettono quelle dell'intensità della caduta dei livelli di attività. Nei servizi, dove il calo medio si è fermato allo 0,6%, è il commercio ad aver registrato la flessione più significativa (-3,0%). L'occupazione è scesa sia a tempo determinato, sia a tempo indeterminato, quest'ultima di più nelle piccole imprese (-1,5%, dopo il -3,0% nel 2008) che nelle medie (-0,8%) e nelle grandi (-1,1%). CALA ANCHE LA PRODUTTIVITÀ La produttività del lavoro italiano arranca: negli ultimi 30 anni è cresciuta ad una media annua dell'1,2% e già nell'ultimo decennio il suo valore è risultato negativo dello 0,5%. Ma nel periodo 2007-2009, pur in presenza di una sensibile caduta del monte ore lavorato, la produttività ha fatto registrare un vero e proprio crollo: meno 2,7 per cento in media d'anno. Lo rileva l'Istat che oggi ha reso note le serie storiche riferite a diverse misure di produttività per gli anni 1980-2009.
2010-08-02 2 agosto 2010 MERCATO AUTO Federauto, flop immatricolazioni A luglio calo del 26% Ancora un flop del mercato dell'auto che a luglio "consuntiverà un altro -26%". Lo anticipa Federauto, l'associazione dei concessionari d'auto, alla vigilia dei dati ufficiali che saranno resi noti oggi. Per il presidente Filippo Pavan Bernacchi, che chiede un intervento del governo, si tratta di "un vero disastro per tutti. Questo dato si avvicina molto alla realtà perchè - dice - sembra che i principali costruttori abbiamo finalmente tolto il piede dalle kilometri zero. Questo perchè non si può continuare all'infinito ad autoimmatricolarsi vetture per dimostrare dati di quota non veritieri. E infatti il mercato a privati, quello non inquinabile da autoimmatricolazioni, vede una flessione attorno al -30%. E si continua così oramai da qualche mese nell'indifferenza del Governo". Negli Usa - commenta ancora Federauto - Obama visita lo stabilimento Chrysler ed elogia Sergio Marchionne che riceve, nel contempo, consensi dagli operai. Obama si spinge a rivendicare di aver varato la legge sulla rottamazione "che ha salvato almeno 100mila posti di lavoro, permettendo nel contempo di realizzare auto e camion che consumando meno ci porteranno verso un futuro di indipendenza energetica. In Italia è il contrario". Per Pavan Bernacchi "servirebbe che il presidente del Consiglio prendesse in mano la situazione". Come? "Da un lato rinnovando dei bonus pluriennali per svecchiare il parco auto e incentivare le vetture a basso impatto ambientale; in primis quelle alimentate a Gpl e a Metano. Dall'altro, varando una politica seria per riallineare la tassazione delle vetture aziendali agli altri paesi europei. C'è una differenza enorme a nostro sfavore e le poche aziende che potrebbero acquistare auto, veicoli commerciali e industriali, sono costrette a mantenere i propri parchi, anche obsoleti, non sicuri e inquinanti". Federauto chiede allo Stato "di prendere subito in considerazione misure a supporto del mercato auto. Sarebbero a costo zero, perchè si pagherebbero, sia con le imposte sulle auto aggiuntive, sia con riduzione delle spese mediche legate alla cattiva qualità dell'aria e la diminuzioni di morti e feriti per gli incidenti stradali. Inoltre ci sarebbe un minor ricorso agli ammortizzatori sociali che stanno drenando molte risorse statali. Questo si otterrebbe incentivando l'acquisto di auto che consumano e inquinano meno, e sono molto più sicure con dotazioni moderne come le scocche a deformazione progressiva, l'Abs, l'Esp e gli airbag". Quanto alla questione della produzione delle auto in Italia, per Federauto "è importante che Fiat resti a produrre nella Penisola. Per questo serve un atteggiamento totalmente diverso di certi sindacati. In questo momento produrre in Europa non conviene più e tutti stanno smobilitando gli stabilimenti italiani per delocalizzare. Prendiamo esempio dai lavoratori targati Usa".
2010-07-29 29 luglio 2010 ISTAT Retribuzioni, a giugno aumentate del 2,5% Le retribuzioni contrattuali orarie nel mese di giugno sono aumentate del 2,5% rispetto allo stesso mese del 2009 e dello 0,1% rispetto a maggio. Lo comunica l'Istat, ricordando che l'inflazione a giugno ha segnato un +1,3%. La crescita registrata dalle retribuzioni nel periodo gennaio-giugno 2010, rispetto al corrispondente periodo del 2009, è così del 2,3%. Guardando ai diversi settori, nel mese di giugno, a fronte di una variazione tendenziale media del +2,5%, i comparti che presentano i rialzi più elevati sono alimentari, bevande e tabacco (+2,5%), telecomunicazioni (+4,5%), energia e petrolì (+4,4%), regioni e autonomie locali e Servizio sanitario nazionale (+4% per entrambi). Gli incrementi minori si osservano, invece, per 'ministeri, scuola, forze dell'ordine e militari difesà (in tutti i casi l'aumento è stato dello 0,3%). Sulla base delle disposizioni definite dai contratti in vigore alla fine del mese di giugno 2010, l'Istat calcola che gli indici delle retribuzioni orarie contrattuali per l'intera economia, proiettato per l'anno 2010, nella media dell'anno registrerebbero un rialzo del 2,1%. Mentre con riferimento al semestre luglio-dicembre, in assenza di rinnovi, il tasso di crescita tendenziale dell'indice generale scenderebbe progressivamente dal 2,4% di luglio all'1,4% di dicembre.
2010-07-22 22 luglio 2010 IL PAESE AI MARGINI Italia, i poveri sono sempre più poveri La crisi ha selezionato i suoi bersagli con cinismo, trascinandoli ai margini della società: sono i giovani, gli operai, le famiglie numerose, gli immigrati. E i bambini, come sempre. Categorie che erano deboli anche prima del sisma finanziario, con il risultato che il Belpaese, nel 2009, non registra rispetto all’anno precedente un aumento del numero complessivo dei poveri, quanto un netto peggioramento delle condizioni di coloro che già erano indigenti o barcollavano. Nel tirare le somme della situazione italiana, la Commissione di indagine sull’esclusione sociale - a fine mandato - guarda preoccupata al futuro: "Finora cassa integrazione e welfare familiare hanno retto l’urto e salvato il ceto medio, ma cosa succederà quando gli ammortizzatori si esauriranno?". Gli esperti propongono - senza l’entusiasmo del ministero del Lavoro - l’istituzione del reddito minimo. Intanto, fuori dalla logica dei più e dei meno, restano i numeri assoluti, che continuano a gridare vendetta: 2milioni 650mila famiglie vivono con meno di mille euro al mese, ovvero 7milioni 810mila persone, il 13 per cento della popolazione. Più di 3 milioni di individui (oltre il 5 per cento del Paese) sono "poveri poveri", che non hanno i soldi per i beni essenziali. E in una casa su sei c’è la paura di non poter sostenere una spesa improvvisa, oppure si resta indietro nei pagamenti. Sono dati nazionali che, come al solito, hanno i picchi più bassi al Nord e raggiungono apici al Sud, dove una famiglia ogni quattro è a rischio di esclusione sociale. In due anni l’Italia - con in testa, ancora una volta, il Meridione - ha perso 600mila posti di lavoro (meno 2,4 per cento rispetto al primo trimestre del 2008). Ma per i lavoratori tra i 20 e i 34 anni il tracollo è stato del 6,3 per cento, mentre per gli over 40 si è assistito addirittura ad una piccola risalita. La conseguenza: tra i 20 e i 44 anni ci sono i più alti aumenti del tasso di povertà. "Il governo – spiega la commissione – con la Cig ha tutelato i padri", e i figli per mettersi al riparo si sono appoggiati al nido familiare. Una soluzione "positiva nel breve termine", dicono gli esperti, ma ora occorre riaprire il mercato del lavoro. Rispetto a questo trend, però, fa eccezione il Sud, dove la cassa integrazione è stata meno utilizzata e il peso è caduto sui capifamiglia. Il 2009 è stato anche l’anno in cui si è depressa l’occupazione degli immigrati (meno 2,5 per cento rispetto al 2008), con una brusca interruzione dei processi d’integrazione. Quando non c’è il guscio familiare, l’assenza di lavoro si trasforma in pochi mesi in indigenza e marginalizzazione. Passa dal 5,9 al 6,9 per cento il tasso di povertà delle famiglie operaie. Incidono la drastica diminuzione delle ore lavorate, i licenziamenti delle piccole imprese specie del Centro e del Sud, la riduzione del reddito quando si entra in regime Cig. Ma il discrimine più pesante resta l’ampiezza della famiglia: il 25 per cento di famiglie con 5 o più componenti sono povere. Detto in modo più chiaro: ci sono 1 milione 750mila bambini che vivono in abitazioni fatiscenti, dove non ci si può permettere il riscaldamento, dove ogni due giorni pranzare è una scommessa con la Provvidenza. Marco Iasevoli
21 Luglio 2010 RAPPORTO In Italia 2,6 milioni di disabili che vivono in famiglia In Italia ci sono 2,6 milioni di persone in condizione di disabilità, non autosufficienti e dunque non in grado di badare a sé stesse, che vivono in famiglia (dati Istat 2007), pari al 4.8% della popolazione. I minori di 6 anni si stimano attorno alle 200.000 e ben 2.000.000 sono persone anziane. È quanto emerge dal "Rapporto sulla non autosufficienza" presentato oggi dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Già oggi in Italia le persone con 65 anni e più rappresentano oltre il 20% della popolazione con una tendenza in costante e continua crescita nei prossimi anni. L'invecchiamento generalizzato della popolazione è progressivo ed inesorabile nel tempo, e nel 2051 gli over 65 saranno il 34,3%. Analizzando i dati per Regione (anno 2009) dal rapporto emerge che il 14% degli italiani ha meno di 14 anni, il 65% è in età lavorativa (15-64 anni), il 20,1% ha oltre 65 anni. La Liguria è la Regione che ha la più alta percentuale di anziani 26,8%; seguita a Nord Ovest dal Piemonte (22,7%), poi da un "pool" di Regioni del Centro: Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche e, infine, dal Friuli. Le Regioni popolose del Nord (Lombardia, Veneto) e quelle del Centro (Lazio) si mantengono sui volumi prossimi alla media nazionale. Il Sud e le isole hanno un peso decisamente minore della popolazione anziana (fino a 5 punti in meno della Campania). MALATTIE CRONICO-DEGENERATIVE La disabilità, spiega il rapporto, cresce ovviamente con l'età: è pari al 9.7% della fascia di popolazione dai 70-74 anni, si eleva al 17,8% nella fascia dai 75-79 anni, e raggiunge il 44,5% degli 80enni. La percentuale delle persone con disabilità di sesso femminile (6.1%) è il doppio di quella maschile (3,3). Le malattie cronico degenerative affliggono, con almeno una malattia grave, il 59,4 % degli individui con disabilità e la disabilità è più diffusa nell'Italia del Sud (5,2%) e nelle isole (5,7%), al Nord supera di poco il 4%, nonostante quest'ultimo abbia tassi di invecchiamento della popolazione più elevati. Secondo un rapporto Istat del 2005 sulla disabilità, citato nel rapporto, le persone che vivono "confinate nell'abitazione" sono 130.000; in una famiglia su dieci vive almeno un componente con problemi di disabilità. E ancora: sono oltre 1.700.000 le persone con invalidità motoria (3% della popolazione); oltre 500.000 le persone che hanno una invalidità per malattia mentale (0,9% della popolazione) e il 5,3% della popolazione (il 7,4% donne, il 3,1% uomini) dichiara di soffrire di ansietà cronica e di depressione con il Sud e le Isole che presentano tassi standardizzati (desunti da dichiarazioni) di presenza di patologie croniche del 14%, contro il 12% del Nord.
22 luglio 2010 I numeri, le risorse necessarie, l'assistenza domiciliare. Un altro modo di stare con gli anziani Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha reso noto il rapporto sulla non autosufficienza, una condizione che riguarda principalmente gli anziani. I dati e le proposte contenuti sono di un certo interesse. L’inesorabile invecchiamento della popolazione italiana spinge a risposte innovative. Il rapporto ministeriale cerca di farsene carico. Tuttavia c’è qualcosa che, in un troppo affrettato dibattito nazionale sulla non autosufficienza, e più in generale sulla "questione anziana", resta non considerato. Qualcosa che riguarda i numeri, le proiezioni della disabilità, i costi, l’offerta dei servizi sociali e sanitari. Più in generale attiene al livello della nostra società. Si afferma, in sostanza, che l’invecchiamento della popolazione, a causa della non autosufficienza, andrà a incidere in modo determinante sulle spese sanitarie. Gli anziani non autosufficienti sarebbero destinati a costituire un peso (economico e non solo) per la società. Ma questo ragionamento, oltre a non essere giusto, non è del tutto vero. Nel 2051, secondo le proiezioni Istat, le persone dai 65 anni in su saranno in Italia il 34,5% della popolazione. Oggi sono 12 milioni e duecentomila, nel 2050 saranno più di 20 milioni. La percentuale delle persone non autosufficienti avrà lo stesso tasso di crescita? Certamente no. Sta qui la prima contraddizione della ingannevole equazione "più anziani - più disabilità - più costi". Gli studi hanno mostrato che, con i progressi della medicina, all’aumento degli anni di vita non corrisponde necessariamente una perdita di autosufficienza, come poteva essere in passato. Ciò significa che le spese non sono destinate a duplicarsi in modo automatico. Per gli anziani il problema più che le risorse (quelle sono sempre scarse) è il livello di organizzazione sociale e dei servizi. Qui l’Italia è in ritardo. Si dovrebbe parlare non di ridotte risorse economiche, ma di mancanza di idee e di scarsezza di modelli innovativi di intervento nei confronti di una popolazione che si modifica. Servono idee nuove per rispondere a problemi nuovi. Non si possono riadattare le soluzioni di ieri. Un esempio internazionale: la Danimarca trent’anni fa, con una politica lungimirante e coraggiosa, ha smesso di costruire nuovi istituti per anziani e ha spuntato sui servizi a domicilio e su modalità di intervento attive. Non è migliorata soltanto la qualità della vita degli anziani – che restano a casa loro e sono seguiti – ci si è avvicinati anche alla "impossibile" quadratura del cerchio: offrire buoni servizi con una riduzione, in venti anni, di ben il 10% della spesa destinata alla cure a lungo termine. Curare gli anziani a casa conviene a tutti. Un esempio italiano: la Comunità di Sant’Egidio ha realizzato a Roma un servizio che è accanto agli anziani tutto l’anno, specialmente nei momenti critici, come in questa estate rovente. L’intera popolazione ultra75enne di due quartieri del centro storico viene seguita, con un sistema di visite domiciliari, telefonate e interventi. Il Programma si chiama, emblematicamente, "Viva gli Anziani!". In sei anni ha dimostrato che si possono aiutare gli anziani a stare molto meglio nella loro casa e nel loro quartiere. I costi sono molto contenuti: 50 centesimi al giorno ad anziano. I risultati sono notevoli: si è registrato un risparmio considerevole sui ricoveri in ospedale, in Rsa, e persino sulle richieste di assistenza domiciliare. Non sarebbe il caso di diffondere in modo capillare servizi di questo tipo? Si risparmia oggi e non si ipoteca il futuro. Con le risorse già disponibili bisogna fare scelte legate alla cura a casa. Anche per dire con convinzione che gli anziani sono una risorsa e non un costo. E per guardare con speranza al futuro. Marco Impagliazzo
2010-07-17 20 Luglio 2010 RAPPORTO Istat: a maggio fatturato dell'industria in aumento Il fatturato dell'industria italiana ha registrato a maggio un aumento dell'8,9% rispetto allo stesso mese del 2009 e dello 0,8% rispetto ad aprile. Per quanto riguarda il dato tendenziale, si tratta del più alto dal febbraio del 2008. Lo comunica l'Istat precisando che l'indice grezzo ha segnato un rialzo del 12,5% su base annua. ORDINATIVI A MAGGIO A maggio gli ordinativi su base annua hanno registrato un aumento del 16% sul mercato nazionale (-0,4% su aprile, dato destagionalizzato) e del 49,2% sul mercato estero (+9,5% su aprile, dato destagionalizzato). Guardando ai settori di attività economica, sottolinea l'Istat, gli aumenti più rilevanti hanno riguardato la fabbricazione di mezzi di trasportO (+60,9%), la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+37,9%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature non classificate altrove (+33,3%). IN AUMENTO L'EXPORT Le esportazioni italiane verso i Paesi extra Ue a giugno hanno registrato un aumento del 26,4% e le importazioni del 37,4%, rispetto allo stesso mese del 2009. Lo comunica l'Istat in base alla stima preliminare. Su base congiunturale, confronto con maggio 2010 e al netto della stagionalità, l'export è cresciuto del 9,2% e l'import del 2,9%. Così, aggiunge l'Istituto, il saldo commerciale con i Paesi extra Ue risulta in deficit per 1,064 miliardi di euro, in netto peggioramento rispetto all'avanzo (+77 milioni di euro) dello stesso mese del 2009. Estendendo l'analisi ai primi sei mesi dell'anno (gennaio-giugno 2010), rispetto allo stesso periodo del 2009, fa sapere sempre l'Istat, si registrano incrementi significativi sia per le esportazioni (+13,2%) sia, con maggiore intensità, per le importazioni (+21,6%). Il saldo commerciale del primo semestre del 2010 è così pari a -10,215 miliardi di euro, in peggioramento rispetto al deficit di 4,277 miliardi dello stesso periodo del 2009. Mentre al netto del comparto energetico, la bilancia commerciale con i Paesi extra Ue mostra un attivo rilevante (+14,266 miliardi), seppure in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2009 (+16,277 miliardi). Guardando ai principali partner commerciali, a giugno si rilevano incrementi tendenziali delle esportazioni verso tutti. In particolare, le esportazioni sono aumentate verso la Turchia (+66%) e i paesi Mercosur (+63,5%). Rialzi si sono anche registrati per i flussi diretti verso gli Stati Uniti (+31,8%), la Cina (+31,7%). Dal lato delle importazioni, la crescita interessa tutti i principali paesi ed aree geoeconomiche di origine ad esclusione della Russia (-22,2%). Quanto ai raggruppamenti principali di beni, le esportazioni segnano aumenti tendenziali superiori alla media per l'energia (+51,7%), per i prodotti intermedi (+28,4%) e per i beni di consumo durevoli (+27,3%). Anche per le importazioni i segnali generalizzati di crescita, registrati nei mesi precedenti, sono ulteriormente confermati nel mese di giugno.
20 Luglio 2010 RAPPORTO Istat: a maggio fatturato dell'industria in aumento Il fatturato dell'industria italiana ha registrato a maggio un aumento dell'8,9% rispetto allo stesso mese del 2009 e dello 0,8% rispetto ad aprile. Per quanto riguarda il dato tendenziale, si tratta del più alto dal febbraio del 2008. Lo comunica l'Istat precisando che l'indice grezzo ha segnato un rialzo del 12,5% su base annua. ORDINATIVI A MAGGIO A maggio gli ordinativi su base annua hanno registrato un aumento del 16% sul mercato nazionale (-0,4% su aprile, dato destagionalizzato) e del 49,2% sul mercato estero (+9,5% su aprile, dato destagionalizzato). Guardando ai settori di attività economica, sottolinea l'Istat, gli aumenti più rilevanti hanno riguardato la fabbricazione di mezzi di trasportO (+60,9%), la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+37,9%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature non classificate altrove (+33,3%). IN AUMENTO L'EXPORT Le esportazioni italiane verso i Paesi extra Ue a giugno hanno registrato un aumento del 26,4% e le importazioni del 37,4%, rispetto allo stesso mese del 2009. Lo comunica l'Istat in base alla stima preliminare. Su base congiunturale, confronto con maggio 2010 e al netto della stagionalità, l'export è cresciuto del 9,2% e l'import del 2,9%. Così, aggiunge l'Istituto, il saldo commerciale con i Paesi extra Ue risulta in deficit per 1,064 miliardi di euro, in netto peggioramento rispetto all'avanzo (+77 milioni di euro) dello stesso mese del 2009. Estendendo l'analisi ai primi sei mesi dell'anno (gennaio-giugno 2010), rispetto allo stesso periodo del 2009, fa sapere sempre l'Istat, si registrano incrementi significativi sia per le esportazioni (+13,2%) sia, con maggiore intensità, per le importazioni (+21,6%). Il saldo commerciale del primo semestre del 2010 è così pari a -10,215 miliardi di euro, in peggioramento rispetto al deficit di 4,277 miliardi dello stesso periodo del 2009. Mentre al netto del comparto energetico, la bilancia commerciale con i Paesi extra Ue mostra un attivo rilevante (+14,266 miliardi), seppure in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2009 (+16,277 miliardi). Guardando ai principali partner commerciali, a giugno si rilevano incrementi tendenziali delle esportazioni verso tutti. In particolare, le esportazioni sono aumentate verso la Turchia (+66%) e i paesi Mercosur (+63,5%). Rialzi si sono anche registrati per i flussi diretti verso gli Stati Uniti (+31,8%), la Cina (+31,7%). Dal lato delle importazioni, la crescita interessa tutti i principali paesi ed aree geoeconomiche di origine ad esclusione della Russia (-22,2%). Quanto ai raggruppamenti principali di beni, le esportazioni segnano aumenti tendenziali superiori alla media per l'energia (+51,7%), per i prodotti intermedi (+28,4%) e per i beni di consumo durevoli (+27,3%). Anche per le importazioni i segnali generalizzati di crescita, registrati nei mesi precedenti, sono ulteriormente confermati nel mese di giugno.
20 luglio 2010 SICUREZZA Inail, in calo morti bianche e infortuni sul lavoro Continua a calare il numero degli incidenti mortali sul lavoro, che tocca il minimo storico. Nel 2009 sono stati 1.050 i decessi, in flessione del 6,3% sul 2008 (quando erano stati 1.120), il numero più basso mai registrato dall'inizio delle relative rilevazioni statistiche nel 1951. Nel complesso diminuiscono gli infortuni in generale, scesi a 790.000 (oltre 85 mila in meno dagli 875.144 del 2008) con un calo annuo del 9,7%, che segna la flessione più alta dal 1993. Sono i dati del bilancio annuale presentato dall'Inail. Sulla riduzione dei casi registrati e denunciati all'Istituto incide, in parte, anche la crisi del 2009, con il calo degli occupati (-1,6% per l'Istat) e delle ore effettivamente lavorate, dai tagli di straordinario al ricorso alla cassa integrazione. È soddisfatto il presidente dell'Inail, Marco Fabio Sartori, per l'ulteriore flessione di infortuni e casi mortali sul lavoro registrati nel 2009, scesi rispettivamente a 790mila e 1.050. "I dati confermano che il sistema lavoro ha investito in sicurezza" e ne "testimoniano gli sforzi", commenta in occasione della presentazione del bilancio annuale. "Stiamo vivendo un trend positivo", aggiunge rilevando la diminuzione di oltre 200 mila infortuni che emerge rapportando i dati del 2009 a quelli del 2002 (992 mila). "È un trend positivo", ribadisce Sartori riferendosi anche al calo dei casi mortali che, dice, "pur rimanendo ancora a livelli troppo alti, perchè parliamo sempre di vite umane, e questo è sempre bene ricordarlo, non accenna a interrompersi". E dimostra che l'Italia non è fanalino di coda, anzi fa meglio della media Ue, quanto all'incidenza infortunistica. Sartori evidenzia come questo miglioramento indichi che "stanno cambiando la cultura e l'approccio delle imprese. Segno anche di una forte e capillare presenza dell'Inail, che è riuscita a fare penetrare un concetto basilare: la sicurezza prima di tutto". Tornando ai dati e raffrontandoli con l'andamento in Europa, Sartori smentisce anche la "diceria" che vuole l'Italia fanalino di coda nell'Unione europea per quanto riguarda gli infortuni. "Non è vero e lo abbiamo più volte detto. L'Europa a 15, nel periodo 2003-2007", dice sulla base degli ultimi dati Eurostat, "per ogni 100 mila occupati stima un numero di infortuni pari a 2.859: ebbene, rispetto a tale indice il nostro Paese si attesta ben al di sotto con 2.674. Rispetto a Spagna (4.691), Francia (3.975) ma anche alla Germania (3.125), registriamo, dunque, un livello di infortuni più basso". IN CALO GLI INFORTUNI TRA STRANIERI Infortuni tra i lavoratori stranieri in flessione per la prima volta nel 2009: dai 143.641 casi del 2008 si è passati ai 119.193 dello scorso anno, con un calo del 17%. Lo sottolinea l'Inail presentando il bilancio annuale. Diminuiscono anche i casi mortali, scesi a 150 dai 189 dell'anno precedente (-20,6%). Si tratta di "una significativa e incoraggiante diminuzione", commenta il presidente dell'Istituto Marco Fabio Sartori. La flessione degli incidenti ha riguardato prevalentemente la componente maschile (-20,3%) rispetto a quella femminile (-4,9%) e si è verificato maggiormente nell'industria ed in particolare nel settore manifatturiero "notoriamente ad alta presenza di lavoratori stranieri nei quali la crisi produttiva e occupazionale è stata più acuta", sottolinea l'Inail, attribuendo la flessione, come nell'andamento generale, alla crisi dello scorso anno ma anche alle migliori condizioni di lavoro. "Il calo è da attribuire, in parte, alla riduzione complessiva delle opportunità di lavoro che ha interessato tutta la popolazione del Paese e, dunque, anche gli stranieri, colpiti, peraltro, da livelli di precarietà superiori agli italiani - afferma Sartori - ma, in parte anche consistente, al miglioramento delle loro condizioni per quanto riguarda prevenzione e sicurezza". Rumeni, marocchini e albanesi sono, nell'ordine, le comunità che ogni anno denunciano il maggior numero di incidenti, totalizzandone il 40%. Se si considerano, poi, i casi mortali la percentuale supera il 50%: in altri termini un deceduto di origine straniera su due, in Italia, proviene da una delle tre comunità.
