S. Messa
Quotidiana Registrata a Cristo Re Martina F. Mese di Maggio 2011 Pubblicata anche su YOUTUBE http://www.youtube.com/user/dalessandrogiacomo Vedi e Ascolta cliccando sul giorno Do01. Lu02. Ma03. Me04. Gv05. Ve06. Sa07. Do08. Lu09. Ma10. Me11. Gv12. Ve13. Sa14. Do15. Lu16. Ma17. Me18. Gv19. Ve20. Sa21. Do22. Lu23. Ma24. Me25. Gv26. Ve27. Sa28. Do29. Lu30. Ma31. Aprile 2011 Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gi07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gi14. Ve15. Sa16. Do17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Do27. Lu28. Ma29. Me30. Marzo 2011 Ma01. Me02. Gv03. Ve04. Sa05. Do06. Lu07. Ma08. Me09. Gv10. Ve11. Sa12. Do13. Lu14. Ma15. Me16. Gv17. Ve18. Sa19. Do20. Lu21. Ma22. Me23. Gv24. Ve25. Sa26. Do27. Lu28. Ma29. Me30. Gi31. Febbraio 2011 .Ma01. .Me02. .Gi03. .Ve04. .Sa05. .Do06. .Lu07. .Ma08. .Me09. .Gi10. .Ve11. .Sa12. .Do13. .Lu14. .Ma15. .Me16. .Gi17. .Ve18. .Sa19. .DO20. .Lu21. .Ma22. .Me23. .Gi24. .Ve25. .Sa26. .Do27. .Lu28. Gennaio 2011 Sa01. Do02. Lu03. Ma04. Me05. Gv06. Ve07. Sa08. Do09. Lu10. Ma11. Me12. Gv13. Ve14. Sa15. Do16. Lu17. Ma18. Me19. Gi20. Ve21. Sa22. Do23. Lu24. Ma25. Me26. Gi27. Ve28. Sa29. Do30. Lu31. Dicembre 2010 Me 01. Gv02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Do12. Lu13. Ma14. Me15. Gv16. Ve17. Sa18. Do19. Lu20. Ma21. Me22. Gv23. Ve24. Sa25. Do26. Lu27. Ma28. Me29. Gv30. Ve31. Novembre 2010 Lu 01. Ma02. Me03. Gv04. Ve05. Sa06. Do07. Lu08. Ma09. Me10. Gv11. Ve12. Sa13. Do14. Lu15. Ma16. Me17. Gv18. Ve19. Sa20. Do21. Lu22. Ma23. Me24. Gv25. Ve26. Sa27. Do28. Lu29. Ma30. Ottobre 2010 Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gv07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gv14. Ve15. Sa16. DO17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Me27. Gv28. Ve29. Sa30. Do31. Settembre 2010 Me 01. Gi02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Il Sito Ufficiale della Parrocchia Cristo Re Martina F. è http://www.parrocchie.it/martinafranca/cristore.it Il Canale YOUTUBE di CRISTO RE è http://www.youtube.com/results?search_query=cristoremartina&aq=f Vedi La PASSIONE http://www.youtube.com/watch?v=sjt8rPDLYlY APPELLO PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI VEDI IL VIDEO dell'APPELLO Video Viaggio in Terra Santa clicca qui sopra: Sulle Strade del VANGELO 17 Marzo Festa Nazionale 150° UNITA' d'ITALIA. 2764 Anni dalla FONDAZIONE di ROMA AUGURI ITALIANI - L'INNO di MAMELI
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2011-05-17 ad oggi 2011-06-10 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2011-05-15-16 e 2°turno Ballottaggio 29-30 Maggio Elezioni Amministrative - Ballottaggi Comunali Milano PisapiaCentrosinistra 55,1% MorattiCentrodestra 44,9%Napoli De MagistrisIdv-Sinistra 65,4% LettieriCentrodestra 34,6% Cagliari ZeddaCentrosinistra 59,4% FantolaCentrodestra 40,6% Trieste CosoliniCentrosinistra 57,5% AntonioneCentrodestra 42,5% Grosseto BonifaziCentrosinistra 57,3% LoliniCentrodestra 42,7% Varese OprandiCentrosinistra 46,1% FontanaCentrodestra 53,9% Novara BallarèCentrosinistra 52,9% FranzinelliCentrodestra 47,1% Cosenza PaoliniIdv-Sel-Verdi 46,7% OcchiutoCentrodestra 53,3% |
ST
DG Studio TecnicoDalessandro Giacomo 41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE |
Provinciali Trieste PoropatCentrosinistra 58,7% RetCentrodestra 41,3%Pavia BosoneCentrosinistra 51,2% InvernizziCentrodestra 48,8% Napoli De MagistrisIdv-Sinistra 65,4% LettieriCentrodestra 34,6% Mantova PastacciCentrosinistra 57,3% FavaCentrodestra 42,7% Vercelli BobbaCentrosinistra 49,1% VercellottiCentrodestra 50,9% Ragusa GuastellaCentrosinistra 36,0% DipasqualeCentrodestra 56,7% BattagliaCentro 7,2% Eletti al 1° Turno: Torino FassinoCentrosinistra 56,7% M. CoppolaCentrodestra 27,3% Bologna MerolaCentrosinistra 50,5% BernardiniCentrodestra 30,4% ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2011-05-15 1° Turno, 15, 16 Maggio Milano PisapiaCentrosinistra 48,0% MorattiCentrodestra 41,6%Napoli MorconeCentrosinistra 19,1% LettieriCentrodestra 38,5% De MagistrisIdv-Sinistra 27,5% Torino FassinoCentrosinistra 56,7% M. CoppolaCentrodestra 27,3% Bologna MerolaCentrosinistra 50,5% BernardiniCentrodestra 30,4% Trieste CosoliniCentrosinistra 40,7% AntonioneCentrodestra 27,6% Cagliari ZeddaCentrosinistra 45,2 FantolaCentrodestra 44,7% Capoluoghi, 13 a 4 per il centrosinistra Altri 13 comuni andranno al ballottaggio Primo bilancio delle principali sfide. Partite già chiuse per il rinnovo di 17 amministrazioni. Tre ribaltoni a due per l'opposizione. Secondo turno in bilico a Trieste e Cagliari. Stop che pesano per la maggioranza a Varese e Novara |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio. |
Per conoscer le mie idee Vedi il
"Libro dei Miei Pensieri"html PDFIl mio commento sull'argomento di Oggi è :
Martina F. 2011-05-31
Oggetto: Ripartiamo 4 già da OGGI per il FUTURO : REFERENDUM SI-SI-SI-SI, Milano-EXPO-Società di Ingegneria, Napoli-RIFIUTI 90% Subito, Torino,Bologna…Regioni, Lanciamo Insieme piano Sviluppo Alternativo a Governo, STUDENTI+LAVORATORI+IMPRESE+PENSIONATI+Giustizia = + FUTURO, +RIPRESA, + Legalità
Gent.mi e Carissimi Condottieri Vittoriosi, ora si fa Seriamente l'Italia rispolverando quello Spirito che gli Elettori hanno riscoperto dando a Voi il Massimo della Fiducia.
Pisapia,
lancia subito la Sfida partendo dal Controllo della EXPO, costituissci immediatamente una Società di Ingegneria che Coordini tutta le Relative Attività, verifichi la Bontà dei Programmi, la Correttezza dei Conti Economici, consenta la partecipazione fattiva, competente ed innovativa a tutte le regioni e città d'Italia, oltre che a tutte le Imprese, per una riuscita planetaria dell'evento.
Verifica Immediatamente le reali sigenze della Metropolitana M4, con una indagine seria sui flussi giornalieri di lavoratori, fatti aiutare dagli Studenti, che coinvolti nel il tempo pieno, possono essere una validissima risorsa di Energie, Iniziative e Lavori a costi bassissimi, inserendoli nei rilievi statistici, gestione e monitoraggio online degli Appalti, costi di gestione enti, riduzioni spese sanitarie per le prenotazioni online delle visite, la gestione delle ricette relative alle malattie croniche…
Lancia la costituzione di una Banca del Lavoro Sociale, coinvolgendo Lavoratori super esperti in Cassa Integrazione, Mobilità, Pensione, per la fornitura di di Lavoro altamente qualificato a costi bassi, per trasferire Know-How con il Tempo Pieno degli Istituti Superiori, per l'esecurione di Lavori Socialmente Utili liberando capitali da destinare ad investimenti reali, ed a incrementare Servizi Sociali Diversamente non fruibili da parte della collettività. Così facendo si potrebbe recuperare almeno un 10% del PIL ( Frazione relativa a Milano, ma ciò vale per tutta Italia )
Si ridiscuta inoltre del 8% che risulta essere di oltre 144 Mln di euro, chiedendo un contributo da gestire direttamente con rappresentanti della Comunità.
Martina F. 2011-05-26
Oggetto: Ripartiamo 3 già da OGGI per il FUTURO : STUDENTI+LAVORATORI+IMPRESE+PENSIONATI+Giustizia = + FUTURO & +RIPRESA meno Corruzione, - Mafia, -Delitti, -Concussioni, così da OGGI con Torino, Bologna, Milano, Napoli e Tutte le Nuove Amministrazioni
Candidati Sindaci e Sindaci Eletti, INVESTITE negli STUDENTI, nei Lavoratori, nelle Imprese, nella Giustizia,
COINVOLGETE:
Coinvolgendo queste forze su giusti obbiettivi date loro il paspartou per il FUTURO a partire da OGGI
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
http://www.cristo-re.eu http://www.engineering-online.eu http://www.consulenteambientale.eu
Martina F. 2011-05-21
Oggetto: Ripartiamo 2 già da OGGI per il FUTURO : Dalla SCUOLA - Torino, Bologna, Milano, Napoli e le Nuove Amministrazioni
Candidati Sindaci e Sindaci Eletti, INVESTITE e COINVOLGETE i GIOVANI,
Convocate immediatamente per Martedì Assemblee Cittadine con gli STUDENTI delle SUPERIORI ed UNIVERSITARI,
chiamate insieme Rappresentanti dei SINDACATI, delle IMPRESE, degli Ordini Professionali ( Periti Industriali, Geometri, Ragionieri, ecc.),
per Concordare Percorsi Formativi Complementari, da attuare da Settembre con il TEMPO PIENO in tutti gli ISTITUTI e LICEI,
e Stage per gli UNIVERSITARI
Chiedete agli ORDINI PROFESSIONALI il RICONOSCIMENTO della FORMAZIONE ATTUATA con il TEMPO PIENO come TIROCINO ABILITANTE all'ESERCIZIO delle PROFESSIONI
Chiedete agli IMPRENDITORI il RICONOSCIMENTO del TIROCINIO a MASTER FORMATIVI
Chiedete ai Sindacati accordi per l'Impiego nei Percorsi Formativi di Personale Altamente Specializzato del Mondo del Lavoro in Mobilità, Cassa Integrazione, Unitamente a Liberi Professionisti di notevole Esperienza, consentendo l'Integrazione delle Indennità per raggiungere i Livelli Economici Salariali Normali
Chiedete Agli Enti ed Imprese Pubbliche di consordare con gli Istituti Attività Lavorative che consentano la messa in rete di tutte le Attività Amministrative ( Compreso l'Informatizzazione del Rapporto con i Cittadini) ed Economiche ( Bilanci, Gestione, Spese dettagliate, ecc. ), Trasparenza della Gestione in Rete e degli Appalti ( Verifiche Progetti, Rispondenza a Richieste Economiche-Sociali, Congruità Economica, Verifiche Composizioni Societarie Appaltatori, Controllo Forniture, Lavori, Collaudi, Monitoraggio Risulteti Tecnico-Economici, ecc.), Verifiche Tecniche-Burocratico-Amministrative e di Sicurezza di tutte le Attività Economiche del Territorio per ridurre drasticamente le tempistiche e rendere attuabili le Autorizzazioni delle relative Attività nei tempi Tempi di 1-2 Settimane, massimo 1-2 Mesi per quelle Complesse
Per Esempio negli ITIS, Istituti Tecnici Industriali, gli Studenti possono essere Formati Professionalmente per:
Nelle Assemblee Stilerete dei Documenti Programmatici che saranno il Vs. Breviario per le INIZIATIVE che consentano il FUTURO dei GIOVANI e Ns. a Partire da Oggi.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
Martina F. 2011-05-19
Oggetto: Ripartiamo da Torino, Bologna, Milano, Napoli già da OGGI per il FUTURO
Ripartiamo da Torino, Bologna, Milano, Napoli già OGGI per il FUTURO,
VALORIZZANDO le GRANDI INESPRESSE ENERGIE dei GIOVANI, TRASFERENDO LORO l'ESPERIENZA dei LAVORATORI e degli ANZIANI,
per far RINASCERE lo SPIRITO degli ITALIANI nella LEGALITA',
LIBERANDO MILANO, il NORD, l'ITALIA, le ATTIVITA' ECONOMICHE dall'ABBRACCIO ASFISSIANTE della MAFIA e CORRUZIONE,
VALORIZZANDO la PROFESSIONALITA', INCORAGGIANDO le IMPRESE,
FAVORENDO le INIZIATIVE SANE del TESSUTO ECONOMICO SOCIALE per uno SVILUPPO SOSTENIBILE,
con il RISPARMIO ENERGETICO SPINTO in tutte le ATTIVITA', REINVENTANDO le ENERGIE ALTERNATIVE,
FORNENDO RICERCA, SERVIZI e SICUREZZA ad IMPRESE e CITTADINI,
per AUMENTARNE le ASPETTATIVE MIGLIORANDO la QUALITA' della VITA nel LAVORO, nell'AMBIENTE,
COSTRUENDO la PACE con il DIALOGO, il TRASFERIMENDO di CULTURA ITALIANA, FORMAZIONE, LAVORO
COME ponte ITALIANO di EUROPA ai PAESI del MEDITERRANEO, AFRICA, MEDIO ORIENTE, BALCANI, ASIA, MONDO.
Per fare tutto ciò le nuove amministrazioni si propongano di:
Con l'accelerzione di tutti i nuovi processi a favore delle Aziende Sane ed Oneste, dei Lavoratori, contro la Corruzzione, ecc. l'Economia e la Sicurezza daranno un impulso notevole alla ripresa economica ed agli investimenti
Attivare Meccanismi Economici, Sgravi, e facilitazioni per chi investe nell'Area e/o per le attività correlete, compreso forniture e montaggi, agevolazioni per l'Assunzioni di Lavoratori, non consentendo alle Aziende di assumere per oltre 2 anni con contratti a termine, ecc.
Consentire a tutte le regioni di operare in un coordinamento nazionale alle iniziative, perché l'EXPO si trasformi in Iniziative di Formazione, Ricerca,
Sviluppo Economico Nazionale, e Motore per gli Scambi in Europa, nel Mediterraneo, Africa, Asia, ecc.
Costituire una Società di Ingegneria e Ricerche che Gestisca in prima persona tutte le Iniziative dell'EXPO
Con il tempo di 5 Minuti per ciascuna ricetta (preparazione, dottore, farmacia, contabilizzazione, ASL), al costo di 30 E/ora si hanno altri 600 Mln di euro di costo annuale. A questo vanno aggiunte le ore che ciascun ammalato spende per andare dal dottore, coda, ecc, fare la ricetta, con enormi costi inutili, inquinamenti per spostamenti, ecc.
Basterebbe che ciascun medico autorizzasse 1 volta l'anno, addirittura per più anni fin tanto che guarisce la malattia, l'uso di ciascun farmaco, per abilitarne la consegna, che deve essere certificata in farmacia, e quindi la relativa contabilizzazione automatica del sistema informatico ASL. Il ritiro dovrebbe essere personalizzato/familiari/delegati in farmacia, e convalidato in automatico al sistema.
E' assurdo aver eliminato le buste non biodegradabili, in quanto erano più resistenti, e di per se erano già un riciclaggio essendo utilizzate da buste per la spesa a buste per i rifiuti. Le buste biodegradabili probabilmente contengono coloranti che se si dissolvono nei terreni potrebbero essere più pericolosi delle buste medesime, mentre le buste tradizionali sono visibili e rintracciabili.
Inoltre con le Biodegradabili, visto la scarsa resistenza si è costretti a comprare anche le buste della spazzatura nere con conseguente raddoppio
del consumo delle buste di plastica.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
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La "carta sprecata" delle grandi opere
di Sara MonaciCronologia articolo18 maggio 2011Commenti (9)
In questo articolo
MILANO. Il risultato delle amministrative di Milano sorprende il centrodestra. Soprattutto alla luce dei progetti infrastrutturali avviati durante l'ultimo mandato: con la conquista di Expo, Milano potrà realizzare quelle opere rimaste nel cassetto per decenni. I ritardi, indubbiamente, ci sono. Eppure con due nuove linee di metropolitana, il nuovo sito espositivo ideato per la manifestazione internazionale, più la Brebemi e la Pedemontana (le due grandi connessioni stradali che aiuteranno ad alleggerire il traffico cittadino, inserite anch'esse nel dossier di candidatura per l'Expo) a Milano e nel territorio confinante verranno spesi entro il 2015 quasi 9 miliardi, mettendo insieme l'intervento finanziario governativo, quello comunale e quello privato.
Tre opere tra quelle appena elencate sono già partite: la linea 5 della metro, i cui lavori sono iniziati nel giugno 2007 e per cui Palazzo Marino sta investendo 50 milioni (su circa 750 totali) e che dovrebbe venire completata il prossimo anno; la Brebemi (Brescia-Bergamo-Milano), che verrà realizzata interamente in project financing per un investimento di 1,6 miliardi, e che sarà pronta nel 2012; la Pedemontana (da Dalmine a Malpensa), che dovrebbe essere completata nel 2014 grazie ad un investimento complessivo di 4,1 miliardi, in parte con finanziamenti pubblici e in parte con il project financing. A questo si dovrebbe aggiungere il passante ferroviario, cioè il treno cittadino che collega Rogoredo a Bovisa (da Nord a Sud della città), un'opera senza fine iniziata negli anni Ottanta e finita dopo 30 anni, nel 2008.
Oltre alle opere inserite nel dossier di candidatura di Expo, il mandato della Moratti si chiude con un altro traguardo nel settore della mobilità, condiviso in modo bipartisan con il centrosinistra: la quotazione in Borsa della Sea, la società aeroportuale di Malpensa e Linate controllata dal Comune di Milano. Deliberato dal consiglio comunale un mese fa, lo sbarco a Piazza Affari dovrebbe avvenire il prossimo autunno con un aumento di capitale del 35%, in modo che Palazzo Marino diluisca la propria quota dall'attuale 84,6% al 51% circa. Questa operazione servirà non solo a permettere a Palazzo Marino di prelevare dalla società aeroportuale un extradividendo da 160 milioni per far tornare il bilancio comunale, ma anche di garantire a Sea un potenziale finanziamento tra i 400 e i 500 milioni da parte del mercato, utili per portare avanti un piano industriale da 1,4 miliardi.
Alla luce di questi traguardi il centrodestra di Letizia Moratti pensava forse di avere gioco facile, di essere riconoscibile come una coalizione pragmatica e operativa. Probabilmente però sono entrati in gioco altri elementi, come la scarsa capacità di comunicare i progetti in corso. Oppure, si dice nello staff della Moratti in queste ore, l'"invasione" della politica romana dentro la campagna elettorale. Evidentemente però, rimanendo sul fronte delle grandi opere, sono state percepite più le criticità che i successi.
E in effetti qualche difficoltà c'è. Nel pacchetto Expo la metro 4, che collegherà Linate a Lorenteggio (da Sud Ovest a Sud Est), ha subito diversi ritardi, e indicativamente i cantieri apriranno un anno dopo il previsto. Ad oggi la gara non è stata ancora aggiudicata ufficialmente, e non è scontato che tutta l'opera, del valore di 1,2 miliardi (di cui 400 milioni comunali), venga realizzata interamente entro il 2015.
Anche il Piano di governo del territorio (Pgt), che ridisegna l'urbanistica della città per i prossimi 30 anni, ha creato non poche discussioni e qualche tensione nel mondo delle associazioni e dei comitati cittadini. I dubbi riguardano il rischio di una cementificazione fuori controllo e la scarsa integrazione con un piano di mobilità in grado di sostenere la crescita della popolazione. Sulla testa del prossimo sindaco peserà tra l'altro un ricorso al Tar contro il Pgt, fatto a febbraio da una ventina di consiglieri di opposizione. Le motivazioni sono di tipo formale, ovvero il mancato dibattito in consiglio comunale di alcuni punti. Tuttavia tra qualche mese il Tar potrebbe bloccare ancora il Piano, per la cui realizzazione c'è voluto più di un anno.
Pgt a parte, il mandato Moratti si chiude con il proseguimento di alcune iniziative urbanistiche iniziate dal predecessore Gabriele Albertini, che pensò di spostare in periferia la struttura della Fiera liberando l'area di City life, un quartiere a Nord di Milano dove oggi si stanno costruendo grattacieli per abitazioni di lusso e centri direzionali. I grandi investimenti immobiliari si sono estesi anche all'area di Porta nuova, nella parte Nord di Milano. Ma tutto questo non è bastato per vincere.
Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2011-05-17 ad oggi 2011-06-10 |
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2011-05-30 30 maggio 2011 AMMINISTRATIVE Pisapia sindaco di Milano De Magistris conquista Napoli PISAPIA: MILANO AVEVA BISOGNO DI CAMBIAMENTO A scrutinio concluso, Giuliano Pisapia ha ottenuto 365.657 voti contro i 297.874 di Letizia Moratti. "Sarò il sindaco di tutta Milano". Così Giuliano Pisapia nella sua prima conferenza stampa da sindaco del capoluogo lombardo. L'avvocato, che si è detto "commosso ed emozionato", ha sottolineato che "Milano aveva bisogno di cambiamento e noi la cambieremo". Poi, raccontando della telefonata ricevuta da Letizia Moratti, ha spiegato che "ciò dimostra che è iniziata una stagione nuova che metterà da parte le contrapposizioni frontali per lavorare per il bene e i beni comuni". "Ho sempre parlato dei problemi di Milano ma un pensiero va anche a Napoli, mio padre è napoletano, mia madre è milanese quindi proprio per questo voglio ricordare anche quel risultato". E' quanto ha dichiarato il sindaco Giuliano Pisapia durante il suo primo discorso al teatro dell'Elfo. "È rinato un impegno e un entusiasmo che Milano non vedeva da tempo: questo è il nostro regalo alla città": La vittoria del candidato del centrosinistra, Giuliano Pisapia, avrà l'effetto di spingere il sindaco uscente Letizia Moratti ad intensificare il proprio impegno per la città e per l'Italia. Lo ha affermato la stessa Moratti durante una conferenza stampa. "È un risultato che mi spinge a moltiplicare il mio impegno per Milano e per il mio paese. Metterò in campo il capitale di fiducia che ho raccolto in questi anni, lo metterò a disposizione di Milano e dell'Italia per unire tutte le forze politiche moderate che desiderano dialogare per rafforzare la coalizione e costruire nuove alleanze, e per consolidare le alleanze con l'obiettivo di continuare a servire la mia città e il mio paese per il bene comune". Ha sottolineato più volte questa volontà di continuare il suo impegno, il sindaco uscente, rimandando ai prossimi giorni le valutazioni rispetto agli impegni istituzionali, in particolare la carica di commissario straordinario per l'Expo. 5000 persone e festeggiamenti in piazza Duomo. Per celebrare la vittoria di Pisapia sono arrivati Roberto Vecchioni, che aveva tenuto un concerto a chiusura della campagna elettorale per il primo turno, Paolo Rossi, Claudio Bisio e don Virginio Colmegna, il direttore della Casa della Carità. DE MAGISTRIS: PAGINA SENZA PRECEDENTI A NAPOLI A scrutinio concluso, Luigi De Magistris ha ottenuto 264.730 voti contro i 140.203 di Gianni Lettieri, vincendo per il 65,4 a 34,6. È stata una vittoria a tappeto quella di Luigi de Magistris, da oggi neo sindaco di Napoli. Al ballottaggio l'ex pm ha battuto lo sfidante Gianni Lettieri (Pdl) in tutti i quartieri della città. "Abbiamo scritto una pagina senza precedenti nella storia della città. I napoletani sono i veri protagonisti di questa sfida. È il segnale che si può cambiare la politica facendo politica". Così un emozionatissimo Luigi De Magistris ha parlato in conferenza stampa con la certezza di essere il nuovo sindaco di Napoli. Nonostante la sicurezza di raggiungere un risultato più che positivo, il neo primo cittadino sottolinea che l'esito del voto "è stato al di sopra delle aspettative". L'ex pm ringrazia in primis "i napoletani che meritano questa vittoria". Ringrazia, poi, l'Idv, le liste civiche che l'hanno sostenuto e il candidato del Terzo polo, Raimondo Pasquino, definendolo "una persona seria". "Sarò il sindaco di tutti - annuncia - anche di quelli che hanno votato Lettieri o altri candidati". Un corteo ha accompagnato il neo sindaco di Napoli dall'hotel Royal Continental, sede del quartier generale dell'ex pm, a piazza Municipio, dove alle 21 è iniziata la festa finale. LE ELEZIONI PER I COMUNI MILANO Pisapia (centrosinistra) 55,1 % - Moratti (centrodestra) 44,9 % NAPOLI De Magistris (Idv) 65,4 - Lettieri (Cd) 34,6 CAGLIARI Zedda (CSs 59,4% - Fantola (Cd) 40,6 % TRIESTE Cosolini (Cs) 57,5% - Antonione (Cd) 42,5 %. GROSSETO Bonifazi (Cs) 57,3% - Lolini (Cd) 42,7% NOVARA Ballaré (Cs) 52,9% - Franzinelli (Cd) 47,1% VARESE Oprandi (Cs) 46,1% - Fontana (Cd) 53,9% COSENZA Paolini (Idv-Sel-Verdi) 46,7% - Occhiuto (Cd) 53,3% LE ELEZIONI PER LE PROVINCE TRIESTE Poropat (Cs) 58,7% - Ret (Cd) 41,3 PAVIA Bosone (Cs) 51,2 % - Invernizzi (Cd) 48,8% MANTOVA Postacci (Cs) 57,3% - Fava (Cd) 42,7% VERCELLI Bobba (Cs) - 49,1 - Vercellotti (Cd) 50,9 %
30 maggio 2011 LE REAZIONI Berlusconi: abbiamo perso, è evidente Mentre i dati confermano la sconfitta elettorale un po' in tutta Italia, Silvio Berlusconi in Romania dapprima non commenta, ma poi in serata dice: "Abbiamo perso, è evidente". E poi: "Sono un combattente, servono nervi saldi per andare avanti con le riforme, Bossi è d'accordo e la maggioranza è coesa e determinata", aggiunge. A dare l'idea di quale possa essere il suo umore è Roberto Maroni. Il ministro dell'Interno, anche lui nella delegazione della bilaterale, lascia la suite dove il premier è riunito con i più stretti collaboratori. L'esponente leghista si concede ai cronisti mettendo subito in chiaro che "il governo non è a rischio". Certo, sottolinea Maroni, ora serve un "colpo di frusta", soprattutto in ambito economico. Ed è proprio Maroni a riferire quale sia il pensiero di Berlusconi: "Anche lui concorda sul fatto che serve un forte rilancio dell'azione di governo". Come dire: nessuna intenzione di farsi da parte. Evidentemente il Cavaliere dà per scontata la tenuta della maggioranza, la fedeltà della Lega, ma soprattutto la possibilità di recuperare consensi nel Paese attraverso una più incisiva azione dell'esecutivo. A cominciare dalla riforma fiscale che, è la sua speranza, dovrà portare ad una riduzione delle aliquote per "persone e imprese", come aveva annunciato in campagna elettorale. Prima di pensare a tutto questo, tuttavia, Berlusconi dovrà tenere insieme non solo una maggioranza che durante la campagna elettorale ha mostrato più di una crepa, ma anche un Pdl al cui interno non si arrestano le scosse di assestamento, come dimostrano le dimissioni annunciate di Sandro Bondi. Inevitabile quindi che l'umore del premier sia quello di un leader che dopo un primo turno molto deludente, assiste a dei ballottaggi che rappresentano una vera e propria "sberla" (copyright di Maroni) per la maggioranza. Una sberla che non spaventa però Franco Frattini che affida al suo blog il commento a quanto accaduto: "lo avevamo detto prima dell'esito del voto e lo confermiamo: il governo va avanti. Del resto un'alternativa parlamentare neppure esiste" anche perché, spiega, "il Pd non ha certo vinto in queste amministrative che hanno visto in corsa, a Milano e Napoli, due candidati ben lontani dalla tradizione riformista". Ciò non toglie però la necessità per il governo e il partito di "rimboccarsi le maniche con urgenza, prima che le speranze alimentate e le promesse non mantenute ci facciano perdere la partita". Anche per questo Frattini torna a suggerire come possibile 'curà "l'avvio urgente di una nuova fase del partito" che guardi con decisione "alle primarie" che sono, "ancor prima che il Congresso, il vero meccanismo trasparente e regolato per evitare la balcanizzazione del Pdl". BERLUSCONI: MILANESI? DEVONO PREGARE IL BUON DIO Che dice ai milanesi? "Che adesso devono pregare il buon Dio affinché non gli succeda qualcosa di negativo, perchè veramente la città non era amministrata male e quindi adesso speriamo che questi qui si improvvisino in un mestiere che non hanno mai fatto". Lo ha detto il premier in merito all'esito del ballottaggio a Milano e riferendosi poi ai nuovi amministratori e al nuovo sindaco di centrosinistra. CESA: SONORA SCONFITTA, IL PREMIER NE PRENDA ATTO "Il premier prenda atto di questa sonora sconfitta e apra una fase nuova, non si può andare avanti in questa situazione". Così Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, commenta al Tg3 i risultati dei ballottaggi. "Servono riforme serie - ha ribadito Cesa - da fare insieme: Berlusconi si dimetta e si apra una nuova fase". BERSANI: RISCOSSA CIVILE "C'è una riscossa civile. Un risveglio civico e morale. Mentre noi guardiamo oltre Berlusconi, bisogna mandarlo a casa e guarire dalla malattia, espellere le tossine che lui ha messo in tanti anni". Così Pierluigi Bersani, leader del Pd, in piazza al Pantheon dove il centrosinistra sta festeggiando i risultati delle amministrative. FINI: IL BERLUSCONISMO E' ARCHIVIATO Si chiude un'era: "il berlusconismo è archiviato" e ora si apre una nuova fase per il Terzo Polo, la costruzione della "casa comune dei moderati". E visibilmente soddisfatto, Gianfranco Fini, dello scenario che si apre dopo i risultati dei ballottaggi e , neanche a dirlo, la sua soddisfazione la mostra dal palco del " festival della felicità" di Pesaro. "Berlusconi ha raccolto quel che ha seminato e chi semina vento raccoglie tempesta", dice il leader di Fli, quasi costretto a precisare che "da uomo del centrodestra" si sente tutt' altro che felice del risultato. Ma, aggiunge, " ho la coscienza a posto perchè quando, 15 mesi fa, misi in guardia il Presidente dalla deriva che si stava prendendo, fui messo alla porta".
30 maggio 2011 PROCURA DI ROMA Le interviste ai Tg: il premier indagato con tre direttori La Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i direttori del Tg1 Augusto Minzolini e quello pro tempore del Tg2 Mario De Scalzi per l'accusa di abuso di ufficio. I fatti si riferiscono al video delle interviste al premier trasmesse il 20 maggio scorso. Il filmato delle interviste era stato oggetto di una denuncia dei Radicali presentata nei giorni scorsi in Procura e firmata da Emma Bonino e Marco Cappato. Nella denuncia si sottolineava come "gli interventi di Berlusconi nei Tg siano per temi trattati e scenografia con tanto di simbolo elettorale alle spalle dei veri e propri spot elettorali assolutamente vietati nei notiziari". La posizione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non andrà al vaglio del Tribunale dei Ministri. La decisione della Procura è dovuta al fatto che, è stato sottolineato, in quel caso Berlusconi agì come presidente del Pdl e non nella veste di premier.
2011-05-27 27 maggio 2011 ELEZIONI AMMINISTRATIVE Ballottaggi, ultime ore di campagna La partita delle amministrative si avvia verso la fase conclusiva con i ballottaggi di domenica e lunedì. Urne aperte per la prima volta invece in Sicilia per un turno elettorale che coinvolgerà 27 Comuni per il rinnovo di sindaci e consigli comunali. Nel complesso saranno 6.605.806 gli italiani che si recheranno ai seggi. Questa sera i comizi conclusivi: Berlusconi è atteso a Napoli, Bossi a Varese, Bersani a Rimini e poi, insieme allo stato maggiore del Pd, a Milano a sostegno di Pisapia. Dalla mezzanotte entra in vigore il silenzio stampa. Letizia MOratti ha comunicato che in caso di vittoria il vicesindaco sarà Roberto Castelli. QUANDO SI VOTA - Le operazioni di voto si svolgeranno domenica dalle ore 8 alle ore 22 e lunedì dalle ore 7 alle ore 15; lo scrutinio avrà inizio nella stessa giornata di lunedì al termine delle operazioni di voto e dopo il riscontro del numero dei votanti. Per il turno di ballottaggio si sceglie solo tra i due candidati (presidenti di provincia o sindaci) che hanno ottenuto, al primo turno, il maggior numero di voti e l'elettore vota tracciando un segno sul rettangolo entro il quale è scritto il nome del candidato prescelto. CORPO ELETTORALE - Considerando una volta sola gli enti interessati contemporaneamente a più tipi di consultazioni, il numero complessivo degli elettori del ballottaggio nelle Regioni a statuto ordinario sarà di 5.577.816, a cui vanno aggiunti per le Regioni a statuto speciale i 475.412 del Friuli Venezia Giulia, i 397.001 della Sicilia e i 175.577 della Sardegna. Nelle Regioni a statuto ordinario il turno di ballottaggio nelle cinque province interesserà un corpo elettorale di 1.701.480 elettori, di cui 818.566 maschi e 882.914 femmine. Le sezioni elettorali saranno 2.219. Il ballottaggio negli 81 Comuni delle regioni ordinarie interesserà 3.906.012 elettori, di cui 1.855.363 maschi e 2.050.649 femmine. Le sezioni elettorali saranno 4.606. BALLOTTAGGI PER COMUNI E PROVINCE - Sono in tutto 88 i Comuni chiamati al ballottaggio i prossimi 29 e 30 maggio. Agli 81 delle Regioni a statuto ordinario se ne aggiungono infatti 4 in Friuli-Venezia Giulia (Trieste, Monfalcone, Pordenone, Cordenons) e 3 in Sardegna (Cagliari, Sinnai, Iglesias). In tutto sono 13 i capoluoghi di provincia che sceglieranno il sindaco al secondo turno: Novara, Milano, Varese, Rovigo, Rimini, Grosseto, Napoli, Cosenza, Crotone, Trieste, Pordenone, Cagliari e Iglesias. Le Province saranno nel complesso 6: Vercelli, Mantova, Pavia, Trieste, Macerata e Reggio Calabria. COMUNALI IN SICILIA - Sono 27 i Comuni coinvolti per un totale di 4.775 candidati, di cui solo 951 donne (5%), in 120 liste, vale a dire un aspirante eletto ogni 83 votanti. Unico capoluogo coinvolto è Ragusa (61.711 elettori), mentre in provincia di Enna non si vota in alcun Comune. Gli elettori dovranno scegliere 505 consiglieri comunali oltre ai sindaci (per la carica si presentano in 102). Tra i centri maggiori Canicattì e Favara, in provincia di Agrigento, Bagheria, nel palermitano, e Vittoria in provincia di Ragusa. Verranno rinnovate anche le circoscrizioni di Aspra, nel comune di Bagheria e Scoglitti, in quello di Vittoria. Oltre che negli enti il cui rinnovo era già fissato per scadenza naturale, si voterà anche a Vallelunga Pratameno (Cl), Terrasini (Pa), Ferla e Sortino (Sr), dove i sindaci si sono dimessi o sono stati sfiduciati, e Favara (Ag), dove il sindaco ha lasciato dopo la chiusura delle indagini, che lo riguardano, sul crollo di una casa che provocò la morte di due sorelline. Col sistema proporzionale andranno al voto 13 Comuni, 14 con il maggioritario. Il minitest elettorale nell'isola sarà di difficile interpretazione per i maggiori partiti nazionali perchè la stragrande maggioranza delle liste è d'ispirazione civica mentre movimenti che stanno su fronti opposti a livello nazionale o regionale in qualche caso hanno stretto alleanze per il voto comunale. CURIOSITÀ - Numerosi i casi di ballottaggi decisi per l'esito al fotofinish di due settimane fa. Il caso più eclatante, ricorda un'analisi di Anci Comunicare, è quello del sindaco uscente di Varese, Attilio Fontana, costretto al ballottaggio per meno di 0,7 punti percentuali. Ma il record spetta a Ginetto Perseu, candidato sindaco del centrodestra a Iglesias, che si è fermato al 49,909%, in una città con 24 mila elettori. Un pugno di voti, insomma, lo hanno costretto al ballottaggio con la candidata del centrosinistra, Marta Testa, che lo tallona con il 46% delle preferenze al primo turno. Svetta infine il caso del Comune di Fraine, dove si va al ballottaggio pur avendo soltanto 463 abitanti: al primo turno i due candidati hanno raggiunto la perfetta parità nel numero delle preferenze e dunque si dovrà tornare al voto.
27 maggio 2011 VERSO IL VOTO Milano, nel confronto bonus bebè e moschea La penultima giornata di campagna elettorale inizia con il faccia a faccia dimezzato su Sky, perché l’unico volto che appare è quello di Letizia Moratti. Accanto c’è la sedia vuota, simbolo del rifiuto di Giuliano Pisapia. Dopo il precedente dell’11 maggio, quando il sindaco uscente lo accusò di essere stato condannato e amnistiato per un reato per il quale era stato in realtà assolto, l’avvocato ha preferito non concedere il bis in un campo, quello di Sky, definito ormai "squalificato". Che Pisapia non si sarebbe presentato si sapeva da tempo ma sino all’ultimo il conduttore Emilio Carelli ha sperato in un ripensamento. La trasmissione si è così trasformata in un monologo, con 26 minuti di intervista (la metà del tempo previsto per il faccia a faccia) alla Moratti. Il sindaco ha esordito dicendo di essere pronta a chiedere scusa a Pisapia per l’episodio di due settimane fa. Immediata la replica: "Ho aspettato invano per tanto tempo le scuse, che non si fanno davanti alle telecamere ma in privato" ha detto Pisapia ricordando che prima del "tranello" su Sky a sottrarsi ai confronti era stata per ben sette volte la Moratti. Nel pomeriggio si è saputo di una missiva di scuse del sindaco. "Ho inviato una lettera privata a Pisapia, deciderà lui se renderne pubblico il contenuto" ha detto Letizia Moratti. La missiva è stata recapitata allo studio dell’avvocato in via Fontana. "Ne ho preso visione non appena mi è stato possibile – ha detto Pisapia –. Si tratta di un segnale che voglio interpretare come distensivo". Nell’intervista a Sky il sindaco ha ribadito la valenza amministrativa e non politica del voto che deve avvenire sulla "base dei programmi della credibilità e della competenze" facendo capire di essere stata danneggiata dalla situazione romana. È ritornata sul tema della grande moschea giudicata "inopportuna in un momento in cui il terrorismo e l’instabilità del mondo islamico sono un pericolo per tutti" ed ha attaccato il suo rivale per le sue posizioni sull’aborto. "Noi confermeremo il bonus per le mamme mentre nel programma di Pisapia c’è il sostegno alle donne che interrompono la gravidanza ha detto". In serata il sindaco si è recata nell’area del campo rom di via Triboniano, assicurando la chiusura di altri campi nel caso di una sua rielezione. Per oggi è previsto l’annuncio della squadra di assessori. Giornata densa di incontri sul territorio, dalle cooperative al canile, anche per Pisapia che ha sottolineato, ancora una volta di essere accusato dal centrodestra di una serie di posizioni che non coincidono con il suo programma dalla moschea, "che non verrà certo realizzata a spese del Comune" al presunto aumento dell’Ici "una delle tante menzogne sul mio conto". L’avvocato ha spiegato che tra i suoi primi provvedimenti ci sarà l’abbonamento gratuito ai mezzi pubblici per chi ha più di 65 anni. Riferendosi alla campagna della sua rivale Pisapia l’ha accusa di occuparsi più di propaganda elettorale che dei problemi dei milanesi. "Spero proprio che dopo essere stata al confronto con sé stessa a Sky la Moratti abbia visitato il quartiere di Santa Giulia che è in una situazione disastrosa". A sostegno del candidato di centrosinistra ieri è arrivato a Milano il segretario del Pd Pier Luigi Bersani che ha tenuto un comizio alla Barona. "Da sempre ho detto che a Milano si vince e figuratevi se non sono certo adesso". Poi ha aggiunto che Pisapia "raffigura plasticamente il nostro stile sobrio e onesto che guarda agli altri all’altezza degli occhi e non da sopra e che sa che governare vuol dire dirigere e non comandare". In difesa della Moratti ieri è sceso in campo Roberto Formigoni sottolineando che la sua "candidatura non è affatto debole come qualcuno ha scritto". Una frase, attribuita al premier Berlusconi (e poi smentita) da cui ha preso le distanze la stessa Moratti. Che ha inoltre criticato le affermazioni del premier sugli elettori senza cervello: "Ho molti rispetto per tutti gli elettori". Oggi ultimi appelli al voto, poi la parola passa ai milanesi. Cinzia Arena
27 maggio 2011 VERSO IL VOTO A Napoli ricette opposte per l’emergenza rifiuti Stessi argomenti, stessi problemi, proposte e soluzioni diverse. La campagna elettorale funziona così anche e soprattutto per il ballottaggio napoletano. A sinistra Luigi de Magistris pensa a Raimondo Pasquino, rettore dell’Università di Salerno e candidato sindaco per il Terzo Polo, e lo propone come presidente del futuro Consiglio comunale consolidando in questo modo l’asse con i moderati. Da destra Gianni Lettieri risponde con l’idea di creare un comitato di rettori per rilanciare lo sviluppo di Napoli. "Credo che Pasquino possa essere un ottimo presidente del Consiglio e quando sarò sindaco voglio lui in questo ruolo" dichiara l’ex pm, che aggiunge: "È una persona che ho imparato ad apprezzare in campagna elettorale per il suo stile, così come ho apprezzato il suo annuncio di voler rimanere in Consiglio comunale". Dopo un incontro con i rettori degli Atenei napoletani e i presidi delle due facoltà napoletane di Medicina e chirurgia Lettieri invece commenta: "La città deve tornare a essere un punto di riferimento accademico per tutti i giovani del Mezzogiorno e del Centro Italia e può attrarre studenti e studiosi da tutto il Mediterraneo". Confermando il suo impegno per "le residenze universitarie che a Napoli mancano e che devono invece diventare un punto di forza per fare della città un attrattore anche da un punto della formazione", lancia la sua proposta: "Ogni due mesi – è il punto di vista dell’ex presidente degli industriali napoletani – ci confronteremo sulla situazione degli atenei napoletani per rilanciare insieme la ricerca e fare sistema con le aziende italiane e internazionali impegnate proprio su ricerca e sviluppo. Una sorta di comitato dei rettori che può dare all’amministrazione comunale un grande contributo di idee per la crescita internazionale della nostra città". La costruzione di un termovalorizzatore a Napoli est – inserito nel piano rifiuti regionale, ma ancora in sospeso, senza gara di appalto e quindi senza assegnazione – è il tema centrale per risolvere l’emergenza rifiuti, lontana dall’essere superata, ed è anche quello che più divide i due aspiranti sindaco. "Fa male" chiosa senza appello de Magistris. "Serve e niente allarmismi" per Lettieri. Il candidato dell’Idv e della Federazione della Sinistra promette: "Con me ci sarà un cambiamento totale della politica messa in atto in questi anni". E quindi "differenziata al 70 per cento entro sei mesi, realizzazione degli impianti di compostaggio o avviare quelli che già ci sono, via i cassonetti, cittadini motivati, contatti con altre regioni per togliere l’immondizia dalle strade fino a quando non entra a regime la differenziata". Di certo, la netta opposizione al termovalorizzatore. "Perché – spiega de Magistris – ad Acerra non si possono mangiare neanche più i cavoli". E chiama in causa le polemiche intorno all’impianto di Brescia: "Alcuni dicono che non fa male, altri dicono che la percentuale di tumori è aumentata". Il candidato del centrodestra chiede "niente allarmismi, Acerra non scarica diossina altrimenti la magistratura l’avrebbe chiuso" rassicura. Sul piano di de Magistris poi ribadisce: "È lo stesso piano di Pecoraro Scanio che ci ha portato al disastro". Quanto alla realizzazione del termovalorizzatore napoletano, Lettieri prevede "l’apertura di un dibattito con i cittadini, un comitato di controllo su come vengono eseguiti i lavori e su quello che si fa dopo". E prospetta: "I lavoratori devono essere del posto e parte dei benefici del termovalizzatore, che guadagnerà milioni e milioni di euro, devono restare sul territorio". Valeria Chianese
27 maggio 2011 ASSEMBLEA CEI Bagnasco: unità d'Italia "valore imprescindibile" "Non finiremo mai di ribadire che l'unità nazionale è un valore imprescindibile, e una conquista irrinunciabile. Tutto il resto, le varie proposte, anche il federalismo solidale, deve essere al servizio di questa unità di popolo e nazione". Lo ha detto il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, illustrando i lavori della 63/ma Assemblea nazionale dei vescovi conclusasi oggi a Roma. Bagnasco ha risposto ad una domanda sulle parole di ieri del Papa a proposito del rapporto fra nord e sud d'Italia e sull'ipotesi che alcuni ministeri vengano trasferiti a Milano. "Auspichiamo - ha concluso - che sull'unità del nostro popolo della nostra nazione e del nostro Stato non ci siano e non ci possano essere dubbi. NON AVER PAURA DEGLI STRANIERI "Quanto i lampedusani e gli abitanti di Linosa hanno fatto per accogliere i rifugiati dai Paesi arabi deve essere un richiamo a non avere paura dello straniero. Deve essere un messaggio forte a tutto il paese: tutti dobbiamo sentirci contagiati da questo esempio di Lampedusa, tutta l'Italia nella sua interezza". LA FINCANTIERI A proposito della situazione della Fincantieri "che non riguarda solo la Liguria ma il lavoro di molte persone e famiglie in diversi parti d'Italia, "auspico e ho fiducia nella volontà di un apporto unitario, propositivo e guardo con fiducia all'impresa e ai sindacati". Secondo Bagnasco il prospettato incontro con il ministro "è un segnale positivo" e potrà aiutare nel senso di "salvaguardare l'occupazione dei dipendenti che ovviamente esprimono la loro forte preoccupazione". Tutto ciò, come è evidente, può avvenire "a fronte di innovazione e aggiustamenti imprenditoriali che i tempi che viviamo forse richiedono". IL PARROCO ARRESTATO "Ci si può trovare di fronte a situazioni che sono come un fulmine a ciel sereno". L'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha ribadito oggi che nulla faceva presagire i fatti che nella diocesi da lui guidato hanno coinvolto don Riccardo Seppia, il parroco di Sestri Ponente arrestato con l'accusa di abusi su minore e cessione di stupefacenti. Il card. Bagnasco ha parlato ai giornalisti della possibilità "di ogni persona di vivere una schizofrenia esistenziale", e anche di quella che "non ci siano segnali, denunce e neppure voci o allusioni da parte della comunità". Nelle linee guida anti-pedofilia che la Conferenza Episcopale Italiana sta elaborando, in adesione alla recente Lettera circolare della Congregazione per la Dottrina della fede, "sarà sicuramente messa nero su bianco l'esortazione ai vescovi affinché invitino le persone a fare denunce e segnalazioni" dei casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti. "Questa cosa è già nella prassi di fatto - ha aggiunto Bagnasco - ma sarà messa nelle linee guida nazionali". IL COMUNICATO FINALE DELL'ASSEMBLEA DEI VESCOVI "L’educazione è il fulcro prospettico e l’impegno prioritario delle diocesi italiane nel decennio corrente: ciò impone un’attenta analisi delle dinamiche culturali in cui essa è chiamata a vivere. È fondamentale affrontare il discorso culturale per giungere a una proposta di fede, in una società nella quale il pensiero individualistico trasforma la libertà in privilegio del più forte e conduce alla deriva dell’indifferenza". È un passaggio del comunicato finale dei lavori della 63ª Assemblea generale dei vescovi italiani che si è conclusa oggi a Roma. Per i vescovi, "è indispensabile riproporre l’esperienza cristiana quale sintesi forte e bella, che individua nel Cristo il principio che ridona respiro a tutto l’umano". In tal senso, "educare alla fede diventa così la prima urgenza e il primo servizio a cui la Chiesa è chiamata, dando respiro e profondità all’impegno culturale e alla testimonianza della carità". Nel comunicato diffuso oggi, si legge che "l’orizzonte della fede non muove da una dottrina o da un’etica, ma da un incontro personale" e "nel dibattito in aula è emersa con forza la necessità di contestualizzare l’opera educativa della Chiesa nel panorama culturale, consapevoli del fatto che è questo il momento per indicare strade che introducano e accompagnino all’incontro con Cristo". "Molti hanno sottolineato come non manchino nelle nostre comunità sperimentazioni stimolanti e buone prassi – prosegue il comunicato -, soprattutto nell’ambito dell’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi: un primo obiettivo operativo sarà quello di una mappatura delle esperienze, che ne consenta una conoscenza più diffusa in vista del discernimento". In particolare "la famiglia – spesso integrata dall’apporto dei nonni – resta il soggetto educativo primario, nonostante le fragilità che la segnano" ed accanto ad essa "rimane fondamentale il ruolo della parrocchia" ma anche "associazioni laicali, gruppi e movimenti vanno a loro volta valorizzati, verificandone con puntualità esperienze e proposte educative". Inoltre, "molto ci si attende dai sacerdoti: ribadendo la stima nei loro confronti, per la dedizione di cui danno prova, si chiede loro un salto di qualità, le cui basi devono essere poste sin dalla formazione in seminario". I vescovi hanno poi condiviso "l’importanza di offrire una risposta accogliente e vitale in particolare ai cosiddetti ‘ricomincianti’: quanti, cioè, dopo un tempo di indifferenza o di distacco, maturano la volontà di riavvicinarsi alla pratica religiosa e di sentirsi parte della Chiesa". La prolusione del presidente della Cei card. Angelo Bagnasco, si legge ancora nel comunicato, "è stata apprezzata per l’impostazione, l’equilibrio e l’ampiezza di sguardo. In particolare, i vescovi hanno condiviso la preoccupazione per la situazione di precariato lavorativo che mette a dura prova soprattutto i giovani, e per la contrazione dei servizi sociali – a partire dall’offerta sanitaria. Il doveroso contenimento della spesa pubblica non può, infatti, avvenire penalizzando il livello delle prestazioni sociali, che è segno di civiltà garantire a tutti". In questa direzione, "unanime è l’impegno a investire energie per formare una nuova generazione di amministratori e di politici appassionata al bene comune". Sul tema degli abusi sessuali compiuti da ministri ordinati, si tratta di "una piaga infame" e "i vescovi hanno ribadito che sull’integrità dei sacerdoti non si può transigere" perché "condivisa è la certezza che chiarezza, trasparenza e decisione, unite a pazienza e carità, sono la via della perenne riforma della Chiesa". Quindi, "profonda sintonia è emersa anche nella valutazione della drammatica situazione libica: i vescovi hanno chiesto con fermezza che le armi cedano il posto alla diplomazia; che l’Europa avverta come il Nordafrica rappresenti oggi un appuntamento a cui è essa convocata dalla storia; che l’impegno di accoglienza dei profughi sia condiviso a livello comunitario". Come ogni anno, "i vescovi hanno provveduto ad alcuni adempimenti amministrativi, fra cui spicca l’approvazione dell’assegnazione e della ripartizione delle somme provenienti dall’otto per mille per il 2011". I dati, come sempre riferiti alle dichiarazioni dei redditi effettuate tre anni fa, cioè nel 2008, confermano "l’ottima tenuta del meccanismo dell’otto per mille: all’aumento complessivo del numero dei firmatari, è corrisposta la perfetta tenuta della percentuale di quanti hanno espresso la propria preferenza per la Chiesa cattolica. Ciò induce a perseverare nell’impegno di trasparenza quanto all’utilizzazione e alla rendicontazione di queste somme". Inoltre, "si è data comunicazione degli esiti della rilevazione delle opere sanitarie e sociali ecclesiali presenti in Italia" ed "è stato presentato il libro bianco informatico sulle opere realizzate grazie ai fondi dell’otto per mille, nonché il portale internet www.chiesacattolica.it. Si sono forniti poi ragguagli sul seminario di studio per i vescovi sul tema dei rapporti fra Chiesa, confessioni religiose e Unione europea (Roma, 14-16 novembre 2011). Altre informazioni hanno riguardato la Giornata per la Carità del Papa, la Giornata mondiale della Gioventù di Madrid, il Congresso eucaristico nazionale di Ancona e l’Incontro mondiale delle Famiglie di Milano.
27 maggio 2011 VERSO IL VOTO Il Forum delle famiglie: nell’urna pesino i valori Nell’imminenza dei ballottaggi delle amministrative il Forum delle associazioni familiari lancia un appello per un voto a favore della identità e della soggettività della famiglia, della sussidiarietà, del diritto alla vita. Da famiglie e associazioni impegnate per il bene comune, "non "dentro" ai partiti, ma "di fronte" ai partiti", si ritiene infatti "doveroso ricordare i valori e i temi concreti oggi in gioco", considerando altrettanto importante "non fornire indicazioni dirette di voto". "Non appartiene al nostro ruolo – spiega il "Cartello" delle famiglie – non corrisponde al nostro stile operativo". Il Forum condivide altresì "quanto ricordato anche dal segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata a margine dei lavori dell’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, e cioè che "a proposito del voto non ci si può sostituire alla coscienza di nessuno" perché "il bene comune va al di là dei singoli schieramenti". Nel merito, durante la campagna elettorale, l’associazione di associazioni ha già sottoposto alla firma dei candidati una dettagliata piattaforma valoriale e operativa per costruire "una città a misura di famiglia" con 10 indicazioni di metodo e 10 proposte concrete, sulle quali potremo poi dialogare con chi risulterà eletto. Del documento si ribadiscono "tre valori prioritari, in qualche modo irrinunciabili", in gioco anche a livello locale, come criteri di discernimento. In primo luogo viene richiamata "l’identità della famiglia e la sua rilevanza sociale e pubblica, saldamente fondata nel dettato costituzionale dell’articolo 29". Preme al Forum anche l’adozione del "principio di sussidiarietà, come criterio di sviluppo di sistemi di welfare locali plurali, capaci di mettere al centro la famiglia e di attivare tutte le forze sociali e associative". In fine si chiede "la promozione del valore dell’accoglienza solidale, sia per le famiglie che per le comunità locali, nei confronti della tutela della vita nascente e fragile, delle famiglie immigrate, delle fragilità familiari". Ogni elettore, conclude il comunicato, "potrà e dovrà verificare la sintonia con questi valori di programmi elettorali, impegni pubblici, concrete attività dei candidati e degli schieramenti". Il Forum conclude ricordando il monito lanciato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo primo messaggio di fine anno, nel 2006, proprio sulla politica. "Se la politica diventa un continuo gridare – disse in quella occasione il Capo dello Stato – un gareggiare a chi alza di più i toni, uno scontrarsi su tutto, su ogni questione, in ogni momento, ne soffrono le istituzioni, a cominciare dal Parlamento, e ne soffre il rapporto con i cittadini. Quando nel frastuono generale non si possono nemmeno più cogliere bene le diverse posizioni e proposte, allora molti finiscono per allontanarsi non da questo o quel partito, ma dalla politica". Pier Luigi Fornari
2011-05-25 25 maggio 2011 FINCANTIERI Continuano le proteste Blocchi a Castellammare Proteste e forti tensioni a Castellammare di Stabia (Napoli): a via Nocera nei pressi della stazione della Circumvesuviana, i lavoratori della Fincantieri hanno costretto i titolari degli esercizi commerciali ad abbassare le serrande; rotta anche una vetrina. Paura tra i cittadini. Bloccata la circolazione dei treni della Circumvesuviana. Blocchi sono stati messi in atto anche a viale Europa, l'arteria stradale principale della città: il traffico è rimasto bloccato. Presidi restano presso la sede del Comune. "La situazione a Castellammare di Stabia sta diventando insostenibile - ha detto il sindaco Luigi Bobbio - da questa mattina sono in atto azioni sovversive in città. La protesta degli operai deve assolutamente rientrare e restare nei limiti della legalità. Chiedo, in maniera accorata, al prefetto di concentrare ora, subito, a Castellammare di Stabia tutte le forze necessarie a recuperare il controllo della piazza e a ripristinare la legalità. Un solo attimo di ritardo potrebbe far arrivare le cose troppo oltre. Se necessario coinvolgere l'Esercito. Chiedo allo Stato, in tutte le sue articolazioni, di non lasciare sola la città di Castellammare in questo difficile momento". "La mobilitazione non si fermerà finché non avremo certezze sul prosieguo dell'attività del cantiere e sulla continuazione della realizzazione delle navi per garantire i lavoratori di Fincantieri e del suo indotto - spiega Giovanni Sgambati, segretario della Uilm Campania -. È evidente che nonostante l'incontro di ieri con Caldoro e la convocazione al ministero il prossimo 3 giugno, i lavoratori non si sentono rassicurati per scongiurare la chiusura del cantiere". PROTESTE A PALERMO, LA SPEZIA E ANCONA Circa 600 operai del Cantiere navale di Palermo e dell'indotto hanno bloccato viale Regione siciliana a Palermo, all'altezza del Motel Agip. La protesta è scattata dopo l'assemblea dei lavoratori, che si è svolta davanti i cancelli della fabbrica, indetta dai sindacati di Fim, Fiom e Uilm, sul piano industriale 2010-2014 predisposto da Fincantieri e presentato lunedì ai sindacati. Il piano prevede in totale 2.551 esuberi, la chiusura dei cantieri di Castellammare di Stabia (Napoli) e Sestri Ponente (La Spezia) e il ridimensionamento di quello di Riva Trigoso (Genova). Dei 2.551 esuberi annunciati dalla società, 1.151 interesseranno i lavoratori degli altri siti del gruppo, tra cui il cantiere navale di Palermo. Gli operai si sono mossi in corteo dai cancelli della fabbrica; una delegazione è stata ricevuta anche dall'assessore regionale alle Infrastrutture Pier Carmelo Russo. Più di 500 operai della Fincantieri hanno partecipato questa mattina al corteo di protesta indetto dalle rappresentanze sindacali Fim Fiom e Uilm del cantiere spezzino del Muggiano. La manifestazione, partita dallo stabilimento al confine tra i comuni della Spezia e di Lerici, è sfilata per le vie cittadine, fino a raggiungere la Prefettura, dove i segretari provinciali dei sindacati hanno preso parte a una riunione con il Prefetto della Spezia, Giuseppe Forlani, esponendo le proprie preoccupazioni sul piano di riorganizzazione che "non darebbe alcuna rassicurazione sul futuro dello stabilimento spezzino". La manifestazione, molto rumorosa ma composta, ha vissuto qualche attimo di tensione quando alcuni lavoratori hanno occupato piazza Verdi impedendo la circolazione del traffico. L'intervento delle forze dell'ordine ha impedito che si creasse un blocco. Lavoratori della Fincantieri di Ancona in corteo anche oggi, dopo la manifestazione di ieri contro il piano di ristrutturazione del gruppo navalmeccanico. Si sono diretti verso il palazzo della Regione Marche, dove una delegazione di operai e rappresentanti sindacali di Fiom, Fim e Uilm ha incontrato il governatore Gian Mario Spacca. Il sito industriale di Ancona non è fra quelli destinati alla chiusura, ma sarà comunque coinvolto da tagli occupazionali nell'ambito dei 2.551 esuberi annunciati dall'azienda. INCONTRO SINDACATI-TAJANI Su Fincantieri si apre anche un tavolo sindacati-Ue. Il vicepresidente della Commissione europea responsabile per l'industria, Antonio Tajani, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil si incontreranno venerdì prossimo nella sede della rappresentanza di Roma dell'esecutivo europeo per esaminare quali interventi possono essere messi in campo dall'Ue per accompagnare la ristrutturazione del gruppo cantieristico e contenere l'impatto sull'occupazione. MINISTRO ROMANI: NESSUN AVALLO AI TAGLI Nessun avallo a "licenziamenti o tagli dell'occupazione" e massimo impegno del governo a intervenire sulla vicenda Fincantieri. Èquanto assicura il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, in una intervista pubblicata su Il Mattino. "Fino a quando non saranno attuati impegni concreti e condivisi di riconversione delle strutture interessate maggiormente alla crisi - sottolinea Romani - non ci sarà da parte nostra alcun avallo a licenziamenti o tagli dell'occupazione". E, aggiunge, "la decisione di anticipare al 3 giugno l'incontro per la situazione Fincantieri, già convocato per il 6 giugno, è il segnale che il governo ha deciso di intervenire", ancor di più, che "non è mai stato con le mani in mano". Entrando nello specifico della situaizone di Fincantieri, il ministro sottolinea poi che quella in atto "è una crisi di ordini, non di qualità o di scarsa affidabilità dei lavoratori". Dunque bisogna approfondire una ipotesi che punti "alla specificità della collocazione geografica dei cantieri italiani". MINISTRO SACCONI: GOVERNO AL LAVORO PER MODIFICA PIANO "Il governo segue da tempo la situazione: l'azienda si trova in condizioni di obiettiva criticità ma questo non deve significare disperdere risorse a partire da quelle umane. Il governo è al lavoro per cercare di discutere e modificare il piano industriale". Così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, in merito alla vicenda Fincantieri, parlando a margine della presentazione della relazione annuale dell'Inps a Montecitorio. CASSA DEPOSITI, FINANZIAMENTO PER ACQUISTO DUE NAVI La Cassa Depositi e Prestiti annuncia un finanziamento di 830 milioni a Fincantieri: in pratica, si legge nel comunicato emesso al termine del Cda, si tratta di un finanziamento di 830 milioni a Carnival Corp Plc, il principale gruppo al mondo nel settore crocieristico, per l'acquisto di due navi da crociera da Fincantieri Cantieri Navali SpA. Nella nota, "si tratta di un'operazione di Export Banca diretta, a sostegno dell'esportazione di beni da parte di Fincantieri, rilevante per l'impatto sociale ed economico. La costruzione di navi da crociera delle dimensioni di quelle attualmente in ordine da parte di Carnival coinvolge per ciascuna nave oltre 1.200/1.500 addetti, alimentando un indotto complessivo per oltre 7.000 posti di lavoro, con significative ricadute occupazionali per le regioni italiane in cui verranno realizzate. Il finanziamento in oggetto, è assistito da garanzia rilasciata da SACE a CDP". 25 maggio 2011 Comunicato dei vescovi liguri a proposito della questione Fincantieri I Vescovi liguri, impegnati in questi giorni a Roma per l’Assemblea generaledella CEI, sotto la guida del Card. Angelo Bagnasco, seguono con crescentepreoccupazione gli avvenimenti legati alla pubblicazione del nuovo piano industrialedi Fincantieri. La consapevolezza che ad essere in gioco è la condizione diinnumerevoli persone e di tante famiglie è pure legata alla percezione che in questavicenda si determini il futuro di ampi settori del sistema-lavoro nella terra ligure. I Vescovi condividono le ansie e le legittime preoccupazioni dei dipendenti dei cantierie auspicano che, pur in presenza di obiettive difficoltà, non cessi il dialogo e laricerca di una soluzione più adeguata. Le giuste preoccupazioni, d’altra parte, nondevono inclinare verso soluzioni violente, ma avviare un confronto maturo che, nelsalvaguardare i posti di lavoro, sappia valorizzare le strutture industriali, autentico volano dell’economia ligure. Non è da escludere, in questa ricerca, la necessità diaffrontare eventuali sacrifici, purché condivisi a tutti i livelli e con la responsabilepartecipazione di ciascuno. Rispetto a questa difficile congiuntura economica esociale, i Vescovi invocano nella preghiera il perseguimento del bene comune, graziead un esercizio rigoroso del discernimento, al di là dell’emotività del momento edelle reazioni di parte. Roma, 25 maggio 2011
Bagnasco S. Em. Card. Angelo, Arcivescovo di Genova Canessa S. E. Mons. Martino, Vescovo di Tortona Tanasini S. E. Mons. Alberto, Vescovo di Chiavari Careggio S. E. Mons. Alberto Maria, Vescovo di Ventimiglia- San Remo Lupi S. E. Mons. Vittorio, Vescovo di Savona-Noli Moraglia S. E. Mons. Francesco, Vescovo di La Spezia- Sarzana- Brugnato Oliveri S. E. Mons. Mario, Vescovo di Albenga-Imperia Palletti S. E. Mons. Luigi Ernesto, Vescovo Ausiliare di Genova
25 maggio 2011 BALLOTTAGGI Berlusconi: perso a Milano per blocco mediatico di sinistra Silvio Berlusconi individua nel "blocco mediatico di sinistra" la causa della non vittoria al primo turno a Milano di Letizia Moratti. Ospite di Porta a porta, il premier alla domanda di come è stato possibile aver perso Milano al primo turno, spiega: "Io credo ci sia una motivazione assolutamente precisa. Abbiamo contro un blocco mediatico terrificante, a partire dal Corriere della Sera, da Sky e La7 e le trasmissioni Rai pagate con i soldi di tutti che stanno con la sinistra". CON DE MAGISTRIS MANETTE SULLA CITTA' "De Magistris era nella giunta Bassolino e non si è mai dissociato. Aveva presentato una mozione di sfiducia che poi Di Pietro ha fatto ritirare. È il vecchio che avanza. È capace di suscitare simpatia ma votarlo è una follia". Lo afferma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante un'intervista a Porta a Porta che andrà in onda stasera. Parafrasando il titolo del film di Francesco Rosi 'Mani sulla città, Berlusconi afferma: "Sarebbe come mettere le manette sulla città". "Io faccio politica - aggiunge Berlusconi - e non posso essere sincero fino in fondo", ma "Napoli non si rivolga più al presidente del Consiglio se poi chiama De Magistris. È una follia mettere la città nelle mani di chi ha combinato disastri. Certo - conclude il premier - era una battuta, saremo sempre pronti ad aiutare la città". VENDOLA: LA SCONFITTA SARA' TUTTA DI BERLUSCONI "Il vento sta cambiando, il centrosinistra batterà il centrodestra. Berlusconi sta scaricando sui candidati la responsabilità di una sconfitta che è tutta sua. Non perde la Moratti, non perde Lettieri, perderà Berlusconi che ci ha messo la faccia". È quanto ha dichiarato Nichi Vendola, al suo arrivo a Cagliari per un breve tour elettorale a Cagliari, Iglesias e Sinnai, a sostegno dei candidati del centrosinistra. "È la fine del ciclo berlusconiano - ha aggiunto il leader di Sel - la fine di un quindicennio il vero tema di questa campagna amministrativa. Lo ha voluto lui, è sempre lui che sovrappone il suo volto alla dimensione dei problemi di una città, di un territorio, ma questa volta il referendum gli è andato male".
