Formazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-05-19 ad oggi 2010-09-13 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli) 5000 Nomine da effettuare in Società ed Enti Pubblici.2010-07-11 Spesa pensioni stabilizzata. Una stabilizzazione della spesa previdenziale che, a ben vedere, alla fine dei lavori della commissione Bilancio del Senato veste i panni di una vera e propria riforma. Al netto del "refuso" che ha costretto alla retromarcia il governo sull'abolizione del requisito dei 40 anni di contributi per lasciare il lavoro, il mix di interventi sulle pensioni è a un passo dal traguardo definitivo senza avere incontrato troppa resistenza dell'opposizione o un'alzata di scudi dei sindacati, che in altri momenti sarebbe stata automatica. Una riforma che, senza andare ad intaccare i pilastri del sistema pensionistico italiano come l'età anagrafica e quella contributiva, fa sì che il sistema ora previsto sia destinato di fatto ad allungare i tempi di uscita dal lavoro. Da una parte la manovra ha introdotto la cosiddetta finestra mobile di 12 mesi per i lavoratori dipendenti e di 18 per gli autonomi. Il tutto con un risparmio nel 2013 stimato in circa 3,5 miliardi. |
ST
DG Studio TecnicoDalessandro Giacomo 41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE |
2010-07-10 Dalla stretta sulle micro-invalidità alle deroghe pro-Abruzzo sul patto di stabilità: ecco le ultime novità della manovra La manovra 2011-2012 è pronta per l'aula. La commissione Bilancio del Senato ha approvato ieri il decreto con la correzione dei conti che sarà all'esame dell'assemblea a partire da martedì. Passa il rinvio per il pagamento delle multe per le quote latte e il pacchetto fiscale e di semplificazione per le imprese. Il taglio dei compensi per amministratori e revisori non si applicherà poi alle società. Mentre per le fondazioni bancarie sale da 10 al 15% la percentuale di possesso di beni immobiliari.Gli aiuti al fotovoltaico ridotti del 18% nel 2011 Il nuovo conto energia per le centrali fotovoltaiche rimane fermo nella sospensione delle sedute della conferenza stato-regioni ma le indicazioni sulla bozza concordata sono ormai definite. L'incentivo italiano all'energia prodotta dai raggi del sole – oggi l'aiuto più appetitoso al mondo, dopo che Germania e Spagna hanno ridotto il loro sussidio all'energia fotovoltaica – scenderà l'anno prossimo del 6% ogni quattro mesi, per arrivare alla fine del 2011 a una sforbiciata complessiva del 18% rispetto a oggi. Negli anni della crisi galoppa il microcredito Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2010 alle ore 17:37. Cresce a ritmi esponenziali il microcredito in Italia. Dal 2007 al 2009 il volume dei prestiti bonsai nel nostro paese è passato da 3 milioni e 600mila a oltre 12 milioni e 700mila euro. Tra i beneficiari, il 53% sono donne, mentre il 47% sono cittadini stranieri. I dati emergono da una ricerca europea, condotta su circa 170 istituzioni finanziarie attive in 21 paesi dall'European Microfinance Network e presentata dalla Rete italiana di microfinanza (Ritmi) e dalla Fondazione Giordano dell'Amore. Il numero dei finanziamenti concessi, proprio nel triennio segnato dalla crisi finanziaria ed economica più pesante del dopoguerra, è aumentato di cinque volte, passando nel periodo considerato da 392 a circa 1.909. Tuttavia, nonostante il trend crescente degli ultimi anni, il nostro paese occupa soltanto il nono posto in Europa per numero di microcrediti. In testa c'è la Francia con 28.863 prestiti a fine 2009, seguita dalla Polonia (17.760) e dalla Romania (11.265). In totale nel Vecchio Continente il numero dei microfinanziamenti lo scorso anno è stato pari a 84.533, il 20% in meno rispetto al 2007, per un valore economico di 828 milioni, inferiore del 6% a quello registrato nel 2007. 2010-05-17 SARKOZY: "VOLONTA' CONDIVISA DEI 27 PER QUESTE DUE PROPOSTE"Consiglio Ue, tassa su banche e finanza Merkel: chi ha provocato la crisi paghi Trovato l'accordo tra i governi dell'Unione: si fa strada un'imposta mondiale sulle transazioni finanziarie BRUXELLES - Una tassa sulle transazioni finanziarie. E una sulle banche. L'Europa reagisce così in modo comune all'attacco della speculazione e alla crisi finanziaria. Una risposta attesa e già indicata nelle anticipazioni dei giorni scorsi. Ma che oggi diventa ufficiale, con l'annuncio dell'accordo al vertice Ue a Bruxelles tra i capi di Stato e di governo. I 27 hanno deciso di introdurre una tassa sulle banche nei propri Paesi e di promuovere l’idea di una tassa mondiale sulle transazioni finanziarie, durante il prossimo vertice del G20 a Toronto, in Canada2010-06-16 Bersani: liberalizzazioni sposterebbero 10 miliardi di euro dalle rendite e dalle posizioni dominanti alle imprese e ai cittadini Manovra, sei proposte dai democratici saranno trasformate in altrettanti emendamenti La prima proposta riguarda la benzina. Prevede che il gestore della pompa non sia più vincolato a comprare il cento per cento della benzina del suo marchio, bensì solo il cinquanta per cento, con la possibilità di rivolgersi al libero mercato per il restante. FARMACIE - Il Pd chiede di dare la facoltà alle parafarmacie e ai corner dei supermercati di vendere anche i farmaci di fascia C, e quindi tutti i medicinali non dispensati dal Sistema sanitario nazionale. In questo modo, oltretutto, si favorirebbe il lavoro di giovani laureati. ORDINI PROFESSIONALI - Modernizzare il ruolo degli ordini professionali. Inoltre il Pd cerca di garantire pari opportunità alle giovani generazioni attraverso l'accorciamento fra le fasi di studio, tirocinio (retribuito e di dodici mesi al massimo) e accesso all'esercizio effettivo della professione. Il Pd chiede di riconoscere le libere associazioni costituite su base volontaria tra professionisti che svolgono attività non regolamentate in ordini, attribuendo ad esse anche compiti di qualificazione professionale. MASSIMO SCOPERTO - La quarta proposta prevede la nullità della clausola di massimo scoperto, indipendentemente dalla denominazione utilizzata dalle singole banche, e affida alla Banca d'Italia il controllo sul rispetto delle nuove norme. AUTOCERTIFICAZIONE - L'emendamento consente all'imprenditore, attraverso la semplice autocertificazione sulla base della sussistenza dei requisiti attestati da un professionista, di ottenere immediatamente dal Comune una ricevuta che abilita all'avvio dell'attività o dei lavori di realizzazione degli impianti. Al Comune spetta poi l'onere di provare la sussistenza dei requisiti attraverso controlli ex post. RETE GAS - La sesta e ultima proposta chiede la separazione proprietaria della rete di trasporto del gas, fissata dall'emendamento al 31 marzo 2011. Il mio pensiero: 100 Miliardi di Euro solamente rubando dalle prossime Pensioni, oltre i 19 Mld che il governo prende solamente ai Poveri per rimpinguare le tasche di Malvagi e Speculatori. 2010-06-01 "confronto costruttivo e non solo conflittuale fra le forze politiche" Napolitano: "Serve un grande sforzo per risollevare le sorti dell'economia" Il messaggio del presidente della Repubblica per la Festa del 2 giugno: "L'Italia deve crescere dal Nord al Sud" 2010-05-30 Pensioni, per l’età del ritiro varrà l’aspettativa di vita Scuola e magistrati, spunta il recupero degli scatti congelati dalla manovra Liquidazioni a rate per gli statali soltanto oltre 90 mila euro Pensioni, per l’età del ritiro varrà l’aspettativa di vita Scuola e magistrati, spunta il recupero degli scatti congelati dalla manovra Liquidazioni a rate per gli statali soltanto oltre 90 mila euro donadi (idv): "Mancano idee per il rilancio dell'economia e interventi strutturali" Manovra, Pdl diviso sui tagli L'ira di Bondi: "Esautorato" Bocchino: "E' grave che il coordinatore del primo partito della maggioranza non fosse stato avvertito" Le "gabbie fiscali" nel redditometro Calcoli diversi tra Nord e Sud Studi di settore, verso lo stop per i professionisti. Subito al fisco le fatture elettroniche oltre 3 mila euro Varato lo yacht di Pier Silvio Berlusconi il natante è stato realizzato dai cantieri del gruppo ferretti La nuova imbarcazione un "Custom line 124" è lunga 37 metri ed è costata circa 18 milioni di euro Il Papa: governi deboli contro le speculazioni "L'interazione etica delle coscienze", necessaria per affrontare la crisi economica, appare "troppo debole presso quei governanti che, a fronte di rinnovati episodi di speculazioni irresponsabili nei confronti dei Paesi più deboli, non reagiscono con adeguate decisioni di governo della finanza". Lo ha detto Papa Benedetto XVI ricevendo in udienza i partecipanti a un convegno promosso dalla Fondazione Centesimus Annus-Pro Pontifice. |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio. |
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"Libro dei Miei Pensieri"html PDFIl mio commento sull'argomento di Oggi è :
Leggi la risposta del Presidente Fini al mio appello.Il Mio secondo Pensiero
2010-06-18Agg. Il Vangelo di oggi contro i Ricchi - CLASS-ACTION contro la Finanziaria Rapina da 100Mld a Futuri Pensionati INPS, senza alcuno Sviluppo
c.a.
Presidente della Repubblica NAPOLITANO,
Pres. Camera dei Depuitati On.le Fini
c.a. Presidenti e Segretari Partiti
c.a PARLAMENTARI Nazionali e Regionali in indirizzo
c.a. DIRETTORI e REDAZIONI STAMPA, TV
Ill.mi
Innanzi tutto è giusto dire esattamente agli ITALIANI quale è il reale Costo della MANOVRA, pena la legittima invalidazione per omessa verità dei conti e destinazione delle spese.
Dai dati dell'INPS risulta che nel 2006 sono andati in pensione 1.163.493 .
Se si fa slittare di 9 mesi la finestra ai prossimi pensionamenti, così come indicato dai giornali, si ottiene che se costoro mediamente prendono 1500,00 Euro lordi mensili, subiranno un danno economico di 13500,00 euro, per un importo complessivo pari a 15,707Mld di Euro.
Alla luce di quanto sopra detto risulta che nella attuale finanziaria il danno solamente per i lavoratori prossimi al pensionamento è di 15,707Mld su 25,000Mld , che rappresenta il 62,8% dell'intera manovra.
Se il conto si riporta per ulteriori 5 anni, non essendo stabilito in alcun modo il termine di suddetto slittamento delle finestre pensionistiche, si hanno ulteriori 78,536Mld di Euro.
Nei futuri 5 anni quindi il governo gestirà altri 78,536Mld di Euro senza alcun impegno di spesa!
E' Aberrante.
Inoltre i carichi sociali sono solo e sempre imputati all'INPS, mentre, essendo nei fatti una tassa, i costi andrebbero estesi con equità a tutte le Previdenze, Pubbliche e Private, perché è incostituzionale tassare solo la Previdenza INPS.
Pertanto va intrapresa una Class-Action.
Forse è ancora una coincidenza, ma il Vangelo di oggi è proprio contro chi difende le proprie ricchezze, a danno dei poveri:
Mt 6,19-23
Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
"Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!".
Parola del Signore
Oggi io compio 64 anni, ma, pur avendo 33 anni di contributi da dipendente e oltre 15 da libero professionista non riesco ad andare in pensione, inoltre sono in mobilità del 9 ottobre 2009, dopo aver inoltre 1 anno precedente di cassa integrazione.
Fra l'altro sono al top professionale, con 33 anni di dipendente ddi aziende private ( di 7° Livello del CCNL Metalmeccanici Aziende Private, il massimo livello ), 10 anni da Imprenditore di una soc. di Ingegneria che ha avuto al top 22 tecnici nel 1992, Libero Professionista per oltre 30 anni, dal 19679, Abilitato alla Prevenzione Incendi dal 1986, Coordinatore della Commissione Elettrotecnica del Collegio dei Periti Industriali di Taranto dal 2008, curo gratuitamente e sono il relatore della Formazione Continua da 3 anni 2008-2009-2010, attualmente frequento un corso di aggiornamento professionale di 300 ore per Consulente Ambientale (negli ultimi 5 anni ho lavorato nel settore ingegneria degli impianti di Depurazione Acque ed Ambientale), ecc. per ulteriori informazioni vedi mio curriculum scaticabile dal mio sito internet
http://www.engineering-online.eu , ma pur essendo capace di trovare lavoro come libero professionista ho paura di farlo per non perdere la mobilità, che mi consente di andare in pensione fra 1 anno.Però il Governo mi premia con lo slittamento di altri 9 mesi della finestra di pensionamento per il prossimo anno:
Tutto ciò è una beffa, ed è un incentivo al lavoro nero, che non voglio fare per principio fin tanto che posso resistere consumando tutta la liquidazione avuta, ma non mi basterà che per alcuni altri mesi.
Altro che sacrifici equi per tutti, tutto ciò è fatto in pieno dispregio alla Costituzione, perché il governo si appropria indebitamente delle pensioni di chi ha lavorato per oltre 40 anni, versando ininterrottamente i contributi, fra l'altro anche per 4 anni fino al massimo consentito.
Poi invece si millanta alla libertà della Privacy (ignorando il diritto al lavoro, alla pensione, alla vita dignitosa ed onesta), ma la privacy da salvaguardare non degli onesti, che non hanno alcuna paura di essere intercettati, ma si cerca di salvagardare chi delinque:
- Giustamente ieri il Pres. Montezemolo ha detto che lui non si sente affatto spiato, nonostante l'attuale legislazione.
Colgo l'occasione per fare inoltre altre osservazioni:
- I voti non espressi dagli astensionisti alle elezioni non possono essere appannaggio dei votanti e dei loro partiti, vanno eletti solo quelli che raggiungono i quorum con i propri voti, senza ridistribuire i seggi relativi anche ai voti non espressi o nulli per favorire quelli del proprio partito. Così facendo si risparmierebbe oltre il 45% del costo del sistema politico, compreso il sostegno ai partiti, per un importo complessivo di almeno 450Mln di euro. Inoltre si responsabilizzerebbe realmente gli elettori, che in questo modo si rendono conto di non avere rappresentanti in parlamento, mentre gli altri fanno i propri interessi e di quelli che li hanno eletti regolarmente, e pertanto nella successiva tornata elettorale ci penseranno di più se convenga non avere propri rappresentati.
Il mio pensiero e la mia professionalità la trovate sui miei siti internet
http://www.cristo-re.eu ( S. Messa Quotidiana, Rassegna Stampa, ecc.) http://www.engineering-online.eu (Ingegneria e Convegni) http://www.consulenteambientale.eu di prossima aperturaDistinti Saluti
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
Il Mio primo Pensiero
2010-06-01100 Miliardi di Euro solamente rubando dalle prossime Pensioni, oltre i 19 Mld che il governo prende solamente ai Poveri per rimpinguare le tasche di Malvagi e Speculatori.
c.a. Presidenti, Parlamentari in indirizzo
c.a. Direzioni, Radazioni di Stampa, Giornali, TV
c.a. Rappresentanti Sindacali
c.a. Religiosi
Gent.mi
Svegliate il Paese dal torpore delle falsità ovattate e non distoglietelo con altre roboanti notizie, anche se degne di tutto rispetto.
E' IN GIOCO IL FUTURO DELL'ITALIA, GIOVANI, LAVORATORI, FAMIGLIE, PENSIONATI, AZIENDE !
Alro che 25 Mld, la Finanziaria costa 100 Miliardi di Euro solamente rubando denaro dalle prossime Pensioni di lavoratori onesti, oltre i 19 Mld che il governo prende solamente ai Poveri per rimpinguare le tasche di Malvagi e Speculatori.
A casa Governo Incapace e Mentitore che non hai il coraggio di dire che hai fallito negando per mesi una crisi, continuando a vantarti di non aumentare le tasse !
Le mie tasse, e quelle di altre centinaia di migliaia di persone umili, aumenteranno in un anno di oltre il 150% , e per altri 40 milioni di persone aumenteranno mediamente di 475 euro a testa.
Questo è il vero costo di una politica incapace, di falsi benefattori, del governo dell'amore per il denaro dei Poveri da trasferire a Corruttori, Corrotti, Finanziarie e speculatori), del Falso Buon Padre di Famiglia, del falso Cattolico. Perché Voi che dite di essere credenti non fate come Zaccheo (Vangelo Luca 19.1 :
Ma Zaccheo, alzatosi, disse al SIGNORE: << Ecco, SIGNORE, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto >> .
Io dovrei andar in pensione a giugno del 2010, ma come mi spiega il Sole 24 Ore di ieri, il mio pensionamento slitterà di 9 Mesi come dipendente, e 12 mesi come libero professionista, perché io sono stato sia l'uno che l'altro.
Oggi, nel corso del 41° anno di lavoro, di contributi versati sistematicamente per 40 anni, 41 anni di lavoro ininterrotto e di esperienza al top professionale, sono in mobilità con un netto di circa 880,00 euro mensili, mentre il mio stipendio prima era di oltre 1900,00 euro.
Ancora oggi a 64 anni non posso andare in pensione nonostante 33 anni + 35 settimane di contributi versati da Dipendente, ed oltre 13 anni da Libero Professionista.
Mi viene imposto di rinunciare ad andare in pensione anche a giugno del 2011 , facendo slittare le mie due pensioni :
Il danno per me sarà pertanto di oltre 7200,00 euro, non percependo per 9 mesi la pensione da dipendente di 5400,00 euro ( differenza di 600,00 euro fra circa 1480,00 nette di pensione e 880,00 euro di mobilità), e di 1800,00 euro da libero professionista ( 150,00 euro per 12 mesi) .
Per 1 milione di lavoratori nelle mie condizioni, che perderà come me 7200,00 euro, lo stato incasserà circa 7,2 Miliardi ( pertanto la manovra per gli altri interventi recupererà circa 17,7 miliardi di euro).
Per circa 5 milioni di lavoratori dipendenti che andranno in pensione successivamente, e che non godranno della mobilità, il danno sarà mediamente di circa 15300,00 euro ciascuno (1700,00 euro mensili per 9 mesi) per un importo pari a 76,5 Miliardi di euro.
Pertanto il contributo chiesto ai lavoratori prossimi alla pensione è di circa (7,2+76,5) 82,2 Miliardi di euro, oltre il resto.
Pertanto la manovra al minimo costa in sacrifici oltre 101,2 miliardi, a parte le ulteriori tasse delle regioni: mediamente 1686,67 Euro a cittadino.
Pertanto l'importo della manovra è superiore a 100 Mld. di euro se si considera tutto il resto che non è visibile platealmente.
Tutto ciò si fa in assenza di qualsiasi tentativo di rilancio dell'Economia.
Si nasconde la richiesta di innalzare l'età per andare in pensione, e non si attua alcuna riforma.
Questo governo è incapace, abbia il buon senso di dimettersi e rimandi il paese alle urne !!!
Io posso anche accettare a ritardare di andare in pensione se mi si consente di continuare a lavorare invece di prendere la mobilità senza fare nulla, magari trasferendo la mia ricca esperienza professionale di 41 anni al top dell'Ingegneria alle giovani leve degli ITIS Istituti Tecnici Industriali :
Viva IL 2 Giugno.
Se il Governo non opera, lo facciano le regioni operando per:
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
http://www.cristo-re.eu http://www.engineering-online.eu
dal Sito Internet
http://www.massimodonadi.it/blog/la-contromanovra-degli-italiani-onestiLA CONTROMANOVRA DEGLI ITALIANI ONESTI
Tag: Cnel , contromanovra Idv , Lotta all’evasione fiscale , manovra , taglio costi della politica , Tremonti
Antonio Di PietroAntonio Di Pietro
Risanamento, equità, crescita. Parte da qui la contromanovra dell’Italia dei Valori che abbiamo presentato oggi alla stampa. E’ la contromanovra degli italiani onesti, per un valore complessivo di 65 miliardi di euro in due anni, per metà indirizzati alla riduzione del deficit e per l’altra metà allo sviluppo. Il nostro obiettivo è esattamente l’opposto di quello del governo. Vogliamo rimettere i soldi nelle tasche degli italiani onesti e toglierli da quelle degli italiani disonesti, speculatori ed evasori fiscali. Lotta all’evasione fiscale, taglio ai costi della politica e alla spesa pubblica: 65 miliardi in due anni, di cui 33 dedicati alla riduzione del deficit e 32 allo sviluppo. Come? Una seria lotta all'evasione fiscale, taglio ai costi della politica e alla spesa pubblica. Italia dei Valori propone una tassa addizionale del 7,5% sui capitali regolarizzati con lo scudo fiscale e l'aumento delle tassazione sulle speculazioni finanziarie dal 12,5 al 20%. L'eliminazione del vitalizio di parlamentari e consiglieri regionali, il blocco immediato delle auto blu, la soppressione del ponte di Messina e l'inizio della riduzione delle spese militari. Vogliamo anche la reintroduzione dell'Ici sulle case di lusso. Nel capitolo dei risparmi dell'amministrazione Italia dei Valori prevede anche la soppressione parziale delle province. Vogliamo l'abolizione di tutte le province, tranne quelle dei capoluoghi di regione, ma per farlo serve una legge costituzionale, quindi iniziamo con legge ordinaria a cancellarne alcune. Poi, l'abolizione del Cnel che costa 20 milioni l'anno, una vecchia camera dei fasci e delle corporazioni che fa parte di quel Ventennio che vorremmo dimenticare. Oggi, con tutti i centri studi e le associazioni di categoria che ci sono non ha più senso di esistere. La nostra contromanovra sarà depositata un attimo dopo quella dell’Esecutivo. Ci confronteremo e dialogheremo con tutti, sindacati ed associazioni di categoria. Ci auguriamo che questa proposta diventi il punto di riferimento per il governo che vorremmo e che gli italiani possono sperare. Il nostro obiettivo, in Parlamento, sarà quella di rivoltare come un calzino la manovra del Governo. Ora si toglie alle persone oneste per dare ai disonesti. E’ ora di fare l’esatto contrario.
DAL Sito Internet di Repubblica
per l'articolo completo vai al sito Internet
http://www.repubblica.it/static/popup/2010/affitti/1.html2010-08-03 CEDOLARE SECCA
DAL Sito Internet de il SOLE 24 ORE
per l'articolo completo vai al sito Internet
http://www.ilsole24ore.com/2010-05-16
Le misure allo studio |
Misure di austerity in Europa a confronto |
Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-05-19 ad oggi 2010-08-29 |
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it/2010-08-31 30 Agosto 2010 CRISI Obama prepara nuove misure di stimolo alla crescita economica Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto di aver disucsso con i suoi consiglieri economici di ulteriori misure per promuovere la crescita economica. Nel corso di una dichiarazione rilasciata alla Casa Bianca, Obama ha detto di puntare a estendere gli sgravi fiscali per la classe media e per le imprese, di voler ricostruire le infrastrutture e di investire in ricerca e sviluppo di energia pulita. "La mia squadra economica sta lavorando duramente per identificare misure aggiuntive che possano fare la differenza nel promuovere la crescita economica, le assunzioni nel breve termine e aumentare la competitività dell'economia nel lungo termine", ha detto. Obama ha anche lanciato un appello ai senatori repubblicani che stanno facendo ostruzionismo nei confronti di una legge sull'occupazione nelle piccole imprese, aggiungendo che in questo modo è tenuta in ostaggio. Wall Street accelera le perdite, seppure di poco, toccando i minimi di sessione, dopo il discorso del presidente Usa Barack Obama che ha annunciato di aver discusso coi suoi consiglieri economici di nuove misure per promuovere la crescita eocnomica. La sessione è stata fino all'intervento di Obama impostata alla cautela, con gli investitori in attesa di una serie di dati macro previsti in settimana, a partire da manifattura e servizi, oltre agli occupati non agricoli di agosto. Poco hanno influito l'aumento della spesa e reddito dei consumatori, che non sono riusciti a dare fiducia sulla possibilità di una ripresa dell'economia, nonostante la spesa sia aumentata al tasso più elevato degli ultimi quattro mesi, sostenuta da una leggera crescita dei redditi. "I mercati azionari saranno un pò sulla difensiva questa settimana con i dati economici che mostreranno un ulteriore rallentamento dell'economia", ha detto John Braddy, vice presidente senior per Mf Global a Chicago. Alle 19,40 italiane il Dow Jones perde lo 0,76%, lo Standard & Poor 500 lo 0,81%, il Nasdaq lo 0,77%.
2010-08-28 28 agosto 2010 SPESA SOCIALE Welfare, spese per la famiglia l'Italia è ultima in Europa Italia cenerentola d'Europa: nel nostro Paese la famiglia e la maternità non sono le voci del bilancio che impegnano maggiormente la spesa pubblica. Anzi, nella Ue a 15 l'Italia risulta, insieme con la Spagna e il Portogallo, fanalino di coda per la spesa in rapporto al prodotto interno lordo. Per la famiglia e la maternità l'Italia spende infatti solo l'1,2% del Pil, quando in Europa si spende decisamente di più (2,1% nella Ue a 15 e 2,0% nella Ue a 27). A fotografare la situazione della spesa per la famiglia in Italia e negli altri Paesi europei è il ministero dell'Economia nell'ultima "Relazione Generale sulla situazione economica del Paese 2009". Il dato comparato tra i vari Paesi più aggiornato risale al 2007, anche se la Relazione offre "un aggiornamento al 2009 dei soli dati relativi all'Italia" dai quali emerge che lo scorso anno la spesa per la famiglia è salita all'1,4%. Non disponendo dei dati comparati non si sa se con quello 0,2% in più l'Italia abbia scalato qualche posto della classifica, dalla posizione di coda, ma è evidente che questo risultato resta ancora lontano dal 3,7% di spesa sul Pil registrato in Danimarca o dal 3% in Svezia. In ogni modo, pur escludendo i Paesi scandinavi che hanno una tradizione di welfare di un certo peso, l'1,2-1,4% dell'Italia resta lontano anche dal 2,5% della Francia, per fare un esempio, o del 2,8% della Germania, dove in ogni caso si spende il doppio per la famiglia rispetto al nostro Paese. Per quanto riguarda invece la quota di spesa nell'ambito di tutte le prestazioni di protezione sociale, l'Italia tra i 27 Paesi europei precede solo la Polonia: nel nostro Paese, infatti, la quota per la famiglia e la maternità, nell'ambito della spesa per welfare, pesa il 4,7% (in Polonia il 4,5%). Mentre la media complessiva dei Paesi europei è dell'8%. Se poi si guarda alle voci del Bilancio dello Stato, e in particolare a quelle delle prestazioni di protezione sociale, emerge che nel 2009 la spesa pubblica per assegni familiari è scesa a 6,390 miliardi di euro dai 6,675 del 2008 (-4,3%). In calo anche la spesa per l'indennità di maternità, che è in un'unica voce di bilancio assieme all'indennità di malattia e per infortuni: la riduzione delle uscite è stata nel 2009 del 2,5% rispetto al 2008.
27 agosto 2010 FEDERAL RESERVE L'economia Usa frena Fed: aiuteremo la ripresa L’economia americana sta crescendo "troppo poco" e continuerà a farlo per il resto dell’anno. Per questo la Federal Reserve è pronta a intervenire ancora, anche con strumenti non convenzionali. Le parole del presidente della Fed Ben Bernanke prima gelano, poi rassicurano i mercati. In fondo non era necessaria la sua analisi per confermare la realtà di una ripresa al rallentatore, che non riesce a mantenere il passo dei primi mesi del 2010. La lettura del Prodotto interno lordo americano pubblicata ieri dal governo Usa ha fotografato una crescita per il secondo trimestre dell’1,6%, al ribasso rispetto alle previsioni di un’espansione del 2,4%. Poteva andare peggio, ricordano gli analisti, ma rappresenta ugualmente una brusca frenata rispetto al passo del 3,7% con cui il Pil era salito nei primi tre mesi del 2010. I colpevoli principali sono due: le importazioni, che da aprile a giugno hanno registrato il maggior aumento degli ultimi 26 anni, e le persistenti difficoltà del settore immobiliare. Meglio del previsto la crescita della spesa dei consumatori, rivista al rialzo al 2% contro il precedente 1,6%, battendo l’1,9 del primo trimestre. Ma restano pur sempre numeri modesti, che rivelano come i consumatori Usa, da sempre il motore dell’economia nazionale, rimangano prudenti a causa dell’incertezza generale e dell’alto tasso di disoccupazione. Solo gli investimenti industriali hanno compensato in parte l’effetto negativo delle importazioni. In questo contesto le parole del numero uno della Banca centrale Usa hanno fornito un piccolo sollievo: la Fed non starà a guardare se l’economia rischia di cadere di nuovo nella recessione o scivola in un ciclo deflazionario. "Le prospettive di ripresa per il 2011 restano confermate", ha detto ieri Bernanke nel suo intervento al vertice annuale dei banchieri centrali. Ma se così non fosse, la Federal Reserve "farà tutto il possibile per sostenere la ripresa, anche con misure non convenzionali, se necessario, se lo scenario dovesse peggiorare". Nella sua dettagliata analisi dell’economia, Bernanke ha parlato di una crescita finora troppo lenta con un tasso di disoccupazione ancora troppo alto, che porteranno "la spesa delle famiglie a crescere a un tasso relativamente basso nel breve termine". Per il 2011, tuttavia, le precondizioni per una crescita più forte sembrano "giuste". Inoltre "sembra basso il rischio di un aumento indesiderato dell’inflazione o della disinflazione". In ogni caso, ha ricordato Bernanke, la deflazione non è un grande rischio per Stati Uniti, ma la Fed resisterà alle pressioni al ribasso sulla stabilità dei prezzi". La Fed si pone così in rotta di collisione con la Banca centrale europea, che ha dato chiari segnali di voler allentare la sua presa sull’economia, implementando una exit strategy dei massicci interventi statali resi necessari dalla recessione e concentrandosi sulla riduzione dei deficit nazionali. Resta poi la domanda, ricorrente, su cosa possa fare ancora la Fed per fornire ulteriori stimoli all’economia, quando i tassi d’interesse negli Usa sono già praticamente a zero. "Il problema ora non è se abbiamo o meno gli strumenti per aiutare la ripresa e combattere contro la disinflazione: li abbiamo – ha risposto Bernanke –. Il problema è valutare se i benefici di ogni strumento, in termini di stimoli ulteriori, superano i costi e i rischi di utilizzare tali strumenti". Fra i possibili interventi in suo potere ha poi citato l’acquisto di nuovi titoli a lunga scadenza. Elena Molinari
28 Agosto 2010 ECONOMIA Barroso: Italia meglio di altri La ripresa "resta volatile", ma l’Europa naviga lungo la giusta rotta. E se l’Italia presenta "le consuete criticità su deficit e debito pubblico", in compenso può fare affidamento su "un sistema bancario più solido e un debito privato più basso della media Ue". José Manuel Durao Barroso arriva al Meeting dell’amicizia tra i popoli come un marinaio di vedetta che dall’alto dell’albero maestro vede per primo l’approssimarsi di acque più sicure. "La situazione continua a rimanere difficile – osserva il presidente della Commissione europea –, ma penso di poter dire che stiamo andando nella direzione giusta e le misure prese dagli stati membri sono corrette". La diagnosi del "sistema Italia" è meno peggio di quanto ci si aspettasse. "Sappiamo quali sono i problemi. In alcuni settori va meglio che nel resto dell’Europa". Croce e delizia dei risparmiatori, "il sistema bancario – assicura il presidente della Commissione Ue – è solido, il debito privato è basso e la disoccupazione è sotto controllo". Debito pubblico e deficit di bilancio meritano più impegno: "Ci sarà da lavorare per ripristinare la fiducia". Prima di salire sul palco, il politico portoghese si era imbattuto nella mostra dedicata proprio agli effetti del ciclone finanziario. "Ogni crisi può essere anche una benedizione – dice citando lo scienziato Albert Einstein -. Dietro ogni crisi si nasconde l’opportunità di risolvere vecchi problemi con nuove soluzioni". In Europa "questo è possibile se c’è il coraggio di imparare la lezione". Primo: "Consolidamento dei conti pubblici e migliore governance economica nell’Unione Europea". Secondo: "Investire in una maggiore concorrenza e in una crescita che sia inclusiva e sostenibile". Poi secondo il presidente della Commissione occorre "costruire mercati finanziari responsabili", e per farlo bisogna varare "regole più rigorose entro il 2011". Dalla crisi, se non altro, bisogna apprendere "condotte più etiche e nuove normative per evitare altre bolle". L’impegno dei Paesi Ue non basterà da solo ad evitare nuove catastrofi finanziarie. "Bisogna spingere per impegni forti e chiari nell’ambito del G8 e del G20". Per i governanti il tempo dello spendi oggi e paga chissà quando è un ricordo. In gran parte, vedi Grecia, un ricordo amaro. "Non ci può essere una crescita sostenibile senza finanze stabili". Insomma, "non possiamo spendere soldi che non abbiamo". Ai detrattori delle politiche di risanamento basate sull’irrigidimento dei sistemi finanziari e l’introduzione di strumenti di maggior controllo, Barroso risponde che "non c’è contraddizione tra consolidamento e crescita, se il consolidamento è sostenuto da riforme il cui obiettivo è proprio la crescita". Il rilancio è anche questione di equità. "È ora – insiste il capo dei commissari Ue – che anche gli istituti finanziari paghino la loro parte". L’Europa da tempo è orientata a introdurre una tassazione sugli istituti di credito. Un’idea che incontra parecchi ostacoli tra i partner del G20, con l’opposizione esplicita di economie emergenti come Cina, India e Brasile. "Non è una vendetta contro le banche – taglia corto Barroso –. Abbiamo bisogno di mercati finanziari forti e sani". E stavolta, "che siano al servizio dell’economia reale e dei cittadini". Nello Scavo
28 agosto 2010 LA PROPOSTA DI MARCHIONNE "Il patto sociale? Subito Ma con fisco e riforme" Pronti per il nuovo Patto sociale proposto da Sergio Marchionne? La Cisl è nata pronta. Lo chiediamo da tempo: un nuovo patto si deve fare. È interesse dei lavoratori, è una necessità per il Paese. Il discorso, però, va allargato ben oltre il tema delle nuove relazioni industriali". Il leader della Cisl Raffaele Bonanni non solo accetta la sfida lanciata ieri dall’amministratore delegato della Fiat, ma rilancia alzando la posta in gioco. Segretario, il nuovo patto sociale è solo uno scambio tra certezza dell’occupazione e maggiore flessibilità o c’è dell’altro? Dobbiamo partire dalla necessità di superare la cultura del conflitto e dell’antagonismo nel lavoro per rafforzare il nostro sistema produttivo, far crescere le aziende e i salari. La globalizzazione ha cambiato profondamente il sistema economico e non possiamo far finta di nulla. Il benessere complessivo del Paese è sfidato: non c’è redistribuzione senza produzione della ricchezza, non c’è solidarietà senza capacità di far fruttare i talenti. E non ci sono diritti scolpiti nella pietra, immutabili, che possono garantire le persone, se si manca di essere produttivi e competitivi. Proprio per questo, però, si possono e si devono cambiare i rapporti tra capitale e lavoro nelle imprese. Il nostro orizzonte ideale rimane quello, storico, di un sistema pienamente partecipativo. Intanto, però, registro con estrema soddisfazione che concetti come la bilateralità e il collegamento dei salari agli utili d’impresa siano ormai entrati nella riflessione comune e addirittura "sponsorizzati" da parte del governo. Quale ruolo possono giocare il governo e le forze politiche? Anzitutto l’esecutivo deve governare. E poi, maggioranza e opposizione, sono chiamati a fornire indirizzi chiari di contrasto alla crisi. Occorre incidere su quei fattori di sistema che frenano la nostra competitività, sono piombo nelle ali dell’impresa e nei portafogli dei lavoratori. Penso ad esempio al peso dell’apparato amministrativo, pletorico, che non si è avuto il coraggio di intaccare, come dimostra la questione della mancata abolizione delle Province. E, ancora, alla necessità di privatizzare le municipalizzate, liberalizzare i servizi, abolendo i monopoli di fatto, investire nelle infrastrutture necessarie. Ma soprattutto c’è da affrontare il nodo decisivo del fisco. I tempi sono incerti, che cosa chiedete? Occorre accelerare per ridurre le imposte su lavoratori e pensionati, sulle famiglie, ma anche sulle imprese. Perché, dobbiamo riconoscerlo, non è possibile che le aziende italiane paghino il doppio delle tasse rispetto ai loro concorrenti in Europa, non nei Paesi in via di sviluppo. Vanno premiati i comportamenti virtuosi, come quelli delle imprese che investono soldi veri nella ricerca e nello sviluppo delle attività. Poi dobbiamo riequilibrare il prelievo, spostandolo dai redditi dei lavoratori ai consumi: chi ha di più, consuma di più e deve pagare più imposte. L’intera operazione si finanzia con una lotta senza quartiere all’evasione fiscale. Grazie alle pressioni esercitate da Cisl, Uil e imprese, sono state introdotte le norme sulle tracciabilità dei pagamenti e il nuovo redditometro. E a settembre proporremo una nuova iniziativa unitaria tra sindacato e imprese. Si riparla di una legge sulla rappresentanza sindacale: la Cisl è d’accordo? Abbiamo già dato la nostra disponibilità a stringere un accordo con le altre parti sociali per regolare definitivamente questa materia. Poi se ritiene il Parlamento potrà recepire quell’intesa come un avviso comune e trasformarla in legge. La Cgil, però, non deve farsi condizionare dalla Fiom, tentando di invertire questo percorso. C’è chi paventa che la Fiat alla fine esca dal contratto nazionale dei metalmeccanici, mirando a cancellarlo. Non sarà questo l’epilogo. Le esigenze delle Fiat, e delle altre imprese, possono essere affrontate e risolte gestendo in maniera flessibile i contratti e se necessario concordando deroghe. Ma la cornice di garanzia del contratto nazionale resterà valida. E questa è la linea sulla quale ci stiamo confrontando con Confindustria. Francesco Riccardi
2010-08-24 24 agosto 2010 LOTTA ALL'EVASIONE Fiamme gialle, da inizio anno scoperta evasione da un miliardo Dall'inizio dell'anno la Guardia di Finanza ha scoperto un'evasione per circa 1 miliardo di euro nell'ambito di indagini sui rapporti tra operatori nazionali e della Repubblica di San Marino. Lo riferiscono in una nota le stesse Fiamme gialle. "Dal mese di gennaio sono state concluse 330 verifiche, con la scoperta di redditi sottratti a tassazione per oltre 850 milioni di euro e un'Iva evasa per circa 240 milioni", dicono le Fiamme gialle nella nota, precisando che sono attualmente in corso altre 800 verifiche. Il piano d'azione delle Fiamme gialle interessa in particolare "due tipologie di fenomeni: casi di proventi derivanti da evasione fiscale realizzata da imprese nazionali... che avrebbero veicolato "capitali sporchi" verso società finanziarie di San Marino per poi farli rientrare "puliti" nel territorio nazionale sotto forma di finanziamenti e aperture di credito in favore di imprese affiliate; frodi Iva 'carosellò attuate tramite società "cartiere" fittiziamente interposte negli scambi commerciali fra imprese italiane e sammarinesi operanti principalmente nei settori dell'elettronica, telefonia mobile, elettrodomestici, abbigliamento, calzature, cartoleria e prodotti detersivi". Nell'ambito delle indagini sui rapporti tra operatori nazionali e sanmarinesi rientra anche un'operazione di cui oggi hanno dato notizia le Fiamme gialle di Pesaro, conclusasi con la denuncia di un imprenditore marchigiano autore di una frode fiscale che coinvolgeva due aziende di San Marino. In questo caso la Guardia di Finanza ha recuperato a tassazione un imponibile di circa 14 milioni di euro e Iva per circa 1,5 milioni.
2010-08-21 12 agosto 2010 NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI Cgia, in Italia più tasse e meno welfare Su ciascun italiano grava un peso tributario annuo, fatto di sole tasse, imposte e tributi, pari 7.359 euro, mentre in Germania la quota pro capite tocca i 6.919 euro. Tra i principali Paesi dell'area euro, solo la Francia sta peggio di noi. Ma si tratta di una situazione relativa, perchè i transalpini versano una media di 7.438 euro di tasse allo Stato ma vengono "ricompensati" con una spesa sociale pro capite pari a 10.776 euro. È quanto sostiene il Centro studi della Cgia di Mestre, sulla base delle tasse pagate nel 2009. Sempre in termini di spesa sociale i tedeschi ricevono, invece, 9.171 euro pro capite l'anno, mentre agli italiani tra spese per la sanità, l'istruzione e la protezione sociale vanno appena 8.023 euro: vale a dire 2.753 euro in meno della Francia e 1.148 euro in meno della Germania. Se si analizza invece il saldo, vale a dire la differenza pro capite tra quanto ricevuto in termini di spesa e quanto versato in termini di tasse, quello francese è positivo e pari a 3.339 euro. Anche il differenziale tedesco registra una valore positivo, pari a 2.251 euro. In Italia, invece, si segna un saldo di 664 euro pro capite. "La situazione è fortemente sconfortante - commenta il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - perchè dimostra ancora una volta come, pur in presenza di un peso tributario tanto elevato, in Italia non vengano destinate risorse adeguate per la casa, per aiutare le famiglie indigenti, i giovani, i disabili e chi vive ai margini della società. È evidente a tutti - prosegue - che le tasse così elevate nel nostro Paese sono la conseguenza di una spesa pubblica eccessiva". A chi poi sostiene che probabilmente le tasse sono alte per colpa degli evasori fiscali, la risposta di Bortolussi è secca: "È innegabile che il problema dell'evasione fiscale pesi sull'Italia. Ma allora sarebbe anche opportuno studiare una strategia efficace - propone - affinchè venga fatta emergere l'economica sommersa e si faccia pagare chi è completamente sconosciuto al fisco". Dagli Artigiani di Mestre arriva infine la sollecitazione "ad abbassare le imposte, combattere l'evasione fiscale e tagliare le intollerabili inefficienze presenti nella Pubblica amministrazione così come stanno facendo in tutti gli altri Paesi europei".
2010-08-18 18 Agosto 2010 I CONTI DEL PAESE Federalismo: per le Regioni una miscela di Iva e di Irap Compleanno con federalismo. È quello che si celebrerà oggi a Lorenzago di Cadore dove, come negli ultimi anni, Giulio Tremonti festeggerà il compleanno (sono 63) assieme al tandem leghista formato da Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Già ieri sera il leader lumbard si è trasferito dalla "sua" Ponte di Legno. Brindisi e torta per il ministro dell’Economia sono d’obbligo. Ma le pratiche di governo incombono. Fra le montagne del Cadore potrebbe decidersi come saranno finanziate le Regioni nell’era post-federalista: l’ipotesi che filtra è che sia loro destinato un mix di Iva e Irap (quest’ultima, che già oggi va alle Regioni, "cambierà, ma non dico come", ha detto ieri Calderoli a Calalzo), più incerto è invece se destinare una quota di Irpef. Già il giorno di Ferragosto il ministro della Semplificazione ha portato a Bossi gli ultimi due decreti attuativi della delega sul federalismo, quelli che riguardano appunto le Regioni e le Province. Noncuranti delle avvisaglie di crisi che offuscano il futuro della maggioranza, dunque, i leghisti e il loro "tutore" Tremonti procedono come niente fosse sulla strada della riforma federalista. È un ottimismo contagiato, dalla Sardegna, dal premier Berlusconi che confida ai suoi di ritenere possibile, dopo gli ultimi dati, che la crescita dell’economia possa anche arrivare quest’anno "fino all’1,2-1,5%", contro quell’1,1% indicato nelle ultime stime governative. Alla vigilia dell’incontro odierno, è stato Calderoli a fare il punto della situazione, in attesa della ripresa parlamentare di metà settembre. "I Comuni hanno capito – ha spiegato – che dall’emersione degli "immobili-fantasma" e dalla cedolare secca sugli affitti trarranno lo strumento per superare quello che perdono con la manovra". Adesso bisogna completare quel progetto: "Abbiamo cercato di accelerare il cammino dei decreti legislativi e abbiamo rispettato i tempi per i Comuni – ha proseguito il ministro –, ora dobbiamo rispettarli anche per le Province e per le Regioni anche perché rappresentano uno strumento rispetto alle situazioni di difficoltà che vengono dalla crisi". Per i principali tributi si attende pertanto un sostanziale ridisegno. Calderoli ha osservato al riguardo che l’Iva "è una tassa "fredda", oggi stabilita dall’Istat, in futuro potrebbero incassarla direttamente i territori". Mentre l’Irap "è l’odioso balzello inventato dai comunisti" e che "continua a essere odioso e comunista". Infine una rassicurazione per chi continua ad accusare la Lega di nutrire propositi divisori del Paese: "Abbiamo scelto il federalismo anziché la secessione", ha chiuso Calderoli. A "guastare" la festa di compleanno del ministro Tremonti interviene però, a nome del Pd, il responsabile economico Stefano Fassina. "Sarebbe utile – ha dichiarato – che Bossi e il ministro dell’Economia si decidessero a inquadrare gli interventi per l’autonomia fiscale degli enti territoriale in un disegno coerente di riforma fiscale generale, per ridurre le tasse sui lavoratori e le piccole imprese. Altrimenti, per le Regioni si ripeterà lo sgangherato e penalizzante intervento realizzato per i Comuni". Eugenio Fatigante
2010-08-17
17 agosto 2010 Corre la spesa pensionistica: più 4,3% nel 2009 Corre ancora la spesa pensionistica. Non è bastato l'inasprimento dei requisiti d'accesso al pensionamento: nel 2009 la spesa è infatti aumentata del 4,3%, quando nell'anno precedente era aumentata del 3,9%. Sale l'esborso dello Stato, un punto percentuale in rapporto al prodotto interno lordo, ma gli assegni restano "mini". Un pensionato su due in Italia porta a casa, infatti, meno di mille euro al mese. A fotografare la situazione del sistema previdenziale è il ministero dell'Economia nella consueta "Relazione generale sulla situazione economica del Paese" diffusa nelle scorse settimane e aggiornata al 2009. Nel 2009 la spesa per pensioni e rendite è risultata dunque pari a 234.025 milioni di euro, mantenendosi costante come quota del complesso delle erogazioni per prestazioni sociali a carico delle amministrazioni pubbliche (58,2%) e aumentando di circa un punto percentuale in rapporto al Pil (15,4%). Rispetto al 2008 la spesa è cresciuta del 4,3%, mentre l'incremento fra il 2007 e il 2008 era stato del 3,9%. "La dinamica della spesa per pensioni è spiegata - rileva il Tesoro nel documento - in parte dall'adeguamento dei trattamenti in essere ai prezzi, pari per il 2009 al 3,4% (1,6% nel 2008), di cui 0,1% come conguaglio per lo scostamento tra valore accertato e valore erogato per il 2007. Continua, inoltre, ad essere operativa la disposizione che stabilisce, per il triennio 2008-2010, l'applicazione della rivalutazione nella misura del 100% (e non del 75%) alle fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il trattamento minimo". Per quanto riguarda l'importo degli assegni, il 21,4% risulta inferiore ai 500 euro, il 27,7% tra i 500 e i 999,99 euro, il 23,5% tra i 1.000 e i 1.499,99 euro, il 13,7% tra i 1.500 e i 1.999,99 euro. I trattamenti pensionistici con importi più cospicui costituiscono solo il 13,7% del totale (il 7,7% se si considerano le sole pensionate donne) ma in crescita rispetto al 12,4% dell'anno precedente. Per quanto riguarda gli importi dei redditi pensionistici per ripartizione geografica, si conferma, anche per la previdenza, un'Italia a due velocità: considerato 100 per la media nazionale, al Nord i redditi pensionistici sono infatti pari al 105%, al Centro al 106,6% mentre al Sud valgono l'88,1%. Infine, per quanto riguarda la suddivisione dei tipi di pensione, il gruppo più numeroso (11,4 milioni) è quello dei titolari di pensioni di vecchiaia. I meno numerosi quelli che invece percepiscono un assegno sociale (334.000) e i pensionati di guerra (293.000).
2010-08-06 6 agosto 2010 FINANZA PUBBLICA Corte dei Conti: Comuni in rosso Debiti per 62 miliardi di euro Il debito dei Comuni ha superato nel 2009 i 62 miliardi di euro e la sua sostenibilità risulta critica, dice la Corte dei Conti nella relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali. "Il debito finanziario dei comuni supera i 62 miliardi di euro e cresce limitatamente rispetto al precedente esercizio. Più spinta è la crescita del debito delle province che raggiunge quasi 11,5 milardi", dice la Corte dei Conti. "La sostenibilità del debito, considerando sia il peso degli interessi che quello delle quote capitale risulta nel complesso dei comuni critica, in quanto parte dell'onere è coperto con risorse di natura straordinaria", aggiungono i magistrati contabili. La Corte dei Conti accende un faro inoltre sui debiti fuori bilancio, che rischiano di diventare "un evento fisiologico, anche se la recente normativa ha posto limitazioni all'uso dello strumento e l'obbligo di denuncia alle procure della Corte dei Conti". "Per gli enti locali, pur rilevandosi taluni andamenti non conformi al quadro programmatico, si evidenzia una difficile situazione complessiva, con maggiori difficoltà rispetto all'esercizio precedente anche a fronte di un apporto ridotto delle entrate correnti proprie che continuano a decrescere. Resta sempre arduo lo stretto controllo della spesa corrente, ma l'assenza dei rinnovi dei contratti del personale contribuisce al contenimento", sintetizza la Corte dei Conti. Notizie tutto sommato positive, invece, sul fronte delle Regioni. "Dal conto consolidato delle pubbliche amministrazioni il risultato delle amministrazioni regionali con riferimento all'indebitamento netto rispetto al Pil è risultato positivo, infatti tale indicatore scende dallo 0,3% del 2008 allo 0,15% del 2009". Le spese complessive (al netto di una operazione contabile tra Stato e Regioni) sono cresciute nell'anno dello 0,8% (contro il 7% dell'esercizio 2008). "Le spese correnti permangono in crescita (+2,6%), ma con una dinamica più contenuta rispetto al biennio precedente. Nell'ambito della spesa corrente la maggior crescita si registra nella spesa per consumi intermedi (+4,7), mentre diminuisce la spesa per interessi", dice la Corte dei Conti. Diminuisce la spesa in conto capitale, con una flessione di poco meno del 10% per il venir meno di alcune poste straordinarie. Le entrate regionali (sempre al netto della regolazione contabile Stato-Regioni) aumentano del 2,3%, ma il risultato è in gran parte riconducibile al significativo aumento dei trasferimenti, poiché le altre voci di entrata sono, invece, in decremento rispetto al 2008. La sanità pubblica è il settore che incide maggiormente sulla finanza regionale assorbendo circa il 73% delle risorse. "La dinamica di crescita della spesa corrente per il Ssn che nel periodo 2000-2005 è risultata molto spinta, subisce un rallentamento nel 2009 (+0,4%)", dice la relazione.
2010-08-05 5 agosto 2010 FISCO E COMUNI Cedolare secca, scende al 20% Effetto a sorpresa finale per la cedolare secca sugli affitti, introdotta del decreto attuativo del federalismo fiscale municipale. Dopo un’altalena tra il 22% ed il 20% delle prime dichiarazioni al termine del Consiglio dei ministri, Roberto Calderoli parla di una limatura finale dell’aliquota al 20%, mentre in partenza era del 25. Ma in serata arriva la precisazione che, nonostante a Palazzo Chigi si sia deciso di abbassare l’aliquota rispetto al livello iniziale, al ministero dell’Economia si stava ancora conteggiando il livello possibile. Conclusione: oggi Giulio Tremonti, in conferenza stampa, comunicherà la decisione finale. È l’ultimo ritocco al provvedimento varato ieri dal Consiglio dei ministri, che contiene anche l’imposta unica sugli immobili (Imu). Mentre la cedolare secca partirà dall’inizio del prossimo anno, per l’Imu bisognerà attendere il 2014. Optare per la cedolare sarà una scelta del locatore dell’appartamento, che nel caso sarà esentato dal riportare l’affitto nell’Irpef e dal conseguente effetto sull’imposta (variabile in relazione alle sue aliquote). Gli saranno risparmiate anche imposta di registro e di bollo. Dure sanzioni sono previste per gli evasori e per chi dichiara importi inferiori. Di Imu, poi, ve ne saranno due: la "propria" e la "secondaria" che è facoltativa. La prima si applicherà solo sulle seconde case e su quelle di lusso. L’aliquota verrà fissata da un decreto del presidente del Consiglio, su indicazioni del ministro dell’Economia, entro il prossimo 30 novembre. Saranno poi i comuni ad aumentare o diminuire il prelievo dello 0,3%. L’Imu sostituisce, per la componente immobiliare, l’imposta sul reddito delle persone fisiche e le relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari relativi ai beni non locati, l’imposta di registro, l’imposta ipotecaria, l’imposta catastale, l’imposta di bollo, l’imposta sulle successioni e donazioni, le tasse ipotecarie, i tributi speciali catastali e l’imposta comunale sugli immobili. Sarà versata in quattro rate di pari importo con scadenze al 31 marzo, al 16 giugno, al 30 settembre e al 16 dicembre. Il contribuente potrà anche decidere di versarla in un’unica soluzione annuale da corrispondere entro il 16 giugno. L’Imu facoltativa non riguarderà gli immobili a uso abitativo. Sarà decisa sulla base di un referendum e potrà sostituire la tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche, il canone di occupazione di spazi ed aree pubbliche, l’imposta comunale sulla pubblicità e i diritti sulle pubbliche affissioni, il canone per l’autorizzazione all’installazione dei mezzi pubblicitari, l’addizionale per l’integrazione dei bilanci degli enti comunali di assistenza. L’aliquota sulla compravendita degli immobili sarà dell’8% sulle seconde case e del 2-3% sulle prime case. Il provvedimento approvato ieri a Palazzo Chigi passerà adesso in Conferenza Stato-regioni e in Parlamento per ottenere, poi, l’ok definitivo dal Consiglio dei ministri. Moltiplici e variegati i commenti dei sindaci, ma in una nota l’Anci, "senza dare troppa enfasi", sottolinea che il provvedimento rimette i municipi "in carreggiata". Tuttavia, si osserva, "non siamo ancora nel federalismo, perché la legge Calderoli ha ancora tanti pezzi che devono essere incastrati". "Si pianta l’albero storto dell’autonomia finanziaria dei comuni", lamenta però Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd, per il quale le soluzioni individuate "in particolare la super-patrimoniale per imprese e famiglie, sono inaffidabili, inique e molto poco autonomiste". Pier Luigi Fornari
5 agosto 2010 POLITICA E CORRUZIONE Roma, aperto un fascicolo sulla casa di An a Montecarlo La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta sulla cessione da parte di An di un appartamento a Montecarlo in cui abiterebbe il cognato del presidente della Camera Gianfranco Fini. Lo riferiscono fonti giudiziarie. Nei giorni scorsi alcuni giornali, tra cui "Il Giornale" - di proprietà della famiglia Berlusconi - hanno pubblicato la notizia che l'immobile sarebbe stato ceduto da An a Fini per un prezzo molto inferiore a quello di mercato, e che nella casa abita attualmente il fratello della compagna dell'esponente politico. Fini ha smentito le notizie di stampa e ha annunciato di voler querelare "Il Giornale". L'apertura del fascicolo, anticipata da "Il Giornale" e da "Libero", fa seguito alla denuncia presentata nei giorni scorsi dai due esponenti locali de "La Destra".
5 agosto 2010 ERARIO Fisco: +9% incassi da lotta all'evasione La guerra agli evasori fiscali ha portato al recupero, nei primi sette mesi del 2010, di 4,9 miliardi di euro. Un nuovo traguardo che fa registrare, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, un aumento degli incassi del 9%. I dati sono stati presentati dal direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, nel corso di una conferenza stampa. Il direttore ha quindi ricordato l'obiettivo fissato per l'anno in corso e sottolineato l'intenzione di superarlo: "L'obiettivo è di fare almeno otto miliardi, contiamo ovviamente di superarlo". Le entrate complessive, erariali e non erariali, arrivano dai ruoli e dai versamenti diretti. In particolare gli incassi da ruoli si confermano a 1,8 miliardi di euro. Un dato, spiega Befera, non aggiornato a causa dei tempi tecnici di trasmissione dei dati da parte di Equitalia, ma che in pratica ha già superato i due miliardi di euro. Mentre è la voce versamenti diretti che fa registrare il boom di incassi con un gettito di 3,1 miliardi in aumento del 15% rispetto al 2009. Il direttore dell'accertamento, Luigi Magistro, ricorda che, rispetto allo scorso anno, sono venute meno le entrate legate al recupero degli aiuti di Stato.
2010-08-04 4 agosto 2010 RIFORMA FEDERALE Affitti, arriva la cedolare secca al 25% In arrivo nel Consiglio dei ministri di oggi una cedolare secca sugli affitti del 25% all’interno del quarto decreto attuativo del federalismo fiscale relativo ai comuni. L’imposta, che assorbirà anche quelle di bollo e di registro, scatterà dal primo gennaio dal 2011, e sarà su base volontaria, nel senso che il proprietario avrà la scelta di puntare sulla cedolare o di mantenere la vecchia tassazione Irpef. Per i contratti a canone agevolato nei centri ad alta densità abitativa il prelievo sarà del 20%. Nel 2014, poi, scatterà la nuova imposta municipale unica (Imu), che sarà pagata sul possesso degli immobili (si applicherà solo sulle seconde case e su quelle di lusso) e l’aliquota sarà decisa con un decreto dal presidente del Consiglio, su indicazione del ministro dell’Economia, entro il prossimo 30 novembre. I comuni avranno la possibilità di aumentare o diminuire il prelievo di 0,3 punti percentuali (in pratica fino al 3 per mille). Oltre al prelievo sul possesso i comuni incasseranno anche un tributo sulle compravendite che sarà del 3% sulle prime case e del 7% sulle seconde. I municipi, secondo l’ultima bozza del federalismo comunale, che oggi sarà all’esame del Consiglio dei ministri, potranno modificare le aliquote dal 2017. A ciò si aggiungerà un tributo municipale facoltativo, deciso cioè per via referendaria, ad esempio sull’occupazione di aree pubbliche o le affissioni. L’arrivo delle nuove imposte sugli affitti dovrebbe essere accompagnato da un inasprimento delle sanzioni nei casi di omessa dichiarazione, che potrebbero aggirasi fino ad un massimo di 2mila euro e al 400% dell’incremento dell’imposta, quando gli affitti sono dichiarati in misura inferiore. Tutto il maggior gettito incassato per l’iscrizione al catasto degli "immobili fantasma" andrà ai Comuni, mentre sale dal 33 al 50% la percentuale di "compartecipazione" sugli incassi della lotta all’evasione. Il ministro per i Rapporti con le regioni, Raffaele Fitto, ha spiegato che il provvedimento rientra nell’accordo definito con i comuni recentemente, e segue il federalismo demaniale e quello sui fabbisogni standard dei comuni, anticipando "la definizione dei costi standard sulla sanità e la definizione del rapporto con le regioni", che avverrà a settembre. Dunque si tratta di "un’architrave importante", "un avanzamento" nel processo di attuazione del federalismo. "Con questo decreto diamo una forte autonomia in questo ambito ai comuni – ha aggiunto –. Abbiamo lavorato insieme ai comuni e con l’Anci e quindi il testo del decreto dovrebbe essere sostanzialmente condiviso. Rispetto a questa riforma è preoccupato solo chi non vuole essere responsabilizzato. Bisogna sapere che questa riforma punta a responsabilizzare i pubblici amministratori". È critico, invece, il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, per il quale, se le anticipazioni si mostreranno fondate, "è in arrivo una mega-patrimoniale sugli investimenti immobiliari". Pier Luigi Fornari
4 Agosto 2010 LAVORO Telecom, 3900 esuberi: accordo per mobilità volontaria Fumata bianca alla Telecom: il negoziato, partito a metà luglio, è stato molto serrato all'indomani dell'annuncio dell'azienda di 6.800 licenziamenti nei prossimi due anni (3.700 dei quali entro giugno 2011). E stanotte, dopo 24 ore di confronto al ministero dello Sviluppo Economico, è stata trovata l'intesa: tra le novità la formazione e la mobilità volontaria. Per 3.900 dipendenti si prevede l'attivazione di una mobilità ordinaria su base volontaria nel biennio 2010-2012. Per altri 2.220 invece si ricorrerà a percorsi di formazione con contratti di solidarietà per consentire il reinserimento in settori strategici dell'azienda, in particolare la rete. Si tratta di 1.300 dipendenti non coperti da tutela e saranno reinseriti in Telecom, di 470 dipendenti del '1254' e 450 di SSC. Per i lavoratori già posti in mobilità, che si sono visti slittare in avanti la data utile a percepire la pensione a seguito delle modifiche normative sopraggiunte, si è ottenuta la copertura del 90% della retribuzione per i periodi eventualmente scoperti. L'attivazione di mobilità ordinaria su base volontaria per circa 3.900 lavoratori sarà volta, principalmente, a coloro che così potranno raggiungere i requisiti pensionistici previsti dalla legge. I lavoratori del '1254' avranno una proroga dei contratti di solidarietà per ulteriori due anni e un piano formativo di riqualificazione nonchè un ulteriore riutilizzo del telelavoro. Per Ssc è prevista l'attivazione di circa 470 contratti di solidarietà anche questi associati ad un piano formativo e che reintegri i lavoratori in altri settori di Telecom, oltre a prevederne l'internalizzazione dei processi di attività informatiche. Per 1.300 lavoratori che non hanno protezioni sociali ed erano, per l'azienda, esuberi strutturali è previsto un importante piano formativo al termine del quale porterà ad una riqualificazione completa dei lavoratori per un loro utilizzo in altri settori strategici per l'azienda. Per i lavoratori ex Tils, attualmente non impiegati, grazie anche ai percorsi formativi previsti per i colleghi di altri settori/aziende, c'è l'impegno di riassunzione in Hr Service. Soddisfatte le parti. L'ad di Telecom, Franco Bernabè, ha sottolineato come l'intesa garantisca "il rispetto e la tutela dei lavoratori". Per il Governo l'accordo è un "segnale di maturità da parte di tutti, del sindacato, dell'azienda e per certi versi anche del Governo", afferma il vice ministro allo Sviluppo economico, Paolo Romani. "Certamente la notizia è buona, fino a poche settimane fa il quadro era diverso con licenziamenti unilaterali", dice invece il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Anche i sindacati mostrano apprezzamento: per Enrico Miceli della Slc Cgil l'accordo è un modello possibile. 2010-07-30 2 agosto 2010 MERCATO AUTO Federauto, flop immatricolazioni A luglio calo del 26% Ancora un flop del mercato dell'auto che a luglio "consuntiverà un altro -26%". Lo anticipa Federauto, l'associazione dei concessionari d'auto, alla vigilia dei dati ufficiali che saranno resi noti oggi. Per il presidente Filippo Pavan Bernacchi, che chiede un intervento del governo, si tratta di "un vero disastro per tutti. Questo dato si avvicina molto alla realtà perchè - dice - sembra che i principali costruttori abbiamo finalmente tolto il piede dalle kilometri zero. Questo perchè non si può continuare all'infinito ad autoimmatricolarsi vetture per dimostrare dati di quota non veritieri. E infatti il mercato a privati, quello non inquinabile da autoimmatricolazioni, vede una flessione attorno al -30%. E si continua così oramai da qualche mese nell'indifferenza del Governo". Negli Usa - commenta ancora Federauto - Obama visita lo stabilimento Chrysler ed elogia Sergio Marchionne che riceve, nel contempo, consensi dagli operai. Obama si spinge a rivendicare di aver varato la legge sulla rottamazione "che ha salvato almeno 100mila posti di lavoro, permettendo nel contempo di realizzare auto e camion che consumando meno ci porteranno verso un futuro di indipendenza energetica. In Italia è il contrario". Per Pavan Bernacchi "servirebbe che il presidente del Consiglio prendesse in mano la situazione". Come? "Da un lato rinnovando dei bonus pluriennali per svecchiare il parco auto e incentivare le vetture a basso impatto ambientale; in primis quelle alimentate a Gpl e a Metano. Dall'altro, varando una politica seria per riallineare la tassazione delle vetture aziendali agli altri paesi europei. C'è una differenza enorme a nostro sfavore e le poche aziende che potrebbero acquistare auto, veicoli commerciali e industriali, sono costrette a mantenere i propri parchi, anche obsoleti, non sicuri e inquinanti". Federauto chiede allo Stato "di prendere subito in considerazione misure a supporto del mercato auto. Sarebbero a costo zero, perchè si pagherebbero, sia con le imposte sulle auto aggiuntive, sia con riduzione delle spese mediche legate alla cattiva qualità dell'aria e la diminuzioni di morti e feriti per gli incidenti stradali. Inoltre ci sarebbe un minor ricorso agli ammortizzatori sociali che stanno drenando molte risorse statali. Questo si otterrebbe incentivando l'acquisto di auto che consumano e inquinano meno, e sono molto più sicure con dotazioni moderne come le scocche a deformazione progressiva, l'Abs, l'Esp e gli airbag". Quanto alla questione della produzione delle auto in Italia, per Federauto "è importante che Fiat resti a produrre nella Penisola. Per questo serve un atteggiamento totalmente diverso di certi sindacati. In questo momento produrre in Europa non conviene più e tutti stanno smobilitando gli stabilimenti italiani per delocalizzare. Prendiamo esempio dai lavoratori targati Usa".
2010-07-29 29 luglio 2010 POLITICA ECONOMICA Manovra, dalla Camera arriva il sì definitivo Via libera definitivo della Camera alla manovra correttiva dei conti pubblici da 25 miliardi per il biennio 2011-2012. I voti a favore sono stati 321, quelli contrari 270, le astensioni quattro. Il provvedimento è quindi legge. La manovra, secondo le intenzioni del governo, consentirà di riportare il deficit sotto il 3% alla fine del 2012, esattamente al 2,7%, mentre oggi marcia al 5%. Della manovra ha parlato, durante la cerimonia del Ventaglio, anche il presidente del Senato Renato Schifani: "La manovra - ha detto - è dolorosa ma evita il default come è successo per la Grecia. L'entità della manovra ci mette al riparo da speculazioni finanziarie". "C'è un clima di difficoltà economica - ha aggiunto il presidente del Senato - che nasce da Oltreoceano e per sopperire all'esigenza della riduzione del debito si è fatta una manovra in cui si chiedono sacrifici ai cittadini italiani. L'esigenza primaria è la tenuta dei conti".
29 luglio 2010 MANOVRA Quote latte la Ue richiama l'Italia La Commissione europea è "insoddisfatta" dell'emendamento sulle quote latte contenuto nella manovra approvata oggi dal Parlamento. Come ricorda il commissario per l'Agricoltura Dacian Ciolos, "l'Italia ha votato una misura che va contro le regole Ue sul pagamento delle sanzioni per aver superato i limiti delle quote latte". La Commissione ribadisce che "come indicato in precedenza, esaminerà il testo che è stato votato e non esiterà a procedere contro l'Italia con l'azione necessaria se le misure sono contro le norme Ue".
2010-07-27 27 luglio 2010 I COSTI DELLA POLITICA Manovra, il governo pone la fiducia Il governo, tramite l'intervento nell'Aula di Montecitorio del ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha posto la questione di fiducia sulla manovra economica, la cui discussione era iniziata questa mattina. "Il governo attribuisce particolare importanza per il Paese alla definitiva approvazione di questo provvedimento che è in scadenza", ha spiegato Vito. La questione di fiducia è stata posta sul testo uscito dalla commissione che è identico a quello già approvato dal Senato. Il Pd aveva tentato di far slittare il momento della fiducia tentando di far valere il regolamento della Camera in base al quale, nelle 24 successive alla richiesta, non si possono svolgere attività d'aula. Secondo Roberto Giachetti, non si sarebbe potuto riunire il parlamento in seduta comune per l'elezione dei membri laici del Csm. Il presidente Gianfranco Fini è però intervenuto per chiarire che "il parlamento in seduta comune è un organo diverso rispetto alla Camera dei deputati; si applica il regolamento della Camera, ma è organo di altra natura". È la 36ma volta che il governo ricorre alla fiducia. DEPUTATI, TAGLIO AGLI STIPENDI Si annuncia il taglio di mille euro agli stipendi dei parlamentari e, contemporaneamente si approntano meccanismi che sembrano aprire la strada alla mitigazione del rigore invocato dai presidenti Fini e Schifani, sulle buste paga di deputati e senatori. È in arrivo insomma il "taglio con il gettone": accanto alla riduzione di 500 euro netta stabilita per la diaria di soggiorno, si preparano i meccanismi per introdurre un meccanismo di "gettoni di presenza" per la partecipazione ai lavori di commissione. È quanto emerge dal comunicato ufficiale della Camera al termine dell'ufficio di presidenza che ha varato i tagli. La "riduzione di 500 euro della diaria di soggiorno" per il triennio 2011-2013 è decisa "nella prospettiva di definire una disciplina per la rilevazione delle presenze in Commissione, secondo quanto preannunciato nella riunione dell'Ufficio di Presidenza dell'8 giugno scorso". L'ipotesi sul tappeto da tempo, quello che bisogna mettere a punto ora sono i meccanismi tecnici dell'operazione: alcune commissioni ad esempio si riuniscono più assiduamente di altre (la Bilancio molto più spesso della Politiche Ue) e impongono una "perequazione" per poter assicurare potenzialmente lo stesso beneficio a fine mese a tutti i parlamentari. La formula del rimborso spese aggira l'ostacolo posto dal fatto che la retribuzione dei parlamentari per legge è "omnicomprensiva". Per quanto riguarda i deputati il taglio andrà a colpire "gli emolumenti strumentalmente connessi" all'esercizio del mandato e non lo "stipendio". Saranno infatti ridotte di 500 euro la diaria di soggiorno e di altri 500 euro "le spese per il rapporto eletto/elettori", quelle solitamente previste per i portaborse. Tagli sono previsti anche per i dipendenti: ci saranno riduzioni del 5% per i redditi sopra i 90.000 euro e del 10% per quelli sopra i 150.000 euro, sempre nel triennio 2011-2013. Nel complesso la Camera conta di risparmiare, tra queste e altre misure, 60 milioni di euro nel triennio, come dice il comunicato. Anche il Senato dovrebbe muoversi sulla falsariga di Montecitorio, come ha spiegato l'ufficio stampa di Palazzo Madama. NAPOLITANO, NO A TAGLI INDIFFERENZIATI "È un imperativo cui nessuno può sfuggire quello del contenimento e di una sostanziale riduzione del nostro debito pubblico". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo alla settima Conferenza degli ambasciatori alla Farnesina. Il rigore necessario per abbattere il debito pubblico "comporterà inevitabili sacrifici diffusi" ma "non può vedere penalizzati in modo indifferenziato tutti i comparti, tutte le voci di spesa dello Stato", ha aggiunto Napolitano e soprattutto "non deve mortificare funzioni e strutture portanti dello Stato nazionale", tra le quali la politica estera e la diplomazia. La manovra "rischia di minare l'efficacia della nostra azione", ha aggiunto il decano degli ambasciatori, l'ambasciatore Vittorio Claudio Surdo, sulla preoccupazione dei diplomatici italiani per gli effetti di alcune misure previste dalla manovra economica. "C'è profonda preoccupazione per alcuni dei provvedimenti previsti" spiega, sottolineando che ci sono dei punti come quello delle diarie che "ledono in modo sistematico la nostra professione, mortificandola".
2010-07-26 26 luglio 2010 POLITICA ECONOMICA Manovra in discussione alla Camera Buttute finali per la manovra correttiva. Stamani in Aula alla Camera è iniziata la discussione generale sul provvedimento. Il voto sulle tre pregiudiziali di costituzionalità, presentate dal Pd, dall'Idv e dall'Udc, è previsto per domani alle 10,30. Subito dopo, a quanto riferiscono fonti parlamentari, è probabile che il governo chieda di mettere ai voti la richiesta di sospensione della discussione generale per poter poi annunciare il ricorso alla fiducia sullo stesso testo licenziato dal Senato. La votazione per chiamata nominale si terrà mercoledì (i tempi nel dettaglio saranno decisi dalla conferenza dei capigruppo). Seguirà l'esame degli ordini del giorno e il voto finale sul provvedimento che dovrebbe tenersi giovedì. Ma la maggioranza è intenzionata a stringere i tempi ed è anche possibile il voto finale nella serata di mercoledì. L'opposizione non demorde. Nonostante il governo abbia preannunciato la fiducia sulla manovra anche alla Camera, Pd e Idv hanno deciso di tentare comunque di rallentare il passaggio del decreto in aula. Gli iscritti a parlare nella discussione generale sul testo sono 243, praticamente tutti i deputati del Pd e dell'Idv più sette dell'Udc, quattro del Pdl, uno della Lega e due del gruppo misto. È probabile che domani sarà decisa l'interruzione della discussione. Sempre domani, alle 13.30, è in programma la conferenza dei capigruppo che deciderà il calendario degli ultimi giorni di attività prima della pausa estiva. Oltre al via libera alla manovra pende l'esame del disegno di legge sulle intercettazioni. Il ddl sarà in aula il 29 luglio, ma non è detto che riesca a uscire da Montecitorio prima della chiusura.
26 luglio 2010 FEDERALISMO Irpef e Iva ai Comuni La Lega smentisce "La solita tempesta in un bicchiere d'acqua. Poco fa, chiacchierando con Umberto Bossi, abbiamo riso insieme della sciocchezza sul federalismo fiscale riportata oggi da un quotidiano locale, e ripresa poi dalle agenzie di stampa, secondo cui, l'Irpef e l'Iva sarebbero state destinate ai Comuni, quando invece, nel nostro progetto, questi tributi saranno parzialmente ad appannaggio delle Regioni". Così il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli ha commentato le notizie di stampa sulla posizione della Lega e del suo leader Bossi in tema di federalismo fiscale. "I tributi destinati ai Comuni - ha aggiunto il ministro Calderoli - saranno quelli relativi agli immobili, con l'esclusione della prima casa, come già anticipato dal ministro Tremonti nella sua relazione al Parlamento". QUOTE LATTE E COBAS "Sto dalla vostra parte, chiederò a Zaia di scendere in campo. L'ho detto anche a Berlusconi: non puoi far chiudere le fattorie del Nord, la gente non capirebbe". Alla festa della Lega Nord di Soncino (Cremona) Umberto Bossi ieri sera si è rivolto così ai Cobas sulla vicenda delle quote latte. "Vi ricordate quando coi trattori volevate entrare a Milano e io vi dissi che il sindaco, che era leghista, avrebbe dovuto per forza far intervenire la polizia? - ha proseguito Bossi - Vi dissi: facciamo un patto, voi non marciate su Milano e io risolvo il problema: avete fatto bene a fidarvi allora e adesso. Galan, io non posso cacciarlo, ma chiederò a Zaia di scendere in campo: sta facendo bene in Veneto, ma lui ha a cuore come me la vostra situazione. È uno che fa, non come Galan che parla e basta". E al vice presidente della Regione Lombardia, il leghista Andrea Gibelli, ha detto: "Devi dire al tuo capo Formigoni che non può manifestare con gli allevatori che non stanno dalla nostra parte: patti chiari e amicizia lunga".
2010-07-22 22 Luglio 2010 POLITICA & INFORMAZIONE Berlusconi: contro di me campagna mediatica Il Tg1 anticipa il messaggio, è polemica "In questi giorni sono riprese contro il governo e contro il Popolo della libertà furibonde campagne mediatiche". Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lancia "l'operazione memoria" con un messaggio inviato a tutto il popolo del Pdl e ai simpatizzanti, invitandoli alla mobilitazione. Un messaggio parzialmente anticipato dal sito del Tg1. Quanto basta a scatenare una polemica interna all'opposizione, l'Idv in primis che annuncia iniziative a San Macuto e "in ogni sede competente" contro le scelte del direttore del Tg1 Augusto Minzolini: il messaggio infatti è stato annunciato e in parte anticipato in apertura della homepage. Il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti, dal canto suo, osserva che "è quanto meno singolare che il sito internet del principale tg del servizio pubblico dia spazio in apertura ad una lettera di propaganda, pubblicitaria, di partito del presidente del Consiglio". Immediata la replica del tg della rete ammiraglia di Viale Mazzini proprio dal sito: "A chi ha criticato la tempestività con cui abbiamo dato la notizia del messaggio di Berlusconi, rispondiamo che il nostro sito è abituato a dare le notizie. Possibilmente prima degli altri. Cosa che succede spesso. Oggi – prosegue il Tg1 – è capitato con un messaggio di Berlusconi. Che, per inciso, subito dopo è diventato l'apertura dei maggiori siti d'informazione italiani. Domani speriamo che capiti con un messaggio o una qualunque altra iniziativa di Pier Luigi Bersani o Antonio Di Pietro. Questo è quello che dovrebbe fare ogni organo di informazione, cominciando da quello che è investito del compito di fare servizio pubblico. Tutto qui".
22 luglio 2010 RIFORME Manovra, le Regioni dicono no Tremonti: "Tratteranno" "Sono i numeri stessi della manovra del ministro Tremonti a dimostrare quanto essa pesi in modo oggettivamente sproporzionato sulle Regioni rispetto, in particolare, ai Ministeri, con un taglio strutturale superiore del 57% a quello delle Amministrazioni centrali". Lo ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. La proposta delle Regioni al governo è quella di "riequilibrare i pesi della manovra. Ciascun livello tagli in proporzione a quanto spende", conclude il presidente Errani. "Nonostante l'opposizione alla manovra, le Regioni alla fine si siederanno al tavolo del governo per trattare sul federalismo fiscale", ne è convinto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, dopo che oggi la conferenza delle Regioni ha ribadito il parere negativo sulla manovra correttiva, che "considera insostenibile per le ricadute sui bilanci regionali". Il ministro non intende però cedere e dice: "Alla fine scenderanno dai grattacieli e torneranno al tavolo". "Anche il sindaco di Torino (e presidente dell'Anci) Sergio Chiamparino ha detto che la manovra era negativa, ma poi si è seduto al tavolo per discutere. Mica possiamo pensare che il giudizio diventi positivo. Il parere delle Regioni resterà negativo, ma poi pensiamo che verranno al tavolo e parleremo", ha detto Tremonti in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Le Regioni contestano la manovra perché viene finanziata con forti tagli agli enti locali. In totale i minori trasferimenti pesano per 6,3 miliardi nel 2011, 8,5 nel 2012 e 8,5 nel 2013. Il grosso dei tagli viene dalle Regioni, che dovranno sostenere minori risorse per quattro miliardi nel 2011 e 4,5 miliardi a partire dal 2012. Il governo vuole compensare i tagli in manovra con la maggiore autonomia impositiva che il federalismo porta alle Regioni. Il percorso però è ancora lungo, come riconosce lo stesso Tremonti. "La questione delle province è di risoluzione abbastanza semplice. Sulle Regioni invece ci sarà da discutere per non fare sbagli", spiega il ministro. VIA A SECONDO DECRETO SU FEDERALISMO FISCALE Come previsto, oggi il Consiglio dei ministri ha varato in via preliminare il secondo decreto sul Federalismo fiscale. Il decreto, che ora andrà all'esame delle Camere prima di tornare in Consiglio dei ministri per il varo definitivo, indica il percorso per la determinazione dei fabbisogni standard di comuni e province sulla base di spesa storica, abitanti e un insieme di variabili territoriali. Saranno la Sose (Società per gli studi di settore) e l'Ifel (l'Istituto per la finanza e l'economia locale dell'Anci) a fissare i livelli di spesa efficiente. "Entro l'estate ci saranno anche i costi standard per la sanità, che rappresentano il motivo di maggior preoccupazione", assicura il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli aggiungendo che "è impensabile che ci sia il 50% delle Regioni sotto osservazione, e molte commissariate. L'intervento sulla sanità è urgente e necessario". DECRETO SU FEDERALISMO MUNICIPALE ENTRO FINE MESE Per i comuni, il governo vuole presentare il decreto attuativo entro fine mese e comunque prima della pausa estiva. L'idea, ha ribadito Tremonti, consiste nel devolvere i gettiti provenienti "dai tributi che insistono sugli immobili ubicati nell'area di competenza, come le tasse di registro, le tasse ipotecarie, catastali e l'Irpef". "Lo schema del federalismo municipale lo abbiamo scritto nella relazione presentata dal governo al Parlamento. In quello schema ci sono due ipotesi. La fase uno prevede la devoluzione ai comuni del gettito che insiste sugli immobili. Poi, c'è anche la fase due, che pensiamo di articolare nel tempo e che prevede di semplificare e unificare tutti i tributi o in un solo tributo o in pochi tributi", ha ribadito Tremonti. Con il federalismo municipale potrebbe vedere la luce anche la cedolare secca sugli affitti, che secondo Tremonti può "dare un grande recupero di gettito ai comuni".
2010-07-20 20 luglio 2010 DELITTO MEDIATICO Aumenti delle tariffe, il Palazzo fa una mossa Anche parte del mondo politico, da destra a sinistra, non ci sta a veder boccheggiare quelle testate radicate nei territori, ma anche aperte al mondo, come i settimanali cattolici – la maggior parte dei quali diocesani –, i periodici dell’associazionismo laicale, la stampa missionaria oppure quella che fa riferimento a ordini religiosi, santuari celebri, sigle varie, anche non legate al mondo ecclesiale. Un settore editoriale minore nelle proporzioni, non nella passione informativa. Messo a forte rischio – come Avvenire ha sottolineato domenica – dai tagli scattati il 1° aprile alle agevolazioni previste per le spedizioni postali. Ossigeno che è stato improvvisamente troncato, costringendo a forti ridimensionamenti in corso d’opera, visti gli aggravi fino al 120% delle spese per far arrivare il giornale agli abbonati. È categorico Roberto Rao, capogruppo Udc in Commissione vigilanza Rai: "Sulla vicenda registriamo da parte del governo solo annunci di "buona volontà", ma nessuna azione concreta riparatrice dell’errore commesso". Per Rao più che usare l’accetta dei tagli, che "lasciano indenni le testate fantasma", occorrerebbe individuare – nel confronto con Poste italiane – criteri selettivi che evitino sprechi e creino i risparmi necessari a sostenere "un settore importante che conta nel nostro Paese una presenza significativa nella piccola editoria, cattolica e laica, nelle case editrici minori e in quelle indipendenti". Chiede un "dietrofront su questa scelta, sbagliata e gravissima" anche la senatrice Pd Emanuela Baio Dossi. In aprile aveva presentato, con colleghi del suo partito e dell’Udc, un’interrogazione urgente. "A tutt’oggi non abbiamo avuto risposta, la solleciterò nuovamente". Più che un paragone con le intercettazioni ("un problema di libertà in termini generali") la senatrice ne azzarda uno con i tagli – poi rientrati – sull’invalidità. "In tutti e due i casi si tocca un principio fondamentale della nostra civiltà. Colpire l’informazione associativa, che arriva a tante persone semplici e rappresenta la parte più sana e vitale della nostra società, qualsiasi governo che si dica liberale non può permetterselo". La senatrice ricorda, infine, che le risorse in ballo non sono ingenti e si possono reperire in tanti modi. Una proposta la formula Giuseppe Fioroni, anche lui Pd. "Se i canali del digitale terrestre inutilizzati venissero rapidamente messi all’asta produrrebbero quei cinque-sei miliardi di euro che sono molto più dei risparmi che si ottengono dall’eliminazione delle tariffe postali agevolate". La cosa "si può fare per semplice atto amministrativo, senza modifiche di legge: basterebbe la volontà politica, accompagnata da norme amministrative che destinino le agevolazioni solo a chi fa veramente informazione locale". La preoccupazione di Fioroni è che diversamente tali testate, diocesane e non solo, rischino la chiusura o la messa in vendita. Anche nelle file del centrodestra c’è consapevolezza della perdita che ciò costituirebbe per il Paese. "Si tratta di portare a un esito positivo il negoziato con le Poste per avere tariffe agevolate che, anche se non più al livello di quelle precedenti, possano venire incontro ad attività editoriali che, non avendo scopo di lucro ma grande rilevanza morale e sociale, hanno diritto a un trattamento di riguardo", incalza dalla file della maggioranza il capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri. Anche in questo caso, come per i tagli – evitati – ai disabili, Gasparri promette impegno diretto e personale. "Un appello specifico andrebbe rivolto al ministro dell’Economia, azionista di Poste, affinché coniughi gli aspetti di economicità con un valore sociale. Come vanno combattuti i falsi invalidi, così occorre smascherare i furbi che usano le tariffe agevolate per operazioni commerciali". Sul versante dello stimolo al governo anche il Carroccio intende muoversi. Il deputato leghista Massimo Polledri annuncia infatti che oggi, nella sua dichiarazione di voto, porterà la questione in aula alla Camera in occasione del passaggio del ddl di assestamento di bilancio. "Ricorderemo al governo la necessità di distinguere tra le tariffe postali dei grandi giornali e le riviste diocesane, che non possono essere messe sullo stesso piano, anche dal punto di vista delle finalità sociali".. Gianni Santamaria
2010-07-17
17 luglio 2010 INTERVISTA "Appalti, centrale unica per bloccare le mafie" "In questo nostro Paese, purtroppo, dove ci sono i soldi, ci sono le mafie. È necessario prenderne atto. Non importa più che sia in Calabria, in Sicilia, a Milano o a Pordenone. Dove ci sono i soldi, ci sono le imprese che le mafie negli ultimi due decenni hanno messo in piedi. Abbiamo scoperto tardi il contrasto patrimoniale delle cosche: i risultati sono buoni, ma sono ancora insufficienti…". Il magistrato calabrese Alberto Cisterna si è occupato di ’ndrangheta sin dai primi anni novanta, in una squadra di pm che a Reggio Calabria coordinò fior di inchieste e catture di pericolosi latitanti. Oggi è sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia e, insieme ad altri colleghi, è stato incaricato di vigilare sul rischio di infiltrazioni criminali nella ricostruzione post - terremoto in Abruzzo. Perché laddove ci sono denari pubblici in ballo, ripete Cisterna, le mafie arrivano subito. E la maxi-operazione anti ’ndrangheta tra Lombardia e Calabria, coi suoi 300 arresti (ieri è stato confermato il carcere per il presunto super capo, Oppedisano), ne è solo l’ennesima conferma. "Bisogna intendersi su una cosa – spiega Cisterna –. La mafia al nord si rende invisibile, non percepibile. Se vogliamo guardare agli omicidi, alle estorsioni, qualcuno potrebbe anche dire che lì se ne registra un numero minore. Ma c’è un aspetto della ’ndrangheta e delle mafie in generale, quello delle infiltrazioni nell’economia, che pochi sembrano vedere. O, peggio, che molti non vogliono vedere…". Perché, dottor Cisterna? Perché i soldi non puzzano. Di questi tempi il denaro necessita alle imprese in crisi. E, perfino se arriva fuori dai circuiti bancari, è bene accetto. Ai soggetti che formalmente si presentano come investitori non si domanda dove abbiano preso i milioni di euro. Si accettano bonifici o finanziamenti estero su estero, si accetta tutto. È un problema grave, che dovrebbe pesare sulla coscienza del sistema bancario e finanziario del nostro paese, che non concedendo fidi o prestiti ragionevoli, lascia le imprese in balia dei riciclatori mafiosi. Di solito le inchieste arrivano dopo, quando gli appalti sono stati assegnati e i soldi sporchi ripuliti. Cosa si può fare per arrivare prima? I magistrati hanno ovviamente l’esigenza che i reati siano commessi, non possono perseguire solo la mera intenzione di compierli. Il fatto è che l’esigenza di prevenire, che dovrebbe appartenere ad altre amministrazioni, ancora oggi fa i conti con difficoltà organizzative e norme inadeguate. Può fare un esempio? Uno per tutti è la certificazione antimafia richiesta alle imprese. Uno sbarramento aggirabile e per questo ormai palesemente inefficace. Bisogna rimodularlo per renderlo più ostico, più aggressivo nei confronti delle imprese in odore di mafia. Oppure buttarlo a mare. Ci sono altri strumenti pratici che possono essere adottati? Guardi, in Italia ci sono 80 miliardi di euro in opere pubbliche aggiudicate ogni anno, tra forniture, servizi e appalti veri e propri. È il settore principale da monitorare, con soluzioni che già ci sono. Ad esempio, la stazione unica appaltante creata in Calabria è uno strumento che, attraverso il nuovo piano straordinario antimafia, il governo intende estendere all’intero Paese. Non è però l’unico strumento. La verità è che il settore degli appalti è un settore delicatissimo, nel quale quotidianamente molti operatori segnalano anomalie di tutti i generi. Perciò, bisogna fare uno sforzo in più Vincenzo R. Spagnolo
16 luglio 2010 SPORT INQUINATO Le mani della mafia sul calcio Sono più di 30 i club coinvolti Partite truccate, scommesse clandestine, presidenti prestanome: le mafie hanno messo le mani sul mondo del calcio, perchè, come spiega Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera "si garantiscono visibilità e presidio nel territorio e opportunità di riciclare denaro e arruolare nuove leve". In Lombardia, in Campania, Basilicata, Calabria, sono più di trenta i clan contati da Libera direttamente coinvolti o contigui al potere della criminalità organizzata e censiti per inchieste giudiziarie per infiltrazioni malavitose. "È uno spaccato inquietante - ha sottolineato Don Ciotti - ma non c'è da stupirsi". È la denuncia dell'associazione Libera, che ha presentato il dossier "Le mafie nel pallone - Storie di criminalità e corruzione nel gioco più truccato al mondo. Potenza Calcio: il caso limite", un'anticipazione del libro "Le mafie nelPallone", di Daniele Poto, in uscita a settembre. Già tre anni fa Libera aveva denunciato che nella piana di Gioia Tauro i clan sono entrati nei piccoli club, in quell'occasione "il mondo del calcio si è indignato, ma è una realtà che le mafie siano "nel pallone"". I collaboratori di giustizia, ha ricordato il fondatore di Libera, da anni "dichiarano che i presidenti dei club hanno offerto loro posti di lavoro, che hanno scoperto solo dopo essere manovalanza per le organizzazioni criminali". Il caso di Giorgio Chinaglia, tutt'ora latitante per la tentata scalata alla Lazio, quello dei giocatori del Potenza che non gioiscono per il gol dei propri compagni di squadra perchè sui risultati delle partite erano stati scommessi migliaia di euro in collusione con la 'ndrangheta, sono solo episodi limite. Il dossier, preparato da Libera, e che verrà pubblicato in settembre, ne cita altri.
2010-07-16 16 luglio 2010 Limita i danni della crisi, patiti dai giovani, ma rischia di logorarsi Urgente rafforzare la famiglia ammortizzatore essenziale Già prima della crisi economica le nuove generazioni non se la passavano molto bene in questo Paese. Bassi tassi di attività e lunga permanenza entro le protettive e rassicuranti mura della famiglia di origine, sono da molti anni un tratto caratterizzante dei giovani italiani rispetto ai coetanei del resto d’Europa. Alla base ci sono anche motivi culturali, legati all’importanza della famiglia e alla forza delle relazioni affettive e di disponibilità al reciproco sostegno tra genitori e figli. Quella che, però, era una scelta è diventata nel tempo sempre più una necessità. Tanto che, come documenta l’Istat, tra i motivi della non uscita dalla casa paterna sono cresciuti negli ultimi anni soprattutto quelli riconducibili a difficoltà oggettive. Aumenta, dicono le varie ricerche, la voglia di autonomia dei giovani, ma non cresce la loro capacità di liberarsi dalla dipendenza dei genitori. I problemi maggiori arrivano soprattutto dal lavoro, che non c’è o, quando c’è, prevede spesso remunerazioni basse e discontinue. Negli altri Paesi i giovani con contratto a termine sono pagati di più e aiutati maggiormente con politiche attive, che coprono il passaggio da un’occupazione all’altra. In Italia, come ben noto, la riforma del mercato del lavoro non è stata accompagnata da una concomitante ristrutturazione del sistema di welfare pubblico in grado di fornire strumenti di protezione verso i nuovi rischi. Così la flessibilità è scivolata verso la precarietà, quasi completamente addossata sui giovani, ovvero sui nuovi entranti. A loro volta le nuove generazioni hanno risposto appoggiandosi ancora di più sulla famiglia di origine, il loro unico vero ammortizzatore sociale. Ma così abbiamo creato un sistema che incentiva la dipendenza anziché promuovere l’autonomia e le scelte di responsabilità adulta, quali formare una propria famiglia. A preoccupare è soprattutto l’incapacità di valorizzare il capitale umano delle nuove generazioni mettendolo al servizio della crescita del benessere comune. Siamo, nel complesso, uno dei Paesi più lontani da quella promozione di una piena partecipazione dei giovani nella società e nel mondo del lavoro auspicata dalla Commissione Europea. La crisi ha accentuato, evidentemente, ancor più questo stato di cose. Il ricorso alla cassa integrazione riguarda maggiormente i lavoratori maturi, le mancate assunzioni e il mancato rinnovo di contratti a tempo determinato colpisce invece maggiormente le nuove generazioni. Ed infatti l’80% della riduzione dell’occupazione riguarda i giovani. A mitigare gli effetti di un impatto così rilevante e potenzialmente drammatico è stata ancora una volta la famiglia di origine. Ma ciò solleva varie questioni preoccupanti. L’assenza di un welfare pubblico adeguato rende essenziale il ruolo dei genitori, ma crea forti disuguaglianze. Reggerà meglio chi ha alle spalle genitori benestanti, indipendentemente dal suo valore e dalle proprie capacità. Ma più in generale, ci si può chiedere fino a che punto le famiglia media riuscirà a tenere. Quella che è stata finora la risorsa più importante per la crescita e il benessere sociale, potrebbe uscire dalla crisi molto provata e impoverita, rischiando di compromettere le possibilità di ripresa e rilancio. Abbandonare i giovani e le famiglie a se stesse può consentire di limitare i costi della crisi nel breve termine, ma provocare conseguenze negative durature nel tempo. Alessandro Rosina
2010-07-15 15 luglio 2010 IL VOTO Manovra, il Senato vota la fiducia Sì dal Senato alla fiducia chiesta dal governo sul maxiemendamento alla manovra correttiva. I sì sono stati 170, i no 136. Il testo, che deve essere convertito in legge entro fine luglio, passa ora all'esame della Camera. Il maxiemendamento del governo recepisce tutte le modifiche della Commissione bilancio: dilazionamento delle tasse per le popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo, blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, novità sulle pensioni per le donne del pubblico impiego, riduzione degli stipendi dei manager e dei budget a disposizione dei ministeri, taglio dei costi della politica. Entrano in vigore anche le nuove norme per la libertà d'impresa, i rincari dei pedaggi autostradali e la sanatoria per le case non accatastate. Tra i tagli, spiccano quelli per Regioni, Province e Comuni. LE REAZIONI I governatori, in particolare, minacciano - con l'eccezione dei presidenti leghisti di Veneto e Piemonte - di restituire al governo le loro deleghe in materia di servizi e incentivi economici. Torneranno a riunirsi nei prossimi giorni per esaminare la situazione. Per ora hanno deciso di accantonare la riconsegna delle deleghe, iniziativa annunciata nelle scorse settimane come protesta ai tagli da 13 miliardi tra 2011 e 2013. "Al fine di confermare l'unità piena della conferenza la decisione della riconsegna delle deleghe viene accantonata fiduciosi che il percorso di confronto con il governo abbia un esito pienamente positivo", dice il documento approvato al termine della conferenza odierna. Le Regioni ribadiscono in ogni caso "che alle deleghe trasferite debbano corrispondere le relative risorse". La manovra colpisce le Regioni con tagli per 4 miliardi nel 2011 e 4,5 miliardi a partire dal 2012. La decisione di oggi segue lo sfilarsi dal fronte di protesta contro il governo di Lazio, Molise, Abruzzo, Campania e Calabria. Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, è tornato ieri a difendere la manovra nel corso dell'assemblea di Confcooperative: "Siamo a un tornante della storia. Non solo per noi ma per tutti i paesi. Non so se sia una ideologia. L'austerità certamente è una necessità che significa solidarietà e responsabilità".
15 luglio 2010 MANOVRA AL VOTO Oggi la fiducia. E Tremonti predica austerità La manovra va oggi al giro di boa, con il voto di fiducia in Senato (alle 11,30), e Giulio Tremonti torna a predicare austerità e rigore. "Non so se sia un’ideologia, ma oggi l’austerità è certamente una necessità e una responsabilità", ha dichiarato il ministro dell’Economia all’assemblea di Confcooperative. Quasi in simultanea il governo "blindava" il decreto a Palazzo Madama, sul testo di un maxi-emendamento che conferma i tagli alle Regioni, la proroga per le multe sulle "quote-latte" che "sconcerta" il ministro dell’Agricoltura Galan e l’uso del 30% dei risparmi nella scuola per pagare gli scatti d’anzianità agli insegnanti. Poche le novità, rispetto a quanto già circolato: si rafforza la stangata sulle assicurazioni (30 milioni in più, da 234 a 264) e - con un nuovo contrordine - rimane il limite dei 20 alunni nelle classi con disabili. Cambiano i tagli ai patronati: sono diluiti in 3 anni, ma salgono a 90 milioni. Hanno trovato spazio poi 61,3 milioni, in 4 anni, per le assunzioni di giovani magistrati. E sono saltate le norme, introdotte in commissione, che prolungavano il periodo in servizio per i docenti delle università private e limitavano (era una proposta leghista) a mille euro, dagli attuali 2mila, i trasferimenti di denaro contante tramite i money transfer. Già da domani il testo sarà alla Camera, dove è atteso da un’altra fiducia. Per il governo è già ora di voltare pagina, come ha testimoniato Silvio Berlusconi nell’ormai consueto comunicato di giornata: "Non possiamo limitarci a piangere sui danni causati dalla crisi, dobbiamo invece ricercare tutte le strade possibili per consolidare la ripresa e il governo sta facendo proprio questo", scrive il premier (che fa poi un preciso riferimento alle esigenze dei costruttori, che hanno tenuto ieri la loro assemblea). Da parte sua Tremonti ha elogiato "quanti, nel disegno della manovra, hanno condiviso il senso e la logica di quel cambiamento": è grazie a loro, ha rimarcato, che non c’è stata "rottura della coesione sociale" e "il Paese ha tenuto, tiene e terrà". Ma un nome su tutti ha voluto farlo, dando un pubblico riconoscimento a Raffaele Bonanni, il leader della Cisl seduto in prima fila davanti a lui nell’auditorium Conciliazione: "In questi mesi ho visto un uomo di Stato, che ha un senso profondo di responsabilità politica". Accanto a questo, restano anche gli strappi operati dalla manovra. A partire da quello con le Regioni che però hanno aggiornato a oggi la loro Conferenza, messa in crisi dal dissenso ormai pubblico dei governatori leghisti Cota e Zaia, che "non hanno alcuna intenzione" di riconsegnare le deleghe sui servizi gravati dai tagli. Restano anche i "no" del Pd, che annuncia una mobilitazione nazionale venerdì e sabato, e della Cgil: per il segretario Guglielmo Epifani il "maxi-emendamento" "conferma le ragioni dello sciopero" fatto dalla Cgil, la manovra "è iniqua e pagano solo i lavoratori". E una polemica "interna" si è materializzata pure in Senato, nell’intervento di Mario Baldassarri, presidente della commissione Finanze e senatore finiano, il quale ha ricordato che la sua proposta, già a dicembre scorso, di una manovra da 35 miliardi "fu considerata cervellotica, fui chiamato "dottor Stranamore""; con il risultato invece che da allora "ne abbiamo fatta una da 43 miliardi" tra Finanziaria 2010, "mille-proroghe" più l’attuale intervento. Per Baldassarri il problema è che "tutte le manovre tagliano la spesa tendenziale degli anni futuri" più che quella in corso d’anno, che continua a salire. Eugenio Fatigante
14 luglio 2010 MANOVRA FINANZIARIA Manovra, il governo pone la fiducia al Senato Il governo ha posto la questione di fiducia in Senato sul maxiemendamento alla manovra correttiva. Lo ha comunicato in aula il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito. Il Senato voterà la fiducia al più tardi giovedì, poi la manovra passerà alla Camera per la seconda lettura. L'approdo in aula a Montecitorio è previsto al momento il 26 luglio, il via libera entro il 29. Il decreto legge decade il 30 luglio, è difficile quindi che la Camera possa introdurre modifiche e rendere necessario un terzo passaggio in Senato. LE NOVITA' Stop ai rinnovi contrattuali e agli stipendi degli statali, tagli ai costi della politica ma anche alle Regioni, nuove norme sulle pensioni e novità per i cittadini abruzzesi colpiti dal terremoto: ecco le misure principali contenute nella manovra correttiva aggiornata con il maxiemendamento presentato mercoledì dal governo in Senato e sul quale domani sarà votata la fiducia. STOP CONTRATTI E BLOCCO STIPENDI P.A. Stop al rinnovo dei contratti, agli aumenti degli stipendi degli statali e al turn-over. Limitazioni per i contratti a termine. Fanno eccezione poliziotti, vigili del fuoco e enti di ricerca. PROFESSORI E MAGISTRATI - Bloccati gli automatismi stipendiali per il personale non contrattualizzato, tra cui i professori universitari. Per i diplomatici proroga dei trattamenti in servizio. Per le toghe il taglio tocca le indennità. Sì a 61,3 milioni per assunzioni di giovani magistrati. MINI-AUMENTI BALZELLI PROCESSI - Arrivano una serie di mini-aumenti delle tasse processuali. TAGLI AI MINISTERI E AUTO BLU - La sforbiciata è del 10%. Arriva anche un giro di vite sulle auto blu. COSTI POLITICA - Riduzioni di spesa per Palazzo Chigi. Taglio del 10% alle buste paghe dei ministri e sottosegretari che non siano membri del Parlamento. Sforbiciata anche per la politica locale e economie in vista per gli organi costituzionali. TAGLI A PARTITI - Si riducono i rimborsi elettorali. MANAGER P.A.- La quota di stipendio che supera i 90.000 è ridotta del 5%, quella che supera i 150mila il 10%. PENSIONI - Donne della p.a. in pensione a 65 anni dal 2012. Dal 2015 età anagrafica collegata all'aspettativa di vita. Previste le cosiddette "finestre mobili", che ritardano la possibilità di lasciare il lavoro. PIÙ CONTROLLI SU INVALIDI - Torna al 74% la soglia per gli assegni di invalidità. Salgono a 250 mila le verifiche Inps. TAGLI FAI-DA-TE REGIONI - La sforbiciata resta di 8,5 miliardi ma sarà la Conferenza Stato-regioni a decidere come ripartirli seguendo criteri di 'virtuosità. Tagli anche a Comuni (4 miliardi) e Province (800 milioni). COMUNI E LOTTA EVASIONE - I comuni che collaboreranno incasseranno il 33% dei tributi statali incassati. ROMA CAPITALE - Oltre ai 300 mln del Tesoro, 200 mln arrivano tramite un aumento delle tasse di imbarco e un incremento dell'addizionale comunale all'Irpef. A queste risorse si sommano 50 mln per i comuni commissariati. Roma ha maggiore flessibilità sul patto di stabilità interno e può introdurre una tassa di soggiorno per i turisti. TASSE ABRUZZO - Proroga della sospensione delle tasse per le imprese fino al 20 dicembre. I cittadini avranno 10 anni per la restituzione dei tributi. Il pagamento scatterà dal 2011. CASE FANTASMA - Entro il 31 dicembre 2010 chi ha un fabbricato non censito dovrà denunciarlo e farlo accatastare. CATASTO - Accesso dei comuni alle banche dati del Territorio. Nelle compravendite immobiliari per assicurare la conformità delle planimetrie basta un attestato di un tecnico. SILENZIO-ASSENSO ANCHE SU PAESAGGIO - Esteso all'autorizzazione paesaggistico-territoriale il silenzio-assenso della conferenza dei servizi. REDDITOMETRO - Entrano nuovi indicatori per risalire dal tenore di vita al reddito guadagnato. TRACCIABILITÀ - Tetto a 5.000 euro per i pagamenti in contanti. Obbligo di fattura telematica oltre i 3.000 euro. LIBERTÀ IMPRESA - D'ora in poi basterà una segnalazione per avviare un'attività. I controlli solo ex-post. Dalle nuove regole sono esclusi i documenti relativi all'immigrazione e al patrimonio culturale e paesaggistico . FISCO E IMPRESE - L'accertamento fiscale sarà esecutivo nei due mesi successivi all'atto della notifica. Possibile compensare i crediti nei confronti della p.a. con debiti verso il fisco. Stretta sulle imprese "apri e chiudi". L'azzera-compensi non si applica alle società. IRPEF - Slitta il versamento dell'acconto dell'imposta per il 2011 e per il 2012. Previste minori entrate per 2,9 miliardi. STANGATA ASSICURAZIONI - Resta la tassa sulle assicurazioni. Il governo attende un incremento di gettito di 264 milioni l'anno. FORZE DELL'ORDINE, FONDI E FESTE "SALVE" - Arrivano 160 milioni in due anni. Salve dai tagli le feste nazionali. MINI-NAJA - Stage di tre settimane per giovani volontari nelle forze armate. La divisa si paga. SCUOLA - Il 30% dei risparmi potranno essere destinati anche agli scatti di anzianità e di carriera dei professpri. Resta il tetto dei 20 alunni previsto per le classi con alunni disabili. FARMACI - I tagli saranno spalmati su tutta la filiera. Dal 2011 il prezzo degli equivalenti è adeguato alla media Ue. QUOTE LATTE - Proroga al 31 dicembre il pagamento della rata delle multe "latte". FONDAZIONI BANCARIE - Non dovranno effettuare svalutazioni dei titoli tossici. FONDI IMMOBILIARI CHIUSI - Chi non si adegua alla nuove misure avrà cinque anni per chiudere la liquidazione. CERTIFICATI VERDI - Il Gse dovrà riacquistare quelli in scadenza, ma la spesa andrà ridotta del 30%. AUTOTRASPORTO - Salta il pacchetto di misure per il settore. PEDAGGI - Già scattati i pedaggi su alcune tratte Anas. TAGLIA-ENTI - Soppressi tra gli altri l'Ente teatrale italiano e quello per la Montagna, l'Isae.
14 Luglio 2010 LOTTA ALL'EVASIONE Sommerso, l'Inps recupera 2,6 miliardi di euro in sei mesi Continua con successo la lotta all'evasione contributiva da parte dell'Inps. Nei primi sei mesi dell'anno sono stati recuperati 2,6 miliardi di euro. Il dato si riferisce al periodo gennaio-giugno e mostra una performance assai positiva: +13,5% rispetto al risultato pur eccezionale (+66% sul 2008) dello stesso periodo del 2009. "È una conferma del grande lavoro di recupero crediti che l'Inps ha messo in atto in questi mesi - commenta il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua - per contrastare il fenomeno dell'evasione contributiva. Con questo trend l'ambizioso obiettivo di arrivare a sei miliardi di euro entro la fine dell'anno diventa realisticamente raggiungibile. Un altro segnale di efficienza nel recupero di risorse indebitamente sottratte alla collettività". La performance segnalata per il recupero crediti, si unisce a un andamento positivo nella riscossione ordinaria: nei primi sei mesi, al netto della lotta all'evasione, sono stati riscossi 58,5 miliardi di euro di contributi: oltre un punto percentuale in più (+1,2%) rispetto al preventivo e anche leggermente superiore allo stesso periodo dello scorso anno (+0,3%). "La lotta all'evasione contributiva si associa all'azione di vigilanza che l'Inps continua a svolgere con efficacia sul mercato del lavoro - conclude Mastrapasqua - nei primi sei mesi dell'anno, nel corso di 44mila ispezioni, sono stati denunciati 34mila rapporti di lavoro in nero, oltre il 15% in più rispetto al piano preventivo della vigilanza definito per quest'anno".
14 Luglio 2010 CAPO DELLO STATO Napolitano: Costituzione testo lungimirante Giorgio Napolitano, rivolgendosi al sindaco di Udine, Furio Honsell, e ai consiglieri comunali di Udine, ha riaffermato la "lungimiranza" della Costituzione vigente, approvata a dicembre del 1947, sul tema delle autonomie. "Sono saldate nello stesso articolo la inscindibilità della nazione italiana e la promozione delle autonomie". Due principi, ha detto il presidente della Repubblica a Udine, profondamente attuali sviluppati con le Regioni a Statuto speciale, nate con la stessa Costituzione, e le Regioni a statuto ordinario del 1970. Oggi, ha aggiunto Napolitano, si deve proseguire sulla strada tracciata perchè "una Italia unita senza la coesione nazionale si perderebbe nel grande e tumultuoso fiume della globalizzazione. L'unità nazionale si può promuovere facendo conoscere la Costituzione e promuovendo le autonomie. Io sono profondamente impegnato nella difesa dei valori costituzionali. Ma piuttosto che usare l'espressione "difendere la Costituzione" amo dire che è necessario far vivere e attuare la Costituzione, attuare anche il nuovo Titolo V che ha segnato la strada per uno sviluppo anche in senso federalistico del principio autonomistico che trovò già forma felice nella prima formulazione della Costituzione". "Si riveda ciò che è necessario, si garantisca il massimo di semplificazione nell'articolazione del nostro Stato", ha detto Napolitano raccomandando di salvare i vari livelli di autonomia regionale e locale e di riconoscere "l'importanza decisiva dei Comuni che sono le istituzioni più vicine ai cittadini e ai loro bisogni". A proposito della crisi economica, il capo dello Stato ha affermato che "nessuna parte politica può sottrarsi alla responsabilità collettiva di alleggerire in modo decisivo e di consolidare il bilancio pubblico riducendo il debito che noi abbiamo accumulato e che è un pesante fardello sulle nostre spalle".