20 luglio 2010 IL RAPPORTO Sud, una famiglia su cinque non ha soldi per il medico Quasi un meridionale su tre è a rischio povertà a causa di un reddito troppo basso, contro 1 su 10 al Centro-Nord. È il verdetto enunciato dalla Svimez, secondo cui, in valori assoluti, al Sud, si tratta di 6 milioni 838mila persone, fra cui 889mila lavoratori dipendenti e 760mila pensionati.
I dati - gli ultimi disponibili, relativi alla situazione 2007 - emergono dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno secondo cui ben il 44% delle famiglie meridionali, quasi una famiglia su due, non ha potuto sostenere una spesa imprevista di 750 euro (26% al Centro-Nord).
Secondo il rapporto, il 14% delle famiglie meridionali vive con meno di 1.000 euro al mese, un dato quasi tre volte superiore all'altra ripartizione (5,5%). Ed è da considerare che nel 47% delle famiglie meridionali vi è un unico stipendio, fetta che passa addirittura al 54% nel caso della Sicilia. Hanno inoltre a carico tre o più familiari il 12% delle famiglie meridionali, un dato quattro volte superiore al Centro-Nord (3,7%), che arriva al 16,5% in Campania. Ma il rischio povertà, secondo la Svimez, resta anche con due stipendi.
Nel 2008, inoltre, è arrivata con difficoltà a fine mese oltre una famiglia su 4 (25,9%), contro il 13,2% del Centro-Nord. IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO. Per il Sud serve un deciso cambio di marcia nelle strategie di sviluppo. È il messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano inviato in occasione della presentazione del rapporto Svimez 2010. Napolitano sostiene come i risparmi di spesa, necessari per tenere i conti in ordine davanti alla crisi economica, abbiano però penalizzato il Mezzogiorno. "I risultati complessivamente insufficienti delle politiche seguite in passato e la presenza di significative inefficienze - dice Napolitano - rendono necessario un ripensamento e possono anche spingere ad una profonda modifica delle modalità e dello stesso impianto strategico degli interventi di sviluppo". Napolitano di ricordato che "la crisi che ha colpito tutte le aree del paese non ha risparmiato le situazioni già di profonda difficoltà del Mezzogiorno, che rischiano di risultarne aggravate anche in prospettiva". Ridurre gli effetti della crisi è divenuta "una priorità". La necessità di contenere il disavanzo ha portato "uno spostamento di risorse di cui hanno sofferto le politiche di sviluppo, come è dimostrato dalle ricadute sul quadro strategico nazionale 2007-2013 al quale sono state sottratte ingenti dotazioni e che registra, a metà del periodo di programmazione, gravi ritardi". Napolitano sottolinea quindi che i risultati finora ottenuti dalle politiche messe in atto per il Mezzogiorno sono "complessivamente insufficienti" e il permanere di "significative inefficienze" rendono necessario "un ripensamento e possono anche spingere ad una profonda modifica delle modalità e dello stesso impianto strategico degli interventi di sviluppo. Ma è un fatto che il Mezzogiorno può contribuire, attraverso la piena messa a frutto delle sue risorse, alla ripresa di un più sostenuto e stabile processo di crescita dell'economia e della società italiana fondato anche su una strategia di leale e convinta collaborazione tra le Regioni e lo Stato".
2010-07-16 16 luglio 2010 ISTAT Italia, otto milioni in povertà Nonostante la recessione, nell’anno passato la povertà in Italia è rimasta sostanzialmente stabile, ma solo perché a mitigare gli effetti della crisi ci sono state, secondo l’Istat che ieri ha diffuso i dati relativi al 2009, la famiglia e la cassa integrazione: padri e madri hanno sostenuto i giovani che in grande percentuale hanno perso il lavoro per la grave situazione economica, mentre la Cig ha protetto dalla perdita del lavoro i genitori, largamente maggioritari tra i cassaintegrati. La povertà resta comunque una insostenibile condizione per 2milioni e 657mila famiglie, che rappresentano il 10,8% del totale, equivalenti a 7milioni e 810mila individui, ovvero il 13,1% dell’intera popolazione residente nel nostro Paese. Ma se in generale l’indigenza colpisce circa un nucleo su dieci, i ricercatori di Via Balbo precisano che questa percentuale sale, anche di molto, prendendo in considerazione altre variabili, come la zona geografica di residenza, la condizione lavorativa o la composizione familiare. Sale infatti al 22,7% delle famiglie la povertà nel Mezzogiorno, arriva al 26,7% tra i nuclei il cui capo è disoccupato e cresce fino al 24,9% tra le famiglie con cinque o più componenti. Questi sono dati che si riferiscono alla povertà relativa, che si calcola tracciando prima di tutto la linea che la delimita: per una famiglia composta da due persone, la soglia di povertà è pari alla spesa media mensile per individuo (983 euro nel 2009, 17 euro in meno sul 2008). Sono pertanto povere tutte le famiglie di due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a tale valore. Ma tra le famiglie indigenti, alcune lo sono in maniera assoluta. Vivono in stato di indigenza acuta, ancora secondo l’Istat, 3milioni e 74mila individui (il 5,2% della popolazione) per un totale di 1milione e 162mila famiglie (il 4,7% del totale), ovvero tutte quelle che non sono in grado di sostenere neanche una spesa mensile minima necessaria ad acquisire beni e servizi essenziali per una vita accettabile. Ma vediamo il dettaglio dei dati relativi alle situazioni di maggiore disagio. In tutte le regioni del Meridione la povertà è significativamente più diffusa rispetto al resto del Paese, con punte in Campania, Basilicata (ambedue 25,1%) e Calabria (27,4%), mentre il fenomeno è decisamente inferiore in Emilia Romagna che registra la più bassa incidenza di povertà (4,1%), Lombardia, Veneto e Liguria, tutte con valori inferiori al 5%. Nel Mezzogiorno, poi, alla più ampia diffusione della povertà si associa anche una maggiore gravità del fenomeno. Nell’area l’"intensità", che indica in termini percentuali di quanto la spesa media mensile delle famiglie povere si colloca al di sotto della linea di povertà, è infatti pari al 22,5% contro il 20,8% nazionale e il 17,5% del Nord. Un quarto delle famiglie con cinque o più componenti (24,9%) come accennato risulta in condizione di povertà relativa e l’incidenza raggiunge il 37,1% per le famiglie residenti nel Mezzogiorno. Si tratta per lo più di coppie con tre o più figli e con membri aggregati (in genere nonni o anziani parenti). Se all’interno della famiglia sono presenti più figli minori, il disagio economico aumenta: l’incidenza di povertà, pari al 15,2% tra le coppie con due figli tocca il 24,9% tra quelle con almeno tre e sale ulteriormente se i figli sono minori. Il fenomeno, ancora una volta, è particolarmente diffuso nel Mezzogiorno, dove oltre un terzo (il 36,7%) delle famiglie con tre o più figli minori è povero. La difficoltà a trovare un’occupazione, infine, determina livelli di povertà decisamente più elevati: è infatti povero il 26,7% delle famiglie con a capo una persona disoccupata. La diffusione della povertà tra le famiglie con alla testa un operaio (14,9%), inoltre, è decisamente superiore all’incidenza osservata tra le famiglie di lavoratori autonomi (6,2%) e, in particolare, di imprenditori e liberi professionisti (2,7%). Bruno Mastragostino
2010-07-15 15 luglio 2010 ISTAT In Italia due milioni di famiglie povere In Italia, nel 2009, le famiglie in condizioni di povertà relativa sono state due milioni 657mila e hanno rappresentato il 10,8% delle famiglie residenti; si tratta di sette milioni 810mila individui poveri, il 13,1% dell'intera popolazione. Sempre nel 2009, un milione 162mila famiglie (il 4,7% delle famiglie residenti) sono risultate in condizione di povertà assoluta per un totale di tre milioni e 74mila individui (il 5,2% dell'intera popolazione). Sia la povertà relativa, che quella assoluta - i dati sono contenuti nel rapporto Istat per il 2009 - sono risultate sostanzialmente stabili rispetto al 2008, sia a livello nazionale sia a livello di singole ripartizioni. La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile per persona, che nel 2009 è risultata di 983,01 euro (-1,7% rispetto al valore della soglia nel 2008). L'incidenza della povertà assoluta viene calcolata sulla base di una soglia di povertà che corrisponde alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, sono considerati essenziali a conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Nel 2009, il Mezzogiorno ha confermato gli elevati livelli di incidenza della povertà raggiunti nel 2008 (22,7% per la relativa, 7,7% per l'assoluta) e ha mostrato un aumento del valore dell'intensità della povertà assoluta (dal 17,3% al 18,8%), dovuto al fatto che il numero di famiglie assolutamente povere è rimasto pressoché identico, ma le loro condizioni medie sono peggiorate. L'incidenza di povertà assoluta è aumenta, tra il 2008 e il 2009, per le famiglie con persona di riferimento operaia, (dal 5,9% al 6,9%), mentre l'incidenza di povertà relativa, per tali famiglie, è aumentata solo nel Centro (dal 7,9% all'11,3%). L'incidenza è diminuita, invece, a livello nazionale, tra le famiglie con un lavoratore in proprio (dall'11,2% all'8,7% per la povertà relativa, dal 4,5% al 3,0% per l'assoluta), più concentrate al Nord rispetto al 2008. Nel 2009, la linea di povertà relativa (983,01 euro) è stata di circa 17 euro inferiore a quella del 2008. Nel 2009, infatti, la spesa per consumi ha mostrato una flessione in termini reali, particolarmente evidente tra le famiglie con livelli di spesa medio-alti. La condizione delle famiglie con i consumi più contenuti non è risultata peggiorata rispetto a quella delle altre famiglie. Secondo l'Istat, il motivo per il quale la povertà non è cresciuta nell'anno della crisi va ricercato nel fatto che l'80% del calo dell'occupazione ha colpito i giovani, in particolare quelli che vivono nella famiglia di origine, mentre due ammortizzatori sociali fondamentali hanno mitigato gli effetti della crisi: la famiglia, che ha protetto i giovani che avevano perso l'occupazione, e la cassa integrazione guadagni, che ha protetto i genitori dalla perdita del lavoro (essendo i genitori maggioritari tra i cassaintegrati).
14 Luglio 2010 ISTAT A giugno rallenta l'inflazione scende all'1,3% L'Inflazione a giugno scende a 1,3 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, mentre è nulla rispetto a maggio 2010. È quanto rende noto l'Istat confermando così i dati preliminari. "Nel mese di giugno 2010 - si legge nella nota dell'Istat - l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività comprensivo dei tabacchi è stato pari a 139,6, registrando una variazione nulla rispetto al mese di maggio e di più 1,3 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente; al netto dei tabacchi l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, pari a 138,9, ha presentato nel mese di giugno 2010 una variazione congiunturale di più 0,1 per cento e una variazione tendenziale pari a più 1,2 per cento". Nel mese di giugno gli aumenti congiunturali più significativi sono stati rilevati per i capitoli Altri beni e servizi (più 0,4 per cento) e Ricreazione, spettacoli e cultura (più 0,2 per cento). Variazioni nulle si sono invece registrate nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi e Istruzione; variazioni congiunturali negative si sono verificate nei capitoli Trasporti (meno 0,3 per cento), Servizi sanitari e spese per la salute (meno 0,2 per cento) e Comunicazioni (meno 0,1 per cento). Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Trasporti (più 3,7 per cento), Altri beni e servizi (più 3,3 per cento) e Istruzione (più 2,5 per cento); variazioni tendenziali negative si sono verificate nei capitoli Comunicazioni (meno 1,0 per cento) e Prodotti alimentari e bevande analcoliche (meno 0,3 per cento).
2010-07-13 13 Luglio 2010 RICERCHE L'Istat: l'economia sommersa "vale" il 17,5 per cento del Pil Dichiarazioni fasulle, costi gonfiati, lavoro in nero. L'economia sommersa cresce e aumenta anche il suo peso percentuale rispetto al Pil, fotografando un'Italia dove circa un sesto della ricchezza sfugge alle statistiche ufficiali e, di conseguenza, anche all'erario. Nel 2008, secondo le stime dell'Istat, il valore aggiunto prodotto nell'area del sommerso economico si è attestato tra un minimo di 255 e un massimo di 275 miliardi di euro, con un peso (in crescita per la prima volta in sette anni) tra il 16,3% e il 17,5% del Pil. La "forchetta", nel 2007, era invece compresa tra 246 e 266 miliardi (per un peso sul pil tra il 15,9% e il 17,2%). Tra il 2000 e il 2008 il dato aveva registrato invece una tendenziale flessione, pur mostrando andamenti alterni: la quota sul Pil aveva infatti raggiunto il picco più alto (19,7%) nel 2001, per poi decrescere fino al 2007. La parte più rilevante del fenomeno riguarda la sottodichiarazione del fatturato e il rigonfiamento dei costi impiegati nel processo di produzione del reddito. Nel 2008 l'incidenza del valore aggiunto non dichiarato dovuto a queste componenti ha infatti raggiunto il 9,8% del Pil. A livello settoriale l'evasione fiscale e contributiva è più diffusa nei settori dell'agricoltura e dei servizi, ma è rilevante anche nell'industria. Se si considera la sola economia di mercato, senza considerare, cioè, il valore aggiunto prodotto dai servizi non market forniti dalle amministrazioni pubbliche, il sommerso nel 2008 rappresenta il 20,6% del Pil, contro il 17,5% calcolato per l'intera economia. Un capitolo importante è poi quello del lavoro nero: le unità di lavoro non regolari (vale a dire la somma delle posizioni lavorative a tempo pieno e delle prestazioni lavorative a tempo parziale) hanno ripreso a crescere e raggiunto - il dato è in questo caso relativo al 2009 - quota 2,966 milioni, pari al 12,2% dell'input di lavoro complessivo, contro i 2 milioni e 958 mila (11,9%) del 2008. Ed è proprio questo dato a preoccupare la Cgil che, trasformando le unità di lavoro in lavoratori in carne e ossa, quantifica in oltre 3,5 milioni il numero di persone in nero. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, tuttavia, rileva che il dato è in diminuzione nel decennio e che le azioni in corso "saranno via via rafforzate secondo le linee del prossimo Piano triennale per il lavoro". La Cisl si concentra invece sulla necessità di "riscrivere le regole del gioco fra fisco e contribuenti", mentre la Uil parla di "anomalia italiana", sollecitando azioni "per far emergere il sommerso e il lavoro nero, recuperando risorse sottratte oggi di fatto alla crescita del Paese"
2010-07-08 8 luglio 2010 CRISI ECONOMICA Famiglie, diminuiscono i risparmi e cala il potere d'acquisto Gli effetti della crisi economica continuano a pesare sulle tasche degli italiani. Secondo i dati Istat, nel primo trimestre dell'anno le famiglie italiane mostrano una contrazione del risparmio e del reddito. Nei primi tre mesi del 2010 la propensione risparmio delle famiglie si è ridotta di 1,6 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente attestandosi a quota 13,4%, si tratta del valore più basso da quando esistono le serie storiche trimestrali, ovvero dal 1999. Mentre il reddito disponibile delle famiglie italiane nel primo trimestre del 2010 è diminuito del 2,6% in valori correnti rispetto allo stesso periodo del 2009. Il calo è invece dello 0,2% rispetto all'ultimo trimestre dell'anno scorso. È quanto rileva l'Istat sottolineando che la spesa delle famiglie si è ridotta dello 0,7% rispetto a un anno prima ma è tornata a crescere dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti. Nello stesso periodo, il potere di acquisto delle famiglie, vale a dire il reddito disponibile in termini reali, è sceso dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% rispetto al primo trimestre del 2009. Il tasso di investimento delle famiglie (definito dal rapporto tra gli investimenti fissi lordi delle famiglie, che comprendono gli acquisti di abitazioni e gli investimenti strumentali delle piccole imprese classificate nel settore, e il loro reddito disponibile lordo) si è attestato all'85%, 0,1 punti percentuali in meno rispetto al trimestre precedente, risentendo di una riduzione degli investimenti (-1,1%) superiore a quella del reddito disponibile (-0,2%). Rispetto al corrispondente periodo del 2009, gli investimenti fissi lordi delle famiglie si sono ridotti (-10,5%) in misura superiore alla flessione del loro reddito disponibile, determinando una riduzione del tasso di investimento del settore di 0,8 punti percentuali. Sul versante delle imrpese, nel primo trimestre 2010, la quota di profitto delle società non finanziarie (data dal rapporto tra il risultato lordo di gestione e il valore aggiunto lordo a prezzi base) si è attestata al 40,6%, con un aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente: il risultato lordo di gestione delle società non finanziarie, infatti, è cresciuto dell'1,2%, in misura superiore all'aumento dello 0,4% registrato dal valore aggiunto. Rispetto al corrispondente trimestre del 2009, invece, la flessione del risultato lordo di gestione si è attestata su livelli superiori a quella del valore aggiunto: pertanto la quota di profitto delle società non finanziarie ha perso 0,7 punti percentuali rispetto al primo trimestre del 2009. Prosegue, infine, la contrazione del tasso di investimento delle società non finanziarie (definito dal rapporto tra gli investimenti fissi lordi ed il valore aggiunto lordo ai prezzi base), che nel primo trimestre 2010 è stato pari al 22,3%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 2 punti percentuali nei confronti del corrispondente trimestre del 2009. Infatti, gli investimenti fissi lordi in valori correnti delle società non finanziarie hanno registrato, nel primo trimestre 2010 rispetto al corrispondente periodo del 2009, una flessione dell'11,2%, più marcata della pur forte contrazione registrata dal valore aggiunto (-3,3%).
2010-07-02 2 luglio 2010 CONTI PUBBLICI Rapporto deficit/Pil cala all'8,7% nel I trimestre Il rapporto tra deficit e Pil nel primo trimestre si è attestato all'8,7%, riducendosi di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2009, quando è risultato pari al 9,2%. Lo riferisce l'Istat, sulla base dei dati grezzi. Nel primo trimestre dell'anno le entrate totali sono aumentate in termini tendenziali dello 0,3%, con una incidenza sul Pil del 39,8% inferiore a quella registrata nel corrispondente trimestre del 2009 (40,0%). Sempre nei primi tre mesi dell'anno le uscite totali sono diminuite in termini tendenziali dello 0,7%; il loro valore in rapporto al Pil si è ridotto di 0,7 punti percentuali, attestandosi al 48,6% contro il 49,3% del corrispondente trimestre 2009. Lo comunica l'Istat. In particolare, le entrate correnti hanno registrato un aumento tendenziale dello 0,1% dovuto all'effetto combinato di una diminuzione delle imposte dirette (-0,6%) e dei contributi sociali (-0,7%), e di una crescita delle imposte indirette (+0,9%) e delle altre entrate correnti (+1,6%). Le entrate in conto capitale hanno registrato una crescita in termini tendenziali del 37,7%. In particolare, spiega l'Istat, le imposte in conto capitale sono aumentate per effetto della contabilizzazione dei versamenti una tantum relativi ai prelievi operati in base al cosiddetto scudo fiscale, con la riapertura dei termini. Per quanto riguarda le uscite correnti, esse hanno registrato sempre nel primo trimestre dell'anno un aumento tendenziale dello 0,9%. Tale aumento deriva da una diminuzione del 2,9% dei redditi da lavoro dipendente e degli interessi passivi (-3,8%) e da una crescita dell'1,6% dei consumi intermedi, del 2,4% delle prestazioni sociali in denaro e del 5,9% delle altre uscite correnti. Le uscite in conto capitale sono diminuite in termini tendenziali del 20,7%; in particolare, gli investimenti fissi lordi sono calati del 9,5% e le altre uscite in conto capitale del 37,9%.
2010-07-01 1 Luglio 2010 FINANZA Istat, crollano gli investimenti: meno 12,1% nel 2009 Crollano gli investimenti fissi lordi: nel 2009 hanno registrato una diminuzione del 12,1% in termini reali, accentuando la fase di contrazione iniziata nel 2008 (-4,0%). Lo fa sapere l'Istat, in uno studio. Si tratta di un livello mai raggiunto prima, almeno a partire dal 1970, inizio delle relative serie storiche, e paragonabile solo al calo registrato durante la precedente crisi del 1993, quando si raggiunse un -11,5%. La diminuzione della spesa in beni capitali nel 2008 e nel 2009 ha interessato tutti i settori dell'economia: agricoltura, industria e servizi. Il calo più ampio degli investimenti fissi lordi - che vanno dall'acquisto di macchinari e attrezzature sino alle costruzioni (fabbricati, uffici ma anche abitazioni) - riguarda il settore agricolo: nel 2009 ha fatto registrare un -17,4%, in ulteriore flessione rispetto al -2,7% del 2008. Male anche il settore industriale dove si è registrato un calo del 14,9% rispetto all'anno precedente (dopo un -4,1% nel 2008). Così come il settore dei servizi per il quale si rileva un calo della spesa per capitale fisso pari a -10,6% nel 2009 (-4,0% nel 2008). Quanto agli investimenti del settore dei servizi, valutati al netto degli investimenti in abitazioni (anch'esse comprese tra i beni), risultano in calo dell'11,3% nel 2009 (-5,1 nel 2008). Guardando agli investimenti fissi lordi per addetto, nel 2009 in media ammontano a 9.600 euro, rafforzando la tendenza alla diminuzione manifestatasi già nel 2008 (10.600 euro, contro gli 11.000 euro nel 2007). Quanto allo stock di capitale netto, la sua crescita in termini reali "registra una brusca frenata", attestandosi allo 0,5% rispetto all'1,3% del 2008 e all'1,7 del 2007. La dinamica positiva del 2009 è dovuta esclusivamente alla crescita registrata nel settore dei servizi (+0,9%); mentre nel settore industriale registra una diminuzione dello 0,5% e, ancora più marcata, nel settore dell'agricoltura, dove il calo è pari all'1,2%. Infine, nel 2009 il tasso di crescita degli ammortamenti si attesta allo 0,7%, in rallentamento rispetto all'anno precedente (+1,5%). A GIUGNO CERSCE LA PRODUZIONE INDUSTRIALE Cresce la produzione industriale a giugno. Il Centro studi Confindustria rileva in giugno un aumento dell'1,1% su maggio (dati destagionalizzati), quando si era avuto un incremento dell'1,4% su aprile (+1,8% la stima preliminare, rivista sulla base dei consuntivi comunicati dalle imprese). A giugno il recupero dai minimi toccati nel marzo 2009 sale al 10,9%, mentre si riduce al -17,6% la caduta dal picco precrisi (aprile 2008).In giugno la variazione sui dodici mesi è stata del 10,0%. In maggio la dinamica tendenziale è stata dell'8,0% (dati al netto del diverso numero di giornate lavorative). Le imprese che lavorano su commessa indicano un maggiore afflusso di ordinativi: +1,2% in giugno rispetto a maggio (+3,3% su base annua), quando vi era stato un aumento dello 0,4% su aprile (+2,5% annuo). Il Csc stima per il secondo trimestre 2010 un'accelerazione della produzione al 2,5% sul primo, dall'1,7% del periodo precedente. Nel terzo trimestre si profila un'ulteriore recupero guidato da domanda estera e ricostituzione delle scorte: la crescita ereditata è già dell'1,2%, mentre le indagini qualitative presso le imprese manifatturiere segnalano più alte attese di produzione a tre mesi (specie tra le imprese esportatrici), scorte ritenute più basse del normale (ISAE) e giudizi più elevati sugli ordini dal'estero (indagine PMI).
2010-06-24 24 giugno 2010 LA CRISI Industriali: fuori da recessione Istat: disoccupati al 9,1% "L'economia italiana è fuori dalla recessione" per il Centro Studi di Confindustria che oggi prevede una ripresa "più solida rispetto alle stime rilasciate a dicembre". Nonostante un impatto restrittivo della manovra economica 2011-2012, che il CsC stima in un -0,4% l'anno", gli economisti di via dell'Astronomia hanno rivisto al rialzo le stime sulla crescita al +1,6% del Pil per il 2011 (dal +1,3%). +1,2% nel 2010 (da +1,1%). La disoccupazione è invece attesa in aumento, dopo 528mila i posti di lavoro già persi a fine 2009 in 2 anni di crisi. "La ripresa annunciata un anno fa in forma di germogli ha acquistato impeto". Sul fronte del lavoro s iprevede una "partenza ritardata", con un parziale e lento recupero solo nel 2011 (+0,5%). Mentre il cuscinetto della cassa integrazione "ha dimezzato il calo di occupati"" i 528mila posti di lavoro persi dal primo trimestre 2008 al quarto 2009 rappresentano una contrazione del numero di occupatì pari alla meta della modalità di calcolo statistica delle Ula (unità lavorative equivalenti a tempo pieno), che sale a un milione e 91mila in meno. Mentre sul fronte dei conti pubblici "se completamente effettuata e confidando nella miglior crescita, la manovra messa a punto dal Governo e all'esame del Parlamento piegherà il deficit pubblico al 4,1% nel 2011, dal 5,1% di quest'anno, ma il debito pubblico arriverà al 118,9% del Pil". Quanto alla manovra, le misure per 2011 e 2012 "hanno nell'immediato un impatto frenante stimabile in uno 0,4% di Pil in meno per ciascuno dei prossimi due anni". L'inflazione "sarà contenuta poco oltre quella dell'eurozona". ISTAT: Il tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2010 è salito al 9,1% (dato non destagionalizzato) dal 7,9% dello stesso periodo del 2009. Si tratta del livello più alto dal primo trimestre del 2005. Lo rileva l'Istat, sottolineando che il tasso destagionalizzato è, invece, pari all'8,4%, il livello più alto rispetto ad uno stesso dato destagionalizzato dal terzo trimestre del 2003. L'occupazione nel primo trimestre del 2010 è diminuita di 208 mila unità rispetto allo stesso periodo del 2009. Lo rileva l'Istat, precisando che "c'è ancora il segno meno ma la caduta è meno intesa". Nello stesso periodo - fa notare sempre l'Istituto - erano al lavoro 22 milioni e 758 mila persone. Quindi, il calo degli occupati rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente è pari allo 0,9%.