25 maggio 2011 LA RICERCA DELLA "QUADRA" Ministeri al Nord, la Lega rilancia Nonostante l'accordo tra Bossi e Berlusconi di ieri che sembrava aver congelato la faccenda, continua la sfida tra la Lega e l'ala del Pdl contraria al trasferimento al Nord di alcuni ministeri. Non basta ad Alemanno la derubricazione dei dicasteri in dipartimenti: basta che il ministro Calderoli torni a toccare l'argomento per ricordare le promesse del premier che il sindaco di Roma interviene a chiedere che la faccenda sia regolata da un voto parlamentare. Più che le sottigliezze lessicali, è il complesso della dichiarazione di Calderoli a far drizzare le orecchie al primo cittadino romano: "Nessuno stop allo spostamento dei dipartimenti al Nord. Lo si farà e comunque, il Presidente Berlusconi ci ha dato la sua parola". Questa la risposta di Alemanno: "Credo sia necessario un voto parlamentare che dica no a questo smembramento delle funzioni della Capitale, bisogna avere un confronto politico molto serio per archiviarli definitivamente". Da lontano interviene Pier Luigi Bersani, che sembra voler guardare anche lui al dopo ballottaggi, ma con una diversa prospettiva. "Il governo si levi di torno", se non è in grado di affrontare i problemi del Paese, a cominciare da quelli del lavoro, spiega senza giri di parole. Articolata invece la risposta di Fabrizio Cicchitto alle aperture leghiste a un ritorno al Mattarellum. "Tutto il dibattito politico in corso dimostra che il bipolarismo continua a caratterizzare il sistema politico italiano in modo assai profondo", dice il capogruppo del Pdl alla Camera, "anche se sarebbe auspicabile che esso diventi più civile e non caratterizzato, come è oggi, dalla intenzione di distruggere l'avversario. Di conseguenza non è condivisibile l'ipotesi di una modifica della legge elettorale in senso proporzionale". Anche questa è materia per il dopo ballottaggi. Lo afferma anche Roberto Formigoni. MINISTERI AL NORD, QUESTIONE CONGELATA Provare fino all’ultimo secondo a fare il "miracolo" e, allo stesso tempo, separare l’esito dei ballottaggi di Milano e Napoli dal destino del governo. E dunque da un lato videomessaggi, interviste su tv locali, telefonate a raduni elettorali, ospitate da Bruno Vespa (stasera), anche se ormai la possibilità di vederlo impegnato in un comizio "dal vivo" sembra ridursi al lumicino. Dall’altro massima enfasi sulla fiducia ottenuta ieri sul decreto Omnibus, accompagnata da un mantra ripetuto ad ogni deputato che lo va a salutare a Montecitorio: "Andiamo avanti, arriviamo a fine legislatura...". Anche se si perde? Quella parolina è vietata, ma la risposta, che tutti ricavano dai segnali che lancia il premier, è un "si". Tanto è vero che per oggi pomeriggio, prima della partenza per il G8 francese prevista per domani, il Cavaliere ha convocato l’ufficio di presidenza del Pdl, proprio per parlare di futuro e di riforme. E anche per profilare un rinnovamento di volti nel governo e nel partito. È questa una promessa da mantenere con le tante correnti interne, sia d’origine forzista sia di origine aennina, ormai apertamente insoddisfatte. Ed è anche un modo per frenare il movimentismo di Scajola e delle fondazioni gestite dai ministri "moderati", da giorni in contatto per ragionare sui vari scenari che si apriranno lunedì pomeriggio. Nella strategia per tenere in piedi la legislatura, però, cruciale è trovare l’ennesima "quadra" con la Lega. Al centro delle polemiche tra il Carroccio e gli azzurri sempre il decentramento dei ministeri. "Silvio non è d’accordo? Lo convinco io...", arringa Umberto Bossi in Transatlantico. Uno show quello del senatur, con tanto di replica in romanesco al sindaco di Roma Gianni Alemanno, che dopo aver minacciato di ritirare i suoi fedelissimi dalla maggioranza ha ieri ribadito il suo "rifiuto assoluto" al trasferimento di dicasteri. "E ti credo...", gli risponde ironico Bossi. Poi una pernacchia sui referendum (seguita però da un’apertura sui quesiti riguardanti l’acqua: "sono attraenti, noi volevamo una legge ma Fitto si è messo di traverso..."), infine l’evidente attivismo dei suoi uomini sulla legge elettorale, da modificare in senso proporzionale. È il punto a cui il Carroccio subordina la prosecuzione dell’alleanza, e chi ha visto Berlusconi di persona l’ha definito "avvilito", sia per le continue richieste dei lumbard, sia per lo spauracchio (che ritorna) di un governo tecnico. È il motivo per cui, anche nelle ultime clip agli elettori ricorda che "non c’è alternativa all’attuale maggioranza". Sul tema dei dicasteri spostati al Nord, invece, il premier, prima di avviare la mediazione serale, si limita a dire che "niente è deciso". Il Cavaliere vede più volte Bossi e Calderoli (accompagnati in alcune fasi da Tremonti e Alfano) sia a Montecitorio sia, più tardi, a Palazzo Grazioli (al vertice serale c’era, oltre ai capigruppo Pdl, anche Lamberto Dini, senatore azzurro che nel ’95 fu primo ministro proprio dopo la rottura tra Lega e Forza Italia e la caduta del primo governo Berlusconi). E il capo del governo ha chiesto di accantonare, "per ora" la questione spinosa dei ministeri, evitando di farne un argomento di campagna elettorale a rischio boomerang. Se ne riparlerà dopo il secondo turno delle amministrative, "e una soluzione si troverà, insieme", gli ha assicurato. Intanto il premier si appresta a sparare i suoi ultimi colpi elettorali. I sondaggi che gli hanno passato ieri non lo incoraggiano, nemmeno a Napoli dove Lettieri è in vantaggio ("ormai non li leggo più", scherza con i suoi).
Dunque la priorità - dopo che il premier aveva a lungo parlato di voto "politico" - è "denazionalizzare" i ballottaggi. Gli danno una mano su questo anche Formigoni e Moratti circoscrivendo il secondo turno a una "questione milanese". Tuttavia, nell’ultimo videomessaggio di ieri (ma registrato venerdì) il premier tuona ancora contro la "sinistra estrema e pericolosa" di Pisapia e De Magistris, poi incalza: "I ballottaggi sono una nuova sfida, possiamo e dobbiamo vincere". In serata si concede poi un ritorno al recente passato, rilanciando su "giustizia e intercettazioni" in un intervento telefonico a Sora. Marco Iasevoli
25 magio 2011 LA POLEMICA Il Cavaliere contro l’AgCom: vogliono ridurmi al silenzio
Divide ulteriormente gli animi la decisione dell’Agcom di multare Tg1 e Tg4 per lo spazio concesso al presidente del Consiglio. Da un lato il centrodestra, Silvio Berlusconi in testa, che lamenta, per bocca di Fabrizio Cicchitto, addirittura un’ingerenza dell’autorità presieduta da Corrado Cala- brò. Dall’altro le opposizioni che si schierano risolutamente con quest’ultimo e puntano il dito contro lo strapotere mediatico del Cavaliere. A un lato del pendolo c’è proprio lui, il premier, che ieri si sarebbe sfogato con i suoi, lamentandosi dell’Agcom, e dicendo che ogni sua parola costa 800 euro di multa. "Siamo all’assurdo, mi impediscono di parlare", avrebbe detto parlando in aula con alcuni deputati del Pdl mentre erano in corso le votazioni sulla fiducia al decreto omnibus. Intanto va in scena un duro botta e risposta tra il capogruppo del Pdl alla Camera Cicchitto e Calabrò. Il primo è un fiume in piena che parla di "durissimo colpo alla libertà di informazione", di "gherminella" usata contando in un solo giorno i tempi di intervento del premier, in silenzio da tempo. Poi di "disegno liberticida" di alcune forze di sinistra. Infine delle "gravissime responsabilità" di Calabrò che "sta venendo meno al ruolo del garante super partes ". Immediata la replica. "Il problema esaminato era specifico ed è stato ritenuto anomalo ". Per le "modalità" il "risalto " e il "contesto" delle interviste a Berlusconi. "Non faccio valutazioni politiche. Abbiamo riscontrato una violazione delle regole e le sanzioni sono automatiche", conclude Calabrò. Tiene il punto Cicchitto che controbatte: "In Italia vige la libertà di critica e ad essa non può sfuggire l’Agcom". A dare man forte alla decisione dell’Agcom interviene il commissario Michele Lauria, uno dei relatori del provvedimento sanzionatorio, ribattendo al premier che "nessuno vuole impedire a lui o ad altri di parlare".
È un problema di regole. E queste non sarebbero state rispettate, viste le "interviste di tono propagandistico, con i giornalisti quasi relegati al ruolo di 'spalla'". E senza spazi per voci diverse. Insomma una situazione che "potrebbe evidenziare un eclatante caso di conflitto di interesse ". E comunque richiede una "profonda revisione" della legge sulla par condicio. Interviene anche il presidente della Rai, Paolo Garimberti, che si dice dispiaciuto che l’azienda sia stata multata, e rileva che l’entità della sanzione è dovuta al fatto che si trattava di una "recidiva". Lancia in resta parte all’attacco il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Che giudica "insanabile " anche dalla multa quanto accaduto. E chiede che non siano i cittadini a pagare. Bersani definisce poi "sconsiderate e lunari" le affermazioni di Cicchitto. Rincara la dose Leoluca Orlando (Idv), che ritiene il pidiellino "allergico alla libertà di informazione ". Da oggi, con il premier da Vespa, "ci sarà una nuova abbuffata", preannuncia - con la promessa di un ulteriore ricorso all’Agcom - il deputato Pd Roberto Zaccaria. In difesa di Cicchitto e contro la sentenza si schierano Maurizio Gasparri, Margherita Boniver, Osvaldo Napoli e l’associazione Lettera 22. "Se i magistrati che sbagliano non pagano, perché le multe faziose dell’Autorità per le comunicazioni le dovrebbero pagare i giornalisti che intervistano il premier e non la Rai?", replica - infine - a Bersani Francesco Storace, leader de 'La Destra'.
24 maggio 2011 ASSEMBLEA GENERALE CEI Crociata: "In politica criteri chiari, nessuna partigianeria" In politica la Chiesa respinge "ogni partigianeria", ma vuole "accompagnare tutti nella ricerca del bene comune". In economia "condivide la preoccupazione per il momento che vive il Paese, soprattutto dal punto di vista sociale, con particolare riguardo alle famiglie, al lavoro e alle emergenze che a queste due realtà si collegano". E quanto alla piaga della pedofilia, "l’impegno dei vescovi italiani è quello di "sostenere le vittime e mettere i colpevoli in condizioni di non nuocere". Monsignor Mariano Crociata risponde così alle domande della conferenza stampa che fa il punto sulla seconda giornata di lavori dell’Assemblea generale della Cei. Il segretario generale si presenta davanti all’affollata platea dei giornalisti e per prima cosa dà conto del dibattito seguito alla prolusione con cui lunedì pomeriggio il cardinale presidente, Angelo Bagnasco, aveva aperto l’assise. "Preoccupazione", dunque, per la situazione italiana, ma con la precisazione che questo sguardo "non contrasta con un senso di fiducia nella nostra gente, nella capacità che le nostre comunità sul territorio hanno di reagire". Politica e ballottaggi. Si passa quindi al fuoco di fila delle domande. Ed è naturalmente l’attualità politica a farla da padrone. Per quali candidati votare nei ballottaggi? La risposta del vescovo è articolata. Innanzitutto, ricorda, "ai cattolici che svolgono un servizio nella vita pubblica o politica è chiesto di essere coerenti con la loro fede, ma senza coinvolgere la comunità cristiana come tale, perché la comunità non sceglie una parte, ma assume il bene di tutti". Dal punto di vista dell’elettore, "la scelta dei candidati deve tener conto del quadro delle caratteristiche e delle esigenze che permettono a chi assume responsabilità in ambito pubblico di essere capace di rappresentare non gli interessi di una parte, ma la visione dell’uomo che esprime la fede cristiana: non come espressione di parte, ma come espressione del bene comune a vantaggio di tutti". Anche perché "il bene comune va al di là dei singoli schieramenti" ed è compito della comunità cristiana "accompagnare questa ricerca senza farsi partigiana". In sostanza, ha spiegato monsignor Crociata, "credo che a proposito del voto non ci si possa sostituire alla coscienza di nessuno. Dobbiamo ricordare quali sono i criteri a cui i pastori richiamano tutti i fedeli. Sono loro, poi, a scegliere – liberamente rispetto alla loro coscienza – il candidato che risponda alla visione cristiana della vita e della realtà". Referendum. Anche in occasione dei prossimi referendum, non spetta alla Chiesa in quanto tale entrare nel merito. Ma indicare criteri, sì. In particolare, ha sottolineato il segretario generale della Cei, "tutte le forme di espressione della volontà popolare sono da apprezzare, stimare e incoraggiare". Inoltre su "questioni come l’acqua e simili ci deve sempre essere grande vigilanza e responsabilità sociale. La cura di questo e di altri beni comuni è fondamentale, perché rimangano e siano salvaguardati e custoditi per il bene di tutti". Pedofilia. Diverse domande hanno riguardato quella che il cardinale Bagnasco, lunedì, aveva definito "un’infame emergenza non ancora superata". Il vescovo ha spiegato che le linee operative messe a punto dal gruppo di esperti della Cei contro la pedofilia (al lavoro da circa un anno) si basano su due criteri di fondo: "Che le vittime siano prontamente ascoltate e aiutate e che chi si è reso responsabile di abusi possa essere messo in condizioni di non nuocere ed eventualmente di affrontare un cammino di recupero". Rispondendo poi a una domanda sui dati italiani, il segretario generale della Cei ha ribadito la cifra già resa nota l’anno scorso: "Un centinaio di casi, nell’arco di una decina d’anni, più l’aggravio di quelli resi noti in questi mesi". Monsignor Crociata ha respinto al mittente, invitando "a non fare confusione", l’accusa di una presunta "contrapposizione" tra la linea scelta dalla Cei in materia di abusi e quella di altre Conferenze episcopali. "Ci sono state – ha precisato – Conferenze episcopali che hanno voluto, in circostanze specifiche, istituire organismi nazionali, ma non tutte l’hanno fatto perché, come ribadisce il documento della Congregazione, le Conferenze episcopali sono organismi pastorali, di coordinamento tra i vescovi, non organi istituzionali che rivestono una qualche autorità sui vescovi". L’impegno della Cei, dunque, "continua a svilupparsi sulla linea di quanto si è già iniziato a fare e non da ora", ribadendo che "la responsabilità è del vescovo diocesano, che agisce prontamente e in rapporto di comunicazione costante soprattutto con la Congregazione". La linea è quella di "accompagnare i vescovi a intervenire in maniera pronta in situazioni che possono manifestarsi, e purtroppo a volte si sono manifestate", cioè di far sì – ha ribadito Crociata – che "le vittime siano ascoltate, tutelate e sostenute in una situazione di così grave disagio", e di "fare in modo che l’autore degli abusi possa essere allontanato e perseguito". In margine a questo tema, e rispondendo a una precisa domanda, il presule ha espresso "stima e vicinanza a monsignor Claudio Maniago, vescovo ausiliare di Firenze, chiamato in causa da testimoni nelle indagini a carico di don Lelio Cantini, prete ridotto allo stato laicale dal Papa e condannato per abusi sessuali sui minori. "Non abbiamo notizie di particolari procedimenti" su monsignor Maniago, ha detto Crociata. "Se gli elementi dovessero venire fuori, li vedremo. Ma non ci sono motivi per farne un caso, visto che, peraltro, il procedimento relativo al sacerdote risulta chiuso in modo chiaro e preciso". Una moschea a Milano? Il segretario generale della Cei è stato interpellato anche sulla possibilità della costruzione di una moschea a Milano. Un fatto, ha risposto, che risponde "al diritto fondamentale della libertà religiosa, che include anche il poter disporre di luoghi di culto". Le moschee, però, ha fatto notare, sono anche luoghi di aggregazione sociale, che devono rispondere alle "esigenze di vita sociale e comunitaria nel rispetto della nostra Costituzione e delle leggi che in Italia regolano la convivenza". Infine, nella prima fase dei lavori dell’Assemblea, ha riferito monsignor Crociata, c’è stato anche qualche intervento sulla messa secondo il rito antico latino, teso ad "assicurarne la celebrazione a quanti la chiedono, ma senza turbare l’impegno ordinario nella vita della comunità secondo il Concilio Vaticano II". Mimmo Muolo
2011-05-23 23 maggio 2011 ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI Bagnasco: "L'Italia merita dialogo e fatti" "Dalla crisi oggettiva in cui si trova, il Paese non si salva con le esibizioni di corto respiro, né con le slabbrature dei ruoli o delle funzioni, né col paternalismo variamente vestito, ma solo con un soprassalto diffuso di responsabilità che privilegi il raccordo tra i soggetti diversi e il dialogo costruttivo". A dirlo è il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione alla 63esima Assemblea Generale dell'Episcopato Italiano, che si tiene da oggi in Vaticano. "Se ciascuno - avverte Bagnasco - attende la mossa dell'altro per colpirlo, o se ognuno si limita a rispondere tono su tono, non se ne esce, tanto più che la tendenza frazionistica si fa sempre più vistosa nello scenario generale come all'interno delle singole componenti". "La gente è stanca di vivere nella rissa e si sta disamorando sempre di più dalla politica" che appare "non raramente, inguardabile, ridotta a litigio perenne, come una recita scontata e, se si può dire, noiosa", afferma il porporato che definisce senza mezzi termini "vaniloquio" quello a cui assistiamo nel dibattito politico: "una spirale dell'invettiva - spiega - che non prevede assunzioni di responsabilità". "Gli appelli a concentrarsi sulla dimensione della concretezza, del fare quotidiano, della progettualità, sembrano - lamenta Bagnasco - cadere nel vuoto". E così addirittura quegli autorevoli interventi che richiamano la gravità della situazione, e che il cardinale definisce come "allerta emergenziale", che prima "erano non solo funzionanti ma anche ragione di sollievo, oggi appaiono fiacchi e menoreattivi". "A potenziale contrasto - rileva il presidente della Cei - c'è una stampa che appare da una parte troppo fusa con la politica, tesa per lo più ad eccitare le rispettive tifoserie, e dall'altra troppo antagonista, e in altro modo eccitante al disfattismo, mentre dovrebbe essere fondamentalmente altro: cioè informazione non scevra da cultura, resoconto scrupoloso, vigilanza critica, non estranea ad acribia ed equilibrio". "Ma segnaliamo lo iato - conclude - anche per dare voce all'invocazione interiore del Paese sano che è distribuito all'interno di ogni schieramento". Ma sono numerosi i temi toccati dal presidente della Cei cardinale Bagnasco nella prolusione. Ecco i principali. 1) LA BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II con le sue "proprietà quasi medicamentose rispetto alle tribolazioni della comunità credente" e la viva eredità che questo evento lascia. 2) LE LINEE GUIDA CONTRO GLI ABUSI sulla quale da un anno sta lavorando, su mandato della presidenza Cei, una commissione di esperti che a breve presenterà i risultati. 3) LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ in programma a Madrid da 16 al 21 agosto servirà ancora una volta a "far comprendere a tutti i giovani che Cristo c’entra con la vita, con tutti i suoi ambiti". 4) LA PREGHIERA A MARIA PER L’ITALIA che si terrà dopodomani a Santa Maria Maggiore a Roma richiama la necessità di un "soprassalto di responsabilità". Il severo giudizio sulla politica attuale e il bisogno di una nuova generazione di politici "votati al bene comune". 5) L’INDIVIDUALISMO INDISCRIMINATO e la deriva dell’indifferenza, dell’apatia sociale. La Chiesa, a questo riguardo, non è "avversaria della modernità", ma ne "è l’anima". 6) LA LEGGE SUL FINE VITA con l’auspicio che la norma non si imbatta in ulteriori ostacoli, ottenendo un largo consenso in Parlamento. 7) LA NECESSITÀ DI PROVVEDIMENTI A FAVORE DELLA FAMIGLIA perché "nulla è davvero garantito se a perdere è la famiglia". 8) LA QUESTIONE CENTRALE DEL LAVORO con 11 indicazioni di intervento. Serve "un’alleanza esplicita per generare occupazione". 9) LA CORRUZIONE DEI COSTUMI che sovverte le categorie valoriali e il fondamento antropologico del benessere civile. 10) LE RIVOLTE IN NORDAFRICA E IL CONFLITTO IN LIBIA per il quale non si può certo parlare di intervento armato "pulito", mentre va sveltita la via della diplomazia.
23 maggio 2011 ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA Povertà, rischia 1 italiano su 4 Giovani, né lavoro né studio Circa un quarto degli italiani (il 24,7% della popolazione, più o meno 15 milioni) "sperimenta il rischio di povertà o di esclusione sociale". Si tratta di un valore - rileva l'Istat nel rapporto annuale presentato oggi - superiore alla media Ue che è del 23,1%. Il rischio povertà riguarda circa 7,5 milioni di individui (12,5% della popolazione). Mentre 1,7 milione di persone (2,9%) si trova in condizione di grave deprivazione si trova 1,7 milione (2,9%) e 1,8 milione (3%) in un'intensità lavorativa molto bassa. Si trovano in quest'ultima condizione l'8,8% delle persone con meno di 60 anni (6,6% contro il valore medio del 9%). Solo l'1% della popolazione (circa 611 mila individui) vive in una famiglia contemporaneamente a rischio di povertà, deprivata e a intensità di lavoro molto bassa. Nelle regioni meridionali, dove risiede circa un terzo degli italiani, vive il 57% delle persone a rischio povertà (8,5 milioni) e il 77% di quelle che convivono sia col rischio, sia con la deprivazione sia con intensità di lavoro molto bassa (469mila). SEMPRE PIU' GIOVANI NON STUDIANO E NON LAVORANO Non lavorano e non studiano, sono soprattutto donne, del Mezzogiorno e con una licenzia media, anche se aumenta sempre più la quota tra diplomati e stranieri. È l'esercito dei Neet (Not in education, employment or training): nel 2010 sono poco oltre 2,1 milioni, 134mila in più rispetto a un anno prima (+6,8%), i giovani fra i 15 e i 29 anni che non hanno un lavoro e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione. Secondo la fotografia scattata dal Rapporto Istat 2010 rappresentano il 22,1% della popolazione nella stessa fascia di età (20,5 nel 2009). Nonostante l'incidenza del fenomeno continui a essere più diffusa tra le donne (il 24,9%), tra i residenti del Sud (30,9%) e tra i giovani con al più la licenza media (23,4%), si legge nel rapporto, l'incremento dei Neet ha riguardato soprattutto i giovani del Nord-est (+20,8%), gli uomini (+9,3%) e i diplomati (+10,1%), ma anche gli stranieri. Nel 2010 sono 310mila gli stranieri Neet, un terzo della popolazione tra i 15 e i 29 anni. Il 65,5% dei Neet è inattivo, anche se solo la metà non cerca un impiego e non è disponibile a lavorare. I disoccupati rappresentano il 34,5% dei Neet; nel Mezzogiorno circa il 30% è disoccupato e il 45% è comunque interessato a lavorare. Tra i Neet, vive con almeno un genitore l'87,5% degli uomini e il 55,9% delle donne. Fra queste ultime, circa 450mila sono partner in una coppia, con o senza figli e rappresentano il 38,3% delle Neet italiane. La condizione di Neet permane nel tempo: oltre la metà dei Neet resta tale per almeno due anni. D'altro canto, più si rimane fuori dal circuito formativo o lavorativo, tanto più è difficile rientrarvi. Per quando riguarda invece il lavoro prosegue nel 2010 la flessione degli occupati 18-29enni (-182mila unità) dopo la caduta particolarmente significativa del 2009 (-300mila unità). In termini relativi, il calo dell'occupazione giovanile (-8,0 e -5,3%, rispettivamente nel 2009 e nel 2010) è stato circa cinque volte più elevato di quello complessivo. Nel 2010, è occupato circa un giovane ogni due nel Nord, meno di tre ogni dieci nel Mezzogiorno. Più nel dettaglio il tasso di occupazione degli uomini 18-29enni è al 59,2% al Nord e al 35,7 nel Mezzogiorno, con il minimo del 30% in Campania e Calabria; quello delle giovani donne è al 47,2% al Nord e al 21,9 nel Mezzogiorno, mentre in Campania e Calabria si colloca intorno al 17%. Ogni 100 giovani atipici nel 2009, circa 16 erano occupati stabilmente dopo un anno (erano 26 tra il 2007 e il 2008). Il 60,1% dei giovani a distanza di un anno ha ancora un contratto a tempo determinato o un rapporto di collaborazione. Nel 2010 circa un milione di giovani aveva un lavoro temporaneo. SONO 800MILA LE DONNE LICENZIATE IN GRAVIDANZA Ben 800mila donne, con l'arrivo di un figlio, sono state costrette a lasciare il lavoro, perchè licenziate o messe nelle condizioni di doversi dimettere. Un fenomeno che colpisce più le giovani generazioni rispetto alle vecchie e che appare particolarmente critico nel Mezzogiorno, dove "pressoché la totalità delle interruzioni può ricondursi alle dimissioni forzate". Nel 2008-2009, si legge nel documento, circa 800mila madri hanno dichiarato che nel corso della loro vita lavorativa sono state messe in condizione di doversi dimettere in occasione o a seguito di una gravidanza. Si tratta dell'8,7% delle madri che lavorano o hanno lavorato in passato e che sono state costrette dalle aziende a lasciare il lavoro, magari firmando al momento dell'assunzione delle "dimissioni in bianco". A subire più spesso questo trattamento, si legge nel rapporto, non sono le donne delle generazioni più anziane ma le più giovani, 6,8% contro 13,1%, le residenti nel mezzogiorno (10,5%) e le donne con titoli di studio basso (10,4%). Una volta lascito il lavoro solo il 40,7% ha poi ripreso l'attività, con delle forti differenze nel paese: su 100 donne licenziate o indotte a dimettersi riprendono al lavorare 15 nel Nord e 23 nel Sud. Il ruolo fondamentale all'interno della famiglia, svolto dalle donne, condiziona fortemente la possibilità di lavorare. Più di un quinto delle donne con meno di 65 anni, che lavorano o hanno lavorato, nel corso della loro vita ha interrotto l'attività. La quota sale al 30 per cento tra le madri e nella metà dei casi l'interruzione è dovuta alla nascita di un figlio. Le interruzioni del lavoro per motivi familiari diminuiscono passando dalle generazioni più anziane alle più giovani per il calo di quelle dovute al matrimonio (dal 15,2 per cento delle donne nate tra il 1944 e il '53 al 7,1 per cento di quelle nate dopo il 1973). Resta, invece, pressochè stabile tra le diverse generazioni (intorno al 15 per cento) la quota delle donne che interrompono l'esperienza lavorativa in occasione della nascita di un figlio. Le interruzioni prolungate, vale a dire le uscite dal mercato del lavoro che continuano dopo cinque anni, sono molto più elevate nel Mezzogiorno (77,1 per cento dei casi, contro il 57,2 nel Nord-est). Oltre la metà delle interruzioni del lavoro per la nascita di un figlio non è il risultato di una libera scelta. Sono infatti circa 800 mila (pari all'8,7 per cento delle donne che lavorano o hanno lavorato) le madri che hanno dichiarato di essere state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere, nel corso della loro vita lavorativa, a causa di una gravidanza. FAMIGLIE ANCORA IN DIFFICOLTÂ Le famiglie italiane sono ancora in ginocchio per la crisi economica che ha colpito il paese. Nel 2010 è tornato a crescere il loro reddito disponibile (+1 per cento), dopo la flessione del 3,1 per cento registrata nel 2009, ma, considerando la variazione dei prezzi, il potere d'acquisto ha subito una ulteriore riduzione dello 0,5 per cento (-3,1 per cento nel 2009). In calo anche la propensione al risparmio delle famiglie, che si è attestata al 9,1 per cento, il valore più basso dal 1990, 1,4 punti percentuali in meno rispetto all'anno precedente. Se sono aumentati dell'1% i redditi da lavoro dipendente (erano diminuiti dell'1,3 per cento nel 2009), i redditi netti da capitale sono scesi del 5,8 per cento, dopo la caduta del 35,4 per cento del 2009 e il reddito da lavoro autonomo e dalla gestione delle piccole imprese è risultato in calo dello 0,7 per cento (-0,2 per cento nel 2009). LE PRESTAZIONI DEGLI ENTI Le prestazioni sociali in denaro delle Amministrazioni pubbliche sono cresciute del 2,3 per cento, quelle assistenziali in denaro sono invece scese del 5,8 per cento rispetto al 2009, anno di erogazione del bonus straordinario di 1,5 miliardi di euro destinato al finanziamento delle famiglie a basso reddito. E ancora: in aumento dal 2000, con l'eccezione del 2009, le imposte correnti a carico delle famiglie. Nel 2010 la crescita è stata pari al 2,2 per cento, a sintesi dell'aumento del gettito Irpef (4,2 per cento) e della contrazione delle imposte sui redditi da capitale (-40,3 per cento). La regolarizzazione o il rimpatrio di attività finanziarie e patrimoniali detenute all'estero è proseguita per 600 milioni di euro, che si sono aggiunti ai 5 miliardi del 2009. In tutto questo, la deprivazione materiale delle famiglie è rimasta sostanzialmente stabile rispetto al 2009 (15,7 per cento sul totale delle famiglie) ed è grave per quasi la metà delle famiglie interessate; è più diffusa tra le famiglie con cinque o più componenti (25,3 per cento), con tre o più figli (25,6 per cento) e tra quelle che vivono in affitto (33,3 per cento). La percentuale di famiglie materialmente deprivate sale al 26,0 per cento nel Mezzogiorno e scende al 9,7 al Nord. Quando la perdita dell'occupazione (2009) ha riguardato un uomo genitore o coniuge/partner, la probabilità di trovarsi in condizioni di deprivazione materiale è salita al 36,5 per cento dal 28,5 per cento osservato l'anno precedente, prima di perdere il lavoro. La crisi ha costretto le famiglie a risparmiare meno nel 19,1 per cento dei casi, e a intaccare il proprio patrimonio o a indebitarsi (16,2 per cento) per mantenere stabile il tenore di vita. Ma, nonostante tutto, anche nel 2010 la famiglia ha svolto il ruolo di ammortizzatore sociale nei confronti dei giovani, affiancandosi alla cassa integrazione che h sostenuto una larga quota di adulti con figli. Per quanto riguarda il reddito disponibile delle famiglie, questo si concentra per il 53% nelle regioni del Nord, per il 26% nel Mezzogiorno e per il restante 21% nel Centro.
23 maggio 2011 VERSO IL BALLOTTAGGIO Elezioni, da Agcom pesanti multe a Rai e a Mediaset Pesanti multe a Rai e Mediaset da parte dell'Agcom per le interviste al presidente del Consiglio venerdì scorso. L'Autorità ha deciso di comminare a Tg1 e Tg4 la sanzione massima prevista dalla legge e pari a 258mila euro in quanto recidivi mentre a Tg2, Tg5 e Studio Aperto la multa ammonta a 100mila euro ciascuno. L'autorità presieduta da Corrado Calabrò aveva chiesto già sabato scorso "chiarimenti urgenti alle emittenti interessate". "Considerate le osservazioni pervenute da Rai e Mediaset, la Commissione - informa un comunicato - ha ritenuto che le interviste, tutte contenenti opinioni e valutazioni politiche sui temi della campagna elettorale, e omologhe per modalità di esposizione mediatica, abbiano determinato una violazione dei regolamenti elettorali emanati dalla Commissione parlamentare di Vigilanza e dall'Agcom". Quindi la decisione di sanzionare i cinque tg per un totale di circa 816mila euro complessivi. "L'Autorità - continua il comunicato - ribadisce che vige il dovere di equilibrio e completezza di informazione fino alla conclusione della campagna elettorale con i ballottaggi in corso. L'Autorità ha infine chiarito che il divieto di diffusione di sondaggi sulle intenzioni di voto rimane in vigore su tutto il territorio nazionale fino allo svolgimento del secondo turno". CONFALONIERI: PRONTI AL RICORSO Mediaset è stata "corretta ed equilibrata" e, qualora l'Agcom dovesse affermare che ci sia stata una violazione della par condicio lo scorso 20 maggio, quando Silvio Berlusconi ha rilasciato interviste ai principali telegiornali nazionali, l'azienda è pronta a ricorrere "come abbiamo già fatto l'ultima volta, vincendo". A dirlo è il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, a margine di un incontro all'Università Iulm di Milano.
23 maggio 2011 VERSO IL BALLOTTAGGIO Milano, stretta di mano tra Moratti e Pisapia Rapida stretta di mano tra il sindaco di Milano uscente Letizia Moratti e lo sfidante di centrosinistra a Milano Giuliano Pisapia, che si sono incontrati lunedì pomeriggio ai giardini Falcone Borsellino per la cerimonia in occasione del 19esimo anniversario della strage di Capaci. Dopo il confronto in tv a Sky fra i due candidati in cui Letizia Moratti aveva accusato Pisapia di essere amnistiato (mentre è stato assolto) per furto d'auto, l'avvocato non aveva voluto stringere la mano tesa del sindaco e fra i due non c'era più stato scambio di saluti. "Ho stretto la mano che mi ha dato come faccio sempre - ha spiegato Pisapia - con tutte le persone gentili e cortesi. Siccome sono gentile e cortese do la mano a chi me la porge". "Mi ha fatto molto piacere" ha commentato da parte sua la Moratti. "Siamo qua in un momento molto particolare - ha poi osservato - di ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, un ricordo che deve essere memoria viva". Il gesto del disgelo tra i due candidati arriva dopo che in mattinata un video-appello al voto di Silvio Berlusconi sul sito del Pdl aveva nuovamente alzato i toni dello scontro: Milano città non sicura, islamica, Zingaropoli, Stalingrado d'Italia se vincesse Giuliano Pisapia, il cui programma è rischioso e va a braccetto con i centri sociali. Una città come Milano "che vuole andare avanti e crescere non vorrà consegnarsi all'estrema sinistra con i rischi di diventare disordinata, caotica e insicura". Milano, dice il premier nel messaggio, "non può diventare, alla vigilia dell'Expo 2015, una città islamica, una Zingaropoli di campi rom assediata dagli stranieri e che darebbe loro anche il diritto di voto nelle consultazioni municipali". Non si può, rincara la dose Berlusconi, far vincere Giuliano Pisapia, il cui programma è "rischioso, rischioso" e "gode dell'appoggio dei centri sociali e delle frange estreme della sinistra". "Non credo - sottolinea ancora il Cavaliere - che vogliamo un sindaco che sembra vada a prendere il caffè tutti i giorni con i rappresentanti dei centri sociali e consegnare la città a chi promette programmi irrealizzabili e farebbe di Milano la Stalingrado d'Italia". Per questo, "dobbiamo andare tutti a votare, non vogliamo consegnare Milano ad sinistra autoritaria, inefficiente e clientelare".
23 maggio 2011 VERSO I BALLOTTAGGI Berlusconi: "Milano alla sinistra sarà una zingaropoli islamica" "Milano non può diventare, alla vigilia dell'Expo 2015, una città islamica, una zingaropoli di campi rom, una città assediata dagli stranieri e che dà a questi stranieri extracomunitari anche il diritto di voto nelle consultazioni municipali". Lo afferma Silvio Berlusconi, in un videomessaggio trasmesso sul sito del Pdl. "Dobbiamo andare tutti a votare, per garantirci - aggiunge il leader del Pdl - una Milano più bella, più ordinata, più sicura, che continui a crescere nella prosperità e nella modernità come ha fatto in questi anni con Albertini e la Moratti. Una città che vuole andare avanti e crescere non vorrà certo consegnarsi all'estrema sinistra, con il rischio di diventare una città disordinata, caotica, insicura". NAPOLITANO: IN ITALIA ECCESSO DI PARTIGIANERIA POLITICA In Italia c'è un eccesso di partigianeria politica. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo incontro stamattina con i giornalisti della stampa estera, secondo quanto riferito da alcuni presenti. Napolitano con i corrispondenti esteri è tornato a parlare di "hyperpartisanship" in un momento invece nel quale, ha sottolineato, i festeggiamenti per i 150 anni dell'unità d'Italia sono andati ben oltre le attese e con la partecipazione di tutto il Paese. I giornalisti stranieri, attraverso le parole del presidente dell'Associazione stampa estera Tobias Piller, hanno poi sottolineato come in Italia "si avvertano ventate di antieuropeismo". Napolitano ha replicato che questa non è una cosa solo italiana ma il ripiegarsi su se stessi è una cosa grave, come grave è l'assenza di un impegno per l'Europa. "L'Unione europea - ha aggiunto il Capo dello Stato - deve essere un global player". Napolitano infine, a chi gli faceva notare una presunta mancanza di sensibilità da parte delle istituzioni italiane alle esigenze della stampa, ha risposto: "L'Italia è un paese complicato, dal punto di vista sia istituzionale che politico".
23 maggio 2011 AMMINISTRATIVE Ministeri a Milano, lite Pdl-Lega Berlusconi frena: "Dipartimenti" È guerra nella maggioranza sulla richiesta della Lega di spostare al Nord due miniseri. La proposta fa seriamente traballare l'asse tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Il Senatur noncurante della contrarietà dei vertici del Pdl gioca al rialzo annunciano l'ipotesi che a Milano possa "arrivare un ministero di peso, quello che muove l'economia", ma soprattutto mette in chiaro che sulla decisione c'è il placet del premier: "Parola data non torna indietro", avverte il leader del Carroccio. Berlusconi prova a mediare e parla di "dipartimenti" a Milano. Una soluzione ben lontana dalle richieste dei leghisti, che non arretrano e si preparano alla 'guerrà con Roma. "Così salta ogni intesa", avverte il sindaco della Capitale Gianni Alemanno pronto alle barricate. Berlusconi. Offre quella che sembra un' apertura, almeno parziale, alla proposta leghista di trasferire a Milano un paio di ministeri, spiegando che "arriveranno probabilmente dei dipartimenti", spiega che, comunque vada il voto di domenica, non ci saranno ripercussioni sulla tenuta del governo e attacca la sinistra che in caso di vittoria a suo parere trasformerebbe Milano nella "Stalingrado d'Italia".
È questa la linea che, a pochi giorni dal ballottaggio per le amministrative, il premier consegna a telecamere e taccuini dei giornalisti nella sua prima esternazione pubblica dopo il voto, se si escludono le interviste televisive dei giorni scorsi.
L'occasione è una visita alla signora Franca Rizzi, madre dell'assessore del Pdl Ivan Rizzi, ricoverata da ieri al San Carlo di Milano dopo essere stata aggredita mentre distribuiva volantini a favore di Letizia Moratti. "Un episodio increscioso", attacca il premier, una delle spie del "clima di guerra civile" che infiamma la politica. Berlusconi glissa sulle aggressioni subite da due sostenitori di Giuliano Pisapia. "Queste cose - afferma rispondendo a una domanda - non le so". Ma il tema del giorno, quello che ha tenuto alta la tensione politica con le dichiarazioni incrociate di Bossi, Calderoli e alti esponenti del Pdl, è la proposta di spostare a Milano dei ministeri. Alla domanda su quanti e quali dovrebbero essere Berlusconi risponde che "arriveranno probabilmente dei dipartimenti: a Milano ci sono già dipartimenti delle opere pubbliche e del provveditorato scolastico". Lo stesso, aggiunge, può avvenire a Napoli o in altre città del Sud.
In ogni caso, assicura, con l'alleato leghista non ci sarà nessun problema. Il voto di domenica, a prescindere dal suo esito, non avrà "assolutamente nessun peso per quanto riguarda la continuità di governo fino alla fine della legislatura".
2011-05-21 21 marzo 2011 AMMINISTRATIVE Berlusconi: "Con Bossi pensato a decentramento" "Con Bossi abbiamo pensato di continuare la nostra volontà di continuare la nostra attività di governo, abbiamo pensato anche a qualche decentramento per alcune funzioni di governo, ci siamo consolidati nella necessità di realizzare la riforma della giustizia, la riforma del fisco e dell'architettura istituzionale dello Stato". Lo sottolinea Silvio Berlusconi ai microfoni di Telelombardia. "Il programma di Letizia è un programma molto concreto con tantissime idee, ve ne ricordo alcune: Expo 2015 che è una grande occasione, due importanti nuove linee della metropolitana, il Pgt grazie al quale avremo 30mila nuovi alloggi per le famiglie meno fortunate. Il tutto a spese dei privati senza oneri per il Comune e l' incremento del verde di tre milioni di metri quadrati". "Ecopass - assicura il premier - sarà gratuito per i milanesi perché la fase di sperimentazione di questo sistema è terminata. L'inquinamento, il traffico e gli incidenti sono, grazie all'ecopass, diminuiti e per questi motivi e per l'attuale congiuntura economica, la Moratti ha deciso di rendere gratuito l'ecopass. E sempre grazie alla giunta Moratti, Milano ha le tasse e le tariffe dei servizi più bassi d'Italia". Bossi: due ministeri a Milano. Decentrare alcuni ministeri a Milano e intervenire sulla pressione fiscale "sono tutte e due cose possibili", certo è che "dobbiamo portare i ministeri a Milano e penso ne arriveranno due". Umberto Bossi ha risposto in questi termini a chi gli chiedeva quale sarà la sorpresa che lui e Silvio Berlusconi dovrebbero annunciare la prossima settimana prima del ballottaggio a Milano. Interpellato a margine della Festa della Polizia a Varese, Bossi ha ribadito quanto assicurato nel corso dei recenti comizi elettorali: "poiché è passato il federalismo fiscale, che diminuisce il costo dello Stato, Tremonti se vuole può ridurre le tasse". Quanto al decentramento, il passaggio successivo delle riforme, "non è cosa da poco", ha aggiunto Bossi. "E' dovuta arrivare la Lega - ha concluso - a realizzare i sogni". Le promesse della Lega di spostare i ministeri al Nord sono "pure balle". Lo dice il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che spiega di aver ricevuto "garanzie assolute" sulla permanenza delle sedi nella capitale, "dal premier, dai capigruppo Pdl e da tutta la realtà governativa che risponde al Pdl. "Sì, mi impegnerò contro Pisapia, perché rischia di trasformare Milano in una zingaropoli": lo ha detto Umberto Bossi rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se si impegnerà in prima persona per sostenere Letizia Moratti a Milano. "Farò almeno un comizio" ha aggiunto Bossi interpellato a margine della festa della polizia a Varese. "La Lega non può permettersi di lasciare andare Milano a catafascio, porteremo due ministeri", ha aggiunto Bossi. "Pisapia - ha proseguito - vuole aumentare i campi rom e costruire la moschea più grande d'Europa". Poi, a chi gli chiedeva della maratona di interviste ai telegiornali da parte di Silvio Berlusconi, il leader leghista ha risposto: "non le ho viste, comunque il Pd se potesse ne farebbe cinquecento". La prossima "sarà una settimana molto impegnativa, nella quale ci impegneremo moltissimo non solo a Milano ma anche negli altri Comuni in cui c'é il ballottaggio". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, interpellato dai giornalisti al suo arrivo alla Festa della Polizia a Varese. "La commissione servizi e prodotti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si riunirà lunedì per valutare la situazione e prendere eventuali deliberazioni". Lo ha detto stamattina il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò, parlando ai manifestanti del sit-in di protesta davanti alla sede dell'Agcom. "Gli uffici - ha detto ancora Calabrò - stanno lavorando e monitorando ora per ora la situazione. Abbiamo anche inviato una lettera di richiesta di chiarimenti a Rai e Mediaset".
21 marzo 2011 AMMINISTRATIVE Bossi: "2 ministeri a Milano" Alemanno: "Una bufala" Decentrare alcuni ministeri a Milano e intervenire sulla pressione fiscale "sono tutte e due cose possibili", certo è che "dobbiamo portare i ministeri a Milano e penso ne arriveranno due". Umberto Bossi ha risposto in questi termini a chi gli chiedeva quale sarà la sorpresa che lui e Silvio Berlusconi dovrebbero annunciare la prossima settimana prima del ballottaggio a Milano. Interpellato a margine della Festa della Polizia a Varese, Bossi ha ribadito quanto assicurato nel corso dei recenti comizi elettorali: "poiché è passato il federalismo fiscale, che diminuisce il costo dello Stato, Tremonti se vuole può ridurre le tasse". Quanto al decentramento, il passaggio successivo delle riforme, "non è cosa da poco", ha aggiunto Bossi. "E' dovuta arrivare la Lega - ha concluso - a realizzare i sogni". Le promesse della Lega di spostare i ministeri al Nord sono "pure balle". Lo dice il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che spiega di aver ricevuto "garanzie assolute" sulla permanenza delle sedi nella capitale, "dal premier, dai capigruppo Pdl e da tutta la realtà governativa che risponde al Pdl. "Sì, mi impegnerò contro Pisapia, perché rischia di trasformare Milano in una zingaropoli": lo ha detto Umberto Bossi rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se si impegnerà in prima persona per sostenere Letizia Moratti a Milano. "Farò almeno un comizio" ha aggiunto Bossi interpellato a margine della festa della polizia a Varese. "La Lega non può permettersi di lasciare andare Milano a catafascio, porteremo due ministeri", ha aggiunto Bossi. "Pisapia - ha proseguito - vuole aumentare i campi rom e costruire la moschea più grande d'Europa". Poi, a chi gli chiedeva della maratona di interviste ai telegiornali da parte di Silvio Berlusconi, il leader leghista ha risposto: "non le ho viste, comunque il Pd se potesse ne farebbe cinquecento". La prossima "sarà una settimana molto impegnativa, nella quale ci impegneremo moltissimo non solo a Milano ma anche negli altri Comuni in cui c'é il ballottaggio". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, interpellato dai giornalisti al suo arrivo alla Festa della Polizia a Varese. "La commissione servizi e prodotti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si riunirà lunedì per valutare la situazione e prendere eventuali deliberazioni". Lo ha detto stamattina il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò, parlando ai manifestanti del sit-in di protesta davanti alla sede dell'Agcom. "Gli uffici - ha detto ancora Calabrò - stanno lavorando e monitorando ora per ora la situazione. Abbiamo anche inviato una lettera di richiesta di chiarimenti a Rai e Mediaset".
21 maggio 2011 SECONDO NOI Legittimi dubbi Dopo cinque giorni di silenzio, un’intervista al presidente del Consiglio era effettivamente un’occasione giornalisticamente ghiotta, prima ancora che politicamente interessante. Un’intervista, però. Di quelle, magari, con domande non banali. Era perciò prevedibile che la scelta di Silvio Berlusconi di parlare agli italiani all’ora di cena, quasi a reti unificate, scatenasse reazioni da parte delle forze di opposizione. Facendo crescere pure perplessità sul rispetto della par condicio, sul ruolo del servizio pubblico nel mezzo di una competizione elettorale. Ma è in particolare la cifra dell’intervento del presidente del Consiglio – ancora una volta teso ad attaccare l’avversario, a sponsorizzare un singolo programma elettorale fin nei minimi particolari – a sollevare interrogativi. È davvero utile che Silvio Berlusconi sovrapponga così il suo volto a quello dei candidati locali? È opportuno che getti nella battaglia tutto il peso del governo, facendosi riprendere con il simbolo elettorale a fianco? Soprattutto: è questo che gli italiani si aspettano da un presidente del Consiglio? Il primo turno elettorale, anche a questo proposito, ha dato un messaggio eloquente. Av
21 maggio 2011 BERLUSCONI AL CONTRATTACCO "Non diamo Milano agli estremisti" Scontro sull’offensiva mediatica Dalle 18.30 alle 20.45 il premier va in onda - tra lo sconcerto e la rabbia delle opposizioni - quasi a reti unificate, con interviste su Tg1, Tg2, Tg4, Tg5, Studio aperto e Gr1. E battezza la nuova linea comunicativa a cui il centrodestra affida il compito di ribaltare il voto di Milano. Azzerati gli attacchi ai pm (appena un "giustizialista" messo sulla schiena di Luigi De Magistris, l’ex magistrato candidato a sindaco di Napoli), il premier si concentra invece su tre obiettivi: richiamare i moderati delusi, indicare il pericolo che al governo della sua città vada la "sinistra violenta ed estremista appoggiata dai centri sociali, che vuole fare le zingaropoli e sogna la Stalingrado d’Italia", fare la lista dei risultati raggiunti dalla giunta uscente che sarebbero "messi in pericolo" da Pisapia, a partire dall’Expo 2015. Il silenzio lungo cinque giorni si è dunque rotto con un discusso forcing mediatico, deciso l’altra notte dai "colonnelli" Pdl, con il placet di Letizia Moratti, per evitare l’impressione di un premier dimesso e rassegnato. Col sorriso delle grandi occasioni, seduto ad un’ampia scrivania con alle spalle, ben visibile, il simbolo del Pdl, Berlusconi riceve poche domande sul futuro del governo, alle quali risponde con tono sereno, senza le punte esasperate della settimana scorsa: "Non c’è alcun pericolo per l’esecutivo, non c’è altra maggioranza che la nostra, l’asse con la Lega è solido. Faremo le riforme del fisco e della giustizia". La premessa del suo ragionamento viene dall’analisi del voto: "Siamo sempre il primo partito, il Pd ha da piangere e non da ridere, ha perso cinque punti ed è dominato dalle estreme". E il Nuovo polo? "Irrilevante, l’Udc vince solo se sta con noi - è l’estremo tentativo di aprire un dialogo con i centristi -, Fli è sparito". Dunque, ragiona, i moderati sono ancora lì che ballano. E li sprona: "Lo so, siete rimasti anche voi turbati come me quando l’altra sera avete visto la città invasa da bandiere rosse con falce e martello. Davvero vogliamo che un Paese occidentale vada in mano ai Grillo, ai Vendola e ai Di Pietro?". Il Cavaliere si dice "intimamente sicuro" di vincere sia a Milano sia a Napoli, ma è costretto ad ammettere la delusione che l’ha vinto lunedì scorso. "È stato un risultato inaspettato, abbiamo fatto degli errori, dovevamo dire che contro di noi c’era una coalizione che va dal Leoncavallo al partito delle manette, dai radicali ai cattocomunisti". Milano e Napoli, Napoli e Milano. Tutto passa lungo quest’asse. Per quanto riguarda la sua città, il premier rigetta l’accusa di essersi ritirato dalla trincea ("sono in campo ogni giorno come cittadino") e critica punto per punto il programma di Pisapia: "Vuole il centro islamico, dice che ogni zingaro si può fare la baracca dove vuole, aumenta l’ecopass... e poi con lui ci sono i comitati anti-Expo, ce lo faranno perdere". Alla città partenopea dedica meno spazio, scegliendo una chiave di lettura fissa: "Sul pm d’assalto De Magistris ora si concentra il potere clientelare degli ultimi 18 anni, quello che ha rovinato i napoletani e non ha saputo risolvere il problema rifiuti". Di contro, dunque, Lettieri è "la novità". Paradossalmente, a suscitare maggiore curiosità nella giornata degli "inseguitori" è una frase sibillina del leghista Calderoli: "Bossi e Berlusconi vi faranno una sorpresa". Pian piano il mistero si dissolve: giovedì prossimo il premier deve andare in Francia per il G8, dunque le ultime cartucce elettorali vanno sparate prima, entro mercoledì. E allora si profila quel comizio-conferenza congiunto del Cavaliere e del Senatur, in cui dare in pasto agli indecisi una "flat tax" o una "no tax area" per Milano, insomma agevolazioni fiscali contrapposte al "più tasse per tutti della sinistra". Un "evento" in cui annunciare le riforme istituzionali, il Senato federale, il riordino del fisco, il decentramento di ministeri nel capoluogo lombardo e in quello campano. In cui, magari, rimettere nel piatto promesse già spese la settimana scorsa, come l’abolizione della Tarsu sinché non sarà risolto il problema rifiuti. E il premier ci metterà la faccia, perché "le partite durano 90 minuti, e siamo al secondo tempo". Marco Iasevoli
2011-05-20 20 maggio 2011 VERSO IL BALLOTTAGGIO Berlusconi: a Milano possiamo vincere Raffica di interviste di Berlusconi ai principali tele e radiogiornali delle reti pubbliche e private. Il premier ha scelto questa formula, aspramente contestata dalle opposizioni, per rompere il lungo silenzio osservato dopo le elezioni amministrative di domenica scorsa. Ecco cosa ha detto Berlusconi a Studio Aperto: i milanesi sono rimasti turbati dalle bandiere rosse con la falce e martello che sono scese in piazza a festeggiare la vittoria di Giuliano Pisapia e non consegneranno la loro città agli estremisti. In una successiva intervista al Gr1 Rai il Cavaliere ha detto di non capire perché il Pd canti vittoria, visto che è arretrato rispetto alle precedenti comunali. "Il vero risultato politico è che non ci sono alternative al nostro governo, alla nostra maggioranza", ha poi detto Berlusconi al Tg4 diretto da Emilio Fede. "Il risultato di Milano ci dice che i milanesi non hanno premiato il Partito democratico. Il risultato vero di queste elezioni è che il Popolo delle libertà resta il primo partito in Italia e il Pdl e la Lega si confermano l'unica alleanza in grado di esprimere un governo stabile, un governo credibile", ha detto Berlusconi a Studio Aperto in quello che è stato il suo primo giudizio sulle elezioni del 15 e 16 maggio e sulla netta sconfitta, anche personale in quanto capolista del Pdl, a Milano. "Noi siamo stati sfavoriti da una maggiore astensione del popolo dei moderati ed è da questo dato che noi dobbiamo ripartire. I moderati di Milano - ha detto ancora il premier - avrebbero potuto votare per il Terzo Polo e invece hanno scelto il Pdl confermandolo come prima forza politica della città". Berlusconi ha quindi sottolineato il "risultato negativo" ottenuto dalla coalizione che fa capo a Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli. LE CRITICHE DI BERSANI "Non siamo in Bielorussia". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, si è rivolto al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, criticandone l''invasione delle testate televisive. A tal proposito, a margine di una iniziativa a Bologna, il segretario Pd ha criticato il fatto che Berlusconi intenda "mettere la faccia quando vuole lui nei telegiornali di questo Paese".
2011-05-18 18 maggio 2011 VERSO IL BALLOTTAGGIO Terzo Polo, nessuna alleanza Bossi: non affondo col Pdl I candidati del Terzo Polo a Milano e Napoli hanno escluso un'alleanza con gli sfidanti di centrodestra e centrosinistra al ballottaggio per la carica di sindaco. "Non siamo disposti ad alcun apparentamento", ha detto Raimondo Pasquino, il candidato a Napoli. Stessa dichiarazione ha fatto Manfredi Palmeri, che correva nella città di Milano. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche i leader del Terzo Polo Pierferdinando Casini per l'Udc, Fracesco Rutelli per l'Api e il presidente della Camera Gianfranco Fini per Fli. Fini ha detto che "chiunque pensi di creare divisioni nel Terzo Polo in vista del ballottaggio e nei futuri mesi di attività parlamentare che si annunciano molto interessanti è meglio che cambi i suoi piani". Il Terzo polo è "fuori da ogni rischio" in eventuali elezioni politiche, dove non avrebbe problemi di quorum. Lo ha detto Pier Ferdinando Casini, che ha affermato che i due candidati "hanno ottenuto un risultato straordinario, e cioè quasi il 10% a Napoli e quasi il 6 per cento a Milano. Considerando la differenza tra il voto amministrativo e quello politico, il Terzo Polo è, sia al Senato che alla Camera, fuori da ogni rischio e sarà anche forza determinante in Parlamento". BOSSI: AL BALLOTTAGGIO NON CI SONO RISCHI Umberto Bossi arriva a Roma, Palazzo di Montecitorio, dove il governo ha appena assaporato le prime contrarietà del dopo elezioni. Rassicura, ammette, promette. "Al ballottaggio non ci sono rischi"; "A Milano? Abbiamo perso"; "Non fatevi illusioni" sulla tenuta del governo; "Di certo non ci faremo trascinare a fondo". Ci vogliono due giorni perchè il leader della Lega commenti direttamente l'esito delle amministrative, e pare di poter cogliere la volontà di tenere conto, al tempo stesso, degli equilibri della coalizione e degli umori di un elettorato che, a suo modo, è di palato esigente. Resta però una frase, quel "non ci faremo trascinare a fondo", che ha un impatto immediato e viene interpretato così: vada come vada, la Lega non ha alcuna intenzione di finire sotto il pelo dell'acqua, magari attaccata ad un macigno. Intanto ad andare giù è il governo: quattro volte in una mattinata sola, alla Camera. A Montecitorio si discute sulla situazione carceraria, e l'esecutivo prima è va sotto su una serie di mozioni presentate da Fli, Pd e Idv, poi sul testo presentato dalla maggioranza. I numeri delle votazioni parlano di scarti che vanno dai 10 ai 12 voti, il registro delle presenze mette in risalto i vuoti della maggioranza, in particolare da parte dei Responsabili. Tra loro gli assenti sono stati 12 su 29, quasi la metà. Soddisfatte le opposizioni, con Massimo Donadi dell'Idv: "è il primo effetto dello tsunami di domenica". E Dario Franceschini, capogruppo del Pd, sceglie l'understatement: "Non male ...". Sempre per l'Idv interviene Di Pietro, a promettere che al secondo turno arriverà la spallata.
18 maggio 2011 DOPO IL VOTO Governo battuto alla Camera Maggioranza subito in tensione alla Camera nelle prime votazioni dopo le ammnistrative. Il governo e' stato battuto nell'aula sulla mozione di Fli sulla situazione delle carceri. Il testo, su cui il governo aveva espresso parere contrario, è passato con 254 no e 264 si'. Il governo è stato poi battuto altre tre volte alla Camera nelle votazioni sulle mozioni riguardanti la situazione delle carceri. L'assemblea di Montecitorio ha approvato con 269 si' e 255 no la parte dalla mozione Pd su cui c'era il parere contrario del governo; subito dopo e' stata bocciata una parte della mozione del pdl su cui c'era invece il parere favorevole dell'esecutivo: in quest'ultima votazione i si' sono stati 255,i no 268. Infine e' stata approvata con 269 voti favorevoli e 257 contrari una parte della mozione dell'Idv su cui il goerno aveva dato parere contrario.
18 maggio 2011 DOPO IL VOTO Governo battuto alla Camera Maggioranza subito in tensione alla Camera nelle prime votazioni dopo le ammnistrative. Il governo e' stato battuto nell'aula sulla mozione di Fli sulla situazione delle carceri. Il testo, su cui il governo aveva espresso parere contrario, è passato con 254 no e 264 si'. Il governo è stato poi battuto altre tre volte alla Camera nelle votazioni sulle mozioni riguardanti la situazione delle carceri. L'assemblea di Montecitorio ha approvato con 269 si' e 255 no la parte dalla mozione Pd su cui c'era il parere contrario del governo; subito dopo e' stata bocciata una parte della mozione del pdl su cui c'era invece il parere favorevole dell'esecutivo: in quest'ultima votazione i si' sono stati 255,i no 268. Infine e' stata approvata con 269 voti favorevoli e 257 contrari una parte della mozione dell'Idv su cui il goerno aveva dato parere contrario.