2010-07-12 12 Luglio 2010 UNIONE EUROPEA Quote latte, Galan: si dimetta chi causa sanzioni Per la soluzione "europea" del problema degli allevatori italiani che chiedono l'ulteriore proroga del pagamento delle sanzioni per il superamento delle quote latte, supportati dalla Lega Nord, il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan ha "massima fiducia in Tremonti". Infatti, come ha spiegato a Bruxelles, in occasione della sua partecipazione al Consiglio Agricoltura, Galan non crede che il collega dell'Economia, che oggi è a Bruxelles per l'Eurogruppo, "voglia giocarsi la reputazione" su questa vicenda. Diversamente da quanto anticipato prima del voto parlamentare sull'emendamento che consentiva la proroga per quegli allevatori, Galan non si dimetterà: "Prima di tutto per non dare soddisfazione a chi lo vorrebbe - ha spiegato - poi perchè nel ministero ci sono ancora tante cose da rimettere a posto, e la questione delle quote latte è una di queste: vorrei almeno provarci". Infine, Galan sarebbe "andato a casa se Berlusconi mi avesse chiesto di lasciare perdere, di pensare agli equilibri e alle alleanze. Non me l'ha detto", anzi, ha aggiunto "mi ha detto di fare quello che ho fatto e ci ho rivisto il Berlusconi del 1994, quello che ha cambiato la vita di molti di noi e ha incarnato i sogni di tanti italiani". Galan ha sottolineato che l'Italia ha già pagato, sottoforma di mancati contributi Ue, 1,708 miliardi fra il 1995/96 e il 2001/02 per il mancato rispetto delle quote latte da parte degli allevatori italiani: "Dobbiamo ancora commettere infrazioni sapendo di commetterle? Per difendere chi?", si è chiesto ancora il ministro. Anche sui costi di un'eventuale procedura di infrazione, Galan non è d'accordo con le stime dei sostenitori della proroga: "Se anche fosse vero che ci costerebbe solo fra i 5 e i 7 milioni, ovvero il costo della proroga di sei mesi, ma i miei calcoli sono molto diversi, perchè dovremmo farlo? Non è un atteggiamento da paese civile, e oltretutto ci troviamo in un periodo in cui si chiedono sacrifici e rigore a tutt". E poi, ha aggiunto, "il 95% dei 40mila allevatori italiani", ovvero tutti quelli che sono in regola con le quote latte oppure hanno pagato le sanzioni per averle superate, "un pò di rispetto lo meritano". Secondo Galan, "è stupefacente" la battaglia della Lega a difesa "dei 67 che hanno aderito alla legge Zaia", ma c'è anche una parte degli allevatori, "fra i quali un parlamentare della Repubblica, l'onorevole Rainieri, che non solo superano le quote ma le mettono sul mercato". "In un momento in cui pretendono sacrifici dagli italiani - ha concluso Galan - ci sono cose che non si possono chiedere".
12 luglio 2010 FORUM EURO MEDITERRANEO Berlusconi: nel Mediterraneo, grande potenziale Il rapporto tra i Paesi del Mediterraneo "può avere ancora una volta, un ruolo centrale per il futuro" e "in questo incontro fra il Nord e il Sud del Mediterraneo, Milano fa da perno sia geograficamente che economicamente". Lo ha detto Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano, aprendo i lavori del Forum Euromed. Sul Mediterraneo, ha detto Sangalli, "si affacciano da una parte un esperimento unico al mondo, l'Unione economica europea, e dall'altra, i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo che per risorse demografiche, minerarie, energetiche, naturali, hanno le potenzialità di diventare i nuovi Bric (Brasile, Russia, India e Cina, ndr). Una combinazione che è davvero la scommessa sul futuro". Basti pensare che siamo di fronte a un mercato potenziale di 600 milioni di consumatori ed un interscambio che ha raggiunto, nel 2009, quota 250 miliardi di euro e che Milano "ha prodotto un volume d'affari con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo pari a 3 miliardi di euro, cioé un terzo del volume d'affari italiano in quest'area". E se i dati dello scorso anno "ci fanno davvero preoccupare", ha aggiunto Sangalli, i numeri del primo trimestre 2010 sono incoraggianti. "L'interscambio commerciale - ha proseguito - rispetto al primo trimestre 2009 verso i Paesi mediterranei è per l'Italia cresciuto del 25%. Per Milano e Provincia è cresciuto più del 34%". Anche il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha sottolineato che "Milano ha la vocazione di essere il ponte economico e culturale tra l'area del Mediterraneo e l'Europa continentale". Per il primo cittadino, il capoluogo lombardo non solo rappresenta "la provincia più mediterranea" di tutto il continente europeo, grazie al 2% dell'interscambio commerciale con la sponda meridionale del Mediterraneo, ma è anche un "hub naturale" per tutto il bacino euromediterraneo. Tra la sponda Sud e la sponda Nord del Mediterraneo c'è "la possibilità di realizzare relazioni straordinarie". È quanto ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un passaggio del suo intervento al Forum sul Mediterraneo di Milano. Secondo la percezione del capo del governo, dal convegno di Milano emergono "buone prospettive" e una "volontà coerente di procedere". Berlusconi ha ricordato che l'Italia ha sempre lavorato per un forte dialogo euro-mediterraneo e, rivolgendosi agli imprenditori presenti in sala, ha affermato che il governo "è direttamente a disposizione per risolvere i problemi di ogni singolo imprenditore" che volesse investire nell'area euromediterranea, che vogliono crescere ed espandersi su nuovi mercati. Sottolineando di parlare con "anche l'interim per il ministero dello Sviluppo Economico", il premier ha così spiegato che "tutti quelli che hanno un problema sanno di avere il governo disponibile ad aiutarli". "Ho un rapporto di amicizia personale molto profonda con tutti i leader dei Paesi del Mediterraneo - ha aggiunto Berlusconi -. È un fatto importante perchè permette di risolvere tutti i problemi con una telefonata, come del resto è avvenuto di recente. Naturalmente continueremo in questa direzione perchè serve a superare i problemi politici e le barriere burocratiche". LA POLITICA DEL "CUCU" Dalla "politica del cucù" all'autodefinizione di "playold" più che di "playboy". Un Silvio Berlusconi autoironico alterna accenti faceti a quelli più seri del sostegno alle imprese, nel corso del suo intervento al Forum Mediterraneo. Il presidente del Consiglio prende spunto dalle parole di Emma Marcegaglia circa il dialogo con i Paesi a Sud e a Est del Mediterraneo e osserva che "ho inaugurato una famosa politica, la politica del cucù... Una politica molto particolare". Un riferimento all'ormai famosa gag con Angela Merkel, a Trieste, che Berlusconi completa spiegando l'importanza del metodo di governo "basato sull'essere aperti agli interessi degli altri e all'amicizia". Decisamente più leggera la chiusa, rivolta ai rappresentanti diplomatici dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: "Qualche volta portatevi anche qualche bella ragazza, signori ambasciatori, perchè so che anche questo è un merito che tutti quanti siete molto orgogliosi di portare. E noi lo apprezzeremmo molto, perchè siamo latini...". A questo proposito, Berlusconi aggiunge un altrettanto scherzoso inciso personale: "Io non sono più un playboy, ma, come si dice... un "playold" ma ci teniamo ad avere la possibilità di manifestare il nostro senso estetico".
2010-07-10 10 Luglio 2010 MESSAGGIO Berlusconi: "La ripresa è già una realtà" Il governo "ha fatto molte cose positive per fare uscire l'Italia dalla crisi economica senza lasciare indietro nessuno e con i conti pubblici in regola che era la premessa indispensabile per avere una ripresa vera, solida e duratura". Lo ha detto in un messaggio ai Promotori della Libertà il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. "La ripresa economica è una realtà confermata da tutte le rivelazioni statistiche", ha continuato Berlusconi, invitando a diffondere "nei gazebo un messaggio di fiducia e ottimismo". Il premier ha fatto presente come i dati economici indichino che "le cose stanno cominciando a funzionare" citando "l'aumento della produzione industriale, la crescita delle esportazioni e l'aumento del Pil dello 0,5% che è il più elevato rispetto agli altri Paesi europei". La manovra economica "è necessaria" e coniuga "il rigore dei conti alla crescita". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi,in un messaggio audio ai promotori della Libertà chiedendo loro di informare la gente di questo. La manovra, ha quindi continuato, "è in linea con quanto chiesto dell'Ue in merito alla riduzione della spesa pubblica che ormai da anni supera il nostro prodotto interno nazionale". Berlusconi torna all'attacco anche sulle intercettazioni all'indomani dello sciopero dei giornalisti contro il ddl. "Dovete togliere il bavaglio alla verità - dice in un messaggio ai Promotori della libertà - quel bavaglio imposto dalla stampa schierata con la sinistra, pregiudizialmente ostile al governo, che disinforma, distorce la realtà e calpesta in modo sistematico il diritto sacrosanto della privacy dei cittadini". Secondo il premier la libertà di stampa, come tutte le libertà costituzionali, incontra il limite di altri diritti meritevoli di tutela, come quello alla privacy.
10 luglio 2010 TAGLI ALLA SPESA Manovra, si intensifica il pressing delle Regioni Dopo l'incontro di ieri con il premier Silvio Berlusconi, dove non c'è stata nessuna apertura su una diversa distribuzione dei tagli, prosegue il pressing delle Regioni che chiedono di modificare la manovra finanziaria. I governatori torneranno a riunirsi mercoledì prossimo, nel pomeriggio, alla vigilia del voto di fiducia sul provvedimento, previsto per giovedì al Senato.Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, oggi ha parlato telefonicamente con il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per informarlo della preoccupazione dei governatori per il peso che la sforbiciata prevista dalla manovra avrà sui servizi a cittadini, famiglie e imprese. E anche la prossima sarà una settimana "calda" per i governatori. Dopo il vertice di Palazzo Chigi, secondo indiscrezioni, i presidenti avrebbero concordato di riunire le rispettive giunte nello stesso giorno, mercoledì mattina, per mettere a punto nero su bianco un documento che fotografi gli effetti dei tagli della manovra nella propria Regione e i servizi a rischio. I governatori continuano a sperare di poter ottenere correttivi in extremis. E così sempre mercoledì, nel pomeriggio, in vista del voto di fiducia a Palazzo Madama, si svolgerà una nuova riunione della Conferenza delle Regioni, dove si farà il punto sull'incontro di ieri con l'esecutivo e si decideranno le iniziative da assumere. Come ribadito da Errani, le Regioni continuano a chiedere al ministro dei Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto di iscrivere all'ordine del giorno della prossima Conferenza Stato-Regioni il punto sulle procedure per restituire allo Stato le funzioni trasferite dalla legge Bassanini: i governatori ritengono di non avere più le risorse per esercitarle proprio a causa dei sacrifici richiesti dalla manovra. Si tratta delle competenze su: trasporto pubblico locale, mercato del lavoro, polizia amministrativa, incentivi alle imprese, Protezione civile, servizio maregrafico, demanio idrico, energia e miniere, trasporti, invalidi civili, salute umana, opere pubbliche, agricoltura, viabilità e ambiente Una posizione, quella sulla restituzione delle competenze, votata il 26 giugno scorso all'unanimità dalla Conferenza delle Regioni, anche se oggi i governatori leghisti del Veneto Luca Zaia e del Piemonte Roberto Cota sembrano prenderne le distanze: "Da parte mia di restituzione di competenze non se ne parla. Noi chiediamo autonomia, chiediamo federalismo, non siamo della partita di chi vuol restituire le competenze", ha affermato Zaia. "Per quanto mi riguarda punto ad avere nuove competenze, non certo a restituire le deleghe", ha sottolineato Cota. Molto probabilmente mercoledì i governatori discuteranno anche della "Commissione straordinaria" per la riqualificazione della spesa pubblica e per la lotta agli sprechi, la cui istituzione è stata chiesta al governo. E non è escluso, che i lavori proseguano anche il giorno successivo, giovedì mattina. Proprio giovedì la manovra tornerà anche sul tavolo dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani, che insieme all'Unione delle Province d'Italia ieri ha invece siglato un accordo con il governo. Il Consiglio nazionale dell'Associazione è stato infatti convocato per il 15 luglio alle 11 nella sala delle Conferenze in piazza Monte Citorio e tra i punti all'ordine del giorno ci sono anche le comunicazioni del presidente sullo stato delle relazioni con il Governo.
10 luglio 2010 TAGLI ALLA SPESA Manovra, si intensifica il pressing delle Regioni Dopo l'incontro di ieri con il premier Silvio Berlusconi, dove non c'è stata nessuna apertura su una diversa distribuzione dei tagli, prosegue il pressing delle Regioni che chiedono di modificare la manovra finanziaria. I governatori torneranno a riunirsi mercoledì prossimo, nel pomeriggio, alla vigilia del voto di fiducia sul provvedimento, previsto per giovedì al Senato.Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, oggi ha parlato telefonicamente con il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per informarlo della preoccupazione dei governatori per il peso che la sforbiciata prevista dalla manovra avrà sui servizi a cittadini, famiglie e imprese. E anche la prossima sarà una settimana "calda" per i governatori. Dopo il vertice di Palazzo Chigi, secondo indiscrezioni, i presidenti avrebbero concordato di riunire le rispettive giunte nello stesso giorno, mercoledì mattina, per mettere a punto nero su bianco un documento che fotografi gli effetti dei tagli della manovra nella propria Regione e i servizi a rischio. I governatori continuano a sperare di poter ottenere correttivi in extremis. E così sempre mercoledì, nel pomeriggio, in vista del voto di fiducia a Palazzo Madama, si svolgerà una nuova riunione della Conferenza delle Regioni, dove si farà il punto sull'incontro di ieri con l'esecutivo e si decideranno le iniziative da assumere. Come ribadito da Errani, le Regioni continuano a chiedere al ministro dei Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto di iscrivere all'ordine del giorno della prossima Conferenza Stato-Regioni il punto sulle procedure per restituire allo Stato le funzioni trasferite dalla legge Bassanini: i governatori ritengono di non avere più le risorse per esercitarle proprio a causa dei sacrifici richiesti dalla manovra. Si tratta delle competenze su: trasporto pubblico locale, mercato del lavoro, polizia amministrativa, incentivi alle imprese, Protezione civile, servizio maregrafico, demanio idrico, energia e miniere, trasporti, invalidi civili, salute umana, opere pubbliche, agricoltura, viabilità e ambiente Una posizione, quella sulla restituzione delle competenze, votata il 26 giugno scorso all'unanimità dalla Conferenza delle Regioni, anche se oggi i governatori leghisti del Veneto Luca Zaia e del Piemonte Roberto Cota sembrano prenderne le distanze: "Da parte mia di restituzione di competenze non se ne parla. Noi chiediamo autonomia, chiediamo federalismo, non siamo della partita di chi vuol restituire le competenze", ha affermato Zaia. "Per quanto mi riguarda punto ad avere nuove competenze, non certo a restituire le deleghe", ha sottolineato Cota. Molto probabilmente mercoledì i governatori discuteranno anche della "Commissione straordinaria" per la riqualificazione della spesa pubblica e per la lotta agli sprechi, la cui istituzione è stata chiesta al governo. E non è escluso, che i lavori proseguano anche il giorno successivo, giovedì mattina. Proprio giovedì la manovra tornerà anche sul tavolo dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani, che insieme all'Unione delle Province d'Italia ieri ha invece siglato un accordo con il governo. Il Consiglio nazionale dell'Associazione è stato infatti convocato per il 15 luglio alle 11 nella sala delle Conferenze in piazza Monte Citorio e tra i punti all'ordine del giorno ci sono anche le comunicazioni del presidente sullo stato delle relazioni con il Governo.
10 luglio 2010 MANOVRA Le Regioni a muso duro: "Manovra inaccettabile" Nessuno spazio a modifiche sui tagli nella manovra, aveva detto Berlusconi accettando l’incontro. Ed è stato di parola. Malgrado ciò, la torrida mattinata di ieri a Palazzo Chigi ha avuto un esito double face, col governo che spacca così il fronte delle autonomie locali: "molto negativo" per le Regioni, che ora intendono restituire davvero le deleghe su una serie di servizi e avvisano che riferiranno al capo dello Stato, Giorgio Napolitano; "collaborativo" invece per Comuni e Province che, pur mantenendo il giudizio negativo sul maxi-decreto, hanno portato a casa l’impegno del governo a mandare in Parlamento entro il 31 luglio il decreto delegato sul federalismo municipale, che dovrà fissare l’autonomia loro concessa in tema di imposte (il decreto per le Province arriverà invece a settembre). Sono sembrati due film totalmente diversi quelli "girati" ieri nella sala stampa di Palazzo Chigi. Per primi sono scesi i rappresentanti delle Regioni, quasi al gran completo (mancavano però i leghisti Cota e Zaia, pur presenti all’incontro, mentre c’erano quelli del Pdl). I volti tirati, hanno riferito dell’impatto con un "muro", quello rappresentato dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, vero protagonista della riunione. Più di Silvio Berlusconi, che ha provato a fare una concessione temporale, di "3-4 giorni", per cercare una soluzione alternativa; ma è stato stoppato dal custode dei conti pubblici, il quale ha fatto notare che dare ai mercati "l’impressione che si riaprisse la manovra avrebbe potuto dare spazio da lunedì alla speculazione finanziaria", a danno dell’Italia. Discorso chiuso, quindi. L’unica concessione passata è l’assenso del governo (c’era pure Gianni Letta) a mettere in piedi in tempi rapidi una commissione mista "a costo zero" con le varie autonomie locali, per studiare insieme la spesa della pubblica amministrazione e dove si annidano i maggiori sprechi. No a raffica sono venuti invece sulla proposta di riequilibrare i tagli fra Stato centrale ed amministrazioni locali. Le Regioni sostengono che, anche sommando i tagli disposti dalla Finanziaria triennale del 2009, la bilancia è "totalmente squilibrata", come certificato anche da "Istat e Corte dei Conti". "Ci sembra che ci sia un’impuntatura che non fa bene al Paese – ha detto Vasco Errani, il presidente della Conferenza delle Regioni –. La scelta del conflitto istituzionale non è nostra. Siamo molto preoccupati: non si può parlare ogni giorno di federalismo, prendendo poi la strada opposta del pieno centralismo". Il fronte è compatto nell’affermare che ora, in Conferenza unificata, chiederà al governo di rimettere le deleghe: un passaggio per cui serve una legge, ma che secondo i governatori si può attuare anche con un emendamento alla manovra da martedì in aula, al Senato. Il governatore lombardo, Roberto Formigoni, ha sottolineato che "non è una ripicca, ma una presa d’atto". E per Nichi Vendola (Puglia) "a questo punto faranno il federalismo con il morto". Una minaccia che non spaventa Tremonti: "Vedrete che, a manovra chiusa, anche le Regioni torneranno al tavolo con noi". Anche perché, ha fatto notare Tremonti che si è presentato invece (e con lui Calderoli) al fianco di Sergio Chiamparino e Giuseppe Castiglione nella successiva conferenza stampa di Anci e Upi, sono le Regioni che "hanno preferito una discussione diversa", rispetto a quel "metodo di lavoro comune" accettato invece da Comuni e Province. Nel documento da essi sottoscritto ci sono pure, ha spiegato Chiamparino, "il pieno trasferimento ai Comuni delle funzioni del Catasto, l’attivazione di un tavolo per valutare entro ottobre il possibile sblocco dei residui passivi e per rimodulare il Patto di stabilità assorbendo i tagli ai trasferimenti". Eugenio Fatigante
10 luglio 2010 MANOVRA Contro i tagli scioperano anche i diplomatici Il 26 luglio prossimo, per protestare contro la manovra finanziaria, anche i diplomatici incrociano le braccia. Ad annunciarlo in una nota è il Sindacato nazionale dipendenti del ministero degli Esteri (Sndmae) che rappresenta gran parte delle feluche. "I diplomatici italiani non possono accettare quei tagli, alle risorse e al funzionamento della loro carriera di servitori del Paese, che di fatto preludono allo smantellamento della Farnesina", si legge nel comunicato. Il Sndmae ha sottolineato che tante commesse all'estero e accordi internazionali come quelli che ultimamente ha firmato in America latina il premier Silvio Berlusconi (il quale ha parlato di un guadagno per il Paese pari a un punto di Pil) non sarebbero stati mai raccolti "senza il lavoro assiduo, determinato, spesso testardo, senza il lavoro da professionisti dei nostri diplomatici". "I diplomatici e tutti i lavoratori della Farnesina sono impegnati a promuovere l'internazionalizzazione delle nostre imprese e ad appoggiarle quando investono e quando partecipano a gare e commesse", ha spiegato il Sndmae. "Senza l'impegno dei diplomatici, ci sarebbero meno posti di lavoro in Italia e meno ricchezza per il nostro Paese, le cui aziende hanno ormai - e devono avere, per vivere e prosperare - come orizzonte i mercati mondiali", ha ricordato il sindacato. Il ministero degli Esteri, ha assicurato il Sndmae, "produce molto più di quanto costi al Paese. Ha ragione il presidente Berlusconi quando ricorda che il bene comune non è fatto dalla somma dei pur legittimi interessi particolari e i diplomatici italiani chiedono di continuare a esistere come carriera di una Farnesina vitale, proprio per poter continuare a servire il bene comune", ha concluso la nota. 2010-07-08 8 Luglio 2010 DISAGI Da stasera stop ai treni Domani fermi bus, metro e tram Scatta da stasera alle 21 lo sciopero di 24 ore del personale ferroviario, ma il giorno nero sarà domani, quando a incrociare le braccia saranno anche i lavoratori del trasporto pubblico locale: a fermarsi bus, metro e tram. La mobilitazione è stata indetta dalla Filt-Cgil, dalla Fit-Cisl, dalla Uilt, dall'Ugl, dall'Orsa, dalla Faisa e dalla Fast a sostegno della vertenza per il nuovo contratto unico della mobilità. È stato invece differito dal ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, lo stop del personale Enav del centro di Padova che era stato previsto sempre per il 9 luglio. Non solo: per sabato è previsto anche uno sciopero dei lavoratori pubblici indetto dalla Uil Pubblica amministrazione. STOP TRENI DALLE 21 DI OGGI Il fermo dei treni si concluderà alle 21 di domani. Trenitalia ha attivato un numero verde (800.89.20.21) operativo fino alla fine dello sciopero. Informazioni si potranno trovare anche sul web (www.ferroviedellostato.it), al call center 892021 e ai punti informativi, le biglietterie e gli uffici assistenza delle stazioni. Sarà assicurato il collegamento tra Roma Termini e l'aeroporto di Fiumicino attraverso il 'Leonardo Express' o il ricorso a servizi autobus sostitutivi. Per i treni regionali saranno garantiti i servizi essenziali nelle fasce orarie 6-9 e 18-21. VENERDÌ NERO: FERMI TRENI MA ANCHE BUS E METRO Domani non solo proseguirà lo sciopero dei treni, ma sarà fermo anche il trasporto pubblico locale (bus, metro e tram), secondo modalità decise a livello locale. A Roma lo sciopero sarà dalle 8,30 alle 17,30 e dalle 20 a fine turno; a Milano dalle 8,45 alle 15 e dalle 18 a fine turno; a Firenze dalle 9,15 alle 11,45 e dalle 15,45 a fine turno; a Napoli dalle 8,30 alle 17 e dalle 20 a fine turno; a Cagliari dalle 9,30 alle 12,45, dalle 14,45 alle 18,30 e dalle 20 a fine turno; a Palermo dalle 8,30 alle 17,30; a Torino dalle 9 alle 12 e dalle 15 a fine turno.
8 Luglio 2010 POLITICA ECONOMICA Manovra, slitta la discussione: dal 23 al 26 luglio La discussione generale sulla manovra economica alla Camera slitta dal 23 luglio al 26 luglio. È quanto ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. A riferirlo è il presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini, al termine della riunione. L'esponente democratico ha inoltre ribadito le critiche alla decisione del governo di annunciare la fiducia al provvedimento: "L'annuncio da parte di Tremonti e Berlusconi quando la manovra non è ancora all'esame dell'aula del Senato è un fatto grave, irrituale e che non ha precedenti e svuota ancora di più il ruolo del Parlamento". Slitta tutto di una settimana, di fatto, il calendario dei lavori dell'Aula della Camera. In sostanza la manovra che arriverà dal Senato il 15 luglio (l'approvazione a Palazzo Madama è programmata per il 14), dopo l'esame in commissione approderà in Aula alla Camera il 26 luglio con la discussione generale. Calcolando che il provvedimento decade il 30 luglio, i tempi si fanno quindi molto stretti. Di qui il ricorso alla fiducia che porterebbe ad una approvazione sul filo di lana il 29 con eventuale immediato ritorno al Senato in terza lettura. Il tutto senza contare una richiesta di iscrizioni in massa delle opposizioni nella discussione generale, cosa che complicherebbe ancor più la ristrettezza dei tempi. Per quanto riguarda il ddl intercettazioni, la conferenza dei capigruppo si è limitata a stabilire che andrà "a seguire" l'esame e l'approvazione della manovra. Inizialmente il ddl intercettazioni era previsto in aula per il 29 luglio. Ecco quindi lo slittamento della settimana che porta il ddl intercettazioni alla prima di agosto e il suo sempre più probabile salto a settembre. Un iter che comunque si gioca tutto sulla duplice fiducia che il governo porrà sulla manovra al Senato e poi alla Camera.
7 Luglio 2010 MANIFESTAZIONE La protesta dei terremotati Il governo: tasse in 120 rate Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, d'intesa con il Ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in serata ha annunciato che il recupero dei tributi e dei contributi non versati per effetto della sospensione disposta a causa del terremoto che ha colpito la provincia dell'Aquila nell'aprile 2009, sarà effettuato in 120 rate mensili a decorrere dal gennaio 2011. A tal fine, il governo presenterà in aula al Senato un apposito emendamento al decreto legge sulla manovra, per ripartire il pagamento su 10 anni anziché su 5, come attualmente dispone la norma approvata in Commissione. CINQUEMILA A ROMA Si è conclusa così una giornata convulsa, iniziata con l'arrivo a Roma di 5000 terremotati con i pullman e le auto private. La maggior parte esibiva bandiere nere e verdi, nero per il lutto, verde per la speranza. È la bandiera de L'Aquila. Il senso della protesta a Roma lo ha spiegato il sindaco del capoluogo abruzzese colpito dal terremoto il 6 aprile 2009. "Dal primo luglio – ha detto – stiamo ripagando le tasse. Quelle che ci erano state sospese lo scorso anno le dobbiamo pagare in 60 mesi, questo vuol dire che gli abitanti del "cratere" pagheranno allo Stato italiano 250 milioni di tasse. È un omicidio premeditato e per questo siamo venuti a protestare. Inoltre la ricostruzione è bloccata perché i soldi non ci sono".
I manifestanti hanno esibito inoltre cartelli contro il Governo e i suoi principali esponenti. "Onna distrutta e tassata", si leggeva su uno striscione, "Chiodi, non pazzia", si leggeva su un altro. Ma fin dall'inizio la tensione era percepibile. Infatti pochi minuti dopo l'arrivo del grosso della manifestazione, un gruppo di manifestanti ha tentato di sfondare il posto di blocco delle forze di polizia tra piazza Venezia e via del Corso. Qui un ragazzo è rimasto ferito da una manganellata. Il lungo "muso a muso" tra manifestanti e polizia è proseguito poi all'incrocio tra via del Corso e via di Pietra, dove le forze dell'ordine hanno allestito un altro blocco. In tarda mattinata, finalmente, anche questo posto di blocco è stato rimosso e i manifestanti sono arrivati davanti a palazzo Chigi. IL SINDACO: BILANCIO AMARO Bilancio amaro per il sindaco de L'Aquila, Massimo Cialente. "Di botte – ha detto Cialente in piazza Navona dove si è conclusa la manifestazione – ce ne sono state abbastanza. Risultati concreti pochi. Ho parlato poco fa con il sottosegretario Letta e mi ha detto che Berlusconi è possibilista sulla possibilità che gli aquilani inizino a pagare le tasse dal primo gennaio 2011, restituendo quello che non hanno pagato solo per il 40% e in dieci anni. Ora la parola spetta a Tremonti. Se ci sarà un suo via libera questa ipotesi diventerà realtà". POLEMICHE PER GLI SCONTRI, IL VIMINALE "VERIFICA" "Sto andando al ministero per fare una riunione su quanto accaduto". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, rispondendo a una domanda sugli scontri che in giornata hanno coinvolto i manifestanti aquilani e le forze dell'ordine a Roma. Per ora, ha spiegato il ministro, "ho solo notizie frammentarie, al ministero mi farò raccontare come sono andati i fatti. Io verifico i fatti non le opinioni riportate da qualcuno". Maroni ha quindi riferito di "essere favorevole alle manifestazioni quando si svolgono pacificamente, senza violenze e voglio capire perché questa non si è svolta in questo modo, voglio capire se ci sono responsabilità e da che parte".
2010-07-04 3 Luglio 2010 MANOVRA ECONOMICA Tredicesime, Berlusconi: "Non ci saranno tagli" "Ho letto che nella manovra sarà prevista una riduzione della tredicesima per le forze dell'ordine. Smentisco questa notizia nella maniera più assoluta. Nella manovra non ci sarà alcuna riduzione della tredicesima per nessuno". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervistato dal Tg4, a proposito dell'emendamento del relatore alla manovra che taglia le tredicesime ad alcune categorie. In giornata c'erano state anche le rassicurazioni del ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Pure dal Viminale si fa sapere che non ci sarà alcun taglio delle tredicesime del comparto Sicurezza. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, si è sentito telefonicamente con il collega La Russa e la linea di entrambi - si sottolinea in ambienti del Viminale - è che la tredicesima degli uomini delle forze dell'ordine non si tocca. Intorno a mezzogiorno, il ministro La Russa aveva precisato: "Il punto di cui si discute con Tremonti è il blocco degli aumenti in caso di promozione che per il comparto sicurezza è assai più pesante e punitivo rispetto altri comparti perchè da noi le promozioni sono più frequenti". Nell'ambito di questa discussione, ha aggiunto La Russa, il ministero dell'Economia "ha proposto di dare la facoltà, ma non l'obbligo, a ogni comparto di optare per un taglio generalizzato fra il 10 e il 20% della tredicesima al posto del taglio sulle promozioni". Una possibilità che però né il ministro della Difesa, né il ministro dell'Interno, Roberto Maroni hanno preso in considerazione. "L'abbiamo notificato pubblicamente - conclude La Russa - e io ho appena finito di parlare con Tremonti che ne ha preso atto. In parole povere, sia da me che da Maroni è stato specificato che anche ove la norma che dà la facoltà di optare per il taglio delle tredicesime venisse inserita, noi fin da ora dichiariamo che non intendiamo avvalercene in nessun caso". "LE TREDICESIME POSSONO ESSERE RIDOTTE" di Gianni Santamaria Ma mentre quello in materia pensionistica è una riformulazione di quello contestato l’altroieri (il "refuso", che per la Cgil è diventato una "retromarcia"), a spuntare dal cilindro è il taglio alla mensilità aggiuntiva. "Le tredicesime possono essere ridotte" al fine di assicurare "un risparmio di spesa". L’entità dei tagli verrà definita con appositi decreti del presidente del Consiglio. Per i magistrati il decreto sarà emanato "su conforme delibera degli organi di autogoverno". Potranno essere emanati distinti decreti per tutte le altre categorie. La misura va a copertura di una nuova norma che prevede di escludere promozioni, straordinari e arretrati dai tagli della pubblica amministrazione. Ma si scontra con il no del Pd: "Ci opporremo con tutta la nostra forza istituzionale a questo ennesimo atto di arroganza della maggioranza", annuncia Emanuele Fiano, responsabile del forum sicurezza. Parla di iniziativa "sconcertante" il leader Udc Pier Ferdinando Casini. E ironizza: "Spero sia solo un nuovo clamoroso refuso". La novità della proposta di modifica in materia di pensioni, invece, è che il secondo adeguamento dei requisiti alla speranza di vita (previsto ogni tre anni) scatterà dal 1° gennaio 2016, cioè solo un anno dopo rispetto al primo gennaio del 2015. È stato invece tolto lo stop al requisito dei 40 anni di contributi, che aveva sollevato un vespaio di polemiche. "Il testo è stato ripulito. Non c’è problema, è tutto risolto", ha tranquillizzato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Per effetto delle numerose questioni aperte, il via libera alla manovra della Commissione Bilancio del Senato è, dunque, slittato a lunedì. Il provvedimento potrebbe essere approvato in quella stessa data con una seduta no-stop, ha riferito Maurizio Saia (Pdl). Potrebbero entrare nella manovra anche la cosiddetta mini-naja. Infatti, è possibile che in un emendamento venga inserito quanto già previsto in un ddl governativo attualmente in discussione in Senato, che prevede per i ragazzi e le ragazze tra 18 e 30 anni, la possibilità di partecipare volontariamente a corsi di formazione teorico-pratici, non superiori a tre settimane nelle Forze armate. Pronto anche il testo che sarà presentato lunedì e prevede possibili tagli all’intero settore farmaceutico, comprese quindi le aziende, così come chiedevano i titolari di farmacie. "In attesa dell’adozione di una nuova metodologia di remunerazione delle farmacie per i farmaci erogati in regime di Ssn", le quote di spettanza a grossisti e farmacisti sul prezzo di vendita al pubblico dei medicinali di fascia A vengono rideterminate nella misura del 3% per i primi (era il 6,65%) e del 30,35% per i secondi (era il 26,7%) "come quota minima spettante". Infine, il 30% dei risparmi previsti dal settore scuola e reinvestiti nel comparto verranno accantonati - nonostante il congelamento triennale 2011-2013 - e potranno in seguito essere destinati a scatti di anzianità e progressioni del corpo docente.
2 Luglio 2010 IL PALAZZO E IL PAESE Il ritorno di Berlusconi "Da lunedì ci penso io" La politica italiana "è in ebollizione? Ghe pensi mi". Il premier, sbarcato in Italia da una lunga trasferta internazionale, si concede a raffica a tv e radio quasi unificate per avvisare tutti che la festa è finita. "Da lunedì", promette Silvio Berlusconi, "mi metterò al lavoro", "prenderò in mano la situazione" – definita "non tranquilla" e "in ebollizione" – e "mi occuperò di con grande determinazione e con risultati concreti" di "manovra, intercettazioni e giustizia". Un’agenda, quella spiegata in tv, che non comprende altri temi, dei quali però si è parlato lungamente in un vertice con i fedelissimi, convocato a Palazzo Grazioli nel pomeriggio di ieri. E potrebbe comprendere la soluzione traumatica del caso Brancher, ovvero le dimissioni del neo ministro (il quale però assicura di non saperne nulla) prima della mozione di sfiducia alle Camere. Un gesto che, nelle intenzioni del Cavaliere, dovrebbe servire a riprendere i nodi del rapporto con il capo dello Stato, sfilacciatosi notevolmente dopo la vicenda Brancher e quella delle intercettazioni. Ed evitare una conta in Parlamento che, con l’annunciata convergenza di Pd, Idv, Udc e finiani, potrebbe di questi tempi riservare sgraditissime sorprese. Il pendolo, all’interno dello Stato maggiore del Pdl, oscilla notevolmente tra lo scontro frontale e la mediazione. C’è chi come Ghedini, avvocato del premier e consigliere privilegiato in materia di giustizia, propende per lo show down con il Quirinale. E ieri mattina, con una intervista al "Corsera", ha dato fuoco alle polveri, facendo una (in apparenza cortese) lezione di diritto costituzionale a Napolitano, ma ricordandogli nella sostanza che qualora non firmasse la legge sulle intercettazioni, il Parlamento (ovvero la maggioranza) potrebbe rimandargliela così com’è, costringendolo alla firma. Una vera e propria sfida, stigmatizzata duramente dalle opposizioni. Difficile pensare che Ghedini abbia potuto fare un attacco così mirato al capo dello Stato, senza prima essersi consultato con il suo capo. Ma è anche vero che nel gioco della comunicazione politica di cui il Pdl è maestro, spesso si fanno lanciare da altri attacchi duri, per poi presentarsi come i pacificatori. Da quello che raccontano i partecipanti al vertice, la guerra a Napolitano (i cui interventi non sono piaciuti al premier) sarebbe, in questo momento, l’ultimo dei pensieri di Berlusconi. Preoccupato della situazione interna al Pdl – il Cavaliere detesta che si litighi in pubblico, come hanno fatto l’altro giorno Fini e Bondi – ma anche da un certo movimentismo della Lega, che nei giorni scorsi si è esposta fin troppo nel rivendicare il suo ruolo di mediazione politica: con il Quirinale, nella vicenda Brancher; con Fini e lo stesso capo dello Stato per la questione della legge sulle intercettazioni; con le Regione per i tagli contenuti nella manovra. Movimentismo che, in certi passaggi, ha rischiato di appannare l’immagine del premier. Il presidente sono io, è stato dunque il messaggio che Berlusconi ha voluto dare agli elettori del centrodestra un po’ frastornati. Ma anche ai suoi alleati-competitori, ai quali il Cavaliere fa sapere che non accetta di essere scavalcato. E, da quello che è emerso dal vertice, il Pdl tenderà una mano sulle intercettazioni ("Non impicchiamoci a questo testo, che non è nemmeno quello che volevo", avrebbe sostenuto il presidente del Consiglio) accettando anche il rinvio a settembre. Piuttosto, meglio lavorare sulla costituzionalizzazione del Lodo Alfano, per il quale però il consenso dell’opposizione se non obbligatorio è consigliabile, per evitare il ricorso al referendum. Ma probabilmente si arriverà al più presto (o si tenterà di farlo) alla resa dei conti con il presidente della Camera, che è ormai accusato di "tradimento". "O dentro alle nostre condizioni o fuori", ammoniva ancora ieri Fabrizio Cicchitto. Giovanni Grasso
3 Luglio 2010 CONTI PUBBLICI Tremonti attacca le Regioni "Cialtroneria sui fondi Ue" Nuova puntata dell’ormai difficile rapporto fra il governo, nella persona di Giulio Tremonti, e le Regioni. Il ministro dell’Economia attacca pubblicamente le amministrazioni regionali del Sud, colpevoli di lamentarsi tanto ma di saper utilizzare finora solo una minima parte dei quasi 44 miliardi di euro di fondi europei (per il periodo 2007/13). E chiede di smetterla con la "cialtroneria di chi prende i soldi e non li spende". Parole pronunciate da un Tremonti in camicia davanti alla foltissima assemblea della Coldiretti e che provocano la replica "in diretta" di Vasco Errani, il presidente della Conferenza delle Regioni, che esorta allora il ministro a "fare una commissione a costo zero sugli sprechi della pubblica amministrazione, che guardi voce per voce". La nuova polemica alimenta un clima reso già incandescente, oltre che dalla manovra, dalla conferma (arrivata dall’Agenzia delle Entrate) che l’Irap sarà più salata dello 0,15% per le aziende già dall’acconto di novembre prossimo, mentre la mini-stangata dell’Irpef, legata all’aumento dell’addizionale nelle 4 regioni in deficit sanitario (Lazio, Calabria, Campania e Molise), scatterà solo a partire dal 2011, con un anticipo al 2010 solo per i dipendenti che finiscono di lavorare. Un conto che solo per l’Irpef, che riguarda tutti i contribuenti, varrà in media 60-70 euro a testa. L’aggravio di tasse innesca la reazione di Confindustria, che in una nota parla di "una fiscalità di svantaggio" per il Sud e annuncia che "non intende tollerare più a lungo comportamenti irresponsabili da parte delle Regioni". La nuova polemica tremontiana sortisce però il suo effetto. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, la definisce un "intollerabile diversivo" per "non dare risposte". Replica per le rime il governatore pugliese Nichi Vendola, che accusa il ministro di voler "avvelenare i rapporti fra governo e Regioni". Per di più proprio nel momento in cui una delegazione di governatori, in attesa dell’incontro promesso da Berlusconi, aveva trovato udienza ieri dal presidente del Senato, Renato Schifani, il quale ha detto che farà arrivare "le loro preoccupazioni" a Palazzo Chigi. Sono timori palesati dalle parole di Roberto Formigoni, governatore lombardo: "Siamo pronti a farci carico di spiegare alcuni tagli ai cittadini, ma non vogliamo dover essere costretti a tagliar loro la testa". Proprio per l’impegno a Palazzo Madama, Errani e Polverini sono arrivati in lieve ritardo all’assemblea Coldiretti. In tempo, però, per sentire Tremonti scagliarsi contro lo "scandaloso percorso" nella gestione delle risorse Ue al Sud: "Dei fondi sul programma 2007/13 – ha spiegato – questi signori hanno speso solo 3,6 miliardi. Mentre cresceva la protesta contro i tagli, aumentavano i capitali non usati. Più il Sud declinava, più i fondi salivano. Questa cosa è di una gravità inaccettabile". E lo sarà ancor di più valutando che "siccome i soldi per il Sud saranno di più e non di meno nei prossimi anni, non si può continuare con questa gente che sa solo protestare e non sa dare servizi". Sul tema è intervenuto anche il ministro per i Rapporti regionali, Raffaele Fitto, che propone una "nuova agenda per il Sud" sostenendo che Tremonti "mette a nudo una dura realtà". Controversa però, a sentire Vendola, per il quale "è evidente che la "cialtroneria" delle Regioni meridionali ha prodotto comunque performance migliori, come capacità di spesa, rispetto ai responsabili delle misure gestite direttamente dai ministeri". E anche Raffaele Lombardo, presidente della Sicilia, ha risposto, piccato, che "i cialtroni vanno cercati altrove". Ed Errani ha ricordato il "necessario rispetto fra le istituzioni". Eugenio Fatigante
2010-07-02 2 Luglio 2010 POLITICA ECONOMICA Fondi Ue al Sud, Tremonti: "Basta cialtronerie" Dura requisitoria del ministro dell'Economia Giulio Temonti contro la classe politica delle Regioni meridionali che non sa spendere i soldi messi a disposizione dall'Unione europea. "Ieri ho incontrato il commissario europeo per i Fondi regionali - ha raccontato Tremonti all'assemblea della Coldiretti - È uno scandalo pauroso quello prodotto dalle Regioni meridionali. Lo stanziamento sul programma comunitario 2007-2013 era di 44 miliardi di euro. Questi signori ne hanno speso solo 3,6, solo 1/12". "E mentre cresceva la protesta per i tagli subiti aumentava l'accumulazione dei capitale non usati e questa è una cosa di una gravità inacettabile. La colpa non è dell'Europa non è dei governi nazionali di destra o di sinistra, ma della cialtronaggine di chi ha i soldi e non li spende. E siccome i soldi per il Mezzogiorno saranno di più e non di meno nei prossimi anni non si può continuare con questa gente che sa protestrare, ma non sa fare il servizio pubblico per i cittadini". Anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenendo dopo il ministro dell'Economia, ha puntato il dito sulla scarsa trasparenza nel Mezzogiorno: nel Sud, "in agricoltura, l'occupazione cresceva malgrado la crisi. È un segnale di qualche cosa che non va", ha detto Sacconi sollecitando le associazioni del settore ad aiutare il governo "a portare maggiore trasparenza". Non è tardata la risposta di del presidente delle Regioni Vasco Errani che ha sottolineato come se si "guarda alle Regioni che non stanno spendendo bene, bisogna anche guardare il perché. Hanno responsabilità loro così come hanno responsabilità serie gli enti dello Stato pagatori dei progetti delle regioni meridionali". Dopo il botta e risposta tra il ministro Tremonti e il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani durante l'assemblea nazionale della Coldiretti, anche il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan è intervenuto sui fondi europei stanziati per il Sud Italia. "Quando si parla di agricoltura italiana - ha spiegato - va detto che ci sono 1.114 milioni di euro che mancano all'appello e che rischiano di essere restituiti all'Unione europea". E rivolgendosi a Vasco Errani: "Questo non va bene, si può giustificare tutto, ma non l'incapacità, l'incompetenza, l'impreparazione di chi non è in grado di spendere i soldi e li restituisce a Bruxelles". Secondo Galan, chi non ha saputo utilizzare i fondi europei "ha fatto un triplice misfatto: buttare via dei soldi, azzerare la credibilità dell'Italia in caso di richiesta di fondi all'Ue e, qualcosa di ancora peggio, perchè nei nuovi criteri della Pac c'è la capacità della spesa storica e come posso andare a chiedere dei soldi se non ho speso quelli che già mi sono stati dati?". Tremonti nelle ultime settimane ha avuto forti polemiche con le Regioni italiane soprattutto a causa dei tagli ai trasferimenti previsti dalla manovra 2011-12. Dopo gli attacchi del presidente e del governatore della Lombardia Roberto Formigoni, i governatori di cinque Regioni del Centro-Sud amministrate dal centrodestra hanno scritto una lettera a Tremonti per chiedere una trattativa sulla revisione dei tagli ai trasferimenti previsti dalla manovra. LA NOTA CONGIUNTA DEI VICEPRESIDENTI UDC "I toni usati dal ministro Tremonti contro le classi dirigenti del sud appaiono eccessivi e fuori luogo, specialmente in un momento in cui le nuove Giunte regionali del centro-sud muovono i primi passi. Non è con le polemiche e con gli insulti che si risolverà un problema, quello del corretto utilizzo dei fondi Ue, che va invece trattato con la massima serietà e coesione nazionale". È quanto affermano, in una nota congiunta, i vicepresidenti Udc delle Regioni Lazio, Campania, Basilicata, Luciano Ciocchetti, Giuseppe De Mita, Agatino Mancusi e il presidente del Consiglio regionale Calabria, Francesco Talarico. "È indubbio infatti - aggiungono i quattro vicepresidenti centristi- che sia i fondi gestiti al centro che quelli in periferia siano spesso amministrati male o non diretti affatto, e che la loro gestione venga comunque portata avanti in accordo tra i ministeri e le Regioni: si tratta quindi di un problema nazionale e non certo riconducibile al nord, al centro o al sud". "L'Udc - si legge nella nota- vuole dare il suo contributo nelle amministrazioni regionali per eliminare sprechi e disservizi e per sfruttare a pieno le grandi opportunità che concede l'Europa. Le generalizzazioni del ministro Tremonti - concludono - non solo non servono a nulla, ma alimentano solo sfiducia da parte dei cittadini nei confronti di una classe politica che è stata eletta per riscattare il centro-sud da anni di amministrazioni disastrose".
2 Luglio 2010 TAGLI Manovra, Regioni preoccupate "ma disponibili al confronto" Si è svolto questa mattina l'incontro tra il presidente del Senato, Renato Schifani, e una delegazione dei presidenti delle Regioni, guidata dal presidente della Conferenza Vasco Errani accompagnato dai presidenti della Lombardia, Roberto Formigoni, e del Lazio, Renata Polverini. I governatori hanno rappresentato al presidente del Senato le loro preoccupazioni insieme "alla loro disponibilità al confronto sulla riduzione della spesa a condizione che essa sia proporzionale alla riduzione della spesa statale". "Trasmetterò alla presidenza del Consiglio queste preoccupazioni. Ma non rientra nel mio ruolo una valutazione politica di merito - ha detto Schifani -. Garantirò ampio dibattito in commissione e in aula perchè ci siano tempi e spazi per gli approfondimenti opportuni". "Abbiamo espresso al presidente Schifani una fortissima preoccupazione e allarme - ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani -. Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Riteniamo la manovra necessaria ma nel rispetto dei saldi riteniamo che sia bene che ciascun livello istituzionale faccia la sua parte mentre ora la manovra è squilibrata verso gli enti locali di cui si taglia l'80% dei servizi". "Siamo pronti a farci carico di spiegare la necessità di alcuni tagli ai cittadini, ma non vogliamo dover essere costretti a tagliare la testa ai cittadini" perchè se la manovra resta invariata "potremmo essere costretti a tagliare alcuni servizi essenziali come il trasporto pubblico o l'assistenza alle famiglie". Lo ha detto il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, al termine dell'incontro con il presidente del Senato, Schifani. Parlando del federalismo fiscale, il presidente della Regione Lombardia ha aggiunto che "noi governatori ci siamo sempre battuti per il federalismo fiscale che riteniamo essenziale" ma "crediamo vada realizzato seguendo la legge 42 (la legge delega sul federalismo fiscale ndr) altrimenti temo non si vada sulla strada giusta". Della delegazione faceva parte anche la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. "Abbiamo rappresentato al presidente Schifani una posizione condivisa da tutti i governatori" sulla manovra "a cui io ho voluto aggiungere altre osservazioni in particolare sulla relazione del Tesoro sul federalismo fiscale, sulla questione dei piani di rientro e del patto di stabilità", ha detto Polverini. Questi elementi che, ha sottolineato la Polverini, "rischiano di mettere in ginocchio le regioni", per questo "serve un colloquio istituzionale per permettere alle regioni di compiere il loro ruolo".
1 Luglio 2010 PREVIDENZA Pensioni, riforma-choc Poi il governo corregge Per andare in pensione, dal 2016, non basteranno più i 40 anni di contributi. È quanto prevede l'emendamento del relatore alla manovra e che fra l'altro innalza l'età pensionabile delle donne nella pubblica amministrazione. Ma sulla questione il governo ha subito corretto il tiro. "E' stato solo un refuso, lo cancelleremo", ha detto il ministro del Lavoro Maurizio Saconi. La novità era una conseguenza delle misure che prevedono che dal primo gennaio 2016 scatti l'adeguamento fra l'età pensionabile e la speranza di vita calcolata dall'Istat e si "somma" agli effetti analoghi prodotti dall'introduzione della cosiddetta "finestra mobile" prevista dalla manovra. In attuazione - si legge nell'emendamento - del decreto legge dello scorso anno che già interveniva sul fronte previdenziale si stabilisce che "a decorrere dal primo gennaio 2016 i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva e il requisito contributivo di 40 anni ai fini del conseguimento del diritto all'accesso al pensionamento indipendentemente dall'età anagrafica sono aggiornati a cadenza triennale con decreto direttoriale del ministero del lavoro di concerto con il ministero dell'economia da emanarsi almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento". Sull'emendamento del relatore della manovra, Antonio Azzolini, sia la Cgil con Vera Lamonica segreterio confederale sia la Cisl con il leader Raffaele Bonanni avevano espresso un giudizio "molto negativo". IL governo ha però poi smentito l'intenzione di modificare il requisito dei 40 anni, promettendo di correggere l'emendamento.
2010-07-01 1 Luglio 2010 PREVIDENZA Pensioni: non basteranno più 40 anni di contributi Per andare in pensione, dal 2016, non basteranno più i 40 anni di contributi. È quanto prevede l'emendamento del relatore alla manovra e che fra l'altro innalza l'età pensionabile delle donne nella pubblica amministrazione. La novità è una conseguenza delle misure che prevedono che dal primo gennaio 2016 scatti l'adeguamento fra l'età pensionabile e la speranza di vita calcolata dall'Istat e si "somma" agli effetti analoghi prodotti dall'introduzione della cosiddetta "finestra mobile" prevista dalla manovra. In attuazione - si legge nell'emendamento - del decreto legge dello scorso anno che già interveniva sul fronte previdenziale si stabilisce che "a decorrere dal primo gennaio 2016 i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva e il requisito contributivo di 40 anni ai fini del conseguimento del diritto all'accesso al pensionamento indipendentemente dall'età anagrafica sono aggiornati a cadenza triennale con decreto direttoriale del ministero del lavoro di concerto con il ministero dell'economia da emanarsi almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento". Sull'emendamento del relatore della manovra, Antonio Azzolini, Vera Lamonica segreterio confederale della Cgil esprime un giudizio "molto negativo"; in particolare sulla parte che sottopone all'adeguamento alle aspettative di vita anche il requisito dei 40 anni di contributi. "L'emendamento - spiega Lamonica - peggiora la situazione perchè un lavoratore con 40 anni di contributi incappa non solo nella finestra mobile, che significa l'allungamento di un anno, ma anche nell'applicazione dei coefficienti sull'attesa di vita. Nel mentre dal lavoro oltre i 40 anni non ricevono nessun beneficio contributivo cioè vanno in pensione dopo ma i contributi non producono nulla".
2010-06-23 23 Giugno 2010 POLITICA ECONOMICA Manovra, il ministro Tremonti apre a modifica Patto di stabilità Disponibilità a rivedere i criteri del Patto di stabilità, possibilità di una maggiore liquidità sui residui passivi per il 2010, nonchè di rivedere la distribuzione dei tagli previsti sulla manovra. E poi la service tax, o Imu, una tassa unica sugli immobili che non dovrebbe riguardare le prime case e potrebbe scattare nel 2012. La manifestazione di protesta degli amministratori locali (sindaci in prima linea, ma anche le Province e le Comunità montane) in piazza Navona a Roma, gli incontri con il ministro Maroni prima, poi con il presidente del Senato Schifani e infine - quello decisivo - con il ministro Tremonti hanno prodotto i primi effetti facendo intravvedere la possibilità di un alleggerimento della manovra tanto contrastata dagli enti locali ai quali verrebbero chiesti sacrifici insostenibili. "Con la giornata di oggi - afferma Chiamparino, sindaco di Torino e presidente dell'Anci (l'Associazione dei Comuni italiani) - possiamo dire di aver smosso le acque". Sul federalismo, innanzitutto, i cui decreti attuativi sarebbero in dirittura d'arrivo. "Aspettiamo di essere convocati entro breve per conoscere il testo del decreto che dovrebbe restituire autonomia impositiva ai Comuni". Proprio facendo camminare insieme manovra e federalismo fiscale, spiega Chiamparino, "potrebbe essere possibile ottenere un alleggerimento della manovra per i Comuni". C'è disponibilità, anche a tentare una via per sbloccare dopo l'estate il 4% dei residui passivi che i Comuni hanno in cassa". Sulla manovra in sè, avverte però Chiamparino, "siamo ancora su posizioni interlocutorie: abbiamo cercato di impostare un percorso che porti ad una redistribuzione del peso dei sacrifici". C'è poi l'Imu o service tax, proposta a suo tempo proprio dall'Anci, allo studio del governo: "Credo di poter dire che si tratti di quello che avevamo proposto. L'obiettivo - ha precisato - è di farla entrare in vigore realisticamente entro il 2012. C'é una disponibilità a lavorare in pochissimi giorni al decreto legislativo". L'ipotesi fin qui emersa sarebbe quella di accorpare molte altre tassazioni nazionali che vengono pagate intorno agli immobili e fare un'unica imposta locale le cui aliquote dovrebbero essere determinate dai Comuni "con la possibilità di aggregare anche altre imposte locali - ha concluso Chiamparino - per semplificare la vita ai cittadini". Prime "importanti aperture" anche alle richieste delle Province: "Il ministro Tremonti - ha detto il presidente dell'Upi (Unione Province d'Italia) Giuseppe Castiglione - ci ha assicurato che saranno riviste le modalità del taglio dei trasferimenti. Inoltre ha accolto la richiesta di modificare il Patto di stabilità, introducendo meccanismi di premio per le amministrazioni che si sono dimostrate virtuose rispetto alla riduzione dell'indebitamento o all'incidenza delle spese di personale.Il ministro ha accettato poi di rivedere, in autunno, i vincoli del Patto di stabilità, per liberare parte di quei 2,6 miliardi di residui passivi che oggi sono bloccati nelle casse e che invece devono essere destinati agli investimenti. Il ministro Calderoli - ha concluso Castiglione - ci ha assicurato che il decreti attuativi del federalismo fiscale, in particolare quello che assegna autonomia tributaria a Province e Comuni, sono in dirittura d'arrivo".
2010-06-22 22 Giugno 2010 POLITICA ECONOMICA Tassa sugli introiti bancari Germania, Gran Bretagna e Francia introducono insieme una tassa sugli introiti delle banche, sia per fare fronte ai loro problemi di bilancio, che per meglio affrontare eventuali future nuove crisi del sistema finanziario, e sollecitano gli altri Paesi del G20 a fare altrettanto. "I governi di Francia, Gran Bretagna e Germania propongono di introdurre tasse bancarie basate sui bilanci delle banche", si legge in un comunicato congiunto. Tasse che "avranno lo scopo di assicurare che le banche contribuiscano in modo onesto in funzione del rischio che pongono al sistema finanziario e all'economia più ampia, e per incoraggiare le banche ad aggiustare i loro bilanci in modo da ridurre tale rischio", si legge inoltre. Il cancelliere dello Scacchiere britannico, George Osborne, ha annunciato l'introduzione di tali imposte a partire dal primo gennaio del 2011. La Francia introdurrà una misura simile nel suo prossimo bilancio il prossimo autunno, la stessa cosa la Germania, quest'estate.
21 GIUGNO MANOVRA Condoni, il Pdl ci prova ma il governo stoppa Durano il tempo d’un temporale estivo i tentativi di riaprire i termini per il condono edilizio e per quello fiscale e tombale. Ma torna anche, sotto forma di emendamento, il decreto del governo che propone di sospendere la demolizione di edifici abusivi in Campania stoppato alla Camera due settimane fa. In proclami e voci i condoni su casa e tasse entrano ed escono a ripetizione dall’impianto della manovra correttiva. Ma nella pioggia di emendamenti ne spunta uno del Pdl che, nero su bianco, addirittura prevede l’estensione della sanatoria alle aree protette da vincoli paesaggistici. Fino al 31 marzo 2010. Anche in presenza di un "no" delle amministrazioni a precedenti richieste. Alzano un muro le opposizioni. Ma anche dalla maggioranza arriva più di un mugugno, con il finiano Fabio Granata. Il governo è costretto a smentire categoricamente. Dribbla i giornalisti il ministro dell’economia Giulio Tremonti, che si trincera dietro la posizione espressa dal suo sottosegretario Luigi Casero. Il quale nega un’approvazione delle iniziative su entrambi i fronti. Soprattutto sul tema degli abusi edilizi interviene il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti. Il portavoce di Silvio Berlusconi parla di "trovata propagandistica" dell’opposizione, che fa passare per legge un semplice emendamento. Del quale il gruppo al Senato chiede subito il ritiro. "Non vi saranno condoni di alcun genere", assicurano i vertici pidiellini a Palazzo Madama. A combinare il patatrac su ambedue i fronti i senatori Paolo Tancredi, Cosimo Latronico e Gilberto Pichetto Fratin. Il primo fa mea culpa. E ammette di aver firmato molti emendamenti in gran fretta. Uno, ad esempio, stabilisce che in caso di confisca di edifici abusivi, il responsabile possa avere diritto di prelazione nelle aste. Proposte che è stato possibile presentare, spiega Gaetano Quagliariello vicecapogruppo, perché lo screening è stato rimandato a una seconda fase, con un’apposita commissione. Ne resterà in piedi un "numero estremamente limitato". E "nessun condono fiscale e edilizio resisterà al controllo", promette. Durissime le opposizioni. Ermete Realacci (Pd) parla di "attrazione fatale del Pdl per l’abusivismo e l’illegalità". Un condono "non manca mai", aggiungono i colleghi di partito Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. Stesse parole usate da Felice Belisario (Idv). "Atto criminale", attacca il verde Angelo Bonelli. "Morirebbe sul nascere la nostra disponibilità" a sostenere la manovra, minacciano i rutelliani. "I cittadini non potrebbero tollerare una nuova sanatoria a favore dei disonesti", osserva Pier Ferdinando Casini leader dell’Udc. "I condoni edilizi non servono", sottolinea Emma Marcegeglia, presidente di Confindustria. Sul piede di guerra, infine, le associazioni ambientaliste. "La banda del mattone selvaggio colpisce ancora", il commento di Legambiente. Di "vera scelleratezza" parlano Wwf e Fai. Gianni Santamaria
2010-06-18 18 Giugno 2010 POLITICA ECONOMICA Draghi: "Troppe regole un ostacolo per le imprese" Le regolamentazioni eccessive costituiscono un ostacolo per le imprese, per la concorrenza e per la crescita. Lo ha spiegato il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nella lectio magistralis pronunciata al Cuoa per il conferimento di un master honoris causa in Business Administration. "Una regolamentazione eccessiva o di cattiva qualità per le imprese costituisce un fattore di ostacolo alla concorrenza e alla crescita economica", ha spiegato. La maggior parte degli indicatori diffusi dall'indagine Doing Business della Banca Mondiale sul peso degli oneri burocratici per le imprese, ha aggiunto Draghi, "mostra come non sia facile fare impresa in Italia", perchè emerge "un quadro di debolezza rispetto alle città straniere" frutto di una regolamentazione nazionale inefficiente e costosa. Sulla redditività delle imprese italiane pesa un carico fiscale più elevato di quello internazionale, e questa situazione è aggravata dal peso dell'economia sommersa rispetto al Pil, ha detto ancora Draghi. "Pesa sulla redditività delle imprese italiane e quindi anche su quelle del Nord Est un carico fiscale elevato nel confronto internazionale - ha spiegato Draghi -. Nel 2008 per le imprese dell'industria manifatturiera del Nord Est l'incidenza del prelievo sugli utili lordi si collocava attorno al 43%, livello superiore di circa 15 punti rispetto a quelli di regioni come la Catalogna, il Rodano-Alpi e le Fiandre", ovvero di quelle regioni d'eccellenza a livello europeo con cui, secondo il Governatore, il Nord Est si deve confrontare. Questa situazione, ha aggiunto l'inquilino di Palazzo Koch, è aggravata dalla "diffusione dell'economia sommersa", che rende più pesante "il fardello della fiscalità per i contribuenti onesti". "Nel Nord Est il peso dell'economia sommersa in rapporto al Pil, pur più contenuto rispetto alla media nazionale, è superiore a quelli di Francia, Germania e Regno Unito", ha illustrato Draghi.
18 Giugno 2010 FIAT Marchionne: piano Pomigliano senza uguali in Europa Nelle trattative sindacali occorre un interlocutore unico e non una decina come accade in Italia, dove la Fiat è impegnata in una trattativa con le associazioni dei lavoratori "sballata", fuori dal tempo e dalla realtà. Lo ha detto l'ad di Fiat Sergio Marchionne a margine di un evento organizzato dal Cuoa, a pochi giorni dal referendum del 22 giugno dello stabilimento di Pomigliano dove la casa automobilistica vorrebbe trasferire la produzione della nuova Panda a patto però che le organizzazioni sindacali e i lavoratori accettino pienamente l'accordo. "Noi abbiamo bisogno come in America di un solo interlocutore con cui parlare e non di 12. Anche il fatto che i nostri operai si siano divisi in gruppetti ci costringe a parlare (con tutti), dà fastidio e non è la cosa più efficiente", ha detto il manager italo-canadese. "Non si può andare avanti così, se per portare una macchina in Italia bisogna parlare con dieci persone. È una cosa incredibile, mai vista", ha detto Marchionne. Il manager ha voluto mettere in evidenza la decisione di Fiat, fatto unico nel panorama europeo, di riportare la produzione dai Paesi dell'Est al proprio. "Il problema è che stiamo cercando di portare avanti un progetto industriale italiano che non ha equivalenti nella storia dell'Europa: non conosco nessuna azienda in Europa che è stata disposta e capace e ha avuto il coraggio di spostare la produzione da un Paese dell'Est di nuovo in Italia", ha aggiunto, evidenziando il rischio che l'industria manifatturiera italiana scompaia. "Se la vogliamo ammazzare me lo dite. Lo facciamo, sono disposto a fare quello che vogliono gli altri. Stiamo facendo discussioni sui giornali, televisioni eccetera, su principi di ideologia che ormai non hanno più corrispondenza con la realtà. Parliamo di storia vecchia di 30, 40, 50 anni fa. Parliamo del padrone contro il lavoratore, cose che non esistono più! Non mi riconosco come industriale nei discorsi fatti dalla Fiom: questa non è la Fiat che gestiamo noi, non è la Fiat che esiste. Parliamo di mondi diversi. È proprio un discorso completamente sballato". "Se la Fiat non avesse voluto bene a questo Paese non avrebbe mai fatto una mossa simile, 20 miliardi di investimento, un raddoppio della produzione in Italia, stiamo discutendo un discorso teorico su un affronto alla Costituzione italiana, stiamo scherzando". A chi chiedeva del rischio cassa integrazione a luglio, Marchionne ha risposto: "Non lo so, stiamo valutando, tutto dipende dal mercato. Stiamo cercando di fare del nostro meglio, ma il mercato è quello che è".
18 Giugno 2010 ECONOMIA E POLITICA Manovra, sindaci sul piede di guerra Il 23 giugno protesta davanti al Senato Potrebbe essere Gianni Alemanno a guidare la "marcia su Roma" dei sindaci italiani. Il primo cittadino della Capitale è tra gli oltre ottomila scontenti pronti a mobilitarsi il 23 giugno davanti al Senato, in coincidenza con la Conferenza Stato-città che deve discutere delle proposte di emendamenti avanzate dall’Anci. Ieri una rappresentanza è salita al Colle per spiegare al presidente della Repubblica gli effetti della manovra sugli enti locali e le conseguenze per i cittadini. La richiesta al governo è di una nuova convocazione per riaprire il confronto. Giornata intensa, dunque, quella di ieri, iniziata con un direttivo dell’Anci sulla manovra e chiusa dall’incontro con Napolitano, che – racconta il presidente dell’Associazione Sergio Chiamparino – "si è dimostrato estremamente attento e particolarmente sensibile alle esigenze dei Comuni. Mi pare di potere dire che le nostre richieste siano state recepite dal presidente". Una speranza in cui confida l’Anci, visto che, ricorda lo stesso sindaco di Torino, il capo dello Stato "ha nella sua normale attività colloqui con il governo e le rappresentanze politiche". E tra le parole di conforto già spese dall’inquilino del Quirinale, racconta Chiamparino, "il presidente ci ha rafforzato nella nostra convinzione che i Comuni sono l’anello indispensabile alla catena che collega rappresentanze della politica, istituzioni e cittadini e ci ha sollecitato a spiegare bene al governo quali potrebbero essere le conseguenze della manovra sui Comuni". I sindaci non si faranno pregare. Piuttosto chiamano in supporto anche Regioni e Province nonché tutte le associazioni, categorie sociali ed economiche ed altre istituzioni che "nei territori hanno avvertito e avvertono ogni giorno le conseguenze di un ruolo dei comuni sempre più mortificato e penalizzato dalle decisioni del governo". Con la manovra – è in sintesi l’allarme dell’Anci – c’è il pericolo di produrre "un effetto depressivo sul sistema economico e sociale, con riduzione degli stessi livelli occupazionali". Anche i comuni sono disposti a rivedere i punti che li riguardano tenendo fermo il saldo fissato da Tremonti. Le ipotesi fatte dai sindaci sono un riequilibrio dei tagli di spesa fra i livelli di governo, con una maggiore riduzione delle spese di funzionamento dei ministeri. Una significativa riduzione del peso finanziario a carico della manovra a partire dal 2010. L’attribuzione di una quota certa delle risorse che saranno recuperate dal contrasto dell’evasione fiscale. Quello che è certo, concordano Alemanno e Chiamparino, è che tra tutte le realtà locali i Comuni sono i più colpiti. Per contro, secondo il sindaco di Torno, a fronte del peggioramento della spesa pubblica, negli ultimi cinque anni "i Comuni hanno portato un miglioramento dei saldi di 2,5 miliardi di euro". Complessivamente, comunque, è del 90 per cento il peso calcolato dall’Anci sugli enti locali, con tanto di rischio per il decantato federalismo. E tagliare proprio questo capitolo, significa, per Alemanno, andare a toccare una realtà già fortemente penalizzata, finendo per cumulare i tagli "con altri già operati". Roberta D'Angelo
2010-06-17 17 Giugno 2010 CRISI Ue: tassare le banche e nuovi tagli se necessario Tutti gli Stati dell'Unione Europea sono pronti, se necessario, a prendere misure aggiuntive per accelerare il risanamento di bilancio. È quanto si legge nel progetto di conclusioni del Consiglio Ue, discusso oggi dai capi di Stato e Governo dei 27. I Paesi dell'Unione, inoltre, dovrebbero introdurre un prelievo sugli istituti finanziari per far sì che contribuiscano al costo della crisi. Essi dovranno disporre di regole di bilancio e quadri di bilancio a medio termine in linea con il Patto di stabilità. Attenzione alla sostenibilità del debito, una delle raccomandazioni. E il taglio dei bilanci, ha detto il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, non deve soffocare la crescita. Merkel, tassare chi ha messo a rischio mercato Nella bozza si legge ancora come nel mettere a punto nuove manovre "la priorità dovrebbe essere data a strategie di risanamento dei conti pubblici favorevoli alla crescita e imperniate soprattutto sul contenimento della spesa. Il miglioramento del potenziale di crescita dovrebbe essere considerato fondamentale per agevolare il risanamento dei conti pubblici nel lungo termine". Nell'ambito delle procedure di sorveglianza sui bilanci pubblici deve essere data "un'importanza di gran lunga maggiore ai livelli di indebitamento e alla sostenibilità" come previsto inizialmente dal Patto di stabilità e di crescita. Trova così conferma l'apertura alla richiesta italiana di tenere conto, nella valutazione della dinamica dei conti pubblici, non solo del debito pubblico, ma anche di quello privato e in ogni caso di un dato aggregato che tenga conto di entrambi i fattori. IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE BARROSO "Il taglio dei bilanci non deve soffocare la crescita": lo ha detto il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, sottolineando come "la crescita deve essere la nostra principale preoccupazione e la nostra priorità". Barroso - parlando al termine dell'incontro avuto col premier britannico, David Cameron prima dell'inizio del Consiglio Ue - ha quindi sottolineato gli sforzi compiuti dal Regno Unito per consolidare le proprie finanze pubbliche: "Credo che Londra - ha detto - stia prendendo la giusta medicina per l'attuale situazione". IL MINISTRO DEGLI ESTERI FRATTINI "Sarebbe un buon segnale" quello di "introdurre una tassazione sulle transazioni finanziarie" perché sono state spesso "veicolo di speculazioni". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, nel corso di una replica durante un'audizione parlamentare in vista del Consiglio europeo che si terrà oggi a Bruxelles. Oltre al prelievo sulle banche, quindi, "sarebbe bene pensare a breve alle transazioni finanziarie", ha aggiunto Frattini. LA CANCELLIERA MERKEL "La Germania e anche la Francia sono molto favorevoli a tassare quelli che hanno provocato la crisi". Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel giungendo al palazzo Justus Lipsius a Bruxelles dove si svolge il summit Ue. Secondo la leader tedesca, si dovranno mettere tasse "sulle banche e sulle transazioni finanziarie", perché, ha spiegato, "bisogna rendere i mercati finanziariamente più responsabili".
Home Page Avvenire > Economia > Bce: riforme strutturali cruciali per crescita e occupazione Economia stampa quest'articolo segnala ad un amico feed 17 Giugno 2010 POLITICA ECONOMICA EUROPEA Bce: riforme strutturali cruciali per crescita e occupazione La Bce invita ancora i governi a procedere nelle riforme strutturali per garantire una ripresa della crescita e dell'occupazione. La Banca centrale europea nel suo bollettino mensile avverte inoltre che "i Paesi che presentano problemi di competitività nonchè squilibri interni devono intervenire con urgenza". A tal fine, osserva l'Eurotower, le contrattazioni salariali dovrebbero consentire un opportuno aggiustamento dei salari alle condizioni di competitività e di disoccupazione. Altrettanto essenziali sono le misure tese a incrementare la flessibilità dei prezzi e la competitività non di prezzo. Tra le riforme strutturali invocate dalla Bce per la ripresa della crescita e dell'occupazione l'istituto di Francoforte reputa "importante l'adeguata ristrutturazione del settore bancario". Situazioni patrimoniali sane, un'efficace gestione del rischio, prosegue la Banca centrale, "e l'adozione di modelli imprenditoriali solidi e trasparenti sono indispensabili per potenziare la capacità di tenuta delle banche agli shock e assicurare un adeguato accesso ai finanziamenti, gettando le basi per la crescita sostenibile, la creazione di posti di lavoro e la stabilità finanziaria". La Bce afferma poi che "non si possono escludere ulteriori aggiustamenti" nei bilanci delle banche e che queste "devono dimostrarsi capaci di incrementare la disponibilità di credito al settore non finanziario quando aumenterà la domanda. Per raccogliere tale sfida - suggerisce la Bce - le banche dovrebbero rafforzare ulteriormente la propria componente patrimoniale e ove necessario dovrebbero sfruttare appieno le misure di sostegno pubblico a favore della ricapitalizzazione".
17 giugno 2010 MANOVRA Regioni, Berlusconi "doma" la protesta Silvio Berlusconi si fa carico della patata bollente delle Regioni in rivolta per i tagli. Sono le 10 e 30 quando squilla il cellulare di Roberto Formigoni. Dall’altro capo del telefono il presidente del Consiglio (al quale Formigoni aveva fatto arrivare l’altra sera un appunto riservato): governatori convocati per un vertice, nel pomeriggio, a Palazzo Grazioli. Era stato, d’altronde, proprio il governatore della Lombardia il più duro, sull’incostituzionalità della manovra, sul federalismo messo a rischio. E Umberto Bossi quest’attivismo deve averlo subìto come un’invasione di campo: "Formigoni non deve esagerare, il federalismo fiscale non viene toccato", lo stoppava il senatur, da Torino. Le parti sembrano invertite, sul federalismo. Il Pdl lancia l’allarme, mentre la Lega confida nello stellone dell’amico Giulio. "Fortunatamente – dice Bossi rivolto a Cota – lui conosce i giri romani e molto bene Tremonti, può benissimo andare a parlargli", lo incoraggia. Allo studio, da parte della Lega, ci sarebbe l’idea di un anticipo dell’introduzione dei costi standard previsti dal federalismo, a tutela delle regioni meno sprecone del Nord. I governatori del Pdl si rivolgono invece, e con ben altra determinazione, a Berlusconi. Il Cavaliere, nel pomeriggio, ascolta con attenzione le argomentazioni di Formigoni e poi anche della Polverini, prendendo appunti per tutto il tempo, voce per voce: "Così saltano i servizi essenziali, i trasporti, i fondi per le politiche familiari, gli incentivi alle imprese, l’agricoltura", dice Formigoni. "Non possiamo pagare noi per i buchi lasciati dai precedecessori della sinistra", si inserisce la presidente del Lazio. "Terremo conto delle vostre ragioni", assicura alla fine Berlusconi. "Certo – aggiunge – vi rendete conto anche voi che il saldo finale della manovra non può essere toccato, perché abbiamo preso degli impegni con l’Europa, e in caso contrario l’Italia rischia il declassamento. Ma, qui ci sono i responsabili del partito e i capigruppo – conclude il premier –, e dò la mia parola che si farà in modo che il peso che grava sulle Regioni sia proporzionato allo sforzo di tutti gli altri. Vi farò sapere già dalla prossima settimana", promette il premier, mentre con un gesto significativo piega e infila in tasca il foglietto sul quale ha preso buona nota di tutte le voci a rischio: 674 milioni per gli incentivi alle imprese, 130 milioni del fondo per le politiche per la famiglia, 249 per l’agricoltura, solo per citare alcuni punti. Conti senza l’oste, però, in assenza di Giulio Tremonti. Sarà anche per questo che il presidente della Lombardia, dopo la soddisfazione manifestata a Roma a conclusione di una due-giorni campale, al suo rientro a Milano avverte: "Attendiamo che il ministero dell’Economia riconvochi il Tavolo delle Regioni perché è lì che si devono verificare le correzioni alla ripartizione dei sacrifici, che così come sono rimangono del tutto squilibrati". "Serve un tavolo per chiarirci sui numeri", gli fa eco Renata Polverini. Ma intanto, trapela, già da stamattina al ministero dell’Economia sarà al lavoro un tavolo tecnico allargato ai tecnici delle Regioni per individuare soluzioni alternative. "Questa manovra fa del male e non cura gli sprechi in sanità", si inseriscono nella protesta i senatori del Pd Emanuela Baio e Daniele Bosone: "Si tagliano 600 milioni sul personale sanitario, 600 milioni per il settore farmaceutico e 4,5 miliardi per le Regioni, così si mettono a rischio i livelli essenziali di assistenza". "Non si capisce questo accanimento verso le Regioni", insiste Anna Finocchiaro. "Ma si fa strada una riconsiderazione delle nostre ragioni", diceva più fiducioso, a nome delle Regioni, Errani, dopo un incontro, in mattinata, con i gruppi del Senato dove la manovra da 25 miliardi è attesa dal primo, difficile, scoglio. Angelo Picariello
2010-06-16 16 Giugno 2010 ECONOMIA E LAVORO Intesa a Pomigliano Parola ai lavoratori Tutto secondo copione. La retromarcia della Fiom non c’è stata e su Pomigliano si è arrivati all’accordo separato. Al progetto presentato da Fiat per trasferire dalla Polonia allo stabilimento campano la produzione della Panda dal prossimo anno, hanno detto "sì" – come anticipato già da giorni – la Fim Cisl, la Uilm, la Fismic e l’Ugl, annunciando un referendum per il 22 giugno fra i lavoratori. L’ultima parola toccherà infatti ai veri protagonisti della vertenza. Decideranno loro se dare, come concordato fra sindacati e azienda, il via libera al piano di investimento messo in campo dall’Ad del Lingotto, Sergio Marchionne, per 700 milioni di euro. Un piano che assicurerà un futuro solido allo stabilimento e ai suoi lavoratori. Almeno questo credono i segretari generali di Fim, Uilm e Fismic, rispettivamente Giuseppe Farina, Rocco Palombella e Roberto Di Maulo e il vicesegretario nazionale dei metalmeccanici dell’Ugl, Antonio D’Anolfo, firmando l’accordo davanti al responsabile delle relazioni industriali di Fiat, Paolo Rebaudengo. "Abbiamo assicurato il lavoro a Pomigliano d’Arco e messo in sicurezza il progetto della Fiat per l’aumento della produzione di auto in Italia", ha detto il leader della Fim, Farina. Con il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che evidenzia soddisfatto: quello dell’azienda torinese sarà "il primo grande investimento in Italia in tempo di crisi". La Fiat ha accettato – così come richiesto dai sindacati nell’incontro di venerdì scorso – l’inserimento di un punto, il 16esimo, relativo alla istituzione di una commissione paritetica di raffreddamento sulle sanzioni. Una concessione che non è bastata alla Fiom, arrivata all’incontro con le idee chiare – che non si discostano di un millimetro da quelle dei giorni scorsi nonostante il pressing interno della segreteria nazionale della Cgil: "Se la Fiat si decide a cambiare quei punti che noi riteniamo illegittimi (quelli relativi soprattutto all’assenteismo e al diritto di sciopero, ndr), questa trattativa possiamo farla riaprire e chiudere molto rapidamente. Se questo non avverrà, vedremo come si muoverà la Fiat e come le altre organizzazioni sindacali", ha affermato il responsabile del settore Auto di Fiom, Enzo Masini, prima di entrare in Viale dell’Astronomia. La Fiom si è detta contraria anche alla consultazione fra i lavoratori. Il segretario nazionale, Giorgio Cremaschi, ha ribadito: "Il referendum va adottato sui diritti disponibili, ma se chiede di rinunciare al diritto di sciopero, diciamo no. Quelle rinunce non sono a disposizione di un referendum di una singola fabbrica". Non la pensano così evidentemente le altre sigle, che dopo aver confermato il proprio "sì", hanno lanciato il referendum tra i lavoratori che si terrà il prossimo martedì. "La Fiat ci ha detto – ha affermato Palombella della Uilm – che sbloccherà gli investimenti quando la stragrande maggioranza dei lavoratori dirà sì all’intesa. I lavoratori devono capire che la posta in gioco è molto alta e che l’accordo di oggi non sblocca gli investimenti che sono legati al sì dei lavoratori". Le sensazioni dei delegati sindacali e di chi conosce lo stabilimento è che questo accordo gli operai lo vogliano. Eccome. Dopo due anni di Cassa integrazione a 730 euro al mese, i cinquemila lavoratori vogliono tornare alla "normalità". Così dal referendum potrebbe arrivare una risposta plebiscitaria che isolerebbe fortemente la Fiom. Ma darebbe il pieno e definito via libera all’investimento di rilancio di Fiat. Con buona pace di tutto il territorio campano. E non solo. Giuseppe Matarazzo
15 Giugno 2010 ECONOMIA Antitrust: ok a modifiche Costituzione per libertà d'impresa Parere positivo dell'Antitrust alla modifica dell'articolo 41 e dell'articolo 118 della Costituzione per favorire una maggiore liberta' economica. Nella relazione annuale al Parlamento il Garante della concorrenza ha espresso il ''favore'' dell'Autorita' ''per le recenti dichiarazioni del governo sulla volonta' di aprire una nuova stagione di liberalizzazioni. Ben vengano - ha detto - le riforme costituzionali utili a tal fine''. La strada per le riforme puo' essere intrapresa, secondo Antonio Catricala', partendo da una legge ordinaria, cosi' come indicato dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti: ''Condividiamo la necessita' di anticiparne gli effetti con legge ordinaria, che garantisca a chiunque il diritto di intraprendere senza oneri burocratici''. Per il Garante ''c'e' anche l'urgenza di consentire alle nuove imprese e a quelle gia' esistenti di crescere e produrre ricchezza. Va quindi riformato il contesto di mercato oggi ostile al pieno esercizio dell'iniziativa economica. Lo strumento c'e', - ha detto parlando della necessaria legge sulla concorrenza - le idee non mancano, occorre tradurle senza ulteriore indugio in norme e fatti concreti''.
URGENTE INIEZIONE CONCORRENZA, SUBITO LEGGE - L'Antitrust reclama ''l'iniezione di dosi massicce di concorrenza'' come antidoto alla crisi perche' il Paese non puo' piu' ''pagare il prezzo di politiche anticompetitive''. Per questo e' urgente l'approvazione ''in tempi certi, come accade per la manovra di bilancio e finanziaria'' della legge annuale sulla concorrenza passando dalle parole ''a fatti concreti'', ha affermato il Garante indicando come ''prioritari'' interventi nei settori della poste, dei trasporti, dell'energia e della finanza. ''Il termine di legge previsto per l'approvazione del progetto in Consiglio dei ministri - ha osservato - e' scaduto, ma il disegno governativo non e' stato ancora presentato''.Catricala' ha quindi evidenziato il conto dei ritardi italiani. Nel nostro Paese ''i costi degli input produttivi sono piu' alti della media europea: 28% in piu' per l'energia elettrica, 6% in piu' per i fidi, 100% per la responsabilita' civile automobilistica''. L'adeguamento dei costi a quelli dei nostri vicini ''dara' respiro alla grande industria e ai distretti; consentira' prezzi piu' bassi; rendera' probabile l'aumento dei consumi delle famiglie''. Ma perche' cio' accada ''e' necessario iniettare nel sistema dosi massicce di concorrenza'', ha ribadito passando in rassegna lo stato della concorrenza nei singoli mercati. ENERGIA: necessario il potenziamento delle interconnessioni di rete. ''Nonostante sia avanzato il grado di liberalizzazione dei mercati elettrici, - ha detto Catricala' - vi sono zone del Paese (come la Sicilia, ndr) sostanzialmente isolate nelle quali si formano artificiose posizioni dominanti''. Nel gas ''occorre aumentare la capacita' di stoccaggio'' e favorire l'attivazione di nuovi rigassificatori ''affinche' la materia prima abbia accesso alla rete nazionale senza l'intermediazione dell'incumbent''. Lo schema di decreto sugli stoccaggi ''si muove verso questo obiettivo, a condizione che si adottino cautele per limitare l'azione dell'impresa dominante nella gestione delle nuove quantita'''. TLC: va recuperato il ritardo nello sviluppo della rete di nuova generazione per la banda larga. L'Autorita' ''non e' pregiudizialmente contraria a ipotesi di cooperazione tra imprese rivali, purche' siano garantite l'assenza di pratiche nocive per la concorrenza e la neutralita' nella gestione della rete. Le regole di governance dovranno a tal fine essere valutate dall'Antitrust''. SERVIZI PUBBLICI LOCALI: secondo Catricala', ''rimangono saldamente in mano alle imprese ex municipalizzate e i meccanismi della competizione per il mercato stentano ad affermarsi''. La recente riforma ''ha due punti di forza: impone l'obbligo generalizzato della gara e definisce direttamente a livello legislativo una precisa cronologia. Il punto di debolezza si nasconde pero' dietro l'angolo ed e' la facilita' con cui possono insinuarsi proroghe''. CREDITO: di fronte alla crisi ''le banche italiane si sono dimostrate piu' solide di quelle di altri Paesi. Tuttavia, all'indubbia qualita' si associa una perdurante debolezza degli stimoli competitivi''. In particolare, ''l'intensita' degli intrecci azionari e personali tra imprese concorrenti frena le spinte concorrenziali''. RC AUTO: ''nonostante le recenti riforme, i premi continuano a salire secondo dinamiche non chiare''. Per questo l'Autorita' ha da poco aperto un'indagine conoscitiva. TRASPORTO FERROVIARIO: il settore ''e' chiuso agli stimoli competitivi''. E' necessario ''istituire un sistema di regolazione tecnicamente adeguato e indipendente, senza il quale i vantaggi della liberalizzazione stenteranno ad affermarsi''. AUTOSTRADE E AEROPORTI: ''concessioni a scadenza lontana, associate alla debolezza strutturale della vigilanza, pregiudicano la concorrenza''. Sorte analoga stanno subendo le gestioni aeroportuali, anch'esse monopoli naturali. Secondo il Garante, ''sarebbe stata buona regola individuare il soggetto gestore attraverso procedure selettive per periodi adeguati al livello degli investimenti, non piu' lunghi''. POSTE: il diritto comunitario, ha ricordato Catricala', impone, a partire da fine 2010, l'eliminazione della riserva come strumento di finanziamento del servizio universale. ''Occorre pertanto definire la cornice normativa all'interno della quale potrebbero svilupparsi innovative esperienze imprenditoriali''. SERVIZI PRIVATI: Il decreto attuativo della direttiva comunitaria sui servizi nel mercato interno ''rappresenta un miglioramento dello status quo ma appare nel complesso timido, espressione in fondo di una cultura burocratica sospettosa nei confronti dell'iniziativa economica privata. Le prestazioni professionali rappresentano una parte importante dei servizi forniti a consumatori e imprese e, in termini di costi, una voce particolarmente incisiva, da non aggravare con riforme anacronistiche''.
INCROCI AZIONARI-PERSONALI STOP CONCORRENZA BANCHE - ''L'intensita' degli intrecci azionari e personali tra imprese concorrenti costituisce una peculiarita' nazionale che frena le spinte concorrenziali, riduce la contendibilita' del controllo e attenua il rapporto tra capitale di rischio investito e responsabilita''' nel settore bancario. E' la denuncia del presidente dell'Antitrust, secondo il quale ''nel settore finanziario sono ancora troppo frequenti le ipotesi di controllo di fatto, dissimulato da partecipazioni di minoranza. E cio' - ha affermato nella relazione annuale al Parlamento - consente gestioni imprenditoriali per le quali risulta indebolita la disciplina del mercato'. ''La domanda, d'altro lato, e' caratterizzata da scarsa mobilita' della clientela e da intollerabili squilibri, accentuati dall'asimmetria informativa, nei rapporti contrattuali con i consumatori e con le piccole imprese'', ha proseguito Catricala' sottolineando che ''i nostri ripetuti appelli a una legislazione di principi sulla governance bancaria sono rimasti inascoltati''.
DA INIZIO 2009 EROGATE SANZIONI PER 90 MILIONI - Dall'inizio del 2009 al primo trimestre 2010 l'Antitrust ha erogato sanzioni per complessivi 90 milioni di euro: 50 milioni in materia di tutela della concorrenza e 40 milioni per la protezione dei consumatori. In materia di concorrenza, ''dall'inizio del 2009 - ha evidenziato il presidente Antonio Catricala' - l'Autorita' ha concluso 12 procedimenti istruttori per intese illecite. In 6 casi ha accertato l'esistenza di infrazioni, irrogando sanzioni per quasi 50 milioni di euro; in altri 5 ha accettato gli impegni presentati dalle parti; in un caso, infine, l'istruttoria ha dato esito favorevole alle imprese inquisite''. I procedimenti di tutela dei consumatori conclusi nel periodo di riferimento sono stati invece 355, ''di cui 315 con accertamento di violazioni. - ha precisato Catricala' - Le sanzioni sono superiori a 40 milioni di euro. Si sono conclusi a seguito di moral suasion altri 92 procedimenti''.
AD AUTORITA' TUTELA PMI CONTRO PA E GRANDI AZIENDE - Ampliare il raggio di intervento dell'Antitrust in favore delle piccole e medie imprese, ''esposte alle stesse scorrettezze che colpiscono i consumatori''. E' la richiesta avanzata dal Garante per la concorrenza, Antonio Catricala', nella relazione annuale in cui si sottolinea che le pmi sono spesso ''costrette a tollerare prassi illecite di grandi aziende e di pubbliche amministrazioni, come la mora nei pagamenti''. Secondo Catricala', infatti, ''i tempi della giustizia civile non consentono una tutela immediata contro i ritardi. Il problema non e' di stabilire scadenze certe, gia' previste dall'ordinamento, ma di farle rispettare con efficacia. L'Autorita' e' in grado di dare tutela tempestiva a questo settore caratterizzante la nostra economia''. La sede opportuna per legittimarla, ha proseguito, potrebbe essere ''lo statuto delle imprese, gia' in discussione in Parlamento e al quale il Governo ha promesso un forte sostegno, anche in considerazione della rilevanza del fenomeno qui denunciato''.
SANITA' NON SIA ALBERO CUCCAGNA FORNITORI PRIVATI - ''La sanita' non puo' essere considerata l'albero della cuccagna'' da parte delle imprese private fornitrici di beni e servizi, spesso erogati ''in contesti collusivi, causa di oneri impropri a carico della collettivita''', ha sottolineato Catricala', nella relazione annuale al Parlamento secondo il quale ''e' opportuna la generalizzazione degli acquisti centralizzati per uniformare e razionalizzare la spesa in prodotti sanitari''. ''D'altra parte - ha aggiunto - i ritardi delle amministrazioni nei pagamenti minacciano il buon funzionamento delle societa' fornitrici e rischiano di riflettersi in negativo sulla tutela della salute''.
2010-06-15 15 Giugno 2010 CONFERENZA DELLE REGIONI Errani: manovra irricevibile Formigoni: è incostituzionale Con la manovra varata dal governo "si riducono i margini della riforma del federalismo fiscale sia nel percorso istituzionale previsto sia nei fatti con tagli lineari senza nessun concetto di premialità per i comportamenti virtuosi". È la posizione delle Regioni, contenuta in un documento approvato all'unanimità dai presidenti delle Regioni, dopo la riunione di questa mattina sulla manovra. I tagli contenuti nella manovra correttiva "non cadono sulle Regioni come enti, ma sui cittadini e sulle imprese. Su 4,9 miliardi relativi a trasferimenti di competenza sul trasporto pubblico locale, sul fondo per le attività produttive, sull'ambiente e sui servizi, ne vengono tagliati 4,3 miliardi". Lo ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che ha ricordato che le Regioni "vogliono partecipare a pieno titolo e vogliono fare fino in fondo la propria parte con grande senso di responsabilità". Ma quella messa a punto dal governo "è una manovra irricevibile e insostenibile perchè pesa con oltre il 50% sulle Regioni". Errani ha anche spiegato che quella delle Regioni "non è una posizione corporativa o di schieramento partitico, ma è la sintesi unanime che i governatori hanno trovato. Le Regioni sono disposte a fare fino in fondo la loro parte, ma la manovra economica non è "equa e i tagli avranno ricadute pesanti su persone, famiglie e imprese". Sulla questione dei falsi invalidi, il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Vasco Errani, ha spiegato che "è vero che c'è stato un aumento delle invalidità ma le Regioni hanno dovuto affrontare un contenzioso gigantesco", contenzioso che nel 64,7% dei casi si è risolto a favore di chi aveva promosso il ricorso. Inoltre, Errani ha ricordato che questa competenza, delle Regioni dal 2003, è stata esercitata, fino al 2007, anche da una commissione del ministero dell'Economia che ha vagliato l'assegnazione delle invalidità e che questo compito è passato da allora all'Inps. FORMIGONI E IL RISCHIO INCOSTITUZIONALITA' "C'è un rischio incostituzionalità perchè la Corte Costituzionale ha detto che ci deve essere un collegamento tra le funzioni esercitate e le risorse". Lo ha affermato il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. I fondi per il trasporto pubblico locale, ha spiegato Formigoni, vengono ridotti "di circa 1/3. Noi abbiamo dei contratti con Trenitalia che, sapendo di questi tagli, probabilmente taglierà 1/3 dei treni e magari licenzierà 1/3 del personale". Il rischio è poi che faccia anche "causa alle Regioni e magari la vince perchè noi con Trenitalia abbiamo dei contratti di servizio". A questi tagli si aggiungono i fondi per la famiglia, ha sottolineato Formigoni, "che vengono spazzati via". "Ci vengono tolti i finanziamenti per esercitare le funzioni, ma non ci vengono tolte le competenze", ha concluso.
15 Giugno 2010 FIAT Pomigliano, accordo separato La Fiom conferma il no È stato firmato nel pomeriggio l'accordo tra la Fiat e Fim-Cisl, Uilm, Ugl e Fismic per lo stabilimento di Pomigliano. All'intesa non ha aderito la Fiom che, pur partecipando all'incontro, ha deciso di non firmare come già aveva annunciato. L'intesa, siglata presso la sede di Confindustra, prevede un testo modificato a 16 punti, uno in più rispetto a quello presentato in precedenza dall'azienda. Il 16esimo punto prevede infatti l'istituzione di una commissione paritetica per la verifica delle eventuali inosservanze dell'accordo stesso. I sindacati hanno poi deciso di convocare per martedì 22 giugno il referendum tra i lavoratori dello stabilimento che dovranno dare un parere sull'intesa siglata oggi. Intanto è prevista la cassa integrazione a luglio alle Presse e alle Carrozzerie dello stabilimento di Mirafiori. Secondo quanto riferiscono i sindacati l'azienda ha annunciato, oggi, la cassa integrazione alle Presse, nei giorni del 16,23,29 e 30 luglio. Il provvedimento interesserà 757 operai e 101 impiegati. Per quanto riguarda le Carrozzerie, la cig interesserà gli addetti della linea della Multipla dal 12 al 30 luglio a cui si aggiungeranno dal 22 al 30 luglio quelli delle linee Idea, Musa e Punto e i lavoratori della MiTo dal 29 e 30 luglio, con la fermata produttiva complessiva gli ultimi due giorni del mese. IL NO DELLA FIOM Il no ufficiale della Fiom è arrivato alle 18 e 30. Condito con un rilancio sullo sciopero del 25 giugno, che i metalmeccanici della Cgil faranno di 8 ore (4 in più di quelle previste), e una proposta alla Fiat di tornare ad applicare a Pomigliano d’Arco il contratto nazionale, che già consente di fare 18 turni settimanali e 40 ore di straordinari in più, garantendo una produzione annua superiore alle 270mila Panda indicate come obiettivo dall’azienda. Senza quelle aggiunte, chieste invece da Marchionne nel testo dell’intesa siglata venerdì scorso con le altre sigle, in presenza delle quali l’organizzazione delle "tute blu" cigielline ritiene che "non sia possibile firmare quel testo" che "contiene profili d’illegittimità giuridica", ha detto il segretario generale Maurizio Landini al termine del comitato centrale riunitosi ieri pomeriggio. A nulla è valsa la (molto) cauta apertura della "casa-madre" di Corso d’Italia che poco prima, riunendo la segreteria, aveva prodotto un comunicato in cui si dice "sì alla difesa dell’occupazione e alla necessità di rendere pienamente produttivo il futuro investimento", ma si ipotizza che alcune richieste della Fiat "possano violare leggi e Costituzione". Un’apertura testimoniata da quanto detto domenica alla festa della Cisl di Levico da Guglielmo Epifani, il segretario generale della Cgil (che ieri, prima delle rispettive riunioni, ha ricevuto Landini), e in qualche modo confermata dai toni concilianti usati ieri sera dal ministro del Lavoro: Maurizio Sacconi ha fatto "appello ai vertici confederali" della Cgil "affinché una valutazione più generale induca la stessa categoria ad accettare l’intesa, pur con le riserve manifestate". La posizione della Fiom appare granitica, però. Il testo finale è stato votato all’unanimità. E già a riunione ancora in corso Fausto Durante, il leader della "mozione Epifani" all’interno della Fiom, aveva anticipato che "non è oggi il giorno in cui la Fiom si spacca". Ora i riflettori si spostano sulla sede della Confindustria dove (a rimarcare la rinnovata vicinanza fra l’associazione e il gruppo torinese presieduto da John Elkann) per oggi alle 14 la Fiat ha convocato i sindacati firmatari dell’intesa dell’11: Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl. La convocazione, comunque, è stata inviata per conoscenza anche alla Fiom. Il tempo incalza: fra giovedì e venerdì si vorrebbe tenere il referendum fra i 5mila lavoratori dello stabilimento in cui l’azienda punta a investire 700 milioni per costruire, dal 2012, 270mila autovetture Panda, spostandone la produzione dalla Polonia. Il maggior punto d’attrito è sulle limitazioni al diritto di sciopero, che prevede in alcuni casi la punibilità per chi li dovesse attuare. La stessa Cgil annota al riguardo che questa clausola è "illegittima" perché "pretende di trasformare in illecito, passibile di licenziamento, l’esercizio individuale di sciopero". Lo scontro con gli altri sindacati è anche sul referendum: per la Fiom "è impossibile sottoporre a voto" accordi che violano i contratti e la Costituzione. Un rilievo cui ha prontamente risposto, per la Cisl, Luigi Sbarra: il diritto di sciopero "non è leso", quanti pensano il contrario "offendono il ruolo della contrattazione sindacale centrata sul principio di responsabilità per il lavoro e lo sviluppo". L’altro aspetto contestato dalla Fiom riguarda non tanto gli orari, con la turnazione prevista su 3 al giorno di 8 ore (punto su cui la Cgil sarebbe pronta a chiudere un occhio), quanto le misure anti-assenteismo. "Non comprendiamo – ha spiegato Landini – che Fiat, per fare investimenti, voglia far passare l’idea che bisogna cancellare i contratti e le leggi". Tanto più, si rimarca, che per centrare gli obiettivi indicati basterebbe applicare il contratto nazionale. Infine Fiom ricorda alla Fiat che "bisogna trovare una soluzione" anche per Termini Imerese. Eugenio Fatigante
15 giugno 2010 La sfida del "saper fare". Insieme Ma all'accordo non esiste alternativa Che cosa potrà fare la Fiom-Cgil se la Fiat decidesse davvero di non investire più a Pomigliano d’Arco: sventolerà il contratto nazionale di fronte agli operai in mobilità, paga d’aver salvato uno storico vessillo, a costo del sacrificio di 5mila posti di lavoro diretti e 10mila d’indotto? O è convinta di avere la ragione e la forza necessarie per poter vincere? E come pensa di poter difendere i lavoratori un’organizzazione che rifiuta sistematicamente qualsiasi innovazione, non firma gli accordi (compreso l’ultimo rinnovo di quel contratto nazionale che ora difende)? Le domande si affollano in attesa di capire quale sarà oggi l’atteggiamento della Fiat di fronte all’ennesimo "no" dei metalmeccanici Cgil, se esistono ancora margini di trattativa, se il gruppo automobilistico deciderà di far affidamento sulla responsabilità di Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl e dar corso comunque all’investimento da 700 milioni di euro. In realtà, in molte altre aziende, specie nei periodi di crisi, i sindacati hanno firmato accordi con piccole e grandi deroghe al contratto nazionale. Ma la portata di questo passaggio, per la sua valenza simbolica e le grandezze coinvolte segnerà di fatto un punto di non ritorno. La posizione di chi – come la Fiom – difende strenuamente funzioni e prerogative del contratto nazionale è legittima e comprensibile, perché i rischi di un indebolimento delle tutele dei lavoratori nell’immediato possono apparire reali. Ma non sembra fare i conti né con il mutare del quadro economico né con il diverso ruolo che il sindacato può – anzi deve – giocare in uno scenario così mutato. In un mondo globalizzato, nel quale le fabbriche sono "portatili" e le produzioni manifatturiere possono essere svolte quasi indifferentemente in Europa, in Sudamerica o in Asia, pensare di essere protetti dai codicilli di un contratto nazionale è illusorio. Se si guarda al rapporto di forza tra impresa e dipendenti in termini di conflitto tradizionale, non c’è (quasi) speranza. Ci sarà sempre un altro Paese nel quale sarà più conveniente produrre, ci saranno sempre persone – all’estero e addirittura nel nostro Paese – disposte a fare il nostro stesso lavoro per meno, anche molto meno. E così o si lotta opponendo una serie di no – col rischio concreto però di perdere a pezzo a pezzo aziende e occupazione – oppure si tenta la sfida, anche culturale, di cambiare completamente prospettiva, di coinvolgersi fino in fondo. L’impresa con una maggiore responsabilità sociale, il sindacato con un modello partecipativo. Il vantaggio competitivo che oggi può essere ancora sfruttato dai lavoratori italiani è il "saper fare", la qualità di alcune nostre lavorazioni . Ma più ancora il "farlo insieme". Non c’è contratto nazionale né legge ordinaria e neppure Statuto dei lavoratori che possa assicurare la garanzia del posto e un livello salariale dignitoso, con la stessa efficacia di un rapporto collaborativo azienda-lavoratori. Attraverso una contrattazione locale, flessibile e continua, tagliata "su misura". Una contrattazione aziendale capace di rispondere in tempo reale alle mutate esigenze dell’impresa, in grado di tutelare i lavoratori rendendoli protagonisti del processo produttivo e non passive comparse. È solo la corresponsabilità imprenditoriale dei lavoratori e dei loro rappresentanti che può garantire un futuro al nostro tessuto industriale e quindi agli stessi operai. Anche quest’ultima vertenza lo dimostra. Lo spazio per salvare e rilanciare Pomigliano sta tutto lì, nella capacità di affrontare insieme, in maniera condivisa attraverso commissioni paritetiche e altri strumenti partecipativi, i problemi (reali) posti dall’azienda. Senza rigidità eccessive e blocchi ideologici da ambo le parti. Lo abbiamo già scritto e lo ribadiamo: per il Sud e per il Paese non c’è alternativa accettabile all’accordo. Il resto è masochismo. Francesco Riccardi
2010-06-10 10 giugno 2010 CAMERA Sanità, governo sotto 2 volte Governo battuto, per due volte di seguito su altrettanti emendamenti del Pd, nell'aula della Camera, alla riforma della governance della sanità. L'assemblea di Montecitorio ha, infatti, approvato due emendamenti di cui è prima firmataria Livia Turco. E dai banchi dell'opposizione si sono levati forti applausi. Gli emendamenti sono riferiti al primo articolo del testo, e sono l'1.33 (passato con 247 sì e 242 no) e l' 1.34 (251 sì e 245 no). In base a questi testi i comuni saranno coinvolti, nell'ambito delle regioni, nelle funzioni programmatorie delle politiche socio-sanitarie. Il relatore ha chiesto una riunione del comitato dei Nove. La seduta è ora sospesa per mezz'ora. La riforma della governance della sanità torna in commissione: lo ha comunicato all'Assemblea di Montecitorio il vicepresidente Antonio Leone.
10 giugno 2010 L'attacco "È un inferno governare con questa Costituzione" Governare in Italia "è un inferno: è l’architettura costituzionale che rende difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete". A nemmeno ventiquattr’ore dallo sfogo davanti alla platea di Federalberghi, Silvio Berlusconi si presenta a un’altra assemblea, quella di Confartigianato, e attacca una volta di più il sistema di pesi e di garanzie che è alla base della nostra Carta fondamentale. Il pretesto è fornito dall’iniziativa già annunciata, assieme a Tremonti, per rivedere l’articolo 41 in modo da favorire la libertà d’impresa, superando una Costituzione che è "molto datata" e influenzata dalla "cultura comunista che dagli anni ’70 è stata dominante e che guarda con sospetto gli imprenditori". Una citazione, questa, che scatena le critiche dell’opposizione e, in particolare, di Pier Luigi Bersani che risponde: "A Berlusconi dico: tu hai giurato sulla Costituzione, se non ti piace vai a casa". A sostegno del Cavaliere c’è invece Umberto Bossi: il leader leghista ricorda che la Costituzione "la stiamo cambiando proprio perché è datata". Sono sempre più dei veri show quelli fatti dal presidente del Consiglio in occasione delle assemblee delle varie realtà produttive. Stavolta la platea, quella degli artigiani cosiddetti "bianchi", non gli crea gli "attriti" avuti di recente all’assise di Confindustria. Appena arriva all’Auditorium della Musica il premier si abbraccia con Emma Marcegaglia, il presidente degli imprenditori, a rimuovere appunto quella "ruggine". E poi replica con il "numero uno" di Confartigianato, Giorgio Guerrini, lo sketch: "Se non avessi già avuto un no da Emma, farei anche a te la proposta di fare il ministro". Al di là delle battute, però, gli preme di esternare "qualcosa". E mira soprattutto al nodo centrale, quello di una Costituzione vecchia, in cui "si parla molto di lavoratori e quasi mai d’impresa e di mercato". Nello schema da essa delineato, poi, "fare le leggi è un inferno". Berlusconi si spiega meglio: "Non è che manchino le intenzioni o buoni progetti", ma "è l’architettura istituzionale" che non va. Torna a citare il suo "Piano casa": "Avevo pensato che fosse stata una genialata vera", ma a un anno di distanza "non mi risulta che ci sia un solo cantiere aperto". Ogni proposito viene frenato da questo o quel vincolo, insomma. Ecco perché, aggiunge, bisogna modificare l’articolo 41, per dare il via a una "stagione di liberalizzazione" in cui non servano più "permessi, autorizzazioni o licenze", tipici a suo dire di uno "Stato totalitario". Un "impegno a una semplificazione molto forte" che viene subito apprezzato dalla Marcegaglia. Il percorso indicato dal governo sarà comunque a lungo termine: una prima novità verrà già oggi, quando il Consiglio dei ministri approverà "i regolamenti per un nuovo sportello unico delle attività produttive"; "entro l’autunno", poi, sarà legge la proposta di statuto per le Pmi (che tra l’altro prevede un "limite alla tassazione complessiva"); infine, entro il 2013, si punta a un codice unico fiscale. Mentre Berlusconi parla, Bersani è in onda a Repubblica Tv. Da lì, allora, arriva subito la replica al premier che "quando non regge il tema sociale, come adesso sulla manovra, la spara grossa sul tema democratico" e che, comunque, deve "smetterla di attaccare la Costituzione". Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, evoca il fascismo: "Solo nei modelli fascisti si può fare a meno delle regole costituzionali e del Parlamento". Entra nel merito del lavoro svolto dal governo Enrico Letta, "numero due" del Pd, per ricordare al Cavaliere che "quando ha voluto per interessi suoi approvare delle leggi è riuscito a farlo fare al Parlamento in tempi rapidissimi". Le ragioni addotte da Berlusconi sono invece valide per il ministro degli Esteri, Franco Frattini: "Sono preoccupazioni fondate e serie, alcuni principi costituzionali risentono del peso degli anni". Eugenio Fatigante
10 giugno 2010 LA CARTA DELLE AUTONOMIE Salta di nuovo il taglio delle mini-province Salta il taglio delle mini-province inserito nella carta delle autonomie. Il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera e relatore del provvedimento, Donato Bruno, secondo quanto spiegano diversiesponenti dell'opposizione, ha presentato un emendamento soppressivo dell'articolo 14 del provvedimento che prevedeva, appunto, la cancellazione delle province sotto i 200 mila abitanti.
10 giugno 2010 CDM Le statali in pensione a 65 anni dal 2012 Via libera del Consiglio dei ministri all'innalzamento dell'età pensionabile per le donne del pubblico impiego da 61 a 65 anni, come chiesto dall'Ue. "L'impatto di questa norma è molto modesto, si parla di una platea stimata in circa 25mila donne nell'arco temporale da qui al 2012". Così il ministro del Lavoro, Guglielmo Sacconi, sull'aumento dell'età pensionabile per le donne nel pubblico impiego. "L'impatto effettivo è molto molto contenuto", dice il problema con l'Ue "è l'equiparazione" con gli uomini, ha ricordato Sacconi, ma non era percorribile una strada diversa: "Immaginate come verrebbe accolta dai mercati finanziari una riduzione per l'età degli uomini", rileva. "L'emendamento non riguarda in alcun modo il settore privato. Non è neanche la premessa". Lo specifica il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, spiegando in conferenza stampa l'emendamento sull'innalzamento dell'età pensionabile delle donne della P.A. a 65 anni a partire dal 2012, appena approvato in Consiglio dei ministri."La sentenza della Corte europea - spiega Sacconi - contesta solo la discriminazione salariale tra uomini e donne nella pubblica amministrazione". I risparmi che si produrranno dall'innalzamento a 65 anni per la pensione di vecchiaia delle dipendenti pubbliche "saranno utilizzate per misure di ordine sociale". Lo ha affermato il ministro della P.a., Renato Brunetta. In particolare, il ministro ha indicato "asili nido, il settore della non autosufficienza, le politiche di conciliazione".
2010-06-05 5 Giugno 2010 POLITICA ECONOMICA Manovra, allarme oncologi: a rischio cura dei tumori La manovra finanziaria abbasserà la qualità di cura per i malati di tumore nel nostro Paese. Non solo: le strutture già pesantemente in sofferenza, soprattutto al Sud, correranno il rischio di chiudere e cresceranno i "viaggi della speranza". È l'allarme che l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) lanciata dal Congresso Asco di Chicago, il più importante congresso mondiale di oncologia. "Il nostro ruolo è offrire soluzioni - ha detto il prof. Carmelo Iacono, presidente Aiom - e la risposta è creare un sistema di rete, in modo che un centro possa supplire alle eventuali carenze dell'altro. Il vero risparmio in oncologia si ottiene lavorando sull'organizzazione: riducendo la sola migrazione sanitaria, otterremo un risparmio minimo del 10%. Una quota che potrebbe essere reinvestita sul territorio". Gli oncologi individuano alcune grandi criticità nella manovra. La prima è il taglio trasversale del personale. "Dai dati del nostro libro bianco sappiamo - ha detto ancora Iacono- che oggi la media dei reparti è di circa sei medici oncologi strutturati e 13 infermieri professionali. Ma esistono situazioni ben peggiori, dove un'ulteriore riduzione si tradurrebbe inevitabilmente in un blocco delle attività. Questo mette a rischio anche l'importante investimento compiuto negli anni scorsi nel parco tecnologico nazionale: risonanza magnetica, tomografia e scintigrafia sono rispettivamente presenti nel 90%, 32% e 61% delle strutture di oncologia medica italiane. È illogico acquisire ulteriori nuovi macchinari in carenza di organici ma serve, quanto meno, far funzionare al massimo quelli che già abbiamo". LA REPLICA DEL MINISTRO FAZIO "La manovra non implica alcuna riduzione né nel numero né nella tipologia né nella qualità delle prestazioni in ambito oncologico e inoltre è allo studio un piano teso a consolidare anzi a potenziare il ruolo del nostro Paese per la diagnosi e la cura delle patologie oncologiche". Lo sottolinea in una nota il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, dopo le denunce fatte da alcuni esponenti dell'Aiom. "La lotta ai tumori - aggiunge il ministro - è una delle priorità del Governo come già anche ricordato dal presidente del Consiglio. L'Italia è leader in questo settore ed ha intenzione di mantenere il primato".