24 Giugno 2010 CORTE DEI CONTI "Sacrifici necessari ma basta con gli sprechi" I sacrifici sono "necessari" ma basta con lo spreco di denaro pubblico. È il monito del procuratore generale della Corte dei Conti, Mario Ristuccia, durante la requisitoria nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio 2009. "Se è necessario chiedere sacrifici a molte categorie di cittadini, tra le quali purtroppo anche quelle più deboli, appare ancor più necessario affrontare con decisione i problemi della cattiva amministrazione e dello spreco di pubblico denaro". Il contenimento della spesa pubblica "è essenziale", ha detto Ristuccia, precisando che "il problema essenziale appare essere quello del contenimento della spesa pubblica e della individuazione dei settori in cui operare. Nella precedente relazione si erano in particolare prese in esame le possibili soluzioni offerte da un forte recupero dell'area dell'evasione fiscale, dall'alienazioni di beni del patrimonio pubblico e da una più incisiva riforma pensionistica". La Corte dei Conti, poi, boccia la struttura "pletoriaca" di Regioni ed enti locali "ripartita in numerosissimi e spesso inutili centri di spesa" che "richiedono soprattutto erogazione di stipendi, gettoni ed emolumenti vari per una moltitudine di amministratori, manager pubblici, consiglieri e consulenti" e che hanno "un elenco di attività utili sovente a procurare unicamente opportunità di una comoda collocazione a soggetti collegati con gli ambienti della politica". Poi Ristuccia passa agli esempi: l’apparato burocratico delle Province costa 43 euro per ogni cittadino, mentre il Calabria il costo è quasi il doppio (83,5). "Tra le spese delle Province - afferma il procuratore - quella più rilevante attiene alla funzione di amministrazione generale, per cui in media il mantenimento dell’apparato burocratico delle Province costa al cittadino circa 43 euro pro-capite (nella Regione Calabria 83,5 euro)". BUONI RISULTATI NELLA LOTTA ALL'EVASIONE Buoni risultati per la lotta all'evasione nel 2009. "Le linee operative adottate dall'Agenzia delle Entrate - spiega ancora Ristuccia - hanno consentito nel 2009 un incremento del 19,8 per cento rispetto all'anno precedente delle riscossioni complessive, pari a 7,043 miliardi". Particolare efficacia va inoltre riconosciuta all'applicazione dei cosiddetti istituti deflativi del contenzioso (accertamento con adesione, acquiescenza e conciliazione giudiziale) che, comportando la diminuzione della conflittualità nei rapporti con i contribuenti e favorendo l'immediata riscossione delle somme dovute, hanno fatto registrare un incremento del 60% rispetto al 2008 della relativa quota di incassi. L'azione di contrasto all'economia sommersa svolta dalla Guardia di Finanza ha portato all'individuazione di 7.513 evasori totali, i quali avevano omesso di presentare le dichiarazioni annuali relative a 13,7 miliardi di redditi imponibili, con incrementi rispettivamente superiori del 5,3% e del 38,3% rispetto al 2008, mentre la lotta alle frodi ed alle evasioni più gravi costituenti reato ha portato alla denuncia all'Autorità Giudiziaria di 11.489 indagati, di cui 134 arrestati, con un incremento, rispettivamente, del 33% e del 20% rispetto al 2008. MANOVRA Con la manovra economica attualmente al vaglio del Senato è "elevato il rischio di un impatto di segno negativo sulla crescita economica". Lo dice il presidente di Sezione della Corte dei Conti Gian Giorgio Paleologo nel suo intervento durante il giudizio di parificazione sul rendiconto dello Stato per il 2009. Questa minor crescita stimata in uno 0,5%, da qui al 2013, porta al "rischio di un assottigliamento degli effetti attesi sul disavanzo soprattutto per via della flessione del gettito fiscale connessa ad un più basso livello di attività economica".
2010-06-15 15 Giugno 2010 ISTAT Esportazioni, boom ad aprile Aumentano del 15,2% Boom delle esportazioni ad aprile: aumentano del 15,2% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, con andamenti più dinamici per il mercato comunitario (+17,2%) rispetto a quello esterno all'Unione europea (+12,6%). Le importazioni registrano un incremento del 18,3%, derivante da una crescita del 14,1% dei flussi dai Paesi Ue e da un aumento del 23,9% di quelli provenienti dai Paesi non comunitari. È quanto comunica l'Istat, evidenziando che il saldo commerciale risulta negativo per 829 milioni di euro, in peggioramento rispetto al disavanzo di 76 milioni di euro dello stesso mese dell'anno precedente. Nel periodo gennaio-aprile 2010, rispetto al corrispondente periodo del 2009, le esportazioni sono aumentate dell'8,8% (+8,7% per i Paesi Ue e più 8,9% per i Paesi esterni all'area) e le importazioni del 12,5% (+ 10,9% per l'area Ue e più 14,6% per quella extra-Ue). Nei primi quattro mesi dell'anno il deficit commerciale, pari a 9,2 miliardi di euro, è più ampio di quello del corrispondente periodo del 2009 (5 miliardi di euro).
15 Giugno 2010 FIAT Pomigliano, accordo separato La Fiom conferma il no È stato firmato nel pomeriggio l'accordo tra la Fiat e Fim-Cisl, Uilm, Ugl e Fismic per lo stabilimento di Pomigliano. All'intesa non ha aderito la Fiom che, pur partecipando all'incontro, ha deciso di non firmare come già aveva annunciato. L'intesa, siglata presso la sede di Confindustra, prevede un testo modificato a 16 punti, uno in più rispetto a quello presentato in precedenza dall'azienda. Il 16esimo punto prevede infatti l'istituzione di una commissione paritetica per la verifica delle eventuali inosservanze dell'accordo stesso. I sindacati hanno poi deciso di convocare per martedì 22 giugno il referendum tra i lavoratori dello stabilimento che dovranno dare un parere sull'intesa siglata oggi. Intanto è prevista la cassa integrazione a luglio alle Presse e alle Carrozzerie dello stabilimento di Mirafiori. Secondo quanto riferiscono i sindacati l'azienda ha annunciato, oggi, la cassa integrazione alle Presse, nei giorni del 16,23,29 e 30 luglio. Il provvedimento interesserà 757 operai e 101 impiegati. Per quanto riguarda le Carrozzerie, la cig interesserà gli addetti della linea della Multipla dal 12 al 30 luglio a cui si aggiungeranno dal 22 al 30 luglio quelli delle linee Idea, Musa e Punto e i lavoratori della MiTo dal 29 e 30 luglio, con la fermata produttiva complessiva gli ultimi due giorni del mese. IL NO DELLA FIOM Il no ufficiale della Fiom è arrivato alle 18 e 30. Condito con un rilancio sullo sciopero del 25 giugno, che i metalmeccanici della Cgil faranno di 8 ore (4 in più di quelle previste), e una proposta alla Fiat di tornare ad applicare a Pomigliano d’Arco il contratto nazionale, che già consente di fare 18 turni settimanali e 40 ore di straordinari in più, garantendo una produzione annua superiore alle 270mila Panda indicate come obiettivo dall’azienda. Senza quelle aggiunte, chieste invece da Marchionne nel testo dell’intesa siglata venerdì scorso con le altre sigle, in presenza delle quali l’organizzazione delle "tute blu" cigielline ritiene che "non sia possibile firmare quel testo" che "contiene profili d’illegittimità giuridica", ha detto il segretario generale Maurizio Landini al termine del comitato centrale riunitosi ieri pomeriggio. A nulla è valsa la (molto) cauta apertura della "casa-madre" di Corso d’Italia che poco prima, riunendo la segreteria, aveva prodotto un comunicato in cui si dice "sì alla difesa dell’occupazione e alla necessità di rendere pienamente produttivo il futuro investimento", ma si ipotizza che alcune richieste della Fiat "possano violare leggi e Costituzione". Un’apertura testimoniata da quanto detto domenica alla festa della Cisl di Levico da Guglielmo Epifani, il segretario generale della Cgil (che ieri, prima delle rispettive riunioni, ha ricevuto Landini), e in qualche modo confermata dai toni concilianti usati ieri sera dal ministro del Lavoro: Maurizio Sacconi ha fatto "appello ai vertici confederali" della Cgil "affinché una valutazione più generale induca la stessa categoria ad accettare l’intesa, pur con le riserve manifestate". La posizione della Fiom appare granitica, però. Il testo finale è stato votato all’unanimità. E già a riunione ancora in corso Fausto Durante, il leader della "mozione Epifani" all’interno della Fiom, aveva anticipato che "non è oggi il giorno in cui la Fiom si spacca". Ora i riflettori si spostano sulla sede della Confindustria dove (a rimarcare la rinnovata vicinanza fra l’associazione e il gruppo torinese presieduto da John Elkann) per oggi alle 14 la Fiat ha convocato i sindacati firmatari dell’intesa dell’11: Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl. La convocazione, comunque, è stata inviata per conoscenza anche alla Fiom. Il tempo incalza: fra giovedì e venerdì si vorrebbe tenere il referendum fra i 5mila lavoratori dello stabilimento in cui l’azienda punta a investire 700 milioni per costruire, dal 2012, 270mila autovetture Panda, spostandone la produzione dalla Polonia. Il maggior punto d’attrito è sulle limitazioni al diritto di sciopero, che prevede in alcuni casi la punibilità per chi li dovesse attuare. La stessa Cgil annota al riguardo che questa clausola è "illegittima" perché "pretende di trasformare in illecito, passibile di licenziamento, l’esercizio individuale di sciopero". Lo scontro con gli altri sindacati è anche sul referendum: per la Fiom "è impossibile sottoporre a voto" accordi che violano i contratti e la Costituzione. Un rilievo cui ha prontamente risposto, per la Cisl, Luigi Sbarra: il diritto di sciopero "non è leso", quanti pensano il contrario "offendono il ruolo della contrattazione sindacale centrata sul principio di responsabilità per il lavoro e lo sviluppo". L’altro aspetto contestato dalla Fiom riguarda non tanto gli orari, con la turnazione prevista su 3 al giorno di 8 ore (punto su cui la Cgil sarebbe pronta a chiudere un occhio), quanto le misure anti-assenteismo. "Non comprendiamo – ha spiegato Landini – che Fiat, per fare investimenti, voglia far passare l’idea che bisogna cancellare i contratti e le leggi". Tanto più, si rimarca, che per centrare gli obiettivi indicati basterebbe applicare il contratto nazionale. Infine Fiom ricorda alla Fiat che "bisogna trovare una soluzione" anche per Termini Imerese. Eugenio Fatigante
15 giugno 2010 La sfida del "saper fare". Insieme Ma all'accordo non esiste alternativa Che cosa potrà fare la Fiom-Cgil se la Fiat decidesse davvero di non investire più a Pomigliano d’Arco: sventolerà il contratto nazionale di fronte agli operai in mobilità, paga d’aver salvato uno storico vessillo, a costo del sacrificio di 5mila posti di lavoro diretti e 10mila d’indotto? O è convinta di avere la ragione e la forza necessarie per poter vincere? E come pensa di poter difendere i lavoratori un’organizzazione che rifiuta sistematicamente qualsiasi innovazione, non firma gli accordi (compreso l’ultimo rinnovo di quel contratto nazionale che ora difende)? Le domande si affollano in attesa di capire quale sarà oggi l’atteggiamento della Fiat di fronte all’ennesimo "no" dei metalmeccanici Cgil, se esistono ancora margini di trattativa, se il gruppo automobilistico deciderà di far affidamento sulla responsabilità di Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl e dar corso comunque all’investimento da 700 milioni di euro. In realtà, in molte altre aziende, specie nei periodi di crisi, i sindacati hanno firmato accordi con piccole e grandi deroghe al contratto nazionale. Ma la portata di questo passaggio, per la sua valenza simbolica e le grandezze coinvolte segnerà di fatto un punto di non ritorno. La posizione di chi – come la Fiom – difende strenuamente funzioni e prerogative del contratto nazionale è legittima e comprensibile, perché i rischi di un indebolimento delle tutele dei lavoratori nell’immediato possono apparire reali. Ma non sembra fare i conti né con il mutare del quadro economico né con il diverso ruolo che il sindacato può – anzi deve – giocare in uno scenario così mutato. In un mondo globalizzato, nel quale le fabbriche sono "portatili" e le produzioni manifatturiere possono essere svolte quasi indifferentemente in Europa, in Sudamerica o in Asia, pensare di essere protetti dai codicilli di un contratto nazionale è illusorio. Se si guarda al rapporto di forza tra impresa e dipendenti in termini di conflitto tradizionale, non c’è (quasi) speranza. Ci sarà sempre un altro Paese nel quale sarà più conveniente produrre, ci saranno sempre persone – all’estero e addirittura nel nostro Paese – disposte a fare il nostro stesso lavoro per meno, anche molto meno. E così o si lotta opponendo una serie di no – col rischio concreto però di perdere a pezzo a pezzo aziende e occupazione – oppure si tenta la sfida, anche culturale, di cambiare completamente prospettiva, di coinvolgersi fino in fondo. L’impresa con una maggiore responsabilità sociale, il sindacato con un modello partecipativo. Il vantaggio competitivo che oggi può essere ancora sfruttato dai lavoratori italiani è il "saper fare", la qualità di alcune nostre lavorazioni . Ma più ancora il "farlo insieme". Non c’è contratto nazionale né legge ordinaria e neppure Statuto dei lavoratori che possa assicurare la garanzia del posto e un livello salariale dignitoso, con la stessa efficacia di un rapporto collaborativo azienda-lavoratori. Attraverso una contrattazione locale, flessibile e continua, tagliata "su misura". Una contrattazione aziendale capace di rispondere in tempo reale alle mutate esigenze dell’impresa, in grado di tutelare i lavoratori rendendoli protagonisti del processo produttivo e non passive comparse. È solo la corresponsabilità imprenditoriale dei lavoratori e dei loro rappresentanti che può garantire un futuro al nostro tessuto industriale e quindi agli stessi operai. Anche quest’ultima vertenza lo dimostra. Lo spazio per salvare e rilanciare Pomigliano sta tutto lì, nella capacità di affrontare insieme, in maniera condivisa attraverso commissioni paritetiche e altri strumenti partecipativi, i problemi (reali) posti dall’azienda. Senza rigidità eccessive e blocchi ideologici da ambo le parti. Lo abbiamo già scritto e lo ribadiamo: per il Sud e per il Paese non c’è alternativa accettabile all’accordo. Il resto è masochismo. Francesco Riccardi
2010-06-05 5 Giugno 2010 COREA DEL SUD Crisi Ungheria, Draghi: no rischi per banche italiane Le banche italiane non corrono rischi sistemici dalla crisi ungherese. Lo ha affermato il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi parlando al termine del G20. Secondo Draghi, "le banche sono adeguatamentecapitalizzate. Hanno un modello tradizionale di business e di gestione del rischio" che le mette al riparo. Il governatore ha poi citato fra i diversi fattori di forza anche "la supervisione". Il G20 stringe sull'adozione di "forti misure" per migliorare "la trasparenza, la regolazione la supervisione di hedge fund, agenzie di rating, bonus e derivati non regolamentati". È quanto si legge nel comunicato finale del G20 che ha deciso di "accelerare" tale processo con la collaborazione dell'Fsb di Mario Draghi. L'Europa dovrebbe seguire la strada degli Stati Uniti che hanno pubblicato gli stress test effettuati sulle banche e premono affinchè il Vecchio Continente faccia altrettanto. Questa la posizione del governatore della Banca d'Italia Mario Draghi parlando al termine del G20 dove ha preso parte anche in qualità dipresidente dell'Fsb. Draghi ha spiegato che realizzare e pubblicare gli stress test da parte degli Usa "ha avuto molti benefici positivi per i mercati".
5 giugno 2010 LA CRISI Allarme Ungheria, affondano euro e Borse Sembra di rivedere un film già visto: il nuovo "caso Ungheria" e la bomba derivati hanno mandato al tappeto le Borse e rispedito l’euro ai livelli di quattro anni fa, a quota 1,1971 contro il dollaro. Se a questo – che è già abbastanza – si aggiungono i dati macro-economici poco confortanti provenienti dagli Usa e il malumore di Wall Street (Nasdaq e Dow Jones sotto di tre punti percentuali a pochi minuti dalla chiusura) è più facile leggere i "numeri" dei listini Ue: Milano ha perso il 3,79%, Parigi il 2,86%, Londra l’1,63% e Madrid, peggior piazza in Europa, il 3,8%. A Budapest si sta profilando uno scenario greco, con tanto di dati statistici manipolati e spettro insolvenza. "È chiaro – ha dichiarato il portavoce del primo ministro, Viktor Orban, in carica da appena una settimana – che l’economia versa in una situazione molto grave. Non penso affatto che sia un’esagerazione parlare di un rischio default". Il guaio è che anche nel Paese dell’Est Europa qualcuno avrebbe messo lo zampino sui dati statistici che fotografano lo stato dei conti pubblici: il portavoce ha infatti parlato di numeri "manipolati" dal precedente governo, che "mentono" sulla situazione reale dell’economia del Paese. La reazione dei mercati non si è fatta attendere, anche perché l’allarme era già scattato giovedì: Lajos Kosa, ex presidente del partito Fidesz oggi al potere, aveva infatti definito come "molto tenui" le possibilità per il Paese di evitare una situazione simile a quella greca. E così il fiorino nel giro di 24 ore ha perso il 5,5%, scendendo a quota 272 contro l’euro. Non solo: i Credit default swap (Cds), vale a dire gli strumenti finanziari che assicurano contro il fallimento, sono balzati di 69 punti base a 391,5 punti e la Borsa di Budapest è arrivata a perdere l’8,4%, per poi terminare la seduta in calo del 3,3% a 21.288,93 punti. L’Ungheria si trova da tempo in una situazione difficile e dall’autunno del 2008 gode di iniezioni finanziarie da parte di varie istituzioni internazionali: finora il Fondo monetario internazionale, l’Unione europea e la Bce hanno messo sul piatto ben 20 miliardi di euro. Secondo qualche analista, tuttavia, potrebbe trattarsi anche di una precisa strategia politica, che punta sull’esagerazione delle difficoltà per l’impossibilità di mantenere la promessa elettorale di tagliare le tasse. Un gioco pericoloso perché la credibilità finanziaria del Paese, a questo punto, è per lo meno messa in discussione. Tanto che i timori per la crisi dell’Ungheria hanno già alimentato la paura per l’effetto contagio e spinto a livelli record il rischio debito dell’Eurozona, compresa la Germania, finora considerato il Paese dell’area più solido: l’indice Markit iTraxx dei Cds sul debito sovrano che raggruppa i 15 Paesi dell’Europa occidentale sono saliti di 21 punti base, al massimo storico di 174,4. La situazione nell’Est Europa è dunque particolarmente delicata e non va dimenticato che, un paio di settimane fa, la Bulgaria ha rinunciato ad entrare nello "Sme2", l’anticamera dell’ingresso nell’euro, dopo aver scoperto una serie di accordi non iscritti in bilancio che hanno fatto lievitare il deficit 2009 dall’1,9% al 3,7%. Particolarmente colpiti ieri a Piazza Affari i titoli delle banche che negli ultimi anni si sono proiettate ad Est, ovvero Intesa SanPaolo (-6,1%) e Unicredit (-5,6%), anche se l’Ad di Intesa, Corrado Passera, ha precisato che "noi abbiamo una bella banca in Ungheria, un Paese che rappresenta poco meno del 2% dei nostri attivi". Guai seri, invece, per Société Générale sui timori di un possibile buco legato all’esposizione della banca francese sui derivati. Il gruppo ha rifiutato di replicare alla richiesta di un commento da parte delle agenzie di stampa, ma, secondo quanto risulta a Bloomberg, starebbe contattando direttamente gli analisti finanziari per smentire l’esistenza del possibile "buco". Marco Girardo
2010-06-04
4 Giugno 2010 EUROSTAT Pil Italia a +0,5% Miglior risultato in Eurolandia A sorpresa, il Belpaese sorpassa Francia, Germania e Gran Bretagna. Il nostro Pil infatti è cresciuto nel primo trimestre più della media di Eurolandia. L'Italia, ha sancito Eurostat, ha fatto registrare una crescita del Pil dello 0,5%, nel quarto trimestre del 2009 si era registrato un -0,1%. Il dato è migliore di quello della Francia (+0,1%), della Germania (+0,2%) e della Gran Bretagna (+0,3%). Positivo nei primi tre mesi del 2010 anche il Pil spagnolo (+0,1%) mentre la Grecia soffre ancora (-0,8%). Stabile il pil nell'Eurozona: secondo Eurostat nel primo trimestre la crescita è stata pari a +0,2% come negli ultimi tre mesi del 2009. Anche nell'Europa a 27 il Pil ha segnato un +0,2%. Ieri il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, aveva ribadito che i conti italiani sul 2010 tengono spiegando che la crisi "ha accelerato l'impegno a correggere i nostri conti sul 2011 e 2012".
3 GIUGNO 2010 RICERCA Censis, tra 20 anni Sud sempre più povero di risorse umane Sempre più anziani e meno giovani, divario crescente tra Nord e Sud. È l'Italia fra 20 anni così come è stata disegnata questa mattina al Censis nel corso di una tavola rotonda organizzata nell'ambito dell'annuale appuntamento di riflessione "Un mese di sociale", giunto alla ventiduesima edizione. Presenti, tra gli altri, il Presidente del Censis Giuseppe De Rita e il Direttore Generale Giuseppe Roma, il Presidente dell'Ispi Boris Biancheri, il Presidente del Cnel Antonio Marzano e il Direttore Generale del Comune di Torino Cesare Vaciago. Nel 2030 la popolazione residente in Italia sarà di 62 milioni 129 mila persone, il 3,2% in più rispetto al 2010. Mentre gli abitanti delle regioni del Sud diminuiranno (-4,3%), saranno i residenti nel Centro-Nord ad aumentare in modo consistente (+7,1%) soprattutto per effetto dell'immigrazione. Nel medio periodo crescerà quindi l'Italia più ricca (2,8 milioni di persone in più nel Centro-Nord nei prossimi vent'anni), mentre il Mezzogiorno, in assenza di interventi significativi, continuerà a perdere attrattività (890 mila abitanti in meno). L'emorragia di risorse umane nel Sud è indicata anche da un tasso migratorio (saldo tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche) negativo (-1,0 per mille abitanti nel 2020) rispetto a quello positivo del Centro-Nord (+5,2). Il trend di impoverimento del capitale umano al Sud comporterà un allargamento del divario rispetto al Nord sia come mercato di consumatori, sia come bacino di lavoratori, intaccando così i principali fattori di generazione della ricchezza. In base alle previsioni demografiche, i giovani di 18-34 anni diminuiranno, con un forte calo nel prossimo decennio (passeranno dai 12 milioni 26 mila del 2010 ai 10 milioni 836 mila del 2020, segnando un -9,9%), che tenderà ad attenuarsi successivamente, fino ai 10 milioni 791 mila del 2030 (-10,3% nell'intero periodo 2010-2030, cioè 1 milione 235 mila in meno). I giovani passeranno quindi da una quota del 20% della popolazione complessiva al 17,4% e i bambini di 0-14 anni passeranno dal 14% di oggi al 12,9% fra vent'anni. Contemporaneamente gli over 65 anni aumenteranno dagli attuali 12 milioni 216 mila a 16 milioni 441 mila nel 2030 (+34,6%), rappresentando così il 26,5% della popolazione italiana (il 20,3% nel 2010). E gli over 80 anni aumenteranno di 1 milione 940 mila (+55,2% nel periodo 2010-2030) arrivando a 5 milioni 452 mila, ovvero l'8,8% della popolazione complessiva (il 5,8% nel 2010). Anche la vita media continuerà ad allungarsi, di quasi due mesi in più all'anno per i prossimi vent'anni, fino a 82,2 anni per gli uomini e 87,5 anni per le donne nel 2030 (la speranza di vita era pari rispettivamente a 76,5 anni per gli uomini e 82,3 anni per le donne nel 2000). Al punto che l'età media di un italiano sarà passata da 40,9 anni nel 2000 a 47 anni nel 2030. L'età media della madre al parto continuerà a innalzarsi: 30,4 anni nel 2000, 31,3 anni nel 2010, 32,1 anni nel 2020, 32,6 anni nel 2030. Al Sud le donne continueranno a mettere al mondo i figli a una età leggermente più giovane (31,1 anni) rispetto a quelle residenti nelle regioni del Centro-Nord (33,4 anni).