18 maggio 2011 DOPO IL VOTO Berlusconi: l'esecutivo non rischia "Non c’è un governo a rischio, non c’è una legislatura a rischio. Queste elezioni amministrative non cambiano la situazione. Si va avanti e si arriva fino in fondo. Già, fino al 2013". Silvio Berlusconi, cammina avanti e indietro lungo il perimetro, del salone di palazzo Grazioli. Per tutta la giornata il premier si è chiuso la bocca. È teso, nervoso, demoralizzato. Capisce che la tensione è alta. E, in un vertice notturno con lo stato maggiore del Pdl, ammette tutte le difficoltà del momento. Anche le difficoltà con la Lega: "Sì, ci sono problemi; sì, alcune scelte ci hanno diviso. Ma ritroveremo unità". Prende fiato il premier. Poi, con poche parole, spiega il momento difficile con l’alleato storico. E la strategia per mettere a posto le cose. "Da ora in poi ogni decisione sarà condivisa con il Carroccio. Questa sarà una regola", ripete il premier. Si va avanti con la speranza di rialzarsi. Berlusconi è convinto che la partita amministrativa non sia chiusa. "Si è giocato solo il primo tempo", ripete sottovoce. E azzarda: "A Napoli e a Milano vinciamo noi". C’è una carta che il premier vuole giocare: Pier Ferdinando Casini. Vitale per spingere Moratti e Lettieri, ma vitale anche in prospettiva quando si tratterà di scegliere il nuovo governo. "Casini riveda la sua strategia, scelga, capisca che l’Italia è un Paese che vuole il bipolarismo...". Berlusconi comincia a lanciare segnali chiari al vecchio alleato: "Rinunci a questo ruolo di ago della bilancia. La gente non capisce. Di là o di qua; o con i moderati o con gli estremisti". È un’offensiva che sembra destinata a crescere di intensità nelle prossime ore. Perché può essere lui la carta segreta in vista del voto politico che il Cavaliere continua a volere a fine legislatura. E perché capisce che anche Fini dovrà fare i conti con questo voto amministrativo. "Fini è una zavorra che Casini non può continuare a portare. L’ex capo di An non esiste più, le percentuali di Futuro e libertà sono da prefisso telefonico...". Berlusconi si ferma ancora. Poi agita un foglio con dei numeri scritti a penna. "Alle provinciali Fli si è fermata all’1 e 52 per cento. Nei comuni è andata ancora peggio. Mi scrivono 1,32... Casini che fa? Continua davvero con Fini?". Sono due giorni che il presidente del Consiglio tace in pubblico. L’ultimo sondaggio che gli mettono sotto gli occhi parla chiaro. La prima infornata di Responsabili non è piaciuta agli elettori. "Abbiamo fatto un errore, si, i nostri non hanno capito, hanno creduto alla cosa del calciomercato, della compravendita, alle falsità della sinistra". Però ciò che fatto è fatto, si può solo correre ai ripari. Rinviando la "verifica parlamentare" chiesta dal Colle, e stoppando, con il parere favorevole dei responsabili, la seconda tranche di nomine. Tutti d’accordo, nessuna lamentela, ci si rende conto che il tempo delle lamentele è finito, e che se si perdono Milano e Napoli al secondo turno si rischia di andare tutti a casa. Un passo falso, quello del rimpasto, che nei ragionamenti del premier conta quasi di più rispetto allo scivolone in diretta tv della Moratti contro Pisapia e dei toni radicali usati anche da lui negli ultimi giorni di campagna elettorale. A fianco all’analisi c’è anche la voglia di motivare la truppa, che sembra davvero con il morale a terra: "A Letizia serve il sostegno di tutti – incalza –, non ci possono essere arretramenti e defezioni...". Eppure anche il premier è sempre meno convinto che la situazione possa essere ribaltata e qualcosa si capisce da una frase: "Ci metterò la faccia solo se serve". Senza Berlusconi la strategia potrebbe essere ricalibrata: stop agli affondi su pm e giustizia. Ma intanto il Cavaliere sferra l’ennesimo affondo : "Dobbiamo far capire chi c’è dietro Pisapia, lui ha la faccia pulita ma alle sue spalle ci sono centri sociali e la sinistra estrema. I milanesi non gli possono dare le chiavi della città...". Quell’atto d’accusa si sposta a Napoli e investe De Magistris. "Non possiamo dare la città in mano a un pm che ha solo rovinato delle persone e non ha mai vinto un processo, mentre ci sono tanti magistrati bravi". Marco Iasevoli
18 maggio 2011 IL CENTRO SINISTRA Bersani: via il governo se non ce la fa L’applauso di Walter Veltroni spezza l’ultimo dubbio: il Pd è compatto e nella vittoria delle amministrative si sente autorizzato a guardare al dopo-Berlusconi, invocando le urne. Pier Luigi Bersani sale sul podio del vincitore, fiducioso che "questo vento non calerà ed è destinato a intensificarsi" e pronto a guardare avanti, con la prospettiva del voto anticipato. "La realtà è che non reggono fino al 2013 – azzarda il segretario democratico – e se non sono in grado si vada a votare". Così il giorno dopo il risultato della sbornia, i vertici del Partito democratico si riuniscono a Largo del Nazareno per fare un’analisi a freddo del voto e guardare ai nuovi scenari che si aprono, con le alleanze da vagliare nell’immediato e per il futuro prossimo. E, dopo aver ascoltato il segretario, a rompere gli indugi nel coordinamento è proprio l’avversario interno di Bersani, quel Veltroni che aveva chiesto una verifica della linea post-voto. "Sono stato io stesso a chiedere un applauso e a dire che era inutile il dibattito perché condividevamo tutti la relazione del segretario", racconta l’ex sindaco di Roma. E nel suo bilancio, Bersani traccia anche le linee da seguire. "Laddove si può vedere il risultato di partito – spiega - , si vede nettamente un Pd in buona salute, che emerge sia come punta sia come centrocampo della coalizione", qualche volta anche "compensando qualche debolezza altrui". Ed è proprio questo partito a essere chiamato a condurre i giochi. Non solo nell’immediato per i ballottaggi, considera il leader pd, che valuta le possibili alleanze. L’appello è ancora una volta a quel Nuovo Polo che vuole essere decisivo, al quale manda a dire che "l’estremismo è nel centrodestra". Il punto è che gli apparentamenti non servono solo per l’oggi, ma anche per un probabile nuovo scenario di voto, sebbene Bersani registri il diverso atteggiamento di Berlusconi che – al contrario di quanto fece D’Alema – "avrebbe dovuto già dimettersi", ma non lo ha ancora fatto. E qui il segretario del Pd non si lascia andare a facili conclusioni. Piuttosto invita il suo partito a stendere un programma, prima di aprire il capitolo delle possibili coalizioni. Comunque, di alleanze si occuperà la direzione a metà giugno, annuncia il segretario democratico. L’importante sarà "non cadere negli errori che anche noi abbiamo fatto". Il pensiero va "all’esperienza dell’Unione che non è stata nel ricordo tutta positiva, anche se per qualche scelta di governo andrà rivalutata". Il numero uno del piddì trova allora "il modo per non cadere nei limiti del passato" e cioè "partire da una decina di riforme e su queste acquisire una disponibilità a discutere con le forze di centrosinistra che hanno intenzione di governare". Solo allora Bersani, che si dichiara sempre disposto a correre per la premiership, vedrà come orientarsi per venire incontro agli alleati. Il leader del Pd parla di una "convergenza anche tra diversi che prendono patto impegnativo per il Paese. Gli italiani sono stufi di politicismi, vogliono sapere cosa si deve fare". I ragionamenti che vincono convincono il vertice, nel quale presto arriverà anche Chiamparino. "Bisogna dare atto che, anche superando mesi difficili, Bersani ha portato il Pd a un risultato positivo", commenta Dario Franceschini. Ma restano le preoccupazioni di Renzi, che concede la vittoria al segretario e concorda con preoccupazione sulla necessità di converegere su punti programmatici. Niente apparentamenti con i "grillini" per "recuperare voti: occorre riscoprire la fatica di fare proposte". Roberta D’Angelo
18 maggio 2011 SECONDO TURNO Casini: "Ci cercano, ma non ci arruoliamo" Il terzo polo oggi sarà in conclave per decidere cosa fare per i ballottaggi. Sotto gli occhi interessati (e preoccupati) dei candidati sindaci rimasti in lizza e dei loro supporter nazionali. Ma sul più in vista dei tre leader, Pier Ferdinando Casini, c’è anche un pressing personale da parte di Berlusconi. Un pressing che preoccupa un po’ Fini e Rutelli, per nulla intenzionati ad andare vestiti di sacco e con il capo coperto di cenere alla Canossa di Arcore. E anche consapevoli che senza l’Udc il terzo polo non potrà mai decollare. Ma il leader centrista li ha rassicurati: "Ho intrapreso questa strada – ha detto loro – e non ho alcuna intenzione di cambiarla, proprio ora che sta dando i suoi frutti". Pino Pisicchio, vicepresidente di Api, si sente tranquillo su questo fronte: "Casini ha già fatto una scelta, quella di non allearsi più con Berlusconi. Non vedo perché dovrebbe tornare indietro su una strada che ha già percorso senza alcun successo". Il copione scritto fin qui durante le consultazioni fra i tre leader (Casini, Fini e Rutelli), prevederà oggi l’ascolto dei candidati sindaci esclusi dal ballottaggio a Milano e Napoli: Manfredi Palmeri e Raimondo Pasquino. E poi, una decisione. Che potrebbe essere immediata, ma che probabilmente sarà differita, con un’operazione di rilancio sul programma. Tre, quattro punti sostanziosi da portare all’attenzione dei competitori del ballottaggio. Con l’intenzione di alzare molto la posta, rendendo difficile se non impossibile l’apparentamento almeno nei casi più spinosi, ovvero proprio Milano e Napoli. Casi spinosi, entrambi. Tant’è che le previsioni a Montecitorio sono a favore della libertà di voto nei capoluoghi lombardo e campano. Nessuno tra i dirigenti del Nuovo Polo vuole confermarlo pubblicamente, anche per non rovinare la giornata di oggi dal punto di vista dell’attesa mediatica per la decisione. Tuttavia, sono in molti a scommettere che tra Moratti e Pisapia da una parte e De Magistris e Lettieri dall’altra non si faranno scelte. A Milano sostenere il sindaco uscente, ragiona un esponente dell’Udc, significherebbe "sostenere Berlusconi. E negare quindi tutto il senso dell’operazione del Nuovo Polo". Ma Pisapia "è troppo a sinistra, non è un moderato alla Enrico Letta". Anche se l’esponente dell’Api, Bruno Tabacci si è speso per l’accordo con la sinistra a condizione che Pisapia indichi Palmeri come presidente del Consiglio comunale. A favore della Moratti c’è un’opzione decisa da parte di Urso e Ronchi, anima moderata di Fli, che paradossalmente finisce per rendere più difficile la scelta di Fini e sodali. Per Napoli, invece, appoggiare Lettieri sarebbe una sconfessione soprattutto per il plenipotenziario di Fli Italo Bocchino che con Cosentino (l’influente e contestato leader del Pdl campano) ha un conto in sospeso da un pezzo. Ma allo stesso tempo Casini e Rutelli hanno una dichiarata e annosa allergia per il giustizialismo dell’Idv e, quindi, ancora di più per quello di De Magistris. Casini, ieri molto loquace (a differenza di Fini, che sembra scomparso), ha confermato ai giornalisti alla Camera di essere oggetto di grandi attenzioni: "Segnali di fumo e di telefono ci sono arrivati da tutti – ha detto – anche dai più impensati. Ma il problema è politico. Noi non facciamo parte della Repubblica dell’arruolamento, per cui chi è stato eletto all’opposizione poi finisce al governo. Le alleanze si decideranno sul territorio con i nostri dirigenti locali. Ma in ogni caso gli elettori sono maggiorenni e vaccinati e ognuno farà la propria scelta sul voto". Una battuta, infine, per chi spinge per l’accordo su Letizia Moratti: "Nemmeno io sono legittimato a parlare per i milanesi e i napoletani, figuriamoci Ronchi e Urso". Giovanni Grasso
17 maggio 2011 Voto e "messaggi" di maggio A ragion veduta Probabilmente, da ieri sera, l’attuale bipolarismo italiano è ben più seriamente in crisi nelle sue vecchie dinamiche e nei suoi vecchi equilibri di potere, mentre il governo di centrodestra è un po’ più stabile. Colpisce come possa risultare al tempo stesso evidente e ambivalente il significato politico di una tornata amministrativa – significato che, stavolta persino più di altre volte, è stato imposto di forza dai principali leader, a cominciare dal presidente del Consiglio SiIvio Berlusconi. Eppure è così. Mentre un anno fa le vittorie del centrodestra divennero preludio soprattutto al deflagrare delle tensioni interne al Popolo della libertà, le sconfitte, le battute d’arresto e le altre "lezioni" subìte in questa consultazione dall’alleanza nazionale di governo Pdl-Lega dovrebbero indurre a rivedere – con giudizio – passo, agenda e linguaggi nell’esecutivo e in Parlamento. Così come potrebbero suggerire alle due diverse opposizioni – il Nuovo polo di centrodestra e il centrosinistra allargato Pd-Idv-Sel (che, in più di una situazione, s’è diviso) – di dedicare tempo ed energie alla costruzione di proposte di coalizione e di governo che sarebbe autolesionista affidare ancora alla pura aritmetica o, magari, a qualche leader "per caso". Viene, dunque, da Milano il dato più squillante di questo maggio elettorale. Nella capitale economica del Paese si andrà al ballottaggio per il nuovo sindaco, e questo era tutto sommato previsto. Ma ci si andrà con Giuliano Pisapia (esponente di quella che un tempo veniva chiamata "sinistra radicale") nettamente in testa nella corsa contro il sindaco uscente Letizia Moratti, e questo era vagheggiato da qualcuno e temuto da altri, ma niente affatto scontato in una città che da circa tre lustri è la stabile base del fenomeno politico berlusconiano. Il secondo dato forte viene da Napoli, e segnala anche qui il protagonismo dell’ala più movimentista delle opposizioni di centrosinistra: al ballottaggio con il candidato sindaco dell’opposizione di centrodestra Gianni Lettieri (in vantaggio, ma non troppo) andrà, infatti, non l’uomo scelto dal Pd, bensì l’ex pm Luigi De Magistris, cioè un esponente di punta dell’Italia dei valori che non si è mai accoccolato all’ombra di Di Pietro. Un terzo dato significativo viene da Torino dove Piero Fassino – co-fondatore di un Pd un po’ più ricco e aperto dell’attuale (grazie alla presenza di esperienze diverse da quella diessina da cui lui stesso proviene, esperienze in parte oggi "espulse") – ha vinto nettamente al primo turno "doppiando" il suo avversario e confermando la maggioranza di centrosinistra dopo gli otto anni dell’era Chiamparino. Il quarto dato riguarda diverse forze politiche, variamente schierate. In un momento nel quale i due grandi alberi (Pdl e Pd) del malmesso bipolarismo italiano apparivano più scossi, i frutti dello scontento sono caduti senza regola fissa e soprattutto dove non li si attendeva. Così la Lega Nord non ha affatto goduto delle palesi difficoltà del Pdl; il Nuovo polo – pur potenzialmente decisivo in più di un ballottaggio – sembra aver diviso per tre i voti dell’Udc e non è riuscito a essere "terzo" ovunque; l’Italia dei valori ha messo a segno alcuni colpi a effetto, ma è stata superata in più di una grande piazza urbana sia dai vendoliani di Sel sia (in particolare al centronord) dagli amici di Beppe Grillo raccolti nelle liste Cinquestelle. Ma non c’è dubbio che il segnale più eloquente è per Berlusconi. Il premier ha voluto e guidato una sorta di campagna referendaria su se stesso e il raccolto per il suo partito e per l’intero centrodestra (soprattutto nelle città simbolo) è stato magro, il più magro da anni. Tanti faranno i conti con questo dato, e il Cavaliere che è anche un realista non potrà certo tirarsi indietro. C’è un elettorato che non accorre alle urne "a comando" e che comunque (e questo è un messaggio trasversale) è sempre meno disposto a votare solo "contro" o solo guardando alle note questioni dibattute da anni attorno o dentro alle aule di giustizia dove il premier è atteso o convocato. Abbiamo, poi, il fondato sospetto che questo elettorato renitente al plebiscito sia largamente "moderato" e questo, forse, spiega perché non ami affatto i comportamenti eccessivi, i ricorrenti toni incendiari di certa polemica e la preoccupante "distrazione" sulle questioni più impellenti per la gente che vive, lavora, mantiene la famiglia e paga regolarmente le tasse. Oltre che con i numeri bisognerà fare i conti anche con questi uomini e donne che votano (o non votano) a ragion veduta. Marco Tarquinio
18 maggio 2011 Cominciano le analisi sul voto di maggio Quel test che ci illude di maneggiare l’esistenza Il day after di una importante tornata amministrativa non dura mai un solo giorno. Ma è dall’indomani esatto del voto che le analisi cominciano a farsi davvero approfondite. È un esercizio sempre assai utile, ma stavolta – in particolare in città come Milano e Napoli – addirittura indispensabile in vista di certi (inattesi) ballottaggi. Sebbene, infatti, non sia facile dare una valutazione d’insieme dei risultati, è abbastanza chiaro che il 15 e 16 maggio i cittadini-elettori non hanno scelto né la rottura irrazionale né la continuità compiaciuta. Laddove le città sono state ben amministrate – com’è il caso di Torino – l’opzione è stata inequivocabilmente a favore della stabilità (preferenza, peraltro, facilitata dal fatto che Piero Fassino è apparso subito un candidato serio e autorevole). Laddove, invece, vi sono stati dei problemi gravi come a Napoli, riguardanti sia la maggioranza sia l’opposizione, si è fatto largo sino a diventare secondo un candidato "terzo" come Luigi De Magistris, grazie anche alla sua capacità di catalizzare e rimotivare una parte della voglia di rinnovamento del capoluogo campano. È all’interno di questa logica complessiva che il voto milanese va interpretato. I conti finali tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia, ovviamente, sono ancora da fare. Si vedrà chi emergerà alla fine come vincitore. Ma, di certo, il segnale politico proveniente dalla Lombardia è una risposta infastidita a chi ha preferito impostare il dibattito sull’estremismo comunicativo piuttosto che sulle realizzazioni concrete (quelle già fatte o avviate e quelle da fare). La questione significativa, dunque, va persino oltre il pur cruciale numero di voti ottenuto da ciascun candidato e schieramento, e riguarda ciò che la gente comune non accetta più della politica attuale e vorrebbe vedere cambiato al più presto. Gli elettori scontenti, non a caso, non sono ricorsi allo spreco del voto. Non hanno manifestato cioè una dispersione "per disapprovazione", ma, utilizzando una legge elettorale che permette loro di farlo e che permette anche di esercitare il potere di preferenza su tutti i candidati alle assemblee elettive, hanno giudicato ragionevolmente dove potessero risiedere le garanzie per una migliore efficacia e una maggiore credibilità. Si badi bene, in un contesto del genere, non sempre chi è votato è ritenuto migliore. Talvolta l’indicazione serve solo per invocare e, per quanto possibile, accelerare un cambio di rotta. D’altronde, tutti abbiamo constatato in questi ultimi mesi troppo protagonismo e troppa concentrazione esclusiva a "vincere la guerra"; meno a giocare bene e con stile la partita, presentando progetti funzionali, idee nuove e utili per amministrare il territorio. La personalizzazione dello scontro è stata però stimata freddamente dall’elettorato, e l’uso mediatico del gettar discredito sull’avversario è parso ben al di sotto della serietà dei problemi che le persone vivono. La fondatezza dell’appello lanciato, già da qualche mese, dalla Chiesa italiana a una "rigenerazione" politica è emersa, in fin dei conti, come parere condiviso di un elettorato maturo ed esigente che ha dimostrato di distinguere il reale dall’apparente. Ora stilare la propria "ricetta per il futuro" appare compito necessario e urgente per tutti. E sale un’attesa chiara: più etica responsabile e più praticità operativa; meno scandali e spettacolarità inservibili. Il tempo delle valutazioni si è ormai aperto. Speriamo che sia un’occasione per tutta la classe dirigente di rettificare e mutare atteggiamento. La democrazia, infatti, evolve sempre e dappertutto, non soltanto in Africa e in Medioriente. E la politica o decide di guardare solo se stessa e di scomparire oppure può tentare di cambiare metodo e imparare dagli errori. Insomma, al di là delle improbabili profezie, degli squilli di tromba dei vincitori e dei dissimulati mea culpa dei perdenti, un grande lavoro resta da fare. Ritornare alle idee, recuperare il contatto con la vita reale delle persone e impegnarsi non a creare vuoto consenso, ma a interpretare la volontà e i bisogni concreti dei cittadini. Quest’ultimi, infatti, scelgono ormai attentamente, senza farsi incantare dalle favole. Benedetto Ippolito
18 maggio 2011 LA SFIDA DI NAPOLI Match Lettieri-De Magistris "Forcaiolo". "Moderati con me" Si approntano nuove strategie per avvicinare i cittadini, specie i più reticenti al voto, si ripropongono i programmi e si sondano alleanze per i quindici giorni di campagna elettorale che porteranno al ballottaggio Gianni Lettieri, l’imprenditore 55enne candidato per il Pdl e la sorpresa politico-elettorale Luigi De Magistris, l’ex magistrato di 43 anni candidato per l’Italia dei Valori e Federazione della Sinistra. Il traguardo è la successione a Rosa Jervolino come sindaco di Napoli. "Da Napoli parte la riscossa di tutto il Mezzogiorno e i napoletani non la metteranno nelle mani del prestanome di Cosentino (cioè Gianni Lettieri, mentre Nicola Cosentino è il coordinatore del Pdl campano accusato di associazione camorristica, ndr)" annuncia De Magistris che con il suo 27,5%, acquisito con voti trasversali alle imposizioni partitiche e soprattutto con voti di opinione, ha stravolto i sondaggi, messo in imbarazzo i politologi e sconvolto gli apparati di partito. "Da oggi dico ai napoletani che è terminato il tempo di proteste pericolose e occorre invece unire le forze per restituire dignità alla città con progetti veri e soluzioni concrete", afferma Lettieri che confida sempre nell’appoggio del premier Berlusconi e sfida l’avversario con dieci punti di distacco (38,5% al primo turno). Parole in libertà mentre la corsa alle alleanze è già iniziata. De Magistris chiede "apparentamenti sostanziali" cioè dialogo e confronto sui programmi: "Io ne ho uno che può essere migliorato – spiega – ma non è negoziabile, soprattutto non lo è al ribasso". Replica Lettieri: "Io ritengo importante rivolgere un appello forte alla città tutta e in maniera particolare ai tanti moderati, agli indecisi e a coloro i quali non vogliono che Napoli torni nelle mani di chi fino ad oggi ha amministrato riducendo la città in questo stato di degrado tra l’immondizia e le buche in strada". Il 9,74% raggiunto dal Terzo Polo resta l’incognita del ballottaggio napoletano. Dove si indirizzeranno i voti convogliati sul candidato Raimondo Pasquino? Oggi il leader dell’Udc Casini incontrerà a Roma i referenti campani del partito: prevarrebbe l’indicazione ufficiale di lasciare libertà di coscienza ai propri elettori senza escludere però, in sede locale, un velato sostegno a De Magistris. Entrambi i contendenti si dicono sicuri che alla fine avranno il voto dei moderati. Ci spera Gianni Lettieri: "Ho difficoltà a pensare che il Terzo Polo possa votare per De Magistris che fa solo demagogia, usa un linguaggio forcaiolo e non ha alcun progetto". Ne è convinto De Magistris: "Moderati e liberali, con il voto disgiunto, hanno scelto me al primo turno e penso che lo faranno anche al secondo". Il candidato di Idv si è sentito con Pasquino e conferma: "Non credo che appoggerà Lettieri". Intanto, l’ex pm incassa il sostegno dei Verdi e di Sinistra e libertà, e quello del Pd, lo sconfitto della tornata: il candidato sindaco Mario Morcone ha raggiunto solo il 19,15% dei voti pagando la fretta con cui è stato designato dal partito dopo il pasticcio delle primarie napoletane. "Noi non abbiamo chiesto l’apparentamento e ho detto a De Magistris di valutare lui quale può essere la formula migliore per appoggiarlo – dichiara Andrea Orlando, commissario del Pd napoletano –. Noi comunque sosterremo il centrosinistra perché a Napoli si può vincere". Nel gioco delle alleanze torna, con il 2,5% dei voti, l’Udeur di Mastella che chiama al confronto il Terzo Polo rimandando ogni decisione in vista del ballottaggio. Anche i suoi numeri, assieme a quelli delle altre liste civiche e dei tanti astenuti al primo turno (il 40%) possono avere il loro peso in un confronto molto incerto. Valeria Chianese
18 maggio 2011 MILANO Il mea culpa di Letizia "Riparto dalla gente" Letizia Moratti dopo il flop di lunedì, recita il "mea culpa" per una campagna elettorale troppo al di sopra delle righe e promette di rimettersi "in gioco, ripartendo da zero e dalla gente". Non solo, in un confronto molto duro con Silvio Berlusconi, il sindaco uscente ha reclamato la regia del rush finale di questo scontro elettorale. "Silvio, per favore... – avrebbe detto Moratti al presidente del Consiglio – lasciami fare e tu da questa partita stanne fuori". Il Cavaliere ha ascoltato lo sfogo del candidato di Pdl e Lega Nord e alla fine ha accettato. Moratti era molto contrariata anche dall’ingerenza nella sua campagna di alcuni esponenti del Pdl, come Daniela Santanché, che hanno esasperato i toni, distraendo gli elettori dai veri problemi della città e dalle tante ricette che invece, il primo cittadino uscente, avrebbe in realtà attuato, come per esempio "il non aumento delle imposte locali". Letizia Moratti è pronta a vendere cara la pelle al ballottaggio. Ricalibrate le tattiche di comunicazione, mandate a casa alcune agenzie di comunicazione (come l’importante Sec), cambiati gli spin doctor, con un riavvicinamento al suo ex uomo di fiducia Paolo Glisenti. "Credo che per troppo amore per la città e per i milanesi, abbiamo sbagliato i toni della campagna per Milano. Ora voglio rimettermi in gioco – spiega Moratti –. Si apre una fase nuova, nella quale possiamo riprendere un contatto con tutte le persone, nelle vie, nelle piazze, con le quali abbiamo passato questi cinque anni. Le problematiche, le difficoltà, le criticità le conosciamo e alcune le abbiamo risolte e altre vogliamo risolverle completando il nostro lavoro". Il risultato registrato da Letizia Moratti nelle elezioni comunali a Milano ha risentito di una campagna "un po’ troppo arrabbiata – ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani –. I numeri non sono devastanti e ora c’è una battaglia tutta da fare, lavorando porta a porta". Suona la carica anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni: "Adesso si riparte da zero e noi torneremo a rivolgerci a tutti gli elettori moderati e riformisti, anche a quelli che hanno preferito altre opzioni al primo turno". Intanto, sull’altro fronte si dice no a possibili alleanze con il Nuovo Polo e con il movimento Cinque Stelle. "Grillo e Casini? Non mi sembra il caso...". La voce filtra dall’entourage di Giuliano Pisapia. Nella disamina delle tattiche per la volata finale di domenica 29 e lunedì 30, messe a punto ieri mattina, Pisapia è stato chiaro. "Squadra che vince non si cambia", confermano i suoi più stretti collaboratori dell’avvocato milanese. Non solo, Pisapia ha confermato ieri quanto affermava già alle primarie del Centrosinistra: "L’Udc? Non ci si può alleare con chi ha partecipato per 15 anni a giunte di centrodestra che hanno costruito una città che non ci piace". Grillo? Ci sono punti (pochi) in comune. Tutto qui. Anche se in 15 giorni le cose possono cambiare. È chiaro invece che Pisapia parlerà agli elettori centristi e di Grillo, ma non è detto appunto che farà accordi con i leader di partito. Anche perché il metodo trovato, assicurano ancora al comitato elettorale del centrosinistra, quello di parlare ai cittadini a riguardo dei problemi della città per ora ha funzionato. "Li abbiamo asfaltati...", dicono e i dati confermano: "Il sindaco uscente Letizia Moratti per soli 671 voti ha evitato il "cappotto" al primo turno". La crescita di voti? "Pisapia ha preso più voti della coalizione, ciò significa che ha portato un valore aggiunto, riattivando quelle centrali di voti del riformismo che si erano un po’ perse", dice Andrea Fanzago, storico e riconfermato consigliere comunale del Pd. Davide Re
2011-05-17 17 maggio 2011 ELEZIONI AMMINISTRATIVE Pdl: tranne Milano è pareggio Ma Bersani apre al voto È Milano la principale sorpresa del primo turno delle elezioni amministrative, con il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia che va al ballottaggio con il 48% dei consensi contro Letizia Moratti al 41,6%. In forte calo i voti del Pdl (28,7%) e le preferenze per il premier, dimezzate rispetto a quelle del 2006. A Torino è sindaco Pietro Fassino con il 56,7% dei voti. Bologna resta al centrosinistra con Virginio Merola al 50,5% e un exploit del Movimento 5 stelle di Beppe grillo al 9,5%. A Napoli sfida tra il candidato del Pdl Gianni Lettieri e quello dell'Idv Luigi De Magistris; fuori dal ballottaggio il Pd. Oggi si attendono i commenti ufficiali del premier dopo il calo dei consensi registrato dal Pdl e dalla Lega in primis a Milano, ma sono già numerosi i commenti sulla prima tornata delle amministrative. "Segnale molto forte, ma il ballottaggio è fase nuova", dobbiamo tornare a parlare delle cose concrete", ha detto ieri Letizia Moratti. A concentrarsi su una campagna elettorale "moderata" e "abbassare i toni", invita il leghista Matteo Salvini. Il Pdl non è decollato è necessario "rimboccarsi le maniche", per riprendere "il percorso immaginato da Berlusconi quando dal predellino lanciò il Pdl", dice Claudio Scajola. "Si può dire che ha vinto l'Ulivo...", commenta l'ex premier Romano Prodi che invita ad evitare alleanze spurie o strane. D'accordo il sindaco di Firenze Renzi che afferma: "Bersani rafforzato, ora evitare le ammucchiate anti-Cavaliere, la rincorsa al Terzo Polo e a Bossi". VERDINI, MILANO? PENSAVAMO RISULTATO RIBALTATO "Ci aspettavamo questo risultato ma ribaltato a nostro favore. L'attenzione su Milano ha distratto un po' dagli altri risultati il Pdl in totale ha ottenuto il 26% il Pd 21%". Lo afferma Denis Verdini, nel corso di una conferenza stampa nella sede del Pdl con il vertice del partito. "L'Udc quando si allea con noi vince mentre perde quando si allea con la sinistra", ha detto Verdini. "Fatto salvo Milano, che per noi è stata una vera sorpresa, sul resto i numeri dimostrano una sostanziale parità fra centrodestra e centrosinistra", ha detto Denis Verdini sottolineando come a livello nazionale il Pdl ha ottenuto il 26% contro il 21% del Pd. "Non ci penso nemmeno a dimettermi, non sono abituato a dare le dimissioni", ha affermato Verdini rispondendo a chi gli chiede se abbia pensato alla dimissioni nel caso a Milano il PdL dovesse perdere. LA RUSSA, NO QUESTIONE NORD MA PROBLEMA MILANO "Non esiste una questione settentrionale, ma un problema Milano. Non dobbiamo dare la colpa a nessuno, ma capire gli errori e rimediare in pochi giorni, la prima correzione possibile è far capire la vera attività del sindaco Moratti che è tutt'altro che algida". Lo afferma Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl nel corso di una conferenza stampa nella sede del partito. "Non credo che Berlusconi sia contento. E' Milano, non lo è nessuno", ha aggiunto La Russa rispondendo a chi gli chiede se il premier sia deluso dal risultato. "Il sostegno lo chiedono sindaci, non escludiamo niente anche se mi sembra che Casini si sia espresso chiaramente". Risponde così il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa a chi gli chiede se il Pdl chiederà ufficialmente l'appoggio di Fli al ballottaggio. CALDEROLI: TUTTA LEGA IMPEGNATA PER VINCERE BALLOTTAGGI "La Lega, tutta la Lega, è impegnata per vincere i ballottaggi di fine mese e ce la metteremo tutta per vincerli": lo ha detto il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli. "Ho letto in queste su alcune agenzie alcune supposizioni assolutamente prive di fondamento - ha aggiunto il ministro - circa quel che la Lega starebbe facendo. Sono elucubrazioni prive di qualsiasi sostanza. La Lega è riunita in queste ore proprio per trovare la strada per vincere i ballottaggi, e Bossi per primo sta pensando a come vincere. E quando ci mettiamo ce la facciamo". "Noi non ascoltimao le sirene dell'ultimo momento, non caschiamo in giochini di seduzione, la Lega sta con chi le riforme le vuole davvero e può realizzarle": lo ha detto all'ANSA il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, rispondendo alla domanda se la Lega stia valutando un possibile 'smarcamento' dalla maggioranza alla luce dei risultati elettorali e di 'ammiccamenti' da parte delle opposizioni.
17 maggio 2011 Voto e "messaggi" di maggio A ragion veduta Probabilmente, da ieri sera, l’attuale bipolarismo italiano è ben più seriamente in crisi nelle sue vecchie dinamiche e nei suoi vecchi equilibri di potere, mentre il governo di centrodestra è un po’ più stabile. Colpisce come possa risultare al tempo stesso evidente e ambivalente il significato politico di una tornata amministrativa – significato che, stavolta persino più di altre volte, è stato imposto di forza dai principali leader, a cominciare dal presidente del Consiglio SiIvio Berlusconi. Eppure è così. Mentre un anno fa le vittorie del centrodestra divennero preludio soprattutto al deflagrare delle tensioni interne al Popolo della libertà, le sconfitte, le battute d’arresto e le altre "lezioni" subìte in questa consultazione dall’alleanza nazionale di governo Pdl-Lega dovrebbero indurre a rivedere – con giudizio – passo, agenda e linguaggi nell’esecutivo e in Parlamento. Così come potrebbero suggerire alle due diverse opposizioni – il Nuovo polo di centrodestra e il centrosinistra allargato Pd-Idv-Sel (che, in più di una situazione, s’è diviso) – di dedicare tempo ed energie alla costruzione di proposte di coalizione e di governo che sarebbe autolesionista affidare ancora alla pura aritmetica o, magari, a qualche leader "per caso". Viene, dunque, da Milano il dato più squillante di questo maggio elettorale. Nella capitale economica del Paese si andrà al ballottaggio per il nuovo sindaco, e questo era tutto sommato previsto. Ma ci si andrà con Giuliano Pisapia (esponente di quella che un tempo veniva chiamata "sinistra radicale") nettamente in testa nella corsa contro il sindaco uscente Letizia Moratti, e questo era vagheggiato da qualcuno e temuto da altri, ma niente affatto scontato in una città che da circa tre lustri è la stabile base del fenomeno politico berlusconiano. Il secondo dato forte viene da Napoli, e segnala anche qui il protagonismo dell’ala più movimentista delle opposizioni di centrosinistra: al ballottaggio con il candidato sindaco dell’opposizione di centrodestra Gianni Lettieri (in vantaggio, ma non troppo) andrà, infatti, non l’uomo scelto dal Pd, bensì l’ex pm Luigi De Magistris, cioè un esponente di punta dell’Italia dei valori che non si è mai accoccolato all’ombra di Di Pietro. Un terzo dato significativo viene da Torino dove Piero Fassino – co-fondatore di un Pd un po’ più ricco e aperto dell’attuale (grazie alla presenza di esperienze diverse da quella diessina da cui lui stesso proviene, esperienze in parte oggi "espulse") – ha vinto nettamente al primo turno "doppiando" il suo avversario e confermando la maggioranza di centrosinistra dopo gli otto anni dell’era Chiamparino. Il quarto dato riguarda diverse forze politiche, variamente schierate. In un momento nel quale i due grandi alberi (Pdl e Pd) del malmesso bipolarismo italiano apparivano più scossi, i frutti dello scontento sono caduti senza regola fissa e soprattutto dove non li si attendeva. Così la Lega Nord non ha affatto goduto delle palesi difficoltà del Pdl; il Nuovo polo – pur potenzialmente decisivo in più di un ballottaggio – sembra aver diviso per tre i voti dell’Udc e non è riuscito a essere "terzo" ovunque; l’Italia dei valori ha messo a segno alcuni colpi a effetto, ma è stata superata in più di una grande piazza urbana sia dai vendoliani di Sel sia (in particolare al centronord) dagli amici di Beppe Grillo raccolti nelle liste Cinquestelle. Ma non c’è dubbio che il segnale più eloquente è per Berlusconi. Il premier ha voluto e guidato una sorta di campagna referendaria su se stesso e il raccolto per il suo partito e per l’intero centrodestra (soprattutto nelle città simbolo) è stato magro, il più magro da anni. Tanti faranno i conti con questo dato, e il Cavaliere che è anche un realista non potrà certo tirarsi indietro. C’è un elettorato che non accorre alle urne "a comando" e che comunque (e questo è un messaggio trasversale) è sempre meno disposto a votare solo "contro" o solo guardando alle note questioni dibattute da anni attorno o dentro alle aule di giustizia dove il premier è atteso o convocato. Abbiamo, poi, il fondato sospetto che questo elettorato renitente al plebiscito sia largamente "moderato" e questo, forse, spiega perché non ami affatto i comportamenti eccessivi, i ricorrenti toni incendiari di certa polemica e la preoccupante "distrazione" sulle questioni più impellenti per la gente che vive, lavora, mantiene la famiglia e paga regolarmente le tasse. Oltre che con i numeri bisognerà fare i conti anche con questi uomini e donne che votano (o non votano) a ragion veduta. Marco Tarquinio
17 maggio 2011 ELEZIONI AMMINISTRATIVE Bologna e Torino al Pd Milano e Napoli al ballottaggio A fine serata il risultato di Giuliano Pisapia, candidato del centrosinistra a Milano, è addirittura migliore di quello delle prime proiezioni: 48,04%. Il sindaco uscente Letizia Moratti si ferma al 41,59. Manfredi Palmeri, candidato del Terzo polo, ottiene il 5,54. La tendenza favorevole al centrosinistra a Milano, Bologna e Torino è apparsa netta fin dalle prime proiezioni. I vari istituti demoscopici avevano più o meno le stesse proiezioni già dopo la chiusura dei seggi alle 15. Non è avvenuto che nelle trasmissioni televisive, come è accaduto altre volte, si discutesse su percentuali che poi via via si rivelavano fasulle. Un'ulteriore analisi dell'imprevisto dato di Milano conferma la portata del successo del centrosinistra: Silvio Berlusconi, che era capolista della lista del Pdl, ottiene tra le 20 e le 22 mila preferenze, lontane dalle oltre 50 mila che di solito consegue nel capoluogo lombardo nelle elezioni politiche. Il Pd inoltre potrebbe diventare, quando giungeranno i dati ufficiali del voto, seppure per uno 0,1%, il primo partito della città con il 28,6% di voti. La Lega ha invece perso - contro tutti i pronostici - 4 punti percentuali rispetto alle scorse amministrative. Quei due-tre punti percentuali che mancano alla Moratti rispetto al voto della coalizione che la sostiene indicano probabilmente un voto disgiunto forse. La forbice del voto leghista - l'ottimo risultato in Lombardia, il calo inaspettato a Milano - indicherebbe che il malessere alberga in questo settore dell'elettorato. Ma è troppo presto per fare analisi definitive. Alle prime considerazioni si aggiunge il secco calo di consensi al voto di lista per il Pdl che è passato dal 36% al 28. A Bologna, Virginio Merola, centrosinistra, ce la fa a diventare sindaco al primo turno: 50,46%. Manes Bernardini, lo sfidante del centrodestra, si blocca al 30,35. Massimo Bugani, del Movimento cinque stelle ispirato da Beppe Grillo, una delle novità di queste elezioni, ottiene un imprevisto 9,50%. Il risultato di Piero Fassino, ex segretario dei Ds, conferma le previsioni della vigilia sull'esito del voto di Torino: è eletto sindaco al primo turno con il 56, 55%. Michele Coppola, candidato del centrodestra, non va oltre il 27,30. Anche qui buon risultato del "grillini": Vittorio Bertola ottiene il 4,97. Sorpresa a Napoli nel campo del centrosinistra. A sfidare tra quindici giorni nel ballottaggio Gianni Lettieri, candidato del centrodestra che ha ottenuto il 38,53%, non sarà il candidato della coalizione di cui fa parte il Pd (Mario Morcone, 19,36%) ma l'ex magistrato Luigi De Magistris, deputato europeo dell'Idv, che con il 27,43 ha conquistato il ruolo dell'outsider. Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, si dice ovviamente soddisfatto: "Si è alzato il vento del nord contro il centrodestra". Alla vigilia si era augurato - come poi è avvenuto - due vittorie al primo turno (Bologna, Torino) e due ballottaggi (Milano, Napoli). Le alleanze promosse dal Pd sembrano tuttavia premiare l'alleanza con Nichi Vendola (a Milano) e rendere indispensabile quella con Antonio Di Pietro (Napoli). Il che non piace a tutto il Pd. Su alleanze e leadership si riaprirà di sicuro il dibattito nel partito di Bersani. Dal Pdl si ammette l'inaspettata battuta d'arresto a Milano. "Un risultato al di sotto delle aspettative", lo definisce Ignazio La Russa che però mette in rilievo la debacle del centrosinistra a Napoli. Il leghista Roberto Calderoli annuncia il massimo impegno del Carroccio nel ballottaggio tra quindici giorni a Milano. Il Pdl spera in un secondo tempo che, come avviene spesso nelle partite di calcio, ribalti il risultato del primo. Tutte le energie verranno investite in questa direzione, correggendo gli eccessi polemici contro Pisapia e i magistrati del primo turno. L'attenzione è puntata anche sul Terzo polo che non ha ottenuto percentuali di rilievo alla sua prima verifica elettorale ma che nel capoluogo lombardo potrebbe rivelarsi decisivo con il suo 5, 59%. Italo Bocchino, vicepresidente di Fli, ha ieri sera nei commenti televisivi preferito evidenziare la sconfitta del centrodestra a Milano più che sbilanciarsi su indicazioni di voto. I finiani Adolfo Urso e Andrea Ronchi hanno già annunciato che daranno indicazione di votare Letizia Moratti a Milano. Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, che ieri si è incontrato a colazione con Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, preferisce parlare di accordi programmatici da verificare situazione per situazione. In un comunicato del Terlo polo si legge: "Senza di noi non si governa, non tanto e solo in termini numerici quanto e soprattutto in termini politici, perchè la soluzione dei problemi dei cittadini non può essere affidata a coalizioni condizionate da radicalismi ideologici e populisti". ------ Tre vittorie al Pd, due al Pdl e sei ballottaggi. Questo l'esito delle elezioni che hanno riguardato 11 province italiane: Campobasso, Lucca, Macerata, Mantova, Pavia, Ravenna, Reggio Calabria, Treviso, Vercelli, Gorizia e Trieste. CAMPOBASSO. A Campobasso il nuovo presidente della Provincia è il candidato del centrodestra Rosario De Matteis con il 54,26% dei voti contro il 30,89 della candidata del centrosinistra Micaela Fanelli. Il Pdl riesce così a strappare la provincia al Pd: il presidente uscente è infatti Nicola D'Ascanio, del centrosinistra. LUCCA. A Lucca il candidato del centrosinistra e presidente uscente Stefano Baccelli viene confermato alla guida della Provincia con il 54,92% e 96.548 voti contro il 40,99% (72.056 voti) del candidato del centrodestra Gabriele Attilio Brunini. MACERATA. Si va al ballottaggio a Macerata: il candidato del centrosinistra Antonio Pettinari ha infatti guadagnato il 43,11 % contro il 42,76% del candidato del centrodestra e presidente uscente Franco Capponi. MANTOVA. Ballottaggio anche a Mantova dove il candidato del centrosinistra, Alessadro Pastacci, si è fermato al 41,81% dei voti, soltanto pochi decimali in più dello sfidante del centrodestra, Gianni Fava, che ha conquistato il 41,09% delle preferenze. PAVIA. Anche a Pavia bisognerà aspettare il ballottaggio del 29 e 30 maggio: il risultato definitivo del primo turno vede un testa a testA tra il candidato del centrodestra, Ruggero Invernizzi (Pdl), al 41,11% dei voti, più di dieci punti percentuali al di sopra dello sfidante del centrosinistra, Daniele Bosone (Pd), che ha conquistato il 33,82% delle preferenze. RAVENNA. A Ravenna è Claudio Casadio (Pd) il nuovo presidente della Provincia: il candidato del centrosinistra ha raggiunto il 62,05% contro il 26,68% del candidato del centrodestra Rudi Capucci. Il presidente uscente è Francesco Giangrandi (centrosinistra) riconfermato per il secondo mandato alle elezioni amministrative del 2006. REGGIO CALABRIA. Ballottaggio a Reggio Calabria tra il candidato del centrodestra Giuseppe Raffa (45,40%) e quello del centrosinistra uscente Giuseppe Morabito che si è fermato al 26,58%. TREVISO. A Treviso il candidato del centrodestra e presidente uscente Leonardo Muraro viene confermato alla guida della provincia con il 57,46% contro il 32,86% della candidata del centrosinistra Floriana Casellato. VERCELLI. Si va al ballottaggio tra il candidato del centrodestra Carlo Riva Vercellotti (Pdl, Lega Nord, Partito dei Pensionati, La Destra e Fiamma Tricolore) con il 49% dei voti contro il 32,95% del candidato del centrosinistra Luigi Bobba (Pd, Lista civica Vercelli, Pensionati e Invalidi, Moderati Orgoglio Piemonte). GORIZIA. Il presidente uscente, Enrico Gherghetta, sostenuto tra gli altri dal Pd, Sel e Idv, è stato riconfermato alla guida della Provincia con il 52,81% contro il 36,75% di Simonetta Vecchi, sostenuta, tra gli altri, da Pdl, Lega Nord e Pensionati. TRIESTE. Anche qui la sfida per le provinciali finisce con un ballottaggio: il presidente uscente, Maria Teresa Bassa Poropat, sostenuta tra gli altri dal Pd, Federazione della Sinistra, Sel e Idv ha raggiunto infatti il 48,48% dei voti contro il 29,83% del candidato del Pdl, Lista Civica di Piazza di Trieste e Pensionati, Giorgio Ret.
17 maggio 2011 ROMA Terzo Polo: domani si decide su ballottaggi Vertici del Terzo Polo domani a Roma per stabilire la posizione da tenere a Milano e Napoli per i ballottaggi del 29 maggio prossimi. Italo Bocchino, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli si incontreranno probabilmente a Montecitorio con il candidato a Napoli, Raimondo Pasquino, e con quello di Milano, Manfredi Palmeri, per decidere da che parte stare nei due capoluoghi che torneranno alle urne. "Le amministrative sono state una svolta riguardo al referendum di Berlusconi a Milano. Ha vinto il superamento del bipolarismo e la crescita del Terzo Polo che sarà determinante nei ballottaggi da Milano a Napoli". Lo ha detto il leader di Api Francesco Rutelli, a margine dell'inaugurazione della Venere di Morgantina ad Aidone (Enna). L'Api, "che ha raccolto più di quanto previsto dai sondaggi, insieme a Udc e Fli nelle prossime ore valuterà con i candidati locali che proposta fare per i ballottaggi e, in particolare, a Milano e Napoli. Risolveremo questo problema prendendo una iniziativa politica. Il giorno per annunciare tale iniziativa è domani".
17 maggio 2011 PD Bersani: risolvano i problemi o vadano a casa "Il Pdl ha preso una scoppola micidiale, altro che pareggio. E anche la Lega è nettamente in difficoltà e arretra in luoghi significativi, perché non si possono tenere i piedi in due scarpe, berlusconiani a Roma e leghisti a casa". Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ironizza sull'analisi fatta dal Pdl sull'esito delle amministrative, definendo "straordinario" il risultato del Pd. "A questo punto, davanti alla botta che hanno preso alle amministrative, è ora di cambiare l'agenda del governo e affrontare i problemi del Paese, con un pacchetto di riforme. Noi siamo pronti a discuterne con le nostre proposte ma se loro non sono in condizione, vadano a casa". È la richiesta che Bersani rivolge al governo. "Noi avevamo chiesto un segnale di cambiamento e questo è venuto in modo inequivocabile. Ora chiediamo che ai ballottaggi questo segnale venga confermato", ha aggiunto Bersani. "Il Pd non gode di buona stampa, salvo qualche caso - afferma Bersani - e quindi sembra che ci siano dei perdenti ma non dei vincitori. Ma se la maggioranza ha perso, il centrosinistra e il Pd hanno vinto, e questo è inequivocabile".