2010-06-04 3 giugno 2010 L'ULTIMATUM Ue: "Equiparare subito età pensionabile delle donne" Ultimatum della Commissione Ue all'Italia: se non equiparerà immediatamente l'età pensionabile tra uomini e donne nel settore pubblico sarà nuovamente deferita alla Corte di giustizia europea. L'avvertimento - secondo fonti vicine al dossier - è contenuto in una nuova lettera che Bruxelles ha inviato alle autorità italiane, chiedendo loro di adeguarsi al più presto alla sentenza della Corte europea di giustizia che già nel 2008 intimava all'Italia di innalzare l'età pensionabile delle dipendenti pubbliche, portandola a 65 anni anni, lo stesso livello previsto per i colleghi maschi.
Nella missiva - sempre secondo quanto si apprende - si chiedono spiegazioni sui ritardi e si sottolinea come la questione sia rimasta irrisolta dopo i tanti richiami succedutisi negli anni; e nonostante nel giugno 2009 Bruxelles abbia aperto una nuova procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese proprio per la mancata attuazione della sentenza della Corte.
2010-06-03 3 Giugno 2010 PROTESTA Manovra, i magistrati proclamano lo sciopero La Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati, assieme alle altre magistrature, ha deciso di proclamare uno sciopero "contro gli effetti della manovra economica varata dal Governo". I vertici dell'Anm, durante la riunione di oggi, hanno inoltre deliberato l'organizzazione di giornate di mobilitazione e di protesta "con sospensione delle attività di supplenza, con le modalità e i tempi" che verranno proposti al Comitato direttivo centrale convocato per sabato prossimo.
2010-06-02
2 giugno 2010 MANOVRA Manovra, nuovo allarme per la scuola paritaria Nuovo allarme per i fondi destinati alla scuola paritaria non statale. A lanciarlo un’interrogazione parlamentare urgente al governo presentata dal senatore Antonio Rusconi, capogruppo del Pd nella commissione Istruzione di Palazzo Madama, e sottoscritta dai suoi colleghi senatori Garavaglia, Ceruti, Galperti e Pertoldi. Ma anche le associazioni della scuola non statale cattolica da qualche settimana seguono con apprensione i passi della manovra economica elaborata dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. È vero che scuola e sanità sono settori che non dovrebbero essere toccati dalla manovra, ma i protagonisti non vivono giorni tranquilli. Anche per il fatto che "non sono ancora stati stanziati i 130 milioni promessi con lo scudo fiscale", fanno sapere le associazioni della scuola paritaria. E proprio questo è il primo dei due elementi che destano maggiore preoccupazione. Nella Finanziaria 2010 era previsto il taglio di 134 milioni su uno stanziamento complessivo di 534 che da un decennio rappresenta la cifra stanziata dallo Stato per contribuire alla scuola non statale. Quattro milioni vennero reintegrati subito, mentre gli altri 130 milioni sarebbero stati recuperati appunto con i proventi dello scudo fiscale. L’uso del condizionale è d’obbligo, visto che, ribadisce Luigi Morgano segretario nazionale della Federazione scuole materne di ispirazione cristiana (Fism), "al momento non abbiamo avuto alcuna certezza sul loro stanziamento immediato e siamo ormai a metà anno solare". E dalle Direzioni scolastiche regionali i mandati di pagamento, al momento, tengono conto del taglio dei 130 milioni, erogando agli istituti paritari cifre decisamente inferiori rispetto al previsto. Preoccupato anche Vincenzo Silvano, presidente della Federazione opere educative (Foe), che esprime comunque "fiducia nel mantenimento degli impegni da parte del governo". Del resto i 130 milioni sarebbero già previsti dal decreto sull’assegnazione dei fondi ricavati dallo scudo fiscale, ma "il ministro Tremonti non ha ancora apposto la sua firma" sottolinea, però, Silvano. "È solo questione di tempo" rassicura Gabriele Toccafondi, deputato del Pdl e componente della commissione Bilancio di Montecitorio, che ha seguito l’iter per il recupero dei 130 milioni di euro: "Sono nel decreto e nessuno li ha toccati, neppure dopo l’accogliemento di alcuni rilievi della Corte dei conti sul capitolo relativo alla Protezione civile". Dunque "130 milioni al sicuro", ma ancora bloccati sul tavolo di Tremonti, e la manovra correttiva non dovrebbe toccarli, anche se, aggiunge il presidente della Foe (realtà educativa legata alla Compagnia delle Opere), "aspettiamo il governo alla prova dei fatti". Del resto, se ci fossero amare sorprese, come il rinvio di questi fondi, "il danno per le nostre scuole sarebbe grandissimo" avvertono all’unisono le associazioni degli istituti paritari. Verrebbero di fatto meno la certezza dei fondi e la possibilità di elaborare bilanci sicuri. Senza dimenticare che il peso di un minor gettito statale cadrebbe "sulle famiglie, che già pagano una retta" ricorda ancora Morgano. E in alcune realtà lo spettro della chiusura potrebbe diventare ancora più concreto. Il secondo motivo di preoccupazione riguarda la Finanziaria 2011, che, grazie al piano triennale varato dal ministro Tremonti nel 2008, vedrà calare i fondi per la scuola paritaria di ben 228 milioni. "Sarebbe una tragedia" si commenta dal fronte delle paritarie. Da tempo le associazioni di questo segmento del sistema scolastico nazionale chiedono al governo di intervenire per bloccare da subito i tagli previsti nel triennio, visto che negli ultimi due anni si è solo proceduto a reintegro dei tagli e non a una cancellazione di quelli comunque previsti dal piano triennale. Di certo con l’autunno si preannuncia una nuova battaglia parlamentare. Del resto il taglio si preannuncia pesantissimo: quasi il 43% dello stanziamento iniziale di 534. "Dovremo ricordare al ministro Tremonti – dicono le associazioni – che sarà un danno anche per lo Stato, che con la nostra presenza continua a risparmiare ben 6 miliardi di euro l’anno. E se chiudiamo noi invece di risparmiare 228 milioni, dovrà pagarne molti di più". Enrico Lenzi
2010-06-01 1 GIGNO 2010 LA CRISI Napolitano: "Serve un grande sforzo, fatto anche di sacrifici" "Serve un grande sforzo, fatto anche di sacrifici", per risollevare le sorti dell'economia e risolvere i problemi delle famiglie e dei giovani, "per crescere di più e meglio", ha detto Giorgio Napolitano nel messaggio di auguri agli italiani per la Festa del 2 Giugno, sollecitando un confronto costruttivo e non solo conflittuale fra le forze politiche. Il confronto tra le opposte parti politiche non deve "produrre solo conflitto, soltanto scontro fine a sè stesso", ma deve portare a decisioni segnate da "un forte senso delle responsabilità cui fare fronte. Si discutano in questo spirito le decisioni che sono all'ordine del giorno; si scelga in questo spirito, nel Parlamento, nelle istituzioni regionali e locali e nella società, tra le diverse proposte che si dovranno liberamente esprimere" ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio di auguri agli italiani per la Festa del 2 Giugno.
1 Giugno 2010 POLITICA ECONOMICA Draghi: "L'evasione è macelleria sociale" Dito puntato contro gli evasori fiscali: "Sono tra i responsabili della macelleria sociale in Italia, espressione rozza ma efficace". Mario Draghi abbandona per una volta la tradizionale austerità del linguaggio della Banca d’Italia e fa un’aggiunta a braccio per indicare senza remore il "male dei mali" per l’Italia. Un problema da affrontare una volta per tutte ora che si profila un’"ardua sfida collettiva", quella di "coniugare la disciplina di bilancio con il ritorno alla crescita". Sì, perché nelle sue "Considerazioni finali", pur rimandando a un secondo tempo il giudizio di merito sulle varie misure, il governatore di Via Nazionale condivide la filosofia dei tagli contenuta nella manovra del governo Berlusconi ("Era inevitabile agire"), ma si affianca a Confindustria nel sottolineare che servono anche "riforme strutturali" perché "la correzione dei conti va accompagnata con il rilancio della crescita". Tanto più che la manovra avrà un suo effetto recessivo già da quest’anno. Della quinta relazione da governatore di Draghi (la più breve di sempre, 15 pagine), si appropria subito Silvio Berlusconi: "Ho apprezzato – dice il premier – il riconoscimento che ha dato all’azione di governo" ed "è dall’inizio della legislatura che il governo ha fatto propria la sfida lanciata" da Draghi. A dire il vero, la sua analisi è più equidistante. Molto va addebitato alla crisi (la cui "radice", ricorda senza mezzi termini il "numero uno" di Bankitalia, sta negli Usa), ma in Italia ci abbiamo messo del nostro: la spesa primaria corrente - la cui crescita ora si vuol ridurre sotto l’1% annuo - è stata lasciata correre "in media del 4,6% l’anno negli ultimi 10 anni" e il rapporto debito pubblico/Pil, che era sceso "del 18% tra il 1994 e il 2007", in un biennio è salito del 12%. Sono tendenze che ora bisogna invertire. È qui che, dati alla mano, Draghi si scaglia contro l’evasione, che "è un freno alla crescita perché richiede tasse più alte per chi le paga", e contro la corruzione. Solo per l’Iva, "si può valutare che fra 2005 e 2008 sia stato evaso il 30%, oltre 30 miliardi l’anno": se fosse stata pagata, rimarca, il nostro debito pubblico "sarebbe tra i più bassi dell’Ue". Idem per la corruzione: nelle 3 regioni del Sud "in cui si concentra il 75% del crimine organizzato", il valore aggiunto pro capite del privato è meno della metà del Centro-Nord. Per dar corpo all’azione di contrasto il governatore lancia poi una proposta: "Il nesso fra riduzione dell’evasione e quella delle aliquote va reso visibile ai contribuenti". Ma la crisi europea è soprattutto - anche nel caso Grecia - una "crisi di competitività", che ha falcidiato le imprese (9.400 fallite nel 2009) risparmiando però quelle che hanno investito in ricerca e sviluppo (sopra i 50 addetti, è previsto un aumento del fatturato di più del 6%). Il governatore elenca allora una serie di paletti (vedi sotto) pure per le riforme del federalismo e per quelle che restano da fare nel mercato del lavoro. Draghi non dimentica però la sua visione internazionale. Così, agli impegni sul piano nazionale, affianca le sue ipotesi sul Patto europeo: in primo luogo, un suo "rafforzamento", introducendo per chi non lo rispetta "sanzioni anche politiche", fino alla privazione del diritto di voto in sede Ue; inoltre "impegni cogenti" e sanzioni vanno previsti per gli obiettivi "strutturali" del cosiddetto Patto di Lisbona. Il capitolo banche, infine. Draghi definisce "incoraggianti" i progressi fatti nel rafforzare il patrimonio, avvisando che "devono continuare". Avvisa che in futuro "fare banca sarà meno redditizio ma anche meno rischioso" e chiede più poteri per "rimuovere i responsabili di gestioni scorrette" prima di arrivare al commissariamento. Eugenio Fatigante
31 Maggio 2010 POLITICA ECONOMICA Manovra, Napolitano firma decreto Attesa pubblicazione in "Gazzetta" Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha emanato oggi il decreto legge recante "misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica". Lo annuncia una nota del Quirinale spiegando che si tratta del testo definitivo trasmesso ieri sera dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Ora è attesa la pubblicazione in Gazzetta ufficiale che determina l'effettiva entrata in vigore del decreto. Il testo andrà poi all'esame del Parlamento che ha 60 giorni per convertirlo in legge. Sarebbe stata stralciata la lista dei 232 enti, fondazioni e istituti culturali da tagliare. Nel provvedimento ci sarebbe comunque una riduzione delle spese per il settore affidata però alla valutazione del Ministro dei Beni culturali. Intanto il presidente dell'Anm, Luca Palamara, ha annunciato che i magistrati sono "pronti allo sciopero", dopo la conferma dei tagli inseriti nella manovra. UNA PRASSI INEDITA Con una inedita prassi, il premier Silvio Berlusconi ha atteso tutta la giornata di ieri che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esaminasse il testo della manovra economica e avanzasse le sue osservazioni che sono poi sono state accettate integralmente dal governo. Dopo il colloquio di sabato scorso tra Berlusconi e Napolitano al Qurinale, è toccato al sottosegretario Gianni Letta svolgere il ruolo di "mediatore" tra Palazzo Chigi e la presidenza della Repubblica per l'intera giornata di ieri. Il testo della manovra sarà quindi pronto oggi per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Secondo le indiscrezioni, il capo dello Stato avrebbe sollevato il problema del taglio dei fondi agli enti culturali e ai comitati preposti a indire le celebrazioni dell'anno prossimo che ricorderanno i 150 anni dell'unità d'Italia. Il presidente Napolitano, pur ricordando che spetta solo all'esecutivo decidere contenuto e indirizzi della manovra, avrebbe anche sollevato questioni di carattere giuridico. Dopo il confronto tra Palazzo Chigi e Quirinale, la firma di Napolitano per l'emanazione del decreto non è solo un atto formale. Il presidente del Consiglio ha infatti ricercato la massima collaborazione con il presidente della Repubblica, anche se sono passati alcuni giorni dalle decisioni assunte nell'ultima riunione del Consiglio dei ministri che aveva licenziato il testo della manovra. Berlusconi, per evitare che tutto il peso della manovra gravi sulle proprie spalle e su quelle dell'esecutivo, vorrebbe che lo stesso dialogo avuto con Napolitano si ripetesse in Parlamento con l'allargamento dei confini della propria maggioranza almeno all'Udc. Il premier è infatti preoccupato per l'andamento dei sondaggi che vedrebbero calare il consenso nei confronti di governo e presidente del Consiglio. Bisognerà attendere il testo definitivo della manovra per capire su quali punti ha pesato l'opinione del capo dello Stato. Nel fine settimana si è vociferato sulla possibilità che il tema del taglio delle Province potesse essere collocato in un disegno di legge apposito e fosse rivisto il meccanismo di rateizzazione delle buonuscite dei lavoratori pubblici. È probabile che il presidente della Repubblica abbia posto anche la questione del taglio ai salari dei giudici, dopo aver ricevuto una lettera dall'Associazione nazionale magistrati nella quale si afferma di essere disposti a sacrifici "purchè nel quadro di una manovra che sia rispettosa dei principi di equità e proporzionalità". Sandro Bondi, ministro dei Beni culturali, si lamenta intanto per non essere stato coinvolto nella decisione dei criteri inerenti al taglio dei fondi per gli enti culturali (sarebbero 232 tra fondazioni e associazioni): "Il Centro sperimentale di cinematografia, la Triennale di Milano e il Vittoriale non possono in nessun modo essere considerati lussi". Il finiano Italo Bocchino sottolinea che qualcosa non funziona nei meccanismi di decisione nel Pdl: "Da un lato è impensabile tagliare risorse al bene più prezioso del nostro Paese, dall'altro è grave che il coordinatore del primo partito della maggioranza, nonchè ministro, non fosse stato avvertito e consultato. Siamo dinanzi all'ennesima prova della necessità di una maggiore collegialità nelle scelte politiche del Pdl". A difendere l'insieme della manovra ci pensa invece il ministro dell'Economia Giulio Tremonti che definisce "non congiunturali" le scelte operate dal governo. Resta critica la posizione del Pd. Il segretario Pierluigi Bersani dichiara: "È l'impianto della manovra che non va, che bombarda i redditi medio-bassi e gli investimenti ma non risolve il problema dei conti pubblici. Il Pd lavorerà in Parlamento, se non mettono la fiducia, per evitare i guai maggiori". Maurizio Zipponi, responsabile dei problemi del lavoro dell'Idv, annuncia: "Il 12 giugno parteciperemo con grande convinzione alla mobilitazione indetta dalla Cgil e saremo anche a quelle successive. L'Idv si augura che tutta l'opposizione, a partire dal Pd, sia a fianco dei lavoratori che si mobilitano". L'Udc attende di conoscere il contenuto ufficiale della manovra prima di esprimere un giudizio definitivo. Pier Ferdinando Casini, nei giorni scorsi, aveva dichiarato: "Se la manovra non contiene elementi innovativi, non possiamo avallarla in Parlamento".
2010-05-31 31 Maggio 2010 BANCA D'ITALIA Draghi: bene la manovra Ma il nodo è l'evasione fiscale La crisi della Grecia rischia di cambiare il quadro di una pur modesta ripresa in Italia ed è stato inevitabile per il governo anticipare la manovra di correzione del disavanzo da quasi 25 miliardi. Mario Draghi, governatore di Bankitalia, non può ancora dare una valutazione dettagliata della manovra varata martedì scorso dal governo e firmata oggi dal Capo dello Stato, ma nelle sue considerazioni finali all'assemblea annuale, mostra di apprezzarne il tempismo e almeno due capitoli fondamentali: quello delle misure di lotta agli evasori - ai quali attribuisce la vera responsabilità della "macelleria sociale" - che nel medio termine deve servire ad abbassare le aliquote fiscali e quello delle pensioni - con l'annunciato arrivo del regolamento di attuazione della legge che nel 2009 ha ancorato l'età minima della pensione alla speranza di vita. Ora, dice il governatore, "è necessario un attento scrutinio degli effetti della manovra per garantire il conseguimento degli obiettivi". L'Italia, rileva Draghi, "presenta molti punti di forza", ricordando la ricchezza delle famiglie e il basso debito privato. Ma dopo il calo di 18 punti del debito in rapporto al Pil tra il 1994 e il 2007, "in questo biennio di recessione è aumentato di 12 punti, al 115,8%. Nelle nuove condizioni di mercato era inevitabile agire, anche se le restrizioni di bilancio incidono sulle prospettive di ripresa a breve dell'economia italiana". Draghi non manca di rilevare che finora la politica economica ha limitato i danni della crisi economica in Italia per due punti di Pil e di questi uno è merito della politica monetaria, mezzo degli stabilizzatori automatici e l'altro mezzo punto "alle misure di ricomposizione di entrate e spese decide dal governo". Rinnovato, e modulato sempre sulla necessità di recuperare competitività, l'annuale appello a fare le riforme struttuali: "La crisi le rende più urgenti", dice Draghi. "Il governo ha introdotto misure di contrasto all'evasione fiscale. L'obiettivo immediato è il contenimento del disavanzo, ma in una prospettiva di medio termine la riduzione dell'evasione deve essere una leva per lo sviluppo, deve consentire quella delle aliquote", ha detto Draghi. "L'evasione fiscale è un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate per chi le paga; riduce le risorse per le politiche sociali, ostacola gli interventi a favore dei cittadini con redditi modesti". Qui, interrompendo la lettura delle sue Considerazioni finali davanti all'assemblea dei partecipanti, ha usato i toni più duri contro gli evasori: "Macelleria sociale è un'espressione rozza ma efficace. Ecco, io credo che siano gli evasori i primi responsabili di quella che viene definita macelleria sociale" ha detto il governatore. Draghi cita alcuni dati che mostrano la differente e più elevata pressione fiscale in Italia rispetto alla media europea: "Il cuneo fiscale sul lavoro è di circa 5 punti superiore alla media degli altri Paesi dell'area dell'euro; il prelievo sui redditi da lavoro più bassi e quello sulle imprese, includendo l'Irap, sono più elevati di 6 punti. Secondo stime dell'Istat, il valore aggiunto sommerso ammonta al 16% del Pil". "Confrontando i dati della contabilità nazionale con le dichiarazioni dei contribuenti, si può valutare che tra il 2005 e il 2008 il 30% della base imponibile dell'Iva sia stato evaso: in termini di gettito, sono oltre 30 miliardi l'anno, 2 punti di Pil", ha detto Draghi. Riforma pensioni. A proposito della riforma delle pensioni, il governatore di Bankitalia dice che "occorre prolungare la vita lavorativa anche per garantire un tenore di vita adeguato agli anziani di domani. I Paesi europei ad alto tasso di occupazione nella fascia 55-64 anni sono anche quelli con la maggiore occupazione giovanile". Qui Draghi dà atto al governo di andare nella direzione giusta: "Nel 2009 il governo ha compiuto un passo importante collegando in via automatica, dal 2015, l'età minima di pensionamento alla variazione della speranza di vita; il regolamento in via di definizione dà concreta attuazione al provvedimento". "Nella stessa direzione muovono gli interventi sulle cosiddette finestre e sulla normativa per le donne nel pubblico impiego", aggiunge il governatore che torna a chiedere riforme strutturali. Analogamente a quanto fatto lo scorso anno sul tema del Mezzogiorno, la Banca d'Italia prima della fine dell'anno organizzerà un convegno su tali riforme. Riforme strutturali. Tra le riforme che servono a recuperare efficienza e competitività Draghi cita gli interventi recenti del governo sul pubblico impiego: "La gestione del turnover nel pubblico impiego e i tagli alle spese discrezionali dei ministeri recentemente decisi dal Governo devono fornire l'occasione per ripensare il perimetro e l'articolazione delle amministrazioni". Anche il federalismo fiscale "deve aumentare l'efficienza nell'uso delle risorse" e per gli enti che non rispettano le regole, "è opportuno rafforzare il sisteme di vincoli e disincentivi", nella linea tracciata per le Regioni con disavanzi sanitari. Infine Draghi parla del mercato del lavoro, in particolare per l'occupazione giovanile: "I salari di ingresso in termini reali ristagnano da quindici anni. Una ripresa lenta accresce la probabilità di una disoccupazione persistente", osserva il governatore che esorta a completare la riforma del mercato del lavoro "superando le segmentazioni e stimolando la partecipazione".
2010-05-30 29 Maggio 2010 QUIRINALE Manovra, Berlusconi firma Napolitano esamina il decreto La manovra economica è stata firmata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ora è all'attenzione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che la deve valutare. Lo rende noto un comunicato di Palazzo Chigi. "Il testo della manovra economica, già firmato dal presidente del Consiglio, è ora al Quirinale in attesa della valutazione del Capo dello Stato", si legge nella nota. "Lunedì mattina il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, riceverà una delegazione di Intermagistrature e dell'Associazione nazionale magistrati", conclude il comunicato. L'Anm si è riunita questa mattina per discutere eventuali reazioni delle toghe alle misure di contenimento della spesa pubblica nel settore della giustizia. Per ora niente sciopero dei magistrati, misura alla quale tuttavia l'Associazione nazionale magistrati non esclude di ricorrere, nel caso in cui il testo finale della manovra dovesse contenere "misure inique e irragionevoli". Berlusconi - rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se avesse già firmato il provvedimento - aveva detto che "la manovra è all'attenzione del capo dello Stato, viene firmata quando il Colle darà la sua valutazione". Venerdì pomeriggio, Napolitano ha ricevuto al Quirinale Berlusconi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Nei giorni scorsi, il governo aveva detto di attendere il ritorno in Italia dagli Usa del capo dello Stato per sottoporgli il decreto legge sulla manovra 2011-2012, approvato dal Consiglio dei ministri martedì scorso, ma che non è ancora stato emanato. Bersani. La manovra correttiva "è il frutto amaro e ingiusto di due anni di bugie e menzogne e di una politica economica dissennata": lo ha affermato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. "È uno spettacolo inverecondo, non si sa bene cosa il Consiglio dei ministri abbia approvato" ed è una situazione "ai limiti estremi del quadro costituzionale".
28 maggio 2010 ASSEMBLEA CEI Bagnasco: "Intervenire a sostegno delle famiglie" "Sono disponibile ad ascoltare le vittime di abusi sessuali giorno e notte, e come me lo devono essere tutti i vescovi italiani". lo ha detto, al termine dei lavori della 61ª assemblea generale della CEI, il presidente card. Angelo Bagnasco rispondendo alle domande dei giornalisti. Quando una persona si rivolge al proprio vescovo per denunciare di aver subito degli abusi sessuali da parte di un prete, "la si riceve immediatamente, di giorno o di notte", ha detto. A chi ipotizzava difficoltà per una persona comune nel mettersi in contatto con il responsabile della diocesi, Bagnasco ha risposto: "Non credo che un vescovo sia inaccessibile. Io ricevo lettere personali e riservate, scritte anche a stampatello su una pagina di quaderno su varie questioni delicate. Molti prendono, scrivono e presentano un problema". Nel caso di denunce d'abuso sessuale, ha proseguito, si tratta di "situazioni così gravi che richiedono una risposta immediata". Dopo di che "la procedura sarà quella che sarà; ci vogliono i tempi necessari, i più brevi possibili". Federalismo. Il cardinale Bagnasco ha anche parlato di federalismo. "Il federalismo fiscale - ha detto - deve salvaguardare due beni fondamentali: il primo è l’unità del Paese come valore profondo e acquisito per tutti, sul quale non si può retrocedere per nessun motivo; il secondo valore è rappresentato dalla crescita solidale di tutte le parti del Paese, in un vincolo di solidarietà". "Un federalismo che non raggiungesse congiuntamente questi due obiettivi, l’unità e la crescita solidale di tutte le regioni, non avrebbe conseguito i traguardi voluti". Intercettazioni. Alla domanda sul dibattito in corso circa la legge sulle intercettazioni, il presidente della Cei ha risposto che "anche in questo caso vanno salvaguardati congiuntamente due valori: quello dell’informazione e quello della riservatezza personale. Si tratta di due valori compatibili che vanno rispettati". Circa la norma che prevede la segnalazione alla Santa Sede dell'apertura di un procedimento giudiziario nei confronti di un vescovo, il cardinale ha affermato che "si tratta di una forma di rispetto tra le Istituzioni e verso la Chiesa, che non va a inficiare le procedure previste dalla leggi". La manovra. "Una valutazione della manovra economica mi porta a chiedermi se essa contemperi adeguatamente due aspetti: il primo è quello della reale tutela della famiglia, il secondo il sostegno alle imprese artigiane e alle piccole e medie industrie". Circa il primo aspetto ha affermato che "girando nelle parrocchie si avvertono le difficoltà e i lamenti che vengono dalle famiglie. È un affanno reale e proprio in un momento in cui la situazione economica è così seria, è più necessario intervenire a sostegno delle famiglie. In questo senso – ha aggiunto – nella prolusione ho parlato di rischio di "suicidio demografico" del nostro Paese. Circa le piccole imprese – ha quindi proseguito – esse costituiscono una rete molto forte fatta di proprietari che mettono molto e, a volte, tutto quello che hanno per sostenerle e farle funzionare. Con la crisi a volte non ci riescono. Quindi sarebbe opportuno trovare forme di sostegno adeguate a questa realtà così importante per l’Italia".
29 Maggio 2010 MANOVRA Ecco l'elenco degli istituti "tagliati" La manovra finanziaria prevede il taglio dei fondi statali a 232 istituti ed enti culturali. Infatti l'art. 7 comma 22 del "Decreto legge recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica", spiega che a decreto approvato "lo Stato cessa di concorrere al finanziamento degli enti, istituti, fondazioni e altri organismi", indicati nell'elenco allegato: si tratta di 232 organismi. L'articolo però contiene anche la realizzazione di un fondo destinato all'eventuale erogazione di contributi agli enti che ne facciano "documentata e motivata richiesta". Questo l'elenco completo, così come risulta all'agenzia Ansa: 1.Fondazione Alcide de Gasperi 2.CIME Consiglio Italiano per il Movimento Europeo 3.Centro Studi Americani 4.Associazione giovanile musicale AGIMUS 5.Ente Nazionale 5.Assistenza Magistrale - E.N.A.M. 6.Fondazione "Guido d'Arezzo" 7.Fondazione italiana per la musica antica 8.Centro italiano di ricerche aerospaziali - CIRA SpA 9. Istituto italiano di studi germanici 10. 10.Ente geopantologico di Pietraroia 11.Parco geominerario 12.Riserva naturale dello stato Isola di Vivara 13.Associazione italiana combattenti e reduci 14.Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna 15.Associazione nazionale veterani e reduci garibaldini 16.Federazione italiana volontari della libertà 17.Associazione dei Cavalieri italiani del sovrano militare Ordine di Malta 18.Associazione nazionale "Nastro Verde" 19.Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania 20.Comitato Nazionale per il centenario della nascita di Cesare Pavese 21.Comitato Nazionale un secolo di Fumetto Italiano 22.Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Guglielmo Massaja 23.Comitato Nazionale per le celebrazioni del bimillenario della nascita di Vespasiano 24.Comitato Nazionale per le celebrazioni del millenario della Basilica di Torcello 25.Comitato Nazionale "I Trattati di Roma" 26.Comitato Nazionale per le celebrazioni del quarto centenario della morte di Alberico Gentili 27.Comitato Nazionale per le celebrazioni del 550 anniversario della nascita di Bernardino di Betto detto il Pinturicchio 28.Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Mario Soldati 29.Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario di Casa Ricordi 30.Comitato Nazionale le "Autonomie Locali" 31.Allegorein 32.Accademia Medica di Roma 33.Accademia Angelica Costantiniana 34.Accademia Nazionale di Agricoltura 35.Accademia Filarmonica di Bologna 36.Associazione Naz. Funzionari Direttivi 37.Associazione per la Riforma dello Stato 38.Associazione Romana Amici della Musica - ARAM 39.Associazione Fondo Alberto Moravia 40.Associazione Liberi Scrittori Italiani 41.Associazione Don Giuseppe De Luca - Roma 42.Centro di Cultura Scientifica Alessandro Volta 43.Centro Italiano di Ricerche e Informazione, ecc. - CIRIEC 44.Centro per la Cultura d'Impresa 45.Centro di Iniziativa e Ricerca sul sistema - CIRSES 46.Fondazione Bettino Craxi 47.Fondazione Guido D'Arezzo - Arezzo 48.Fondazione Maria e Goffredo Bellonci - Roma 49.Fondazione Nazionale Carlo Collodi - Pescia 50.Fondazione Ugo Spirito - Roma 51.Istituto Accademico di Roma 52.Istituto di Studi Filosofici 53.Istituto Naz. Tostiano 54.Istituto di Storia e Arte del Lazio Meridionale - Bibl. GM Longhi 55.Istituto Domus Mazziniana - Pisa 56.Istituto Internazionale di Storia Economica Francesco Datini - Prato 57.Istituto Storico Italiano per l'Età Moderna e Contemporanea - Roma 58.Istituto Domus Galilaeana - Pisa 59.Società Tarquiniense di Arte e Storia 60.Società Storia Patria Puglie 61.Società Reggiana Studi Storici 62.Società Dalmata Storia Patria 63.Società nazionale di scienze e lettere ed arti - Napoli 64.Unione Giuristi Cattolici Italiani 65.Unione internazionale degli Istituti di archeologia, Storia e Storia dell'Arte in Roma 66. Accademia degli Incamminati - Modigliana 67. Accademia dei Concordi - Rovigo 69.Accademia dei Fisiocritici - Siena 70.Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna - Bologna 71.Accademia delle Scienze di Ferrara - Ferrara 72.Accademia delle Scienze di Torino - Torino 73.Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria - Roma 74.Accademia di Studi Italo - Tedeschi - Merano 75.Accademia Etrusca di Cortona 76.Accademia delle Arti e del Disegno - Firenze. 77.Accademia Galilaeana di Scienze Lettere ed Arti in Padova - Padova 78.Accademia Italiana della Cucina - Milano 79.Accademia Italiana di Scienze Forestali - Firenze 80.Accademia Lancisiana - Roma 81.Accademia Ligure di Scienze e Lettere - Genova 82.Accademia Lucchese di Scienze lettere Arti - Lucca 83.Accademia Marchigiana di Scienze Lettere e Arti - Ancona 84.Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL - Roma 85.Accademia Nazionale di San Luca - Roma 86.Accademia Nazionale di Scienze lettere e Arti di Modena - Modena 87.Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Palermo - Palermo 88.Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze Lettere e Arti - Mantova 89.Accademia Olimpica - Vicenza 90.Accademia Properziana del Subasio - Assisi 91.Accademia Pugliese delle Scienze - Bari 92.Accademia Raffaello - Urbino 93.Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze - Arezzo 94.Accademia Toscana di Scienze e Lettere "La Colombaria" - Firenze 95.Associazione Centro Studi Feliciano Rossitto - Ragusa 96.Associazione "Roma nel Rinascimento" - Roma 97.Associazione Malacologica Internazionale - A.M.I. - Roma 98.Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno D'Italia - Roma 99.Associazione per l'Economia della Cultura - Roma 100.Ateneo di Brescia Accademia di Scienze Lettere ed Arti - ONLUS - Brescia 101.Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo - Bergamo 102.Ateneo Veneto - Venezia 103.Biblia - ONLUS - Settimello 104.Centro "Pio Rajana" Centro di Studi per la Ricerca Letteraria Linguistica e Filologica - Roma 105.Centro Camuno di Studi Preistorici - Capo di Ponte 106.Centro di Cultura di Storia Amalfitana - Amalfi 107.Centro di Iniziativa Giuridica "Piero Calamandrei" - Roma 108.Centro di Studi sulla Cultura e l'immagine di Roma - Roma 109.Centro Internazionale di Etnostoria - Palermo 110.Centro Italiano di Studi sul Basso Medioevo - Accademia Tudertina - Todi 111.Centro Studi sul Classicismo - San Gimignano 112.Centro Internazionale di Studi Rosminiani - Stresa 113.Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanesi - Napoli 114.Centro Nazionale di Studi Leopardiani - Recanati 115.Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per i Medio Oriente e l'Asia - Torino 116.Centro Studi Piero Gobetti - Torino 117.Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali ONLUS - Ravello 118.Ente Nazionale Giovanni Boccaccio - Firenze 119.Essmoi - Fondazione Giuseppe Emanuele e Vera Modigliani (Ente per la Storia del Socialismo e del Movimento Operaio Italiano) - Roma 120.Fondazione Domus Galilaeana - Pisa 121.Fondazione "Casa di Oriani" - Ravenna 122.Fondazione Casa Buonarroti - Firenze 123.Fondazione "Biblioteca Benedetto Croce" - Napoli 124.Fondazione Centro Internazionale di Studi di Architettura "Andrea Palladio" - Vicenza 125.Fondazione "Centro Studi Filosofici di Gallarate" - Padova 126.Fondazione "Remo Orseri per la Collaborazione Culturale fra i Popoli" - Roma 127.Fondazione Accademia Musicale Chigiana - Siena 128.Fondazione Adriano Olivetti - Roma 129.Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico - Roma 130.Fondazione Arena di Verona 131.Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori - Milano 132.Fondazione Artistica Poldi Pezzoli - ONLUS - Milano 133.Fondazione Biblioteca Archivio Luigi Micheletti - Brescia 134.Fondazione Carlo Donat - Cattin - Torino 135.Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea - C.D.E.C. - ONLUS - Milano 136.Fondazione Centro Nazionale di Studi Manzoniani - Milano 137.Fondazione "Centro Sperimentale di Cinematografia" (così modificata la denominazione della Fondazione Scuola nazionale di cinema con D.Lgs.22-1-2004, n.32) 138.Fondazione Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo - San Miniato 139.Fondazione Civico Museo Biblioteca Attore Teatro Stabile di Genova - Genova 140.Fondazione Claudio Monteverdi - Cremona 141.Fondazione di Ricerca Istituto Carlo Cattaneo - Bologna 142.Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi - Firenze 143.Fondazione Ezio Franceschini - ONLUS - Firenze 144.Fondazione "Festival dei Due Mondi di Spoleto". 145.Fondazione Giacomo Brodolini - Roma 146.Fondazione Giangiacomo Feltrinelli - Milano 147.Fondazione Gioacchino Rossini - Pesaro 148.Fondazione Giorgio Cini - Venezia 149.Fondazione Giulio Pastore - Roma 150.Fondazione "Il Vittoriale degli Italiani" - Gardone Riviera 151.Fondazione Ing. Carlo Maurilio Lerici - Roma 152.Fondazione Istituto Gramsci - ONLUS - Roma 153.Fondazione Istituto Nazionale del Dramma Antico - Roma 154.Fondazione Istituto Nazionale Studi sul Rinascimento - Firenze 155.Fondazione Istituto Nazionale di Studi Verdiani - Parma 156.Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci - Torino 157.Fondazione Istituto Storico "Giuseppe Siotto" - Cagliari 158.Fondazione Istituto Italiano Storia della Musica - Roma 159.Fondazione "La Triennale di Milano" - Milano 160.Fondazione "La Quadriennale di Roma" - Roma 161.Fondazione Lelio e Lisli Basso - Issoco - Roma 162.Fondazione "Liberal" - Roma 163.Fondazione Lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari (costituita con L.11-11-2003, n. 310) 164.Fondazione Luigi Einaudi - Torino 165.Fondazione Luigi Einaudi per Studi di Politica ed Economia - Roma 166.Fondazione Museo Stibbert - ONLUS - Firenze 167.Fondazione Napoli Novantanove - ONLUS - Napoli 168.Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII - Bologna 169.Fondazione Palazzo Coronini Cronberg - Gorizia 170.Fondazione Pietro Nenni - Roma 171.Fondazione Rosselli - Torino 172.Fondazione Scientifica Querini Stampalia - ONLUS - Venezia 173.Fondazione Spadolini Nuova Antologia - Firenze 174.Fondazione Stauros Italiana - San Gabriele -Isola Abruzzo del Gran Sasso 175.Fondazione Studi Storici Filippo Turati - ONLUS - Firenze 176.Fondazione Ugo da Como - Lonato 177.Fondazione Ugo e Olga Levi Centro di Cultura Musicale Superiore ONLUS - Venezia 178.Fondazione Università Internazionale dell'Arte - U.I.A. - Firenze 179.Fondazione Valentino Bucchi - Roma 180.Fondazione Verga - Catania 181.Gabinetto Scientifico Letterario "G.P. Vieusseux" - Firenze 182.Giunta Centrale per gli Studi Storici - Roma 183.Istituto Abbatia Sancte Marie de Morimundo 184.Istituto Alcide Cervi - Reggio Emilia 185.Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro Contemporaneo - Roma 186.Istituto di Studi Storici Postali - Prato 187.Istituto e Museo di Storia della Scienza - Firenze 188.Istituto Internazionale di Studi Liguri - Bordighera 189.Istituto Internazionale Jacques Maritain - Roma 190.Istituto Italiano di Numismatica - Roma 191.Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria - Firenze 192.Istituto Italiano di Studi Storici - Napoli 193.Istituto Italiano per la Storia Antica - Roma 194.Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Milano 195.Istituto Luigi Sturzo - Roma 196.Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte - Roma 197.Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici - Firenze 198.Istituto Nazionale di Studi Romani - ONLUS - Roma 199.Istituto Nazionale di Urbanistica - Roma 200.Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia - Milano 201.Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica - I.S.A.P. - Milano 202.Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano - Roma 203.Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda - ONLUS - Milano 204.Istituto per la Storia dell'Azione Cattolica e del Movimento Cattolico in Italia "Paolo VI" - Roma 205.Istituto per la Storia e l'Archeologia della Magna Grecia - Taranto 206.Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa - ONLUS - Vicenza 207.Istituto Storico Italiano per il Medioevo - Roma 208.Istituto Storico Lucchese - Lucca 209.Istituto Veneto Accademia di Scienze Lettere ed Arti - Venezia 210.Opera di Dante - Ravenna 211.Osservatorio Parlamentare - Roma 212.Pro Civitate Christiana - Assisi 213.Scuola Archeologica Italiana di Atene - Roma 214.Società chimica Italiana - Roma 215.Società Dantesca Italiana - Firenze 216.Società di Studi Valdesi - Torre Pellice 217.Società Entomologica Italiana - Genova 218.Società Europea di Cultura - S.E.C.I. - Venezia 219.Società Filologica Friulana - Udine 220.Società Geografica Italiana - Roma 221.Società Internazionale di Studi Francescani - Assisi 222.Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino (S.I.S.M.E.L.) - ONLUS - Impruneta 223.Società Italiana di Statistica - Roma 224.Società Italiana per il Progresso delle Scienze - Roma 225.Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente - Milano 226.Unione Accademica Nazionale - Roma 227.Opera nazionale "Montessori" - Roma 228.Unione Nazionale per la Lotta contro l'Analfabetismo 229.Casa Militare Umberto I 230.Fondazione museo internazionale delle ceramiche di Faenza - MIC 231.Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "L. da Vinci" 232.Centro internazionale di radiocomunicazioni mediche (CIRM), istituito con decreto ministeriale 16 febbraio 1935, n. 16.
29 Maggio 2010 IL PALAZZO E IL PAESE Federalismo, alta tensione sui tagli agli enti locali "Proporrò a Tremonti di portare già entro giugno, oltre al decreto legislativo sull’autonomia impositiva degli enti locali, anche quello su costi e fabbisogni standard". Tocca a Roberto Calderoli, per ordine di Bossi, interrompere la corsa a chi è più federalista della Lega innescata dai tagli drastici agli enti locali della Manovra. Un segnale all’opposizione che ironizza, e agli stessi governatori del Pdl che, con Roberto Formigoni, avevano di nuovo parlato di federalismo a rischio. Ma, per non sapere né leggere né scrivere, diventava un messaggio anche per Silvio Berlusconi che, in mattinata, pur ribadendo che "i decreti attuativi saranno fatti nei tempi", poi aveva ribadito l’impegno "di varare una commissione all’interno del Pdl, che concluderà il suo esame entro l’estate". Si tratta, come si ricorderà, di una delle poche concessioni a Gianfranco Fini, durante lo scontro nella direzione del Pdl. Vuoi vedere, avranno pensato quelli della Lega, che Fini e Berlusconi si mettono d’accordo proprio sulla pelle nostra? Ed ecco Calderoli assumere quest’impegno "davanti a Comuni, Province e Regioni", un po’ promette, e un po’ minaccia. La Lega, insomma, gioca la sua partita. Assumendo il comando delle operazioni non appena entrano in azione sistemi di frenatura. Lo stesso Calderoli non esitò, d’altronde, a portare lui stesso la prima bozza di riforma al Quirinale, innescando l’escalation polemica di Fini, nel Pdl, e il disappunto dello stesso premier. "La Lega – si riprende la scena, Calderoli – non avrebbe mai votato una manovra che mettesse a rischio il federalismo . E infatti il decreto legge non solo non lo tocca, ma anzi ne crea i presupposti", assicura. Una risposta secca al coro che invitava la Lega a fare il suo mestiere. Il più esplicito era stato proprio Formigoni, chiedendo "gli amici ministri della Lega e tutto il governo di voler salvare il federalismo fiscale, modificando la manovra". In serata la contro-replica del governatore lombardo: "Calderoli condivide la convinzione che, così come è, la manovra mette a repentaglio il federalismo. Le sue intenzioni sono giuste – concede – ma per fare il federalismo occorrono i numeri e finora nella manovra mancano". Così i dubbi sui conti e quelli sui tempi s’intrecciano. Entro fine giugno, che è poi la scadenza cui fa riferimento Calderoli, la legge sul federalismo impone solo un passaggio in Parlamento per metterlo a conoscenza della relazione sui costi e sulle simulazioni attuative del federalismo, cui sta lavorando senza sosta (ma per concludere mancherebbero ancora una ventina di giorni) la Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale presieduta da Luca Antonini. E, stando così le cose, i tempi stretti ipotizzati da Calderoli, vista anche la zeppa messa da Berlusconi con la costituenda commissione del Pdl, non sembrano perseguibili. L’opposizione invita il governo a uscire allo scoperto. Opposizione che mantiene, fra l’altro, il controllo di Anci (con il sindaco di Torino Sergio Chiamparino) e presidenza Regioni (col riconfermato Vasco Errani, a dispetto dei numeri che ora sarebbero a vantaggio del centrodestra). "Il federalismo è morto, Bossi lo sa ma tace", dice, per il Pd, l’ex sottosegretario Ettore Rosato. E, dopo l’uscita di Calderoli, Massimo D’Alema rincara la dose, parlando di "colpo durissimo al federalismo". Lo vede "a rischio", ora, anche Massimo Donadi, per l’Idv, reduce dall’idillio con la Lega sul federalismo demaniale. "Per crederci alla Lega resta solo il training autogeno", scherza Maurizio Ronconi, per l’Udc, che così rafforza la sua scelta di tenersene distante. "Le rassicurazioni della Lega? Solo propaganda", taglia corto Chiamparino. Angelo Picariello
29 Maggio 2010 L'INTERVISTA Ricolfi: il sogno della Lega è già svanito "Se il buongiorno si vede dal mattino, il federalismo di Calderoli è già stato colpito e affondato". La battuta del sociologo Luca Ricolfi esprime bene un’opinione diffusa, soprattutto in chi da tempo ha responsabilità di governo in Regioni e Comuni: con i sacrifici imposti dall’esecutivo (su richiesta dell’Europa) la grande riforma dello Stato dovrà attendere. "La verità è che questa è una manovra antifederalista" osserva Ricolfi. Perché? Perché allarga, in modo iniquo, le differenze territoriali già presenti nel nostro Paese. Il punto non è soltanto che mancano le risorse, ma che con questa manovra le risorse vengono chieste nella stessa misura ai soggetti virtuosi e a quelli meno virtuosi. Che fine hanno fatto i meccanismi premiali? Perché Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, che sono regioni efficienti, vengono trattate come Umbria, Lazio e Liguria che non lo sono? In tempi di sacrifici, come ha peraltro riconosciuto Berlusconi, non trova giusto che tutti partecipino allo stesso modo alla messa in sicurezza delle finanze pubbliche? No. Se i tagli vanno a tutti in modo indiscriminato, vuol dire che il principio di equità non vale per nessuno. Peccato, perché molti amministratori pubblici stanno bussando alla porta della Fondazione David Hume, di cui sono presidente, proprio per chiederci analisi dettagliate sugli sprechi e per costruire insieme a noi nuovi indici di virtuosità. Ma il risveglio che registriamo nei territori non è stato recepito nella manovra. Si riferisce al taglio delle Province, prima annunciato e poi ritirato? Non sono del tutto convinto che l’abolizione delle Province sia un provvedimento così necessario. Rispetto a Comuni e Regioni, sono enti che costano meno e che hanno compiti tutt’altro che irrilevanti, dalla manutenzione delle strade all’edilizia scolastica. Ridurre di poco le spese della politica a questo livello, alla fine, può rivelarsi controproducente se, per ridefinire le competenze che vengono tolte, la riorganizzazione presenta costi aggiuntivi. Cosa c’è di apprezzabile nel provvedimento del governo? Senza dubbio, c’è la presa d’atto che gli stipendi dei dipendenti pubblici sono cresciuti a ritmo quasi doppio rispetto a quelli dei dipendenti privati. È giusto che, nel caso della pubblica amministrazione, avvenga un congelamento delle retribuzioni. Per questo, trovo corporativa e ridicola la protesta dei magistrati e dei professori universitari. Era necessario intervenire anche sulle pensioni dei falsi invalidi, colpendo però quelle zone del Centro-Sud in cui il fenomeno è maggiormente diffuso. La manovra sta provocando malumori tra i governatori del centrodestra e solo la Lega sembra difenderla a spada tratta. Perché? I leghisti mi fanno tanta tenerezza. Chi tra di loro sta in periferia, alla guida dei Comuni, si rende conto che i soldi sono sempre di meno e che non c’è una redistribuzione virtuosa. Chi sta al governo, invece, è tutto proteso a garantire la tenuta dell’esecutivo e la realizzazione del federalismo. C’è una grossa spaccatura in atto. Mi sembra come quando il Pci diceva agli operai: adesso fate i sacrifici, poi faremo il comunismo. Ecco, i leghisti stanno diventando un po’ come i comunisti. Il loro sol dell’avvenire è il federalismo, un sogno che ormai è già svanito. Diego MOtta
2010-05-27 27 maggio 2010 FINANZIARIA Marcegaglia: "Sì alla manovra ma non è strutturale" "Gli interventi della finanziaria 2011-2012 si muovono correttamente per rallentare la spesa e arginare l'evasione", dice Emma Marcegaglia. Che chiede riforme strutturali e non dettate dall'emergenza. Sottolinea quindi che la maggiore disciplina "non è stata il frutto di una scelta politica maturata con lungimiranza e senso di responsabilità. Ma è stata imposta dall'andamento dei mercati". Serve ora un impegno bipartisan sul percorso parlamentare della manovra: "In Parlamento maggioranza e opposizione hanno ora la possibilità di voler far propria quella disciplina". Arginando "favoritismi e clientelismi" che porterebbero "sprechi e corruzione". Per la leader degli industriali, poi, "mettere in ordine i conti pubblici non basta e non è neppure duraturo senza profonde riforme strutturali. Riforme che modificano l'operare dello stato, il perimetro della sua azione, la stessa concezione della sua funzione". Le riforme sono oggi "più che mai urgenti". Al contrario, "il passo delle riforme è stato troppo lento e uno scontro politico e sociale sulla finanziaria potrebbe bloccarle del tutto. Sarebbe esiziale. Invece, bisogna accelerarle". Rimarcando come "l'ultimo anno e mezzo è stato durissimo", Marcegaglia sottolinea che ora "è in corso un rimbalzo che potrebbe anche risultare superiore alle attese. La produzione industriale sta aumentando del 7% annuo e accelera il passo". Ma, avverte il numero uno di Viale dell'Astronomia, "su questo recupero gravano le incognite della crisi europea in atto. Comunque - dice - non si tratterà di un duraturo innalzamento del nostro ritmo di sviluppo". Marcegaglia parla di "uno scenario davvero poco incoraggiante" e si sofferma anche sul confronto con gli altri Paesi europei, a partire dalla Germania. "Abbiamo ceduto ai tedeschi ben 32 punti di competitività. Non ci si deve stupire se l'Italia cresce poco", afferma ancora il presidente di Confindustria evidenziando il "cattivo andamento della produttività". Per l'Italia il bilancio della crisi "è pesantissimo, rispetto ai picchi del primo trimestre 2008, - ha detto - abbiamo perso quasi 7 punti di Pil e oltre 700.000 posti di lavoro. Il ricorso all Cig è aumentato di sei volte. La produzione industriale è crollata del 25%, tornando ai livelli di fine 1985: 100 trimestri bruciati"
27 maggio 2010 ECONOMIA E POLITICA Manovra, lodi e proteste Una manovra necessaria, "non il trazionale aggiustamento dei conti pubblici", originata dalla "crisi speculativa sull’euro". Imposta dall’Europa, anzi dalla linea che l’Unione si è data proprio sulla spinta, decisiva, dell’Italia. "Se non c’erano questi due signori qui quel drammatico fine settimana, la crisi sarebbe stata ben più grave", rivendica Silvio Berlusconi per sé e per il "signore" che gli è a fianco, Giulio Tremonti, ricordando il vertice dell’8 e 9 maggio, convocato sull’onda della crisi greca. Per correggere i conti di un continente "che vive al di sopra delle sue possibilità". Davanti ai giornalisti assiepati nella saletta di Palazzo Chigi, il premier si presenta con un insolito discorso scritto di sette cartelle per non lasciare neanche una parola al caso, e con al fianco il ministro dell’Economia. Smentisce che ci siano state divergenze fra loro. "Abbiamo lavorato gomito a gomito con Gianni Letta, e non c’è mai stato un momento in cui la dialettica sia salita", assicura. E quando sottolinea un passaggio di chiaro stampo tremontiano (su lord Beveridge e "lo Stato che accompagnava dalla culla fino alla tomba...") voltandosi alla sua destra verso il ministro dell’Economia, questi gli dà un cenno d’intesa con l’occhiolino. Perché lo Stato, ora, attacca Berlusconi, deve sopperire ai guasti dei "governi consociativi della prima Repubblica", e alla riforma "dissennata" attuata dal "governo della sinistra , che con soli quattro voti di scarto dieci anni fa, ha attribuito alle Regioni un potere di spesa sulla sanità sganciato da ogni responsabilità". Conferma l’entità della manovra in 24 miliardi sui due anni (24,9 per la precisione dirà poi Tremonti) ma rivendica: "Non abbiamo aumentato le tasse". Cita, al confronto, i 30 miliardi della Grecia, i 50 della Spagna già decisi, i 100 e i 60 in arrivo rispettivamente per Francia e Germania. E il taglio delle tasse? Berlusconi e Tremonti ricordano che nel programma di governo c’era la clausola di salvaguardia dei conti pubblici in caso di crisi. "E di crisi ce ne sono state due", ricordano, quella americana della bolla immobiliare, e ora quella dell’euro. "Ma speriamo di poterci arrivare. In tal caso – promette – inizieremo dalle famiglie numerose, col quoziente familiare, e dal taglio dell’Irap alle imprese". Il premier conferma i tagli agli sprechi, su cui poi si soffermerà Tremonti. Tagli "lineari" del 10 per cento ai ministeri, spiega che gli statali dovranno dare il buon esempio "stando fermi un giro", rinunciando ad aumenti per tre anni, e ricorda le ricette lacrime e e sangue degli altri, Spagna in primis. Promette una lotta senza quartiere all’evasione. Difende come una "giusta via di mezzo" la tracciabilità fissata alla fine a 5mila euro per i pagamenti in contanti. Cita poi i dati "inaccettabili" del sommerso di Calabria (85 per cento) Sicilia (63), Campania (55), per complessivi "mancati introiti di 120 miliardi". Sono gli "impegni presi con l’Europa, di cui siamo i fondatori e che è la nostra casa, e lo sarà sempre di più", sottolinea Berlusconi. Ringrazia il presidente Napolitano e dà la disponibilità all’opposizione ad accettare correttivi, con una mezza promessa sul mancato ricorso alla fiducia. Un testo ponderoso, i cui capitoli passano a 54 dai 22 annunciati, e par di capire che il testo definitivo sarà quello che nei prossimi giorni, al sua rientro dagli Usa, sarà consegnata al presidente della Repubblica. L’ultimo giallo l’abolizione delle Province, di cui Tremonti non parla per niente. Una manovra, spiega, che "modifica profondamente lo stato sociale, al fine di salvarlo". Sugli enti locali il ministro conferma che il taglio maggiore è per le Regioni, pur nel rispetto dovuto all’autonomia tutti gli organi di rilevanza costituzionale. Ma, assicura, "la sanità è l’unica cosa che non abbiamo toccato". Nel ponderoso volume che questa manovra è diventata anche molte misure per lo sviluppo, fra cui una fiscalità di vantaggio per il Sud sempre bocciata dall’Europa. Ma con la formula dell’abolizione dell’Irap per chi investe, stavolta – è convinto Tremonti – l’Ue dirà di sì. Angelo Picariello
27 maggio 2010 La stretta e il progetto Ciò che non sembra mai opportuno e invece è necessario Non vi sono dubbi sulla necessità di un intervento economico che metta in sicurezza i conti pubblici di fronte alle tentazioni speculative sull’Europa e sul debito pubblico italiano: il maggior costo in più per il collocamento dei titoli di Stato italiano rispetto a quelli tedeschi è l’imposta principale pagata con questa manovra. Il rischio di una nuova crisi finanziaria ci ricorda come gli standard globali per la finanza, su cui si è dibattuto nell’anno passato, rimangano ancora colpevolmente nel cassetto. L’esperienza degli ultimi vent’anni con un debito pubblico elevato è quella di un succedersi di manovre di emergenza, alle quali è sempre seguita una decelerazione della crescita economica, al punto che la bassa crescita è diventata uno dei dati costanti della nostra economia. L’emergenza, però, è spesso anche l’occasione per interventi strutturali, difficili in tempi normali ma che diventano possibili in momenti di crisi, quando l’incalzare degli eventi consente di abbattere il muro degli interessi particolari, altrimenti invalicabile. È questo il caso dell’evasione fiscale, un problema particolarmente acuto in Italia, che nei giorni passati sembrava essere al centro della manovra, ma che poi è parso evaporare nell’elenco dei provvedimenti. Ma vi è soprattutto una categoria di provvedimenti per i quali il momento economico non è mai giudicato opportuno – da almeno vent’anni – anche se rappresentano il cuore pulsante di una genuina ripresa economica e sociale: si tratta della questione della famiglia e dei figli, di cui non vi è traccia nella manovra. Il rischio associato a un elevato debito pubblico, per il quale è sempre invocata la nostra responsabilità rispetto al futuro dei nostri figli, potrebbe paradossalmente ridimensionarsi perché di nuovi nati ve ne sono sempre meno. L’economia italiana – con un analogo paradosso – sembra sfidare i pochi giovani in circolazione, i quali anziché essere più ricercati, perché pochi, faticano invece a trovar lavoro e a costituire una nuova famiglia, e potrebbero perciò essere seriamente tentati di andarsene in numero sempre maggiore all’estero. Magari in Francia dove famiglia e figli sono trattati molto meglio di quanto avvenga in Italia. O magari a Berlino dove possono affittare o acquistare una casa alla metà dei prezzi italiani. Abbiamo perciò bisogno, come in Francia e in Germania, non solo di una politica di risanamento della finanza pubblica, ma anche e contemporaneamente di un risanamento dei bilanci familiari, anche come premessa per una ripresa del mondo delle piccole e medie imprese che in gran parte si sostiene sulla domanda interna. Il declino demografico italiano è tanto più preoccupante perché neanche i flussi migratori, ormai necessari, sono sufficienti per rispondere ai problemi sociali ed economici di una società sempre più anziana, nella quale un numero crescente di donne sole ha bisogno di nipoti e non solo di pensioni. I figli sono la molla potente che spinge a guardare al futuro lontano, a lavorare e a impegnarsi per cercare di offrire loro un futuro migliore, così com’è avvenuto negli anni del miracolo economico. Così come avviene oggi nei Paesi che stanno uscendo più rapidamente e con maggior vitalità dalla crisi e che, non casualmente, sono nazioni "giovani" come gli Stati Uniti, la Cina, l’India o il Brasile, mentre Francia e Germania si preoccupano non solo del debito pubblico ma anche della ripresa. Se vogliamo davvero guardare al futuro è sufficiente preoccuparsi delle enormi difficoltà economiche dell’avere figli in Italia: è solo per loro che si possono chiedere sacrifici al Paese. Luigi Campiglio
2010-05-26 25 Maggio 2010 POLITICA ECONOMICA Il ministro Tremonti: ridurre il debito pubblico Primum vivere. È il motto con il quale Giulio Tremonti sta tentando di far bere l'amaro calice a enti locali e sindacati presentando loro la manovra da 24 miliardi per il 2011 e il 2012 che il governo varerà stasera. Ammonta infatti a oltre 13 miliardi il taglio previsto nel biennio sui fondi a Regioni, Province e Comuni. Sforbiciata in vista anche per pensioni e salari del pubblico impiego. Tanto che Cisl e Uil sospendono in giudizio in attesa del testo definitivo, mentre la Cgil - che ha preferito non prendere la parola durante la riunione - definisce la manovra "iniqua" e chiede modifiche in Parlamento. Per le Regioni si parla di un intervento di massima di 5 miliardi per anno anche se il governo non ha fornito cifre dettagliate durante l'incontro. Duro il commento del presidente uscente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, secondo il quale la manovra "è insostenibile per le ricadute che avrà e per i servizi ai cittadini che le Regioni devono erogare. Serve chiarezza per fare una manovra che non sia recessiva". Il presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino, ha spiegato che i tagli per Comuni e Province ammonteranno a 1,1 miliardi nel 2011 (800 milioni a carico dei Comuni e 300 milioni per le Province) e a 2,1 miliardi nel 2012 (1,5 miliardi per i comuni e 600 milioni per le Province). Chiamparino ha confermato che la manovra contiene l'atteso concordato fiscale per l'emersione delle case "fantasma". In base allo schema emerso ieri, chi non ha comunicato l'aggiornamento catastale degli immobili potrà mettersi in regola con sanzioni ridotte a un terzo. In caso contrario si vedrà attribuire una rendita presuntiva sull'immobile. SINDACATI SOSPENDONO GIUDIZIO, PROTESTANO DIPENDENTI CHIGI Tempi duri anche per i dipendenti pubblici per i quali è previsto un blocco triennale degli stipendi. "Il cedolino degli stipendi pubblici resterà quello di prima. Non un euro di più", ha detto chiaramente Tremonti ai sindacati che lo stanno incontrando a Palazzo Chigi. Reazione tiepida da parte di Luigi Angeletti, leader della Uil: "Non siamo entusiasti, ma sappiamo che dobbiamo tagliare la spesa". Angeletti ha aggiunto che il mancato rinnovo dei contratti al pubblico impiego sarebbe "un sacrificio accettabile" se la manovra confermasse la riduzione delle retribuzioni per i dirigenti pubblici. Tremonti, aprendo la riunione alla quale non ha partecipato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha ricordato l'importanza dei vincoli europei spiegando che la manovra è finalizzata al calo del debito pubblico attraverso tagli di spesa e contrasto all'evasione fiscale. "L'obiettivo fondamentale è ridurre il debito pubblico. La riduzione della spesa pubblica è un percorso obbligato. Primum vivere deinde philosophari. In manovra c'è il maxi contrasto all'evasione fiscale", ha detto Tremonti secondo quanto riferito da una fonte presente all'incontro. Oltre ai 100 mila controlli l'anno che l'Inps dovrà fare per snidare i falsi invalidi, la manovra riduce a 5 mila euro dagli attuali 12.500 euro il tetto per l'uso dei contanti, misura che pone le basi per un rafforzamento degli accertamenti fiscali. Il ministro ha confermato che la manovra punta ad una correzione dei conti pubblici di 0,8 punti nel 2011 e 0,8 nel 2012. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha detto che se la manovra conterrà, oltre a tagli alla spesa anche rilancio della produttività, lotta all'evasione e tagli ai costi della politica, il giudizio degli imprenditori sarà positivo. Nella manovra, secondo Tremonti, sarà presente anche un sostegno al nuovo modello contrattuale decentrato. In sostanza il governo dovrebbe riproporre anche nel 2011 gli incentivi alla parte di salario legata alla produttività. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha confermato che non ci saranno interventi strutturali sulle pensioni "ma soltanto uno spostamento della erogazione della pensione". La manovra dovrebbe prevedere uno slittamento di sei mesi per il pensionamento dal 2011, fatti salvi i diritti acquisiti da chi ha 40 anni di contributi. Tremonti non ha fornito dettagli. Le misure lasciano scontenti anche i dipendenti di Palazzo Chigi. Alcune decine di persone hanno infatti accolto Tremonti all'uscita con fischi e 'booh'.
2010-05-25
24 Maggio 2010 POLITICA ECONOMICA Manovra, ecco il piano Si cerca intesa tra le parti Sprint finale per la manovra 2011-2012 che approderà domani pomeriggio in Consiglio dei ministri. Sono ore di consultazioni frenetiche per la messa a punto del menù delle misure che confluirà in un decreto legge. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, illustrerà la manovra stasera alla Consulta economica del Pdl e domani mattina vedrà, insieme con il premier Silvio Berlusconi, gli enti locali e le parti sociali prima del Cdm in programma alle 18. La bozza prende intanto forma: tra le modifiche dell'ultima ora scompare il condono edilizio, che avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato circa sei miliardi, ma resta la regolarizzazione degli oltre due milioni di immobili fantasma. "Non ci sarà nessun condono edilizio", ha assicurato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti confermando che l'entità della manovra sarà di 24 miliardi. "Bisogna mettere a catasto circa due milioni di unità immobiliari e questo sarà fatto", ha aggiunto Bonaiuti, che ha anche assicurato che "l'entità delle pensioni non si tocca, ma ci potrà essere un aggiustamento sulle finestre". Sembra esclusa, ma non è ancora certo, l'introduzione del ticket sanitario da 7,5 euro sulle visite specialistiche, ipotesi circolata nei giorni scorsi. Confermata la stretta sulle pensioni di invalidità anche se dovrebbe saltare il tetto di reddito per gli assegni di accompagnamento. Si rafforza il pacchetto anti-evasione con l'introduzione del nuovo redditometro, la stretta sulle compensazioni Iva e i limiti al pagamento in contanti. È previsto anche un giro di vite sui giochi clandestini. Sul capitolo pensioni la riduzione delle finestre di vecchiaia e anzianità a una unica potrebbe lasciare spazio a una diversa rimodulazione delle uscite. Sul fronte del pubblico impiego sembra confermato il blocco dei contratti per il triennio 2010-2012 (la misura colpirebbe anche il personale non contrattualizzato come magistrati, forze dell'ordine, militari e professori universitari) e quello del turnover. Più incerta la sforbiciata per gli stipendi dei dirigenti pubblici con un contributo di solidarietà del 10% sulle buste paga superiori agli 80-100mila euro. Si va verso una razionalizzazione degli enti di previdenza con la creazione di tre grandi poli. L'Inps, in cui dovrebbe confluire tutta la previdenza del settore privato, potrebbe assorbire l'Ipost (l'ente di assistenza dei lavoratori delle poste) e l'Enasarco (ente pensione di agenti di commercio e promotori finanziari). Più incerto il futuro dell'Enpals (lavoratori dello spettacolo). Nell'Inail, a cui farebbero capo assicurazioni e infortuni sul lavoro - potrebbero invece confluire l'Ipsema (l'ente di previdenza del settore marittimo) e l'Ispels (Istituto Superiore Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro). Per la previdenza del pubblico impiego resterebbe l'Inpdap.
24 Maggio 2010 CRISI Germania, drastico piano di austerity in vista La Germania sta preparando un drastico piano di austerity per i prossimi anni che prevede tagli per dieci miliardi di euro all'anno fino al 2016. Lo scrive il Financial Times che cita fonti vicine al governo tedesco, sottolineando che il piano di Berlino "è d'esempio all'Eurozona" e che le misure rappresentano uno shock per gli altri Paesi membri dell'area. Il programma di tagli dovrebbe basarsi su un aumento della pressione fiscale oltre che sulla riduzione della spesa, nonostante la precedente promessa fatta dalla coalizione di governo di ridurre le tasse.
2010-05-22 22 Maggio 2010 FINANZIARIA Mini rinvio per la manovra? Spunta il condono edilizio Sulla manovra biennale che marcia ormai verso i 27 miliardi si profila un mini-rinvio. Ma per chiuderla torna in campo l’idea di un mega-condono edilizio, che, da solo, varrebbe quasi un quarto del provvedimento, cioè circa 6 miliardi. Silvio Berlusconi vuole prendere tempo e per chiudere il cerchio in serata torna a confrontarsi col ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. La manovra lascerà in ogni caso il segno, ha spiegato il premier dopo l’incontro avuto a Roma con il presidente della Commissione Ue, Barroso, perché nei governi europei "c’è la piena consapevolezza di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità". Restano ancora da fissare molti contenuti. Fra le novità di giornata entrano una cura da almeno 2,5 miliardi (nel biennio) sulla sanità, una stretta fiscale sui fondi immobiliari, il parziale ritorno della tracciabilità dei pagamenti sopra una certa cifra, un incremento della fascia di reddito (da 3.500 a 5mila euro) per le pensioni "d’oro" che saranno sottoposte all’extra-prelievo del 10%, mentre per il taglio agli stipendi la soglia potrebbe essere abbassata da 100 a 80mila euro (sulle somme superiori scatterebbe la decurtazione). Un terzo della manovra (circa 9,2 miliardi) potrebbe venire poi dal nuovo sforzo chiesto a Regioni (4 miliardi nel biennio), Comuni (altri 4) e Province (1,2). Si torna poi a parlare, nella previdenza, di accorpamenti di enti per aggregarli solo attorno a Inps, Inpdap e Inail mentre, accanto alla caccia agli enti inutili, nel mirino potrebbero finire anche Isae, Isfol e Ice che potrebbero essere assorbiti dai ministeri di riferimento. Avanza, poi, più di un dubbio sulla realizzabilità del taglio del 10% ai maxi-stipendi pubblici (sopra 80mila euro). La misura richiede una riflessione perché, si fa notare, intervenire sulle retribuzioni di personale contrattualizzato potrebbe offrire profili d’incostituzionalità. Meno problemi creerebbe il taglio per magistrati, diplomatici e prefetti, che hanno stipendi agganciati a ministri e parlamentari, per i quali una riduzione è confermata e potrebbe anzi salire al 15% per seguire l’esempio spagnolo. Sul tavolo c’è anche un possibile taglio del Fua, fondo destinato a pagare i premi di merito nel pubblico impiego: ipotesi che sembra sfumare perché il ministro Renato Brunetta si è impuntato, osservando che si minerebbe "l’unica riforma targata Pdl" varata finora, quella della Pubblica amministrazione, visto che le altre sono di matrice Lega. Il quadro è ancora ingarbugliato, dunque. E il tempo stringe. Anche Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha parlato di "ore frenetiche". È soprattutto Tremonti a volerli accelerare, per mettersi al riparo dalle pressioni dei mercati. Berlusconi è invece per qualche giorno in più, anche perché vorrebbe riunire prima la Consulta economica del Pdl per non lasciare la "regia" solo a Tremonti e cercare la maggior collegialità possibile. La mediazione passerebbe anche per lo spacchettamento della manovra in 2: alcune misure subito per decreto, le altre in un ddl. Il nuovo redditometro, a esempio, scatterebbe solo da gennaio 2011, così come richiederà tempi lunghi il concordato in 3 tappe per regolarizzare le "case-fantasma" che non risultano al Catasto (pare siano quasi 2 milioni, con possibili entrate per 1-1,5 miliardi). Eugenio Fatigante
22 maggio 2010 FINANZIARIA Berlusconi: "Dalla manovra nessuna macelleria sociale" "Di fronte allo tsunami che sta mettendo a dura prova tutti i Paesi europei il solito partito dei pessimisti è tornato a farsi sentire e a diffondere le solite menzogne e veleni, attribuendo al nostro governo il proposito di varare a breve provvedimenti punitivi che sono per l'ennesima volta totalmente inventati". Lo afferma i presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un messaggio registrato ai Promotori della Libertà. Chiedo il vostro impegno: dovete sapere far sapere che non uno di questi fantasiosi provvedimenti di macelleria sociale di cui si legge su certa stampa in questi giorni risponde al vero. Noi stiamo lavorando in stretto contatto con le parti sociali. È assolutamente falso che sia alle viste un aumento delle imposte". Lo afferma i presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un messaggio registrato ai Promotori della Libertà. "Non verranno toccate - precisa Berlusconi - nè la sanità nè le pensioni, nè la scuola nè l'Università. È sicuro invece che il governo continuerà a mantenere i conti pubblici in ordine con una politica prudente, coniugando il rigore con l'equità e il sostegno alo sviluppo. E ripeto: non aumenteremo le tasse. Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani".
Il Papa: governi deboli contro le speculazioni "L'interazione etica delle coscienze", necessaria per affrontare la crisi economica, appare "troppo debole presso quei governanti che, a fronte di rinnovati episodi di speculazioni irresponsabili nei confronti dei Paesi più deboli, non reagiscono con adeguate decisioni di governo della finanza". Lo ha detto Papa Benedetto XVI ricevendo in udienza i partecipanti a un convegno promosso dalla Fondazione Centesimus Annus-Pro Pontifice. "La crisi e le difficoltà di cui al presente soffrono le relazioni internazionali, gli Stati, la società e l'economia, infatti – ha aggiunto il pontefice – sono in larga misura dovute alla carenza di fiducia e di un'adeguata ispirazione solidaristica creativa e dinamica orientata al bene comune, che porti a rapporti autenticamente umani di amicizia, di solidarietà e di reciprocità anche dentro l'attività economica". Senza questo, l'economia si ridurrebbe alla produzione di beni materiali, alimentando "consumismo, spreco, povertà e squilibri". "Come rilevavo nell'enciclica Caritas in veritate, uno dei maggiori rischi nel mondo attuale – ha citato Papa Ratzinger – è quello che all'interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l'interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umanò. Una tale interazione, ad esempio, appare essere troppo debole presso quei governanti che, a fronte di rinnovati episodi di speculazioni irresponsabili nei confronti dei Paesi più deboli, non reagiscono con adeguate decisioni di governo della finanza. La politica – ha ammonito – deve avere il primato sulla finanza e l'etica deve orientare ogni attività
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2010-09-07 CONTRO LA CRISI Obama annuncia 150 miliardi di dollari d'investimenti per grandi opere e ricerca 50 mld per strade e treni. Sconti fiscali per 100 miliardi di dollari in 10 anni alle aziende che investono CONTRO LA CRISI Obama annuncia 150 miliardi di dollari d'investimenti per grandi opere e ricerca 50 mld per strade e treni. Sconti fiscali per 100 miliardi di dollari in 10 anni alle aziende che investono Barack Obama (Ap) Barack Obama (Ap) WASHINGTON - Barack Obama torna in clima pre-elettorale. Parlando in maniche di camicia a una festa del sindacato di Milwaukee, in Wisconsin, a 58 giorni dalle elezioni di midterm, accusa i repubblicani "di saper dire solo no" e non fare nulla "per aiutare i lavoratori". "Anche quando sono d'accordo - attacca Obama - dicono sempre di no. Preferiscono guadagnare qualche punto prima delle elezioni, invece di risolvere i problemi. Noi diciamo, si possiamo, loro no, mai". Quindi, in occasione del "Labor Day", dopo aver annunciato un piano ambizioso di opere pubbliche, Obama rivendica il suo impegno quotidiano per ricostruire l'economia americana ancora in forte crisi. E per farlo, chiarisce Obama, bisogna sostenere la classe media, così come accadeva in passato, ai temi dei suoi nonni. "L'America non può avere una forte economia senza una forte 'middle class', senza assicurare opportunità di successo a chi - sottolinea il presidente - anche se di umili origini, vuole lavorare duro per garantire un futuro ai propri figli. È stato così ai temi dei miei nonni, tornerà ad esserlo anche in futuro". IL PIANO - Cinquanta miliardi di dollari in sei anni per le infrastrutture e cento miliardi in dieci per le imprese che fanno innovazione e ricerca. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, annuncia un piano straordinario contro la crisi. Come se non bastasse sono previsti sconti fiscali per 100 miliardi di dollari in 10 anni alle aziende che investono in ricerca. Ma da subito un grande piano d'infrastrutture, per 50 miliardi di dollari in sei anni, allo scopo di rilanciare il settore del trasporto su terra, in particolare l'alta velocità. Una pioggia di dollari pubblici per spronare l'economia statunitense ancora in crisi e soprattutto creare immediatamente nuovi posti di lavoro. È la ricetta del presidente Barack Obama che, a sole otto settimane dal voto di medio termine, si gioca tutte le sue carte per dare vigore a una crescita ancora debole. Sa bene che la sfida alle prossime elezioni di novembre si giocherà tutta sui temi economici e da oggi cercherà con tutte le sue forze di recuperare lo scarto, almeno 7 punti, che ancora divide i democratici dai repubblicani. Pagare i conti, mantenere il posto di lavoro, o trovarne uno nuovo per chi l'ha perso, sono queste le vere priorità degli americani. Il piano per essere attuato avrà bisogno del via libera del Congresso. Prevede la costruzione o il rinnovamento di oltre 240mila chilometri di strade, 200 chilometri di piste aeroportuali e circa 6mila chilometri di ferrovia per le nuove linee ad alta velocità. Uno sforzo che non rimarrà isolato. Il presidente dedicherà tutta la settimana a illustrare le sue proposte cercando di smuovere i sondaggi di popolarità che lo vedono ancora al 42%, il minimo storico da quando è stato eletto. IL PROGRAMMA - Dopo Milwaukee, il presidente sarà mercoledì a Cleveland, Ohio, e venerdì prossimo terrà una conferenza stampa tutta centrata su questi temi. La sua priorità assoluta è cercare di ridurre entro il 2 novembre quel 9,6%, che è il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti, anche correndo il rischio di aumentare il deficit pubblico. Redazione online 06 settembre 2010
2010-09-31 "L'euro è un successo straordinario, lo si è visto con la crisi economica". "Troppi Paesi individualisti e miopi Così il progetto europeo si ferma" Barroso: "Se le cose vanno bene è merito dei governi, altrimenti si accusa Bruxelles" "L'euro è un successo straordinario, lo si è visto con la crisi economica". "Troppi Paesi individualisti e miopi Così il progetto europeo si ferma" Barroso: "Se le cose vanno bene è merito dei governi, altrimenti si accusa Bruxelles" Emanuel Barroso (Ansa) Emanuel Barroso (Ansa) E' sicuro che insieme al presidente Usa Obama entro novembre riuscirà a varare nuove misure per regolare i mercati finanziari. E in Europa presto arriverà una governance economica in grado di controllare i budget e "introdurre sanzioni e incentivi per raggiungere stabilità e crescita". José Manuel Durão Barroso, l'unico presidente della Commissione europea dopo Delors al secondo mandato, è ottimista sul futuro del Vecchio Continente ma chiede ai governi comportamenti più convergenti e meno egoismi. Lunedì a Bruxelles è convinto che sull'immigrazione, alias caso-Rom, vincerà il buon senso per difendere libera circolazione e diritto alla sicurezza dei cittadini. Europa alla ricerca della sua identità. Mission impossible?
"Bisogna abituarsi alla doppia identità. Sulla prima pagina del "Corriere della Sera", faccio un piccolo esempio, c'è il simbolo dell'Europa ma è un giornale italiano. Non possiamo più pensare a una identità esclusiva, dobbiamo abituarci al concetto di identità multipla. Sommare due parti che devono diventare complementari: la diversity e l'unità". L'euro doveva creare questa identità. Non pensa che alla fine abbia creato dei problemi? "No. L'euro è un successo straordinario, ormai è la seconda valuta del mondo dopo il dollaro. E l'identità europea è cresciuta. Certo ci sono problemi con i deficit pubblici ma non oscurano i vantaggi che l'euro ha portato. Oggi l'Europa è uno dei mercati meglio integrati del mondo. Pensi cosa sarebbe successo se i Paesi europei avessero dovuto affrontare la crisi finanziaria ognuno con la sua moneta. Ognuno avrebbe fatto svalutazioni competitive. Per le piccole e medie aziende sarebbe stato un disastro. Senza euro e senza mercato unico alcuni Paesi non sarebbero riusciti a superare la crisi. Con opportuni aggiustamenti sulla stabilità interna tutti i governi ora devono difendere l'euro". Anche Obama ha chiesto un'Europa più forte. "E' molto importante che questa richiesta venga anche dall'esterno, dai nostri partner più importanti. Immaginatevi in un mondo globalizzato come oggi se la Francia, la Germania o l'Italia si dovessero muovere da sole. Non sarebbero in grado di proteggere i loro interessi. Ai 27 diversi governi nazionali oggi conviene trovare una visione comune". Con il presidente Usa lei si vedrà per un summit il 20 novembre a Lisbona. Può anticipare la sua agenda? "A dire la verità non c'è ancora una agenda definita. Sicuramente affronteremo i temi legati alla crescita e alla occupazione su entrambi i fronti atlantici. Così come discuteremo di politica estera a partire dall'Iran al Pakistan e il Medio Oriente. Il contributo comune sarà determinante". La scorsa settimana l'eurobarometro ha segnato un'altra flessione del 6% sulla fiducia nei confronti delle istituzioni europee. Non è un bel segnale. "Lo stesso eurobarometro chiede però una governance economica europea più forte. In ogni caso è normale che durante una crisi la fiducia dei cittadini scenda. Così quando l'economia cresce, aumenta anche la fiducia. Riconosco che occorre fare di più insieme per dare sicurezza ai consumatori e ai cittadini. Mi lasci però dire la verità: i problemi non si risolveranno fino a che ogni nazione non vede il progetto europeo come il suo progetto. Questo è il fatto. Bisogna difendere gli interessi dell'Europa rispettando la sussidiarietà. E invece non è così: quando le cose vanno bene è merito loro quando vanno male la colpa è di Bruxelles".
Lei continua a invocare una maggiore governance economica. Ma concretamente cosa bisognerebbe fare? "Prima di tutto le scelte di politica economica di ogni Paese devono essere coordinate insieme agli altri. Una strategia che alla fine è stata accettata. Non c'è altra strada credibile: andare avanti con la concertazione pur accettando le prerogative dei parlamenti nazionali. Così come bisogna coordinarsi per anticipare comportamenti virtuosi verso benchmark di eccellenza. I budget vanno messi sotto controllo e occorre introdurre sanzioni e incentivi più forti per raggiungere stabilità e crescita. Il rischio è di mettere in discussione l'assetto del welfare europeo. Naturalmente non si può più rimandare l'approvazione di una rigida agenda per regolare il settore finanziario. Stiamo lavorando per creare una architettura istituzionale che garantisca una maggiore supervisione. E' stata concordata nuova strategia Europa 20-20 per il rilancio di una crescita intelligente, innovativa e inclusiva". Dal rapporto Monti lei crede verranno approvate novità? "Penso di sì. Stiamo già lavorando per rimuovere una serie di ostacoli in grado di aumentare l'integrazione tra le varie economie. Entro settembre prenderemo delle decisioni". Però l'asse franco-tedesco è sempre più forte. E' inevitabile questa asimmetria? "Il problema è molto semplice. Noi non siamo gli Stati Uniti, la Cina o il Brasile. In Europa ci sono 27 nazioni ognuna con le sue differenze. La lezione fondamentale che ci ha fornito l'ultima crisi è che dobbiamo convergere di più verso l'equilibrio dei conti pubblici. Purtroppo non stiamo andando verso l'uniformazione dei bilanci".
Mettiamola così: la debolezza di Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda, i cosiddetti Pigs, può mettere in forse il futuro dell'euro o no? "Queste nazioni sono in reale difficoltà. Però la Grecia, per esempio, ha preso decisioni molto determinate e le altre sono pronte a seguire l'esempio. Non sono d'accordo con quella definizione sprezzante. Sono Paesi che stanno cambiando molto velocemente. E' una parola negativa che contiene molti pregiudizi". Dall'apice della crisi sono passati quasi due anni. Molti i progetti per riscrivere le regole finanziarie internazionali. Si è parlato addirittura di una nuova Bretton Wood. Ma non è successo niente. Perché? "Su questo fronte c'è troppa paura. Alcune promesse e impegni non sono state prese. Non per colpa dell'Europa che nel G20 ha combattuto per introdurre nuove e più ambiziose regole. A Toronto, per esempio, ci siamo spesi per cambiare le normative sulle transazioni internazionali. Ma alcuni Paesi si sono opposti. E' un errore pensare che nulla stia accadendo. Nel G20 sono stati fatti passi avanti per superare il protezionismo e promuovere la crescita. Cina e Usa compresi. Al vertice di novembre sono certo che a qualche conclusione arriveremo. Nonostante le difficoltà tecniche siamo molto vicini a costruire una nuova architettura finanziaria per regolare private equità, hedge fund, derivati. Forse non è abbastanza. Le divisioni comunque non sono solo in Europa ma in tutto il mondo".
Lunedì prossimo a Bruxelles affronterete il problema dell'immigrazione. Potrebbe trasformarsi, sotto la spinta della Francia e dell'Italia, in un vertice contro i rom? "Sono convinto di no. La nostra preoccupazione principale è di garantire la libera circolazione senza discriminazione. Non è una questione ideologica. Sia la destra che la sinistra sono impegnati a rispettarla. Naturalmente la libera circolazione non è incondizionata. Vanno rispettati anche i cittadini e il loro diritto alla sicurezza sviluppando contemporaneamente la promozione dell'integrazione. Con questo approccio equilibrato verrà rispettata la legge europea. Prevarrà il buon senso". Roberto Bagnoli 31 agosto 2010
Flessione dovuta soprattutto al ribasso dei prodotti energetici Inflazione in calo ad agosto Disoccupati stabili, inattivi record Istat: prezzi al consumo su base annua in crescita dell'1,6%, contro l'1,7% di luglio Flessione dovuta soprattutto al ribasso dei prodotti energetici Inflazione in calo ad agosto Disoccupati stabili, inattivi record Istat: prezzi al consumo su base annua in crescita dell'1,6%, contro l'1,7% di luglio MILANO - Inflazione in lieve calo ad agosto. Nel mese i prezzi al consumo in Italia sono aumentati dello 0,2% rispetto a luglio e dell'1,6% rispetto agosto 2009. Lo comunica l'Istat nella stima preliminare, ricordando che l'inflazione è in calo rispetto all'1,7% su base annua, registrato a luglio, soprattutto grazie al calo dei prodotti energetici e al generale rallentamento nel settore dei servizi. L'ANDAMENTO DELL'INFLAZIONE - "Sulla base dei dati finora pervenuti, continua l'Istat nella nota, gli aumenti congiunturali più significativi dell'indice per l'intera collettività si sono verificati per i capitoli comunicazioni (+1,2%), trasporti (+1%) e bevande alcoliche e tabacchi (+0,3 %). Variazioni nulle si sono registrate nei capitoli abitazione, acqua, elettricità e combustibili, Mobili, articoli e servizi per la casa, servizi sanitari e spese per la salute e istruzione. Variazioni congiunturali negative si sono verificate nei capitoli prodotti alimentari e bevande analcoliche, abbigliamento e calzature e servizi ricettivi e di ristorazione (per tutti e tre meno 0,1 per cento). Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli trasporti (+3,8%), Altri beni e servizi (+3,3%), istruzione (+2,5%), bevande alcoliche e tabacchi e abitazione, acqua, elettricità e combustibili (per entrambi + 2,4%). Una variazione nulla si è verificata nel capitolo ricreazione, spettacoli e cultura". DISOCCUPAZIONE ALL'8,4% - Il tasso di disoccupazione resta invece sostanzialmente stabile a luglio. Nel mese, sottolinea l'Istat, il tasso dei senza lavoro si fissa all'8,4%, in calo apparente rispetto all'8,5% di giugno, solo grazie agli arrotondamenti. Era infatti a 8,471% a giugno e a 8,422% a luglio, portando i senza lavoro a 2.105.000. Vola invece il numero degli inattivi a 14.948.000 con un aumento di 76 mila persona (+0,5%) rispetto a giugno 2010. Il livello degli inattivi - rileva l'Istat - raggiunto nel mese anche grazie all'effetto scoraggiamento, ovvero al fatto che le persone rinunciano a cercare un lavoro, è il più alto dall'inizio delle serie storiche (2004). Redazione online 31 agosto 2010
"Siamo ancora in fase di crescita, ma non al ritmo di cui ci sarebbe bisogno" Obama: "In economia non ho la bacchetta magica" Il presidente Usa esorta il Congresso ad approvare leggi essenziali, come quella sui prestiti alle piccole imprese * NOTIZIE CORRELATE * Obama a New Orleans: "Saremo con voi finché il lavoro non sarà completato" (29 agosto 2010) * Obama: "Abbiamo fatto progressi, ma la crisi non è finita" (16 agosto 2010) "Siamo ancora in fase di crescita, ma non al ritmo di cui ci sarebbe bisogno" Obama: "In economia non ho la bacchetta magica" Il presidente Usa esorta il Congresso ad approvare leggi essenziali, come quella sui prestiti alle piccole imprese Barack Obama (Epa) Barack Obama (Epa) WASHINGTON - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha affermato di non avere la "bacchetta magica" per risolvere i problemi dell'economia americana, per la quale si sono riaffacciati di recente segnali negativi. Nello stesso tempo Obama, in un'intervista alla Nbc, ha esortato il Congresso americano ad approvare provvedimenti a suo avviso essenziali, come quello sui prestiti alle piccole imprese, la cui approvazione continua a essere ritardata per l'ostruzionismo repubblicano. "L'economia è ancora in fase di crescita, ma non al ritmo di cui ci sarebbe bisogno", ha detto il capo della Casa Bianca. "C'è una moltitudine di misure che possiamo adottare. Nessun singolo elemento di questi è una panacea". MENO TASSE ALLE IMPRESE E ALLA CLASSE MEDIA - Barack Obama, aggiungendo che insieme al suo team di consiglieri economici sta valutando le misure da adottare per assicurare una crescita sia nel breve che nel lungo periodo, ha detto che "è necessario tagliare le tasse alle imprese e alla classe media". "Troppe imprese stanno ancora lottando, troppi americani sono ancora alla ricerca di un lavoro". Quando il Congresso riprenderà i lavori dopo la pausa estiva, ha aggiunto Obama rivolto ai giornalisti nel giardino delle Rose alla Casa Bianca, sará necessario varare nuove leggi in favore delle piccole imprese. "Sappiamo che negli ultimi mesi dell'anno scorso -ha detto il presidente Usa- il 60% delle perdite di posti lavoro era legato alle piccole imprese. Per questo -ha aggiunto- abbiamo approvato 8 differenti sgravi fiscali per le piccole imprese e abbiamo lavorato per l'estensione del credito nei loro confronti. Ma dobbiamo fare di più", ha concluso Obama. Redazione online 30 agosto 2010
2010-08-28 la spesa per invalidità, vecchiaia e pensioni ai superstiti è invece la più alta nell'ue Italia all'ultimo posto in Europa per le spese per la famiglia e la maternità Dati del ministero dell'Economia: impieghiamo l'1,4% del Pil, contro il 2,5% della Francia il 2,8% della Germania la spesa per invalidità, vecchiaia e pensioni ai superstiti è invece la più alta nell'ue Italia all'ultimo posto in Europa per le spese per la famiglia e la maternità Dati del ministero dell'Economia: impieghiamo l'1,4% del Pil, contro il 2,5% della Francia il 2,8% della Germania (Emblema) (Emblema) MILANO - In Italia si spende per famiglia e maternità l'1,4% del Pil (dati 2009), uno dei livelli più bassi in Europa anche se rispetto al 2007 (1,2%) il trend è leggermente in ascesa: è quanto si evince dalla Relazione sulla situazione economica del Paese, pubblicata dal ministero dell'Economia. Il dato comparato tra i vari Paesi più aggiornato risale al 2007, anche se, come detto, la Relazione offre "un aggiornamento al 2009 dei soli dati relativi all'Italia" dai quali emerge che lo scorso anno la spesa per la famiglia è salita all'1,4%. Non disponendo dei dati comparati per il 2009 non si sa se con quello 0,2% in più l'Italia ha scalato qualche posto della classifica, dalla posizione di coda, ma è evidente che questo risultato resta ancora lontano dal 3,7% di spesa sul Pil registrato in Danimarca o dal 3% in Svezia. In ogni modo, pur escludendo i Paesi scandinavi che hanno una tradizione di welfare di un certo peso, l'1,2-1,4% dell'Italia resta lontano anche dal 2,5% della Francia, per fare un esempio, o del 2,8% della Germania, dove in ogni caso si spende il doppio per la famiglia rispetto al nostro Paese. Per quanto riguarda invece la quota di spesa nell'ambito di tutte le prestazioni di protezione sociale, l'Italia tra i 27 Paesi europei precede solo la Polonia: nel nostro Paese, infatti, la quota per la famiglia e la maternità, nell'ambito della spesa per welfare, pesa il 4,7% (in Polonia il 4,5%). Mentre la media complessiva dei Paesi europei è dell'8%. LA SUDDIVISIONE DELLA SPESA PER IL WELFARE - La spesa per invalidità, vecchiaia e pensioni ai superstiti è invece più elevata (17,1%) che negli altri Paesi: la media dei 15 è pari infatti al 14% e quella dei 27 è del 13,7%. Non solo, ma la quota di spesa per queste voci è pari nel nostro Paese al 67,1% del totale prestazioni, contro il 54% della media dei 15 Paesi. Con riguardo alla malattia, l'Italia si colloca su un livello di spesa in rapporto al Pil (6,7%) inferiore alla media dei 15 (7,6%) e dei 27 (7,4%). Per le altre spese sociali, invece, il nostro Paese presenta percentuali meno elevate o in alcuni casi simili agli altri, tranne Malta e Polonia per famiglia e maternità, e Bulgaria, Polonia e Romania, nonché i tre Paesi baltici per disoccupazione (0,5% del Pil). Per quanto riguarda infatti la disoccupazione, la spesa dell'Italia è inferiore alla media dei 27 di 0,8 punti di Pil, così come quella per famiglia e maternità. Redazione online 28 agosto 2010
trichet: "affrontare il problema del debito" Bernanke: "Crescita lenta nel 2010, ma la Fed farà di tutto per assicurare la ripresa" Il presidente Fed: "L'economia Usa ha rallentato più del previsto e il suo rilancio è lungi dall'essere raggiunto" trichet: "affrontare il problema del debito" Bernanke: "Crescita lenta nel 2010, ma la Fed farà di tutto per assicurare la ripresa" Il presidente Fed: "L'economia Usa ha rallentato più del previsto e il suo rilancio è lungi dall'essere raggiunto" Ben Bernanke (Ap) Ben Bernanke (Ap) MILANO - La Fed farà tutto il possibile per assicurare la ripresa economica: il Fomc (la sigla sta per il Federal Open Market Committee, il comitato federale del mercato aperto e indica il comitato che regola la politica monetaria della Fed) è pronto a fare di più se sarà necessario. Lo afferma il presidente della Fed Ben Bernanke. RIPRESA MENO VIGOROSA DEL PREVISTO - Bernanke ha spiegato che la ripresa negli Usa di recente è stata "meno vigorosa di quanto ci aspettassimo" ma ci sono le "precondizioni" per un'accelerazione nel 2011 anche se nel secondo semestre dell'anno è possibile un rallentamento rispetto al primo. La Fed ha comunque gli strumenti necessari per sostenere la crescita e combattere la disinflazione - ha aggiunto Bernanke - che al momento come al momento ci sono bassi rischi per "un'indesiderabile inflazione o disinflazione". L'economia statunitense ha rallentato più del previsto e il suo rilancio è "lungi dall'essere raggiunto" ha spiegato ancora il presidente della Federal Reserve al convegno annuale della Banca centrale Usa che si sta tenendo a Jackson Hole, nel Wyoming. Il mercato del lavoro Usa è più debole rispetto alle attese ha detto ancora Bernanke. La maggiore preoccupazione - ha spiegato il presidente della Fed- è l'elevato tasso di disoccupazione e questo perchè "un'alta disoccupazione non solo ha costi pesanti per chi non ha lavoro e per le loro famiglie, ma pone anche rischi alla sostenibilità della ripresa con i suoi effetti sui redditi delle famiglie e sulla fiducia". LA REAZIONE DELLE BORSE - L'intervento di Bernanke, non faceva bene alle Borse europee che, in linea con Wall Street, passavano in terreno negativo. L'indice Stxe 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, cedeva, dopo le sue parole di oltre mezzo punto percentuale, con Milano e Madrid facevano registrare la corrente di vendite più consistente. Successivamente però le borse europee tornavano in territorio positivo trainate proprio da Wall Street. Di seguito, la chiusura degli indici dei titoli guida delle principali piazze del Vecchio Continente: Londra +0,89% - Parigi +0,93% - Francoforte +0,65% - Madrid +1,44% - Milano +0,42% - Amsterdam +0,90% - Stoccolma +1,27% - Zurigo +0,84%. Bene anche Wall Street: alla fine il Dow Jones sale dell'1,66% a 10.151,71 punti, il Nasdaq avanza dell'1,65% a 2.153,63 punti mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso dell'1,66% a 1.064,60 punti. TRICHET - Dopo Bernanke interveniva il presidente della Bce Jean-Claude Trichet . Per il capo del board di Francoforte le maggiori economie industrializzate devono affrontare subito il problema della riduzione del debito, o rischiano un "decennio perduto" senza crescita come accaduto in Giappone. "Qualcuno ha suggerito - ha spiegato Trichet sempre a Jackson Hole - di ignorare gli attuali squilibri finanziari e concentrarci solo sul breve termine. Piuttosto che sulla riduzione del debito - è stato detto - si potrebbe incoraggiare la spesa per sostenere la crescita". "Io - ha spiegato Trichet di fronte alla platea di banchieri centrali ed economisti fra cui il presidente della Fed - credo che seguire questa strada sarebbe molto pericoloso per le nostre economie. C'è un esempio molto chiaro delle conseguenze della scelta di convivere con il debito: è il Giappone degli anni Novanta", il "decennio perduto" risultato della scelta di mantenere per anni un sistema bancario "molto fragile". Redazione online 27 agosto 2010(ultima modifica: 28 agosto 2010)
L’inflazione prossima ventura L’inflazione prossima ventura Il martello e il trapano li ha già usati quando ha inondato il mercato di liquidità, ha acquistato titoli "tossici" dalle banche e ha ridotto quasi a zero il costo del denaro. Ora, continuando a rovistare nella cassetta degli attrezzi della politica monetaria alla ricerca di qualcosa che possa aiutare un’economia Usa sempre debolissima, Ben Bernanke ha tirato fuori qualche altro cacciavite, delle pinze, una chiave inglese: le misure aggiuntive predisposte dalla Federal Reserve indicano la sua volontà di non tirarsi indietro davanti a una ricaduta che potrebbe essere molto pericolosa, ma non basterà certo l’annunciato acquisto di titoli del Tesoro a lungo termine a mettere il turbo all’economia. Il capo della Fed si dice convinto che il Paese non cadrà nella deflazione e scommette che, dopo il rallentamento di questi mesi, il 2011 sarà un anno di ripresa, anche se anemica. Ma poi fa capire che, se l’America si troverà sull’orlo di una nuova recessione, la Banca centrale si esporrà molto di più: "Useremo strumenti non convenzionali ". Accantonata la vecchia cassetta degli attrezzi, potrebbe arrivare il momento del martello pneumatico del quantitative easing (un ricorso ancora più audace all’acquisto di obbligazioni immobiliari di dubbio valore per ridare fiato al mercato della casa) e, forse, anche quello della sega circolare dell’inflazione. Per ora Bernanke, stando alla descrizione di uno che lo conosce bene come l’ex "numero due" della Fed, Alan Blinder, ha le mani parzialmente legate da altri governatori del "board" della Banca centrale Usa che, nelle condizioni attuali, non vogliono aumentare ulteriormente l’esposizione di un Istituto che negli ultimi due anni si è assunto rischi da hedge fund. Ma l’ex professore di Princeton sa che, costretto a navigare senza mappe in un mare sconosciuto, deve essere pronto a osare. Anche perché l’enorme mole di stimoli messi in campo dal governo ha probabilmente evitato il peggio, ma ha molto appesantito i conti del Tesoro senza riattivare quel meccanismo della crescita necessario per assorbire l’elevata disoccupazione ma anche per diluire il debito pubblico nel rapporto col volume di ricchezza prodotta dal Paese. Il dato del secondo trimestre comunicato ieri (crescita ridotta ad un deludente 1,6%) indica che c’è ancora da stringere i denti: e la buona reazione di Wall Street e delle altre Borse indica che gli analisti si aspettavano anche di peggio. In queste condizioni e con quegli squilibri commerciali con l’Asia che non accennano ad essere riassorbiti nemmeno in una fase di drastico contenimento dei consumi Usa, l’obiettivo immediato rimane quello di arrestare la caduta del mercato immobiliare, il fattore numero uno dell’impoverimento della società americana e della perdita di dinamismo della sua economia. Ma cresce anche l’allarme per la stabilità finanziaria di un governo federale gravato da un debito pubblico ormai imponente e assai difficile da contenere con tagli di spesa e aumenti delle tasse contro i quali i repubblicani stanno già alzando barricate. Bernanke ieri ha detto che fissare un obiettivo di inflazione superiore a quello ritenuto compatibile con la stabilità dei prezzi sarebbe "inappropriato nelle attuali circostanze". Se il cappio del debito pubblico diventerà soffocante, allentarlo con la tassa dell’inflazione, certamente iniqua ma in buona parte "invisibile " e in larga misura pagata dai detentori stranieri di dollari, potrebbe essere la via d’uscita meno cruenta per l’America. Massimo Gaggi 28 agosto 2010
"ma per alcuni aspetti è messa meglio di altri Paesi" Barroso: "Crisi, l'Italia ha grosse difficoltà su debito pubblico e deficit" Il presidente della Commissione Ue: "Credo che su questo ci sarà molto da lavorare per ripristinare la fiducia" "ma per alcuni aspetti è messa meglio di altri Paesi" Barroso: "Crisi, l'Italia ha grosse difficoltà su debito pubblico e deficit" Il presidente della Commissione Ue: "Credo che su questo ci sarà molto da lavorare per ripristinare la fiducia" Josè Manuel Durao Barroso (Reuters) Josè Manuel Durao Barroso (Reuters) MILANO - Un chiaro avvertimento che arriva dal presidente della Commissione Ue Josè Manuel Durao Barroso. L'Italia, sul fronte della crisi, "per alcuni aspetti è messa meglio di altri Paesi: ha un sistema bancario solido, non ha problemi di debito privato, un livello di concorrenza forte in diversi settori, un livello di disoccupazione stabile". L'AVVERTIMENTO - Ma, avverte il presidente della Commissione Europea, l'Italia ha "grosse difficoltà sul debito pubblico e sul deficit di bilancio, e credo che su questo ci sarà molto da lavorare per ripristinare la fiducia". L'EUROPA E LA CRISI - Barroso mostra in ogni caso prudenza sull'esito della crisi in Europa. "La situazione rimane volatile - ha detto interpellato sugli ultimi dati Usa sul Pil e sugli effetti della crisi in Europa e Italia - ma penso che stiamo andando in una direzione migliore. Alcune misure prese dagli Stati membri vanno nella giusta direzione. Possiamo guardare al futuro con fiducia, senza riposare sugli allori". Redazione online 27 agosto 2010
matteoli: "l'apertura dell'Italia alla concorrenza è inevitabile" Esplode la guerra dei treni tra Ntv e Fs Moretti: "Concorrenti avvantaggiati". La società di Montezemolo: "E' lui che ritarda lo sviluppo del Paese" matteoli: "l'apertura dell'Italia alla concorrenza è inevitabile" Esplode la guerra dei treni tra Ntv e Fs Moretti: "Concorrenti avvantaggiati". La società di Montezemolo: "E' lui che ritarda lo sviluppo del Paese" L'ad delle Fs Mauro Moretti (Imagoeconomica) L'ad delle Fs Mauro Moretti (Imagoeconomica) MILANO - Il confronto sul campo avverrà solo tra un anno. Ma, la guerra, almeno a parole, è già scoppiata. Ntv non ci sta e replica con una dura nota alle affermazioni di martedì a Rimini dell'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti. Che aveva dichiarato: "In nessun altro Paese al mondo ci sarebbe stata la possibilità di avere certificati di sicurezza e licenze come è accaduto in Italia. I nostri concorrenti sono stati avvantaggiati". Moretti si lamentava della disparità di trattamento tra l'Italia e la Francia che ancora impedisce l'ingresso della concorrente, la "sua" Trenitalia, sul suolo francese. La risposta di Ntv però non si è fatta attendere. In una nota la società che ha tra i suoi azionisti Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle sottolinea: "Il progetto di Ntv procede nel totale rispetto delle direttive, delle leggi e delle norme stabilite in sede europea e nazionale, con buona pace dell'ingegner Moretti". Per Ntv le dichiarazioni di Moretti "hanno superato ogni limite e ci impongono quindi di precisare, con la massima fermezza che il progetto di Ntv procede nel totale rispetto delle regole. E' l'ingegner Moretti che ritarda lo sviluppo del Paese. La nostra società - si legge nella nota - ha sempre evitato ogni polemica con il gruppo Fs, nella convinzione che le stesse non siano mai d'aiuto alla realizzazione dei nuovi progetti". LA POSIZIONE DEL GOVERNO - A dire il vero fin dalla giornata di martedì il governo si era smarcato dalle affermazioni di Moretti e per bocca del ministro dei Trasporti Altiero Matteoli aveva spiegato: "l'apertura dell'Italia alla concorrenza è inevitabile, che piaccia o meno a un ministro, all'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, che piaccia a chiunque, è un obbligo". Una presa di posizione molto apprezzata da Ntv che nella nota a firma dell'amministratore delegato Giuseppe Sciarrone conclude: "La società ha molto apprezzato le dichiarazioni del ministro Matteoli che ha ribadito l'impegno suo e del Governo all'avvio in Italia di una sana concorrenza nel settore dei servizi ferroviari". Redazione online 25 agosto 2010(ultima modifica: 26 agosto 2010)
2010-08-25 Debiti, i Comuni superano lo Stato Conti in rosso da Torino a Catania I dati dei magistrati contabili. Nel 2008 disavanzo per 220 amministrazioni locali Debiti, i Comuni superano lo Stato Conti in rosso da Torino a Catania I dati dei magistrati contabili. Nel 2008 disavanzo per 220 amministrazioni locali ROMA - Si fa presto a dire debito pubblico. Perché nell'Italia dove gli enti locali aspirano a conquistare sempre maggiore autonomia, c'è debito e debito. Innanzitutto quello statale, che quest'anno raggiungerà il 118,4% del Prodotto interno lordo. Enorme: ricevuto in eredità certamente da decenni di finanza allegra, anche se chi l'ha ereditato ci ha poi messo del suo. Ma avreste mai detto che i Comuni sono ancora più indebitati dello Stato? Eppure, se sono veri i dati recentemente pubblicati dalla Corte dei conti, le cose stanno proprio così. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Cavicchi) Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Cavicchi) Secondo i magistrati contabili, nel 2008 i debiti municipali ammontavano a 62 miliardi di euro, senza però considerare il Campidoglio. L'esposizione del Comune di Roma era talmente elevata che il governo aveva deciso di separare la situazione pregressa dalla gestione ordinaria, con il risultato di assimilarlo agli "enti di nuova costituzione". Calcolando anche l'indebitamento della capitale l'ammontare dei debiti "propri" dei Comuni italiani avrebbero superato di slancio i 70 miliardi di euro, cioè il 120% delle entrate correnti, un dato che in qualche modo si può assimilare al "fatturato comunale". Si tratta di oltre 1.100 euro per ogni cittadino italiano. Abbastanza per far sorgere seri dubbi sulla sua sostenibilità. Anche perché, sono sempre calcoli della magistratura contabile presieduta da Luigi Giampaolino, se si considera un Comune alla stessa stregua di un'impresa e si paragona il suo bilancio ai conti aziendali, si scopre che il costo di questo debito è ben superiore al risultato economico: è pari, esattamente, al 108% dell'avanzo delle amministrazioni, cioè degli "utili" al netto degli interessi. Questo significa che molti enti locali devono fare letteralmente i salti mortali per far fronte agli impegni finanziari. E non tutti ci riescono. Nel 2008 i Comuni che si sono trovati tecnicamente in disavanzo per questo motivo sono stati ben 220. Nell'elenco degli enti che si sono trovati in una situazione di "squilibrio" più o meno La Reggia di Caserta (Ansa/Fusco) La Reggia di Caserta (Ansa/Fusco) pesante, anche nomi blasonati. C'è per esempio il Comune di Alessandria, 149 milioni di debiti. Come pure quello di Cesenatico. Poi Pistoia, Viareggio, Orvieto. Per non parlare di alcune città meridionali, come Caserta che con un indebitamento di 129 milioni ha archiviato il 2008 con uno squilibrio di bilancio di quasi 22 milioni di euro, o Foggia, che ha chiuso in passivo per 19 milioni avendo accumulato 128 milioni di debiti. E Aprilia, che se nel 2008 ha registrato un "disavanzo" di 7,7 milioni di euro, si trovava in una situazione di squilibrio ininterrottamente dal 2004. Non un record, certamente, se si considera che il Comune di Giarre, nella Provincia di Catania, era "squilibrato" senza soluzione di continuità addirittura dal 2001. Questa situazione è senza dubbio la conseguenza della facoltà di ricorso al mercato da diversi anni ormai concessa agli enti locali i quali rivendicavano sempre maggiore autonomia finanziaria. Con la conseguenza negativa, in molti casi, di trovarsi imprevedibilmente ad aver fatto il passo più lungo della gamba: per ingenuità, faciloneria, o semplicemente perché i soldi servivano e lo Stato aveva tagliato le risorse. Esito frequente, quello di dover mettere una toppa talvolta peggiore del buco, magari ricorrendo ai famigerati derivati. Tutto questo, però, con il rischio di andare incontro alla bancarotta soltanto a parole. Nel 2008 il governo è intervenuto per "salvare", questo fu il termine utilizzato nell'occasione, i Comuni di Roma e Catania. Il primo era stato guidato da un'amministrazione di centrosinistra fin dal 1993, sindaci due candidati premier ulivisti come Francesco Rutelli e Walter Veltroni e aveva accumulato debiti per oltre 8 miliardi di euro (che sarebbero stati successivamente certificati dalla giunta di centrodestra in quasi 10 miliardi) prevalentemente per ripianare i deficit delle aziende di trasporto locale. Il secondo era stato invece da lungo tempo amministrato dal centrodestra: sindaco il medico di fiducia di Silvio Berlusconi, Umberto Scapagnini. Il suo successore Raffaele Stancanelli, dello stesso partito, ha denunciato al suo arrivo una situazione letteralmente catastrofica, con un deficit spaventoso e un debito che veleggiava verso il miliardo di euro: 3 mila euro e oltre per ogni abitante. Scrisse una lettera drammatica a Berlusconi e venne accontentato con un provvedimento che stanziava 140 milioni di euro per la sua città: nella stessa legge era previsto anche un finanziamento di 500 milioni per Roma. Da sottolineare che non soltanto il Comune di Catania ha evitato la bancarotta, ma pure che l'ex sindaco Scapagnini, il quale aveva lasciato al suo compagno di partito Stancanelli una città in quelle condizioni, ha avuto in premio un seggio al Senato. Una veduta di Torino (Ap) Una veduta di Torino (Ap) Situazioni limite, come del resto quella di Taranto. Ma che la dicono lunga sul rischio che possono correre anche le casse dello Stato a causa dei debiti comunali. Ma quali sono gli enti locali più esposti? Va da sé che ha poco senso il valore assoluto. Il debito va visto in rapporto agli abitanti: diversamente il Comune di Roma sarebbe di gran lunga in cima alla graduatoria. Invece, secondo la Fondazione Civicum, il Comune più indebitato in relazione al numero dei residenti sarebbe Torino. Nel 2008 ogni torinese avrebbe avuto sulle spalle una esposizione di 5.564 euro, con una lieve diminuzione rispetto ai 5.771 di un anno prima. Un livello giustificato dai grandi investimenti che la città ha dovuto sostenere per l'organizzazione di grandi eventi come le Olimpiadi invernali del 2006, ma che comunque lo stesso Comune ha rettificato, rigettando la tesi secondo cui sotto la Mole avrebbero più debiti rispetto a Roma e Milano. Secondo una analisi compiuta nel 2006, quindi prima che scoppiasse il "caso" dell'indebitamento della capitale, l'agenzia di rating Standard&Poor's aveva analizzato i conti delle principali città italiane arrivando alla conclusione che Milano aveva un debito pro capite di 2.782 euro, superiore a quello di 2.426 euro dei romani. Secondo Civicum, che ha esaminato i dati del 2008 (con esclusione però di quelli di Roma) l'esposizione dei milanesi avrebbe raggiunto due anni dopo ben 4.012 euro. E il capoluogo lombardo sarebbe secondo soltanto a Torino, precedendo Potenza (2.774), Napoli (2.739), Genova (2.735) e Ancona (2.085): tutti Comuni attestati al di sopra della media. Fra le principali città italiane, quella più virtuosa risultava, per Civicum, Modena: appena 357 euro per abitante. Un terzo dei debiti che aveva il Comune immediatamente precedente, La Spezia (1.156 euro). Sergio Rizzo 25 agosto 2010
I compensi delle star | La polemica di Verro (Pdl) e Rizzo Nervo (Pd) "Troppi soldi alla Clerici" Proteste dai consiglieri Rai Alla conduttrice 1,8 milioni all'anno. Tra pochi giorni la firma I compensi delle star | La polemica di Verro (Pdl) e Rizzo Nervo (Pd) "Troppi soldi alla Clerici" Proteste dai consiglieri Rai Alla conduttrice 1,8 milioni all'anno. Tra pochi giorni la firma MILANO - Di tutta la tornata dei rinnovi dei contratti in Rai è stato senza dubbio il più tormentato. Ma anche ora che mancano pochi giorni alla sigla definitiva dell'accordo che legherà per due anni Antonella Clerici alla tv pubblica, i malumori nei corridoi di Viale Mazzini non si soffocano. A ridosso di Ferragosto, dopo una estenuante trattativa durata più di due mesi, si è arrivati a stabilire per la conduttrice un compenso di 1,8 milioni di euro l'anno, a fronte di una richiesta di 2 milioni. Antonella Clerici (Ansa) Antonella Clerici (Ansa) "La Clerici è stata irriconoscente verso la Rai", ha sentenziato ieri, senza giri di parole, il consigliere Antonio Verro (Pdl), motivando: "Non ho gradito il tira e molla. L'azienda è stata molto aperta e ha spalancato le porte a "La prova del cuoco". Dalla Clerici mi sarei aspettato maggiore riconoscenza e senso di responsabilità tenendo conto della difficile situazione economica che sta attraversando il servizio pubblico". L'amarezza nel cda è bipartisan. Anche Nino Rizzo Nervo (Pd) non ha apprezzato la richiesta della conduttrice di aumentare il suo cachet (quello in scadenza era di circa 1 milione e mezzo e comprendeva anche la conduzione del Festival di Sanremo), "deluso dal fatto che un'artista cresciuta e maturata in Rai non si sia resa conto del momento che sta attraversando l'azienda. Mi sarei aspettato maggior collaborazione: il suo contratto è stato quello che ha creato le maggiori difficoltà. A un certo punto della trattativa mi sono anche domandato: ma se noi non lo rinnoviamo, la Clerici cosa fa la prossima stagione televisiva?". Intende dire che non è indispensabile per la Rai? "Il ragionamento vale per lei come per chiunque altro. Non dimentichiamo che con la Isoardi "La prova del cuoco" non ha diminuito ascolti o ricavi pubblicitari. La forza è del format e del marchio". Se questa è la logica perché avete accettato l'accordo? "Perché si gioca sempre sulla difensiva per non perdere un'artista. Ma dobbiamo renderci conto che le aziende che fanno tv sono poche e hanno loro la maggior forza contrattuale. Dovremmo calmierare i cachet degli artisti che con le loro richieste non considerano il mercato". Come mai esiste questa distorsione? "Perché non si rischia, appunto. Nemmeno sui nuovi volti, non si fa vivaio. Ma non dimentichiamo che uno come Bonolis è partito dalla tv dei ragazzi. Io avrei adottato la linea del contenimento dei costi complessivi, riconfermando tutti vecchi contratti ma decurtati del 15%. Anche a costo di perdere qualcuno". Nonostante le stoccate, la linea ufficiale espressa della direzione generale sul contratto Clerici è quella del "lieto fine": "L'intesa ha rispettato pienamente il mandato affidato al dg Mauro Masi dal cda Rai ed è stata raggiunta con soddisfazione di entrambe le parti". Ma basta davvero poco per capire che è più che altro una facciata. Chiara Maffioletti 25 agosto 2010
2010-08-23 Le nuove regole Cedolare secca. E l'inquilino diventa un controllore fiscale In caso di evasione del proprietario, la denuncia può portare a sconti sul canone. La mappa delle riduzioni Le nuove regole Cedolare secca. E l'inquilino diventa un controllore fiscale In caso di evasione del proprietario, la denuncia può portare a sconti sul canone. La mappa delle riduzioni MILANO - Con l'introduzione delle nuove norme fiscali sulla cedolare secca, l'inquilino ha tutto l'interesse di verificare se il suo contratto di locazione è registrato e che lo sia per la cifra realmente pagata. La norma infatti introduce un'inedita forma di conflitto di interessi tra chi possiede la casa e chi la occupa: lo schema di decreto legislativo prevede che se il Fisco viene a scoprire la mancata o l'incompleta registrazione di un contratto di locazione applicherà, oltre a una sanzione tributaria che può arrivare al 400% della cedolare secca, anche l'adeguamento automatico del contratto, che si presumerà iniziato alla data dell'accertamento tributario e avrà la durata normale di quattro anni automaticamente rinnovati di altri quattro alla prima scadenza. Il canone sarà pari a tre volte la rendita e con adeguamento annuo all'indice Istat ridotto al 75%.