2010-06-01 1 giugno 2010 ISTAT Tasso disoccupazione record Ad aprile 8,9%, massimo da 2001 Il tasso di disoccupazione ad aprile è fissato all'8,9%, dall'8,8% di marzo. Lo rileva l'Istat, precisando che si tratta del dato peggiore dal quarto trimestre del 2001. In un anno, ovvero da aprile 2009 allo stesso mese del 2010, il numero di occupati in Italia è diminuito di 307 mila unità. Lo comunica l'Istat nella stima mensile provvisoria, sottolineando che ad aprile 2010 il numero di occupati è pari a 22 milioni 831 mila unità (dati destagionalizzati), in aumento dello 0,2% rispetto a marzo, ma inferiore all'1,3% rispetto ad aprile 2009. Il tasso di occupazione è quindi pari al 56,9%, in aumento rispetto a marzo di 0,1 punti percentuali, ma inferiore di 0,9 punti percentuali rispetto ad aprile dell'anno precedente. Il numero di persone in cerca di occupazione ad aprile risulta pari a 2 milioni 220 mila unità, in crescita dell'1% (+21 mila unità) rispetto al mese precedente e del 20,1% (+372 mila unità) rispetto ad aprile 2009. Lo rende noto l'Istat nella stima mensile provvisoria, sottolineando che tra le persone in cerca di occupazione a crescere è, in particolare, la componente maschile. La disoccupazione maschile, infatti, ad aprile ha raggiunto un livello pari a 1 milione 190 mila unità, in aumento del 2,7% (+31 mila unità) rispetto al mese precedente, e del 27,6% (+257 mila unità) rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 29,5 per cento, con un aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,5 punti percentuali rispetto ad aprile 2009. Sono le stime provvisorie dell'Istat relative ad aprile 2010.
2010-05-27 26 Maggio 2010 RAPPORTO ANNUALE L'Istat: due milioni di giovani "fantasma" L'Italia ha il più alto numero di giovani che non lavorano e non studiano. Si chiamano Neet (Non in education, employment or training) e nel nostro paese sono oltre 2 milioni. Per questo, ha il primato europeo. Hanno un'età fra i 15 e 29 anni (il 21,2% di questa fascia di età), per lo più maschi, e sono a rischio esclusione. Lo denuncia l'Istat nel rapporto annuale presentato oggi. Questi giovani sono coinvolti nell'area dell'inattività (65,8%). Paese di vecchi. L'Italia si conferma uno dei paesi più vecchi d'Europa e quello con uno dei più bassi indici di natalità. Lo squilibrio generazionale "è tra i più marcati d'Europa". Nei prossimi decenni, la popolazione attiva è destinata a ridursi: si stima che arriverà entro il 2031 a 37,4 milioni ed entro il 2051 a 33,4 milioni. La popolazione in età attiva passerebbe così dal 65,8% di oggi al 54,2% entro il 2051. Nel rapporto annuale dell'Istat, si afferma che la questione demografica "desta grandi preoccupazioni". L'Italia, dopo la Germania, è il paese più anziano d'Europa; risente in particolare di un squilibrio generazionale: il rapporto di dipendenza tra le persone in età inattiva (0-14 anni e 65 anni e più) e quelle in età attiva (15-64 anni) è passato dal 48 al 52% in dieci anni per effetto del peso crescente delle persone anziane (da 27 ogni 100 in età attiva nel 2000 a 31 nel 2009). Il rapporto fra le persone over 65 e quelle in età 0-14 anni (indice di vecchiaia) è di 144. Era 127 nel 2000. Tenuto conto che l'indice di fecondità (1,41 figli per donna; in Italia il tasso di natalità nel 2008 è di 9,6 per mille; sta meglio solo di Austria, 9,3 per mille, e di Germania, 8,3 per mille) risente positivamente della popolazione straniera, per l'Istat questo squilibrio è destinato ad aumentare raggiungendo a metà secolo un indice di vecchiaia di 256 (112 punti in più). Ciò vuol dire - sottolinea ancora l'Istat - che è da considerare prioritario l'investimento nei giovani per assicurare la sostenibilità del paese nel futuro. Fra l'altro, si va verso un aumento della speranza di vita: nel 2050 84,5 anni per gli uomini, 89,5 per le donne. Tra oggi e il 2051 si prevede una diminuzione di circa 400 mila giovani under14 (passeranno dal 14 al 12,9% della popolazione; saranno 7,9 milioni). Mentre gli anziani dovrebbero raggiungere i 20,3 milioni. Un residente su cinque avrà più di 64 anni. I grandi anziani, oltre gli 85 anni, saranno il 7,8% del totale (4,8 milioni). Conviventi forzati. A casa con mamma e papà ma non più per scelta né per piacere. I "bamboccioni" lasciano il posto ai conviventi forzati con i genitori, costretti dai problemi economici. Nonostante le aspirazioni, i 30-34enni che rimangono in famiglia sono quasi triplicati dal 1983 (dall'11,8% al 28,9% del 2009). Rilevante è anche la crescita dei 25-29enni, dal 34,5% al 59,2%. Nel complesso, i celibi e le nubili fra i 18 e 34 anni che vivono con i genitori sono passati dal 49% al 58,6%. L'Istat, nel rapporto annuale, afferma che in sei anni (dal 2003 al 2009) sono calati di ben nove punti i giovani (18-34 anni) che per scelta vogliono vivere nella casa dei genitori: la prolungata convivenza dei figli con genitori dipende soprattutto da questioni economiche (40,2%) e dalla necessità di proseguire gli studi (34%); la scelta vera e propria arriva solo come terza battuta (31,4%), era la prima qualche anno fa. In particolare, la percentuale di giovani che dichiara di voler uscire dalla famiglia di origine nei prossimi tre anni cresce dal 45,1% del 2003 al 51,9% del 2009, aumentando di più tra i 20-29 anni che tra i 30-34 anni. Il lavoro delle donne. Si aggrava la condizione lavorativa delle donne italiane. Con la crisi - afferma l'Istat nel rapporto annuale - le lavoratrici del nostro paese peggiorano una "criticità storica": il loro tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni è sceso nel 2009 al 46,4%, oltre 12 punti percentuale in meno della media nell'Ue (58,6%). Fra il 1996 e il 2008, l'occupazione femminile era passata dal 38,2% al 47,2%. Lo scorso anno, questa tendenza si è interrotta registrando un meno 0,6%. Nell'Ue, l'Italia è migliore solo a Malta (37,7%) Formazione. La formazione è un capitolo pieno di carenze in Italia. Non riesce ad incidere nell'inclusione sociale; sul conseguimento dei titoli superiori continua a pesare una "forte disuguaglianza" legata alla classe sociale della famiglia di provenienza degli studenti. Ciò - ritiene l'Istat - blocca la mobilità sociale. Lavoratori stranieri. La crisi pesa di più sui lavoratori stranieri che italiani. Il tasso di occupazione dei primi è infatti calata nel 2009 a ritmi doppi rispetto ai secondi.
2010-05-13 13 Maggio 2010 PALAZZO CHIGI Più tasse nelle Regioni con la sanità in rosso Rischio aumento tasse per i cittadini che vivono nelle regioni con i conti della sanità in rosso. Per Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Molise, i cui presidenti sono stati questa mattina convocati a Palazzo Chigi, se non presenteranno un piano di rientro adeguato agli accordi presi con il Governo "rischiano di dover aumentare ulteriormente i tributi". Giuseppe Scopelliti, presidente della Regione Calabria è il primo a lanciare l'allarme uscendo da Palazzo Chigi dopo la riunione con il Governo. Ma non è tutto. Di fronte alla possibilità di attingere risorse dai Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas), il ministro della Salute Ferruccio Fazio replica: "Siamo in una situazione che non può consentire di utilizzare fondi Fas come un bancomat. Il Governo ha ritenuto di non dare il via libera alle richieste di utilizzo dei Fas per ripianare i deficit di 4 regioni: Campania, Lazio, Molise, Calabria. La motivazione è che queste regioni non hanno dato delle garanzie ai tavoli tecnici di monitoraggio per quanto attiene la certezza di avere dei conti certi da un lato e soprattutto di aver avviato dei processi di riqualificazione di quella che è la rete assistenziale. Le regioni saranno costrette ad attrezzarsi in altro modo". Ma il tema dei conti della sanità in rosso si sposta presto a via Parigi, sede della Conferenza delle Regioni. Questa mattina, infatti, era stata calendarizzata una riunione dei Governatori. E la 'praticà non poteva che entrare prepotentemente nell'ordine del giorno. Ed è qui che il presidente del Molise afferma: "Ci hanno chiesto di aumentare le tasse. Abbiamo detto che è assurdo, iniquo e incomprensibile". Di fronte a questa ipotesi il governatore della Campania, Stefano Caldoro dice: "Se questa è la condizione... non ho una seconda opzione". Anzi, aggiunge: "Sono d'accordo con Tremonti quando dice che i numeri sono numeri". Però osserva: "L'aumento delle tasse per noi sarebbe comunque insostenibile". Ma dal Carroccio arriva l'approvazione. Luca Zaia, presidente del Veneto plaude per la "vera assunzione di responsabilità. Oggi è stata posta una pietra miliare nell'approccio. Non possiamo più pensare ad un governo che ripiani e a piè di lista". Tra quelli che si salvano: l'Abruzzo. "Siamo sulla strada giusta - spiega il presidente Gianni Chiodi - e i risultati ci gratificano. La richiesta di aumentare le tasse avanzata dal Governo ad alcune Regioni non riguarda l'Abruzzo che ha superato positivamente il tavolo di monitoraggio di aprile".
2010-05-12 12 MAGGIO 2010 ISTAT L'Italia assaggia la ripresa il Pil cresce dello 0,5% Segnali di ripresa dall'economia italiana: nel primo trimestre, il Pil è salito dello 0,5% conginuturale, ossia rispetto al quarto trimestre 2009, e dello 0,6% annuo (ossia rispetto al primo trimestre 2009). Lo rende noto l'Istat, spiegando inoltre che la crescita acquisita per il 2010 è pari allo 0,6%. L'Istat ricorda che il primo trimestre ha avuto due giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative del primo trimestre 2009.
2010-05-11 10 MAGGIO 2010 ECONOMIA Istat, a marzo vola la produzione industriale: +6,4% La produzione industriale a marzo ha registrato un aumento dell'8,7% (indice grezzo) rispetto a marzo 2009. Lo comunica l'Istat, precisando che la variazione tendenziale corretta per gli effetti di calendario è del +6,4% (i giorni lavorativi sono stati 23 contro i 22 di marzo 2009): si tratta del miglior risultato da dicembre 2006. Per il dato grezzo, invece, il dato è il migliore da aprile 2008.
L'indice destagionalizzato ha segnato una diminuzione dello 0,1% rispetto a febbraio scorso.
10 Maggio 2010 PRESENTAZIONE Settimane sociali, un'agenda di speranza per la crescita dell'Italia "L’Italia ha bisogno di riprendere a crescere". Lo afferma il Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali nel "Documento preparatorio" in vista dell’appuntamento di Reggio Calabria (14-17 ottobre 2010) e della creazione di un’"agenda di speranza per il futuro del Paese". Cinque le parole chiave che possono costituire i cardini dell’agenda e corrispondono ad altrettante "risorse principali" già presenti: "intraprendere", "educare", "includere le nuove presenze", "slegare la mobilità sociale", "completare la transizione istituzionale". Su quest’ultimo punto il testo sottolinea che "le istituzioni politiche devono completare il passaggio a un modello più competitivo" e richiama come "l’adesione alla prospettiva del bene comune" porti "a riconoscere come prioritario il problema di una concezione e di una prassi coerentemente sussidiaria del federalismo", evidenziando "come tale processo possa essere completato nella direzione che combina con maggiore efficacia le istanze di sussidiarietà e quelle di solidarietà che, non meno delle prime, degenerano non appena sottratte ai vincoli di limiti chiari e responsabilità imputabili".
2010-05-06 6 Maggio 2010 UNIONCAMERE La disoccupazione frena "Quest'anno 830 mila assunzioni" Frena nel 2010 l'emorragia di posti di lavoro: sono 830.000 le assunzioni previste per quest'anno dalle imprese italiane, 50.000 in più di quelle messe in conto nel 2009. Lo evidenzia il Rapporto Unioncamere 2010. Il saldo tra entrate e uscite tuttavia è negativo: -1,5% il calo atteso per l'occupazione nei 12 mesi, migliore del 2009 (-2%). It e ambiente. Passa dall'adozione diffusa di soluzioni It e dall'attenzione all'ambiente, il recupero del potere competitivo delle Pmi. Lo afferma il Rapporto Unioncamere 2010. Nel 2009, la quota di medie imprese industriali che ha effettuato investimenti in software e servizi informatici è stata pari al 25% del totale e sono collocate soprattutto nel Nord-Est. Emerge da un approfondimento di indagine di Unioncamere in collaborazione con Assinform sull'utilizzo di soluzioni informatiche nelle Pmi manifatturiere (tra i 20 e i 499 dipendenti). Questa tipologia di investimenti si colloca al secondo posto tra quelli effettuati, dopo gli investimenti in macchinari e apparecchiature elettroniche (56%) ma precedendo in modo significativo tutte le altre destinazioni di investimenti. Investimenti informatici. La stessa graduatoria si conferma anche nelle previsioni delle imprese relative al 2010, anche se la quota di medie imprese che intende investire in It scende al 17%. Nelle piccole imprese (20-49 dipendenti) invece, la percentuale di investimenti informatici effettuati nel 2009 scende all'11%, e anche in questo caso cala nel 2010, con una previsione del 7%. Riguardo all'ambiente, la green economy 'made in Italy' segue due vie principali: lo sviluppo di alcuni settori innovativi (energie alternative in primis) e la riconversione in chiave ecosostenibile di comparti tradizionali legati al manifatturiero. I dati dimostrano come la strada sia già intrapresa: il 30% delle Pmi è particolarmente attento a effettuare investimenti in prodotti o tecnologie volte a conseguire risparmi energetici e/o minimizzare l'impatto ambientale. L'interesse sale al 37% per le imprese industriali di media dimensione e per le aziende specializzate nelle produzioni agroalimentari. A livello territoriale, il sud risulta essere l'area geografica in cui appare più consistente la fascia di imprese che investiranno in prodotti e tecnologie a minor impatto ambientale (38%). Efficienza. Sul fronte occupazione, Unioncamere evidenzia come per piccole e piccolissime imprese - comprese quelle artigiane - sia stata più intensa la contrazione di posti di lavoro (-2,4%), soprattutto tra le unità manifatturiere (-4%). Pur nelle difficoltà, le imprese continuano a puntare a una maggiore efficienza, possibile elevando la qualità delle assunzioni. Nel 2010, infatti, la contrazione occupazionale prevista per operai e personale non qualificato sembra superare il 2% (-2,1%), mentre quella relativa alle professioni medium e high skills scenderebbe sotto all'1% (-0,9% per i dirigenti e -0,6% per impiegati e tecnici).
010-05-05 5 Maggio 2010 LE STIME Ue, la ripresa è in corso Italia a passo lento L'economia italiana registrerà quest'anno un consolidamento della ripresa che procederà, comunque a passo lento, sia nel 2010 che nel 2011. Lo prevede la Commissione europea nel suo rapporto di primavera, indicando per Roma previsioni di crescita pari a 0,8% per il 2010 e a 1,4% nel 2011. Le stime sono vicine a quelle di autunno, che indicavano +0,7% e +1,4% quest'anno e il prossimo, e si confrontano con previsioni governative di 1,1% e 2% rispettivamente. Di conseguenza i saldi del bilancio pubblico rimarranno fortemente in rosso, con il deficit fermo al 5,3% del Pil quest'anno e al 5% il prossimo e il debito a 118,2% nel 2010 e a 118,9% nel 2011. Il governo prevede nel piano di stabilità un deficit al 5% del Pil e un debito a 116,9% quest'anno e saldi pari a 3,9% e a 117,8% il prossimo. Per molti anni l'Italia ha accusato un rapporto deficit/Pil tra i più rilevanti tra i Paesi europei, ma con l'esplosione della crisi finanziaria e la conseguente recessione, la Penisola si scopre tra i Paesi più virtuosi sui conti pubblici. È quanto emerge dalle previsioni di primavera della Commissione europea che indica per l'Italia un deficit al 5% rispetto a una media del 7,2%. Tra i big dell'area euro la Francia nel 2010 avrà un deficit all'8% del Pil e al 7,4% l'anno prossimo. In linea con l'Italia è la Germania con deficit al 5%, mentre l'Olanda supera il 6% e la Spagna presenta un deficit di oltre il 10% del pil. Poco meglio il Portogallo all'8,5%. Fuori dall'area euro, la Gran Bretagna presenta un rilevante squilibrio dei conti pubblici con un rapporto deficit/Pil al 12% nel 2010 secondo le previsioni della Commissione europea e nel 2011 al 10% del Pil.
2010-05-04 DATI INPS In aprile forte frenata della cassa integrazione (-5,7%) Forte frenata congiunturale per le richieste di cassa integrazione nel mese di aprile: rispetto a marzo si è registrato un calo del 5,7%, passando dai 122,6 milioni di ore autorizzate (marzo) a 115,6 milioni (aprile). Rispetto al mese di aprile 2009, invece, le ore autorizzate di Cig sono complessivamente aumentate del 52,9% (erano state 75,6 milioni), in gran parte attribuibili alla cassa integrazione in deroga (cigd), che come tutti gli ammortizzatori in deroga fu varata proprio nell'aprile 2009. Sono i dati resi noti dall'Inps. Rispetto a marzo è ancora più significativa la diminuzione per le autorizzazioni di cassa integrazione ordinaria (cigo): -22,5%. E ancora di più nel comparto industria, dove la flessione congiunturale della cigo è stata del -27,3% (solo nell'edilizia si è registrato un lieve incremento: +2,3%). "È la prima volta nel corso del 2010 che le ore autorizzate di cig diminuiscono, mese su mese – commenta il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua – e si nota un comportamento differenziato nelle regioni e nei comparti. Nell'industria, ad esempio e quindi nelle regioni del Nord più industrializzate, il ricorso alla cigo è più basso dello scorso anno". A livello tendenziale infatti la frenata della cigo è ancora più sensibile: -38,1% rispetto al aprile 2009. Rispetto al mese di aprile 2009, invece, le ore autorizzate di cig sono complessivamente aumentate del 52,9% (erano state 75,6 milioni), in gran parte attribuibili alla cassa integrazione in deroga (cigd), che come tutti gli ammortizzatori in deroga fu varata proprio nell'aprile 2009. Nel solo mese di aprile 2010 sono state 25,6 milioni le ore di cigd autorizzate, che valgono quasi il 25% del totale del mese (in leggero calo rispetto a marzo: -5,9%). Per circa due terzi, spiega l'Inps, si tratta di ore autorizzate nel comparto commercio e artigianato (rispettivamente il 19,9% e il 44%): "A conferma del fatto che la rete di protezione degli ammortizzatori sociali si è stesa su imprese e settori produttivi che fino all'anno scorso erano privi di sostegno", commenta il presidente Mastrapasqua. Cresce il ricorso alla cassa integrazione straordinaria (cigs): in aprile sono state autorizzate 56,8 milioni di ore, con un incremento dell'8% rispetto a marzo (+192% rispetto ad aprile 2009). Nel complesso dei primi quattro mesi 2010 le ore autorizzate di cig (ordinaria, straordinaria e in deroga) sono state 415,7 milioni contro 204,8 milioni del primo quadrimestre 2009 (con un incremento che sul periodo è stato del 103%). Si tratta di un incremento sensibile che tuttavia mostra forti segni di decelerazione, visto che nel 2009 le ore autorizzate di cig, rispetto al 2008 erano cresciute del 302%. Una decelerazione che in aprile è stata più evidente, fino a manifestare un forte segno "meno" di natura congiunturale. Risultano concordi con queste indicazioni i dati che provengono dalle domande di disoccupazione e mobilità, come sempre relative a un mese precedente. A marzo 2010 sono state presentate 75mila richieste di disoccupazione, 2.500 in meno rispetto a febbraio e circa 30mila in meno rispetto a marzo 2009. Complessivamente nel primo trimestre dell'anno le domande presentate sono state -12,5% rispetto a quelle dello stesso periodo del 2009. In flessione anche le richieste di mobilità: 6.200 nel mese di marzo 2010, circa il 12% in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Una forte diminuzione anche per le domande di disoccupazione con requisiti ridotti, passate dalle 417mila del 2009 alle attuali 320mila. "Come e più di quanto abbiamo segnalato nella presentazione del Rapporto annuale Inps, la scorsa settimana a Montecitorio - conclude il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua - vediamo in questi dati il grande impegno delle imprese, sostenute dagli ammortizzatori sociali messi in campo da Governo e Parlamento, a tenere i lavoratori sui posti di lavoro. Il sistema di protezione sociale continua a funzionare a pieno regime".
2010-04-30 30 APRILE 2010 ISTAT Disoccupazione all'8,8% massimo dal 2002 Il tasso di disoccupazione italiano si attesta all'8,8% nel mese di marzo, crescendo di due decimi di punto su febbraio. Per avere un livello analogo bisogna risalire al secondo trimestre del 2002. Lo hanno reso noto Eurostat e Istat. Su base tendenziale, secondo le statistiche destagionalizzate diffuse oggi da Istat, il tasso mostra un rialzo di un punto percentuale (7,8% a febbraio 2009). Il dato è superiore alla mediana delle stime che indicava un tasso all'8,6% come in febbraio (rivisto però dall'8,5% della stima preliminare). "Visto il ritardo rispetto al ciclo economico, ci aspettiamo ancora un rialzo nei prossimi mesi, anche se modesto. Le attese sono per un incremento di quache decimo fino al 9% e poi di stabilizzazione su questo livello nella seconda parte dell'anno, per poi iniziare a scendere l'anno prossimo", commenta Laura Cavallaro, economista di Aletti Gestielle. Le persone senza lavoro aumentano di 58.000 unità rispetto a febbraio e portano il totale a 2,194 milioni. Su marzo 2009 l'incremento è di 236.000 disoccupati. Tra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione è pari al 27,7%, anche se per la prima volta si registra un lieve calo, pari a 0,4 punti percentuali su febbraio. Rispetto alla media della zona euro il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è superiore di circa 7 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione delle donne tocca il 10,5%, stabile sul mese precedente.Gli occupati diminuiscono di 48.000 unità in termini congiunturali e di 367.000 rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni arriva al 37,8%, in calo di 0,1 punti percentuali su febbraio. Tra le donne il tasso di inattività raggiunge il 48,9%, 22,4 punti percentuali superiore al 26,5% che si registra tra gli uomini. "Il dato sull'inattività è notevolmente più alto di quello dell'Europa: nella media 2009 l'Italia ha il 37,6 e l'Europa ha il 28,9%", ricorda l'Istat.
2010-04-21 21 Aprile 2010 FONDO MONETARIO Italia, crescita in calo Disoccupazione all'8,7% Il Fondo monetario internazionale lima al ribasso le previsioni di crescita per l'Italia quest'anno e il prossimo, indicando nel World economic outlook stime poco al di sotto di quelle per l'intera zona euro. Parlando di una ripresa lenta per l'intera Europa, decisamente disomogenea, in una mappa basata sulle nuove stime l'Fmi, classifica l'Italia tra i Paesi che nel biennio 2010 e 2011 registrerà una crescita tra 1 e il 3%, accomunandola, così, a Francia, Germania, Belgio, Austria e altri Paesi balcanici e nordici. L'Italia, con previsioni per un'espansione di 0,8% nel 2010 e di 1,2% nel 2011 (da 1% e 1,3% stime contenute nell'aggiornamento del Weo a gennaio) si discosta all'interno della zona euro, da Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda, che il Fondo pone nel gruppo dei Paesi che registrerà una crescita al di sotto dell'1% del biennio. Per l'Italia, il Fondo stima che il debito italiano si attesterà al 118,6% del Pil quest'anno. A ottobre il Fondo stimava al 120,1% il rapporto debito/Pil italiano del 2010, mentre il governo ha indicato per fine anno un debito pari al 116,9% del prodotto interno. Sulla disoccupazione il Fondo stima per l'Italia un tasso di disoccupazione di 8,7% quest'anno e 8,6% il prossimo con cifre in netto calo rispetto a quanto paventato ad ottobre e decisamente al di sotto delle previsioni per la zona euro che indicano un tasso di disoccupazione di 10,5% nel 2010 e nel 2011.
2010-03-31 31 Marzo 2010 ISTAT - EUROSTAT Italia, aumenta la disoccupazione giovanile Da Bruxelles Eurostat ha fatto sapere che il tasso di disoccupazione nella Zona euro è salito al 10% dal 9,9 del mese precedente.Vola a febbraio il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni), attestandosi a quota 28,2%. La disoccupazione tra i giovani cresce di 0,8 punti percentuali rispetto a gennaio e di 4 punti percentuali rispetto a febbraio 2009. Lo rende noto l'Istat nella stima provvisoria di febbraio relativa a occupati e disoccupati. I tecnici dell'Istituto sottolineano che il tasso italiano è superiore di 7,6 punti rispetto a quello relativo alla Ue-27 (20,6%). Resta stabile invece il tasso complessivo a 8,5%, con una variazione congiunturale nulla ma in crescita di 1,2 punti percentuali rispetto a febbraio 2009. Il mese scorso sono stati persi 395 mila posti di lavoro. A perdere il lavoro sono stati soprattutto gli uomini: 294 mila a fronte di 101mila donne. Le prime stime dell'Istat sull'occupazione mostrano che a febbraio il numero di occupati è pari a 22 milioni 806 mila unità, in calo dello 0,1% rispetto a gennaio e inferiore dell'1,7% (-395 mila unità) rispetto a febbraio 2009. Il tasso di occupazione è pari al 56,8% (inferiore, rispetto a gennaio, di 0,1 punti percentuali e, rispetto a febbraio dell'anno precedente, di 1,3 punti percentuali). Il numero delle persone in cerca di occupazione risulta pari a 2 milioni 127 mila unità, in crescita dello 0,2% (+4 mila unità) rispetto al mese precedente e del 16,2% (+297 mila unità) rispetto a febbraio 2009. Il numero dei disoccupati di età compresa tra 15 e 64 anni è pari a 14 milioni 933 mila unità, con un aumento dello 0,1% (+13 mila unità) rispetto a gennaio 2010 e dell'1,7% (+251 mila unità) rispetto a febbraio 2009. Il tasso di inattività è pari al 37,8% (invariato rispetto al mese precedente e in aumento di 0,5 punti rispetto a febbraio 2009).