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2011-06-10 palazzo marino, gli assessori Pisapia presenta la nuova giunta: "Sono molto soddisfatto della squadra" La comunicazione ufficiale in Sala Alessi, affollatissima per la decisione di aprire l'evento alla cittadinanza NOTIZIE CORRELATE Sondaggio: vi piace la nuova giunta? Vota De Corato: "Per la prima volta i no global a Palazzo Marino" Donne in giunta pari agli uomini, cade un tabù G. Schiavi Berlusconi, 28.474 preferenze, si dimette dal consiglio comunale (8 giugno 2011) Foto di gruppo per la nuova giunta (Salmoirago) Foto di gruppo per la nuova giunta (Salmoirago) MILANO - A Palazzo Marino, nella Sala Alessi stracolma per la decisione dell’amministrazione di aprire l'evento alla cittadinanza, il nuovo sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha tenuto venerdì pomeriggio la presentazione ufficiale della nuova giunta. Affollatissimo anche il salone principale del palazzo comunale. Al tavolo d’onore erano state preparate 13 poltrone per i componenti dell’esecutivo, in ordine alfabetico, e per il sindaco uno scranno uguale agli altri, all’insegna della linea di sobrietà. "Vorrei iniziare con due segnali importanti - ha esordito Pisapia -. E cioè sfatare due notizie: non sono mai stato in riunione con i partiti fino alle 6 di mattina perché non abbiamo mai avuto problemi, e non ho mai battuto i pugni sul tavolo. Non è nel mio stile e non ce n'è stato bisogno perché il rapporto con la città e i partiti è stato molto utile e sereno. Ho trovato una coalizione molto unita che, come in campagna elettorale, ha guardato agli interessi della città, prima che a quelli dei singoli. Ho ascoltato tutti e ho preso le mie decisioni in autonomia di cui mi prendo la responsabilità". Il sindaco si è detto quindi "molto soddisfatto" della squadra e ha aggiunto di essere "fiero che in meno di dieci giorni, nonostante i tanti problemi già affrontati e risolti, posso presentare una giunta figlia di una grande stagione di partecipazione che ho vissuto da undici mesi a questa parte, da quando cioè è iniziata la mia campagna elettorale". "In giunta abbiamo un "ragazzo", lo posso dire io, di 31 anni e una ragazza di 32 anni", ha detto Pisapia presentando Pierfrancesco Maran e Cristina Tajani. "Mercoledì ci sarà la prima riunione di giunta", ha concluso. La nuova giunta La nuova giunta La nuova giunta La nuova giunta La nuova giunta La nuova giunta La nuova giunta La nuova giunta I NOMI - Pisapia è poi passato alla lettura dei nomi del vicesindaco e degli assessori in ordine alfabetico. Maria Grazia Guida è il nuovo vicesindaco, con deleghe all'Educazione, Rapporti con il consiglio e Attuazione del programma. Daniela Benelli è assessore all'Area metropolitana, Decentramento e Servizi civici; Chiara Bisconti al Benessere, Qualità della vita, Sport e Tempo libero; Stefano Boeri a Cultura, Expo, Moda e Design; Lucia Castellano alla Casa, Demanio e Lavori pubblici. Franco D'Alfonso andrà al Commercio, alle Attività produttive e al Turismo. L'Urbanistica e l'Edilizia privata sono state assegnate a Lucia De Cesaris. A Marco Granelli la Sicurezza e coesione sociale, Polizia locale, Protezione civile, Volontariato; a Pierfrancesco Majorino le Politiche sociali e i Servizi per la salute, a Pierfrancesco Maran la Mobilità e l'Ambiente, a Bruno Tabacci il Bilancio, Patrimonio e Tributi, a Cristina Tajani le Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e ricerca. Cinque assessori su dodici sono rappresentanti del Partito democratico. Chiara Bisconti, in ordine alfabetico fra Benelli e Boeri, è stata "saltata" da Pisapia durante la lettura. Avvisato della distrazione al termine dell’elenco, Pisapia si è scusato dicendo: "Anche un sindaco si emoziona", e ha aggiunto il nome dell’assessore. Basilio Rizzo è stato presentato invece da Pisapia come "figura di garanzia" per la presidenza del consiglio comunale: "La mia è solo una valutazione e non voglio anticipare una decisione che spetta al consiglio comunale. Ho fatto solo un auspicio, ma per quella carica serve un soggetto in grado di essere garante di tutti. Rizzo lo conosco molto bene e sono certo che lo sarà", ha detto Pisapia. IL sindaco annuncia che nasceranno alcuni organi di garanzia (un'aurorita per le garanzie civiche e una consulta per l'internazionalizzazione del Sistema milano), la cui nomina spetterà al Consiglio comunale. Per questi hanno già dato la loro disponibilità Valerio Onida, Umberto Ambrosoli, Piero Bassetti. CONTESTATO CRONISTA TG1 - Un cronista del Tg1 è stato contestato da alcune persone del pubblico per aver chiesto al sindaco Giuliano Pisapia un commento sulla scarcerazione del terrorista rosso Cesare Battisti dalle carceri brasiliane. La domanda dell'inviato della prima rete Enrico Castelli è stata accompagnato dal brusio di disapprovazione di alcuni spettatori assiepati sui lati della Sala Alessi che hanno contestato la legittimità della questione. In tutta risposta alcuni cronisti hanno preso le difese del collega cercando di zittire i contestatori. Dal canto suo Pisapia ha glissato sull'interrogativo. "Mi sono occupato di giustizia per tutta la mia vita - ha detto - oggi ci dobbiamo occupare di Milano". VICESINDACO - Maria Grazia Guida, 56 anni, vedova con un figlio di 30 anni, è nota soprattutto come presidente della Casa della Carità, istituzione cattolica di spicco della città di Milano. Si è specializzata da giovane come assistente sociale, lavorando in servizi pubblici socio sanitari della provincia di Milano nell'ambito materno infantile. Dal 1989 al 1997 è stata responsabile di progetti dell'area minori e dell'area giovani del Comune di Milano e dal 1997 al 2000 si è occupata del direzione dei servizi territoriali diurni e domiciliari per gli anziani di Milano. SERVIZI CIVICI - Daniela Benelli si è candidata con Sel alle elezioni comunali di Milano. Ha una storia politica lunga 37 anni, tutta di sinistra: Ds-Pds-Pci-Pd. E' stata consigliere regionale negli anni Ottanta e dal 1995 ha ricoperto due mandati (non consecutivi) come assessore alla cultura della Provincia di Milano. Ha collaborato con Gabriele Mazzotta presso la sua Fondazione. Ha diretto per molti anni la Casa della Cultura. SPORT E BENESSERE - Chiara Bisconti, milanese, 44 anni, due figli, è stata la prima donna a ricoprire, dal 2007, l'incarico di Capo delle Risorse Umane del Gruppo San Pellegrino. Laureata in Bocconi, è entrata nel gruppo Nestlè nel 1991. Nel 2006 è divenuta responsabile dell'azienda di pet-care Purina. CULTURA E EXPO - Stefano Boeri, 55 anni, tra i quattro candidati sindaco alle primarie del centrosinistra, è un noto architetto e urbanista. È stato direttore della rivista di architettura Domus dal 2004 al 2007, quando è passato alla direzione di Abitare. È professore di Progettazione Urbanistica al Politecnico di Milano e visiting professor in varie università, tra le quali il Graduate School of Design di Harvard. Ha fondato l'agenzia di ricerca multiplicity, che si dedica allo studio delle trasformazioni delle città. Ha fatto parte della consulta degli architetti dell'Expo 2015; si è dimesso dall'incarico il 1º settembre 2010. CASA E LAVORI PUBBLICI - Lucia Castellano, nata a Napoli nel 1964, laureata in giurisprudenza, avvocato, ha iniziato a lavorare per le carceri nel 1991 come vicedirettore del carcere di Marassi, dove è rimasta tre anni. Dal 1995 al 2002 ha lavorato al carcere di Eboli, dove ha sperimentato una forma di carcere-comunità per il recupero dei detenuti in collaborazione con i servizi territoriali. Per un anno ha diretto il carcere di Alghero. Dal 2002 è direttore del carcere di Bollate, dove ha applicato il metodo del carcere-comunità. COMMERCIO E TURISMO - Franco D'Alfonso ha presieduto all’organizzazione della lista "Milano civica per Pisapia" durante l'ultima campagna elettorale. Ex dirigente Finivest, è stato consulente d’azienda per i mercati internazionali. URBANISTICA E EDILIZIA - Ada Lucia De Cesaris, avvocato, presidente del Collegio dei Garanti del Comune. E' stata professore a contratto di Diritto dell'Ambiente nella Facoltà di Scienze Ambientali dell'Università dell'Insubria. È membro del Comitato Scientifico della "Rivista Giuridica dell'Ambiente" e autrice di numerose pubblicazioni in materia di diritto dell'ambiente. SICUREZZA - Marco Granelli, 47 anni, sposato, tre figli, è nato e vive a Bruzzano, quartiere di Milano. Ha lavorato 12 anni nella Caritas Ambrosiana. E' stato fondatore della cooperativa Farsi Prossimo e presidente del Centro di Servizio per il Volontariato di Milano; è presidente del coordinamento nazionale dei CSV, per l’aiuto al volontariato. Consigliere in Zona dal 1990 al 2001, è in Comune dal 2006 nella commissione Servizi sociali e Tutela dei quartieri. POLITICHE SOCIALI - Pierfrancesco Majorino -, classe 1973, sposato, una figlia, è l'assessore al Welfare della nuova giunta di Milano guidata da Giuliano Pisapia. E' stato il capogruppo del Pd in Consiglio comunale durante l'era Moratti. Tra le sue priorità indica il contrasto alla precarizzazione, le politiche di inclusione dei giovani, l'integrazione dei migranti nel rispetto del principio di legalità. MOBILITA' E AMBIENTE - Pierfrancesco Maran, classe 1980, è il più giovane assessore della giunta di Giuliano Pisapia. Laureato in Scienze politiche alla Statale di Milano, è stato consigliere di zona 3 e poi consigliere comunale nella passata legislatura. Alle elezioni comunali di maggio 2011 è risultato il secondo più votato del Pd (con oltre 3500 preferenze) dopo il capolista Stefano Boeri. BILANCIO - Bruno Tabacci, nato nel 1946, è consulente libero professionista in materia economico-finanziaria. Dal 1970 al 1985 è stato consigliere comunale in alcuni Comuni del Mantovano, tra cui il capoluogo. Dal 1985 al 1991 è stato consigliere regionale della Lombardia. E' stato Presidente della Regione Lombardia dal 1987 al 1989. Nella XI legislatura (1992-1994) è stato eletto deputato per la Democrazia Cristiana; componente della Commissione Bilancio e relatore della Legge Finanziaria 1994 predisposta dal governo Ciampi. Rieletto deputato nella XIV legislatura per la Casa delle Libertà, ha aderito al gruppo Udc. Nel 2006 è stato rieletto nella Camera dei deputati nel collegio di Milano. Dal febbraio 2008 ha lasciato l'Udc per iscriversi al gruppo misto della Camera fondando il movimento della Rosa Bianca. Rieletto deputato nella XVI legislatura, è iscritto al gruppo dell'Unione di Centro. L'11 novembre 2009 ha fondato Alleanza per l'Italia. Tabacci non lascerà il Parlamento: "Mi pare che il sindaco Pisapia consideri un'opportunità la mia presenza nella commissione Bilancio della Camera", ha dichiarato. LAVORO E UNIVERSITA' - Cristina Tajani, nata a Terlizzi (BA) nel 1978, è l'altra "ragazza" della giunta Pisapia. Ricercatrice all'Università Statale di Milano, dove è collaboratrice del Dipartimento di Studi del lavoro e del welfare. E' segretaria della Flc-Cgil di Milano. Redazione online 10 giugno 2011
2011-05-30 AMMINISTRATIVE, SECONDO TURNO: Al voto 13 comuni capoluogo e sei province Pisapia e de Magistris sono sindaci Sconfitta Pdl, Bondi rimette il mandato Il centrosinistra conquista Milano e Napoli, ma anche Trieste e Cagliari. Bersani: la maggioranza non c'è più MILANO - Giuliano Pisapia e Luigi de Magistris sono i nuovi sindaci di Milano e Napoli. Lo spoglio delle schede ha confermato i dati usciti dalle proiezioni Ipr Marketing per la Rai e, prima ancora, dagli "intention poll" di Sky Tg 24: a Milano il candidato del centrosinistra ha vinto con il 55,1% dei voti mentre Letizia Moratti si è fermata al 44,89%; a Napoli, invece, Luigi de Magistris ha trionfato con il 65,37% contro il 34,62% del portacolori del centrodestra Gianni Lettieri. CAGLIARI, TRIESTE E NOVARA -Ma non ci sono solo Milano e Napoli, tra i principali capoluoghi, a segnare il successo del centrosinistra in queste elezioni. A Cagliari Massimo Zedda è riuscito a strappare la città al centrodestra battendo Massimo Fantola con il 58,2% contro il 41,7%. Lo stesso Fantola ha già chiamato l'avversario per congratularsi con lui per il risultato. Anche a Trieste va segnalata la vittoria del centrosinistra: Roberto Cosolini, del Pd, è al 57,11% contro Roberto Antonione, del Pdl, al 42,89%. Il centrosinistra strappa pure il sindaco di Novara al centrodestra: quando resta da scrutinare una sola sezione su 91, il candidato del centrosinistra Andrea Ballarè al ballottaggio ha il 52,89% dei voti contro il 47,11 di Mauro Franzinelli. EX AVVERSARI - Quando il risultato è stato netto, anche Letizia Moratti si è congratulata con l'avversario, rendendosi disponibile "se lui lo vorrà", ad un passaggio di consegne che consenta al nuovo primo cittadino di prendere in mano fin da subito i temi caldi dell'amministrazione cittadina. "Mi ha fatto piacere la sua telefonata - ha detto poi Giuliano Pisapia -: la Moratti si è detta pronta a collaborare per la città. Anche questo è il segnale di una nuova stagione che si apre". I supporter di Pisapia si erano riuniti fin dal primissimo pomeriggio in Piazza Duomo per assistere allo spoglio dei risultati dal maxischermo. Ed è esploso un fragoroso applauso quando è arrivata la notizia che annunciava, a metà dei seggi scrutinati, il vantaggio di 10 punti dell'avvocato sul sindaco uscente, un risultato che certificava a spoglio ancora in corso il cambio della guardia a Palazzo Marino "IL GOVERNO SI DIMETTA" - Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha chiamato al telefono Pisapia per complimentarsi con lui: "Sei stato bravissimo. A Milano è una grande vittoria". E poco più tardi in conferenza stampa ha sottolineato: "In Parlamento ora c'è una maggioranza diversa da quella uscita dalle urne e da quella che c'è oggi nel Paese. Il governo si deve dimettere". Ricordando i successi in gran parte delle città e delle province andate al ballottaggio, il segretario democratico ha promesso che "noi governeremo per tutti". Poi ha aggiunto: "Anche per chi non ci ha votato. Chi non ci ha votato non è un nemico, ma uno che la pensa diversamente". BONDI RIMETTE IL MANDATO - La sconfitta è stata particolarmente dirompente per il centrodestra. E quando il risultato è stato inequivocabile, è arrivata la notizia del ministro Sandro Bondi deciso a dare le dimissioni da coordinatore nazionale del Pdl. "Valutati i risultati elettorali intendo rimettere il mio mandato di coordinatore nelle mani del presidente Berlusconi - ha detto Bondi -. Ritengo che da questo momento il presidente Berlusconi debba ricevere non solo la più ampia fiducia e solidarietà ma soprattutto la assoluta e incondizionata libertà di decisione e di iniziativa per quanto riguarda il futuro del partito". "LA LEGA HA FATTO IL SUO DOVERE" - La Lega, che fino all'ultimo ha cercato di tenere la posizione, dopo il voto ha preso di fatto le distanze dal principale alleato. Ammettendo che la sconfitta c'è stata ed è stata netta. E attribuendone la responsabilità direttamente a Silvio Berlusconi. In mattinata Umberto Bossi, andando a votare poco prima della chiusura dei seggi, aveva sottolineato che "la Lega ha fatto il suo dovere, un partito che è una assicurazione dei cittadini". Come dire che forse qualcun altro non lo ha fatto. A Ignazio La Russa, che in una intervista aveva affermato che a Milano al primo turno sono mancati i voti della Lega, il numero uno del Carroccio ha risposto con una battuta: "Siamo stati gli unici che in qualche modo siamo andati in strada. Va be' che La Russa è da solo e quindi anche se va in strada non lo vede nessuno...". Al. S. 30 maggio 2011
QUAGLIARIELLO "la LEGA NON STACCHI LA SPINA al governo" Berlusconi: noi sconfitti, avanti con Bossi Scossa Pdl, Bondi lascia. Il premier: "Io combattente". Ai napoletani e ai milanesi: vi pentirete, pregate il buon Dio MILANO - Il Pdl esce sconfitto dal secondo turno di amministrative e Silvio Berlusconi non lo nega. Milano è persa, il tentativo di conquistare Napoli è andato in frantumi. Ma non solo. Il centrodestra non è riuscito a imporsi neanche a Cagliari, Trieste e Novara. Il premier, impegnato a Bucarest per un vertice intergovernativo Italia-Romania, inizialmente non rilascia dichiarazioni ("non so nulla"). Poi rompe il silenzio e ammette l'insuccesso. "Abbiamo perso, è evidente", ma non c'è nessuna intenzione di mollare: "Non c'è altra strada se non tenere i nervi saldi e andare avanti", spiega il presidente del Consiglio, assicurando, comunque, che l'esecutivo non è in discussione. "La maggioranza - dice - è coesa e determinata" nel fare le riforme a cominciare "dal fisco, dalla giustizia e dal piano per il Sud". Quindi Berlusconi assicura: "Sono un combattente, ogni volta che perdo triplico le forze", spiegando di aver sentito al telefono da Bucarest il leader della Lega, Umberto Bossi. "È d'accordo ad andare avanti insieme", sottolinea il capo del governo. E a chi fa illazioni su un Bossi scontento, risponde: "A me non risulta. No, è assolutamente sereno". E intanto programma cambiamenti e rilancio del partito. Per esempio Angelino Alfano coordinatore unico del Pdl. A chi gli chiede di questa ipotesi, il Cavaliere risponde: "Eh, è tutto un processo già avviato, sono tutte cose già previste, stiamo vedendo. Sono impegnato in prima persona nel lavoro per il Pdl che vogliamo rilanciare alla grande". Quanto alle dimissioni di Sandro Bondi, aggiunge: "Era previsto, lavorerà al mio fianco". "VI PENTIRETE" - Berlusconi ritiene di non avere colpe, chiarisce che non ha intenzione di allargare la maggioranza e assicura che non si dimetterà. Poi manda un messaggio chiaro ai cittadini che hanno scelto il centrosinistra. "Penso che a Napoli si pentiranno tutti moltissimo" spiega il premier, invitando invece i milanesi "a pregare il buon Dio che non gli succeda qualcosa di negativo", visto che ora che hanno vinto "gli altri - è la convinzione del Cavaliere - si improvviseranno in un mestiere che non hanno mai fatto". BONDI SI DIMETTE - Le parole del premier dovrebbero servire a rasserenare le acque che ora agitano il Pdl. Nel partito del premier, infatti, c'è fermento e si chiede rinnovamento. Sandro Bondi ha deciso di rimettere il suo mandato da coordinatore: "Ritengo - ha spiegato - che da questo momento Berlusconi debba ricevere non solo la più ampia fiducia e solidarietà ma soprattutto la assoluta e incondizionata libertà di decisione e di iniziativa per quanto riguarda il futuro del partito". E c'è anche chi, come il vicepresidente dei senatori Gaetano Quagliariello, si appella alla Lega perché non "stacchi la spina" al governo. Sandro Bondi (Eidon) "NERVI SALDI" - L'onda d'urto dei ballottaggi, insomma, colpisce la maggioranza e fa esultare l'opposizione, pronta a scendere in piazza. Da Fabrizio Cicchitto arriva però un invito alla calma: "Bisogna tenere i nervi a posto" è l'invito del capogruppo del Pdl alla Camera, secondo il quale "non sono in discussione né Berlusconi né il governo, perché si tratta di elezioni amministrative che pongono problemi, ma non solo a noi". "Noi dobbiamo fare una riflessione su due nodi", ha spiegato Cicchitto nel corso dello speciale sulle elezioni del Tg1. In primo luogo, quello delle "politiche del governo", tese alla "operazione difficilissima" di "mantenere il rigore e aprire qualche spiraglio alla crescita". In secondo luogo, "va aperta una riflessione per quello che riguarda il Pdl" e, in particolare, "il suo rapporto con il corpo elettorale e il territorio". Assai critico Antonio Martino, ex ministro della Difesa e tessera n. 2 di Forza Italia: "Il Pdl non può basarsi solo sul carisma personale di Berlusconi", ha detto. "RILANCIO E PRIMARIE" - "Lo avevamo detto - ha commentato invece il ministro degli Esteri, Franco Frattini - prima dell'esito del voto e lo confermiamo: il governo va avanti. Del resto un'alternativa parlamentare neppure esiste". Il titolare della Farnesina, comunque, apre alle primarie del Pdl e si dice convinto della necessità di un rilancio dell'esecutivo. "La stessa idea delle primarie - ha spiegato - rappresenta, ancor prima che il Congresso, il vero meccanismo trasparente e regolato per evitare la balcanizzazione del Pdl. Solo se ancorate a regole certe, le nostre primarie prenderebbero le distanze da quei vizi e rischi che hanno spesso caratterizzato la selezione della classe dirigente della prima Repubblica, resa appunto artificiosa da un ricorso a volte opaco al fundraising o dalla commistione con attività "affaristiche" determinate dalla caccia al consenso". Redazione online 30 maggio 2011
LA VITTORIA DEL CANDIDATO DI CENTROSINISTRA. "è stata la nostra "MARCIA DEL SALE"" Cori da stadio in Duomo per Pisapia E lui: "Sarò sindaco di tutta Milano" Il nuovo primo cittadino: "Basta liti, ora stagione nuova". E chiama Napolitano. Festa in piazza MILANO - Prima la speranza e la cautela dello staff e dei tanti fan al comitato elettorale, poi una esplosione di gioia. Giuliano Pisapia è il nuovo sindaco di Milano e i suoi sostenitori lo hanno acclamato con cori da stadio al Teatro Elfo Puccini e in piazza Duomo (intorno alle venti si contavano già cinquantamila persone). "Mi sembra che Milano l’abbiamo già liberata" sono state le prime parole del nuovo inquilino di Palazzo Marino, che così ha risposto ai cori dei suoi supporter. "Inizia una stagione nuova" ha poi aggiunto Pisapia, spiegando di voler mettere da parte le contrapposizioni del passato per "pensare al bene comune". "Sarò sindaco di tutta Milano" ha promesso. La festa in Duomo La festa in Duomo La festa in Duomo La festa in Duomo La festa in Duomo NAPOLITANO E BERSANI - Una volta appreso il risultato elettorale, il nuovo sindaco ha telefonato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che lui considera "un esempio". "Quest'anno ricorre il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia - ha detto -. Per questo ho voluto ringraziare il capo dello Stato". Il sindaco ha detto che si è trattata di una telefonata breve su temi generali. "L'ho ringraziato - ha spiegato - per la sua saggezza e il suo rigore morale che per me sono sempre stati e sempre saranno un esempio". A benedire la vittoria di Pisapia, la telefonata del leader del Pd Pier Luigi Bersani. "Sei stato bravissimo: a Milano una grande vittoria", ha detto il segretario dei democratici al nuovo sindaco. "RICOSTRUIRE MILANO" - Poi il primo discorso da sindaco ai suoi sostenitori radunati all'ombra della Madonnina: "Abbiamo liberato Milano, ora dobbiamo ricostruirla, dobbiamo farla tornare la città dell'accoglienza, la città gioiosa che sorride". "Abbiamo vinto con il sorriso, con l'ironia - ha aggiunto Pisapia - e questo è davvero importante. Loro ci hanno insultato, ci hanno irriso, ma noi abbiamo risposto con il sorriso, con la forza della ragione e con l'ottimismo. Questa è la nuova politica che dobbiamo portare in giro per l'Italia". Sul palco Pisapia è stato salutato calorosamente da Claudio Bisio e Lella Costa, due protagonisti della serata conclusiva della campagna del ballottaggio del 27 maggio. "Vi chiedo una cosa - è stato l'appello finale di Pisapia al popolo arancione - fatemi una promessa: non abbandonatemi mai, perché solo così possiamo vincere". Per Pisapia, inoltre, le divisioni fra la Lega Nord e il Pdl che ci sono state a Milano" avranno un risvolto nazionale e il suo successo elettorale potrà avere delle conseguenze anche come "nuova modalità di fare politica" ascoltando la volontà della gente. Quanto alla nuova giunta, ha spiegato che formerà la nuova squadra entro 15 giorni, ribadendo che il suo vice potrebbe essere una donna. I primi festeggiamenti all'Elfo I primi festeggiamenti all'Elfo I primi festeggiamenti all'Elfo I primi festeggiamenti all'Elfo I primi festeggiamenti all'Elfo LA "MARCIA DEL SALE"- Il popolo arancione aveva iniziato ad affollare piazza Duomo già dal primo pomeriggio, per seguire lo spoglio dei risultati. Ed era scoppiato in un fragoroso applauso quando, dal maxischermo, sono usciti i dati reali di oltre il 50% delle sezioni che certificavano l'ormai incolmabile distacco di 10 punti sul sindaco uscente e, di fatto, il passaggio di consegne a Palazzo Marino. L'esultanza dei supporter di Pisapia ha coperto ogni altro rumore nel luogo simbolo della città, in un tripudio di braccia alzate in segno di vittoria. I festeggiamenti sono continuati poi per tutta la sera, con musica, canti e balli. E il novello sindaco è tornato ancora una volta a parlare ai suoi, definendo il percorso che ha portato alla conquista del Comune come una "marcia del sale", come quella di Gandhi, iniziata "in una bollente sera di luglio all’Arci Bellezza". "Sono commosso, non pensavo di poter provare così tante emozioni in così poco tempo - ha detto -. Milano è già cambiata, non aveva più emozioni, non era più capace di dare emozioni. Piazze come queste non le si vedevano da tanto tempo". Redazione Online 30 maggio 2011
Alla sinistra Novara, Cagliari, Trieste (Comune e provincia), Pordenone e Rimini Il centrodestra perde da Trieste in giù La coalizione di governo si aggiudica solo Varese, Rovigo, Cosenza, le province di Vercelli e Reggio Calabria MILANO - Varese, Rovigo, Cosenza e poco altro. I ballottaggi per il centrodestra segnano un brusco ridimensionamento rispetto alle previsioni della vigilia praticamente in tutto il territorio nazionale. Milano e Napoli sono i casi più clamorosi, ma anche Cagliari, Trieste (provincia e Comune) e Novara rappresentano sconfitte del tutto inaspettate per la coalizione di governo, che governava queste amministrazioni in molti casi da quindici anni. COMUNI E PROVINCE - Il centrosinistra vince nelle elezioni per il sindaco a Cagliari, Novara, Trieste, Pordenone, Crotone, Rimini, Grosseto (compresa Milano, strappa quattro capoluoghi al centrodestra). Per il presidente nelle province si aggiudica la gara a Trieste, Mantova, Macerata e Pavia (le ultime due portate via ai rivali). Vince anche in altre importanti realtà come Monfalcone (Go), Cattolica (Rm), Pinerolo (To), Trecate (No), Domodossola (Vb), Arcore (Mi), Pioltello (Mi), Rho (Mi), Desio (Mi), Limbiate (Mi), Cassano d'Adda (Mi), Nerviano (Mi), Malnate (Va), Este (Pd), Chioggia (Ve), Cavarzere (Ve), Alpignano (To), Finale Emilia (Mo), Sansepolcro (Ar), Montevarchi (Ar), Mentana (Rm), Marano (Na), Casoria (Na), Ruvo di Puglia (Ba), Modugno (Ba), Grottaglie (Ta), Nardò (Le), Melfi (Pz), Cassino (Fr), Pomezia (Rm), S.Giorgio Ionico (Ta). GALLARATE - A Gallarate, un Comune simbolo della Lega in provincia di Varese dove il Carroccio al primo turno aveva presentato un proprio candidato che però non ha avuto accesso al ballottaggio, il candidato del centrosinistra vince con circa il 55% dei voti. L'affluenza del 59,1%, fa pensare che i sostenitori della Lega abbiano disertato le urne, visto che al secondo turno non c'è stato l'apparentamento con il candidato del Pdl. Nella provincia di Pavia si profila una vittoria sul filo di lana. CENTRODESTRA - Al centrodestra va la provincia di Vercelli e quella di Reggio Calabria (strappandola al centrosinistra). Nella corsa ai municipi espugna Varese, Rovigo, Cosenza e Iglesias tra i capoluoghi, gli ultimi tre strappandoli al centrosinistra; e inoltre Treviglio (Bg), Abano Terme (Pd), Montebelluna (Tv), Adria (Ro), Cordenons (Pn), Terracina (Lt), Sora (Fr), Ginosa (Ta), S.Giovanni Rotondo (Fg) e Cesenatico (Fc) tra le altre città sopra i 15 mila abitanti. PRIMO TURNO - Al primo turno le province di Campobasso (aveva una giunta di sinistra) e Treviso erano andate al centrodestra, quelle di Lucca, Gorizia e Ravenna al centrosinistra. Tra i Comuni capoluogo, al centrosinistra Torino, Savona, Bologna, Ravenna, Siena, Arezzo, Fermo, Benevento, Barletta, Salerno, Olbia, Villacidro e Carbonia. Al centrodestra Latina, Caserta, Catanzaro e Reggio Calabria. RIASSUNTO - Alla fine del turno elettorale le province sono 7 per il centrosinistra e quattro per il centrodestra, esattamente come prima ma con alcuni passaggi da una parte all'altra. Nei Comuni capoluogo finisce 22 a 8 per il centrosinistra, ma con la vittoria in tutte le città simbolo di questa tornata elettorale: Milano, Napoli, Torino e Bologna Redazione online 30 maggio 2011
Poi nega un suo possibile ritorno in politica: "Ho preso una decisione e la mantengo" Prodi: "Consigli a Berlusconi? No, sono troppo giovane per uno così" L'ex premier in piazza a Roma con Bersani. "Mezz'ora per gioire, ma poi subito al lavoro per il Paese" MILANO - "Consigli a Berlusconi? Sono troppo giovane per dare consigli a un politico maturo come Berlusconi". Romano Prodi ha l'umore giusto per scherzare parlando con i giornalisti a margine di un evento di ItalianiEuropei a Roma. Invitato a commentare i risultati del voto, con l'esito negativo per il centrodestra, ha spiegato: "Hanno perso perchè non hanno capito come va il mondo. La vittoria va consolidata riflettendo, lavorando, mettendo in piedi le cose. Abbiamo perso dove eravamo divisi e quindi serve capire il mondo e andare uniti". E quanto ad un suo possibile ritorno sulle scene politiche: "Sono un sostenitore del centrosinistra, ma ho preso una decisione e la mantengo". Prodi in piazza per festeggiare Prodi in piazza per festeggiare Prodi in piazza per festeggiare Prodi in piazza per festeggiare Prodi in piazza per festeggiare "SUBITO AL LAVORO" - "Quando arrivano cambiamenti così grandi aumentano le responsabilità - ha poi aggiunto rivolgendosi al centrosinistra e al leader del Pd, Pier Luigi Bersani, che gli stava a fianco -. Quindi mezz'ora per gioire e poi cominciare subito un lavoro di organizzazione, di compattamento, di programmi per il cambiamento del Paese". "Il Paese va cambiato a fondo - ha detto ancora l'ex premier ai cronisti - va cambiato con una operazione di grande respiro che non può essere improvvisata in un giorno, altrimenti questo vento diventa tempesta". "Se fosse stata la vittoria in un'unica città - ha proseguito - poteva essere un momento di esitazione; invece un successo così generale, soprattutto al nord, è segno di una grande stanchezza ed insoddisfazione per quello che c'è. Questo non vuol dire che sia immediata la possibilità di cambiamento. Occorre un cambiamento robusto e su linee di azione ben precise, quindi è oggi il momento di cominciare a lavorare". "NON MI OCCUPO DI TATTICA" - I cronisti hanno domandato quale dovrebbe essere a suo giudizio l'assetto delle alleanze del Pd: "Di queste cose - ha replicato Prodi - non mi occupo. Più che alla tattica politica cerco di riflettere sul lungo periodo. Il problema nostro non è tattico, bensì capire quali sono le soluzioni per un paese che ormai ha paura del suo futuro, che non riesce a prendere decisioni sui fatti più elementari, in cui ognuno è capace di bloccare gli altri ma nessuno è capace di far correre gli altri. Quello che io voglio è che l'opposizione di oggi, che può essere al governo domani, si presenti con delle concrete soluzioni". 30 maggio 2011
Il popolo della Lega: "Il berlusconismo è finito, non ha portato a casa niente" Maroni: "È stata una sberla" Salvini: "Un voto del centrosinistra contro Berlusconi". E l'emittente trasmette "Bella Ciao" e "l'Internazionale" MILANO - "È stata una sberla, serve una riflessione". Questo è il primo commento del ministro dell'Interno, Roberto Maroni alla vittoria milanese di Giuliano Pisapia. "O si dà un colpo d'ala, anzi di frusta, nella ripresa dell'azione di Governo o si rischia di non dare una risposta al voto di oggi", dice il ministro a margine degli incontri bliaterali Italia-Romania. E la risposta il ministro è pronto a darala: "Si reagisce a una sberla con un programma per i prossimi 24 mesi". Secondo l'esponente della Lega, inoltre, non dovrebbe essere necessario ("non credo") un aggiustamento alla squadra di Governo. Maroni riconosce che "il risultato dei ballottaggi non è esaltante nè per il centrodestra nè per la Lega". E aggiunge: "Ora dobbiamo riprendere la leadership, sui territori che avevamo e si è appannata" FINE DELLA "CORSA SOLITARIA" - Il dato elettorale non può far piacere alla Lega. Umberto Bossi, lascia la sede federale di via Bellerio senza parole. La sala stampa si chiude con le dichiarazioni del ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, l'unico che si è presentato ai giornalisti per analizzare il responso delle urne a nome della Lega Nord. La corsa solitaria ha clamorosamente fallito e il Carroccio ha pagato caro il bacio con il Pdl. Ma Roberto Calderoli, non perde lo spirito di squadra. "Quando si vince si vince tutti assieme così quando si perde", ha commentato sostenendo l'unità della squadra anche dopo la batosta elettorale. Alla Lega, con il secondo turno, resta un solo sindaco tra i comuni sopra i 15 mila abitanti: Attilio Fontana, a Varese. Tutti sconfitti tra il primo e il secondo turno i nomi indicati dal Carroccio. Negativo al ballottaggio per la Lega il responso delle urne di Rho e Desio. Non è passata a Nerviano. E bruciante la sconfitta a Gallarate. Erano stati esclusi al primo turno anche i candidati leghisti per San Giuliano Milanese e Cassano d'Adda nel bergamasco. POLEMICHE SUI FURTI D'AUTO - Il consigliere comunale della Lega Nord, Matteo Salvini cerca le giustificazioni della vittoria del centro sinistra a Milano. La vittoria di Giuliano Pisapia è stata un voto contro il premier Silvio Berlusconi da parte della sinistra. Il primo esponente del Carroccio commenta la sconfitta della sua parte politica al ballottaggio, che candidava col Pdl il sindaco uscente Letizia Moratti. "La Lega ha fatto di tutto e di più, gli elettori sono sovrani", ha detto Salvini. "Prendiamo atto del voto. Saremo un'opposizione costruttiva, vediamo cosa saprà fare la sinistra". Secondo Salvini, ad allontanare i milanesi dalle urne sono state le "polemiche del passato sui furti d'auto e le Br" e l'aver definito "i giudici un cancro da estirpare". "Il voto è sovrano - ha continuato - prendiamo atto voto dei milanesi e lo rispettiamo. L'opposizione non spaventa la Lega, marcheremo a uomo Pisapia". A chi lamenta lo scarso impegno del Carroccio risponde: "Abbiamo fatto di tutto e di più con mezzi infinitamente minori rispetto a Pd e Pdl". E ricorda il risultato del Comune di 5 anni fa: "Il Pdl prese 250 mila voti, la Lega 22 mila. Oggi il Pdl prende 170 mila voti, la Lega 60 mila. Il Pdl ha perso 80 mila voti. Detto questo- conclude- quando si perde, si perde tutti insieme, l'opposizione non ci fa paura". LE PROTESTE DEL POPOLO DELLA LEGA - Anche su Radio Padania irrompe tutta la delusione dell'elettorato della Lega per i risultati elettorali. Un risultato però abbastanza atteso, al punto che l'emittente ha iniziato la trasmissione per commentare i risultati del ballottaggio con "Bandiera Rossa" per aggiornare "la scelta musicale in base al sentimento popolare", ha spiegato, ironicamente, il conduttore. In un secondo momento l'emittente ha trasmesso anche l'inno dell'ex Unione Sovietica e poi "l'Internazionale". Tra gli interventi degli ascoltatori, emergono la delusione per il risultato e le critiche anche dure per come è stata portata avanti la campagna elettorale da parte del centrodestra, in particolare dal Pdl e da Berlusconi, che i leghisti accusano di essere la vera causa della sconfitta. "Attaccare Pisapia e dopo chiedergli scusa, poi l'annuncio che saranno tolte le multe per i milanesi: sono errori che si pagano", afferma un ascoltare. "Più che una sconfitta della Lega - rincara un altro leghista - è una sconfitta di Berlusconi e del Pdl. Il ciclo del berlusconismo è finito, non ha più presa, ha fatto mille promesse, ma non ha portato a casa nessun risultato". E ancora: "Berlusconi aveva promesso una riduzione delle tasse e invece dobbiamo lavorare un giorno in più per pagarle. Poi lo scandalo del bunga-bunga: noi non siamo fatti così". Altri ascoltatori invece si sono esercitati nel dipingere scenari terrificanti per Milano in seguito alla vittoria di Pisapia. "Preparatevi all'invasione di zingari e gente simile", ha dichiarato un ascoltatore cui gli ha fatto eco un altro leghista: "vedremo tanti bei bambini adottati da mamme che si chiamano Mario e i cittadini extracomunitari con il diritto di voto". Solo un ascoltatore è riuscito a dare un messaggio ottimista: "chi vince le amministrative in grandi città, come Napoli e Milano, perde poi le elezioni nazionali perché le città grandi sono difficili da amministrare e gli elettori si lamentano sempre di chi amministra". "L'ULTIMO DEI MOHICANI" - Il voto si è tradotto in una debacle della Lega: sconfitta a Novara, sconfitta alla provincia di Mantova, sconfitta anche al Comune di Rho e a quello di Desio, dove al primo turno si era presentata in solitaria spuntando il ballottaggio. E anche il "laboratorio Gallarate", dove la candidata leghista era rimasta esclusa dal ballottaggio riservato al pidiellino Bossi e al democratico Guenzani, va al centrosinistra. Tiene solo il comune di Varese, con la conferma di Attilio Fontana. Che dopo la rielezione per il secondo mandato scherza con i fedelissimi: "Sono l’ultimo dei mohicani, miei cari, qui è cambiato il vento…", dice. Il sindaco uscente ha vinto il ballottaggio di Varese con il 53,89% dei voti. La sua avversaria Luisa Oprandi (Pd, Idv, Sel, lista civica Varese&Luisa) ha perso con il 46,11% dei voti; ha però recuperato 16 punti rispetto al primo turno. Umberto Bossi dunque la sola consolazione è quella di aver tenuto la città natale, quella Varese dove pure l'uscente Fontana era stato costretto al ballottaggio dal candidato del centrosinistra, contro ogni pronostico. Una consolazione che non vale per Silvio Berlusconi: il nuovo sindaco di Arcore è di centrosinistra. Rosalba Colombo, sostenuta da Pd, Idv, Udc, Sel e Rifondazione comunista, ha battuto al ballottaggio il candidato di centro-destra Enrico Perego con 56,65% dei voti contro 43,34%. Redazione online 30 maggio 2011
ballottaggio: l'ex pm al 65,4%. tensione sotto il comitato pdl De Magistris è sindaco: "Napoli liberata, abbiamo scassato" Diretta| Foto Clamoroso: 30 punti di vantaggio | Backstage| Video E lo sconfitto Lettieri (34,6%): gli faccio in bocca al lupo Il nuovo consiglio comunale |Foto: i primi festeggiamenti NAPOLI - De Magistris sfonda conquistando circa 140mila voti in più rispetto al primo turno. È lui il nuovo sindaco di Napoli con il 65,4% delle preferenze, ovvero circa 30 punti avanti rispetto all'avversario del Pdl Gianni Lettieri. "Abbiamo scassato un'altra volta", sono le prime parole pronunciate, in dialetto, dal nuovo primo cittadino appena ha incrociato Antonio Di Pietro. Lettieri, dal canto suo, ha chiamato il vincitore poco dopo la metà dello spoglio: "C’è stato un risultato inequivocabile, un voto popolare in favore di de Magistris che ha preso il volo. Gli faccio in bocca al lupo". Il neoeletto ha poi telefonato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel corso del breve colloquio telefonico ha ribadito il suo impegno per Napoli. IL SINDACO PIU' GIOVANE - L'ex pm, 43 anni, emozionato e commosso è anche il primo cittadino più giovane della storia della città: "I cittadini napoletani hanno mostrato cervello, Napoli è stata liberata. Questa è la vittoria del popolo napoletano che merita di essere protagonista. Il 66 per cento è un risultato straordinario, ma domani sarò già al lavoro. Sarò il sindaco di tutti. Avanti con le forze sane della città". L'ex magistrato ha aggiunto: "Si tratta di un voto e un'affermazione che spinge l'Italia oltre Berlusconi. Io non rappresento l'antipolitica e sarò il sindaco di tutti. Sono un lavoratore e da domani mattina comincerò a lavorare. Ma stasera si fa festa: i cittadini napoletani, non io, hanno scritto una pagina storica: abbiamo vinto senza apparati, senza soldi, e devo dire senza l'appoggio dei media". "SAVIANO TORNERA' A NAPOLI" - De Magistris ha poi fatto riferimento a Roberto Saviano: "Creerò le condizioni affinchè Roberto possa tornare a vivere in città in condizioni normali". "Mi auguro di poter già nei prossimi giorni camminare con lui in una strada di Napoli". FESTA IN PIAZZA MUNICIPIO - Luigi, che i sostenitori napoletani chiamano Giggino, ha dato appuntamento a tutti per le 21 a piazza Municipio, per la festa della sua straripante elezione. LETTIERI AL 34,6%. TENSIONI AL COMITATO - Qualche tensione sotto il comitato elettorale di Lettieri il cui dato definitivo è 34,6%, tra alcuni sostenitori di de Magistris e di Lettieri. Qualche scaramuccia, subito bloccata dalla polizia. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, alcune decine di simpatizzanti del neo sindaco di Napoli, che stavano festeggiando nei paraggi del comitato di Lettieri, sono entrati in contatto con i sostenitori del candidato del Pdl che sostavano dinanzi alla sede del comitato. Sono volati spintoni, nella ressa è volato qualche casco da motociclista. Ne è scaturito un inseguimento nelle strade adiacenti via Palepoli, che non dista molto dal comitato di de Magistris. LA SORPRESA - Era il 12 febbraio quando l'eurodeputato ufficializzò la candidatura davanti all'assemblea dell'Idv con queste parole: "La candidatura è la mia, chi ci sta lo dice chi non ci sta andrà per i fatti suoi". Luigi, ex magistrato, entrato in politica solo tre anni fa lasciando la toga dopo un mare di polemiche legate all'inchiesta Why not, considerato in questa competizione amministrativa semplice outsider, scontando il "tradimento" iniziale dei vendoliani di Napoli che hanno deciso di sostenere il Pd per un malinteso "voto utile", ha ribaltato il tavolo: sbaraglia l'avversario ed è il nuovo sindaco della terza città d'Italia. Alessandro Chetta 30 maggio 2011
MINZOLINI E DE SCALZI ISCRITTI NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI Rai, indagati Berlusconi e i direttori Inchiesta per abuso d'ufficio per le video-interviste L'Agcom: violazioni anche in "Annozero" con Celentano (Ansa\Del Zennaro) (Ansa\Del Zennaro) MILANO - La procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i direttori del Tg1 Augusto Minzolini e quello pro tempore del Tg2 Mario De Scalzi per l'accusa di abuso di ufficio. I fatti si riferiscono al video delle interviste al premier trasmesse il 20 maggio scorso. L'inchiesta è nata dopo la denuncia dei Radicali. LA DENUNCIA - L'iscrizione è una sorta di "atto dovuto", legato proprio alla denuncia nominativa che l'avvocato Giuseppe Rossodivita aveva presentato per conto di Emma Bonino e Marco Cappato. Il fascicolo non andrà al Tribunale dei ministri perché Berlusconi è indagato come leader del Pdl e non come presidente del Consiglio. Stando all'esposto, infatti, i Radicali avevano rilevato come "gli interventi di Berlusconi nei tg fossero, per temi trattati, scenografia con tanto di simbolo elettorale alle spalle e montaggio del registrato, dei veri e propri spot elettorali assolutamente vietati nei notiziari". Per questo i Radicali avevano sollecitato anche "il sequestro di videocassette o dei file originali dei messaggi trasmessi dai notiziari, compresi eventuali appunti che ne hanno accompagnato il recapito", nonché il sequestro degli "ordini di servizio dei giornalisti che hanno effettuato pseudo-interviste, oltre agli appunti e ai fogli di lavoro delle riunioni di redazione dei telegiornali". INDAGINE ANCHE A MILANO - Sul punto, però, la procura di Roma ha espresso parere negativo ritenendo che "il reato di abuso d'ufficio non appare sussistere in tutti i suoi elementi". Sarà invece la procura di Milano, dove i Radicali hanno presentato analoga denuncia, a prendere in esame eventuali ipotesi di reato a carico dei direttori di Tg4, Tg5 e Studio Aperto. SANTORO - La Commissione servizi e prodotti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha ravvisato la violazione del divieto di manifestare le proprie preferenze di voto, previsto dalla legge sulla par condicio, nell'episodio che, all'interno della trasmissione Annozero del 26 maggio, ha riguardato le dichiarazioni di Adriano Celentano a favore di un candidato alle elezioni comunali di Milano. È quanto si legge in una nota dell'Agcom, nella quale si precisa che la decisione è stata presa a maggioranza. La Commissione, che ha esaminato gli esposti pervenuti venerdì scorso, ha deciso inoltre all'unanimità l'archiviazione della segnalazione relativa al Tg3 (edizione del 25 maggio delle ore 19). Redazione online 30 maggio 2011
2011-05-27 E Frattini: "LE PAROLE DEL PREMIER AL PRESIDENTE USA DENOTANO GRANDE SOFFERERENZA" Berlusconi: "Escludo crisi anche se perdiamo". Al G8 nuovo attacco ai pm Il premier e lo sfogo a Obama: "Mio dovere spiegare. Le toghe sono patologia, l'ho detto agli altri leader" MILANO - Di ritorno dal G8 da Deauville, Silvio Berlusconi ha chiuso a Napoli la campagna elettorale delle amministrative e ha escluso crisi di governo nel caso di sconfitta ai ballottaggi di Milano e Napoli. "Lo escludo nel modo più categorico. Pochi giorni fa per l'ennesima volta abbiamo ottenuto la fiducia alla Camera con una maggioranza politicamente più coesa", ha detto il premier in un'intervista a una televisione locale. "De Magistris è un demagogo, parla di cose che non conosce", ha poi detto a Canale 21. "A Napoli sono i centri sociali a innescare episodi di violenza. A Milano c'è un clima avvelenato provocato dalla sinistra", ha aggiunto al Gr1 il presidente del Consiglio, che ribadisce che "non siamo certo noi a gettare benzina sul fuoco. L'Italia si è lasciata alle spalle il picco più alto di questa crisi, dalla quale sta uscendo meglio di altri. Chi dice che l'Italia è impoverita finge di non vedere l'enorme quota del lavoro sommerso che sfugge alle statistiche". Riguardo a Napoli, il Cavaliere ha confermato che il governo "sta per varare un provvedimento per fermare fino alla fine dell'anno gli abbattimenti" delle case abusive. AL G8 - A Deauville il premier ha ancora attaccato i pm. All'indomani dello sfogo con il presidente Usa Barack Obama ("in Italia quasi una dittatura dei giudici di sinistra"), il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è tornato sul tema della giustizia nel nostro Paese, senza risparmiare, pure in questo caso, critiche alle toghe. "In Italia non è più tollerabile l'interferenza di alcuni magistrati della pubblica accusa nei confronti dei rappresentanti del popolo democraticamente eletti", ha detto il premier in conferenza stampa al termine del summit, definendo la giustizia "una patologia" della democrazia e accusando anche una parte della magistratura di volerlo "aggredire anche sotto il profilo patrimoniale" con l'obiettivo - ha detto il Cavaliere - di favorire "il mio avversario politico". "STAMPA DELEGITTIMA ITALIA" - Quanto allo sfogo con l'inquilino della Casa Bianca Berlusconi si è difeso sostenendo di ritenere suo dovere, "ogni volta" che si trova in un contesto internazionale, quello di "spiegare quale sia la situazione in Italia, anche di quelle vicende che possono minare la credibilità" del Paese. Per questo, delle toghe italiane Berlusconi ha parlato in realtà con tutti i leader del G8, e non solo con Obama. E i giornali, è la lamentela del presidente del Consiglio, hanno riportato solo un frammento della conversazione con Obama, "fuori dal contesto di un ragionamento più ampio". Il Cavaliere ha respinto l'accusa mossa dalle opposizioni di aver gettato discredito sul Paese: "Troppo spesso - ha detto - la realtà è travisata da certa informazione che, anziché narrare i fatti, tende a delegittimare le istituzioni del nostro Paese. Ritengo fondamentale - ha proseguito - che si sappia non solo a quale persecuzione sono stato e vengo sottoposto, ma qual è oggi il tentativo di aggredirmi". Toni duri sono arrivati anche in risposta alla domanda dell'inviato di Repubblica: "È scandaloso che voi non vi scandalizziate per le 24 accuse che mi riguardano cadute nel nulla e che continuiate ad amplificarle. Mi permetto di dire ancora una volta "vergognatevi"". Quindi la smentita da parte di Berlusconi, della presunta freddezza con la quale il presidente americano avrebbe accolto le sue confidenze: "È completamente falso che il presidente Usa Obama abbia mostrato distacco o freddezza nei miei confronti". Al contrario, ha voluto chiarire il presidente del Consiglio, c'è stata da parte sua grande "cordialità, rispetto, amicizia e sostegno". Il premier parla dei giudici a Obama... "SOFFERENZA PROFONDA" - Giovedì, lo sfogo anti-pm di Silvio Berlusconi a Barack Obama ha suscitato non poche polemiche. "Il problema è il premier, non le toghe" ha detto il leader Pd Pier Luigi Bersani, mentre l'Anm ha giudicato "grave denigrare le istituzioni all'estero". E tanti comuni cittadini italiani stanno porgendo le loro scuse al presidente a stelle e strisce sulla sua pagina Facebook. Sullo sfogo di Berlusconi con Obama èptornato in mattinata anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, per difendere il presidente del Consiglio e spiegare che le sue frasi sulla giustizia e i magistrati "denotano una sofferenza profonda, una sofferenza umana di una persona che da 17 anni è stato colpito da 200 processi penali uscendo sempre senza alcuna condanna". ...e a Medvedev "SEGNO DI UN DOLORE" - A margine di un incontro istituzionale al Centro di riferimento oncologico di Aviano, il titolare della Farnesina si è detto convinto del fatto che le parole del Cavaliere siano il "segno di un dolore profondo che bisogna certamente comprendere". Ma Berlusconi - ha aggiunto il ministro degli Esteri - ha anche parlato, a quanto sembra da queste immagini rubate, dell'esigenza di riforme strutturali nel Paese, che sono una cosa seria e che credo possano interessare anche al presidente degli Stati Uniti". Secondo Frattini, "il fatto che da questa battuta si sia oscurata la valenza importante della presenza dell'Italia al G8, dove si è candidata con successo ad ospitare il G8 attuativo per il Piano Marshall del Mediterraneo che si terrà a Roma in luglio è veramente clamoroso. È questa la vera notizia, che invece è passata in secondo piano".
napoli: In fumo volantini, manifesti e 26 gazebo Lettieri, incendio doloso nel comitato "De Magistris moralmente responsabile" Rogo nella sede elettorale del candidato Pdl. L'ex pm: "No a insinuazioni, farò esposto su strategia tensione" Gianni Lettieri (Lapresse) La corsa alla poltrona di sindaco è alle battute finali a Napoli e al fotofinish non mancano polemiche e veleni. Ad alimentare la tensione tra i due candidati interviene l'incendio, presumibilmente di origine dolosa, sviluppatosi giovedì sera al piano terra del comitato elettorale del candidato Pdl Gianni Lettieri. Dopo i primi rilievi dei vigili del fuoco, all'interno del deposito utilizzato per custodire il materiale elettorale, sono stati rinvenuti dei razzi bengala esplosi e tracce di benzina. Il rogo, divampato intorno alla mezzanotte nel locale seminterrato del comitato, è stato subito domato dai vigili del fuoco. Il portiere dello stabile è rimasto intossicato dal fumo e molto materiale elettorale è stato danneggiato. In particolare oltre a volantini e manifesti, sono andati distrutti ventisei gazebo che dovevano essere impiegati in occasione del comizio di chiusura del candidato del Pdl, in programma in Piazza del Plebiscito. Sull'episodio indaga la polizia. Intanto, però, il rogo ha spinto l'aspirante sindaco del centrodestra a puntare il dito contro il suo sfidante, il candidato dell'Italia dei Valori Luigi de Magistris. ACCUSE - "Lo considero moralmente responsabile degli episodi di violenza che dal 15 aprile in poi si sono susseguiti nei miei confronti e dei miei collaboratori, da ultimo l'incendio appiccato questa sera ai locali del mio comitato elettorale. Siamo tornati agli anni di piombo" ha detto Lettieri giovedì sera riferendosi all'ex pm. Pronta la replica. "Nel respingere sempre e comunque ogni forma di violenza, anche se di natura strumentale - si è difeso de Magistris - la mia storia di magistrato che ha sempre contrastato ogni forma di violenza e di deviazione occulta anche all'interno delle istituzioni mi consente di andare a testa alta e di respingere ogni insinuazione sulla responsabilità di un clima di violenza che non ha mai caratterizzato la nostra campagna elettorale". "Anzi - ha aggiunto il candidato del centrosinistra - mi auguro che la magistratura faccia piena luce su questo episodio". "ESPOSTO" - De Magistris ha tutta l'intenzione di passare dalle parole ai fatti. "Avevo già previsto - ha detto l'ex pm - che avrebbero tirato fuori a poche ore dal voto un tentativo di inquinamento democratico: oggi presenterò un esposto alla procura della repubblica di Napoli, sia sul voto di scambio che stanno portando avanti persone vicine al candidato Lettieri, sia sul tentativo di strategia della tensione messo in atto da ambienti e personaggi che stanno sostenendo la candidatura di Lettieri". Il candidato del Pdl però non ci sta. Per Lettieri è infatti una "sciocchezza colossale" insinuare che sia il centrodestra ad alimentare la tensione in questa campagna elettorale così come è una "sciocchezza - secondo l'aspirante sindaco di centrodestra - quello che dice de Magistris ritenendo che siamo noi a inventarci queste aggressioni". Redazione online 27 maggio 2011
E Frattini: "LE PAROLE DEL PREMIER AL PRESIDENTE USA DENOTANO GRANDE SOFFERERENZA" Berlusconi: "Escludo crisi anche se perdiamo". Al G8 nuovo attacco ai pm Il premier e lo sfogo a Obama: "Mio dovere spiegare. Le toghe sono patologia, l'ho detto agli altri leader" MILANO - Di ritorno dal G8 da Deauville, Silvio Berlusconi ha chiuso a Napoli la campagna elettorale delle amministrative e ha escluso crisi di governo nel caso di sconfitta ai ballottaggi di Milano e Napoli. "Lo escludo nel modo più categorico. Pochi giorni fa per l'ennesima volta abbiamo ottenuto la fiducia alla Camera con una maggioranza politicamente più coesa", ha detto il premier in un'intervista a una televisione locale. "De Magistris è un demagogo, parla di cose che non conosce", ha poi detto a Canale 21. "A Napoli sono i centri sociali a innescare episodi di violenza. A Milano c'è un clima avvelenato provocato dalla sinistra", ha aggiunto al Gr1 il presidente del Consiglio, che ribadisce che "non siamo certo noi a gettare benzina sul fuoco. L'Italia si è lasciata alle spalle il picco più alto di questa crisi, dalla quale sta uscendo meglio di altri. Chi dice che l'Italia è impoverita finge di non vedere l'enorme quota del lavoro sommerso che sfugge alle statistiche". Riguardo a Napoli, il Cavaliere ha confermato che il governo "sta per varare un provvedimento per fermare fino alla fine dell'anno gli abbattimenti" delle case abusive. AL G8 - A Deauville il premier ha ancora attaccato i pm. All'indomani dello sfogo con il presidente Usa Barack Obama ("in Italia quasi una dittatura dei giudici di sinistra"), il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è tornato sul tema della giustizia nel nostro Paese, senza risparmiare, pure in questo caso, critiche alle toghe. "In Italia non è più tollerabile l'interferenza di alcuni magistrati della pubblica accusa nei confronti dei rappresentanti del popolo democraticamente eletti", ha detto il premier in conferenza stampa al termine del summit, definendo la giustizia "una patologia" della democrazia e accusando anche una parte della magistratura di volerlo "aggredire anche sotto il profilo patrimoniale" con l'obiettivo - ha detto il Cavaliere - di favorire "il mio avversario politico". "STAMPA DELEGITTIMA ITALIA" - Quanto allo sfogo con l'inquilino della Casa Bianca Berlusconi si è difeso sostenendo di ritenere suo dovere, "ogni volta" che si trova in un contesto internazionale, quello di "spiegare quale sia la situazione in Italia, anche di quelle vicende che possono minare la credibilità" del Paese. Per questo, delle toghe italiane Berlusconi ha parlato in realtà con tutti i leader del G8, e non solo con Obama. E i giornali, è la lamentela del presidente del Consiglio, hanno riportato solo un frammento della conversazione con Obama, "fuori dal contesto di un ragionamento più ampio". Il Cavaliere ha respinto l'accusa mossa dalle opposizioni di aver gettato discredito sul Paese: "Troppo spesso - ha detto - la realtà è travisata da certa informazione che, anziché narrare i fatti, tende a delegittimare le istituzioni del nostro Paese. Ritengo fondamentale - ha proseguito - che si sappia non solo a quale persecuzione sono stato e vengo sottoposto, ma qual è oggi il tentativo di aggredirmi". Toni duri sono arrivati anche in risposta alla domanda dell'inviato di Repubblica: "È scandaloso che voi non vi scandalizziate per le 24 accuse che mi riguardano cadute nel nulla e che continuiate ad amplificarle. Mi permetto di dire ancora una volta "vergognatevi"". Quindi la smentita da parte di Berlusconi, della presunta freddezza con la quale il presidente americano avrebbe accolto le sue confidenze: "È completamente falso che il presidente Usa Obama abbia mostrato distacco o freddezza nei miei confronti". Al contrario, ha voluto chiarire il presidente del Consiglio, c'è stata da parte sua grande "cordialità, rispetto, amicizia e sostegno". Il premier parla dei giudici a Obama... "SOFFERENZA PROFONDA" - Giovedì, lo sfogo anti-pm di Silvio Berlusconi a Barack Obama ha suscitato non poche polemiche. "Il problema è il premier, non le toghe" ha detto il leader Pd Pier Luigi Bersani, mentre l'Anm ha giudicato "grave denigrare le istituzioni all'estero". E tanti comuni cittadini italiani stanno porgendo le loro scuse al presidente a stelle e strisce sulla sua pagina Facebook. Sullo sfogo di Berlusconi con Obama èptornato in mattinata anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, per difendere il presidente del Consiglio e spiegare che le sue frasi sulla giustizia e i magistrati "denotano una sofferenza profonda, una sofferenza umana di una persona che da 17 anni è stato colpito da 200 processi penali uscendo sempre senza alcuna condanna". ...e a Medvedev "SEGNO DI UN DOLORE" - A margine di un incontro istituzionale al Centro di riferimento oncologico di Aviano, il titolare della Farnesina si è detto convinto del fatto che le parole del Cavaliere siano il "segno di un dolore profondo che bisogna certamente comprendere". Ma Berlusconi - ha aggiunto il ministro degli Esteri - ha anche parlato, a quanto sembra da queste immagini rubate, dell'esigenza di riforme strutturali nel Paese, che sono una cosa seria e che credo possano interessare anche al presidente degli Stati Uniti". Secondo Frattini, "il fatto che da questa battuta si sia oscurata la valenza importante della presenza dell'Italia al G8, dove si è candidata con successo ad ospitare il G8 attuativo per il Piano Marshall del Mediterraneo che si terrà a Roma in luglio è veramente clamoroso. È questa la vera notizia, che invece è passata in secondo piano". Redazione online 27 maggio 2011
"Ridurre numero parlamentari, superare il bicameralismo perfetto, legge elettorale" "Cambieremo questo Stato: voglio spostare anche il Colle" Calderoli: i dicasteri da trasferire punto chiave per le future alleanze MILANO - "La Lega è un movimento riformatore. Nasce per cambiare questo Stato. Non ci si può chiedere di essere qualcosa di diverso". E il ministro Roberto Calderoli al trasferimento dei ministeri da Roma ci crede con tutta l'anima: "È un tassello importante del nuovo rapporto tra Stato e cittadini che noi vogliamo". Ministro, però lei è il Semplificatore. Non crede che questa vicenda tutto abbia fatto tranne che semplificare i rapporti con gli alleati? Era indispensabile lanciare il trasferimento in campagna elettorale? "Per chi non vuole i cambiamenti, non è mai il momento giusto. E poi, in questo caso, sono stati i giornali e le televisioni: noi ne parliamo dall'estate scorsa. Sono i poteri morti che decidono quando è il momento di valorizzare una notizia". Suvvia, Calderoli. Una bella spintarella l'avete data anche voi nel "valorizzare" la notizia proprio ora. O no? "I tempi sono importanti, una questione lanciata nel momento sbagliato si arena. La Lega ha sempre fatto così: per le sue battaglie ha sempre scelto i momenti in cui era più difficile che si potessero lasciar cadere. Poi, abbiamo anche avuto la fortuna di avere gli Alemanno e le Polverini che hanno molto contribuito al successo mediatico... Ma se qualcuno pensa che noi lasceremo cadere, sbaglia di grosso: aggiungo che il trasferimento sarà uno dei punti qualificanti del programma su cui stringeremo le nostre prossime alleanze". C'è chi dice che sia un tema che non sposta un voto. Perché per voi è tanto importante? "Perché non è, come ha detto qualcuno, uno spostare le bandierine. È cambiare tutto. Primo, noi siamo convinti che un ministero debba essere alimentato dalle vocazioni territoriali. Poi, ci sono gli aspetti concreti: il lavoro, l'indotto, la movimentazione dell'economia. Io capisco l'arrabbiatura di Alemanno e Polverini: loro sanno bene quali sono i vantaggi che vengono da un ministero, a differenza di Formigoni. Ma non c'è solo la bistecca, il vantaggio immediato. La cosa più importante è che i ministeri cambierebbero modo di lavorare". Basta cambiare città? "Certo. In un ministero, il ministro conta solo per i primi due mesi. Perché gli danno il contentino, fanno i collaborativi... Dopo, il ministro scompare e il ministero diventa tutto. Lei pensi che io sto chiudendo il mio...". Ma che dice? Chiude il ministero alla Semplificazione? "Eccome. Tecnicamente, non è un ministero. Si chiama unità di missione e ha sede in San Lorenzo in Lucina. Ma, appunto, per non subire condizionamenti, lo sto chiudendo. Il fatto che i ministeri siano sempre nello stesso posto fa sì che i grandi burocrati siano sempre gli stessi: un anno in un ministero, un anno nell'altro... la maggiore resistenza ad ogni cambiamento viene da lì. Impedisce l'accesso ad energie fresche e si limita ad autoperpetuarsi". E dunque, la battaglia per i ministeri come procederà? "Abbiamo deciso con il presidente del Consiglio di partire con lo spostamento di alcuni dipartimenti. Quelli senza portafoglio, dato che non hanno bisogno di una legge. Noi avevamo chiesto Riforme e Semplificazione, e Berlusconi correttamente ci ha chiesto di aggiungerne anche uno al Sud. Si pensa alle Pari opportunità della Carfagna: una materia che è più necessario trattare nel Mezzogiorno". Perdoni, ma questi ministeri sembrano più un fatto simbolico che qualcosa di sostanziale. "Lo sono, un fatto simbolico. Ma abbiamo l'impegno di Berlusconi - che finora non ha mai mancato alla parola data - che dopo i ballottaggi affronteremo il tema più generale. Il 6 giugno, poi, presenteremo in Cassazione un progetto di legge di iniziativa popolare. Mentre la discussione su quali ministeri spostare e dove si farà con tutti. Sono certo che i governatori e i sindaci delle grandi città saranno dalla nostra parte. Ripeto, noi abbiamo assoluta volontà di andare avanti. E non è uno scherzo. Si ricorda che cosa dicevano i coloni americani, niente tassazione senza rappresentatività? Noi potremmo cambiarlo così: no representation? No taxation". Che fa Calderoli, torna a minacciare la rivolta fiscale? "A buon intenditor... Le posso anche anticipare che nella prossima manovra noi cominceremo a tagliare anche quei sancta sanctorum fin qui mai toccati, dalla presidenza della Repubblica a tutti gli organi costituzionali". Molti nemici, molto onore... Ma adesso ce l'avete anche con il Quirinale? "No. Ma io voglio spostare anche da Roma la presidenza della Repubblica". Va bene, Calderoli, forse state fuggendo un po' in avanti... "Ma no. Sui tagli, penso che in un momento di crisi debbano riguardare tutti, non è pensabile che ci sia chi è escluso per definizione". Si dice che la Lega voglia cambiare la legge elettorale e per farlo stia trattando anche con l'opposizione. "Questo è un tema che divide i furbetti da chi lavora davvero per il Paese. È ovvio che noi stiamo trattando con tutti, lo facciamo da sempre. Ma quello che a tutti diciamo, maggioranza e opposizione, è che bisogna far ripartire le riforme: riduzione del numero dei parlamentari e superamento del bicameralismo perfetto per avere una Camera legislativa e una Camera dei territori. Si può fare in questa legislatura e, una volta arrivati a quello, il cambiare la legge elettorale diventa obbligatorio. Ma quelli che vogliono partire dall'ultimo punto sono i furbetti". E Bersani è un furbetto o lavora per il Paese? "Vedremo. Se è in buona fede, accetterà la mia proposta. Se invece il Pd pensa di partire dalla legge elettorale, vorrà dire che pensa soltanto agli interessi di bottega. E anche che ha paura di perdere". Marco Cremonesi 27 maggio 2011