LE CONSEGUENZE CONCRETE - In concreto ciò significa per l'inquilino, che per salvaguardare i suoi diritti si trasformi in informatore, poter pagare dalla metà a un quinto rispetto ai canoni di mercato. Se proprio vogliamo dare una media, partendo dal presupposto del Fisco, secondo il quale la media dei canoni di mercato si aggira attorno a 8 volte la rendita catastale, significa pagare quasi due terzi in meno. Abbiamo effettuato un computo su due case reali a Milano: il primo è un bilocale di circa 50 metri in zona residenziale servita dalla metropolitana: si affitta a 800 euro al mese e ha un valore catastale di 780 euro: con la riduzione automatica il canone mensile scenderebbe a 195 euro. Un trilocale in centro da 90 metri paga 2000 euro al mese e vale per il fisco 2100 euro; con la mannaia sul contratto il canone scenderebbe a 525 euro... In realtà il Fisco ha molti modi per venire a conoscere se una casa è affittata senza registrazione: ad esempio controllando l'intestazione delle utenze, ma si tratta di procedure lunghe e che avvengono solo a campione: la "perfidia" della norma sta nel fatto che l'inquilino potrà effettuare una segnalazione alla Guardia di finanza o all'Agenzia delle entrate. Il cittadino lo può già fare oggi ad esempio quando non riceve uno scontrino da un negoziante, ma qui sono in ballo interessi molto più concreti. Nella realtà del mercato bisognerà poi verificare quanto gli inquilini saranno informati dei loro diritti e quanto saranno disposti a rinunciarvi per quieto vivere.
SERVE O NON SERVE? - Nelle locazioni residenziali urbane almeno nelle grandi città il fenomeno dell'evasione totale dell'Irpef derivante dagli affitti è un fenomeno abbastanza raro, o meglio è raro il caso in cui si provi a non registrare del tutto il contratto (anche perché l'inquilino a quel punto potrebbe anche smettere di pagare); il caso più diffuso è quello di accordi che mascherino la reale entità del contratto, con pagamenti parzialmente in nero o altri escamotage di dubbia legittimità come finte vendite di mobili: anche in questi casi l'inquilino intraprendente ha con le nuove norme un'arma per farsi abbassare il canone. Il provvedimento invece rischia di servire a ben poco per le locazioni di breve durata (come quelle turistiche o a studenti) dove l'evasione è un fenomeno massiccio: se l'inquilino non ha interesse a restare per anni nella casa non ha nei fatti nessun guadagno nel fornire informazioni alle autorità sul proprietario: se infatti il contratto venisse ricondotto alle condizioni standard delle locazioni residenziali, il canone si ridurrebbe ma ci si assumerebbe anche l'obbligo di riconoscere sei mesi di preavviso al proprietario qualora si voglia lasciare la casa prima di quattro anni. Gino Pagliuca 22 agosto 2010(ultima modifica: 23 agosto 2010)
IL CASO Il teologo e Segrate "Risposta insufficiente, a un passo dall'addio" Legge "ad aziendam", Mancuso replica all'editore * NOTIZIE CORRELATE * Scheda - Le tappe della vicenda Mondadori IL CASO Il teologo e Segrate "Risposta insufficiente, a un passo dall'addio" Legge "ad aziendam", Mancuso replica all'editore Vito Mancuso, 47 anni,docente di Teologia alla facoltà di Filosofia all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano Vito Mancuso, 47 anni,docente di Teologia alla facoltà di Filosofia all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano MILANO - Le parole della Mondadori non sono bastate a Vito Mancuso per dissipare il "caso di coscienza" che lo arrovella da quando ha saputo i dettagli di quella che è stata ormai definita la "legge ad aziendam", la norma (di cui tutte le aziende nelle stesse condizioni possono beneficiare) che ha permesso al colosso di Segrate di sanare una controversia con il fisco lunga vent'anni pagando non i 350 milioni di euro reclamati, ma soltanto 8,6. Ieri, la casa editrice ha risposto con una lettera in cui viene contestata la ricostruzione fatta dal vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini, all'origine del "manifesto" di Mancuso pubblicato sabato. "Una risposta che non mi convince affatto - dice Mancuso al Corriere -. Lasciamo perdere la questione formale per cui si rivolge a me con "Caro Mancuso" e poi la firma è genericamente Arnoldo Mondadori Editore. Nel merito la lettera ribadisce che la Mondadori ha vinto due gradi di giudizio ma poi in sostanza si dice che la strada maestra è stata quella di ricercare il male minore e quindi chiudere il contenzioso. A me sembra che la strada maestra, per tutelare l'onorabilità dell'azienda ed essere al di sopra di ogni sospetto, cosa fondamentale per chi ha una missione civica e culturale come quella editoriale, fosse aspettare che quelle sentenze di assoluzione venissero confermate in Cassazione. Insomma: 8,6 milioni di euro sono molto meno di 350, ma comunque sono troppi per un innocente". Mancuso sembrerebbe a un passo dal lasciare la Mondadori, avendo, tra l'altro, già un incarico come direttore di collana per Fazi. "Quello non ha niente a che vedere con la questione. Come consulente il mio rapporto con la Mondadori era già chiuso da tempo. Ciò che mi preme ora è il mio rapporto con loro come autore. È su questo che sto decidendo". Anche perché il nuovo libro è pronto: "Ne ho parlato davanti al pubblico di Anteprima, il festival di Pietrasanta organizzato dal gruppo, l'ho presentato ai venditori, c'è la copertina. Però a questo punto non so che cosa farò. C'è un contratto, è vero. So anche cosa c'è in gioco: da un parte un rapporto professionale con persone competenti a cui voglio bene, la più importante casa editrice italiana, in cui sono entrato con fatica e che mi onora mettendomi nel suo catalogo. Dall'altro però c'è un problema etico, civile che non posso ignorare". Mancuso spera che lo aiuti il confronto con gli altri autori che ha direttamente chiamato in causa nel suo manifesto, firme come Augias, Prosperi, Saviano, Zagrebelski, Citati, Fusini, "autori che hanno questa doppia appartenenza, da una parte il rapporto con Repubblica, dall'altra quello con Mondadori che, a questo punto, a me pare difficile da conciliare. Per ora l'unica che ha ribadito in modo netto di non voler mettere in discussione il suo rapporto con Mondadori è stata Michela Marzano. Mi interessa molto anche sapere che cosa scriverà Eugenio Scalfari. Io non prevedo nè auspico nulla. Non mi aspetto un esodo, faccio soltanto un discorso pubblico e aspetto le reazioni". Corrado Augias, che del suo rapporto con Mondadori vuole parlare con il pubblico di Mantova, dove presenterà il suo nuovo libro I segreti del Vaticano, ha dei dubbi anche sull'efficacia di una fuga di massa da Mondadori: "Certo, l'uscita di dieci autori porterebbe un danno economico all'azienda, ma credo che non sposterebbe molto dal punto di vista della democrazia. Il vero problema è il conflitto di interessi, anche perché ancora oggi molte persone non sanno esattamente di che cosa stiamo parlando". E sulla legge ad personam come "clamorosa epifania del conflitto di interessi" sono intervenuti ieri il senatore del Pd Vincenzo Vita, Giuseppe Giulietti del Gruppo misto, il portavoce dell'Italia dei Valori Leoluca Orlando. Cristina Taglietti 23 agosto 2010 2010-08-21 In quattro anni è aumentata del 21,7% Vola la spesa per le pensioni di invalidità Al Sud il 58,5% di invalidi in più rispetto al Nord. Peso tributario annuo: 7.359 euro a persona e meno servizi In quattro anni è aumentata del 21,7% Vola la spesa per le pensioni di invalidità Al Sud il 58,5% di invalidi in più rispetto al Nord. Peso tributario annuo: 7.359 euro a persona e meno servizi (Epa) (Epa) MILANO - Vola la spesa per le pensioni di invalidità: nel 2009 risulta nel bilancio dello Stato un esborso di 15,504 miliardi di euro, il 18,7% in più rispetto ai 13,054 miliardi del 2008. In quattro anni, dal 2005 al 2009, la spesa per le pensioni di invalidità è aumentata del 21,7%. Dopo la piccola battuta d'arresto del 2006, nei tre anni successivi la spesa è sempre risultata in aumento. È quanto risulta dall'ultima Relazione generale sulla situazione economica del Paese messa a punto dal ministero dell'Economia. INVALIDITÀ - Sui 2,6 milioni di trattamenti complessivi, poco meno della metà (1,1 milioni) viene erogata al Sud e alle Isole. Su ogni cento abitanti al Sud ci sono 5,5 pensionati di invalidità, che nella maggior parte dei casi percepiscono anche altri assegni, contro i 3,47 del Nord. Al Sud risultano il 58,5% in più di pensionati di invalidità rispetto al Nord. Per le sole pensioni, escluse cioè le indennità di accompagnamento, in testa alla classifica c'è la Campania con 124.354 assegni. PESO TRIBUTARIO - Intanto la Cgia (Confartigianato) di Mestre stima in 7.359 euro il peso tributario annuo di ciascun italiano, considerando solo tasse, imposte e tributi. Tra i principali Paesi dell`area euro solo la Francia ha un peso tributario maggiore (10.776 euro). I tedeschi versano invece 6.919 euro a persona, ma ricevono 9.171 euro pro capite l`anno in termini di spesa sociale, mentre gli italiani tra sanità, istruzione e protezione sociale ricevono solo 8.023 euro, vale a dire 2.753 euro in meno della Francia e 1.148 euro in meno della Germania. "Non c'è giustizia ed equità nel continuare a pagare più degli altri avendo in cambio servizi più scadenti in qualità e quantità", commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre. Redazione online 21 agosto 2010
2010-08-18 il caso "Poveracci" sui mega-yacht, indagini su cento imbarcazioni Disoccupati scoperti sulle barche. Finanza in azione da Positano a Sapri:controlli per scoprire i veri padroni SALERNO— Nullatenenti e disoccupati. Con l’unico torto di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ecco chi c’era sui potenti yacht e mega-yacht controllati dai militari della sezione operativa navale della Guardia di Finanza di Salerno agli ordini del capitano Alessandro Furnò nella fascia costiera che si estende da Positano a Sapri. Mica vip danarosi come il cantante Vasco Rossi e l’attore Massimo Boldi, finiti anche loro nei giorni scorsi nell’analoga azione di accertamento anti-evasione. O l’ex manager della Renault di Formula Uno, Flavio Briatore, Solo poveracci, dalle dichiarazioni dei redditi irrisorie, presumibilmente prestanome di imprenditori e professionisti che in questo modo eludono il fisco o, peggio ancora, fanno affari d’oro con la malavita organizzata. Il blitz, che si inserisce in uno specifico piano straordinario nazionale d’intesa con l’Agenzia delle Entrate finalizzato alla determinazione del reddito delle persone fisiche, è scattato tra i porti di Amalfi, Maiori, Agropoli, Acciaroli, Palinuro, Scario, Camerota e Policastro e ha coinvolto circa cento persone e altrettante imbarcazioni riconducibili molto probabilmente a società di charter fittiziamente costituite all’unico scopo di nascondere il vero utilizzatore. Ma c’è anche il sospetto che dietro la titolarità di società di charter che offrono servizi di noleggio di imbarcazioni di lusso ci sia invece l’uso esclusivamente privato per eludere in parte le tasse dovute. I finanzieri sono intervenuti con veri e propri posti di blocco mentre le barche di lusso erano in acqua e non ormeggiate in rada. In questo modo è stato più semplice poter individuare le persone a bordo con relativo equipaggio. Nè è stato possibile sottrarsi ai controlli come può accadere quando gli yacht sono ancorati e a bordo non c’è nessuno. "La cosa che ci ha maggiormente colpito - spiega il colonnello Alberto Catone, comandante regionale del reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza - è che su panfili e motoscafi anche di venticinque metri abbiamo trovato persone che non avevano reddito o con reddito bassissimo". Ora tutto sta a capire chi c’è dietro questi improbabili armatori. Tutti i dati raccolti saranno ora trasmessi ai reparti territorialmente competenti per gli ulteriori sviluppi di natura fiscale che consentiranno di individuare e circoscrivere nuovi fenomeni di evasione ed elusione fiscale. Secondo Contribuenti.it il 64% degli yacht che circolano in Italia, sono intestati a nullatenenti, o ad arzilli prestanomi ultraottantenni o a società di comodo, italiane o estere per evadere le tasse. "Finalmente dopo le nostre numerose denunce anche l’Agenzia delle Entrate ha iniziato a verificare le numerose società di noleggio nautico – afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it – speriamo che estenda il raggio di azione anche alle società estere, in particolar modo a quelle residenti in paradisi fiscali". Gabriele Bojano 18 agosto 2010
La storia La Cina alza la posta: se volete le risorse, producete da noi Missili, computer e auto Pechino blinda il controllo sui 17 minerali dell'hi-tech Il rapporto dell'agenzia Usa: siamo subalterni La potenza monopolista Nella Repubblica Popolare il 97% delle risorse necessarie alla Us Army, Toyota, Nokia o Apple La storia La Cina alza la posta: se volete le risorse, producete da noi Missili, computer e auto Pechino blinda il controllo sui 17 minerali dell'hi-tech Il rapporto dell'agenzia Usa: siamo subalterni La potenza monopolista Nella Repubblica Popolare il 97% delle risorse necessarie alla Us Army, Toyota, Nokia o Apple MILANO - Se qualcuno vuole sapere dove va il mondo, può prendere nota di un indizio: i tank della Us Army sono "made in China". Non solo i carri armati, lo sono anche i missili intelligenti che inseguono il bersaglio. E con quelli anche alcuni dei radar militari più sofisticati o i motori ibridi degli incrociatori della Marina. Ovviamente non tutto di questi armamenti prodotti da grandi gruppi Usa come Lockheed Martin, Northrop Grumman o General Dynamics è "made in China". Vengono da lì solo quelle piccole, invisibili componenti magnetiche che consentono a queste tecnologie di funzionare. Si tratta di 17 elementi della tavola periodica dai curiosi nomi come lutezio, ittrio, scandio, europio o neodimio. Sono le materie prime del futuro, quelle alla base di gran parte delle tecnologie più promettenti del ventunesimo secolo: dalle auto ibride, alle pale eoliche, agli smartphone.
Shanghai Stock Exchange (Ansa) Shanghai Stock Exchange (Ansa) Una loro qualità minerale è che esercitano un magnetismo resistente ad altissime temperature. Ma la particolarità strategica più vistosa è che il 97% della produzione globale di questi materiali viene dalla Cina. Sia per uso commerciale, che per le tecnologie militari. E Pechino mostra tutte le intenzioni di far leva sul suo potere di mercato in questo campo per obbligare il resto del mondo ad accettare le proprie condizioni: queste comportano non solo un trasferimento netto di capitali, ma anche di lavoro e soprattutto di segreti industriali dall'Occidente verso la Repubblica Popolare. I rapporti di forza in questo campo sono tutti a favore della Cina, nota un rapporto dell'aprile scorso del Government Accountability Office (Gao) dell'amministrazione Usa. Senza questi 17 elementi rari della terra, non è possibile produrre niente di tutto ciò che oggi dà speranza all'industria più avanzata. Il neodimio per esempio è l'elemento essenziale per la produzione di batterie e motori delle auto ibride o elettriche, per l'hardware dei computer, per i cellulari e per le telecamere. In campo militare, con l'ossido neodimio sono composti i magneti che azionano le ali direzionali dei missili di precisione. Con l'europio e l'ittrio si producono invece le fibre ottiche e le lampadine "verdi", lo scandio è la materia prima dell'illuminazione da stadio, mentre il prometio serve per i macchinari medicali di ultima generazione. Da Philips a Siemens, da Toyota a Nokia, a Hewlett Packard a Apple, fino a Sony e Canon: nessuna grande multinazionale delle democrazie industriali può produrre i propri beni più preziosi senza rifornirsi in Cina di questi 17 materiali rari. Senza, la vita sarebbe diversa. Il problema è che la Cina non vende, o vende sempre meno e a condizioni sempre più difficili: anziché esportare gli elementi, vuole che far produrre in Cina le tecnologie estere che li integrano. Secondo quanto riferisce il rapporto del Gao al Senato Usa, il monopolio di Pechino in questo campo in realtà è frutto della lungimiranza del governo più che della dotazione di materie prime. In Cina si trova il 37% delle riserve conosciute di questi 17 elementi, nell'ex Urss il 18%, negli Stati Uniti il 12%. Ma la Russia non ha i mezzi per l'estrazione e l'America negli ultimi 12 anni l'ha bloccata (a Mountain Pass, in California) in nome della tutela ambientale. I minerali rari sono infatti spesso uniti a sostanze radioattive e le miniere inquinano le acque dell'area circostante: in una democrazia nessuno le vuole avere vicino a casa propria. Servono tecnologie di tutela dei minatori, investimenti elevati, complesse autorizzazioni, tutto ciò di cui la Cina non si interessa. Anche se volesse, l'America avrebbe bisogno di altri 15 anni per rilanciare l'estrazione (e a costi ben più alti che in Cina).
Da qui il potere di Pechino sulle materie prime del futuro, che il governo ora usa come una leva sul resto del mondo. In primavera ha alzato i dazi all'export al 25%, a luglio ha tagliato le quote delle vendite all'estero del 72% per il 2010. L'anno prossimo esporterà solo il 60% del fabbisogno globale e, per il resto, propone alle multinazionali di venire a produrre dove si trova la materia prima. Per capire perché lo faccia, basta seguire le proteste di Siemens, Basf, General Electric: accusano il governo di Wen Jiabao di rubare metodicamente il know-how dei suoi "ospiti". Federico Fubini 18 agosto 2010
2010-08-17 n particolare versati rimborsi iva per 4 miliardi Fisco: rimborsi per 6 miliardi di euro E' questo l'ammontare delle somme restituite a cittadini e imprese fino al 31 luglio scorso in particolare versati rimborsi iva per 4 miliardi Fisco: rimborsi per 6 miliardi di euro E' questo l'ammontare delle somme restituite a cittadini e imprese fino al 31 luglio scorso MILANO - Ha toccato quota 6 miliardi di euro l'ammontare delle somme restituite quest'anno dall'Agenzia delle Entrate ai contribuenti fino al 31 luglio 2010. A beneficiare dei rimborsi di imposte e bonus sono stati circa un milione tra lavoratori dipendenti e pensionati, professionisti e imprese. Da un punto di vista numerico, il dato più rilevante riguarda le imposte dirette con oltre 783 mila rimborsi eseguiti dall'Agenzia delle entrate principalmente a favore delle persone fisiche. Per ciò che riguarda gli importi, invece, la parte del leone la fa l'Iva con ben 4 miliardi di euro riconosciuti a lavoratori autonomi e aziende. IMPOSTE DIRETTE - I rimborsi relativi a imposte dirette e bonus, destinati a cittadini e imprese, nei primi sette mesi del 2010 hanno fatto registrare l’erogazione di oltre 1,7 miliardi di euro, contribuendo di riflesso a incrementare la liquidità disponibile a famiglie e aziende. Nel dettaglio, si tratta di rimborsi richiesti con le dichiarazioni presentate fino al 2008 e riferibili, quindi, in parte all’anno d’imposta 2007 e in parte agli anni precedenti. "Nuova liquidità - prosegue la nota dell'amministrazione fiscale - è stata assicurata anche alle aziende, ditte individuali incluse, in riferimento ai rimborsi Iva richiesti. In totale, infatti, questi rimborsi hanno consentito l'immissione di liquidità a favore delle imprese per oltre 4 miliardi di euro". Infine, a favore dei contribuenti non residenti, sempre restando in materia di imposta sul valore aggiunto, sono stati effettuati oltre 32mila rimborsi, per una cifra totale che supera i 138 milioni di euro. Redazione online 16 agosto 2010(ultima modifica: 17 agosto 2010)
2010-08-12 LA COMPAGNIA TRAVOLTA DA 480 MILIONI DI DEBITI Tirrenia: il tribunale fallimentare dichiara l'insolvenza. Traghetti a rischio La società assicura sul sito: collegamenti garantiti, ma i sindacati proclamano due giorni di sciopero il 30 e 31 * NOTIZIE CORRELATE * L'avviso sul sito della Tirrenia: regolari i collegamenti programmati * Il guasto alla "Clodia", migliaia di turisti fermi per ore a Civitavecchia (8 ago 10) * Il sito dell'Adoc, associazione dei consumatori LA COMPAGNIA TRAVOLTA DA 480 MILIONI DI DEBITI Tirrenia: il tribunale fallimentare dichiara l'insolvenza. Traghetti a rischio La società assicura sul sito: collegamenti garantiti, ma i sindacati proclamano due giorni di sciopero il 30 e 31 Un traghetto della Tirrenia (Ansa) Un traghetto della Tirrenia (Ansa) ROMA - Il tribunale fallimentare di Roma ha dichiarato lo stato di insolvenza per Tirrenia. Si apre quindi per la società la strada della procedura di amministrazione straordinaria nel solco della legge Marzano. Tocca ora al commissario straordinario, Giancarlo D’Andrea, traghettare la compagnia verso la privatizzazione, anche attraverso la cessione di singoli asset aziendali. Un'eventualità osteggiata dai sindacati che si oppongono ad ogni ipotesi di "spezzatino". La compagnia sembra davvero in tempesta e sulle migliaia di turisti che quest'estate hanno prenotato i passaggi sulle sue navi soffia il vento della protesta: la Uiltrasporti ha già proclamato uno sciopero il 30 e il 31 agosto, proprio nei giorni di rientro dei vacanzieri dalle isole. La Filt-Cgil ha ribadito la necessità di un incontro "urgente" con il governo e affermato che in assenza di un confronto verrà proclamato lo "sciopero". I SINDACATI: "TENIAMO UNITA LA FLOTTA" - La legge Marzano, mette in guardia la Filt-Cgil, non può essere "un alibi per disgregare la flotta in quanto fornisce tutti gli strumenti ed i tempi necessari affinché sia assicurata la continuità e la salvaguardia del valore produttivo di Tirrenia". No dunque allo "smembramento" di navi e linee. Mentre la Uiltrasporti si riserva di presentare ricorso in Appello contro la decisione del tribunale di Roma sullo stato di insolvenza. Una convocazione da parte di Palazzo Chigi ancora non c’è ma l’incontro potrebbe tenersi, secondo quanto si apprende, nell’ultima settimana del mese, a partire dal 23 agosto. L'annuncio sul sito web della Tirrenia L'annuncio sul sito web della Tirrenia CAOS COLLEGAMENTI - Da Civitavecchia a Cagliari, da Arbatax a Genova, da Napoli a Palermo, nei porti potrebbe essere il caos. Basti pensare all'emergenza provocato in soli due giorni nel porto di Civitavecchia dal guasto ai motori della nave "Clodia", lo scorso 6 e 7 agosto. Ma sul suo sito internet, la Tirrenia assicura: "Saranno effettuati con regolarità tutti i collegamenti programmati e pubblicati sugli orari stampati e sul sito". Anche se si premunisce: "In caso di imprevedibili eventi di natura tecnica..." sarà cura della società "informare tempestivamente gli utenti". I lavoratori temono che la società non possa pagare i salari. Gravata da 480 milioni di euro di debiti, con 44 navi nella flotta, ha 4 mila marittimi in organico. E intanto l'Adoc, l'associazione dei consumatori, è pronta ad assistere i passeggeri Tirrenia, anche legalmente, qualora si presentassero problemi di trasporto, di ritardo, o di inadempienze rispetto agli obblighi che derivano per coloro che hanno acquistato biglietti della Tirrenia e delle società collegate. GLI IMPRENDITORI INTERESSATI ALL'ACQUISTO - Proseguono intanto le manifestazioni di interesse degli armatori. L’ex presidente di Confitarma, Nicola Coccia, ha invitato i big dell’armamento italiano come "Moby, Grandi Navi Veloci, Grimaldi, Snav", a formare una cordata mirata al salvataggio di Tirrenia. Coccia è anche azionista di Mediterranea Holding, la società che stava per acquisire la compagnia poco prima che il governo chiudesse senza esito la gara di privatizzazione mettendola, almeno per il momento, fuori gioco. Mediterranea, di cui la Regione Siciliana è socio di maggioranza, sarebbe già al lavoro per una nuova offerta. In campo anche il patron di Moby, Vincenzo Onorato, che ha già dichiarato il suo interesse per Tirrenia, ma non per Siremar. I tempi sono stretti: il 30 settembre è la data fissata dall’Ue per la privatizzazione. AGITAZIONI SINDACALI -Un presidio spontaneo dei lavoratori Tirrenia è in corso dal primo pomeriggio di giovedì al terminal Traghetti del Porto di Genova. Per venerdì, sono previste assemblee sindacali a partire dalle ore 9 indette con i lavoratori amministrativi di Tirrenia che potranno eventualmente decidere ulteriori iniziative per il pomeriggio. Il segretario generale della Filt Cgil, Franco Nasso afferma: "Dando di fatto piena applicazione alla legge Marzano che regolamenta le procedure di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, per Tirrenia si apre una nuova fase che non può essere condotta in modo sciagurato e non trasparente come fino ad ora ha fatto il Governo". "Sono indispensabili - chiede il numero uno della Filt - da parte della Presidenza del Consiglio e del commissario straordinario immediati impegni e programmi precisi a tutela dell'occupazione di tutti i lavoratori". Redazione online 12 agosto 2010
2010-08-06 IL PATTO DI STABILITÀ mette in ginocchio le amministrazioni locali Comuni: debiti per oltre 62 miliardi Allarme della Corte dei Conti per la crescita degli squilibri finanziari degli enti locali. Nelle province è aumentato di 11,5 miliardi IL PATTO DI STABILITÀ mette in ginocchio le amministrazioni locali Comuni: debiti per oltre 62 miliardi Allarme della Corte dei Conti per la crescita degli squilibri finanziari degli enti locali. Nelle province è aumentato di 11,5 miliardi MILANO - Gli enti pubblici hanno risentito della politica finanziaria di rigore volta al risanamento finanziario. Cresce il debito dei Comuni e raggiunge la cifra di 62 miliardi di euro. Cresce ancor di più, rispetto all’esercizio precedente, il debito delle Province attestandosi ad 11,5 milairdi di euro. A lanciare l'allarme è la Corte dei Conti in una relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali nel biennio 2008-2009. "Il debito finanziario dei Comuni - si legge nella relazione della Corte dei conti sulla gestione finanziaria degli enti locali relativa agli esercizi 2008-2009 e di recente trasmessa al Parlamento- supera i 62 milardi di euro e cresce limitatamente rispetto al precedente esercizio. Più spinta è la crescita del debito delle province che raggiunge quasi 11,5 miliardi. La sostenibilità del debito, considerando sia il peso degli interessi sia quello delle quote capitale risulta nel complesso dei comuni critica, in quanto parte dell'onere è coperto con risorse di natura straordinaria". Cresce pure il numero degli enti locali in disavanzo: nel 2008 sono di numero crescente (da 63 a 82 enti) rispetto agli esercizi precedenti e l'ammontare del disavanzo complessivo aumenta di oltre il 20%. "La situazione - si legge nella nota dei giudici contabili - non appare nel complesso incoraggiante, risultando in aumento gli enti interessati e le situazioni di alcuni di essi appaiono allarmanti". L'obiettivo del patto di stabilità è stato "sostanzialmente conseguito" nel corso del 2009, ma a risentirne maggiormente è stata la spesa d'investimento. Gli enti di autonomia territoriale, osserva la Corte dei Conti, "sono stati coinvolti nella politica di rigore volta al risanamento finanziario dei conti pubblici". OBIETTIVI RAGGIUNTI - Per il raggiungimento degli obiettivi perseguiti, la principale linea direttrice è stata costituita dal rispetto del "patto di stabilità interno" che agli enti locali assegnava principalmente il compito di controllare la crescita della spesa corrente e di quella in conto capitale. L'obiettivo è stato "sostanzialmente conseguito nel complesso del comparto delle autonomie locali, anche se ne ha risentito maggiormente la spesa d'investimento". La situazione complessiva è quindi "peggiore di quella del 2008 e molti comuni delle classi di popolazione meno numerose risultano inadempienti". Si sono dispiegati solo "parzialmente" gli effetti della riforma del titolo V della Costituzione, mentre "stenta ad avviarsi il "federalismo fiscale" dal quale potrebbe derivare una maggiore responsabilità di entrata e di spesa". Per gli enti locali si evidenzia quindi "una difficile situazione complessiva, con maggiori difficoltà rispetto all'esercizio precedente anche a fronte di un apporto ridotto delle entrate correnti proprie che continuano a decrescere". Resta infine "sempre arduo lo stretto controllo della spesa corrente, ma - rileva l'indagine - l'assenza dei rinnovi dei contratti del personale contribuisce al contenimento". Redazione Online 06 agosto 2010
2010-08-04 dopo l'estate, passerà all'esame della Conferenza Stato-Regioni e del Parlamento Federalismo fiscale, primo via libera La cedolare secca sugli affitti al 20% Sì del Cdm al provvedimento, che prevede anche la tassa unica per i Comuni. Il Pd: avvantaggia solo redditi alti * NOTIZIE CORRELATE * Il vademecum: ecco i consigli per risparmiare G. Pagliuca dopo l'estate, passerà all'esame della Conferenza Stato-Regioni e del Parlamento Federalismo fiscale, primo via libera La cedolare secca sugli affitti al 20% Sì del Cdm al provvedimento, che prevede anche la tassa unica per i Comuni. Il Pd: avvantaggia solo redditi alti (Milestone Media) (Milestone Media) MILANO - Primo via libera del Consiglio dei ministri al decreto attuativo del federalismo fiscale riguardante il fisco municipale. Dopo la pausa estiva, il testo approvato dal governo passerà all'esame della Conferenza Stato-Regioni e del Parlamento per poi tornare al Consiglio dei ministri per l'ok definitivo. Il provvedimento prevede la tassa unica per i Comuni e una cedolare secca sugli affitti al 20 per cento. IL CHIARIMENTO DI CALDEROLI - Al termine del Cdm, l'entità della cedolare secca è stata al centro di un piccolo giallo. Nella bozza arrivata sul tavolo dei ministri l'aliquota era stata fissata al 25%. Al temine dei lavori, invece, il ministro per le Politiche Agricole Giancarlo Galan ha parlato del 22 per cento mentre il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha dichiarato: "Io mi ricordo il 20%, ma non vorrei sbagliare". Alla fine è stato il ministro leghista Roberto Calderoli a fare chiarezza. La cedolare secca sugli affitti è stata fissata al 20% a decorrere dal primo gennaio 2011, ha specificato. L'aliquota - ha aggiunto - riguarderà le normali locazioni e non quelle agevolate. L'esponente del Carroccio ha anche reso noto che l'aliquota sulla compravendita degli immobili sarà dell'8% sulle seconde case e del 2-3% sulle prime case. L'Imu scatterà dal 2014. CRITICHE DAL PD - Il Pd critica comunque il provvedimento, sostenendo che la cedolare secca sugli affitti "avvantaggia soprattutto i redditi più alti, mentre per quelli più bassi l'effetto paradossale è di determinare un aumento della tassazione rispetto alla norma attuale, che prevede abbattimenti fino al 30 per cento dei redditi imponibili per i canoni calmierati". PRIMA FASE - Il provvedimento approvato in Consiglio dei ministri a fase di avvio (triennale) del federalismo municipale prevede che i Comuni ricevano il gettito dei tributi immobiliari, che manterranno fino ad allora l'assetto attuale. Dal 2014, invece, saranno introdotte nell'ordinamento fiscale due nuove forme di tributi propri: un'imposta municipale propria e un'imposta municipale secondaria facoltativa. Il testo, si legge nella nota di Palazzo Chigi, devolve ai Comuni, relativamente agli immobili ubicati nel loro territorio, il gettito derivante da alcune imposte tra cui l'imposta di registro, ipotecaria e catastale, l'Irpef relativa ai redditi fondiari (escluso il reddito agrario), l'imposta di registro e di bollo sui contratti di locazione relativi ad immobili, i tributi speciali catastali, le tasse ipotecarie, la nuova cedolare secca sugli affitti. Vengono stabilite misure finalizzate a rafforzare la capacità di gestione delle entrate comunali e ad incentivare la partecipazione dei Comuni all'attività di accertamento tributario. Il decreto istituisce inoltre l'imposta cosiddetta "cedolare secca sugli affitti", un regime fiscale che il proprietario di immobili locati avrà facoltà di scegliere in alternativa a quello attuale. A decorrere dall'anno 2011 il canone di locazione relativo ai contratti stipulati per immobili ad uso abitativo, e relative pertinenze affittate congiuntamente all'abitazione, potrà essere assoggettato, se il locatore così deciderà, a questa nuova imposta sostitutiva dell'Irpef e delle relative addizionali, nonchè dell'imposta di registro e dell'imposta di bollo sul contratto di locazione. La cedolare secca potrà essere applicata anche ai contratti di locazione per i quali non sussiste l'obbligo di registrazione. SECONDA FASE - Nella seconda fase dell'attuazione del federalismo fiscale municipale - si legge ancora nella nota - a partire dal 2014, per il finanziamento dei Comuni ed in sostituzione delle attuali, saranno introdotte nell'ordinamento fiscale due nuove forme di tributi propri: un'imposta municipale propria ed un'imposta municipale secondaria facoltativa. La prima sostituirà, per la componente immobiliare, l'imposta sul reddito delle persone fisiche e le relative addizionali per i redditi fondiari relativi ai beni non locati, l'imposta di registro, l'imposta ipotecaria, l'imposta catastale, l'imposta di bollo, l'imposta sulle successioni e donazioni, le tasse ipotecarie, i tributi speciali catastali e l'imposta comunale sugli immobili; essa non si applicherà al possesso dell'abitazione principale. L'imposta municipale secondaria facoltativa, invece, potrà essere introdotta, anch'essa dall'anno 2014 e con esclusione degli immobili ad uso abitativo, per sostituire una o più delle seguenti forme di prelievo: la tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche, il canone di occupazione di spazi ed aree pubbliche, l'imposta comunale sulla pubblicità e i diritti sulle pubbliche affissioni, il canone per l'autorizzazione all'installazione dei mezzi pubblicitari, l'addizionale per l'integrazione dei bilanci degli enti comunali di assistenza. CONSOB - Slitta ancora, nel frattempo, la nomina del presidente della Consob. Secondo quanto si apprende, il tema non è stato affrontato in Cdm che, per le votazioni in aula alla Camera, aveva tempi stretti. La nomina del presidente della Consob è fatta dal presidente del Consiglio su proposta del ministro dell'Economia e, dopo essere stata vagliata dall'esecutivo, passa all'esame delle commissioni parlamentari competenti che esprimono un parere. Redazione online 04 agosto 2010
Cedolare affitti, inquilini e proprietari ecco i consigli per risparmiare La doppia strategia: punizioni più severe a chi evade, possibili sgravi a chi è in regola Vademecum Cedolare affitti, inquilini e proprietari ecco i consigli per risparmiare La doppia strategia: punizioni più severe a chi evade, possibili sgravi a chi è in regola Arriva da subito la cedolare secca sugli affitti. Si applicherà dal 2011, sarà su base volontaria, e avrà un'aliquota del 25%. Per i contratti a canone agevolato nei centri ad alta densità abitativa il prelievo sarà al 20%. È quanto prevede l'ultima bozza del decreto sul federalismo fiscale comunale che domani approva al Consiglio dei Ministri. Il nuovo tributo scatterà praticamente da subito assorbendo anche le imposte di bollo e registro, ma il proprietario potrà decidere di mantenere la vecchia modalità di tassazione Irpef. MILANO—La classica tecnica del bastone e della carota: la vuole usare il Fisco con i proprietari di case renitenti a dichiarare gli introiti percepiti da abitazioni in affitto, con le novità legislative previste dal quarto decreto attuativo del federalismo fiscale. Sul bastone è presto detto: saranno inasprite le sanzioni per i proprietari che evadono le imposte, con penali fino a duemila euro per le somme non dichiarate e fino al 400% sulle imposte evase. Quanto alla carota: i proprietari che affittano a canone libero dal prossimo anno potranno optare tra la tassazione attuale e una cedolare secca del 25%, che andrebbe a sostituire l’Irpef (comprese le addizionali regionale e comunale), l’imposta di registro e i bolli. Con le regole attuali l’imposizione fiscale sulle locazioni prevede l’imponibilità ai fini Irpef dell’85% del canone annuo percepito, cui si aggiunge il 2% a titolo di imposta di registro (la metà è carico dell’inquilino). Ipotizziamo un contribuente con un’aliquota marginale Irpef, comprese le addizionali, del 42%, e che affitti una casa a 700 euro al mese: oggi paga 3.330 euro di imposte oltre all’Ici; con le nuove regole il suo esborso scenderebbe a 2.100 euro, cui comunque andrebbe aggiunta l’Ici. Il risparmio sarebbe di 1200 euro all’anno. Con aliquote marginali più basse e su canoni ridotti rispetto a quelli dell’esempio il risparmio si ridurrebbe ma rimarrebbe interessante, anche se il sospetto è che molti proprietari continuerebbero a preferire ancora l’esborso zero. La legge sulle locazioni prevede un trattamento fiscale di favore per i contratti concordati: si tratta di locazioni effettuate, nelle grandi città, a canoni calcolati sulla base di parametri individuati di comune accordo tra le associazioni dei proprietari e i sindacati inquilini. Il proprietario di casa che concede la sua abitazione seguendo questo percorso normativo ottiene con le regole attuali un ulteriore sconto del 30% sull’imponibile Irpef, che quindi viene pagata sul 59,5% (ovvero l’85% standard meno un ulteriore 30%). Con le nuove norme il proprietario che invece optasse per la cedolare secca si vedrebbe applicata un’aliquota del 20%. Per restare al nostro esempio precedente, su un affitto da 700 euro al mese l’imposizione annua complessiva calcolata è di 2.230 euro mentre con la cedolare il carico scenderà a 1680 euro, con un vantaggio di 450 euro. Nei fatti quindi si ridurrà il vantaggio fiscale dei contratti concordati, perché se con le norme attuali a parità di canone si ottenevano, per restare sempre al nostro esempio, risparmi di 1.100 euro (2.230 euro contro 3.330), con la cedolare il gap scenderà a 420 euro. Siccome i canoni concordati sono di norma molto più bassi di quelli liberi, la diminuzione dell’appeal fiscale porterà i proprietari a snobbarli. E per gli inquilini? Un vantaggio teorico c’è: se le case a canone libero avranno un carico fiscale minore, i proprietari potrebbero ridurre leggermente le pretese mantenendo invariato il guadagno. Nella pratica forse potrà succedere che, spinti dalla minore fiscalità, qualche proprietario che tiene la casa vuota la metta sul mercato. Solo se il fenomeno avrà dimensioni massicce i canoni scenderanno. Gino Pagliuca 04 agosto 2010
al tavolo governo-azienda-sindacati Telecom, firmato l'accordo dopo 20 ore In mobilità volontaria 3.900 lavoratori L'intesa prevede anche riconversione professionale e contratti di solidarietà per oltre duemila dipendenti * NOTIZIE CORRELATE * Telecom, da lunedì via al piano esuberi Sacconi: "Difficile il dialogo sociale" (10 luglio 2010) * Unicredit annuncia 4.700 esuberi nel prossimo triennio (4 agosto 2010) al tavolo governo-azienda-sindacati Telecom, firmato l'accordo dopo 20 ore In mobilità volontaria 3.900 lavoratori L'intesa prevede anche riconversione professionale e contratti di solidarietà per oltre duemila dipendenti ROMA - È stato firmato l'accordo sugli esuberi Telecom al tavolo governo-azienda-sindacati. L'intesa, raggiunta dopo 20 ore di negoziato ininterrotto, prevede 3.900 uscite in mobilità volontaria nel triennio. Lo ha annunciato il segretario generale della Fistel Cisl, Vito Vitale. LE CIFRE - Degli esuberi previsti dal piano di Telecom: 3.900 (3.700 sono nuove e 200 sono rimanenze del precedente accordo del 2008) verranno collocati in mobilità volontaria e l'azienda fornirà un'integrazione per l'indennità fino a circa il 90%. Per altri 1.550 lavoratori (1.100 senza requisiti previdenziali e 450 della controllata Share service center) si utilizzeranno contratti di solidarietà e formazione per il ricollocamento in azienda. Per i 470 lavoratori che restano, impiegati nel numero 1254 per le informazioni telefoniche, è stato concordato un prolungamento del contratto di solidarietà firmato nel 2009. ALTRI PUNTI - Azienda e sindacati hanno trovato anche un'intesa per risolvere il problema dei 3.400 dipendenti già in mobilità che rischiano di rimanere scoperti per la mancanza di finestre per accedere alla pensione, dopo l'introduzione in manovra della finestra mobile. Per loro si è ottenuta la copertura del 90% della retribuzione per i periodi eventualmente scoperti. I lavoratori del "1254" avranno una proroga dei contratti di solidarietà per ulteriori due anni e un piano formativo di riqualificazione nonchè un ulteriore riutilizzo del telelavoro. Per Ssc è prevista l'attivazione di circa 470 contratti di solidarietà anche questi associati ad un piano formativo e che reintegri i lavoratori in altri settori di Telecom, oltre a prevederne l'internalizzazione dei processi di attività informatiche. Per 1.300 lavoratori che non hanno protezioni sociali ed erano, per l'azienda, esuberi strutturali è previsto un importante piano formativo che al termine del quale porterà ad una riqualificazione completa dei lavoratori per un loro utilizzo in altri settori strategici per l'azienda. Per i lavoratori ex Tils, attualmente non impiegati, grazie anche ai percorsi formativi previsti per i colleghi di altri settori/aziende, c'è l'impegno di riassunzione in Hr Service. Redazione online 04 agosto 2010
i tagli nel 2011-2013 Unicredit, previsti 4700 esuberi L'annuncio durante l'incontro tra l'ad Profumo e i sindacati sul piano di riorganizzazione i tagli nel 2011-2013 Unicredit, previsti 4700 esuberi L'annuncio durante l'incontro tra l'ad Profumo e i sindacati sul piano di riorganizzazione MILANO - Unicredit prevede di tagliare 4.700 posti di lavoro nel 2011-2013. Lo comunica il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, dopo l'incontro tra l'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, e i sindacati, in cui si è iniziato il confronto per definire il percorso teso a raggiungere l'obiettivo di tagli del personale previsto nel piano di riorganizzazione noto come Banca Unica. "EFFETTO MARCHIONNE" - Per Sileoni Unicredit è stata "contagiata" dall'"effetto Marchionne". Secondo il sindacalista, "il Gruppo Unicredit che dà un'informativa di 4.700 esuberi da realizzare nel triennio 2011-2013, di nuovi assetti inquadramentali, di nuova mobilità territoriale e professionale, di nuove flessibilità di ingresso sul lavoro, si pone politicamente e contrattualmente fuori da quella concertazione recentemente rivendicata dal nuovo presidente dell'Abi". 04 agosto 2010
2010-08-02 MANOVRA Pedaggi autostradali, stop al governo Gli aumenti devono essere sospesi Il Consiglio di Stato conferma la decisione del Tar che aveva bocciato i rincari dopo il ricorso della Provincia di Roma e di Rieti. Zingaretti: "Vittoria dei cittadini" * NOTIZIE CORRELATE * Pedaggi, il Tar del Lazio dice stop agli aumenti (29 lug '10) * La vittoria di Zingaretti: "Abbiamo difeso i pendolari" (29 lug '10) MANOVRA Pedaggi autostradali, stop al governo Gli aumenti devono essere sospesi Il Consiglio di Stato conferma la decisione del Tar che aveva bocciato i rincari dopo il ricorso della Provincia di Roma e di Rieti. Zingaretti: "Vittoria dei cittadini" Un casello autostradale (foto Eidon /Vincenzo Tersigni) Un casello autostradale (foto Eidon /Vincenzo Tersigni) ROMA - I pedaggi autostradali aumentati dal decreto del governo devono essere abbassati secondo quanto disposto giovedì scorso dal Tar del Lazio. Il Consiglio di Stato ha infatti oggi rigettato la richiesta di sospensiva dell’ordinanza del Tribunale amministrativo avanzata dalla presidenza del Consiglio dei Ministri e dall'Anas, che aveva presentato un ricorso urgente contro il Tar. Il Consiglio, si legge nell’ordinanza, ha fissato la discussione nel merito al 31 agosto. STOP AI RINCARI - Resta perciò in vigore lo stop agli aumenti dei pedaggi autostradali, deciso dalla sentenza del Tar nella scorsa settimana contro le disposizioni contenute nella Manovra. Secondo il Consiglio di Stato "la situazione controversa" relativa all’aumento dei pedaggi autostradali "va conservata immutata in tutti i suoi aspetti sino alla decisione cautelare da parte del Collegio". Infatti, specifica il decreto, "non ricorrono gli estremi per una misura cautelare connotata dalla estrema urgenza", come invece teorizzato nel ricorso della presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Consiglio ha così respinto "l’istanza di misure cautelari provvisorie" e ha stabilito che l’appello del governo contro l’ordinanza del Tar "potrà essere esaminato nel rispetto del contraddittorio tra le parti nella camera di consiglio fissata per il 31 agosto". (foto Eidon) (foto Eidon) ZINGARETTI : "VITTORIA DEI CITTADINI" - "Esprimo grande soddisfazione per la decisione del Consiglio di Stato, che proprio oggi ha rigettato il ricorso d'urgenza presentato da Anas e Governo contro la sentenza del Tar inerente gli aumenti ai caselli. Si tratta di un'altra vittoria per tutti i cittadini". Lo afferma in un comunicato Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, che aveva presentato il ricorso al Tar seguito ad molti comuni della provincia."Adesso, al più presto, l'Anas si adegui alla decisione presa dal Tar e confermata dal Consiglio di Stato di diminuire i pedaggi - conclude Zingaretti - perché chi amministra la cosa pubblica deve rispettare la legge senza atteggiamenti servili con i potenti e lassisti con le persone normali". Dal Pd arriva la richiesta di ripristinare le tariffe in vigore prima degli aumenti nei 27 caselli interessati. E il Codacons rilancia. "Gli aumenti dei pedaggi introdotti dal Governo sono illegittimi: se non verranno ripristinate le vecchie tariffe potrebbero configurarsi addirittura dei reati a danno degli utenti, quali appropriazione indebita e truffa aggravata". La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, esprime soddisfazione e fa notare come "la Regione abbia fortemente sostenuto la Provincia di Roma contro un aumento ingiusto dei pedaggi, soprattutto per i tanti pendolari del Lazio. Ora spetta all'Anas adeguarsi ai pronunciamenti della magistratura amministrativa". Redazione online 03 agosto 2010
2010-08-02 le cifre dell'associazione dei concessionari d'auto di tutti i brand commercializzati in Italia Mercato dell'auto, l'allarme: "A luglio un vero disastro: -26%" Le stime di Federauto: "Crollo delle immatricolazioni del 26%. Italia in controtendenza rispetto agli Usa" le cifre dell'associazione dei concessionari d'auto di tutti i brand commercializzati in Italia Mercato dell'auto, l'allarme: "A luglio un vero disastro: -26%" Le stime di Federauto: "Crollo delle immatricolazioni del 26%. Italia in controtendenza rispetto agli Usa" MILANO - Il mercato dell'auto a luglio si rivelerà un "vero disastro", con un crollo delle immatricolazioni del 26%. Lo afferma, alla vigilia dei dati ufficiali che verranno pubblicati lunedì, Federauto, che chiede al governo di intervenire. "Negli Usa - spiega Filippo Pavan Bernacchi, presidente della neonata associazione dei concessionari d'auto di tutti i brand commercializzati in Italia - Obama visita lo stabilimento Chrysler ed elogia Sergio Marchionne che riceve, nel contempo, consensi dagli operai. Obama si spinge a rivendicare di aver varato la legge sulla rottamazione: "Che ha salvato almeno 100 mila posti di lavoro, permettendo nel contempo di realizzare auto e camion che consumando meno ci porteranno verso un futuro di indipendenza energetica". In Italia è il contrario". Il numero uno dei concessionari italiani continua: "Secondo le nostre stime, oramai molto precise, luglio consuntiva un altro -26%. Un vero disastro per tutti! Questo dato si avvicina molto alla realtà perchè sembra che i principali Costruttori abbiamo finalmente tolto il piede dalle chilometri zero. Questo perchè non si può continuare all'infinito ad autoimmatricolarsi vetture per dimostrare dati di quota non veritieri. E infatti il mercato a privati, quello non inquinabile da autoimmatricolazioni, vede una flessione attorno al -30%. E si continua così oramai da qualche mese nell'indifferenza del governo". "IL PREMIER PRENDA IN MANO LA SITUAZIONE" - Bavan Bernacchi precisa: "Servirebbe che il presidente del Consiglio prendesse in mano la situazione. Un altro: "Ghe pensi mi". Da un lato rinnovando dei bonus pluriennali per svecchiare il parco auto e incentivare le vetture a basso impatto ambientale; in primis quelle alimentate a GPL e a Metano. Dall'altro, varando una politica seria per riallineare la tassazione delle vetture aziendali agli altri paesi europei. C'è una differenza enorme a nostro sfavore e le poche aziende che potrebbero acquistare auto, veicoli commerciali e industriali, sono costrette a mantenere i propri parchi, anche obsoleti, non sicuri e inquinanti". Oramai, prosegue Federauto, "il trend post-incentivi è confermato: lo Stato introiterà circa 2 miliardi di imposte a vario titolo in meno, i concessionari devono agire sui costi del personale sopprimendo circa 15.000 posti di lavoro, cui se ne aggiungeranno almeno 30.000 dell'indotto. Un vero effetto domino di cui nessuno conosce le esatte dimensioni". Il presidente di Federauto continua: "Allo Stato italiano chiediamo che prenda subito in considerazione misure a supporto del mercato auto. Sarebbero "a costo zero", perchè si pagherebbero, sia con le imposte sulle auto aggiuntive, sia con riduzione delle spese mediche legate alla cattiva qualità dell'aria e la diminuzioni di morti e feriti per gli incidenti stradali. Inoltre ci sarebbe un minor ricorso agli ammortizzatori sociali che stanno drenando molte risorse statali. Questo si otterrebbe, come dice Obama, incentivando l'acquisto di auto che consumano e inquinano meno, e sono molto più sicure con dotazioni moderne come le scocche a deformazione progressiva, l'ABS, l'ESP e gli Airbag." C'è poi tutta la questione della Fiat e della produzione delle auto in Italia. Pavan Bernacchi: "È importante che Fiat resti a produrre in Italia. Per questo serve un atteggiamento totalmente diverso di certi sindacati. In questo momento produrre in Europa non conviene più e tutti stanno smobilitando gli stabilimenti italiani per delocalizzare. Vogliamo rendercene conto e tornare a competere sul mercato del lavoro internazionale? Continuando così avremmo dei bei contratti ma, purtroppo, pochissimi ne potranno godere perchè disoccupati. Prendiamo esempio dai lavoratori targati Usa. È il momento". (Fonte Agi)
01 agosto 2010(ultima modifica: 02 agosto 2010)
2010-08-01 Fondo per l'ambiente: regalo da 51 milioni Destinati a rugby, strade e cani randagi Grazie alla "legge mancia" bipartisan distribuiti finanziamenti per 514 interventi IL CASO Fondo per l'ambiente: regalo da 51 milioni Destinati a rugby, strade e cani randagi Grazie alla "legge mancia" bipartisan distribuiti finanziamenti per 514 interventi ROMA - C'entra qualcosa con la tutela dell'ambiente l'adeguamento dello stadio comunale di Belluno? E la ristrutturazione della caserma dei carabinieri di Macerata? Il "recupero di alimenti eccedenti da mense"? Il restauro della parrocchia Madonna delle Grazie di Messina? Poco importa. Saranno tutti finanziati con "il fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio". Ovvero, il nuovo serbatoio finanziario di quella che una volta si chiamava la "legge mancia", il sistema con il quale i singoli gruppi parlamentari distribuivano soldi a pioggia ai collegi elettorali. Una brutta abitudine della quale era stata decretata la fine nel 2007, con la giustificazione delle difficoltà dei conti pubblici. Salvo vederla risorgere un anno dopo sotto mentite spoglie: quella, appunto, di un fantomatico fondo ambientale. Per il quale, quest'anno, i vari gruppi parlamentari della Camera hanno avuto a disposizione una bella somma: 51 milioni 575 mila euro. E venerdì scorso, fulmineamente, la Commissione bilancio della Camera ha approvato la mozione che ripartisce quel pacco di soldi a ben 514 interventi. Tutti, ovviamente, d'accordo. Con l'unica eccezione dell'Italia dei Valori, che avrebbe rinunciato a distribuire un milione 300 mila euro chiedendo esplicitamente di destinarli al fondo per l'ammortamento titoli di Stato. Il colmo è che questa pioggerellina dorata, dal vago sapore clientelare, arriva a poche ore di distanza dall'approvazione di una manovra finanziaria ancora una volta durissima con gli enti locali. Il che rende il tutto ancora più smaccato. Ce n'è, ovviamente, per chiunque. Ci sono 30 mila euro per la manutenzione ordinaria delle sedi delle associazioni sportive dilettantistiche di Torino. Altri 30 mila per i lavori alla Curia arcivescovile di Bologna. E poi 20 mila euro all'Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d'Italia, presieduta da Gerardo Bianco: soldi che serviranno alla "realizzazione di laboratori scientifici in Calabria" (con soli 20 mila euro?). Quindi 10 mila euro per l'Associazione valsugana rugby. Ma anche 220 mila euro alla Croce Rossa Italiana fra Bolzano e Città di Castello. Per non dire del diluvio di "mance" alle varie parrocchie: 130 mila euro a quella di San Sebastiano martire di San Sebastiano al Vesuvio, 100 mila a quella di Maria Santissima Annunziata di Naro, in provincia di Agrigento, 80 mila a quella di San Nicola a Lizzano (Taranto), 50 mila alla parrocchia Stella Maris di Porto Cervo, in Sardegna, e chi più ne ha, più ne metta. Tanto per fare un altro esempio, ci saranno pure 100 mila euro per la ristrutturazione degli spogliatori e il rifacimento del manto di erba (sintetica!) del campo sportivo della parrocchia Nostra Signora di Fatima di Talsano, nel tarantino. Non che i Comuni, usciti dalla manovra con le ossa rotte, non abbiano portato a casa qualcosina. Interventi per la viabilità. Soldi per restaurare le facciate dei municipi. Quattrini per sistemare un pochino la viabilità. Il Comune di Agerola, nella provincia di Napoli, ha avuto 300 mila euro per "la realizzazione di infrastruttura turistico-sportiva". Quello di Agrigento, 250 mila per "manutenzione straordinaria della viabilità comunale". Il Comune di Bicinicco intascherà 80 mila euro per fare un impianto fotovoltaico. Quello di Brescia, guidato dal deputato leghista Adriano Paroli, ben 500 mila per la ristrutturazione della platea del Teatro Santa Chiara. Quello di Campodarsego 45 mila per le tribune del campo sportivo. Quello di Catania, amministrato dal sindaco senatore Raffaele Stancanelli, ha ottenuto 250 mila euro per il verde pubblico. A Mortara, con 100 mila euro faranno un parcheggio. A Oulx, in provincia di Torino, sistemeranno la chiesa parrocchiale con 380 mila euro. A Ripa Teatina, in provincia di Chieti, le fogne e la rete del gas (150 mila euro). A Santa Marinella, in provincia di Roma, salveranno le palme storiche (75 mila euro). Il Comune di Terlizzi, nel barese, spenderà invece 50 mila euro per una scultura in ricordo dei martiri terlizzesi alle Fosse Ardeatine. Quello di Castiglione della Pescaia, nel grossetano, 50 mila per un progetto di recupero di ciclomotori usati. Soldi saranno destinati anche alla Fondazione Emilia Vergani di Carate Brianza, per la manutenzione degli immobili (50 mila euro), alla Fondazione Madonna dello Scoglio per "sistemazione piazzale sagrato" (200 mila), al Giardino di Jacopo, una onlus del veronese, per il contenimento del randagismo (20 mila euro), all'istituto Immacolata di Lourdes a Sciacca per "restauro croce dipinta" (20 mila) e alla Congregazione missionari della Sacra Famiglia a Castione di Loria (Treviso) per recuperare un fondo agricolo con "specie vegetali autoctone arcaiche": 50 mila euro. Potevano poi mancare le Province? Macché. Ecco allora 110 mila euro alla Provincia di Biella per la tangenziale di Mongrando. Ben 650 mila a quella di Asti per la manutenzione delle strade. E addirittura 900 mila alla Provincia di Pescara per fare un impianto di pattinaggio artistico. Unica consolazione, per la verità piuttosto magra, i due milioni di euro che saranno utilizzati per la riqualificazione di piazza d'Armi, all'Aquila, luogo dove erano state piazzate le tende dei terremotati. Sergio Rizzo 01 agosto 2010
2010-07-29 IL DECRETO e' LEGGE Manovra, sì definitivo della Camera Schifani: "E' dolorosa ma ci ripara dalle speculazioni" * NOTIZIE CORRELATE * Quote latte, la Ue "bacchetta" l'Italia ("9 luglio 2010) IL DECRETO e' LEGGE Manovra, sì definitivo della Camera Schifani: "E' dolorosa ma ci ripara dalle speculazioni" MILANO - L'Aula della Camera ha definitivamente approvato la manovra economica da 24 miliardi di euro per il 2011-2012. I Il testo, su cui ieri il governo aveva incassato la fiducia, è passato a Montecitorio con 321 sì, 270 no e 4 astenuti. Della manovra ha parlato, durante la cerimonia del Ventaglio, anche il presidente del Senato Renato Schifani: "La manovra - ha detto - è dolorosa ma evita il default come è successo per la Grecia. L'entità della manovra ci mette al riparo da speculazioni finanziarie". "C'è un clima di difficoltà economica - ha aggiunto il presidente del Senato - che nasce da Oltreoceano e per sopperire all'esigenza della riduzione del debito si è fatta una manovra in cui si chiedono sacrifici ai cittadini italiani. L'esigenza primaria è la tenuta dei conti". 29 luglio 2010
2010-07-28 iL SEGRETARIO DEMOCRATICO Bersani: Berlusconi alle Colonne d'Ercole Il Pd pronto a una fase di transizione Invito alla maggioranza ad essere "responsabile" iL SEGRETARIO DEMOCRATICO Bersani: Berlusconi alle Colonne d'Ercole Il Pd pronto a una fase di transizione Invito alla maggioranza ad essere "responsabile" Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani (Eidon) Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani (Eidon) MILANO - Siamo "alla Colonne d'Ercole della vicenda berlusconiana" e per uscire dalla situazione di impasse politica, occorre "una fase di transizione, alla quale il Pd è disponibile a impegnarsi". Lo ha detto Pier Luigi Bersani, durante le dichiarazioni di voto alla Camera sulla manovra. LE PAROLE DEL SEGRETARIO - "Il Parlamento discuta e si chieda - ha detto il segretario Pd -. A che punto siamo? Per noi siamo alle Colonne d'Ercole della vicenda berlusconiana, ora si procede con navigazione a vista mentre il Paese chiede altro: vuole riforme e invece è inchiodata sulle intercettazioni. Non si parla mai di lavoro". Quindi l'invito alla maggioranza ad essere "responsabile": "Prendete atto della situazione, fate un passo verso una diversa prospettiva. Noi siamo disposti a una fase di transizione che consenta una corretta democrazia, a partire dalla legge elettorale". "Chi vince non ha un diritto divino - ha concluso - ma una maggiore responsabilità". SULLA MANOVRA - Duro il giudizio di Bersani sulla finanziaria e sul meccanismo della fiuducia: "Un Parlamento zittito significa un opposizione zittita, ma anche una maggioranza e un Consiglio dei ministri zittiti". Poi tocca a Tremonti: "Ho sentito anche dichiarazioni oniriche - ha detto - come quelle del ministro che dice "pagano i papaveri". Ma quali papaveri ci stiamo fumando? Gli insegnanti, i poliziotti, i vigili del fuoco e gli agricoltori che stanno fuori a protestare contro gli evasori delle quote latte". INCHIESTA "P3" - Bersani si è espresso anche sulla cosiddetta P3: "All'ombra del capo si è creato un meccanismo parallelo di cricche che sono intervenute con tutta evidenza nella pubblica amministrazione con forti sospetti di corruzione". Quanto alla difesa del coordinatore Pdl Denis Verdini e alla sua determinazione a restare al suo posto, Bersani spiega: "Non è un ministro, può fare quello che vuole, poi gli elettori valuteranno". Invoca invece le dimissioni per Caliendo: "Noi ci occupiamo di persone che hanno un rilievo pubblico. Per questo chiediamo che il sottosegretario si dimetta". LE REAZIONI - "Governo di transizione verso il nulla: questo è l'obiettivo dichiarato da Bersani, quando invoca, sbagliando, un nuovo esecutivo" ribatte di Margherita Boniver, deputato del Pdl. Reazioni controverse, però, anche il Pd. Come quella di Arturo Parisi: "Governo di transizione? Penso che Bersani volesse semplicemente dire che il tempo di Berlusconi si avvia alla fine e che il Pd è pronto. Pronto comunque. Pronto a che cosa, è un altro paio di maniche. E’ evidente che nel partito le idee al riguardo sono ancora troppe.". Alla fine del discorso, mentre i Democratici applaudivano il segretario, da un microfono di un deputato rimasto acceso, si è sentito qualcuno gridare: "Viva Vendola". 28 luglio 2010
2010-07-27 A MONTECITORIO Manovra, sì della Camera alla fiducia I voti favorevoli al provvedimento sono stati 329, i contrari 275. Giovedì il voto finale A MONTECITORIO Manovra, sì della Camera alla fiducia I voti favorevoli al provvedimento sono stati 329, i contrari 275. Giovedì il voto finale Giulio Tremonti Giulio Tremonti ROMA - Con 329 sì e 275 no, l'aula della Camera ha approvato la fiducia al governo sulla manovra di correzione dei conti per il 2011 e il 2012. Sul decreto da circa 25 miliardi di euro l'esecutivo ha già incassato la fiducia di palazzo Madama. Il via libera definitivo di Montecitorio è atteso per giovedì dopo l'esame degli ordini del giorno. LE NOVITA' - Tra le principali novità del provvedimento, identico a quello approvato dal Senato, il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, la riforma delle pensioni e i tagli per Regioni, Province e Comuni. Arriva inoltre la riduzione delle retribuzioni dei manager, la stretta sull’evasione fiscale e le assicurazioni, i tagli ai ministeri e ai costi della politica. Entrano anche le norme per la libertà d’impresa, i rincari dei pedaggi autostradali e la sanatoria per oltre 2 milioni di "case-fantasma"’. 28 luglio 2010
Casini:"Si chiedono i sacrifici e si trovano i soldi per i truffatori" Quote latte: Ue avverte l'Italia, "Modifica pagamento multe è aiuto di Stato" Il consiglio regionale lombardo approva proposta Pd per fare pressioni sul governo per cancellazione proroga * NOTIZIE CORRELATE * Quote latte, battaglia in Commissione La Lega non vota, maggioranza battuta (21 luglio 2010) * Quote latte, una vicenda che paghiamo tutti di D. Di Vico (15 luglio 2010) * Quote latte, sì al blocco delle multe Galan sconfessato ma resta al suo posto (10 luglio 2010) Casini:"Si chiedono i sacrifici e si trovano i soldi per i truffatori" Quote latte: Ue avverte l'Italia, "Modifica pagamento multe è aiuto di Stato" Il consiglio regionale lombardo approva proposta Pd per fare pressioni sul governo per cancellazione proroga Allevatori contro le proroghe davanti alla sede della Regione Lombardia (Carino) Allevatori contro le proroghe davanti alla sede della Regione Lombardia (Carino) BRUXELLES - Nuovo avvertimento dell'Unione europea all'Italia sulle quote latte. Ogni modifica alle regole fissate nel 2003 sulla rateizzazione del pagamento delle multe per le quote latte, potrebbe violare le norme Ue sugli aiuti di Stato. Lo indica la Direzione generale dell'agricoltura della Commissione europea in una lettera indirizzata al governo italiano alla vigilia del voto di fiducia sulla manovra che prevede anche la proroga al 31 dicembre del pagamento delle multe per le quote latte. L'articolo 40bis del maxiemendamento riguarda 109 produttori su oltre 40 mila in regola con la normativa comunitaria. CONSIGLIO LOMBARDO CHIEDE CANCELLAZIONE NORMA - Con 39 voti a favore e 25 contrari il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato l'ordine del giorno del Partito democratico che chiede al presidente Roberto Formigoni di fare il possibile per cancellare dal maxiemendamento del governo la proroga per il pagamento delle multe per le quote latte. "È insostenibile la posizione della Lega per preservare un piccolo gruppo di allevatori che lavora al di fuori delle regole", ha commentato Fabrizio Santantonio, consigliere regionale del Pd. SCONTRO GALAN-LEGA - Il ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, aveva chiesto il rispetto degli accordi presi con l'Ue così come il presidente della Lombardia Formigoni, ma domenica scorsa il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, aveva dato assicurazioni ai Cobas del latte: "Galan non posso cacciarlo, ma chiederò a Zaia di scendere in campo. E Formigoni non può stare con gli allevatori che non sono con noi". "Non so nulla di quanto ha dichiarato Bossi", ha replicato il presidente della Regione Veneto ed ex ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia. CASINI: "SOLDI AI TRUFFATORI" - "In una manovra in cui si chiedono sacrifici alle forze dell'ordine ridotte in condizioni difficili, si trovano i soldi per i truffatori delle quote latte, e per chi non ha pagato le multe". Lo ha detto Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc. Redazione online 27 luglio 2010
Soddisfatto Calderoli: "Evviva". Giovedì anche il Senato si esprimerà sulle riduzioni Taglio di mille euro agli stipendi degli on La decurtazione è effetto della manovra correttiva. Inciderà sulla diaria e sulla quota per i portaborse Soddisfatto Calderoli: "Evviva". Giovedì anche il Senato si esprimerà sulle riduzioni Taglio di mille euro agli stipendi degli on La decurtazione è effetto della manovra correttiva. Inciderà sulla diaria e sulla quota per i portaborse ROMA - Sarà di mille euro netti al mese il taglio sulla retribuzione dei deputati deciso dall'ufficio di presidenza della Camera sulla base delle indicazioni della manovra economica. Il taglio inciderà per 500 euro sulla diaria di soggiorno (oggi pari a 4.003,11 euro) e per i restanti 500 sulla somma destinata al "rapporto eletto-elettore", quei 4.190 euro destinati anche ai "portaborse". GLI ALTRI TAGLI ALLA CAMERA - La Camera dei deputati, inoltre, taglierà complessivamente nei prossimi tre anni (tra il 2011 e il 2013), 60 milioni di euro, sul complesso di tutte le spese. La somma, si sottolinea, andrà ad aggiungersi ai risparmi, stimabili in 300 milioni di euro, conseguiti dalla Camera, in termini di riduzione della dinamica di crescita della dotazione, tra il 2006 e il 2010. CALDEROLI SODDISFATTO - "Evviva! - ha commentato entusiasta il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli -. Sono particolarmente lieto della decisione assunta dall'ufficio presidenza della Camera, che ha recepito in toto il contenuto del mio emendamento alla manovra approvato in Consiglio dei ministri". Quell'emendamento "è stato lo stimolo affinchè la Camera, nella sua autonomia, assumesse poi quelle decisioni che tutto il Paese attendeva". Il ministro, che a marzo aveva proposto riduzioni negli emolumenti anche per i senatori e i membri del governo, attende ora che anche gli altri organi istituzionali facciano la loro parte. L'ufficio di presidenza di Palazzo Madama si riunirà giovedì mattina per affrontare la questione: anche i membri del Senato dovrebbero decidere di rinunciare alla stessa somma stabilita dai colleghi della Camera. Redazione online 27 luglio 2010
EDERALISMO Le Dolomiti, i fari, Palazzo Archinto Lo Stato cede il tesoro del Demanio L'elenco in Rete. "Salvato" il cinema di Moretti * NOTIZIE CORRELATE * L'elenco sul sito dell'Agenzia del Demanio FEDERALISMO Le Dolomiti, i fari, Palazzo Archinto Lo Stato cede il tesoro del Demanio L'elenco in Rete. "Salvato" il cinema di Moretti Il cinema di Trastevere Nuovo Sacher Il cinema di Trastevere Nuovo Sacher ROMA - Arriva sul sito online dell'Agenzia del Demanio l'elenco dei beni che potranno essere trasferiti agli enti locali in base al federalismo demaniale. Sono dodicimila "luoghi": caserme, ex poligoni di tiro, strade, scuole, magazzini, abitazioni agricole, fabbricati industriali, edifici parrocchiali, canali, terreni... Un valore globale che sale a 3,6 miliardi, 600 milioni in più rispetto al valore dell'elenco provvisorio diffuso a fine giugno. Un valore destinato a crescere perché sono per ora esclusi dall'elenco i beni di Roma, che saranno oggetto del decreto attuativo del federalismo su Roma Capitale, e sono per ora esclusi i beni delle Regioni a statuto speciale. Quindi, non entrano al momento nel meccanismo del federalismo demaniale beni come il cinema "Nuovo Sacher", da molti anni gestito nella capitale dal regista Nanni Moretti, o il Museo di Villa Giulia, ma anche gli isolotti prossimi alla Maddalena, presenti nella lista provvisoria divulgata il mese scorso. Non sono contenuti nell'elenco neanche i beni storici-artistici che, in base alla riforma, andranno valorizzati con il coinvolgimento del ministero dei Beni culturali e sono esclusi anche i Parchi sui quali c'è la competenza del ministero per l'Ambiente. L'elenco, nonostante le assenze, resta ricco: tra i beni trasferibili ci sono Palazzo Archinto a Milano, alcune zone del Colle di Superga a Torino e poi le Dolomiti, delle quali potranno essere ceduti vasti appezzamenti, dalle Tofane al Monte Cristallo alla Croda Rossa. Gli enti locali potranno ottenere anche i fari, come lo "Spignon" di Venezia o quello di Mattinata sul Gargano. Con la pubblicazione gli enti locali inizieranno a farsi un'idea del patrimonio del quale potranno entrare in possesso e che potranno vendere per migliorare i loro conti. I dodicimila beni sono sul sito web dell'Agenzia del Demanio, diretta da Maurizio Prato, provincia per provincia, divisi per categorie. L'Agenzia continuerà il suo lavoro di aggiornamento e limatura dell'elenco con nuove liste ogni quindici giorni. La lista definitiva entrerà invece nei decreti della presidenza del Consiglio, emanati a fine anno. Da quel momento Comuni, Province e Regioni avranno 60 giorni di tempo per fare richiesta di un bene con l'obiettivo della sua "valorizzazione" ed eventuale vendita. Paolo Franco, il senatore della Lega Nord che, assieme a tutto il gruppo del Carroccio in Senato, sollecitò l'Agenzia a pubblicare sul sito l'elenco dei beni, ha detto: "Finalmente gli enti locali potranno visionare il patrimonio immobiliare che poi passerà sotto la loro competenza". In base all'elenco pubblicato ieri è la Lombardia la Regione più dotata di beni trasferibili agli enti locali. La regione governata da Roberto Formigoni può contare su un portafoglio di circa mille beni per un valore di quasi settecento milioni. Ultime in classifica le Marche, con trecento beni per un valore complessivo di sessanta milioni. Il Lazio, esclusa Roma, può contare su quasi mille e cinquecento beni per un valore di oltre trecentotrenta milioni. Per alcune regioni il valore e il numero dei beni è accorpato: Abruzzo-Molise e Toscana-Umbria. Si tratta, in ogni caso, di un valore "inventariale", che non è sempre aggiornato agli attuali valori di mercato, perché questa operazione sarà effettuata nel momento in cui il bene viene richiesto. A. Gar. 27 luglio 2010
"Trattativa in corso per gli sviluppi che potrà avere la presenza della Rai sul sito" "Expo, Tremonti è con Milano" Vertice di due ore tra il ministro, il sindaco e l'ad della società Sala. "Clima positivo" "Trattativa in corso per gli sviluppi che potrà avere la presenza della Rai sul sito" "Expo, Tremonti è con Milano" Vertice di due ore tra il ministro, il sindaco e l'ad della società Sala. "Clima positivo" MILANO - "Il ministro Tremonti lavora per noi". L'amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala, esce soddisfatto dal vertice con il ministro dell'Economia e delle Finanze, che ieri pomeriggio ha ricevuto nei suoi uffici milanesi lo stesso Sala insieme al sindaco Letizia Moratti. Soddisfatto perché "Tremonti si è dimostrato molto disponibile e ci sta dando una mano a inquadrare diverse questioni". Nessuna parola, stando a Sala, sulla vicenda che è ancora all'ordine del giorno e che sta dividendo i soci pubblici di Expo: la disponibilità dei terreni che ospiteranno il sito. "È una questione che non mi riguarda direttamente, ma è chiaro che auspichiamo una soluzione in tempi brevi". Probabile però che la Moratti, durante una chiacchierata a quattr'occhi, abbia chiesto indicazioni al ministro sullo spinoso tema. Come noto, il sindaco-commissario e il presidente della Provincia sono contrari alla tesi dell'acquisto, proposta invece dalla Regione che giusto oggi farà approvare in consiglio comunale la nascita della newco, una società-veicolo che si farà carico di comprare i terreni "ad un prezzo congruo". La soluzione approvata dall'assemblea dei soci è invece quella definita con i proprietari (Fondazione Fiera e gruppo Cabassi), che cederanno gratuitamente i terreni pagando 200 milioni di euro in parte cash e in parte contribuendo alle spese di infrastrutturazione. In cambio, dopo il 2015 resteranno loro i diritti edificatori attraverso i quali, teme la Regione, i privati potrebbero trarre un eccessivo vantaggio. A questo proposito, ieri è intervenuto il presidente della Provincia di Como, Leonardo Carioni, consigliere di Expo per il Tesoro: "Condivido la verifica legale chiesta dalla Regione, perché la legalità del percorso deve essere per tutti un passaggio doveroso per sbloccare la vicenda delle aree". Il sindaco ha poi in effetti annunciato che, come concordato dal consiglio di amministrazione, questa proposta sarà sottoposta ad un advisor per essere certi della validità dello "scambio" in termini giuridici ed economici. Non solo: il sindaco aveva poi dato a Formigoni tempo fino a domani per presentare la sua offerta di acquisto dei terreni, con tanto di cifra "congrua" messa nero su bianco. In attesa di sviluppi, Sala preferisce preoccuparsi di "dare contenuti al tema Expo". Di qui, la soddisfazione per la chiacchierata con Tremonti. "Ci sta dando una mano per avere collaborazioni con le grandi corporate che potranno diventare partner del progetto". Seconda questione, è quella della Rai: "Abbiamo una trattativa in corso per capire quali sviluppi potrà avere la presenza della Rai sul sito espositivo". Era stato infatti annunciato che la tivù di Stato ai avrebbe trasferito in questa area i propri uffici e gli studi milanesi, in modo da realizzare una sorta di Saxa Rubra del Nord. Sala precisa che "ci siamo dati dicembre come termine per risolvere la questione". Quanto ai contenuti che potrebbero legare la Rai ed Expo, "siamo tornati a discutere dell'ipotesi annunciata dal sindaco, di lanciare un canale Rai dedicato all'Expo". Rinviato intanto a venerdì il cda cominciato ieri pomeriggio, ma interrotto proprio per l'incontro di Sala con Tremonti. Oltre al già annunciato via libera alle prime gare per il sito, si è affrontata la questione delle deleghe che Sala potrà avere e che, in questo momento, risultano molto limitate dall'articolo 54 della Finanziaria nel quale si precisa che ogni decisione deve passare dal vaglio del cda e deve essere comunicata con report trimestrali al Tesoro. "Ho esposto al consiglio - riassume Sala - le problematiche che ci deriveranno da questa norma, anche in relazione ad eventuali tagli o assunzioni di personale". Nel consiglio di venerdì, infine, si discuterà dello stipendio di Sala che, al momento della sua nomina, aveva annunciato: "Guadagnerò meno del mio predecessore, Lucio Stanca". Elisabetta Soglio 27 luglio 2010 2010-07-26 Federalismo fiscale Bossi: "L'Irpef e l'Iva ai Comuni" Poi arriva la frenata leghista Pd e Idv contro la proposta del ministro. Calderoli: "Una sciocchezza, io e Umberto ne abbiamo riso" Federalismo fiscale Bossi: "L'Irpef e l'Iva ai Comuni" Poi arriva la frenata leghista Pd e Idv contro la proposta del ministro. Calderoli: "Una sciocchezza, io e Umberto ne abbiamo riso" Bossi durante la festa leghista a Soncino Bossi durante la festa leghista a Soncino CREMONA - Umberto Bossi rilancia sul federalismo fiscale. Domenica sera, durante la festa della Lega Nord di Soncino (Cremona), il ministro per le Riforme ha spiegato che il Carroccio "ha già portato a casa 15 miliardi per i Comuni, ora bisogna trovare l'accordo con Tremonti. Vedrete che ce la farò". "Questo - ha aggiunto Bossi - è l'obiettivo di questa estate: il federalismo fiscale. Non vado nemmeno in ferie se non chiudo la partita e sapete che io sono un uomo di parola: piano piano porteremo a casa quello che si può". A far discutere, però, è soprattutto la proposta di Bossi di "destinare Irpef e Iva ai Comuni". Un'idea che provoca le dure reazioni di Pd e Idv, tanto che nel tardo pomeriggio arriva il chiarimento di Calderoli: "Solo una sciocchezza riportata da un quotidiano locale e rilanciata dalle agenzie". Bossi alla festa della Lega Nord Bossi alla festa della Lega Nord Bossi alla festa della Lega Nord Bossi alla festa della Lega Nord Bossi alla festa della Lega Nord Bossi alla festa della Lega Nord Bossi alla festa della Lega Nord Bossi alla festa della Lega Nord LE REAZIONI - Intanto, però, le frasi di Bossi su Irpef e Iva hanno già suscitato numerosi commenti da parte di esponenti della maggioranza e dell'opposizione. "Quando un alleato importante come Bossi fa una proposta - dichiara Ignazio La Russa, ministro della Difesa e coordinatore nazionale del Pdl - non si può certo fare spallucce, anche se si tratta di una proposta che può destare qualche perplessità, come nel mio caso, ma che può avere per alcuni una sua ragionevolezza. Lo ripeto, non possiamo fare spallucce, ma ora non stiamo parlando di questo tema". La proposta di Bossi non è invece piaciuta ad Anna Finocchiaro. "Di fronte a questa sparata su Iva e Irpef - dichiara la presidente dei senatori Pd - viene da chiedersi, come fanno a Roma, 'Ma Bossi c'è o ci fa?'. Non è possibile che un leader politico come Bossi non sappia che la sua proposta è impraticabile e che le scelte del governo, di cui Bossi fa parte, vanno in tutt'altra direzione da quella da lui indicata. Le affermazioni del capo della Lega sembrano già propaganda da campagna elettorale più che responsabili dichiarazioni di un ministro e questa irresponsabilità conferma che il nostro Paese è senza governo". Critico anche Antonio Di Pietro. "Una volta che Irpef e Iva vengono incassate dai comuni - chiede il leader Idv - quali soldi vanno allo Stato? È un'affermazione senza senso e senza logica". Poco più tardi arriva però la precisazione di Roberto Calderoli: "La solita tempesta in un bicchiere d'acqua. Poco fa, chiacchierando con Umberto Bossi, abbiamo riso insieme della sciocchezza sul federalismo fiscale riportata da un quotidiano locale, e ripresa poi dalle agenzie di stampa, secondo cui, l'Irpef e l'Iva sarebbero state destinate ai Comuni, quando invece, nel nostro progetto, questi tributi saranno parzialmente ad appannaggio delle Regioni. I tributi destinati ai Comuni - chiarisce il ministro per la Semplificazione Normativa e Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord - saranno quelli relativi agli immobili, con l'esclusione della prima casa, come già anticipato dal ministro Tremonti nella sua relazione al Parlamento". QUOTE LATTE - L'opposizione critica anche le frasi di Bossi sulle quote latte. "Sto dalla vostra parte - ha dichiarato il Senatùr, rivolgendosi ai Cobas - chiederò a Zaia di scendere in campo. L'ho detto anche a Berlusconi: non puoi far chiudere le fattorie del nord, la gente non capirebbe". Vi ricordate quando coi trattori volevate entrare a Milano e io vi dissi che il sindaco, che era leghista, avrebbe dovuto per forza far intervenire la polizia? - ha proseguito Bossi - Vi dissi: facciamo un patto, voi non marciate su Milano e io risolvo il problema: avete fatto bene a fidarvi allora e adesso. Galan, io non posso cacciarlo, ma chiederò a Zaia di scendere in campo: sta facendo bene in Veneto, ma lui ha a cuore come me la vostra situazione. È uno che fa, non come Galan che parla e basta". E al vice presidente della Regione Lombardia, il leghista Andrea Gibelli, ha detto: "Devi dire al tuo capo Formigoni che non può manifestare con gli allevatori che non stanno dalla nostra parte: patti chiari e amicizia lunga". "Finalmente Bossi ha gettato la maschera - attacca il capogruppo dell'Udc in commissione Ambiente alla Camera, Mauro Libè - ammettendo che difende gli allevatori che non hanno rispettato le quote latte perché con loro ha stipulato un patto segreto e immorale. I trattori delle proteste di qualche anno fa non sono entrati a Milano, per non costringere il sindaco leghista a sgombrarli, in cambio delle promessa di aiuto. A costo di violare leggi, norme comunitarie e regole morali. Davvero un bel comportamento per un politico che è per giunta ministro". "Ma la Lega non era il partito degli onesti? Non era il partito che agitava il cappio in Parlamento? Non era il partito che organizzava le ronde per far rispettare la legge? - chiede Ernesto Carbone, coordinatore del Forum Agricoltura del Pd. - Le dichiarazioni di Bossi ai Cobas del latte sono l'ennesima dimostrazione di come l'illegalità sia l'essenza stessa di questo governo: un ministro della Repubblica che dichiara di stare al fianco di pochi truffatori, che se ne infischia delle regole, e spudoratamente utilizza messaggi chiaramente minacciosi verso i suoi colleghi di governo". Redazione online 26 luglio 2010
2010-07-25 e sulle regioni ribadisce: "arriveranno al tavolo della discussione" Manovra, Tremonti sul federalismo "Ci riallinea all'Ue e responsabilizza" Il ministro: "Quello fiscale darà servizi più vicini e meno costosi. Stop alla droga del debito pubblico" e sulle regioni ribadisce: "arriveranno al tavolo della discussione" Manovra, Tremonti sul federalismo "Ci riallinea all'Ue e responsabilizza" Il ministro: "Quello fiscale darà servizi più vicini e meno costosi. Stop alla droga del debito pubblico" Il ministro dell'Economia Giulio Termonti (Ansa) Il ministro dell'Economia Giulio Termonti (Ansa) MILANO - Il federalismo "ci riallinea all'Europa" e "crea responsabilità" perché "non è possibile continuare con la droga del debito pubblico". Ne è convinto Giulio Tremonti. "Se hai tutte le responsabilità al centro - ha spiegato il ministro dell'Economia - , non esiste governo centrale che regga a tutte le pressioni, a tutte le domande. Tutte le tasse stavano al centro e tutti i doveri di finanziamento erano al centro e questa è la ragione per cui l'Italia ha cominciato a fabbricare debito pubblico". Parlando ancora del federalismo, Tremonti ha poi rilevato che l'Italia sta uscendo da "un sistema folle, quello dei costi storici, per il quale più spendi, peggio spendi, più hai" ha detto il ministro. REGIONI - Tornano al tema del confronto con le Regioni, Tremonti ha poi ribadito di confidare nel fatto che il dibattito possa ripartire. "Anche loro arriveranno al tavolo della discussione e troveremo qualche allineamento" ha detto Tremonti. Secondo il ministro andrà trovato un collegamento tra le tasse e la spesa. "L'Iva - ha rilevato - è usata come Bancomat. Bisogna trovare un collegamento altrimenti non c'è trasparenza. Non è che quando compri una bibita pensi che paghi l'Iva che va alle Regioni che pagano le sanità". Poi Tremonti ha detto di vedere "quasi un eccesso di fiducia nel federalismo fiscale. Darà servizi più vicini e meno costosi, un maggiore grado di trasparenza nell'azione pubblica, un riallineamento dell'Italia sui modelli europei. Sarà tornare come eravamo prima". (Fonte Ansa)
23 luglio 2010
2010-07-22 Formigoni: "Scenderemo dai grattacieli e andremo nei palazzi romani simbolo di sprechi" Manovra, no degli enti locali Tremonti: scenderanno dai grattacieli Regioni, Comuni e province compatti nel parere negativo. Il ministro: i governatori torneranno a trattare * NOTIZIE CORRELATE * Formigoni: "Pronti a tagliare gli stipendi di assessori e consiglieri regionali" Formigoni: "Scenderemo dai grattacieli e andremo nei palazzi romani simbolo di sprechi" Manovra, no degli enti locali Tremonti: scenderanno dai grattacieli Regioni, Comuni e province compatti nel parere negativo. Il ministro: i governatori torneranno a trattare I governatori contestano i tagli previsti dalla manovra I governatori contestano i tagli previsti dalla manovra ROMA - Regioni, Comuni e province hanno espresso, come si sapeva, parere negativo alla manovra. Lo ha detto il ministro degli Affari Regionali, Raffaele Fitto, al termine della Conferenza unificata che si è svolta giovedì pomeriggio nella sede del ministero. Il presidente dell'Emilia Romagna, Vasco Errani, aveva annunciato "parere negativo all'unanimità" sulla manovra alla Conferenza unificata delle autonomie locali. "Abbiamo discusso e abbiamo confermato il parere negativo, all'unanimità, sulla manovra", ha riferito Errani al termine della Conferenza delle Regioni. CHIAMPARINO - "Abbiamo espresso parere negativo alla manovra e abbiamo consegnato al governo il documento nel quale si boccia la manovra". Lo ha detto il presidente dell'Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani), Sergio Chiamparino. Commentando la dichiarazione di Tremonti nel quale il ministro si dice convinto che alla fine le regioni scenderanno dai grattacieli, Chiamparino ha replicato: "Più che scendere dai grattacieli, io avrei bisogno di salirci. Se concordiamo sul testo, si può slittare anche di una settimana. L'importante è rispettare gli accordi". "SCENDERANNO DAI GRATTACIELI" - Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti aveva infatti detto che le Regioni "scenderanno dai grattacieli e torneranno al tavolo" delle trattative. "La realtà è un po' diversa da quella che si è voluta forzare. Noi con la "municipale" - ha aggiunto riferendosi alla futura imposta unica - stiamo con i campanili. Le Regioni sono un po' più lontane". Parlando invece del federalismo, Tremonti ha detto: "Sulle Regioni è molto complicato perché essenzialmente fanno la sanità ed è strano finanziare la sanità con l'Iva o con l'Irap perché non c'entra un tubo. Stiamo ragionando sul federalismo fiscale, anche le Regioni avranno una sede per discutere". "NOI COI PIEDI PER TERRA" - Un botta e risposta a distanza quello tra Tremonti e Errani. Il governatore dell'Emilia Romagna ha infatti immediatamente commentato le parole del ministro sui grattacieli. "Noi siamo con i piedi ben piantati per terra e chiediamo tempo di fare una trattativa vera e non a parole, considerando che, come è ormai evidente a tutti, i tagli della manovra sono insostenibili. "Scenderemo dai nostri grattacieli, simbolo di efficienza e di virtù, e andremo in quei palazzi romani che per i nostri popoli sono simbolo degli sprechi e del centralismo" ha voluto replicare da parte sua Roberto Formigoni, punto sul vivo per gli accenni ai "grattacieli", come quello di Milano appena costruito, nuova sede della Lombardia. "Una volta approvata la manovra e mandato un segnale ai mercati, Regione e governo scrivano un nuovo patto tra loro per gestire al meglio le ricadute dei tagli sui servizi essenziali al cittadino", ha concluso Formigoni. TAGLI INSOSTENIBILI - Già in precedenza il leader della Conferenza delle Regioni aveva parlato di tagli "insostenibili". Tornando anche a chiedere al premier Silvio Berlusconi l'istituzione della commissione sui costi di funzionamento delle istituzioni. Nel corso della Conferenza dei governatori, infatti, si è deciso di ribadire la necessità di creare al più presto la commissione sugli sprechi. Le Regioni invieranno "una lettera al premier per sollecitare l'istituzione della commissione", ha riferito Errani ricordando che il premier si era detto disponibile alla creazione di questo organismo. Redazione online 22 luglio 2010
L'IMPOSTA MUNICIPALE PREVEDREBBE ANCHE Un'ADDIZIONALE PER RECUPERARE l'ICI Il premier frena, in bilico la tassa unica dei Comuni Si allontana l'"Imu", avrebbe sostituito almeno tre tributi L'IMPOSTA MUNICIPALE PREVEDREBBE ANCHE Un'ADDIZIONALE PER RECUPERARE l'ICI Il premier frena, in bilico la tassa unica dei Comuni Si allontana l'"Imu", avrebbe sostituito almeno tre tributi Il premier Berlusconi e il ministro Tremonti Il premier Berlusconi e il ministro Tremonti Imposta municipale unica: Imu. Era il coniglio che il "geniale" Giulio Tremonti, come l’ha definito un giorno Silvio Berlusconi, si stava apprestando a cavare dal cappello per restituire ai Comuni italiani un pezzo di autonomia fiscale in vista del federalismo. Peccato soltanto che la parola "tasse" nel vocabolario del premier non esista. E che la semplice prospettiva di tenere a battesimo una nuova imposta sia considerata negli ambienti a lui più vicini una ipotesi sciagurata. Anche se questa tassa ne sostituirebbe almeno tre. Ecco spiegato come ancora prima di nascere l’Imu rischi di incamminarsi sul viale del tramonto. L’articolato del disegno di legge che "istituisce" l’imposta è pronto: messo a punto da Tremonti con i suoi più stretti collaboratori. L’Imu assorbirebbe il gettito Irpef sugli immobili, l’imposta di registro sulle transazioni immobiliari e la tassa ipotecaria catastale dovuta sui mutui, che contestualmente verrebbero abolite. In tutto una quindicina di miliardi: somma pressoché identica a quella dei trasferimenti statali diretti ai municipi. Soldi che però, a differenza dei fondi statali, verrebbero a regime gestiti, dopo una fase transitoria, interamente dai sindaci. Ai quali, secondo il disegno di legge di Tremonti, sarebbe consentito anche di recuperare con uno stratagemma il gettito dell’Imposta comunale sugli immobili abolita dal governo Berlusconi. In che modo? Grazie alla possibilità, prevista dal disegno di legge, di introdurre un’"addizionale Imu" che sostituisca una lunga serie di balzelli comunali: Tarsu, Tosap, Cosap e imposta sulle insegne e la pubblicità. Modulandone il livello i Comuni potrebbero agevolmente riappropriarsi di quei 3,4 miliardi che il colpo di spugna sull’Ici per la prima casa ha tolto ai loro bilanci. E che i sindaci non hanno mai digerito. Al punto da aver provato diverse volte a riprendersi quella piccola leva fiscale. Per esempio proponendo la cosiddetta "service tax": una imposta sul valore patrimoniale degli immobili, ma corretta in base al reddito dei proprietari. Proposta già avanzata quando alla guida dell’Anci c’era l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici, ma che non aveva mai fatto breccia per la stessa ragione che adesso sembra frenare l’Imposta municipale unica. Non che l’applicazione dell’Imu non comporterebbe qualche problemino di carattere tecnico. E pure piuttosto serio. Per dirne una, la frequenza delle transazioni immobiliari è notoriamente molto diversa da città a città: il gettito dell’imposta di registro e della tassa catastale è perciò territorialmente assai disomogeneo. Per questo era prevista la costituzione di un fondo perequativo nel quale sarebbe confluito il gettito delle tre tasse per essere poi redistribuito. I sindaci avrebbero poi progressivamente preso in mano le redini della nuova imposta. In ogni caso i vantaggi, in termini di semplificazione, compenserebbero ampiamente le difficoltà di applicazione. Ma se risolvere i problemi tecnici è sempre possibile, per quelli politici è decisamente più complicato. I Comuni insistono perché venga loro restituita l’autonomia impositiva: e questo, sostengono, non può che avvenire se non attribuendo loro il potere di tassare gli immobili. E per corroborare questa tesi portano i risultati di uno studio internazionale dell’Ifel secondo cui otto Paesi su dieci applicano un simile sistema. Nella maggioranza di governo questa linea ha l’appoggio della Lega Nord. Non a caso il disegno di legge delega sul federalismo dice chiaramente che per i Comuni si deve privilegiare la fiscalità connessa agli immobili. E lo stesso Tremonti, in una relazione al Parlamento, ha aperto qualche importante spiraglio. Il fatto è che grazie alla promessa dell’abolizione dell’Ici fatta in campagna elettorale Berlusconi ha vinto le ultime elezioni politiche, e chiaramente non è disposto a rimangiarsela. Nemmeno indirettamente. Tanto più in un momento complicato come questo, con i sondaggi che indicano un preoccupante calo di popolarità. Una situazione di cui Tremonti è ben consapevole, se un giorno, mentre presentava ai sindaci la sua riforma fiscale per i Comuni, qualcuno lo avrebbe sentito far riferimento alla necessità di persuadere il presidente del Consiglio. Missione evidentemente non proprio agevole. Così per il momento l’"istituzione" dell’Imu prevista dall’articolato di Tremonti è sospesa: se ne parla soltanto come ipotesi "facoltativa". Di conseguenza, è sospeso anche il capitolo del fondo perequativo. E per ora si resta ai trasferimenti puri e semplici dello Stato centrale. Il federalismo fiscale può ancora attendere un po’... Sergio Rizzo 22 luglio 2010
2010-07-20 Il CASO FINMECCANICA. Il ministro: "Non sono lo sponsor di Cattaneo" La Russa: "Guarguaglini? Lavora bene" Ma la Difesa taglia 25 Eurofighter Ridotti anche gli ordini dei caccia intercettori: "Il risparmio sarà di circa 2 miliardi" Il CASO FINMECCANICA. Il ministro: "Non sono lo sponsor di Cattaneo" La Russa: "Guarguaglini? Lavora bene" Ma la Difesa taglia 25 Eurofighter Ridotti anche gli ordini dei caccia intercettori: "Il risparmio sarà di circa 2 miliardi" (Ap) (Ap) FARANBOURGK (INGHILTERRA) - I tagli della Difesa colpiscono anche il programma del caccia intercettore Eurofighter. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, parlando nel corso di una conferenza stampa al Salone internazionale di Farnborough. "Per quanto riguarda gli intercettori Eurofighter - ha detto - di intesa con i vertici delle Forze armate abbiamo deciso una diminuzione di 25 velivoli mantenendo lo stesso livello di efficienza. Il risparmio sarà di circa 2 miliardi". Questi 25 aerei fanno parte della terza tranche della fornitura di Eurofighter alle Forze armate italiane che anziché 121 saranno quindi dotate di 96 velivoli. L’Italia partecipa attraverso Finmeccanica nel consorzio con Germania, Spagna e Inghilterra che realizza l’aereo. La quota italiana è del 21% del consorzio, mentre il valore delle partecipazioni della aziende arriva al 36%. LA RUSSA: "NON SONO SPONSOR DI CATTANEO" - Ignazio La Russa, parlando sempre di Finmeccanica, ha poi negato di essere "lo sponsor" di Flavio Cattaneo, Ad di Terna, per sostituire Piefrancesco Guarguaglini alla guida della società: "Flavio è un mio amico ed capacità tali da poter ambire a qualsiasi posto ma non credo di essere suo sponsor, nè credo che ci siano manovre in questo senso", ha dichiarato il ministro della Difesa al salone aerospaziale di Farnborough. La Russa, ospite del megastand di Finmeccanica, ha poi ribadito "la piena fiducia" del governo italiano in Guarguaglini, come aveva fatto poco prima la titolare dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini: è la stessa "solidarietà che io (gli) esprimo quotidianamanete non solo per i ritorni economici ma per il lustro che Finmeccanica da all'immagine dell'Italia. Questo significa che chi la guida, lo fa bene". 20 luglio 2010