In europa. Per quanto riguarda la zona euro, il tasso di disoccupazione a febbraio continua ad aumentare, arrivando alla soglia simbolica del 10%, un decimale in più rispetto al mese precedente. I dati, riferiti da Eurostat, rappresentano il valore più elevato dalla creazione della moneta unica, nel 1999. L'ente statistico dell'Ue ha contato 61 mila disoccupati in più nell'area euro rispetto al mese precedente, a 15 milioni 749 mila totali. Nell'intera Unione Europea la disoccupazione ha raggiunto il 9,6% a febbraio, anche in questo caso un decimale in più rispetto al mese precedente. Nell'Unione a 27 si sono contrati 131 mila disoccupati in più, a 23 milioni 19 mila totali.
2010-03-24 24 Marzo 2010 OCCUPATI Bruciati 380mila posti Il Sud soffre di più Nel quarto trimestre 2009 gli occupati in Italia sono diminuiti di 428mila unità rispetto allo stesso periodo 2008. Lo rivela l'Istat sottolineando che si tratta di un calo dell'1,8% e che, nel periodo, erano al lavoro, 22,922 milioni di persone. Nella media del 2009 - sottolinea l'Istat l'occupazione si riduce su base annua del 1,6% (-380mila unità). Alla flessione particolarmente robusta dell'occupazione maschile (-2% pari a 274 mila unità in meno rispetto alla media 2008) si associa quella meno accentuata dell'occupazione femminile (-1,1% pari a 105 mila unità). Il calo dell'occupazione si concentra al sud (-3% pari a 194 mila unità in meno) ma è alto anche nel nord (-1,3% pari a 161mila unità in meno) mentre resta contenuto al centro (-0,5% pari a 25 mila unità in meno). Il risultato negativo dell'occupazione totale tiene conto della riduzione molto accentuata della componente italiana (-527mila unità) controbilanciata dalla crescita, pur se con ritmi inferiori al passato, di quella straniera (+147 mila unità di cui 61 mila uomini e 86 mila donne). Nel complesso nel 2009 lavorano 23 milioni e 025 mila per un tasso di occupazione complessivo del 57,5% (-1,2 punti percentuali sulla media 2008).
2010-03-17 17 Marzo 2010 PARLAMENTO UE Draghi, nuove regole per favorire la ripresa Il 2010 sarà l'anno cruciale per la messa in atto di quelle che finora sono state proposte a livello politico per la regolamentazione e la stabilità dei mercati finanziari e del settore bancario. È quanto ha dichiarato il presidente dell' Fsb (Financial stability boarde) e governatore di Bankitalia Mario Draghi davanti al Parlamento europeo a Bruxelles. "Siamo in un momento cruciale", ha affermato Draghi, "dipendiamo dal vostro sostegno per l'implementazione nel 2010, per tradurre in azione quel che finora sono state proposte di discussione politica". Nuove regole. Nel mettere a punto le nuove regole sui requisiti di capitale delle banche "bisogna avere un tempo di transizione adeguato per non danneggiare la ripresa" ha ribadito Draghi, per il quale, però, "non dobbiamo permettere che le attuali situazioni di difficoltà incidano sulla definizione dei nuovi standard". Le "resistenze". Draghi, intervenuto al Parlamento europeo, ha parlato di "resistenze" verso le nuove regole e si è soffermato sul lavoro che sta svolgendo l'Fsb, soprattutto in riferimento al principio del too big to fail (banche troppo grandi per fallire): ""l costo del fallimento potenziale di queste banche ricadrebbe su tutti, perchè queste istituzioni sanno di essere troppo grandi per fallire e prendono più rischi, perchè sanno che i governi non le abbandoneranno. Ecco perchè i governi devono intervenire" per risolvere tale problema. Organismo di vigilanza. Il nuovo organismo europeo di vigilanza sui rischi sistemici, l'Esrb, da istituire sul modello dell'Fsb, sarà "efficace" nella sua azione "più di quanto non appaia sulla carta". Ne è convinto il governatore della Banca d'Italia e presidente dell'Fsb. "Sarà un ente molto efficace, basato sulla sorveglianza e la pressione fra pari. Il successo del Fsb - ha proseguito - deriva dalla sua composizione che è più o meno analoga a quello dell'Esrb, fatto quindi da persone che discutono le regole e che hanno anche la responsabilità di attuarle: questo ha dato forza all'Fsb e la darà all'Esrb, la cui efficacia andrà al di là di quanto non appaia sulla carta".
16 Marzo 2010 CONFINDUSTRIA Bertone agli industriali: "La crisi generata da deficit di valori" "La crisi non è soltanto economica, ma è stata originata da deficit di valori morali e da comportamenti pratici contrari alla legge di Dio e conseguentemente contrari all’uomo; dannosi per la giustizia e negativi per la crescita materiale e spirituale della società": lo ha detto stamane a Roma il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, invitato dalla Confindustria alla odierna riunione della Giunta, davanti a cui ha proposto una riflessione sull’Enciclica "Caritas in veritate". In apertura del suo intervento, il cardinale ha anzitutto elencato tre elementi, presenti nell’Enciclica, definiti "una "trilogia" di piste da percorrere per arginare questo deficit di valori". Il primo è "l’emergenza educativa", più volte richiamata dal Papa; il secondo è "l’imprescindibile necessità (..) di una nuova generazione di laici cristiani impegnati nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica"; il terzo è "l’approfondimento critico e valoriale della categoria della relazione". "Il riferimento fondamentale per l’economia", ha poi affermato, è costituito dal "progetto di Dio e, conseguentemente, la Verità della fede e la carità che ne deriva". Con questa premessa si può giungere a "spiegazione della crisi economica in corso, dalle sue origini, alle conseguenze, fino alle prospettive future". Sviluppo economico non egoistico. "La Caritas in veritate – ha proseguito il cardinale Bertone - apprezza lo sforzo imprenditoriale volto a produrre sviluppo e progresso, perché ritiene l’impresa, che crea il benessere da distribuire a tutti, un bene in sé, corrispondente a tale vocazione dell’uomo. Tuttavia l’impresa è un mezzo e non un fine, così come anche il suo operato resta un mezzo, incluso l’opportuno profitto, ed è il senso che le dà l’imprenditore a farne uno strumento di progresso umano integrale". "I valori di riferimento per chi fa impresa", secondo il segretario di Stato, devono consistere nel "volere uno sviluppo economico non egoistico, non scoraggiante la vita umana, non falsato e non illusorio". Sostenere la famiglia. Il cardinale ha poi riflettuto sui "valori guida dell’imprenditore", affermando che "fare impresa è una missione potenzialmente elevatissima, ma essa è uno strumento per il benessere dell’uomo, il quale non è solo materia e perciò esige grandi attenzioni anche ai suoi bisogni spirituali. Quando l’imprenditore si occuperà anche di questi, avrà acquisito un vero vantaggio competitivo". In secondo luogo, ha aggiunto, "per assicurare lo sviluppo dell’impresa, si deve credere nella vita e sostenerla con tutti i mezzi, aiutando le famiglie a formarsi, sostenendo la nascita e la crescita dei figli, assicurando così uno sviluppo vero e sostenibile per il sistema industriale". Terzo elemento – secondo il cardinale – è che per "favorire la creazione di ricchezza dell’impresa, lo sviluppo economico deve essere distribuito ed esteso a tutti, solo così potrà esser mantenuto". Il calo delle nascite. Passando a riflettere sulla "conduzione dell’azione di sviluppo in un mondo che cambia", Bertone ha poi notato che "è cambiata la crescita economica a seguito di fattori diversi, a cominciare dall’introduzione di un distorto modello di crescita, dovuto al crollo delle nascite. Grazie alle azioni che hanno tentato di compensarne le conseguenze non previste, quali la spinta alla produttività esasperata, la delocalizzazione produttiva, il consumismo a debito delle famiglie…, si è creato uno sviluppo artificiale e insostenibile, il cui crollo ha prodotto distruzione di ricchezza e vulnerabilità delle imprese, delle famiglie, delle persone e degli stessi Stati".
2010-03-11 11 Marzo 2010 ECONOMIA Conti Eurozona, monito Bce: "Correzioni entro il 2011" I paesi dell'area euro devono iniziare il processo di risanamento delle finanze pubbliche ''al piu' tardi nel 2011 e spingersi ben oltre il requisito minimo di correzione annua fissato nel patto di stabilita' e crescita allo 0,5% del Pil''. E' quanto si legge nel bollettino mensile della Bce secondo cui servono ''interventi risoluti, in particolare da parte delle economie con alti livelli di disavanzo e debito'' e che ciascun paese deve definire ''le strategie di uscita dalle misure di stimolo e le strategie di riequilibrio dei conti pubblici per il prossimo futuro''. BCE: CRESCITA DISOCCUPAZIONE POSSIBILE MA PIU' LENTA ROMA - La disoccupazione nell'area euro potrebbe continuare a crescere nei prossimi mesi ''seppure a un ritmo minore rispetto a quello osservato nel 2009''. E' quanto si legge nel bollettino mensile della Bce che ricorda come nel mese di gennaio il tasso di disoccupazione sia rimasto al 9,9%, come nei due mesi precedenti, dopo una revisione al ribasso di 0,1 punti percentuali e che ''in prospettiva gli indicatori delle indagini sono migliorati dai loro minimi''. BCE: IN 2010 RIPRESA MODERATA PER EUROLANDIA, TASSI ADEGUATI ROMA - Il 2010 si prospetta con un "ritmo di crescita complessivamente moderata" per l'area Euro e "destinata a procedere in modo discontinuo". E' quanto si legge nel bollettino mensile della Bce secondo cui il il contesto "é caratterizzato da perdurante incertezza" mentre "l'attuale livello dei tassi di interesse continua a essere adeguato". La Bce rileva come "incidono vari fattori straordinari fra i quali le condizioni meteorologiche avverse che hanno colpito determinate regioni dell'area del'euro nel primo trimestre 2010" che rendono volatili i dati trimestrali mentre per il futuro il Consiglio direttivo si attende una moderata crescita del Pil a causa della frenata degli investimenti e consumi moderati, a causa delle "deboli prospettive del mercato del lavoro". La stabilità dei prezzi sarà "preservata a medio termine". BCE:RIFORMA SPESA HA RUOLO CHIAVE RISANAMENTO CONTI PUBBLICI ROMA - Per la Bce un ruolo chiave nel processo di risanamento dei conti pubblici da parte dei paesi europei dovra' averlo ''la riforma della spesa''. E' quanto si legge nel bollettino mensile dell'istituto di Francoforte. Per la Bce infatti visto ''il brusco deterioramento del rapporto spesa pubblica/Pil, e la gia' elevata pressione fiscale, la riforma della spesa dovra' avere un ruolo di primo paino''. Si accrescera' cosi' la probabilita' di ridurre il disavanzo, si creeranno i presupposti per affrontare le pressioni previste sulla spesa derivanti dall'invecchiamento della popolazione e, nel tempo, si contribuira' a moderare l'onere fiscale e a sostenere la crescita potenziale''.
2010-03-01 1 Marzo 2010 ISTAT Conti pubblici, debito-Pil: rapporto schizza al 115,8% Nel 2009 il rapporto tra il debito e il Pil italiano è salito a 115,8% da 105,8% nel 2008. È quanto emerge dal calcolo effettuato da Reuters sulla base dei dati diffusi oggi da Istat sul Pil e il 12 febbraio da Banca d'Italia sul debito delle amministrazioni pubbliche. Nel Programma di stabilità il governo aveva indicato per lo scorso anno un ratio debito/pil pari a 115,1%. Il valore del Pil 2009 in valori assoluti e prezzi correnti è stato pari a 1.520,870 miliardi. Al 31 dicembre 2009 il debito delle amministrazioni pubbliche era salito a quota 1.761,191 miliardi. Pil 2009 a -5%. Il pil italiano nel 2009 è diminuito del 5%. Lo segnala l'Istat precisando che si tratta del dato peggiore dal 1971, dall'inizio cioè della serie storica. Nella stima provvisoria il pil aveva registrato una diminunizione del 4,9%. L'Istat ha anche rivisto al ribasso le stime 2007 e 2008: rispettivamente dello 0,1% da 1,6% a 1,5% e dello 0,3% da -1% a -1,3%. Giornale in edicola articoli correlati
2010-02-13 13 febbraio 2010 ECONOM,IA Draghi: Italia sta uscendo da crisi con crescita ai minimi europei Stiamo ora uscendo dalla crisi con un tasso di crescita basso, ai minimi europei. Una crescita economica sostenuta è b ase di benessere, è presupposto della stabilità finanziaria per un paese ad alto debito pubblico come l'Italia. È futuro per i giovani, dinità per gli anziani, il nostro mezzoggiorno ne trarrebbe forza, può esserne traino". Il governatore della Banca D'Italia Mario Draghi al Forex di Napoli, spiega che la 'condizionè per la crescita sono le "riforme strutturali, la cui mancanza- sottolinea - ha segnato la perdita di competitività del Paese che dura da un quindicennio". Draghi dice che non è un problema solo italiano, è comune agli altri pesei europei ed è all'origine delle attuali fragilità. L'integrazione europea ha portato stabilità dei prezzi e "fino alla crisi efficace controllo sui deficit pubblici. 10 anni fa, all'avvio della moneta unica, si levarono voci a richiedere anche un più forte governo economico dell'unione. Furono sovrastate dai cori entusiasti che celebravano la meta raggiunta insieme all'impegno a resistere a ogni ulteriore integrazione".
CREDITO. Cala il credito erogato dalle banche italiane alle imprese nel periodo dicembre 2008 - dicembre 2009 ma aumenta quello alle famiglie, principalmente per mutui a tasso variabile e per questo gli istituti di credito devono avvisare i contraenti "del rischio che corrono in caso di aumenti di tasso".
Per Draghi tuttavia "secondo le indagini più recenti presso le banche vi è una moderata ripresa della domanda di finanziamenti da parte delle imprese". Il governatore ha ricordato comunque come lo scorso dicembre il valore totale dei prestiti bancari era inferiore dello 0,7% rispetto a un anno prima. A dicembre i prestiti alle imprese erano scesi del 3% per via della riduzione della domanda a causa "della flessione degli investimenti" e per la maggiore cautela delle banche. Per le famiglie invece i finanziamenti sono saliti del 3% e i prestiti per l'acquisto di abitazioni "vengono concessi prevalentemente a tasso variabile: occorre che i contraenti siano avvertiti del rischio che corrono in caso di aumenti di tasso".
2010-02-12 12 Febbraio 2010 ISTAT Pil peggio del previsto: -4,9% nel 2009 L'Italia ha registrato nel 2009 un calo del Pil pari a -4,9%, laddove l'ultima stima governativa, confermata con il Programma di stabilità, indicava un calo del 4,8%. Nel quarto trimestre l'economia italiana ha visto un calo del Pil dello 0,2% congiunturale, a fronte di stime per un moderato rialzo dello 0,1%. Su anno il quarto trimestre ha visto una flessione di 2,8% contro attese per una contrazione del 2,5%. La crescita acquisita per il 2010 è pari a zero dopo i dati del quarto trimestre 2009. La diminuzione congiunturale del Pil nel quarto trimestre "è il risultato di una diminuzione del valore aggiunto dell'industria, di una sostanziale stazionarietà del valore aggiunto dei servizi e di un aumento del valore aggiunto dell'agricoltura". In Europa. Oggi sono usciti anche i dati sul Pil tedesco e francese del 4° trimestre, il Bel Paeee risulta l'unico dei Big 3 dell'Eurozona con crescita economica negativa. In Germania infatti il Pil è risultato pari a zero nel 4* mentre in Francia è salito dello 0,6%.
2010-02-11 10 Febbraio 2010 ISTAT Produzione industriale a picco Il peggior dato dal 1991 Si chiude con un saldo negativo del 17,4% rispetto al 2008 il 2009 della produzione industriale in Italia. Un calo record, mai registrato dall'avvio della serie storica nel 1990. Nel solo mese di dicembre, comunica l'istituto di statistica, il dato ha segnato un calo dello 0,7% su base mensile e del 2,3% (dato grezzo) su base annua, dopo che a novembre si era registrato un rimbalzo dello 0,4% rispetto a ottobre. La riduzione tendenziale corretta per gli effetti di calendario nell'ultimo mese del 2009 è stata pari al 5,6%. Nell'ultimo trimestre dell'anno il calo rispetto ai tre mesi precedente è pari allo 0,8% contro il +4,4% segnato tra luglio e settembre. Gli indici destagionalizzati dei raggruppamenti principali di industrie registrano variazioni congiunturali positive per i beni di consumo (+1,7% per il totale, +2,2% per i beni non durevoli, una variazione nulla per i beni durevoli) e per i beni intermedi (+1,2%). Variazioni negative riguardano invece i beni strumentali (-1,6%) e l'energia (-0,2%). L'indice corretto per gli effetti di calendario ha segnato, nel confronto con dicembre 2008, diminuzioni in tutti i raggruppamenti principali di industrie: -10% per i beni strumentali, -8,3% per i beni intermedi, -3,8% per l'energia e -0,3% per i beni di consumo (-9,7% i beni durevoli, +1,6% i beni non durevoli). Anche nel confronto tra la media del 2009 e quella dell'anno precedente, le variazioni sono risultate tutte negative: -24,9% per i beni intermedi, -21,2% per i beni strumentali, -8,9% per l'energia e -6,9% per i beni di consumo (-17,8% per i beni durevoli, -4,3% per i beni non durevoli). L'analisi per settore attività economica segnala a dicembre, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, variazioni positive nei settori dei prodotti chimici (+7,8%), dell'attività estrattiva (+5,6%), delle industrie alimentari (+3,6%) e dei prodotti farmaceutici (+3,2%). Le diminuzioni maggiori si sono registrate per la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-14,5%), per i macchinari e attrezzature n.c.a (-14,4%), per la metallurgia e prodotti in metallo (-13,7%). Nel confronto tra la media dell'intero anno 2009 e quella del 2008, l'unica variazione positiva ha riguardato i prodotti farmaceutici (+2,8%). Le variazioni negative più marcate si sono registrate nei settori della metallurgia e prodotti in metallo (-29,1%), dei macchinari e attrezzature n.c.a (-28,7%) e delle apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche (-26,8%).
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2011-08-17 2011-08-16 2011-08-15 IL DL 1924 del 12 /08/2011 dell'ADEGIAMENTO DELLA FINANZIARIA.