LA POLEMICA Calderoli: io interpretato male Il Corriere: gli è stata chiesta conferma Il ministro smentisce le sue dichiarazioni sul Quirinale ma il quotidiano replica: la notte ha riportato saggezza Roberto Calderoli Roberto Calderoli MILANO - "Un'incomprensione telefonica tra me e il giornalista del Corriere della Sera". Il leghista Roberto Calderoli ha spiegato così le sue parole, riportate in un'intervista al quotidiano milanese, sulla necessità di spostare da Roma la Presidenza della Repubblica, che hanno scatenato una serie di accese polemiche. Ma la direzione del Corriere non ci sta e spiega che non ci può essere stata incomprensione poiché il ministro della semplificazione ha ribadito più volte le sue dichiarazioni "vincendo la comprensibile incredulità dell'intervistatore" LA SMENTITA - "Riguardo all'intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera - si legge nella nota diffusa da Calderoli - intendo precisare che a seguito di un'incomprensione telefonica con il giornalista che mi ha intervistato la mia frase "non voglio spostare da Roma la presidenza della Repubblica" è stata erroneamente tradotta in "voglio spostarla". E' di tutta evidenza che la presidenza della Repubblica non possa che essere e restare nella Capitale del Paese e quindi mi scuso anche con il presidente Giorgio Napolitano per averlo involontariamente coinvolto nel decentramento amministrativo che è al nostro esame: non vi era né l'intenzione di farlo e non vi è neanche l'intenzione di poterlo fare e tra l'altro sarebbe pure insensato". Nei giorni scorsi la Lega ha rilanciato l'idea di spostare alcuni ministeri al Nord e giovedì lo stesso ministro per la Semplificazione ha minacciato uno sciopero della tassazione se non ci sarà lo spostamento. LA REPLICA - "Sorge un dubbio. Il Calderoli che oggi smentisce di aver detto, nell'intervista al Corriere, di voler spostare la sede del Quirinale è lo stesso che ieri, parlando con il giornalista Marco Cremonesi, ha ribadito più volte la sua opinione, vincendo la comprensibile incredulità dell'intervistatore?". Così la direzione del Corriere della Sera replica in una nota al ministro Roberto Calderoli. "Capiamo - prosegue la nota - che l'esponente della Lega abbia passato una brutta mattinata o forse la notte gli ha restituito qualche grano (padano) di saggezza. Come ministro ha semplificato poco le leggi italiane, ma in compenso si è spesso complicato la vita". CONTROREPLICA... - "La nota diramata dalla direzione del Corriere della Sera, direzione che come sempre non ha un nome e cognome, assomiglia più ad un comunicato stampa emesso da un centro sociale. Io, ieri, non sono stato intervistato dalla direzione del Corriere della Sera ma dal giornalista Marco Cremonesi, con il quale ho già chiarito l'equivoco sorto nel corso dell'intervista telefonica". È quanto ha dichiarato in una nota il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, in risposta alla direzione del quotidiano milnese. "A questo punto se i modi civili, che si utilizzano tra persone perbene, non bastano per dirimere la questione, non mi resterà che rivolgermi alle sedi competenti per avere giustizia e in quelle sedi i signori della direzione dovranno fornire la registrazione telefonica della suddetta intervista, da cui emergerà chiaramente che il grano di saggezza manca soprattutto nei vertici del quotidiano di via Solferino ovvero ai poteri forti che a breve si spera diventino poteri morti". ... E CONTRO-CONTROREPLICA - "Caro Calderoli, le confermo quanto le ho già scritto. Raramente mi è capitato di avere a che fare con una persona confusa e in malafede come lei, ma ormai non mi stupisco più di nulla. Sa che le dico? La querela la faccio io. E le chiederò anche i danni per le troppe interviste che generosamente le abbiamo fatto in questi anni". È questa la nuova risposta del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, al ministro della Lega. ANCORA CALDEROLI - Ma Calderoli vuole avere l'ultima parola e replica di nuovo annunciando un esposto all'Ordine dei giornalisti, perché "non sapevo che al Corriere ci fosse un tariffario per le interviste. Se non fossi confuso come Lei mi accusa di essere e se invece fossi sveglio, allora dovrei tacere, abbassando la testa, chinandomi davanti a questi suoi "pizzini", ma non ce la faccio e la bocca proprio non la chiudo, perché non sono né confuso né in malafede". 27 maggio 2011
napoli: In fumo volantini, manifesti e 26 gazebo Lettieri, incendio doloso nel comitato "De Magistris moralmente responsabile" Rogo nella sede elettorale del candidato Pdl. L'ex pm: "No a insinuazioni, farò esposto su strategia tensione" La corsa alla poltrona di sindaco è alle battute finali a Napoli e al fotofinish non mancano polemiche e veleni. Ad alimentare la tensione tra i due candidati interviene l'incendio, presumibilmente di origine dolosa, sviluppatosi giovedì sera al piano terra del comitato elettorale del candidato Pdl Gianni Lettieri. Dopo i primi rilievi dei vigili del fuoco, all'interno del deposito utilizzato per custodire il materiale elettorale, sono stati rinvenuti dei razzi bengala esplosi e tracce di benzina. Il rogo, divampato intorno alla mezzanotte nel locale seminterrato del comitato, è stato subito domato dai vigili del fuoco. Il portiere dello stabile è rimasto intossicato dal fumo e molto materiale elettorale è stato danneggiato. In particolare oltre a volantini e manifesti, sono andati distrutti ventisei gazebo che dovevano essere impiegati in occasione del comizio di chiusura del candidato del Pdl, in programma in Piazza del Plebiscito. Sull'episodio indaga la polizia. Intanto, però, il rogo ha spinto l'aspirante sindaco del centrodestra a puntare il dito contro il suo sfidante, il candidato dell'Italia dei Valori Luigi de Magistris. ACCUSE - "Lo considero moralmente responsabile degli episodi di violenza che dal 15 aprile in poi si sono susseguiti nei miei confronti e dei miei collaboratori, da ultimo l'incendio appiccato questa sera ai locali del mio comitato elettorale. Siamo tornati agli anni di piombo" ha detto Lettieri giovedì sera riferendosi all'ex pm. Pronta la replica. "Nel respingere sempre e comunque ogni forma di violenza, anche se di natura strumentale - si è difeso de Magistris - la mia storia di magistrato che ha sempre contrastato ogni forma di violenza e di deviazione occulta anche all'interno delle istituzioni mi consente di andare a testa alta e di respingere ogni insinuazione sulla responsabilità di un clima di violenza che non ha mai caratterizzato la nostra campagna elettorale". "Anzi - ha aggiunto il candidato del centrosinistra - mi auguro che la magistratura faccia piena luce su questo episodio". "ESPOSTO" - De Magistris ha tutta l'intenzione di passare dalle parole ai fatti. "Avevo già previsto - ha detto l'ex pm - che avrebbero tirato fuori a poche ore dal voto un tentativo di inquinamento democratico: oggi presenterò un esposto alla procura della repubblica di Napoli, sia sul voto di scambio che stanno portando avanti persone vicine al candidato Lettieri, sia sul tentativo di strategia della tensione messo in atto da ambienti e personaggi che stanno sostenendo la candidatura di Lettieri". Il candidato del Pdl però non ci sta. Per Lettieri è infatti una "sciocchezza colossale" insinuare che sia il centrodestra ad alimentare la tensione in questa campagna elettorale così come è una "sciocchezza - secondo l'aspirante sindaco di centrodestra - quello che dice de Magistris ritenendo che siamo noi a inventarci queste aggressioni". Redazione online 27 maggio 2011
Mentre affiggevano cartelloni elettorali in via Ripamonti Rissa nella notte tra sostenitori dei candidati-sindaco. Due contusi Gli insulti, poi le botte. Ferito il candidato leghista Giuseppe Maiocchi e un simpatizzante di Pisapia MILANO - Ultime, roventi ore di campagna elettorale. Con tensioni tra sostenitori dei candidati sindaco. Nella notte, due persone sono rimaste contuse in seguito a una rissa scoppiata in via Ripamonti che ha coinvolto due sostenitori di Letizia Moratti - fra cui il candidato della Lega Nord Giuseppe Maiocchi, il gioielliere che, con il figlio, nel 2004, reagì a due rapinatori all'esterno del suo negozio, uno dei quali venne ucciso - e tre sostenitori di Giuliano Pisapia. Maiocchi, 63 anni, è stato notato intorno alle 2 da una pattuglia dei carabinieri, in via Ripamonti, angolo via Sibari, nella zona sud della città, mentre si picchiava con un altro uomo. Il gioielliere ha affermato di essere stato aggredito da sostenitori di Pisapia mentre attaccava dei manifesti pro Moratti. Secondo una prima ricostruzione, sembra che i due gruppi di sostenitori, che stavano affiggendo cartelloni elettorali, si siano insultati e siano venuti alle mani. L'eurodeputato del Carroccio Matteo Salvini, ha denunciato l'aggressione sostenendo che il gioielliere - che ha riportato ferite guaribili in otto giorni - sarebbe stato aggredito dai tre sostenitori di Pisapia, che sono poi stati identificati dai Carabinieri. BASTONATE - Il Comitato Giuliano Pisapia Sindaco X Milano ha invece ricostruito diversamente i fatti: "Intorno all'una e mezza di notte - si legge in una nota diffusa in mattinata - tre persone attacchinavano manifesti della Lega fuori dagli spazi previsti. Tre ragazzi gli hanno fatto notare che il loro comportamento era illegale. A quel punto i leghisti hanno insultato i giovani e nel momento in cui questi hanno detto che avrebbero chiamato la polizia, uno dei militanti della Lega con un bastone ha colpito in testa uno dei ragazzi scaraventandolo sul marciapiede. In quel momento, per fortuna, è arrivata un'auto dei carabinieri che ha identificato tutti i presenti. Poi il ragazzo colpito è stato portato al pronto soccorso con un'autoambulanza, dove gli è stato riscontrato un trauma cranico e varie escoriazioni". I ragazzi, conclude la nota del Comitato, presenteranno denuncia nel pomeriggio. SEGNALATI - Due tra le cinque persone presenti, risulterebbero già segnalate, in passato, dalle forze dell'ordine, per aver partecipato a manifestazioni di un centro sociale milanese. Si tratta di due fratelli di 25 e 26 anni. Uno dei due, in particolare, avrebbe anche dei piccoli precedenti, per reati relativi all'ordine pubblico. Al processo per la rapina del 2004, Maiocchi venne condannato a un mese per lesioni colpose, il figlio a 18 mesi per omicidio colposo. Redazione online 27 maggio 2011
IL CANDIDATO del centrosinistra IN VIDEOCHAT al CORRIERE: SE VINCO PIANGERò MA DI NASCOSTO "Vivere a Milano sarà più bello e facile" Pisapia: "La città deve tornare a essere giovane. Non aumenterò l'Ici. La moschea? sì, ma autofinanziata" MILANO - Giuliano Pisapia sa che il risultato del ballottaggio di Milano ha una valenza nazionale. Ma, a tre giorni dal voto, il candidato del centrosinistra in corsa per la poltrona di sindaco ci tiene a sottolineare che i suoi interlocutori principali sono e restano i milanesi, e la sua rivale Letizia Moratti. "Ho sfidato lei non Silvio Berlusconi. Voglio continuare a parlare di Milano" ha chiarito l'avvocato, rispondendo alle mille e oltre domande dei lettori di Corriere.it. Intervenuto in videochat (guarda), Pisapia è tornato sui temi più caldi della campagna: sicurezza, Expo, moschea, rilancio economico della città, mezzi pubblici e piste ciclabili. "Vivere a Milano sarà più bello e facile" ha assicurato il candidato del centrosinistra, ipotizzando un suo successo alle urne. Che sarebbe certo accompagnato dall'emozione. "Se vinco piangerò, ma di nascosto" ha ammesso l'aspirante sindaco, desideroso di trascorrere l'ultima domenica del voto "libero dallo staff" e coi suoi cari. "COLTELLATA" - "Milano deve ritrovare l'orgoglio, deve tornare a essere una città giovane" è l'idea di Pisapia, che rimprovera alla candidata del Pdl e attuale sindaco di non aver risolto molti dei problemi dei cittadini. "Contano i programmi prima delle persone" ha spiegato poi l'avvocato, in merito ai nomi della giunta non ancora anticipati. Per il 50 per cento, comunque, sarà composta da donne, è la promessa dell'avvocato, che a riguardo ha voluto anche chiarire di non aver ricevuto pressione alcuna da parte della coalizione di centrosinistra. In ogni caso, non si tratterà di voltagabbana ma di persone scelte "per competenza, professionalità, onesta personale e coerenza politica". Nessun dietrofront poi sul "no" a un ulteriore faccia a faccia con la Moratti. La decisione "è mia e credo che sia giusta" ha detto, togliendosi un sassolino dalla scarpa. "L'ultima volta dal sindaco è arrivata una coltellata alle spalle (il primo cittadino l'accusò su Sky di aver partecipato al furto di un'auto in gioventù finalizzato a un pestaggio, ndr). Un comportamento sleale. Ho aspettato delle scuse che non sono arrivate. Le scuse si fanno personalmente e non in tv". BUCHE, ICI E EXPO - L'insediamento di una commissione antimafia sarà uno dei primi impegni da realizzare. E poi la concessione gratuita dell'abbonamento Atm agli over 65, l'aumento delle piste e delle corsie ciclabili, provvedimenti sugli affitti troppo cari soprattutto per gli studenti. Sull'Expo, l'intenzione di Pisapia è quella di recuperare "i tre anni persi" dall'amministrazione Moratti, magari anche con contratti a tempo determinato (fino al 2015) destinati ai giovani precari. Quanto all'Ici, la promessa è chiara: "Non l'aumenterò. Abbiamo già analizzato il bilancio del Comune, abbiamo visto dove ci sono le risorse e gli sprechi e non c'è alcun bisogno di aumentare l'Ici". E se riaprire i Navigli è un "sogno che si può realizzare" (anche se è giusto "partire dalla Darsena"), una delle priorità della nuova giunta sarebbe la soluzione del problema delle buche nelle strade. E non si dica, è stata la precisazione di Pisapia, che il candidato di centrosinistra ha copiato da Umberto Bossi. "Ne ho parlato il 14 luglio dell'anno scorso, quando ho fatto la prima pubblica assemblea annunciando la mia candidatura. Questi sono i temi che danneggiano molto la vita quotidiana" ha ricordato Pisapia. LA MOSCHEA, GLI ERRORI E UN VICE DONNA - Molte le domande dei lettori sulla moschea. L'eventuale costruzione dovrà essere autofinanziata da chi la vuole e non a spese del Comune, ha chiarito l'aspirante sindaco, convinto del fatto che qualsiasi centro religioso dovrà essere realizzato "nel rispetto delle regole e della legalità". Errori in campagna elettorale? "Tanti, ma tutti in buona fede. Non ho insultato nessuno, non ho detto menzogne, forse talvolta sono stato poco chiaro ma la mia campagna è stata su temi concreti" ha risposto l'avvocato. Errori nella vita? "Non essere diventato medico", un sogno nel cassetto, come quello di andare in Africa. Poco mistero e tanto ottimismo, infine, alla domanda su un possibile vicesindaco donna. "Mi sono impegnato a non parlarne fino a martedì" ha detto Pisapia. "Credo che dal mio sorriso, però, si capisca la risposta". Cristina Argento 26 maggio 2011
I Verdi napoletani: "Non cantare per i leghisti che ci insultano" D'Alessio rinuncia al concerto pro Moratti "Troppi attacchi da Lega e sinistra" Il cantante non sale sul palco, proteste dei fan. Cadeo (Pdl): "Ha detto di aver ricevuto minacce di morte" MILANO - Niente Gigi D'Alessio sul palco alla chiusura della campagna elettorale di Letizia Moratti. Il cantante ha deciso di non presentarsi in piazza Duomo come reazione alle tante critiche ricevute, specialmente su Facebook, per la decisione di esibirsi a favore di una coalizione che comprende anche la Lega Nord. E per diversi commenti negativi sulla scelta del suo nome emersi proprio dagli ambienti leghisti. Ma l'assessore Cadeo spiega anche che il cantante napoletano "ha detto di aver avuto minacce di morte". "PENSAVO FOSSE UNA FESTA" - "Io ero a Milano con tutto l'affetto ma su internet sono arrivati messaggi brutti. Credevo di partecipare ad una festa invece era una guerra". Ha spiegato così D'Alessio ai fan in piazza Duomo che lo attendevano da ore il perché della sua scelta. Il cantante, in collegamento telefonico con Red Ronnie, che lo aveva messo in viva voce, ha spiegato che i molti messaggi negativi e le minacce ricevute sulla sua pagina Facebook. "Mi hanno destabilizzato e ho deciso di andare via da Milano. Mi hanno bersagliato su internet - ha aggiunto il cantante - così ho deciso di andare via per non creare ulteriori problemi, soprattutto per la mia incolumità". LE RAGIONI DELLA SCELTA - "Sono stato invitato dal presidente Berlusconi a festeggiare questa giornata ed ho aderito con piacere - ha spiegato il cantante -. Ma il clima di estrema tensione che si è venuto a creare, sia attraverso i giudizi di chi ha un pensiero politico diverso, che i commenti ricevuti da parte di alcuni esponenti della Lega Nord, in quanto napoletano, mi hanno indotto a recedere dall'invito e lasciare Milano". "Credevo - ha aggiunto D'Alessio - che in un paese libero e democratico non accadessero cose come queste. Ciascuno è e deve rimanere libero di esprimere la propria opinione senza per questo offendere nessuno ne tantomeno essere offeso o ancor peggio minacciati. Sono un libero pensatore e nelle mie canzoni rappresento sempre i buoni sentimenti. Voglio continuare ad essere me stesso e a raccontare storie d'amore, storie che uniscono e che non invitano mai al dissenso o a creare barriere". In un successivo lancio d'agenzia ha aggiunto e ulteriormente precisato: "Io credevo di partecipare a una festa, pensavo fosse una festa per la musica, per la Moratti, per il Pdl Ma quando ho ricevuto tutte minacce da parte di chi ha un giro politico diverso, diciamo dalla sinistra, mi sono sentito così male che ho pensato di ritornare. Tra l'altro mi sono anche risentito su delle parole che qualche esponente della Lega ha detto". Il palco del concerto in piazza Duomo (Cattaneo) "NON SUONARE PER I LEGHISTI" - Un'altra ipotesi rilanciata dalle agenzie di stampa collega la scelta di non esibirsi a Milano con la volontà di non subire contestazioni al concerto napoletano. Un appello a non cantare a Milano era arrivato ad esempio dai verdi napoletani, che pure sono nello schieramento opposto a quello di Gianni Lettieri, portacolori del centrodestra per cui D'Alessio salirà sul palco venerdì. "Lo invitiamo a non cantare per i leghisti che ci odiano ed insultano e risveglia l' orgoglio napoletano - hanno dichiarato il commissario regionale degli ambientalisti Francesco Emilio Borrelli ed il segretario cittadino Vincenzo Peretti - . Se lo farà dovrà aspettarsi di nuovo i fischi da Napoli come successe durante il concerto di Pino Daniele". Per i Verdi, D'Alessio "non può cantare per i leghisti che lo deridono ed insultano Napoli. In queste ore hanno anche rimesso in circolazione il video in cui il leghista Matteo Salvini si rivolge ai meridionali cantando: 'Senti che puzza, scappano anche i cani. Stanno arrivando i napoletani... Oh colerosi, terremotati... Voi col sapone non vi siete mai lavati...". E dopo la notizia dell'annullamento della performance milanese lo stesso Borrelli ha aggiunto: "Ha restituito onore ed orgoglio al nostro popolo rifiutandosi di fare il menestrello per i leghisti". "NON TIRI IN BALLO NOI" - Ma anche la Lega si è fatta sentire: "La musica è musica: saremmo stati ben felici di avere Gigi D'Alessio sul palco in piazza Duomo ma D'Alessio non usi la Lega per coprire eventuali minacce" ha detto Matteo Salvini, uomo simbolo del Carroccio a Milano . "Se mai ci sono state minacce - ha aggiunto l'esponente leghista - provengono in parte dagli ambienti della sinistra e in parte da napoletani che non conoscono Milano e la sua capacità di accogliere. Non vorremmo che dietro queste minacce ci fosse anche la malavita, ma io non conosco quella realtà e quindi preferisco non esprimermi". IL VALZER DELLE CIFRE - Tra le migliaia di persone in piazza (non certa la presenza degli spettatori, 40mila per gli organizzatori, 5 mila per la questura), sono arrivati ad assistere allo spettacolo anche numerosi esponenti del centrodestra, a cui è stata riservata una zona vip ai piedi del palco. Tra loro il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, il ministro della difesa Ignazio La Russa, il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato, diversi assessori della giunta uscente (oltre a Maurizio Cadeo, Giovanni Terzi) , i sottosegretari Daniela Santanchè, Luigi Casero e la parlamentare Pdl, Licia Ronzulli. FAN IMBESTIALITI- La notizia dell'annullamento del concerto non è però stata data ai fan in piazza se non dopo due ore da Red Ronnie (il presentatore molto vicino a Letizia Moratti con una videocamera filmava tutto) che ha chiamato il cantante al telefono. Le numerose seguaci di Gigi, assiepate nelle prime file (saranno state almeno un centinaio), avevano già dato numerosi segni di scontento in precedenza: durante l'esibizione dell'ex Roxy Music, Bryan Ferry, ogni volta che questi terminava una canzone, partiva il coro "Gigi, Gigi". Quando poi Letizia Moratti è andata a stringere mani a coloro che si trovavano dietro le transenne, numerose ragazzine non hanno mancato di lamentarsi direttamente col sindaco per l'assenza del cantante napoletano. Che rispondeva loro "guardate su facebook". Letizia saliva poi sul palco insieme a Iva Zanicchi: insieme provavano a intonare "O mia bela Madunina". Ma anche qui, fischi e un urlo ben distinto "Napoli, Napoli". Iva passava allora a intonare "'O sole mio" senza per questo placare le ire delle teenager. Che arrivavano addirittura, in segno di sfregio, a gridare "Pi-sa-pia" e "Senza Gigi niente voto". A poco serviva poi la telefonata in diretta con Gigi e la promessa di Ignazio La Russa: "Se vinciamo porteremo davvero D'Alessio a Milano". Altri cori, altri insulti, ma la telefonata dell'idolo serviva almeno a scoraggiare coloro che speravano ancora in un arrivo last minute del cantante napoletano. Le ragazzine se ne andavano dunque in buon ordine, mentre Kid Creole, vecchia gloria del soul, chiudeva la serata. Redazione Online 26 maggio 2011
E Frattini: "LE PAROLE DEL PREMIER AL PRESIDENTE USA DENOTANO GRANDE SOFFERERENZA" Berlusconi, al G8 nuovo attacco ai pm: "Aggredito anche il mio patrimonio" E sullo sfogo a Obama: "Mio dovere spiegare la situazione in Italia" MILANO - Ancora un attacco ai pm e ancora dal G8 in corso a Deauville. All'indomani dello sfogo assai criticato con il presidente Usa Barack Obama ("in questo momento abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra"), il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è tornato sul tema della giustizia nel nostro Paese, senza risparmiare, pure in questo caso, critiche alle toghe. "In Italia non è più tollerabile l'interferenza di alcuni magistrati della pubblica accusa nei confronti dei rappresentanti del popolo democraticamente eletti" ha detto il premier accusando anche una parte della magistratura di volerlo "aggredire anche sotto il profilo patrimoniale con una sentenza fuori da ogni logica, se non quella di favorire il mio avversario politico". "MIO DOVERE SPIEGARE LA SITUAZIONE" - Quanto allo sfogo con l'inquilino della Casa Bianca, Berlusconi si difende, sostenendo che i giornali hanno riportato solo un frammento della conversazione "fuori dal contesto di un ragionamento più ampio". In ogni caso, il premier ritiene sia suo dovere "ogni volta" si trova in un contesto internazionale, "spiegare quale sia la situazione in Italia anche di quelle vicende che possono minare la credibilità" del Paese. "SOFFERENZA PROFONDA" - Giovedì, lo sfogo anti-pm di Silvio Berlusconi a Barack Obama ha suscitato non poche polemiche. "Il problema è il premier, non le toghe" ha detto il leader Pd Pier Luigi Bersani, mentre l'Anm ha giudicato "grave denigrare le istituzioni all'estero". Su quelle parole torna ora però il ministro degli Esteri Franco Frattini, per difendere il presidente del Consiglio e spiegare che le sue frasi sulla giustizia e i magistrati "denotano una sofferenza profonda, una sofferenza umana di una persona che da 17 anni è stato colpito da 200 processi penali uscendo sempre senza alcuna condanna". "SEGNO DI UN DOLORE" - A margine di un incontro istituzionale al Centro di riferimento oncologico di Aviano, il titolare della Farnesina si è detto convinto del fatto che le parole del Cavaliere siano il "segno di un dolore profondo che bisogna certamente comprendere". Ma Berlusconi - ha aggiunto il ministro degli Esteri - ha anche parlato, a quanto sembra da queste immagini rubate, dell'esigenza di riforme strutturali nel Paese, che sono una cosa seria e che credo possano interessare anche al presidente degli Stati Uniti". Secondo Frattini, "il fatto che da questa battuta si sia oscurata la valenza importante della presenza dell'Italia al G8, dove si è candidata con successo ad ospitare il G8 attuativo per il Piano Marshall del Mediterraneo che si terrà a Roma in luglio è veramente clamoroso. È questa la vera notizia, che invece è passata in secondo piano". Redazione online 27 maggio 2011
IN SANTA MARIA MAGGIORE Il monito del Papa: "Il precariato compromette il futuro dei giovani" BenedettoXVI chiede uno sforzo della politica contro gli interessi personali e il sostegno fattivo alla famiglia MILANO - Il lavoro intermittente "compromette il futuro dei giovani e la serenità di un progetto di vita familiare con grve danno per uno sviluppo autentico e armonico della società". Per questo il Papa si unisce "a quanti chiedono alla politica e al mondo imprenditoriale di compiere ogni sforzo per superare il diffuso precariato lavorativo". Di fronte a 220 vescovi italiani riuniti in Santa Maria Maggiore per il Rosario dedicato ai 150 anni dell' unità d'Italia, Benedetto XVI toccati temi sociali e politici. LA BUONA POLITICA - Il Papa incoraggia i vescovi italiani a spronare chi, in Italia, ricopre incarichi politici e amministrativi. "Incoraggiate le iniziative di formazione ispirate alla dottrina sociale della Chiesa - ha detto Benedetto XVI - affinché chi è chiamato a responsabilità politiche e amministrative non rimanga vittima della tentazione di sfruttare la propria posizione per interessi personali o per sete di potere. Sostenete la vasta rete di aggregazioni e di associazioni - ha aggiunto - che promuovono opere di carattere culturale, sociale e caritativo". SOSTENERE FATTIVAMENTE LA FAMIGLIA - La Chiesa vuole e deve continuare a offrire il suo contributo alla costruzione del bene comune, collaborando con le autorità civili, e sostenendo "i diritti fondamentali dell'uomo" tra cui "le istanze etiche e l'apertura alla trascendenza, che costituiscono valori previi a qualsiasi giurisdizione statale" ha detto il Papa. Sottolinea il "dovere di promuovere e tutelare la vita umana in tutte le sue fasi e di sostenere fattivamente la famiglia" e forte arriva l'appello a "compiere ogni sforzo per superare il diffuso precariato lavorativo". IL NORD RECUPERI SOLIDARIETA' CRISTIANA - Il nord del Paese deve recuperare la cultura solidale, cristiana e cooperativistica che è stata premessa dello sviluppo economico, ha detto il Papa ai vescovi invitandoli a stimolare il Sud "a mettere in circolo, a beneficio di tutti, le risorse e le qualitá di cui dispone e quei tratti di accoglienza e di ospitalitá che lo caratterizzano". Quindi ha proseguito: "Continuate a coltivare uno spirito di sincera e leale collaborazione con lo Stato, sapendo che tale relazione è benefica tanto per la Chiesa quanto per il Paese intero". "La vostra parola e la vostra azione - ha continuato il Pontefice - siano di incoraggiamento e di sprone per quanti sono chiamati a gestire la complessità che caratterizza il tempo presente. In una stagione, nella quale emerge con sempre maggior forza la richiesta di solidi riferimenti spirituali, sappiate porgere a tutti ciò che è peculiare dell'esperienza cristiana: la vittoria di Dio sul male e sulla morte, quale orizzonte che getta una luce di speranza sul presente". BAGNASCO AI GIOVANI: SPERIMENTATE LA POLITICA La Chiesa invita i cristiani "e in particolare i giovani che ne avvertano la vocazione a sperimentare quella esigente forma di carità che è l'impegno politico" aveva detto il presidente della Cei Angelo Bagnasco nel suo saluto al Papa prima del Rosario. 26 maggio 2011(ultima modifica: 27 maggio 2011)
"Occorrono interventi più incisivi soprattutto sulle infrastrutture e sul fisco" "In Italia 10 anni di mancata crescita, pronti a batterci anche fuori da imprese" Marcegaglia: "Temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci" MILANO - C'è un "mito da sfatare" e cioè quello che "l'Italia vada in fondo bene e che dunque gli imprenditori devono piantarla di lamentarsi". L'Italia "ha già vissuto il suo decennio perduto" in termini di "minore competitività" e di "mancata crescita". Ora "dobbiamo muoverci in fretta. Il tempo è un fattore discriminante". Questo il monito del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, all'assemblea annuale degli imprenditori. "Temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci. I concorrenti non stanno lì a guardare e le speranze dei giovani non aspettano", aggiunge Marcegaglia. Dall'assemblea annuale di Confindustria la presidente poi avverte: "In un momento così noi saremo pronti a a batterci per l'Italia, anche fuori dalle nostre imprese, con tutta la nostra energia, con tutta la nostra passione, con tutto il nostro coraggio". E infine aggiunge: "Lo Stato? Fa troppo". RIFORME - "Semplificazioni e liberalizzazioni subito. Infrastrutture subito. Riforma fiscale subito". Marcegaglia rilancia così il pressing per le riforme sul governo. E a "poche ore" dai ballottaggi esprime "un solo auspicio. Se il risultato elettorale finale convincerà governo e maggioranza di avere davanti a se ancora due anni di lavoro la loro agenda deve concentrarsi su un'unica priorità: la crescita". Il discorso della Marcegaglia (H24) LAVORO - Sul tema del lavoro "c'è la proposta del ministro Sacconi di un avviso comune tra le parti sociali per costruire un nuovo Statuto dei lavori. Ci sono proposte di una parte riformista dell'opposizione su uno schema di riforma complessiva che considera anche la flessibilità in uscita". Lo sottolinea il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nella relazione all'assemblea annuale, sostenendo che non servono "freni ideologici". "Queste proposte hanno in comune il riequilibrio delle tutele tra i lavoratori troppo garantiti e i giovani dal futuro sospeso. Occorre proteggere i lavoratori dalla perdita di reddito, non dalla perdita del posto di lavoro". È "un problema che - sostiene Marcegaglia - va affrontato senza freni ideologici, con grande serietà. In termini culturali, prima che di appartenenze politiche o di vetusti riflessi condizionati". FISCO - "Non possiamo nascondere la nostra delusione. Occorrono interventi più incisivi soprattutto sulle infrastrutture e sul fisco". Il leader degli industriali tiene a sottolineare che "la leva fiscale è un potente incentivo per rilanciare lo sviluppo. Per questo - aggiunge la Marcegaglia - la riforma fiscale per noi rimane importantissima". Una riforma fiscale che abbia "obiettivi chiari" e cioè "ridurre insieme le imposte sulle imprese e sui lavoratori; semplificare e dare certezza delle norme; combattere l'evasione fiscale, senza attuare una vera e propria oppressione di controlli su chi le tasse già le paga". PUBBLICA AMMINISTRAZIONE - Poi la presidente di Confindustria si è soffermata sui rapporti con la pubblica amministrazione: "È in atto un'allarmante corsa in Parlamento per ripristinare barriere all'ingresso, l'inefficienza della burocrazia è un grave impedimento alla crescita. L'amministrazione pubblica interviene sistematicamente nell'ostacolare la vita delle imprese". STAGIONE DELLA SPESA DA CHIUDERE - "La stagione della spesa facile deve essere considerata chiusa per sempre" e "secondo gli obiettivi del governo tra il 2010 e il 2014 la spesa pubblica al netto degli interessi si deve ridurre in termini reali del 7% e raggiungere il pareggio di bilancio". Tutti i capitoli di spesa vanno rivisti, "compresi quelli di welfare e pubblico impiego", ma senza fare ricorso a tagli lineari ha poi aggiunto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che parlando agli industriali ha sottolineato come la Confederazione abbia sempre chiesto una riduzione della spesa pubblica. Ma ora tagli "di questa entità impongono un ripensamento complessivo della funzione dello Stato e riforme profonde" per questo Marcegaglia dice no a "tagli lineari delle spese correnti e spese sugli investimenti pubblici". Invece - ha affermato - "occorre scegliere. Occorrono interventi che non siano solo di quantità ma siano soprattutto di qualità per aiutare la crescita. Occorre coinvolgere tutte le forze politiche e sociali". ROMANI - "Non è che il Paese non cresce da dieci anni. Accettiamo la sfida per la nuova crescita e vi dico guardiamo al futuro e facciamola insieme. C'è bisogno di tracciare una strada nuova" ha successivamente replicato il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, commentando la relazione del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, in occasione dell'assemblea degli industriali. Nel video Faccetta Nera e Bella Ciao DA BELLA CIAO A FACCETTA NERA - Tra le curiosità dell'assemblea degli imprenditori c'è da segnalare la particolare scaletta musicale che ha caratterizzato l'incontro. Sono state suonate "Bella ciao" (canzone simbolo della Resistenza anti fascista) ma anche "Faccetta Nera" (legata alla propaganda fascista nel periodo della campagna d'Etiopia del 1935), quasi a voler segnare una equidistanza storica da sinistra e destra politica, ma nella sala è risuonata anche la musica leggera di "Volare" di Domenico Modugno fino alle parole di "Viva l'Italia" di Francesco De Gregori, mentre scorrevano le immagini simbolo della storia del Paese. Redazione online 26 maggio 2011(ultima modifica: 27 maggio 2011)
IL TESTO "OMNIBUS" Sì della Camera al decreto che contiene la moratoria sul referendum sul nucleare Voti favorevoli 301, 280 contrari e 2 astenuti MILANO - Sì definitivo dell'Aula della Camera al decreto legge Omnibus che contiene, fra l'altro, le norme che sostanzialmente vanificano il referendum sul nucleare. Il testo è stato approvato a Montecitorio con 301 sì, 280 no e due astenuti e passa ora alla firma del Presidente della Repubblica. 25 maggio 2011(ultima modifica: 26 maggio 2011)
2011-05-25 "De Magistris? Un bell'uomo, ma un incapace totale. Chi lo vota è senza cervello" Berlusconi: blocco mediatico contro di me Il premier: "Non siamo soddisfatti del voto, ma la sconfitta della Moratti è dovuta alla disinformazione" MILANO - Molto del risultato che si è ottenuto alle elezioni amministrative è dipeso dalla scelta dei candidati. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi, secondo quanto raccontano alcuni presenti, facendo un'analisi del voto nel corso dell'ufficio di presidenza del Pdl. Il Cavaliere ha poi aggiunto che non si doveva caricare di significato politico il voto amministrativo. In ogni caso, ha spiegato ai suoi, "noi siamo in campo" e con l'intenzione di restarci anche perché "sarebbe una follia consegnare le città alla sinistra estrema". L'immediato clamore suscitato dalle indiscrezioni da Palazzo Grazioli riportate da gran parte delle agenzie di stampa - che appunto citavano una fonte anonima tra i partecipanti al summit - ha però indotto il portavoce del premier, il sottosegretario Paolo Bonaiuti, a smentirle: "Io ero dentro e le parole di Berlusconi sui ballottaggi non sono vere". Lo stesso premier è però tornato poi a parlarne durante Porta a Porta: "Le amministrative sono elezioni particolarissime in cui influisce la scelta e la personalità del candidato e lo scontro con un altro candidato". "NON SIAMO SODDISFATTI" - Nel salotto di Bruno Vespa, Berlusconi è tornato ad analizzare l'esito del voto e ha ammesso che, per quanto riguarda i risultati del Pdl, "non siamo soddisfatti". "Noi siamo al 26,42% - ha detto - "naturalmente non siamo soddisfatti, ma bisogna considerare il particolarissimo sistema di voto: quando sono andato in cabina per votare mi hanno dato un lenzuolo e ho avuto qualche difficoltà a trovare il simbolo del Pdl insieme alla ridda di altri simboli". E ancora: "Noi come Pdl non abbiamo da lamentarci più degli altri partiti che hanno avuto tutti dei cali assolutamente importanti. Il Pd è sceso al 21,86%. È addirittura letteralmente crollato in regioni come Campania, Lazio e Calabria, mentre è andato meglio al nord". "BLOCCO MEDIATICO CONTRO DI ME" - Il Cavaliere ha detto di non considerare quello di Milano un voto contro il governo da lui rappresentato. E ha puntato il dito contro quello che ha definito un "blocco mediatico terrificante"- "I grandi giornali, a partire dal Corriere della Sera, le tv private Sky e La7, e la Rai pagata con i nostri soldi - ha detto -, stanno tutti con la sinistra". E ha aggiunto: "La sconfitta della Moratti è colpa della disinformazione dei media". "CHI VOTA DE MAGISTRIS E' SENZA CERVELLO" - Berlusconi non ha usato mezzi termini per attaccare gli sfidanti del centrosinistra ai ballottaggi. "De Magistris? Un bell'uomo, ma un incapace totale. Senza nessuna sostanza politica: non ci può essere una persona senza testa sulle spalle che lo possa votare. Se uno lo vota poi va davanti allo specchio e deve dire "Sono senza cervello"". E quanto a Pisapia: "in Parlamento ha presentato leggi a tutela dei terroristi, di eversori e per l'eutanasia". Secondo il premier Pisapia non sarebbe in grado di amministrare Milano "perchè non ha amministrato nemmeno un'edicola" e invece "Moratti e Lettieri per Napoli hanno gestito aziende con fortissima capacità" "NON CI SONO ALTERNATIVE A NOI" - Il premier ha poi parlato della situazione politica nazionale. "Vorrei rassicurare tutti sul fatto che l'alleanza tra Pdl e Lega rimane l'unica alternativa e l'unica alleanza di governo possibile - ha detto - e vorrei assicurare tutti che il governo è forte di una maggioranza che lo sostiene e che porterà a termine la legislatura, facendo le riforme che sono indispensabili". Tuttavia, ha rivelato davanti alle telecamere, lo scorso luglio "Tremonti e la Lega pensavano fosse opportuno andare a nuove elezioni, ma il mio senso di responsabilità mi portò ad escluderlo perchè in un momento di crisi globale, quando le agenzie di rating ci mantenevano la fiducia solo per la stabilità di governo, non avere stabilità avrebbe significato essere posti sotto attacco della speculazione internazionale". IL GOVERNO E LE RIFORME - Berlusconi nel pomeriggio aveva in ogni caso ostentato tranquillità per la tenuta del governo anche alla luce dell'ultimo voto di fiducia alla Camera, quello sul decreto Omnibus, che ha visto il sì di 313 deputati (contro i 291 voti contrari). E si dice convinto che "ci aspettano due anni di lavoro fantastici, finalmente con questa nuova maggioranza possiamo fare le riforme". A partire da quella del fisco "in modo che non ci siano più vessazioni per i cittadini". Berlusconi avrebbe, in particolare, ripreso le parole di Giulio Tremonti sostenendo che è ora di dire basta alle "ganasce fiscali". PASSO INDIETRO? SE C'E' UN ALTRO LEADER MODERATO - "Io sarei assolutamente disponibile a fare un passo indietro se questo avesse come contropartita la ricomposizione dell' area moderata e ci fosse una persona considerata da tutta l'area moderata come unico leader possibile". "Il Pdl - ha aggiunto Berlusconi - tutte le volte che accenno alla possibilità di un successore, accade il finimondo". "Io credo - ha proseguito - di suscitare la benevolenza di tutti e se gli italiani mi conoscessero tutti avrei il consenso del 100 per cento. E comunque - ha concluso - questo problema della successione lo sto affrontando. Sto dando vita a una nuova classe dirigente molto valida, ci sono ottimi ministri nel governo. Sono stati fatti dei nomi ma è sempre pericoloso farli sia per chi è nominato sia per chi non lo è" Redazione Online 25 maggio 2011
Su Sky il dibattito senza l'esponente del centrosinistra. Che sarà a Corriere Tv Moratti-Pisapia, l'ultima lite sulle scuse Il sindaco uscente: "Gliele avrei fatti al dibattito tv". La replica: "Se fossero sincere non servirebbero telecamere" MILANO - L'ultima lite tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia si gioca sulla questione delle scuse. Quelle che il sindaco uscente avrebbe dovuto porgere al suo avversario dopo averlo accusato di essere stato condannato per furto d'auto negli anni Settanta. Un'accusa che si era poi rivelata infondata, perché relativa ad un episodio per il quale il candidato del centrosinistra era stato completamente scagionato. L'attacco era stato sferrato nel corso del faccia a faccia su Sky Tg 24: la Moratti aveva lanciato il suo affondo proprio allo scadere del tempo a disposizione, senza che Pisapia avesse poi modo di replicare. A quell'episodio non sono mai seguite delle scuse ufficiali da parte della portacolori del centrodestra. Che ora dice: "Gliele avrei fatte durante il confronto a Sky, ma lui non c'è. Pisapia sui programmi scappa, non ha nemmeno accettato un confronto in Rai, lui scappa, non si vuole confrontare sui programmi e sulle loro differenze". LA REPLICA DI PISAPIA - La replica di Pisapia non si è fatta attendere: "Stupisce che Letizia Moratti continui a voler dettare le regole sul come e quando chiedere scusa per una grave scorrettezza della quale è evidentemente consapevole. Sarebbe bastato, in queste lunghe due settimane trascorse dallo sgradevole episodio che l'ha vista protagonista di una diffamazione nei miei confronti, inviarmi un biglietto privato". "Non lo ha fatto, e cerca in modo ossessivo un'occasione televisiva per scusarsi - aggiunge Pisapia -. Peraltro per dimostrare che le scuse sono sincere, dovrebbe gentilmente spiegare anche chi le ha suggerito le strategie e fornito documenti ingannevoli. Infine sarebbe utile a tutti, e in primo luogo alla trasparenza tante volte invocata, che la signora Moratti fornisse anche adeguate spiegazioni su chi si è molto agitato intorno a lei perchè quelle ingannevoli informazioni venissero pubblicate". LE VIDEOCHAT SU CORRIERE TV - Il confronto tra i due, in ogni caso, non ci sarà. Il dibattito su Sky è infatti previsto giovedì mattina alle 10. Ma nello stesso orario Giuliano Pisapia sarà a Corriere Tv per una videochat in diretta, nel corso della quale risponderà alle domande dei lettori. Lo stesso farà Letizia Moratti, ma alle 16. La candidata del centrodestra, se si presenterà negli studi di Sky, si confronterà dunque con una sedia vuota. L'emittente ha infatti annunciato che in caso di assenza di uno degli aspiranti sindaci, il programma verrà mandato in onda comunque, anche se uno dei contendenti decidesse di non presentarsi. Una situazione che si era venuta a creare anche in occasione dei dibattiti del primo turno, nella trasmissione dedicata a Napoli. In quel caso era stato il candidato del Pdl, Mario Lettieri, a dare forfait. La sua sedia era rimasta vuota e in studio si erano confrontati soltanto Mario Morcone del Pd e Luigi De Magistris dell'Idv. Redazione Online 25 maggio 2011
la moratti: se si lamenta perché confronto i nostri programmi, mi autodenuncio anch'io" "Falsi zingari per diffamare Pisapia": la procura apre un'inchiesta Dopo l'esposto del candidato del centrosinistra, che denuncia "numerosi episodi" avvenuti in città MILANO - La procura di Milano ha aperto un'inchiesta a carico di ignoti, ipotizzando il reato di diffamazione aggravata, in seguito all'esposto denuncia presentato mercoledì da un legale per conto del candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia. Nell'esposto, fra l'altro, si ipotizzano i reati di sostituzione di persona, abuso della credulità popolare e diffusione di notizie false atte a turbare l'ordine pubblico. L'inchiesta è stata aperta dal procuratore aggiunto Nicola Cerrato, che l'ha affidata al collega Armando Spataro. GLI EPISODI - L'esposto di Pisapia denuncia una campagna diffamatoria contro "la sua persona, la coalizione e il suo programma". La denuncia contiene la ricostruzione di "numerosi episodi" su persone "travestite da rom che distribuiscono volantini dal contenuto falso e diffamatorio spacciandosi per sostenitori di Pisapia" o "la presenza di ragazzi trasandati sui mezzi pubblici" che provocano i passeggeri e alle loro rimostranze rispondono beffardamente "Noi votiamo Pisapia". Pisapia si affida all'autorità giudiziaria per "l'immediata identificazione dei soggetti" e per scoprire eventuali "organizzatori e mandanti di tale "campagna"". Il pm Armando Spataro è già titolare dell'inchiesta sulle presunte aggressioni che hanno visto protagonisti e vittime simpatizzanti di Pisapia e del sindaco uscente Letizia Moratti. MORATTI: MI AUTODENUNCIO - "Allora mi autodenuncio anch'io". Con queste parole di sarcasmo il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha commentato la decisione dello sfidante al ballottaggio Giuliano Pisapia di ricorrere alla magistratura. "Se la campagna di denigrazione è quella che intende parlare di programmi e delle loro differenze, allora mi autodenuncio". Letizia Moratti è tornata a lamentarsi della indisponibilità dello sfidante ad un faccia a faccia pubblico in tv, lanciando l'ennesimo appello: "Parliamo dei problemi della città". "Domani avrei porto le mie scuse a Pisapia a Sky, ma non c'è, non c'è oggi, non c'è domani, sui programmi scappa, non ha neanche accettato il confronto alla Rai, scappa, non si vuole confrontare sulle differenze". "C'E' UNA STRATEGIA" - Pisapia è convinto che le continue menzogne dette su di lui e sul suo programma siano orchestrate ad hoc da qualcuno. Le cose che si dicono su di me "sono - ha detto Pisapia al termine dell'incontro con i delegati della Cisl - di una gravità incredibile e non possono derivare da iniziative personali". "Dietro - ha proseguito - c'è una regia, c'è una strategia che è quella di cercare di infangare la mia immagine". Per Pisapia, le menzogne in questione "sono quelle che si leggono su tutti i cartelli elettorali e che continuano ad essere dette in televisione" e per questo auspica che "il suo programma sia conosciuto direttamente dai cittadini milanesi e non attraverso le menzogne e le falsità della propaganda del centrodestra". Redazione online 25 maggio 2011
IL PD Vinicio Peluffo chiede una rettifica e il giornalista promette: "la farò stasera" "Simpatico, ma inadatto a governare": la gaffe di Bruno Vespa su Pisapia Il giornalista ha travisato le parole di Cinzia Sasso, moglie del candidato sindaco: erano riferite al premier MILANO - "Simpatico, ma inadatto a governare", ha detto in un'intervista Cinzia Sasso, la moglie di Giuliano Pisapia, candidato sindaco del centrosinistra alle amministrative milanesi. Già, ma di chi parlava? Bruno Vespa, citando un "lancio" di agenzia, ha pensato che la giornalista parlasse proprio del marito, e ha fatto anche dei commenti sarcastici in tv. E Vinicio Peluffo (Pd), membro della commissione di vigilanza Rai, ha parlato di "clamoroso scivolone", chiedendo una rettifica: la frase era riferita infatti al premier Silvio Berlusconi. Rettifica che Vespa ha promesso per la puntata di mercoledì sera, con proprio il Cavaliere come ospite. E così è stato. "Ho letto male, ma la moglie di Pisapia ce l'aveva con lei e non con sui marito", ha detto Vespa rivolgendosi a Berlusconi. L'INTERVISTA - Tutto era cominciato con un'intervista in cui Cinzia Sasso, compagna da molti anni e ora fresca sposa di Giuliano Pisapia, ha raccontato a Vanity Fair la sua vita con il candidato sindaco. Parlando appunto di Berlusconi, la Sasso ha detto: "Mio marito lo trova divertente e simpatico come intrattenitore, ma inadatto a governare". "Strano che lo trovi simpatico? No, Giuliano è estremamente tollerante, non è prevenuto, e non giudica mai le persone - ha proseguito la Sasso, rispondendo alle domande dell'intervistatore. Ha un'eccezionale apertura mentale". E poi le domande sulle nozze: il matrimonio in campagna elettorale è stato una scelta strategica? "Ma va'. Ci avevamo pensato quando ancora le primarie erano lontane. Ormai tra di noi era tutto talmente a posto. Mio figlio era cresciutissimo e il nostro un amore davvero maturo... È capitato così". Suo marito porta la fede o fa come il principe William? "Gli ho chiesto di portarla. È l'unica cosa che gli ho chiesto, in effetti. Mi piace, è un segno di appartenenza". Giuliano Pisapia e la moglie Cinzia Sasso al seggio (Salmoirago) L'EQUIVOCO - Bruno Vespa, nella puntata di martedì del suo programma, aveva citato l'intervista di Cinzia Sasso, ma ha confuso il destinatario delle parole "simpatico intrattenitore ma inadatto a governare", riferendole all'avvocato milanese, mentre era l'opinione dello stesso Pisapia sul premier Berlusconi. "Beh, non penso che gli abbia fatto un gran piacere", ha commentato Vespa. "Nella puntata di martedì sera - spiega Vinicio Peluffo - Bruno Vespa ha commesso un clamoroso scivolone. Ha dato conto di un'agenzia Ansa che anticipa i contenuti di un'intervista di Cinzia Sasso, moglie di Giuliano Pisapia, a Vanity Fair, attribuendole un giudizio sul marito come di una persona "simpatica, estremamente tollerante, dotata di eccezionale apertura mentale" e "un simpatico intrattenitore ma inadatto a governare". Era seguito il commento di Bruno Vespa "Certo che la signora non ha fatto un gran piacere al marito"". Peccato che a leggere correttamente il testo del lancio Ansa delle 18.15 di ieri - prosegue Peluffo - si legge che "è divertente e simpatico come intrattenitore, ma inadatto a governare" è il giudizio su Silvio Berlusconi!". "Siamo sicuri che a Bruno Vespa, grande professionista della comunicazione televisiva - conclude Peluffo - non sfugga l'effetto distorsivo dell'errore compiuto e siamo certi che vorrà rettificare nella puntata di oggi, ristabilendo la correttezza delle notizie citate e l'equilibrio della trasmissione da lui condotta, altrimenti verrebbe da pensare che la svista non è casuale". LA REPLICA - "Immaginare anche solo per un momento che io abbia confuso volontariamente Berlusconi con Pisapia nella frase pronunciata in un'intervista della moglie del candidato sindaco di Milano, è così stravagante da non poter essere nemmeno commentata", ha risposto Bruno Vespa, che ha aggiunto: "La verità, purtroppo, è che pensavo che la gaffe l'avesse fatta la signora Sasso, tanto è vero che ho detto: "Vedremo se farà una smentita", tanto mi sembrava enorme la notizia. La mia rettifica, simpatica e doverosa, avverrà naturalmente stasera durante la trasmissione con Berlusconi". E così, appunto, è stato. Redazione Online 25 maggio 2011
IL TESTO "OMNIBUS" Sì della Camera al decreto che contiene la moratoria sul referendum sul nucleare Voti favorevoli 301, 280 contrari e 2 astenuti MILANO - Sì definitivo dell'Aula della Camera al decreto legge Omnibus che contiene, fra l'altro, le norme che sostanzialmente vanificano il referendum sul nucleare. Il testo è stato approvato a Montecitorio con 301 sì, 280 no e due astenuti e passa ora alla firma del Presidente della Repubblica.
25 maggio 2011
fincantieri la crisi DELLO STABILIMENTO DI CASTELLAMMARE di stabia Ira operaia, Bobbio: ora l'esercito | Video L'azienda: piano non è prendere o lasciare La protesta si radicalizza. La Cei: "È come la mano di Dio che ci avverte: prepariamoci alla collera dei poveri" Blocchi, tensioni in strada, negozianti minacciati, un'intera città piomba nel caos: la rabbia degli operai Fincantieri di Castellammare, dopo le proteste dei giorni scorsi, si è riversata stamane sui binari della ferrovia Circumvesuviana e per le strade della città. Tanto da spingere il sindaco della città, Luigi Bobbio a dire: sono azioni sovversive. Poi in serata, i toni si placano, dopo una nota della Fincantieri che dice: il piano non è "prendere o lasciare" e le decisioni dovranno essere "condivise". Una correzione di rotta che sembra raffreddare il clima incandescente delle ultime 48 ore. FINCANTIERI - "Come detto nel corso dell'incontro svoltosi alla presenza dei massimi livelli dei sindacati di categoria le linee del piano illustrate sono la fotografia della situazione esistente e prospettica e delle conseguenze che ricadrebbero sull'assetto e sul posizionamento dell'azienda in termini di riduzione della capacità produttiva e relativa riduzione di organico da effettuarsi nel corso dei prossimi anni". Fincantieri in una nota sottolinea che "le linee del piano non sono da intendersi come "un prendere o lasciare". Il sindacato, unitariamente, si legge nella nota, "ha respinto le ricadute in termini di esuberi e di chiusura di siti. Le parti si sono date appuntamento il prossimo 6 giugno per la consegna del piano da parte dell'azienda con l'obiettivo di approfondire sia quanto esposto dalla stessa sia le valutazioni del sindacato, proseguendo quindi una trattativa con l'obiettivo di pervenire possibilmente a soluzioni condivise". "Per quanto riguarda il cantiere di Castellammare - prosegue la nota - viene riconfermato, come concordato con le istituzioni locali, che dal mese di settembre prenderà avvio la costruzione dei due pattugliatori della Guardia Costiera, che satureranno in parte il Cantiere per i prossimi due anni. Inoltre, nel corso del 2010, Fincantieri si è fatta carico dell'indotto stabiese, consentendo alle aziende valide e competitive, che non avevano continuità produttiva presso Castellammare, di realizzare un fatturato di oltre 150 milioni di euro presso le altre strutture del Gruppo, impegno che proseguirà nel 2011. Come promesso a più riprese, l'azienda si farà ancora carico di impiegare parte dei lavoratori di Castellammare come trasfertisti". "Per quanto riguarda il cantiere di Sestri - conclude la nota - l'azienda conferma che è pronta a firmare l'accordo di programma per Sestri Ponente, come pattuito con tutti gli altri enti coinvolti, e che utilizzerà le opere previste secondo le esigenze del proprio piano industriale, come più volte ribadito alle Istituzioni. Qualsiasi decisione, come da prassi, verrà ovviamente presa a valle delle trattative in corso". PRESIDIO IN COMUNE E FABBRICA - La nota di Fincantieri arriva al culmine di una giornata ad altissima temperatura. Tensione palpabile che spinge il primo cittadino, Luigi Bobbio, a dire "Se si va oltre, la situazione non si riprende più e a Castellammare non resterà traccia di vita civile". Blocchi sono stati messi in atto anche a viale Europa, l’arteria stradale principale della città. Resta in piedi il presidio anche a Palazzo Farnese, sede del Comune. La chiusura del cantiere navale sarebbe un colpo durissimo, quasi mortale per la tenuta sociale: a restare senza lavoro sarebbero circa duemila persone (tra cantiere e indotto). IL SINDACO: "VIOLENZA" -Il sindaco Bobbio, due sere fa "prigioniero" a palazzo Farnese, è molto preoccupato: "La situazione è insostenibile - dice Bobbio al Corriere - Alcuni cittadini e negozianti sono stati minacciati, picchiati e costretti a chiudere bottega da bande che girano indisturbate e che non fanno parte degli operai della Fincantieri. La protesta deve assolutamente rientrare nei limiti della legalità". Bobbio chiede a gran voce rinforzi, come se la sua città fosse sotto assedio. "Bisogna concentrare ora, subito, a Castellammare tutte le forze necessarie a recuperare il controllo della piazza e a ripristinare la legalità. Se necessario coinvolgere anche l’esercito". Castellammare, negozi chiusi: le foto Negozi chiusi IL PREFETTO - Il prefetto di Napoli, Andrea De Martino rivolge, da parte sua, un forte invito ai lavoratori della Fincantieri ad isolare eventuali frange di facinorosi e a prendere le distanze da ogni manifestazione di violenza. "Lasciare spazio a simili comportamenti - ha detto - non può che pregiudicare anche le ragioni stesse della protesta". Nel pomeriggio si tiene una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. Si è deciso che saranno mantenuti i rinforzi e i presidi straordinari delle forze di polizia e continuerà "a essere dedicata la massima attenzione a tutti quei focolai - si legge in una nota - di protesta che dovessero generare in azioni di violenza. PD: IL SINDACO FARNETICA - "Il sindaco di Castellammare - ironizza Peppe Russo - capogruppo Pd in Regione - invoca l’esercito. In queste ore avanzerà formale dichiarazione di guerra ai lavoratori. Aeronautica, corpi speciali della marina ed autoblindati ripristineranno l’ordine mentre alla guardia padana sarà affidato il presidio del cantiere. I sindacati verranno dichiarati fuori legge e la stampa dovrà sospendere ogni informazione dal fronte. Il gruppo del Pd invece chiede, allo stato dell’arte, l’ausilio del 118". CEI: LA COLLERA DEI POVERI - "La forza della rivolta al Sud è stata accompagnata da una violenza che è il simbolo di una rabbia che c'è nel cuore della gente e che non è più contenibile. Quanto sta avvenendo è come la mano di Dio che ci avverte: prepariamoci alla collera dei poveri". E' quanto ha detto all'AdnKronos monsignor Giancarlo Maria Bregantini, presidente della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e arcivescovo di Campobasso, in merito alla grave crisi che ha investito i cantieri navali a Genova e Castellammare di Stabia. Monsignor Bregantini ha così voluto testimoniare la grande preoccupazione dei vescovi italiani. La gravità della rivolta, ha aggiunto Bregantini, a margine dei lavori dell'assemblea generale della Cei, "dimostra come questi fenomeni siano collegati a quanto avviene in Spagna. Adagio adagio non è più una questione del nord Africa, ma ormai le situazioni cominciano a degenerare anche da noi e ci avvertono, quasi come un'avvisaglia, che se la cosa non è contenuta in un certo modo, la vicenda sarà sempre più difficile da gestire". "Quanto sta avvenendo - ha aggiunto - è come la mano di Dio che ci avverte: prepariamoci alla collera dei poveri, è quanto disse nel '68 Paolo VI nella enciclica Populorum progressio: la collera dei poveri sarà incontenibile, perché non potremmo più giustificarla né contenerla". "La preoccupazione per Castellammare è doppiamente tragica e ci dimostra come queste zone del sud siano sempre più dimenticate e sempre più siamo angosciati da questi fatti". CAMUSSO (CGIL): GOVERNO DISTRATTO, TAVOLO APERTO DA 2 ANNI - Secondo il leader nazionale della Cgil Susanna Camusso il piano di ristrutturazione della Fincantieri è "inaccettabile". "Il tavolo è aperto da quasi due anni. Questo piano è la conseguenza dell’ennesima distrazione da parte del governo". "La mobilitazione non si fermerà - spiega Giovanni Sgambati, segretario della Uilm Campania - finchè non avremo certezze sul prosieguo dell’attività del cantiere e sulla continuazione della realizzazione delle navi per garantire i lavoratori di Fincantieri e del suo indotto". Gli operai non si sentono rassicurati dall'incontro avuto ieri col governatore Caldoro. È stato fissato anche un incontro al ministero il prossimo 3 giugno per scongiurare la chiusura del cantiere che solo a Castellammare comporterebbe 663 esuberi più l'indotto (2551 in tutta Italia). Alessandro Chetta 25 maggio 2011
INCONTRO A PALAZZO GRAZIOLI "Congelato" lo spostamento dei ministeri Dopo il vertice con la Lega la scelta di attendere il voto MILANO - Nessuna novità sull'ipotesi di spostare alcuni ministeri al Nord come chiesto dalla Lega. Nel corso del vertice a palazzo Grazioli durato tre ore Silvio Berlusconi e Umberto Bossi avrebbero concordato di "congelare" la proposta fino a dopo i ballottaggi. I leghisti sarebbero stati rassicurati dal premier che, dopo il voto il tema tornerà oggetto di discussione. Nel frattempo anche nel Pdl si metteranno appunto delle ipotesi da sottoporre agli alleati per trovare un'intesa. L'INTESA - All'incontro, un vertice in cui si è parlato anche delle ultime mosse per tirare la volata alla Moratti, ha partecipato anche il ministro della Semplificazione, il leghista Roberto Calderoli. Umberto Bossi avrebbe rassicurato Silvio Berlusconi sul fatto che un'eventuale riforma della legge elettorale - i leghisti spingono per una riforma in senso proporzionale della legge elettorale, e sembravano disposti anche a un accordo con le opposizioni per la sua approvazione prima delle prossime legislative - non sarà fatta senza intesa con il presidente del Consiglio. Bossi avrebbe rassicurato Berlusconi di non voler forzare la mano sulla legge elettorale senza accordi con il Pdl, mentre il Cavaliere avrebbe garantito ai leghisti che subito dopo le elezioni si procederà spediti con le riforme a partire dal rilancio dell'Economia. Una tregua che vede nel 'congelamento' del trasferimento di alcuni ministeri a Milano uno dei punti più significativi. I due leader hanno ribadito il massimo impegno per sostenere il sindaco di Milano anche se appare ormai certo che nè Bossì nè tantomeno il premier di ritorno dal G8 in Francia prenderanno parte al comizio finale della Moratti venerdì a Milano. LE RIFORME - Sulle riforme non si è entrati nel dettaglio anche per l'assenza di Giulio Tremonti, ma con l'incontro si sarebbe registrato pieno accordo sulla necessità di andare avanti con le riforme, a cominciare da quella fiscale e dalle misure per il rilancio dell'economia. Redazione online 24 maggio 2011
parla monsignor Mariano Crociata La Cei, "sì alle moschee dentro le regole" Il segretario della Conferenza episcopale dopo l'attacco a Tettamanzi. "Cristiani scelgano in coscienza" MILANO - "È un diritto fondamentale permettere ai credenti delle varie religioni, musulmani compresi, di pregare nei loro luoghi di culto". Così il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata illustrando ai giornalisti i lavori della 63esima Assemblea generale in corso in Vaticano. Crociata non ha citato direttamente la polemica che agita la sfida Pisapia-Moratti, ma ha ricordato che la moschea "non è un semplice luogo di culto, ma un luogo sociale, culturale e di incontro ed è quindi giusto tenere conto di questa caratteristiche e delle esigenze che questo luogo risponda nell'utilizzo pratico alle esigenze di vita sociale della nostra nazione e comunità civile secondo la Costituzione e le leggi del Paese". IL SOSTEGNO A TETTAMANZI - Le parole di monsgnor Crociata sono suonate anche come la presa di posizione della Cei a sostegno dell'Arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, attaccato da Il Giornale: lunedì, in un editoriale, il quotidiano di Paolo Berlusconi ha accusato Tettamanzi e una parte del mondo cattolico di "darsi da fare per Pisapia", a sua volta criticato per la posizione sui luoghi di culto. "I credenti - spiega Crociata - esprimono le loro convinzioni dentro una visione della fede cristiana che guarda al bene comune e non come interesse di parte e dunque esprimono il voto nelle elezioni politiche o amministrative secondo la loro coscienza senza coinvolgere la comunità cristiana, cercando di rappresentare il bene comune dell'uomo nell'uno o nell'altro schieramento". "Non ci si può sostituire - conclude il segretario della Cei - alla coscienza di nessuno", "i fedeli si esprimono responsabilmente scegliendo in base alla propria coscienza cosa meglio risponde al bene comune nella visione cristiana della realtà". L'ACQUA UN BENE DI TUTTI - "L'acqua è questione di responsabilità sociale e bene comune, è necessario che vi sia responsabilità verso i beni comuni. E che rimangano e siano custoditi per il bene di tutti", ha detto ancora Crociata, parlando dei referendum ambientali, che esprimono "una delle forme della volontà popolare e sono da apprezzare". Redazione online 24 maggio 2011
Il Senatùr apre sui referendum: "Alcuni quesiti attraenti, come quello sull'acqua" Pisapia: "Finti rom per screditarmi" Bossi: "Sui ministeri Berlusconi si convincerà" MILANO - "Berlusconi si convincerà". Ne è convinto Umberto Bossi in merito allo spostamento di alcuni ministeri a Milano, che il premier aveva declassato ad "alcuni dipartimenti". Il leader della Lega ha aggiunto che il decentramento dei dicasteri avviene "in tutta Europa, in Francia, Gran Bretagna. Perché non ci devono essere qui?", si chiede. Secondo il ministro delle Riforme "non c'è nessuno scontro" tra Pdl e Lega su questo tema a chi fa rilevare il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, è contrario, risponde in simil-romanesco: "E te credo". Il senatùr si dice sicuro di vincere al ballottaggio a Milano e dice che "se lei me lo chiede", parteciperà al comizio finale insieme a Letizia Moratti. REFERENDUM - Per la prima volta il leader del Carroccio si sbilancia sui prossimi referendum di giugno. A una domanda specifica su cosa farà la Lega, Bossi prima risponde con una pernacchia, poi afferma: "Alcuni quesiti sono attraenti, come quello sull'acqua. Avevo detto a Berlusconi di fare una legge sull'acqua, noi l'avremmo appoggiata, ma si è messo in mezzo il ministro Fitto e nessuno l'ha fatta". PISAPIA - Secondo il candidato sindaco di Milano del centrosinistra, dopo le ultime uscite Letizia Moratti "ha perso credibilità". Lo ha detto Giuliano Pisapia - che Berlusconi ha accusato anche oggi di "essere dannoso per i milanesi e incompatibile con l'Expo" - commentando l'annuncio che dal 1° ottobre ci saranno righe blu ed Ecopass gratuiti per i milanesi. "Siamo ai saldi di fine stagione. Contraddice il suo programma. Nessuno può più credere a un sindaco che non ha fatto quello che aveva promesso", ha aggiunto a un incontro con gli studenti accanto alla Bocconi che gli hanno gridato "sindaco, sindaco". Pisapia ha inoltre promesso che si impegnerà e farà "di tutto per lo sviluppo di Malpensa e Linate soprattutto in vista di Expo 2015". Per l'esponente del centrosinista la stretta di mano con Letizia Moratti di lunedì non è sufficiente per fare un dibattito insieme. "Prima di avere un confronto mi chieda scusa pubblicamente e dica chi sono stati i mandanti della vergognosa scena che nessuno può aspettarsi da un sindaco di Milano leale". L'ESPOSTO: "FINTI ROM" - Il candidato sindaco del centrosinistra ha poi annunciato che mercoledì presenterà un esposto alla Procura di Milano per denunciare la "campagna diffamatoria contro la sua persona, la coalizione e il suo programma". Il comitato elettorale di Pisapia ha precisato in un comunicato che sono arrivate "diverse segnalazioni da cittadini che riferiscono di numerosi episodi" di una "campagna diffamatoria". Fra le segnalazioni arrivate ci sono "la presenza di finti operai intenti a fare sopralluoghi in vari quartieri della città che dichiarano di prendere le misure per la costruzione della "nuova moschea per Pisapia". Oppure la presenza in molti mercati rionali di giovani rom, o persone travestite da rom, che distribuiscono volantini dal contenuto falso e diffamatorio spacciandosi per sostenitori di Pisapia. O ancora la presenza di ragazzi trasandati sui mezzi pubblici che ascoltano musica a tutto volume e che, alle proteste dei passeggeri, rispondono "noi siamo per Pisapia". Per finire, "persone che vestono con abiti sporchi, immancabilmente dotati di una borsetta arancione con la scritta bene in vista "X Pisapia", che provocano i passeggeri". Pisapia chiederà che chi si comporta in questo modo venga identificato "anche al fine di accertare, se e chi siano gli organizzatori e i mandanti di tale 'campagna' chiaramente finalizzata a screditare la sua persona, la coalizione che lo sostiene, e il suo programma elettorale". Redazione online 24 maggio 2011