Roma capitale, nessun taglio Modificato all'unanimità il testo del governo: assessori da 12 a 15, i consiglieri restano 60 (invece di 48) * NOTIZIE CORRELATE * Il commento di Corrado Ruggeri CAMPIDOGLIO Roma capitale, nessun taglio Modificato all'unanimità il testo del governo: assessori da 12 a 15, i consiglieri restano 60 (invece di 48) Berlusconi e Alemanno alla conferenza stampa di presentazione di Roma Capitale il 7 maggio 2009 (Lapresse) Berlusconi e Alemanno alla conferenza stampa di presentazione di Roma Capitale il 7 maggio 2009 (Lapresse) ROMA - Non è ancora il testo definitivo, ma è comunque un segnale: al Campidoglio, sulla riforma di Roma Capitale, la "casta comunale" non si rassegna. E, anzi, nel giorno in cui Alemanno annuncia "la proposta per il 20 settembre, quando verrà da noi in visita ufficiale, della cittadinanza onoraria al presidente Napolitano, come primo cittadino di Roma Capitale", all’unanimità (56-0, il voto...) rilancia. Il governo, nelle settimane scorse, aveva varato la prima bozza del primo decreto attuativo per la riforma dello status del Comune che, tra le altre cose, andava nella direzione di ridurre i costi della politica: meno consiglieri, meno assessori, meno municipi, meno soldi di indennità ai vari rappresentanti. Una bozza che doveva passare al vaglio del Comune, che avrebbe potuto apportare le sue proposte di modifica, che a loro volta dovranno poi essere vagliate di nuovo dalla commissione parlamentare bicamerale. Bene, le "correzioni" dei consiglieri comunali, tutti d’accordo, nessuno escluso, ribaltano completamente la faccenda. I consiglieri dovevano scendere a 48? Macché, secondo "il nuovo" articolo 3 "L’Assemblea capitolina, che rappresenta una popolazione superiore ad un milione di abitanti, è composta dal sindaco di Roma Capitale e da sessanta consiglieri". Sessanta, esattamente come ora. E poi? Gli assessori, secondo il governo, dovevano essere "un quarto dei consiglieri dell’assemblea", quindi 12. E invece no: per centrodestra e centrosinistra, " la giunta è composta da un numero massimo di 15 assessori", che sarebbero tre in più di quelli attuali. Un modo, per Alemanno, per allargare la sua maggioranza senza scontentare nessuno. Anche i Municipi, secondo il testo governativo, avrebbero subito un "taglio": da 20, dovevano passare a 12. Anche qui, indietro tutta: "Il numero, comunque inferiore a quello attuale, viene individuato dallo statuto di Roma Capitale in modo da garantire l’efficace ed efficiente espletamento delle funzioni di loro competenza, nonché una conseguente riduzione dei costi". Basta? Non basta. Tra gli amministratori di Roma Capitale, secondo le modifiche proposte, sarebbero annoverati anche i "consiglieri municipali" e poi "sindaco, presidente dell’Assemblea, assessori e presidenti dei Municipi hanno diritto ad una indennità di funzione determinata con decreto del Ministro dell’Interno, su proposta dell’Assemblea". E i famosi gettoni di presenza per consiglieri comunali e municipali? Per i primi, le modifiche del Campidoglio parlano di "una indennità di funzione che tiene conto della complessità e specificità delle funzioni conferite a Roma Capitale, determinata dal Ministro dell’Interno su proposta dell’Assemblea". I consiglieri municipali, invece, "hanno diritto a percepire un gettone di presenza per la partecipazione a consigli e commissioni consiliari". E anche in questo, l’importo— non più di un quarto di quello del minisindaco — è determinato con decreto del Viminale sempre su proposta dell’Assemblea. Per gli amministratori sono previsti anche dei paracadute: l’aspettativa non retribuita per i dipendenti pubblici; il versamento degli oneri assistenziali, previdenziali, assicurativi e figurativi. L’unico taglio è sui rimborsi per i permessi retribuiti che spettano ai consiglieri: non potranno superare, annualmente, l’importo previsto dalla somma dei gettoni di presenza percepiti in 12 mesi. Tutti felici, naturalmente. Maggioranza e opposizione. Così, nella conferenza stampa congiunta, Alemanno, Marco Pomarici (presidente del consiglio comunale), il vicesindaco Mauro Cutrufo da una parte, e Francesco Smedile (Pd, presidente della commissione Roma Capitale) dall’altra, hanno sottolineato "il clima di grande collaborazione che si è creato", con una serie di complimenti a vicenda tra maggioranza e opposizione. Ora, però la palla ripassa prima a Regione e Provincia, poi alla Commissione unificata delle regioni, infine alla commissione bicamerale sul Federalismo fiscale. Per ora, però, il risultato è chiaro: "Casta comunale"-governo 56 a zero. Ernesto Menicucci "Corriere della sera", edizione roma, pagina 1 20 luglio 2010
2010-07-17 Forte dei Marmi, il comune "ricco e virtuoso" contro il governo Non può spendere il tesoretto di 24 milioni a causa del patto di stabilità. Il sindaco pd promette battaglia. IL CASO Forte dei Marmi, il comune "ricco e virtuoso" contro il governo Non può spendere il tesoretto di 24 milioni a causa del patto di stabilità. Il sindaco pd promette battaglia. Forte dei Marmi Forte dei Marmi MILANO – L’ultima arrabbiatura Umberto Buratti, sindaco pd di Forte dei Marmi, se l’è presa nel leggere i dati dell’ultimo esercizio finanziario: sei milioni di euro. Che non erano debiti, badate bene, ma soldi accumulati dall’amministrazione, in assoluto avanzo, insomma risparmiati. Che, aggiunti ai fondi non spesi negli anni passati dal comune più vip della Toscana, portano a quasi 24 milioni di euro il "tesoretto" accumulato. E allora perché Buratti si è arrabbiato? Colpa del solleone? "Macché solleone. Mi arrabbio perché questi soldi, che potrebbero essere investiti in servizi per i residenti e per i turisti o per creare posti di lavoro – sottolinea il sindaco – non possono essere spesi. Il motivo? Le regole troppo rigide del patto di stabilità tra enti locali e governo che penalizzano i comuni piccoli ma ricchi e virtuosi". CASE AI NATIVI - Così Buratti, già alla ribalta della cronaca per aver destinato case ai "nativi" contro l’invasione di russi "mangia-case", ha deciso di mettersi alla guida di un’altra battaglia. E di guidare la "rivolta" dei comuni "ricchi e virtuosi", ad alta concentrazione turistica, per chiedere al governo una deroga sulle regole del patto di stabilità e poter spendere i soldi risparmiati in sviluppo, lavoro e servizi. "Anche perché Forte dei Marmi, come tante altre località, ha limiti di spesa legati al numero dei residenti – spiega il sindaco – senza considerare l’afflusso degli ospiti. In inverno, per esempio, al Forte vivono meno di 8 mila persone, in estate salgono a 35 mila. E allora è chiaro che, in assenza di deficit, è necessario investire di più". QUARTIERE BLASONATO E SENZA RETE FOGNARIA - In Versilia è molto forte la richiesta di turisti e cittadini di un radicale miglioramento del traffico e di una maggiore attenzione ai problemi della sicurezza. Nel quartiere di Roma Imperiale, dove si trovano le ville più lussuose e soggiornano attori, cantanti, calciatori e imprenditori di fama internazionale, mancano dissuasori anti-traffico, dossi, semafori intelligenti, vigili urbani, telecamere. E addirittura una parte del blasonatissimo quartiere non è collegata alla rete fognaria con il conseguente obbligo di usare la fossa biologica e chiamare periodicamente le autobotti per svuotarla. "Il Comune ci ha promesso interventi immediati – denuncia Marco Rosi, patron di Parmacotto – ma poi ha fatto poco o niente. Il risultato è desolante, soprattutto di sera, bolidi e suv sfrecciano ad alte velocità, c’è rumore e soprattutto pericolo per i pedoni e i ciclisti. Avevamo suggerito al sindaco tutta una serie di accorgimenti tra i quali dossi artificiali. Ne è stato installato uno soltanto che serve a poco o a niente". Il sindaco scuote la testa e dà ragione ai villeggianti. "Hanno ragione, ma io ho le mani legate – dice – ed è proprio per questo che voglio cercare di cambiare le cose e poter spendere i soldi risparmiati. Che adesso stanno in banca e non servono a niente. La prossima settimana cercherò di organizzare un incontro con i sindaci di altri comuni nelle nostre stesse condizioni. Poi ci muoveremo con Roma. Il salvadanaio deve essere rotto una volta per tutte". Marco Gasperetti mgasperetti@corriere.it 17 luglio 2010
2010-07-16 Il GOVERNO INCASSA 35esima FIDUCIA A palazzo Madama Senato, sì alla manovra. Ora alla Camera Regioni e Comuni sul piede di guerra Con 170 sì da Pdl, Lega ed Mpa e 136 i no da Pd, Idv, Udc ed Api. Gli enti locali contestano i tagli * NOTIZIE CORRELATE * E Tremonti disse: "Manovra chiusa, questo non si può" (10 luglio 2010) Il GOVERNO INCASSA 35esima FIDUCIA A palazzo Madama Senato, sì alla manovra. Ora alla Camera Regioni e Comuni sul piede di guerra Con 170 sì da Pdl, Lega ed Mpa e 136 i no da Pd, Idv, Udc ed Api. Gli enti locali contestano i tagli ROMA - Il governo ha incassato a Palazzo Madama la 35ma fiducia posta sulla manovra correttiva con 170 sì, 136 no e nessun astenuto. A favore hanno votato Pdl, Lega ed Mpa, contrari Pd, Idv, Udc e Alleanza per l'Italia. Il decreto ora passa all'esame della Camera dove dovrà essere convertito in legge entro il 30 luglio. Il governo ha già annunciato che anche a Montecitorio sarà posta la questione di fiducia. IL NO DI REGIONI E COMUNI - Con il sì del Senato alla fiducia sulla manovra si chiude il primo decisivo passaggio parlamentare per il decreto di correzione dei conti italiani. Un intervento da circa 25 miliardi di euro necessario per mantenere gli impegni con Bruxelles sul deficit. Una manovra pesante, riconosciuta da tutti come necessaria per mettere al riparo l’Italia da ulteriori turbolenze finanziarie, ma contestatissima fin dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri il 25 maggio scorso. In trincea, in primis, i governatori che hanno protestato duramente contro i pesanti tagli alle Regioni, arrivando a minacciare la restituzione allo Stato di deleghe importanti, dai trasporti all’ambiente. E ora anche i Comuni hanno annunciato che alla Conferenza Unificata esprimeranno il proprio parere negativo. IL FRONTE DEI DELUSI - Giovedì i governatori torneranno a riunirsi per valutare le mosse future, a maggior ragione adesso che non ci sono più spazi per intervenire in manovra. Molte altre le altre categorie sul piede di guerra, a cui però è toccata miglior sorte: dai disabili che chiedevano modifiche alla soglia di invalidità, ai farmacisti che volevano una più equa distribuzione dei sacrifici, dai magistrati fino a Province e Comuni e sono state accontentante con la promessa di maggiori spazi per l’autonomia impositiva con il federalismo fiscale. I Comuni esprimeranno in Conferenza Unificata parere negativo sulla manovra. Lo ha detto Il presidente dell'Anci, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, al termine del Consiglio nazionale dell'Associazione dei Comuni anticipando quanto è scritto in un ordine del giorno che è stato approvato dall'assemblea dei sindaci con l'astensione di sei amministratori (Udc e Rifondazione comunista) ha detto che dalla Conferenza Unificata dei Comuni arriverà un parere negativo formale. Dunque anche sul fronte dei sindaci, dopo quello dei presidenti di Regione, il governo potrebbe ricevere un'opposizione trasversale. "Con le Regioni abbiamo governato insieme una fase, ci sono state differenze in particolare sul federalismo - ha detto ancora Chiamparino -, ma le discussioni parallele di oggi e le decisioni assunte creano tutte le condizioni per ricostruire un lavoro unitario". Chiamparino ha anche anticipato che i sindaci cercheranno di verificare se entro ottobre la manovra possa essere modificata. IL VOTO AL SENATO - Numerosi anche gli incidenti di percorso durante l’iter a palazzo Madama. Per citare i più celebri, si può ricordare il dietrofont del governo sullo stop al requisito di 40 anni di contributi, bollato dal ministro Maurizio Sacconi come un ’refuso’, ma poi smentito dal collega Giulio Tremonti. E ancora, l’annosa vicenda delle ’quote latte’ che ha scatenato polemiche dopo l’annuncio di Bruxelles di una possibile procedura di infrazione a carico dell’Italia per la proroga della sospensione del pagamento delle multe. Marcia indietro dell’esecutivo anche sul taglio delle tredicesime per poliziotti, magistrati e altri comparti. Dal Senato, tuttavia, come ha sottolineato lo stesso Tremonti, la manovra esce migliorata e con i saldi invariati. Molte le novità introdotte nel passaggio in commissione che si sono andate ad aggiungere a un provvedimento già molto corposo che consentirà all’Italia di ridurre il deficit dal 5% del Pil del 2010 al 3,9% nel 2011 e al 2,7% nel 2011. Tra le norme di maggior peso, c’è il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, le novità sulle pensioni, i tagli per Regioni, Province e Comuni. E ancora, la riduzione degli stipendi dei manager, dei ministeri e dei costi della politica, la stretta sull’evasione fiscale e le assicurazioni. Entrano anche le norme per la libertà d’impresa, i rincari dei pedaggi autostradali e la sanatoria di oltre 2 milioni di "case-fantasma". Il testo passa adesso "blindato" a Montecitorio per il via libera definitivo, senza modifiche, e con un nuovo voto di fiducia entro fine mese. Redazione online 15 luglio 2010(ultima modifica: 16 luglio 2010)
2010-07-15 Il GOVERNO INCASSA 35esima FIDUCIA A palazzo Madama Senato, approvata la manovra finanziaria Ora passa all'esame della Camera Con 170 sì da Pdl, Lega ed Mpa e 136 i no da Pd, Idv, Udc ed Api * NOTIZIE CORRELATE * E Tremonti disse: "Manovra chiusa, questo non si può" (10 luglio 2010) Il GOVERNO INCASSA 35esima FIDUCIA A palazzo Madama Senato, approvata la manovra finanziaria Ora passa all'esame della Camera Con 170 sì da Pdl, Lega ed Mpa e 136 i no da Pd, Idv, Udc ed Api Il Senato ha votato la fiducia sulla manovra (Ansa) Il Senato ha votato la fiducia sulla manovra (Ansa) ROMA - Il governo ha incassato a Palazzo Madama la 35ma fiducia posta sulla manovra correttiva con 170 sì, 136 no e nessun astenuto. A favore hanno votato Pdl, Lega ed Mpa, contrari Pd, Idv, Udc e Alleanza per l'Italia. Il decreto ora passa all'esame della Camera dove dovrà essere convertito in legge entro il 30 luglio. Il governo ha già annunciato che anche a Montecitorio sarà posta la questione di fiducia. 25 MILIARDI - Con il sì del Senato alla fiducia sulla manovra si chiude il primo decisivo passaggio parlamentare per il decreto di correzione dei conti italiani. Un intervento da circa 25 miliardi di euro necessario per mantenere gli impegni con Bruxelles sul deficit. Una manovra pesante, riconosciuta da tutti come necessaria per mettere al riparo l’Italia da ulteriori turbolenze finanziarie, ma contestatissima fin dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri il 25 maggio scorso. In trincea, in primis, i governatori che hanno protestato duramente contro i pesanti tagli alle Regioni, arrivando a minacciare la restituzione allo Stato di deleghe importanti, dai trasporti all’ambiente. La partita, tuttavia, non è ancora chiusa. Giovedì i governatori torneranno a riunirsi per valutare le mosse future, a maggior ragione adesso che non ci sono più spazi per intervenire in manovra. Molte altre le altre categorie sul piede di guerra, a cui però è toccata miglior sorte: dai disabili che chiedevano modifiche alla soglia di invalidità, ai farmacisti che volevano una più equa distribuzione dei sacrifici, dai magistrati fino a Province e Comuni e sono state accontentante con la promessa di maggiori spazi per l’autonomia impositiva con il federalismo fiscale. Numerosi anche gli incidenti di percorso durante l’iter a palazzo Madama. Per citare i più celebri, si può ricordare il dietrofont del governo sullo stop al requisito di 40 anni di contributi, bollato dal ministro Maurizio Sacconi come un ’refuso’, ma poi smentito dal collega Giulio Tremonti. E ancora, l’annosa vicenda delle ’quote latte’ che ha scatenato polemiche dopo l’annuncio di Bruxelles di una possibile procedura di infrazione a carico dell’Italia per la proroga della sospensione del pagamento delle multe. Marcia indietro dell’esecutivo anche sul taglio delle tredicesime per poliziotti, magistrati e altri comparti. Dal Senato, tuttavia, come ha sottolineato lo stesso Tremonti, la manovra esce migliorata e con i saldi invariati. Molte le novità introdotte nel passaggio in commissione che si sono andate ad aggiungere a un provvedimento già molto corposo che consentirà all’Italia di ridurre il deficit dal 5% del Pil del 2010 al 3,9% nel 2011 e al 2,7% nel 2011. Tra le norme di maggior peso, c’è il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, le novità sulle pensioni, i tagli per Regioni, Province e Comuni. E ancora, la riduzione degli stipendi dei manager, dei ministeri e dei costi della politica, la stretta sull’evasione fiscale e le assicurazioni. Entrano anche le norme per la libertà d’impresa, i rincari dei pedaggi autostradali e la sanatoria di oltre 2 milioni di "case-fantasma". Il testo passa adesso "blindato" a Montecitorio per il via libera definitivo, senza modifiche, e con un nuovo voto di fiducia entro fine mese. Redazione online 15 luglio 2010
E sulla situazione economica: "Incerte prospettive sul lavoro, bisogna puntare a crescita" Draghi: "Accelerare su equilibrio conti" Il governatore di Bankitalia: le banche sostengano di più le piccole e medie imprese che stanno uscendo dalla crisi E sulla situazione economica: "Incerte prospettive sul lavoro, bisogna puntare a crescita" Draghi: "Accelerare su equilibrio conti" Il governatore di Bankitalia: le banche sostengano di più le piccole e medie imprese che stanno uscendo dalla crisi ROMA - La manovra economica? "Era inevitabile agire al più presto". Ne è convinto il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che ha preso la parola all'assemblea dell'Abi, l'Associazione che riunisce le banche italiane. "Se la correzione possa effettivamente consentire di raggiungere gli obiettivi di indebitamento netto - ha sottolineato - potrà essere valutato solo nei prossimi mesi, anche tenendo conto del quadro macroeconomico e delle sue retroazioni sul bilancio". Draghi ha in ogni caso sottolineato che "un'accelerazione del rientro dagli squilibri nei conti pubblici è indispensabile" e ha rilevato come fosse necessaria "una decisa correzione di rotta rispetto alle tendenze dell'ultimo decennio". Ma ha rilevato che "la stima degli effetti del contrasto all'evasione presenta incertezze". Per il governatore "l'effetto sulla ripresa sarà positivo se il risanamento contribuirà a ridurre gli spread sui titoli sovrani". Quanto alle prospettive economiche, Draghi ha spiegato che "non c'è alternativa alla ripresa della crescita" che in Italia deve essere spinta "dalle riforme". E in questo, ha detto ai suoi interlocutori, "le banche hanno un posto speciale nel sostegno alla crescita" e, se forti, "sono e saranno il suo pilastro". Draghi ha poi esortato le banche a essere più vicine, nell'erogazione di credito, alle piccole e medie imprese che stanno uscendo dalla crisi e riprendono a esportare. "La domanda di credito delle imprese aumenta ma si ha la sensazione che molte piccole imprese dicano che la loro domanda non viene soddisfatta - ha detto Draghi -. Occorre che le banche stiano vicine alle piccole e medie imprese", ha detto Draghi, sottolineando come le imprese che lamentano un certo razionamento del credito "sono spesso quelle che operano nella parte più produttiva del Paese" .Quanto alla situazione attuale dell'Italia, ha annotato il governatore, "consumi e investimenti restano deboli, perchè i redditi reali ristagnano, le prospettive di occupazione sono incerte". Redazione online 15 luglio 2010
Quote latte, una vicenda che paghiamo tutti Un conto già versato di 4 miliardi, ai quali se ne aggiungerà un altro * NOTIZIE CORRELATE * Quote latte, Galan sfida la Lega. E il Carroccio: è fuori dal governo (13 luglio 2010) Il commento Quote latte, una vicenda che paghiamo tutti Un conto già versato di 4 miliardi, ai quali se ne aggiungerà un altro La protesta degli allevatori davanti al palazzo della regione Lombardia a Milano (Newpress) La protesta degli allevatori davanti al palazzo della regione Lombardia a Milano (Newpress) La vicenda delle quote latte dimostra, anche a coloro che sono meno attenti alla microfisica degli equilibri politici, come la Lega possieda saldamente la golden share della politica italiana. Nessuno gliel’ha regalata ma il partito capeggiato da Umberto Bossi se l’è conquistata nella competizione elettorale e, successivamente, l’ha legittimata grazie a una condotta in cui ha saputo fondere in maniera originale unità di indirizzo, capacità tattica e retroterra valoriale. Stavolta però il Carroccio sta usando male il potere di veto che si è assicurato e ha ragione invece il ministro Giancarlo Galan che da giorni si sbraccia quasi in perfetta solitudine per richiamare alla coerenza una coalizione di governo che fa finta di non vedere. Forse proprio per evitare di contraddire i proprietari dell’azione d’oro. La Lega in realtà sta rischiando di far pagare al Paese una scelta miope, quella di difendere sempre e comunque l’interesse immediato di piccole porzioni del proprio elettorato. I Cobas del latte sono costati già all’Italia all’incirca quattro miliardi di euro ai quali andrà aggiunto l’ammontare della maxi-multa (i pessimisti la stimano in un miliardo) che ci comminerà Bruxelles dopo l’apertura di una procedura di infrazione. Eppure Bossi insiste ed è disposto anche a far votare dalla maggioranza un atto di governo che serve nella buona sostanza a coprire l’impunità degli allevatori. E così facendo dimostra che pur possedendo la golden share gli manca una "leganomics ", un orientamento di politica economica credibile che metta al riparo il suo stesso partito dalle pressioni delle micro- lobby. La verità è che il sindacalismo di territorio sta mostrando la corda, si dimostra un alfabeto politico- culturale insufficiente di fronte alle sfide che il dopo-recessione impone. Prendiamo il delicato tema del rapporto tra banche e territorio. In Veneto i leghisti chiedono ai grandi istituti di credito presenti in regione di sfornare una tabellina, il rendiconto ragionieristico tra raccolta e impieghi su base micro-territoriale. In questo modo si dimostrerebbe o meno il supporto all’economia locale. Ma se le banche, parafrasando il famoso esempio di Lord Keynes, spendessero i soldi per far scavar buche, riceverebbero comunque l’applauso leghista? Purché tutto avvenga nel giardino di casa, non rimangono obiezioni di merito da avanzare? Viene da dire che forse ha più senso incalzare il sistema creditizio perché aiuti i distretti a uscire dall’afasia, favorisca le reti di impresa e accompagni gli imprenditori ad essere protagonisti sull’arena internazionale. Del resto senza avere un’idea delle trasformazioni in atto anche l’ansia di conquistare poltrone nelle fondazioni bancarie appare come la stanca ripetizione di vecchi moduli. L’economia locale c’entra poco. Suona anche singolare come i leghisti non riescano nemmeno a pronunciare la parola "terziario ". Eppure le speranze delle piccole e medie imprese di sopravvivere alla gelata dipendono dalla capacità di produrre innovazione, di dialogare con il mondo delle professioni, di acquisire maggiori capacità nella gestione della finanza, di fare marketing. In assenza di una "leganomics " il Carroccio non riesce a fare i conti con tutto ciò e i suoi esponenti sembrano vagheggiare la costruzione di tanti Musei dell’Agricoltura e della Manifattura. Se dovesse andar così i Piccoli a quel punto sarebbero solo dei reperti archeologici. Dario Di Vico 15 luglio 2010
Tremonti: "L'austerità è una necessità" Berlusconi: "Basta piangersi addosso" Il premier: "Ricercare tutte le strade possibili per accelerare e consolidare la ripresa" LA CRISI Tremonti: "L'austerità è una necessità" Berlusconi: "Basta piangersi addosso" Il premier: "Ricercare tutte le strade possibili per accelerare e consolidare la ripresa" Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti (Ansa) Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti (Ansa) MILANO - "Non possiamo limitarci a piangere sui danni causati dalla crisi economica, dobbiamo invece ricercare tutte le strade possibili per accelerare e consolidare la ripresa. Il governo sta facendo proprio questo". Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in una nota diffusa da Palazzo Chigi, ha cercato con queste parole di incoraggiare gli italiani a rimboccarsi le maniche e a far ripartire la macchina dell'economia. "Dobbiamo passare dalle lamentele sul passato alle proposte concrete e costruttive per il futuro. È quello che il governo sta facendo, convinti come siamo - ha aggiunto Berlusconi rispondendo alle sollecitazioni arrivate dall'assemblea dell'Ance, l'organizzazione dei costruttori edili - che il settore dell'edilizia e delle costruzioni sarà ancora una volta il volano decisivo affinché le imprese italiane tornino a produrre ricchezza e benessere per tutti". TREMONTI - Sobrietà e austerità, ma non solo. C'è anche il federalismo nella ricetta del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, per rimettere a posto la dissestata economia pubblica. "Non so se sia una ideologia ma l'austerità certamente è una necessità e una responsabilità" ha detto Tremonti, all'assemblea di Confcooperative. "Siamo ad un tornante della storia, non solo per noi ma per tutti i paesi. L'austerità è una necessità che significa solidarietà e responsabilità" ha poi aggiunto il ministro dell'Economia. FEDERALISMO - "Il federalismo serve a raddrizzare l'albero storto della nostra finanza allineando un po' la cosa amministrata e la cosa tassata. Se i municipi amministrano il territorio è giusto che ai municipi vadano le tasse e a salire. Non è una scoperta politica o scientifica ma è la scoperta dell'acqua calda" ha poi sottolineato Tremonti. CRISI - Il ministro dell'Economia ha poi lanciato l'allarme sullo stato attuale della finanza mondiale: "La massa dei derivati è tornata ai livelli precedenti la crisi. Per quanto riguarda l'economia reale - ha proseguito - le cose non vanno così male ma bisogna fare attenzione perchè nel mondo globalizzato l'economia reale è legata alla finanza". Il ministro ha poi sottolineato che tra le caratteristiche della crisi c'è stato l'impatto mediatico: "è stata la prima volta che è andata in onda in tempo reale sui media producendo effetti negativi in particolare sulla fiducia dei cittadini". MANOVRA - Intanto, come previsto, il governo ha posto la fiducia al Senato sulla manovra. La fiducia è stata posta su un maxiemendamento interamente sostitutivo del decreto legge. Il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito ha affermato che il governo attribuisce "straordinaria importanza" all'approvazione di questo testo. L'aula del Senato voterà la fiducia sulla manovra economica giovedì mattina. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo. Le dichiarazioni di voto cominceranno alle 9.30. Redazione online 14 luglio 2010
Il presidente della Repubblica a Udine: "Senza coesione, il Paese si perde" Napolitano: Costituzione, "Si può modificare, ma resta lungimirante" "Uno stesso articolo salda in modo inscindibile l’unità della nazione e la promozione delle autonomie" * NOTIZIE CORRELATE * Storica stretta di mano tra Napolitano e i presidenti di Croazia e Slovenia (13 luglio 2010) Il presidente della Repubblica a Udine: "Senza coesione, il Paese si perde" Napolitano: Costituzione, "Si può modificare, ma resta lungimirante" "Uno stesso articolo salda in modo inscindibile l’unità della nazione e la promozione delle autonomie" Giorgio Napolitano (Epa) Giorgio Napolitano (Epa) UDINE - La Costituzione si può modificare, ma resta sempre un testo "altamente lungimirante". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso della sua visita a Udine. "Vogliamo un’Italia unita, senza coesione nazionale il nostro Paese si perderebbe nel fiume della globalizzazione", ha aggiunto Napolitano che ha sottolineato che nella Costituzione uno stesso articolo "salda in modo inscindibile" l’unità della nazione italiana e "la promozione delle autonomie". Quindi unità e federalismo, come altre volte ha osservato il presidente, non sono e non devono diventare due cose contrastanti. COSTITUZIONE - Partendo dal principio che la Costituzione resta un testo tuttora valido, si possono fare modifiche: "Si riveda ciò che è necessario rivedere, si garantisca il massimo di snellezza e semplificazione nell’articolazione del nostro Stato", ma per il presidente risulta chiaro che l’impianto fondamentale della Carta non può essere toccato. RIDURRE DEBITO - Il capo dello Stato ha poi voluto ribadire un concetto al quale è particolarmente legato: la riduzione del debito pubblico è un dovere di tutti i soggetti politici: "Nessuna parte politica può sottrarsi alla responsabilità collettiva di alleggerire in modo decisivo e di consolidare il bilancio pubblico riducendo il debito che noi abbiamo accumulato e che è un pesante fardello sulle nostre spalle", ha detto Napolitano salutando il sindaco e i consiglieri comunali di Udine. Redazione online 14 luglio 2010
In totale sono 90 mila in tutta italia. Il 75% del costo è per il personale Auto blu: ci costano 4 miliardi all'anno Il ministro della Pubblica amministrazione Brunetta: "Si può spendere la metà facendo le stesse cose" In totale sono 90 mila in tutta italia. Il 75% del costo è per il personale Auto blu: ci costano 4 miliardi all'anno Il ministro della Pubblica amministrazione Brunetta: "Si può spendere la metà facendo le stesse cose" ROMA - In tutta Italia le cosiddette "auto blu" sono 90 mila e per mantenerle si spendono 4 miliardi di euro all'anno. È stato il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, a rendere note le cifre aggiornate al 2010. "Penso che si possa spendere la metà facendo le stesse cose", ha commentato Brunetta. Le auto dei politici costano 150 mila l'una: sono 18-20 mila e hanno almeno due autisti. "È una cifra enorme, con 4 miliardi si rinnova un contratto del pubblico impiego", ha chiarito il ministro. AUTISTI - Ma il costo principale non sono le auto in sé, ma gli autisti. Il costo del personale incide infatti per il 75%. Si spende infatti un miliardo di euro per consumi, manutenzioni e assicurazioni. Tre miliardi di euro costa invece il personale addetto (40 mila autisti in senso proprio, più 20 mila addetti amministrativi e generici). "Sessantamila autisti su 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici sono troppi", ha affermato il ministro. "In molti casi si tratta di personale assunto con altre mansioni che io vorrei si dedicasse a produrre beni e servizi. Anche perché un'auto a noleggio costerebbe 95 mila euro, con un risparmio di 55 mila euro. La strada da seguire è questa". 14 luglio 2010
2010-07-12 "in Italia i parlamentari della maggioranza vanno contro le norme europee" Quote latte, Galan : "Bisogna tenere duro, Parlamento abbia un minimo di dignità" Il ministro replica alla Lega: "Si difendono un manipolo di trasgressori, si dimettano loro" "in Italia i parlamentari della maggioranza vanno contro le norme europee" Quote latte, Galan : "Bisogna tenere duro, Parlamento abbia un minimo di dignità" Il ministro replica alla Lega: "Si difendono un manipolo di trasgressori, si dimettano loro" Giancarlo Galan (Ansa) Giancarlo Galan (Ansa) MILANO - E' ancora scontro all'interno della maggioranza tra la Lega e il ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan sulla questione delle multe per lo sforamento delle quote latte, multe che un emendamento alla manovra prevede di sospendere. "Bisogna tenere duro" sulla vicenda delle quote latte, "e spero che il Parlamento italiano abbia un minimo di dignità": ha detto Galan, al suo arrivo a Bruxelles. Galan si è poi chiesto: "Con quale credibilità un ministro può affrontare una battaglia come questa per la politica agricola comune. Con quale faccia si presenta in un consesso europeo quando in Italia deliberatamente i parlamentari della maggioranza vanno contro le norme europee?". "Oggi sono qui a Bruxelles" alla sessione ministeriale ha proseguito Galan, "per dare una sensazione di serietà alla presenza italiana a Bruxelles; mentre là difendono un piccolo manipolo di trasgressori". "Il guaio ora è - ha concluso Galan - che tutti in Europa vedono quel che facciamo noi e questo ci deve preoccupare". Galan ha poi replicato alla Lega spiegando che non si dimetterà sulla vicenda delle quote latte: "si dimetterà chi causa multe e sanzioni europee all'Italia" MANIFESTAZIONE A BRUXELLES - Intanto dopo sei mesi di tregua, i produttori del latte manifestano davanti alla sede della Commissione Ue dove è previsto l'arrivo di migliaia di agricoltori con i loro trattori. Da stamane la sede del Consiglio Ue, dove si tiene la riunione dei ministri agricoli dei 27, e il palazzo Berlaymont, sede dell'esecutivo europeo, sono circondati da cavalli di frisia per tenere a distanza i manifestanti e molti sono i poliziotti mobilitati. Alla manifestazione - indetta dall'European Milk Board (Emb) - saranno presenti anche oltre un centinaio di produttori italiani, partiti ieri sera da Brescia in due pullman. Li guiderà Roberto Cavaliere, rappresentante nazionale del Copagri e membro dell'Emb. Redazione online 12 luglio 2010
2010-07-11 i goVERNATORI LEGHISTI COTA E ZAIA FRENANO LA PROTESTA Errani: "Regioni compatte" Nuovo appello al premier "Il governo ascolti le nostre ragioni". E Formigoni: "Riduzione dei tagli di un miliardo? Se è così, firmiamo" * NOTIZIE CORRELATE * Regioni, l'appello a Napolitano. Ma il fronte dei governatori si divide di Mario Sensini (11 luglio 2010) i goVERNATORI LEGHISTI COTA E ZAIA FRENANO LA PROTESTA Errani: "Regioni compatte" Nuovo appello al premier "Il governo ascolti le nostre ragioni". E Formigoni: "Riduzione dei tagli di un miliardo? Se è così, firmiamo" Vasco Errani (Inside) Vasco Errani (Inside) MILANO - Tra le Regioni non vi è nessuna rottura. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, prova così a ricompattare il fronte anti-manovra che nelle ultime ore ha mostrato qualche crepa. I governatori leghisti Roberto Cota e Luca Zaia hanno confermato infatti il loro no alla restituzione delle deleghe allo Stato, accentuando così la distanza dalla battaglia degli altri governatori contro Giulio Tremonti. "La posizione sulla manovra è compatta - fa però sapere da parte sua Errani -: così com’è è insostenibile e quindi lancio ancora un appello al premier e al governo perché cambino i pesi della manovra sulle Regioni" ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni intervistato da Sky Tg 24. "Si ascoltino le nostre buone ragioni e si evitino conflitti istituzionali di cui il paese non ha alcun bisogno in un momento decisivo per i conti pubblici e per il federalismo fiscale" ha aggiunto. FORMIGONI - "Leggo sui giornali - ha poi specificato Errani - di ipotesi di riduzioni dei tagli alle Regioni di cui parlano alcuni ministri: se c'è sostanza divengano proposte concrete e le valuteremo come sempre con grande attenzione". Una posizione sostanzialmente in linea con quella espressa da Roberto Formigoni. "Nessuno ha mai proposto alle Regioni la riduzione di un miliardo di euro dei tagli contenuti nella manovra finanziaria" ha detto il governatore lombardo replicando al leader della Lega Nord, Umberto Bossi, che sabato sera in un comizio aveva spiegato di aver raggiunto con il ministro Giulio Tremonti un accordo in questo senso. "Comunque - ha aggiunto Formigoni - se questa proposta è valida, siamo pronti a venire a Roma domani per firmarla". Redazione online 11 luglio 2010
2010-07-10 Conti pubblici Enti locali Per Comuni e Province arriva l’autonomia fiscale Decreto entro luglio. Regioni, il governo va avanti Conti pubblici Enti locali Per Comuni e Province arriva l’autonomia fiscale Decreto entro luglio. Regioni, il governo va avanti Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti al tavolo con le Regioni (Fotogramma) Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti al tavolo con le Regioni (Fotogramma) ROMA—Si consolida l’asse governo-Comuni che incassano l’autonomia impositiva mentre con le Regioni si è consumata, almeno per ora, una rottura ampiamente annunciata. "Bisogna dare atto a Comuni e Province di essere lungimiranti " ha commentato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, "ma sono convinto che una volta votata la manovra ci ritroveremo attorno a un tavolo anche con le Regioni". Dal governatore dei governatori Vasco Errani l’annuncio: "Per noi è stato un incontro molto negativo, il taglio di 10 miliardi ci mette nelle condizioni di non governare, restituiremo le deleghe". L’intesa con l’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) guidata dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino prevede che entro il 31 luglio venga portato in Parlamento il decreto attuativo sul trasferimento delle imposte relative a comuni e province. In pratica il primo atto concreto del federalismo fiscale. Il ministro leghista della Semplificazione Roberto Calderoli ha voluto sottolineare, nella conferenza stampa finale, che i conti dei tagli agli enti locali "sono stati fatti senza calcolare gli introiti da cedolare secca e da regolarizzazione degli immobili fantasma, destinati a cambiare gli incassi dei Comuni". Quindi in futuro c’è ampio margine di manovra. L’altro punto di convergenza col governo illustrato da Chiamparino riguarda l’impegno a realizzare entro ottobre un monitoraggio per calcolare e smaltire i residui passivi e rimodulare così il patto di stabilità interno. Una intesa generale, che comprende anche le Regioni, è stata tuttavia raggiunta: si tratta della soluzione suggerita giorni fa dal governatore della Lombardia Roberto Formigoni di istituire una commissione mista per individuare gli sprechi. Per il resto il gelo tra Regioni e governo è stato tangibile anche se al punto stampa si è notata l’assenza dei due governatori leghisti Luca Zaia (Veneto) e Roberto Cota (Piemonte). Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante l’incontro a Palazzo Chigi (c’erano anche, oltre a Tremonti, Letta e Bonaiuti iministri Fitto, Brunetta, Fazio, Bossi, Calderoli) ha spiegato in tutti i modi che non ci sono risorse economiche e, attingendo anche al dialetto milanese —"zero carbonella, ghe n’è no di danè"—ha chiuso ogni possibilità di trattativa con le Regioni ricordando che se la manovra fosse stata addolcita "da lunedì i mercati ci avrebbero punito aggravando il costo degli interessi sul debito pubblico ". Errani ha difeso la linea delle Regioni—"al di là dello schieramento politico"—e si è detto pronto a verificare i "numeri col ministero e la Corte dei Conti per dimostrare in modo equivocabile che le spese delle amministrazioni centrali sono cresciute più di quelle locali". Tremonti poco dopo ha fatto distribuire— fonte la Ragioneria generale dello Stato—due grafici che la raccontano in modo un po’ diverso: nell’ultimo decennio la spesa sia delle Regioni che degli enti sanitari locali è stata in percentuale sempre superiore a quella della pubblica amministrazione. Nichi Vendola, governatore della Puglia, ha criticato la rigidità del governo: "A questo punto faranno il federalismo col morto, la vera crisi arriverà quando non potremo garantire i servizi ai cittadini, Tremonti dovrà far camminare da solo i treni". Ma il ministro dell’Economia rassicura che "I pendolari non staranno per strada" e alle critiche risponde: "Come si fa a dire che il federalismo è morto e poi chiedere i decreti attuativi del federalismo?". Ora resta aperto il capitolo delle deleghe, delle quali ieri — dopo aver minacciato il gesto per dieci giorni — ne è stata annunciata la consegna al governo. Per farlo giuridicamente, hanno spiegato sia Errani che Formigoni, occorre un emendamento. Tremonti chiosa. "Vediamo, intanto spero che le Regioni ci ridiano anche la delega per i controlli sulle pensioni di invalidità, su quella siamo assolutamente d’accordo ". Roberto Bagnoli 10 luglio 2010
Retroscena Berlusconi: qualche burocrate meriterebbe due calci nel sedere E Tremonti disse: "Manovra chiusa, questo non si può" Il premier tenta l’ultima mediazione, poi la linea del rigore Retroscena Berlusconi: qualche burocrate meriterebbe due calci nel sedere E Tremonti disse: "Manovra chiusa, questo non si può" Il premier tenta l’ultima mediazione, poi la linea del rigore Il ministro Giulio Tremonti (Eidon) Il ministro Giulio Tremonti (Eidon) ROMA — "No, questo non si può. La manovra è chiusa, sta già uscendo dalla Commissione, abbiamo preannunciato la fiducia" ha detto a un certo punto, perentoriamente, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. E non si rivolgeva ai presidenti delle Regioni, raccontano gli stessi, ma al premier, Silvio Berlusconi. Frenato senza troppe esitazioni dal ministro nell’ultimo, spontaneo, e per lui naturale tentativo di aprire uno spiraglio alle richieste dei governatori. "Magari nei prossimi due o tre giorni —stava dicendo il presidente del Consiglio — potremmo incontrarci e approfondire con Errani...". Niente da fare. I tagli ai bilanci delle Regioni restano quelli scritti nella manovra antideficit. Il rigore è necessario, anche se ha un costo politico, e da quella linea Tremonti non si è spostato di un millimetro. Dopo aver attaccato a testa bassa i governatori sugli sprechi, era chiaro fin dalla vigilia che il ministro non avrebbe ceduto. Lo sapevano le Regioni, nonostante l’insistenza per l’incontro, ed era chiaro anche a Silvio Berlusconi, che solo due giorni fa, accogliendo la richiesta dei governatori di essere ricevuti a Palazzo Chigi, lo stesso Berlusconi aveva firmato con Tremonti una lunga nota per dire che, comunque, nulla sarebbe cambiato. Neanche Gianni Letta, il mediatore, nutriva speranza. E non a caso ieri a Palazzo Chigi il sottosegretario alla Presidenza non ha aperto bocca, rinunciando anche alla consueta cerimonia di introduzione del confronto. Con il ministro delle Regioni, Raffaele Fitto, schierato apertamente con Tremonti, i governatori non hanno trovato il minimo appiglio. Solo quel tentativo in extremis del presidente del Consiglio, condotto senza neanche troppa convinzione. "Oggi abbiamo un Tremonti più cattivo del solito" ha detto Berlusconi poco dopo, quando al tavolo della sala verde, usciti i governatori, si sono seduti i sindaci e i presidenti di Provincia. Spiegando che la manovra era necessaria per rassicurare i mercati e perché era stata chiesta dall’Europa. "Lo so, ci sarebbe da dare due calci nel sedere a qualcuno" ha detto Berlusconi a un certo punto e Tremonti, fin lì assorto, ha alzato lo sguardo, incrociando gli occhi di tutti i presenti in sala. "No, no Giulio" si è affrettato a chiarire il premier, ridendo. "Non ce l’ho mica con te, stavo parlando dei burocrati, della Ue, dei mercati... ". Anche per i Comuni e le Province i tagli sono confermati. Ma Tremonti a loro qualcosa concede: la promessa, seppur vaga, di aggiustare il Patto di Stabilità a ottobre e soprattutto, con il federalismo, lo spazio di manovra su tasse proprie entro l’anno. I tagli restano, ma dell’autonomia impositiva delle Regioni, nel frattempo, s’è persa traccia. I governatori, ora, vogliono restituire le funzioni delegate dallo Stato e il governo minaccia di non fare le leggi per riprendersele, vendicandosi del Piano casa fatto fallire dalle lungaggini delle leggi attuative regionali. Il braccio di ferro continua. Mentre la devolution assomiglia sempre più ad un federalismo dei municipi. Mario Sensini 10 luglio 2010
2010-07-08 disagi in vista per chi si muove con i MEZZI PUBBLICI Sciopero treni, lo stop scatta alle 21 E venerdì si fermano bus e metro La mobilitazione indetta dai sindacati per il nuovo contratto unico della mobilità disagi in vista per chi si muove con i MEZZI PUBBLICI Sciopero treni, lo stop scatta alle 21 E venerdì si fermano bus e metro La mobilitazione indetta dai sindacati per il nuovo contratto unico della mobilità MILANO - Sarà un venerdì difficile per chi si muove con i mezzi pubblici. E i disagi, per quelli che viaggiano in treno, inizieranno anche prima. Scatta infatti da giovedì sera alle 21 lo sciopero di 24 ore del personale ferroviario. Venerdì a incrociare le braccia saranno poi i lavoratori del trasporto pubblico locale: si fermeranno bus, metro e tram. La mobilitazione è stata indetta dalla Filt-Cgil, dalla Fit-Cisl, dalla Uilt, dall'Ugl, dall'Orsa, dalla Faisa e dalla Fast a sostegno della vertenza per il nuovo contratto unico della mobilità. È stato invece differito dal ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, lo stop del personale Enav del centro di Padova che era stato previsto sempre per il 9 luglio. Non solo: per sabato è previsto anche uno sciopero dei lavoratori pubblici indetto dalla Uil Pubblica amministrazione. STOP TRENI - Il fermo dei treni si concluderà alle 21 di venerdì. Trenitalia ha attivato un numero verde (800.89.20.21) operativo fino alla fine dello sciopero. Informazioni si potranno trovare anche sul web (www.ferroviedellostato.it), al call center 892021 e ai punti informativi, le biglietterie e gli uffici assistenza delle stazioni. Sarà assicurato il collegamento tra Roma Termini e l'aeroporto di Fiumicino attraverso il 'Leonardo Express' o il ricorso a servizi autobus sostitutivi. Per i treni regionali saranno garantiti i servizi essenziali nelle fasce orarie 6-9 e 18-21. VENERDÌ NERO - Venerdì non solo proseguirà lo sciopero dei treni, ma sarà fermo anche il trasporto pubblico locale (bus, metro e tram), secondo modalità decise a livello locale. A Roma lo sciopero sarà dalle 8,30 alle 17,30 e dalle 20 a fine turno; a Milano dalle 8,45 alle 15 e dalle 18 a fine turno; a Firenze dalle 9,15 alle 11,45 e dalle 15,45 a fine turno; a Napoli dalle 8,30 alle 17 e dalle 20 a fine turno; a Cagliari dalle 9,30 alle 12,45, dalle 14,45 alle 18,30 e dalle 20 a fine turno; a Palermo dalle 8,30 alle 17,30; a Torino dalle 9 alle 12 e dalle 15 a fine turno.
08 luglio 2010
La Commissione Bilancio del Senato ha licenziato un nuovo testo Disabili e Manovra: un sospiro di sollievo L’assetto è più rassicurante, ma contiene anche altre novità oltre a quelle attese * NOTIZIE CORRELATE * Il canale "disabilità" di Corriere.it * Il forum "legge e disabilità" * Il forum "lavoro e disabilità" * Il forum "Ditelo a noi" (Corbis)MILANO- La Commissione Bilancio del Senato ha, dunque, emendato l’articolo della Manovra relativo alle invalidità civili. L’articolo in questione è il decimo, il Decreto Legge è il 78/2010 che ora passa all’Aula per la discussione e l’approvazione. L’articolo 10 è molto più rassicurante - per gli invalidi civili, almeno – rispetto al testo in discussione e ai successivi emendamenti presentati dalla Maggioranza su indicazione del Ministro dell’economia. INDENNITÀ DI ACCOMPAGNAMENTO - L’elemento che raccoglie maggiore soddisfazioni presso le Federazioni delle persone con disabilità che hanno manifestato ieri davanti a Montecitorio, è stato la cancellazione dell’emendamento che prevedeva nuovi requisiti medico-legali per la concessione dell’indennità di accompagnamento. La più stringente definizione medico-legale aveva l’intento chiarissimo di restringere notevolmente il novero dei possibili titolari di indennità di accompagnamento solo a casi di gravissima e totale compromissione dell’autonomia nel suo senso più restrittivo del termine. I criteri medicolegali rimangono, quindi, immutati. INVALIDI PARZIALI - È stato abrogato il primo comma, quello che prevedeva l’innalzamento all’85% della percentuale di invalidità necessaria per ottenere l’assegno mensile di assistenza riservato agli invalidi civili parziali. La percentuale minima ritorna ad essere quella di prima: il 74% come fortemente richiesto dalle associazioni delle persone con disabilità. Scompare, conseguentemente, anche l’emendamento di Maggioranza che prevedeva correttivi, di dubbia costituzionalità. Erano previste, infatti, eccezioni al limite dell’85% per le patologie singole a cui fosse riconosciuta, in forza delle tabelle di valutazione, una percentuale di invaldità pari o superiore al 75%. PIANO STRAORDINARIO DI VERIFICA - Rispetto al testo precedente viene innalzato il numero di verifiche previste dal piano straordinario di controllo sulle invalidità. Si passa da 200 mila a 250 mila controlli per gli anni 2011 e 2012. Sommate a quelle previste per il 2010, il totale delle verifiche sarà di 600 mla. Nei controlli, che come noto spettano ad Inps, potranno essere coinvolte anche le Commissioni delle Aziende Usl – da gennaio 2010 integrate con un medico Inps - dietro intese con le rispettive Regioni. È da temere un sovraccarico che può ritardare ulteriormente le normali visite di accertamento per l’invalidità ed handicap. TEMPI DI ACCERTAMENTO - Purtroppo assieme ai commi più negativi, scompare l’emendamento che interveniva anche sui tempi di accertamento degli stati invalidanti, correggendo il "vecchio" regolamento del 1994 (DPR 698/1994). Il regolamento prevede solo che la data di accertamento venga fissata entro tre mesi dalla presentazione della domanda, disposizione – come sappiamo – largamente elusa dalle Aziende USL. L’emendamento avrebbe introdotto un iter accelerato: nel caso in cui le Commissioni delle Aziende USL non rispettassero quel termine, l’accertamento sarebbe stato effettuato dall’INPS con le sue Commissioni entro i 15 giorni successivi. Procedura simile era prevista nel caso delle patologie oncologiche, per le quali la Legge 80/2006 prevede che la visita di accertamento venga effettuata entro 15 giorni dalla presentazione della domanda. Ma questo emendamento – presentato dal relatore di Maggioranza – non compare nella versione licenziata dalla Commissione Bilancio del Senato. Ora il testo passa all’esame dell’aula del Senato. Carlo Giacobini (Direttore di HandyLex.org) 08 luglio 2010
La replica dell'azienda: "Sdegno e stupore" Il Pd contro la norma "anti-Mesiano" "Sospende il processo Fininvest-Cir" Ferranti: "Presentato un emendamento che potrebbe fermare il procedimento per nove mesi" * NOTIZIE CORRELATE * Lodo Mondadori: "Fininvest deve risarcire 750 milioni a Cir"(3 ottobre 2009) La replica dell'azienda: "Sdegno e stupore" Il Pd contro la norma "anti-Mesiano" "Sospende il processo Fininvest-Cir" Ferranti: "Presentato un emendamento che potrebbe fermare il procedimento per nove mesi" Donatella Ferranti Donatella Ferranti ROMA - Una norma che potrebbe di fatto sospendere il processo Fininvest-Cir per nove mesi. A confermare il contenuto dell'emendamento presentato dal governo alla manovra è il capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. La norma, che introduce la figura dell'ausiliario del giudice, è contenuta nel comma 18 dell'emendamento 48.0.1000 presentato dal ministro Alfano. L'EMENDAMENTO - Nell'emendamento si legge che "nei procedimenti civili contenziosi aventi ad oggetto diritti disponibili che, alla data di entrata in vigore della presente legge, pendono dinanzi al tribunale, il giudice, su istanza di parte, anche con decreto pronunziato fuori udienza, rinvia il processo per un periodo di sei mesi per l'espletamento del procedimento di mediazione". Le istanze previste dal comma "devono essere proposte, a pena di decadenza, entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge". "ANTI-MESIANO" - La Ferranti ribattezza la misura come "anti-Mesiano", dal nome del giudice "duramente attaccato dalle reti tv della famiglia Berlusconi per aver firmato la sentenza che obbliga la Fininvest a risarcire la Cir di 750 milioni per l'affare Mondadori". Lo scorso 3 ottobre il Tribunale di Milano ha condannato la società della famiglia Berlusconi, in primo grado, a un maxi-risarcimento per 750 milioni circa per corruzione giudiziaria legata all'acquisto della Mondadori. LA REPLICA - Non si fa attendere la replica della Fininvest, che esprime "tutto il suo stupore e il suo sdegno di fronte all'insinuazione secondo cui sarebbe interessata ad un rallentamento del processo d'appello per la vicenda lodo Mondadori". "Appare risibile il solo pensarlo - spiega la Fininvest - basta conoscere i fatti per sapere che è vero esattamente il contrario. La Fininvest infatti è pienamente convinta che le proprie buone ragioni verranno riconosciute, e ha rilasciato a favore di Cir una fideiussione pari a 806 milioni di euro: pertanto ha interesse, onde evitare anche ulteriori costi ed appesantimenti finanziari, che la trattazione nel merito rispetti un iter il più spedito possibile. Per tali motivi la Fininvest seguirà con assoluta coerenza questa impostazione". Redazione online 08 luglio 2010
Il premier isola Fini e mette il governo al riparo da sorprese Nota congiunta con Tremonti per dire no alle Regioni e imporre la fiducia Passo dopo passo, la marcia di allontanamento fra il Pdl e Gianfranco Fini continua: senza che però si intraveda ancora il momento in cui si consumerà la rottura formale. "Fini non esiste più", ha liquidato la questione Silvio Berlusconi negli incontri avuti ieri con i vertici del centrodestra. Ma l’esigenza di non acuire le tensioni col Quirinale ritarda una resa dei conti. La tabella di marcia di Palazzo Chigi per le prossime settimane è obbligata e non prevede distrazioni. Il premier deve fare approvare una manovra economica cercando di attenuarne gli aspetti più impopolari. E, nonostante la legge contro le intercettazioni sia quasi certamente destinata a slittare all’autunno, insegue un "sì" entro l’inizio di agosto. In realtà, la probabilità che passi diminuisce ogni giorno di più: anche perché ormai si parla apertamente di correzioni a un testo contestatissimo. La giornata di ieri è emblematica, da questo punto di vista. I tafferugli fra i terremotati abruzzesi e la polizia a Roma, e una rissa alla Camera dei deputati; il pellegrinaggio di fatto inutile a Palazzo Grazioli, i presidenti delle Regioni di centrodestra, infuriati con Giulio Tremonti; la nota congiunta con la quale Berlusconi e il ministro dell’Economia annunciano la fiducia sulla manovra sia alla Camera che al Senato; e infine il nuovo attacco del presidente della Camera proprio a Tremonti: sono tutti fotogrammi di una coalizione della quale il capo del governo sembra non più il padrone assoluto, ma quasi un ostaggio costretto a tamponare le spinte centrifughe. Con esiti almeno controversi. La trattativa con le Regioni ha partorito un incontro a Palazzo Chigi che dovrebbe tenersi domani: un modo per accontentare governatori che appartengono alla maggioranza di centrodestra ma contestano le riduzioni di spesa proposte da Tremonti. Le concessioni che Berlusconi può garantire, però, appaiono quasi azzerate dal comunicato diramato ieri insieme al suo ministro. Quasi a chiarire in modo preventivo che il premier ha le mani legate, vi si legge che la manovra è "un provvedimento fondamentale per la stabilità finanziaria ". E dunque, se non intangibile comunque non si può cambiare. Tremonti lo ha ripetuto ai quattro presidenti di Regione incontrati nella residenza di Berlusconi. "La nostra strada è obbligata", ha detto il titolare dell’Economia. "Non c’è spazio per cambiamenti", anche perché il debito nel settore sanitario accumulato in Campania, Lazio, Calabria e Molise è impressionante. Si tratta di una durezza che a Berlusconi probabilmente non piace, ma che non può non sottoscrivere. È improbabile, infatti, che all’incontro di domani il presidente del Consiglio possa aggirare i paletti conficcati da Tremonti. L’ennesimo attacco di Fini al titolare dell’Economia e alla Lega per paradosso rafforza entrambi, vista l’insofferenza verso il presidente della Camera. "Non si può vivere di sola finanza", ha detto Fini, "e men che meno può vivere di sola contabilità l’economia". Ma di fronte alla decisione di ricorrere alla fiducia in entrambi i rami del Parlamento, le critiche finiane non hanno uno sbocco. Il silenzio del presidente della Camera di fronte alla nota congiunta di Berlusconi e di Tremonti tradisce l’irritazione; e la consapevolezza che la richiesta di fiducia fatta anche all’assemblea di Montecitorio rappresenta una sfida proprio a lui. Il governo lo mette di fronte alla contraddizione che gli ha rimproverato nelle ultime settimane: quella di essere insieme capo della minoranza interna del Pdl e terza carica istituzionale; e dunque di dover scegliere. Come minimo, l’iniziativa tende a farlo apparire isolato e irrilevante. Gli spazi in Parlamento sono azzerati, e infatti il centrosinistra protesta per lo svuotamento della discussione. Il voto di fiducia è previsto nella giornata di giovedì 15 al Senato. Poi toccherà all’aula di Montecitorio. E in quell’occasione sarà possibile misurare per intero le distanze che separano il presidente della Camera da quella che sente sempre meno come la sua maggioranza: ricambiato gelidamente dal Pdl. Massimo Franco 08 luglio 2010
2010-07-04 Errani: "il gap che divide il sud dal nord non si affronta con accuse ingenerose" "Cambiare la manovra è una necessità" Le Regioni:"Per noi e gli enti locali è insostenibile e finirebbe per penalizzare i cittadini" Errani: "il gap che divide il sud dal nord non si affronta con accuse ingenerose" "Cambiare la manovra è una necessità" Le Regioni:"Per noi e gli enti locali è insostenibile e finirebbe per penalizzare i cittadini" Da sinistra a destra Giulio Tremonti e Vasco Errani (Eidon) Da sinistra a destra Giulio Tremonti e Vasco Errani (Eidon) MILANO - Le regioni passano nuovamente all'attacco. Obiettivo, come sempre, modificare la manovra. "La cortina fumogena alzata in queste ore serve a coprire una manovra che per le Regioni e gli enti locali è insostenibile e che finirebbe per penalizzare i cittadini": afferma il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. "FEDERALISMO FISCALE A RISCHIO" - Errani poi ribadisce: "La manovra varata rischia di tagliare le gambe al federalismo fiscale, è squilibrata perchè pesa per l'80% su regioni ed enti locali e finirà per ricadere su servizi pubblici essenziali per i cittadini". "Per questo - aggiunge Errani - Regioni ed enti locali hanno chiesto un incontro urgente al Presidente del Consiglio, al quale torno a sottolineare che cambiare la manovra è per le Regioni e gli enti locali una necessità". "La Conferenza delle Regioni - prosegue Errani - è impegnata in modo unitario per tenere il confronto su un binario istituzionale, nonostante sia in atto un tentativo di delegittimazione delle autonomie e delle Regioni. Non si affronta, ad esempio, il gap che ancora oggi separa il Mezzogiorno dal resto del Paese con accuse ingenerose e superficiali alle amministrazioni del Sud". "Respingiamo al mittente gli attacchi strumentali - conclude Errani - e continuiamo a ricercare il dialogo, pronti ad assumerci in modo equo e proporzionale le nostre responsabilità nell'azione per il controllo della spesa pubblica. Ma dobbiamo reagire per senso delle istituzioni alla campagna di delegittimazione in corso che costituisce nei fatti un grave danno per la Repubblica". Redazione online 04 luglio 2010
"si rischiano forti contenziosi di carattere costituzionale" Appello delle imprese al premier: rivedere le norme fiscali della manovra Nota di Confindustria, Confcommercio, Confesercenti e artigiani: preoccupazione per misure relative a riscossione e compensazione dei debiti e dei crediti "si rischiano forti contenziosi di carattere costituzionale" Appello delle imprese al premier: rivedere le norme fiscali della manovra Nota di Confindustria, Confcommercio, Confesercenti e artigiani: preoccupazione per misure relative a riscossione e compensazione dei debiti e dei crediti La leader di Confindustria Emma Marcegaglia (Fotogramma) La leader di Confindustria Emma Marcegaglia (Fotogramma) MILANO - Nuovo attacco alla manovra da parte delle forze sociali. Questa volta a lamentarsi è il mondo dell'imprenditoria. Confindustria e Rete Imprese Italia, che riunisce Confcommercio, Confartigianato, CNA; Casartigiani, Confesercenti, lanciano infatti un allarme congiunto su alcune norme fiscali della manovra economica (su compensazione debiti-crediti e su limiti a rimborsi fiscali) che - spiegano in una nota unitaria - rischiano di creare forti contenziosi di carattere costituzionale e di avere "conseguenze irreparabili specie per le piccole e medie imprese". LA NOTA - "Le imprese - sottolinea la nota - fanno appello al Parlamento e al Governo, al Presidente Berlusconi e al Ministro Tremonti affinchè vengano modificate queste norme, che, nella formulazione attuale, costituiscono violazioni gravi dei diritti dei contribuenti e nulla hanno a che fare con il contrasto all'evasione". Confindustria e Rete Imprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, CNA; Casartigiani, Confesercenti) - è scritto nella nota congiunta - "ribadiscono le preoccupazioni già espresse nei giorni scorsi, in merito alle misure contenute nella manovra finanziaria relative alla riscossione (art. 38) e alla compensazione dei debiti e crediti fiscali (art.31)". Le norme sono altamente tecniche e sono state introdotte indicandole come misure anti-evasione. Ma le imprese ritengono che siano troppo decise e mettano in difficoltà soprattutto le Pmi. Inoltre, le soluzioni finora indicate non sarebbero sufficienti ad evitare problemi per le imprese. "La proposta che è stata avanzata in Commissione Bilancio al Senato di portare da 150 a 300 giorni la durata massima della sospensione giudiziale degli atti di recupero dei crediti verso l'amministrazione - è scritto nella nota - non risolve il problema, a fronte del fatto che la durata media dei soli procedimenti di primo grado supera i 700 giorni. Se passasse questa norma, il contribuente sarebbe costretto, pena il pignoramento, a pagare gli importi richiesti dall'amministrazione, pur essendo ancora in attesa di sentenza e a fronte di pretese che nella grande maggioranza dei casi risulteranno successivamente non fondate". Per le imprese italiane "ciò non è accettabile, darà luogo a contenziosi, anche in punto di legittimità costituzionale, in molti casi porterà a conseguenze irreparabili, specie per le piccole e medie imprese. Per rimediare al problema - indicano - occorre che la sospensiva duri quantomeno sino alla sentenza di primo grado". L'altra misura "che desta allarme - spiegano Confindustria e Rete Imprese - riguarda il divieto di effettuare compensazioni fra crediti e debiti fiscali in presenza di accertamenti anche di importo modesto (1.500 euro)". "Come si è già fatto osservare - è scritto nella nota - il divieto di compensazione può essere imposto, ma solo quando vi sia la piena certezza del debito fiscale, ossia quando lo stesso sia iscritto a ruolo definitivo. A riguardo si fa notare che il titolo della rubrica (riportato anche nella relazione illustrativa e nella relazione tecnica) recita: "Preclusione alla autocompensazione in presenza di debito su ruoli definitivi". Nel testo dell'articolo 31 si fa invece riferimento a debiti "iscritti a ruolo per imposte erariali e relativi accessori" e si omette la qualificazione "definitivo"". "Stupisce ed allarma - dicono ancora le confederazioni industriali e imprenditoriali - il fatto che, sino ad oggi, non si è riscontrata alcuna disponibilità da parte del Governo a introdurre nel testo questa qualificazione, che appare invece assolutamente necessaria per tutelare i diritti dei contribuenti. Si ribadisce infine che le sanzioni previste nel caso di violazione del divieto di compensazione (il 50% dell'importo indebitamente compensato) sono del tutto sproporzionate". Redazione online 04 luglio 2010
Conti pubblici - Le misure Pensioni e federalismo, il Tesoro blinda la manovra Diventerà legge l’adeguamento automatico dell’età pensionabile. Il contropiede sui governatori Conti pubblici - Le misure Pensioni e federalismo, il Tesoro blinda la manovra Diventerà legge l’adeguamento automatico dell’età pensionabile. Il contropiede sui governatori ROMA — Articolo 12-ter. La nuova gamba spuntata alla manovra per la correzione del deficit sta lì dentro. In quell’emendamento presentato dal relatore del decreto, Antonio Azzollini, dopo averlo concordato con il ministero dell’Economia. L’adeguamento automatico dell’età di pensione alle speranze di vita. Fatto per legge e non più affidato ad un semplice Regolamento, che pure il governo si era premurato di approvare il giorno dopo il varo della manovra per dare ancor più sostanza agli impegni del governo sul risanamento. Meglio andare sul sicuro, deve aver pensato Giulio Tremonti. Un Regolamento, benché attuativo di una legge precedente, si può sempre cancellare, sostituire, modificare, contestare. Il Consiglio di Stato, ad esempio, lo stava soppesando da qualche giorno. Così, per non correre il minimo rischio, è arrivato il blitz. Mentre tutti si scagliavano sull’articolo 12-bis contenuto nello stesso emendamento, secondo il quale dal 2016 non sarebbero stati più sufficienti i 40 anni di contributi per la pensione, poi declassato a "refuso " e ritirato dal relatore, l’articolo 12-ter è sfilato via senza problemi e clamori. Una volta che il decreto sarà approvato dal Senato, e subito dopo dalla Camera, l’adeguamento dell’età di pensione alle speranze di vita, da verificare ogni tre anni, sarà scritto nero su bianco in una legge. Per la felicità dell’Unione Europea, dei mercati, e forse anche dei politici che verranno dopo, perché secondo il ministro dell’Economia, già convinto che l’Italia avesse la miglior legge d’Europa sulle pensioni, il sistema previdenziale è blindato a vita. Oltre ai tagli alla spesa degli enti locali e a quelli della pubblica amministrazione con il blocco del rinovo contrattuale del pubblico impiego, si aggiunge un altro puntello alla manovra anti-crisi, che il ministro dell’Economia è convinto di portare a casa intatta. Dei 2.500 emendamenti presentati dalla maggioranza e dall’opposizione, finora, in Commissione, non ne è passato neanche uno. Il margine per le modifiche, ha ripetuto il ministro dell’Economia nei due incontri avuti con la maggioranza in Senato, è ridotto al minimo. Per essere sicuro di incassare il risultato, a Tremonti servono però ancora un paio di verifiche. Con la maggioranza di centro-destra e soprattutto con il Presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi ha annunciato che da domani prenderà lui in mano la situazione, anche la manovra per la correzione dei conti. Il ministro dell’Economia sembra tranquillo. Finora, nelle occasioni pubbliche, il premier ha difeso senza troppe esitazioni la sua linea. Tuttavia il clima, durante l’assenza di Berlusconi, si è scaldato. I governatori delle Regioni continuano a protestare per i tagli, e Tremonti li attacca a testa bassa sugli sprechi. Loro lamentano il taglio dei trasferimenti che cancellano il federalismo fiscale e lui, con un altro emendamento passato sotto silenzio, sposta i tagli dai "trasferimenti" alle "risorse a qualunque titolo spettanti alle Regioni". Che ora meditano di rivolgersi a Gianfranco Fini, l’ultima porta rimasta a cui bussare. Una partita durissima, senza esclusione di colpi. Da domani nelle mani di Silvio Berlusconi. M. Sen. 04 luglio 2010
Duello con Tremonti. Malumori tra i ministri Sondaggi positivi, il Cavaliere non esclude la rottura con Fini e pensa a un "predellino due" * NOTIZIE CORRELATE * Berlusconi attacca sulle intercettazioni: "Si oppone solo lobby giornalisti-toghe" (3 luglio 2010) Dietro le quinte - Il responsabile dell’Economia avrebbe minacciato le dimissioni Duello con Tremonti. Malumori tra i ministri Sondaggi positivi, il Cavaliere non esclude la rottura con Fini e pensa a un "predellino due" Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e il premier Silvio Berlusconi (Emblema) Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e il premier Silvio Berlusconi (Emblema) ROMA — A dispetto della calma apparente di un afoso pomeriggio romano, la tensione ieri a palazzo Grazioli ha invece raggiunto livelli altissimi. Raccontano infatti di un Silvio Berlusconi arrivato al limite ultimo della sopportazione, alle prese con una situazione incandescente che praticamente rende problematici, in qualche caso quasi insolubili, tutti i temi che ha deciso di affrontare in prima persona e a muso duro in questi giorni, e che dovrebbe portare a decisioni importanti entro la metà della prossima settimana. Il primo motivo di scontento ieri è stato sicuramente quello di una manovra economica che il ministro Tremonti gli ha "buttato tra i piedi" con una sorta di prendere o lasciare, e che viene gestita secondo il premier in maniera troppo brusca. Raccontano allora di un colloquio burrascoso ieri tra il premier e Tremonti, durante il quale il ministro è arrivato a minacciare le dimissioni come risposta alle critiche di un premier al quale risulta un Paese preoccupato (come gli rivelano i sondaggi) dalle misure draconiane che spuntano e spariscono ogni giorno, che vede le Regioni del Sud, suo serbatoio abbondante di voti, sul piede di guerra contro il ministro dell’Economia che le ha fustigate, tempestato di proteste di ministri irritati per i tagli e il trattamento (da Galan a Brunetta, dalla Prestigiacomo a Matteoli, tanto che qualcuno sente "un’aria da 2004", quando cioè Tremonti fu costretto alle dimissioni), con il caso Formigoni ancora aperto. Paolo Bonaiuti smussa: "Quando mai prima di una Finanziaria non ci sono state fibrillazioni? I saldi della manovra non si toccano, e Berlusconi l’ha detto e ripetuto: serve un provvedimento di rigore, non ci sono divisioni nel governo". Ma ci sono altri problemi aperti. Con il Quirinale, è noto, dopo la grandissima tensione di questi giorni (secondo alcuni colleghi del Pdl, causata in gran parte "dalla pazzia di Ghedini, che ha fatto infuriare Berlusconi") il premier ha intenzione di riprendere i rapporti su un piano di collaborazione, ben sapendo quanto sia importante — in un momento così delicato — non avere alcuna ostilità da parte del capo dello Stato. Per questo è ormai disposto a mediare sul ddl intercettazioni, e a detta di molti perfino a farlo slittare a dopo l’estate per evitare ulteriori irrigidimenti o incidenti di percorso. In ogni caso, un incontro con il presidente sarebbe già previsto, un faccia a faccia chiarificatore che dovrebbe tenersi mercoledì prossimo. Con Fini invece parlare di rapporti ridotti a zero è limitativo, tanto che forte di sondaggi che darebbero il suo gradimento personale al 63%, il premier sarebbe davvero tentato dalla rottura. Come? Qualcuno parla di un "predellino due", un nuovo corso nel partito che potrebbe anche tradursi nell’ordine di sciogliere tutte le correnti e le componenti organizzate. Altrimenti, potrebbe essere la mossa per cacciare Fini e i suoi, "ci si mette automaticamente fuori dal partito". D’altra parte, a rendere ancora più esplosiva la situazione, ieri ci si è messo anche l’annuncio di Franceschini che il Pd avrebbe sostenuto gli emendamenti dei finiani al ddl intercettazioni, e le repliche per niente sdegnate degli uomini del presidente della Camera hanno gettato altro acido sulle ferite. È arrivato dunque il momento della verità: o dentro, ma senza più ostacolare la sua azione, la sua leadership, le sue scelte, o fuori. E il chiarimento ultimo potrebbe anche venire attraverso un rapporto diretto tra i due cofondatori, perché ormai non è più tempo di pontieri. Un incontro non risulta segnato in agenda, ma per come si sono messe le cose nessuno se la sente nemmeno di escluderlo: "È vero che i due ormai non si sopportano più, ma in certi momenti la politica impone dei passi", dice uno degli uomini vicini al premier. Paola Di Caro 04 luglio 2010
"Nessun taglio alle tredicesime dei dipendenti pubblici". "In Italia la ripresa c'è" Berlusconi attacca sulle intercettazioni: "Si oppone solo lobby giornalisti-toghe" Il premier: "Siamo tutti spiati, il 95% degli italiani è con noi, solo una minoranza non vuole quella legge" * NOTIZIE CORRELATE * Pdl, aria di crisi: "Stop scontri o divisione" Berlusconi: ghe pensi mi, andrà tutto bene (2 luglio 2010) "Nessun taglio alle tredicesime dei dipendenti pubblici". "In Italia la ripresa c'è" Berlusconi attacca sulle intercettazioni: "Si oppone solo lobby giornalisti-toghe" Il premier: "Siamo tutti spiati, il 95% degli italiani è con noi, solo una minoranza non vuole quella legge" Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (Ansa) Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (Ansa) ROMA - Venerdì aveva tirato fuori quel "ghe pensi mi" con cui prometteva un intervento in prima persona per rimettere ordine allo scompiglio che si è manifestato all'interno del Pdl, in particolare nei giorni in cui lui era impegnato nella trasferta in Canada e Centroamerica. A distanza di 24 ore, Berlusconi partito all'attacco. Ma non ha affrontato il tema della divisione interna al Pdl. Al contrario ha puntato il dito contro l'opposizione ("La sinistra sa solo insultare, calunniare e diffamare e non ha idee. La realtà è che a me non mi demoralizza nessuno) e quella che ha definito la "lobby giornalisti-toghe" che si oppone al ddl sulle intercettazioni. Secondo il leader del Pdl, "siamo tutti spiati, non è tollerabile" e ad opporsi a una regolamentazione delle intercettazioni ci sarebbe appunto "solo la lobby di giudici e giornalisti". MANOVRA E TREDICESIME - Il presidente del Consiglio, intervistato dal Tg4, ha parlato anche della situazione economica, precisando che non ci saranno tagli alle tredicesime dei pubblici dipendenti e delle forze dell'ordine, come era stato prospettato in un emendamento firmato dal deputato del Pdl Azzolini, e spiegando che "la ripresa sarà tanto più salda quanto più sarà legata a una politica di rigore". "Tutti gli organismi internazionali - ha detto il premier - hanno apprezzato i risultati del governo, e gli ultimi dati economici li confermano: la produzione industriale è salito, è aumentata la velocità della ripresa". E poi, ha aggiunto, "l' Italia sta meglio di altri Paesi perchè ha adottata la politica di non mettere le mani nelle tasche degli italiani". Redazione online 03 luglio 2010
E sulle divisioni interne al Pdl: "Se la maggioranza non ce la fa, pensare ad altre ipotesi" Bersani: "Da quando "ghe pensa lu" le cose vanno di male in peggio" Il segretario del Pd attacca Berlusconi e provoca la Lega: "Ha smesso di prendere sul serio il federalismo?" * NOTIZIE CORRELATE * Berlusconi attacca sulle intercettazioni: "Si oppone solo lobby giornalisti-toghe" (3 luglio 2010) * Pdl, aria di crisi: "Stop scontri o divisione" Berlusconi: ghe pensi mi, andrà tutto bene (2 luglio 2010) E sulle divisioni interne al Pdl: "Se la maggioranza non ce la fa, pensare ad altre ipotesi" Bersani: "Da quando "ghe pensa lu" le cose vanno di male in peggio" Il segretario del Pd attacca Berlusconi e provoca la Lega: "Ha smesso di prendere sul serio il federalismo?" Pier Luigi Bersani alla convention di Milano (Fotogramma) Pier Luigi Bersani alla convention di Milano (Fotogramma) MILANO - Il "ghe pensi mi" del Cavaliere "non è la medicina, è la malattia. Berlusconi lo dice da 7 anni, da 7 anni "ghe pensa lu" e andiamo di male in peggio. Un governo conservatore in Inghilterra attacca la rendita finanziaria, in Italia si attaccano le tredicesime di poliziotti e insegnanti". Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, va all'attacco del capo del governo e da Milano, alla convention regionale dei quadri del suo partito, lancia un monito: "Se la maggioranza non ce la fa bisogna pensare a qualche altra ipotesi". Una frase che viene interpretata come un'apertura alla Lega e ai finiani, dopo che in giornata anche il capogruppo dei democratici alla Camera, Franceschini, aveva detto di essere pronto a votare assieme ai ribelli del Pdl eventuali emendamenti migliorativi del ddl sulle intercettazioni. E che subito scatena le reazioni del centrodestra che fa notare come l'attuale maggioranza "è il risultato di un voto libero e democratico ed ha una rotta precisa, indicata dal programma condiviso dagli elettori" (Bonaiuti) e che qualunque altra ipotesi potrebbe essere vista come "golpe" o "inciucio" (Calderoli). IL NODO DEL FEDERALISMO - Bersani ha parlato anche delle riforme e in particolare del federalismo su cui si regge l'intesa Pdl-Lega: "Eravamo al federalismo delle chiacchiere ho impressione che siamo arrivati al federalismo truffa". "Se togliamo 14-15 miliardi dai finanziamenti di comuni e regioni il famoso federalismo vuol dire o 14 miliardi di servizi in meno o 14 miliardi di tasse in più - ha spiegato il segretario -. Insomma eravamo al federalismo delle chiacchiere ora siamo a quello truffa: la Lega deve dirci cosa ne pensa perchè noi il federalismo lo abbiamo preso sul serio. Loro non lo so". Poi, rivolgendosi direttamente al Carroccio: "Non vorrei che tradiscono il federalismo per reggere il "miliardario". Quello che è sotto gli occhi di tutti è che il governo sta tradendo l'Italia al nord. È una cosa evidente alla luce di quello che è successo con il sistema dei tagli lineari che colpiscono comuni e regioni". Redazione online 03 luglio 2010
Lotte intestine Lotte intestine Il "ci penso io" sorridente e rassicurante di appena qualche ora fa adesso trasmette allarme e ansia. La sensazione è che il ritorno in Italia dagli incontri internazionali abbiamostrato a Silvio Berlusconi una situazione più grave del previsto. Più che essere in ebollizione, il suo centrodestra rischia di evaporare per i contrasti che lo stanno lacerando; e ai quali il presidente del Consiglio non sembra in grado di porre rimedio: non almeno come in passato. Aveva detto che si sarebbe occupato di tutto a partire da domani: come se i problemi non fossero così urgenti da compromettere il fine settimana. La durezza con la quale il capo del governo è dovuto intervenire anche ieri racconta invece una verità meno rosea: una storia non solo di confusione, ma di incertezza crescente della coalizione berlusconiana. Con un incubo che comincia a preoccupare: l’impopolarità. Le regioni meridionali in rivolta contro il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sono il secondo avvertimento dopo il trasversale degli enti locali ai tagli di spesa contenuti nella manovra. Riflessi corporativi, probabilmente; ma così potenti da spaventare la maggioranza. E la fretta e la nettezza con le quali Berlusconi smentisce una riduzione della tredicesima per le forze dell’ordine serve a tamponare affannosamente una notizia dal sapore, appunto, impopolare. Ma la conseguenza non voluta è di confermare misure economiche minacciate da "refusi " che riflettono una sgrammaticatura strategica. Le critiche a un’opposizione che, se al potere, avrebbe portato l'Italia alla "sindrome greca ", sono comprensibili: come lo sono gli attacchi a magistratura e giornali che boicotterebbero la legge contro le intercettazioni. Si tratta di messaggi in bottiglia che il presidente del Consiglio vuole fare arrivare al proprio elettorato per additare i "nemici". Eppure, risulta sempre più evidente che si assiste a un conflitto soprattutto nel centrodestra: i "nemici" in questa fase sono lì. Lo conferma l’insistenza con la quale il Pdl avverte Gianfranco Fini con ultimatum sempre più ravvicinati di non fare giochi di sponda con l’opposizione sulle intercettazioni. E lo lascia intuire la resistenza di Umberto Bossi ad assecondare strappi fra Palazzo Chigi e Quirinale. Ma confondere la severità di Giorgio Napolitano con manovre e giochi che altri probabilmente stanno accarezzando può essere un abbaglio pericoloso. Davanti a Berlusconi si intravede un sentiero stretto. Rimane da capire se accetterà di percorrerlo con pazienza e sofferenza, o se preferirà lo scarto: sebbene si renda conto che le incognite sono aumentate perfino per lui, il futuro del centrodestra dipende più che mai dalle sue scelte. Massimo Franco 04 luglio 2010
Conti pubblici - Le misure Pensioni e federalismo, il Tesoro blinda la manovra Diventerà legge l’adeguamento automatico dell’età pensionabile. Il contropiede sui governatori Conti pubblici - Le misure Pensioni e federalismo, il Tesoro blinda la manovra Diventerà legge l’adeguamento automatico dell’età pensionabile. Il contropiede sui governatori ROMA — Articolo 12-ter. La nuova gamba spuntata alla manovra per la correzione del deficit sta lì dentro. In quell’emendamento presentato dal relatore del decreto, Antonio Azzollini, dopo averlo concordato con il ministero dell’Economia. L’adeguamento automatico dell’età di pensione alle speranze di vita. Fatto per legge e non più affidato ad un semplice Regolamento, che pure il governo si era premurato di approvare il giorno dopo il varo della manovra per dare ancor più sostanza agli impegni del governo sul risanamento. Meglio andare sul sicuro, deve aver pensato Giulio Tremonti. Un Regolamento, benché attuativo di una legge precedente, si può sempre cancellare, sostituire, modificare, contestare. Il Consiglio di Stato, ad esempio, lo stava soppesando da qualche giorno. Così, per non correre il minimo rischio, è arrivato il blitz. Mentre tutti si scagliavano sull’articolo 12-bis contenuto nello stesso emendamento, secondo il quale dal 2016 non sarebbero stati più sufficienti i 40 anni di contributi per la pensione, poi declassato a "refuso " e ritirato dal relatore, l’articolo 12-ter è sfilato via senza problemi e clamori. Una volta che il decreto sarà approvato dal Senato, e subito dopo dalla Camera, l’adeguamento dell’età di pensione alle speranze di vita, da verificare ogni tre anni, sarà scritto nero su bianco in una legge. Per la felicità dell’Unione Europea, dei mercati, e forse anche dei politici che verranno dopo, perché secondo il ministro dell’Economia, già convinto che l’Italia avesse la miglior legge d’Europa sulle pensioni, il sistema previdenziale è blindato a vita. Oltre ai tagli alla spesa degli enti locali e a quelli della pubblica amministrazione con il blocco del rinovo contrattuale del pubblico impiego, si aggiunge un altro puntello alla manovra anti-crisi, che il ministro dell’Economia è convinto di portare a casa intatta. Dei 2.500 emendamenti presentati dalla maggioranza e dall’opposizione, finora, in Commissione, non ne è passato neanche uno. Il margine per le modifiche, ha ripetuto il ministro dell’Economia nei due incontri avuti con la maggioranza in Senato, è ridotto al minimo. Per essere sicuro di incassare il risultato, a Tremonti servono però ancora un paio di verifiche. Con la maggioranza di centro-destra e soprattutto con il Presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi ha annunciato che da domani prenderà lui in mano la situazione, anche la manovra per la correzione dei conti. Il ministro dell’Economia sembra tranquillo. Finora, nelle occasioni pubbliche, il premier ha difeso senza troppe esitazioni la sua linea. Tuttavia il clima, durante l’assenza di Berlusconi, si è scaldato. I governatori delle Regioni continuano a protestare per i tagli, e Tremonti li attacca a testa bassa sugli sprechi. Loro lamentano il taglio dei trasferimenti che cancellano il federalismo fiscale e lui, con un altro emendamento passato sotto silenzio, sposta i tagli dai "trasferimenti" alle "risorse a qualunque titolo spettanti alle Regioni". Che ora meditano di rivolgersi a Gianfranco Fini, l’ultima porta rimasta a cui bussare. Una partita durissima, senza esclusione di colpi. Da domani nelle mani di Silvio Berlusconi. M. Sen. 04 luglio 2010
il ministro della difesa: "me lo ha preannunciato il ministro Tremonti" Tredicesime, il governo fa dietrofront La Russa: "Nessun taglio possibile per il personale della pubblica sicurezza". Concorde anche il Viminale il ministro della difesa: "me lo ha preannunciato il ministro Tremonti" Tredicesime, il governo fa dietrofront La Russa: "Nessun taglio possibile per il personale della pubblica sicurezza". Concorde anche il Viminale Ignazio La Russa (Fotogramma) Ignazio La Russa (Fotogramma) MILANO - Nuovo dietrofront del governo sulla manovra. "Non vi è nessuna ipotesi che preveda la possibilità di un taglio della tredicesima per il personale del comparto sicurezza". Lo assicura il ministro della Difesa, Ignazio La Russa che, al telefono, riferisce di aver parlato con il responsabile del ministero dell'Economia: "Per evitare ogni confusione - spiega - il ministro Tremonti mi ha preannunciato che con ogni probabilità eliminerà anche la semplice possibilità, facoltativa, di optare per questa soluzione, anziché per il taglio degli aumenti a seguito di promozioni". MARONI E IL VIMINALE - Concorde con il ministro della Difesa anche quello dell'Interno Roberto Maroni. Negli ambienti del Viminale, infatti, si conferma che Maroni e La Russa si sono sentiti telefonicamente e che concordemente hanno deciso non vi sarà alcun ipotesi di taglio della tredicesima per le forze dell'ordine. Attraverso la portavoce Isabella Votino, Maroni fa poi sapere che "i tagli previsti dalla manovra non incideranno sulla sicurezza" e parte di questi "saranno compensati dalle risorse che ogni giorno vengono sottratte alla criminalità organizzata". Il ministro si dice, inoltre, "sorpreso e amareggiato" dall'attacco mosso dai sindacati delle forze di polizia e dei prefetti che hanno chiesto un intervento dal Capo dello Stato del Presidente del Consiglio contro i tagli. "Chi al Viminale ha seguito l'iter della manovra - afferma la portavoce - sa bene come il ministro Maroni si sia impegnato, senza fare dichiarazioni pubbliche, incontrando il ministro Tremonti e ottenendo anche alcuni risultati". LA TELEFONATA DI SCHIFANI - Successivamente anche il presidente del Senato, Renato Schifani ha telefonato al presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, Antonio Azzollini, per invitarlo a riflettere attentamente sull'opportunità di ritirare al più presto l'emendamento, a sua firma, sulla riduzione della tredicesima nel comparto forze armate e sicurezza. LA LEGA SI SMARCA - La precisazione di La Russa arriva dopo che da parte dei sindacati delle forze dell'ordine si era manifestata una forte indignazione a causa dell'emendamento proposto dal relatore Azzolini (Pdl) aveva provocato lo smarcamento da parte della Lega Nord, oltre che la dura protesta delle forze d'opposizione. Redazione online 03 luglio 2010
La convergenza con i deputati ribelli del Pdl potrebbe esserci già in Commissione Franceschini: pronti a votare con i finiani Il capogruppo del Pd: il ddl Intercettazioni è sbagliato, faremo di tutto per ostacolarlo e limitare i danni * NOTIZIE CORRELATE * Intercettazioni, i dubbi di Napolitano. Fini: "Serve riflessione" (1 luglio 2010) La convergenza con i deputati ribelli del Pdl potrebbe esserci già in Commissione Franceschini: pronti a votare con i finiani Il capogruppo del Pd: il ddl Intercettazioni è sbagliato, faremo di tutto per ostacolarlo e limitare i danni Il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini (Fotogramma) Il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini (Fotogramma) ROMA - Pur di fermare o quanto meno di attenuare gli effetti del ddl sulle intercettazioni il Partito democratico è disposto anche a votare a favore di emendamenti presentati da deputati finiani che andassero nella direzione di un miglioramento della legge. Lo ha fatto sapere il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, che ha confermato che il suo gruppo "è pronto ad una dura battaglia parlamentare per impedire l'approvazione di una legge che limita la libertà di stampa e pregiudica la possibilità di contrastare con efficacia i reati della criminalità organizzata". "LIMITARE I DANNI" - Ed è proprio per questo motivo che i democratici presenteranno "emendamenti in grado di eliminare le parti più pericolose del provvedimento". "Ma lavoreremo, come è nostro dovere - ha aggiunto Franceschini -, per limitare i danni prodotti dalle norme introdotte. Anche per questo, sin dai lavori della Commissione, potremo votare a favore di quegli emendamenti presentati dai deputati finiani che tendono a migliore il testo o contenerne i danni".
03 luglio 2010(ultima modifica: 04 luglio 2010)
2010-07-02 l primo scatto si avrà non 3 anni dopo ma nel 2016 per poi tornare alla cadenza triennale Pensioni: nuovo emendamento, più rapido adeguamento ad aspettative di vita Modificato dal relatore della manovra l'emendamento contestato: dal 2015 scatta il nuovo sistema di calcolo l primo scatto si avrà non 3 anni dopo ma nel 2016 per poi tornare alla cadenza triennale Pensioni: nuovo emendamento, più rapido adeguamento ad aspettative di vita Modificato dal relatore della manovra l'emendamento contestato: dal 2015 scatta il nuovo sistema di calcolo Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi (Ansa) Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi (Ansa) MILANO - E' sempre più caos pensioni. Scacciato lo spettro dell'aumento di fatto del limite contributivo per la pensione di vecchiaia (attualmente fissato a 40 anni di contributi) la maggioranza pensa ora di intervenire sul fronte dell'aspettativa di vita. NUOVO EMENDAMENTO - Una nuova versione dell'emendamento del relatore alla manovra prevede infatti che la riforma (secondo cui l'aggiornamento dei requisiti alla speranza di vita deve esserci ogni tre anni) parta il primo gennaio del 2015. La novità della proposta di modifica è che il secondo adeguamento scatterà già dal primo gennaio 2016, e non 3 anni dopo, come previsto originariamente. È stato invece tolto lo stop al requisito dei 40 anni di contributi per l'accesso senza condizioni aggiuntive alla pensione, che giovedì aveva sollevato un vespaio di polemiche. Nella relazione tecnica all'emendamento si precisa che "al fine di uniformare la periodicità temporale dell'adeguamento dei requisiti a quella prevista" dalla legge Dini (335/1995), "il secondo adeguamento è effettuato, derogando alla periodicità triennale, con decorrenza primo gennaio 2016 e a tal fine l'Istat rende disponibile entro il 30 giugno dell'anno 2014 il dato relativo alla variazione nell'anno precedente della speranza di vita all'età corrispondente a 65 anni in riferimento alla media della popolazione residente in Italia". L'adeguamento era infatti stato previsto alla legge Dini ma poi non era stato attivato. L'aumento dei requisiti dal primo gennaio 2015, si legge ancora nella relazione, "è stimato pari a 3 mesi" e per i successivi adeguamenti triennali dal 2019 la stima è pari a 4 mesi per gli adeguamenti fino a circa il 2030, con successivi adeguamenti inferiori e attorno ai 3 mesi fino al 2050 circa. Ciò comporta un adeguamento cumulato , ad esempio nel 2050, pari a circa 3,5 anni". Naturalmente si precisa che gli adeguamenti effettivamente applicati risulteranno quelli accreditati dall'Istat a consuntivo". Redazione online 02 luglio 2010
Pedaggi ai caselli sulle bretelle Anas Le province di Roma e Rieti vanno al Tar Annunciato il ricorso contro la "tassa" imposta a chi transita alle barriere autostradali da e per la Capitale * NOTIZIE CORRELATE * Le proteste del primo giorno a Roma (1 lug 10) * Il sindaco di Roma si infuria: se mettono caselli al Gra spacco tutto (30 giu 10) * Pedaggio per entrare e uscire da Roma (30 giu 10) * Il sito dell'Anas * Il sito di Autostrade spa Pedaggio al casello di Roma-Nord (Ansa) Pedaggio al casello di Roma-Nord (Ansa) ROMA - Nella vicenda dei contestati pedaggi su raccordi e bretelle gestite dall'Anas, scattati con aumenti delle tariffe ai caselli autostradali il primo luglio, si profila un fronte delle province contro l'Anas. I presidenti della provincia di Roma e della provincia di Rieti hanno annunciato che faranno ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro l'esazione di un pedaggio che va dai 20 centesimi a un euro per le auto (fino a 2 euro per i camion), imposto a chi transita in entrata o in uscita ai 9 caselli autostradali intorno alla Capitale. Traffico sul Gra di Roma: escluso il pedaggio sul raccordo anulare Traffico sul Gra di Roma: escluso il pedaggio sul raccordo anulare TARRIFA-TASSA - "Con il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, abbiamo deciso di fare ricorso al Tar contro una tariffa che è stata trasformata in tassa", annuncia il presidente della Provincia di Rieti Fabio Melilli nel corso di una iniziativa contro l'aumento dei pedaggi autostradali organizzata dal Pd del consiglio regionale al casello di Fiano Romano. Sul piede di guerra anche il Codacons che - nel sottolineare la contrarietà di milioni di automobilisti ogni giorno in transito da e per Roma verso le autostrade - parla di "balzelli forfettari: una stangata che potrà raggiungere i 300 euro all'anno". L'associazione in difesa dei consumatori lancia uno spazio sul blog www.carlorienzi.it , "dove gli utenti possono non solo denunciare i rincari registrati in questi giorni, ma anche segnalare i disservizi presenti sulle varie tratte oggetto d'aumento". Redazione online 02 luglio 2010
"Certi signori non sanno fare gli interessi dei cittadini ma protestano per i tagli" Tremonti: basta cialtroneria al Sud Il ministro dell'Economia attacca le istituzioni che hanno diritto ai fondi Ue ma poi non li spendono "Certi signori non sanno fare gli interessi dei cittadini ma protestano per i tagli" Tremonti: basta cialtroneria al Sud Il ministro dell'Economia attacca le istituzioni che hanno diritto ai fondi Ue ma poi non li spendono Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti (Ansa) Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti (Ansa) ROMA - Basta con la "cialtroneria" di chi protesta solamente. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, intervenendo all’assemblea della Coldiretti si scaglia contro chi, al Sud, non fa gli interessi dei cittadini e non spende i fondi messi a disposizione dall’Ue. I FONDI MAI UTILIZZATI - "L’agricoltura italiana - ha detto - ha tenuto nella crisi, anche nel Sud. Anche se i problemi ci sono". Il ministro ha ricordato che ieri ha incontrato il commissario Ue ai fondi europei con il quale si è sottolineato il fatto che per il Sud c’è stato uno stanziamento nell’ambito del programma comunitario 2007-2013 pari a 44 miliardi di euro dei quali ne sono stati usati solo 3,5. Uno "scandaloso percorso" secondo il titolare del dicastero di via XX Settembre. "Mentre cresceva la protesta contro i tagli subiti, aumentavano i capitali non usati - ha evidenziato il ministro -. Più il Sud declinava, più i fondi salivano. Questa cosa è di una gravità inaccettabile". E la colpa - ha aggiunto - "non è dell’Europa, dei governi di destra o di sinistra, ma è colpa della cialtroneria di chi prende i soldi e non li spende. E siccome i soldi per il Sud saranno di più e non di meno nei prossimi anni allora non si può continuare con questa gente che sa solo protestare ma non sa fare gli interessi dei cittadini". Redazione online 02 luglio 2010
2010-07-01 scatterà l'adeguamento triennale dei requisiti all'aumento dell'aspettativa di vita Pensioni: non basteranno più 40 anni di contributi La novità a partire dal 2016. Lo prevede l'emendamento del relatore alla manovra scatterà l'adeguamento triennale dei requisiti all'aumento dell'aspettativa di vita Pensioni: non basteranno più 40 anni di contributi La novità a partire dal 2016. Lo prevede l'emendamento del relatore alla manovra Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (La Presse) Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (La Presse) MILANO -Per andare in pensione, dal 2016, non basteranno più i 40 anni di contributi. È quanto prevede l'emendamento del relatore alla manovra, Antonio Azzollini (Pdl), che fra l'altro innalza l'età pensionabile delle statali. Slitta quindi di un anno, dal primo gennaio 2015 al primo gennaio 2016, l'adeguamento triennale dei requisiti anagrafici per l'accesso al pensionamento all'aumento dell'aspettativa di vita, previsto dalla manovra estiva del 2009. In pratica, a partire dal 2016, tutti i requisiti di pensionamento saranno aggiornati ogni tre anni in base alla variazione della speranza di vita calcolata dall'Istat. Ma la norma riguarderà, oltre all'età di pensionamento, anche il requisito dei 40 anni di contribuzione per poter andare in pensione a prescindere dall'età. Non solo: l'adeguamento all'aspettativa di vita scatterà anche per le pensioni sociali. Anche chi dovrebbe percepire l'assegno più basso, quello che il precedente governo Berlusconi portò a circa 500 euro (il vecchio milione di lire) vedrà spostarsi l'età in avanti a seconda dei successivi adeguamenti dell'Istat. CGIL - La novità non piace alla Cgil: Vera Lamonica, della segreteria confederale, esprime un giudizio "molto negativo" sull'emendamento del relatore Azzollini e in particolare proprio sulla parte che sottopone all'adeguamento alle aspettative di vita anche il requisito dei 40 anni di contributi. "L'emendamento - spiega Lamonica - peggiora la situazione perché un lavoratore con 40 anni di contributi incappa non solo nella finestra mobile, che significa l'allungamento di un anno, ma anche nell'applicazione dei coefficienti sull'attesa di vita". ADEGUAMENTO PERIODICO - L'adeguamento periodico dei requisiti è stato previsto dal decreto numero 78 del 2009 che rinviava a un decreto del ministero dell'Economia e del Lavoro l'emanazione delle norme attuative. In base all'emendamento, si legge nella relazione tecnica, l'incremento dei requisiti dal primo gennaio 2016 è stimato in tre mesi, mentre per i successivi adeguamenti triennali dal 2019 al 2030 la stima degli aumenti è di quattro mesi e torna a tre mesi dal 2033 fino al 2050 circa. Questo comporta un adeguamento cumulato al 2050 pari a circa 3,5 anni. E, quindi, rispetto ad oggi nel 2050 si andrà in pensione tre anni e mezzo dopo I RISPARMI - Dall'adeguamento triennale dei requisiti di pensionamento all'aspettativa di vita - si legge nella relazione tecnica dell'emendamento -deriveranno risparmi, tra il 2016 e il 2020, pari a circa 7,8 miliardi: 60 milioni nel 2016, 800 nel 2017, 1,7 miliardi nel 2018, 1,9 nel 2019 e oltre 3,3 miliardi nel 2020. Dalla misura saranno interessati circa 400mila persone all'anno in media dal 2016 al 2020. La relazione tecnica evidenzia inoltre come il combinato disposto dell'intervento sulle finestre 'mobilì delle pensioni previsto dalla misura originaria e dell'emendamento Azzollini comporti complessivamente una riduzione dell'incidenza della spesa pensionistica sul Pil di circa 0,2 punti percentuali nel 2015, che sale fino allo 0,7% nel 2030, si attesta intorno allo 0,5% fino al 2040 per poi decrescere fino ad annullarsi intorno al 2050 e tornare intorno allo 0,2% al 2050. Per quanto riguarda invece l'innalzamento a 65 anni dal 2012 dell'età pensionabile per le lavoratrici del pubblico impiego, previsto dallo stesso emendamento del relatore alla manovra, la relazione tecnica evidenzia che la misura interesserà 20-25mila donne e comporterà risparmi al 2020, compresi quelli derivanti della finestra mobile, per circa 1,4 miliardi.