2011-08-12 FISCO - INFLAZIONE stabile A LUGLIO. BENZINA+13,5%, GASOLIO+17,4 Entrate tributarie in aumento ma il debito sale e sfonda 1.900 miliardi Il Tesoro: "Un miliardo e 857 milioni in più nel primo semestre. Buona tenuta, in linea con le previsioni" NOTIZIE CORRELATE Manovra, decreto anticrisi questa sera. Prelievi sui redditi sopra 90mila euro (12 agosto 2011) (Ansa) (Ansa) MILANO - Anche a luglio il carrello della spesa ha registrato un aumento di prezzi superiore alla media. Per il raggruppamento dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (dal cibo ai carburanti) la crescita è stata del 3,4% su base annua, contro un tasso d'inflazione al 2,7%. Rispetto al mese scorso, in termini tendenziali, l'indice dei prezzi della lista dei beni che rientrano nella spesa quotidiana è lievemente diminuito (era +3,5% a giugno). Lo comunica l'Istat, aggiungendo che su base mensile a luglio i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori sono rimasti invariati. A luglio la benzina è aumentata del 13,5% (dal +11,9% di giugno) su base annua, mentre è salita del 2,2% su base mensile. È quanto fa sapere l'Istat, aggiungendo che sempre a luglio il prezzo del gasolio per i mezzi di trasporto è salito del 17,4% (dal +14,0% di giugno) ed è aumentato del 2,7% sul piano congiunturale. DEBITO - Intanto il debito pubblico italiano a giugno sale, tocca un nuovo record e sfonda per la prima volta i 1.900 miliardi di euro, attestandosi a quota 1.901,919 mld. È quanto riporta il supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia dedicato alla finanza pubblica. Da ricordare che il dato riguarda lo stock di debito e non il suo rapporto con il prodotto interno lordo (è quest'ultimo invece il dato utile ai fini del patto di stabilità europeo). ENTRATE - Nel primi sei mesi del 2011 le entrate tributarie erariali si sono attestate a 183.217 milioni di euro (+1.857 milioni). Il gettito Ire presenta una crescita dello 0,9% (+696 milioni). L'effetto dello slittamento al mese di luglio della scadenza ordinaria dei versamenti Ire in autoliquidazione - annota il ministero dell'Economia - risulta compensato dall'andamento del gettito delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente del settore pubblico e privato (+3,2%) che continua a mostrare una buona tenuta. Il gettito Ires scende da 11.842 a 9.962 milioni essenzialmente a causa dell'esaurirsi degli effetti di alcune imposte sostitutive introdotte con la Legge Finanziaria del 2008. Le imposte indirette complessivamente fanno registrare un aumento del 4,9% (+4.063 milioni) rispetto al corrispondente periodo del 2010. Complessivamente - si legge nel comunicato del ministero - i risultati del gettito del primo semestre 2011, con un tasso di variazione positivo dell'1%, confermano la buona tenuta delle entrate tributarie e sono in linea con le previsioni. (fonte: Radiocor) 12 agosto 2011 11:08
2011-08-10 Lo studio pubblicato nel bollettino della Banca centrale europea Bce, la ripresa dell'Italia va a rilento rispetto agli altri big della Ue-17 Male anche export ma bassa crescita anche per Francia e Spagna. Crescita europea rivista al rialzo: all'1,9 nel 2011 Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet (Epa) Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet (Epa) MILANO - La ripresa economica dopo la recessione è stata particolarmente lenta in Italia, che ha mostrato una "debolezza relativa" rispetto al boom della Germania e anche al confronto di Francia e Spagna. Lo rileva uno studio pubblicato nel bollettino della Banca centrale europea. "In tutti i Paesi ad eccezione dell'Italia - nota lo studio - le esportazioni si sono riportate su livelli pari o prossimi a quelli massimi rilevati prima della recessione". PIL - Gli economisti delle maggiori istituzioni hanno rivisto le loro aspettative di crescita del Pil dell'area euro per il 2011, limando invece quelle per il 2012. Lo si legge nella Survey of Professional Forecasters della Bce, che riassume le stime dei maggiori istituti di previsione. Le nuove stime danno ora il Pil in crescita all'1,9 per cento (+0,2 punti percentuali) nel 2011 e all'1,6 per cento (-0,1 punti percentuali) nel 2012. Le aspettative per il 2013 sono all'1,8 per cento. Rispetto alla precedente indagine i previsori hanno rivisto leggermente al rialzo le loro aspettative di inflazione per il 2011 e il 2012, rispettivamente al 2,6 e 2,0 per cento. Le attese per il 2013 si collocano all'1,9 per cento. Stabili le previsioni per il tasso di disoccupazione nei Diciassette, al 9,8% per il 2011, al 9,5% per l'anno successivo e al 9,2% per il 2013, con una prospettiva di riduzione all'8,2% più a lungo termine. INFLAZIONE - La Bce, sempre sulla base delle risposte dei 50 previsori interpellati tra il 14 e il 19 luglio sugli andamenti futuri nell'Eurozona, ha rivisto leggermente al rialzo anche le stime di inflazione per il 2011 e il 2012, portandole rispettivamente al 2,6% e al 2%, con una revisione al rialzo di 0,1 punti percentuali per entrambi gli orizzonti rispetto all'indagine precedente. Le aspettative per il 2013 sono all'1,9%. Redazione online 11 agosto 2011 10:37
Emorragia-lavoro per i giovani Mezzo milione di licenziamenti Nell'indagine di Datagiovani la conferma che s'ingrossa sempre più la fila dei Neet NOTIZIE CORRELATE Non studiano e non lavorano, l'esercito degli 180mila Chi ha trent'anni oggi, andrà in pensione a 70 Rapporto Censis: "Un po' apatici e senza voglia di sognare" di Dario Di Vico (4 dicembre 2010) Giovani senza occupazione, cresce la generazione Neet Giovani senza occupazione, cresce la generazione Neet MILANO - Immaginarli simbolicamente all'interno di uno stesso luogo rende maggiormente l'idea. E' come se le migliaia di persone che riempiono piazza San Giovanni a Roma, gremita a festa durante il 1 maggio, abbiano di colpo perso il lavoro. Il dato è impressionante: 500mila di fatto "licenziati" nel solo 2010, con contratti iper-precari non rinnovati alla scadenza (è la pletora dei giovani con contratti di collaborazione a progetto), spin off aziendali che si traducono in un taglio dei costi, finte partite Iva a cui si riducono notevolmente i margini di manovra se l'unico committente per il quale lavorano decide di ridurre le spese dedicate all'outsourcing. LO SCENARIO - Il centro di ricerche Datagiovani, studiando come si è evoluta la condizione delle nuovi generazioni (sotto i 35 anni) attraverso gli indicatori Istat, traccia un'istantanea preoccupante. Che assume maggior peso specifico, se si ragiona in termini previdenziali, con i nati dopo il 1975 che mediamente - al termine della loro vita lavorativa - percepiranno meno dell'assegno sociale. In dati disaggregati si tratta di circa 210mila giovani che hanno perso il posto di lavoro, a cui vanno aggiunti circa 220mila persone che sono passati dalla condizione di "occupato" a quella di "inattivo", perché si sono rimessi a studiare o perché sono semplicemente scoraggiati. In termini assoluti - rileva l'istituto - sono circa 686mila gli under 35 alla ricerca di occupazione. LA GEOGRAFIA DELLA "TENSIONE" - E non sorprende che la caratteristica forma a stivale del Belpaese sia in termini - occupazionali - di fatto ribaltata. A soffrire maggiormente le ragioni del Nord, quelle teoricamente deputate a trainare il Paese in termini di produttività. Piemonte, Lombardia, Veneto - modelli di specializzazione produttiva basata sulla combinazione tra le avanguardie nel settore dei servizi (Milano e Torino, le capofila) e il tessuto delle pmi, fortemente presenti nel Nord-est - non riescono ad attrarre forza-lavoro giovane come dovrebbero (impoverendo il Paese anche in termini di innovazione e dinamismo). E soprattutto - scrive Datagiovani - si caratterizzano per un elevato rischio di cessazione di rapporti esistenti (circa il 25% dei disoccupati del 2010 è rappresentato da ragazzi che l'anno prima lavoravano nelle regioni settentrionali). Mentre rispondono meglio - si fa per dire - Molise, Campania e Calabria, probabilmente per un mercato del lavoro molto più statico. Che tende a reagire con maggiore lentezza, in termini positivi come negativi, alla jobless recovery. In un'Italia sfiduciata, preda della speculazione dei mercati e sull'orlo di una nuova recessione. Fabio Savelli 10 agosto 2011 17:48
I bancari tornano a sorridere dopo le vendite, in attesa di un vertice merkel-sarkozy Milano vola, trascinata da Wall Street Ftse Mib chiude a +4,1%, scende anche lo spread Btp/Bund. In positivo anche tutte le altre piazze europee NOTIZIE CORRELATE Bce, la ripresa dell'Italia va a rilento rispetto agli altri big della Ue-17 (11 agosto 2011) Panico a Piazza Affari, il Mib al -6,65% (10 agosto 2011) I LISTINI in tempo reale (Ansa) (Ansa) MILANO - Seduta ampiamente positiva per la Borsa di Milano: l'indice Ftse Mib ha chiuso in crescita del 4,10% a 15.277 punti. Corrono i titoli bancari (Intesa SanPaolo +7,77%) ma molto bene si muovono anche Telecom Italia (+6,24%) e Fiat (+5,32%). Nel finale, volano, soprattutto sulla scia di Wall Street e dell'annuncio del vertice Merkel-Sarkozy. Fra le piazze finanziarie, Parigi chiude a +2,89%, Francoforte guadagna il 3,28% mentre Londra avanza del 3,11%. In apertura - dopo il crollo di mercoledì - Piazza Affari faceva segnare il rialzo dell'Ftse Mib del 2,79% fino al punto massimo del 3,55% a metà mattinata quando la diffusione del bollettino mensile della Bce, che esorta i governi ad adottare misure correttive, gelava un po' i mercati. I TITOLI - Fra i titoli del listino milanese, fra i segni più in evidenza soprattutto Popolare Milano con un guadagno di circa 10 punti percentuali, seguita da Stm, Prysmian, Pirelli & C. E Buzzi Unicem. Fra i maggiori ribassi del listino, invece, fra i segni negativi Damiani cede poco più di 5 punti percentuali, ma in calo anche Saes Getters, Interpump Group e Dmail Group. CONSOB - Venerdì mattina, prima della riapertura di Piazza Affari, la Consob ha convocato una riunione per valutare, si apprende da fonti vicine alla Commissione, la possibilità di adottare misure in materia di vendite allo scoperto. PARIGI - Protagonisti della giornata, di nuovo, i titoli bancari, sotto i riflettori dopo la pesante caduta di ieri. Dopo un inizio positivo, con Societè Generale schizzata fino a un rialzo dell'8,9%, le quotazioni sono tornate a scendere nettamente a metà giornata, con ribassi superiori al 5% per i tre principali istituti transalpini. Colpa, riferiscono i media francesi, di nuovi rumors, stavolta su Bnp Paribas, che parlavano di un bisogno di aumentare di circa 500 milioni di euro gli accantonamenti per le perdite sul debito greco. Voci che la società non ha voluto commentare, ma che hanno spinto il titolo a perdere fino a oltre il 7%. In questa situazione di estrema tensione, sono arrivati gli interventi dei due principali guardiani della finanza francese, la Banca centrale e l'authority dei mercati (Amf). In una nota diffusa nel primo pomeriggio, il governatore Christian Noyer ha voluto riaffermare la "solidità in un contesto economico difficile" degli istituti d'Oltralpe, la loro capitalizzazione "adeguata" e le "condizioni soddisfacenti" dei loro programmi di rifinanziamento. Poco più di un'ora dopo, è stata la volta dell'Amf, che in una nota ha parlato di un funzionamento dei mercati "alterato" da "voci infondate", lanciando poi un avvertimento agli operatori: "la diffusione di informazioni infondate può costituire un'infrazione suscettibile di sanzioni; lo stesso vale per il fatto di trarne profitto". Le due mosse hanno contribuito a tranquillizzare la piazza e ad arrestare la caduta delle quotazioni. Il Cac 40 ha quindi ritrovato il verde, mentre i titoli bancari in yo-yo passavano continuamente dal territorio positivo al negativo, per poi risalire nettamente verso fine giornata. Alla chiusura, con Societè Generale ha segnato un rialzo del 3,70%, Credit Agricole del 5,14% e Bnp Paribas dello 0,31%. Redazione online 11 agosto 2011 19:19
2011-08-10 milano la peggiore d'europa. le voci su un downgrade della francia scatena le vendite Panico a Piazza Affari, il Mib al -6,65% Crollano i titoli bancari. Riunione Consob di emergenza. SocGen a rischio liquidità, perde oltre il 20% NOTIZIE CORRELATE I LISTINI in tempo reale Wall Street rimbalza: +3,97. Trascinate le Borse europee, ripartono le asiatiche (9 agosto 2011) (Imagoeconomica) (Imagoeconomica) MILANO - Dopo la boccata di ossigeno di martedì una raffica di vendite sui listini. Il Ftse Mib, nonostante i segnali confortanti arrivati dall'asta dei bot a 12 mesi, lascia sul terreno il 6,65%, mentre l'Ftse Italia All Share cede il 6,07% a 15.398 punti. In ribasso anche l'Ftse Star, che lascia sul terreno il 2,12% a quota 9.436 punti. Sul crollo dei principali indici di piazza Affari ha pesato Wall Street, che estende le perdite sulla scia del panico scatenato sui mercati europei dalle voci su un downgrade della Francia, poi smentite formalmente dal governo. Il Dow Jones cede a due ore dall'apertura il 3,56% e il Nasdaq perde il 3,36% in una seduta che si sta già caratterizzando per la forte volatilità. Nuovo record per l'oro, a oltre 1.800 dollari l'oncia. EUROPA -Listini europei tutti in forte ribasso, s'intravede dietro l'angolo il fantasma del double dip, la doppia spirale recessiva. Londra chiude a -3,05%, Francoforte -5,13% e Parigi -5,45%. Mentre l'indice Eurostoxx50, che comprende i 50 titoli europei a maggiore capitalizzazione, perde il 6,12%. Vendite anche sulle altre piazze: Zurigo perde il 4,12%, Amsterdam il 3,41%, Bruxelles il 2,92% e Lisbona l'1,25%. I RIBASSI - L'ondata ribassista si è originata appunto dal crollo dei titoli bancari francesi. Sul mercato si sono diffusi rumors che un'agenzia di rating sarebbe pronta a tagliare il rating del debito francese, anche se la voce ha incontrato finora solo smentite sia da parte delle agenzie Moody's e S&P, sia da parte del governo transalpino. Un altro elemento di tensione è dato dalla situazione di Sociète Generale che a Parigi crolla del 20% (tanto che l'istituto di credito ha diffuso un comunicato in cui smentisce i problemi di liquidità). Ma alcuni trader sospettano che l'istituto stia vendendo oro a prezzi inferiori a quello di riferimento. Intesa Sanpaolo, andata in asta di volatilità a metà pomeriggio, lascia sul terreno il 13%, Ubi cade del 9,9%, Mps dell'9,78%, FonSai dell'8%, Unicredit dell' 9,37%. Fiat perde l'8,23%. FARO CONSOB - La Consob ha intensificato il monitoraggio degli scambi a Piazza Affari. Lo si apprende da fonti della Commissione che si è riunita mercoledì per analizzare l'andamento del mercato finanziario nazionale caratterizzato da una situazione di particolare turbolenza. Dalle comunicazioni pervenute a seguito dell'introduzione, lo scorso 10 luglio, dell'obbligo di comunicazione delle posizioni ribassiste rilevanti (superiori allo 0,2%) risulta che le posizioni nette corte sono - ad oggi - contenute in limiti fisiologici e che comunque in sede di regolamento non si evidenziano scoperture. LO SPREAD - Lo spread tra i Btp decennali e i bund tedeschi è invece risalito a 291 punti, mentre quello dei decennali spagnoli è a 286 punti. Continuano comunque gli acquisti da parte della Bce. Da notare che sta salendo anche lo spread dei decennali francesi è salito a 88 punti, mentre girava la voce, poi smentita da Moody' e Ftch, che le agenzie di rating si apprestavano a un downgrade della tripla A di Parigi. LE RAGIONI - Capire quali siano i motivi alla base delle massicce vendite sui bancari italiani non è semplice, visto che mercoledì l'asta sui Bot a 12 mesi è andata bene e che i rendimenti sono calati, grazie all'intervento della Bce. "Una risposta logica non c'è - spiega Stefania Guetta di IwBank - non vorrei che fossero i segnali di rallentamento dell'economia. È logico che questa prospettiva provochi pessimismo sui titoli: l'altro giorno sono stati venduti gli industriali, ma anche le banche sono legate al ciclo economico". Redazione online 10 agosto 2011 19:30
il governo varerà un decreto legge anticrisi. tremonti: ristrutturare la manovra Incontro con il governo, le parti sociali: "Le misure ? Non ce le hanno spiegate" A fine riunione conclusione affrettata della conferenza stampa. Berlusconi promette: "Faremo tutto e bene" Giulio Tremonti e Silvio Belusconi all'incontro tra governo e parti sociali (Ansa) Giulio Tremonti e Silvio Belusconi all'incontro tra governo e parti sociali (Ansa) MILANO - Un consiglio dei ministri tra il 16 e il 18 agosto per varare un decreto legge con le misure anticrisi richieste all'Italia dalla Banca centrale europea. Lo annuncia il premier, Silvio Berlusconi, durante l'incontro a Palazzo Chigi tra governo e parti sociali. Me è, di fatto, quasi tutto quello che il governo ha comunicato. Tacendo, invece, sui contenuti e sui dettagli della manovra. Tanto che è la stessa Emma Marcegaglia, portavoce di tutte le parti sociali, ad ammettere alla fine dell'incontro, nel corso di una conferenza stampa molto affrettata: i contenuti del decreto "non sono noti", il governo non ce li ha "anticipati nel dettaglio". E sui tempi, ovvero se non sia troppo tardi aspettare una settimana, chiude: "Chiedetelo al governo". Già prima, il segretario della Cgil Susanna Camusso aveva parlato di un incontro "fumoso", "non all'altezza dei problemi che abbiamo e della trasparenza che sarebbe necessaria". TREMONTI - Nel corso della riunione, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti aveva confermato l'obiettivo di anticipare di un anno, al 2013, il pareggio di bilancio e aveva sostenuto che "occorre ristrutturare la manovra" da 48 miliardi di euro approvata in luglio. I nuovi obiettivi di deficit/Pil diventano quindi 3,8% per il 2011 (da 3,9%) e 1,5-1,7% per il 2012 (da 2,7%). BERLUSCONI - "Faremo tutto presto e bene" aveva rassicurato Berlusconi, confermando anche l'impegno "di inserire nella Costituzione il pareggio di bilancio". In precedenza, aveva preso la parola anche Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, esprimendo preoccupazione: "In questi cinque giorni tutto è cambiato, tutto è precipitato. Sappiamo che servono scelte rapide e coerenti e il governo sta valutando tutte le possibilità e tutte le ipotesi". L'unica altra comunicazione I SINDACATI - Dopo gli esponenti del governo, si sono espresse le parti sociali. No a interventi che riguardino le pensioni, i redditi da lavoro dipendente, la sanità e l'assistenza, è la posizione del segretario della Cgil, Susanna Camusso. "Se lo schema della manovra, così come lo leggiamo dai giornali, verrà confermato nel decreto proseguiremo la mobilitazione per cambiarla, senza escludere lo sciopero generale" ha minacciato. Sull'equità si è soffermato il segretario nazionale della Uil, Luigi Angeletti: "Bisogna sbrigarsi: la manovra deve essere rigorosa ma equa e giusta" ha detto. Quindi, la via: "Il governo sciolga alcuni nodi e lo faccia dando un segno chiaro sui tagli dei costi della politica". MARCEGAGLIA - Alla riunione ha parlato anche la leader di Confindustria, Emma Marcegaglia: "Vogliamo vedere tagli alla spesa pubblica e provvedimenti sulla tracciabilità dei contanti, per rafforzare la lotta contro l'evasione fiscale" ha sottolineato. Pure da parte sua, poi, un appello all'equità: "Credo sia giusto che in questo momento di emergenza per il Paese chi ha di più possa dare un po' di più", escludendo però l'ipotesi di una patrimoniale e ribadendo che "occorre lavorare su crescita, liberalizzazioni e privatizzazioni". Riassumendo la posizione delle parti sociali, Marcegaglia ha detto anche: "Tutti noi abbiamo sottolineato l'urgenza della situazione perché il Paese ha bisogno di risposte". LEGA - Ha ribadito che le pensioni non si toccano il capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni, parlando con i giornalisti a Montecitorio: "È giusto e doveroso cercare di ridurre il debito, che non va però gettato sulle spalle delle nuove generazioni. A pagare non possono essere i pensionati o le realtà produttive". Reguzzoni ha anche escluso ogni tipo di patrimoniale fra le misure anticrisi allo studio del governo. PARTITO DEMOCRATICO - Il Pd ha assicurato che "vuole contribuire a salvare il Paese in un momento drammatico, in uno spirito di coesione nazionale, come chiesto dal capo dello Stato" ma ha chiesto "verità". "Al governo diciamo: sia serio, dica la verità in Parlamento sulle cose che vuole fare e su quello che la Bce ci ha chiesto - ha denunciato il vicesegretario Enrico Letta -. Non venga alla Camera a raccontare titoli generici, come ha fatto con le parti sociali, cui ha detto solo vaghi principi e vaghe enunciazioni". GIOVANI - L'unica altra comunicazione del governo ha riguardato un Piano di azione per l'occupabilità dei giovani, sostenuto dai ministri Gelmini, Sacconi e Meloni. Un piano che dovrebbe favorire i ragazzi nella ricerca di un lavoro, attraverso l'aiuto delle scuole e delle università e che potrà contare per il 2011 su un finanziamento complessivo di oltre 1 miliardo di euro. Redazione online 10 agosto 2011 21:20
Dietro le quinte Sfogo del premier: la patrimoniale? Con me mai, piuttosto mi dimetto Alta tensione con Tremonti. Alfano al ministro: il Pdl deve avere una voce. Berlusconi lascia la Sardegna ROMA - La tentazione l'aveva fin dall'inizio, ma solo ieri pomeriggio è diventata decisione irrevocabile: Silvio Berlusconi arriverà oggi a Roma dalla Sardegna per partecipare all'incontro con le parti sociali. In un momento ancora difficilissimo per l'economia - come dice Paolo Bonaiuti, è vero che ieri "la Borsa ha chiuso con segno positivo e i Btp hanno retto bene, ma adesso bisogna vedere se la situazione si consolida" -, con tutti i leader di partito pronti a presentarsi domani alla riunione delle commissioni Bilancio e Affari costituzionali dove parlerà Tremonti, e mentre continua il pressing fortissimo della Bce perché l'Italia agisca in fretta, il premier ritiene sia necessario essere presente in prima persona all'incontro. La speranza è che la reazione delle parti sociali sia di apertura alle proposte del Silvio Berlusconi (Ansa/Ferrari) Silvio Berlusconi (Ansa/Ferrari) governo. Ma nessuno pensa davvero che il percorso sia agevole: "Chi si assume la responsabilità di fare una manovra come quella che dovremo fare noi - dice un big del partito - sa benissimo che perderà le prossime elezioni". Se davvero il passaggio è così stretto, si capisce come il premier voglia intanto usare ogni cautela e poi dimostrare agli italiani che sulla tolda di comando c'è lui, e non altri. Perché nelle ultime ore è venuta via via crescendo la diffidenza - in realtà mai sopita - del premier nei confronti di Giulio Tremonti. "Sta tornando ad alzare la cresta, vuole decidere tutto lui, incontra Bossi e Calderoli e non si degna nemmeno di venire a parlare con noi", protestano nel Pdl, il cui vertice è stato oggi convocato dal segretario Alfano proprio per affrontare il nodo crisi con tutti i ministri e con il titolare dell'Economia in primis: "È questo il momento - dice Gaetano Quagliariello - in cui si vede se c'è una classe dirigente: in una situazione del genere non possono esistere contrapposizioni tra partito e governo". Raccontano di una telefonata "difficile", ieri, proprio tra Alfano e Tremonti: al segretario che gli faceva presente come "il partito deve essere coinvolto in questa partita, non è possibile che la Lega abbia voce e noi no", il secondo avrebbe replicato che troppi nel Pdl stanno parlando a vanvera, ognuno lancia la propria ricetta e il momento è troppo serio per perdere tempo. La conclusione? Oggi, al vertice, non si sa ancora se il ministro si presenterà. Atteggiamento che innervosisce e non poco Berlusconi (che resterà a Roma anche domani ma non parteciperà alle comunicazioni di Tremonti alle commissioni parlamentari) che sulla manovra da lacrime e sangue pretesa dalla Bce ci va con i piedi di piombo: i punti indicati nella lettera che gli è stata inviata venerdì "non sono certo diktat", dice il premier ai suoi, tanto che non verranno neppure illustrati alle parti sociali per far pressione su di loro, e le misure suggerite "sono già nel nostro programma e incardinate in Parlamento, siamo pronti a portarle avanti". Anche il pareggio di bilancio, dicono i suoi, "non va mica raggiunto nel 2012, ma nel 2013: calma e gesso; non precipitiamo la situazione...". Altro che Consigli dei ministri straordinari, insomma, bisogna andarci piano. Per questo, suonano quasi come una provocazione le voci che si levano dalla Lega e che non sono state smentite dal Tesoro, circa la possibilità di inserire nell'anticipo della manovra una patrimoniale, magari per diminuire gli interventi previsti sulle pensioni che Bossi non accetta: "Non sarà un governo guidato da me a imporre una patrimoniale, piuttosto mi dimetto: verremmo meno al patto con i nostri elettori e smentiremmo tutte le nostre convinzioni", avverte il premier, confermando quello che i suoi più stretti collaboratori dicevano nei giorni scorsi: "Se vogliono la patrimoniale, la farà un governo tecnico". Insomma, la partita si fa difficilissima anche nella maggioranza, come arduo resta un riavvicinamento con Casini e il terzo polo: Berlusconi, raccontano, di lui "continua a non fidarsi". Paola Di Caro 10 agosto 2011 09:04