2011-05-23 Sanzioni da 100 a 258 mila euro. Le più alte a Minzolini e Fede perché "recidivi" Premier a reti unificate, l'Agcom multa i tg La sera del 20 maggio Berlusconi era comparso in prime time su T1, Tg2, Tg4, Tg5 e Studio Aperto. Denuncia dei Radicali alla Procura della Repubblica di Roma e Milano ROMA - La Commissione servizi e prodotti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha deliberato, a maggioranza, di comminare a Tg1 e Tg4 la sanzione nella misura massima prevista dalla legge (258.230 euro), in quanto recidivi, e sanzioni di 100 mila euro ciascuno a Tg2, Tg5 e Studio Aperto. La decisione "alla luce degli esposti presentati" per "la situazione determinatasi nella serata di venerdì 20 maggio, nella quale si è avuta la trasmissione, in prime time, da parte dei notiziari Tg1, Tg2, Tg5, Tg4 e Studio Aperto, di interviste al presidente del Consiglio". Praticamente tutti i principali telegiornali nazionali in chiaro, ad eccezione del Tg3 e del telegiornale di La7, avevano dato spazio al leader del Pdl. Berlusconi era stato interpellato in qualità di leader del suo partito sulle elezioni amministrative ed era apparso seduto alla scrivania e con in bella evidenza il logo Pdl. Ma non era stata una conferenza stampa: le reti avevano realizzato ognuna la propria intervista. E tutte quante erano poi andate in onda quasi in contemporanea. Le sanzioni ai tg decise dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ci ha tenuto a precisare il presidente dell'Autorità, Corrado Calabrò, seguono "una valutazione strettamente giuridica e nessuna valutazione politica". "La commissione - ha aggiunto Calabrò - ha fatto una valutazione tecnica e giuridica della situazione: la violazione c'è e le sanzioni ne sono la naturale conseguenza". REGOLAMENTI VIOLATI - "Sul punto - si legge in una nota dell'Agcom - l'Autorità aveva chiesto lo scorso 21 maggio chiarimenti urgenti alle emittenti interessate. Considerate le osservazioni pervenute da Rai e Mediaset, la Commissione ha ritenuto che le interviste, tutte contenenti opinioni e valutazioni politiche sui temi della campagna elettorale, ed omologhe per modalità di esposizione mediatica, abbiano determinato una violazione dei regolamenti elettorali emanati dalla Commissione parlamentare di Vigilanza e dall'Agcom". Il voto in Commissione non è stato unanime: si è espresso contro il commissario Antonio Martusciello, senatore del Pdl. "DOVERE DI EQUILIBRIO" - "L'Autorità - è ancora scritto nel documento - ribadisce che vige il dovere di equilibrio e completezza di informazione fino alla conclusione della campagna elettorale con i ballottaggi in corso". L'organismo di garanzia ha infine "chiarito che il divieto di diffusione di sondaggi sulle intenzioni di voto rimane in vigore su tutto il territorio nazionale fino allo svolgimento del secondo turno delle elezioni amministrative". LE REAZIONI - "Mediaset è allibita per le sanzioni decise oggi dall'Agcom contro le quali ricorrerà immediatamente al Tar - ha subito commentato il gruppo di Cologno Monzese -. Con questa decisione l'Authority impedisce di fatto alle televisioni di fare il proprio mestiere di informazione e in questo modo diventa parte anziché arbitro, come la legge vorrebbe, del confronto politico". Emilio Fede ha commentato la notizia in diretta, durante l'edizione serale del suo telegiornale: "Il Tg4 non ha violato assolutamente nulla". Augusto Minzolini, direttore del Tg1, si dice "esterrefatto" e sottolinea che la sanzione "riguarda tutti i tg che hanno fatto l'intervista al premier, ma c'era una notizia, non parlava da cinque giorni". Il direttore del Tg5, Clemente Mimun, giudica "assolutamente paradossale che intervistare il leader del partito di maggioranza relativa, nonché presidente del Consiglio, per commentare i risultati del primo turno delle amministrative, possa portare ad una sanzione da parte di un organismo di garanzia". "Quel che è accaduto - ha aggiunto - è di una gravita inaudita. Si manifesta come una pesante intimidazione, che naturalmente verrà ignorata dagli organi di rappresentanza dei giornalisti italiani. Per quel che ci riguarda non cederemo né a interferenze né a intimidazioni di alcun genere". LA DENUNCIA DEI RADICALI - Ma la questione potrebbe avere un seguito anche nelle aule di un tribunale. In mattinata, infatti, Emma Bonino e Marco Cappato hanno depositato una denuncia alle Procure della Repubblica di Roma e di Milano "contro Berlusconi ed i direttori dei tg che venerdì 20 maggio hanno trasmesso le pseudo-interviste registrate del presidente del partito del Popolo della libertà". Nell'esposto i Radicali rilevano come "gli interventi di Berlusconi nei tg siano, per temi trattati, scenografia con tanto di simbolo elettorale alle spalle e montaggio del registrato, dei veri e propri spot elettorali assolutamente vietati nei notiziari". Viene poi evidenziato come, "se fosse stato Berlusconi a pretendere dai direttori dei telegiornali, mediante costringimento o induzione determinato dalla sua qualità, la contestuale messa in onda di questi spot, non ci sarebbe nulla di diverso - per la struttura della condotta, le qualità soggettive dei protagonisti e le evidenti utilità di cui ha beneficiato il presidente del partito del Popolo delle libertà- dalla concussione che i pm di Milano hanno contestato al premier allorquando contattò telefonicamente il questore per far affidare Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti, in contrasto con le norme di settore. Qualora invece i direttori dei tg fossero stati pienamente consenzienti e compartecipi allora si sarebbe in presenza di un evidente reato di abuso d'ufficio". Redazione Online 23 maggio 2011
l'editoriale DELLA FONDAZIONE: "Pd a sinistra e terzo Polo evanescente" Montezemolo: pessima campagna "Dal centrodestra populismo becero" L'ex patron di Confindustria: "Il Paese non cresce". Poi l'affondo di Italia Futura: "Politica liquefatta" Luca Cordero di Montezemolo Luca Cordero di Montezemolo MILANO - Critiche senza mezzi termini al governo, alla maggioranza e anche all'opposizione da Luca Cordero di Montezmolo e da Italia Futura, la fondazione che a lui fa capo. A una settimana dai ballottaggi, l'associazione guidata dall'ex n. 1 di Confindustria punta il dito contro il centrodestra e un "populismo becero", manche contro "lo spostamento a sinistra del Pd" e "l'evanescenza del Terzo Polo". "La coalizione di governo sembra avere scommesso sulla liquefazione di ogni strategia politica" scrive Italia Futurain un editoriale sul suo sito dal titolo "L'harakiri del centrodestra". E lo stesso Montezemolo, a margine della assemblea di Assobiotech a Milano, torna a chiedere scelte, anche coraggiose, a governo e politica. "STIAMO PEGGIO DI 15 ANNI FA" - Non serve Standard & Poor's, secondo il presidente della Ferrari, per sapere che il Paese non cresce. E l'Italia sta peggio anche di 15 anni fa non solo di 10 come dice l'Istat: Montezemolo lo sottolinea, convinto che ciò che manca alla politica è la capacità di scegliere, a cominciare dall'economia. Quanto alla campagna per le amministrative, è per l'ex leader di Confindustria la peggiore di sempre, un campagna "fatta di veleni e contrapposizioni, fuori dai problemi veri della gente. Già l'ultima aveva battuto tutti i record. Qui stiamo andando oltre ed è proprio quello che, credo, gli italiani non vogliono". Il centrodestra, gli fa eco l'editoriale Italia Futura, "invece di tornare ai contenuti tradizionali delle coalizioni di centrodestra (liberalizzazioni, contenimento della spesa, sussidiarietà, sicurezza e legalità etc..)" ha deciso "di procedere sulla strada di un populismo becero e confuso". Di più, aggiunge l'ex numero uno di Confindustria e Fiat: "Stiamo assistendo in Italia a un neostatalismo invadente che è l'opposto della rivoluzione liberale tante volte annunciata", mentre "ci sarebbero tante cose da fare per una politica popolare, liberale e attenta ai problemi della gente, che sappia premiare il merito". CASINI - Alle critiche mosse da Montezemolo risponde a Otto e mezzo Pier Ferdinando Casini. "Se mi avesse dato un'indicazione più precisa, di appoggiare la Moratti o Pisapia, Lettieri o de Magistris, forse sarebbe stato più utile. Rispetto i giudizi altrui, sempre e in particolare da chi scendendo in politica sarebbe una risorsa ma ora abbiamo necessità di non svendere un patrimonio politico" ha detto il leader centrista. Redazione online 23 maggio 2011
'avvocato candidato incontra il questore: "forte preoccupazione per clima di tensione" Pisapia stringe la mano alla Moratti "Lo faccio sempre, è cortesia" Berlusconi sul sito del Pdl: "Con Pisapia Milano città islamica. Prende il caffè con i centri sociali" MILANO - Rapida stretta di mano tra il sindaco di Milano uscente Letizia Moratti e lo sfidante di centrosinistra a Milano Giuliano Pisapia, che si sono incontrati lunedì pomeriggio ai giardini Falcone Borsellino per la cerimonia in occasione del 19esimo anniversario della strage di Capaci. Dopo il confronto in tv a Sky fra i due candidati in cui Letizia Moratti aveva accusato Pisapia di essere amnistiato (mentre è stato assolto) per furto d'auto, l'avvocato non aveva voluto stringere la mano tesa del sindaco e fra i due non c'era più stato scambio di saluti. "Ho stretto la mano che mi ha dato come faccio sempre - ha spiegato Pisapia - con tutte le persone gentili e cortesi. Siccome sono gentile e cortese do la mano a chi me la porge". "Mi ha fatto molto piacere" ha commentato da parte sua la Moratti. "Siamo qua in un momento molto particolare - ha poi osservato - di ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, un ricordo che deve essere memoria viva". MESSAGGIO SUL WEB - Il gesto del disgelo tra i due candidati arriva dopo che in mattinata un video-appello al voto di Silvio Berlusconi sul sito del Pdl aveva nuovamente alzato i toni dello scontro: Milano città non sicura, islamica, Zingaropoli, Stalingrado d'Italia se vincesse Giuliano Pisapia, il cui programma è rischioso e va a braccetto con i centri sociali. Una città come Milano "che vuole andare avanti e crescere non vorrà consegnarsi all'estrema sinistra con i rischi di diventare disordinata, caotica e insicura". Milano, dice il premier nel messaggio, "non può diventare, alla vigilia dell'Expo 2015, una città islamica, una Zingaropoli di campi rom assediata dagli stranieri e che darebbe loro anche il diritto di voto nelle consultazioni municipali". Non si può, rincara la dose Berlusconi, far vincere Giuliano Pisapia, il cui programma è "rischioso, rischioso" e "gode dell'appoggio dei centri sociali e delle frange estreme della sinistra". "Non credo - sottolinea ancora il Cavaliere - che vogliamo un sindaco che sembra vada a prendere il caffè tutti i giorni con i rappresentanti dei centri sociali e consegnare la città a chi promette programmi irrealizzabili e farebbe di Milano la Stalingrado d'Italia". Per questo, "dobbiamo andare tutti a votare, non vogliamo consegnare Milano ad sinistra autoritaria, inefficiente e clientelare". LA REPLICA - Pronta la replica al premier del candidato sindaco del centrosinistra. "Il presidente del Consiglio è così bugiardo che non si può credere neanche al contrario di quello che dice" spiega Pisapia. "Basta vedere - argomenta - con chi io prendo il caffè per contrastare questa ennesima menzogna", sottolineando che prende il caffè con "professionisti, imprenditori, lavoratori, con la parte buona della città". Al premier replica anche il leader Pd Pier Lugi Bersani. "Berlusconi ha detto che, se vince Pisapia, Milano diventerà una città islamica. Noi diciamo: caro Berlusconi, ti accorgerai che alimentando le paure non si vince" è il messaggio del segretario del democratici. "Noi - spiega Bersani - siamo tranquilli. Le tue parole le prendiamo a ridere. Anzi consiglio a qualche vignettista di rappresentarlo, il giorno dopo le elezioni di Milano, con un burqa in testa per nascondersi dai milanesi". L'INCONTRO CON IL QUESTORE - Nel primo pomeriggio Pisapia ha avuto un colloquio di circa 15 minuti con il questore del capoluogo lombardo Alessandro Marangoni, nel corso del quale avrebbe manifestato la sua "forte preoccupazione" per il clima di tensione in vista del ballottaggio. "Ho chiesto al Questore ha detto Pisapia - di essere più presente sul territorio per quanto possibile e l'ho innanzitutto rassicurato che qualunque cosa potrà fare la mia coalizione e potrò fare io per far ritornare il clima sereno che aveva caratterizzato la campagna elettorale prima del voto di due domeniche fa sarà da me messo in atto". Redazione online 23 maggio 2011
Il Cardinale Bagnasco: "Politica ormai ridotta a invettiva perenne" La Cei: "L'Italia si salva solo con un soprassalto di responsabilità" Richiamo alla stampa "troppo fusa con la politica, tesa a eccitare le rispettive tifoserie e incline al disfattismo" Il card. Bagnasco (Imagoeconomica) Il card. Bagnasco (Imagoeconomica) MILANO - Per salvare l'Italia dalla crisi in cui si trova, è necessario un "soprassalto di responsabilità". Lo ha indicato il cardinale Angelo Bagnasco, nel suo intervento di apertura dell'assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Cei). "Dalla crisi oggettiva in cui si trova, il Paese non si salva con le esibizioni di corto respiro, né con le slabbrature dei ruoli o delle funzioni, né col paternalismo variamente vestito, ma solo con un soprassalto diffuso di responsabilità che privilegi il raccordo tra i soggetti diversi e il dialogo costruttivo". ha detto il presidente della Cei. POLITICA INGUARDABILE - Il cardinale ha sottolineato come "la politica che ha oggi visibilità è, non raramente, inguardabile, ridotta a litigio perenne, come una recita scontata e, se si può dire, noiosa. È il dramma del vaniloquio, dentro, come siamo, alla spirale dell'invettiva che non prevede assunzioni di responsabilità. La gente è stanca di vivere nella rissa e si sta disamorando sempre di più. Gli appelli a concentrarsi sulla dimensione della concretezza, del fare quotidiano, della progettualità, sembrano cadere nel vuoto". "In quanto vescovi - ha proseguito Bagnasco - non ci stanchiamo di incoraggiare i gesti di assennatezza che mirano a creare condizioni di pace sociale e di alacre operosità". LEADER MENO CINICI E PIÙ CATTOLICI - Quindi, il presidente della Cei ha auspicato un ricambio generazionale nella politica italiana: "Si sappia che la nostra opzione di fondo, anche per il conforto dei ripetuti appelli del Papa resta quella di preparare una generazione nuova di cittadini che abbiano la freschezza e l'entusiasmo di votarsi al bene comune, quale criterio di ogni pratica collettiva. Bagnasco ha spiegato come servano persone che avvertano "il dovere di una cittadinanza coscienziosa, partecipe, dedita all'interesse generale". "Affinchè l'Italia goda di una nuova generazione di politici cattolici, la Chiesa - ha assicurato Bagnasco - si sta impegnando a formare aree giovanili non estranee alla dimensione ideale ed etica, per essere presenza morale non condizionabile". STAMPA E POLITICA- Nei vari temi toccati da Bagnasco nel suo intervento, c'è stato un passaggio dedicato ai rapporti tra stampa e politica. La stampa italiana "appare da una parte troppo fusa con la politica, tesa per lo più a eccitare le rispettive tifoserie, e dall'altra troppo antagonista, e in altro modo eccitante al disfattismo". Dopo aver denunciato il clima di rissa in ambito politico, il porporato ha criticato certa stampa, chiedendo una "informazione non scevra da cultura, resoconto scrupoloso, vigilanza critica, non estranea ad acribia ed equilibrio". La politica è "inguardabile", "ridotta a litigio perenne", "noiosa", aggiunge il capo dei vescovi italiani. LAVORO PRECARIO - Altre preoccupazioni sono state espresse con riferimento al mondo del lavoro. Lavoro "che manca, o è precario in maniera eccedente ogni ragionevole parametro" e che, ha spiegato Bagnasco, "è motivo di angoscia per una parte cospicua delle famiglie italiane. Questa angoscia - ha aggiunto - è anche nostra: sappiamo infatti che nel lavoro c'è la ragione della tranquillità delle persone, della progettualità delle famiglie, del futuro dei giovani. Vorremmo quindi che niente rimanesse intentato per salvare e recuperare posti di lavoro. Vorremmo che si riabilitasse anche il lavoro manuale, contadino e artigiano. Vorremmo - ha aggiunto il porporato - che gli adulti non trasmettessero ai figli atteggiamenti di sufficienza o disistima verso lavori dignitosi e tuttavia negletti o snobbati. Vorremmo che il denaro non fosse l'unica misura per giudicare un posto di lavoro. Vorremmo che i lavoratori - ha detto ancora il cardinale - non fossero lasciati soli e incerti rispetto ai cambiamenti necessari e alle ristrutturazioni in atto. Vorremmo che gli imprenditori si sentissero stimati e stimolati a garantire condizioni di sicurezza nell'ambiente di lavoro e a reinvestire nelle imprese i proventi delle loro attività. Vorremmo - ha proseguito - che tutti i cittadini sentissero l'onore di contribuire alle necessitá dello Stato, e avvertissero come peccato l'evasione fiscale. Vorremmo che il sindacato, libero mentalmente, fosse sempre più concentrato nella difesa sagace e concreta della dignità del lavoro e di chi lo compie, o non riesce ad averne". SCUOLA - La Chiesa italiana, ha detto il numero uno della Cei, difende la scuola senza distinguere tra pubblica e privata. La scelta di campo, spiega il cardinale Angelo Bagnasco aprendo la 63esima Assemblea generale della Cei, è a favore di "tutta la scuola, che dobbiamo amare con predilezione, qualificando certo la spesa ma non prosciugando risorse che lasciano scoperti servizi essenziali come le materne, il tempo pieno, le scuole professionali, la ricerca". PIAZZE - Il cardinale non cita esplicitamente gli indignados spagnoli, ma accenna con simpatia alle piazze giovanili europee: "Le manifestazioni giovanili in atto non possono essere liquidate da alcuno con sufficienza". Redazione online 23 maggio 2011
Il capo dello Stato e la stampa estera. "Italia antieuropea? Grave ripiegarsi su se stessi" "L'Italia è afflitta da partigianeria" Napolitano: "Attraversa istituzioni e forze politiche". E ai politici: "Non siano gelosi del mio ruolo, che è diverso" NOTIZIE CORRELATE Napolitano: "Serve diritto a lavoro inclusivo ed equo" (20 maggio 2011) Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (Ansa) Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (Ansa) ROMA - L 'Italia resta afflitta da un eccesso di partigianeria. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricevendo oggi la stampa estera. Una "hyperpartisanship", ha detto il Capo dello Stato, che attraversa istituzioni e forze politiche, quando invece i festeggiamenti per i 150 anni dell'Unitá si sono dimostrati "al di sopra delle attese", perchè le celebrazioni hanno coinvolto tutti, al di lá di convinzioni e schieramenti politici. L'ITALIA E L'EUROPA - Il presidente della stampa estera Tobias Piller aveva poi sottolineato come nel nostro paese ogni tanto soffi un vento antieuropeista. Non è una questione solo italiana, ha risposto Napolitano, aggiungendo come "ripiegarsi su se stessi è una cosa grave, come grave è l'assenza di impegno per l'Europa. L'Ue deve saper giocare a tutto campo, deve essere un global player". Quanto ai rapporti tra il potere politico e l'informazione, il capo dello Stato avrebbe sottolineato come l'Italia sia un paese "complicato" da un punto di vista istituzionale e politico. "IL MIO RUOLO E' DIVERSO" - Si è poi parlato del ruolo del Capo dello Stato nell'ordinamento costituzionale italiano. "Penso che non ci sia per i politici italiani motivo di ingelosirsi, perchè viaggiamo su pianeti diversi - ha sottolineato Napolitano - , non ci sono comparazioni possibili, che non siano invece arbitrarie". Il presidente ha poi insistito sul fatto che il compito del capo dello Stato è quello di "rappresentare l'unità nazionale" ed è "completamente diverso da quello dei leader politici". Redazione Online 23 maggio 2011
Le votazioni sono previste martedì pomeriggio, ma non ci sarà la diretta televisiva Governo, fiducia sul decreto Omnibus Il Pd: "Fuggono dal voto sul nucleare" Nel testo è contenuta la moratoria che potrebbe far decadere uno dei referendum del 12-13 giugno L'aula della Camera (Eidon) L'aula della Camera (Eidon) ROMA - Il ministro Elio Vito ha posto, a nome del Governo, la questione di fiducia alla Camera sul decreto omnibus, che contiene tra l'altro la moratoria sul nucleare. "Considerati i tempi ristretti di scadenza del decreto - ha detto Vito - a nome del governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto numero 34 del 2011, nel testo approvato dalle commissioni, identico a quello approvato dal Senato". Su esplicita richiesta di Roberto Giachetti (Pd), il ministro ha precisato che l'autorizzazione a porre la questione di fiducia è stata data dal Consiglio dei ministri del 19 maggio. NIENTE DIRETTA TV - La Camera tornerà a riunirsi domani alle 13.45 per le dichiarazioni di voto sul dl omnibus, mentre il voto di fiducia sul provvedimento è previsto a partire dalle 15.10 ma senza la diretta tv. È la decisione maturata alla conferenza dei capigruppo a Montecitorio, nel corso della quale si è inoltre stabilito che l'illustrazione e le votazioni sugli odg comincerà subito dopo la fiducia. "I gruppi di opposizione -ha dichiarato al termine della riunione il vice presidente del gruppo Pdl, Simone Baldelli- non hanno voluto assumersi un impegno definito sul termine della discussione e sul voto finale del decreto che, a questo punto, potrebbe slittare anche a giovedì prossimo". Il termine per la presentazione degli ordini del giorno scadrà domani alle 10. "FUGGONO DAL VOTO" - "Con la decisione di mettere la fiducia sul decreto omnibus, il governo le prova tutte per sfuggire al voto degli italiani nel referendum indetto per il 12 e 13 giugno. Nelle norme che l'esecutivo vuole imporre non c'è nessun abbandono del piano nucleare ma solo un rinvio per evitare il giudizio dei cittadini che, come già dimostrato dal voto in Sardegna, è nettamente contrario al ritorno delle centrali nucleare in Italia". Lo dice Stella Bianchi, responsabile Ambiente del Partito Democratico, osservando che "siamo di fronte all'ennesimo tentativo di scippo del voto ai cittadini che non avrà successo dal momento che si tratta solo di un espediente che non cambia la sostanza delle cose". Redazione Online 23 maggio 2011
2011-05-22 ALEMANNO E POLVERINI CHIEDONO SUBITO UN INCONTRO AL PREMIER Ministeri al Nord, il Pdl stoppa la Lega Ma Calderoli: "Il premier ci ha detto sì" I capigruppo: col decentramento problemi istituzionali Il ministro: sono abituato che nel Pdl decide Berlusconi MILANO - Arriva dai capigruppo Pdl di Camera e Senato uno stop alla proposta leghista di trasferire alcuni ministeri al Nord. In una nota congiunta, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri spiegano in pratica che il decentramento può provocare diverse difficoltà, lanciando anche una sorta di "lodo conferenze". Perplessità che il Carroccio, comunque minimizza. "Io sono abituato che nel Pdl decide Berlusconi e lui ci ha detto di sì, a me basta" ha detto il ministro Roberto Calderoli a proposito dello spostamento di due ministeri. CICCHITTO E GASPARRI - "Il rapporto fra l'attività di governo e il territorio - scrivono Cicchitto e Gasparri nella loro nota - può essere affrontato in modo positivo con conferenze periodiche fatte a Milano e a Roma fra i ministri economici e delle Infrastrutture con i presidenti di Regione e i sindaci dei Comuni capoluogo. In questo modo si possono evitare i complessi problemi istituzionali che il decentramento di alcuni ministeri può porre e invece affrontare positivamente quello del rapporto fra i ministeri stessi e le realtà territoriali". "MEGLIO LE COMPETENZE CHE I MINISTERI" - Sulla stessa linea, in sostanza, il ministro Ignazio La Russa, secondo il quale "non è importante dove i ministeri stiano, visto che stanno a Roma, ma quello che fanno a favore dei cittadini". E nel dibattito sul "trasloco" dei ministeri è intervenuto anche il governatore Roberto Formigoni, precisando che la Lombardia "non è interessata a qualche posto di lavoro ministeriale" . "Semmai - ha chiarito il presidente della Regione - sarebbe importante il trasferimento alle Regioni di quelle competenze in più che chiediamo da tempo e che sono previste nell'articolo 116 della Costituzione sul federalismo differenziato". RACCOLTA FIRME - La Lega comunque non molla e anzi avvia ufficialmente una raccolta di firme tra i cittadini milanesi per sostenere la richiesta di decentramento dei ministeri da Roma. In un gazebo in via Farini a Milano, il Carroccio sta facendo compilare ai sostenitori dei moduli con la domanda: "Siete d'accordo col decentramento da Roma e che almeno due ministeri siano collocati a Milano?". Le prime firme sono già state apposte con penne ad inchiostro verde, il colore della Lega. ALEMANNO-POLVERINI - Ma da Roma arriva un secco stop alla proposta leghista. La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e il sindaco di Roma Capitale, Gianni Alemanno, hanno chiesto un incontro urgente al presidente del Consiglio, per avere chiarimenti in merito alle ipotesi leghista di trasferire alcuni ministeri dalla Capitale. "PROMESSE RIDICOLE" - Sull'argomento le opposizioni sono intervenute duramente parlando di "sciagurato spot elettorale", di "trovate alle Totò" e di "promesse ridicole". E non ha risparmiato critiche alla ipotesi di spostare due ministeri al Nord neanche il leader Udc Pier Ferdinando Casini. "Sventolare due ministeri a Milano - ha detto - a una settimana dal voto Š un sintomo impressionante di mancanza di serietà". Redazione online 22 maggio 2011
ALEMANNO E POLVERINI CHIEDONO SUBITO UN INCONTRO AL PREMIER Ministeri al Nord, il Pdl stoppa la Lega Bossi: "Il premier ci ha dato la sua parola" Berlusconi: "Arriveranno dei dipartimenti". Ira di Alemanno e Polverini: "Riunione urgente" MILANO - "Dipartimenti". Dopo una giornata di scontro al calor bianco tra Lega e Pdl sullo spostamento di alcuni ministeri da Roma a Milano (e Napoli) come promessa elettorale per i ballottaggi, arriva la versione ufficiale di Silvio Berlusconi: "Arriveranno probabilmente dei dipartimenti. Ci sono già a Milano dipartimenti delle opere pubbliche e del provveditorato scolastico. Penso che non ci sia nessuna difficoltà a che alcuni ministeri possano venire a Napoli e in altre città anche del sud e che potranno essere in grado di lavorare conoscendo da vicino le situazioni". In precedenza i capigruppo Pdl di Camera e Senato avvano stoppato l'idea leghista di trasferire alcuni ministeri a Milano. In una nota congiunta, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri avevano spiegato che il decentramento può provocare diverse difficoltà, lanciando anche una sorta di "lodo conferenze". Bossi, comizio a Milano Bossi, comizio a Milano Bossi, comizio a Milano Bossi, comizio a Milano Bossi, comizio a Milano BOSSI - "Parola data non torna indietro, sulla questione dei ministeri Berlusconi è d'accordo. E i ministeri verranno" aveva replicato a Cicchitto e Gasparri il leader leghista Umberto Bossi. "Non è mica detto che siano solo i ministeri mio e di Calderoli, anzi arriverà a Milano un ministero enorme dove si fa l'economia", aveva poi sottolineato il leader leghista. "Bisogna andare in cabina elettorale e votare bene, non possiamo tagliarci le balle con Pisapia: questi della sinistra vogliono picchiare la gente", ha aggiunto Bossi. "Se Milano si riempie di zingari è un crimine contro i milanesi e tutta la Lombardia". Poi il Senatur era intervenuto sulla Moratti: "La teniamo sotto tiro noi, la sosterremo ma deve fare molto meglio del passato. Poteva fare di più, però è vero che non aveva soldi - ha in seguito aggiunto il leader della Lega - ma adesso con il federalismo fiscale i soldi arriveranno ai Comuni che erano penalizzati dal patto di stabilità". Ma il Senatur ce l'ha anche con Formigoni, reo di essere scettico sul decentramento dei ministeri: "Formigoni stia zitto - ha aggiunto - è presidente della Regione Lombardia per i voti della Lega, non ci credo che dica no ai ministeri in Lombardia, perché sono troppi soldi che girano attorno ai ministeri, Milano ci guadagnerebbe troppo perché Formigoni possa permettersi di dire no". "Io sono abituato che nel Pdl decide Berlusconi e lui ci ha detto di sì, a me basta" aveva detto poco prima il ministro Roberto Calderoli a proposito dello spostamento di due ministeri a Milano. La pernacchia di Bossi a Formigoni LA REPLICA DI FORMIGONI - Poco dopo Formigoni, replicava a Bossi. Il governatore ricorda "la posizione di chiusura" dei capigruppo del Pdl alla Camera e al Senato sull'argomento e afferma che "senza i voti del Pdl la proposta della Lega non va lontano". CICCHITTO E GASPARRI - "Il rapporto fra l'attività di governo e il territorio - scrivono invece Cicchitto e Gasparri nella loro nota - può essere affrontato in modo positivo con conferenze periodiche fatte a Milano e a Roma fra i ministri economici e delle Infrastrutture con i presidenti di Regione e i sindaci dei Comuni capoluogo. In questo modo si possono evitare i complessi problemi istituzionali che il decentramento di alcuni ministeri può porre e invece affrontare positivamente quello del rapporto fra i ministeri stessi e le realtà territoriali". "MEGLIO LE COMPETENZE CHE I MINISTERI" - Sulla stessa linea, in sostanza, il ministro Ignazio La Russa, secondo il quale "non è importante dove i ministeri stiano, visto che stanno a Roma, ma quello che fanno a favore dei cittadini". E nel dibattito sul "trasloco" dei ministeri è intervenuto anche il governatore Roberto Formigoni, precisando che la Lombardia "non è interessata a qualche posto di lavoro ministeriale" . "Semmai - ha chiarito il presidente della Regione - sarebbe importante il trasferimento alle Regioni di quelle competenze in più che chiediamo da tempo e che sono previste nell'articolo 116 della Costituzione sul federalismo differenziato". "I ministeri a Milano" RACCOLTA FIRME - La Lega comunque non molla e anzi avvia ufficialmente una raccolta di firme tra i cittadini milanesi per sostenere la richiesta di decentramento dei ministeri da Roma. In un gazebo in via Farini a Milano, il Carroccio sta facendo compilare ai sostenitori dei moduli con la domanda: "Siete d'accordo col decentramento da Roma e che almeno due ministeri siano collocati a Milano?". Le prime firme sono già state apposte con penne ad inchiostro verde, il colore della Lega. ALEMANNO-POLVERINI - Ma da Roma arriva un secco stop alla proposta leghista. La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e il sindaco di Roma Capitale, Gianni Alemanno, hanno chiesto infatti un incontro urgente al presidente del Consiglio, per avere chiarimenti in merito alle ipotesi leghista di trasferire alcuni ministeri dalla Capitale. "PROMESSE RIDICOLE" - Sull'argomento le opposizioni sono intervenute duramente parlando di "sciagurato spot elettorale", di "trovate alle Totò" e di "promesse ridicole". E non ha risparmiato critiche alla ipotesi di spostare due ministeri al Nord neanche il leader Udc Pier Ferdinando Casini. "Sventolare due ministeri a Milano - ha detto - a una settimana dal voto è un sintomo impressionante di mancanza di serietà". Redazione online 22 maggio 2011
NOTA CONGIUNTA CON LA POLVERINI AL PREMIER: SUBITO UN INCONTRO Ministeri al Nord? Ira di Alemanno: "A Bossi dico: così salta tutto" Dopo l'annuncio sul trasferimento di due dicasteri, il sindaco attacca: un progetto mai stato nel programma del Pdl, l'unica parola che conta è quella agli elettori ROMA - Sale la tensione tra Alemanno e la Lega. Dopo l'annuncio del trasferimento di due minsiteri al Nord, il sindaco di Roma minaccia: "Così salta tutto". E in una nota congiunta con la governatrice Polverini chiede a Berlusconi "un incontro urgente". L'ira del primo cittadino della Capitale si scatena domenica nel tardo pomeriggio dopo che Bossi sostiene di aver avuto dal premier la sua parola e che il trasloco di due dicasteri al Nord si farà. Alemanno e Bossi nel pranzo della pace tra Roma e la Lega in piazza Montecitorio il 6 ottobre 2010 (Ansa9 Alemanno e Bossi nel pranzo della pace tra Roma e la Lega in piazza Montecitorio il 6 ottobre 2010 (Ansa9 "SALTA TUTTO" - Ascoltate le parole del ministro lùmbard e leader della Lega, Alemanno fa sapere: "A Bossi rispondo: l'unica parola data che conta è quella nei confronti degli elettori. Nel programma elettorale del centrodestra non è mai stato inserito lo spostamento dei ministeri. Quindi compiere questo atto, tra l'altro senza neppure un voto parlamentare, sarebbe una violazione del mandato elettorale. I nostri elettori si aspettano grandi riforme anche in senso federalista, si aspettano la riduzione dei ministeri non il loro spostamento con aumenti di costi e appesantimento delle burocrazie. Siamo sempre di fronte a balle perché oggi si parla di spostare solo ministeri senza portafoglio con solo qualche decina di dipendenti, ma si tratterebbe comunque di una violazione del mandato elettorale che rimette in discussione ogni equilibrio e ogni intesa. In altri termini avviso ai naviganti: Roma questa cosa non l'accetta". "INCONTRO URGENTE CON IL PREMIER" - E con la presidente della Regione Lazio Polverini, Alemanno dirama una nota congiunta in cui viene chiesto un incontro urgente al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, per avere chiarimenti in merito alle ipotesi, ripetutamente avanzate dalla Lega, di trasferire alcuni ministeri dalla Capitale". "ROMA UMILIATA" - "Non si sa come andrà a finire, ma ciò che è sicuro è che Roma non è mai stata così umiliata". Lo afferma in un comunicato Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma. "Stiamo discutendo di cose ridicole. Vengono al pettine tutti i nodi irrisolti, il deficit di visione, idee, strategia del processo di riforme mancate sulla Capitale. E pensare - conclude Zingaretti - che tutto iniziò con solenni promesse del Presidente del Consiglio nell'aula Giulio Cesare?". "ANCHE IL COLOSSEO" - Ironizza il capogruppo Pd alla Regione Lazio, Esterino Montino: "Secondo Calderoli è stato lo stesso Berlusconi a dire sì alle pretese della Lega che vorrebbe spostare due Ministeri a Milano. Visto che ci siamo: a Piazza del Duomo a Milano starebbe bene anche il Colosseo. Spazio, di sicuro, non manca. La mossa è disperata e serve per non fare a meno di uno scomodo ma indispensabile alleato nel ballottaggio di Milano". Redazione online 22 maggio 2011
Berlusconi: "Clima molto preoccupante" Pisapia: dai miei nessuna aggressione Ma il Pdl denuncia un nuovo caso Il candidato del Pd ai militanti: "Porgete l'altra guancia. Dal centrodestra solo volgarità e continue falsità" In vista del ballottaggio di domenica prossima, resta caldo il clima a Milano ("clima molto preoccupante", dice Berlusconi) e Giuliano Pisapia ha chiesto per lunedì un incontro con il questore per "il clima di tensione a causa della violenta campagna diffamatoria nei miei confronti". Il candidato del Pd inoltre respinge al mittente le accuse del Pdl sull'aggressione di sabato a Franca Rizzi, madre dell'assessore uscente allo Sport, ma il Pdl denuncia una nuova aggressione da parte di un consigliere circoscrizionale della lista Sinistra per Pisapia. La quale a sua volta risponde che dal centrodestra arrivano solo "falsità e provocazioni". Non solo: una testimone dà una versione diversa della presunta aggressione ai danni della Rizzi. BERLUSCONI - "C'è un clima molto preoccupante", ha ammesso Silvio Berlusconi. "Altre volte ho già detto che c'è un clima di guerra civile nella politica. A Milano si sono verificate una serie di situazioni assolutamente preoccupanti. Abbiamo avuto una quasi invasione di militanti provenienti da più parti d'Italia a sostegno dell'estrema sinistra e di Pisapia. Sabato è successo l'episodio increscioso alla signora Rizzi, che è stata colpita ripetutamente all'addome, buttata per terra e calpestata, ha segni visibilissimi sul corpo e ha una prognosi riservata di diversi giorni". Berlusconi: "Milano-Stalingrado" NESSUNA AGGRESSIONE ALLA RIZZI - Sull'episodio di via Osoppo c'è però una testimone che smentisce la ricostruzione dell'aggressione subita dalla signora Rizzi. "Ho deciso di espormi con nome e cognome - ha spiegato Shirin Kieayed a Radio Popolare - perché ho assistito direttamente a quanto avvenuto". La signora Kieayed ha spiegato di aver "sentito la voce dei sostenitori di Pisapia e di quelli della Moratti che cercavano di sovrastarli. La donna che poi ha denunciato l'aggressione si è avvicinata a uno dei sostenitori di Pisapia cercando di farlo tacere, strattonandolo e tirandolo per un braccio. Lui si è girato e le ha risposto, ma non l'ha spinta né colpita. Lei si è seduta a terra di propria volontà. Una volta seduta ha cominciato gridare di essere stata aggredita. Sono pronta a ripeterlo davanti a un tribunale", ha terminato la testimone. PISAPIA - In serata il candidato sindaco del centrosinistra in un comunicato afferma che "di fronte a tanta volgarità e alle continue falsità, al clima di odio e di intimidazione fomentato ogni giorno di più dagli estremisti del centrodestra da quando sono stati sonoramente sconfitti nel primo turno, ci rifiutiamo di prendere parte a questo spettacolo indegno. Invito tutti a recuperare i toni di un civile confronto democratico ai quali mi sono personalmente attenuto senza interruzioni fin dall'inizio di questa campagna elettorale". In mattinata Pisapia aveva invitato i militanti a "porgere l'altra guancia quando provocati" e aveva escluso che quanto avvenuto sabato in via Osoppo fosse opera di un supporter del Pd. Alla domanda se qualcuno abbia interesse a far crescere la tensione, Pisapia ha risposto che "certo non può avere interesse chi è vincente. Ognuno si assume le sue responsabilità. Io continuo a fare appelli alla calma". PDL: NUOVA AGGRESSIONE - L'ufficio stampa del coordinamento regionale del Pdl Lombardia denuncia però una nuova aggressione domenica nei confronti di una donna che stava chiedendo informazioni presso un gazebo del Pdl in piazza Frattini. "È stata aggredita con un pugno da un consigliere di sinistra della Zona 6 ed è stata ricoverata in ospedale per un trauma ("cranico", secondo quanto detto da Berlusconi)", dice la nota. Secondo il coordinatore regionale del Pdl, Mario Mantovani, l'aggressore è stato eletto nella lista di Sinistra per Pisapia. "Un altro caso di intimidazione e minacce si è verificato davanti alla sede del comitato elettorale del consigliere comunale Gallera, dove sono state bruciate bandiere del Pdl. Inoltre sono state lasciate scritte in cui si leggeva: Berlusca attento, soffia ancora il vento. Il tutto accompagnato da chiari simboli di sinistra ora al vaglio della Digos". LISTA PER PISAPIA: "È FALSO" - In merito a quanto dichiarato da Mantovani, il segretario provinciale di Rifondazione Comunista e portavoce della lista Sinistra per Pisapia, Antonello Patta, precisa: "Mantovani afferma il falso. Nessun consigliere della nostra lista è in alcun modo coinvolto. In piazza Frattini erano presenti i gazebi della coalizione di centrosinistra per Pisapia, del Comitato acqua di zona 6 e, dalla parte opposta della piazza, del Pdl", spiega una nota di Patta. "Verso mezzogiorno nei giardini in mezzo alla piazza, una famiglia di immigrati marocchini con tre bambini, impauriti dalla presenza di un cane di grossa taglia privo di museruola e guinzaglio, ne chiede l’allontanamento e viene aggredita con pesanti insulti razzisti da parte delle proprietarie del cane, spalleggiate da altri presenti al gazebo del Pdl, del quale anche loro facevano parte. La signora aggredita chiede l’intervento dei carabinieri. Allontanati i carabinieri", prosegue, "nuova aggressione da parte della più giovane proprietaria del cane, con pesanti minacce e strattonamenti che non degenera per l’intervento di due rappresentanti del comitato di zona, anche loro insultati. Nuovo intervento e verbalizzazione da parte della polizia mentre nel frattempo un’ambulanza interviene in soccorso dell’esagitata signora vittima, a suo dire, di un malore. Lunedì la signora immigrata e un membro del comitato presenteranno denuncia nei confronti delle autrici delle intemperanze per questo grave episodio, sulla base anche di testimonianze di altri presenti". Pisapia: "Porgete l'altra guancia" "SI SCUSI" - Il vice sindaco di Milano, Riccardo De Corato, subito dopo aver fatto visita a Franca Rizzi (come ha fatto domenica pomeriggio anche Berlusconi), ha invitato Pisapia a chiederle scusa. Dello stesso avviso Ignazio La Russa. "Ritengo che si sia oltrepassato il limite della decenza", ha detto Alan Rizzi, assessore della Giunta Moratti e figlio della donna che ha denunciato di essere stata aggredita. "È scandaloso - ha aggiunto - che nessuno della coalizione di Pisapia abbia preso le distanze, si sia dissociato, che nessuno si sia degnato di fare pubbliche scuse a mia madre. Sono stufo di sentire le solite menzogne". LA QUERELA - La signora Rizzi, intanto, come si legge in un bollettino diffuso dal San Carlo, "è stata sottoposta ad accertamenti radiologici che hanno escluso fratture", anche se sono stati disposti altri esami. Sabato sera è stata formalizzata alla polizia la querela. L'episodio ha infatti causato lesioni non tali da essere procedibili d'ufficio da parte della Digos, che si è limitata a identificare il presunto aggressore. Lunedì tutti gli atti saranno inoltrati all'autorità giudiziaria che deciderà se procedere e per quale reato. Potrebbe essere ravvisato quello di lesioni (lievi) o il tutto essere derubricato nel meno grave reato di percosse. L'uomo identificato è un incensurato di 56 anni che non risulta avere alcun collegamento con ambienti estremistici, con i centri sociali o avere commesso reati a sfondo politico o avere precedenti di ordine pubblico. L'uomo non è ancora stato formalmente sentito dai poliziotti, e quindi, al momento, non esiste una sua versione dei fatti. Secondo alcune testimonianze, Franca Rizzi si sarebbe stesa a terra per il dolore causatole da un calcio, particolarmente avvertito anche per via di pregresse patologie, e per l'agitazione della lite. PDL, VOLANTINI DAVANTI ALLE CHIESE - Nel frattempo, la campagna elettorale del centrodestra per la riconferma di Letizia Moratti a sindaco di Milano arriva anche sui sagrati delle chiese, dove oltre un migliaio di militanti è impegnato da domenica mattina a distribuire volantini all'uscita dalla messa. L'iniziativa è stata annunciata dall'assessore ciellino Carlo Masseroli, uno dei più votati nella lista del Pdl al primo turno. "Le idee di Pisapia - ha spiegato Masseroli - sono inconciliabili con una concezione cristiana della vita". Redazione online 22 maggio 2011
Solo per i diesel euro 4 senza filtro antiparticolato dal 1° al 21 febbraio 2010 Sanatoria multe, la Moratti conferma E Pisapia apre: sì, se è a favore dei cittadini Il sindaco: ipotesi allo studio. L'avvocato: "Ok, ma il centrodestra tenta di svendere Milano" MILANO - È una battaglia a colpi di comizi, reciproche denunce di aggressioni e polemiche, ma anche di promesse quella per la poltrona a sindaco di Milano che si sta consumando tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia. Impegni di segno opposto nei confronti dei cittadini elettori, che a volte però finiscono quasi per convergere, come nel caso dell'Ecopass e della sanatoria sulle multe. SANATORIA MULTE - Dopo le voci circolate sabato, il sindaco Pdl ha confermato che l'amministrazione sta in effetti studiando un intervento che dovrebbe limitarsi alla cancellazione delle multe legate al periodo di emergenza smog dal 1° al 21 febbraio 2010 quando l'amministrazione impose il pagamento dell'ecopass anche ai diesel euro 4 senza filtro antiparticolato, categoria allora esentata. Ad annunciarlo è stata la stessa Moratti, chiarendo così la posizione di Palazzo Marino. "Da tempo i nostri tecnici stanno facendo un'analisi per allinearci al Tar che in molti casi ha annullato le multe. È una cosa diversa dalla sanatoria perché noi siamo per la legalità". Davanti ai ricorsi di centinaia di automobilisti il giudice di pace riconobbe la fondatezza dei protesti censurando la carente comunicazione dell'amministrazione sulla temporanea modifica del regime del pedaggio antismog. Dal canto suo, un po' a sorpresa, anche il candidato di centrosinistra non ha chiuso alla possibilità di un condono delle ammende. Ribadendo comunque che il centrodestra "tenta di svendere parte di Milano, fumi e promesse che non saranno mantenute". "Se è una sanatoria che va a favore dei cittadini e non incide pesantemente sulle casse del Comune - ha spiegato Pisapia - nessun problema: sarà un impegno che potrò prendere". Comunque "voglio verificare - ha aggiunto -, e credo che non l'abbia fatto l'attuale sindaco, le conseguenze di questa scelta". "A Milano - ha concluso - si può iniziare una nuova fase di dialogo con la città. Ma questo si può fare solo con un nuovo sindaco, non con uno che non ha fatto nulla in cinque anni". "Noi abbiamo avuto da parte del Tar - è stata la spiegazione della Moratti in merito alla sanatoria delle multe - tanti annullamenti di multe e i nostri tecnici da tempo stanno valutando che cosa fare". il primo cittadino non ha comunque spiegato se l'eventuale sanatoria possa riguardare tutte le sanzioni o solamente quelle che sono state impugnate dai cittadini davanti agli organismi giurisdizionali preposti. "Non lo so - ha replicato alle richieste di chiarimento da parte dei cronisti - è una valutazione che stanno facendo i nostri tecnici che hanno da tempo grandi problemi rispetto agli annullamenti che il Tar ha fatto contro le nostre multe". ECOPASS - Quanto all'Ecopass la Moratti ha rimandato a lunedì ogni spiegazione tecnica sulla fattibilità economica della abolizione di Ecopass per i residenti e della gratuità della sosta per i residenti, assicurando fin d'ora che sia questo intervento che quello sulle multe troveranno copertura finanziaria nel bilancio del Comune, senza comportare aggravi fiscali o tariffari per i cittadini. Da parte sua, Pisapia ha smentito di avere intenzione di introdurre un Ecopass da 10 euro per tutti i veicoli. "L'Ecopass - ha detto - sarà eliminato perché è stato un provvedimento sbagliato". Redazione online 22 maggio 2011
"Escludo che un mio sostenitore abbia malmenato la signora Rizzi" Pisapia: dai miei nessuna aggressione Ma il Pdl denuncia un nuovo caso Il candidato del Pd ai militanti: "Porgete l'altra guancia" Resta caldo il clima a Milano in vista del ballottaggio di domenica prossima. Mentre Giuliano Pisapia respinge al mittente le accuse del Pdl sull'aggressione di sabato a Franca Rizzi, madre dell'assessore uscente allo Sport, il Pdl denuncia una nuova aggressione. Il candidato sindaco del centrosinistra esclude che quanto avvenuto sabato nel mercato di via Osoppo ai danni della militante pro-Moratti sia opera di un supporter del Pd. "Per quanto riguarda la signora Rizzi - ha detto Pisapia - assolutamente escludo che un mio sostenitore l'abbia malmenata o spintonata. In ogni caso - ha aggiunto - le auguro pronta guarigione". A margine di un incontro con i consiglieri comunali e i consiglieri di zona eletti, Pisapia ha anche spiegato di aver detto ai suoi sostenitori "di porgere l'altra guancia qualora fossero provocati o ci fosse addirittura violenza nei loro confronti". "CESSI LA TENSIONE" - Secondo l'avvocato, "bisogna far cessare questa tensione eliminando la possibilità che ci siano episodi di violenza". "Io farò di tutto perchè questo avvenga - ha precisato -. L'ho fatto fino ad adesso. Ho cercato di tenere la campagna elettorale a livello del confronto e della serietà degli impegni. Non ho usato insulti, menzogne né accenti o modalità di dialogo non utile: c'è un dialogo violento che demonizza l'avversario. Semplicemente mi sono fermato a parlare con i milanesi dei tanti problemi irrisolti". Alla domanda se qualcuno abbia interesse a far crescere la tensione, Pisapia ha risposto che "c'è qualcuno che ha interesse". "Certo - ha concluso - non può avere interesse chi è vincente. Ognuno si assume le sue responsabilità. Io continuo a fare appelli alla calma". Quanto alla proposta di spostare alcuni ministeri a Milano, per Pisapia si tratta di una "ulteriore prova delle divisioni del centrodestra". PDL: NUOVA AGGRESSIONE - L'ufficio stampa del coordinamento regionale del Pdl Lombardia denuncia una nuova aggressione domenica nei confronti di una donna che stava chiedendo informazioni presso un gazebo del Pdl in piazza Frattini. "Domenica mattina una signora milanese che stava chiedendo informazioni presso un gazebo del Pdl è stata aggredita con un pugno da un consigliere di sinistra della Zona 6. La signora è stata ricoverata per un trauma in ospedale", dice la nota. Secondo il il coordinatore regionale del Pdl, Mario Mantovani, l'aggressore è stato eletto nella lista di Sinistra per Pisapia. "Un altro caso di indescrivibile intimidazione e di minacce pericolose si è verificato davanti alla sede del comitato elettorale del consigliere comunale del Pdl Gallera, dove sono state bruciate bandiere del Pdl. Inoltre sono state lasciate scritte in cui si leggeva: Berlusca attento soffia ancora il vento. Il tutto accompagnato da chiari simboli di sinistra ora al vaglio della Digos che era sul posto". Pisapia: "Porgete l'altra guancia" "SI SCUSI" - Il vice sindaco di Milano Riccardo De Corato, subito dopo aver fatto visita a Franca Rizzi (come farà nel pomeriggio anche Berlusconi), ha invitato Pisapia a far visita a sua volta alla donna in ospedale e soprattutto a chiederle scusa. Dello stesso avviso Ignazio La Russa, che smentisce la ricostruzione fatta dal candidato di centrosinistra su quanto avvenuto in via Osoppo. "Mi sarei aspettato - ha detto il ministro - che invece di dire che le persone non erano del suo staff, fosse andato dalla signora a chiedere scusa per quello che i suoi, senza alcuna ragione, hanno fatto a danno della mamma di un assessore". "Ritengo che si sia oltrepassato il limite della decenza", ha detto lo stesso Alan Rizzi, assessore della Giunta Moratti ricandidato e figlio della donna che ha denunciato di essere stata aggredita. "È scandaloso - ha aggiunto - che nessuno della coalizione di Pisapia abbia preso le distanze, si sia dissociato, che nessuno si sia degnato di fare pubbliche scuse a mia madre e che, come al solito, ci si nasconda dietro a un dito. Sono stufo di sentire le solite menzogne "non era un nostro militante, sicuramente è stato provocato, il Pdl cerca lo scontro fisico" eccetera eccetera". LA QUERELA - La signora Rizzi, intanto, come si legge in un bollettino diffuso dal San Carlo, "è stata sottoposta ad accertamenti radiologici dello scheletro che hanno escluso fratture", anche se sono stati disposti altri esami. Sabato sera è stata formalizzata alla polizia la querela della donna che ha denunciato di essere stata aggredita da un sostenitore di Pisapia durante un volantinaggio. L'episodio, avvenuto attorno alle 13 in via Osoppo, ha infatti causato lesioni non tali da permettere la procedibilità d'ufficio da parte della Digos, che si è limitata a identificare il presunto aggressore. Lunedì tutti gli atti (il verbale d'identificazione, le testimonianze e gli accertamenti) saranno inoltrati all'autorità giudiziaria che a quel punto deciderà se procedere e per quale reato. Potrebbe essere ravvisato quello di lesioni (lievi) o il tutto essere derubricato nel meno grave reato di percosse. L'uomo identificato è un incensurato di 56 anni, che non risulta avere alcun collegamento con ambienti estremistici, con i centri sociali o avere commesso reati a sfondo politico o avere precedenti di ordine pubblico. Il 56enne non è ancora stato formalmente sentito dai poliziotti, e quindi, al momento, non esiste una sua versione dei fatti anche se, stando alle testimonianze, la donna si sarebbe stesa a terra per il dolore causatole da un calcio, particolarmente avvertito anche per via di pregresse patologie, e per l'agitazione della lite. PDL, CAMPAGNA SUI SAGRATI - Nel frattempo, la campagna elettorale del centrodestra per la riconferma di Letizia Moratti a sindaco di Milano arriva anche sui sagrati delle chiese, dove oltre un migliaio di militanti è impegnato da domenica mattina a distribuire volantini all'uscita delle messe. L'iniziativa è stata annunciata dall'assessore ciellino Carlo Masseroli, uno dei più votati nella lista del Pdl al primo turno. "Le idee di Pisapia - ha spiegato Masseroli - sono inconciliabili con una concezione cristiana della vita: vorrei sapere come la pensano i cattolici di sinistra". Redazione online 22 maggio 2011
L'esito finale ritenuto significativo per lo scenario politico generale dal 70% dei cittadini Il peso nazionale delle Amministrative Per due italiani su tre sono una svolta Il Pd guadagna al Nord, la Lega interrompe la crescita e frena il Pdl. Ma al Sud i due partiti maggiori sono in calo Chi ha vinto e chi ha perso la prima tornata di Amministrative? Anche dopo diversi giorni dal voto, emergono, da parte delle diverse forze politiche, valutazioni contrastanti. In generale, le consultazioni sono risultate molto seguite, talvolta al pari delle politiche, anche da parecchi dei residenti in ambiti territoriali non direttamente coinvolti dal voto. Nell'insieme, dichiara di avere seguito con attenzione la vicenda elettorale il 50% dei cittadini, e la partecipazione risulta maggiore tra gli elettori del centrosinistra, che evidentemente hanno attribuito una valenza particolarmente importante a questo appuntamento elettorale. Tutte le analisi e i commenti succedutisi in questi giorni sono stati concordi nell'attribuire un significato politico nazionale - e di grande rilievo - a queste elezioni, specie a quelle per il sindaco di Milano e, malgrado la particolarità del contesto, a quelle per il sindaco di Napoli. Anche gli italiani nel loro complesso esprimono questa opinione: l'esito finale di queste elezioni è ritenuto, da quasi il 70% dei cittadini, assai significativo (anche) per lo scenario politico nazionale. Ancora una volta, sono di questa opinione in misura molto maggiore gli elettori dei partiti di opposizione, tra i quali più dell'80% attribuisce un'importanza generale alla consultazione. Secondo molti (65%), poi, già i risultati del primo turno delle Amministrative, specie quelli di Milano, rappresentano una vera e propria svolta per il Paese, lasciando presagire forse l'inizio di un nuovo ciclo politico. Quest'ultima opinione è diffusa tra tutti i votanti: infatti, pur essendo più gettonata (83%) dal centrosinistra, risulta coinvolgere anche la maggioranza (56%) degli elettori del centrodestra. Insomma, gli italiani pensano, a torto o a ragione, che ci troviamo di fronte a un momento importante della nostra vita politica. Ma è proprio così? Al di là del caso milanese, i risultati confermano questa analisi? E, se sì, quali potrebbero essere, secondo gli italiani, le conseguenze? Partiamo dai risultati, considerando le tre maggiori forze politiche. Nell'insieme delle tredici maggiori città (ossia i capoluoghi Regionali e/o i Comuni con almeno 100.000 abitanti) in cui si è votato, sappiamo, grazie alle sempre puntuali e precise analisi dell'Istituto Cattaneo, che il Pd, rispetto al voto regionale dello scorso anno, ha guadagnato circa 39.000 voti, mentre il Pdl ne ha persi 144.000. Anche estendendo l'analisi al complesso dei ventitré capoluoghi di Provincia ove si è votato quest'anno e l'anno scorso, si rileva un declino del Pdl di circa 118.000 voti, a fronte di una crescita del Pd di circa 54.000 voti. Questa tendenza positiva del Pd è però concentrata (e questa è una delle novità di queste consultazioni), come ha osservato anche Roberto D'Alimonte (sulle cui elaborazioni, pubblicate sul Sole 24 Ore, basiamo questi conteggi), specialmente nelle Regioni del settentrione: al Sud il Pd - ma anche il Pdl - perde. Si conferma, in altre parole, la tradizionale differenziazione delle modalità di scelta elettorale tra il settentrione e il meridione del Paese. E veniamo ai risultati della Lega. Nei Comuni più urbanizzati - dove però tradizionalmente è meno forte - il Carroccio perde rispetto all'anno scorso circa 25.000 voti. Un andamento analogo si rileva anche se si considera l'insieme dei capoluoghi di Provincia, ove il declino è maggiore e pari a 33.000 voti. È vero che rispetto alle Comunali precedenti la Lega, diversamente dal Pdl, ha incrementato (nei Comuni più urbanizzati con 78.000 voti in più) i suoi consensi. Ma è vero al tempo stesso che queste elezioni hanno interrotto il ciclo di crescita del Carroccio che perdurava da allora. Insomma, nel complesso il Pd guadagna in queste elezioni, specie al Nord, e le forze di centrodestra appaiono invece calanti. Alcuni hanno proposto, tuttavia, di distinguere nell'analisi il caso milanese da quello del resto del territorio, per verificare eventuali andamenti distinti. Ma i dati non confermano questa ipotesi. Anche escludendo Milano, troviamo una crescita, sia pure molto più modesta, del Pd (che si incrementa di poco meno di 4.000 voti nel resto dei Comuni più urbanizzati e di circa 19.000 voti nel resto delle Province) e una diminuzione di Pdl e Lega. Nell'insieme, dunque, il trend non appare disomogeneo. L'incremento del Pd e il calo del Pdl sono, più o meno, sempre confermati dal quadro d'insieme di queste consultazioni. Anche se bisogna tenere presente il caso di Napoli, ove il Pd diminuisce, e quello di Bologna, in cui il partito di Bersani mantiene, senza incrementarlo, il seguito del 2010, ma decresce rispetto alle ultime Comunali. Cosa comportano a livello politico generale questi risultati? Le opinioni degli italiani a questo riguardo non risultano univoche e si differenziano specialmente in relazione all'orientamento di ciascuno. Poco più della metà (54% nell'insieme, 73% tra gli elettori di centrosinistra, 42% tra quelli di centrodestra) degli italiani ritiene che, a seguito degli esiti elettorali di questo primo turno, il governo sia risultato complessivamente indebolito. Solo il 4% ritiene, abbastanza curiosamente, che ci troviamo di fronte ad un rafforzamento, mentre una minoranza consistente (32%, ma molti di più, il 47%, tra gli elettori del centrodestra) ritiene che, alla fine, per la stabilità del governo tutto resti come prima. Di converso, la maggioranza relativa (43%, ma il 67%, tra gli elettori del centrosinistra, a fronte di solo il 26% tra i votanti per il centrodestra) intravede un rafforzamento dell'opposizione. E, naturalmente, secondo più del 60% (e, significativamente, anche della maggioranza relativa - 47% - degli elettori del centrodestra), si manifesterà, specie se a Milano dovesse prevalere Pisapia, un'ulteriore caduta del livello di popolarità del premier. Insomma, sia i risultati veri, sia le opinioni dei cittadini, suggeriscono un quadro di più accentuata debolezza per il centrodestra, di cui si avvale a suo vantaggio il centrosinistra. Che verrebbe accentuato se quest'ultimo prevalesse anche nei ballottaggi. Ma solo l'esito del secondo turno potrà evidenziare lo scenario definitivo di questa tornata elettorale. Renato Mannheimer 22 maggio 2011
Sondaggi Milano Pisapia-Moratti CORRIERE della SERA : l Pgt. Una grande colata di cemento come sostiene l'opposizione o la più grande opportunità di sviluppo per la città come sostiene la Moratti? Vedi.pdf Risultato 2011-05-22 h10,07Una grande colata di cemento 85.6% La più grande opportunità di sviluppo 14.4% Numero votanti: 4903
Bagnoli, nell’ex zona Italsider, è un enorme spazio ancora sostanzialmente vuoto. Chi tra i due candidati può completare le opere in cantiere e la bonifica? Vedi .pdfde Magistris 90.6% Lettieri 9.4% Numero votanti: 2275 Nota: I sondaggi online di Corriere.it non hanno un valore statistico, si tratta di rilevazioni non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità. Le percentuali non tengono conto dei valori decimali. In alcuni casi, quindi, la somma può risultare superiore a 100
ECCESSI, PROMESSE, OMISSIONI Al mercato delle grida Le elezioni si vincono anche con le campagne elettorali, è ovvio. Le quali, per loro natura, sono illusorie e menzognere: conservano insomma il peccato originale della politica senza preoccuparsi di doverlo giustificare. Dal dopoguerra a oggi è quasi sempre stato così: un anno sono state vinte per lo sgomento del "salto nel buio ", un altro per il timore della "dispersione dei voti", un altro ancora per la "legge truffa": già, basta agitare lo spettro della paura e il più è fatto. Ma cosa succede quando la propaganda si sostituisce del tutto al confronto politico? Alla vigilia dei ballottaggi in città importanti come Milano e Napoli ci troviamo in questa situazione: il peso dell’enfasi elettorale è cresciuto così a dismisura da farci smarrire ogni contatto con la realtà. Si critica molto il Grande Fratello televisivo, ma mai come ora abbiamo avuto la sensazione di vivere in un reality, dove l’insulto è libero, la carognata metodo e il voltafaccia prassi quotidiana. Sono elezioni amministrative, si dovrebbe discutere di cose concrete e invece assistiamo alla più feroce, alla più astratta, alla più miracolistica forma di proselitismo finora mai attuata: in premio persino due ministeri a Milano! Come se l’intesa fra amministratori e amministrati fosse un brutto format, come se il rapporto fra ribalta e retroscena fosse del tutto arbitrario (non a caso, le parole più sincere di questa campagna sono quelle rubate a un "fuori onda", quando Formigoni se l’è presa con la Moratti e la Santanchè). Di questa competizione elettorale, nei tanto invocati "faccia a faccia" di Sky, ci sono rimasti in mente due episodi: Letizia Moratti che accusa Giuliano Pisapia di essere un ladro, Luigi de Magistris che accusa Gianni Lettieri di mettere Napoli "nelle braccia della camorra". Così l’insulto fa presto a tracimare dalla tv ai giornali, dai giornali al Web, dal Web al passaparola. Ecco, i due poli di questa campagna sono proprio questi e vanno ben oltre le tradizionali "sparate elettorali": da una parte, l’"offesa dell’ultimo minuto ", anche la più feroce, affrancata ormai dall’idea che ogni accusa vada provata, che ogni menzogna vada risarcita; dall’altra la "promessa dell’ultimominuto", un tipo di impegno che non ha bisogno di essere giustificato con la sua sostenibilità, ma che è lanciato apposta per stupire, secondo il metodo delle televendite. Ha importanza se l’Ici ha messo in crisi i Comuni, se l’Ecopass è stato voluto proprio dalla Moratti? E Pisapia non dovrebbe spiegare con chiarezza se il suo programma prevede o no una maggiore tassazione per i cittadini? Da questo punto di vista si spiega molto bene l’offensiva mediatica di Silvio Berlusconi, l’occupazione selvaggia dei telegiornali, la sua crociata contro il "pericolo comunista ", la demonizzazione dell’avversario. Si spiega bene, ma altrettanto bene non si giustifica, aggiunge solo distorsione a distorsione. Se al primo turno la Moratti non è riuscita a ottenere la vittoria, la colpa non è di chi le ha organizzato la campagna elettorale, amministrando lei la città dal 2006. Le previsioni fosche delle agenzie di rating sullo stato di salute dell’economia italiana si basano sulle cifre non sulle promesse. Per riconquistarci un futuro dobbiamo tornare ad affrontare i problemi concreti, a fare i conti della serva, a guardare in faccia gli uomini che ci devono guidare, a considerare i cittadini come cittadini. Non sempre chi vuole il nostro bene viene votato: e il motivo è lo stesso per cui la correttezza viene spesso scambiata per viltà. Aldo Grasso 22 maggio 2011
21/05/2011 C’era una volta l’Ecopass Scritto da: Giangiacomo Schiavi alle 14:28 del 21/05/2011 Noi non lo rimpiangeremo. Non ne abbiamo salutato l’arrivo con la seriosità di chi lo definiva una buona misura per l’aria avvelenata di Milano. E non ci stracceremo le vesti per la sua liquidazione, usata come spot per la campagna elettorale di Letizia Moratti. Non siamo mai stati fans dell’ Ecopass. L’abbiamo ritenuto un provvedimento tampone, utile per rompere l’inerzia di anni della politica comunale antismog. E abbiamo detto che bisognava chiamarlo con il suo vero nome: una tassa pagata per inquinare. Il sindaco Moratti ha avuto coraggio, bisogna riconoscerlo, quando ha sfidato l’impopolarità per ridurre gli ingressi delle auto verso il centro. Ma era evidente che il sistema delle deroghe, euro 3 ed euro 4, andava gradualmente rivisto e aggiornato. E invece, di anno in anno, nulla è stato fatto: nessuna restrizione ai veicoli o allargamento dell’area interessata. Così era diventato inutile. Ma toglierlo dopo che è stato presentato come un fiore all’occhiello nei depliant elettorali non è il massimo della serietà. I milanesi ringraziano (forse). E chi viene da fuori paga. Milano torna indietro nel tempo: i balzelli ai forestieri. Per favore, già che ci siamo, aboliamolo del tutto.] 21/05/2011 C’era una volta l’Ecopass Scritto da: Giangiacomo Schiavi alle 14:28 del 21/05/2011 Noi non lo rimpiangeremo. Non ne abbiamo salutato l’arrivo con la seriosità di chi lo definiva una buona misura per l’aria avvelenata di Milano. E non ci stracceremo le vesti per la sua liquidazione, usata come spot per la campagna elettorale di Letizia Moratti. Non siamo mai stati fans dell’ Ecopass. L’abbiamo ritenuto un provvedimento tampone, utile per rompere l’inerzia di anni della politica comunale antismog. E abbiamo detto che bisognava chiamarlo con il suo vero nome: una tassa pagata per inquinare. Il sindaco Moratti ha avuto coraggio, bisogna riconoscerlo, quando ha sfidato l’impopolarità per ridurre gli ingressi delle auto verso il centro. Ma era evidente che il sistema delle deroghe, euro 3 ed euro 4, andava gradualmente rivisto e aggiornato. E invece, di anno in anno, nulla è stato fatto: nessuna restrizione ai veicoli o allargamento dell’area interessata. Così era diventato inutile. Ma toglierlo dopo che è stato presentato come un fiore all’occhiello nei depliant elettorali non è il massimo della serietà. I milanesi ringraziano (forse). E chi viene da fuori paga. Milano torna indietro nel tempo: i balzelli ai forestieri. Per favore, già che ci siamo, aboliamolo del tutto.