01 luglio 2010
polemica sul dazio per la siena-firenze: venerdì presidio Pedaggi, Roma-Salerno 2,70 euro in più Scattano gli aumenti destinati all'Anas. Andare dalla capitale a Milano in autostrada costa 1,56 euro in più * NOTIZIE CORRELATE * La beffa dei pedaggi: da Napoli a Reggio si spende meno che da Cava a Salerno (1 luglio 2010) * Alemanno: "Casello sul Gra? lo sfondo con l'auto". L'Anas: "Nessun pedaggio (30 giugno 2010) * La Salerno-Reggio e il pedaggio. "Un'autostrada? È una mulattiera" (27 maggio 2010) polemica sul dazio per la siena-firenze: venerdì presidio Pedaggi, Roma-Salerno 2,70 euro in più Scattano gli aumenti destinati all'Anas. Andare dalla capitale a Milano in autostrada costa 1,56 euro in più Traffico sull'A1 (Ansa) Traffico sull'A1 (Ansa) MILANO - Da oggi andare da Roma a Milano in autostrada costa 1,56 euro in più, da Roma a Salerno fino a 2,70 euro in più ma per le tratte brevi e da Fiano Romano a Roma l'aumento non potrà superare il 25% dell'attuale pedaggio, quindi l'incremento sarà nell'ordine di centesimi. E il Codacons annuncia un ricorso al Tar del Lazio. Tocca dunque agli automobilisti pagare di più per consentire allo Stato di risparmiare sui contributi dovuti all'Anas (il cui unico azionista è il ministero dell'Economia) per la gestione e la manutenzione della rete stradale e per i nuovi investimenti: lo stabilisce il decreto del Consiglio dei ministri numero 78 del 31 maggio 2010, ovvero la manovra economica. Nei prossimi sei mesi, si stima che nelle casse dell'Anas finiranno 83 milioni. Perché se nel 2009 lo Stato ha dato un contributo di un miliardo di euro all'Anas, la Finanziaria 2010 non stanzia nuove risorse. AUMENTI - Gli aumenti "non sono una stangata", afferma Pietro Ciucci, presidente dell'Anas, che cerca di smorzare le polemiche sui provvedimenti di maggiorazione tariffaria su tutta la rete autostradale a pedaggio (1 millesimo di euro a chilometro per auto, moto, veicoli a 2 assi e 3 millesimi per i veicoli pesanti) e forfettaria di 1 o 2 euro ai caselli delle autostrade che si connettono con le autostrade e i raccordi autostradali gestiti dall'Anas. E anche se gli aumenti saranno pagati in 26 caselli autostradali, le concessionarie non avranno alcun beneficio, ha tenuto a precisare l'Aiscat (l'associazione che raggruppa le società concessionarie autostrade e trafori) perché saranno appunto girati all'Anas. "L'obiettivo fondamentale è il raggiungimento dell'autonomia finanziaria - ripete Ciucci - attraverso l'incremento dei ricavi propri legati alla logica di mercato, per uscire dal comparto della pubblica amministrazione e non incidere più sui conti pubblici". Quest'anno, per la prima volta, l'Anas darà al Tesoro un dividendo di 5 milioni di euro. CONTRARI - Per la senatrice del Pd Teresa Armato "applicare il pedaggio alle tratte autostradali disagiate, o in fase di ammodernamento e messa in sicurezza, è iniquo". Insieme ad altri parlamentari del Pd ha presentato un emendamento alla manovra che è stato però respinto in commissione Bilancio a Palazzo Madama. L'indice è puntato in particolare sul caso dell'A3 Salerno-Reggio Calabria: "Come è possibile - dichiarano i parlamentari del Pd - pretendere che i cittadini italiani, e in particolare quelli del Sud debbano pagare un pedaggio senza poter usufruire di una rete adeguata e funzionale di viabilità? Tanto più che l'autostrada A3 è ancora in via di completamento e i tempi stimati per la conclusione dei lavori di ammodernamento sono previsti non prima del 2013". Il responsabile trasporti di Legambiente Dario Balotta sottolinea che i nuovi pedaggi sono una "tassa sull'inefficienza del sistema dei trasporti nazionale. Saranno sempre gli automobilisti e i camionisti, forzati dell'automobile e dei Tir, date le gravi carenze del trasporto ferroviario per pendolari e merci, che dovranno sobbarcarsi i nuovi pedaggi previsti dalla manovra economica". Ecco i tratti dove si dovrà pagare il transito. GRA - I romani che percorrono il grande raccordo anulare rimanendo in città o nell'hinterland al momento non pagano nulla. Chi invece percorre l'anello che circonda Roma per entrare in una delle autostrade attorno alla capitale o uscire da una di esse pagherà al casello un euro in più. Ma se il tratto autostradale è breve, di pochi chilometri (per esempio da Fiano a Roma) l'automobilista dovrà pagare un aumento contenuto entro il 25% del pedaggio. La misura varrà sino a fine 2011. Poi anche il solo transito sul Gra potrà subire un pedaggio. Improbabile metterci dei caselli, è allo studio l'ipotesi di varchi con i telepass. ROMA-MILANO - Un euro per uscire dalla capitale, più il pedaggio di 33,10 euro per poco più di 560 chilometri, aumentati di 50 centesimi - ha spiegato Ciucci - per l'incremento sulle autostrade di un millesimo di euro per chilometro per auto e moto (3 millesimi per veicoli pesanti). SALERNO-REGGIO CALABRIA - Tra Roma e Salerno la distanza è di 237 chilometri e il pedaggio sale da 13,50 a 16,20 euro. In uscita da Roma per entrare sull'A1 è previsto un euro per aver percorso il Gra. Se da Salerno si vuole proseguire verso Reggio Calabria non si pagherà nulla. Ma si pagherà il pedaggio più un 25% se si entra sull'A3 da Nocera inferiore o da Cava dei Tirreni (perché la tratta è breve). FIRENZE-SIENA - C'è una polemica sull'introduzione del pedaggio al casello di Firenze Certosa. "È una vera beffa, i cittadini si ritrovano a pagare una sorta di gabella per una strada che versa in pessime condizioni - spiega il presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci -. Il governo non solo non fissa un piano di interventi che sarebbe necessario e urgente, ma addirittura introduce una spesa aggiuntiva per gli automobilisti che viaggiano sulla direttrice Firenze-Siena o che comunque utilizzano il casello autostradale di Firenze Certosa". Dal 1° luglio per percorrere la strada extraurbana Firenze-Siena (raccordo che collega Siena all'autostrada A1) le auto pagano un euro e i mezzi pesanti due. Il fronte contrario alla nuova gabella vede schierati i sindaci di Barberino Val d'Elsa, Impruneta, San Casciano Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa, che hanno deciso di organizzare un presidio al casello, il 2 luglio alle 16.30. Redazione online 01 luglio 2010
Previdenza. Quando si potrà incassare l’assegno dopo le riforme Sacconi e Tremonti Pensioni, età per età ecco cosa cambia Da uno a 4 anni di lavoro in più con l’agganciamento dei requisiti alle speranze di vita e con le nuove finestre. Laureati e donne tra i più colpiti * NOTIZIE CORRELATE * TABELLE: le stime per età di pensionamento-Uomini * TABELLE: donne Previdenza. Quando si potrà incassare l’assegno dopo le riforme Sacconi e Tremonti Pensioni, età per età ecco cosa cambia Da uno a 4 anni di lavoro in più con l’agganciamento dei requisiti alle speranze di vita e con le nuove finestre. Laureati e donne tra i più colpiti Giovanni ha 30 anni, è nato il 1˚ giugno del 1980, è laureato in statistica. E’ fortunato perché ha trovato lavoro subito dopo gli studi, nel 2005. Per lui la pensione, in base all’ultima riforma Prodi, quella che ha introdotto le quote, era lontanissima: primo gennaio 2042. Invece dovrà pazientare quattro anni e tre mesi in più rispetto alle regole attuali. La pensione non arriverà prima dell’aprile 2046, dopo 40 anni, si spera ininterrotti, di attività. Anna ha 40 anni — è nata anche lei il primo giugno e sempre il primo giugno ha iniziato a lavorare. Gestisce un negozio e ha già 15 anni di contribuzione. L’anno scorso ha fatto due conti e ha visto che avrebbe tagliato il traguardo delle pensione nel luglio del 2030 a 60 anni di età. Ma la rendita sarebbe arrivata solo dal gennaio 2031 per via delle finestre. Invece dovrà alzare la saracinesca del negozio per qualche altro anno. Maturerà i requisiti solo nell’ottobre del 2032 e l’assegno Inps arriverà sul conto corrente non prima dell’aprile 2034, tre anni e tre mesi dopo. Luigi, autonomo, ha 50 anni e 25 di contribuzione. Pensava di poter incassare la pensione nel luglio 2023 e invece la potrà percepire solo a Natale 2024, quasi un anno e mezzo dopo. Le regole Tre casi, tre generazioni di lavoratori dipendenti o autonomi. Ma lo stesso risultato: rispetto ad oggi la pensione arriverà in ritardo. Colpa delle ultime due riforme. Una in discussione in questi giorni (quella che ha modificato il meccanismo delle finestre), l’altra, più sostanziosa, approvata l’anno scorso (età di pensionamento rivista in base a dati statistici) e passata quasi in silenzio. Due provvedimenti che blindano, quasi definitivamente, i conti pubblici, ma che costringono tutti i lavoratori a rifare i calcoli. Come risulta evidente dalle due tabelle pubblicate qui a fianco dove per i dipendenti privati, uomini e donne, nati dal 1948 al 1980 viene indicato a che età percepiranno la pensione. Ogni casella ha un colore profetico: verde se c’è un peggioramento fino a un anno rispetto ad oggi, giallo se i tempi di attesa aumentano da uno a tre anni, rosso oltre i tre anni. Le due schede sono state elaborate da Progetica, società indipendente di analisi e consulenza . Il primo aggiornamento sulla tabella di marcia delle pensioni, deriva dalla revisione delle finestre, decisa con l’ultima manovra. Con il nuovo meccanismo una volta maturati i requisiti i dipendenti dovranno aspettare 12 mesi per incassare il primo assegno e gli autonomi addirittura dovranno attenderne 18. Già questo fa innalzare l’età effettiva di pensionamento di quasi un anno. Le conseguenze Ma il vero giro di vite scatterà dal 2015 quando entrerà in vigore la riforma Sacconi, quella che aggancia l’età pensionabile alle speranze di vita. Proprio in questi giorni sono state delineate le modalità operative con le quali si procederà al calcolo. Si può stimare che in 40 anni la vita media si allungherà di 6. Con conseguente aumento dell’età pensionabile. A farne le spese saranno soprattutto i laureati che sono nati dal 1970 in poi: per loro la pensione non arriverà prima dei 65/66 anni, con un ritardo di circa 3/4 anni rispetto ad oggi. Colpito anche chi ha iniziato a lavorare tardi (rischia di sfiorare i 70 anni). Per molti lavoratori la rendita arriverà solo dopo 40 anni di attività. Il peggioramento più evidente è per le donne: il baluardo dei 60 anni non resisterà a lungo. Oltre ad arrivare più tardi, le pensioni saranno più magre perché contemporaneamente all’innalzamento dell’età pensionabile saranno ridotti anche i coefficienti di calcolo contributivi. E non si tratta di un gioco a somma zero. "Le ultime riforme — spiega Sergio Sorgi, vicepresidente di Progetica — introducono una sorta di "disintermediazione" delle scelte sul futuro, che passano dalla politica alla statistica. In sostanza gli elementi di calcolo che definiscono il "quando" e il "quanto" della pensione vengono definiti con meccanismi automatici di adeguamento in base all’allungamento della vita media. Riforme generate dalla crisi globale e dalla necessità di rimettere in ordine i conti di una previdenza sempre più a rischio a causa dell'invecchiamento della popolazione e della scarsità di risorse pubbliche da investire nel welfare". Insomma potrebbe non essere finita. Massimo Fracaro 08 giugno 2010
2010-06-30 IL PAGAMENTO PER ENTRARE E USCIRE DA ROMA DA GIOVEDì PRIMO LUGLIO "Se mettono il casello sul Gra, prendo l'auto e sfondo tutto" Il sindaco Alemanno boccia il pedaggio sul Grande Raccordo di Roma: è impossibile. Polverini: inaccettabile balzello. Zingaretti: "Ombra leghista sulla Capitale" * NOTIZIE CORRELATE * Pedaggio sul Gra per entrare e uscire da Roma Foschi (30 giu'10) Code sul Gra Code sul Gra ROMA - Pagare il pedaggio sul Grande Raccordo Anulare di Roma? Non se ne parla proprio. anzi, dice il sindaco Alemanno, "se qualcuno mette qualcosa io vado con la macchina e sfondo tutto". È la promessa del primo cittadino di Roma assolutamente contrario a far pagare il passaggio sul grande anello che gira intorno alla Capitale e che ogni giorno è frequentato (loro malgrado) da milioni di romani. Code sul Gra all'altezza di Roma Nord Code sul Gra all'altezza di Roma Nord "NESSUN PEDAGGIO" - "Non c'è alcun pedaggio sul Gra - ha detto Alemanno -. È una cosa impossibile. Se qualcuno mette qualcosa sul raccordo per far pagare il pedaggio, vado io con la macchina e la sfondo". Questa, ha aggiunto "è una decisione ministeriale che non riguarda solo i caselli alle porte di Roma. Quel che è stato garantito dal Governo, però, è che non c'è pedaggio sul Gra per i cittadini che si spostano da una parte all'altra della città". LA RISPOSTA DELLA LEGA - Arriva la replica della Lega alla battuta del sindaco con le parole del senatore Cesarino Monti: "Alemanno faccia quel che vuole, l'importante è che i danni al casello li paghi lui e che l'automobile non sia un'auto blu che paghiamo noi". DAL PRIMO LUGLIO - Partirà infatti da giovedì primo luglio l'aumento dei pedaggi sui tratti autostradali che portano dentro e fuori Roma: fino ad un euro per le macchine, due per i camion. Ma a pagare sarà chi arriva in città da fuori Roma e chi esce dalla Capitale e percorre quei tratti autostradali che conducono al Grande Raccordo Anulare o attraverso il grande anello portano alle autostrade. Si pagherà di più quindi ai caselli di: Roma Nord e Fiano Romano sull'A1; a Roma Est, Lunghezza, Settecamini e Ponte di Nona sull'asse della Roma-L'Aquila; Roma Sud sull'A1; Roma Ovest e Maccarese-Fregene sulla Roma Fiumicino. NON SI PAGA - Per girare sul Gra non si paga. Chi ci transita cioè senza arrivare (o senza essere diretto) dalle autostrade, ma semplicemente ci passa per raggiungere la città o le strade consolari intorno al Gra non deve pagare nulla. Come avviene già ora. Una veduta aerea del Gra all'altezza dello Svincolo Laurentina (Eidon) Una veduta aerea del Gra all'altezza dello Svincolo Laurentina (Eidon) "BALZELLO" - "Il pedaggio sul Gra sarebbe un inaccettabile balzello a carico dei cittadini, un'eventualità sulla quale non possiamo che dirci contrari". Contraria, molto, e quindi sulla stessa linea di Alemanno, anche il governatore del Lazio Renata Polverini: "Ho già espresso la mia contrarietà al pedaggio sul Gra. Per i cittadini del Lazio il Raccordo è una strada da percorrere per andare al lavoro o a scuola. Non è immaginabile un pedaggio". L'aumento del pedaggio autostradale in entrata ed uscita è penalizzante per le imprese? "Questo riguarda tutto il Paese e non solo il Lazio, l'importante è evitare che tutto ciò si scarichi su Gra". "OMBRA LEGHISTA" - "A questo punto comincio a vedere un'ombra leghista che pesa su Roma perché è evidente che anche in questo atto su 26 caselli su cui viene proposto l'aumento del pedaggio, 9 sono su Roma. Il bilancio di quello che sta facendo questo governo per Roma e la sua area metropolitana è: più tasse e meno servizi e non è una cosa accettabile". Questo il commentao anche del presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti. "Stiamo facendo i conti - ha aggiunto - ma visto il volume di traffico la gran parte di questo prelievo fiscale da parte dello Stato nazionale sarà contro i romani e i pendolari, cioè contro coloro che sono costretti a prendere la macchina perché i treni non funzionano o sono stracolmi. Chi prenderà la macchina avrà un balzello in più. Le associazioni di consumatori parlano di un esborso di circa 300 euro l'anno che forse a qualche miliardario faranno ridere, ma che per una famiglia normale è un vero e proprio salasso". Zingaretti ha poi annunciato che sta "sentendo gli amministratori del territorio e spero che tutti si uniscano per ribadire l'iniquità di questi provvedimenti". Redazione online 30 giugno 2010
2010-06-28 IN MATTINATA AVEVA DETTO: BASTA SPRECHI Berlusconi ora apre alle Regioni "Pronto a incontrare i governatori" Da Toronto il Cavaliere aveva gelato ogni possibilità di riaprire il confronto sui tagli. Il dietrofront a San Paolo IN MATTINATA AVEVA DETTO: BASTA SPRECHI Berlusconi ora apre alle Regioni "Pronto a incontrare i governatori" Da Toronto il Cavaliere aveva gelato ogni possibilità di riaprire il confronto sui tagli. Il dietrofront a San Paolo Silvio Berlusconi con Giulio Tremonti a Toronto (Ansa) Silvio Berlusconi con Giulio Tremonti a Toronto (Ansa) MILANO - Silvio Berlusconi è pronto a incontrare i governatori per dialogare sulla manovra, ma non a rivederne il testo. Lo ha spiegato Paolo Bonaiuti da San Paolo del Brasile, dove il premier è in visita. La precisazione del portavoce del presidente del Consiglio è arrivata per correggere la sua prima battuta all'arrivo in Brasile: "Rivedremo la manovra". Una frase che appariva una svolta, dopo la chiusura netta mostrata nelle dichiarazioni di poche ore prima in Canada. Ecco allora Bonaiuti spiegare cosa volesse dire veramente il premier con quella battuta. Che è intenzionato a incontrare ancora le Regioni. Ma non per questo è disposto a toccare le cifre della manovra: "Il Presidente del Consiglio Berlusconi - dice il comunicato - ha risposto con un sì alla domanda se intende incontrare le Regioni, ma quel sì non si riferiva certo alla possibilità di rivedere neanche su quel punto una manovra già delineata. Le riprese televisive posso confermare quanto stiamo asserendo" ha chiarito Bonaiuti. IPOTESI - Il messaggio di Berlusconi è comunque un'apertura rispetto a quello che il presidente del Consiglio aveva fatto pervenire in mattinata ai governatori dal G20 di Toronto. Ma appare più un'apertura diplomatica alla richiesta della Polverini e di altri 4 governatori di riaprire un dialogo, piuttosto che un'ipotesi di rivedere le cifre e il "carico" della manovra sulle Regioni. Al suo arrivo a San Paolo, il Cavaliere ha dedicato poche ma decisive battute alla questione sollevata ancora una volta con forza da Roberto Formigoni. "Abbiamo messo gli occhi dentro l'amministrazione dello Stato, le Regioni, le Province e i Comuni e ci si è accapponata la pelle - aveva detto il presidente del Consiglio al termine del summit del G20 a Toronto -: è chiaro che chi ha la responsabilità di governare le Regioni difende lo statu quo, perché molto spesso si tratta di abolire enti. Il che vuol dire persone che si devono cercare un altro lavoro. È sempre difficile e doloroso ma non si può andare avanti così a sprecare i soldi dei cittadini". "INCONCEPIBILE DISINFORMAZIONE" - Da San Paolo il premier ha anche attaccato i giornali. "Bisognerebbe fare uno sciopero degli italiani per insegnare ai giornali a non prendere in giro i loro lettori", ha detto Berlusconi, arrivando all'albergo brasiliano che lo ospita. "In particolare - ha spiegato il presidente del Consiglio - ho letto dei resoconti sul G20 che sono l'esatto contrario della riunione: veramente una presa in giro dei lettori". Ma, a livello più generale, ha aggiunto il premier, "da molti mesi a questa parte c'è una disinformazione che vedo fare che è inconcepibile". Redazione online 28 giugno 2010
I Grandi e l’aiuto alla ripresa: deficit dimezzati entro il 2013 Obama: gli Usa la guida sulla via della crescita. Tasse banche, niente vincoli Per il governatore Draghi le nuove regole non freneranno lo sviluppo I Grandi e l’aiuto alla ripresa: deficit dimezzati entro il 2013 Obama: gli Usa la guida sulla via della crescita. Tasse banche, niente vincoli Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama (Afp) Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama (Afp) TORONTO (CANADA) — La principale priorità "è salvaguardare e rafforzare la ripresa" , gettando "le fondamenta per una crescita forte, sostenibile ed equilibrata". Ed è "cruciale" farlo perché la ripresa "è diseguale e fragile" e l'occupazione "in molti paesi resta ancora a livelli inaccettabili". I Grandi della Terra guardano allo sviluppo ma credono anche che per raggiungere tale obiettivo le finanze pubbliche "vadano rafforzate" e i sistemi finanziari vadano resi "più forti e trasparenti". Nel comunicato finale del G20, che si è chiuso ieri a Toronto, nella cornice di due giorni di scontri fra manifestanti anti-summit e la polizia risolti con più di 500 arresti, emerge un accordo-non accordo che evita di scegliere tra le differenti esigenze dei paesi partecipanti, divisi tra seguire la via espansiva dell'economia oppure quella del rigore nei conti pubblici. E emerge la convinzione che occorra "fare di più". "Ci impegniamo ad intraprendere azioni concertate per sostenere la ripresa, creare nuovi posti di lavoro e pervenire a una crescita più vigorosa" aggiungono i leader di Stato e di governo dei venti paesi più ricchi del mondo lasciando però alle "peculiarità nazionali" il ruolo guida delle misure da adottare. Come dire, l'azione deve essere coordinata ma poi ognuno fa per se. Su tutto quindi spicca la decisione, con tanto di scadenza, di "dimezzare i deficit" di bilancio entro il 2013 e di ridurre, ma senza specificare una percentuale, il rapporto debito-Pil entro il 2016. L'impegno sul deficit, proposto dai padroni di casa del Canada, ha subito suscitato la soddisfazione della cancelliera tedesca Angela Merkel, la principale paladina della linea del rigore. "Francamente, è più di quanto non mi aspettassi; si tratta di un obiettivo molto ambizioso, e il fatto che tutti i paesi industrializzati lo abbiano fatto proprio è di per se un successo" ha osservato la cancelliera la quale ieri ha avuto anche la soddisfazione della vittoria della squadra di calcio della Germania ma ha dovuto incassare il no sulla tassa sulle transazioni finanziarie (di cui non si fa neanche parola nel comunicato) e il mancato accordo sulla tassa globale sulle banche per cui i paesi del G20 si muoveranno in ordine sparso. "Il G20 ha riconosciuto che tassare le banche è legittimo" ha osservato comunque il presidente francese Nicolas Sarkozy. Quanto all'impegno a dimezzare i deficit, comunque l'Europa ha già messo in conto sforzi superiori mentre l'amministrazione Usa ha già inserito l'obiettivo nei suoi programmi di bilancio. "Gli Stati Uniti, con l'esempio, sono alla guida sulla strada della crescita" ha detto il presidente Usa Barak Obama, citando le "azioni audaci" fatte "con successo" nel campo delle riforme economiche alle quali il prossimo anno, ha annunciato, si aggiungerà quella "sul bilancio". Sul fronte finanziario "stiamo costruendo - dice il comunicato finale - un sistema più resistente in grado di rispondere ai bisogni delle nostre economie, ridurre il danno morale, limitare l'insorgere del rischio sistemico e sostenere una crescita economica forte e stabile". Rispetto a tale generica affermazione risulta significativo l'impegno ad attuare i nuovi parametri su capitale e liquidità delle banche, il cosiddetto Basilea3: "Siamo a favore della conclusione di un accordo" al vertice di Seoul. Tutti i paesi adotteranno i nuovi standard" con l'obiettivo di attuare il nuovo quadro normativo "entro la fine del 2012", rispettando "il criterio della gradualità". E' un "messaggio forte" ha detto Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia e presidente del Financial stability board, apprezzando anche "l' appoggio" dei grandi alla questione del too big to fail. "Ci assicureremo che le nuove regole non creino scompiglio sui mercati e non rallentino la ripresa" ha poi osservato Draghi, che ieri ha partecipato alla riunione dei leader del G20. I quali nel comunicato hanno in sostanza accolto il programma di riforme su quattro pilastri proposto dal Fsb illustrato nella lettera inviata dal governatore ai capi di Stato e di governo. "Le regole devono essere chiare" e "i controlli forti" ha commentato Obama. Stefania Tamburello 28 giugno 2010
2010-06-23 Martedì Cdm su federalismo fiscale. Effetto manovra sul Pil, il Tesoro: - 0,5% in 3 anni Tremonti gela le Regioni "Tagli e saldi non si toccano" Il ministro vede i governatori: "Manovra necessaria, altrimenti è il collasso". Errani: incontro molto negativo * NOTIZIE CORRELATE * Formigoni boccia la manovra: "Lo Stato prenda esempio dalla Lombardia" * Chiamparino: "Sì di Tremonti a rivedere il Patto" Martedì Cdm su federalismo fiscale. Effetto manovra sul Pil, il Tesoro: - 0,5% in 3 anni Tremonti gela le Regioni "Tagli e saldi non si toccano" Il ministro vede i governatori: "Manovra necessaria, altrimenti è il collasso". Errani: incontro molto negativo Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Eidon) Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Eidon) MILANO - "Questa manovra è necessaria, senza si ha il collasso, il crollo". Non c'è nessuna alternativa dunque, secondo Giulio Tremonti, al provvedimento economico varato dal governo e che il Senato sta esaminando. Non solo. Al termine dell'incontro con le Regioni, il ministro dell'Economia ha spiegato che non ci sono alternative nemmeno sui saldi, sulle riasorse e sulla distribuzione dei tagli. Per il titolare di via XX settembre, infatti, la riduzione della spesa dello Stato fatta negli anni scorsi non consente di ipotizzare una diversa redistribuzione dei sacrifici che chieda di più all’amministrazione centrale alleggerendo la manovra sulle Regioni e gli enti locali. "La manovra - ha ribadito Tremonti - resta ferma negli importi, nella composizione e nella distribuzione". Ciò di cui si può discutere, ha aggiunto il ministro, è la possibilità di "mettere insieme anche le Regioni a statuto speciale che sono più ricche" e considerare come un unico comparto tutte le Regioni "in modo che il concorso sia proporzionale alla disponibilità delle Regioni". Il ministro, al contrario delle aperture manifestate ai sindaci, gela dunque i governatori. Che danno conferma, a stretto giro, del cattivo esito del confronto con Tremonti. "L'incontro con il governo è stato molto negativo: non abbiamo trovato, dal governo, nessuna sostanziale apertura" ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. "Questa manovra - ha proseguito - di fatto mette il federalismo fiscale in una condizione di non praticabilità". Secondo Errani, inoltre, la manovra "è ipercentralista: taglia l'1.22% alle amministrazioni centrali e il 14% alle Regioni". Il presidente della Conferenza delle Regioni ha annunciato che il confronto con Tremonti continuerà ma ha anche sottolineato che il governo "deve fare proposte serie". "LOGICA EVANGELICA" - Per Tremonti è arrivato il momento di "applicare la logica evangelica: chi più ha, può dare di più". "Pensiamo che le Regioni - ha spiegato il ministro - possano essere considerate come un comparto complessivo; tra le speciali ce ne sono alcune che hanno moltissimo, alcune sono nel nord e penso per esempio al Trentino. Presumo che possano concorrere un po' di più". Il ministro ha spiegato poi che il governo sta lavorando intensamente alla relazione sul federalismo fiscale: "Dovremmo portarla al consiglio dei ministri martedì prossimo", ha annunciato. IMPATTO SUL PIL - Prima dell'incontro con le Regioni, il Tesoro ha diffuso le stime degli effetti della manovra sulla crescita del Paese. Una tabella consegnata in commissione Bilancio al Senato, aggiornata al giugno 2010, valuta l'impatto macroeconomico delle misure per il 2011-2013 rispetto alle stime della Ruef, la Relazione unificata sul'economia e la finanza pubblica. L'economia italiana secondo le stime del Tesoro, subirà un'ulteriore flessione a causa della manovra, che secondo il Tesoro, disinnescherà in parte gli effetti delle ripresa. L'impatto della manovra sul Pil è negativo: nel triennio 2010-2012 la riduzione è pari allo 0,5%. Di conseguenza per il 2010 la crescita del Pil cala dall'1% previsto dalla Ruef allo 0,9%. Sempre secondo la tabella, il Pil nel 2011 e nel 2012 cala rispettivamente per ciascun anno dello 0,2%, mentre nel 2013 l'effetto è pari a zero. Secondo quanto riferiscono fonti tecniche comunque tali effetti negativi sulla crescita saranno compensati da migliori evoluzioni delle variabili macroeconomiche e dunque l'effetto depressivo sarà compensato. EFFETTI SU OCCUPAZIONE E SALARI - Stando alla tabella che aggiorna i dati della Ruef e che il Tesoro ha presentato dal governo in commissione Bilancio al Senato l'impatto della manovra sull'occupazione, rispetto alle stime della Relazione unificata presentata dal governo qualche settimana fa, sarà nullo nel 2010 mentre determinerà una riduzione nel 2011 pari allo 0,1% e dello 0,2% nel 2012 e nel 2013. Situazione simile anche per i dati sulla disoccupazione: il calo, sempre nullo nel 2010, sarà pari a -0,1% nel 2011, -0,3% nel 2012 e -0,5% nel 2013. Le riduzioni percentuali per quanto riguarda i salari totali e dei redditi totali sono dello 0,5% nel 2011, dello 0,6% nel 2012 e nel 2013. L'impatto poi sugli investimenti, secondo la tabella, è pari a zero per quest'anno, a -1,1% nel 2011, a -1,3% nel 2012, a -0,5% nel 2013. Infine i consumi: sul fronte di quelli classificati come privati si registra una riduzione dello 0,2% per il 2010, dello 0,1% nel 2011 e nel 2012, mentre sul fronte di quelli collettivi si registra un miglioramento di 0,1% nel 2010. Un dato che negli anni successivi è negativo: nel 2011 la riduzione percentuale è dello 0,4%, nel 2012 dello 0,2% e nel 2013 0,1%. Redazione online 23 giugno 2010
sindaci in piazza al senato. poi una delegazione anci incontra il ministro I Comuni e la manovra, Chiamparino: "Sì di Tremonti a rivedere il Patto" "Qualche apertura sui tagli da parte del titolare di via XX Settembre c’è stata, ma a saldi invariati" sindaci in piazza al senato. poi una delegazione anci incontra il ministro I Comuni e la manovra, Chiamparino: "Sì di Tremonti a rivedere il Patto" "Qualche apertura sui tagli da parte del titolare di via XX Settembre c’è stata, ma a saldi invariati" Sindaci in piazza col cappio al collo durante la manifestazione davanti al Senato (eidon) Sindaci in piazza col cappio al collo durante la manifestazione davanti al Senato (eidon) MILANO - Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti si è detto disponibile a modificare la parte della manovra relativa ai tagli per i comuni, ma mantenendo invariati i saldi, e rivedere il patto di stabilità interno. Lo ha spiegato Srgio Chiamparino, al termine dell'incontro tra una delegazione dell’Anci da lui guidata e i ministri dell’Economia, Giulio Tremonti, e della Semplificazione, Roberto Calderoli che si è svolto al Tesoro. "L’incontro è stato interlocutorio - ha riferito Chiamparino - ma qualche apertura sui tagli da parte del ministro c’è stata, ma a saldi invariati". Dal titolare di via XX Settembre è arrivata anche "la disponibilità a discutere la revisione del Patto di stabilità". LA MANIFESTAZIONE - Tremonti ha convocato una delegazione dell'Anci al termine della manifestazione dei sindaci contro i tagli previsti nella manovra. I sindaci sono scesi in piazza in mattinata e hanno manifestato davanti al Senato: alcuni hanno indossato fasce tricolore listate a lutto per testimoniare il rischio di sopravvivenza che correrebbero i Comuni se non venisse modificata la manovra. Altri hanno addirittura indossato un cappio al collo, esponendo cartelli con su scritto "Comuni con il cappio al collo". Gli oltre 8mila Comuni italiani chiedono che i tagli vengano più equamente redistribuiti e hanno lanciato l’allarme: sono a rischio gli asili nido, i trasporti pubblici locali, l’assistenza, la scuola, l’ambiente e le infrastrutture per la mobilità. Alla manifestazione dell’Anci hanno aderito, tra l’altro, l’Unione delle Province italiane, le comunità montane, la Legautonomie e la Cgil, con una delegazione guidata dalla vice segretaria generale Susanna Camusso. IMU E SERVICE TAX - Nell'incontro con il ministro Tremonti ed i rappresentanti degli enti locali sulla manovra si è parlato anche dell'Imu. La nuova tassa, imposta municipale unica sugli immobili, dovrebbe essere inserita nel decreto attuativo sul federalismo fiscale e accorperebbe imposte legate ai servizi facendo tornare il potere fiscale ai Comuni. Incontrando il titolare del Tesoro, Chiamparino ha spiegato che l'Imu potrebbe di fatto avvicinarsi alla "service tax" proposta dai Comuni. "Sottolineo che potrebbe avvicinarsi - ha detto Chiamparino - perché ancora dobbiamo vedere il testo e quindi non possiamo esprimere un giudizio". Secondo il presidente dell'Anci potrebbe essere un'imposta unica locale sugli immobili, esclusa la prima casa, alla quale si potrebbero aggregare anche altre imposte locali. Redazione online 23 giugno 2010
La Regione Marche ha 9 presenze all’estero, di cui ben quattro in Cina Le Regioni e la "diplomazia fai-da-te" Spese pazze per 178 sedi nel mondo Veneto, Lombardia e Piemonte sono al top della classifica. E nessuno vuole rinunciare all'ufficio di Bruxelles * NOTIZIE CORRELATE * DATI - Le undici Regioni italiane presenti all'estero La Regione Marche ha 9 presenze all’estero, di cui ben quattro in Cina Le Regioni e la "diplomazia fai-da-te" Spese pazze per 178 sedi nel mondo Veneto, Lombardia e Piemonte sono al top della classifica. E nessuno vuole rinunciare all'ufficio di Bruxelles ROMA - Seguendo le orme di Marco Polo anche i moderni Dogi del Veneto hanno fatto rotta a Oriente: puntando dritti alla Città Proibita. Magari, esagerando un tantino. Il leghista Luca Zaia si è quindi ritrovato a governare una Regione che ha 10 (dieci) uffici in Cina. Avete letto bene: dieci. Ma la moltiplicazione dei "baili", come si chiamavano anticamente gli ambasciatori della Serenissima, non si è certamente fermata lì. Poteva forse il Veneto rinunciare ad aprire un ufficetto in Bielorussia? O un appartamento in Bosnia? Un paio di punti d’appoggio in Canada? Tre in Romania? Quattro negli Stati Uniti e altrettanti in Bulgaria (sì, la Bulgaria)? Un pied à terre in Vietnam? Un appartamento in Uzbekistan? Una tenda negli Emirati arabi uniti? Un bungalow a Porto Rico? E un consolato in Turchia, alla memoria dell’ambasciata veneziana alla Sublime Porta, quello forse no? Si arriva così a 60 sedi in 31 Paesi: alla quale si deve aggiungere, ovviamente, quella di Bruxelles. E si sale a 61. Irraggiungibile, il Veneto: a elencarle tutte, sarebbe già finito l’articolo e non ci sarebbe spazio per raccontare quello che combinano invece le altre Regioni italiane. Perché scorrendo i dati che sono in un dossier del Tesoro su questo incredibile fenomeno della diplomazia regionale "fai da te", il Veneto è soltanto in cima a una piramide molto più grossa. Le Regioni italiane hanno all’estero qualcosa come 157 uffici, ai quali si devono aggiungere i 21 di Bruxelles. Per un totale di 178. Già: a un’antenna nel quartier generale dell’Unione europea non ha voluto rinunciare proprio nessuna. "D’altra parte", ha spiegato il governatore lombardo Roberto Formigoni, "è importante avere un presidio a Roma e Bruxelles. Non è affatto un lavoro inutile quello che i nostri funzionari svolgono organizzando a esempio numerosissimi incontri istituzionali per aziende, centri culturali, organizzazioni non governative e così via, che vengono supportati nel dialogo con le autorità nazionali ed europee". La Lombardia, che ha quasi 10 milioni di abitanti: ma il Molise? Che senso ha per una Regione con 320 mila abitanti come quella di Michele Iorio mantenere un ufficio a Bruxelles, peraltro pagato un milione 600 mila euro, oltre ai due di Roma? Per non parlare dei valdostani, che sono 124 mila. Peccato però che la Lombardia non abbia solo un presidio Roma e uno a Bruxelles. Bensì, secondo il Tesoro, altri 27 sparsi in giro per il mondo. Ce n’è uno in Argentina, un paio in Brasile e Cina, quattro in Russia (esattamente come la Regione Veneto), e poi uno in Giappone, Lituania, Israele, Moldova, Polonia, Perù, Uruguay, Kazakistan... E il Piemonte? Che dire del Piemonte? La Regione appena conquistata da un altro leghista, Roberto Cota, presidia 23 Paesi esteri. Con la bellezza di 33 basi. Frutto di scelte apparentemente sorprendenti. Per esempio, ce ne sono due in Corea del Sud. Altrettanti in Costa Rica (perché il Costa Rica?). Altri due in Lettonia (perché la Lettonia?). Roba da far impallidire i siciliani, che avevano riempito mezzo mondo di "Case Sicilia": dalla pampa argentina a Boulevard Haussmann, Parigi. Poi la Tunisia, e New York, Empire state building. Ma volete mettere il fascino della Grande Mela? Dove gli uomini dell’ex governatore Salvatore Totò Cuffaro si ritrovarono in ottima compagnia. Quella dei dipendenti della Regione Campania, allora governata da Antonio Bassolino, che aveva preso in affitto un appartamento giusto sopra il negozio del celebre sarto napoletano Ciro Paone. Nientemeno. Costo: un milione 140 mila euro l’anno. A quale scopo, se lo chiese nell’autunno del 2005 Sandra Lonardo Mastella, in quel momento presidente del Consiglio regionale, visitando una struttura il cui responsabile, parole della signora, "viene solo alcuni giorni ogni mese ". Struttura per la quale venivano pagati tre addetti il cui compito consisteva nell’organizzare, per promuovere l’immagine regionale, eventi ai quali non soltanto non partecipava "alcun esponente americano ", ma nessuno "che parlasse inglese". Quello che colpisce, però, sono sempre i luoghi. La Regione Marche, tanto per dirne una, ha nove basi all’estero. Di queste, ben quattro nella Cina. Il Paese decisamente più gettonato: alla Corte di Hu Jintao ci sono ben sette enti locali italiani, con addirittura ventitrè uffici. Il doppio che nella federazione russa. Quattro, in Cina, ne ha pure il Piemonte. Regione che si distingue da tutte le altre per avere attivato anche una sede a Cuba. Oltre a due in India, dove hanno un punto d’appoggio pure le Marche. Ma non l’Emilia-Romagna, che paradossalmente ha meno presidi esteri della piccola Regione confinante: cinque anziché nove, numeri a cui bisogna sempre aggiungere quello di Bruxelles. Quasi tenerezza fanno gli ultimi in classifica. Il Friuli-Venezia Giulia, che si "accontenta" (si fa per dire) di tre "consolati" oltre a quello europeo: in Slovacchia, Moldova e Federazione russa. La Basilicata, andata in soccorso ai lucani dell’Uruguay e dell’Argentina. La Valle D’Aosta, che non sazia della sede di Bruxelles ne ha pure una in Francia. Ma dove, altrimenti? Infine la Puglia: come avrebbe fatto senza un comodo rifugio dai dirimpettai albanesi? Quello che non dice, il dossier del Tesoro, è quanto paghiamo per tale gigantesca e incomprensibile Farnesina in salsa regionale. Per saperlo bisognerebbe spulciare uno a uno i bilanci degli enti locali. Dove intanto non è sempre facile trovare i numeri "veri". E soprattutto non è spiegato a che cosa serva tutto questo Ambaradam. A favorire gli affari delle imprese di quelle Regioni? Al prestigio dei governatori presenti o passati? A mantenere qualche stipendiato illustre? Il sospetto, diciamolo chiaramente, è che nella maggior parte dei casi l’utilità di tutte queste feluche di periferia sia perlomeno discutibile. Come quel Federico Badoere, nel 1557 ambasciatore veneziano a Madrid presso la corte di Filippo II, autore di una strepitosa relazione spedita al Senato della Serenissima nella quale liquidava come una trascurabile quisquilia ciò che stava succedendo dopo la scoperta dell’America, evento che un suo predecessore si era addirittura "dimenticato" di riferire a Venezia: "Sopra le cose delle Indie non mi pare di dovermi allargare, stimando più a proposito compatire il tempo che mi avanza a narrare le cose degli altri stati di Sua Maestà". Sergio Rizzo 23 giugno 2010
la proposta: incentivo sulle carte di credito per combattere l'evasione fiscale Formigoni boccia la manovra: "Lo Stato prenda esempio dalla Lombardia" Il governatore: la Regione funziona con un quarto delle spese. "Taglio uguale per tutti i comparti" * NOTIZIE CORRELATE * Tagli, la Lega apre a Formigoni. Il Pd: ingiustificato passo indietro Formigoni mostra il grafico delle spese pro capite 2008: in rosso lo Stato, in blu le altre Regioni, in verde la Lombardia (Fotogramma) Formigoni mostra il grafico delle spese pro capite 2008: in rosso lo Stato, in blu le altre Regioni, in verde la Lombardia (Fotogramma) MILANO - Lo Stato prenda esempio dalla Lombardia: è l'invito avanzato dal presidente della Regione Roberto Formigoni che, nel giorno della riunione convocata dal Governo con le Regioni, ha presentato alcune proposte per modificare la manovra. Manovra che giudica "difficilmente emendabile". "Medice cura te ipsum" (medico, cura te stesso), ha detto Formigoni, citando il motto latino. "Il medico che vuole curare i cittadini e spingere al risparmio gli Enti locali dovrebbe dirigere a se stesso le cure". E la cura a cui lo Stato dovrebbe sottoporsi, secondo Formigoni, potrebbe essere tutta lombarda: "A questo medico - ha continuato Formigoni - noi indichiamo il nostro modello. Regione Lombardia funziona con un quarto delle spese". Secondo i dati diffusi dal governatore lombardo, relativi alla spesa pro capite per funzionamento dei vari livello di governo, nel 2008 la Lombardia è costata 43,97 euro a ciascun cittadino, le altre regioni 91,47 euro, mentre lo Stato ha pesato sulle tasche dei contribuenti per 164,73 euro. "TAGLI ANCHE PER LO STATO" - Formigoni ha anche precisato che "se lo Stato funzionasse con lo stesso modello di virtuosità della Regione Lombardia, risparmierebbe 7,1 miliardi di euro all'anno". Lo Stato quindi "può migliorare se stesso proponendosi come modello di virtuosità Regione Lombardia". Tra le proposte avanzate da Formigoni su come modificare la manovra c'è anche la richiesta di una "redistribuzione equa dei sacrifici". "L'eguaglianza è ancora una virtù - ha aggiunto il presidente - e serve una manovra che costringa tutti a fare sacrifici". Ricordando che i comparti della Repubblica sono quattro, Formigoni ha invitato tutti "a farsi carico dei risparmi distribuendoli in maniera equa. Contribuisca allo stesso modo lo Stato, così come le regioni, le province e i comuni". Sulla base di questa convinzione, secondo Formigoni, "lo Stato dovrebbe aumentare la quota a proprio carico rispetto alla proposta che ha fatto". In particolare Formigoni chiede "un taglio uguale per tutti del 3,2% nel 2011 e del 4,17% nel 2012". INCENTIVO SULLE CARTE DI CREDITO - Il Pirellone sta studiando anche altre iniziative, fra cui "una proposta per combattere l'evasione fiscale", da sottoporre al governo: "Basterebbe dare un piccolo incentivo ai cittadini per spingerli a usare la carta di credito". L'incentivo, secondo quanto spiegato dal governatore lombardo, si tradurrebbe in "una deduzione dal reddito delle persone fisiche dell'ammontare degli acquisti effettuati con carta di credito". "Si tratta - ha aggiunto Formigoni - di una propostina di sicuro effetto. Un incentivo che potrebbe essere pagato anche dalle banche o dalle case che emettono carte di credito". Com'è noto, gli acquisti con carta di credito sono tracciabili dal fisco, e quindi sarebbe più facile aver prova delle transazioni avvenute. LA MANOVRA - A poche ore dall'incontro Stato-Regioni, Formigoni ha avuto parole dure sulla manovra: "Chiederemo al governo di presentarsi con cambiamenti seri, non bastano piccoli ritocchi, questa è una manovra difficilmente emendabile, ne occorre un'altra che rispetti i 25 miliardi totali e che distribuisca equamente i tagli previsti". A margine di una conferenza stampa al Pirellone, Formigoni ha poi aggiunto: "Non mi scandalizzerei se non si arrivasse immediatamente a una conclusione". Redazione online 23 giugno 2010
2010-06-22 il governo tedesco: "scelta votata all'unanimità dai capi di stato e di governo europei" Il premier: "Tassa su transazioni ridicola" La Germania: "L'ha approvata anche lui" Berlusconi annuncia di aver messo il veto sulla tassazione delle transazioni finanziarie decisa dalla Ue il governo tedesco: "scelta votata all'unanimità dai capi di stato e di governo europei" Il premier: "Tassa su transazioni ridicola" La Germania: "L'ha approvata anche lui" Berlusconi annuncia di aver messo il veto sulla tassazione delle transazioni finanziarie decisa dalla Ue Silvio Berlusconi (Ansa) Silvio Berlusconi (Ansa) MILANO - Botta e risposta tra il governo tedesco e il premier italiano Silvio Berlusconi. Oggetto del contendere la proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie fatta propria dal Consiglio europeo. "Credo di aver reso un buon servizio al mio Paese e anche all'Europa con il veto sulla tassa sulle transazioni finanziarie", una proposta che il presidente del Consiglio nel corso di una telefonata durante il convegno dell’associazione del Pdl "Liberamente", ha definito "ridicola". A giudizio del premier questa imposizione "se fosse stata approntata solo dall'Unione Europea e non dagli altri grandi Paesi avrebbe spostato negli Usa e in altri Paesi" la mole delle transazioni finanziarie internazionali. LA REPLICA TEDESCA - Tutti i paesi Ue hanno convenuto sulle conclusioni del Consiglio europeo di giovedì scorso, incluse quelle relative alla proposta di una tassa europea sulle transazioni finanziarie: così ha replicato un portavoce del governo tedesco commentando le dichiarazioni del presidente del Consiglio. "Le conclusioni sono state approvate da tutti i capi di Stato e di governo del Consiglio europeo", ha detto all'Ansa il portavoce. Da parte sua, il portavoce ha fatto riferimento in particolare al punto 16 delle conclusioni del vertice di Bruxelles sulla proposta della tassa Ue sulle transazioni finanziarie. Secondo quanto si legge in questo paragrafo, il "Consiglio europeo conviene sulla necessità che gli Stati membri introducano sistemi di prelievi e tasse a carico degli istituti finanziari per assicurare un'equa ripartizione degli oneri e stabilire incentivi volti a contenere il rischio sistemico". L'unico paese che "si riserva il diritto di non introdurre" queste misure è la Repubblica ceca, come riportano le conclusioni del Consiglio europeo e fanno notare fonti del governo tedesco. Il portavoce del governo tedesco ha inoltre fatto riferimento al punto 17 delle conclusioni del Consiglio europeo, relativo alla proposta di tassare le operazioni finanziarie. In particolare, l'articolo 17 sottolinea la necessità di "esplorare e sviluppare ulteriormente" l'eventuale introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie su scala mondiale. "La risposta dell'Unione alla crisi deve continuare ad essere coordinata a livello globale per assicurare la coerenza delle misure sul piano internazionale. Le iniziative attualmente adottate dall'Unione per rilanciare la competitività, risanare i conti pubblici e riformare il settore finanziario le consentiranno di prendere posizione con forza a favore di azioni analoghe a livello internazionale al prossimo vertice G20", recita l'articolo 17. L'Ue "dovrebbe guidare gli sforzi volti a stabilire un approccio globale all'introduzione di un sistema di prelievi e tasse a carico degli istituti finanziari nella prospettiva di mantenere una parità di condizioni su scala mondiale e difenderà con vigore questa posizione di fronte ai suoi partner del G20", prosegue. "In tale contesto si dovrebbe esplorare e sviluppare ulteriormente l'opportunità di introdurre un prelievo sulle operazioni finanziarie a livello mondiale", termina così l'articolo delle conclusioni del Consiglio europeo. LA PRECISAZIONE DI PALAZZO CHIGI - Nonostante però la replica tedesca a Palazzo Chigi si ribadisce che il presidente Silvio Berlusconi nel vertice di Bruxelles di giovedì scorso ha posto il veto dell'Italia alla proposta di una tassa europea sulle transazioni finanziarie. Tanto è vero che il vertice ha previsto la possibilità di una imposizione sulle banche e non sulle operazioni finanziarie. Redazione online 20 giugno 2010(ultima modifica: 21 giugno 2010)
"Spesa pubblica, finita la ricreazione" Tremonti: deve finire l'illusione che le risorse siano illimitate. E sull'economia grava il rischio derivati LA MANOVRA "Spesa pubblica, finita la ricreazione" Tremonti: deve finire l'illusione che le risorse siano illimitate. E sull'economia grava il rischio derivati Giulio Tremonti Giulio Tremonti "In generale in Europa e in Italia, la ricreazione è finita. Non può continuare, deve finire, l'illusione che la spesa pubblica sia o possa essere una variabile indipendente dal Pil". Non usa mezzi termini, Giulio Tremonti, nell'attaccare la finanza pubblica "allegra" che appesantisce i conti degli Stati. Ma la stessa durezza è stata riservata anche alla finanza "privata", quella dei mercati: "In quest'anno - ha detto il ministro dell'Economia parlando in occasione della Festa annuale della Guardia di Finanza - l'economia ha lentamente ripreso la sua corsa, ma sull'economia ancora e di nuovo incombe il rischio di un drammatico e devastante nuovo fuorigioco della finanza". "Si possono fare tutte le regole, sulla dimensione delle banche, sul capitale delle banche, sulle tasse per alimentare fondi contro i rischi di collasso delle banche - ha aggiunto - E anche per limitare la leva finanziaria o centralizzare o regolare il mercato dei derivati. È tutto necessario, ma non è ancora sufficiente, se permane la libertà, anzi l'anarchia, sui contratti derivati". "Per tornare ad essere sicuri - ha insistito - si deve fare una regola contabile che impedisca prima di creare, e poi di mettere in circolo una ricchezza 'futurà che non c'è, se non per chi specula". MENO SPESE E MENO ABUSI - Tornando ai bilanci pubblici, in particolare a quelli italiani, a manovra ora in discussione in Parlamento, ha aggiunto il ministro, "non è solo una manovra per stabilizzare i nostri conti. È qualcosa di più, la correzione di una tendenza storica: meno spesa pubblica; meno enti inutili; meno spese inutili; meno abuso dei soldi pubblici; meno evasione fiscale". E, su questo campo, avverte rivolgendosi alle Fiamme Gialle, "è stata ed è fondamentale la vostra azione. Un'azione che è attesa ancora più forte anche per effetto delle nuove norme di contrasto all'evasione fiscale. Per la ricerca e per l'università, se configurate come reale investimento sul futuro, può essere fatta una politica diversa. L'illusione per cui ogni anno si può continuare a spendere più di quello che si produce nell'anno stesso o più di quello che si è prodotto negli anni precedenti, tanto qualcuno pagherà". "Questa volta - dice il ministro - non ci saranno altri a pagare per noi, saremo noi a dover pagare per noi e con gli interessi. Per decenni, in Europa, in Italia, drogati dal debito pubblico si è pensato che la politica fosse indipendente dai numeri, che la politica venisse prima dei numeri. E questi poi - i numeri - più o meno taroccati, ma ora è l'opposto: i numeri vengono prima della politica ed è la politica che deve adattarsi ai numeri". Redazione online 22 giugno 2010
il ministro dell'economia francese lagarde: "frutterà un miliardo di euro" Gran Bretagna, Francia e Germania: pronti a introdurre una tassa sulle banche Comunicato congiunto: via libera a imposta basata sul fatturato degli stessi istituti di credito il ministro dell'economia francese lagarde: "frutterà un miliardo di euro" Gran Bretagna, Francia e Germania: pronti a introdurre una tassa sulle banche Comunicato congiunto: via libera a imposta basata sul fatturato degli stessi istituti di credito MILANO - I principali Paesi dell'Unione europea, dopo l'approvazione della misura nell'ambito del Consiglio europeo, fanno fronte comune per introdurre una forma di tassazione specifica sugli istituti di credito che venga adottata anche dal G-20 che si terrà a fine settimana in Canada. DOCUMENTO COMUNE - Gran Bretagna, Francia e Germania hanno reso noto un documento comune con cui annunciano la prossima entrata in vigore nei loro Paesi di una nuova tassa sulle banche. "I governi di Francia, Gran Bretagna e Germania - si legge in un comunicato congiunto - propongono l'introduzione di una tassa sulle banche basata sui bilanci degli stessi istituti". In precedenza il ministro delle Finanze britannico, George Osborne, aveva annunciato l'introduzione di una simile tassa nel Regno Unito a partire dall'anno prossimo. IN FINANZIARIA - Parigi ha inoltre fatto sapere che inserirà la tassa sulle banche "nella sua prossima legge finanziaria" per il 2011, che sarà presentata a fine settembre. E il ministro dell'Economia Christine Lagarde ha annunciato in un'intervista al Wall Street Journal che la tassa frutterà un miliardo di euro al bilancio dello Stato. Redazione online 22 giugno 2010
PROPOSTA DELLA LEGA: "SCUDO" PER EMERSIONE DEI FALSI INVALIDI Emendamento del Pdl alla manovra Condono edilizio anche in aree protette In caso di confisca il responsabile dell'abuso avrà diritto di prelazione all'asta. E si fermano le ruspe in Campania * NOTIZIE CORRELATE * Valanga di emendamenti. Più di 1.200 sono della maggioranza (18 giugno 2010) PROPOSTA DELLA LEGA: "SCUDO" PER EMERSIONE DEI FALSI INVALIDI Emendamento del Pdl alla manovra Condono edilizio anche in aree protette In caso di confisca il responsabile dell'abuso avrà diritto di prelazione all'asta. E si fermano le ruspe in Campania ROMA - Il Pdl ha presentato alla commissione Bilancio del Senato un emendamento alla manovra che chiede la riapertura del condono edilizio che era stato varato nel 2003 (legge 269) per gli abusi realizzati entro il 30 marzo 2010. La sanatoria viene estesa anche alle costruzione realizzate "in aree sottoposte alla disciplina di cui al codice dei beni culturali e del paesaggio". Primo firmatario è Paolo Tancredi. SANZIONI SOSPESE - La proposta, che porta la firma di tre senatori Pdl (oltre a Tancredi, Cosimo Latronico e Gilberto Pichetto Fratin), non usa giri di parole e porta il titolo esplicito: "Emendamento condono edilizio". La domanda deve essere fatta entro il 31 dicembre, "anche qualora l'amministrazione abbia adottato il provvedimento di diniego". Sono dunque sanabili anche gli abusi sui quali i Comuni non avevano espresso il parere favorevole nel precedente condono. "A tal fine - indica l'emendamento del Pdl - sono sospesi tutti i procedimenti sanzionatori di natura penale e amministrativa, già avviati, anche in esecuzione di sentenze passate in giudicato". DIRITTO PRELAZIONE - Tancredi ha firmato anche un altro emendamento alla manovra correttiva: stabilisce che nel caso di confisca di edifici abusivi da parte del Comune c'è un "diritto di prelazione", nell'acquisto all'asta indetta dall'ente locale, per il "responsabile dell'abuso". Torna anche la sospensione delle ruspe in Campania dopo che, un paio di settimane fa, l'Aula della Camera aveva affossato il decreto legge sulla sospensione di talune demolizioni disposte dall'autorità giudiziaria nella Regione. A firmare l'emendamento che recupera quel decreto legge sono Carlo Sarro e Gennaro Coronella del Pdl. FALSI INVALIDI - La Lega ha presentato un altro emendamento alla manovra (a firma dei senatori Massimo Garavaglia e Gianvittore Vaccari) che propone di incentivare l'emersione dei falsi invalidi con uno "scudo", un meccanismo simile a quello utilizzato per il rimpatrio dei capitali. I medici che hanno fatto false attestazioni e i soggetti "che abbiano percepito indebitamente benefici a titolo di trattamenti economici di invalidità civile possono - si legge nell'emendamento -, entro 180 giorni dall'entrata in vigore delle legge di conversione del presente decreto, denunciare l'illecito all'ufficio competente territorialmente dell'Inps". La denuncia "comporta l'estinzione dei reati e dei relativi illeciti amministrativi, nonché l'immediata decadenza del beneficio". Tali proposte di modifica fanno parte delle 2.550 depositate entro venerdì scorso, la metà da parte della maggioranza, che saranno esaminate con l'articolato della manovra da martedì dalla commissione Bilancio del Senato. Redazione online 21 giugno 2010
2010-06-19 oi boccia la manovra: "2.380 commi senza uno straccio di idea" Bersani: "Se al premier la nostra Costituzione non piace se ne vada a casa" Il leader del Pd: "Limiti a potere del governo sono magistratura indipendente e libera informazione" poi boccia la manovra: "2.380 commi senza uno straccio di idea" Bersani: "Se al premier la nostra Costituzione non piace se ne vada a casa" Il leader del Pd: "Limiti a potere del governo sono magistratura indipendente e libera informazione" Pierluigi Bersani (Ansa) Pierluigi Bersani (Ansa) MILANO - L'articolo uno della Costituzione sancisce che la sovranità appartiene al popolo, ma secondo il leader del Pd Pierluigi Bersani il premier Silvio Berlusconi non se lo ricorda. "Si vede chiaro dai suoi messaggi che la sua memoria, che pure è vivida, non arriva al secondo comma", ha detto il segretario del Pd nel suo intervento alla manifestazione del Pd a Roma contro la manovra, "Allora glielo ricordiamo noi: quelle forme e quei limiti sono una magistratura indipendente, una libera informazione, e che tutti sono uguali di fronte alla legge". Ma, ha aggiunto, "tutto questo non si può cambiare e se non gli piace va a casa". "MANOVRA: 2380 COMMI SENZA UNO STRACCIO DI IDEA" - L'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi "è una macchina tarata per accumulare consenso, non per fare governo" ha aggiunto Bersani che ha poi attaccato anche la manovra: "Non abbiamo mai avuto una discussione sul che fare per la crisi, abbiamo avuto dieci mini manovre, dieci decreti, pilloline. Per chi passava il suo tempo a misurare le pagine del programma di Prodi, il record di Prodi lo ha battuto: 2.380 commi senza uno straccio di idee, senza direzione di marcia". "Con questa manovra - ha aggiunto Bersani - viene data una pistola agli enti locali perchè sparino al popolo. Perchè sparino al popolo non alle quaglie. Saremo punto e da capo tra qualche mese e avremo dato una botta ai redditi medio bassi. La manovra è depressiva. Riduce i consumi, lo dice anche la Banca d'Italia. In questa manovra pagano gli insegnanti, i bidelli i poliziotti ma quelli con il reddito di Berlusconi non pagano zero". INTERCETTAZIONI - Il leader del Pd ha poi affrontato il tema del ddl sulle intercettazioni: "Dicono che stanno riflettendo, bene. Vuol dire che hanno capito che vanno sul duro ma attenti, loro fanno così: fanno alt, non trovano la quadra e si rimettono l'elmetto e via con i voti di fiducia...". "Finora - ha osservato Bersani - hanno messo oltre 30 voti di fiducia e 50 decreti. Siamo a circa un voto di fiducia alla settimana di lavoro in Parlamento. Ma il Parlamento è il luogo della libertà di tutti e se si zittisce quel luogo non c'è più libertà per nessuno". "Mi chiedo quale sia la ragione di questa ossessione del premier sulla legge sulle intercettazioni. Ma il presidente del consiglio Berlusconi non ne ha altri pensieri?" aveva detto in precedenza anche la capogruppo dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. ANTIPOLITICA - Per Bersani inoltre bisogna lottare "contro gli effetti collaterali del berlusconismo, che creano antipolitica e il diffondersi della sfiducia". Effetti che "sono coltivati da Berlusconi per sguazzarci dentro. Sembrava che questo governo doveva cambiare tutto e invece non ha fatto niente. Nascondono i problemi col frastuono. È un meccanismo che rischia di fare diventare gli italiani frustrati e impotenti, ed ecco invece il nostro compito, il compito del Pd, difficile ma ineludibile - ha aggiunto -: trasformare la rabbia dei cittadini in energia fiduciosa per il cambiamento e per farlo mi rivolgo a tutte le forze di opposizione. Siamo un bel partito, una delle più grandi forze riformiste europee, dobbiamo solo essere più forti delle nostre debolezze". LEGA - Poi Bersani attacca anche la Lega: "Vorrei mandare un messaggio a Bossi, un messaggio a Pontida per dirgli: guarda Umberto che con il "Va pensiero" o tifando Paraguay non si mangia mica nè si fa il federalismo. Questa Lega qua è dura sugli inni e sulla Nazionale di calcio ma con i miliardari è mollacciona". RAI - Bersani ha successivamente affrontato anche il tema della Rai: "La Rai è pagata per lavorare contro se stessa. Dà fastidio che lo dico? Ma lo faccio carte alla mano - continuato Bersani - e con sullo sfondo il caso Santoro. Berlusconi, il governo, Tremonti vogliono la libertà di impresa? E allora Tremonti liberi la Rai, che è una azienda del Tesoro". Redazione online 19 giugno 2010
2010-06-18 Nessun emendamento presentato dal relatore azzolini né dal governo Manovra, valanga di emendamenti Più di 1.200 sono della maggioranza Presentate 2.250 proposte di modifica al testo in commissione Bilancio, 1.116 sono del Pdl (90 dei finiani) Nessun emendamento presentato dal relatore azzolini né dal governo Manovra, valanga di emendamenti Più di 1.200 sono della maggioranza Presentate 2.250 proposte di modifica al testo in commissione Bilancio, 1.116 sono del Pdl (90 dei finiani) MILANO - Sono 2.550 gli emendamenti presentati dai vari gruppi parlamentari alla manovra in discussione in commissione Bilancio al Senato. Quasi la metà (1.205) sono della maggioranza. Il gruppo del Pdl è in testa quanto a proposte di modifica con 1.116 emendamenti. Dalla Lega sono arrivate 89 proposte di modifica, dal Pd 823. L'Italia dei Valori ha presentato 149 emendamenti, 293 l'Udc e 80 dal gruppo misto. Gli ordini del giorno sono in totale 43. Al momento non sono state presentate proposte di modifica dal relatore Antonio Azzollini e dal governo. La commissione Bilancio inizierà l'esame delle proposte di modifica martedì prossimo, 22 giugno, con due sedute (ore 15 e 20.30). Mercoledì e giovedì fissate 3 sedute, alle 9, 14.30 e 20.30, mentre venerdì l'appuntamento è per le 9 del mattino. Il decreto sulla manovra è stato calendarizzato per l'aula giovedì 1 luglio alle 10.30 (il 30 giugno alle ore 17 scade il termine per la presentazione degli emendamenti) e dovrà essere licenziato entro il 9 luglio (scade il 30 luglio) per poi passare a Montecitorio. IL PACCHETTO DEI FINIANI - Degli oltre mille emendamenti depositati dal Pdl in commissione Bilancio allo scadere del termine, un gruppo di una novantina sono, a quanto si apprende, di provenienza dell'area vicina al presidente della Camera rappresentata in commissione Bilancio a Palazzo Madama dai senatori Maurizio Saia, Maria Ida Germontani e Candido De Angelis. Una parte di questi emendamenti, si spiega da fonti di maggioranza, fanno parte della "contro-manovra" Baldassarri che trova copertura nei finanziamenti europei a fondo perduto rimasti inutilizzati e insistono su argomenti come la cedolare secca sugli affitti, la ricerca, l'università e taglio dell'Irap. Un altro gruppo di emendamenti finiani riguarda il "blocco sicurezza", contro i tagli alle forze dell'ordine. Altre proposte di modifica sono raggruppate in un corposo emendamento coperto in parte con l'aumento delle accise sui tabacchi e in parte con minori detrazioni per le società petrolifere. Si tratta di fondi per l'università e la sicurezza, di 300 milioni in favore di Roma con l'obiettivo, si sottolinea, di evitare la tassa di soggiorno, ma anche di fondi per i mutui per le giovani coppie. In arrivo proposte di modifica anche sul controllo da parte del Parlamento delle fondazioni bancarie, un nodo sul quale ha insistito recentemente anche il presidente della Camera Fini. Non entra nel pacchetto dei finiani il taglio delle province, perché, si spiega, necessiterebbe di una modifica costituzionale e le ipotesi di semplice accorpamento non porterebbero risparmi significativi. Tra gli emendamenti finiani c'è anche l'accorpamento di Simest, Sace e Ice in un unico ente per il commercio con l'estero per produrre risparmi. LE PROPOSTE DEL PD - Sostegno alle famiglie, allo sviluppo, alle piccole e medie imprese e una boccata d'ossigeno per gli enti locali. Sono questi i punti sui quali incidono le circa ottocento proposte di modifica del Pd alla manovra, alle quali si aggiungono 18 ordini del giorno. "La logica dei nostri emendamenti - sottolinea il senatore Paolo Giaretta - è quella di dire che almeno una parte dell'esito della lotta all'evasione fiscale vada restituita ai contribuenti onesti". "Per le imprese - dice ancora Giaretta - proponiamo l'innalzamento delle aliquote di esenzione Irap e il rafforzamento del 'forfettonè. Sul fisco: una sovratassa (di due punti percentuali) sui capitali che rientrano con lo scudo fiscale per finanziare un allentamento del patto di stabilità per i comuni che investono. La manovra va resa più equilibrata tra lo Stato periferico". C'è poi un pacchetto di liberalizzazioni a favore del consumatore nei settori di "carburanti, banche, assicurazioni e farmacie". Infine sul fronte dello sviluppo "un forte incentivo al lavoro femminile, incentivi automatici per le aziende che fanno ricerca, sostegno alla green economy; riproposizione bonus 55% per case ecologiche, eliminazione della norma sui certificati verdi". (Fonte Ansa) 18 giugno 2010
sullo stallo in corso sull'accordo per L'IMPIANTO NEL NAPOLETANO Fiat, l'allarme di Marchionne: "Senza accordo non esisterà più industria" La denuncia Fiom: "Fiaccolata sabato sera a Pomigliano. L'azienda vuole replicare la marcia dei 40mila" * NOTIZIE CORRELATE * Pomigliano, la Marcegaglia attacca: "Incredibile il no della Fiom" (15 giugno 2010) * Pomigliano, accordo separato e "no" della Fiom. Il 22 si tiene il referendum (15 giugno 2010) sullo stallo in corso sull'accordo per L'IMPIANTO NEL NAPOLETANO Fiat, l'allarme di Marchionne: "Senza accordo non esisterà più industria" La denuncia Fiom: "Fiaccolata sabato sera a Pomigliano. L'azienda vuole replicare la marcia dei 40mila" Sergio Marchionne (Eidon) Sergio Marchionne (Eidon) MILANO - Da una parte l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, che lancia un avvertimento chiaro: "Senza accordo non esisterà più industria". Dall'altra la denuncia dei segretari generali della Fiom: "L'azienda sta organizzando una fiaccolata per domani sera "precettando" i lavoratori alla partecipazione". Le posizioni di azienda e metalmeccanici su Pomigliano d'Arco restano distanti. Marchionne è caustico sullo scontro sindacale e le polemiche suscitate dopo l’accordo separato per il rilancio dello stabilimento nel Napoletano. Se si continua così, sostiene l'ad del Lingotto, "l’Italia non avrà un futuro a livello manifatturiero, l’industria non esisterà più: se la vogliamo ammazzare me lo dite. Lo facciamo - aggiunge con sarcasmo - sono disposto a fare quello che vogliono gli altri". "Il problema - ha detto il numero uno del Lingotto al termine della lectio magistralis di Mario Draghi per il master honoris causa conferitogli dalla fondazione Cuoa - è che stiamo cercando di portare avanti un progetto industriale italiano che non ha equivalenti nella storia dell’Europa. Non conosco nemmeno un’azienda in Europa che è stata disposta, capace, e ha avuto il coraggio di spostare la produzione da un paese dell’Est di nuovo in Italia". "Stiamo facendo discussioni su tv e giornali - ha concluso Marchionne - su principi di ideologia che ormai non hanno più corrispondenza con la realtà. Parliamo di storie vecchie di 30-40-50 anni fa: parliamo ancora di padrone contro il lavoratore, cose che non esistono più". Poi ha aggiunto: "Non mi riconosco, come industriale, nei discorsi che vengono fatti dalla Fiom. Questa non è la Fiat che gestiamo noi, non è la Fiat che esiste, parliamo di mondi diversi: è un proprio un discorso completamente sballato". "Noi abbiamo bisogno come in America di un solo interlocutore con cui parlare e non di dodici. Anche il fatto che i nostri operai si siano divisi in gruppetti ci costringe a parlare dà fastidio e non è la cosa più efficiente", ha detto il manager italo-canadese. "Non si può andare avanti così se per portare una macchina in italia bisogna parlare con 10 persone. È una cosa incredibile, mai vista", ha aggiunto Marchionne. Poi ha concluso: "Cerchiamo di smetterla di prenderci per i fondelli" riferendosi in particolare allo sciopero di lunedì scorso a Termini Imerese indetto perché "l'unica ragione è che stava giocando la nazionale italiana". Alla fine risponde con una battuta ad una domanda dei cronisti su una recente dichiarazione dell'ex leader della Cgil, Sergio Cofferati che ha affermato che Marchionne è peggio di Cesare Romiti. "Non conoscevo Romiti, può darsi che aveva ragione: non lo so". "LAVORATORI PRECETTATI" - I dirigenti Fiom, dal canto loro denunciano che l'azienda sta organizzando per sabato sera una fiaccolata per "precettare" i lavoratori di Pomigliano d’Arco alla partecipazione. Dicono Maurizio Mascoli e di Napoli, Massimo Brancato: "Ci giunge notizia che l’azienda, attraverso i suoi "capi", stia organizzando una marcia a favore dell’intesa separata sottoscritta il 15 giugno, a cui tutti i lavoratori sono "invitati" a partecipare. Emergono - sottolineano in una nota - le peggiori tradizioni della Fiat, che ripropone a distanza di trent’anni una marcia dei 40mila in sedicesimo". Secondo quanto denunciato dalla Fiom, inoltre, "viene impedito l’accesso allo stabilimento per i soli delegati Fiom della linea 147 (che in questi giorni non lavora), mentre non avviene altrettanto per i delegati delle altri organizzazioni sindacali". Per lunedì, inoltre, l’azienda starebbe "invitando volontariamente" i lavoratori a presentarsi in stabilimento affinché possa provvedere" a illustrare i contenuti dell’accordo sottoscritto dalle altre organizzazioni sindacali. FIOM - Il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini invita l'azienda a riflettere "sull'opportunità di imporre a Pomigliano un referendum sotto ricatto, il cui esito è già scritto". "Quando le lavoratrici ed i lavoratori della Fiat si possono liberamente esprimere, lo fanno per contrastare l'accordo separato di Pomigliano". "Mirafiori - dice Landini - si ferma, a Melfi la Fiom torna ad essere il primo sindacato nelle elezioni delle Rsu, alla Sevel i lavoratori scioperano e firmano l'appello rivolto a Marchionne, appello che stanno firmando anche a Cassino. L'assemblea degli iscritti Fiom di Pomigliano e i Comitati direttivi dei metalmeccanici Cgil di Napoli e della Campania hanno condiviso all'unanimità il giudizio espresso dal Comitato Centrale della Fiom, quindi l'impossibilità di firmare il testo imposto dalla Fiat e l'illegittimità di un referendum che avviene sotto il ricatto dei licenziamenti e viola norme della Costituzione". "Per far funzionare meglio le imprese - sottolinea il numero uno della Fiom - sono decisivi il consenso delle lavoratrici e dei lavoratori e il confronto negoziale fondato sulla pari dignità delle parti. La decisione della Fiat di cancellare i diritti fondamentali e di costruire rapporti fondati sul ricatto, anzichè sul consenso, costruisce solo conflitto e malcontento. La Fiat ascolti la voce libera dei suoi dipendenti che, in questi giorni, si stanno esprimendo e vogliono lavoro e diritti". TERMINI IMERESE - In precedenza il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone aveva lanciato il suo j'accuse ai vertici della fabbrica torinese e non solo: "Per salvare lo stabilimento di Pomigliano la Fiat ha sacrificato 2.200 lavoratori di Termini Imerese. È bene dirlo a quanti in queste ore stanno enfatizzando l'accordo per Pomigliano, penso al ministro Sacconi, al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, al Pd, al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, alla Fim e alla Uilm. Alcuni di questi sanno benissimo cosa c'è dietro la vicenda". Per Mastrosimone "la scelta di chiudere Termini Imerese rientra in una precisa strategia messa a punto dalla Fiat sotto le pressioni della politica e delle lobbies preoccupate per il futuro dei 15 mila lavoratori di Pomigliano, che è ovvio che andavano tutelati ma non sacrificando altri operai". "La Fiat aveva firmato un accordo con il sindacato che prevedeva la produzione a Termini Imerese della nuova Lancia Ypsilon - dice Mastrosimone, ex delegato Fiat nella fabbrica - L'investimento programmato era di 550 milioni di euro, 100 milioni furono spesi per l'acquisto di un capannone e per la formazione degli operai. All'improvviso l'ad Sergio Marchionne cambia rotta, non rispetta gli impegni. Il motivo è che per trasferire dalla Polonia a Pomigliano la Panda era necessario assegnare un'altra vettura allo stabilimento di Tichy. Quale? La Fiat ha scelto la Lancia, scrivendo la parola fine sulla storia della fabbrica di Termini Imerese". "Sacconi, Marcegaglia, Bersani lo sanno questo? - conclude -. Cosa dicono alle 2.200 famiglie di altrettanti operai che a fine 2011 non saranno più dipendenti della Fiat? Oppure vogliono continuare a raccontare la storiella che nella loro fabbrica si gireranno film per il cinema o si costruiranno le auto elettriche?". Redazione online 18 giugno 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
2010-06-17 SARKOZY: "VOLONTA' CONDIVISA DEI 27 PER QUESTE DUE PROPOSTE" Consiglio Ue, tassa su banche e finanza Merkel: chi ha provocato la crisi paghi Trovato l'accordo tra i governi dell'Unione: si fa strada un'imposta mondiale sulle transazioni finanziarie * NOTIZIE CORRELATE * G20, non passa la tassa sulle banche. "Ripresa più veloce del previsto" (5 giugno 2010) SARKOZY: "VOLONTA' CONDIVISA DEI 27 PER QUESTE DUE PROPOSTE" Consiglio Ue, tassa su banche e finanza Merkel: chi ha provocato la crisi paghi Trovato l'accordo tra i governi dell'Unione: si fa strada un'imposta mondiale sulle transazioni finanziarie BRUXELLES - Una tassa sulle transazioni finanziarie. E una sulle banche. L'Europa reagisce così in modo comune all'attacco della speculazione e alla crisi finanziaria. Una risposta attesa e già indicata nelle anticipazioni dei giorni scorsi. Ma che oggi diventa ufficiale, con l'annuncio dell'accordo al vertice Ue a Bruxelles tra i capi di Stato e di governo. I 27 hanno deciso di introdurre una tassa sulle banche nei propri Paesi e di promuovere l’idea di una tassa mondiale sulle transazioni finanziarie, durante il prossimo vertice del G20 a Toronto, in Canada "TASSARE CHI HA PROVOCATO CRISI" - Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, durante la conferenza stampa a margine del consiglio europeo, ha confermato che "la volontà del Consiglio è portare avanti queste due proposte". Ancora più esplicita Angela Merkel, Cancelliere tedesco: "Bisogna tassare chi ha messo a rischio il mercato" Per la Merkel - che ha parlato arrivando al vertice di Bruxelles - "i mercati finanziari devono essere resi più responsabili". CONSIGLIO EUROPEO - Nella bozza discussa dal Consiglio europeo si leggeva che i Paesi dell'Unione Europea dovrebbero introdurre un "prelievo" sugli istituti finanziari per far sì che contribuiscano al costo della crisi. Il prelievo sulle banche, si sottolinea nella bozza di conclusioni, dovrebbe comunque essere parte di un quadro "credibile". Per i 27 occorre quindi portare avanti con "urgenza" la valutazione sulle caratteristiche del prelievo e le questioni relative a "condizioni di parità" nella sua applicazione. Il vertice chiede quindi a Consiglio e Commissione di portare avanti i necessari approfondimenti e riferire nuovamente in materia al vertice che si terrà il prossimo ottobre. DEBITI STATALI - Sul versante dei conti pubblici, resta tuttavia per tutti la preoccupazione (e l'impegno) di rientrare dall'esposizione che mina la credibilità dei bond degli Stati europei. "Tutti gli Stati membri - - si legge nella bozza d'accordo- sono pronti, se necessario, a prendere misure aggiuntive per accelerare il risanamento di bilancio" si legge ancora nel progetto di conclusioni del Consiglio Ue, nel quale si ricorda come "vari Stati membri hanno di recente rafforzato e concentrato nella parte iniziale il risanamento dei conti pubblici". Nella bozza si legge ancora come nel mettere a punto nuove manovre "la priorità dovrebbe essere data a strategie di risanamento dei conti pubblici favorevoli alla crescita e imperniate soprattutto sul contenimento della spesa. Il miglioramento del potenziale di crescita dovrebbe essere considerato fondamentale per agevolare il risanamento dei conti pubblici nel lungo termine". BCE - E le decisioni che si appresta a varare il Consiglio europeo trovano concorde anche la Bce. La Bce "condivide appieno il punto di vista dei ministri finanziari dell'Eurozona riguardo alla priorità di arrestare e invertire l'incremento del rapporto debito-pil e accoglie con soddisfazione l'impegno di intraprendere un'azione immediata a tal fine" scrive la banca centrale nel bollettino mensile di giugno. RIFORME STRUTTURALI - La Bce invita ancora i governi a procedere nelle riforme strutturali per garantire una ripresa della crescita e dell'occupazione. La banca centrale europea avverte inoltre che "i paesi che presentano problemi di competitività nonchè squilibri interni devono intervenire con urgenza". Redazione online 17 giugno 2010
vertice ue "Debito, un successo per l'Italia" Tremonti: ora l'Unione europea prende in considerazione i conti pubblici tenendo conto di dinamica e sostenibilità BRUXELLES - Al Consiglio Europeo di Bruxelles il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha ottenuto uno "straordinario successo" nella nuova considerazione comunitaria del debito pubblico che avverrà tenendo conto della sua dinamica e della sua sostenibilità complessive. Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti a margine di un convegno all'Accademia dei Lincei. "Berlusconi ha ottenuto un successo straordinario, ora l'Unione europea considera il debito pubblico nella sua dinamica e nella sua stabilità complessiva", ha detto Tremonti. Secondo una fonte della delegazione italiana al vertice Ue, nelle conclusioni della riunione, nel capitolo dedicato al rafforzamento del patto di stabilità, che considera solo il debito pubblico, c'è scritto che bisogna dare più attenzione "ai livelli di debito, all'evoluzione del debito e alla sostenibilità complessiva". La stessa fonte ha detto che l'Italia sarebbe poi contraria a introdurre in Europa una tassa sulle banche per finanziare un fondo di emergenza se questa ipotesi non ricevesse il pieno supporto del G20. (fonte Reuters) 17 giugno 2010
Bossi difende le regioni: "Bisognerà trovare la via per aiutare le più virtuose" Manovra, Sacconi: "L'intesa si troverà" I sindaci al Colle. "In piazza il 23 a Roma" Delegazione Anci al Quirinale: "No ai tagli, Napolitano sensibile". Il ministro agli enti locali: "Riflettano" * NOTIZIE CORRELATE * Manovra, prime aperture verso le Regioni Botta e risposta Bossi-Formigoni (16 giugno 2010) * Manovra, sei proposte dai democratici: "Liberalizzazioni per spostare 10 miliardi" (16 giugno 2010) * Manovra , la rivolta delle Regioni Formigoni: norma incostituzionale (15 giugno 2010) Bossi difende le regioni: "Bisognerà trovare la via per aiutare le più virtuose" Manovra, Sacconi: "L'intesa si troverà" I sindaci al Colle. "In piazza il 23 a Roma" Delegazione Anci al Quirinale: "No ai tagli, Napolitano sensibile". Il ministro agli enti locali: "Riflettano" Maurizio Sacconi (LaPresse) Maurizio Sacconi (LaPresse) MILANO - Dopo le Regioni, tocca ai Comuni puntare i piedi contro i tagli contenuti nella manovra economica varata dal governo. In un documento, votato all’unanimità dal direttivo dell’Anci, si legge che "la manovra, se non sarà profondamente corretta, risulterà del tutto insostenibile, iniqua e produrrà pesanti effetti sulla vita dei cittadini, anche perché obbliga i Comuni a tagliare i servizi essenziali per le famiglie". I sindaci hanno deciso dunque di scendere in piazza, il 23 giugno, per manifestare davanti al Senato, la loro contrarietà al provvedimento. Il governo deve "riconvocarci subito per un confronto urgente", ha affermato il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino. Una delegazione dell'Anci ha incontrato nel pomeriggio al Quirinale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Il presidente si è dimostrato estremamente attento e particolarmente sensibile alle nostre proposte e alle esigenze dei Comuni" ha detto Chiamparino. LA PROTESTA DEI SINDACI- Quello che chiedono i sindaci "è un riequilibrio radicale" dei tagli previsti che al momento, spiegano "pesano per il 90% sull'insieme delle autonomie locali mentre il centro ed in particolar modo i ministeri vengono toccati in minima parte. Questa disparità va assolutamente corretta altrimenti questa manovra è iniqua e quindi inaccettabile". Chiamparino ha ribadito che i comuni non cederanno su una dimensione di tagli "che mette in ginocchio i sindaci senza alcuna considerazione della loro ragione principale che è quella di erogare servizi ai cittadini; in questo modo viene meno - ha concluso - il nostro ruolo di soggetti istituzionali della Repubblica". SACCONI E BOSSI MEDIATORI - Maurizio Sacconi e Umberto Bossi intanto provano a mediare. "Credo che alla fine si riuscirà a trovare un'intesa, quello che conta è che le regioni, come lo Stato, riflettano su se stesse" ha detto il ministro del Lavoro commentando la protesta degli enti locali contro i tagli previsti nella manovra. "Non hanno davvero nessun ente da sciogliere, nessuna agenzia tra le tante prodotte in questi anni? - si è chiesto Sacconi a margine della relazione annuale della commissione di garanzia sugli scioperi - nessuna azione di dimagrimento da fare? Sono davvero esenti dalle esigenze che lo Stato avverte e ci hanno portato allo scioglimento di 15 enti in questa manovra? Questa credo sia la riflessione che anche le regioni devono fare". Sacconi ha quindi invitato anche a tenere conto del fatto che "tutta questa discussione avviene al fondo del netto sanitario che è garantito". D'altra, il leader della Lega Umberto Bossi fa sapere di condividere l'allarme delle Regioni sulla manovra. "È un bel problema, la manovra non tocca il federalismo ma le Regioni si sentono nude, di avere troppo poco. Bisognerà trovare la via per aiutare le Regioni più virtuose". E proprio su questi temi è previsto un incontro in serata Tra il numero uno del Carroccio e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. MAGISTRATI - Decisamente scontenti del testo della manovra anche i magistrati che per bocca del presidente dell'Anm Luca Palamara dichiarano: "Sulla manovra economica "non arretreremo di un solo millimetro, per la tutela e la difesa del settore giustizia". "Soprattutto - ha aggiunto Palamara - non arretreremo sulla iniquità della manovra e sugli aspetti di irragionevolezza, compresi quelli relativi alle retribuzioni". ASSOCIAZIONE DI GESTIONE DI TEATRI - Proteste anche da parte del mondo della cultura. Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa, e presidente di Platea, l'associazione che riunisce i teatri stabili italiani attacca il provvedimento: "È un paradosso", ha spiegato, in una nota, "di fronte a una congiuntura economica che richiede sacrifici per tutti si punisce la buona amministrazione. Non si ha il coraggio di scelte responsabili che si oppongano al lassismo amministrativo. Colpire i teatri che hanno dato risultati eccellenti in termini di gestione, qualità e quantità nei servizi nonchè di autofinanziamento avrà effetti devastanti: è ingiusto e, soprattutto, li mette in condizione di non poter affrontare i tagli perchè non hanno margini di spreco". "Se poi, guarda caso, i teatri più virtuosi hanno sede nelle regioni più virtuose, la beffa è doppia - ha concluso - I ministri Tremonti e Bondi ci pensino bene". DI PIETRO - Molte anche le critiche politiche al provvedimento che è in discussione in Parlamento. "Questo è un governo criminale sul piano economico e su quello della giustizia. Come tale, prima va a casa e meglio è per tutti. Infatti, chi ha provocato la crisi che sta attraversando il Paese non può pensare di risanare i danni, penalizzando i cittadini onesti, i precari, i giovani, i cassintegrati e tutte le categorie deboli. Riteniamo che il costo di questa manovra economica lo debbano pagare gli evasori, gli speculatori e i furbetti della cricca. L'Italia dei Valori ha già presentato una contromanovra in tal senso, che prevede delle disposizioni drastiche per gli evasori e permette un rilancio dell'economia attraverso misure strutturali adeguate" sostiene il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. SCHIFANI - Sulla necessità di contemperare risparmi ed equità nella manovra è intervenuto invece il presidente del Senato Schifani per il quale "La riduzione strutturale della spesa pubblica non è rinviabile, nè sono più accettabili sprechi e privilegi. Tuttavia i sacrifici pur necessari non possono intaccare le tutele fondamentali come quella della salute, che rappresentano sul piano della giustizia e dell'equità la difesa dei più deboli ed emarginati". MONTEZEMOLO - "La manovra nella sua entità, non nei suoi elementi, è fondamentale, uso un termine eccessivo, per la salvezza dell'Italia in funzione dei mercati" ha sottolineato invece il presidente della Ferrari Luca di Montezemolo condividendo in sostanza il giudizio di quanti nel governo pensano che la manovra può anche variare nei suoi elementi ma i saldi devono restare invariati. "È chiaro che molti si aspettano una manovra strutturale - ha detto ancora Montezemolo - si tratta soprattutto di capire esattamente i contenuti di questa manovra, cosa che oggi non è possibile. Onestamente è difficile - ha concluso Montezemolo - fare una valutazione completa perchè le novità si susseguono ogni giorno e quindi è una materia in continuo divenire". Redazione online 17 giugno 2010
LA CRISI Di Pietro ai lavoratori dell'Eutelia "Vien voglia di far saltare il palazzo..." "Governo non vi riceve? Interesserò Fini, deve far qualcosa" ROMA - Il leader dell’Italia dei Valori, Antonio di Pietro non va per il sottile e, incontrando questa mattina i lavoratori dell’Eutelia che chiedono un incontro al governo che, spiegano in piazza Montecitorio, "non ci prende neppure in considerazione", raccolglie il loro sfogo. ATTEGGIAMENTO CRIMINALE - Poi rilancia: "Il governo - dice - ha un atteggiamento criminale. Ignorano i lavoratori e invece ricevono quelli della cricca. E poi si lamentano perché a uno viene voglia di far saltare il palazzo...". Il leader Idv, poi, assicura i lavoratori che interesserà della vertenza Eutelia il presidente della Camera. "È la terza carica dello Stato, deve fare qualcosa...". (fonte Apcom) 17 giugno 2010
2010-06-16 saranno trasformate in altrettanti emendamenti Manovra, sei proposte dai democratici Bersani: liberalizzazioni sposterebbero 10 miliardi di euro dalle rendite e dalle posizioni dominanti alle imprese e ai cittadini NOTIZIE CORRELATE Manovra, prime aperture verso le Regioni (16 giugno 2010) saranno trasformate in altrettanti emendamenti Manovra, sei proposte dai democratici Bersani: liberalizzazioni sposterebbero 10 miliardi di euro dalle rendite e dalle posizioni dominanti alle imprese e ai cittadini ROMA - Sei proposte con altrettante liberalizzazioni in diversi settori dell'economia che "sposterebbero dieci miliardi di euro dalla rendita e dalle posizioni dominanti a favore delle imprese e dei cittadini". Sono le idee presentate dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani in una conferenza stampa con i capigruppo di Camera e Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro. BENZINA - Le sei proposte saranno trasformate in altrettanti emendamenti alla manovra che il Pd chiede al centrodestra di approvare, visto che non hanno oneri finanziari per lo Stato. La prima proposta riguarda la benzina, ha spiegato Bersani, e tenta di intaccare la cosiddetta "integrazione verticale" della filiera, che porta ad avere in Italia prezzi più alti che nel resto d'Europa. Prevede che il gestore della pompa non sia più vincolato a comprare il cento per cento della benzina del suo marchio, bensì solo il cinquanta per cento, con la possibilità di rivolgersi al libero mercato per il restante. Per permettere l'avvio del mercato libero, il Pd propone di assegnare in via straordinaria e temporanea a una società pubblica, il ruolo di acquirente unico, come attualmente nel mercato elettrico. "È una proposta radicale - ha detto Bersani - ma se portasse a una diminuzione del costo della benzina di quattro centesimi al litro, porterebbe un risparmio alla collettività di due miliardi nel triennio". FARMACIE - Il secondo emendamento riprende la liberalizzazione delle farmacie contenuta nella prima "lenzuolata" del 2007; il Pd chiede di dare la facoltà alle parafarmacie e ai corner dei supermercati di vendere anche i farmaci di fascia C, e quindi tutti i medicinali non dispensati dal Sistema sanitario nazionale. In questo modo, oltretutto, si favorirebbe il lavoro di giovani laureati. ORDINI PROFESSIONALI - La terza proposta punta a portare a compimento la riforma organica del sistema delle professioni. Le disposizioni contenute nell'emendamento mirano a modernizzare il ruolo degli ordini professionali, favorendo gli obblighi di una informazione trasparente agli utenti, e la concorrenza. Inoltre il Pd cerca di garantire pari opportunità alle giovani generazioni attraverso l'accorciamento fra le fasi di studio, tirocinio (retribuito e di dodici mesi al massimo) e accesso all'esercizio effettivo della professione. Infine il Pd chiede di riconoscere le libere associazioni costituite su base volontaria e senza diritto di esclusiva tra professionisti che svolgono attività non regolamentate in ordini, attribuendo ad esse anche compiti di qualificazione professionale. MASSIMO SCOPERTO - La quarta proposta prevede la nullità della clausola di massimo scoperto, indipendentemente dalla denominazione utilizzata dalle singole banche, e affida alla Banca d'Italia il controllo sul rispetto delle nuove norme. AUTOCERTIFICAZIONE - La quinta proposta riprende una norma presente nella terza "lenzuolata" proposta dall'allora ministro Bersani, e non convertita in legge per la fine anticipata della legislatura. L'emendamento consente all'imprenditore, attraverso la semplice autocertificazione sulla base della sussistenza dei requisiti attestati da un professionista, di ottenere immediatamente dal Comune una ricevuta che abilita all'avvio dell'attività o dei lavori di realizzazione degli impianti. Al Comune spetta poi l'onere di provare la sussistenza dei requisiti attraverso controlli ex post. RETE GAS - La sesta e ultima proposta chiede la separazione proprietaria della rete di trasporto del gas, fissata dall'emendamento al 31 marzo 2011. "La separazione della rete e dello stoccaggio - ha detto Bersani - è un elemento cruciale per la possibilità di fare affluire questa risorsa in modo concorrenziale". CRESCITA - "Sfidiamo il governo - conclude Bersani - a dirci se vuole continuare nelle chiacchiere o vuole fare cose concrete per le liberalizzazioni. Chiediamo inoltre attenzione alle nostre proposte da parte dei soggetti sociali. Mentre strizziamo i redditi con una manovra depressiva dobbiamo mettere qualcosa nel motore della crescita. I nostri emendamenti smuovono svariati miliardi e raggiungono questo obiettivo". Redazione online 16 giugno 2010
il senatur: "roberto non esagerare". Il governatore: "sacrifici proporzionati per tutti" Manovra, prime aperture verso le Regioni Botta e risposta Bossi-Formigoni Errani incontra i parlamentari: "Si sta facendo strada la consapevolezza vera delle nostre buone ragioni" * NOTIZIE CORRELATE * Manovra, sei proposte dai democratici: "Liberalizzazioni per spostare 10 miliardi" (16 giugno 2010) il senatur: "roberto non esagerare". Il governatore: "sacrifici proporzionati per tutti" Manovra, prime aperture verso le Regioni Botta e risposta Bossi-Formigoni Errani incontra i parlamentari: "Si sta facendo strada la consapevolezza vera delle nostre buone ragioni" Vasco Errani (Ansa) Vasco Errani (Ansa) MILANO - Le Regioni puntano a una revisione della manovra. E sembrano aprirsi i primi spiragli da parte della maggioranza di governo. "Mi sembra che si stia facendo strada la consapevolezza vera delle buone ragioni che le Regioni stanno proponendo, sia nelle forze sociali, sia in quelle parlamentari". Così il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, parlando a nome dei governatori, a conclusione dell'incontro con i gruppi parlamentari di maggioranza ed opposizione sulla manovra finanziaria. "Noi - ha aggiunto - stiamo ponendo un problema che non attiene alla lotta agli sprechi, una questione che ciascuna Regione deve interpretare fino in fondo. Per questo io parlo sempre di auto riforma delle Regioni. Qui - ha continuato - stiamo parlando di tagli a monte, sul trasporto pubblico, sull'industria, sulle politiche sociali, sui cittadini. Bisogna riequilibrare questa manovra". "Da una parte - ha concluso - chiediamo ai gruppi parlamentari di fare un'azione per riequilibrare tra i diversi comparti questa manovra e dall'altro, chiediamo alle forze economiche e sociali di lavorare insieme per costruire un'iniziativa che dia maggiore equità alla manovra in riferimento ai cittadini e alle imprese". GASPARRI - La strada per venire incontro alle Regioni passa per l'approvazione di emendamenti mirati al decreto legge e al ddl collegato. Emendamenti che però devono avere l'approvazione da parte del governo. "Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, nell'incontro che abbiamo avuto martedì, è stato prudente ma attento all'ascolto e ci ha dato appuntamento per proseguire il confronto quando e come vorremo" ha detto il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, subito dopo aver incontrato Errani. "Lavoreremo agli emendamenti - ha proseguito Gasparri - che è un modo per segnalare i problemi. Entro venerdì ne spunteranno tanti ma questo ovviamente non vuol dire mettere in discussione la manovra. Dovremo selezionare alcuni punti, tra cui questa discussione tra Governo e Regioni. Affronteremo tutto in commissione bilancio la prossima settimana, in vista dell'approdo in una la settimana successiva. È un passaggio impegnativo ed infatti siamo impegnati". Gasparri ha ricordato che "l'Italia arriva a questo appuntamento in modo migliore rispetto ad altri Paesi, compresa la Germania, anche grazie alle manovre fatte nel corso dei questa legislatura". BOTTA E RISPOSTA BOSSI-FORMIGONI - Ma c'è anche chi nella maggioranza punta invece a stoppare il malcontento dei governatori di centrodestra, primo fra tutti quello della Lombardia. "Formigoni non deve esagerare" ha detto il ministro e leader della lega Umberto Bossi a proposito delle critiche alla manovra da parte del governatore della Lombardia. "Caro Umberto, non esagererò, a patto che il governo decida di ripartire i sacrifici in maniera proporzionale tra le regioni, le province e i ministeri" ha replicato il governatore della Lombardia, al termine dell'incontro tra i governatori Pdl e il premier che si è svolto a Palazzo Grazioli. INCONTRO GOVERNATORI PDL-PREMIER - "Berlusconi è pronto a rivedere i tagli che la manovra impone alle Regioni, fermi restando i saldi di bilancio del decreto" ha detto poi Formigoni. "Berlusconi ci ha ascoltato attentamente, ha preso nota dei numeri che gli abbiamo spiegato e ci ha confermato la sua impostazione: non può cambiare il totale della manovra, perchè è stato concordato con la Ue, ma possono cambiare il riparto delle voci e il riparto dei sacrifici. Questo era ciò che chiedevamo - dice Formigoni - e siamo contenti di averlo ottenuto". Redazione online 16 giugno 2010
Gasparri: "lavoreremo ad emendamenti. tremonti è prudente, ma attento all'ascolto" Manovra, prime aperture verso le Regioni Errani incontra i parlamentari: "Si sta facendo strada la consapevolezza vera delle nostre buone ragioni" MILANO - Le Regioni puntano ad una revisione della manovra. E sembrano aprirsi i primi spiragli da parte della maggioranza di governo. "Mi sembra che si stia facendo strada la consapevolezza vera delle buone ragioni che le Regioni stanno proponendo, sia nelle forze sociali, sia in quelle parlamentari". Così il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, parlando a nome dei governatori, a conclusione dell'incontro con i gruppi parlamentari di maggioranza ed opposizione sulla manovra finanziaria. "Noi - ha aggiunto - stiamo ponendo un problema che non attiene alla lotta agli sprechi, una questione che ciascuna Regione deve interpretare fino in fondo. Per questo io parlo sempre di auto riforma delle Regioni. Qui - ha continuato - stiamo parlando di tagli a monte, sul trasporto pubblico, sull'industria, sulle politiche sociali, sui cittadini. Bisogna riequilibrare questa manovra". "Da una parte - ha concluso - chiediamo ai gruppi parlamentari di fare un'azione per riequilibrare tra i diversi comparti questa manovra e dall'altro, chiediamo alle forze economiche e sociali di lavorare insieme per costruire un'iniziativa che dia maggiore equità alla manovra in riferimento ai cittadini e alle imprese". GASPARRI - La strada per venire incontro alle Regioni passa per l'approvazione di emendamenti mirati al decreto legge e al ddl collegato. Emendamenti che però devono avere l'approvazione da parte del governo. "Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, nell'incontro che abbiamo avuto martedì, è stato prudente ma attento all'ascolto e ci ha dato appuntamento per proseguire il confronto quando e come vorremo" ha detto il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, subito dopo aver incontrato Errani. "Lavoreremo agli emendamenti - ha proseguito Gasparri - che è un modo per segnalare i problemi. Entro venerdì ne spunteranno tanti ma questo ovviamente non vuol dire mettere in discussione la manovra. Dovremo selezionare alcuni punti, tra cui questa discussione tra Governo e Regioni. Affronteremo tutto in commissione bilancio la prossima settimana, in vista dell'approdo in una la settimana successiva. È un passaggio impegnativo ed infatti siamo impegnati". Gasparri ha ricordato che "l'Italia arriva a questo appuntamento in modo migliore rispetto ad altri Paesi, compresa la Germania, anche grazie alle manovre fatte nel corso dei questa legislatura". Redazione online 16 giugno 2010
il governatore della lombardia: "vengono tolti i soldi ma non le funzioni" Manovra , la rivolta delle Regioni Formigoni: norma incostituzionale La conferenza dei governatori: "Testo del governo senza condivisione nè sulle misure nè sull'entità del taglio" * NOTIZIE CORRELATE * La Commissione Ue promuove la manovra (15 giugno 2010) MILANO - Le Regioni non ci stanno. E bocciano i tagli della manovra ai loro bilanci. "La manovra è stata costruita dal governo senza condivisione nè sulle misure nè sull'entità del taglio, riproponendo una situazione di assenza di coinvolgimento diretto": è quanto si legge in un documento approvato all'unanimità dalla Conferenza delle Regioni e delle province autonome. I governatori sottolineano anche come "sostanzialmente si riducono i margini della riforma del federalismo fiscale" e questo, scrivono, "è un problema gravissimo". ERRANI - Le Regioni sono disposte a fare fino in fondo la loro parte ma la manovra economica varata dal governo è "irricevibile e non sostenibile" perchè carica il peso dei tagli sulle Regioni per oltre il 50%. Non è equa e i tagli avranno ricadute pesanti su persone, famiglie e imprese". Il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani lo sottolinea durante la conferenza stampa seguita alla riunione del parlamentino dei governatori, che ha varato all'unanimità un documento critico sul provvedimento economico del governo. "La nostra posizione - ha sottolineato Errani - è costituzionale. Non segnata da ragioni di schieramento politico. Non è corporativa. Non sta tutelando le risorse delle Regioni ma spiegando che i tagli avranno ricadute pesanti sul sistema territoriale". "Le Regioni vogliono partecipare e dare il loro contributo alla riduzione dei costi della pubblica amministrazione, all'interno di una manovra che si inquadra in un contesto europeo", ha detto Errani che ha aggiunto: "tuttavia riteniamo irricevibile e non sostenibile la manovra". Le Regioni, ha sottolineato ancora, "hanno ridotto il contributo al debito pubblico del 6%. Lo Stato centrale ha invece incrementato il suo di oltre il 10%". Le Regioni "sono pronte a fare la lotta agli sprechi e ai costi del funzionamento dell'amministrazione. È un dovere anche perchè c'è la crisi. Ma i tagli parlano di altro". A partire dal 2011 verranno tagliati 4,3 miliardi, ha sottolineato Errani, mettendo l'accento sulle "ricadute oggettive che riguardano le competenze fondamentali per i cittadini e le imprese", ma anche per l'applicazione del federalismo fiscale. "Con questa manovra - ha detto - sostanzialmente si riducono i margini per l'applicazione del federalismo fiscale". Mentre la Conferenza delle Regioni chiede "all'unanimità che ci siano tutte le garanzie perchè la legge 42 che introduce il federalismo possa essere applicata dal 2011 in tutte le sue parti". FORMIGONI - Durissimo anche il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni (Pdl), che, parlando nel corso della conferenza stampa ha spiegato che alle Regioni "vengono tolti i soldi ma non le funzioni: questo contraddice quanto disposto dalla Corte Costituzionale. C'è dunque un rischio di incostituzionalità della manovra, dal momento che la Corte Costituzionale afferma che deve esservi un collegamento diretto tra le funzioni conferite e le risorse necessarie per il loro esercizio". Per Formigoni è necessario "mantenere fermi i capisaldi" della manovra ma occorre "distribuire il carico dei sacrifici in modo proporzionale, come nelle famiglie un buon padre distribuisce il carico dei sacrifici su tutti i figli. Qui invece si carica su un figlio tutto il carico e il padre fa spallucce. Anzi, di più, siamo di fronte ad un padre sciamannato che ha aumentato il debito pubblico". Mentre le Regioni sono "figli virtuosi. Così non è sostenibile né equa e va cambiata", ha aggiunto Formigoni. COTA - Il capolavoro di equilibrismo politico lo compiva però il neogovernatore del Piemonte Roberto Cota (Lega) , che prima firmava il documento della Conferenza delle regioni e poi si dissociava. "Io condivido l'impostazione della manovra - ha detto Cota - è necessario che venga fatta". Nel documento approvato all'unanimità dalle Regioni - ha quindi proseguito - "viene confermato da parte nostra un atteggiamento costruttivo". Per Cota, infatti, non è a rischio il federalismo fiscale, "anzi, la manovra evidenzia che esso e necessario e indifferibile". Una posizione che non è piaciuta ad Errani che ha sottolineato: "Il documento che definisce irricevibile la manovra economica e nel quale si sostiene che questa mette a rischio il federalismo fiscale l’ha firmato anche lui". Redazione online 15 giugno 2010(ultima modifica: 16 giugno 2010)
Sì a una legge ordinaria" Libertà d'impresa, l'Antitrust apre "Sì alle modifiche della Costituzione" Il Garante Catricalà favorevole alla riforma degli articoli 41 e 118. "Ma è urgente una legge sulla concorrenza" * NOTIZIE CORRELATE * Imprese, una riforma in quattro mesi. Si punta all’autocertificazione di S. Tamburello "sì a una legge ordinaria" Libertà d'impresa, l'Antitrust apre "Sì alle modifiche della Costituzione" Il Garante Catricalà favorevole alla riforma degli articoli 41 e 118. "Ma è urgente una legge sulla concorrenza" MILANO - L'Antitrust appoggia la volontà del governo di mettere mano all'articolo 41 e dell'articolo 118 della Costituzione per favorire una maggiore libertà d'impresa. Nella relazione annuale al Parlamento il Garante della concorrenza ha espresso infatti il "favore" dell'Autorità "per le recenti dichiarazioni del governo sulla volontà di aprire una nuova stagione di liberalizzazioni. Ben vengano - ha detto - le riforme costituzionali utili a tal fine". Allo stesso modo l'Antitrust reclama "l'iniezione di dosi massicce di concorrenza" come antidoto alla crisi perché il Paese non può più "pagare il prezzo di politiche anticompetitive". Per questo, secondo il Garante, è urgente l'approvazione "in tempi certi, come accade per la manovra di bilancio e finanziaria" della legge annuale sulla concorrenza passando dalle parole "a fatti concreti". Per Catricalà sono "prioritari" interventi nei settori della poste, dei trasporti, dell'energia e della finanza. "Il termine di legge previsto per l'approvazione del progetto in Consiglio dei ministri - ha osservato - è scaduto, ma il disegno governativo non è stato ancora presentato". LEGGE PER LA LIBERTÀ D'IMPRESA - La strada per le riforme può essere intrapresa, secondo Catricalà, partendo da una legge ordinaria, così come indicato dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti: "Condividiamo la necessità di anticiparne gli effetti con legge ordinaria, che garantisca a chiunque il diritto di intraprendere senza oneri burocratici". Per il Garante "c'è anche l'urgenza di consentire alle nuove imprese e a quelle già esistenti di crescere e produrre ricchezza. Va quindi riformato il contesto di mercato oggi ostile al pieno esercizio dell'iniziativa economica. Lo strumento c'è, - ha detto parlando della necessaria legge sulla concorrenza - le idee non mancano, occorre tradurle senza ulteriore indugio in norme e fatti concreti". (Fonte Ansa)
15 giugno 2010(ultima modifica: 16 giugno 2010)
2010-06-15 il governatore della lombardia: "vengono tolti i soldi ma non le funzioni" Manovra , la rivolta delle Regioni Formigoni: norma incostituzionale La conferenza dei governatori: "Testo del governo senza condivisione nè sulle misure nè sull'entità del taglio" * NOTIZIE CORRELATE * La Commissione Ue promuove la manovra (15 giugno 2010) il governatore della lombardia: "vengono tolti i soldi ma non le funzioni" Manovra , la rivolta delle Regioni Formigoni: norma incostituzionale La conferenza dei governatori: "Testo del governo senza condivisione nè sulle misure nè sull'entità del taglio" MILANO - Le Regioni non ci stanno. E bocciano i tagli della manovra ai loro bilanci. "La manovra è stata costruita dal governo senza condivisione nè sulle misure nè sull'entità del taglio, riproponendo una situazione di assenza di coinvolgimento diretto": è quanto si legge in un documento approvato all'unanimità dalla Conferenza delle Regioni e delle province autonome. I governatori sottolineano anche come "sostanzialmente si riducono i margini della riforma del federalismo fiscale" e questo, scrivono, "è un problema gravissimo". ERRANI - Le Regioni sono disposte a fare fino in fondo la loro parte ma la manovra economica varata dal governo è "irricevibile e non sostenibile" perchè carica il peso dei tagli sulle Regioni per oltre il 50%. Non è equa e i tagli avranno ricadute pesanti su persone, famiglie e imprese". Il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani lo sottolinea durante la conferenza stampa seguita alla riunione del parlamentino dei governatori, che ha varato all'unanimità un documento critico sul provvedimento economico del governo. "La nostra posizione - ha sottolineato Errani - è costituzionale. Non segnata da ragioni di schieramento politico. Non è corporativa. Non sta tutelando le risorse delle Regioni ma spiegando che i tagli avranno ricadute pesanti sul sistema territoriale". "Le Regioni vogliono partecipare e dare il loro contributo alla riduzione dei costi della pubblica amministrazione, all'interno di una manovra che si inquadra in un contesto europeo", ha detto Errani che ha aggiunto: "tuttavia riteniamo irricevibile e non sostenibile la manovra". Le Regioni, ha sottolineato ancora, "hanno ridotto il contributo al debito pubblico del 6%. Lo Stato centrale ha invece incrementato il suo di oltre il 10%". Le Regioni "sono pronte a fare la lotta agli sprechi e ai costi del funzionamento dell'amministrazione. È un dovere anche perchè c'è la crisi. Ma i tagli parlano di altro". A partire dal 2011 verranno tagliati 4,3 miliardi, ha sottolineato Errani, mettendo l'accento sulle "ricadute oggettive che riguardano le competenze fondamentali per i cittadini e le imprese", ma anche per l'applicazione del federalismo fiscale. "Con questa manovra - ha detto - sostanzialmente si riducono i margini per l'applicazione del federalismo fiscale". Mentre la Conferenza delle Regioni chiede "all'unanimità che ci siano tutte le garanzie perchè la legge 42 che introduce il federalismo possa essere applicata dal 2011 in tutte le sue parti". FORMIGONI - Durissimo anche il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni (Pdl), che, parlando nel corso della conferenza stampa ha spiegato che alle Regioni "vengono tolti i soldi ma non le funzioni: questo contraddice quanto disposto dalla Corte Costituzionale. C'è dunque un rischio di incostituzionalità della manovra, dal momento che la Corte Costituzionale afferma che deve esservi un collegamento diretto tra le funzioni conferite e le risorse necessarie per il loro esercizio". Per Formigoni è necessario "mantenere fermi i capisaldi" della manovra ma occorre "distribuire il carico dei sacrifici in modo proporzionale, come nelle famiglie un buon padre distribuisce il carico dei sacrifici su tutti i figli. Qui invece si carica su un figlio tutto il carico e il padre fa spallucce. Anzi, di più, siamo di fronte ad un padre sciamannato che ha aumentato il debito pubblico". Mentre le Regioni sono "figli virtuosi. Così non è sostenibile né equa e va cambiata", ha aggiunto Formigoni. COTA - Il capolavoro di equilibrismo politico lo compiva però il neogovernatore del Piemonte Roberto Cota (Lega) , che prima firmava il documento della Conferenza delle regioni e poi si dissociava. "Io condivido l'impostazione della manovra - ha detto Cota - è necessario che venga fatta". Nel documento approvato all'unanimità dalle Regioni - ha quindi proseguito - "viene confermato da parte nostra un atteggiamento costruttivo". Per Cota, infatti, non è a rischio il federalismo fiscale, "anzi, la manovra evidenzia che esso e necessario e indifferibile". Una posizione che non è piaciuta ad Errani che ha sottolineato: "Il documento che definisce irricevibile la manovra economica e nel quale si sostiene che questa mette a rischio il federalismo fiscale l’ha firmato anche lui". Redazione online 15 giugno 2010
misure "sostengono gli sforzi di consolidamento aggiuntivi per il 2011 e 2012" Commissione Ue promuove la manovra Bruxelles: documento taglia la spesa corrente e permette di raggiungere gli obiettivi in materia di deficit MILANO - Via libera da parte della Commissione Ue alla manovra. La Commissione Ue - nell'ambito della valutazione sulle misure prese da dodici Paesi della zona euro in deficit eccessivo - promuove infatti la manovra di bilancio dell'Italia, sottolineando come le norme del decreto legge varato dal governo nel maggio scorso "sostengono gli sforzi di consolidamento aggiuntivi per il 2011 e 2012, che colpiscono soprattutto la spesa corrente". LA NOTA - "Le autorità italiane - scrive ancora la Commissione Ue - stanno attuando le misure di consolidamento prese nell'estate del 2008 nel contesto del pacchetto per il periodo 2009-2011, come raccomandato dal Consiglio Ue, riducendo dunque il deficit 2010 dello 0,5% previsto". Per i servizi del commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, poi, "anche l'obiettivo del 5% di deficit per il 2010 è stato confermato". "Inoltre - sottolinea l'esecutivo europeo - il 25 maggio scorso il governo ha adottato un decreto legge specificando le misure che sostengono gli sforzi di consolidamento aggiuntivo per il 2011-2012, che tagliano principalmente la spesa corrente". Redazione online 15 giugno 2010
Il caso Villette, piscine e terrazze I furbi del condono a Roma Abusi realizzati dopo la domanda: la prova nelle immagini dall’alto ROMA — "Il condono edilizio? Sarà leggero" minimizzava il 18 settembre 2003 Gianni Alemanno, allora responsabile dell’Agricoltura in un governo che si apprestava ad approvare la terza sanatoria delle costruzioni abusive. Una battuta infelice e azzardata, come l’ex ministro ha avuto modo di sperimentare personalmente una volta diventato sindaco di Roma. Eccoli gli effetti del condono light: un assaggio è nelle fotografie aeree pubblicate qui sotto. Sono la dimostrazione che la sanatoria voluta dal governo di Silvio Berlusconi nel 2003 potrebbe essere stata utilizzata in molti casi anche a regolarizzare preventivamente immobili che non esistevano. I furbi del condono I furbi del condono I furbi del condono I furbi del condono I furbi del condono I furbi del condono I furbi del condono I furbi del condono CASI DA MANUALE - Osservatele bene, e fate attenzione alle date. Perché quelle potrebbero incastrare proprietari che hanno fatto domanda di condono prima ancora di tirare su i muri, mettere le tegole sul tetto, scavare il buco per la piscina. Parliamo di tre casi da manuale. Il primo, una costruzione in cima a uno stabile di via di San Vincenzo, a Roma, accanto alla Fontana di Trevi: dove nel 2004, come dimostrano gli scatti dall’alto, non c’era nulla. Valore economico di quegli 80 metri quadrati terrazzatissimi nel cuore della Capitale? Come almeno dieci appartamenti in periferia. Il secondo è stato scovato dall’obiettivo indiscreto fuori del Raccordo anulare, al Nord della città. Quattro costruzioni, come testimoniano le foto, apparse dal nulla nel 2005. Dal valore, pure qui, niente affatto trascurabile. Il terzo è anch’esso fuori del Raccordo, ma a Sud, in un’altra zona sulla quale sussistono vincoli di un piano territoriale paesistico: lì, su un’area che nel 2004 era libera da costruzioni, adesso c’è quella che sembra una villa con piscina. Inutile dire che in tutte le tre circostanze è stata presentata domanda di sanatoria come se l’abuso fosse stato commesso entro il termine previsto dalla legge per ottenere il beneficio: 31 marzo 2003. CASI NON ISOLATI - Ma chi pensa si tratti di episodi isolati, si sbaglia di grosso. Sapete quante situazioni simili hanno scoperto i tecnici di Gemma, la società privata che gestisce dietro corrispettivo le pratiche del condono edilizio del Comune di Roma? Ben 3.713. Tremilasettecentotredici su 28.072, ovvero il numero di domande di condono edilizio esaminate nei primi quattro mesi di quest’anno. È il 13,2% del totale. E non è tutto. Perché alle 3.713 costruzioni tirate su dopo che la sanatoria era stata già approvato, bisognerebbe aggiungere le 6.503 realizzate, sì, entro il 31 marzo 2003, ma in aree soggette a vincoli di qualche genere. Oltre alle 2.099 spuntate come funghi addirittura nei parchi. Per un totale di 12.315 abusi, secondo Gemma, non sanabili. Vi chiederete: e lo scoprono adesso, dopo tutto questo tempo? Domanda più che legittima. Dall’inizio la situazione dei condoni edilizi a Roma è stata caratterizzata da storture e disfunzioni. C’è chi per esempio ha sempre criticato la scelta (fatta dalle giunte di centrosinistra) di affidare a un privato un compito così delicato: tanto più che in altre grandi città, come Milano, ci pensano gli uffici comunali. C’è chi invece l’ha sempre difesa, sottolineando l’abnorme numero di domande. Fino a un epilogo sconcertante. Alla fine di maggio il presidente e azionista di Gemma, Renzo Rubeo, ha deciso infatti di risolvere il contratto con il Campidoglio per inadempienza della controparte, rivendicando arretrati per svariati milioni di euro. Una iniziativa giunta al culmine di un rapporto che va avanti da dieci anni, fra molti attriti che l’hanno logorato. E in un contesto nel quale non sono mancati i risvolti giudiziari. Senza entrare nel merito di una vicenda con molti aspetti da chiarire (a cominciare dalla gestione del sistema informativo assegnato da anni sempre alla stessa ditta, un’altra, con proroghe continue senza gare) meglio far parlare i numeri. Decisamente allucinanti. ILLEGALITÀ - Le domande di condono edilizio presentate nel solo Comune di Roma sono circa 597 mila. Per avere un’idea del tasso di illegalità, è come se un cittadino romano su 4,2 residenti avesse chiesto di sanare un abuso. Ben 417 mila domande riguardano la prima sanatoria, quella del 1985, 94.688 la seconda (del 1994) e oltre 85 mila la terza (del 2003). Ebbene, di tutte queste pratiche ne restano ancora da smaltire 210 mila. Ben 130 mila sono arretrati del condono 1985, circa 25 mila di quello 1994 e il resto riguarda l’ultimo: forse il più devastante dei tre. Perché se il primo "perdono" edilizio voluto dal governo di Bettino Craxi è arrivato in una situazione nella quale molti Comuni erano ancora senza piano regolatore e ha sanato in larga misura piccoli interventi, e se il secondo (governo Berlusconi) ha salvato prevalentemente villette e seconde case, il terzo (ancora Berlusconi) potrebbe aver consentito di regolarizzare abusi ancora prima che venissero commessi, magari in zone protette. Insomma, una specie di licenza di costruire in deroga a tutte le norme urbanistiche. DALL'ALTO - Peccato soltanto che nel 2003 esistessero già i sistemi di rilevazione aerea che avrebbero consentito agevolmente di scoprire le carognate. Bastava volerlo. Qualche mese dopo l’approvazione della legge il ministro dell’Ambiente Altero Matteoli ammonì: "Al ministero abbiamo delle cartografie dove è fotografata tutta l’Italia e possiamo vedere anche la più piccola costruzione che c’era prima del 31 marzo 2003. Se uno richiede un condono e c’è un’amministrazione attenta può non concederlo". Come e se siano state usate quelle foto, però non si sa. Di certo non è successo a Roma. Gemma ha utilizzato le rilevazioni di uno "scatto" aereo del 2003 comprato sul mercato e ha successivamente integrato la sua attività con una società specializzata comprata dal gruppo Iri, la Italeco. Ma anche il Comune di Fano, prima che il governo approvasse la sanatoria, fece fotografare da un aereo tutto il proprio territorio, alla scopo di prevenire eventuali furbetti. Non si sarebbe potuta fare ovunque la stessa cosa? Per evitare almeno che il condono edilizio, già indecente, diventasse ripugnante. Sergio Rizzo 15 giugno 2010