MANOVRA ANTICIPATA Nuove misure, il governo prepara il piano Nel pacchetto l'ipotesi di un'aliquota del 20% sulle rendite finanziarie e la patrimoniale NOTIZIE CORRELATE Crisi, cdm il 18 agosto (10 agosto 2011) ROMA - Il menù delle misure possibili per arrivare al pareggio di bilancio nel 2013 è pronto. E dentro al pacchetto "monstre" che il governo sta mettendo insieme, e che potrebbe vedere la luce la prossima settimana, c'è di tutto. C'è la riforma dell'assistenza, ma ci sono anche nuovi interventi sulle pensioni. La riforma fiscale, con la prospettiva di riduzione delle aliquote, e la tassazione immediata delle rendite finanziarie. C'è un piano drastico di liberalizzazioni e di riduzione dei costi della politica ma soprattutto, per la prima volta, sul tavolo c'è anche l'imposta patrimoniale. Il riserbo è massimo, inutile chiedere dettagli. Si sa solo che il prelievo straordinario colpirebbe sia la ricchezza liquida, compresi i valori mobiliari, che gli immobili, e che i tecnici hanno messo a punto diverse "varianti". Anche la patrimoniale, ad ogni buon conto, entra tra gli elementi del pacchetto di "salute pubblica" che sta emergendo dalle febbrili e riservate consultazioni in corso tra l'esecutivo e le parti sociali. Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi (Epa/Di Meo) Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi (Epa/Di Meo) Al di là degli incontri ufficiali, come quello di oggi a Palazzo Chigi, i contatti informali in queste ore sono stati intensissimi. Il pressing del governo, chiamato a dare quanto prima una risposta concreta agli impegni assunti la settimana scorsa verso i mercati, e la presa d'atto della difficoltà della situazione, stanno facendo cadere lentamente i veti incrociati di imprese e sindacati. E alla ricerca di un pacchetto di interventi equilibrato e sostenibile sul piano sociale, sta prendendo corpo una strategia di portata molto, molto consistente. Una manovra che vista così, sulla carta, darebbe la spallata al debito pubblico che tutti si auspicano, quella decisiva. Ci sarebbero la revisione dei criteri per le invalidità, il tetto di reddito per gli assegni di accompagnamento, requisiti più severi per l'accesso alle prestazioni dell'Inps, il blocco delle pensioni di anzianità, l'accelerazione del passaggio della pensione delle donne a 65 anni, l'ulteriore anticipo dell'agganciamento dell'età pensionabile alle speranze di vita. Misure drastiche, in cambio delle quali i sindacati, compatti, pretendono che il governo agisca senza perdere tempo, ed affondando la lama, sui costi della politica, le rendite ed i grandi patrimoni. Vogliono l'abolizione delle province, la riduzione del numero dei parlamentari, la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, la tassazione delle rendite finanziare (per la quale si ipotizza un'aliquota unica al 20%, con l'esclusione di Bot e Btp che resterebbero tassati al 12,5%), il prelievo straordinario sulle grandi ricchezze. Misure che anche la Confindustria e le altre associazioni datoriali, potrebbero accettare. Non solo perché il Paese vive un momento eccezionale, ma anche nella prospettiva di un intervento decisivo sulle pensioni, di nuove liberalizzazioni, e soprattutto di una maggior flessibilità sul mercato del lavoro, altro tema su cui si sta lavorando intensamente. Al governo, nei prossimi giorni, spetterà la sintesi: su quel pacchetto "monstre" dovranno essere prese presto delle decisioni. E si vedrà a quel punto se le "circostanze eccezionali" del momento, spingeranno a cogliere l'opportunità e superare le resistenze politiche. L'idea della patrimoniale ha preso a circolare, oltre che nell'Udc, anche dentro la Lega (ieri l'ha proposta esplicitamente il sindaco di Verona, Flavio Tosi), ed il Pdl. Ma il premier, Silvio Berlusconi, non l'avrebbe presa affatto bene. Nello stesso tempo Umberto Bossi alza la voce, mettendo in guardia. "Le pensioni dei lavoratori non si toccano" dice il leader della Lega alla Padania. I diritti acquisiti, insomma, non si toccano (e per quanto se ne sa gli interventi allo studio sulle pensioni non lo prevedono). E in ogni caso, avverte Bossi, se bisogna fare qualche sacrificio paghino tutti: "La stabilità - dice - non sacrifichi le fasce deboli" Mario Sensini msensini@corriere.it 10 agosto 2011 17:35
il 2010 annus horribilis per le nuove generazioni, nord italia peggio della media Emorragia-lavoro per i giovani Mezzo milione di licenziamenti Nell'indagine di Datagiovani la conferma che s'ingrossa sempre più la fila dei Neet NOTIZIE CORRELATE Non studiano e non lavorano, l'esercito degli 180mila Chi ha trent'anni oggi, andrà in pensione a 70 Rapporto Censis: "Un po' apatici e senza voglia di sognare" di Dario Di Vico (4 dicembre 2010) Giovani senza occupazione, cresce la generazione Neet Giovani senza occupazione, cresce la generazione Neet MILANO - Immaginarli simbolicamente all'interno di uno stesso luogo rende maggiormente l'idea. E' come se le migliaia di persone che riempiono piazza San Giovanni a Roma, gremita a festa durante il 1 maggio, abbiano di colpo perso il lavoro. Il dato è impressionante: 500mila di fatto "licenziati" nel solo 2010, con contratti iper-precari non rinnovati alla scadenza (è la pletora dei giovani con contratti di collaborazione a progetto), spin off aziendali che si traducono in un taglio dei costi, finte partite Iva a cui si riducono notevolmente i margini di manovra se l'unico committente per il quale lavorano decide di ridurre le spese dedicate all'outsourcing. LO SCENARIO - Il centro di ricerche Datagiovani, studiando come si è evoluta la condizione delle nuovi generazioni (sotto i 35 anni) attraverso gli indicatori Istat, traccia un'istantanea preoccupante. Che assume maggior peso specifico, se si ragiona in termini previdenziali, con i nati dopo il 1975 che mediamente - al termine della loro vita lavorativa - percepiranno meno dell'assegno sociale. In dati disaggregati si tratta di circa 210mila giovani che hanno perso il posto di lavoro, a cui vanno aggiunti circa 220mila persone che sono passati dalla condizione di "occupato" a quella di "inattivo", perché si sono rimessi a studiare o perché sono semplicemente scoraggiati. In termini assoluti - rileva l'istituto - sono circa 686mila gli under 35 alla ricerca di occupazione. LA GEOGRAFIA DELLA "TENSIONE" - E non sorprende che la caratteristica forma a stivale del Belpaese sia in termini - occupazionali - di fatto ribaltata. A soffrire maggiormente le ragioni del Nord, quelle teoricamente deputate a trainare il Paese in termini di produttività. Piemonte, Lombardia, Veneto - modelli di specializzazione produttiva basata sulla combinazione tra le avanguardie nel settore dei servizi (Milano e Torino, le capofila) e il tessuto delle pmi, fortemente presenti nel Nord-est - non riescono ad attrarre forza-lavoro giovane come dovrebbero (impoverendo il Paese anche in termini di innovazione e dinamismo). E soprattutto - scrive Datagiovani - si caratterizzano per un elevato rischio di cessazione di rapporti esistenti (circa il 25% dei disoccupati del 2010 è rappresentato da ragazzi che l'anno prima lavoravano nelle regioni settentrionali). Mentre rispondono meglio - si fa per dire - Molise, Campania e Calabria, probabilmente per un mercato del lavoro molto più statico. Che tende a reagire con maggiore lentezza, in termini positivi come negativi, alla jobless recovery. In un'Italia sfiduciata, preda della speculazione dei mercati e sull'orlo di una nuova recessione. Fabio Savelli 10 agosto 2011 17:48
Il tempo è scaduto, ora scelte coraggiose NOTIZIE CORRELATE Segui su Twitter @DeBortoliF Sì ai sacrifici, cominci la casta, di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella (10 agosto 2011) Oggi è in programma un confronto tra governo e parti sociali che definire drammatico è poco. Non uno dei tanti incontri nei quali ci si può permettere tatticismi e rinvii. Non una trattativa: non c'è alcuno scambio da fare. Un confronto cui è legata, l'enfasi è necessaria, la salvezza del Paese. Occorre che tutti, il governo per primo con le sue responsabilità, si siedano a quel tavolo consapevoli che senza una soluzione forte, con sacrifici nell'equità, non vi saranno altri confronti, ma solo la mesta contabilità dei danni che il sistema Paese subirà con una nuova tempesta. Una ulteriore e profonda crisi di mercato potrebbe travolgere anche le banche e il sistema produttivo. La Banca centrale europea non ci darà un'altra mano come ha fatto in questi giorni. Possiamo e dobbiamo farcela da soli. Siamo un Paese ricco di risorse, con la seconda industria manifatturiera europea, con un grande patrimonio di lavoro, risparmio, intelligenze, cultura e umanità. Ciascuno faccia la sua parte con senso di responsabilità. Come accaduto in tanti altri momenti difficili dai quali ci siamo risollevati, con grande dignità. Il governo trovi il coraggio di adottare scelte impopolari ma eque, cominciando a dare il buon esempio con il taglio dei costi della politica come suggerito dall'editoriale di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. Segua con decisioni immediate i punti qualificanti della lettera inviata a Berlusconi da Trichet e Draghi. E mediti sui suoi ritardi e sui suoi errori. Anche l'opposizione rifletta. Al punto in cui siamo arrivati non c'è tempo per un governo tecnico o per nuove maggioranze. Un governo commissariato? Sì, inutile scandalizzarsi, chi si indebita troppo perde parte della propria libertà d'azione. Ma la può recuperare subito. Basta un po' di serietà, quella serietà che finora purtroppo non c'è stata. (f. de b.) 10 agosto 2011 15:13
su "Vanity fair" - il figlio del senatur è iscritto alla facoltà di economia Per Renzo Bossi lezioni Cepu a domicilio Ed è tutto gratis: le spese sono sostenute dal patron dell'istituto, Francesco Polidori NOTIZIE CORRELATE Renzo Bossi fa un viaggio in Sicilia per conoscere le sue "radici" al Sud (3 marzo 2011) Renzo Bossi (Fotogramma) Renzo Bossi (Fotogramma) MILANO - Eletto al consiglio regionale della Lombardia, sempre al fianco del padre Umberto nei raduni ufficiali della Lega, persino impegnato a recuperare le sue origini siciliane (per parte di madre) con un viaggio a Favara: insomma, sempre più lanciato. Eppure con i libri di scuola Renzo Bossi, soprannominato dal padre stesso "il Trota", ha ancora parecchie difficoltà. Superato finalmente, dopo vari tentativi, lo scoglio dell’esame di maturità (nel 2008 aveva tentato inutilmente per due volte, facendo ricorso al Tar, al liceo scientifico del Collegio arcivescovile Bentivoglio di Tradate), ora l'aspirante "delfino" del Carroccio si scontra con gli esami della facoltà di Economia. E ha bisogno di aiuto, al punto tale che il patron del Cepu ha organizzato per lui una formula ad hoc, con i tutor che gli fanno lezione a domicilio. Inoltre, per l'illustre allievo, è tutto gratis. TRATTAMENTO DI FAVORE - Secondo quanto rivelato da Vanity Fair nell'articolo "Il Cepu ha pescato la Trota", visti i pressanti impegni politici del giovane Bossi (classe 1988), non è lui ad andare in classe a seguire le lezioni, ma sono gli insegnanti di sostegno del Cepu che si recano direttamente a casa sua. L'istituto organizza corsi per ogni esigenza e prezzo, ma per nessun altro sono contemplate lezioni a domicilio. Inoltre, tutte le spese sarebbero sostenute da Francesco Polidori, che già paga per i corsi delle tre "olgettine" Iris Berardi, Aris Espinosa e Ioana Visan. Questa attenzione per rampolli e rampolle vicini al centrodestra, nota Vanity Fair, stupisce chi conosce Polidori da anni: all’inizio della sua carriera imprenditoriale, infatti, aveva legami strettissimi con Antonio Di Pietro, che nel 1995 partecipò attivamente alla fondazione del Cepu prestando la sua immagine per le prime campagne pubblicitarie e tenendo seminari di Tecnica processuale nelle sue sedi. Redazione online 10 agosto 2011 16:02
un unico centro in via Barzaghi permetterà di velocizzare tutte le pratiche Profughi, la svolta: ora sarà il Comune a occuparsi della prima accoglienza Novità a livello nazionale, grazie a un accordo con la Prefettura. Majorino: uscire dalla logica dell'emergenza NOTIZIE CORRELATE In arrivo 200 profughi, vertice in prefettura con il ministro Maroni (7 giugno 2011) Pisapia-Formigoni, scontro sui profughi (4 giugno 2011) Profughi, già arrivati in quattrocento. Il sindaco Pinto: non lo sapevo (13 maggio 2011) In arrivo in Lombardia 700 profughi. "Saranno ospitati negli alberghi" (10 maggio 2011) Profughi a Pieve Emanuele (Fotogramma) Profughi a Pieve Emanuele (Fotogramma) MILANO - Una task force per la prima accoglienza, la raccolta delle richieste d'asilo, l'identificazione e il rilascio del permesso di soggiorno provvisorio, lo screening sanitario e la consegna della tessera sanitaria, la verifica dei casi vulnerabili, l'orientamento legale e le informazioni sui servizi previsti e sul rimpatrio assistito. Cambia così la strategia milanese nelle politiche di accoglienza dei profughi provenienti dal Nord Africa: d'ora in avanti sarà, infatti, il Comune anziché la Prefettura, a coordinare e garantire gli interventi di assistenza a Milano. In particolare, la competenza sarà dell'Assessorato alle Politiche sociali e Servizi per la Salute. PRATICHE PIU' RAPIDE - Si tratta di una novità a livello nazionale: la città sperimenta un modello di gestione attraverso un centro situato presso la sede della Protezione civile di via Barzaghi, che consentirà di velocizzare tutte le pratiche di riconoscimento svolgendole in un unico luogo. Il progetto è stato reso possibile grazie a un accordo raggiunto nelle scorse settimane tra Comune e Prefettura. "Vogliamo uscire dalla logica dell'emergenza - ha spiega l'assessore Politiche sociali e Servizi per la Salute Pierfrancesco Majorino - con cui è stato affrontato finora l'arrivo dei profughi. Un'adeguata assistenza, peraltro, è il modo migliore per evitare situazioni di tensione come accaduto nel Sud Italia. Il Comune s'impegna a garantire un sistema omogeneo di servizi sin dalla prima accoglienza, a differenza di quanto successo fino ad ora". I SERVIZI - Un impegno al quale Majorino ha chiamato anche gli altri Comuni e Province perché, ha chiarito, "non si arrivi al paradosso che amministrazioni di centrosinistra danno seguito alle decisioni del Governo, mentre le Giunte leghiste no". L'assessorato verificherà direttamente che gli Enti convenzionati con il Comune offrano nel loro complesso non solo vitto e alloggio, ma tutti i servizi previsti dalla normativa vigente in materia di richiedenti asilo: controllo medico, sostegno psicologico, assistenza legale, mediazione linguistica per la prima fase di accoglienza; percorsi di inserimento sociale attraverso, per esempio, l'orientamento al lavoro e corsi di formazione per chi accede allo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Il tutto a parità di costo rispetto al passato (46 euro giornalieri a persona stanziati dal Governo). IN ARRIVO 100 PERSONE - Il centro allestito presso la sede della Protezione Civile è pensato per accogliere un numero massimo di 40 richiedenti asilo; l'ospitalità in questa struttura non potrà superare i 15 giorni, nel corso dei quali gli operatori cercheranno di capire chi è la persona arrivata, in quali condizioni si trova e che tipo di esigenze abbia, in modo da predisporre il trasferimento di ciascun ospite in altri luoghi di accoglienza ritenuti più adatti al singolo caso. Per garantire la seconda fase di assistenza sono state individuate ulteriori strutture con disponibilità di posti sufficiente ad accogliere le 100 persone attese sino al 20 settembre, a scaglioni di 20 la settimana (a Milano ci sono attualmente 239 profughi). Chi non avrà ottenuto alcuna protezione internazionale, verrà comunque seguito dal Comune attraverso il programma Rivan, che organizza i rimpatri assistiti. Redazione online 10 agosto 2011 18:41
L'agenda Province, vitalizi, trasparenza: gli interventi possibili. E doverosi Costi della politica: tutti i tagli che si possono fare subito Riduzione dei parlamentari: l'intesa è solo a parole Vogliono la fiducia dei cittadini in questo momento nero? Se la guadagnino. Il governo, la maggioranza e la stessa opposizione non possono chiedere un centesimo agli italiani senza parallelamente (anzi: prima) tagliare qualcosa di loro. Conosciamo l'obiezione: non sarà un taglio di 1000 euro dallo stipendio reale (l'indennità è solo una parte) di deputati e senatori a risolvere il problema. Perfino se tutti fossero condannati a lavorare gratis risolveremmo un settemillesimo della manovra. Vero. Ma stavolta non hanno scelta: è in gioco la loro credibilità. Per partire devono aver chiaro un punto: il perfetto è nemico del bene. In attesa di una ridefinizione generale dello Stato (campa cavallo) certe cose si possono fare subito. Alcune simboliche, altre di sostanza.
Sono stati presentati nove progetti di legge, dall'inizio della legislatura, per ridurre o addirittura dimezzare il numero dei parlamentari. Da destra, da sinistra... Dove sono finiti? Boh... Sono tutti d'accordo, a parole? Lo facciano, quel taglio. Senza allegarci niente. Sennò finisce come sempre finisce: la sinistra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla destra, la destra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla sinistra. E tutto resta come prima. Esattamente il giochino della riforma bocciata al referendum del 2006, che vedeva sì una modesta riduzione da 630 a 518 deputati, da 315 a 252 senatori (non il dimezzamento sbandierato: quella è una frottola) ma anche uno svuotamento dei poteri del Quirinale e un aumento dei poteri del premier. Dettagli che garantivano la bocciatura: la sinistra non l'avrebbe votato mai. Vogliono ridurre davvero? Trovino un accordo e lo votino tutti insieme: non servirà neanche il referendum confermativo. Sennò i cittadini sono autorizzati a pensare che sia solo propaganda. Come propaganda appare per ora la mega-maxi-super-riforma votata dal Consiglio dei ministri il 22 luglio. Se era così urgente perché non risulta ancora depositata e non se ne trova traccia neanche nel sito di Palazzo Chigi? Era sufficiente l'annuncio stampa? Forse erano più urgenti le vacanze.
Non si possono abolire subito le province senza ripartire parallelamente le competenze e i dipendenti? Comincino a toglierle dal tabù della Costituzione e a sopprimere quelle che hanno come capoluogo la capitale regionale destinata a diventare area metropolitana o non arrivano a un numero minimo di abitanti.
Vogliono inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione? Inizino col riconoscere, concretamente, che la cosa oggi più lontana dal pareggio sono le pensioni dei parlamentari: alla Regione Lazio i contributi versati sono un decimo di quanto esce per i vitalizi. Alla Camera e al Senato un undicesimo. Al netto dei reciproci versamenti addirittura un tredicesimo. Immaginiamo la rivolta: non si toccano i diritti acquisiti! Sarà, ma quelli dei cittadini sono già stati toccati più volte. Deve partire una stagione di liberalizzazione? Partano introducendo una regoletta esistente nei Paesi più seri: un deputato pagato per fare il deputato può far solo il deputato. Un caso come quello di Antonio Gaglione, il parlamentare pugliese espulso dal Pd per avere bucato il 93% delle sedute e così assenteista ("preferisco fare il medico"), da bigiare addirittura il passaggio chiave del 14 dicembre scorso che vide Berlusconi salvarsi per pochissimi voti dalla mozione di sfiducia, in America è impensabile. E così quelli dei tanti avvocati (uno su sette alla Camera, uno su sette al Senato) e professionisti di ogni genere che pretendono di fare l'una e l'altra cosa. Dice uno studio de "lavoce.info" che un professionista che continua a fare il suo lavoro anche dopo l'elezione "bigia" in media il 37% in più degli altri parlamentari. Basta.
Negano di intascare i soldi destinati ai collaboratori non messi in regola e pagati in nero? La riforma è già pronta e depositata: il deputato o il senatore fornisce al Parlamento il nome del collaboratore di fiducia e questi viene pagato direttamente dal Parlamento. Ed ecco che l'"equivoco infamante" su certe furbizie sarebbe all'istante risolto.
Il vero cambiamento, però, quella rivoluzionario, sarebbe la decisione di spalancare finalmente le porte alla legittima curiosità dei cittadini. Massima trasparenza: quella sarebbe la svolta epocale. Se un americano vuole vedere se "quel" deputato che si batte per la ricerca farmaceutica ha avuto finanziamenti, commesse, incarichi professionali da un'azienda di prodotti farmaceutici va su Internet e trova tutto. Se un tedesco vuol sapere se "quel" deputato ha guadagnato dei soldi fuori dal Parlamento e in che modo, va su Internet e trova tutto. Se un inglese vuole conoscere i nomi di chi quel giorno ha viaggiato su quel volo blu dal 1997 ad oggi o quanto spendono a Buckingham Palace per le bottiglie di vino va su Internet e trova tutto.
Da noi per avere le sole dichiarazioni dei redditi dei parlamentari un cittadino di Vipiteno o di Capo Passero deve andare a Roma, presentarsi in un certo ufficio della Camera o del Senato, dimostrare di essere iscritto alle liste elettorali e poi accontentarsi di sfogliare un volume senza manco la possibilità di fare fotocopie. Per non dire del Quirinale dove ogni presidente, per quanto galantuomo sia, pur di non smentire la cautela del predecessore, mantiene riservato il bilancio del Colle limitandosi a dare delle linee generali. Che magari sono sempre meno oscure ma certo sono lontanissime dalla trasparenza britannica.
Cosa risparmieremmo? Moltissimo. Un solo esempio: sapere che il passaggio dato su un volo di Stato a una ballerina di flamenco finirebbe all'istante sui giornali, spingerebbe automaticamente a ridurre se non a eliminare del tutto certi "piacerini". Lo stesso vale per certi voli elettorali vietati, come ricorda una dura polemica sui giornali, anche in Turchia. Il governo, la maggioranza e l'opposizione (per quanto possa incidere) ritengono di avere, sui costi della politica, la coscienza a posto? Pensano di avere tagliato il massimo del massimo e che non si possa tagliare di più? Mettano tutto online. Con un linguaggio non inespugnabile. Ma soprattutto, vale per la destra e per la sinistra, la smettano una volta per tutte di gettare fumo fingendo di fare confusione (confusione voluta, ipocrita, pelosa) tra il qualunquismo, la demagogia e il diritto di sapere dei cittadini. Che sudditi non sono. Sergio Rizzo Gian Antonio Stella 08 agosto 2011(ultima modifica: 09 agosto 2011 08:32) 2011-08-04 I MERCATI, LA CRISI Panico nelle Borse, Milano -5 % Black-out indici in mezza Europa Piazza Affari: "Guasto dovuto a ritardi nella distribuzione informativa. Btp-Bund record NOTIZIE CORRELATE Milano fallisce il rimbalzo con l'Europa (3 agosto) Il premier cerca sponde anti-speculazione (3 agosto) Paura sui mercati, Italia e Spagna sotto tiro (3 agosto) Vedi i listini in tempo reale Vedi i listini in tempo reale Una veduta del palazzo della Borsa a Milano Una veduta del palazzo della Borsa a Milano MILANO - Lunghi minuti di panico nel finale della seduta che ha riportato l'orologio delle Borse europee indietro di due anni. Un'ondata di vendite scatenata dal tonfo del 3% di Wall Street e dalla delusione per il mancato acquisto da parte della Bce di titoli di Stato italiani e spagnoli. Risultato: Milano è precipitata del 5,16% (il peggior calo dal maggio del 2010) tra i ribassi-choc dei suoi titoli guida, con Intesa Sanpaolo (che venerdì diffonde i conti semestrali) e Fiat entrambe in calo del 10%, tallonate da Unicredit (-9%). Piazza Affari ha portato così al 20% la perdita da inizio anno. MISTERIOSA CATENA DI GUASTI TECNICI - LA giornata si è oltretutto colorata di giallo intorno alle 17 quando un non ancora precisato problema tecnico ha colpito gli indici di mezza Europa. La rilevazione delle perdite di Milano è stata diffusa solo intorno alle 19. Alle 20.15 la precisazione di Piazza Affari: "Borsa Italiana - si legge in una nota - precisa che i problemi di diffusione dell'indice Ftse Mib di oggi sono stati causati da ritardi nella distribuzione dei dati attraverso alcuni canali di informativa. I mercati hanno continuato a funzionare regolarmente". Le Borse del circuito Nyse EuroNext - Parigi Amsterdam Lisbona e Bruxelles - colpite dal black-out per circa un'ora, dalle 16.28 alle 17.21, hanno subito la sospensione delle contrattazioni per poi chiudere tutte in pesante arretramento. CONSOB INDAGA - La Commissione di Vigilanza sulla Borsa ha avviato gli accertamenti per capire cosa ha portato alla sospensione degli indici in Piazza Affari. Secondo le prime ipotesi potrebbe essersi trattato di un problema di raccolta e diffusione dei dati, nato da un blocco dei flussi informativi funzionali al calcolo degli indici, mentre le attività di trading si sono svolte con regolarità CAPITALIZZAZIONE: PERSI IN EUROPA 170 MILIARDI - È costato 170 miliardi di euro ai mercati azionari questo nerissimo giovedì d'agosto. Londra ha perso il 3,43%, Parigi il 3,9% e Francoforte il 3,4%. Molto pesante anche Madrid (-3,8%) anche se la maglia nera tocca ancora una volta a Milano (-5%) NUOVO RECORD DIFFERENZIALE BTP-BUND - Lo "spread", il differenziale tra i titoli di stato decennali italiano e tedesco si è riallargato fino a 394 punti base, nuovo massimo dall'introduzione dell'euro, dopo una chiusura a 370 ieri. LA CRONACA DELLA GIORNATA - La seduta aveva aperto con una promessa di rimbalzo e l'indice in crescita dell'1,7% sostenuto anche dalla (timida) speranza che la speculazione trovasse un argine nell' accordo per la crescita tra il governo e le parti sociali . Poi la conferenza stampa del presidente della Bce Trichet e la presa d'atto della gravità della situazione. Trichet riconosce che la Bce ha ricominciato ad acquistare titoli di stato ma solo quelli portoghesi e irlandesi e non menziona i titoli italiani e spagnoli come sembrava attendere il mercato e, come ha lasciato intendere, anche il ministro dell'economia Tremonti. Tanto bastaalla speculazione per determinare un nuovo allargamento degli spread. Quello dei Bonos spagnoli arriva a quota 400 punti con i Btp italiani appena dietro a 390 che presuppongono rendimenti del 6,25% e 6,15% subito sotto la soglia di massima tolleranza di 6,5 . Wall Street intanto è caduta. Poco prima delle 17 Borsa Italiana pubblica sul sito poche righe sui primi stop all'aggiornamento dell'indice principale Ftse Mib. Vuole il caso che il guasto sia contemporaneo a quello dell circuito Euronex. Alle 17 a Milano l'indice Ftse si blocca. I titoli continuano gli scambi fra ribassi sempre maggiori che finiscono con cali a due cifre per i più blasonati. Nel resto d'Europa è una debacle. Solo alle 19 c'è la conferma della disfatta del Mib. Paola Pica 04 agosto 2011 20:27