2011-05-21 IL candidato Pd sull'offensiva tv del premier: "È stata una vergogna" Il voto a Milano, sale la tensione Pisapia: "Zingaropoli? Loro in difficoltà" Sabato nei mercati per la Moratti: comizi e contestazioni. Il vicesindaco De Corato: "Aggredito nostro militante" MILANO - Sale il livello dello scontro politico nell'ultimo weekend prima dei ballottaggi. E salgono i toni, soprattutto a Milano. Letizia Moratti, sindaco e candidata, ha dedicato l'ultimo sabato di campagna elettorale alle visite nei mercati rionali, seguita dai supporter e accolta da applausi, ma anche da contestazioni. Dopo il giro per le bancarelle di via Fauchè e di via Osoppo, l'attuale primo cittadino ha iniziato il pomeriggio al famoso mercato di viale Papiniano, fendendo gli stretti corridoi tra i banchi e fermandosi a parlare con ambulanti e clienti. Avvicinando i passanti, la candidata Pdl ha insistito soprattutto sui rischi per la sicurezza urbana, nel caso Pisapia diventasse sindaco. Il tutto non senza tensioni. In particolare è stato il vice sindaco del Pdl, Riccardo De Corato, a rendere noto che al mercato di via Osoppo "una decina si sostenitori di Pisapia hanno impedito al sindaco Moratti di parlare, l'hanno insultata e inseguita con fischietti e cartelli. La madre dell'assessore Alan Rizzi - ha riferito De Corato - è stata aggredita e ha dovuto ricorrere a cure mediche al pronto soccorso. Sono in corso accertamenti da parte della Digos mentre un altro simpatizzante del centrodestra ha subito una seconda aggressione e la polizia ha fermato una persona". IL PDL E LA POLIZIA LOCALE - Anche il Pdl lombardo ha denunciato, attraverso una nota, una "indegna aggressione" nei confronti di una militante al mercato di via Osoppo. "Solo perché era intenta a sostenere la candidatura di Letizia Moratti - ha voluto sottolineare il partito regionale - è stata attaccata da gruppi dei centri sociali. Ora si trova in ospedale". La conclusione del Popolo della libertà è che "la Milano gentile di Pisapia è smentita ogni giorno dai suoi militanti che, attraverso l'uso della violenza, tentano di intimorire coloro che non la pensano allo stesso modo". Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Provincia, Guido Podestà. "Desidero esprimere solidarietà alla signora Franca Rizzi, madre dell’assessore comunale Alan, e al simpatizzante del Pdl per l’aggressione subita a opera di facinorosi riconducibili ai sostenitori di Giuliano Pisapia" ha detto. "Considero questo gesto - ha aggiunto - frutto del clima esasperato che, purtroppo, è stato scatenato dalle ali estreme della sinistra con l’obiettivo di impedire al primo cittadino di illustrare il suo programma ai milanesi". La polizia locale di Milano non procede però su quanto accaduto al mercato di via Osoppo. I vigili lo hanno precisato spiegando anche che "non c'è stata un'aggressione ma un diverbio" e quindi sono le persone coinvolte che al limite devono sporgere querela. Sul posto, un privato ha chiamato il 118 che ha mandato un'ambulanza. La madre dell'assessore Rizzi è stata portata con contusioni e abrasioni all'ospedale San Carlo in codice verde. A sua volta, il 118 ha allertato i carabinieri che parlano di una lite tra fan di Pisapia e Moratti e di una signora con qualche graffio al volto. "In merito alle notizie riferite dalle agenzie di stampa, sulle quali non ho informazioni certe, rivolgo i miei auguri alla signora Rizzi" ha scritto Pisapia in una nota, auspicando un clima più sereno. La Moratti al San Carlo per fare visita alla madre dell'assessore Rizzi (Fotogramma) Alla madre di Rizzi hanno fatto visita in ospedale la Moratti e il ministro La Russa. "VOGLIONO SPAVENTARE I MILANESI" - Il candidato de centrosinistra, al quale la Moratti ha chiesto di annunciare prima del ballottaggio la sua giunta per dimostrare la sua promessa di costruire una giunta libera da spartizioni partitiche, si mostra ottimista in vista dei ballottaggi. Secondo il candidato sindaco di centrosinistra, "il tentativo di spaventare i milanesi parlando di "zingaropoli" dimostra ancora una volta quanto siano in difficoltà gli esponenti del centrodestra. Ma soprattutto - ha spiegato - quanto poco conoscano non solo il mio programma elettorale, ma anche i provvedimenti da loro stessi varati". Pisapia sostiene di voler "superare i campi rom. Quando si parla di autocostruzione di case - ha precisato - intendiamo quei progetti già avviati con successo in altre città italiane ed europee, che vanno dalla ristrutturazione di cascine diroccate alla costruzione di palazzine, ma sempre nel rispetto delle regole urbanistiche e dell'esigenze dei cittadini residenti in zona". Assai critico l'avvocato aspirante sindaco lo è stato nei confronti dell'intervento di Berlusconi durante i cinque tg di venerdì sera (Tg1, Tg2, Tg4, Tg5 e Studio Aperto su Italia 1). "Credo che sia una vergogna che il presidente del Consiglio utilizzi il suo potere, e la Rai gli dia tanto spazio, per raccontare quelle menzogne che ha raccontato venerdì in cinque canali tv" è l'affondo del candidato di Milano. Che respinge al mittente, nel caso specifico il premier, le accuse di voler aumentare le tasse e bloccare l'Expo. "Cerco di dialogare, non uso l'insulto: i veri estremismi sono dall'altra parte" è la posizione di Pisapia. PDL E LEGA ALL'ATTACCO - E mentre la Moratti incassa la disponibilità del leader della lega Umberto Bossi a impegnarsi in prima persona ("Farò almeno un comizio") in vista del voto, il Pdl non risparmi attacchi al candidato di centrosinistra. "Pisapia vuole liberalizzare cannabis e marijuana, ma così finirebbe con l'aumentare il giro d'affari della criminalità organizzata" ha detto il sottosegretario alla Famiglia, Carlo Giovanardi, nel suo intervento al programma KlausCondicio. E ancora: "Io non sono anti gay, ma va evidenziato che con Pisapia e De Magistris il riconoscimento delle unioni gay porterebbe a conseguenze discriminatorie per centinaia di migliaia di famiglie. I servizi sociali di Milano e Napoli darebbero la priorità a unioni e matrimoni gay. Decine di migliaia di famiglie "colpevoli" di non essere gay finirebbero in fondo alle priorità degli amministratori". I militanti della Lega Nord hanno deciso di stampare e distribuire nei vari gazebo sparsi per la città volantini contro il candidato anti-Moratti. "Non è un terrorista, ma Pisapia fa paura" è una delle frasi stampate sui volantini. "Giuliano Pisapia - si legge nella prima paginao - votato da no global fondamentalisti ha nel suo programma l'autorizzazione di una grande moschea a Milano, e prevede l'allargamento dell'ecopass, ovvero una tariffa di 5 euro per ogni auto in ingresso a Milano". LA RUSSA - Nervi a fior di pelle per Ignazio La Russa. Il ministro della Difesa ha avuto un battibecco con Elisabetta Santon, giornalista della testata regionale Rai. "Abbiamo fatto un primo turno surreale in cui si parlava di tutto tranne delle cose che interessano alla gente", ha detto il titolare della Difesa. "Ma l'aggressione mediatica gossippara e l'accanimento giudiziario contro Berlusconi non l'abbiamo certo voluto noi". Alla giornalista che gli faceva notare i toni spesso sopra le righe della campagna elettorale del centrodestra, La Russa ha risposto: "Lei più che una giornalista è una partigiana di Pisapia". E ha ripetuto per tre volte: "Mi dica per chi ha votato". Al termine il ministro si è scusato con Santon. MULTE E MAXI-SANATORIA - Spopola in queste ore sui blog e viene rilanciata con evidenza da ilpolitico.it la notizia dell'imminente approvazione di una maxi-sanatoria sulle contravvenzioni prese a Milano. Una sorta di "sorpresa elettorale" annunciata nei giorni scorsi dal ministro Roberto Calderoli e messa a punto da Berlusconi e Bossi in vista del ballottaggio. Redazione online 21 maggio 2011
L'OFFENSIVA DEL CAVALIERE IN VISTA DEI BALLOTTAGGI Rai, Garimberti striglia i tg "Berlusconi? Ora serve riequilibrio" Il presidente di Viale Mazzini: "Adesso lo stesso spazio per gli altri leader". Famiglia Cristiana: brutta pagina MILANO - I cinque interventi di venerdì di Berlusconi nei principali tg nazionali (Tg1, Tg2, Tg4, Tg5 e Studio Aperto su Italia 1), che hanno fatto dire al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, "non siamo in Bielorussia", scatena l'indignazione di Famiglia Cristiana e un intervento del presidente della Rai, Paolo Garimberti, il quale chiede un "riequilibrio" sulle reti nazionali. GARIMBERTI - "Un conto è dare una notizia, e il primo commento del premier ai risultati delle amministrative certamente lo era, altro discorso è consentire una sorta di comizio, per giunta senza un'adeguata compensazione con opinioni di altri candidati", ha detto Garimberti. "Nessun giornalista dovrebbe mai permetterlo, meno che mai i giornalisti del servizio pubblico. Alla luce di quanto accaduto, è necessario che la Rai - per adempiere appieno alla sua missione di servizio pubblico - riequilibri tempestivamente dando spazio sui temi delle amministrative a punti di vista di candidati o leader di partiti diversi da quello del presidente del Consiglio". FAMIGLIA CRISTIANA - "Sono state scritte due brutte pagine: una da un primo ministro e proprietario di televisioni che si arroga prerogative inaccessibili agli avversari politici; l'altra da un giornalismo tv che non tiene dritta la schiena ma si genuflette", afferma Famiglia Cristiana in un editoriale dal titolo "Berlusconi, l'arroganza a reti unificate". Il settimanale dei Paolini parla di "cinque interviste tv "comandate" da Silvio Berlusconi per fare propaganda elettorale" e punta il dito contro "giornalisti in ginocchio" e l'Agcom "troppo occupata per intervenire". "Di nuovo o inatteso, Berlusconi non ha detto nulla", ha aggiunto l'editoriale. "Al più si è maggiormente avvicinato a Bossi per la faccenda della Grande Moschea, degli zingari incombenti e della sinistra inaffidabile. Copione conosciuto. Se prima aveva "mostrato la faccia" in singoli comizi, adesso siamo a una carica di tipo alluvionale. E condotta non su iniziativa dei singoli Tg ma, ripetiamo, convocando d’autorità le redazioni private e pubbliche". SANZIONI - Nino Rizzo Nervo, componente del consiglio di amministrazione della Rai, chiede che "se l'Agcom sanzionerà la Rai, a pagare dovranno essere quei direttori che hanno violato le direttive dell'Autorità e del Cda. Siamo di fronte non a responsabilitá dell'azienda, ma di singole persone che hanno stracciato indirizzi e regolamenti sul pluralismo. Mi attendo un'autonoma decisione del nuovo direttore generale, altrimenti sará chiamata la Corte dei conti a pronunciarsi". Redazione online 21 maggio 2011
DAL SITO INTERNET DI FAMIGLIA CRISTIANA: http://www.famigliacristiana.it/informazione/news_2/articolo/tv_210511092356.aspxL'arroganza a reti unificate Cinque interviste Tv "comandate" da Berlusconi per fare propaganda elettorale. Giornalisti in ginocchio e Authority troppo occupata per intervenire. Una brutta pagina per l'Italia. 21/05/2011 I giornali avversari avevano fatto un cauto pronostico: vedrete che Berlusconi, dopo il lungo silenzio postelettorale, tornerà a farsi vivo. Forse una conferenza stampa, forse un’intervista in Tv. Una sola, ritenevano; nessuno immaginava che potesse farne cinque in un colpo solo, non perché i giornalisti le avessero implorate ma perché è stato lui a imporle. Un primo pacchetto ai tre Tg di Mediaset, che sono cosa sua sebbene Berlusconi sostenga da sempre di non interessarsi alle sue aziende, almeno in prima persona. Evidentemente ci sono altre persone cui basta ricevere una telefonata, pronte a obbedir tacendo. Poi i due maggiori Tg della Rai, primo e secondo: e qui il discorso, già parecchio delicato, ulteriormente si complica. Esiste una AgCom che dovrebbe fissare le regole della comunicazione e, in caso di irregolarità, punire gli inadempienti. Già il fatto che il premier irrompa nella campagna per Milano e Napoli usando le reti di sua proprietà dovrebbe far ricordare che c’è un piccolo inciampo, chiamato conflitto di interessi. Ma tutti zitti. E lo stesso, ciò che è peggio, per le reti a canone. Pare che la Commissione debba riunirsi mercoledi prossimo, lasciando che nel frattempo Berlusconi faccia altri monologhi davanti a reverenti cronisti. Nessuno dei quali, superfluo notarlo, si è sognato fin qui di avanzare contestazioni o anche semplici obiezioni. Ora non è da dubitare che i membri dell’AgCom siano carichi di incombenze private, tanto da dover rinviare una riunione di interesse pubblico. Ma se ritengono di poter attendere mercoledi, tanto vale posporre a giugno o luglio; tanto i buoi sono già scappati. L’imposizione del primo ministro e l’acquiescenza delle reti pubbliche hanno suscitato violente reazioni, che oggi riempiono i giornali: dall’illegalità al paragone con la Bielorussia. Superfluo citarle per esteso. E’ da chiedersi piuttosto quale effetto avranno queste esternazioni a reti unificate, non tanto per il loro contenuto quanto per la linea padronale che esprimono. Di nuovo o inatteso, Berlusconi non ha detto nulla. Al più si è maggiormente avvicinato a Bossi per la faccenda della Grande Moschea, degli zingari incombenti e della sinistra inaffidabile. Copione conosciuto. Che ciò serva per i ballottaggi, o dia esito negativo, è tutto da vedere. Sembrava che il premier fosse stato colpito dai commenti dopo il voto, dove si giudicava assai più dannoso che proficuo l’avere impostato un referendum sulla sua persona. Evidentemente non è così. Se prima aveva "mostrato la faccia" in singoli comizi, adesso siamo ad una carica di tipo alluvionale. E condotta non su iniziativa dei singoli Tg ma, ripetiamo, convocando d’autorità le redazioni private e pubbliche. Qualcuno troverà che si tratta di un giusto contraltare ai Santoro, Floris e sinistra assortita, visti dal premier, ed anche dal suo elettorato, come il fumo negli occhi. Altri baseranno il loro giudizio sull’arroganza del potere, che da noi è raramente premiata ma non demorde. E chissà come saranno accolti i tre ministeri in regalo elettorale, due a Milano, secondo le indiscrezioni, e uno a Napoli. Comunque, non c’è che da aspettare. Per il momento, senza bisogno di attese, sono state scritte due brutte pagine: una da un primo ministro e proprietario di televisioni che si arroga prerogative inaccessibili agli avversari politici; l’altra da un giornalismo Tv che non tiene dritta la schiena ma si genuflette. Giorgio Vecchiato
DAL SITO INTERNET del CORRIERE della SERA http://www.corriere.it
Il voto Il caso "No tax area" e ministeri, le idee per conquistare voti Calderoli: per Milano una "grossa sorpresa" di Berlusconi e Bossi. Ma nella maggioranza c'è cautela ROMA - Sibillino, è Roberto Calderoli che fa l'annuncio: "Posso solo dire che ci sarà la settimana prossima una grossa sorpresa che sarà presentata da Berlusconi e Bossi che cambierà modo di pensare dei milanesi e di coloro che sono andati a votare...". Parole consegnate al programma "La telefonata" di Canale 5 che mandano subito in fibrillazione il mondo politico, dell'uno e dell'altro schieramento. A cosa staranno mai pensando i due leader per rovesciare il verdetto che al primo turno i milanesi hanno consegnato alle urne? A sera Calderoli - intervistato dalla Padania - fa un'altra rivelazione: il "patto per il cambiamento" progettato da Berlusconi e Bossi conterrà decentramento dei ministeri, riforma del fisco, Senato federale. Ma intanto per tutta la giornata le indiscrezioni passano veloci di bocca in bocca ed è l'Idv Luigi Li Gotti a svelare il possibile colpo di scena al quale si starebbe lavorando: "Vogliono portare due ministeri da Roma a Milano". In particolare, si racconta, si tratterebbe del dicastero delle Riforme (guidato da Bossi) e di quello per la Semplificazione (di Calderoli), ma secondo alcuni anche le Pari Opportunità di Mara Carfagna potrebbero traslocare dalla capitale a Napoli. Vero, falso? Nel Pdl è tutto un cadere dalle nuvole: non ne sappiamo niente, ci sembra strano, non pare un'idea di quelle che cambiano la sorte di un voto, ci vuole una vita per fare un trasferimento così, in fondo ai milanesi non importa nulla di avere due ministeri in casa (senza portafoglio, e con pochi addetti), e poi perché fare questo regalo alla Lega?, è il tenore dei commenti degli uomini vicini al premier. Dunque, sembra che l'idea - pure accarezzata dal Carroccio - non decolli. Ma, con il passare delle ore, avanza un'altra ipotesi: Berlusconi e Bossi potrebbero annunciare l'istituzione di una "no tax area" per Milano, non meglio specificata ma comunque dall'impatto forte per la città. Anche qui, vero o falso? Nessuno sa dirlo, anche se l'eventualità non è esclusa: "Potrebbe essere - dice un amico del premier - anche se il provvedimento è di difficile applicazione", e d'altronde lo stesso Berlusconi ieri nelle sue contestatissime interviste televisive ha parlato di Milano come città con "meno tasse per tutti". Ma un ministro di peso è scettico: "La vedo improbabile: abbiamo già dato tanti di quei soldi a Milano con l'Expo, che prevederne altri...". E per il Pd Enrico Letta è secco: "Taglio delle tasse? È una proposta priva di credibilità". Insomma, conferme non arrivano, come peraltro non arrivano secche smentite a nulla: se l'hanno annunciato, ragionano nel Pdl, forse qualche sorpresa alla fine ci sarà, ma per essere tale non può venire anticipata. Per ora dunque ci si concentra su quello che è certo: la Moratti annuncerà una "sorpresina" al giorno, come ha fatto due giorni fa con l'Ecopass gratuito per i milanesi e ieri con le strisce blu non più a pagamento per i residenti. Berlusconi invece continuerà nella sua strategia mediatica della demolizione non tanto di Pisapia come candidato, che secondo i suoi consiglieri non deve mai essere citato altrimenti "lo si trasforma in vittima e gli si fa un favore", quanto della coalizione di "estremisti e violenti" che lo sostiene. Se evitasse di evocare il "pericolo comunista" delle bandiere con falce e martello, dicono i suoi, sarebbe meglio, così come se lasciasse da parte i giudici, ma questo non si può giurare che avverrà. Dovrebbe invece essere certa la sua partecipazione ad un talk show la prossima settimana, Ballarò o Porta a Porta. Più vaga resta l'idea di una partecipazione ad una sorta di festa-kermesse a Milano che vedrebbe l'uno accanto all'altro lo stesso premier e Bossi, anche per dimostrare che, come dice Paolo Bonaiuti, i due leader "marciano assieme". Si vedrà, si vive ora per ora e con i sondaggi alla mano per valutare l'effetto di ogni mossa. Sapendo che la montagna da scalare è altissima, che l'equilibrio tra l'appello ai moderati e l'anatema contro le sinistre pericolose è difficile da tenere, e che la pozione magica non ce l'ha nessuno. Paola Di Caro 21 maggio 2011
Un po' di serietà Se la destra pare non aver imparato la lezione del primo turno, la sinistra non ha ancora fornito ai milanesi tutte le garanzie e gli elementi per prendere una decisione importante come quella del 29 e 30 maggio. A cominciare dalla squadra di governo, dagli uomini cui potrebbe essere affidata la Milano del futuro.
Da una parte, i toni e gli argomenti della campagna per il ballottaggio non sembrano discostarsi da quelli - eccessivi - dei giorni scorsi. Non è solo questione dell'insulto di Bossi, o del periodico vicino al centrodestra che accosta Pisapia all'Anticristo. Presentare una Milano governata dalla sinistra come la capitale degli zingari, della droga, dei centri sociali e dei minareti non inficia la credibilità degli avversari, ma la propria. Demonizzare le moschee, viste dallo stesso Maroni come argine all'estremismo islamico, può portare qualche voto ma non delinea la visione di una grande città del XXI secolo. Peggio ancora le promesse dell'ultimo momento, che magari contraddicono il programma elettorale, come la marcia indietro della Moratti sull'Ecopass, o l'idea improvvisata di trasferire qualche ministero minore a Milano e a Napoli (altra città-simbolo del berlusconismo, dalla battaglia dei rifiuti alle vicissitudini personali del premier); come se lo sviluppo di due metropoli europee fosse legato a qualche centinaio di posti pubblici. Dall'altra parte, Pisapia è stato attento a non esasperare la valenza politica del voto di Milano e a non accettare la battaglia delle male parole. Ma non ha dissipato i dubbi legittimamente coltivati dai moderati milanesi; i quali, come nel resto del Paese, restano la maggioranza del corpo elettorale.
Pisapia farebbe bene non solo a precisare meglio i punti-chiave del suo programma, ma soprattutto a indicare le persone incaricate di attuarli. Non è indifferente sapere come sarebbe composta la sua squadra; così come conoscere eventuali cambiamenti in quella della Moratti (che nel frattempo farebbe bene a scusarsi per la falsa accusa al rivale). Chi si occuperà dell'economia e del bilancio di Milano? Chi dell'Expo? Chi dell'ambiente? Chi del punto di forza del progetto di Pisapia, la cultura? La preoccupazione - espressa ieri sul Sole 24 Ore da Roberto Perotti - per l'invadenza della mano pubblica rispetto alla sussidiarietà e alle istanze liberali non è priva di fondamento, in una città come Milano abituata ad affidarsi alle energie dei privati e delle associazioni. Sapere quali siano gli uomini e le donne di Pisapia è fondamentale per capire se la sua gestione possa essere davvero riformista e coinvolgere culture e ambienti diversi dal suo, compreso quello cattolico. Se entrambi i candidati indicassero anche personalità al di fuori del loro campo, darebbero un segnale importante e faciliterebbero la decisione dei milanesi. Che avrà certo conseguenze politiche. Ma è innanzitutto la scelta del sindaco di una città che resta l'avanguardia d'Italia nel mondo. Aldo Cazzullo 21 maggio 2011
Poi l'avvertimento al Pdl: "Senza il Terzo Polo il Cavaliere non vincerà più" La scelta di Fli : "Né l'uno né l'altro" Bocchino: non possiamo votare la sinistra giustizialista a Napoli né il fallimento berlusconiano a Milano MILANO - "Libertà di voto sul territorio ma a Milano e Napoli, nei ballottaggi, si pongono due questioni nazionali, che riguardano il fallimento del Pdl e del Pd. A Napoli non possiamo sostenere la sinistra e il giustizialismo dipietrista, a Milano non possiamo sostenere il fallimento berlusconiano e neppure un centrodestra dove è segretario Cosentino, ancora perseguito dalla magistratura per i rapporti con la camorra. Quindi non sosterremo nè l'uno nè l'altro". È l'indicazione che Italo Bocchino, presidente vicario di Futuro e Libertà, ha spiegato all'assemblea nazionale riunita al Residence di Ripetta, riscuotendo un applauso lunghissimo dalla platea (Ronchi e Urso esclusi). In particolare, ha detto, "non possiamo allearci oggi facendo la ruota di scorta del berlusconismo". NESSUN CONTRARIO - "Nessuno può giocare il trucchetto di dire "c'è libertà, faccio come mi pare" nei ballottaggi - avverte Bocchino - nessun dirigente può dire "da cittadino voterei quel candidato", perchè non siamo cittadini, siamo dirigenti e non si può stare fuori dalle grandi questioni". La linea illustrata dal presidente è poi stata avallata dall'assemblea al voto: gli astenuti sono stati solamente tre; Ronchi e Urso - che avrebbero invece probabilmente espresso un voto contrario avendo più volte sottolineato la necessità di mantenere il partito nell'alveo del centrodestra sostenendo il Pdl al secondo turno - non hanno votato e si sono allontanati dall'assemblea prima dell'inizio delle operazioni. "SENZA DI NOI SILVIO PERDE" - Quanto al risultato di Furturo e Libertà, ha sottolineato Bocchino, "abbiamo superato la prima tappa con le amministrative, quella della sopravvivenza. Adesso ci attende la seconda: dimostrare di essere indispensabili nei ballottaggi, e infine la terza, essere protagonisti alle prossime politiche". "Senza Fini e Casini, Berlusconi non vincerà più e Fini ha avuto ragione su tutte le questione che ha posto a Mirabello, a Bastia e a Milano - ha aggiunto -. Le elezioni le ha perse la deriva estremista di Berlusconi e Bossi che noi avevamo denunciato e che è alla base della nascita di Fli". Redazione Online 20 maggio 2011
2011-05-20 BALLOTTAGGIO - Usigrai: "Scandaloso" Berlusconi, parte l'invasione dei Tg Via con Studio Aperto. Poi al Tg4, Tg5, Tg1 e Tg2 Le proteste di Bersani: "Non siamo mica in Bielorussia" ROMA - Milano è in bilico. La vittoria a Napoli è minacciata dall'outsider De Magistris. Berlusconi ha tergiversato per qualche giorno, e dopo aver incontrato alleati, collaboratori e spin doctor, ha finalmente deciso di "metterci la faccia". E così il volto sorridente del premier ha occupato la quasi totalità dell'informazione televisiva. La prima apparizione è sullo schermo di Studio Aperto, il telegiornale di Italia Uno: "Non consegneremo Milano agli estremisti", questo il messaggio. Ma si capisce anche dal tono, che il Cavaliere punta a iniettare fiducia nell'elettorato sfibrato dalla sconfitta del primo turno: "Chi dice che mi defilo dalla campagna? Io sono in campo ogni giorno come cittadino di Milano e come leader del Pdl". Quindi cerca di smontare scettici e disfattisti: "Il dato di Milano ci dice che i milanesi non hanno premiato il Pd o il cosiddetto Terzo polo. Il dato vero - sottolinea Berlusconi - è che il Pdl è il primo partito e che l'alleanza con la Lega si conferma come l'unica in grado di un governo stabile e credibile e non c'e nessuna possibilità di avere una maggioranza alternativa alla nostra". Ma ci sono assist anche per Lettieri, impegnato nella sfida di Napoli: "Risolverà il problema dell'immondizia. E non in una settimana o in un mese. Subito". Il lungo servizio posto ovviamente in apertura del giornale è presentato nella consueta forma "regale". L'intervistatore è in bilico su una sediolina, quasi in penombra. Berlusconi viene invece illuminato da un fascio di luce accecante. Alla sua sinistra occhieggia lo scudo pidiellino. L'EXCUSATIO DI FEDE - Al Tg4 il direttore Fede, che ha aperto con un appassionata difesa di Strauss-Kahn, introduce l'intervista a Berlusconi ricordando che il giorno prima era stato interpellato Stefano Boeri. Con l'auspicio che l'Agcom ne prenda nota. Quindi cominciano i tre minuti di Berlusconi, anche in questo caso messo decisamente a suo agio: "Il governo è forte e può andare avanti", rassicura il premier assiso alla medesima scrivania governativa apparsa su Studio Aperto e con lo stesso circoletto azzurro sospeso sulle spalle. "Come farà a vincere?", chiede l'intervistatore. Berlusconi risponde elencando i motivi per cui è impossibile perdere. Ovvero le proposte "assurde" di Pisapia: "Più tasse, estensione dell'ecopass, orde di zingari, e incapacità di gestire l'Expo". E a Napoli?: "La città è mortificata da vent'anni di sinistra al potere. Ma tornerà grande". LE AMMIRAGLIE - Scrivania e circoletto anche su Tg1 e Tg5, che trasmettono praticamente all'unisono intervista simili anche negli argomenti. A cominciare dalla Milano "islamica", la "zingaropoli" che nella vulgata berlusconiana-leghista, Pisapia avrebbe intenzione di istallare all'ombra del Duomo. E poi le bandiere rosse, l'estremismo, le tasse. Passando da Rai1 e Canale5, Berlusconi è sempre lì. E dopo mezz'ora di nuovo, al Tg2. I tre tg coprono oltre il 60% dell'audience televisivo. La faccia l'ha messa, non c'è dubbio. Praticamente è ovunque. "Occupazione dei tg", le polemiche USIGRAI - "Il nostro senso di responsabilità è tale da non farci aprire una procedura di sciopero in campagna elettorale, ma il comizio di Berlusconi al Tg1 è semplicemente scandaloso" afferma in una nota Carlo Verna, il segretario dell'Usigrai (il sindacato dei giornalisti della tv pubblica). "I giornalisti della Rai hanno una loro dignità e si dissociano apertamente da questo uso spregiudicato e folle di una risorsa di tutti, il servizio pubblico, che dovrebbe garantire tutti", prosegue la nota. "Tre minuti e mezzo in apertura al premier e per il resto i consueti pastoni - conclude chi garantisce il pluralismo in Rai? Mi appello al nuovo direttore generale Lorenza Lei e ai presidenti Garimberti, Zavoli e Calabrò. Sappiano che i giornalisti Rai non vogliono essere silenziosi complici di quel che sta accadendo". BERSANI INSORGE - Per il leader del Pd Bersani l'offensiva del premier evoca scenari da repubblica ex-sovietica: "Non siamo mica in Bielorussia", ha commentato chiedendo all'AgCom di intervenire, e contestualmente sfidando per l'ennesima volta il premier a un confronto televisivo: "Se Berlusconi vuole discutere delle elezioni venga a fare un confronto televisivo con me, io sono disponibilissimo". Nonostante l'offensiva del premier, il leader dell'opposizione ostenta sicurezza: "Ho sempre detto che a Milano vinciamo, e lo dico adesso". È ottimismo a 360° quello del segretario nazionale del Pd Pierluigi Bersani, che rilancia sulla aggressione mediatica del presidente del Consiglio: "È una cosa inaccettabile - ha detto - le testate non si mettono a disposizione di una telefonata del presidente del Consiglio, noi non ci stiamo e rompiamo questo giocattolo". Berlusconi in uno studio televisivo (Ansa) PISAPIA REPLICA - Alla poderosa offensiva berlusconiana, Pisapia risponde con una battuta: "L'unico vero estremismo emerso in questa campagna elettorale - spiega il candidato del centrosinistra riferendosi alle accuse di estremismo - è stato quello di alcuni candidati del Pdl tra i quali quelli che hanno paragonato i magistrati ai brigatisti". LE POLEMICHE - "Berlusconi utilizza la maggior parte dei telegiornali nazionali come megafoni della sua propaganda elettorale". Incalza il leader dell'Idv Antonio Di Pietro. "Già il 10 maggio scorso l'Agcom, su denuncia delle opposizioni, aveva rilevato una sovraesposizione e uno squilibrio a favore del Presidente del Consiglio, multando il Tg1", aggiunge l'ex pm. "La misura è colma. L'Agcom - sostiene -, di fronte all'offensiva programmata verso i telegiornali, si attivi immediatamente ed eserciti una rigorosa vigilanza in modo da consentire un rapido riequilibrio delle presenze televisive di Berlusconi. Se questo non fosse tecnicamente possibile per l'esiguitá dei tempi a disposizione per il riequilibrio, noi chiediamo, oltre alle sanzioni pecuniarie, la sospensione temporanea delle trasmissioni responsabili delle violazioni". L'AFFONDO DI ZACCARIA - "I dati che abbiamo rilevato nei Tg di ieri sono ben poco promettenti riguardo al rispetto delle regole", spiega oberto Zaccaria, deputato del Pd e coordinatore del Gruppo di ascolto sul pluralismo televisivo. "A nove giorni dai ballottaggi, - sottolinea l'ex presidente della Rai - anche se Berlusconi tace, ottiene un tempo di notizia molto elevato (10 minuti e 24 sec in tutti i TG), Bossi invade, con una sorta di record personale, tutti gli spazi della politica (con 3 minuti e 12 secondi di parola e 11 minuti di tempo notizia) ma con un autogol clamoroso ("Pisapia è un matto") che è poi costretto a rettificare". I TEMPI DELLE ALTRE FORZE - Secondo il gruppo d'ascolo del Pd, "si parla ancora pochissimo dei referendum - prosegue Zaccaria -. Il Tg1 delle 13 ha dato peraltro la notizia del referendum in perfetto tempismo con il richiamo Agcom (nato dall'esposto di Di Pietro e dei promotori del referendum) di ieri mattina. Il servizio dura 2 min e 5 sec. Questi sono per la cronaca i tempi totali che i Tg hanno dato agli altri leader politici: tempo di notizia: Bersani 24 sec, Fini 38 sec, Casini 8 sec, Rutelli 8 sec, a Vendola un tempo di parola di 1 min e 41 sec e, come tempo di notizia, 33 sec, Di Pietro tempo di parola 47 sec, quello di notizia 9 sec, altri maggioranza: tempo di parola 8 min e 39 sec, tempo di notizia 14 min e 30 sec, altri dell'opposizione; tempo di parola 8 min e 52 sec, tempo di notizia 4 min e 26 sec. Squilibrato comunque - conclude - il rapporto maggioranza-opposizione: maggioranza 75% (2861 sec) 48 min contro opposizione 25%" Redazione online 20 maggio 2011
moschea: "centro multiculturale già previsto nel pgt approvato dalla giunta Moratti" Pisapia e il suo modello di giunta: "Basta spartizione partitocratica" "Assessorati assegnati in base alle competenze". Via l'Ecopass ai residenti: "Una promessa alla Lega" MILANO - Nel giorno del suo 62esimo compleanno (è nato a Milano il 20 maggio 1949), il candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia ha presentato venerdì in un'affollata conferenza stampa il suo modello di riorganizzazione della macchina comunale: niente nomi ma la struttura e le deleghe della Giunta, oltre che di una serie di delegati del sindaco e organi di garanzia. Il motivo è duplice: da un lato la legge che ha ridotto gli assessori comunali dagli attuali 16 a 12, dall'altra la volontà di "partire dalle competenze per trovare le persone più adatte". "Andando a leggere le competenze attuali del sindaco e degli assessori - ha spiegato in una conferenza stampa convocata appositamente - l'impressione è che ci sia stata una spartizione partitocratica, non che si sia partiti dai bisogni della città". La nuova organizzazione dovrà quindi servire a fare in modo che cittadini e imprese abbiano un solo interlocutore a cui rivolgersi quando hanno qualche necessità specifica, evitando di "doversi rivolgere a diversi assessori". Un inconveniente che, secondo Pisapia, arriva a portare a "un 40% di tempo perso". L'organigramma presentato venerdì però è solo una proposta, anche se dettagliata, e risultato dei lavori del comitato per il 51% guidato da Piero Bassetti. ECOPASS - Pisapia è stato subito interpellato sulla promessa fatta giovedì dal sindaco uscente Letizia Moratti di togliere l'Ecopass per i residenti a Milano. "Una promessa elettorale data alla Lega Nord", ha risposto Pisapia, secondo il quale è proprio il Carroccio che ha chiesto "questa nuova modalità di Ecopass, perché non è una cancellazione. Lo fa senza nessuna valutazione sull'impatto di questa scelta, strumentale e propagandistica". D'altronde la Moratti "è in contraddizione con se stessa - ha aggiunto Pisapia - e con quello che ha scritto non più tardi di un mese e mezzo fa in un libro mandato ai milanesi e con il suo essere favorevole ai referendum ambientali di giugno. Vuol dire che non lo è". Pisapia ha detto che nella decisione su cosa fare si terrà "conto dei cittadini" e dunque del risultato dei referendum del 12 giugno, ma anche "della commissione di saggi istituita dalla Moratti". "CENTRO MULTICULTURALE? GIA' PREVISTO" - Rispondendo alla Lega che lo accusa di voler mettere moschee in tutti i quartieri, Pisapia ha ricordato che un centro multiculturale è già previsto nel piano di governo del territorio approvato dalla giunta Moratti. "Mi accusano di voler prevedere una struttura multiculturale e multietnica dicendo che comporterebbe decine di moschee, la Zingaropoli - ha spiegato Pisapia - ma dovrebbero considerare quanta credibilità ha questa affermazione. Bossi e tanti elettori della Lega non sanno che il centro multiculturale è già previsto dal piano di governo del territorio approvato dal centrodestra". Come precisa il consigliere comunale Ines Patrizia Quartieri, nella seduta del 22 luglio 2010 sono infatti passati all'unanimità - presenti 28 consiglieri di cui 18 della maggioranza - due emendamenti al Pgt che garantiscono luoghi di culto per tutte le religioni rappresentate in città. "BOSSI HA OFFESO CHI MI HA VOTATO" - A proposito poi delle parole del ministro Umberto Bossi, che lo ha definito "un matto", Pisapia ha commentato: "Bossi, dimostrando forse la poca lucidità, non sua ma dell'intero centrodestra, ha subito dopo ritrattato. Ha così, ancora una volta, pensato di continuare con l'offesa, solo che non ha offeso solo me, ma ha offeso gli oltre 300mila elettori che mi hanno votato". I FISCHI - Sull'episodio dei fischi a Moratti e Formigoni in piazza Duca d'Aosta, Pisapia ha replicato: "Dire che c'erano persone che mi accompagnavano per fischiare è falso. C'erano i disabili e le loro famiglie. Io sono andato da solo e chi applaude o fischia ne ha il diritto. Il tema dei disabili - ha aggiunto - è delicato e non va strumentalizzato. C'è chi se ne occupa e chi non se n'è occupato in questi anni". L'ACCUSA DI FURTO: "TRANELLO INACCETTABILE" - Riferendosi alle accuse rivoltegli dal sindaco uscente Letizia Moratti durante il confronto su Sky, e alla promessa di scuse da parte del sindaco se Pisapia accettasse un nuovo confronto in tv, il candidato del centrosinistra ha commentato: "Non si fanno scuse condizionate e tardive e soprattutto non bastano le scuse nei miei confronti, ma deve scusarsi con la città. Soprattutto deve dire chi e con chi ha organizzato questo tranello che è inaccettabile in una città come Milano, soprattutto da parte di chi è stato sindaco e aspira ad esserlo ancora". Redazione online 20 maggio 2011
De Magistris-Lettieri, duello e colpi bassi L'industriale: "C'è bisogno di una cura choc per Napoli" L'ex pm: "Era pappa e ciccia con Bassolino"| Video NAPOLI - A Sky Tg 24 stavolta l'industriale Gianni Lettieri - l'esponente del Pdl in corsa per la carica di sindaco di Napoli -, si presenta. Di fronte trova Luigi de Magistris, sorpresa del primo turno elettorale. "Ma io non sono il candidato del centrosinistra - dice l'ex pm - ma il candidato "per" Napoli". Si parte nel faccia a faccia con i temi più scottanti,: non mancano i colpi bassi, tra promesse e violente accuse reciproche. RIFIUTI - Dice de Magistris: "A casa mia faccio la raccolta differenziata, poi arriva un camion e mette tutto insieme. Porterò la raccolta differenziata al 70%, quella sui rifiuti sarà la mia prima delibera da sindaco". Risponde Lettieri: "C'è bisogno di liberare subito la città dai rifiuti per terra. Ho già fatto un accordo con un paese europeo e lavorerò per realizzare gli impianti di compostoggio. Entro 10 mesi porterò la differenziata al 50%". LA SQUADRA - De Magistris: "Finora ci sono solo indiscrezioni, nessun nome ufficiale. Sodano, Realfonso, Lucarelli? Nomi rispettabili e persone oneste. Ma io farò una squadra che avrà questo identikit: persone coraggiose, competenti e oneste, con tanti giovani e donne. Di certo non ci saranno nomi legati a Bassolino e Cozzolino. È Lettieri che è stato pappa e ciccia con Bassolino quando era presidente degli industriali". Lettieri: "Ho già indicato Fabio Cannavaro perché Napoli ha bisogno di eroi positivi. Poi indicherò tre garanti della giunta per la trasparenza e il programma". IL PROFILO DI SINDACO - Lettieri: "A Napoli non c'è bisogno di un magistrato come sindaco, c'è bisogno di ben altre competenze. De Magistris ha fatto danni, usando poi il paracadute pubblico per salvarsi, sia come magistrato, sia come eurodeputato. De Magistris è un Bin Laden alle vongole? Lo ha detto Cosentino, chiedetelo a lui". De Magistris: "Come magistrato ho fatto guadagnare 70 milioni allo Stato per la mia attività contro le frodi. Lettieri, invece, ha solo sottratto risorse pubbliche e poi le ha fatto fallire. Io non mi accompagno a Cosentino, che lo ha tenuto per mano durante la campagna elettorale. Napoli non può essere governata dal candidato di Cosentino che non è un imprenditore ma un "prenditore"". La controreplica di Lettieri: "De Magistris mi dica quali soldi pubblici ho preso. A Salerno sono stato inquisito da una magistrata che è amica sua insieme a un sindaco del centrosinistra che ha vinto con l'80%. La verità è che ho sempre investito con soldi miei: in Italia, in India, in tutto il mondo. Lui, invece, ha fatto danni in Italia e all'Unione europea". L'ultima battuta di de Magistris: "Io ho sempre fatto il magistrato con le mani pulite. È un mestiere che non tornerò più a fare perché mi sono dimesso. In futuro farò solo il sindaco di Napoli". FUTURO DI NAPOLI - Lettieri: "Voglio una cura choc per Napoli, voglio una legge speciale. A Bagnoli con i poteri ordinari ci vorranno altri 10 anni, ecco perché è necessaria una legge obiettivo. È necessario stare vicino alle imprese, così potrò creare in poco tempo 20 mila posti di lavoro". De Magistris: "Non faccio promesse, non do numeri. La prima cosa è liberare Napoli dall'oligopolio della spesa pubblica, facendo ripartire tutti i settori". TURISMO - De Magistris: "Napoli non ha bisogno di grandi eventi, ma di rilanciare protagonismi da basso. Penso a creare una Casa della musica, una Casa del teatro, una Casa del cinema, facendo sì che la gente sia protagonista, scenda in strada, affolli la città tutti i giorni. Se la città viene presidiata dalla gente, la camorra viene contrastata. Punto a far diventare Napoli una città viva e allegra, mettendo fine alla depressione di questi anni". Lettieri: "Ho già fatto un accordo con Roma per trasferire qui nel Golfo, nel caso in cui la capitale fosse indicata come sede olimpica, i giochi acquatici. E poi lavorerò per avere qui una tappa dell'America's Cup". SICUREZZA - Lettieri: "Creerò una task force di 250 vigili urbani per la sicurezza nei quartieri". De Magistris: "Videosorveglianaza e vigili per strada". ALLEANZE - De Magistris: "Io non faccio apparentamenti perché non voglio portare gli apparati dentro Palazzo San Giacomo. Voglio portare in comune la gente, e non - come ha fatto Lettieri - i ministri che promettono". Lettieri: "Il mio progetto per Napoli va oltre gli schieramenti dei partiti. I ministri? Se possono dare qualcosa alla città ben vengano. Io sono pronto a battermi per Napoli contro tutto e tutti, Anche contro Berlusconi". A cura di Nino Femiani 20 maggio 2011
volantini distribuiti nei mercati e nei caseggiati La Moratti rilancia la sua campagna: "Con Pisapia meno lavoro e più tasse" "Liberiamo i milanesi dall'Ecopass, lui vuole la congestion charge". "I fischi? Per il governo" MILANO - La campagna del Pdl per risollevare le sorti di Letizia Moratti al ballottaggio di Milano riparte dai quartieri e dai mercati, dove da venerdì mattina militanti e candidati hanno cominciato a distribuire volantini che, estrapolando alcuni stralci dal programma di Giuliano Pisapia e "semplificandoli" in slogan, avvertono i cittadini che con un sindaco di sinistra saranno meno sicuri, avranno meno lavoro e pagheranno più tasse. Per esempio, dove nel programma si parla di un gettito che privilegi prelievi sul consumo della città a quelli sui redditi, la "traduzione" è: "Con Pisapia più tasse per i commercianti". E ancora, sull'abolizione dei divieti alla partecipazione degli stranieri ai concorsi pubblici: "Con Pisapia più lavoro agli immigrati e meno ai milanesi". E la proposta del centrosinistra di togliere ai vigili i compiti di tutela dell'ordine pubblico diventa "Con Pisapia meno sicurezza per tutti". Accanto a questa campagna, il Pdl ha già messo a punto una serie di volantini diversi quartiere per quartiere che spiegheranno il lavoro fatto in questi cinque anni dalla Giunta Moratti nelle zone. Gli stessi concetti sono stati ribaditi dalla stessa Letizia Moratti in un'intervista radiofonica a Radio 24. "PISAPIA VUOLE PIU' TASSE" - "Noi aiutiamo l'economia, Pisapia vuole nuove tasse", ha ribadito Letizia Moratti ai microfoni di Radio 24. "L'Ecopass rimane e gli effetti di Ecopass sono positivi - ha puntualizzato il sindaco. "Abbiamo deciso di sgravare i cittadini milanesi dall'Ecopass e i proventi che continueremo ad avere li indirizzeremo agli incentivi per il ricambio delle caldaie. Pisapia - continua Moratti - vuole mettere la congestion charge, cioè una tassa per tutti i veicoli, inquinanti e non, che arriva fino a quasi 10 euro, e prevede l'aumento dell'Ici sulle seconde case". "SVENDONO SOGNI" - "Nel programma di Pisapia leggo la carta dello studente, facilitare l'incontro fra domanda e offerta, la conferenza permanente fra Comune, Università e Enti di ricerca, che ci sono già. Sulla parte lavoro non vedo altro e vedo che loro svendono sogni e speranze. Noi abbiamo parlato con i fatti", ha aggiunto la Moratti. "I nostri sono fatti: noi abbiamo dato lavoro ai giovani, case agli studenti senza alloggio, buoni lavoro per i giovani studenti e più di 1000 borse di studio. Expo darà 61.000 posti di lavoro all'anno". "Se le famiglie hanno potere d'acquisto questo significa lavoro: se il reddito delle famiglie lo massacriamo con tasse e aumenti delle tariffe non facciamo una buona operazione per il lavoro", conclude la Moratti. "TOGLIE LAVORO AI MILANESI" - La Moratti ha poi giustificato l'attacco lanciato giovedì da Umberto Bossi contro Pisapia, definito un "matto", con la volontà di difendere i milanesi. "Bossi difende i milanesi, Pisapia nel suo programma vuole modificare la legge affinché i concorsi pubblici siano aperti agli stranieri in possesso del solo permesso di soggiorno o della residenza". "Questo - ha aggiunto - penalizza in tutti i concorsi pubblici i cittadini milanesi ma anche gli immigrati che sono residenti da lungo periodo che lavorano da tempo e pagano le tasse". "Questo è grave - ha continuato Letizia Moratti -. In un momento difficile di crisi e di difficoltà economica proporre a chi ha solo il permesso di soggiorno o residenza significa togliere lavoro ai milanesi e agli immigrati regolari che sono qui da tempo". I FISCHI - Infine, a proposito dei fischi di giovedì in piazza, la Moratti ha commentato: "I fischi non erano per me ma per il governo, fischi ingiusti". "Sono andata lì - ha aggiunto il sindaco - sapendo che c'erano i fischi, ma sono andata per parlare e ascoltare e per Milano. Sono stati riportati solo i fischi ma sono stata applaudita. La manifestazione non era per Milano perché c'erano tutte le associazioni della Lombardia, tanto che il presidente di Ledha mi ha pubblicamente ringraziato per quello che, in questi anni, il Comune di Milano ha fatto". FORMIGONI - "Per favore, giornalisti: in questi giorni è essenziale una vostra funzione di informazione all'opinione pubblica del tutto corretta". Si è espresso così il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, sempre a proposito dello stesso episodio. "La descrizione che ne è stata fatta - ha sostenuto Formigoni - non è corretta e non corrisponde integralmente alla verità". A giudizio del governatore, infatti, al termine del suo intervento il candidato sindaco del centrodestra è stato anche applaudito. "Non parlare di questi applausi alla Moratti - ha aggiunto - è un modo di deformare la notizia e sottolineo che ieri in piazza non c'erano soltanto i disabili ma anche diverse decine di estremisti di professione, che erano venuti in piazza per fischiare la Moratti e applaudire Pisapia". Redazione online 20 maggio 2011
Poi l'avvertimento al Pdl: "Senza il Terzo Polo il Cavaliere non vincerà più" La scelta di Fli : "Né l'uno né l'altro" Bocchino: non possiamo votare la sinistra giustizialista a Napoli né il fallimento berlusconiano a Milano MILANO - "Libertà di voto sul territorio ma a Milano e Napoli, nei ballottaggi, si pongono due questioni nazionali, che riguardano il fallimento del Pdl e del Pd. A Napoli non possiamo sostenere la sinistra e il giustizialismo dipietrista, a Milano non possiamo sostenere il fallimento berlusconiano e neppure un centrodestra dove è segretario Cosentino, ancora perseguito dalla magistratura per i rapporti con la camorra. Quindi non sosterremo nè l'uno nè l'altro". È l'indicazione che Italo Bocchino, presidente vicario di Futuro e Libertà, ha spiegato all'assemblea nazionale riunita al Residence di Ripetta, riscuotendo un applauso lunghissimo dalla platea (Ronchi e Urso esclusi). In particolare, ha detto, "non possiamo allearci oggi facendo la ruota di scorta del berlusconismo". NESSUN CONTRARIO - "Nessuno può giocare il trucchetto di dire "c'è libertà, faccio come mi pare" nei ballottaggi - avverte Bocchino - nessun dirigente può dire "da cittadino voterei quel candidato", perchè non siamo cittadini, siamo dirigenti e non si può stare fuori dalle grandi questioni". La linea illustrata dal presidente è poi stata avallata dall'assemblea al voto: gli astenuti sono stati solamente tre; Ronchi e Urso - che avrebbero invece probabilmente espresso un voto contrario avendo più volte sottolineato la necessità di mantenere il partito nell'alveo del centrodestra sostenendo il Pdl al secondo turno - non hanno votato e si sono allontanati dall'assemblea prima dell'inizio delle operazioni. "SENZA DI NOI SILVIO PERDE" - Quanto al risultato di Furturo e Libertà, ha sottolineato Bocchino, "abbiamo superato la prima tappa con le amministrative, quella della sopravvivenza. Adesso ci attende la seconda: dimostrare di essere indispensabili nei ballottaggi, e infine la terza, essere protagonisti alle prossime politiche". "Senza Fini e Casini, Berlusconi non vincerà più e Fini ha avuto ragione su tutte le questione che ha posto a Mirabello, a Bastia e a Milano - ha aggiunto -. Le elezioni le ha perse la deriva estremista di Berlusconi e Bossi che noi avevamo denunciato e che è alla base della nascita di Fli". Redazione Online 20 maggio 2011
Fedrighini: È la pietra tombale con comica finale sul ticket "Abolirò l'Ecopass per i milanesi" Il sindaco: smog diminuito. Pisapia: vuole comprare i voti al prezzo di un ticket MILANO - "I cittadini milanesi non pagheranno più l'ingresso nella Cerchia dei Bastioni". La promessa di Letizia Moratti riscrive in extremis il suo programma elettorale e stravolge la linea concordata dal centrodestra con il comitato dei saggi appena due mesi fa. A marzo s'era detto: pagare meno, pagare tutti. Adesso, se rieletta, toglierà l'Ecopass ai residenti: "La fase di sperimentazione è terminata - dice al Tgr della sera -. I risultati sono stati raggiunti, grazie anche al potenziamento del servizio di trasporto pubblico, il bike sharing, il bus di quartiere, il car sharing. L'inquinamento, il traffico e gli incidenti sono diminuiti. Il candidato Pisapia - attacca la Moratti - propone una tassa indiscriminata per tutte le categorie di veicoli privati e commerciali fino a 10 euro. Una tassa che invece noi non vogliamo, soprattutto in questo momento di difficoltà economica". La replica di Giuliano Pisapia è netta: "La Moratti a dieci giorni dal voto contraddice il suo operato, il suo programma e dimentica i referendum sull'ambiente". Stoccata finale: "Vuole comprare i voti al prezzo di un ticket". L'Ecopass è entrato in funzione nel 2008 e il provvedimento è stato prorogato fino a settembre, quindi la novità potrà essere introdotta solo da ottobre e se governerà ancora il centrodestra. Le telecamere sui Bastioni, spiega il rapporto dei saggi, hanno ridotto le auto del 12,9 per cento e tagliato il Pm10, ma otto veicoli su dieci già circolano senza pagare e "il progressivo incremento degli ingressi tende a ripristinare la situazione pre Ecopass". In sintesi: senza una stretta, si torna ai livelli di traffico e smog del 2007. "Il progetto della Moratti è condivisibile, ma ad una condizione - sostiene Edoardo Croci, ex assessore alla Mobilità e sponsor di una lista civica -. Che si passi dalla pollution alla congestion charge (la tassa d'ingresso, ndr) e ci sia un progressivo ampliamento dell'area sottoposta a pedaggio. Del resto, le "agevolazioni" ai residenti sono previste anche dai referendum". Dice il leghista Matteo Salvini: "Abolire il ticket? Meglio tardi che mai". Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente, censura il "voltafaccia" della Moratti: "È uno schiaffo alla proposta dei "saggi" da lei stessa nominati e, soprattutto, uno schiaffo ai 25 mila firmatari dei referendum in cui si proponeva un'estensione dell'Ecopass". Così il Verde Enrico Fedrighini: "È la pietra tombale con comica finale sul ticket antismog". Basilio Rizzo, di Sinistra per Pisapia: "La Moratti vuole lasciarci una città nel caos". Plaude la Moratti Simonpaolo Buongiardino, amministratore dell'Unione del Commercio: "Siamo contrari all'Ecopass fin dalla sua applicazione, è una barriera all'uso della città". Intanto, il Pdl manda avanti la campagna in vista del voto. Il premier Berlusconi, che nei prossimi giorni sosterrà la Moratti partecipando a trasmissioni tv nazionali e locali, ha intanto telefonato a Formigoni per ricucire lo strappo dopo gli attacchi ricevuti a proposito del presunto mancato impegno dei ciellini. Infine, la città è stata tappezzata di manifesti "Forza Milano, non cederemo la città alla sinistra", che hanno coperto quelli di Pisapia che ringraziava gli elettori per il clamoroso successo al primo turno. Elisabetta Soglio e Armando Stella 20 maggio 2011
verso il ballottaggio "De Magistris un Bin Laden alle vongole" Cosentino: "I centristi? Giocano a nascondino come fanno sempre. Lettieri è il mio portavoce? Tutto falso" NAPOLI — Cosentino, il Terzo polo ha comunicato che non si apparenterà né con Lettieri, né con De Magistris. "Solita storia. Giocano a nascondino" . E voi del centrodestra? "Abbiamo interesse a parlare direttamente agli elettori, alla città. A dire il vero, non eravamo neanche interessati a trattare" . Ma il no del terzo polo a Lettieri aprirà una crisi sul fronte della collaborazione nelle giunte provinciali e regionale nelle quali il Pdl governa assieme all’Udc? "La decisione di rinunciare all’apparentamento non costituisce un ribaltone politico. Ma risponde esclusivamente ad una esigenza di sopravvivenza che paralizza il terzo polo: non vogliono uscire allo scoperto per non farsi contestare che praticano la politica dei due forni". Ma si pone un problema politico? "Credo sia giusto aprire una fase di riflessione dopo il ballottaggio a Napoli. Una riflessione comune che veda l’intero centrodestra e i vertici di governo territoriale discutere su questo tema. Ma vorrei che fosse chiaro che il disagio è del terzo polo, non nostro. Giacché siamo convinti che l’elettorato di Udc e Fli sia già nel centrodestra" . Perché dice che il disagio è del terzo polo e non del centrodestra campano? "C’è un dato incontrovertibile: nel 2006 ci siamo fermati al 37%dei consensi e con noi c’erano l’Udc e quelli di Fli. Oggi, da soli, siamo arrivati ad oltre il 44 per cento dei consensi senza Udc, Fli e Udeur. E rispetto alle ultime elezioni regionali abbiamo migliorato di cinque punti" . De Magistris afferma che Lettieri è il suo portavoce. E di lei parla del "clan Cosentino". "Lettieri è il portavoce di se stesso. Io faccio un altro mestiere: il coordinatore del Pdl. De Magistris, invece, fa l’attore, indossa una maschera per coprire la responsabilità delle sue azioni: vorrebbe mostrarsi intransigente, invece è un intollerante, una sorta di talebano in salsa partenopea, di bin Laden alle vongole. Gli avversari per lui sono nemici da abbattere, il male assoluto. Spara accuse a raffica, ma quando tocca a lui scappa. Tutta propaganda impettita e niente soluzioni. Stiamo alla realtà: io ho subìto delle accuse infamanti e ho fatto di tutto per essere processato. Lui, invece, si trincera dietro l’immunità". Non è proprio così. "Vogliamo parlare dei rifiuti? Lui non vuole il termovalorizzatore a Napoli. La sua è la ricetta di Pecoraro Scanio, vuole altri quindici anni di spazzatura a terra. Altro che discontinuità. Del resto, gli amici di Bassolino sono già dalla sua parte" . Torniamo a Lettieri. Se vincerà come sarà composta la sua giunta? "Queste sono scelte che competono esclusivamente a Lettieri. Avrà mani libere" . Secondo i vostri calcoli, Lettieri avrebbe dovuto vincere al primo turno: quali sono stati gli errori commessi in campagna elettorale? "Sapevamo che la sfida era difficile, dato che il voto di protesta è attratto da chi rappresenta posizioni radicali. Ma i dati ci confortano. E speriamo di vincere al ballottaggio". Non pensa che sul risultato del primo turno abbia inciso il voto disgiunto? Del resto, Lettieri è stato considerato un po’ estraneo al centrodestra. "Questo è accaduto all’inizio, ma poi Lettieri è stato unanimamente sostenuto da tutti. Il voto disgiunto c’è stato, ma è fisiologico quando le liste prendono tanti voti" . La chiusura della campagna elettorale con Berlusconi è stata sotto tono. Il premier tornerà a Napoli? "Credo di sì, ma non sono d’accordo che alla Mostra d’Oltremare c’è stata una manifestazione sotto tono. Il centrodestra esiste perché c’è Berlusconi. È lui che spinge tutti al massimo impegno". Si dice che l’ex leader di Confindustria, D’Amato, sosterrà De Magistris. Cosa ne pensa? "In verità, le confesso che non riesco ad immaginare un imprenditore del calibro di D’Amato che sostiene il candidato sindaco dei Carc e dei Centri sociali" . Angelo Agrippa 19 maggio 2011
Il caso I "Milan Club": votate Silvio E i tifosi protestano Lettera alla vigilia del primo turno MILANO - A meno di una settimana dalla festa per lo scudetto, la gioia dei milanisti sembra appannarsi. Almeno in parte. "Tutta colpa della politica". Perché la politica "deve stare fuori dagli spalti: allo stadio né rossi né neri solo rossoneri". Il problema è una lettera agli iscritti dell'Associazione italiana Milan Clubs che invitava a votare per il Pdl alle amministrative di Milano. E inviata pochi giorni prima delle elezioni. "Qualora tu fossi un elettore del centrodestra, domenica e lunedì, recandoti alle urne potrai votare facendo una croce sul simbolo del Popolo della libertà e scrivere il nome Berlusconi nello spazio per la preferenza". Per poi aggiungere: "Un gesto tanto semplice quanto decisivo per fare di Milano una città sempre all'altezza della nostra straordinaria squadra di calcio!". "Un'ingerenza", firmata dal presidente onorario dei club rossoneri Alessandro Capitanio, che ai tifosi proprio non è piaciuta. E a decine, a loro volta, hanno preso carta e penna per rispondere. "Mi dissocio completamente dal vostro tentativo di mescolare la passione calcistica e la doverosa riconoscenza al nostro presidente, con la politica". Nelle polemiche sulle elezioni amministrative a Milano si aggiunge anche il capitolo sport. Dalla società di via Turati prendono le distanze, parlano di "iniziativa personale" e non riconducibile "in alcun modo" al Milan. "L'Aimc è una struttura indipendente, anche se lavoriamo in stretto contatto". Dicono di non aver mai saputo nulla e di politica preferiscono non parlare. D'altronde "dal 1994 ci stiamo lontano e non cominceremo ora. Anche se ci sono state molte opportunità, pure di recente". Il riferimento è a sabato scorso, vigilia dell'apertura delle urne e giorno della festa per lo scudetto. Silvio Berlusconi in tribuna non concede interviste. Politica e calcio, per questi giorni, non vanno di pari passo. La responsabilità, dunque, è tutta dell'associazione che conta oltre 93 mila iscritti. E che a sua volta "scarica" Capitanio. "Dice di essere un caro amico di Berlusconi. E ha deciso di aiutarlo a titolo personale", spiega Giuseppe Munafò, numero due dell'Aimc. Anche lui di polemiche non vuole proprio sentir parlare: "Non c'è stata alcuna forzatura, si è rivolto a chi vota già da quella parte e non con toni aggressivi". Sarà, ma tra i quasi 500 destinatari ("Non abbiamo avuto il tempo di mandarne altre", spiegano dalla segreteria dell'associazione), c'è chi protesta. "Usare il nome del Milan e i suoi successi in ambito politico è di per sé un tradimento alla purezza della fede", si legge. E non finisce qui perché su internet e, in particolare sui social network, la rabbia dei tifosi esplode: "È una vergogna". Oppure: "Così ci avete rovinato la festa per lo scudetto". Benedetta Argentieri 20 maggio 2011
2011-05-18 Alfano: "solo una normale rilassatezza post-voto". Voto sul biotestamento rinviato Camera, governo battuto cinque volte Sotto sulle mozioni di Fli, Pd ed Idv su cui aveva espresso parere negativo. Molti assenti tra i Responsabili MILANO - Rientro amaro in Parlamento per il governo alla ripresa dei lavori parlamentari dopo le amministrative. Infatti la maggioranza è stata battuta in Aula alla Camera nel corso delle votazioni delle mozioni sulla situazione delle carceri. L'esecutivo è andato sotto cinque volte. Quattro al mattino sui documenti presentati da Fli, dal Pd e da Idv su cui aveva espresso parere negativo e che invece sono stati approvati dall'Assemblea di Montecitorio, poi sul testo, respinto, presentato dalla maggioranza su cui il parere era positivo. La quinta volta nel pomeriggio, sconfitto per tre voti su un ordine del giorno di Augusto Di Stanislao dell'Idv alla ratifica della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo. Il testo, su cui c'era il no del governo, è passato con 267 sì e 264 no. LE MOZIONI - In precedenza è passata in aula prima una mozione del Fli su cui il governo aveva dato parere contrario con 264 sì e 254 no. Poi in altre tre votazioni il governo è andato sotto. La prima su una parte della mozione del Pd, approvata nonostante l'esecutivo fosse contrario; la seconda sul una parte della mozione del Pdl, bocciata anche se il governo era favorevole; la terza su una parte della mozione dell'Idv, approvata con il no del governo. In questi ultimi tre casi l'opposizione si è imposta con uno scarto di almeno 12 voti. A questo punto l'esame in Aula alla Camera del disegno di legge sul biotestamento è stato rinviato a data da destinarsi. La Conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha accolto l'orientamento della maggior parte dei gruppi, anche di opposizione, di rimandare la discussione certamente almeno a dopo i ballottaggi. GLI ASSENTI - Intanto i Responsabili "delusi" si fanno sentire. È tra le file del neogruppo nato a sostegno del governo Berlusconi che si registrano le assenze più evidenti che hanno portato il governo ad andare sotto nella prima votazione a Montecitorio dopo la pausa elettorale. Oggetto del voto, le mozioni delle opposizioni sulle carceri, in particolare quella di Fli, nulla di grave dunque, ma nel gruppo di Scilipoti&co. gli assenti sono stati ben 12 su 29, tra i quali spiccano Francesco Pionati e Maria Grazia Siliquini che attendono ancora una nomina da sottosegretario. Assenti anche il neoministro Saverio Romano e Arturo Iannacone, il neoconsigliere economico del premier, Massimo Calearo e poi tra i neofiti della maggioranza si segnalano assenti anche Luca Barbareschi e Italo Tanoni. Non hanno partecipato al voto - che si è concluso con 264 sì per la mozione firmata dal finiano Della Vedova, e 254 no, 4 astenuti tra i quali i Pdl Luigi Vitali e Marcello De Angelis - anche 16 deputati del Pdl, tra i quali il vicecapogruppo Massimo Corsaro e Nicola Cosentino, e 2 dell'Mpa. Assenti anche due deputati della Lega. ALFANO - Cerca di smorzare l'importanza dell'infortunio parlamentare il ministro della Giustizia, Angelino Alfano che definisce i quattro voti contrari al parere del governo sulle mozioni delle opposizioni sulle carceri un "normale ritardo post voto, normale rilassatezza post competizione elettorale". In riferimento alla materia Alfano ha poi osservato: "non si tratta di leggi ma di mozioni. Ho letto con attenzione il contenuto degli emendamenti e compatibilmente con le disponibilità di bilancio farò di tutto per adempiervi". LE ALTRE REAZIONI - "Si vedono i primi effetti dello Tsunami di domenica e lunedì: dopo la botta elettorale la maggioranza evapora anche in Parlamento. Si capisce che tira una brutta aria dalle parti del centrodestra. Tira una brutta aria e lo si capisce dall'assenza in Aula dei sottosegretari dei cosiddetti Responsabili" afferma invece il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. "Maggioranza battuta al primo voto in aula dopo le elezioni... Non male" scrive il capogruppo alla Camera del Pd Dario Franceschini, su Twitter e Facebook. "Non c'è nessun motivo politico", risponde il vicepresidente dei deputati Pdl Massimo Corsaro. "C'è gente in giro, c'è gente distratta dalla campagna elettorale per i ballottaggi", minimizza Corsaro, conversando con i giornalisti. Redazione online 18 maggio 2011