Tremonti: "L'accordo è la rivincita dei riformisti" Pomigliano, referendum il 22 giugno Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno firmato il nuovo documento del Lingotto. La Fiom conferma il suo no: "Testo irricevibile" * NOTIZIE CORRELATE * Pomigliano, Fiom: "Firma impossibile". Cgil: a rischio leggi e Costituzione (14 giugno 2010) * L'accordo possibile per lo stabilimento è un messaggio per gli investitori esteri di P. Ichino * Le barriere alla crescita di Francesco Giavazzi Tremonti: "L'accordo è la rivincita dei riformisti" Pomigliano, referendum il 22 giugno Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno firmato il nuovo documento del Lingotto. La Fiom conferma il suo no: "Testo irricevibile" I sindacati riuniti per la firma dell'accordo su Pomigliano (Lapresse) I sindacati riuniti per la firma dell'accordo su Pomigliano (Lapresse) POMIGLIANO D'ARCO - Accordo separato sullo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco. Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno firmato il documento, integrato, presentato dal Lingotto (LEGGI). La Fiom ha confermato il suo no. Al documento la Fiat ha stato aggiunto un sedicesimo punto, relativo all'istituzione di una commissione paritetica di raffreddamento sulle sanzioni, come richiesto dalle organizzazioni sindacali che venerdì avevano già dato un primo via libera al testo. È stata inoltre stabilita la data del referendum tra i lavoratori: martedì 22 giugno. "Mi auguro che la Fiom e la Cgil non vogliano ostacolare questo percorso" ha detto il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Per il collega dell'Economia Tremonti "l'accordo su Pomigliano è la rivincita dei riformisti su tutti gli altri". LA FIOM - "È un testo irricevibile, che va oltre le questioni relative allo stabilimento, che pone problemi seri di contrasto alla Carta costituzionale per quanto riguarda il diritto di sciopero e deroga alle leggi e al contratto nazionale - spiega il responsabile del settore auto della Fiom, Enzo Masini -. I lavoratori sono messi in condizione di ricatto. E anche un referendum non è possibile sotto la minaccia di chiusura di uno stabilimento. Questo è un referendum anomalo, nel senso che viene fatto: "Vuoi lavorare o vuoi essere licenziato?"". Al momento della firma Masini si è alzato ed ha lasciato il tavolo. Del referendum "discuteremo mercoledì - ha aggiunto -, abbiamo convocato l'assemblea degli iscritti della Fiom a Pomigliano". I punti del testo, ha inoltre sottolineato, "non sono assolutamente cambiati. Il testo è lo stesso e la minaccia di licenziare i singoli lavoratori non è cambiata, c'è tutta. È stata solo istituita una commissione paritetica". Per Masini, il negoziato non è stato "paritario". REAZIONI - Con la Fiom si schiera l'Italia dei Valori, secondo cui è stata firmata "un'intesa che riduce drasticamente i diritti individuali e collettivi previsti dalla Costituzione e dalle leggi e mettono sotto ricatto i lavoratori di Pomigliano". Secondo il segretario del Pd Pier Luigi Bersani "si poteva arrivare, con la buona volontà di tutti, a un accordo sull'assenteismo e sulla flessibilità senza sfiorare delicate questioni giuridiche. A questo punto bisogna valutare l'esito del referendum tra i lavoratori e bisogna fare in modo, e lo dico in particolare al governo, che questa vicenda eccezionale non prenda il carattere di esemplarità". Il sindaco di Pomigliano d'Arco, Lello Russo, pensa al 22 giugno: "Dai risultati del referendum emergerà la stragrande maggioranza della classe operaia è sana, non è fatta di scioperanti a oltranza, di assenteisti, di fannulloni, ma di persone serie, lavoratori che vogliono dimostrare ai colleghi del nord che qui da noi ci sono eccellenza e produttività". Redazione online 15 giugno 2010
E IL LINGOTTO CONVOCA I SINDACATI DEI METALMECCANICI MARTEDì ALLE 14 Pomigliano, Fiom: "Firma impossibile" Cgil: a rischio leggi e Costituzione Il sindacato: "Profili di illegittimità nella proposta Fiat, ma l'impianto. La parola ai lavoratori" * NOTIZIE CORRELATE * L’accordo possibile per lo stabilimento è un messaggio per gli investitori esteri di P. Ichino * Le barriere alla crescita di Francesco Giavazzi E IL LINGOTTO CONVOCA I SINDACATI DEI METALMECCANICI MARTEDì ALLE 14 Pomigliano, Fiom: "Firma impossibile" Cgil: a rischio leggi e Costituzione Il sindacato: "Profili di illegittimità nella proposta Fiat, ma l'impianto. La parola ai lavoratori" Maurizio Landini, leader Fiom (Ansa) Maurizio Landini, leader Fiom (Ansa) MILANO - Ore decisive per il futuro dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco. La Fiat ha convocato infatti per martedì alle 14 a Roma i sindacati dei metalmeccanici sulla questione dell'impianto nel Napoletano., ma La Fiom-Cgil ritiene però che "non sia possibile che quel testo venga firmato". Lo ha detto il segretario generale, Maurizio Landini, riferendosi all'accordo già siglato da altri sindacati su Pomigliano d'Arco. La Fiom ritiene infatti impossibile firmarlo perché "contiene profili di illegittimità". Su una convocazione del referendum, Landini dice che per la Fiom "è impossibile sottoporre al voto" accordi che violano i contratti e la Costituzione. Se la Fiat dovesse proseguire sulla propria strada confermando l'ipotesi di accordo presentata ai sindacati con le deroghe al contratto nazionale, la Fiom indirà otto ore di sciopero per il settore metalmeccanico il 25 giugno. INCOSTITUZIONALE - Secondo la Fiom, la clausola sui provvedimenti disciplinari e i licenziamenti "è la più spregiudicata di tutto il documento Fiat", viene spiegato in un volantino consegnato ai rappresentanti del comitato centrale. "Il diritto individuale di aderire a uno sciopero, sancito dall'articolo 40 della Costituzione, diviene oggetto di provvedimento disciplinare fino al licenziamento", osserva la Fiom. Il riferimento è a quella parte del documento Fiat denominate "clausole integrative del contratto individuale di lavoro". Nella proposta di accordo la Fiat prevede che "la violazione, da parte del singolo lavoratore, di una delle condizioni contenute nell'accordo costituisce infrazione disciplinare da sanzionare, secondo gradualità, in base agli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari e ai licenziamenti per mancanze". Anche sulla clausola di responsabilità, che nella proposta Fiat libera l'azienda da obblighi contrattuali in caso di mancato rispetto degli impegni assunti con l'accordo, secondo la Fiom "alla Fiat viene data totale discrezionalità per valutare se una qualsiasi iniziativa - dalla protesta allo sciopero - in contrasto con uno dei qualsiasi punti dell'accordo (carichi di lavoro, straordinari, gestione della forza lavoro) costituisce violazione dell'accordo stesso". Secondo la Fiom, per raggiungere gli obiettivi del piano di rilancio di Pomigliano alla Fiat basterebbe applicare il contratto nazionale senza deroghe. Lo afferma all’unanimità il comitato centrale della Fiom-Cgil, proponendo al Lingotto di "applicare il contratto di lavoro che permette all’azienda di produrre le 280 mila auto all’anno e le 1.045 al giorno che sono gli obiettivi del piano che Marchionne vuole fare". Se l’azienda applicherà semplicemente il contratto nazionale, ha detto Landini, "la Fiom non metterà in campo nessuna opposizione". FINI ALLA FIOM: "NON SI TOCCANO VOSTRI DIRITTI" - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si è rivolto alla Cgil e alla Fiom affinché firmino l’accordo: "Se fosse stato detto "rinunciate ai propri diritti", io avrei detto no. Ma non è stato così: i diritti acquisiti non vengono toccati". NORME - L’incontro di martedì, spiegano fonti sindacali, dovrebbe servire per fare il punto sul tema della Commissione paritetica contenuto nella "clausola di raffreddamento" prevista nell’accordo separato condiviso venerdì scorso tra l’azienda e Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl. Nel frattempo la segreteria della Cgil fa sapere che "il lavoro e l'occupazione sono il primo punto di responsabilità" per un giudizio sul futuro di Pomigliano. Per questo il sindacato conferma il "sì alla difesa dell'occupazione e alla necessità di rendere pienamente produttivo il futuro investimento", sottolineando tuttavia il rischio che "la proposta di accordo possa violare leggi e Costituzione". "Le norme proposte dall'azienda aprono profili di illegittimità in materia di malattia e diritto di sciopero. La Cgil chiede alla Fiat di riflettere come una proposta di accordo possa violare leggi e Costituzione" si legge in una nota. Per la Cgil, comunque, "tocca alla categoria dei metalmeccanici promuovere la discussione, innanzitutto coinvolgendo gli iscritti". SCONTRO - "Pomigliano non ha alternative. Napoli non ha alternative sul suo territorio", aveva detto domenica Guglielmo Epifani. La soluzione scelta per Pomigliano è "la via giusta", aveva invece assicurato dal canto suo il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Il "no" della Fiom su un'intesa per Pomigliano "non è accettabile, spero che cambi idea", aveva detto la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, intervenendo all'assemblea dell'Assolombarda. "Auspichiamo che la Fiom rifletta sulla sua decisione e cambi idea: come si fa a bloccare un investimento da 750 milioni perché si vogliono tutelare gli assenteisti e i falsi ammalati? Bisogna guardare avanti, c'è un'azienda che prende gli investimenti dall'estero e li sposta in Italia, non è accettabile che si dica di no che ci si nasconda e non si guardi la situazione. Auspico prevalga un senso di responsabilità e si dia speranza al Paese", aveva concluso la leader degli industriali. "Vedo un atteggiamento responsabile da parte di Epifani", aveva aggiunto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ribadendo di essere "ottimista" su un'adesione anche da parte dei metalmeccanici della Cgil all'intesa con Fiat. Accordo che comunque, ha precisato il ministro, dopo il sì delle altre sigle sindacali, "è già passato". Redazione online 14 giugno 2010
2010-06-10 All'assemblea di Confartigianato: "difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete" Berlusconi: "Governare con le regole della Costituzione è un inferno" Replica Bersani: "Ha giurato sulla Carta: se non gli piace, può anche andare a casa"
- Governare con le regole che impone la Costituzione è un inferno. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervenendo all'assemblea della Confartigianato. "Visto da dentro è un inferno: non è che manchino le intenzioni o i buoni progetti, ma l'architettura costituzionale rende difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete", ha affermato il premier. "Poi ci sono i tempi della burocrazia, della giustizia civile e penale: lo Stato si è sviluppato in maniera eccessiva e prende a noi cittadini il 50% di ciò che produciamo e dà molto di meno in termini di servizi". ART. 41 "DATATO" - Inoltre secondo Berlusconi l'articolo 41 della Costituzione "è datato". "La Costituzione è molto datata, si parla molto di lavoro e quasi mai di impresa, che è citata solo nell’articolo 41. Non è mai citata la parola mercato. Pensiamo a una legge ordinaria, ma serve anche riscrivere l’articolo 41 della Costituzione". Berlusconi si è poi chiesto "fino a quando un’impresa" può continuare ad agire in una cornice di regole che risente di una Costituzione a "matrice cattocomunista". REPLICHE SULLA COSTITUZIONE - Sulla Costituzione "infernale" ha prontamente replicato Pier Luigi Bersani: "Berlusconi deve smetterla di attaccare la Costituzione", ha detto il segretario del Partito democratico. "Hai giurato sulla Costituzione: se non ti piace, vai a casa". Per il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, "solo nei modelli fascisti si può fare a meno delle regole costituzionali e del Parlamento". "L'inferno vero è il suo governo autoritario. Un personaggio che usa un simile linguaggio non è degno di ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio", ha affermato Pino Sgobio, dell'ufficio politico del Pdci-Federazione della sinistra. "Berlusconi è divorato dall'odio per la democrazia e sta minacciando la nostra libertà", ha replicato Gennaro Migliore, della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà. IMPRESE - Entro l'autunno lo Statuto delle piccole e medie imprese sarà legge, ha promesso il premier. "Ci impegneremo a fare diventare legge lo Statuto delle imprese entro l'autunno, perché quello che va bene alle imprese va bene all'Italia. Vogliamo arrivare a un nuovo sistema in cui non si debbano chiedere più permessi, autorizzazioni, concessioni o licenze: che sono per me un linguaggio e una pratica da Stato totalitario, da Stato padrone che percepisce i cittadini come sudditi". FISCO E TRACCIABILITÀ - "Il nostro scopo è arrivare a diminuire la pressione fiscale, arrivando a un unico codice di norme fiscali entro la legislatura", ha spiegato il capo del governo. Secondo Berlusconi la soglia per la tracciabilità dei pagamenti fissata dalla manovra a 5 mila euro "è giusta. Non sono i 100 euro che avrebbe messo la sinistra se fosse stata al governo: quello sarebbe uno Stato di polizia tributaria". Secondo il premier la "diffidenza" dei confronti degli imprenditori "viene dalla cultura comunista degli anni Settanta" che ha sempre considerato l'imprenditore "un truffatore e un evasore". INVESTITE IN CINA - Berlusconi ha poi invitato gli artigiani a investire in Cina, "un Paese straordinario che si sta sviluppando in modo incredibile. Cercate uno sfogo dei vostri prodotti nel vastissimo mercato dei consumatori cinesi. Mia figlia", ha illustrato il premier, "si è laureata con il massimo dei voti in un'università americana di economia e mi ha chiesto come regalo di essere mandata un mese in Cina. È tornata impressionata e mi ha detto: "Meno male che c'è stato il comunismo in Cina altrimenti sarebbero già i padroni del mondo"". OFFERTA DALLA POLTRONA DI MINISTRO - Berlusconi appena arrivato aveva salutato con un caloroso abbraccio Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria. Dopo aver proposto Marcegaglia come ministro dello Sviluppo economico al posto dell'interim che lo stesso Berlusconi ha assunto dopo le dimissioni di Claudio Scajola e aver incassato il suo no e quello dell'assemblea della Confindustria, Berlusconi tra il serio e il faceto ha rilanciato la proposta anche con il numero uno di Confartigianato, Giorgio Guerrini: "Se non avessi già avuto il no di Emma, avrei proposto anche a te di fare il minsitro, ma ne parleremo in separata sede". Guerrini ha risposto: "Ognuno deve fare il proprio mestiere". Pronta la replica di Berlusconi: "Facciamo lo stesso mestiere, io sono un imprenditore prestato temporaneamente alla politica". 09 giugno 2010(ultima modifica: 10 giugno 2010)
sarebbero sparite quelle con meno di 200mila abitanti Salta il taglio delle mini-province Il relatore Donato Bruno ha presentato un emendamento soppressivo dell'articolo 14 della Carta delle autonomie * NOTIZIE CORRELATE * Primo sì alla Camera per tagliare le province con meno di 200mila abitanti (8 giugno 2010) * Le mini-province a rischio (8 giugno 2010) * Manovra, via libera del Cdm (25 maggio 2010) sarebbero sparite quelle con meno di 200mila abitanti Salta il taglio delle mini-province Il relatore Donato Bruno ha presentato un emendamento soppressivo dell'articolo 14 della Carta delle autonomie ROMA - Salta il taglio delle mini-province inserito nella Carta delle autonomie. Il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera e relatore del provvedimento, Donato Bruno, secondo quanto spiegano diversi esponenti dell'opposizione, ha presentato un emendamento soppressivo dell'articolo 14 del provvedimento che prevedeva, appunto, la cancellazione delle province sotto i 200mila abitanti. Redazione online 10 giugno 2010
approvato dal governo l'emendamento a firma di roberto calderoli Rai: sì ai tagli agli stipendi dei manager Riduzione del 5% per i compensi sopra i 90mila euro e del 10% per quelli sopra i 150mila * NOTIZIE CORRELATE * IL COMMENTO: Populismo d'accatto di Aldo Grasso approvato dal governo l'emendamento a firma di roberto calderoli Rai: sì ai tagli agli stipendi dei manager Riduzione del 5% per i compensi sopra i 90mila euro e del 10% per quelli sopra i 150mila Il ministro Roberto Calderoli (Dba) Il ministro Roberto Calderoli (Dba) MILANO - Non solo la pubblicità dei compensi per format e conduttori, ora per la Rai arrivano anche i tagli agli stipendi dei dipendenti. L'emendamento è a firma di Roberto Calderoli e Umberto Bossi e ha avuto oggi il via libera del Consiglio dei Ministri: il governo ha deciso di tagliare gli stipendi dei dirigenti Rai e di modificare il provvedimento 177 del 2005, ovvero il testo unico dei servizi media radio-televisivi. Per chi percepisce un compenso che va dai 90mila ai 150mila euro il taglio è del 5%, sopra quella cifra il taglio raggiunge il 10%. TAGLI ANCHE AI NON DIPENDENTI - Ma riduzioni di compenso sono in arrivo anche per i non dipendenti della televisione pubblica. Gli stipendi dei lavoratori non dipendenti che prestano servizio in Rai, fino al 31 dicembre del 2013, saranno ridotti almeno del 20 per cento rispetto alla media dei bilanci del triennio 2007-2008-2009. Lo prevede un altro emendamento al testo unico sempre del ministro per la Semplificazione Normativa approvato dal Consiglio dei ministri. Redazione online 10 giugno 2010
Dopo un inter di due anni. Molti assenti nella maggioranza: Franceschini, "mai per caso" Camera: governo battuto due volte sulla riforma della sanità Emendamenti presentati dal Partito democratico: "Pronti allo scontro frontale". Il testo ora torna in commissione ROMA - Il governo è stato battuto due volte alla Camera su emendamenti del Pd in merito alla riforma dell'organizzazione dirigenziale della sanità. Dai banchi dell'opposizione si sono levati forti applausi. Ora il testo torna in commissione. "La maggioranza esiste solo se viene messa la fiducia", è stato il commento di Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera. "Quando ci sono così tante assenze (75, ndr) non è mai per caso". In base agli emendamenti approvati, ora i Comuni saranno coinvolti, attraverso la conferenza dei sindaci nell'ambito delle regioni, nelle funzioni programmatorie delle politiche socio-sanitarie, inoltre le regioni stesse dovranno promuovere la partecipazione delle associazioni di tutela dei diritti nella programmazione sanitaria. PD ALL'ATTACCO - Il Pd è pronto allo "scontro frontale" contro un "ddl beffa che avrebbe bisogno di una totale riscrittura" perché così com'è semplicemente privatizza la sanità", aveva affermato Livia Turco, capogruppo dei democratici in commissione Affari sociali e prima firmataria di molti emendamenti. "Così com'è, il testo introduce privilegi solo per alcuni a discapito dei medici giovani", ha detto Turco. "Inoltre è ridicolo discutere alla Camera su un provvedimento che dovrebbe valorizzare la sanità pubblica mentre al Senato c'è la manovra che taglia i fondi e con il blocco del turn-over dà uno schiaffo alla professionalità medica". ITER DI DUE ANNI - Al suo arrivo in aula alla Camera, dopo un iter in commissione di quasi due anni, il disegno di legge che riforma l'organizzazione della sanità, difeso dalla maggioranza come rimedio alle inefficienze del Sistema sanitario nazionale (Ssn), si scontra con il fuoco di fila dell'opposizione che boccia quasi senza appello il provvedimento perché rischia di far tornare l'Italia "indietro di 20 anni, quando era ministro della Sanità De Lorenzo". Il provvedimento - che introduce novità sulla nomina di manager e dirigenti, criteri per la valutazione dei dirigenti medici e nuove regole per l'attività privata in ospedale oltre l'orario di lavoro (intramoenia) e porta l'età pensionabile a 67 anni, allungabile a 70 - "ripristina la meritocrazia e fa fare alla politica un passo indietro", aveva spiegato il relatore, Domenico Di Virgilio. "Ingiustificate", quindi, le polemiche dell'opposizione, che "non vuole nessuna modifica", nonostante la richiesta di una riforma sia nata proprio "dalle segnalazioni da più parti delle disfunzioni dell'Ssn" di cui a essere "insoddisfatti sono prima di tutto i cittadini". A Di Virgilio ha ribattuto Margherita Miotto (Pd): anche se "le intenzioni originarie erano buone", il risultato finale non è "condivisibile", perché "invece di rendere trasparenti i criteri di nomina dei direttori generali e dei primari, mantiene in piedi un sistema che non seleziona in base alle capacità e il merito". 10 giugno 2010
"Il governo consegna la pistola nelle mani degli enti locali perchè siano loro a sparare" "Paga più il premier o un bidello?" Bersani sulla manovra: "Voglio sapere se paga più Berlusconi o un bidello" MILANO - La manovra decisa dal governo è ancora oggetto di discussione. "Voglio sapere se paga più Berlusconi o un bidello". Il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, boccia ancora una volta la manovra definendola "sbagliata e senza credibilità". Poi la definisce iniqua e chiede se "Berlusconi, o chi ha una ricchezza paragonabile, pagherà qualcosa dopo questa manovra: cosa paga il bidello lo so, cosa paga Berlusconi non lo vedo. Questa manovra mette le mani nelle tasche dei soliti". PROBLEMA TAGLI - Per Bersani poi il provvedimento economico del governo "consegna la pistola nelle mani degli enti locali perchè siano loro a sparare. Quando sento la piccola e media industria dire che loro non saranno colpiti, li pregherei di fare i conti perchè i 10 miliardi di tagli alle Regioni si trasformeranno in tagli ai servizi al cittadino e alle imprese". Redazione online 10 giugno 2010
Dopo un inter di due anni. Molti assenti nella maggioranza: Franceschini, "mai per caso" Camera: governo battuto due volte sulla riforma della sanità Emendamenti presentati dal Partito democratico: "Pronti allo scontro frontale". Il testo ora torna in commissione Dopo un inter di due anni. Molti assenti nella maggioranza: Franceschini, "mai per caso" Camera: governo battuto due volte sulla riforma della sanità Emendamenti presentati dal Partito democratico: "Pronti allo scontro frontale". Il testo ora torna in commissione (Eidon) (Eidon) ROMA - Il governo è stato battuto due volte alla Camera su emendamenti del Pd in merito alla riforma dell'organizzazione dirigenziale della sanità. Dai banchi dell'opposizione si sono levati forti applausi. Ora il testo torna in commissione. "La maggioranza esiste solo se viene messa la fiducia", è stato il commento di Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera. "Quando ci sono così tante assenze (75, ndr) non è mai per caso". In base agli emendamenti approvati, ora i Comuni saranno coinvolti, attraverso la conferenza dei sindaci nell'ambito delle regioni, nelle funzioni programmatorie delle politiche socio-sanitarie, inoltre le regioni stesse dovranno promuovere la partecipazione delle associazioni di tutela dei diritti nella programmazione sanitaria. PD ALL'ATTACCO - Il Pd è pronto allo "scontro frontale" contro un "ddl beffa che avrebbe bisogno di una totale riscrittura" perché così com'è semplicemente privatizza la sanità", aveva affermato Livia Turco, capogruppo dei democratici in commissione Affari sociali e prima firmataria di molti emendamenti. "Così com'è, il testo introduce privilegi solo per alcuni a discapito dei medici giovani", ha detto Turco. "Inoltre è ridicolo discutere alla Camera su un provvedimento che dovrebbe valorizzare la sanità pubblica mentre al Senato c'è la manovra che taglia i fondi e con il blocco del turn-over dà uno schiaffo alla professionalità medica". ITER DI DUE ANNI - Al suo arrivo in aula alla Camera, dopo un iter in commissione di quasi due anni, il disegno di legge che riforma l'organizzazione della sanità, difeso dalla maggioranza come rimedio alle inefficienze del Sistema sanitario nazionale (Ssn), si scontra con il fuoco di fila dell'opposizione che boccia quasi senza appello il provvedimento perché rischia di far tornare l'Italia "indietro di 20 anni, quando era ministro della Sanità De Lorenzo". Il provvedimento - che introduce novità sulla nomina di manager e dirigenti, criteri per la valutazione dei dirigenti medici e nuove regole per l'attività privata in ospedale oltre l'orario di lavoro (intramoenia) e porta l'età pensionabile a 67 anni, allungabile a 70 - "ripristina la meritocrazia e fa fare alla politica un passo indietro", aveva spiegato il relatore, Domenico Di Virgilio. "Ingiustificate", quindi, le polemiche dell'opposizione, che "non vuole nessuna modifica", nonostante la richiesta di una riforma sia nata proprio "dalle segnalazioni da più parti delle disfunzioni dell'Ssn" di cui a essere "insoddisfatti sono prima di tutto i cittadini". A Di Virgilio ha ribattuto Margherita Miotto (Pd): anche se "le intenzioni originarie erano buone", il risultato finale non è "condivisibile", perché "invece di rendere trasparenti i criteri di nomina dei direttori generali e dei primari, mantiene in piedi un sistema che non seleziona in base alle capacità e il merito". 10 giugno 2010
innalzamento secco di 4 anni dai 61 anni previsti per l'abbandono del lavoro nel 2011 Via libera del governo: le statali andranno in pensione a 65 anni a partire dal 2012 Il consiglio dei ministri ha approvato l'equiparazioni tra donne e uomini nel pubblico impiego innalzamento secco di 4 anni dai 61 anni previsti per l'abbandono del lavoro nel 2011 Via libera del governo: le statali andranno in pensione a 65 anni a partire dal 2012 Il consiglio dei ministri ha approvato l'equiparazioni tra donne e uomini nel pubblico impiego MILANO - Il consiglio dei ministri ha dato il via libera all’equiparazione dell’età delle pensioni di vecchiaia tra uomini e donne nel pubblico impiego. L’Italia ottempera così a una richiesta della Commissione europea sancita a sua volta dalla Corte di Giustizia Ue. Le dipendenti pubbliche andranno in pensione di vecchiaia a 65 anni a partire dal primo gennaio 2012. La modifica all'attuale normativa verrà inserita in un emendamento alla manovra. VIA ALLO SCALONE - Sarà quindi unico lo "scalone" che obbligherà le lavoratrici pubbliche ad andare in pensione di vecchiaia a 65 anni dal 2012, con un innalzamento secco dell'età di pensionamento da 61 a 65 anni. Il risparmio complessivo derivante dall'anticipo al 2012 dell'innalzamento dell'età per andare in pensione sarebbe valutato in 1,450 miliardi tra il 2012 e il 2019. Le risorse che deriveranno dal risparmio dell'innalzamento pensionabile dell'età delle donne andranno in un Fondo vincolato ad "azioni positive" per la famiglia e le donne. Lo ha deciso sempre il Consiglio dei ministri accogliendo la richiesta in tal senso venuta dal ministro per le pari opportunità Mara Carfagna. L'emendamento alla manovra per l'aumento dell'età pensionabile delle donne del pubblico impiego non prevede inoltre una deroga per la "finestra mobile" prevista dalla manovra. le lavoratrici del pubblico impiego andranno quindi in pensione un anno dopo aver raggiunto il requisito di legge. "IMPATTO MODESTO" - "L'impatto di questa norma è molto modesto, si parla di una platea stimata in circa 25mila donne nell'arco temporale da qui al 2012" ha spiegato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. "L'impatto effettivo è molto molto contenuto", ha detto ancora Sacconi. Il problema con l'Ue "è l'equiparazione" con gli uomini, ha ricordato il ministro del Lavoro, ma non era percorribile una strada diversa. "Immaginate come verrebbe accolta dai mercati finanziari una riduzione per l'età degli uomini", ha aggiunto ancora Sacconi. L’emendamento alla manovra su cui c’è stato il sì del Cdm in ottemperanza a una disposizione del governo di Bruxelles, "consente di certificare - ha proseguito Sacconi - il diritto delle donne maturato fino al 31 dicembre 2011". Il titolare del Welfare ha ricordato che l’età media di pensione di fatto delle donne nella pubblica amministrazione è di poco superiore ai 62 anni "per raggiungere l’anzianità contributiva. Dunque - ha aggiunto Sacconi - non è detto che le donne debbono aspettare i 65 anni della pensione di vecchiaia, molte potranno utilizzare l’anzianità contributiva. Pertanto, l’impatto effettivo è molto contenuto". Redazione online 10 giugno 2010
la cifra massima corrisponde alla retribuzione del primo presidente della cassazione Dipendenti pubblici: fissato il tetto agli stipendi, non più di 311mila euro l'anno Dal limite escluse Bankitalia, le Autorità, i vertici di società statali non quotate e 25 alte personalità la cifra massima corrisponde alla retribuzione del primo presidente della cassazione Dipendenti pubblici: fissato il tetto agli stipendi, non più di 311mila euro l'anno Dal limite escluse Bankitalia, le Autorità, i vertici di società statali non quotate e 25 alte personalità MILANO - Il consiglio dei ministri ha finalmente approvato la norma che regola il tetto massimo degli stipendi all'interno della pubblica amministrazione. Dal rispetto del limite massimo sono esclude la Banca d'Italia, le Autorità indipendenti, e gli amministratori delle società non quotate e le loro controllate. Non si applicherà anche ad "attività soggette a tariffa professionale" o "di natura professionale non continuativa". Inoltre sono previste deroghe "per le amministrazioni dello Stato nel limite massimo di 25 unità corrispondenti alle posizioni di più elevato livello di responsabilità", o "per esigenze di carattere eccezionale e per un periodo di tempo non superiore a tre anni, per eventi imprevedibili, da sottoporre al vaglio preventivo del dipartimento per la Funzione pubblica". LA MISURA - Il tetto massimo agli stipendi dei manager pubblici "non potrà superare 311mila euro che corrisponde allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione" ha spiegato il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, annunciando il via libera al regolamento che disciplina il limite massimo delle retribuzioni per i dipendenti pubblici. "Finalmente sappiamo quanto percepisce il primo presidente di Cassazione - ha spiegato Brunetta - e cioè 261 mila euro di stipendio base cui si aggiunge una cifra di 50 mila euro per la sua appartenenza al Csm. Questa soglia è quanto i servitori dello stato possono percepire come tetto massimo". Redazione online 10 giugno 2010
Previdenza. Quando si potrà incassare l’assegno dopo le riforme Sacconi e Tremonti Pensioni, età per età ecco cosa cambia Da uno a 4 anni di lavoro in più con l’agganciamento dei requisiti alle speranze di vita e con le nuove finestre. Laureati e donne tra i più colpiti NOTIZIE CORRELATE TABELLE: le stime per età di pensionamento-Uomini TABELLE: donne Giovanni ha 30 anni, è nato il 1˚ giugno del 1980, è laureato in statistica. E’ fortunato perché ha trovato lavoro subito dopo gli studi, nel 2005. Per lui la pensione, in base all’ultima riforma Prodi, quella che ha introdotto le quote, era lontanissima: primo gennaio 2042. Invece dovrà pazientare quattro anni e tre mesi in più rispetto alle regole attuali. La pensione non arriverà prima dell’aprile 2046, dopo 40 anni, si spera ininterrotti, di attività. Anna ha 40 anni — è nata anche lei il primo giugno e sempre il primo giugno ha iniziato a lavorare. Gestisce un negozio e ha già 15 anni di contribuzione. L’anno scorso ha fatto due conti e ha visto che avrebbe tagliato il traguardo delle pensione nel luglio del 2030 a 60 anni di età. Ma la rendita sarebbe arrivata solo dal gennaio 2031 per via delle finestre. Invece dovrà alzare la saracinesca del negozio per qualche altro anno. Maturerà i requisiti solo nell’ottobre del 2032 e l’assegno Inps arriverà sul conto corrente non prima dell’aprile 2034, tre anni e tre mesi dopo. Luigi, autonomo, ha 50 anni e 25 di contribuzione. Pensava di poter incassare la pensione nel luglio 2023 e invece la potrà percepire solo a Natale 2024, quasi un anno e mezzo dopo. Le regole Tre casi, tre generazioni di lavoratori dipendenti o autonomi. Ma lo stesso risultato: rispetto ad oggi la pensione arriverà in ritardo. Colpa delle ultime due riforme. Una in discussione in questi giorni (quella che ha modificato il meccanismo delle finestre), l’altra, più sostanziosa, approvata l’anno scorso (età di pensionamento rivista in base a dati statistici) e passata quasi in silenzio. Due provvedimenti che blindano, quasi definitivamente, i conti pubblici, ma che costringono tutti i lavoratori a rifare i calcoli. Come risulta evidente dalle due tabelle pubblicate qui a fianco dove per i dipendenti privati, uomini e donne, nati dal 1948 al 1980 viene indicato a che età percepiranno la pensione. Ogni casella ha un colore profetico: verde se c’è un peggioramento fino a un anno rispetto ad oggi, giallo se i tempi di attesa aumentano da uno a tre anni, rosso oltre i tre anni. Le due schede sono state elaborate da Progetica, società indipendente di analisi e consulenza . Il primo aggiornamento sulla tabella di marcia delle pensioni, deriva dalla revisione delle finestre, decisa con l’ultima manovra. Con il nuovo meccanismo una volta maturati i requisiti i dipendenti dovranno aspettare 12 mesi per incassare il primo assegno e gli autonomi addirittura dovranno attenderne 18. Già questo fa innalzare l’età effettiva di pensionamento di quasi un anno. Le conseguenze Ma il vero giro di vite scatterà dal 2015 quando entrerà in vigore la riforma Sacconi, quella che aggancia l’età pensionabile alle speranze di vita. Proprio in questi giorni sono state delineate le modalità operative con le quali si procederà al calcolo. Si può stimare che in 40 anni la vita media si allungherà di 6. Con conseguente aumento dell’età pensionabile. A farne le spese saranno soprattutto i laureati che sono nati dal 1970 in poi: per loro la pensione non arriverà prima dei 65/66 anni, con un ritardo di circa 3/4 anni rispetto ad oggi. Colpito anche chi ha iniziato a lavorare tardi (rischia di sfiorare i 70 anni). Per molti lavoratori la rendita arriverà solo dopo 40 anni di attività. Il peggioramento più evidente è per le donne: il baluardo dei 60 anni non resisterà a lungo. Oltre ad arrivare più tardi, le pensioni saranno più magre perché contemporaneamente all’innalzamento dell’età pensionabile saranno ridotti anche i coefficienti di calcolo contributivi. E non si tratta di un gioco a somma zero. "Le ultime riforme — spiega Sergio Sorgi, vicepresidente di Progetica — introducono una sorta di "disintermediazione" delle scelte sul futuro, che passano dalla politica alla statistica. In sostanza gli elementi di calcolo che definiscono il "quando" e il "quanto" della pensione vengono definiti con meccanismi automatici di adeguamento in base all’allungamento della vita media. Riforme generate dalla crisi globale e dalla necessità di rimettere in ordine i conti di una previdenza sempre più a rischio a causa dell'invecchiamento della popolazione e della scarsità di risorse pubbliche da investire nel welfare". Insomma potrebbe non essere finita. Massimo Fracaro 08 giugno 2010
2010-06-06 manovra, gasparri esclude condoni "Pensione donne nel prossimo Cdm" Il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta: "Prenderemo una decisione velocemente" manovra, gasparri esclude condoni "Pensione donne nel prossimo Cdm" Il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta: "Prenderemo una decisione velocemente" MILANO - Sulla parificazione a 65 anni dell'età pensionabile nel pubblico impiego tra uomini e donne il governo prenderà una decisione già nel prossimo Cdm. A dirlo il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, intervistato come ogni domenica su Rtl 102.5. "Prenderemo - ha spiegato - una decisione velocemente. Il collega Sacconi vede domani la Commissione Ue e prenderemo una decisione probabilmente già nel prossimo Consiglio dei ministri". Il governo aveva già previsto l'equiparazione uomini-donne nella p.a. nel 2018 ma "l'Europa - ha spiegato Brunetta - dice che il lasso di tempo è troppo lungo". "Si cercherà - ha aggiunto - di trovare una mediazione. Si troverà una soluzione e si troverà una soluzione equilibrata con un interessante via di mezzo, non il 2018 ma non il 2012. L'Europa su questo si è in parte accanita". Brunetta infine ha ricordato che quando il governo ha preso questa decisione è stato "coperto di insulti dai benpensanti italiani, dai sindacati e dalla sinistra salottiera e radical chic". Gli unici emendamenti alla manovra economica che avranno speranze di essere approvati saranno quelli decisi dal vertice del gruppo del Pdl. Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, rispettivamente presidente e vicepresidente del gruppo del Pdl al Senato, lo mettono in chiaro in una nota congiunta. "Ha ragione il presidente della commissione Azzollini - dicono - quando afferma che è presto per parlare di emendamenti alla manovra economica". "Il regolamento - sottolineano Gasparri e Quagliariello - consente a tutti i parlamentari di presentare proposte di modifica. Altro è sperare che gli emendamenti vengano approvati. Le eventuali proposte che sosterremo con convinzione saranno presentate dal vertice del gruppo del Pdl. Ad esempio sul personale in divisa. Il resto - conclude la nota congiunta - appartiene a polemiche pretestuose come quelle della sinistra sui condoni che non ci saranno". Redazione online 06 giugno 2010
IL MINISTRO PER LA SEMPLIFICAZIONE L'idea di Calderoli: "C'è crisi, le società di calcio riducano gli ingaggi" "Anche la Figc ridimensioni i premi dei calciatori al Mondiale" "I sacrifici sono per tutti" IL MINISTRO PER LA SEMPLIFICAZIONE L'idea di Calderoli: "C'è crisi, le società di calcio riducano gli ingaggi" "Anche la Figc ridimensioni i premi dei calciatori al Mondiale" "I sacrifici sono per tutti" Calderoli (Ansa) Calderoli (Ansa) MILANO - In questo momento di crisi anche i calciatori debbono contribuire ai sacrifici economici richiesti ai cittadini. Lo ha detto all'agenzia Adnkronos il ministro per la Semplificazione normativa e coordinatore delle segreteria della Lega Roberto Calderoli, che fa un appello alla Federcalcio perchè riduca i premi previsti per gli azzurri in vista dei Mondiali, ma anche alle società di club perchè rivedano in basso le cifre destinate agli ingaggi. "Se tutti fanno sacrifici -sottolinea l'esponente del Carroccio- il sacrificio si ridurrà per tutti e potrà essere sopportato meglio da tutti. È chiaro che il mio può essere solo un appello, ma sarebbe opportuno che la Federcalcio riducesse i premi previsti per i calciatori della Nazionale in vista dei Mondiali e che gli stessi giocatori decidessero di rinunciarci a titolo onorifico. Inoltre sarebbe bene che anche le società abbassassero gli ingaggi, che stridono con quella che è l'attuale situazione economica". COMPETIVITÀ DELLE SQUADRE: TROPPI STRANIERI- Ma non pensa che questo potrebbe diminuire la competitività delle società italiane, visto che all'estero i club concedono ai loro tesserati anche ingaggi più alti? "Al contrario -risponde Calderoli- perchè oggi abbiamo squadre che vincono gli scudetti soltanto con stranieri in campo o coppe europee facendo giocare solo per due minuti l'unico italiano in rosa, Materazzi. Sarebbe invece più giusto investire per rafforzare i vivai di casa nostra piuttosto che andare a comprare all'estero il prodotto finito. È chiaro -conclude l'esponente leghista riferendosi ai sacrifici economici- che noi possiamo fare soltanto appelli, ma possiamo anche intervenire per ridurre una serie di agevolazioni previste per le società". LA RUSSA: " CALDEROLI? SI OCCUPI DELLA PADANIA" - "Calderoli mi piace molto di più come ministro che come commentatore sportivo, anche perchè la sue conoscenza calcistica si limita alla vittoria della Padania su non so quale squadretta". Ignazio La Russa, al telefono con l'Ansa, commenta così le parole del ministro leghista sugli stipendi dei calciatori della nazionale e dei club. Insomma, ha aggiunto il ministro della Difesa, acceso tifoso interista, "è meglio che Calderoli si occupi della Padania". Redazione online 06 giugno 2010
2010-06-04 il Guardasigilli critica l'inIziaitiva dei magistrati contro la manovra Alfano ai magistrati: sciopero politico Il Pd sta con l'Anm: "Tagli punitivi" Il ministro: chiediamo loro sacrifici come lo faciamo con alti. Le toghe: c'è ben poco di politico nella protesta il Guardasigilli critica l'inIziaitiva dei magistrati contro la manovra Alfano ai magistrati: sciopero politico Il Pd sta con l'Anm: "Tagli punitivi" Il ministro: chiediamo loro sacrifici come lo faciamo con alti. Le toghe: c'è ben poco di politico nella protesta Angelino Alfano (Ansa) Angelino Alfano (Ansa) LUSSEMBURGO - Non ha gradito la presa di posizione dei magistrati contro la manovra il ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Lo sciopero è uno sciopero politico, il governo chiede ai magistrati un sacrificio così come lo chiede alle altre componenti del Paese" ha spiegato il Guardasigilli, a Lussemburgo per il consiglio giustizia. La replica delle toghe è arrivata a stretto giro: "C'è ben poco di politico in questo sciopero" ha detto il presidente dell'Anm, Luca Palamara. "Il sistema giudiziario - ha aggiunto - versa in una grave crisi di credibilità e questo il ministro Alfano lo sa molto bene poiché è proprio questo il compito che la Costituzione assegna al ministro. Vedendo la manovra - ha concluso - sicuramente emergono degli aspetti che ci portano a ritenere che sia mossa da intenti punitivi". Al fianco dei magistrati scendono il Pd e l'Idv. Per il responsabile Giustizia dei democratici, Andrea Orlando, non è "politico" lo sciopero dei magistrati, ma "politici perché punitivi" sono semmai i tagli alla giustizia previsti dalla manovra. "L'Anm che fa uno sciopero politico? Parole molto gravi quelle del guardasigilli. Angelino Alfano si conferma ancora una volta ministro contro la Giustizia e le sue parole rivelano il mandato politico" fanno sapere dal canto loro i dipietristi. "COSTI ALTI PER I GIOVANI" - "Ai giovani magistrati si chiede un costo individuale troppo alto a fronte di un gettito complessivo abbastanza basso per il Paese" ha aggiunto Alfano, promettendo che si impegnerà "per risolvere nel percorso di conversione questo aspetto del problema". Per il Guardasigilli "il governo chiede ai magistrati un sacrificio così come lo chiede alle altre componenti del Paese". Però, ha aggiunto, "c'è un aspetto su cui mi batterò e mi impegnerò a fianco dei giovani magistrati". Perché, ha spiegato, quello delle giovani toghe "è un ambito di un problema più ampio" e a loro "si chiede un costo individuale troppo alto a fronte di un gettito complessivo abbastanza basso per il Paese. Quindi mi impegnerò per risolvere nel percorso di conversione questo aspetto del problema". Redazione online 04 giugno 2010
Sarà il comitato direttivo centrale a decidere le modalità della protesta Manovra, i magistrati scioperano Il premier: leale lavoro con Tremonti Un "pacchetto" di due giorni deciso dalla giunta dell'Anm, su tempi e modi si decide sabato Sarà il comitato direttivo centrale a decidere le modalità della protesta Manovra, i magistrati scioperano Il premier: leale lavoro con Tremonti Un "pacchetto" di due giorni deciso dalla giunta dell'Anm, su tempi e modi si decide sabato Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Ansa) Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Ansa) ROMA - Magistrati sul piede di guerra contro la manovra. Tutte le toghe sciopereranno contro gli effetti del provvedimento varato dal governo, che contiene misure considerate "ingiustamente punitive". Lo ha deciso la giunta dell’Associazione nazionale magistrati. Tempi e modalità dell’astensione dal lavoro dei magistrati saranno decisi sabato dal "parlamentino" del sindacato delle toghe. Il "pacchetto" che i vertici dell’Anm proporranno al comitato direttivo centrale prevede anche giornate di protesta e mobilitazione con "sospensione delle attività di supplenza". E mentre le toghe promettono battaglia contro la manovra, una nota di Palazzo Chigi, sempre sulla manovra, prova a sgomberare il campo delle voci di possibili tensioni tra il premier e il ministro dell'Economia : "Fuori dai giochi e dagli intrighi di palazzo - si legge -, Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti hanno lavorato insieme e continueranno a lavorare insieme legati, oltre che dall'impegno di Governo, da una leale ed antica amicizia personale". LA NOTA DI PALAZZO CHIGI - Nella nota di Palazzo Chigi in cui si afferma che il presidente del Consiglio sta lavorando con il ministro dell'Economia su due punti essenziali: la "manovra di stabilizzazione finanziaria" e "su ciò che è necessario e possibile per rendere il nostro Paese competitivo sulla crescita, a partire da un grande progetto di liberalizzazione delle attività economiche". Quanto alla manovra, aggiunge la nota, è basata "sull'impegno europeo e poi sviluppata attraverso un comune e intenso lavoro di preparazione. Nell'ambito di una grave crisi finanziaria, la più grave nel mondo dopo quella del 1929, il Governo Berlusconi è fermamente convinto di avere fatto la cosa giusta, nel tempo giusto, nell'interesse dell'Italia. Il Governo - si legge ancora - la presenterà in Parlamento forte delle sue convinzioni, certo del senso di responsabilità della sua maggioranza". "SIAMO RISORSA, NON SPRECO" - "I magistrati - si legge d'altra parte in una nota dell'Anm - sono consapevoli della crisi economica in cui versa il Paese e non intendono sottrarsi al loro dovere di cittadini e di contribuenti, ma devono denunciare che le misure approvate dal governo sono ingiustamente punitive nei loro confronti e di tutto il settore pubblico. È inaccettabile essere considerati non una risorsa, ma un costo o addirittura uno spreco per la giustizia". "EVASORI SALVI" - Questa manovra, afferma ancora l'Anm, "incide unicamente sul pubblico impiego, senza colpire gli evasori fiscali, già beneficiati da numerosi condoni, i patrimoni illeciti, le grandi rendite e le ricchezze del settore privato; paralizza l'intero sistema giudiziario e scredita e mortifica il personale amministrativo; svilisce la dignità della funzione giudiziaria e mina l'indipendenza e l'autonomia della magistratura; incide in misura rilevante sulle retribuzioni dei magistrati nella prima fase della carriera, soprattutto dei più giovani che subiscono una riduzione di stipendio fino al 30 per cento. Questo significherà allontanare i giovani dalla magistratura". Inoltre, secondo l'Anm, la manovra "colpisce in maniera iniqua, indiscriminata e casuale. Ad esempio, un pubblico dipendente magistrato o altro funzionario, con uno stipendio lordo di 150.000 euro subirà un taglio di stipendio di 3.000 euro lordi l'anno (cioè il 2% dello stipendio), mentre un magistrato di prima nomina con uno stipendio lordo di circa 40.000 euro subirà tagli complessivi per circa 10.000 euro lordi l'anno, circa il 25% dello stipendio". L'Anm chiede al governo, "interventi strutturali che consentirebbero di ridurre le spese nel settore giustizia e di recuperare risorse per lo Stato, secondo le proposte più volte avanzate dalla magistratura associata: la soppressione dei piccoli Tribunali, delle sezioni distaccate di Tribunale e della metá degli Uffici del Giudice di pace; misure che consentirebbero di risparmiare, a regime, decine di milioni di euro". Redazione online 03 giugno 2010(ultima modifica: 04 giugno 2010)
Marcegaglia: "Donne al lavoro fino ai 65 anni? Tema da affrontare" La presidente della Confindustria dopo la richiesta Ue: "L'aumento dell'età pensionabile non mi spaventa" * NOTIZIE CORRELATE * Sacconi e le pensioni delle donne: "Alziamo l'età, ma a tappe" (4 giugno 2010) * Ultimatum Ue: "Donne lavorino fino a 65 anni" (3 giugno 2010) LAVORO Marcegaglia: "Donne al lavoro fino ai 65 anni? Tema da affrontare" La presidente della Confindustria dopo la richiesta Ue: "L'aumento dell'età pensionabile non mi spaventa" Emma Marcegaglia Emma Marcegaglia PECHINO - "Non mi spaventa il fatto che le donne possano andare in pensione anche un po' più in là nel tempo". Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, commenta da Pechino la richiesta della Commissione Europea di ridurre i tempi di innalzamento dell'età pensionabile per le donne del pubblico impiego. "Il tema, là dove ci sono ancora dei gap - ha detto la Marcegaglia conversando con i giornalisti - è un tema vero e va affrontato in un Paese come il nostro, dove l'età media è fortunatamente molto alta specialmente per le donne". GRADUALITA' - "Perciò - ha aggiunto - non sono affatto spaventata che le donne possano andare in pensione un po' più in là nel tempo. Poi vedremo con quale gradualità va affrontato il discorso". SACCONI - La questione è tornata all'ordine del giorno dopo la lettera della vicepresidente della Commissione europea Vivianne Reding sottoposta all'attenzione del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. La Commissione Ue chiede all'Italia di anticipare l'estensione alle dipendenti pubbliche dell'età per la pensione di vecchiaia a 65 anni, equiparandola a quella degli uomini. La proposta di arrivarci entro il 2018 non basta. Il rischio è l'avvio di una procedura d'infrazione. "In materia previdenziale - ha commentato Sacconi - i cambiamenti vanno fatti sempre con gradualità, perché non si possono stravolgere i percorsi di vita delle persone". Redazione online 04 giugno 2010
I sacrifici (necessari) dei manager STANGATE E PROPAGANDA POLITICA I sacrifici (necessari) dei manager Il governo cerca di rendere socialmente equa la stangata sul pubblico impiego con due misure: a) meno rimborsi elettorali ai partiti e retribuzioni più contenute ai parlamentari; b) un'addizionale del 10% su bonus e stock option dei manager finanziari. Non pagano soltanto i soliti, è il messaggio: questa volta tocca pure a politici e banchieri, i responsabili della crisi. Sfortunatamente, trattasi di mera propaganda. Dal taglietto ai rimborsi elettorali, che proseguono per i 5 anni della legislatura anche se ci fossero elezioni anticipate, si ricaveranno pochi milioni. Per deputati e senatori le Camere, organi costituzionali, decideranno con comodo entro l'anno. Come? Lo scetticismo è d'obbligo sol che si guardi al compenso dei portaborse: nella Prima repubblica, questi 4 mila euro al mese venivano assegnati previa ricevuta del beneficiario che, fosse pure la moglie prestanome del deputato amico, così emergeva davanti a fisco e Inps; con la Seconda repubblica, la ricevuta sparisce e il parlamentare può girare al partito l'altrui paghetta o tenersela in nero. Retribuire degnamente il parlamentare è un obbligo della democrazia. Diversamente, avremmo solo ricchi, corrotti, incompetenti o servi. Ma la dignità sta anche nella ragionevolezza del compenso che per un servitore della comunità non può e non deve essere competitivo con quello professionale, e nella trasparenza dell'erogazione. Dubbi ancor più radicali vengono suggeriti dal prelievo sui manager in base all'articolo 33, numero di vago sapore massonico, del decreto legge. Secondo il G20, si legge, bonus e stock option possono distorcere l'economia. Ecco dunque un'aliquota addizionale del 10% sulla parte variabile delle retribuzioni che superi il triplo della parte fissa. Si dà il caso, però, che questo non accada più dal 2007: da quando la Banca d'Italia esortò le banche a contenere la componente speculativa dei compensi. E oggi i banchieri sono ben felici di rafforzare il fisso. Il decreto azzoppa un cavallo morto. Il richiamo al G20, tuttavia, manda echi riformisti. Vogliamo crederci? Allora, diamo alla Banca d'Italia non solo il potere di revoca dei banchieri scorretti o faciloni, appena rivendicato dal governatore Mario Draghi, ma anche quello di sindacarne più in profondità le paghe, visto che i manager usano tenersi bordone l'un l'altro. Perché Bill Gates vola in economy e i top manager nostrani sembrano dame della sinistra al caviale, liberté, egalité, avion privé? E poiché la finanza non è solo banca, sarebbe logico estendere i nuovi poteri all'Isvap, l'Autorità di vigilanza sulle assicurazioni, settore nel quale bonus e benefit sono stati materia di polemiche, a partire dalle Generali. Al di là dell'incerta efficacia riformista, l'articolo 33 appare discutibile sotto il profilo dell'equità sociale. Perché colpire un banchiere e non un manager industriale con una retribuzione analoga? E perché trascurare l'imprenditore o l'azionista di riferimento che esalti il rendimento a breve termine del capitale ricorrendo alla leva finanziaria nella stessa, esagerata e pericolosa misura del più arrembante private equity? Nei giorni scorsi, il gerente del fondo infrastrutturale F2i si è autoridotto del 10% il compenso. E' il segno, assieme al versamento di quote dei premi a beneficenza da parte di altri manager e banchieri, di una civile condivisione del destino di un Paese. Se, come dice il ministro Tremonti, siamo a un tornante della storia, chi più ha si dovrebbe chiedere se non gli corra l'obbligo morale di dare un esempio tangibile, oltre a predicare contro la politica e gli statali: lo stesso obbligo che induce Warren Buffet a difendere la tassa di successione negli Usa. Il medico ospedaliero che ti salva la vita subisce un prelievo del 5-10% sull'imponibile oltre i 90 mila euro. Idem il magistrato, che talvolta rischia la vita. Hanno, costoro, il diritto politico di trovarsi a fianco, nel salvataggio dei conti pubblici, anche l'assicuratore che vive di Rc Auto, il banchiere che impiomba i Comuni di derivati e finanzia gli speculatori immobiliari, il grande professionista che stacca parcelle milionarie o il fortunato che ha ereditato 100 appartamenti e vive di affitti? Confindustria, Abi, Ania, ordini professionali potrebbero chiedere al governo di istituire un fondo al quale volontariamente versare un'addizionale per lo stesso tempo della vacanza contrattuale forzosa degli insegnanti dei figli dei loro associati. Ma siccome è più facile parlare di corporate social responsability che mettere mano al portafoglio, sarebbe più pratico se il governo incoraggiasse l'establishment alla generosità estendendo l'addizionale a tutti i redditi oltre una certa soglia. Secondo i calcoli di Simone Pellegrino, dell'Università di Torino, il 10% sui 77 mila redditi eccedenti un imponibile di 200 mila euro, darebbe un gettito di 1,1 miliardi l'anno, il 9% della manovra. Qualcosa in più del marketing politico. Massimo Mucchetti 04 giugno 2010
Il provvedimento, già in vigore da lunedì, colpisce chi riceve finanziamenti pubblici Cda a "compenso zero", nel mirino sia il pubblico che il privato Funzioni gratuite dei dirigenti ministeriali. La norma valida per gli incarichi in corso al 31 maggio * NOTIZIE CORRELATE * I sacrifici (necessari) dei manager. La "stretta" anche nei cda privati di Massimo Mucchetti Il provvedimento, già in vigore da lunedì, colpisce chi riceve finanziamenti pubblici Cda a "compenso zero", nel mirino sia il pubblico che il privato Funzioni gratuite dei dirigenti ministeriali. La norma valida per gli incarichi in corso al 31 maggio MILANO - "Compenso zero". Due parole che stanno togliendo il sonno a molti. Che la manovra fosse dura si sapeva, che colpisse in particolar modo la pubblica amministrazione era sotto gli occhi di tutti, ma che arrivasse a colpire anche i manager privati, ecco questo non si immaginava nemmeno lontanamente. Eppure è così. Infatti una norma contenuta nella manovra pubblicata in "Gazzetta Ufficiale" lunedì scorso, annulla i gettoni previsti per i consigli di amministrazione, collegi di sindaci e revisori a tutte quelle società, sia pubbliche che private, che ricevono finanziamenti pubblici. Lucio Stanca, ad di Expo 2015 (Ansa) Lucio Stanca, ad di Expo 2015 (Ansa) FUNZIONARI - Compenso zero anche per i funzionari ministeriali che siedono negli organi di enti vigilati o finanziati dallo Stato. Come scrive "Il Sole 24 Ore", l'unico mini gettone concesso è un compenso giornaliero di 30 euro valido anche per gli incarichi in corso. E per chi non s'adegua? Semplice: immediata cancellazione di ogni forma di finanziamento pubblico eccetto che per il 5 per mille previsto per gli enti no profit. La stretta dunque colpisce le spa sia nel pubblico che le concessionarie dello Stato o loro controllate. Qualche esempio: Trenitalia, Rfi, Rai, Istat, Aci, Inps, e poi ancora università, scuole, casse, ordini professionali e, se ricadesse nella fattispecie anche la società Expo 2015, guidata Lucio Stanca. L'amministratore delegato che percepisce 300mila euro fissi e 150mila legati ai risultati passerebbe al gettone presenza di 30 euro. A questo punto è facile immaginare una fuga di massa dagli uffici colpiti. Chi può infatti accettare zero compensi e mille responsabilità? Redazione online 04 giugno 2010
2010-06-03 Sarà il comitato direttivo centrale a decidere le modalità della protesta Manovra, i magistrati scioperano Il premier: leale lavoro con Tremonti Un "pacchetto" di due giorni deciso dalla giunta dell'Anm, su tempi e modi si decide sabato Sarà il comitato direttivo centrale a decidere le modalità della protesta Manovra, i magistrati scioperano Il premier: leale lavoro con Tremonti Un "pacchetto" di due giorni deciso dalla giunta dell'Anm, su tempi e modi si decide sabato Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Ansa) Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Ansa) ROMA - Magistrati sul piede di guerra contro la manovra. Tutte le toghe sciopereranno contro gli effetti del provvedimento varato dal governo, che contiene misure considerate "ingiustamente punitive". Lo ha deciso la giunta dell’Associazione nazionale magistrati. Tempi e modalità dell’astensione dal lavoro dei magistrati saranno decisi sabato dal "parlamentino" del sindacato delle toghe. Il "pacchetto" che i vertici dell’Anm proporranno al comitato direttivo centrale prevede anche giornate di protesta e mobilitazione con "sospensione delle attività di supplenza". E mentre le toghe promettono battaglia contro la manovra, una nota di Palazzo Chigi, sempre sulla manovra, prova a sgomberare il campo delle voci di possibili tensioni tra il premier e il ministro dell'Economia : "Fuori dai giochi e dagli intrighi di palazzo - si legge -, Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti hanno lavorato insieme e continueranno a lavorare insieme legati, oltre che dall'impegno di Governo, da una leale ed antica amicizia personale". LA NOTA DI PALAZZO CHIGI - Nella nota di Palazzo Chigi in cui si afferma che il presidente del Consiglio sta lavorando con il ministro dell'Economia su due punti essenziali: la "manovra di stabilizzazione finanziaria" e "su ciò che è necessario e possibile per rendere il nostro Paese competitivo sulla crescita, a partire da un grande progetto di liberalizzazione delle attività economiche". Quanto alla manovra, aggiunge la nota, è basata "sull'impegno europeo e poi sviluppata attraverso un comune e intenso lavoro di preparazione. Nell'ambito di una grave crisi finanziaria, la più grave nel mondo dopo quella del 1929, il Governo Berlusconi è fermamente convinto di avere fatto la cosa giusta, nel tempo giusto, nell'interesse dell'Italia. Il Governo - si legge ancora - la presenterà in Parlamento forte delle sue convinzioni, certo del senso di responsabilità della sua maggioranza". "SIAMO RISORSA, NON SPRECO" - "I magistrati - si legge d'altra parte in una nota dell'Anm - sono consapevoli della crisi economica in cui versa il Paese e non intendono sottrarsi al loro dovere di cittadini e di contribuenti, ma devono denunciare che le misure approvate dal governo sono ingiustamente punitive nei loro confronti e di tutto il settore pubblico. È inaccettabile essere considerati non una risorsa, ma un costo o addirittura uno spreco per la giustizia". "EVASORI SALVI" - Questa manovra, afferma ancora l'Anm, "incide unicamente sul pubblico impiego, senza colpire gli evasori fiscali, già beneficiati da numerosi condoni, i patrimoni illeciti, le grandi rendite e le ricchezze del settore privato; paralizza l'intero sistema giudiziario e scredita e mortifica il personale amministrativo; svilisce la dignità della funzione giudiziaria e mina l'indipendenza e l'autonomia della magistratura; incide in misura rilevante sulle retribuzioni dei magistrati nella prima fase della carriera, soprattutto dei più giovani che subiscono una riduzione di stipendio fino al 30 per cento. Questo significherà allontanare i giovani dalla magistratura". Inoltre, secondo l'Anm, la manovra "colpisce in maniera iniqua, indiscriminata e casuale. Ad esempio, un pubblico dipendente magistrato o altro funzionario, con uno stipendio lordo di 150.000 euro subirà un taglio di stipendio di 3.000 euro lordi l'anno (cioè il 2% dello stipendio), mentre un magistrato di prima nomina con uno stipendio lordo di circa 40.000 euro subirà tagli complessivi per circa 10.000 euro lordi l'anno, circa il 25% dello stipendio". L'Anm chiede al governo, "interventi strutturali che consentirebbero di ridurre le spese nel settore giustizia e di recuperare risorse per lo Stato, secondo le proposte più volte avanzate dalla magistratura associata: la soppressione dei piccoli Tribunali, delle sezioni distaccate di Tribunale e della metá degli Uffici del Giudice di pace; misure che consentirebbero di risparmiare, a regime, decine di milioni di euro". Redazione online 03 giugno 2010
2010-06-02 "Ho solo accennato ad alcuni principi fondamentali della Costituzione" Napolitano: "L'equità della manovra dipende dal governo, non da me" "Non mi pronuncio nel merito: non posso e non intendo farlo". Berlusconi: "La spiego in Parlamento" "Ho solo accennato ad alcuni principi fondamentali della Costituzione" Napolitano: "L'equità della manovra dipende dal governo, non da me" "Non mi pronuncio nel merito: non posso e non intendo farlo". Berlusconi: "La spiego in Parlamento" Giorgio Napolitano (Eidon) Giorgio Napolitano (Eidon) ROMA - "Io posso solo auspicare che la manovra economica sia equa e attenta a tante esigenze, ma non la faccio io". Lo ha ricordato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano affermando che "c'è un decreto del governo che si è assunto la responsabilità e c'è il Parlamento che lo discute. Non mi pronuncio nel merito del decreto. Non posso farlo e non intendo farlo". BERLUSCONI: "LA SPIEGO" - A quanto si apprende, Berlusconi durante il vertice governo-Pdl si sarebbe dichirato disposto a spiegare la manovra in Parlamento e che "è migliorabile in Aula, purché il saldo rimanga lo stesso". ACCENNI - Il capo dello Stato ha spiegato che nei contatti che ha avuto con l'esecutivo ha messo "soltanto l'accento su alcune esigenze che corrispondono a principi fondamentali della nostra Costituzione". Si tratta dell'esigenza di promuovere la cultura, la ricerca, l'istruzione e la formazione al massimo livello, "condizioni per avere un futuro come Paese in Europa e nel mondo". Per quanto riguarda il confronto fra le forze politiche, il presidente ha sottolineato durante la sua passeggiata nei giardini del Quirinale aperti al pubblico per la festa del 2 giugno che "bisogna vedere, ci sono questioni su cui ci si intende di più, altre su cui prevale l'ostilità e la sordità reciproca". STRAGI - Napolitano ha poi accennato anche alle stragi di mafia del1992-1993. "È ncessario sviluppare in modo efficace e convincente le indagini. È importante garantire la piena trasparenza dell'attività di tutti gli organi dello Stato, compresi i servizi di informazione. È importante che sul piano giudiziario si ricostruisca quello che ancora è possibile ricostruire, anche di un passato complicato e oscuro. Dal punto di vista giudiziario le indagini sono state riaperte sulla morte di Borsellino e sull'attentato alla Addaura. Non posso che augurarmi che abbiano uno sviluppo efficace e convincente. Il resto è memoria, storia, riflessioni che si incrociano". Redazione online 02 giugno 2010
Fmi: "Possibile una manovra in Italia" Poi la retromarcia: "Rapporto vecchio" L'istituto: "Valutazioni stilate nelle settimane precedenti alle nuove misure decise dal governo" CONTI PUBBLICI Fmi: "Possibile una manovra in Italia" Poi la retromarcia: "Rapporto vecchio" L'istituto: "Valutazioni stilate nelle settimane precedenti alle nuove misure decise dal governo" WASHINGTON - Le considerazioni contenute nel rapporto dello staff del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) "sono state rese obsolete dalla misure già prese dal governo italiano". Lo spiega all'Ansa Arrigo Sadun, responsabile per l'Italia al Fmi, spiegando che il rapporto dello staff pubblicato sul sito è stato stilato nelle settimane precedenti alla manovra del governo e quindi non ne tiene conto. "Con la manovra - spiega inoltre Sadun - il governo ha previsto aggiustamenti alla crescita, le cui stime sono ora in linea sia con quelle del Fondo sia con quelle della commissione europea. Il rapporto stilato dallo staff - aggiunge Sadun - non è modificabile e l'unica cosa che il Fmi può fare e inserire una nota aggiuntiva". I dati utilizzati dal Fondo monetario sono in effetti quelli conosciuti al 30 marzo di quest'anno. IL RAPPORTO - Il rapporto prevedeva una riduzione del prodotto interno lordo italiano come eredità della crisi economico-finanziaria. Le stime indicavano per il 2015 un livello di Pil di circa il 10% più basso del trend storico del periodo 1990-2004 (leggi il rapporto in pdf, inglese). Per i tecnici dell'istituto di Washington le autorità italiane hanno giudicato eccessivamente pessimiste le proiezioni sui livelli di crescita, malgrado concordino con gli esperti dell'Fmi sulla notevole incertezza delle dinamiche post-crisi I tecnici di Washington scrivevano poi che se la crescita economica dovesse effettivamente rivelarsi inferiore alle stime, le autorità potrebbero vedersi costrette ad adottare ulteriori misure (ma si trattava di una valutazione precedente alla nuova manovra del governo). L'Fmi prevedeva una crescita per l'Italia pari a 0,8% quest'anno e 1,2% il prossimo. Le stime governative contenute nella Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblicata a inizio maggio sono invece, rispettivamente, 1% e 1,5% per quest'anno e il prossimo. La manovra correttiva appena varata dall'esecutivo italiano comprende misure per quasi 25 miliardi di euro nel biennio 2011-2012. Tra gennaio e marzo il Pil italiano è salito dello 0,5% su base congiunturale e dello 0,6% in termini tendenziali. Redazion online 02 giugno 2010
Previsto anche il carcere per chi sfrutta le crisi delle imprese Fisco, addio cartelle esattoriali I sospetti evasori pagheranno in 90 giorni La notifica di accertamento coinciderà con il versamento Previsto anche il carcere per chi sfrutta le crisi delle imprese Fisco, addio cartelle esattoriali I sospetti evasori pagheranno in 90 giorni La notifica di accertamento coinciderà con il versamento ROMA - Addio alle iscrizioni a ruolo e tanti saluti alle cartelle esattoriali. Tra pochi mesi basterà l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, con le somme contestate dal fisco, per inchiodare gli evasori. Così, se oggi servono minimo due anni, due anni e mezzo, per ottenere il pagamento delle imposte dovute, domani lo Stato potrà avere ciò che gli spetta nel giro di 90 giorni. Non bastasse questo, c’è anche il nuovo accertamento sintetico, che permetterà al fisco di contestare la presunta evasione a chi spende troppo rispetto a ciò che guadagna e dichiara al fisco, salvo prova contraria a carico dei contribuenti. E se ancora non fosse sufficiente, basterà dire che arrivano le manette per gli imprenditori che truffano il fisco dopo aver chiesto una transazione sui debiti fiscali. O ricordare il nuovo redditometro, l’obbligo della fattura telematica sopra i tremila euro, lo stop alle compensazioni illecite tra crediti e debiti fiscali. Nei prossimi tre anni dalla lotta all’evasione arriveranno 20 miliardi di gettito in più. A regime il decreto con la manovra per la correzione dei conti pubblici assicurerà otto miliardi l’anno di maggiori entrate. "Per gli evasori, davvero, non ci sarà più scampo" garantisce Luigi Magistro, responsabile dell’accertamento dell’Agenzia delle Entrate. Benedetta la crisi dell’economia, dirà qualcuno. Cartelle esattoriali "Con un semplice tratto di penna è stato cancellato un sistema che risale all’ottocento. Oggi come allora il sistema per chiedere i tributi si basa sull’iscrizione a ruolo. Termini e procedure - sottolinea Magistro - risalgono alla notte dei tempi. Si fanno i controlli, si contesta la presunta evasione, e si manda l’avviso di accertamento". Siamo solo all’inizio. "C’è "l’iscrizione a ruolo", che avviene entro un anno. Poi i ruoli vengono "caricati" dalla società di riscossione, cioè dagli esattori, che hanno nove mesi di tempo per notificare la "cartella di pagamento". Da quel momento, se dopo sessanta giorni non arriva il pagamento di quanto richiesto, la società di riscossione può prendere provvedimenti esecutivi". Per arrivare alle ganasce all’automobile o al pignoramento dei beni, servono due anni, "Durante i quali sparisce tutto" dice Magistro. Separazioni fittizie con relativa intestazione dei beni al coniuge, cessioni ai prestanome, e il fisco resta a bocca asciutta. "Con l’esecutività dell’avviso di accertamento, per tutta la procedura bastano 90 giorni, e il rischio viene dimezzato". "Rischio notifica", lo chiamano proprio così i tecnici dell’Agenzia. "La gente si attacca a tutto. Contestano il ricevimento della raccomandata, l’indirizzo sbagliato. Fatto sta - spiega Magistro - che un terzo dell’intero contenzioso del fisco riguarda proprio le notifiche". D’ora in avanti tirarla per le lunghe non sarà più tanto conveniente: "Siamo sicuri che le nuove norme saranno un ottimo deterrente. Il nuovo sistema partirà dal luglio del 2011. Non subito, ma è una svolta epocale e anche noi dobbiamo organizzarci, perché con i tempi così stretti non possiamo proprio permetterci di sbagliare. É una sfida enorme anche per noi" assicura il direttore dell’Agenzia. Il nuovo accertamento L’altro strumento su cui i tecnici del fisco confidano moltissimo, anche per migliorare il rapporto di fiducia con i contribuenti, è la nuova metodologia per accertare i redditi evasi. "Oggi possiamo determinare il reddito di un cittadino basandoci su elementi induttivi. Prendiamo delle spese, come quelle per la casa, l’automobile, e risaliamo induttivamente ad un certo reddito. Se questo supera del 25% il dichiarato, per due anni consecutivi diamo corso all’accertamento. Ma il problema è proprio il contenuto induttivo: può voler dire tutto e niente". Qui entra in gioco anche il nuovo redditometro. "Con l’aggiornamento del sistema andiamo sul sicuro. Prendiamo le spese, le sommiamo e così stabiliamo il reddito. Contestiamo somme effettive: se paghi tanto non puoi guadagnare e dichiarare meno". L’accertamento automatico, poi, scatterà prima: basterà superare il reddito dichiarato del 20% in un solo anno. "Centomila euro spesi, per noi, significano centomila euro guadagnati. Salvo che tu non sia in grado di dimostrare che quelle spese siano state rese possibili ricorrendo ad altre fonti, che non ricadono nella tua base imponibile". Per esempio l’eredità della nonna, il prestito di un amico, i risparmi accumulati in passato. E occorrerà presentare le prove, per non farsi incastrare. Con il nuovo meccanismo di definizione del reddito si terrà conto anche della composizione familiare e del territorio, elementi finora sconosciuti al vecchio redditometro. "La contestazione viene rivolta sempre al singolo contribuente. Ma è chiaro che un conto è spendere centomila euro l’anno se si è single, diverso è spendere quella somma avendo cinque figli in famiglia ". Il carcere per le truffe La stretta sull’evasione è resa evidente dalle nuove regole sulle transazioni con il fisco chieste dalle imprese in crisi, quelle che non ce la fanno a pagare tutti i debiti fiscali. "L’accordo per il concordato fiscale si basa su una prospettazione dello stato di crisi fatta dall’impresa. Sono loro a dirci cosa hanno, e quanto possono pagare. Noi siamo pronti ad accettare queste transazioni, ma dobbiamo cautelarci di più rispetto ad oggi". Crisi e fallimenti, spesso condotti ad arte, sono uno dei canali privilegiati dell’evasione. "Chiederemo agli imprenditori una dichiarazione sostitutiva, e loro ne risponderanno penalmente, cosa che finora non succede" spiega Magistro. Le pene saranno molto severe. Se i beni sui quali il fisco può rivalersi in caso di mancato pagamento dell’importo concordato vengono alienati in modo fittizio c’è il carcere: da sei mesi a quattro anni se i beni occultati superano un valore di 50 mila euro. Da uno a sei anni se superano i 200 mila euro. Compensazioni illecite "Con il decreto si chiude un altro buco nero. Non sarà più possibile compensare i crediti fiscali con i debiti, se c’è una somma dovuta iscritta a ruolo. Scatta il divieto assoluto. Prima si paga la cartella, poi se resta qualcosa si può compensare" dice Magistro. dalla nuova stretta è atteso, a regime, un risparmio di quasi 2 miliardi di euro l’anno. La nuova norma fa il paio con quella dell’anno scorso che consente le compensazioni oltre una certa somma solo dopo che la certificazione dei debiti da parte dei commercialisti. Un sistema che quest’anno potrebbe portare un risparmio di quattro miliardi di euro. "Senz’altro possibile, se i dati di questi primi mesi saranno confermati", dice Magistro. Mario Sensini 02 giugno 2010
2010-06-01 "confronto costruttivo e non solo conflittuale fra le forze politiche" Napolitano: "Serve un grande sforzo per risollevare le sorti dell'economia" Il messaggio del presidente della Repubblica per la Festa del 2 giugno: "L'Italia deve crescere dal Nord al Sud" "confronto costruttivo e non solo conflittuale fra le forze politiche" Napolitano: "Serve un grande sforzo per risollevare le sorti dell'economia" Il messaggio del presidente della Repubblica per la Festa del 2 giugno: "L'Italia deve crescere dal Nord al Sud" Giorgio Napolitano Giorgio Napolitano ROMA - Solidarietà e unità, nella società e nella politica, per uscire dalla crisi. Lo chiede, in un appello "alla responsabilità" lanciato in occasione della festa del 2 Giugno, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Un augurio affettuoso a quanti vivono e operano nel nostro paese per la festa che celebriamo insieme: festa dell'Italia che si unì e si fece Stato 150 anni orsono, festa della Repubblica che il popolo scelse liberamente il 2 giugno 1946" dice il Capo dello Stato. "In questo momento - prosegue - sentirsi nazione unita e solidale, sentirsi italiani, significa riconoscere come problemi di tutti noi quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza in cui si dibattono, pesanti interrogativi per il futuro". GRANDE SFORZO - "Parlo dei problemi del lavoro e della vita quotidiana, dell'economia e della giustizia sociale" aggiunge Napolitano. "Stiamo attraversando, nel mondo e in particolar modo in Europa, una crisi difficile: occorre dunque un grande sforzo, fatto anche di sacrifici, per aprire all'Italia una prospettiva di sviluppo più sicuro e più forte. Per crescere di più e meglio, assicurando maggiore benessere a quanti sono rimasti più indietro, l'Italia deve crescere tutta, al Nord e al Sud. Si deve, guardando ai giovani, promuovere una migliore educazione e formazione, fare avanzare la ricerca scientifica e tecnologica, elevare la produttività del nostro sistema economico : solo così si potrà creare nuova e buona occupazione" 01 giugno 2010
APPELLO DEGLI ANTAGONISTI "Fermate la parata del 2 giugno: con quei soldi aiuti ai precari disoccupati" I promotori della campagna "Sbilanciamoci": la sfilata costa 10 milioni di euro, spesa fuori luogo con la crisi Le frecce tricolori alla parata del 2 giugno 2009 Le frecce tricolori alla parata del 2 giugno 2009 ROMA - Quanto costa la parata militare del 2 giugno? In tempi di crisi e di pesanti tagli - perfino allo stesso bilancio della Difesa - sono in molti a chiedersi se non si potrebbe ridurre la spesa per la tradizionale sfilata di uomini e mezzi in programma a Roma mercoledì. La sinistra antagonista ne chiede - come da copione - la cancellazione: per "spazzare via le spese militari, dall'Afghanistan ai Fori Imperiali", centinaia di esponenti dei movimenti sociali organizzeranno il 2 giugno una contro sfilata a Ponte Sant'Angelo. Il tam tam è già partito sui social network. Mentre i moderati si rimpallano la domanda chiave: quanto costa la parata? Rispondono Giulio Marcon e Massimo Paolicelli, promotori della campagna "Sbilanciamoci": la sfilata militare del 2 giugno comporta una spesa che, "di fronte alla solita inesistente trasparenza della Difesa, abbiamo calcolato in circa 10 milioni di euro". I carabinieri a cavallo nella parata del 2009 I carabinieri a cavallo nella parata del 2009 STIME AL RIBASSO - La stima potrebbe essere al ribasso, ma è difficile dirlo con certezza, dato che nel bilancio del ministero della Difesa disponibile online non esiste un capitolo "parata", i cui costi sono semmai aggregati agli altri della gestione ordinaria, nei capitoli relativi ad ogni arma. Quel che è certo è che nel 2009, in seguito ai drammatici eventi de L'Aquila, la Difesa decise di "rendere la sfilata più sobria, riducendone la durata a soli 80 minuti, diminuendo il personale impegnato e ridimensionando i tradizionali allestimenti previsti lungo il percorso". E il ministro Ignazio La Russa annunciò che con il taglio di 10 minuti era stato risparmiato un milione di euro da destinarsi alla ricostruzione in Abruzzo. Un dono, insomma. Reparti della marina: sullo sfondo alcune delle impalcature il cui costo sarebbe di 700 mila euro Reparti della marina: sullo sfondo alcune delle impalcature il cui costo sarebbe di 700 mila euro VIGILI IN STRAORDINARI - Prendendo questo risparmio a parametro, si potrebbe pensare che la parata (durata originaria 90 minuti) costi almeno 9 milioni di euro, ma i conti sono ben più complessi. Basti pensare ai costi accessori, come quelli a carico del Comune di Roma. Da almeno due notti, un centinaio di vigili urbani fa straordinari oltre le 21 e fino alle ore piccole per consentire le "prove" dello schieramento di 264 Bandiere e Medaglieri, 5.890 militari, 500 civili, 209 quadrupedi, 284 mezzi. Tutti divisi in 7 settori dalla Cristoforo Colombo a Caracalla e il Celio. Nel frattempo si levano da Pratica di mare i 9 velivoli impiegati per l'esibizione delle Frecce Tricolori nei cieli della Capitale (martedì le prove). Un bambino segue la parata del 2009 (Ansa) Un bambino segue la parata del 2009 (Ansa) SOSPENDERE TUTTO - I promotori della campagna contro le storture del bilancio pubblico hanno calcolato che con i fondi destinati alla parata militare del 2 giugno si potrebbero "coprire le indennità di disoccupazione per 32.200 precari che hanno perso il lavoro". E chiedono di sospendere la sfilata dei mezzi e delle truppe della Difesa a Roma. "Troviamo fuori luogo - spiegano Marcon e Paolicelli - che mentre si sta per varare una manovra economica che chiede pesanti sacrifici al Paese si gettino in una anacronistica parata militare diversi milioni di euro". Paracadutisti in parata ai Fori Imperiali (Eidon) Paracadutisti in parata ai Fori Imperiali (Eidon) IMPALCATURE A NOLEGGIO - Soltanto per le impalcature della parata "si spendono 700mila euro - sottolineano da Sbilanciamoci - Ed è bene ricordare che la Repubblica Italiana, come recita l'articolo 1 della Costituzione, si fonda sul lavoro e mai come in questo momento la Festa della Repubblica va dedicata non allo sfoggio di carri armati e cacciabombardieri, ma al lavoro, a chi lo perde e a chi è costretto a far fronte alla grande emergenza sociale causata dalla crisi". Pertanto, ribadiscono, "chiediamo che i soldi risparmiati evitando la parata vengano destinati a coprire l'indennitá di disoccupazione di 32.200 precari che hanno perso il posto di lavoro". Nel 2009, aveva spiegato il ministro La Russa, il risparmio di 1 milione di euro era stato ottenuto "essenzialmente dalla riduzione delle tribune lungo dei Fori Imperiali e di altre strutture accessorie": in luogo delle costose tettoie sui posti a sedere, la Difesa aveva previsto di distribuire al pubblico "ombrelli tricolori in caso di pioggia". FESTA DI PACE - Il sito PugliAntagonista rilancia intanto l'adunata dei pacifisti a Ponte Sant'Angelo: "Sarà un'altra festa della Repubblica, quella di chi ripudia la guerra e rifiuta la menzogna delle "missioni di pace"". Dalle 10 alle 13.30, azioni di animazione con musica, parole e colori. Partecipano gruppi musicali popolari. Poi una maratona oratoria con letture collettive degli articoli della costituzione e di poesie contro la guerra. Ci sarà anche l'"atelier della pace" con i disegni dei bambini della scuola Iqbal Masih. Ci saranno i banchetti delle associazioni contro la guerra e per la raccolta delle firme per il referendum sull'acqua. All'iniziativa del 2 giugno partecipano una ventina tra associazioni e forum pacifisti. Redazione online 01 giugno 2010
Ritratto sincero di un paese Le parole del governatore sono applaudite da tutti. Il giorno dopo dimenticate da molti. Speriamo che almeno questa volta non sia così, perché Draghi ha detto più di quello che, con concretezza e lucidità, ha scritto. Una grande relazione. In sintesi. La lezione della crisi finanziaria è una sola: la colpa è del vuoto regolamentare americano e l’azzardo morale va sanzionato. Duramente. Le nuove regole sono però ostacolate ("Anche da molti di voi presenti") perché, si dice, freneranno la ripresa. Non è così. Dall’euro non si esce, ma si rafforzi il patto di stabilità e crescita. Non c’è solo la disciplina di bilancio. Se un Paese non fa le riforme necessarie a tutti, lavoro e istruzione per esempio, può ricevere una sanzione anche politica: la perdita del voto in sede comunitaria. L’ultima manovra del governo era necessaria e inevitabile, ma è incompleta. Si propone lodevolmente di contenere l’espansione della spesa pubblica all’1 per cento nel biennio 2011-12. Nota il governatore: negli ultimi dieci anni è cresciuta al ritmo del 4,6 per cento ogni dodici mesi. Di colpo virtuosi? Speriamo. Se l’Italia ha sopportato meglio di altri la crisi, il merito è soprattutto della politica monetaria, meno del governo. L’estensione degli ammortizzatori sociali, però, è stata corretta ed efficace. La manovra agisce seriamente sulla spesa previdenziale (finestre ed età pensionabile), ma potrebbe abbassare il già debole tasso di crescita. Il rischio è una seconda recessione. "Macelleria sociale è l’evasione fiscale ". Solo di Iva si evadono trenta miliardi l’anno. Se l’avessimo pagata regolarmente in questi anni, il livello del debito sul prodotto lordo sarebbe fra i migliori d'Europa. Più forti dei tedeschi. L’evasione va combattuta, e il governo, ammette Draghi, si sta impegnando. Le risorse recuperate riducano le aliquote, specie sul lavoro. L’altro grande ostacolo (macigno) alla crescita è nell’espansione della criminalità organizzata e nella diffusione della corruzione. La prima incancrenisce le istituzioni e attenta alla libertà e all’incolumità dei cittadini; la seconda umilia il merito, distorce il mercato, deprime la crescita. Chi paga il conto più elevato della crisi? I giovani, le vere vittime. La riduzione degli occupati, nella fascia tra 20 e 34 anni, è stata sette volte superiore a quella degli anziani; le nuove assunzioni sono diminuite del 20 per cento; i salari d’ingresso sono fermi a 15 anni fa. E non è vero che facendo lavorare di più chi sta tra i 55 e i 64 anni (occupato solo il 36 per cento, la media europea è al 46) le opportunità per i giovani diminuiscono. Alcuni Paesi nordici lo dimostrano. Il mercato del lavoro va riformato con lo sguardo rivolto ai giovani e a chi ha meno diritti. Federalismo fiscale? Sì, purché chi spende troppo e male, paghi. Oggi spesso viene rieletto. La riforma universitaria va nella direzione giusta. Le debolezze della nostra economia sono note, ma i punti di forza non sono pochi (risparmio privato, rapporto tra patrimonio e reddito tra i più elevati in Europa, debito estero tra i più bassi). Il vero problema è che la produttività non cresce. Il filo che unisce tutta la relazione di Draghi si può riassumere così. Il coraggio al Paese non è mancato in momenti più difficili. Perché dovrebbe venir meno ora? La crisi a livello internazionale richiede cooperazione nella responsabilità. Perché dovremmo dividerci proprio noi sulle scelte più importanti per il futuro del Paese? Non si tratta di vagheggiare improponibili governi di unità nazionale o di larghe intese, ma almeno di sperare che maggioranza e opposizione si confrontino un po’ di più sui contenuti, nella consapevolezza di far parte (tutti) della stessa comunità. È troppo sperarlo? Ferruccio de Bortoli 01 giugno 2010
IL PROBLEMA Manovra : il testo "inaccessibile" Il testo del documento è effettivamente presente sul sito del Governo, ma è enorme e di fatto non fruibile da molti utenti, fra cui i non vedenti, a dispetto della Legge Stanca * NOTIZIE CORRELATE * Il canale "disabilità" di Corriere.it * Il forum "legge e disabilità" * Il forum "lavoro e disabilità" * Il forum "Ditelo a noi" MILANO - Correva l’anno 2003 quando il Parlamento italiano approvò la Legge 4 del 9 gennaio 2004, più nota coma "Legge Stanca", dal nome dell’allora Ministro per l’innovazione tecnologica. La disposizione, importante, imponeva l’accessibilità dei siti della Pubblica Amministrazione, adottando – per legge – anche in Italia standard internazionali (W3C) che garantiscano la fruibilità delle informazioni presenti in Internet a tutti i Cittadini, indipendentemente dalla disabilità o dagli strumenti informatici usati. NON SOLO DISABILI - Fruibilità e accessibilità non sono solo problemi delle persone con disabilità, ma anche di quelle che non hanno dimestichezza con il web, che usano computer particolari, che non dispongono di collegamenti superveloci. In questi anni ci sono stati ulteriori provvedimenti ed azioni per promuovere ulteriormente l’accessibilità delle informazioni in Internet. Alcune iniziative sono anche culturalmente avanzate, come la realizzazione dell’Osservatorio sull’accessibilità dei servizi delle PA, sito istituzionale consultabile all’indirizzo http://www.accessibile.gov.it. Il principio cardine di queste misure è uno: l’accessibilità e la fruibilità (che significa anche comprensibilità) dei servizi e delle informazioni rappresentano un indicatore – sempre più importante - di democrazia. LA MANOVRA CORRETTIVA - Di come si possa rendere un’informazione inaccessibile, e di come il problema non riguardi solo le persone con disabilità, dà oggi un concreto esempio il sito del Governo (www.governo.it) pubblicando un testo di enorme importanza su cui vi è stato un dibattito serrato nelle ultime settimane: il decreto-legge che contiene la Manovra correttiva. Il sito del Governo ne pubblica il testo firmato dal Presidente della Repubblica in un documento che la dimensione di 14 "mega": un’enormità per un documento di testo di 200 pagine, che ne rende difficoltosa, se non impossibile, la consultazione da parte di chi non disponga di una linea super-veloce. Il perchè è presto detto: il documento è la scannerizzazione di altrettante pagine. È la fotografia dei singoli fogli e, pertanto, le dimensioni del file sono enormi ed ingestibili dal comune Cittadino. Inoltre, quel genere di documento non è consultabile da non vedenti, non consente la ricerca testuale, non consente l’estrapolazione di brani di testo. Ovviamente soluzioni alternative, anche di semplicissima realizzazione, erano alla portata dei tecnici di Palazzo Chigi, ma - con tutta evidenza – non si è ritenuto importante garantirne la massima diffusione e conoscenza. Carlo Giacobini 01 giugno 2010
2010-05-31 Lo si apprende in ambienti del Qurinale Manovra: Napolitano firma. Stralciata la lista dei tagli agli enti culturali Riduzione delle spese del ministero ma affidata a Bondi. Il presidente dell'Anm: "Magistrati pronti allo sciopero" Lo si apprende in ambienti del Qurinale Manovra: Napolitano firma. Stralciata la lista dei tagli agli enti culturali Riduzione delle spese del ministero ma affidata a Bondi. Il presidente dell'Anm: "Magistrati pronti allo sciopero" Giorgio Napolitano (Ansa) Giorgio Napolitano (Ansa) ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato il decreto che contiene la manovra economica e finanziaria 2011-2012. Lo si apprende in ambienti del Qurinale. Il testo definitivo del decreto legge "è stato trasmesso domenica sera dalla presidenza del Consiglio dei ministri", riferisce una nota dell’ufficio stampa del Quirinale. Nel documento sarebbe stata stralciata la lista dei tagli ai 232 enti, fondazioni e istituti culturali per i quali aveva protestato il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi. Secondo fonti di Palazzo Chigi nel testo finale del provvedimento ci sarebbe comunque una riduzione delle spese per questo settore, affidata però alla valutazione del ministro. I magistrati, dopo l'incontro con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta sugli aspetti della manovra che riguardano la magistratura, si sono detti pronti a scioperare e "ad altre forme di lotta". ANM: "PRONTI ALLO SCIOPERO" - "Siamo pronti allo sciopero", ha dichiarato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Anm), Luca Palamara, al termine dell'incontro con Letta. "Abbiamo preso atto della conferma dei tagli che erano stati annunciati", ha proseguito Palamara. "Fino a questo momento per senso di responsabilità, avevamo congelato ogni iniziativa ma ora convocheremo il nuovo consiglio direttivo e siamo pronti allo sciopero e anche ad altre forme di protesta alternative (sciopero bianco, ndr). I magistrati vogliono fare la loro parte in un momento così difficile per il Paese, ma è grave che si preveda che chi guadagna di più paghi di meno. È inaccettabile essere considerati un costo e non una risorsa". Secondo il segretario dell’Anm, Giuseppe Cascini, "è assurdo che un magistrato che guadagna 150 mila euro se ne veda decurtati 2 mila dalla manovra, mentre uno che ne guadagna 70 mila debba contribuire alla soluzione della crisi economica con 20 mila in funzione del blocco dei primi aumenti automatici di stipendio, che sono i più consistenti e avvengono nei primi quindici anni di carriera", ha spiegato Cascini. "In questa manovra si può leggere la volontà di punire la magistratura italiana". Redazione online 31 maggio 2010
la relazione annuale/"PIù POTERI PER LA RIMOZIONE DEI manager bancari scorretti" Draghi: "Bene manovra, tagli inevitabili" Berlusconi: riconosciuta la nostra azione Il governatore di Bankitalia: "Ora le riforme. Ridurre le tasse con la lotta all'evasione. Corruzione frena sviluppo" * NOTIZIE CORRELATE * Considerazioni finali: il testo * Il commento - L'Italia può uscire dalla crisi D.Manca * VIDEO - Affondo sugli evasori: "Sono i primi responsabili della macelleria sociale" di R.Bagnoli la relazione annuale/"PIù POTERI PER LA RIMOZIONE DEI manager bancari scorretti" Draghi: "Bene manovra, tagli inevitabili" Berlusconi: riconosciuta la nostra azione Il governatore di Bankitalia: "Ora le riforme. Ridurre le tasse con la lotta all'evasione. Corruzione frena sviluppo" ROMA - Crisi, riforme e crescita. Sono queste le parole d'ordine contenute nelle considerazioni finali di Mario Draghi all'Assemblea annuale della Banca d'Italia. Nel suo discorso (leggi), il governatore ha puntato il dito contro la corruzione diffusa nelle amministrazioni pubbliche del nostro Paese che, ha denunciato il numero uno di Palazzo Koch, finisce per frenare lo sviluppo. Non solo: con la crisi "i costi dell'evasione fiscale e della corruzione divengono ancora più insopportabili": l'evasione "è un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate per chi le paga", mentre "relazioni corruttive tra soggetti privati e amministrazioni pubbliche, in alcuni casi favorite dalla criminalità organizzata, sono diffuse". Una situazione davvero allarmante, certificata dalle periodiche graduatorie internazionali che "collocano l'Italia in una posizione sempre più arretrata". La "sfida" dell'Italia per superare la crisi, secondo Draghi, è quella di "coniugare la disciplina di bilancio con il ritorno alla crescita". Con la certezza però che "dall'euro non si torna indietro". Quanto alla manovra varata dal governo, la Banca d'Italia la promuove, apprezzandone i tagli alla spesa. "Agire era inevitabile", ha spiegato Draghi, auspicando allo stesso tempo il completamento delle riforme di pensioni e lavoro, denunciando il disagio dei giovani. La Vigilanza di Bankitalia, ha chiesto infine il governatore, deve avere più poteri per la rimozione di manager bancari scorretti. MANOVRA - La manovra varata dal governo, con l'anticipo delle misure correttive per il 2011 e 2012 e i tagli alla spesa corrente, era "inevitabile", secondo Draghi, date le condizioni dei mercati. "Nelle nuove condizioni di mercato era inevitabile agire, anche se le restrizioni di bilancio incidono sulle prospettive di ripresa a breve dell'economia italiana" ha specificato il governatore, sottolineando la necessità "di un attento scrutinio degli effetti della manovra per garantire il conseguimento degli obiettivi". Per il numero uno di Bankitalia poi è "urgente" rafforzare il Patto di stabilità europeo, introducendo sanzioni anche politiche per i Paesi che non lo rispettano. BERLUSCONI - Il premier Silvio Berlusconi, attraverso una nota, ha fatto sapere di aver apprezzato "il riconoscimento che Mario Draghi ha dato all'azione di governo in termini di riduzione della spesa e lotta all'evasione fiscale, al fine del contenimento del deficit di bilancio". Quanto alla sfida lanciata dal Draghi di coniugare, attraverso riforme strutturali, risanamento dei conti e ritorno alla crescita, il presidente del Consiglio ha assicurato che si tratta di "un impegno che intendiamo proseguire sostenuti anche dallo stimolo della Banca d'Italia. Concordo con Draghi: il Paese ha forze sane e sufficienti per vincere la sfida". GIOVANI E LAVORO - Nel suo discorso, il governatore Draghi ha più volte ribadito la necessità di riforme strutturali, prima fra tutte quella del mercato del lavoro che favorirebbe i giovani. "In molte altre occasioni - ha detto il numero uno di Bankitalia -, abbiamo affrontato il tema delle riforme strutturali. La crisi le rende ancora più urgenti" è il monito del governatore. "La crisi - ha aggiunto - ha acuito il disagio dei giovani nel mercato del lavoro". Per questo la "riforma del mercato del lavoro va completata, superando le segmentazioni e stimolando la partecipazione". "Una ripresa lenta accresce la probabilità di una disoccupazione persistente - è l'avvertimento di Draghi -. Questa condizione, specie se vissuta nelle fasi iniziali della carriera lavorativa, tende ad associarsi a retribuzioni successive permanentemente più basse". EVASIONE FISCALE E MACELLERIA SOCIALE - Altro argomento caro al governatore della Banca d'Italia la lotta all'evasione. Secondo Draghi, le misure avviate dal governo devono necessariamente "consentire" la riduzione "delle aliquote. Il nesso fra le due azioni va reso visibile ai contribuenti" è l'opinione del governatore. Duro l'attacco agli evasori fiscali: "Macelleria sociale - ha detto Draghi - è una espressione rozza ma efficace: io credo che gli evasori fiscali siano i primi responsabili della macelleria sociale". IVA - "Se l'Iva fosse stata pagata il nostro rapporto tra il debito e il Pil sarebbe tra i più bassi dell'Unione Europea" ha detto durante il suo intervento all'assemblea di Bankitalia il governatore. Draghi ha spiegato infatti che "tra il 2005 e il 2008 il 30% della base imponibile dell'iva è stato evaso: in termini di gettito sono oltre 30 miliardi l'anno, 2 punti di Pil". "VIA I MANAGER SCORRETTI" - Dal numero uno di Palazzo Koch, infine, è arrivata una richiesta precisa in merito a banche e manager scorretti. La Banca d'Italia, è l'appello dei governatori, abbiano più poteri per rimuovere dalle banche, come avviene in altri Paesi e come consiglia il Comitato dei supervisori europei (Cebs), "i responsabili di gestioni scorrette o altamente rischiose prima che la situazione sia gravemente deteriorata e si debbano perciò attivare provvedimenti di rigore". Draghi ha sottolineato a tal riguardo l'azione massiccia della Vigilanza: nel 2009 le ispezioni a banche e intermediari sono state più di duecento. Inoltre, in un passaggio aggiunto a braccio alle sue considerazioni finali, Draghi ha parlato del ruolo delle Fondazioni come azionisti delle banche. "Non credo - ha voluto specificare il governatore - che sia interesse di nessuno, nemmeno delle Fondazioni, tornare agli anni '70-'80 quando la maggioranza di turno nominava gli amministratori delle banche e suggeriva anche i clienti privilegiati". REAZIONI - Anche il Pd, come governo e maggioranza, plaude all'intervento del governatore Draghi. "Dalla relazione - ha detto Pierluigi Bersani - sono venute parole preoccupate e veritiere sulla situazione italiana. Un intervento che ha parlato di sforzo coerente ed unitario, di crescita, di riforme. È un terreno ben più alto - ha aggiunto però il segretario dei democratici attaccando l'esecutivo - di quello che ci propone la manovra, una manovra che, al di là della sua inevitabilità, emerge dalla relazione come contraria alla ripresa, inconsistente dal lato delle riforme e aleatoria dal punto di vista delle prospettive di controllo della spesa". "Condivido la relazione di Draghi, sono le stesse nostre tesi" ha commentato dal canto suo la leader di Confindustria, Emma Marcegaglia. "Bisogna ridurre la spesa e questa manovra lo fa - ha proseguito - e coniugare questo con la crescita della competitività. L'Italia ha questo problema da anni". Redazione online 31 maggio 2010
2010-05-30 donadi (idv): "Mancano idee per il rilancio dell'economia e interventi strutturali" Manovra, Pdl diviso sui tagli L'ira di Bondi: "Esautorato" Bocchino: "E' grave che il coordinatore del primo partito della maggioranza non fosse stato avvertito" donadi (idv): "Mancano idee per il rilancio dell'economia e interventi strutturali" Manovra, Pdl diviso sui tagli L'ira di Bondi: "Esautorato" Bocchino: "E' grave che il coordinatore del primo partito della maggioranza non fosse stato avvertito" Italo Bocchino (Chianura) Italo Bocchino (Chianura) MILANO - Anche se il decreto legge sulla manovra deve ancora essere approvato dal capo dello Stato non mancano già le critiche al provvedimento. Ad incominciare dalla maggioranza che quello stesso provvedimento sarà presto chiamata ad approvare in Parlamento. "Avrei voluto che la decisione sugli enti a carattere culturale fosse stata presa insieme, il Ministero dei beni culturali non doveva essere esautorato" sottolinea il ministro della Cultura Sandro Bondi. "Io sono in totale sintonia con Tremonti sulle motivazioni che muovono la manovra, per le difficoltà in cui si muove il paese e la necessità di tagli coraggiosi. Molti degli enti che figurano in quell'elenco - aggiunge Bondi - vanno soppressi, ma alcuni come il Centro sperimentale di cinematografia, la Triennale di Milano, il Vittoriale, non possono in nessun modo essere considerati lussi". Quanto al fatto che il ministero sarebbe stato tenuto fuori dalla scelta, Bondi aggiunge: "Avrei voluto decidere insieme: il ministero non doveva essere esautorato. Ora mi metterò al lavoro con i miei collaboratori per capire quali di quegli enti sono eccellenze e quali sono inutili. Ma la scelta va fatta insieme". I FINIANI - "Se un esponente autorevole del Pdl e del governo come Sandro Bondi dice di non aver saputo e di non condividere i tagli alla Cultura significa che c'è qualcosa di serio che non va", afferma Italo Bocchino esponente della corrente finiana del Pdl alla Camera e Presidente di Generazione Italia. "Da un lato - aggiunge Bocchino - è impensabile tagliare risorse al bene più prezioso del nostro Paese, risorse che si potrebbero recuperare abolendo cose inutili e non strategiche come il Pra, l'agenzia dei segretari comunali o l'Unire, dall'altro è grave che il coordinatore del primo partito della maggioranza, nonchè ministro, non fosse stato avvertito e consultato. Siamo dinanzi all'ennesima prova della necessità di una maggiore collegialità nelle scelte politiche del Pdl". ROTONDI - C'è però chi nella maggioranza punta a rasserenare gli animi ed, anzi invita anche l'opposizione ad appoggiare la manovra. "Rafforzare la ripresa, rilanciare del tutto lo sviluppo, evitare la pressione fiscale, tagliare le spese inutili: è la piattaforma su cui tutti si devono ritrovare", scrive in una nota il ministro per l'Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi. "La manovra è articolata, impone certo dei sacrifici ma non tocca il capitolo delle tasse. Anzi, guarda allo sviluppo come azione per consentire che la ripresa sia più rapida. L'opposizione non si chiuda a riccio, dia piuttosto un contributo costruttivo" conclude Rotondi. IDV - Di tutt'altro parere alcuni degli esponenti dell'opposizione. "È una manovra "lacrime e tagli" e basta. Mancano completamente idee per il rilancio dell'economia e interventi strutturali. A pagare saranno sempre gli stessi, mentre speculatori e grandi rendite improduttive non vengono toccate. Il balletto sulla firma dimostra anche il grado di confusione di questo governo, che sempre ha negato l'esistenza stessa della crisi e ora si trova a doverla fronteggiare senza essere preparato. Se non fossero stati così irresponsabili, oggi il Paese si troverebbe in condizioni diverse " afferma il capogruppo Idv Massimo Donadi. Redazione online 30 maggio 2010
Le "gabbie fiscali" nel redditometro Calcoli diversi tra Nord e Sud Studi di settore, verso lo stop per i professionisti. Subito al fisco le fatture elettroniche oltre 3 mila euro LA MANOVRA Le "gabbie fiscali" nel redditometro Calcoli diversi tra Nord e Sud Studi di settore, verso lo stop per i professionisti. Subito al fisco le fatture elettroniche oltre 3 mila euro ROMA — Prima il controllo della Ragioneria sulle spese di Palazzo Chigi: dove, tanto per dirne una, i voli blu hanno ripreso i ritmi allegri del passato. Poi l’abolizione delle Province più piccole (e ti pareva…). Quindi il taglio del finanziamento pubblico alla politica, trasformato in una spuntatina quasi indolore, tenuto conto delle risorse che i partiti ingoiano. E alla fine hanno salvato pure l’Istituto per il Commercio con l’estero, in predicato per essere inglobato nella Farnesina e nello Sviluppo economico. Sopravvivrà. In una manovra impostata per mettere finalmente a dieta la spesa pubblica e colpire qualche intollerabile rendita di posizione, che ha cominciato a perdere pezzi ancora prima di arrivare in Parlamento, il pacchetto fiscale però regge ancora. Il nuovo fisco Qualcuno potrebbe considerarlo un mezzo miracolo, in un Paese dove il 27% del Prodotto interno lordo sfugge regolarmente al Fisco e l’evasione veleggia paciosamente (e sfrontatamente) verso quota 100 miliardi l’anno. O forse più. E tale sarà, se uscirà indenne dalla battaglia parlamentare che già si prepara. Perché le misure della manovra fiscale, va detto, sono oggettivamente senza precedenti per una maggioranza che nel passato aveva sostenuto la politica scriteriata dei condoni e delle sanatorie. Certo, si è dovuto rispolverare il principio, anche se in forma più morbida (il tetto massimo per l’uso "legittimo" dei soldi liquidi è fissato a 5 mila euro), della tracciabilità dei pagamenti su cui aveva puntato il centrosinistra. E che il centrodestra aveva spazzato via bollandolo come una forma insensata di controllo poliziesco sul denaro, sottolineando come in caso contrario il limite per l’utilizzo del contante sarebbe sceso progressivamente fino a 100 euro. Ma la tanto contestata tracciabilità, unita ad altri due meccanismi come il nuovo redditometro e la fattura telematica potrebbe davvero rappresentare, se non altro sulla carta, un deterrente micidiale per l’evasione. Il redditometro, innanzitutto. I tecnici di Attilio Befera, il capo dell’Agenzia delle Entrate, ci stanno lavorando da settimane. Per arrivare a una soluzione completamente diversa dall’ormai desueto meccanismomesso a punto negli anni Ottanta. La grossa novità è che sarà impostato su un criterio territoriale. Diverso quindi da regione a regione, ma anche da provincia e provincia, come da città e periferia. Il redditometro dei milanesi sarà differente da quello dei romani o dei palermitani. Secondo l’idea che un avvocato o un dentista di Milano ha di sicuro maggiori possibilità economiche rispetto a quelle di un suo collega di Napoli o Reggio Calabria. Una specie di "gabbia salariale" fiscale per i ricchi e i benestanti che funzionerà sulla base di numerosi parametri. Non più soltanto la barca, la Porsche o il cavallo nel maneggio, ma pure le crociere di superlusso, le scuole private con rette astronomiche, i circoli sportivi da vip, le palestre alla moda… Studi di settori e acquisti di lusso La prospettiva che lascia intravedere il Fisco con l’applicazione di questo redditometro è clamorosa: l’abolizione degli studi di settore, almeno per le categorie dei professionisti. Anche perché, se il sistema funzionerà come deve, non dovrebbero sfuggire agli uomini di Befera nemmeno le spese personali particolarmente elevate e gli acquisti di beni di lusso. Ciò a causa, o meglio per merito, della fattura elettronica, obbligatoria sopra i 3 mila euro. Il grossista sarà costretto a fatturare al dettagliante il quale, a sua volta, dovrà emettere fattura al cliente finale, anche se privato cittadino. E tutto, qui sta il segreto, non resterà negli archivi dei commercianti, ma finirà all’Agenzia delle Entrate, la quale potrà tenere sotto controllo l’intera filiera. In concreto: chiunque comprasse un Rolex d’oro, un anello di diamanti, una pelliccia o un costoso abito firmato, il Fisco verrebbe a saperlo. Sempre in teoria, naturalmente. La stretta sulle società In questo mondo "fiscalmente perfetto" non verranno risparmiate nemmeno le società che chiudono regolarmente in perdita. Sono metà di tutte quelle iscritte alle Camere di commercio: una percentuale da una quantità esagerata di tempo al centro del sospetto che i bilanci in perdita siano frutto di elusione fiscale piuttosto che di cattive performance economiche. Tanto più perché gran parte di esse hanno soltanto la funzione di custodire qualche proprietà immobiliare o lo yacht di famiglia. Senza parlare delle società che aprono e chiudono i battenti nel giro di un anno. O anche meno. Tantissime. Decisamente troppe per non far sorgere, anche qui, il dubbio che la loro vita effimera abbia spesso motivazioni truffaldine: per esempio la fabbricazione di fatture false. Ecco perché, assicura l’Agenzia delle Entrate, saranno oggetto di controlli a tappeto. La Guardia di finanza sarebbe già al lavoro. Banche sostituti d’imposta Altro capitolo, quello delle ristrutturazioni edilizie che ottengono il beneficio fiscale di uno sgravio del 36% a patto che i pagamenti avvengano tramite bonifico bancario. Il fatto è che i bonifici materialmente si fanno, e anche le fatture si emettono. Ma poi alcune di loro spariscono nelle nebbie. Che fare per arginare il fenomeno senza abolire l’agevolazione per chi rimette a posto casa? Con la manovra le banche diventeranno sostituto d’imposta: tratterranno il 20% dell’importo del bonifico, che verrà automaticamente girato al Fisco. Soltanto questo piccolo accorgimento vale, secondo l’Agenzia delle Entrate, qualcosa come un miliardo di euro. Ce n’è anche per i cittadini che si vedono recapitare a casa una cartella esattoriale. D’ora in poi si dovranno scordare di prendere un po’ di tempo facendo ricorso, perché con l’iscrizione a ruolo scatterà anche l’accertamento. E si dovrà pagare subito. Inutile dire che sarebbero tutti più contenti se contemporaneamente all’introduzione di questa norma draconiana si risolvesse anche il problema delle vessazioni, ben documentate da una inchiesta di "Report", la trasmissione di Milena Gabanelli su Raitre, alle quali talvolta vengono sottoposti i comuni mortali che hanno a che fare con multe o tasse già pagate, e di cui si pretende ingiustamente il pagamento. Sarà anche, come dicono al Fisco, un problema limitato a Napoli e Roma, e la cui responsabilità andrebbe attribuita soprattutto ai Comuni. Resta sempre il fatto che di questo, nella manovra, non c’è ahimè una sola riga. Sergio Rizzo 30 maggio 2010
LE MISURE ANTi-CRISI. L'Anm: "Per ora non scioperiamo" Berlusconi alla fine firma la manovra Via libera dal premier che prima aveva detto: "Firmerò quando Napolitano darà la sua valutazione" * NOTIZIE CORRELATE * Berlusconi: "Manovra efficace senza mettere le mani nelle tasche degli italiani" (28 maggio 2010) LE MISURE ANTi-CRISI. L'Anm: "Per ora non scioperiamo" Berlusconi alla fine firma la manovra Via libera dal premier che prima aveva detto: "Firmerò quando Napolitano darà la sua valutazione" ROMA - Tormentato e travagliato il cammino della manovra fin dalla sua nascita. Tanto che l'ultimo passaggio del governo, quello della consegna del testo Quirinale diveniva più difficile del previsto, per l'assenza della firma del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Che però alla fine firmava. Permettendo così il vaglio costituzionale del decreto da parte del capo dello Stato. "Il testo della manovra economica, già firmato dal Presidente del Consiglio, è ora al Quirinale in attesa della valutazione del Capo dello Stato. Lunedì mattina il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, riceverà una delegazione di Intermagistrature e dell'Associazione Nazionale Magistrati" affermava alla fine una nota di Palazzo Chigi. A cui faceva eco subito dopo il Quirinale che spiegava che il Presidente della Repubblica stava esaminando il testo del decreto legge. IL CHIARIMENTO - Un comunicato quello di Palazzo Chigi che chiariva i contorni di quello che rischiava di diventare l'ennesimo caso nei confronti del testo della manovra di cui non si conosce finora l'esatto contenuto. La manovra? "E’ all’attenzione del Capo dello Stato". Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva risposto in mattinata, all’uscita da Palazzo Grazioli, ai giornalisti che gli chiedevano a che punto fossero i lavori sulla manovra economica e se, a differenza di quanto aveva detto venerdì l’avesse firmata. "La manovra viene firmata quando il Colle avrà dato la sua valutazione", aveva concluso il premier. Questo però dopo che venerdì pomeriggio c'era già stato un colloquio di circa un'ora tra il Capo dello Stato e Silvio Berlusconi al Quirinale con all'ordine del giorno la nomina dei Cavalieri del lavoro in occasione della festa del 2 giugno. Il Cavaliere era salito al Colle nelle vesti di ministro dello Sviluppo ad interim, ma l'occasione era servita anche per fare il punto su altri temi come, per esempio, la manovra economica. Il presidente della Repubblica si sarebbe informato con il premier sul testo che fino a venerdì sera non era stato ancora trasmesso dal governo ai suoi uffici. Berlusconi, nel corso dell'incontro avrebbe spiegato a Napolitano, così come ha fatto successivamente conversando con i giornalisti, di non averla ancora firmata. Questione di ore, si spiegava in ambienti parlamentari della maggioranza, per consentire poi al Quirinale di fare le opportune valutazioni prima di dare il via libera al documento che il governo auspica possa essere messo in Gazzetta già lunedì prossimo. Provvedimento di "difficile composizione" perché ancora si devono aggiustare alcune voci all'interno della stessa maggioranza. IL DICASTERO DELLO SVILUPPO - Durante il lungo colloquio, il Cavaliere avrebbe accennato anche al nodo della successione a Claudio Scajola spiegando al Capo dello Stato di sperare ancora di poter trovare un tecnico di rango per quel ruolo. Anche se, avrebbe ammesso, la ricerca fino ad ora non ha dato esiti positivi. Tra i nomi che circolano per il ministero dello Sviluppo ci sarebbe anche quello di Antonio Catricalà, presidente dell'Antitrust, che però ha precisato che la sua candidatura è nata solo sui giornali. In mattinata si era recato a Palazzo Grazioli il presidente dell'Eni Paolo Scaroni, una visita che aveva alimentato altre voci, ma che anche in questo caso non hanno trovato conferme. ANM - Intanto l'Associazione nazionale magistrati afferma di non avere intenzione di proclamare oggi uno sciopero contro le misure previste nella manovra finanziaria, ma non è escluso che si possa arrivare ad una forma di protesta così dura se "le misure nei confronti dei magistrati fossero caratterizzate da iniquità e ingiustizia sia nei confronti di altre categorie sia all'interno della stessa magistratura, con un danno soprattutto per i magistrati più giovani". Questa la posizione espressa dal segretario del sindacato delle toghe, Giuseppe Cascini, nel corso della riunione del "parlamentino" convocato in via straordinaria proprio per discutere della manovra, per sabato mattina. "Non rinunciamo alla possibilità di proclamare uno sciopero - spiega Cascini - ma oggi sarebbe inopportuno farlo, data l'incertezza che vi è ancora sui testi. L'Anm dovrà protestare con fermezza e con ogni mezzo, anche con il ricorso allo sciopero, se ci saranno misure inique (taglio di stipendio, ndr). I magistrati non intendono sottrasi al proprio dovere di cittadini per contribuire a risolvere la grave crisi del Paese, ma ciò deve avvenire in termini di equità e di giustizia". DI PIETRO - Sul fronte politico il leader di Italia dei valori, Antonio Di Pietro, da Reggio Calabria per un'iniziativa del suo partito critica la manovra: "I tagli di questa manovra sono contro il Sud. Non ci sono dubbi che esistano sacche di malaffare ma per coprire i buchi del debito pubblico si fanno pagare sempre i soliti e cioè i lavoratori del pubblico impiego e soprattutto i pensionati del Mezzogiorno". "Ci fanno pagare pure il minimo accesso alla vita - ha affermato l'ex pm - e se continua così oltre a privatizzare l'acqua questo governo tenterà di privatizzare anche l'aria che respiriamo, ed invece tutti abbiamo il diritto all'acqua perché è un bisogno naturale insopprimibile dell'essere umano". Redazione online 29 maggio 2010(ultima modifica: 30 maggio 2010)