2011-08-02 mercoledì incontro tra il ministro del tesoro e juncker, presidente dell'eurogruppo La preoccupazione di Napolitano: "Subito misure per la crescita" La speculazione attacca Piazza Affari nel finale (-2,53%) Fiat perde l'8,43%. Record differenziale Btp-Bund. NOTIZIE CORRELATE I LISTINI: L'andamento delle Borse in tempo reale Chi scommette contro di noi (Mucchetti 29 luglio 2011) (Ap) (Ap) MILANO - Forte corrente di vendite nel finale di seduta sulle Borse europee. Milano chiude sui minimi con un tonfo del 2,53% dovuto alla caduta di Fiat (-7%) e una raffica di sospensioni al ribasso tra cui quella di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Pirelli, Exor. Deboli anche Francoforte (-2,26%) e Parigi (-1,82%) mentre Londra cerca di contenere le perdite, ma perde comunque lo 0,92%. . La giornata è stata segnata anche da nuove tensioni sul debito con con lo "spread", il differenziale, tra il Btp decennale e il Bund tedesco in volo al nuovo record di 384 punti base. La forbice tra i due titoli si allarga indicando la minor affidabilità del Btp. La Consob ha chiesto intanto spiegazioni a Deutsche Bank sulla recente massiccia vendita dei bond italiani. In serata anche Wall Street ha chiuso in ribasso (-2,18%), nonostante l'approvazione da parte del senato del piano anti default. La borsa americana ha quindi bocciato il provvedimento varato per risanare il debito americano. NAPOLITANO: INTEGRARE DECISIONI SUI CONTI PUBBLICI- "Serve integrare le decisioni sui conti pubblici e stimolare la crescita e l'occupazione" ha ammonito il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che questa mattina ha ricevuto al Quirinale il Governatore della Banca d'Italia e presidente in pectore della Bce Mario Draghi. "Nell'attuale momento - ha detto il Capo dello Stato - la parola è alle forze politiche, di governo e di opposizione, chiamate a confrontarsi con le parti sociali sulle scelte da compiere per stimolare decisamente l'indispensabile crescita dell'economia e dell'occupazione, a integrazione delle decisioni sui conti pubblici volte a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014". "Seguirò dunque attentamente gli esiti di tale confronto, partendo - ha aggiunto Napolitano - dalla preoccupazione che non ho mancato di esprimere per gli andamenti dei mercati finanziari e dell'economia, nei loro termini generali e nei loro specifici aspetti italiani". CONVOCATO IL COMITATO DI STABILITA'- Un segnale ai mercati ha deciso di provare a darlo subito - prima dell'intervento di Berlusconi domani in Parlamento - il ministro dell'Economia Giulio Tremonti che ha convocato il Comitato di stabilità finanziaria del quale fanno parte Consob, Isvap e Banca d'Italia e al quale partecipano oltre allo stesso Tremonti il direttore generale di Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni, il presidente della Consob Giuseppe Vegas, il presidente dell'Isvap Giancarlo Giannini e il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli. I serata il Css ha diffuso un comunicato tranquillizzante in cui si ribadisce che il sistema bancario e finanziario italiano "è solido, grazie anche all'azione tempestiva di rafforzamento delle condizioni patrimoniali e di liquidità delle banche". Ma sul nostro Paese si addensano le nubi delle tensioni finaziarie internazionali "nonostante l'azione di progressiva riduzione del deficit pubblico". BOCCIATA LA MANOVRA - La speranza, nelle sale operative, è che la decisione sia quella di mettere mano alla manovra come pare auspicare anche Napolitano. "Sarà una disfatta per il mercato se il governo non troverà il coraggio di rivedere la manovra e di tagliare drasticamente i costi della politica. Ma non c'è molta fiducia su quello che potrà dire domani Berlusconi in Parlamento" afferma tra gli altri Nicolò Mancini, trader in una primaria Sim di Piazza Affari VENDITE ALLO SCOPERTO - Qualcuno chiede di rivedere anche le regole del mercato con maggiore decisione e vietare le vendite allo scoperto "Basta voli pindarici - dice Franco Aletti, esperto di lungo corso in Piazza Affari -. Il mercato deve essere uguale per tutti: per comperare paghi, per vendere consegni i titoli. Regola semplice ma oggi non seguita allo stesso modo da tutti gli attori del mercato". Un primo pacchetto di misure anti-ribassiste era stato varato dalla Consob lo scorso 10 luglio. LA UE: FIDUCIA NELL'ITALIA - Una portavoce della Commissione europea, interpellata sul preoccupante divario di rendimento tra Btp e Bund ha assicurato "piena fiducia" della Ue nelle misure prese dall'Italia per fronteggiare la crisi. Intanto il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha annunciato con una nota che incontrerà mercoledì in Lussemburgo il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. L'ok dopo una telefonata intercorsa tra i due. Il colloquio è previsto intorno 10 e per via di quest'impegno il titolare del Tesoro non parteciperà al Consiglio dei ministri convocato allo stesso orario. Nel pomeriggio invece il ministro dovrebbe rientrare a Roma per partecipare all'informativa di Berlusconi alle Camere prevista alle 15 a Montecitorio e alle 17 a palazzo Madama. FT: TREMONTI ? NESSUNO INDISPENSABILE - Tremonti è stata fin qui la personalità più "affidabile" del governo secondo il Financial Times che ricorda come i mercati abbiano riposto in lui la fiducia. Tuttavia lo scandalo Milanese ha fatto emergere il "cattivo esempio" del ministro che paga cash l'affitto e non ultimo ha evitato le riforme per la crescita. "A causa delle persistenti tensioni sui mercati dei debiti sovrani non è il momento buon per scaricare il ministro dell'Economia italiano. Ma come Berlusconi, Tremonti non è indispensabile" scrive il quotidiano britannico CONSOB: DEUTSCHE BANK SPIEGHI LE VENDITE - La Consob ha avanzato una richiesta di informazioni alla Deutsche Bank sulla vendita dei titoli di Stato italiani seguita all'acquisizione di Postbank. In attesa di ricevere le risposte, la Consob "segue con attenzione e continua a svolgere il monitoraggio in ordine dell'evolversi della vicenda". Lo ha detto il sottosegretario all'Economia, Bruno Cesario, rispondendo in commissione Finanze della Camera a un'interrogazione di Maurizio Fugatti IL RATING USA -Il calo di Wall Street e delle Borse europee che seguitano a ignorare o meglio a non beneficiare dell'accordo al Congresso sul piano- antidefault va messo piuttosto in relazione alla possibilità che nonostante la manovra in corso di approvazione le agenzie di rating taglino ugualmente il voto sul debito americano. Paola Pica 02 agosto 2011 22:23
mercoledì incontro tra il ministro del tesoro e juncker, presidente dell'eurogruppo La preoccupazione di Napolitano: "Subito misure per la crescita" La speculazione attacca Piazza Affari nel finale (-2,53%) Fiat perde l'8,43%. Record differenziale Btp-Bund. NOTIZIE CORRELATE I LISTINI: L'andamento delle Borse in tempo reale Chi scommette contro di noi (Mucchetti 29 luglio 2011) (Ap) (Ap) MILANO - Forte corrente di vendite nel finale di seduta sulle Borse europee. Milano chiude sui minimi con un tonfo del 2,53% dovuto alla caduta di Fiat (-7%) e una raffica di sospensioni al ribasso tra cui quella di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Pirelli, Exor. Deboli anche Francoforte (-2,26%) e Parigi (-1,82%) mentre Londra cerca di contenere le perdite, ma perde comunque lo 0,92%. . La giornata è stata segnata anche da nuove tensioni sul debito con con lo "spread", il differenziale, tra il Btp decennale e il Bund tedesco in volo al nuovo record di 384 punti base. La forbice tra i due titoli si allarga indicando la minor affidabilità del Btp. La Consob ha chiesto intanto spiegazioni a Deutsche Bank sulla recente massiccia vendita dei bond italiani. NAPOLITANO: INTEGRARE DECISIONI SUI CONTI PUBBLICI- "Serve integrare le decisioni sui conti pubblici e stimolare la crescita e l'occupazione" ha ammonito il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che questa mattina ha ricevuto al Quirinale il Governatore della Banca d'Italia e presidente in pectore della Bce Mario Draghi. "Nell'attuale momento - ha detto il Capo dello Stato - la parola è alle forze politiche, di governo e di opposizione, chiamate a confrontarsi con le parti sociali sulle scelte da compiere per stimolare decisamente l'indispensabile crescita dell'economia e dell'occupazione, a integrazione delle decisioni sui conti pubblici volte a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014". "Seguirò dunque attentamente gli esiti di tale confronto, partendo - ha aggiunto Napolitano - dalla preoccupazione che non ho mancato di esprimere per gli andamenti dei mercati finanziari e dell'economia, nei loro termini generali e nei loro specifici aspetti italiani". CONVOCATO IL COMITATO DI STABILITA'- Un segnale ai mercati ha deciso di provare a darlo subito - prima dell'intervento di Berlusconi domani in Parlamento - il ministro dell'Economia Giulio Tremonti che ha convocato il Comitato di stabilità finanziaria del quale fanno parte Consob, Isvap e Banca d'Italia e al quale partecipano oltre allo stesso Tremonti il direttore generale di Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni, il presidente della Consob Giuseppe Vegas, il presidente dell'Isvap Giancarlo Giannini e il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli. La riunione iniziata alle 16.30 è ancora in corso al ministero. BOCCIATA LA MANOVRA - La speranza, nelle sale operative, è che la decisione sia quella di mettere mano alla manovra come pare auspicare anche Napolitano. "Sarà una disfatta per il mercato se il governo non troverà il coraggio di rivedere la manovra e di tagliare drasticamente i costi della politica. Ma non c'è molta fiducia su quello che potrà dire domani Berlusconi in Parlamento" afferma tra gli altri Nicolò Mancini, trader in una primaria Sim di Piazza Affari VENDITE ALLO SCOPERTO - Qualcuno chiede di rivedere anche le regole del mercato con maggiore decisione e vietare le vendite allo scoperto "Basta voli pindarici - dice Franco Aletti, esperto di lungo corso in Piazza Affari -. Il mercato deve essere uguale per tutti: per comperare paghi, per vendere consegni i titoli. Regola semplice ma oggi non seguita allo stesso modo da tutti gli attori del mercato". Un primo pacchetto di misure anti-ribassiste era stato varato dalla Consob lo scorso 10 luglio. LA UE: FIDUCIA NELL'ITALIA - Una portavoce della Commissione europea, interpellata sul preoccupante divario di rendimento tra Btp e Bund ha assicurato "piena fiducia" della Ue nelle misure prese dall'Italia per fronteggiare la crisi. Intanto il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha annunciato con una nota che incontrerà mercoledì in Lussemburgo il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. L'ok dopo una telefonata intercorsa tra i due. Il colloquio è previsto intorno 10 e per via di quest'impegno il titolare del Tesoro non parteciperà al Consiglio dei ministri convocato allo stesso orario. Nel pomeriggio invece il ministro dovrebbe rientrare a Roma per partecipare all'informativa di Berlusconi alle Camere prevista alle 15 a Montecitorio e alle 17 a palazzo Madama. FT: TREMONTI ? NESSUNO INDISPENSABILE - Tremonti è stata fin qui la personalità più "affidabile" del governo secondo il Financial Times che ricorda come i mercati abbiano riposto in lui la fiducia. Tuttavia lo scandalo Milanese ha fatto emergere il "cattivo esempio" del ministro che paga cash l'affitto e non ultimo ha evitato le riforme per la crescita. "A causa delle persistenti tensioni sui mercati dei debiti sovrani non è il momento buon per scaricare il ministro dell'Economia italiano. Ma come Berlusconi, Tremonti non è indispensabile" scrive il quotidiano britannico CONSOB: DEUTSCHE BANK SPIEGHI LE VENDITE - La Consob ha avanzato una richiesta di informazioni alla Deutsche Bank sulla vendita dei titoli di Stato italiani seguita all'acquisizione di Postbank. In attesa di ricevere le risposte, la Consob "segue con attenzione e continua a svolgere il monitoraggio in ordine dell'evolversi della vicenda". Lo ha detto il sottosegretario all'Economia, Bruno Cesario, rispondendo in commissione Finanze della Camera a un'interrogazione di Maurizio Fugatti IL RATING USA -Il calo di Wall Street e delle Borse europee che seguitano a ignorare o meglio a non beneficiare dell'accordo al Congresso sul piano- antidefault va messo piuttosto in relazione alla possibilità che nonostante la manovra in corso di approvazione le agenzie di rating taglino ugualmente il voto sul debito americano. Paola Pica 02 agosto 2011 18:07
UN’AGENDA PER LA CRESCITA - Giovedì l'incontro tra l'esecutivo e le parti sociali Se l’impresa è più credibile dello Stato L'export italiano fa registrare incrementi paragonabili a quello tedesco. Ora tocca al governo fare la sua parte (Ap) (Ap) Più 17 per cento. Nei primi cinque mesi del 2011 l'export manifatturiero italiano ha fatto segnare un risultato che si può definire "tedesco". Nello stesso periodo, infatti, il poderoso sistema industriale made in Germanyha incrementato le proprie vendite all'estero del 17,7%. Ci battono, dunque, ma per una volta solo al fotofinish. E lo 0,7% a nostro svantaggio nell'export 2011 è una bazzecola rispetto agli oltre 300 punti base di spread che separano l'affidabilità dei Bund tedeschi da quella dei nostri Btp. Duole dirlo, ma le nostre imprese sono nettamente più credibili e competitive del nostro Stato. Sembra incredibile che in questa travagliata estate del 2011 possano spuntare notizie come questa ma il dato è di ieri e proviene dall'analisi dei settori industriali che Prometeia e IntesaSanpaolo redigono periodicamente con grande professionalità. L'Italia delle imprese, grandi e piccole, si batte dunque giorno per giorno sui mercati esteri nonostante che il governo abbia incredibilmente pasticciato sulla riforma dell'Istituto del commercio estero, diventata poi per strada un'abolizione secca. Le indiscrezioni che arrivano dalle piazze commerciali sono preoccupanti: spazi espositivi alle fiere disdetti all'ultimo momento, funzionari che non hanno potere di firma, progetti in bilico, eppure il made in Italy non si ferma e corre come una Pellegrini. Parlare della straordinaria vitalità delle imprese italiane serve più di tante parole di circostanza a spiegare il valore dell'iniziativa avviata in questi giorni dalle forze sociali. Guai a valutarla solo adottando un'ottica romana, guai di conseguenza a compilare un miope catalogo delle convenienze. Dietro quel documento più che un elenco di sigle c'è un'Italia che non si arrende e chiede alla politica di fare il suo mestiere. Un'Italia che per buona parte alle ultime politiche ha votato per il centrodestra e oggi si sente delusa. Quando furono resi noti i punti-chiave della manovra di rientro ideata dal governo e furono avanzate le prime critiche per la debolezza delle misure pro-crescita, ministri ed esponenti della maggioranza reagirono nervosamente. Ora lo dichiarano tranquillamente anche i più ligi: sarà per un deficit di competenze, sarà per la difficoltà obiettiva di varare misure immediatamente redditizie, non abbiamo un'agenda - forse neanche un block notes - della crescita. Nei mesi scorsi abbiamo sprecato l'occasione del Pnr, il piano di riforme che Bruxelles da quest'anno chiede ai Paesi membri. Andate a consultare i rispettivi documenti di Italia, Francia e Germania (Corriere, 6 luglio 2011) e vedrete la differenza. Laddove Parigi e Berlino avevano individuato il loro asse di sviluppo, noi abbiamo balbettato. Bene hanno fatto dunque Marcegaglia, Mussari, Malavasi, Marino, Bonanni, Camusso e gli altri a prendere l'iniziativa. Tutti i leader delle categorie produttive sanno benissimo che siamo entrati in una fase "geneticamente" nuova delle politiche pubbliche e sono coscienti che da oggi in poi non si potrà più produrre crescita tramite incremento della spesa. Non per questo si sono arresi e del resto non potrebbero, gli uni perché devono rendere conto agli imprenditori del "più 17%" e gli altri perché hanno una responsabilità nei confronti dei lavoratori che stanno firmando ovunque accordi aziendali orientati all'aumento di produttività e alla condivisione degli obiettivi. Seppur con qualche ritardo, bene ha fatto anche il governo a prendere sul serio il manifesto delle parti sociali e a organizzare un incontro formale per giovedì 4 a Roma. Ma attenzione, stavolta gli italiani non vogliono vertici ad uso dei fotografi o, peggio, kermesse oratorie. I cittadini che si stanno concedendo una pausa per le meritate ferie e i loro connazionali che quest'anno non avranno i soldi per lasciare la città hanno un'aspettativa in comune: pregano che da quella riunione esca un messaggio chiaro, un'inversione di tendenza, una scossa, una discontinuità. Scegliete la metafora che volete ma governo e parti sociali hanno solo 48 ore per prepararla. Non sprecatele. Dario Di Vico 02 agosto 2011 09:41
2011-07-30 rapporto sullo stato della rete di akamai L'Italia su Internet cresce al rallentatore Aumentano gli indirizzi e le connessioni veloci, ma siamo penultimi in Europa. Ancora troppe connessione lente NOTIZIE CORRELATE Banda larga, appello agli enti locali (5 nov 2010) Le connessioni con fibra ottica sono ancora poco usate in Italia (Fotolia) Le connessioni con fibra ottica sono ancora poco usate in Italia (Fotolia) MILANO – Altro che locomotiva. Sulle autostrade digitali l’Italia va a passo di lumaca, anche se lentamente migliora. È ancora una volta un bollettino scoraggiante quello disegnato da Akamai nel suo "dossier sullo stato d’Internet" relativo al primo trimestre dell’anno. Migliora la posizione complessiva del nostro Paese, ma c’è ancora tanto da fare per poter garantire a tutti una Rete accessibile e veloce. ITALIA LENTA A CONNETTERSI – Iniziamo con l’annoso problema della velocità delle connessioni. L’Italia ha un unico primato. E non è lusinghiero. Siamo il Paese europeo con il maggior numero di connessioni lente: lo 0,9% degli italiani si connette ancora a una velocità di 256kbps. In pratica, la vecchia connessione con doppino telefonico, preistoria dell’era digitale. Un dato che pur sembrando basso, è il più alto d’Europa, in una gara per altro ridotta a 7, visto che 16 Paesi del Vecchio continente su 23 hanno già abbandonato questo tipo di connessione. Man mano che accelerano i bit per secondo, l’Italia scivola verso il fondo: se la cava ancora con le velocità standard (2 Mbps) dove siamo 14esimi (l’85% degli utenti italiani ha una connessione a banda larga, ormai considerata necessaria). Iniziamo a perdere colpi sulla media di velocità delle nostre infrastrutture digitali:18esimi su 23 (appena 3,7 Mbps, contro i 7,5 dell’Olanda, in testa alla graduatoria). Mentre raschiamo il fondo sulle cosiddette "high broadband", le autostrade digitali su fibra ottica. L’Italia è penultima (in compagnia della Spagna e solo davanti alla Grecia) per utenze connesse a una velocità superiore ai 5Mbps (appena l’11% della popolazione, contro il 56% degli olandesi, ancora una volta alla guida della classifica europea), ma in aumento rispetto al 6% dell’ultimo trimestre. Se poi parliamo di città "superveloci" e cioè dotate di cablaggi che consentono di navigare ad altissime velocità, nelle prime 200 al mondo, neanche una è italiana. A dir la verità, appena 12 centri sono europei (e nessuno nelle prime 20) e l’Asia è padrona: la città giapponese di Tokai, al top della classifica, "viaggia" a una media di 13.2 Mbps. E tre Paesi asiatici (Corea del Sud, Hong Kong e Giappone) si confermano i Paesi "più veloci". Gli altri sette Paesi della top 10 sono tutti europei (senza Italia): con Romania, Repubblica ceca e Lituania che conducono l’ex "blocco dell’Est". Più indietro gli Stati Uniti ("solo" 12esimi). L’Italia è 39esima su 49 Paesi in classifica e recupera solo 3 posizioni rispetto a fine 2010. MA CRESCE INTERNET (E GLI HACKER) – Se si parla di Internet non si può non parlare di pirati, sul web e sul mobile. In entrambi i casi, l’Italia è tra i Paesi da cui provengono più attacchi: per quanto riguarda i siti Internet, il Belpaese è in top 10. Mentre è addirittura prima sul mobile: il 25% degli hacker che attaccano i telefonini hanno una "base" in Italia. Un dato positivo per il nostro Paese però c’è. Internet cresce: gli indirizzi IP sono aumentati dell’11% rispetto agli ultimi tre mesi del 2010, toccando quota 13.632.661, il nono risultato del mondo. UNO SGUARDO GLOBALE – In generale il dossier dà uno sguardo generale alla situazione della Rete e alla sua disponibilità nel mondo. Così si scopre che il Giappone, nonostante il cataclisma provocato dal terremoto e dal devastante tsunami dello scorso 11 marzo, non ha subito danni particolari alle proprie fibre ottiche, che si sono mantenute su livelli di altissima efficienza. Per un’infrastruttura che regge, un’altra, al contrario, si mostra molto "precaria". È ciò che è successo in Georgia, dove lo scorso aprile una signora di 75 anni ha tranciato una delle dorsali principali del Paese: "Ero solo in cerca di pezzi di metallo", ha detto l’anziana contadina in lacrime. La sua "svista" ha lasciato offline centinaia di miglia di persone in Georgia e nella vicina Armenia. "Io non so neanche cosa sia questo Internet", si è giustificata la donna. Maddalena Montecucco 29 luglio 2011(ultima modifica: 30 luglio 2011 10:38)
2011-07-29 in calo nell'eurozona: +2.5% L'inflazione resta stabile a luglio Ma è boom del prezzo dell'energia Secondo l'Istat il tasso si mantiene al 2,7%, stesso livello di giugno. Impennata benzina (+13,5%) e gasolio (+17%) MILANO - Il tasso d'inflazione annuo a luglio è rimasto stabile al 2,7%. Lo stesso livello già registrato a giugno, che risulta comunque il più alto dal novembre del 2008. Lo rileva l'Istat nelle stime provvisorie, che indicano un aumento dei prezzi su base mensile dello 0,3%. L'inflazione acquisita per il 2011, quella che si registrerebbe nella media di fine anno nell'ipotesi che l'indice rimanga nei restanti mesi allo stesso livello di luglio, è pari invece al 2,5%. BOOM DELLA BENZINA - A luglio la dinamica dei prezzi ha risentito del sostegno arrivato dal settore energetico e dai servizi relativi ai trasporti, mentre un effetto di contenimento si deve ai beni alimentari non lavorati. Grande balzo in avanti del prezzo della benzina, che in un anno è aumentata del 13,5% (dal +11,9% di giugno) e sale anche su base mensile: +2,2%. Ha fatto peggio il gasolio per i mezzi di trasporto, che è rincarato del 17,5% (dal +14,0% di giugno) ed è aumentato del 2,8% sul piano congiunturale. Ma non è solo il carburante a pesare per le tasche degli italiani. luglio è stato anche il mese dei rincari delle bollette di luce e gas: il prezzo dell'energia elettrica aumenta dell'1,9% su base mensile e del 4,7% (dal 2,4% di giugno) su base annua, mentre il prezzo del gas naturale cresce del 3,6% a livello congiunturale e del 7,4% su base mensile (dal +6,9% di giugno). Un impatto significativo deriva anche dal rialzo congiunturale dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+1,9%). Per contro, il principale effetto di contenimento, è dato dalla diminuzione sul mese dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (-2,6%). IN CALO NELL'EUROZONA - In calo invece il tasso di inflazione annuale nell'eurozona. Secondo la stima flash diffusa Eurostat, per il mese che sta per concludersi l'aumento dei prezzi sarà del 2,5%, in diminuzione rispetto al 2,7% registrato a giugno. Redazione online 29 luglio 2011 11:42
LAVORO Rapporto Svimez: due giovani su tre sono a spasso nelle regioni del Sud Il 25% dei meridionali non lavora o ha smesso di cercare un'occupazione ma il tasso "accertato" è al 13,4% NOTIZIE CORRELATE Asl Napoli, 3 dipendenti su 10 inabili al lavoro (29 luglio) Sicilia, settore pesca. La Regione: è crisi (28 luglio) Bari, "licenziamenti e sanità al collasso" (27 luglio) NAPOLI - Il 25 per cento dei meridionali non lavora o ha smesso di cercare un'occupazione e il tasso di disoccupazione stabile al Sud è del 13,4%, in aumento di quasi un punto e mezzo rispetto a due anni fa. È il quadro, a tratti drammatico, che emerge dal Rapporto Svimez 2011 che traccia una sorta di deserto occupazionale nelle regioni del Mezzogiorno d'Italia con tassi di senzalavoro doppi rispetto alle aree del centro nord. SCORAGGIATI - Una su quattro non ce la fa. Nel Sud Italia, infatti, una persona su quattro non lavora, se consideriamo anche i lavoratori in cassa integrazione e gli scoraggiati. Nel 2010 - si legge nello studio Svimez - il tasso di disoccupazione nel Sud "accertato" è stato del 13,4% (contro il 12% del 2008), più del doppio del Centro-Nord (6,4%, ma nel 2008 era il 4,5%). Se consideriamo tra i non occupati anche i lavoratori che usufruiscono della Cig e che cercano lavoro non attivamente (gli scoraggiati), il tasso di disoccupazione corretto salirebbe al 14,8%, a livello nazionale, dall'11,6% del 2008, con punte del 25,3% nel Mezzogiorno (quasi 12 punti in più del tasso ufficiale) e del 10,1% nel Centro-Nord. MENO 281 MILA POSTI - Calano sempre più gli occupati, chiudono le aziende, cresce il sommerso. Negli ultimi due anni - secondo il Rapporto Svimez 2011 - il tasso di occupazione è sceso al Sud dal 46% del 2008 al 43,9% del 2010, e al Centro-Nord dal 65,7% al 64%. Su 533 mila posti di lavoro in meno in tutto il Paese dal 2008 al 2010, ben 281 mila sono stati nel Mezzogiorno. Con meno del 30% degli occupati italiani, al Sud si concentra dunque il 60% della perdita di posti di lavoro. L'occupazione è in calo in tutte le regioni meridionali, con l'eccezione della Sardegna. Particolarmente forte è la diminuzione in Basilicata (dal 48,5 al 47,1%) e Molise (dal 52,3 al 51,1%). TRIANGOLO DEI SENZALAVORO - Valori drammaticamente bassi e in ulteriore riduzione - segnala la Svimez - si registrano in Campania, dove lavora meno del 40% della popolazione in età da lavoro, in Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%). Il tasso d'occupazione si riduce anche nelle regioni del Centro-Nord con l'eccezione di Valle d'Aosta, Friuli e Trentino Alto Adige, che presenta il valore più alto (68,5%). Particolarmente intensa è la flessione in Emilia Romagna (-2,8 punti percentuali, dal 70,2% al 67,4%) e in Toscana (dal 65,4 al 63,8%). EMERGENZA GIOVANI - Due giovani su tre nel Sud Italia sono a spasso: in quest'area del Paese, infatti, il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) è giunto nel 2010 ad appena il 31,7% (il dato medio del 2009 era del 33,3%; per le donne nel 2010 non raggiunge che il 23,3%), segnando un divario di 25 punti con il Nord del Paese (56,5%). "La questione generazionale - sottolinea la Svimez- diventa quindi emergenza e allarme sociale nel Mezzogiorno". Significativo l'aumento degli inattivi (le persone che non lavorano e non cercano attivamente un lavoro): tra il 2003 e il 2010 al Sud gli inattivi, sono aumentati di oltre 750mila unità. RECESSIONE ALLE SPALLE, MA SUD ARRANCA - Un Sud che arranca, pur lasciandosi alle spalle la recessione più grave dal dopoguerra, con Abruzzo, Sardegna e Calabria che guidano la ripresa. Un Sud dove le famiglie hanno anche difficoltà a spendere, ma che costituisce una sorta di protezione evitando che la disoccupazione schizzi a livelli astronomici. Redazione online 29 luglio 2011
2011-07-27 La tasse locali, Imposte sulle persone fisiche, il record di Venezia Il fisco e la giungla dei rincari: 647 euro in più a testa in 5 anni Rialzi per 14 milioni di contribuenti. La mappa degli aumenti NOTIZIE CORRELATE Il fisco recupera 2,5 milioni agli evasori Manovra, da domenica via ai tagli I tagli alle detrazioni costano mille euro Il ddl di riforma del fisco, le ipotesi Il ddl di riforma del fisco, le ipotesi ROMA - La riforma del fisco che ridurrà a tre le aliquote (20%, 30% e 40%) è affidata ai tempi lunghi del disegno di legge delega (tre anni dall'approvazione del ddl) mentre tasse e imposte stanno aumentando e aumenteranno nei prossimi anni per effetto della manovra (il taglio del 5% delle agevolazioni dal 2013 e del 20% dal 2014) e del federalismo. Proprio ieri la giunta Pisapia ha deciso di introdurre a Milano, che finora non l'aveva, l'addizionale Irpef: si pagherà lo 0,2% già da quest'anno ma con l'esenzione fino a 26 mila euro di reddito. Tra Patto per la salute, attuazione dei decreti del federalismo fiscale, senza contare i ticket sanitari aggiuntivi, quest'anno, per circa 14 milioni di contribuenti, cioè uno su tre, ci sarà un rialzo consistente del prelievo, con forti differenze sul territorio. Il fisco a macchia di leopardo penalizza infatti sopratutto gli abitanti delle cinque Regioni dove è scattato l'aumento dell'Irpef a causa dell'extradeficit sanitario, che sono Lazio, Molise, Campania, Puglia e Calabria. Ma anche quelli dei 179 Comuni che hanno deliberato l'incremento dell'addizionale Irpef. Già da quest'anno, infatti, sono possibili aumenti delle aliquote comunali se queste sono sotto lo 0,4%, mentre a partire dal 2013 i ritocchi sono liberi fino al tetto dello 0,8%. Allo stesso tempo le addizionali regionali Irpef potranno salire fino al 2% nel 2014 e al 3% dal 2015. Ma questi limiti potranno essere superati di 0,3 punti nelle Regioni col |