Pensioni, per l’età del ritiro varrà l’aspettativa di vita Scuola e magistrati, spunta il recupero degli scatti congelati dalla manovra Liquidazioni a rate per gli statali soltanto oltre 90 mila euro Pensioni, per l’età del ritiro varrà l’aspettativa di vita Scuola e magistrati, spunta il recupero degli scatti congelati dalla manovra Liquidazioni a rate per gli statali soltanto oltre 90 mila euro ROMA - La minaccia della rateizzazione per la buonuscita degli statali, che nell’ultima settimana ha provocato una vera e propria fuga verso la pensione da parte di chi aveva già i requisiti, è rientrata. Nella versione del decreto con la manovra di correzione dei conti pubblici inviata dal governo al Quirinale, la corresponsione a rate riguarderà solo le liquidazioni di importo superiore ai 90 mila euro. Ma non è questa l’unica concessione strappata all’ultimo momento dai sindacati. Per ora c’è solo un impegno politico, ma il governo, dopo le proteste di Cisl e Uil, sarebbe pronto a riconsiderare anche il congelamento degli scatti di carriera per gli insegnanti della scuola. E forse a fare qualcosa anche per alleggerire il peso della manovra sui magistrati. Nel decreto le norme che bloccano gli scatti degli insegnanti non sono state toccate. Ma l’insistenza del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, sembra aver fatto breccia nell’esecutivo. Così, nel corso dell’esame parlamentare del decreto, l’assicurazione politica che sarebbe già stata strappata dal sindacato potrebbe tramutarsi in qualcosa di più concreto. Un emendamento, o forse un ordine del giorno che impegni il governo a recuperare alla fine del 2013 gli scatti settennali che dovessero essere perduti per l’effetto del decreto, e che per gli insegnanti, colpiti anche dal congelamento dei contratti, sono l’unica forma di progressione della carriera. Una forma di recupero potrebbe essere garantita anche ai magistrati, che sono scesi in stato di agitazione ed hanno accantonato, ma solo per il momento, la minaccia di uno sciopero. Pronti a organizzare sul territorio "iniziative di protesta e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sullo stato della giustizia in Italia" e delusi per la manovra "iniqua, sperequata e incostituzionale", i magistrati saranno ricevuti domani dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Nei loro confronti il governo potrebbe considerare anche un alleggerimento del blocco dei salari, così come la decurtazione del 10% degli emolumenti corrisposti a tutti i rappresentanti degli organi di autogoverno della magistratura, anche contabile. Mentre la manovra si addolcisce sul fronte del pubblico impiego, e dunque sul breve termine, iministri dell’Economia e del Lavoro, Giulio Tremonti e Maurizio Sacconi, si preoccupano di blindare i conti pubblici sull’orizzonte temporale più lungo. Così ieri i due ministri hanno firmato il decreto che dà attuazione definitiva alle misure già varate l’anno scorso per collegare dal 2015 l’età pensionabile all’aumento delle speranze di vita della popolazione. Entro giugno del 2014 l’Inps stabilirà, sia per gli uomini che per le donne, di quanti mesi dovrà aumentare il requisito minimo di età, oggi fissato a 65 anni, per accedere al pensionamento. La base del calcolo, che sarà effettuato dall’Istat tenendo conto dell’indice armonizzato sulla speranza di vita di tutta la popolazione residente in Italia, sarà il 2010. Il primo incremento, previsto per tutti dal primo gennaio del 2015, non sarà comunque superiore a tre mesi, mentre i successivi adeguamenti dell’età pensionabile avverranno, sulla base degli stessi criteri, ogni tre anni. Con una clausola un po’ sinistra: se Dio non voglia la speranza di vita media dovesse ridursi, di ciò non si terrà conto, ed i requisiti di pensionamento non saranno abbassati. Mario Sensini 30 maggio 2010
Meno stato più società Necessaria, tempestiva, utile. Si sprecano i giudizi positivi dell’Europa, del Fondo monetario, della Confindustria — "i medici pietosi" — sulla manovra del governo. Anche sufficiente? Sì, ad arrestare la febbre, che minacciava di salire. No, a curare la malattia, che è cronica. Sì, a farci "passare la nottata". No, a metterci al riparo da quelle che verranno. La dilatazione della sfera pubblica — che ormai assorbe il cinquanta per cento della ricchezza prodotta — provoca due distorsioni. Prima: una spesa — cresciuta di 90 miliardi negli ultimi cinque anni— nelle pieghe della quale si annidano sprechi, distrazione di risorse a uso clientelare, corruzione, assistenzialismo, distribuzione a geometria variabile della ricchezza agli interessi corporativi più forti con pregiudizio del principio di equità. Il Paese si impoverisce progressivamente. Seconda: una contrazione dei margini di autonomia della Società civile e delle libertà individuali, che aumenta i costi delle transazioni private, mortifica lo spirito imprenditoriale, penalizza meritocrazia e ricerca. Il Paese ne è progressivamente sfiancato. Il malato— lo Stato sociale— è inguaribile perché il medico (la politica) non sa curare se stesso. I governi — quale ne sia il colore, e che ne ricavano una "rendita politica" — rimediano alla prima distorsione, con manovre congiunturali, "tampone", ignorando sistematicamente la seconda. Le riforme cosiddette strutturali, che darebbero alla sfera pubblica ciò che è della sfera pubblica, riducendone le dimensioni, e alla Società civile ciò che è della Società civile, riconoscendole maggiori spazi di autonomia, non si fanno perché non convengono a nessuno. Non alla politica, non alla Pubblica amministrazione, che sono per lo status quo, non alle corporazioni e agli interessi organizzati, non all'area del parassitismo pubblico e a quella delle clientele private, che ci guadagnano. La manovra è la radiografia dello stato dei rapporti fra politica e Società civile; fra una politica— fondata sui sondaggi, e su una leadership a forte carica populista, che promette le riforme e poi non le fa per accontentare tutti— e una Società civile che, per la parte che conta, non le vuole. La solitudine del ministro dell'Economia — assediato, in Consiglio dei ministri, dalle richieste di spesa dei suoi stessi colleghi — è paradigmatica di una sovrastruttura (la cultura) ideologica, anti-empirica e poco pragmatica, nonché anti-individualistica e anti-meritocratica, e di una struttura (la società) corporativa, chiusa, che, nei secoli, hanno prodotto, culturalmente, "il genio" isolato e, politicamente, demagoghi e populisti di successo, mai una "scuola di pensiero" organica, senza la quale il gattopardismo, il trasformismo, in definiva, la Reazione al cambiamento, diventano prassi. Lo Stato non è lo strumento a difesa dei diritti individuali del cittadino — come vuole il costituzionalismo liberale— ma, degradato a puro statalismo, pretende siano i cittadini a essere al suo servizio, secondo l'imperativo razionalista e totalitario della "volontà generale" nella quale si fondono e si annullano le autonomie e le singole libertà individuali. Piero Ostellino 30 maggio 2010
L’intervista - Il segretario dei Democratici: non c’è una politica economica, fanno come un sarto che per due anni sbaglia il vestito, le correzioni non bastano "A tagliare così capaci anche i bambini" Bersani: il Pd dirà no a questa manovra, governo contro ogni logica costituzionale L’intervista - Il segretario dei Democratici: non c’è una politica economica, fanno come un sarto che per due anni sbaglia il vestito, le correzioni non bastano "A tagliare così capaci anche i bambini" Bersani: il Pd dirà no a questa manovra, governo contro ogni logica costituzionale ROMA—Il segretario del Pd non ha dubbi: il suo partito voterà "no" alla manovra. Di più, Pier Luigi Bersani accusa Tremonti di aver avuto un atteggiamento schizofrenico in politica economica e punta l’indice contro il premier e il ministro dell’Economia, che hanno agito "fuori da ogni logica costituzionale". Onorevole Bersani, il Partito democratico accusa il governo Berlusconi di non aver fatto una manovra strutturale. "Prima di parlare di questo dobbiamo chiederci perché si fa la manovra. Non può passare in cavalleria il fatto che essa sia il frutto amaro di due anni di politica economica sbagliata". Beh, veramente è l’Europa che chiede a tutti i Paesi di mettere i conti a posto, non è una sortita di Berlusconi e Tremonti. "L’Europa fa bene a chiedere di mettere i conti a posto. Ma se non li abbiamo a posto è totale responsabilità del governo. Al contrario degli altri governi europei quello italiano non ha speso nulla né per stimolare l’economia, né per salvare le banche. Per quale motivo ora dobbiamo fare un’altra manovra? Ha detto che andava tutto bene, ci ha raccontato un sacco di frottole e ha aumentato la spesa corrente, diminuito gli investimenti, abbassato la crescita, consentito minori entrate fiscali e non ha fatto nessuna riforma. Questo è il punto da cui partire: quello che hanno raccontato loro presentandoci questa manovra è un insulto alla verità". Tornando al merito della manovra economica varata dal governo, qual è il suo giudizio, onorevole Bersani? "Tornando al merito, questa manovra bombarda i redditi medi e bassi, ma non risolve il problema dei conti pubblici, per cui tra un anno, o anche meno, saremo da capo a dodici". Quali riforme strutturali avreste introdotto voi? "La riforma del fisco, le liberalizzazioni, riforme che incidano sulla pubblica amministrazione ". Può fare degli esempi concreti, tanto perché si capisca, altrimenti, come sempre nella politica, si rischia di perdersi nelle parole? "Prima di tutto spostare il carico su rendite, ricchezze ed evasione e alleggerirlo su imprese, lavoro e famiglie. Quanto alla pubblica amministrazione ci vogliono piani industriali, se ad esempio si abolisce il pubblico registro automobilistico ottieni dei risultati. Se fai dei proclami sui fannulloni i risultati non ci sono". Il presidente del Consiglio sostiene che però il suo governo, nonostante la manovra, ha mantenuto la parola data e non ha aumentato le tasse. "Che senso ha dire queste cose quando in termini di minori sevizi ho dei tagli alle retribuzioni e tutto finirà addosso alle tasche dei redditi medi e bassi? Oppure quando non dai più un’occhiata a quel che fanno le assicurazioni, al prezzo della benzina o alle farmacie? La verità è che questo governo non ha mai avuto una politica economica, ma solo una politica di bilancio che è cosa assai diversa. Anche un bambino è capace di fare i tagli lineari". La manovra economica del governo Berlusconi "toglie" anche alle Regioni e agli enti locali. Il giudizio del suo partito su questa operazione? "È un’operazione che si rivelerà o una catastrofe o un’illusione. Vuol dire togliere soldi all’istruzione, alla formazione professionale, ai servizi sociali, alle piccole imprese e ai trasporti. Uno che ha i redditi di Berlusconi non avrà niente di cui preoccuparsi ". Altro capitolo cruciale, le pensioni. Non sarebbe ora di allungare l’età pensionabile, o non si può dire perché si teme il giudizio degli elettori? "Il vero problema è un altro: c’è un’intera generazione che rischia di non avere una pensione dignitosa. Bisogna rivedere il sistema e, a parità di costi, impostare le cose per ottenere che anche questa gente abbia una pensione dignitosa in futuro". A questo punto, onorevole Bersani, visto i giudizi che ha dato finora, sembra inutile chiederle se vi asterrete sulla manovra. "Quando un sarto per due anni sbaglia il vestito noi non ci aspettiamo che con delle correzioni, anche positive, il vestito possa andar bene. Certo, in Parlamento presenteremo le nostre correzioni, partendo dall’idea di ottenere delle risorse dai redditi da capitale finanziario e utilizzarle per detassazioni finalizzate all’assunzione di giovani a tempo indeterminato e di potenziare gli strumenti della lotta contro l’evasione ". Si è capito: no, no e ancora no. Però anche Tremonti dice di voler potenziare la lotta all’evasione. "Figuriamoci: questo è un governo che ha fatto un condono fiscale vergognoso, tassando solo il cinque per cento chi doveva pagarne il 40. Non avremmo avuto la manovra se avessero fatto le cose per bene. E, a proposito di condoni, vogliamo parlare di quello edilizio che hanno intenzione di fare?". Il Partito democratico discuterà questa manovra con le forze sociali? Sono già previsti degli incontri, delle iniziative? "Prima dobbiamo veder bene la manovra. Le carte sono state cambiate tante volte e solo alla fine le hanno portate alla firma del presidente della Repubblica. Nessuno finora ha mai saputo bene chi ha fatto la manovra, che cosa veramente è stato varato in Consiglio dei ministri. È una vergogna, è una roba fuori da ogni logica costituzionale. È solo spiegabile con le loro risse interne e con le loro lotte di potere". Lei è molto duro con Tremonti, eppure il ministro dell’Economia sembra non dispiacere a una parte della sinistra. "C’è stato un po’ di conformismo attorno alle manovre tremontiane. Un errore. Il ministro dell’Economia fa mostra di avere una filosofia cosmica catastrofista e poi segue le indicazioni ottimistiche, azzurrine come il cielo che fa da sfondo alle sue conferenze stampa, di Berlusconi. È una sorta di dissociazione schizofrenica". Tra un po’ comincerà il solito tormentone, lei è pronto, segretario? Tutti le chiederanno se il Partito democratico aderirà o meno allo sciopero generale della Cgil e alla manifestazione del 12 giugno". "Noi faremo come sempre. Andiamo alle nostre manifestazioni. Quanto a quelle organizzate da altri, se hanno delle piattaforme coerenti con i nostri programmi, allora i dirigenti e i militanti del Partito democratico saranno presenti". Maria Teresa Meli 30 maggio 2010
LE MISURE ANTi-CRISI. L'Anm: "Per ora non scioperiamo" Berlusconi alla fine firma la manovra Via libera dal premier che prima aveva detto: "Firmerò quando Napolitano darà la sua valutazione" * NOTIZIE CORRELATE * Berlusconi: "Manovra efficace senza mettere le mani nelle tasche degli italiani" (28 maggio 2010) LE MISURE ANTi-CRISI. L'Anm: "Per ora non scioperiamo" Berlusconi alla fine firma la manovra Via libera dal premier che prima aveva detto: "Firmerò quando Napolitano darà la sua valutazione" Il premier Berlusconi (Ap) Il premier Berlusconi (Ap) ROMA - Tormentato e travagliato il cammino della manovra fin dalla sua nascita. Tanto che l'ultimo passaggio del governo, quello della consegna del testo Quirinale diveniva più difficile del previsto, per l'assenza della firma del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Che però alla fine firmava. Permettendo così il vaglio costituzionale del decreto da parte del capo dello Stato. "Il testo della manovra economica, già firmato dal Presidente del Consiglio, è ora al Quirinale in attesa della valutazione del Capo dello Stato. Lunedì mattina il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, riceverà una delegazione di Intermagistrature e dell'Associazione Nazionale Magistrati" affermava alla fine una nota di Palazzo Chigi. A cui faceva eco subito dopo il Quirinale che spiegava che il Presidente della Repubblica stava esaminando il testo del decreto legge. IL CHIARIMENTO - Un comunicato quello di Palazzo Chigi che chiariva i contorni di quello che rischiava di diventare l'ennesimo caso nei confronti del testo della manovra di cui non si conosce finora l'esatto contenuto. La manovra? "E’ all’attenzione del Capo dello Stato". Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva risposto in mattinata, all’uscita da Palazzo Grazioli, ai giornalisti che gli chiedevano a che punto fossero i lavori sulla manovra economica e se, a differenza di quanto aveva detto venerdì l’avesse firmata. "La manovra viene firmata quando il Colle avrà dato la sua valutazione", aveva concluso il premier. Questo però dopo che venerdì pomeriggio c'era già stato un colloquio di circa un'ora tra il Capo dello Stato e Silvio Berlusconi al Quirinale con all'ordine del giorno la nomina dei Cavalieri del lavoro in occasione della festa del 2 giugno. Il Cavaliere era salito al Colle nelle vesti di ministro dello Sviluppo ad interim, ma l'occasione era servita anche per fare il punto su altri temi come, per esempio, la manovra economica. Il presidente della Repubblica si sarebbe informato con il premier sul testo che fino a venerdì sera non era stato ancora trasmesso dal governo ai suoi uffici. Berlusconi, nel corso dell'incontro avrebbe spiegato a Napolitano, così come ha fatto successivamente conversando con i giornalisti, di non averla ancora firmata. Questione di ore, si spiegava in ambienti parlamentari della maggioranza, per consentire poi al Quirinale di fare le opportune valutazioni prima di dare il via libera al documento che il governo auspica possa essere messo in Gazzetta già lunedì prossimo. Provvedimento di "difficile composizione" perché ancora si devono aggiustare alcune voci all'interno della stessa maggioranza. IL DICASTERO DELLO SVILUPPO - Durante il lungo colloquio, il Cavaliere avrebbe accennato anche al nodo della successione a Claudio Scajola spiegando al Capo dello Stato di sperare ancora di poter trovare un tecnico di rango per quel ruolo. Anche se, avrebbe ammesso, la ricerca fino ad ora non ha dato esiti positivi. Tra i nomi che circolano per il ministero dello Sviluppo ci sarebbe anche quello di Antonio Catricalà, presidente dell'Antitrust, che però ha precisato che la sua candidatura è nata solo sui giornali. In mattinata si era recato a Palazzo Grazioli il presidente dell'Eni Paolo Scaroni, una visita che aveva alimentato altre voci, ma che anche in questo caso non hanno trovato conferme. ANM - Intanto l'Associazione nazionale magistrati afferma di non avere intenzione di proclamare oggi uno sciopero contro le misure previste nella manovra finanziaria, ma non è escluso che si possa arrivare ad una forma di protesta così dura se "le misure nei confronti dei magistrati fossero caratterizzate da iniquità e ingiustizia sia nei confronti di altre categorie sia all'interno della stessa magistratura, con un danno soprattutto per i magistrati più giovani". Questa la posizione espressa dal segretario del sindacato delle toghe, Giuseppe Cascini, nel corso della riunione del "parlamentino" convocato in via straordinaria proprio per discutere della manovra, per sabato mattina. "Non rinunciamo alla possibilità di proclamare uno sciopero - spiega Cascini - ma oggi sarebbe inopportuno farlo, data l'incertezza che vi è ancora sui testi. L'Anm dovrà protestare con fermezza e con ogni mezzo, anche con il ricorso allo sciopero, se ci saranno misure inique (taglio di stipendio, ndr). I magistrati non intendono sottrasi al proprio dovere di cittadini per contribuire a risolvere la grave crisi del Paese, ma ciò deve avvenire in termini di equità e di giustizia". DI PIETRO - Sul fronte politico il leader di Italia dei valori, Antonio Di Pietro, da Reggio Calabria per un'iniziativa del suo partito critica la manovra: "I tagli di questa manovra sono contro il Sud. Non ci sono dubbi che esistano sacche di malaffare ma per coprire i buchi del debito pubblico si fanno pagare sempre i soliti e cioè i lavoratori del pubblico impiego e soprattutto i pensionati del Mezzogiorno". "Ci fanno pagare pure il minimo accesso alla vita - ha affermato l'ex pm - e se continua così oltre a privatizzare l'acqua questo governo tenterà di privatizzare anche l'aria che respiriamo, ed invece tutti abbiamo il diritto all'acqua perché è un bisogno naturale insopprimibile dell'essere umano". Redazione online 29 maggio 2010
Il segretario del Partito democratico: "È falso dire che ce la chiede l'Europa" Bersani: "Manovra ai limiti della Costituzione" "È il frutto amaro e ingiusto di due anni di bugie e menzogne e di una politica economica dissennata" Il segretario del Partito democratico: "È falso dire che ce la chiede l'Europa" Bersani: "Manovra ai limiti della Costituzione" "È il frutto amaro e ingiusto di due anni di bugie e menzogne e di una politica economica dissennata" Pier Luigi Bersani (Ansa) Pier Luigi Bersani (Ansa) ROMA - La manovra correttiva "è il frutto amaro e ingiusto di due anni di bugie e menzogne e di una politica economica dissennata". Lo ha affermato il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, ai microfoni di Sky Tg24. "È uno spettacolo inverecondo, non si sa bene cosa il Consiglio dei ministri abbia approvato" ed è una situazione "ai limiti estremi del quadro costituzionale". "Poi queste carte finiscono in mano a non si sa chi, vengono rimaneggiate prima di essere portate dal presidente della Repubblica. Tutto questo - prosegue Bersani - avviene perché ci sono differenze, eufemismo per dire risse, dentro il governo. Vedremo queste carte cambiare più volte nei prossimi giorni". FRUTTO AMARO DI DUE ANNI DI MENZOGNE - Prosegue poi il leader del Pd nel suo duro attacco alla politica economica del governo: "Vorrei sapere se nella manovra se ci sono ancora le norme che raddrizzano le procedure della Protezione civile, tanto per fare un esempio". La cosa che sconcerta di più Bersani "è che non ci si spieghi perché dobbiamo fare questa manovra. Dire che ce la chiede l'Europa è una falsità. L'Europa ci chiede i conti a posto, ma se i conti non sono a posto è tutta responsabilità del governo. Questa manovra è il frutto amaro e ingiusto di due anni di bugie e menzogne, di una politica economica dissennata che ci ha portato fuori binario nella spesa corrente, che ha ridotto gli investimenti, e quindi ha abbassato la crescita, e che non ha tenuto i conti a posto. Adesso si ripropone una strada sbagliata". REPLICA BONAIUTI - A Bersani ha risposto Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: "Bersani dovrebbe essere più responsabile", ha detto a Sky Tg24. "Aumenti del salario collegati all'efficienza, vantaggi fiscali per le nuove imprese, aree senza burocrazia per il mezzogiorno e lotta all'evasione. La manovra taglia le spese, ma favorisce lo sviluppo. Altro che giochetti come dice Bersani". Redazione online 29 maggio 2010
LE MISURE ANTi-CRISI. L'Anm: "Per ora non scioperiamo" Berlusconi alla fine firma la manovra Via libera dal premier che prima aveva detto: "Firmerò quando Napolitano darà la sua valutazione" * NOTIZIE CORRELATE * Berlusconi: "Manovra efficace senza mettere le mani nelle tasche degli italiani" (28 maggio 2010) LE MISURE ANTi-CRISI. L'Anm: "Per ora non scioperiamo" Berlusconi alla fine firma la manovra Via libera dal premier che prima aveva detto: "Firmerò quando Napolitano darà la sua valutazione" Il premier Berlusconi (Ap) Il premier Berlusconi (Ap) ROMA - Tormentato e travagliato il cammino della manovra fin dalla sua nascita. Tanto che l'ultimo passaggio del governo, quello della consegna del testo Quirinale diveniva più difficile del previsto, per l'assenza della firma del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Che però alla fine firmava. Permettendo così il vaglio costituzionale del decreto da parte del capo dello Stato. "Il testo della manovra economica, già firmato dal Presidente del Consiglio, è ora al Quirinale in attesa della valutazione del Capo dello Stato. Lunedì mattina il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, riceverà una delegazione di Intermagistrature e dell'Associazione Nazionale Magistrati" affermava alla fine una nota di Palazzo Chigi. A cui faceva eco subito dopo il Quirinale che spiegava che il Presidente della Repubblica stava esaminando il testo del decreto legge. IL CHIARIMENTO - Un comunicato quello di Palazzo Chigi che chiariva i contorni di quello che rischiava di diventare l'ennesimo caso nei confronti del testo della manovra di cui non si conosce finora l'esatto contenuto. La manovra? "E’ all’attenzione del Capo dello Stato". Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva risposto in mattinata, all’uscita da Palazzo Grazioli, ai giornalisti che gli chiedevano a che punto fossero i lavori sulla manovra economica e se, a differenza di quanto aveva detto venerdì l’avesse firmata. "La manovra viene firmata quando il Colle avrà dato la sua valutazione", aveva concluso il premier. Questo però dopo che venerdì pomeriggio c'era già stato un colloquio di circa un'ora tra il Capo dello Stato e Silvio Berlusconi al Quirinale con all'ordine del giorno la nomina dei Cavalieri del lavoro in occasione della festa del 2 giugno. Il Cavaliere era salito al Colle nelle vesti di ministro dello Sviluppo ad interim, ma l'occasione era servita anche per fare il punto su altri temi come, per esempio, la manovra economica. Il presidente della Repubblica si sarebbe informato con il premier sul testo che fino a venerdì sera non era stato ancora trasmesso dal governo ai suoi uffici. Berlusconi, nel corso dell'incontro avrebbe spiegato a Napolitano, così come ha fatto successivamente conversando con i giornalisti, di non averla ancora firmata. Questione di ore, si spiegava in ambienti parlamentari della maggioranza, per consentire poi al Quirinale di fare le opportune valutazioni prima di dare il via libera al documento che il governo auspica possa essere messo in Gazzetta già lunedì prossimo. Provvedimento di "difficile composizione" perché ancora si devono aggiustare alcune voci all'interno della stessa maggioranza. IL DICASTERO DELLO SVILUPPO - Durante il lungo colloquio, il Cavaliere avrebbe accennato anche al nodo della successione a Claudio Scajola spiegando al Capo dello Stato di sperare ancora di poter trovare un tecnico di rango per quel ruolo. Anche se, avrebbe ammesso, la ricerca fino ad ora non ha dato esiti positivi. Tra i nomi che circolano per il ministero dello Sviluppo ci sarebbe anche quello di Antonio Catricalà, presidente dell'Antitrust, che però ha precisato che la sua candidatura è nata solo sui giornali. In mattinata si era recato a Palazzo Grazioli il presidente dell'Eni Paolo Scaroni, una visita che aveva alimentato altre voci, ma che anche in questo caso non hanno trovato conferme. ANM - Intanto l'Associazione nazionale magistrati afferma di non avere intenzione di proclamare oggi uno sciopero contro le misure previste nella manovra finanziaria, ma non è escluso che si possa arrivare ad una forma di protesta così dura se "le misure nei confronti dei magistrati fossero caratterizzate da iniquità e ingiustizia sia nei confronti di altre categorie sia all'interno della stessa magistratura, con un danno soprattutto per i magistrati più giovani". Questa la posizione espressa dal segretario del sindacato delle toghe, Giuseppe Cascini, nel corso della riunione del "parlamentino" convocato in via straordinaria proprio per discutere della manovra, per sabato mattina. "Non rinunciamo alla possibilità di proclamare uno sciopero - spiega Cascini - ma oggi sarebbe inopportuno farlo, data l'incertezza che vi è ancora sui testi. L'Anm dovrà protestare con fermezza e con ogni mezzo, anche con il ricorso allo sciopero, se ci saranno misure inique (taglio di stipendio, ndr). I magistrati non intendono sottrasi al proprio dovere di cittadini per contribuire a risolvere la grave crisi del Paese, ma ciò deve avvenire in termini di equità e di giustizia". DI PIETRO - Sul fronte politico il leader di Italia dei valori, Antonio Di Pietro, da Reggio Calabria per un'iniziativa del suo partito critica la manovra: "I tagli di questa manovra sono contro il Sud. Non ci sono dubbi che esistano sacche di malaffare ma per coprire i buchi del debito pubblico si fanno pagare sempre i soliti e cioè i lavoratori del pubblico impiego e soprattutto i pensionati del Mezzogiorno". "Ci fanno pagare pure il minimo accesso alla vita - ha affermato l'ex pm - e se continua così oltre a privatizzare l'acqua questo governo tenterà di privatizzare anche l'aria che respiriamo, ed invece tutti abbiamo il diritto all'acqua perché è un bisogno naturale insopprimibile dell'essere umano". Redazione online 29 maggio 2010
Il ministro dei Beni culturali Bondi: "Bene il rigore della manovra, ma no a tagli indiscriminati alla cultura" "Avrei voluto concertare con Tremonti le riduzioni, ma ciò non è avvenuto" Il ministro dei Beni culturali Bondi: "Bene il rigore della manovra, ma no a tagli indiscriminati alla cultura" "Avrei voluto concertare con Tremonti le riduzioni, ma ciò non è avvenuto" Sandro Bondi (Benvegnù) Sandro Bondi (Benvegnù) ROMA - Il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, condivide "l'esigenza di una manovra che imponga sacrifici a tutti", ma non è d'accordo "con i tagli indiscriminati alla cultura, specie se la lista degli istituti tagliati dal finanziamento pubblico contiene eccellenze italiane riconosciute nel mondo". Il ministro sottolinea le "profonde riforme della cultura, come quella delle fondazioni liriche, che modificheranno definitivamente il settore. Ma no a tagli indiscriminati che non possono essere decisi se non con il mio ministero". RAMMARICO - "Sono convinto da tempo della necessità di ridurre gli sprechi e riorganizzare interamente la cultura italiana", ha dichiarato Bondi. "Perciò mi sono trovato in totale sintonia con la decisione del ministro Tremonti e dell'intero governo di procedere a un taglio dei fondi anche della cultura. Avrei voluto tuttavia poter concertare dove intervenire e in che modo farlo per ridurre le spese. Mi rammarico che ciò non sia avvenuto". Redazione online 29 maggio 2010
FEDERALISMO E SPESA AL SUD I costi politici dei tagli Riforma seria: un assetto federale serio riduce i trasferimenti dalle regioni ricche a quelle povere FEDERALISMO E SPESA AL SUD I costi politici dei tagli Riforma seria: un assetto federale serio riduce i trasferimenti dalle regioni ricche a quelle povere La manovra in atto sui conti pubblici non è soltanto una mossa necessaria per tranquillizzare i mercati e salvare la stabilità monetaria. È anche qualcos’altro: è una sorta di anticipazione, di prova generale, dei conflitti che si manifesteranno quando si tratterà di varare, con i decreti attuativi, il federalismo fiscale. Contenere e razionalizzare la spesa, ridurre il ruolo dell’intermediazione statale, eliminare gli sprechi? Semplice a parole, complicatissimo nei fatti. La resistenza della Lega sulla questione dell’abolizione di alcune Province è assai significativa. Così come è significativa la paura del partito berlusconiano che il blocco degli stipendi degli statali e le misure anti-sprechi possano aprire, soprattutto al Sud, grandi falle nel suo bacino elettorale. Prendiamo il caso degli enti locali. I tagli indiscriminati, dice giustamente Luca Ricolfi (La Stampa, 28 maggio), trasmettono un senso di iniquità perché colpiscono allo stesso modo gli enti virtuosi e quelli viziosi. Verissimo, ma il fatto è che misure mirate, concentrate proprio là dove si annida lo spreco, sarebbero politicamente destabilizzanti: ovviamente, i tagli selettivi colpirebbero prevalentemente (non solo, ma prevalentemente) le istituzioni locali del Mezzogiorno. Tenuto conto che il consenso del Sud è decisivo al fine di vincere le elezioni, quale governo se li può permettere? Questa è la ragione per la quale da sempre (non solo oggi), quando si tratta di varare manovre di austerità, si ricorre a tagli e blocchi indiscriminati (alle università, agli enti locali, eccetera). Si ritiene (probabilmente, con ragione) che sia politicamente meno pericoloso permettere che un senso di iniquità si diffonda fra i virtuosi che scatenare la furibonda reazione dei viziosi. Se i tagli, infatti, si concentrassero su quei territori ed enti ove sono più forti gli sprechi dovrebbero colpirli ancor più pesantemente. È politicamente più accorto spalmare le misure restrittive su tutti, diluendone così l’impatto. Due aspetti si sommano e frenano l’opera di razionalizzazione della spesa. C’è la volontà della politica di non rinunciare a nessuno degli strumenti locali di intermediazione di cui dispone. La Lega, con le sue posizioni in difesa delle Province o del controllo municipale sui servizi, non è diversa, sotto questo profilo, dai notabili politici meridionali: cambia solo il contesto in cui l’una e gli altri operano. E c’è poi, soprattutto, la questione del Mezzogiorno, che nessuno sa più come affrontare. Ciò ci porta al problema del federalismo fiscale. È sempre stato presentato dai suoi sostenitori come la manna. Col federalismo fiscale, ci viene detto, si ridurranno le tasse, si razionalizzerà la spesa pubblica, migliorerà la qualità dei servizi sociali. Solo vantaggi, insomma, e nessuna controindicazione. Anche chi, come chi scrive, pensa che il federalismo fiscale sarebbe una buona cosa per il Nord, dubita fortemente che tutte queste belle conseguenze si avrebbero anche nel Centro-Sud. Per una ragione generale e per una più specifica. La ragione generale è che abitudini radicate e regole informali condizionano i comportamenti degli uomini assai più delle regole formali. Se con le suddette abitudini e regole informali va a scontrarsi una nuova regola formale (poniamo, il federalismo) è assai probabile che quest’ultima abbia la peggio, che venga aggirata o piegata a vantaggio delle prime. Sono possibili eccezioni, naturalmente, ed è sperabile che il federalismo risulti appunto una di queste felici eccezioni. Ma lo scetticismo è lecito. La ragione più specifica ha a che fare con le condizioni del Mezzogiorno. Il "non detto" del federalismo fiscale è che esso deve ridurre sensibilmente i trasferimenti dalle regioni ricche a quelle povere o, quanto meno, istituire rigidi paletti: così rigidi da obbligare il Sud (ma anche alcune regioni non virtuose del Centro e del Nord), a razionalizzare la spesa, migliorando altresì la qualità dei servizi erogati ai cittadini. Ma come può avvenire questo miracolo? Un acuto osservatore del Mezzogiorno (Massimo Lo Cicero, Il Riformista, 25 maggio) ha notato che il Sud sta all’Italia come la Grecia sta all’Unione europea. In entrambi i casi si tratta di obbligare il soggetto inadempiente a una dura disciplina. Ma c’è una cruciale differenza. Non è difficile per l’Unione emanare un diktat per obbligare il governo greco a cambiare registro (altra cosa è che il governo greco faccia davvero ciò che deve). Qui il ricatto, il diktat, è per così dire "esterno". Ma nel caso del Sud non c’è possibilità di ricatto esterno. Per il governo si tratta di incidere sulle proprie aree di consenso elettorale, rischiando di regalarle all’opposizione o al ribellismo sociale, o a entrambi. Per il federalismo fiscale ci sono tre possibilità. Non si fa perché, a causa della crisi, non sono affrontabili i suoi costi di avvio. In tal caso, però, la stabilità del quadro politico è a rischio. La Lega, a causa della sua stessa ragione sociale, non può accettare questa soluzione. Oppure si fa un finto federalismo (tutto cambia nella forma e nulla nella sostanza: nessuno perde niente). Però anche un finto federalismo ha le sue controindicazioni. Persino un finto federalismo costa. Può funzionare solo se si escogita qualche trucco che posponga il più possibile nel tempo il pagamento del conto (come ha fatto Obama con la riforma sanitaria). Infine, si fa un vero federalismo, sapientemente disegnato. Ma un vero federalismo non può che far saltare, per le ragioni dette, quanto meno a breve termine, gli equilibri politici nelle regioni che più dovrebbero modificare il proprio modus operandi. Chi se ne assumerà la responsabilità? Sulla carta ci sarebbe anche una quarta possibilità: si ricorre a soluzioni istituzionali diverse a seconda delle condizioni dei diversi territori (federalismo al Nord, controllo centralizzato sulla spesa al Sud). La migliore ricetta. Se non fosse per un piccolo dettaglio: è politicamente impraticabile. Angelo Panebianco 29 maggio 2010
2010-05-28 il natante è stato realizzato dai cantieri del gruppo ferretti Varato lo yacht di Pier Silvio Berlusconi La nuova imbarcazione un "Custom line 124" è lunga 37 metri ed è costata circa 18 milioni di euro il natante è stato realizzato dai cantieri del gruppo ferretti Varato lo yacht di Pier Silvio Berlusconi La nuova imbarcazione un "Custom line 124" è lunga 37 metri ed è costata circa 18 milioni di euro Il varo dello yacht di Pier Silvio Berlusconi Il varo dello yacht di Pier Silvio Berlusconi MILANO - La crisi c'è, ma non per tutti. Mentre a Roma il governo varava una manovra da 24 miliardi di euro, ad Ancona è stato varato infatti il nuovo yacht da 37 metri di proprietà del vicepresidente di Mediaset Pier Silvio Berlusconi un "Custom line 124", da 18 milioni di euro realizzato dai cantieri del gruppo Ferretti. IL NUOVO YACHT - Lo yacht che è dotato di 4 suite e una sala fitness può raggiungere una velocità di 27 nodi e può ospitare fino a dieci persone oltre alle sei di equipaggio. Come spiega nel dettaglio il quotidiano Romagna Oggi, si tratta della "prima unità del modello 124', nuova ammiraglia della flotta planante di Custom Line. Il maxi yacht misura oltre 37 metri ed è stato realizzato nello stabilimento produttivo di Ancona". E proprio nel capoluogo è avvenuto il tradizionale battesimo con tanto di bottiglia di spumante infranta sulla chiglia. Berlusconi e gli yacht, passione di famiglia Berlusconi e gli yacht, passione di famiglia Berlusconi e gli yacht, passione di famiglia Berlusconi e gli yacht, passione di famiglia Berlusconi e gli yacht, passione di famiglia Berlusconi e gli yacht, passione di famiglia Berlusconi e gli yacht, passione di famiglia Berlusconi e gli yacht, passione di famiglia Altri due esemplari analoghi, già venduti, sono in produzione nei cantieri marchigiani. Il nuovo modello farà il suo debutto ufficiale al Festival de la Plaisance di Cannes, il prossimo settembre. IL PRECEDENTE - Tre anni fa Pier Silvio Berlusconi aveva già scelto i cantieri anconetani per un altro yacht, chiamato "Suegno", della lunghezza di 30 metri e costato circa dieci milioni di euro. Redazione online 27 maggio 2010(ultima modifica: 28 maggio 2010)
in un collegamento telefonico con Maurizio Belpietro su Canale 5 Berlusconi: "Manovra efficace senza mettere le mani nelle tasche degli italiani" "Abbiamo rimesso barca su giusta rotta. Le critiche della Marcegaglia? Suggerisco di leggerla bene" * NOTIZIE CORRELATE * Il governo e la manovra da 24 miliardi. "Misure inevitabili, si è speso troppo" (26 maggio 2010) * Manovra, le novità dell'ultimo momento (27 maggio 2010) * Grido d'allarme della Marcegaglia: "Bruciati 700 mila posti di lavoro" (27 maggio 2010) in un collegamento telefonico con Maurizio Belpietro su Canale 5 Berlusconi: "Manovra efficace senza mettere le mani nelle tasche degli italiani" "Abbiamo rimesso barca su giusta rotta. Le critiche della Marcegaglia? Suggerisco di leggerla bene" Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti dopo la presentazione della manovra (Afp) Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti dopo la presentazione della manovra (Afp) MILANO - "Abbiamo rimesso la barca sulla giusta rotta", dando "una risposta immediata ad una crisi improvvisa". Così Silvio Berlusconi si è soffermato sulla manovra in un collegamento telefonico con Maurizio Belpietro su Canale 5 durante la trasmissione "Mattino 5". "Non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani e abbiamo fatto una manovra efficace", dice il presidente del Consiglio. "Non abbiamo fatto nessuna macelleria sociale. Abbiamo solo preso provvedimenti inevitabili, poiché da anni l'Italia viveva al di sopra delle proprie possibilità". "Non ci sono stati tagli alla sanità nè alle pensioni. Abbiamo solo chiesto a chi ha maturato il diritto al pensionamento di ritardare qualche mese e abbiamo chiesto ai dipendenti pubblici un atto di consapevolezza, cioè di stare fermi un giro con gli aumenti". "Possiamo guardare con fiducia al futuro" garantisce Silvio Berlusconi. "È in atto una ripresa dei consumi, delle esportazioni, della produzione - afferma il premier - ci sono dunque segnali positivi". FEDERALISMO - La crisi rallenterà l'attuazione del federalismo fiscale? I decreti attuativi del federalismo fiscale "ci saranno nei tempi richiesti". Il presidente del Consiglio esclude così la possibilità di ritardi legati alla crisi economica. Comunque, "per non lasciare spazio ai retropensieri -aggiunge- abbiamo deciso di varare una commissione all'interno del Pdl, che concluderà il suo esame entro l'estate". MARCEGAGLIA - Il giornalista gli ha chiesto delle critiche da parte del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che ritiene la manovra priva di riforme strutturali e che non rilancia lo sviluppo. "Suggerisco di leggere con maggiore attenzione i 54 articoli della manovra, a partire dal primo capitolo sulla competitività economica e sostenibilità finanziaria", ribatte indirettamente il presidente del Consiglio. "Ci sono norme che introducono rilevanti novità strutturali, proprio in chiave di sviluppo - respingendo al mittente le critiche - ci sono i contratti di produttività, cioè gli aumenti di salario collegati all'incremento di efficienza delle imprese. C'è la fiscalità di vantaggio per le nuove imprese, le zone a zero burocrazia nel Sud. E soprattutto la riforma più strutturale di tutte che è il rafforzamento della lotta all'evasione fiscale, oltre all'abolizione degli Enti inutili e all'accorpamento di altri". DISSENSO NEL PDL - Argomento divisione con i finiani. "Non c'è mai stato dissenso nel governo né credo ci sarà in Parlamento: il Pdl è assolutamente compatto e lo stesso presidente della Camera ha tenuto a rimarcarlo" ha detto il premier sostenendo che "anche la Lega, come sempre alleato forte e leale, appoggia la manovra con convinzione". "Quindi - ha aggiunto - non vedo problemi". IL MILAN - Infine il calcio: "Io non riesco a capire questa domanda" ha detto Berlusconi a Belpietro che gli chiedeva numi sull'eventualità di vendita della società rossonera. "Sono la persona che ha fatto la storia del Milan, l'ho portato a vincere più trofei di quelli che ha vinto Real Madrid. Il Milan è la squadra che ha vinto più trofei nella storia del calcio e io sono il presidente che ha vinto più trofei. Il secondo dopo di me è Bernabeu, che ha uno stadio a lui dedicato a Madrid". "Al Milan ho sempre dato molta attenzione, ho fatto molti sacrifici per il Milan - dice ancora Berlusconi - e se qualcuno pensa che la mia famiglia non abbia dato al Milan sufficienti finanziamenti dico che negli ultimi anni abbiamo sempre speso più di 50 milioni all'anno. Anche troppo mi sembra". Redazione online 28 maggio 2010
Manovra correttiva e invalidi: che cosa cambia? Le novità riguardano anche l’attività dei medici e degli operatori coinvolti nelle fasi di accertamento, con nuove responsabilità professionali, civili e penali * NOTIZIE CORRELATE * Il canale "disabilità" di Corriere.it * Il forum "legge e disabilità" * Il forum "lavoro e disabilità" * Il forum "Ditelo a noi" MILANO - Non esiste ancora il testo definitivo del Decreto legge ("Misure urgenti finalizzate alla stabilizzazione finanziaria e alla competitività economica") approvato dal Consiglio dei Ministri il 25 maggio scorso e presentato in conferenza stampa dal Ministro dell’economia. La Manovra approvata dal Consiglio dei Ministri ha ancora parecchia strada da percorrere prima di diventare una norma definitiva. Oltre alle modificazioni del decreto legge in sede di conversione definitiva del Parlamento, sono prevedibili ulteriori emendamenti da parte dello stesso Governo al suo stesso decreto. Dai testi non ufficiali, sembrano rientrate, per ora, le intenzioni espresse dal Ministero dell’economia che prevedevano l’introduzione di un limite reddituale massimo ai fini della concessione dell’indennità di accompagnamento. Ma quali sono le novità che riguarderebbero gli invalidi civili, se il testo divenisse definitivamente legge? La risposta la troviamo nell’articolo 10 (del testo non ufficiale) è quello che tratta di "Riduzione della spesa in materia di invalidità". ASSEGNO AGLI INVALIDI PARZIALI - L’assegno mensile di assistenza è stato finora riconosciuto agli invalidi civili parziali (dal 74% al 99%) di età compresa fra i 18 e i 65 anni di età. Per ottenere l’assegno sono previste altre due condizioni: essere iscritti alle liste di collocamento e non superare il limite reddituale annuale di 4.408,95. L’importo dell’assegno è di 256,67 euro mensili (importo 2010) per un totale annuo di 3336,71 euro. La Manovra interviene sulla percentuale minima di invalidità richiesta per la concessione dell’assegno elevandola all’85% a partire dal primo giugno 2010, limite che vale solo per le nuove domande. Rimangono fermi gli altri requisiti reddituali e di inoccupazione. Pertanto un invalido all’80%, disoccupato e privo di reddito non potrà più percepire l’assegno. Rimane il dubbio sull’effettivo impatto economico, sui bilanci dello Stato, di questa misura, visto che nel 2009 i percettori di assegno mensili di assistenza erano solo 273.726 persone (fonte: INPS). LE REVISIONI - Il Decreto legge estende l’istituto della "rettifica per errore" - già previsto per le malattie professionali e le invalidità per lavoro – anche per le prestazioni di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap, disabilità e alle prestazioni di invalidità a carattere previdenziale (cioè le pensioni di invalidità concessa in costanza di attività lavorativa). Questo significa che l’Inps potrà rettificare, in qualunque momento, le prestazioni erogate, in caso di errore commesso in sede di attribuzione, concessione o erogazione. L’Inps può procedere alla revisione entro 10 anni, decorrenti dalla data dell’originario provvedimento errato. I termini rimangono illimitati in caso di dolo o colpa grave dell’interessato, accertati giudizialmente. Questa disposizione consente un’ancora maggiore copertura normativa ai controlli, ma pone anche un dubbio giuridico di non poco conto rispetto all’efficacia della Legge 80/2006 che ha previsto che i soggetti portatori di menomazioni o patologie stabilizzate o ingravescenti, inclusi i soggetti affetti da sindrome da talidomide, che abbiano dato luogo al riconoscimento dell’indennità di accompagnamento o di comunicazione, siano esonerati da ogni visita medica finalizzata all’accertamento della permanenza della minorazione civile o dell’handicap. I MEDICI ACCERTATORI - Il decreto rafforza quanto già previsto in materia di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici ed estende alcune norme già vigenti in materia di false attestazioni o certificazioni. Le nuove disposizioni riguardano i medici che intenzionalmente attestano falsamente uno stato di malattia o di handicap da cui cui consegua il pagamento di trattamenti economici di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità. Se quei trattamenti economici vengono revocati per "accertata insussistenza dei prescritti requisiti sanitari", il medico può essere punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro 400 ad euro 1.600. È inoltre obbligato a risarcire il danno patrimoniale, pari al compenso corrisposto a titolo di trattamenti economici di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità , nonché il danno all’immagine subiti dall’amministrazione. Infine, gli organi competenti alla revoca (Commissioni di verifica) sono tenuti ad inviare copia del provvedimento alla Corte dei conti per eventuali azioni di responsabilità. Quindi, in ogni caso, i medici vengono "segnalati" alla Corte dei conti. La sentenza definitiva di condanna o di applicazione della pena per il delitto (si tratta di "penale") comporta, per il medico, la radiazione dall’albo e se dipendente di una struttura sanitaria pubblica o se convenzionato con il servizio sanitario nazionale, il licenziamento per giusta causa o la decadenza dalla convenzione. FALSI INVALIDI - 500 mila verifiche totali entro la fine del 2012: 100 mila nel 2010, 200 mila per il 2011 e 2012. Le effettuerà l’INPS che già ha gestito il piano straordinario nel 2009 con 200 mila controlli sulle singole posizioni degli invalidi civili. Quindi, fra il 2009 e il 2012 saranno state controllate 700 mila persone. L’operazione di controllo straordinario, si aggiunge alle routinarie attività di verifica che l’Inps dal 2004 effettua su tutti i verbali emessi dalle Aziende Usl. ALUNNI CON HANDICAP - La Manovra entra anche nel merito delle certificazioni di "alunno con handicap" con tre evidenti convinzioni di fondo non del tutto infondate: che le attuali certificazioni siano poco precise rispetto all’indicazione della gravità e della natura delle patologie; che le successive indicazioni di necessità di sostegno educativo in realtà mascherino la necessità di assistenza alla persona che spetta agli enti locali e non all’amministrazione scolastica. Il decreto legge pertanto fissa con chiarezza l’obbligo per le Commissioni ASL di indicare nei verbali se la patologia è stabilizzata o progressiva e di specificare l’eventuale carattere di gravità dell’handicap. L’accertamento deve tener conto delle classificazioni internazionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Se questo riferimento generico alluda all’ICD (Classificazione internazionale delle malattie) o all’ICF (Classificazione internazionale del funzionamento, della salute e della disabilità) o a entrambi, lo si comprenderà in seguito. Nello stesso comma è precisato che la Commissione che accerta la sussistenza della condizione di handicap è responsabile di ogni eventuale danno erariale derivante da valutazioni scorrette. Novità anche per il PEI, redatto successivamente alla certificazione di alunno con handicap. Il PEI – Piano Educativo Individualizzato – è uno strumento di programmazione della vita scolastica degli alunni con disabilità: evidenzia le necessità di integrazione, le risorse necessarie e impone delle responsabilità. Prevede sia interventi di carattere scolastico che altre misure finalizzate alla socializzazione e alla riabilitazione dell’alunno. Il PEI viene redatto ogni anno dagli operatori che seguono l’alunno e può essere modificato in caso di nuove o diverse esigenze. Il decreto precisa che nel PEI deve essere "compresa l’indicazione del numero delle ore di sostegno, che devono essere esclusivamente finalizzate all’educazione e all’istruzione, restando a carico degli altri soggetti istituzionali la fornitura delle altre risorse professionali e materiali necessarie per l’integrazione e l’assistenza dell’alunno disabile richieste dal piano educativo individualizzato". Carlo Giacobini 28 maggio 2010
"NONOSTANTE la MANOVRA DI SACRIFICI il MIO gradimento è AL 60%" Berlusconi cita i diari di Mussolini "Io non ho potere, i gerarchi sì" Al vertice Ocse di Parigi il premier recita una frase del Duce: "Posso solo decidere dove far andare il cavallo" "NONOSTANTE la MANOVRA DI SACRIFICI il MIO gradimento è AL 60%" Berlusconi cita i diari di Mussolini "Io non ho potere, i gerarchi sì" Al vertice Ocse di Parigi il premier recita una frase del Duce: "Posso solo decidere dove far andare il cavallo" PARIGI - "Io non ho nessun potere, magari lo avevo da imprenditore, ma oggi non ce l'ho". Al vertice Ocse di Parigi Silvio Berlusconi cita i diari di Benito Mussolini e parte da un ragionamento sulla manovra economica e sulla crisi per ribadire che non ha potere. "Chi è nella posizione di capo del governo di potere vero non ne ha praticamente nulla - ha detto il premier durante una conferenza stampa -. Oso citarvi una frase di colui che era ritenuto un grande e potente dittatore, e cioè Benito Mussolini. Nei suoi diari ho letto recentemente questa frase: "dicono che ho potere, non è vero, forse ce l'hanno i gerarchi ma non lo so. Io so che posso solo ordinare al mio cavallo di andare a destra o di andare a sinistra e di questo devo essere contento"". "Quindi - ha concluso il premier - il potere, se esiste, non esiste addosso a coloro che reggono le sorti dei governi dei vari Paesi". "CONSENSO AL 60%" - Berlusconi ha poi parlato della manovra varata dal governo, sottolineando che comunque non ha scalfito il consenso nei suoi confronti: "Mi trovo in una situazione atipica perché pur avendo fatto una manovra di sacrifici i sondaggi dicono che il mio gradimento è oltre il 60%. Io sono oggi al servizio della democrazia, di tutto e di tutti, mi possono criticare e insultare". TRE NUOVE ADESIONI - La riunione ministeriale annuale dell'Ocse si svolge sotto la presidenza italiana di Berlusconi. È presente anche il ministro dell’Economia Tremonti. Dopo il vertice il premier ha avuto un colloquio bilaterale con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Quindi Berlusconi ha raggiunto l'ambasciata italiana per una cena di lavoro con i partecipanti al vertice. La ministeriale sancisce l'adesione all'Ocse di tre nuovi Paesi (Estonia, Slovenia e Israele) e riunisce i ministri di area economica di 40 Paesi, che rappresentano l'80% circa dell'economia mondiale: i 30 tradizionali membri Ocse, a cui si aggiungono Cile, i tre nuovi componenti e alcuni grandi Stati emergenti che stanno negoziando l'ingresso nell'organizzazione, ovvero Russia, Brasile, Cina, India, Indonesia e Sudafrica. All'ordine del giorno il problema dell'occupazione durante la fase di uscita dalla crisi, i metodi e i contenuti della nuova regolamentazione della finanza internazionale e il ruolo che educazione e innovazione possono avere nella ripresa e nella costruzione di una crescita durevole e sostenibile. Redazione online 27 maggio 2010(ultima modifica: 28 maggio 2010)
il presidente della Camera Fini parla a un gruppo di giovani riuniti a Montecitorio Fini: "In Italia non c'è dittatura ma altre insidie: nella Carta gli antidoti" "La Costituzione garanzia di unità nazionale. Ma non è un testo sacro, può essere migliorata" il presidente della Camera Fini parla a un gruppo di giovani riuniti a Montecitorio Fini: "In Italia non c'è dittatura ma altre insidie: nella Carta gli antidoti" "La Costituzione garanzia di unità nazionale. Ma non è un testo sacro, può essere migliorata" Il presidente della Camera, Gianfranco Fini all'assemblea annuale di Confindustria (Ansa) Il presidente della Camera, Gianfranco Fini all'assemblea annuale di Confindustria (Ansa) MILANO - "Oggi non c'è una dittatura che ci minaccia, ma ci sono altre insidie. La Costituzione contiene comunque gli antidoti per combattere questi rischi". Dopo le polemiche sulla citazione di Mussolini fatta dal premier Berlusconi all'Ocse, Gianfranco Fini si rivolge così ai giovani riuniti nell'aula di Montecitorio per le assistere alle "lezioni di Costituzione, dalle aule parlamentari alle aule di scuola". "La libertà, come tutti i valori, - secondo il presidente della Camera - non basta averla conquistata una volta, ma bisogna conquistarla ogni giorno perché nessun bene è suscettibile di conquista definitiva. Ogni generazione deve dare la sua prova: non c'è una dittatura che minaccia la libertà ma ci sono altre insidie. Nella Costituzione, però, ci sono gli antidoti culturali per combattere quelle insidie". "LA COSTITUZIONE NON È UN TESTO SACRO" - "La nostra Costituzione - ha detto il presidente della Camera - è garanzia di unità nazionale" . "Ma non è un testo sacro - ha aggiunto, non è un totem polveroso e intoccabile, ma un codice aperto di convivenza civile che tutti possiamo e dobbiamo migliorare". Citando Italo Calvino, secondo il quale i classici della letteratura non finiscono mai di dirci quello che vogliono dire, Fini ha poi sottolineato che anche la Costituzione "ha una tale densità di valori che , se letta in profondità, è sempre in grado di rispondere ai tanti interrogativi del nostro tempo. Per questo è sempre viva ed attualissima". Durante la lezione sulla Costituzione, il leader di Montecitorio ha citato i dati Istat invitando gli studenti a non "rassegnarsi ai due milioni di giovani che fanno vita di famiglia senza studiare né lavorare". "Il nostro - ha aggiunto - è un paese con un passato difficile e che sta vivendo un momento pieno di incognite, ma grazie alla Costituzione valori importanti per superare tutto questo si sono radicati". Redazione online 28 maggio 2010
Conti pubblici - Il caso La fuga degli statali per salvare la liquidazione Corsa al pensionamento per evitare il pagamento a rate previsto dalla manovra Conti pubblici - Il caso La fuga degli statali per salvare la liquidazione Corsa al pensionamento per evitare il pagamento a rate previsto dalla manovra ROMA —Il testo definitivo dei provvedimenti che comporranno la manovra di aggiustamento dei conti pubblici non c’è ancora, ma i suoi effetti si sentono già. Nel settore pubblico è partita una corsa forsennata al pensionamento. Negli uffici e nei corridoi dei ministeri e delle altre amministrazioni non si parla d’altro. In particolare nella scuola, ma anche fra i magistrati e negli enti pubblici. Davanti agli uffici che distribuiscono i prospetti pensionistici, in qualche momento si è formata la coda, magari anche solo per chiedere informazioni. Tutti vogliono capire quanto prenderebbero andando via ora, evitando così la rateizzazione della buonuscita (fino a tre anni) prevista dal decreto legge che arriverà in Gazzetta Ufficiale la prossima settimana. Per riuscire a scansare la penalizzazione bisognerà che le domande siano state accolte prima che le nuove norme entrino in vigore. Solo così si potrà ottenere la liquidazione in un’unica soluzione come è stato finora. Molti lavoratori non sanno bene cosa fare. Da un lato vorrebbero evitare la tagliola sulla buonuscita dall’altro temono che, una volta presentata la domanda di pensione, siano costretti a lasciare il lavoro anche se la norma dovesse subire modifiche o magari essere cancellata durante l’esame parlamentare. È facile prevedere infatti che su questa parte della manovra saranno presentati molti emendamenti e si scateneranno molte pressioni per rivedere la norma. In soli tre giorni le domande di pensione presentate o preannunciate sono aumentate in modo esponenziale. Secondo le disposizioni contenute nel decreto all’esame del Quirinale solo le liquidazioni inferiori a 4 volte il minimo, cioè a circa 24 mila euro, verrebbero pagate in un’unica soluzione. Ma in questo caso non ricade quasi nessuno perché una buonuscita dopo 35-40 anni di servizio supera molto spesso i 50 mila euro e quindi, secondo la manovra, verrebbe pagata in tre anni. La rateizzazione prevede infatti che per gli importi tra 24 e 48 mila euro il versamento avvenga in due anni (per esempio 24 mila il primo anno e 24 mila il secondo) e sopra i 48 mila in tre anni. Non solo. Dal 2011 in poi (pro rata) le annualità di servizio verrebbero calcolate ai fini della buonuscita con gli stessi criteri del Tfr (lavoratori privati), cioè con un’aliquota del 6,91%, anziché col più vantaggioso sistema del Tfs (dipendenti pubblici) dove viene computato l’80% dell’ultimo stipendio per gli anni di servizio. Con queste misure lo Stato risparmierebbe tra un miliardo e un miliardo e mezzo all’anno. Ma forse, a questo punto, i calcoli andranno rifatti, perché davanti a un massiccio esodo bisognerebbe considerare un maggior risparmio in termini di retribuzioni, ma anche una più forte spesa pensionistica. Il tam tam delle voci sta spingendo alla presentazione delle domande migliaia e migliaia di dipendenti dell’Inps, dell’Inail, dell’Inpdap e degli altri enti previdenziali, dove le informazioni corrono velocemente e vengono valutate in tutte le loro conseguenze sulla busta paga e sulle prospettive di pensione. Valutazioni che stanno facendo anche i dirigenti di tutte le amministrazioni, che al danno subito sulla buonuscita aggiungono quello sulla retribuzione, che dal 2011 verrà tagliata del 5% per la parte eccedente 90 mila euro e del 10% sopra i 130 mila. Decine di direttori generali, capi dipartimento e dirigenti, anche di seconda fascia, e ispettori capo ieri hanno presentato domanda di pensione. Solo tra i dipendenti del Csm (Consiglio superiore della magistratura) sono state 5 le domande depositate. In Corte di Cassazione hanno deciso di lasciare un paio di consiglieri e dicono che qualche decina potrebbe presto seguirli. All’Inps c’è allarme perché, su 27 mila dipendenti, quasi un terzo ha i requisiti per andare in pensione di anzianità o di vecchiaia. Su circa 1.200 dirigenti, se ne andassero via alcune centinaia, l’ente entrerebbe in crisi, anche perché accanto alla fuga verso la pensione bisogna considerare l’effetto della proroga del blocco del turn over, contenuta nella stessa manovra, che consente l’assunzione di non più di due lavoratori ogni dieci che vanno in pensione. Enrico Marro 28 maggio 2010
"NONOSTANTE la MANOVRA DI SACRIFICI il MIO gradimento è AL 60%" Berlusconi cita i diari di Mussolini "Io non ho potere, i gerarchi sì" Al vertice Ocse di Parigi il premier recita una frase del Duce: "Posso solo decidere dove far andare il cavallo" "NONOSTANTE la MANOVRA DI SACRIFICI il MIO gradimento è AL 60%" Berlusconi cita i diari di Mussolini "Io non ho potere, i gerarchi sì" Al vertice Ocse di Parigi il premier recita una frase del Duce: "Posso solo decidere dove far andare il cavallo" PARIGI - "Io non ho nessun potere, magari lo avevo da imprenditore, ma oggi non ce l'ho". Al vertice Ocse di Parigi Silvio Berlusconi cita i diari di Benito Mussolini e parte da un ragionamento sulla manovra economica e sulla crisi per ribadire che non ha potere. "Chi è nella posizione di capo del governo di potere vero non ne ha praticamente nulla - ha detto il premier durante una conferenza stampa -. Oso citarvi una frase di colui che era ritenuto un grande e potente dittatore, e cioè Benito Mussolini. Nei suoi diari ho letto recentemente questa frase: "dicono che ho potere, non è vero, forse ce l'hanno i gerarchi ma non lo so. Io so che posso solo ordinare al mio cavallo di andare a destra o di andare a sinistra e di questo devo essere contento"". "Quindi - ha concluso il premier - il potere, se esiste, non esiste addosso a coloro che reggono le sorti dei governi dei vari Paesi". "CONSENSO AL 60%" - Berlusconi ha poi parlato della manovra varata dal governo, sottolineando che comunque non ha scalfito il consenso nei suoi confronti: "Mi trovo in una situazione atipica perché pur avendo fatto una manovra di sacrifici i sondaggi dicono che il mio gradimento è oltre il 60%. Io sono oggi al servizio della democrazia, di tutto e di tutti, mi possono criticare e insultare". TRE NUOVE ADESIONI - La riunione ministeriale annuale dell'Ocse si svolge sotto la presidenza italiana di Berlusconi. È presente anche il ministro dell’Economia Tremonti. Dopo il vertice il premier ha avuto un colloquio bilaterale con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Quindi Berlusconi ha raggiunto l'ambasciata italiana per una cena di lavoro con i partecipanti al vertice. La ministeriale sancisce l'adesione all'Ocse di tre nuovi Paesi (Estonia, Slovenia e Israele) e riunisce i ministri di area economica di 40 Paesi, che rappresentano l'80% circa dell'economia mondiale: i 30 tradizionali membri Ocse, a cui si aggiungono Cile, i tre nuovi componenti e alcuni grandi Stati emergenti che stanno negoziando l'ingresso nell'organizzazione, ovvero Russia, Brasile, Cina, India, Indonesia e Sudafrica. All'ordine del giorno il problema dell'occupazione durante la fase di uscita dalla crisi, i metodi e i contenuti della nuova regolamentazione della finanza internazionale e il ruolo che educazione e innovazione possono avere nella ripresa e nella costruzione di una crescita durevole e sostenibile. Redazione online 27 maggio 2010 Dalla platea nessuna reazione. Il premier: "Bene, ma allora non criticate più" "Volete Emma ministro?". Gelo in sala Berlusconi cerca l'appoggio degli imprenditori per convincere la Marcegaglia ad entrare nel governo * NOTIZIE CORRELATE * Grido d'allarme della Marcegaglia: "Bruciati 700 mila posti di lavoro" (27 maggio 2010) * Manovra, le novità dell'ultima ora (27 maggio 2010) * Il governo e la manovra da 24 miliardi. "Sacrifici inevitabili, si è speso troppo" (26 maggio 2010) Dalla platea nessuna reazione. Il premier: "Bene, ma allora non criticate più" "Volete Emma ministro?". Gelo in sala Berlusconi cerca l'appoggio degli imprenditori per convincere la Marcegaglia ad entrare nel governo Silvio Berlusconi e Emma Marcegaglia (Lapresse) Silvio Berlusconi e Emma Marcegaglia (Lapresse) ROMA - Il presidente del Consiglio ci ha riprovato, ma anche questa volta gli è andata male. Dopo avere chiesto già nei giorni scorsi in privato alla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, di entrare a far parte della squadra di governo andando ad occupare la poltrona dello Sviluppo economico lasciata vacante dal dimissionario Claudio Scajola, Berlusconi ha voluto cogliere l'occasione dell'assemblea di Confindustria per tornare alla carica con la numero uno di viale dell'Astronomia. E questa volta, pubblicamente. "ALZATE LE MANI" - "Quando ti ho fatto la proposta di entrare a far parte dell'esecutivo - ha detto il Cavaliere, rivolgendosi alla leader degli industriali con il consueto "tu" -, mi hai risposto che tra i tuoi dubbi c'era la possibile reazione degli ambienti di Confindustria. Bene, possiamo fare subito una prova". Rivolgendosi alla platea, il premier ha chiesto agli industriali quanti di loro avrebbero gradito una partecipazione diretta della Marcegaglia all'azione dell'esecutivo: "Alzi la mano chi vedrebbe bene Emma ministro". Quello che nella mente del premier avrebbe dovuto essere forse un coup-de-théâtre, ovvero un'acclamazione popolare da cui la presidente di Confindustria non avrebbe di fatto potuto sottrarsi, però non c'è stato: le mani alzate sono state pochissime, giusto un paio quelle che le telecamere sono riuscite ad inquadrare nella panoramica sulla sala. Pronta allora la replica di Berlusconi: "Nessuno? Bene, però non lamentatevi più di coloro che sono al governo e cercano di mettere in ordine i conti disastrati ereditati dal passato". Al. S. 27 maggio 2010 2010-05-27 "Siamo tornati ai livelli del 1985, sono andati persi cento trimestri". Appello del Papa "Bruciati 700 mila posti di lavoro" E Napolitano: serve politica condivisa Grido d'allarme della Marcegaglia: il bilancio della crisi è pesantissimo, produzione industriale crollata del 25% * NOTIZIE CORRELATE * Manovra, le novità dell'ultimo momento (27 maggio 2010) * Il governo e la manovra da 24 miliardi. "Misure inevitabili, si è speso troppo" (26 maggio 2010) "Siamo tornati ai livelli del 1985, sono andati persi cento trimestri". Appello del Papa "Bruciati 700 mila posti di lavoro" E Napolitano: serve politica condivisa Grido d'allarme della Marcegaglia: il bilancio della crisi è pesantissimo, produzione industriale crollata del 25% La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia (Ansa) La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia (Ansa) MILANO - Per l’Italia il bilancio della crisi economica è "pesantissimo". E si traduce nella perdita, rispetto ai picchi del primo trimestre 2008, "di quasi sette punti di Pil e oltre 700mila posti di lavoro". Non solo: "Il ricorso alla cassa integrazione guadagni è aumentato di sei volte". Male anche la produzione industriale, "crollata del 25%, tornando ai livelli di fine 1985: cento trimestri bruciati. In alcuni settori l’attività produttiva si è dimezzata". A dipingere con tratte fosche lo scenario economico italiano è la presidente degli industriali italiani, Emma Marcegaglia. Per la numero uno di confindustria "è in corso un rimbalzo che potrebbe anche risultare superiore alle attese. La produzione sta aumentando del 7% annuo e accelera il passo. Ma su questo recupero gravano le incognite della crisi europea in atto. Comunque, non si tratterà di un duraturo innalzamento del nostro ritmo di sviluppo. Uno scenario davvero poco incoraggiante". "NON SI CRESCE CON IL DEBITO" - L'intervento della Marcegaglia arriva all'indomani della presentazione, da parte del premier Silvio Berlusconi e del ministro Giulio Tremonti, della manovra correttiva da 24 miliardi. Un provvedimento, quello adottato dall'esecutivo, che secondo gli industriali "traccia il ridimensionamento della spesa pubblica" che però "va reso strutturale". La leader confindustriale ha spiegato che "la via al risanamento deve essere il taglio delle spese" e questo perché "non si cresce con la spesa e il debito pubblico". "LA POLITICA DIA L'ESEMPIO" - Per Confindustria, poi, se si chiedono sacrifici al paese allora la politica deve essere la prima a dare l’esempio e ridurre "per prima ed energicamente i suoi privilegi". "E’ arrivato il momento nel quale i politici italiani, dal Parlamento e giù giù sino all’ultima comunità montana, taglino i propri stipendi e le dotazioni per le loro segreterie e collaboratori, disboschino esenzioni e agevolazioni - ha esortato Marcegaglia - La sforbiciata data con la Finanziaria agli enti e ai costi della politica è sacrosanta ma è solo un buon inizio". La diminuzione del 10% delle indennità dei membri del governo, guardata da un’ottica internazionale, è a suo giudizio, "un timido esordio". "E’ assolutamente opportuno -ha aggiunto - che vi si adeguino gli organi costituzionali. Le rinunce devono essere fatte da tutti". Inoltre la presidente chiede una razionalizzazione delle Province "il cui numero, secondo i programmi del governo, doveva diminuire. Ne è stata annunciata l’eliminazione di 10 di esse. È un inizio ma è troppo poco". Critiche anche alle poltrone nelle società pubbliche locali, oltre 25mila: "Sono soprattutto questione di potere, distribuzione di cariche, elargizione di compensi, clientelismo, e a lungo andare, di vera e propria corruzione". IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO - Agli industriali ha fatto arrivare un proprio messaggio anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, tornato sull'esigenza di una politica condivisa in questa fase difficile per l'economia italiana e internazionale: "Compio ogni sforzo, come è mio dovere, per rappresentare e valorizzare quel che unisce l'Italia - ha detto il Capo dello Stato -, affinchè ciò prevalga su ogni esasperazione di pur legittime distinzioni di interessi e di posizioni politiche". E ancora: "Occorre una maggiore consapevolezza, in tutte le sfere sociali e in tutte le parti politiche, della portata delle sfide che l'Italia è chiamata ad affrontare insieme con l'Europa". Napolitano ha sottolineato che in questo momento "sono in gioco non solo esigenze particolari, settoriali e immediate ma scelte di medio e lungo periodo, cui è legato il futuro del paese e delle giovani generazioni e che richiedono perciò il massimo di comprensione e- senza soffocare la dialettica della vita democratica- di condivisione, almeno nell'individuare obiettivi e grandi linee da perseguire con la necessaria coesione e continuità". PAPA: "SALVAGUARDARE OCCUPAZIONE"- Nel frattempo, arriva l'appello di Benedetto XVI "ai responsabili della cosa pubblica e agli imprenditori a fare quanto è nelle loro possibilità per attutire gli effetti della crisi occupazionale", sottolineando comunque che in Italia "crisi culturale e spirituale" è altrettanto seria di quella economica". Il Papa lo ha detto parlando ai vescovi italiani riuniti in Vaticano nella loro 61esima assemblea generale: per il Pontefice, "alla Chiesa, infatti, sta a cuore il bene comune, che ci impegna a condividere risorse economiche e intellettuali, morali e spirituali, imparando ad affrontare insieme, in un contesto di reciprocità, i problemi e le sfide del Paese". Redazione online 27 maggio 2010
e i comuni delle province abolite potranno scegliere a quale territorio aderire Manovra, le novità dell'ultimo momento Fiscalità agevolata per i premi aziendali, blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici a partire dal 2011 e i comuni delle province abolite potranno scegliere a quale territorio aderire Manovra, le novità dell'ultimo momento Fiscalità agevolata per i premi aziendali, blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici a partire dal 2011 Da sinistra a destra Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi (Afp) Da sinistra a destra Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi (Afp) MILANO - La manovra varata dal governo riserva ancora qualche sorpresa. Nel testo ufficiale del decreto ci sono infatti anche alcuni aspetti che non erano stati ancora comunicati ufficialmente. FISCO AGEVOLATO SUI PREMI AZIENDALI - Arriva il "contratto alla tedesca" per i lavoratori italiani: il fisco e la previdenza faranno lo sconto ai "premi" dati ai dipendenti che hanno contributo a far guadagnare la propria impresa o a renderla più competitiva. La novità scatterà dal 2011 e si applicherà su importi fino a 6.000 euro per redditi non superiori a 40.000 euro. Lo prevede - secondo il testo in possesso dell'agenzia Ansa - un articolo contenuto nel testo finale della manovra che, pur non indicando la percentuale di tassazione, introduce il concetto di premialità fiscale per la parte di salario collegato agli utili aziendali. Nel 2011 - è stabilito nella norma - sono soggette a un'imposta sostitutiva dell'Irpef "le somme erogate ai lavoratori dipendenti del settore privato, in attuazione di quanto previsto da accordi o contratti collettivi territoriali o aziendali e correlate a incrementi di produttività, qualità, redditività, innovazione, efficienza organizzativa, collegati ai risultati riferiti all'andamento economico o agli utili dell'impresa o ad ogni altro elemento rilevante ai fini del miglioramento della competitività aziendale". La "determinazione del sostegno fiscale e contributivo" sarà definito dal governo, sentite le parti sociali. I CRITERI DI SOPPRESSIONE DELLE PROVINCE - Bisognerà attendere invece quattro mesi per la completa soppressione delle mini-province con meno di 220 mila abitanti e la delineazione delle aree delle nuove circoscrizioni. Il testo del decreto all'articolo 5 stabilisce che "sono soppresse le province la cui popolazione residente risulti, sulla base delle rilevazioni dell'Istat al 1 gennaio 2009, inferiore a 220 mila abitanti". Le norme danno facoltà ai comuni, entro 60 giorni, di scegliere la nuova provincia tra quelle non soppresse della propria Regione e prevede 120 giorni prima che un decreto del presidente del Consiglio arrivi "alla nuova determinazione delle circoscrizioni provinciali". Ancora 2 mesi e poi saranno trasferiti i beni e le risorse delle province soppresse. TAGLI AGLI STIPENDI - Piccoli aggiustamenti anche sul fronte dei tagli agli stipendi degli statali. Per il triennio 2011-2013 il trattamento economico complessivo dei dipendenti pubblici non potrà superare l'importo del 2010. Il "congelamento" dei trattamenti vale anche per "il trattamento accessorio previsto dai rispettivi ordinamenti delle amministrazioni pubbliche". Lo prevede uno degli articoli portanti del testo definitivo. Lo stesso articolo "in considerazione della eccezionalità della situazione economica internazionale" prevede nello stesso periodo un taglio del 5% per i redditi superiori ai 90.000 euro annui, e del 10% sopra i 150.000 euro. La scure sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici non consentirà inoltre ai rinnovi contrattuali stabiliti nel 2008-2009 di superare la soglia del 3,2%. Il testo prevede che "la disposizione si applica anche ai contratti ed accordi stipulati prima dell'entrata in vigore del presente decreto" e che "i trattamenti retributivi saranno conseguentemente adeguati" dal mese successivo a quello di entrata in vigore del decreto. Dal "taglio" sono salve le forze di polizia e i vigili del fuoco. COLLABORATORI DEI MINISTRI - I compensi ai collaborati dei ministri saranno tagliati del 10%. "Le indennità corrisposte ai responsabili degli uffici di diretta collaborazione dei ministri - è scritto nel testo - sono ridotte del 10%. La riduzione si applica sull'intero importo dell'indennità". RINCARANO I PEDAGGI AUTOSTRADALI - Arrivano i rincari sulle autostrade, ma solo per quelle collegate con raccordi autostradali gestiti dall'Anas. La maggiorazione sarà di 1-2 euro, a seconda delle classi di pedaggio, e scatterà da luglio, cioè, "a decorrere dal primo giorno del secondo mese successivo a quello di entrata in vigore del presente decreto". L'aumento, che non potrà superare del 25% l'attuale pedaggio, durerà fino a quando non saranno stabiliti i criteri per l'introduzione dei pedaggi sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta Anas. Servirà a investimenti e manutenzione straordinaria. Passeranno a pedaggio anche le autostrade in gestione diretta dell'Anas - come ad esempio la Salerno-Reggio Calabria. Redazione online 27 maggio 2010
"Uscite fuori controllo dopo che il centrosinistra ha affidato la Sanità alle Regioni" Il governo e la manovra da 24 miliardi "Misure inevitabili, si è speso troppo" Berlusconi: per anni abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Ora lotta all'evasione e ai costi inutili * NOTIZIE CORRELATE * L'Ue promuove la manovra italiana. "Gli sforzi nella buona direzione" (26 maggio 2010) * Manovra, via libera del Cdm (25 maggio 2010) * Scheda - Tutte le misure * Quei malumori di Berlusconi sulla grande stretta di M. Galluzzo (26 maggio 2010) "Uscite fuori controllo dopo che il centrosinistra ha affidato la Sanità alle Regioni" Il governo e la manovra da 24 miliardi "Misure inevitabili, si è speso troppo" Berlusconi: per anni abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Ora lotta all'evasione e ai costi inutili Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e il premier, Silvio Berlusconi (Eidon) Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e il premier, Silvio Berlusconi (Eidon) ROMA - C'è una crisi "provocata dalla speculazione" e tutti i Paesi europei, Italia compresa, "hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità". Il premier Silvio Berlusconi ha esordito così alla presentazione della manovra correttiva da 24 miliardi di euro in due anni, la cui illustrazione è in corso a Palazzo Chigi. Una manovra "che ci viene chiesta dall'Europa" perchè "salvare l'Euro significa salvare le famgilie e le imprese e in tutta Europa non c'è diversità di obiettivi". "COLPA DELLA SINISTRA" - Quanto alla situazione italiana, il capo del governo ha individuato le responsabilità del forte deficit nei governi del passato: "quelli consociativi della Prima Repubblica" e "quello di sinistra che dieci anni fa approvò la riforma del titolo V della Costituzione dando alle Regioni un potere di spesa sganciato dalla realtà". Una riforma, quella varata dall'allora centrosinistra con un voto risicato (solo quattro consensi di scarto), "che si è rivelata dissennata e ha fatto esplodere la spesa sanitaria soprattutto nelle regioni del Sud". "EQUILIBRATI E INEVITABILI" - A questo punto, ha detto Berlusconi, "si deve cercare una soluzione". Di qui i nuovi provvedimenti annunciati dal governo, che per il presidente del Consiglio sono al tempo stesso "equilibrati" e "inevitabili": equilibrati perché si chiede di più a chi può di più e a chi ha evaso maggiormente; e inevitabili perché fino ad oggi si è andati avanti spendendo più delle proprie risorse appesantendo così il debito. E con una spesa sociale, ha evidenziato il Cavaliere, che nel tempo si è trasformata in spesa assistenziale. SACRIFICI NEL PUBBLICO IMPIEGO - Le misure, dunque. I 24 miliardi della manovra sono ripartiti in due anni. "Puntiamo soprattutto sulla riduzione della spesa pubblica e sulla lotta all'evasione fiscale - ha evidenziato Berlusconi -. E non abbiamo aumentato le tasse perché l'obiettivo resta quello di ridurle". Il numero uno di Palazzo Chigi non ha nascosto di chiedere "un atto di responsabilità" in particolare ai dipendenti pubblici, "perché negli ultimi anni i loro redditi sono aumentati più di quelli dei privati e poi perché godono del vantaggio della tutela del posto di lavoro e non rischiano cassa integrazione o riduzione di stipendio come invece accade nel settore privato". Per questo, è il ragionamento, spetta loro uno sforzo maggiore. "PENSIONI TUTELATE" - Berlusconi ha poi confermato che "le pensioni sono tutelate e garantite" e che "chiediamo solo a chi si accinge di andare in pensione di restare al lavoro qualche mese di più". Poi il ruolo degli enti pubblici: "A loro chiediamo di ridurre le spese meno produttive, ma in cambio daremo loro beni demaniali che potranno valorizzare e generare nuove risorse, dando così ulteriore attuazione al federalismo fiscale". Infine il premier ha enfatizzato l'incremento della lotta all'evasione fiscale, che in Italia comporta l'equivalente 120 miliardi di euro di mancato introito: aumenteranno i controlli, ha spiegato Berlusconi, e si farà in modo di recuperare lo squilibrio che vede in alcune Regioni sacche di evasioni ormai incontrollate. Mentre in Calabria l'evasione è dell'85% ha fatto notare, in Lombardia la percentuale scende al 12%. Tra le misure adottate in questo ambito, l'abbassamento del tetto per la tracciabilità nell'uso del denaro contante da 12.500 a 5 mila euro. "TUTTI NELLA STESSA BARCA" - Il premier ha infine sottolineato la necessità di un lavoro che trovi punti di convergenza anche con l'opposizione. "Ringrazio il presidente Napolitano per l'esortazione ad una manovra condivisa - ha sottolineato - . Facciamo nostra questa esortazione: siamo tutti nella stessa barca, che andrà avanti e supereremo anche questa situazione. Io sono un inguaribile ottimista e ne sono convinto". TREMONTI: "ZERO IRAP PER CHI INVESTE" - Berlusconi ha poi passato la parola a Tremonti per gli aspetti più tecnici della manovra. Un testo, ha detto il ministro, "molto complesso, fatto di 54 articoli divisi su tre capi e che presentiamo in due parti una relativa alla competitività economica e una parte sulla sostenibilità finanziaria". Tremonti ha indicato tra gli obiettivi il collegamento di incrementi salariali e produttività, "perché è di interesse pubblico" e per questo motivo "vogliamo dare un premio fiscale e contributivo perchè se c'è un problema del nostro paese è quello della produttività". Ha poi voluto evidenziare il "dividendo positivo del federalismo", ovvero "la fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno". "Siamo convinti - ha detto Tremonti - che possono dire di sì a un'ipotesi che non è un regime differenziale tra nord e sud ma un anticipo di quello che sarà poi al nord: cioè 'zero Irap' per i nuovi insediamenti produttivi". Redazione online 26 maggio 2010(ultima modifica: 27 maggio 2010)
Ma Formigoni: troppi sacrifici per le Regioni. Chiusura da Pd e Idv: solo parole "E' equilibrata". "No, pagano i deboli" Le reazioni alla manovra da 24 miliardi illustrata da Berlusconi e Tremonti. Bossi: non muore nessuno * NOTIZIE CORRELATE * Il governo e la manovra da 24 miliardi. "Misure inevitabili, si è speso troppo" (26 maggio 2010) Ma Formigoni: troppi sacrifici per le Regioni. Chiusura da Pd e Idv: solo parole "E' equilibrata". "No, pagano i deboli" Le reazioni alla manovra da 24 miliardi illustrata da Berlusconi e Tremonti. Bossi: non muore nessuno ROMA - "Sapevo che era pesante ma questa manovra era necessaria ed è abbastanza equilibrata.È una buona manovra, non muore nessuno. Poi vediamo ora che passa in commissione quali saranno le cose che metteranno dentro". Il commento è di Umberto Bossi, leader della Lega ed esponente di peso del governo, che giudica positivo il lavoro portato a termine da Tremonti nel definire i contorni dell'intervento di correzione dei conti pubblici. E un altro ministro, Maurizio Sacconi, nel corso di Porta a Porta ha sottolineato che "questa manovra crea un clima nuovo e più responsabile, è finita un'era nel rapporto tra cittadini e fisco e rispetto alle possibilità di spesa di uno Stato". "C'E' SQUILIBRIO" - Berlusconi ha parlato di un intervento necessario e ha spiegato che una delle linee di azione sarà la riduzione della spesa improduttiva degli enti locali. E proprio uno dei più influenti governatori del Pdl, Roberto Formigoni, che a Palazzo Grazioli ha incontrato il premier assieme ad altri governatori del centrodestra, fa sapere che "Silvio Berlusconi ha ascoltato brevemente le nostre osservazioni sulla manovra, il governo già ieri aveva dichiarato la sua disponibilità a un confronto e nei prossimi giorni avremo una discussione sui numeri, sulle cifre". Per il capo della giunta lombarda, "la manovra è necessaria" ma è altrettanto importante "riequilibrare" gli sforzi chiesti alle varie componenti del Paese e, in particolare, quelli imposti alle Regioni. "Tutti - ha detto Formigoni - siamo pronti a fare la nostra parte ma c'è squilibrio" se guardiamo ai tagli chiesti alle Regioni e dunque, nei prossimi giorni, sarà necessario rivedere alcuni capitoli della manovra che saranno oggetto "di un confronto tecnico". LE OPPOSIZIONI - Del tutto negativo, sul fronte opposto, il giudizio delle opposizioni. "Non è vero che non c'è alternativa alla manovra varata dal governo - ha fatto notare Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd -. L'alternativa c'era e c'è. All'avvio della legislatura, si doveva evitare l'impennata della spesa per acquisto di beni e servizi dei ministeri, aumentata di 12 miliardi in 2 anni, con un salto del 14%. Si doveva evitare di buttare 3 miliardi di euro nel pozzo di Alitalia".E ancora: "Si doveva evitare di eliminare le misure anti-evasione, alcune delle quali oggi vengono reintrodotte, e perdere 7-8 miliardi di gettito Iva e Irpef. Una diversa gestione della finanza pubblica, insieme a riforme strutturali a sostegno della crescita oggi avrebbe evitato una mazzata che, colpendo Regioni, Province e Comuni, colpisce tutti i lavoratori, pubblici e privati, le piccole imprese, le famiglie, gli anziani. Invece, per gli evasori misure propagandistiche e in premio l'ennesimo condono. L'Unione Europea e la crisi greca sono la foglia di fico - ha concluso Fassina - per giustificare interventi che servono a compensare i fallimenti del governo, frutto di precise ed irresponsabili scelte politiche". "Annunci, promesse, bugie, il solito ottimismo da quattro soldi, il solito disco rotto per nascondere tagli feroci allo stato sociale, alle regioni, ai dipendenti pubblici, ai ministeri indiscriminatamente - ha invece evidenziato Felice Belisario, presidente dei senatori dell'Idv -. Nessun pudore da parte di chi dal ’94 ha promesso di diminuire le tasse e che ancora una volta le aumenterà per porre freno a una crisi che fino ad oggi aveva irresponsabilmente negato". 26 maggio 2010
LA SCHEDA La manovra: ecco le misure Le principali norme del pacchetto fiscale varato dal Governo. LA SCHEDA La manovra: ecco le misure Le principali norme del pacchetto fiscale varato dal Governo. MILANO - Dalla partecipazione dei Comuni alla lotta all'evasione fiscale, alla denuncia delle 'case fantasma', alla stretta sul contrasto al fenomeno delle imprese 'apri e chiudi', fino al codice fiscale per i non residenti e alle misure antiricilcaggio: sono solo alcune delle norme del pacchetto fiscale varato dal Governo. Ecco quali sono le principali misure: - PARTECIPAZIONE DEI COMUNI ALLA LOTTA ALL'EVASIONE FISCALE E CONTRIBUTIVA: gli enti locali con popolazione superiore ai 5mila abitanti devono costituire il Consiglio tributario che ha l'obbligo di segnalare elementi utili per integrare quanto dichiarato dai contribuenti. - CASE FANTASMA: entro il 31 dicembre 2010 i titolari dei fabbricati non censiti hanno l'obbligo di denunciare l'immobile e farlo accatastare. - ANTIRICICLAGGIO: la soglia sopra la quale è obbligatorio effettuare pagamenti con assegni non trasferibili o bonifici scende da 12.500 a 5mila euro. - COMUNICAZIONE TELEMATICA ALL'AGENZIA DELLE ENTRATE: è obbligatorio comunicare telematicamente le cessioni di beni e le prestazioni di servizi per importi non inferiori a 3mila euro. - REDDITOMETRO: Viene aggiornato. Entrano nuovi indicatori per risalire dal tenore di vita al reddito guadagnato. Se lo scostamento tra reddito dichiarato e quello presunto supera il 20% (finora il 25%) l'Agenzia delle Entrate può avviare una contestazione. - FRODI INTRA-UE: la facoltà di effettuare operazioni intracomunitarie passa attraverso l'autorizzazione da parte degli uffici dell'Agenzia delle Entrate. - IMPRESE 'APRI E CHIUDI' E IN PERDITA SISTEMICA: su di esse verranno pianificati controlli ad hoc in quanto sono a particolare rischio di frodi (false fatturazioni o frodi carosello). - CODICE FISCALE NON RESIDENTI: i cittadini non residenti devono indicare il proprio codice fiscale all'apertura dei rapporti presso un operatore finanziario, ad esempio per conti correnti. - CARTELLA IN SOFFITTO, ACCERTAMENTO È PRONTA CASSA: Si accelera la riscossione dell'evasione scovata nei controlli. Va in soffitta la cartella di pagamento per i tributi dovuti all'Agenzia delle entrate. Dall'1 luglio 2011 l'avviso di accertamento del fisco infatti costituirà titolo esecutivo. - PRESTAZIONI SOCIALI AGEVOLATE: il contrasto alla loro percezione indebita sarà più efficace attraverso una centralizzazione informativa presso l'Inps. - STOCK OPTION E BONUS: è introdotta un'ulteriore stretta su quelli percepiti da dipendenti e collaboratori del settore finanziario. - POTENZIAMENTO SERVIZI TELEMATICI: quelli dell'amministrazione finanziaria e degli enti previdenziali vengono estesi e viene anche potenziato l'uso della Posta elettronica certificata. - CONGUAGLIO CANONE RAI: viene introdotta a favore dei pensionati con redditi non superiori ai 18mila euro la possibilità di rateizzare l'imposta dovuta a conguaglio e il pagamento del canone Rai in 11 rate senza interessi. (Fonte Ansa). 26 maggio 2010
Il documento - Le misure del governo Dal sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze Il documento - Le misure del governo Dal sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze PACCHETTO SVILUPPO Rifinanziamento opere infrastrutturali Il programma delle infrastrutture strategiche e il MO.S.E., nel limite massimo di 400 milioni di euro, sono rifinanziati mediante le risorse recuperate dai mutui accessi da cassa Depositi e prestiti con enti pubblici e da questi non utilizzati. Fiscalità di vantaggio per il Sud Nell’ambito del federalismo fiscale, alle Regioni del Sud viene trasferito il potere impositivo in materia di Irap per le nuove imprese. Le Regioni potranno quindi determinare l’aliquota dell’imposta fino ad azzerarla. Attrazione delle imprese europee Le imprese di Paesi membri dell’Unione europea che avviano iniziative economiche in Italia potranno scegliere il regime tributario di un qualsiasi paese dell’Unione. Reti di imprese Sono attribuiti vantaggi fiscali, amministrativi e finanziari alle aziende appartenenti a reti di imprese riconosciute. Zone a burocrazia zero. Possono essere istituite nel Sud zone a burocrazia zero nelle quali le nuove iniziative economiche godono di semplificazioni amministrative: i procedimenti sono conclusi con provvedimento del Prefetto ovvero attraverso meccanismi di silenzio assenso. Rientro dei cervelli. Sono previste norme di incentivazione fiscale per i ricercatori residenti all’estero che vengono a svolgere la loro attività in Italia acquistando la residenza fiscale. PACCHETTO TAGLI COSTI DELLA POLITICA A partire dal 1° gennaio 2011 sono ridotti del 10% il trattamento economico dei ministri e dei sottosegretari che non siano membri del Parlamento nazionale e i compensi dei componenti degli organi di autogoverno (Csm, Consigli di presidenza della giustizia amministrativa, contabile, tributaria, militare, consiglio di giustizia della Regione Siciliana) e del Cnel. E’ effettuata una riduzione dei rimborsi per le spese elettorali a favore dei partiti politici. Il taglio decorre dal primo rinnovo di Senato, Camera, Parlamento europeo e Consigli regionali. I titolari di cariche elettive che ricoprono anche incarichi conferiti dalle pubbliche amministrazioni, hanno diritto al solo rimborso delle spese sostenute e, ove previsti, i gettoni di presenza non possono superare i 30 euro a seduta. Tutti i risparmi realizzati a partire dal 2011, nell’esercizio delle loro prerogative, dagli organi costituzionali (Presidenza della Repubblica, Camera, Senato, Corte costituzionale) e dalle regioni (attraverso tagli ai trattamenti economici di governatori, assessori e consiglieri regionali) andranno ad alimentare un apposito fondo. L’apporto di ciascun organo verrà indicato distintamente. I consiglieri comunali e provinciali percepiranno un’indennità di funzione onnicomprensiva comunque non superiore ad un quinto di quella massima del sindaco o del presidente della provincia. Inoltre le indennità previste per gli stessi saranno diminuite, per un periodo non inferiore a tre anni, del 3% per i Comuni fino a 15.000 abitanti e per le province fino a 500.000 abitanti, del 7% per Comuni fino a 250.000 abitanti e per le province tra 500.000 e 1.000.000 di abitanti e del 10% per tutti gli altri. Sono esclusi i Comuni con meno di 1.000 abitanti. Nessuna indennità o retribuzione possono avere i consiglieri circoscrizionali nonché gli amministratori di Comunità montane, unioni di Comuni, enti territoriali che gestiscono servizi e funzioni pubbliche. COSTI DELL’AMMINISTRAZIONE Per il triennio 2001-2013 è stabilito un taglio del 10% delle dotazioni dei Ministeri che questi potranno modulare nell’ambito del proprio bilancio. Sono escluse le risorse ordinarie per l’università e quelle destinate all’informatica, alla ricerca e al 5 per mille. Ulteriori riduzioni di spesa sono prescritte per la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i ministeri senza portafoglio. Dall’entrata in vigore del decreto, la partecipazione agli organi collegiali ministeriali e degli enti statali (con l’eccezione delle Commissioni tributarie) è onorifica. Gli eventuali gettoni di presenza non possono superare i 30 euro. Identica regola vale per la partecipazione ad organi collegiali di enti anche privati che ricevono contributi pubblici. La violazione di questa norma comporta la responsabilità erariale, la nullità degli atti e, per gli enti privati, la sospensione dei contributi. Da questa misura sono esclusi, tra gli altri, Università, Camere di commercio, enti del Servizio sanitario nazionale, Enti previdenziali e assistenziali nazionali. Taglio del 10% delle indennità, compensi, gettoni e altri pagamenti corrisposti dalle Pubbliche amministrazioni, comprese le autorità indipendenti, ai componenti degli organi di indirizzo, direzione e controllo, consigli di amministrazione e organi collegiali, titolari di incarichi di qualsiasi tipo, inclusi i commissari straordinari. I tagli hanno decorrenza dal 1° gennaio prossimo. Il taglio non si applica ai trattamenti retributivi e di servizio. Tutti i compensi per gli incarichi conferiti a pubblici dipendenti da società partecipate, sovvenzionate, vigilate ovvero in regime di concessione sono corrisposti direttamente all’amministrazione di competenza e confluiscono nelle risorse destinate alla parte variabile della retribuzione. Tutte le società e gli enti pubblici che hanno un consiglio di amministrazione e un collegio di revisori devono ridurre, in occasione del primo rinnovo, i loro componenti rispettivamente a 5 e 3. L’adeguamento degli statuti deve essere immediato. I compensi dei componenti del cda e del collegio sindacale delle società pubbliche non quotate viene ridotto del 10%. La decorrenza è al primo rinnovo degli organi societari. Consulenze, formazione, sponsorizzazioni, rappresentanza. Dal 2011, le spese per studi ed incarichi di consulenza sostenute dalle Pubbliche amministrazioni – comprese le autorità indipendenti, escluse Università, enti e fondazioni di ricerca – vengono ridotte dell’80% rispetto a quelle del 2009. Stesso taglio è previsto per le spese per pubbliche relazioni, convegni, mostre, pubblicità e di rappresentanza. Le spese di formazione (a eccezione di Forze armate e Polizia) e per missioni all’estero, escluse quelle di pace o derivanti da impegni internazionali, sono ridotte del 50% rispetto al 2009. Infine, vengono completamente abolite le spese per sponsorizzazioni. Tutti i provvedimenti hanno decorrenza dal 1° gennaio prossimo. Gli stessi tagli sono applicati alle società che fanno parte del conto economico consolidato della Pa. Auto blu Dal 2011 taglio del 20% rispetto alla spesa sostenuta nel 2009 per acquisto, manutenzione e noleggio di vetture di servizio e per l’acquisto di buoni taxi. Il provvedimento riguarda tutta la Pa con l’eccezione di Vigili del fuoco e forze dell’ordine. Immobili pubblici A partire dal 1° gennaio 2011 le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili utilizzati dallo Stato non possono eccedere il 2% del valore dell’immobile. Il taglio non riguarda gli interventi per la sicurezza sui luoghi di lavoro e i beni culturali. Anche gli enti locali dovranno adeguarsi a questi principi. Gli Enti previdenziali pubblici provvederanno all’acquisto di immobili adibiti ad ufficio e locati alla Pa. Enti inutili Sono soppressi una ventina di enti tra i quali i seguenti enti previdenziali: Ipsema, Ispesl e Ipost. I primi due confluiscono nell’Inail, il terzo nell’Inps. Sono soppressi anche Isae, Eim (Ente italiano montagna) e l’Insean (Istituto nazionale per studi e esperienze di architettura navale) con accorpamento ai ministeri di riferimento. Sono soppressi anche l’Ias (Istituto affari sociali) che confluisce nell’Isfol e l’ Enappsmsad (Ente nazionale di assistenza e previdenza per i pittori e scultori, musicisti, scrittori ed autori drammatici), che confluisce nell’Enpals. Il Comitato per l’intervento nella Sir è soppresso dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Il relativo patrimonio è trasferito a Fintecna. I proventi derivanti dalla liquidazione degli enti disciolti sono destinati al fondo per il finanziamento della partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali di pace. Le società pubbliche non quotate in perdita per tre esercizi consecutivi non possono ricorrere ad aumenti di capitale, trasferimenti straordinari o aperture di credito. Enti inadempienti Verrà meno il finanziamento pubblico per circa duecento enti che non hanno risposto alle richieste di informazione inviate nei mesi scorsi per conoscere l’utilizzo dei finanziamenti a carico del bilancio dello Stato. Province Sono abolite 10 piccole Province (con meno di 220.000 abitanti, non ricadenti in regioni a statuto speciale) PUBBLICO IMPIEGO Trattamento economico pubblici dipendenti. E’ previsto il congelamento del trattamento economico complessivo dei pubblici dipendenti, compresi i dirigenti, fino al 2013. Inoltre, nello stesso periodo, sono previsti tagli del trattamento economico secondo scaglioni in via di definizione. E’ effettuato un taglio lineare del 10% delle indennità dei capi degli uffici di diretta collaborazione dei Ministri. Per il biennio 2008-2009 i rinnovi contrattuali e i miglioramenti economici del personale non contrattualizzato, con esclusione delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco, non possono comportare aumenti retributivi superiori al 3,2%. Nel triennio 2010-2012 è bloccato il rinnovo dei contratti e sono congelate le progressioni di carriera e i passaggi di area dei contrattualizzati. Per il personale non contrattualizzato (magistrati, militari e forze dell’ordine, diplomatici, prefetti, professori universitari) sono congelati per il triennio 2011-13 gli automatismi retributivi e le progressioni automatiche di carriera, con deroghe per l’università. Sospensione parziale del decreto Brunetta (c.d. ciclo di valutazione) La norma è stata stralciata. Personale a tempo determinato Taglio del 50% della spesa 2009 dello Stato per il personale a tempo determinato e per i co.co.co. Turn over L’attuale regime di turn over limitato del personale viene prorogato per due anni. Nulla cambia per l’università. INVALIDITA’ E PREVIDENZA Invalidità L’Inps effettuerà accertamenti sui requisiti degli invalidi civili, con un programma di 100.000 verifiche nel 2010 e 200.000 per ciascun anno nel 2011 e nel 2012. E’ previsto per il 2011 un concorso delle Regioni ordinarie alle spese per l’invalidità civile, tenendo conto della distribuzione pro-capite della spesa per invalidità civile in ciascuna Regione. Pensioni E’ prevista dal 2011 una finestra mobile per le pensioni di vecchiaia, che scatta sei mesi dopo la maturazione dei requisiti (attualmente sono tre mesi). Per i trattamenti di anzianità sono confermate a regime due finestre (prima erano quattro) per il pensionamento anticipato. SPESA SANITARIA PER FARMACI Quote di spettanza dei grossisti La quota di competenza dei grossisti, nella filiera distributiva dell’assistenza farmaceutica territoriale, viene ridotta dal 6,65% al 3,65%. Aifa Ai fini della riduzione della spesa farmaceutica, l’Aifa stabilisce i limiti alla prescrizione di farmaci da parte dei medici di famiglia. Asl Sono introdotte linee guida nazionali per evitare inefficienze e sprechi nell’acquisto, stoccaggio e distribuzione dei farmaci direttamente acquistati dalle aziende sanitarie. Ospedali Asl e ospedali devono motivare gli acquisti di beni e servizi a prezzi superiori a quelli di riferimento, sottoponendoli agli organi di controllo e revisione. PATTO DI STABILITA’ INTERNO ED ENTI TERRITORIALI Patto di stabilità interno Regioni, Province e Comuni con oltre 5.000 abitanti concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica nel triennio 2011-13 con corrispondente riduzione dei trasferimenti statali. Sono introdotte nuove sanzioni per il mancato rispetto del Patto da parte degli enti locali. NORME DI RAZIONALIZZAZIONE DELLA SPESA PUBBLICA Stanziamenti non utilizzati Gli stanziamenti non utilizzati dai Ministeri negli ultimi tre anni, sono destinati al fondo di ammortamento titoli di Stato. ALTRE DISPOSIZIONI Rimborsi Onu I rimborsi dell’Onu per le missioni delle Forze armate italiane nelle missioni internazionali di pace sono utilizzati per finanziare la partecipazione dell’Italia alle missioni di pace. Censimento E’ indetto il 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni Aquila Per i lavoratori autonomi, fino al 31 dicembre, è sospeso il pagamento dei contributi e dei tributi. Per tutti è sospeso il recupero dei tributi e dei contributi sospesi avverrà, a partuire dal 2011, in sessanta rate senza interessi. 26 maggio 2010
La manovra - Il pacchetto fiscale Dal sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze La manovra - Il pacchetto fiscale Dal sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze Potenziata la partecipazione dei Comuni alla lotta all’evasione. Per rendere più incisivo il contrasto, si introduce l’obbligo (finora facoltà) per gli enti locali con popolazione superiore a 5mila abitanti di costituire, entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto, il Consiglio tributario che ha il compito di segnalare all’Agenzia delle entrate, alla Guardia di finanza e all’Inps gli elementi utili per integrare quanto dichiarato dal contribuente al fine di far emergere maggiori imponibili fiscali e contributivi. Per i Comuni sotto i 5mila abitanti, che fino a oggi non si siano già dotati del Consiglio tributario, viene previsto l’obbligo di riunirsi in Consorzio. L’ammontare della quota spettante ai Comuni dalla lotta all’evasione viene innalzata dal 30 al 33% delle maggiori somme riscosse, con l’aggiunta delle sanzioni civili, applicate sui maggiori contributi, che vengono riscosse. Entro 45 giorni dall’entrata in vigore del decreto, un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate emanato d’intesa con l’Inps, la Conferenza Stato- Città ed autonomie locali e la Conferenza Stato- Regioni fisserà oltre alle modalità di trasmissione ai Comuni di copia delle dichiarazioni dei redditi dei cittadini lì residenti, anche le ulteriori materie di partecipazione dei Comuni all’accertamento fiscale e contributivo. Case "fantasma" Entro il 31 dicembre 2010 i titolari di fabbricati non censiti, individuati attraverso la mappatura fotografica del territorio, hanno l’obbligo di denunciare l’immobile e farlo accatastare, così da generare un gettito fiscale. In mancanza l’Agenzia del territorio procede d’ufficio ad attribuire una rendita presunta all’immobile contestandone il valore anche in maniera retroattiva. L’accatastamento non comporta alcuna moratoria né a fini penali né a fini edilizio-urbanistici. Restano i poteri degli enti locali per la repressione degli abusi. Viene inoltre istituita l’Anagrafe immobiliare integrata, che riunisce le banche dati esistenti e individua la proprietà dei singoli immobili. Ci sarà infine una collaborazione più intensa tra l’Agenzia del territorio e i Comuni. Antiriciclaggio Si adegua alle disposizioni comunitarie, passando da 12.500 a 5mila euro, la soglia sopra la quale è obbligatorio effettuare i pagamenti di beni o servizi con assegni non trasferibili, bonifici o altre modalità di pagamento bancario, postale, o mediante sistemi di pagamento elettronico. Comunicazione telematica all’Agenzia delle entrate Si rafforza il contrasto e la prevenzione dell’evasione soprattutto in materia di Iva (frodi carosello e false fatturazioni) attraverso l’obbligo di comunicare telematicamente all’Agenzia delle entrate le cessioni di beni e le prestazioni di servizi per importi non inferiori a 3mila euro. La soglia mira a escludere milioni di soggetti di minori dimensioni per i quali gli oneri connessi all’adempimento non appaiono proporzionati alla pur importante finalità, concentrandosi sui veri evasori. Aggiornamento dell’accertamento sintetico La norma aggiorna le disposizioni sull’accertamento sintetico che risalgono ai primi anni ’70. Nel caso in cui lo scostamento tra il reddito dichiarato dal contribuente e quello determinato presuntivamente superi il 20 per cento (finora 25 per cento), l’Agenzia delle entrate può determinare che quanto speso sia frutto di un maggiore reddito non dichiarato. A tale risultato l’Agenzia può giungere mediante l’uso del redditometro (che analizza le spese sostenute per auto di lusso, barche, iscrizione a club esclusivi, leasing di beni di lusso, ecc) oppure avvalendosi di una metodologia di stima del reddito individuale basata su elementi significativi per il gruppo familiare di appartenenza: tipologia della famiglia (coppia con un figlio, single, ecc), localizzazione territoriale (Nord-Est, Nord-Ovest, Centro, Sud e isole; aree metropolitane o non metropolitane), classe di reddito familiare (voci di spesa: auto, barche, centri benessere esclusivi, acquisti a case d’aste, ecc). I diritti del contribuente sono garantiti e tutelati dalla possibilità di fornire tutti gli elementi di prova a proprio favore ( dimostrano, per esempio, che le spese siano state sostenute grazie ad eredità percepite o vincite al lotto ecc) sia prima sia dopo l’avvio del procedimento di accertamento. Contrasto alle frodi intra-Ue In linea con le indicazioni della Commissione europea, la facoltà di effettuare operazioni intracomunitarie passa attraverso l’autorizzazione da parte degli uffici dell’Agenzia delle entrate. All’atto della richiesta della partita Iva, infatti, l’operatore economico dovrà specificare se intende effettuare operazioni intra-Ue. In caso affermativo, vige la regola del silenzio assenso: se, cioè, entro 30 giorni l’ufficio non comunica il provvedimento di diniego, al 31° il soggetto potrà effettuare operazioni intracomunitarie e sarà inserito nell’archivio Vies. Spetterà a un provvedimento del direttore dell’Agenzia stabilire criteri e modalità per l’adeguamento delle partite Iva già attribuite alla nuova normativa. Contrasto al fenomeno delle imprese "apri e chiudi" e in perdita sistemica Forte stretta da parte dell’Agenzia delle entrate, della Guardia di finanza e dell’Inps nei confronti delle imprese che cessano l’attività entro un anno dalla loro nascita. Fenomeno che l’esperienza dei controlli fiscali conferma essere a particolare rischio di frodi (false fatturazioni o frodi carosello). Agenzia delle entrate e Guardia di finanza pianificheranno controlli ad hoc a livello locale sia sulle imprese che si dichiarano in perdita, per due o più periodi d’imposta, non determinata dai compensi erogati ad amministratori e soci, sia nei confronti dei circa 70mila soggetti che non sono sottoposti né agli studi di settore, né al tutoraggio riservato alle grandi imprese. Le norme mirano ad avere effetti fortemente dissuasivi. Codice fiscale non residenti Per completare l’archivio dei conti correnti, è previsto che anche i cittadini non residenti debbano indicare il proprio codice fiscale all’apertura dei rapporti presso un operatore finanziario (per esempio, nel momento in cui si apre un conto corrente). Incrocio tra le basi dati Inps e dell’Agenzia delle entrate per contrastare la microevasione diffusa Faro acceso sui lavoratori dipendenti che, pur avendo avuto i contributi versati, non presentano la dichiarazione dei redditi qualora obbligati. I controlli verranno assicurati attraverso il sistematico incrocio dei dati Inps-Agenzia delle entrate. Potenziamento dei processi di riscossione dell’Agenzia delle entrate e dell’Inps Va in soffitta la cartella di pagamento per i tributi dovuti all’Agenzia delle entrate. Dal 1° luglio 2011 l’avviso di accertamento del fisco, infatti, costituirà titolo esecutivo. Da un lato, la pretesa tributaria contenuta nell’avviso di accertamento sarà più chiara per il contribuente, dall’altro saranno contratti i tempi di riscossione. Se il contribuente non versa quanto richiesto o non propone ricorso, infatti, l’Agenzia delle entrate invia i dati a Equitalia che può procedere immediatamente al recupero delle somme non versate con gli strumenti che la legge le mette a disposizione. Analoga norma si applica ai contributi dell’Inps. Per arginare possibili abusi, inoltre, in caso di transazione fiscale stragiudiziale viene richiesta al debitore un’autocertificazione sulla veridicità e completezza della situazione patrimoniale. In caso dichiarazioni false in merito a importi rilevanti sono previste forti sanzioni. E’ poi previsto un impianto sanzionatorio per il delitto di sottrazione fraudolenta del pagamento di imposte (alienazione simulata o altri comportamenti idonei a rendere inefficaci le procedure di riscossione coattiva). Contrasto di interessi Con l’obiettivo di utilizzare in ottica antievasiva il contrasto di interessi tra chi fornisce e chi usufruisce di prestazioni di servizi o cessione di beni, è stata prevista una ritenuta a titolo di acconto sui bonifici disposti da coloro che sostengono spese per le quali spettano le detrazioni in dichiarazione dei redditi (per esempio, le ristrutturazioni edilizie che danno diritto alla detrazione del 36% delle spese sostenute). Misure sulle compensazioni Dal 1° gennaio 2011, i crediti relativi alle imposte erariali non potranno più essere compensati in presenza di ruoli erariali per i quali è scaduto il termine di pagamento. Agenzia delle entrate e Guardia di finanza vigileranno per far sì che il divieto venga rispettato. Allo stesso tempo, sarà concesso al contribuente di pagare le somme erariali iscritte a ruolo mediante la compensazione di crediti vantati. Transfer pricing L’Italia si allinea alle direttive Ocse in materia di transfer pricing attraverso più trasparenza da parte del contribuente, maggiore speditezza dei controlli, non applicabilità delle sanzioni per tutti i comportamenti adottati in buona fede, nel rispetto dello Statuto del contribuente. Fondi immobiliari chiusi Stretta sui fondi immobiliari c.d. "veicolo" attraverso il contrasto dell’utilizzo strumentale di quelli a ristretta base partecipativa, finalizzato al godimento dei benefici fiscali. Modificando la nozione civilistica dei fondi comuni di investimento immobiliare prevista dal Tuf, specificandone la funzione economica (raccolta del risparmio tra una pluralità di investitori; autonomia delle scelte di investimento della Sgr), la vigilanza di Bankitalia e il regime fiscale agevolato vengono così circoscritti ai soli fondi che gestiscono risparmio diffuso. I fondi esistenti possono adeguarsi alle nuove norme pagando un’imposta sostitutiva. Controlli sui soggetti che aderiscono al consolidato Vengono razionalizzate le disposizioni relative all’accertamento nei confronti dei soggetti che aderiscono al consolidato nazionale. In particolare, in considerazione della responsabilità solidale tra il soggetto consolidante e ciascuna società consolidata, l’accertamento nei confronti di tali soggetti, quanto ai redditi propri, è ricondotto ad un unico atto, emesso dall’ufficio competente sulla consolidata interessata dalle rettifiche e notificato anche alla consolidante. Finora, invece, il livello di accertamento era doppio. In questo modo, si consente a entrambi i soggetti necessariamente coinvolti nell’accertamento di partecipare sin dall’inizio alle diverse fasi del procedimento. Due gli obiettivi che in questo modo si raggiungono: migliorare l’efficienza dell’azione amministrativa e realizzare una maggiore tutela del diritto alla difesa dei contribuenti sottoposti a controllo. Controllo sulle prestazioni sociali agevolate Più efficace il contrasto alla percezione indebita di prestazioni sociali agevolate. Gli enti che erogano le prestazioni (per esempio, le Università o i Comuni per gli asili nido) devono inviare telematicamente all’Inps la dichiarazione sostitutiva presentata dal contribuente che chiede di usufruirne. L’Inps, incrociando i dati con quelli reddituali trasmessi dall’Agenzia delle entrate, è in grado di individuare i soggetti che fruiscono indebitamente, in tutto o in parte, delle prestazioni. I trasgressori dovranno versare agli enti interessati quanto dovuto per le prestazioni godute e all’Inps una sanzione che può arrivare fino a 5mila euro. Sospensione in sede giudiziale della riscossione I ruoli erariali e previdenziali possono essere sospesi dai giudici tributari per un massimo di 150 giorni (e non più - come ora - senza limite temporale) per incentivare la trattazione delle cause, assicurando all’erario la riscossione in tempi brevi. ALTRE DISPOSIZIONI Stock option e bonus Ulteriore stretta sulle stock option e sugli emolumenti variabili dei dipendenti e dei collaboratori coordinati e continuativi del settore finanziario, in linea con quanto previsto dal G20 Potenziamento dei servizi telematici I servizi telematici dell’amministrazione finanziaria e degli enti previdenziali vengono estesi e viene potenziato l’uso della Pec (Posta elettronica certificata). In questo modo si favorisce l’accesso dei cittadini ai servizi delle amministrazioni interessate, riducendo l’accesso fisico agli sportelli e contenendo l’uso della carta. Anche la cartella di pagamento potrà arrivare tramite Pec. Circolazione codice fiscale La pubblica amministrazione e i cittadini potranno effettuare la verifica dei codici fiscali e dei correlati dati anagrafici, in modo tale da adottare un unico criterio di identificazione dei cittadini-contribuenti. Conguaglio e canone Rai per i pensionati Viene introdotta, a favore dei pensionati con redditi non superiori a 18 mila euro, la possibilità di rateizzare l’imposta dovuta a conguaglio e il pagamento del canone Rai in 11 rate senza interessi. Misure a favore della riscossione degli enti locali Via libera all’accesso da parte dei concessionari dei tributi locali alle banche dati delle pubbliche amministrazioni, ma solo tramite i Comuni creditori. 26 maggio 2010
il ministro dell'economia al forum Ocse: "questa crisi tornante della storia" L'Ue promuove la manovra italiana "Gli sforzi nella buona direzione" Tremonti : "Salva la coesione sociale". S&P: "Conti più sostenibili". Ma Epifani: "Si faccia sciopero generale" * NOTIZIE CORRELATE * Manovra, via libera del Cdm * Scheda - Tutte le misure * Quei malumori di Berlusconi sulla grande stretta di M. Galluzzo il ministro dell'economia al forum Ocse: "questa crisi tornante della storia" L'Ue promuove la manovra italiana "Gli sforzi nella buona direzione" Tremonti : "Salva la coesione sociale". S&P: "Conti più sostenibili". Ma Epifani: "Si faccia sciopero generale" Il ministro Giulio Tremonti (Ansa) Il ministro Giulio Tremonti (Ansa) MILANO - In Italia sarà illustrata alla stampa solo nel tardo pomeriggio, ma Bruxelles promuove già la manovra italiana, varata martedì dal Consiglio dei ministri. Gli sforzi dell'Italia "vanno della buona direzione" ha detto il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, posticipando comunque un"'analisi dettaglia" degli interventi decisi. Intervenuto in mattinata al forum dell'Ocse a Prigi, anche il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha inevitabilmente commentato il via libera al provvedimento da 24 miliardi di euro. "L'Italia ha fatto una scelta molto chiara, quella di salvaguardare i livelli di stato sociale e di operare forti riduzioni di spesa dei governi centrale, regionale e locale" ha detto il ministro, insistendo a più riprese sulla necessità di "salvaguardare la coesione sociale". LA CGIL: SCIOPERO GENERALE - Ma proprio il timore che la manovra penalizzi le fasce più deboli ha mosso Guglielmo Epifani a far scendere la Cgil sul piede di guerra. Il segretario generale del più grande sindacato italiano proporrà al Direttivo della prossima settimana uno sciopero generale contro la manovra economica da attuare entro il mese di giugno. In precedenza si terrà una manifestazione nazionale, sabato 12 giugno, di tutto il mondo del lavoro pubblico. i concluderà a piazza del Popolo e lo slogan sarà "tutto solo sulle nostre spalle". Che vuol dire - ha detto Epifani, in una conferenza stampa - che i lavoratori pubblici sono anche disposti a fare sacrifici. Ma non solo loro. "Obiettivo della protesta - ha aggiunto - è quello di cambiare i contenuti della manovra". Il pacchetto delle iniziative della Cgil prevede anche una manifestazione a Milano il 2 giugno perchè la Festa della Repubblica sia anche la Festa della Costituzione, "messa sotto attacco: dai diritti dei lavoratori allo Statuto, dall'arbitrato alla libertà d'informazione". IL GIUDIZIO DI S&P - Un giudizio positivo sulla manovra italiana arriva però da Standard & Poor's, che considera il provvedimento un "sostegno" all'attuale rating del Paese. Secondo Trevor Cullinan, un analista dell'agenzia, "le misure, che mettono le finanze pubbliche su un binario più sostenibile e aiutano a realizzare l'atteso netto calo della spesa primaria in percentuale del Pil, daranno sostegno ai rating della Repubblica italiana" attualmente pari ad A+ con prospettive stabili sul lungo termine. PD E IDV - In Italia però la manovra non soddisfa tutti: il provvedimento raccoglie le critiche del Pd e il no netto dell'Idv. In attesa che Berlusconi e Tremonti illustrino il contenuto della manovra (con ogni probabilità la conferenza stampa si terrà alle 18) il Partito democratico è tornato a |