BALLOTTAGGIO - ORGANISMO CONVOCATO VENERDÌ PER RATIFICARE la LINEA dei BALLOTTAGGI Terzo Polo: "Né Moratti né Pisapia" Lo strappo del finiano Ronchi Anche a Napoli nessun apparentamento. Bersani: "Ci ripensino". L'ex ministro lascia la presidenza MILANO - Con una lettera indirizzata al presidente vicario di Fli, Italo Bocchino, Andrea Ronchi si è dimesso da presidente dell'assemblea nazionale, l'organismo statutario più importante del partito, convocato dallo stesso Ronchi per venerdì mattina per ratificare la linea di futuro e libertà sui ballottaggi. Ronchi si era più volte espresso, dopo i risultati delle amministrative, per un sostegno dei candidati del centrodestra in particolare a Milano. LA LINEA - In precedenza si è svolta la conferenza stampa ufficiale alla Camera in cui è stata ufficializzata la posizione del Terzo polo. Il primo a parlare è stato il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione che ha anticipato la linea del Terzo polo in vista dei ballottaggi: "Noi con questa politica non c'entriamo, noi proseguiamo lungo la linea né con gli uni né con gli altri. Pierferdinando Casini, leader dell'Udc ha chiarito: "Non siamo noi dirigenti nazionali a dover dire cosa dovranno fare i singoli candidati sindaci. Sono Manfredi Palmeri e Raimondo Pasquino ad averci messo la faccia e sono loro gli unici legittimati a decidere cosa fare di qui al ballottaggio". Ma due candidati non vogliono alleanze con chi è arrivato ai ballottaggi: "Non faremo alcun apparentamento nè vogliamo ruoli di sottogoverno. Il nostro programma resta la nostra stella polare". La scelta di non schierarsi sarà vincolante per tutti "anche per chi ha già espresso un'altra opinione" precisa Gianfranco Fini, riferendosi alla posizione espressa da Adolfo Urso, convinto della necessità di sostenere nei ballottaggi i candidati moderati del centrodestra. IL TERZO POLO NON SI DIVIDE - Il leader di Fli Gianfranco Fini, prima delle dimissioni di Ronchi, lancia l'appello all'unità: "Il Terzo Polo ha mosso i suoi primi passi in queste elezioni amministrative, si sta organizzando nel Parlamento e nel Paese: chi pensa di provocare divisioni in vista dei ballottaggi e dei futuri mesi di attività politico-parlamentare che si annunciano intensi, cambi i suoi piani". LA RIUNIONE - Quindi mentre Gianfranco Fini, Francesco Rutelli e Pier Ferdinando Casini tenevano una conferenza stampa, Adolfo Urso e Andrea Ronchi riunivano l'area di Fli che guarda al centrodestra. Tra i partecipanti all'incontro, tra gli altri, De Angelis, Cosimo Proietti e Tatarella. Durante la riunione si è sottolineato che verrà seguita la linea di lasciare la libertà di voto ai candidati ai ballottaggi. "Però - riferisce uno dei partecipanti all'incontro - questa linea significa che non occorre prendere pubblicamente posizione nemmeno a livello individuale, non bisogna dire nulla in proposito". PARTITI SPIAZZATI - La decisione di non scegliere scontenta e spiazza chi corre per la poltrona da sindaco. "Il Terzo polo decida quello che vuole, noi parleremo ai loro elettori" sintetizza il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Noi parleremo agli elettori del Terzo polo che non sono contenti della prospettiva di farsi guidare dai centri sociali". Pierluigi Bersani spera che il Terzo polo torni sui propri passi: "Se loro non scelgono c'è sempre qualcuno che lo fa al posto loro. E in questo caso saranno gli elettori". "URSO E RONCHI NEL PDL? VADANO PURE" - "Urso e Ronchi torneranno nel Pdl? Se li può far stare tranquilli ci vadano pure". A dirlo è Fabio Granata, deputato Fli, che oggi è stato ospite del programma di Radio2 "Un Giorno da Pecora". Granata, tuttavia, non si augura tale possibilità: "A loro dico di restare con noi, per rimanere tutti insieme uniti contro Berlusconi e il Pdl". Ma sembra non stiano molto bene nel partito. "Se resteranno in Fli faranno le coscienze critiche del partito", conclude. Redazione online 18 maggio 2011
Ripresa amara dei lavori parlamentari dopo le amministrative per la maggioranza Sulle carceri il governo battuto quattro volte in aula alla Camera Sotto sulle mozioni di Fli, Pd ed Idv su cui aveva espresso parere negativo. Molti assenti tra i Responsabili MILANO - Rientro amaro in Parlamento per il governo alla ripresa dei lavori parlamentari dopo le amministrative. Infatti la maggioranza è stata battuta in Aula alla Camera nel corso delle votazioni delle mozioni sulla situazione delle carceri. L'esecutivo è andato sotto quattro volte: sui documenti presentati da Fli, dal Pd e da Idv su cui aveva espresso parere negativo e che invece sono stati approvati dall'Assemblea di Montecitorio, poi sul testo, respinto, presentato dalla maggioranza su cui il parere era positivo. LE MOZIONI - È passata in aula prima una mozione del Fli su cui il governo aveva dato parere contrario con 264 sì e 254 no. Poi in altre tre votazioni il governo è andato sotto. La prima su una parte della mozione del Pd, approvata nonostante l'esecutivo fosse contrario; la seconda sul una parte della mozione del Pdl, bocciata anche se il governo era favorevole; la terza su una parte della mozione dell'Idv, approvata con il no del governo. In questi ultimi tre casi l'opposizione si è imposta con uno scarto di almeno 12 voti. GLI ASSENTI - I Responsabili "delusi" si fanno sentire. È tra le file del neogruppo nato a sostegno del governo Berlusconi che si registrano le assenze più evidenti che hanno portato il governo ad andare sotto nella prima votazione a Montecitorio dopo la pausa elettorale. Oggetto del voto, le mozioni delle opposizioni sulle carceri, in particolare quella di Fli, nulla di grave dunque, ma nel gruppo di Scilipoti&co. gli assenti sono stati ben 12 su 29, tra i quali spiccano Francesco Pionati e Maria Grazia Siliquini che attendono ancora una nomina da sottosegretario. Assenti anche il neoministro Saverio Romano e Arturo Iannacone, il neoconsigliere economico del premier, Massimo Calearo e poi tra i neofiti della maggioranza si segnalano assenti anche Luca Barbareschi e Italo Tanoni. Non hanno partecipato al voto - che si è concluso con 264 sì per la mozione firmata dal finiano Della Vedova, e 254 no, 4 astenuti tra i quali i Pdl Luigi Vitali e Marcello De Angelis - anche 16 deputati del Pdl, tra i quali il vicecapogruppo Massimo Corsaro e Nicola Cosentino, e 2 dell'Mpa. Assenti anche due deputati della Lega. REAZIONI - "Si vedono i primi effetti dello Tsunami di domenica e lunedì: dopo la botta elettorale la maggioranza evapora anche in Parlamento. Si capisce che tira una brutta aria dalle parti del centrodestra. Tira una brutta aria e lo si capisce dall'assenza in Aula dei sottosegretari dei cosiddetti Responsabili" afferma il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. "Maggioranza battuta al primo voto in aula dopo le elezioni... Non male" scrive il capogruppo alla Camera del Pd Dario Franceschini, su Twitter e Facebook. "Non c'è nessun motivo politico", risponde il vicepresidente dei deputati Pdl Massimo Corsaro. "C'è gente in giro, c'è gente distratta dalla campagna elettorale per i ballottaggi", minimizza Corsaro, conversando con i giornalisti. Redazione online 18 maggio 2011
IL VOTO PER IL COMUNE DI MILANO Le preferenze delle liste del centrodestra I candidati al consiglio collegati al sindaco uscente IL POPOLO DELLA LIBERTA' - Berlusconi Silvio 27972, De Corato Riccardo 5786, Masseroli Carlo M. 3401, Gallera Giulio 2310, Pagliuca Luigi Luca 1964, Forte Matteo 1939, Rizzi Alan Christian 1917, Tatarella Pietro 1886, Osnato Marco 1651, Abagnale Carmine A. 1502, Mascaretti Andrea A. 1473, Vagliati Armando 1385, De Pasquale F. 1374, Bove Marcovalerio 1068, Paleari Simone 1050, Mardegan Michele 979, Baldassarre G. 945, Pilitteri Stefano G. 899, Lassini Roberto 872, Lastella Gianni 867, Lardieri Giuseppe A. 866, Romano Anton Luca 863, Ferrari Claudia 836, Curia Vincenzo 823, Triscari Binoni F. 700, Valdman Valentin S. 646, Crupi Cristina 643, Bianchi Bonomi B. 638, Luoni Fabio 621, Di Biase Renzo 620, De Angelis Franco 592, Landi Gian Paolo 586, Clemente Marco 458, Femminino Vincenzo 457, Santarelli Claudio 440, Borsani Benedetta 407, Totino Filippo 357, Mola Giovanni 310, Beretta Antonella 296, Cernuschi Maurizio 285, Jarach Guido G. 264, Pica Ciro 261, Colombo Carola 249, De Corzent Davide 238, Leonardi Matilde 188, Bianchi Gaetano F. 113, Maltoni Silvia 107, Jabes Daniela 71 LEGA NORD LOMBARDA BOSSI - Salvini Matteo 8913, Bastoni Massimiliano 602, Lepore Luca 500, Morelli Alessandro 458, Iezzi Igor Giancarlo 363, Bassi Paolo Guido M. 233, Gabetta Lorenzo 163, Sarina Piermario 150, Siegel Leopoldo M. 124, Tenconi Ettore 117, Maiocchi Giuseppe 95, Ghilardi Ernestina 94, Bertone Paolo 82, Flora Ferdinando R. 81, Abbiati Gabriele L. 72, Lettieri Aldo 69, Castenetto Nives B. 62, Carozzi Alessandro 61, Testa Francesca 58, Petrali Razzini A. 57, Malugani Graziella 56, Caproni Massimo 52, Citterio Giuliano 51, Bevilacqua G. 44, Vendemmia Maurizio 39, Savi Attilio S. 39, Menta Maria Cristina 37, De Anna Roberto 35, Pertica Gianpiero 25, Ronchi Fabio G. 22, Ranzini Lidia 22, Aglieri Gian Marco 22, Recchi Cesare 20, Tomesani Riccardo A. 20, Ancona Andrea Maria 16, Turati Sirio A. 15, Giubileo Patrizia M. 15, Ragozzini Marisa 13, Borsani Jose' 11, Mantovani Matteo 9, Brambilla Riccardo 8, Angelelli Maria T. 8, Zirilli Franco S. 8 Frigerio Valeria 7, Pacciarella Laura 6, Boglia Silvana 5, Rubino Costanzo F. 4 MILANO AL CENTRO L. MORATTI - Moioli Maria M. 1253, Comazzi Gianluca M. 1116, Terzi Giovanni 722, Bianco Paolo Maria 563, Italiano Vincenzo 375, Marcellino Claudio 323, Rocca Roberto 251, Del Confetto M. 230, Cioffi Domenico 227, Martino Michele 214, Vigo Mario Luigi 198, Kieran Patricia Tri 188, Contardi Marco F. 176, Reho Daniela Reo 144, Lisi Franco 116, Laruffa Francesco 116, Zanivan Armida Maria 111, Gandolfi Giulio 105, Bellora Tommaso F. 96, Galeandro Luca G. 89, Bergamaschi Lucio 75, De Vita Marianna 72, De Giovanni Silvana 69, Clerici Roberto 63, Ficara Fortunato A. 62, Pedrazzini Carlo P. 60, Fronte Salvatore P. 44, Bognini Liliana A. 39, Agresta Angelo 37, Testa Giovanna 37, Vanoni Ornella 36, Faltas Magdi 36, Zampaglione A. 30, Grasso Giuseppe Pino 26, Ferrari Marina 24, Fraccaroli Sabrina 21, Cau Giuseppe Sergio 21, Cuttitta Marcello 20, Manzoni Fabrizio 20, Palmieri Giancarlo 19, Salvatici Elisabetta 19, Giolli Ana Paula 19, Farro Alessandra 15, Aiello Cono 13, Marotto Tiziano 11, Griandi Federico 7, De Clerq Fabiola J. 7, M Zago Antonio 6 IO AMO L'ITALIA IO AMO MILANO - Allam Magdi Cristian 1128, Bruni Maurizio 244, Scuteri Rosario 159, Rossi Giorgio 103, Gismondi Giuseppe 90, Biavaschi Stefano 77, Nicolini Paola 64, Paludetto Roberto A. 57 , Kaldas Moody 54, Melis Pier Luigi 42, Giacosa Augusto 35, Martinoli Matteo M. 28, Mazza Gesualdo Maria 21, Sceppacerca Nicolino 19, Caggiano Alessio 19, Alpini Edilio Larry 19, Bolchini Adriana 14, Cerea Rita A. 12, Boctor Mekhail Nagy 12, Hadavian Silvia 11, Saraceni Davide 10, Colombo Angelo Carlo 8, Maccabelli Andrea 7, Maximous Magdy 5, Di Pasquale Joseph 5, Garas Ghapios 4, Di Pasquale Michele 4, Dessy Enrico 4, Giussani Anna 4, Zedda Vittorio 3, Marino Antonio 3, Eid Giuseppe Samir 3, Monfeli Tommaso 1, Boga Alessandra 1, Galletti Daniele 1, Eid Silvia Elena 1, Lucamante Francesco 1 PROGETTO MILANO MIGLIORE CROCI - De Mojana Di Cologna 94, Saldarini Beatrice 72, Radice Umberto 71, Alimonti Gianluca S. 68, Pirone Zenia 64, Veronesi Renato 63, Castelli Alessandro 61, Vacirca Mario 50, Colombini Alessandro 48, Acquaviva Giovanni 42, Milanesi Stefano 41, Pontoni Federico 37, Volpe Alberto 34, Savi Iacopo Maria A. 33, Magnani Filippo 32, Vitali Danilo 31, Vanelli Tagliacani 31, Costariol Nicola 31, Dalla Bella Mario G. 31, Esposito Enrico 30, Presbitero Michele 28, Amaducci Sandro 27 , Lorenzetti Paolo 25, Trizzino Gaspare 24, Devecchi Bellini S. 21, oldinger Giorgio F. 20, Madeddu Carlo C. 20, Nicola Massimiliano 19, Bongiorno Maria C. 17, Germinario Marco S. 16, Tremolati Marco 16, Tenconi Federico 16, Gallone Claudio 14, Monici Walter 14, Carlucci Antonello 14, Bosco Ermanno 13, Villa Massimo 13, Scaccabarozzi Cesare 12, Bonomo Giovanni F. 12, Secondo Falsina G. 11, Viola Cinzia 11, Paiella Maria Luisa 11, Galli Riccardo 11, Giliberti Marco A. 11, Tagliavia Maurizio 10, Covili Barbara 6, Molaschi Danilo 5, Motta Bruno 2 PENSIONI E LAVORO - Valentinuzzi Cesare 33, Testa Vincenzo Enzo 24, Masci Luciano 23, Cisale Salvatore 15, Pugnaloni Giovanni 13, Tiranno Massimo 12, Ingenito Vincenzo 10, Somavilla Luigi G. 10, Muccio Carlo 10, Stallone Marcello 8, Girolo Eugenio 6, Quarta Salvatore 5, Ventura Alessandro 5, Selvaggio Vincenzo 5, Simone Ernesto 5, Giacomini Giovanna 4, Masella Angela 4, Gatti Luca Stefano 4, Di Nunno Osvaldo 3, Manoelli Roberto 2, Lazzerini Cova Irma 2, Mandelli Matteo 2, Brambilla Silvano 2, De Martino Anna M. 1, Rega Giuseppe 1, D'acci Leonardo Dino 1, Di Nunno Giuseppe 1, Magnano Cirino 1, Bakhsh Kon Soheyla 1, Cambula Mario 1, Sohnel Marilena 1, Sacca' Caterina 1 LA DESTRA STORACE - Dabrazzi Torregiani 105, Brusoni Bruno 64, Graziano Anna Maria 44, Inzerillo Vittorio 32, Montalbano Diego 17, Giulianelli Antonio 16, Flocco Rosella 15, Pinna Roberta 13, Liggieri Salvatore 10, Ferraris Simone A. 8, Blasio Giuseppe 8, Di Grazia Luca R. 7, Di Latte Emiliano G. 7, Anile Fabrizio 4, Bonizzi Massimo 3, Strappelli Barbara 3, Giorgetti Samuele 3, Mora Micaela 2, Pregnolato Tiziano 2, Navarrini Karim 2, Bonacossa Andrea 1, Sgroi Giuseppe 1, Guttadauro Primo G. 1, Fornari Lorenzo 1, Rascioni Walter 1, Napoli Calogero 1, Merco Luigi 1, UNIONE ITALIANA UI LIBRANDI - Venezia Saverio 178, Valente Donato 143, Librandi Gianfranco 122, Gavazzi Adalberto 102, Levorato Glicinia C. 48, Rapisarda Riccardo 41, Pitton Gabriele A. 35, Alemagna Emanuele Da 31, Sozzi Ermanno 24, Dotti Corrado 23, Martirani Gianluigi 22, Castellini Maria 21, Rivera Giovanni G. 20, Mangone Antonio F. 20, Mallone Giovanni P. 17, Limongi Walter Maria 16, Caccavo Gerardo 16, Colucci Sabrina M. 14, Marazzi Marco 14, Premoli Barbara 14, Trezzi Davide 14, Gavagni Mario Emilio 13, Predolin Marco 13 , Bonetto Marco 12, Clerici Francesca A. 12 * Del Campo Jacopo 12 * Gianquinto F. 12 * Carlucci Sante A. 11 * Bagnasco Andrea 10, Cappi Sonia 9, Di Lernia Lino P. 9, Pisati Angelo Giulia 8, Visconti Di Oleggio 6, Teofili Mario 6, Massaro Francesco E. 5, Ferrero Francesco M. 5, Mentaschi Riccardo 4, Ponzoni Sara Silvia 4, Dati Giovanni A. 4, Boschetti Mirko 3, Risorto Stefano 3, Galli Claudio M. 3, Gigli Armando Maria 3, Lucchi Giordano 2, Garavaglia Pierfabio 2, Cellai Marco 2, Senese Giovanni 1, Martino Moreno 1. GIOVANI PER L'EXPO - Cardani Vittorio M. 83 Caserta Marino 57 Paparoni David 55 Gilardi Gian Luigi 34 Martoccia Innocenzo 31 D'anna Francesco 26 Di Giulio Jacopo 24 Vanini Cristina L. 23 Ferrario Alberto A. 23 Canfora Raffaele 22 Rossi Massimo 21 Zappala' Federico C. 20 Longarini Nicola 18 Bari Paolo 17 Pinato Consuelo 13 Pullano Carla 9 Piazzalunga Gaia 8 Mangano Roberta 6 Balzarini Damiano 6 Silvera Filippo M. 6 Haopeng Juan 6 Collenghi Caterina 5 Luongo Gianclaudio 4 Pileggi Virna 4 Anzani Alessandro A. 3 Crisafulli Isabella 3 Mazzucchelli Paolo 2 Casilli Cristiana 2 Pullano Francesca 2 Achilli Christian 2 Carna' Giulia 2 De Giacomo G. 1 Fortuna Humberto 1 NUOVO PSI - Manenti Angelo 79 Sowan Ahmed Mostafa 72 Del Giudice Manuela 43 Ciuffreda Sabrina 25 Roma Giuseppe 24 Valenti Luana 23 Podda Giuseppina 18 Randazzo Frida 16 Manenti Marco 14 Di Lisa Alfredo 12 Manigrasso Francesco 9 Valenti Giovanni 9 Sette Fabiana 9 Sansaro Aldo 8 Di Nardo Sebastiano 8 Bandinu Alessandro 7 Lucci Gina 6 Froio Raffaele 5 Olivo Mario Vincenzo 5 Curti Bruno 4 Campese Patrizia 4 Esposito Giulia 3 Mammi' Gino 3 Banfi Cinzia 3 Iovane Antonio 3 Patellaro Alessandro 2 Magnani Luciano 2 Iannone Romeo 1 Pratico' Loredana 1 Masitti Maria C. 1 Semeria Diego 1 Sabetta Domenico M. 1 I POPOLARI DI ITALIA DOMANI - Berti Daniele 44 Pronzati Niccolo' L. 36 Merlini Osvaldo G. 35 Hugony Riccardo 21 Cambareri Pasquale 20 Borrelli Antonella 18 Cervi Riccardo 15 Scapigliati Federico 13 Biondelli Giovanni 10 Rizzi Bernardo 9 Mercati Guido 9 Bassi Adriano 9 Mulino Francesco M. 8 Suppa Paolo 7 Bianchera Silvia 7 Acito Eustacchio V. 6 Patti Sergio 6 Stamenova Adriana 4 Giambruno Dario 4 Cantarella Giuseppe 4 Cavazzoni Stefania 4 Caputo Chiara 3 Brognara Massimo 3 Firetto Maria C. 1 Leo Marco Claudio 1 Scano Andrea 1 Russo Marisa ALLEANZA DI CENTRO PIONATI - Sutter Marco Luca 34 D'angelo Edelio 25 Tavani Fabio 24 Caleffi Maurizia 16 Mantovani Giovanni 13 Barbieri Barbara 10 Siracusa Antonio 8 Scherillo Ernesto 6 Ciaglia Ercole F. 6 Maggi Antonietta 4 Deidda Manuele 4 Giordano Alberto G. 4 Forte Dario 3 Di Lella Romina 3 Costanzo Salvatore 2 Gangemi Alessandra 2 Santin Silvia 2 Nudelcu Florina 2 Caiazzo Vincenzo 2 Bonfiglio Mauro 2 Campione Gaetano 1 Timpano Domenico 1 Rovetto Luigi 1 Zammataro Miriam 1 Torno Giuseppe 1 Sansottera Angelo 1 Ruggiero Patrizia 1 Giovacchini Franz A. 1 Giraud Fiorello 1 Mussini Giovanni 1 Mariotto Daniele 1 17 maggio 2011
l'intervista "Le critiche? Avvoltoi. Sono una pasionaria. Agli attacchi si risponde" La Santanché: "Rivendico tutte le mie battaglie politiche. Ripeto: siamo moderati, non fessi" Onorevole Santanché, cos'è successo a Milano? "Una cosa imprevista. Ci aspettavamo il ballottaggio, visto che eravamo senza Udc e finiani. Ma non Pisapia in testa al primo turno". Dicono sia colpa della linea aggressiva, di cui lei è considerata simbolo. Lo lasciano intendere la Beccalossi e Scajola. "La Stampa" titola: "Il fantasma della Santanché sulla Moratti". "Trovo irresponsabile tirare la croce addosso a qualcuno o qualcosa. Ora c'è il ballottaggio: un altro film. È il momento di lavorare. Io ho molta passione per la politica. Non ho alcuna passione per gli avvoltoi. Per gli ingenerosi. Per chi critica e non lavora. Appartengo alla categoria opposta, di chi non critica e da oggi torna ai banchetti, ai mercati, in mezzo alla gente". Non ne avete fatti troppi di banchetti, anche davanti al tribunale? Non avete esagerato con l'aggressività? "Se esiste il partito dei moderati, è il Pdl. Ho detto moderati; non fessi. La radicalizzazione, per usare una parola in voga, non nasce da Silvio Berlusconi. Nasce dalla caccia all'uomo. Dalle intercettazioni del premier uscite illegalmente. Dalle trasmissioni tv che danno voce a pentiti che hanno sciolto i bambini nell'acido e ora sostengono teoremi assurdi. Nasce dalla Boccassini". Appunto: non si pente di aver detto parole così gravi sulla Boccassini? "Rivendico tutte le mie battaglie politiche. Ripeto: siamo moderati, non fessi. Se ti attaccano, devi trovare un modo per rispondere. Non sono un falco. Ma neppure un piccione". La Moratti ha fatto bene a chiudere il faccia a faccia con quell'accusa a Pisapia? "Non vedo nulla di scandaloso nelle sue parole. Lo scandalo è far pregare gli islamici in piazza Duomo. La Moratti, una moderata vera, ha fatto bene a ricordare ai milanesi che Pisapia si è pittato da moderato, ma ha una storia da estremista". Dicono sia stata lei a suggerirle la mossa. "La Moratti, con il carattere che ha, le pare una che accetta disposizioni o veline?". Ma era il candidato giusto? Ha preso meno voti delle liste che la sostenevano. "È una questione priva di senso, ora. Dobbiamo essere un sol uomo, una sola battaglia. Cos'è questo coro di critiche? Siamo una banda di cosa? Che mondo è, il mondo delle accuse, delle responsabilità, dei capri espiatori? In un partito ci possono essere amici e nemici, ma oggi dobbiamo mobilitarci tutti. Vedo anche ingenerosità verso Berlusconi. Che ha scelto di mettere la sua faccia". E ha perso metà delle preferenze. Senza di lui sarebbe andata meglio? "Sarebbe andata peggio. Berlusconi perde preferenze perché il Pdl perde voti. Ma possiamo ancora farcela. Pisapia non può vincere nella città di Milano". E perché mai? "Perché Pisapia è uno che voleva rifondare il comunismo. Un estremista, come de Magistris, come la sinistra che ha prevalso ieri. I suoi valori non sono i nostri. Fine vita, centri sociali, droga, coppie di fatto: mi rifiuto di pensare che Milano voglia un sindaco così". Milano non ha votato Lassini, l'uomo di "via le Br dalle procure". "Di Lassini ho sempre detto che sarebbe stato giudicato dagli elettori. Non è andato bene. Se è per questo, non è andata bene neppure la Giudice, che ha fatto tutta la campagna sulla Minetti e il bunga bunga". Lassini era tutti i giorni sulla prima pagina del "Giornale". Non sono eccessivi i toni del quotidiano della famiglia Berlusconi? ""Il Giornale" non è un house organ del Pdl o della Real Casa. È stato al centro del dibattito politico di questi due anni. Poi ci sono cose che mi piacciono e altre che non mi piacciono. Ma questo vale per tutti i quotidiani". Che cosa non le è piaciuto del "Giornale"? "Leggere l'attacco a Tremonti". E l'attacco a Boffo? "C'era una condanna per molestie, no?". Cosa pensa di Feltri, che chiama lei e Sallusti Rosa e Olindo? "Sono amica di Feltri, lo sento quasi tutti i giorni, ci siamo parlati due ore fa. È un grande giornalista. La sua era una battuta. Come le intercettazioni: ti inchiodano a una parola". E la Prestigiacomo? "È diverso. Con lei ho un rapporto politico. Amiche non siamo mai state". Com'è il rapporto con le donne del Pdl? "Ottimo. Abbiamo organizzato una cena elettorale con mille persone, in collegamento con Berlusconi. E abbiamo lavorato tutte assieme: la Ravetto, la Gelmini, la Aprea, la Comi, la Cassinetti, la Bocciardi, la Ronzulli, coordinate da Mantovani". Mantovani è il capo del Pdl lombardo, ha fatto trovare a Berlusconi una modella svedese violinista dentro l'uovo di Pasqua. Era il caso? "Embé? C'è qualcosa di male? Lo pensa chi ha la coda di paglia. Ma non è vietato divertirsi, danzare, ascoltare musica. È come guardare la Gioconda al Louvre". Che c'entra la Gioconda? "Per suonare il violino bisogna essere artisti. Non è come suonare le nacchere...". Lei ha detto che in caso di sconfitta a Milano sarebbe stato in gioco il governo. Riconferma? "Oggi non lo penso. La frammentazione del voto dà stabilità. E la Lega non sfonda". La Lega a Milano si è tirata indietro? "La Lega è sempre stata un alleato fedele. Bossi e Berlusconi hanno trovato ogni volta una quadra. E credo proprio che la troveranno, qualunque sia il risultato". Non vede un governo Tremonti? "No. Il Pdl non lo appoggerebbe. È ancora la stagione di Berlusconi". Si è vista agli "Sgommati" di Sky, raffigurata come Crudelia Demon? "Cattivissima"? "Sì. Ne ho riso. Sono una persona gioiosa, che ama la vita. Non sono invidiosa né gelosa. E neppure cattiva. Parlo come mangio. Sono una pasionaria. Per fare il falco, bisogna saperlo fare. Oggi non è il momento. Bisogna lavorare a tappeto per non perdere Milano". Aldo Cazzullo 18 maggio 2011
E sul rapporto con il Pdl: "Rotture? Non ci contate" Bossi: "Non ci faremo trascinare a fondo" Il Senatùr: "A Milano abbiamo perso, campagna elettorale sbagliata. Ma al secondo turno non perdiamo" MILANO - "A Milano? Abbiamo perso, abbiamo perso", Umberto Bossi ammette la sconfitta al primo turno delle comunali nel capoluogo lombardo: "Abbiamo sbagliato campagna elettorale". Il Senatùr, tuttavia, rilancia le ambizioni della coalizione di centrodestra per i ballottaggi, convinto che la situazione si possa ancora recuperare. E a chi gli chiede cosa potrebbe succedere in caso di sconfitta al secondo turno, Bossi risponde. "Non perdiamo, aspetteremo per vedere cosa succede". LA TENUTA DEL GOVERNO - In ogni caso, il leader leghista è tornato a sottolineare che non ci saranno conseguenze sulla tenuta dell'esecutivo: "Non fatevi illusioni" ha detto ai giornalisti, precisando di non avere sentito Berlusconi in giornata. Aggiungendo però una frase che la dice lunga sugli umori - e soprattutto sui malumori - che serpeggiano in via Bellerio e anche tra i militanti del Carroccio: "Di certo non ci faremo trascinare a fondo", con riferimento indiretto al Pdl. Redazione Online 18 maggio 2011
la scelta di farsi da parte nella sfida di MIlano I sospetti del premier ai dirigenti Pdl: "Qualcuno dei nostri ha remato contro" E cede all'autocritica: abbiamo spaventato i moderati ROMA - Nella sconfitta si insinua il tarlo del sospetto. I voti che mancano producono accuse che si ascoltano a porte chiuse. A caldo Silvio Berlusconi ha puntato l’indice: sui distinguo dei leghisti, ma anche sul voto ciellino, su un Formigoni che in tanti nel Pdl hanno visto assente e avrebbero invece voluto più attivo nel sostenere Letizia Moratti. Le sconfitte producono sempre veleni. Ieri in conferenza stampa Gaetano Quagliariello, che del Pdl è uno dei maggiorenti, ci ha tenuto a somministrare dosi massicce di antidoto: non accusiamo la Lega di nulla, ha rimarcato, confermando così l’esistenza di alcuni sintomi interni alla maggioranza, quantomeno nocivi per la ricostituzione di un fronte unito. Berlusconi nelle ultime ore ha detto molte cose, tutte in privato. Ha invitato a essere ottimisti alcuni parlamentari con cui ha parlato al telefono, assicurato che "tutti dovranno rimboccarsi le maniche, perché ce la giocheremo sino all’ultimo" , ma anche lui è stato roso dal tarlo del sospetto, confidando a urne chiuse da poche ore che "qualcuno dei nostri ha remato contro" . Con il trascorrere delle ore il capo del governo è passato dal malumore alla delusione cocente, dal fatalismo ("li voglio proprio vedere i comunisti che gestiscono l’Expo!" ) alla decisione di adottare un profilo più basso, da qui al giorno del ballottaggio, pur impegnandosi per una rimonta. Ieri alcuni impegni internazionali, a Palazzo Chigi, hanno riempito parte della giornata; la settimana prossima per due giorni sarà in Francia, per il G8, e dunque esisteranno ampie giustificazioni per un’eventuale campagna elettorale a bassa intensità. I sondaggi dei prossimi giorni diranno quanto bassa. Sembra glielo abbia chiesto direttamente anche Letizia Moratti. Ieri mattina il faccia a faccia fra i due viene ricostruito come movimentato, non propriamente sereno: analisi divergenti sulle cause di un brutto primo turno, affiorate anche nelle dichiarazioni pubbliche del sindaco di Milano, parse distanti dal profilo di comunicazione adottato dal Cavaliere nei giorni scorsi. E se Berlusconi può essere contento di fare un passo indietro, di avere una exit strategy di fronte alla possibile sconfitta, da parte sua la Moratti può anche sorridere nel perdere un "aiuto" del Cavaliere, presunto colpevole di averla danneggiata con una campagna radicale. Non a caso ieri pomeriggio Verdini negava quello che il premier affermava con decisione la settimana scorsa: la valenza nazionale del voto. Persino una punta di autocritica è affiorata, quando nel dire "abbiamo spaventato i moderati" il premier ha usato un plurale indefinito che può coinvolgere tanti, ma in primo luogo lui e le sue scelte, in testa quella di parlare più dei magistrati che delle metropolitane, più di un test per il governo nazionale che di un semplice caso di buona amministrazione locale. Non a caso nel vertice con il Pdl, ieri pomeriggio, si programmavano manifesti sui centri sociali, "per indicare ai milanesi chi sono gli amici di Pisapia, per far sapere a tutti da dove viene il candidato della sinistra" . Nessuno dei tanti volti del premier è in contraddizione con quello che Berlusconi pensa veramente: spera di rimontare, ma si prepara a incassare una possibile sconfitta; ha voglia di guardare avanti, ma anche di capire bene le cifre di una tornata dove a Milano mancano all’appello forse troppi voti per non coltivare il sospetto. Il quadro che ha davanti in queste ore ha al momento ancora troppe incognite per adottare una linea netta. Di certo i problemi che si sono aperti a Milano lasciano in secondo piano alcune fantasie recenti, anche del giorno del voto, quando un Cavaliere decisamente più sereno vagheggiava addirittura di spostare Giulio Tremonti a Bankitalia, al posto di Mario Draghi, in partenza per la Bce, per navigare con meno frizioni sino alla fine della legislatura. Marco Galluzzo 18 maggio 2011
2011-05-17 Pisanu: la mafia è dentro la "questione settentrionale" di Claudio TucciCronologia articolo17 maggio 2011 In questo articolo Media Argomenti: Sicilia | Confindustria | Calabria | Campania | Sud | Pubblica Amministrazione | Beppe Pisanu | Puglia Giuseppe Pisanu (Agf)Giuseppe Pisanu (Agf) Le mafie in Italia "si sono globalizzate e in Italia sono entrate a far parte anche della cosiddetta questione settentrionale": lo ha detto il presidente della commissione Antimafia, Beppe Pisanu illustrando a palazzo San Macuto la sua relazione di metà mandato. Il presidente dell'organismo di inchiesta ha detto che oltre alle quattro tradizionali regioni interessate (Sicilia, Puglia, Calabria e Campania) un'accentuazione si verifica nel Centro Nord, specialmente in vaste aree del Lazio, dell'Emilia Romagna, della Lombardia, della Liguria e del Piemonte. "È il segno evidente - ha spiegato Pisanu - di un progressivo spostamento delle pratiche e degli interessi mafiosi ben oltre i confini del Mezzogiorno". Un fenomeno, aggiunge, "non recente, perchè è da almeno 40 anni che le mafie hanno risalito la Penisola e hanno esteso via via i loro tentacoli in altri Paesi europei e nel resto del mondo". blog La notizia vista dai nostri blogger articoli correlati La mafia mangia il 15%-20% del Pil delle regioni del Sud Pisanu ha poi sottolineato come l'attività mafiosa nella quattro regioni di origine - Sicilia, Campania, Calabria e Puglia - sia causa di un mancato sviluppo equivalente al 15-20% del Pil delle stesse regioni. E, ha rilanciato, nonostante l'impegno dello Stato le statische economiche "mandano segni allarmanti per il Mezzoggiorno". Il 53% dei referenti del sistema Confindustria del Sud reputa la propria area territoriale molto insicura; e il 42% attribuisce questa insicurezza alla criminalità organizzata e alla illegalità diffusa. Di qui il vero e proprio allarme lanciato da Pisanu: "La crisi generale, che colpisce con particolare durezza le Regioni e le categorie sociali più deboli, sembra preannunziare una ulteriore, grande sconfitta del Mezzogiorno". "Se si prospetta una manovra finanziaria biennale di circa 38 miliardi, l'opinione pubblica entra in fibrillazione. Ma se si afferma che solo sui giochi e le scommesse le organizzazioni criminali lucrano almeno 50 miliardi all'anno, pochi se ne curano!", ha sottolineato il presidente della commissione Antimafia. Aspetti oscuri sulle stragi mafiose del '92-'93 Pisanu ha evidenziato anche che lo Stato "non può trattare alla pari e ancor meno, venire a patti, con l'anti-stato, riconoscendogli sostanzialmente il ruolo di naturale antagonista". "Non mi pare - ha proseguito - che lo Stato in quanto tale abbia mai ceduto", anche se, aggiunge, "non nego tuttavia che aspetti ancora oscuri del '92-'93, dalle ombre dei servizi segreti alla gestione del 41 bis, abbiano dato fondamento a timori e sospetti". Secondo Pisanu infine "non si sono mai visti tanti interessi criminali scaricarsi pesantemente, senza neanche il velo della mediazione, sugli enti locali, sulle istituzioni regionali e sulla rappresentanza parlamentare. Gli organi di informazione, le indagini della magistratura, i primi controlli sulla formazione delle liste ci hanno dato in questo senso conferme inequivocabili". "Mi chiedo - ha concluso - come sia possibile battere militarmente la mafia, se non la si sconfigge contemporaneamente sul terreno dell'economia, delle relazioni sociali, della pubblica amministrazione e della stessa moralità politica". MILANO - Silvio Berlusconi non dà ancora per persa la partita di Milano. Al secondo turno Letizia Moratti ce la può fare a battere Giuliano Pisapia. Ne sarebbe convinto il premier, come riferiscono alcuni dei partecipanti al vertice di martedì sera a palazzo Grazioli. Nelle due ore di serrato faccia a faccia con i quadri del partito, il Cavaliere si è detto agguerrito e per nulla avvilito dal voto. Anche se, spiegano le stesse fonti, il premier non ha nascosto allo stato maggiore del Pdl la sua delusione per il risultato milanese con la candidata Moratti costretta al ballottaggio e in una posizione di svantaggio rispetto a Pisapia. PARTITA APERTA - Nel suo ragionamento, viene ancora riferito, Berlusconi avrebbe esortato il partito a non abbassare la guardia, rimboccarsi le maniche e lavorare sulla campagna elettorale che è ancora aperta: ce la possiamo giocare, ce la giocheremo fino all'ultimo, avrebbe affermato Berlusconi. L'obiettivo, avrebbe aggiunto, è portare a votare più moderati possibile, smascherare il candidato delal sinistra Giuliano Pisapia, mostrare chi è davvero, rimotivare l'elettorato. Insomma, una chiamata al voto per tutti i milanesi per evitare che il capoluogo lombardo finisca nelle mani dei centri sociali. Berlusconi non avrebbe ancora deciso però se esporsi in prima fila per l'elezione del sindaco di Milano: prima di metterci la faccia, secondo le voci raccolte, davanti a palazzo Grazioli, il Cavaliere vuole vedere i numeri, cioè che margine i sondaggi offrono al recupero della Moratti nel ballottaggio del 22 e 23 maggio. Oltre naturalmente a valutare la strategia che il sindaco Moratti e i vertici del partito di Milano decideranno di intraprendere in questi 15 giorni di campagna. GOVERNO SOLIDO - Il premier ha comunque ribadito che dispone di una maggioranza compatta che consentirà al governo di fare le riforme: la solidità dell'esecutivo non sarà messa in discussione dall'esito dei ballottaggi. È questo uno dei ragionamenti fatti da Berlusconi secondo i partecipanti al vertice a palazzo Grazioli. I VERTICI DEL PDL - All'indomani del voto è scattato il tempo della analisi. E nel pomeriggio era toccato a Denis Verdini ammettere per primo che il risultato di Giuliano Pisapia a Milano è stato una sorpresa per il partito di via dell'Umiltà. "Ci aspettavamo questo risultato ma ribaltato a nostro favore" confessa il coordinatore del Pdl in conferenza stampa. Esprimendo con rammarico che "l'attenzione su Milano" ha comunque "distratto un po' dagli altri risultati" con il Pdl che in totale "ha ottenuto il 26%" conto il 21% del Pd. A riguardo, Verdini ci tiene a sottolineare che, Milano a parte, considerando province e comuni capoluogo c'è stato un "sostanziale pareggio" tra la coalizione di maggioranza e la sinistra. È anche per questo che non esiste, secondo il Popolo della Libertà, una "questione settentrionale" ma solo un "problema Milano". Nessuna paura, quindi, per la tenuta dell'esecutivo. Anzi, "il voto più è frammentato, più allunga la legislatura" è la convinzione dell'altro coordinatore del Pdl Ignazio La Russa. Quanto alla Lega,i vertici del partito del premier fanno quadrato. E sono pronti a giurare sulla fedeltà dell'alleato: l'alleanza con il Carroccio resta salda e bisogna evitare "il gioco al massacro" con il rimpallo delle responsabilità per l'esito negativo del voto delle amministrative. "Per evitare ogni equivoco, dico chiaramente che non pensiamo che la Lega abbia mancato in alcun modo di lealtà" dice il vicecapogruppo del Senato Gaetano Quagliariello. Fabrizio Cicchitto semmai denuncia "un massiccio intervento della magistratura contro Berlusconi che ha dovuto rispondere". "Qui - specifica Cicchitto - non si sta parlando di un processo che è faccenda privata ma, ce ne sono 30 e questo significa che c'è intervento politico che cambia termini della politica". PISAPIA-MORATTI - La partita Milano, comunque, è ancora aperta. Che il premier non sia contento per come è andata "non ci vuole un genio per capirlo", taglia corto La Russa, assicurando però che il Pdl non si arrende. "Abbiamo già in programma una serie di incontri per ripartire nella competizione elettorale. Milano sarà una battaglia non in discesa ma che vogliamo giocarci convinti di poter vincerla" ha detto il ministro della Difesa in conferenza stampa. Sulla stessa linea il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi. "Ora ci mancano 15 giorni per confrontarci con il programma di Pisapia" ha spiegato, dicendosi sicuro del fatto che "i milanesi non vorranno lasciare la loro città in mano all'estrema sinistra". "Quanto a noi - ha promesso -, niente risse, niente toni alti, dobbiamo lavorare. Sono convinto che abbiamo perso una partita ma possiamo sempre vincere lo scudetto". Il Pdl sembra ora blandire il Terzo Polo. In conferenza stampa La Russa ha annunciato un incontro con alcuni moderati: "Giovedì - ha spiegato - ho organizzato un incontro a Milano con altri esponenti che non ci hanno appoggiato al primo turno...". E a chi gli chiedeva se si tratti di Adolfo Urso e Andrea Ronchi, colombe di Fli, il coordinatore del Pdl ha lasciato intendere che sì, si tratta di loro. "Non ho in programma alcun incontro giovedì a Milano. Sui ballottaggi, peraltro, ho già detto come la penso, in piena trasparenza e coerenza" ha fatto sapere però il finiano Urso. IL CARROCCIO - Tempo di analisi non solo per il Pdl. Umberto Bossi ha raccolto i suoi per discutere dell'esito delle comunali a Milano e delle strategie da attuare adesso in vista dei ballottaggi. Oltre al Senatùr sono arrivati in via Bellerio intorno a mezzogiorno anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni (rientrato appositamente da Roma), il capogruppo leghista alla Camera, Marco Reguzzoni, il segretario del Carroccio, Giancarlo Giorgetti, il figlio di Bossi, Renzo, e il capogruppo in Consiglio comunale a Milano, Matteo Salvini. Al vertice è presente anche il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, rientrato da Roma. Atteso anche il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. Redazione online 17 maggio 2011
CONFERENZA DEL PDL ALL'INDOMANI DEL VOTO. E Bossi riunisce i suoi in via Bellerio "Tra noi e la sinistra sostanziale pareggio" Verdini: "a Milano ci aspettavamo questo risultato ma ribaltato a nostro favore". Stasera vertice col premier MILANO - All'indomani del voto è tempo di analisi. E tocca di nuovo a Denis Verdini per primo ammettere che il risultato di Giuliano Pisapia a Milano è stato una sorpresa per il partito di via dell'Umiltà. "Ci aspettavamo questo risultato ma ribaltato a nostro favore" confessa il coordinatore del Pdl in conferenza stampa. Esprimendo con rammarico che "l'attenzione su Milano" ha comunque "distratto un po' dagli altri risultati" con il Pdl che in totale "ha ottenuto il 26%" conto il 21% del Pd. A riguardo, Verdini ci tiene a sottolineare che, Milano a parte, considerando province e comuni capoluogo c'è stato un "sostanziale pareggio" tra la coalizione di maggioranza e la sinistra. È anche per questo che non esiste, secondo il Popolo della Libertà, una "questione settentrionale" ma solo un "problema Milano". Nessuna paura, quindi, per la tenuta dell'esecutivo. Anzi, "il voto più è frammentato, più allunga la legislatura" è la convinzione dell'altro coordinatore del Pdl Ignazio La Russa. Quanto alla Lega,i vertici del partito del premier fanno quadrato. E sono pronti a giurare sulla fedeltà dell'alleato: l'alleanza con il Carroccio resta salda e bisogna evitare "il gioco al massacro" con il rimpallo delle responsabilità per l'esito negativo del voto delle amministrative. "Per evitare ogni equivoco, dico chiaramente che non pensiamo che la Lega abbia mancato in alcun modo di lealtà" dice il vicecapogruppo del Senato Gaetano Quagliariello. Fabrizio Cicchitto semmai denuncia "un massiccio intervento della magistratura contro Berlusconi che ha dovuto rispondere". "Qui - specifica Cicchitto - non si sta parlando di un processo che è faccenda privata ma, ce ne sono 30 e questo significa che c'è intervento politico che cambia termini della politica". PISAPIA-MORATTI - La partita Milano, comunque, è ancora aperta. Che il premier non sia contento per come è andata "non ci vuole un genio per capirlo", taglia corto La Russa, assicurando però che il Pdl non si arrende. "Abbiamo già in programma una serie di incontri per ripartire nella competizione elettorale. Milano sarà una battaglia non in discesa ma che vogliamo giocarci convinti di poter vincerla" ha detto il ministro della Difesa in conferenza stampa. Sulla stessa linea il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi. "Ora ci mancano 15 giorni per confrontarci con il programma di Pisapia" ha spiegato, dicendosi sicuro del fatto che "i milanesi non vorranno lasciare la loro città in mano all'estrema sinistra". "Quanto a noi - ha promesso -, niente risse, niente toni alti, dobbiamo lavorare. Sono convinto che abbiamo perso una partita ma possiamo sempre vincere lo scudetto". VERTICE A PALAZZO GRAZIOLI - Nessun commento, ancora, da parte di Silvio Berlusconi: il premier è rientrato a Roma e riceverà nel pomeriggio, a Palazzo Chigi, il presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Joseph Deiss e il presidente della Repubblica gabonese, Ali Bongo Ondimba. Il Cavaliere analizzerà quindi l'esito elettorale in serata a palazzo Grazioli, dove riunirà i vertici del Pdl. IL CARROCCIO - Tempo di analisi non solo per il Pdl. Umberto Bossi ha raccolto i suoi per discutere dell'esito delle comunali a Milano e delle strategie da attuare adesso in vista dei ballottaggi. Oltre al Senatùr sono arrivati in via Bellerio intorno a mezzogiorno anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni (rientrato appositamente da Roma), il capogruppo leghista alla Camera, Marco Reguzzoni, il segretario del Carroccio, Giancarlo Giorgetti, il figlio di Bossi, Renzo, e il capogruppo in Consiglio comunale a Milano, Matteo Salvini. Al vertice è presente anche il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, rientrato da Roma. Atteso anche il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. Redazione online 17 maggio 2011
DOPO LE AMMINISTRATIVE Milano, lo choc del Cavaliere Telefonata "gelida" con il leader leghista Lo sfogo: non posso credere che vinca la sinistra estrema E nello staff si parla di "disastro, bagno di sangue" La Lega: "Milano non può finire in mano agli estremisti" ROMA — La parola "errori" ad Arcore si pronuncia. Ma per un padrone di casa molto demoralizzato sono ancora quelli degli altri: è colpa del partito che lo costringe sempre a fare tutto da solo, è colpa della Moratti che non sa comunicare e non sta simpatica ai milanesi, è colpa della Lega che non si è impegnata e che ha preso meno voti di quelli attesi. L’aria che tira, in un pomeriggio che difficilmente Berlusconi dimenticherà, è questa. Il Cavaliere è chiuso a casa, il suo portavoce Bonaiuti non commenta: si sa che il premier ha seguito lo spoglio in tv, che non ha fatto molte telefonate, se non una piuttosto fredda con Umberto Bossi e una con Denis Verdini, chiedendo di enfatizzare i dati nazionali, la raccolta complessiva di consensi e di vittorie, bypassando le notizie e le cifre su Milano. Sono frammenti di un’atmosfera plumbea, resa più pesante dal dato delle preferenze espresse dai milanesi per il Berlusconi capolista: alla fine rischiano di essere la metà delle precedenti Comunali. Nelle prime ore dello spoglio il dato era ancora peggiore; nello staff del premier, con l’accordo dell’anonimato, si esternava la paura di un "bagno di sangue, un disastro ". Di certo il Cavaliere cercava un test su se stesso e i primi a dire che ha sbagliato i tempi e il campo di gioco sono i suoi uomini. A questo punto contano poco le recriminazioni, appare poco consolatorio il Bondi che assicura un quadro peggiore se il Cavaliere non fosse sceso in campo. "E’ una tragedia di proporzioni bibliche" enfatizzano in via dell’Umiltà, sede del Pdl a Roma; e dunque c’è poco di cui consolarsi. Persino Lassini ha preso una manciata di voti; per qualcuno è la prova che il Cavaliere, per la prima volta, non ha aiutato il suo candidato. Forse il contrario. Berlusconi a cena riceve la figlia Barbara, l’allenatore del Milan Allegri, l’amministratore delegato Galliani. Cena programmata pensando ad altri risultati. Ma non c’è nulla su cui brindare. Si è di fronte al rischio concreto di perdere Milano, di assistere a un cortocircuito imprevedibile con la Lega, alla certezza che la campagna elettorale non ha fatto centro. Viviana Beccalossi, del Pdl lombardo, è fra le poche che denuncia errori di strategia: abbiamo parlato poco dei temi della città, troppo di magistrati e di argomenti nazionali. In sostanza punta l’indice contro le scelte di Berlusconi e in un partito come il Pdl non è poco. Oggi, con in mano i dati definitivi, il premier farà forse la prima analisi ufficiale del voto. Al netto di quella "sfiducia nella situazione informativa", denunciata ieri uscendo dal seggio insieme alla voglia di rispettare il silenzio elettorale. Aveva chiesto un referendum sul governo, assicurato che a Milano e a Napoli non ci sarebbero stati problemi. Sarà invece costretto a dissimulare la delusione. Per il momento non gli resta che esprimere un’incredulità: "Non posso credere che alla fine vincano gli estremisti e la sinistra estrema ". Marco Galluzzo 17 maggio 2011
Merola a Bologna vince per un soffio al primo turno Voto terremoto per il Pdl a Milano Pisapia stacca la Moratti di 6,5 punti Fassino passa già al primo turno a Torino. A Napoli avanti il Pdl e De Magistris supera Morcone MILANO - Il centrosinistra canta vittoria. Piero Fassino e Virginio Merola sono diventati sindaci rispettivamente di Torino e di Bologna già al primo turno. Ma il risultato più clamoroso di tutti, il più incoraggiante per il Pd e i suoi alleati, è quello di Milano con Giuliano Pisapia che non solo strappa il ballottaggio a Letizia Moratti, ma si ritrova addirittura avanti di oltre sei punti, un esito su cui fino alla vigilia erano davvero in pochi a scommettere. Tutto è rimandato di due settimane, ma per un centrosinistra che non andava al ballottaggio dal 1993 è già una vittoria. A guastare gli umori progressisti resta il neo di Napoli, dove il centrosinistra si è presentato diviso pagando pesantemente la scelta. Il Pdl ha avuto buon gioco nel far notare come in una delle roccaforti uliviste - dove con varie coalizioni il fronte progressista governa ininterrottamente dagli inizi degli anni Novanta, prima con Bassolino e poi con la Iervolino -, in testa ci sia nettamente il candidato di centrodestra. Non solo: al secondo turno l'avversario di Lettieri non sarà Mario Morcone, il candidato "ufficiale" del Pd e dei suoi satelliti, bensì l'ex pm dipietrista Luigi De Magistris, sostenuto oltre che dall'Idv anche dalla Federazione della sinistra. Pierluigi Bersani, tuttavia, non si scompone e liquida la situazione con una battuta: "Noi abbiamo vinto e loro hanno perso". Moratti: "Serve una nuova fase per il centrodestra" IL CASO MILANO - A Milano, dunque, si va al ballottaggio. Il dato è ormai certo e lo è stato già pochi minuti dopo la chiusura dei seggi con la diffusione degli "intention poll" di Sky Tg 24 e le proiezioni Ipr Marketing per Rai che hanno subito evidenziato un trend che per Letizia Moratti suona come una sonora bocciatura. Anche i dati reali confermano questa tendenza: al termine dello scrutinio delle 1.251 sezioni, infatti, il candidato del centrosinistra ha ottenuto il 48,04% dei voti contro il 41,58% della Moratti. Lo stesso Pisapia, intervenendo nel tardo pomeriggio, si è detto fiducioso: "Sarà la Milano del futuro, un esempio per tutta l'Italia". Resta ora da vedere come si muoveranno in vista del secondo turno il Terzo Polo, che ha il 5,54%; e il Movimento 5 Stelle che si è fermato attorno al 3,22%. Tra i partiti è stato un testa a testa tra Pdl e Pd: al termine l'ha spuntata il Popolo della libertà per soli 671 voti: 28,74% per il Pdl contro il 28,63% per il Partito democratico. Staccatissima la Lega che si ferma al 9,63%. "In questa campagna si è forse parlato troppo poco di Milano e di cose concrete, dei programmi per la città", è stata la prima sintetica dichiarazione pochi minuti prima di mezzanotte fatta da Letizia Moratti. "Il voto indica chiaramente che bisogna far ripartire una nuova fase del centrodestra con le forze realmente moderate che non si sono sentite rappresentate dal nostro schieramento". Fassino commosso GLI ALTRI COMUNI - A Bologna Virginio Merola del centrosinistra ce la fa per un soffio al primo turno raccogliendo il 50,46% dei voti, mentre il candidato leghista del centrodestra Manes Bernardini si ferma al 30,35%; il candidato grillino Massimo Bugani realizza un vero e proprio exploit raggiungendo il 9,50% e Stefano Aldovrandi del Terzo Polo arriva al 5,08%. A Torino con 918 sezioni su 919 i dati dicono che Piero Fassino vince al primo turno con il 56,65% contro il 27,30% di Michele Coppola, candidato del centrodestra, il 4,97% del grillino Bertola e il 4,86% del terzopolista Musy. A Napoli, infine, con 831 sezioni scrutinate su 886 il candidato del Pdl, Gianni Lettieri, si trova al 38,53% e, a sorpresa, ha come diretto inseguitore si ritrova il candidato dell'Idv Luigi De Magistris con il 27,43% e non Mario Morcone, candidato "ufficiale" del centrosinistra, fermo al 19,36%. Anche questo dato, se confermato, sarebbe particolarmente significativo perché emergerebbe l'esclusione del rappresentante del Pd, partito di riferimento del sindaco uscente Rosa Russo Jervolino, a vantaggio di un candidato dalle posizioni più radicali. A Cagliari si profila invece il ballottaggio tra il candidato del centrosinistra, Massimo Zedda, al 45,11%, e quello del centrodestra, Massimo Fantola, al 44,72%. E ballottaggio sarà anche a Trieste: in vantaggio c'è Roberto Consolini, del centrosinistra, con il 40,7% dei consensi; nel ruolo di inseguitore Roberto Antonione, ex presidente della giunta regionale del Friuli Venezia Giulia per il centrodestra, nettamente staccato e fermo al 27,6%. VOTI IN DIRETTA - Sul sito del Corriere è possibile seguire lo spoglio con i voti effettivi aggiornati in real time dal Viminale a mano a mano che vengono comunicati dalle sezioni. Pisapia: "La fiducia aumenterà" TERZO POLO DECISIVO - Qualora i risultati emersi dalle proiezioni fossero confermati, diventerebbe centrale il ruolo del Terzo Polo, soprattutto a Milano dove il blocco che fa capo a Fini, Casini e Rutelli ha presentato un proprio candidato, Manfredi Palmeri, che con il suo 5 e mezzo per cento risulterà decisivo. I tre leader hanno avuto lunedì un pranzo di lavoro a Roma per fare il punto in vista dei risultati delle amministrative. Dalle scelte che potrebbero prendere in vista dei ballottaggi, se sostenere i candidati del centrodestra o quelli del centrosinistra, potrebbe delinearsi anche il ruolo che il gruppo avrà sullo scenario politico nazionale. Lorenzo Cesa, segretario Udc, durante la diretta tv in Rai non si è sbilanciato: "Sono elezioni amministrative, decideremo caso per caso". Alessandro Sala 16 maggio 2011
Lo sfidante: "Noi la Milano del futuro". Il sindaco uscente: "tornare a cose concrete" Sorpresa, Pisapia stacca la Moratti E lei: "Segnale forte, riflettere" L'avvocato conquista il ballottaggio. Bersani: "Lì si vince". Santanchè: "Se vince lui, vince la droga" MILANO - "Sarà la Milano del futuro, un esempio per tutta l'Italia". Così il candidato sindaco Giuliano Pisapia ha salutato i suoi sostenitori entusiasti arrivando, intorno alle 19, al quartier generale del comitato elettorale, al teatro Elfo Puccini in corso Buenos Aires, quando ormai le proiezioni lo davano in netto vantaggio su Letizia Moratti. "Un grazie a tutti voi - ha detto Pisapia -. Sapete che io sono sempre stato prudente. Erano gli altri che ci dicevano prima che era impossibile, poi improbabile e adesso altamente probabile. Ci manca una piccola corsa e diventerà una certezza. Milano merita il cambiamento e noi cambieremo Milano". "Milano merita gente come voi", ha concluso. E' ormai certo che, per la poltrona di sindaco nel capoluogo lombardo, si andrà al ballottaggio. "Si registra in questo momento una cosa molto importante: a Milano c'è un fatto clamoroso con Pisapia che va al ballottaggio. Un dato che supera abbondantemente le previsioni", ha detto Davide Zoggia, responsabile degli enti locali del Partito Democratico. "A Milano - ha concluso Zoggia - il Pd è ora al 28%-29%, un dato estremamente positivo". La festa di Pisapia La festa di Pisapia La festa di Pisapia La festa di Pisapia La festa di Pisapia La festa di Pisapia La festa di Pisapia La festa di Pisapia MORATTI: "TORNARE A MILANO" - Solo a tarda ora è arrivato il commento al voto di Letizia Moratti, la favorita per la poltrona di sindaco che si trova inopinatamente a dover inseguire: "In questa campagna - ha ammesso il sindaco uscente poco prima di mezzanotte - si è forse parlato troppo poco di Milano e di cose concrete, dei programmi per la città. Questo voto è un segnale molto forte, ma un segnale che dobbiamo sapere cogliere. Da domani faremo una riflessione profonda sulle cause, ma da Milano - ha sottolineato la Moratti - deve ripartire una fase nuova, politica, del centrodestra con le forze realmente moderate che non si sono sentite rappresentate dal nostro schieramento". La campagna, fino ad ora, secondo il sindaco uscente, "ha parlato complessivamente poco dei programmi e delle cose concrete. In questi giorni dobbiamo tornare alle cose concrete che interessano i cittadini". Moratti ha comunque spiegato che questa non è una critica a Silvio Berlusconi che ha impostato la sua campagna da capolista sui temi della giustizia trasformando il voto di Milano di fatto in un test nazionale. LE SEZIONI - Terminato lo scrutinio delle 1.251 sezioni, il candidato del centrosinistra ha ottenuto il 48,04% dei voti contro il 41,58% del sindaco uscente Letizia Moratti. Il candidato dell'Udc e della Lista civica Nuovo polo Manfredi Palmeri si situa al 5,54% mentre Mattia Calise, indicato dal Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, è al 3,22% (guarda i risultati in tempo reale). Fra le liste testa a testa fra Pdl (28,74%) e Pd (28,63%). Seguono Lega 9,63%, Sel 4,70%, Lista civica Pisapia 3,86%, Movimento 5stelle 3,43%, Prc 3,10%.
L'arrivo trionfale di Pisapia al teatro Elfo (Newpress) L'arrivo trionfale di Pisapia al teatro Elfo (Newpress) LE REAZIONI DEL PD - Un fragoroso applauso ha accolto la prima proiezione Rai, all'inizio del pomeriggio, che dava Pisapia in vantaggio sulla Moratti. "È solo la prima ma è un'iniezione di adrenalina": questo il primo commento su Twitter di Giuliano Pisapia. "Baruffi, portavoce: dovremo aspettare qualche ora per i dati reali - è il tweet successivo sul profilo del candidato di centrosinistra -, ma è evidente che a Milano il vento sta cambiando davvero". "Sei stato bravissimo. È un risultato straordinario. L'avevo detto e lo ripeto: a Milano si vince", ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a Pisapia nel corso di una telefonata. Anche Piero Fassino, neo sindaco di Torino, ha subito chiamato: "È stata una telefonata straordinaria, calorosa, con Giuliano Pisapia, con cui mi sono congratulato per il risultato straordinario che segna il radicale mutamento politico di rapporti di forza che investe tutto il nord". Di un dato "politicamente straordinario e positivo, che il Governo Berlusconi pagherà" ha parlato il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino. "Da Milano arriva il cartellino giallo per il governo e la sua maggioranza", commenta Rosy Bindi, presidente dell'Assemblea nazionale del Pd, che accusa Berlusconi di aver "alzato il livello dello scontro" e "giustificato il veleno distribuito prima da Lassini e poi dalla stessa Moratti. Per Matteo Mauri, capogruppo del Pd in Provincia di Milano, "la Moratti ne esce con le ossa rotte, perché nonostante gli svariati milioni di euro messi in campo, alla faccia della crisi, all'esame dei cittadini ha avuto una sonora bocciatura". Laura Ravetto, portavoce della Moratti, incontra la stampa (Newpress) Laura Ravetto, portavoce della Moratti, incontra la stampa (Newpress) LE REAZIONI DEL PDL - "Aspettiamo i numeri veri, è ancora presto per fare delle valutazioni. I primi dati danno una tenuta della coalizione, ma anche su questo estrema cautela. Se, come sembrerebbe da questi che sono primissimi dati, si prefigura un ballottaggio, lo affronteremo con grande serenità". Questa la comunicazione fatta alla stampa da Laura Ravetto, portavoce in questa occasione del sindaco Moratti, al Comitato Pdl allestito alla Fondazione Cariplo. Ravetto è poi tornata nella zona riservata al Comitato, senza aggiungere altro. Intorno alle 15 Letizia Moratti aveva riunito nella sua residenza milanese lo stato maggiore del Pdl: Ignazio La Russa, Paolo Bonaiuti, la stessa Ravetto, Luigi Casero, Maurizio Lupi, Paola Frassinetti e Maurizio Bernardo, la sondaggista Alessandra Ghisleri e gli uomini dello staff. Maurizio Gasparri è stato tra i primi esponenti del Pdl a commentare le proiezioni: "A Milano l'altra volta, con la vittoria della Moratti, finì 52% a 47%. A Milano, quindi non è mai stata una passeggiata, una vittoria dilagante", ha premesso durante la diretta lo speciale su La7. "Se fossero confermati, i risultati di Milano sarebbero molto al di sotto delle aspettative per il centrodestra. Ma credo che la situazione si riequilibrerà", ha commentato a caldo il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. "Se concludessimo con dati inferiori al 46% significa che ci sarebbero criticità da esaminare con molta attenzione per il ballottaggio", ha aggiunto Formigoni, che all'amministrazione Moratti rimprovera solo "errori di comunicazione": "Ha fatto molte più cose buone di quelle percepite". "È un risultato che non ci aspettavamo", ha detto Giulio Gallera, capogruppo del Pdl a Palazzo Marino, secondo il quale la forte affluenza alle urne ha penalizzato il centro destra, mentre "la sinistra si è compattata attorno a Giuliano Pisapia". "Abbiamo 15 giorni per rappresentare la città di Pisapia e la città della Moratti - ha aggiunto Gallera - e richiamare i moderati che non vogliono che la città finisca in mano agli estremisti e ai centri sociali". "La vittoria di Pisapia sarebbe come portare il Leonkavallo a Palazzo Marino, sarebbe una cosa bestiale. Sarebbe come portare la droga senza se e senza ma: lui è sempre stato uno che ha detto che gli spinelli non fanno male": così Daniela Santanchè in diretta a "La Zanzara" su Radio24. LE REAZIONI DEL TERZO POLO - "Berlusconi ha costruito il boomerang di oggi. Il fatto che la Moratti vada al ballottaggio è in controtendenza, non era mai successo. C'è una crisi del berlusconismo, perché chi se n'è andato, da Fini a Casini, pesa molto", ha detto Italo Bocchino, vicepresidente di Fli, ospite del Tg3. "Sulle alleanze per eventuali ballottaggi a Milano e Napoli deciderà la coalizione. Siamo distinti e distanti dalla Moratti, simbolo del berlusconismo, e restiamo distinti e distanti anche da Pisapia, perché non fa parte della nostra cultura. Prima, in ogni caso, dobbiamo vedere i risultati. Dobbiamo prima vedere chi va al ballottaggio e capire cosa vogliono fare i due contententi al secondo turno", ha aggiunto Bocchino. Che ha anche elencato tre errori della Moratti: "L'eccesso di politicizzazione di Berlusconi, il caso Lassini e il faccia a faccia: credo che queste tre cose l'abbiano danneggiata". Benedetto Della Vedova, capogruppo Fli alla Camera, ha osservato che "se mai i dati dovessero essere confermati, sarebbe, tra virgolette, una rivoluzione politica del quadro italiano, anche perché Berlusconi ci ha messo il carico da 90, si è candidato...". Redazione online 16 maggio 2011(ultima modifica: 17 maggio 2011)
tra i finiani scontro "falchi"-"colombe" La Moratti indietro, choc del Pdl La Lega: un'anomalia. Bossi "irritato" Verdini: "Le aspettative erano diverse". Bonaiuti: il premier commenterà lunedì. Determinante il Terzo Polo MILANO - "A Milano avevamo un'aspettativa diversa". È Denis Verdini a rompere per primo il silenzio del Pdl sulle amministrative. Il coordinatore del partito di Silvio Berlusconi non nasconde lo stupore per le prime proiezioni e in particolare per il vantaggio, nel capoluogo lombardo, del candidato di centrosinistra Giuliano Pisapia sul sindaco uscente del Pdl Letizia Moratti. "A Milano - ammette Verdini - ci aspettavamo un ballottaggio, ma con un margine maggiore, la sorpresa è il testa a testa o il vantaggio loro". Silvio Berlusconi commenterà solo lunedì, fa sapere il sottosegretario e portavoce del premier, Paolo Bonaiuti, raggiunto al telefono ad Arcore, dove si trova anche il Cavaliere. Facce scure nel fortino della Lega, a Milano. Umberto Bossi è rimasto fino a tardi chiuso nel suo ufficio di via Bellerio a fumare il sigaro, in attesa dei dati definitivi delle amministrative. Chi era con lui lo ha descritto come "scontento, stupito e irritato" soprattutto per l'esito del voto a Milano. "CON IL PDL SI PERDE" - Secondo fonti vicine al Senatùr, Bossi sarebbe addirittura pentito per non aver proposto nel capoluogo lombardo un candidato del Carroccio come ha fatto per altri centri lombardi. "Se qualcuno infatti diceva che il Pdl vinceva anche grazie alla Lega - ha commentato un leghista che ha chiesto l'anonimato - oggi possiamo dire che la Lega con il Pdl perde. Dove infatti ci siamo presentati da soli, come ad esempio a Gallarate e a Rho, andiamo sicuramente al ballottaggio. Poteva succedere anche a Milano". "VOTO NON POSITIVO" - "Ci impegneremo per il ballottaggio a Milano, siamo convinti che sia un'anomalia che possa essere corretta" ha detto a tarda sera il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli. Sulla stessa linea Roberto Castelli. "Il voto di Milano, al momento, non è positivo per la coalizione e per il sindaco che noi sosteniamo" ha spiegato. "Quello di Milano - ha aggiunto - è un voto anomalo perché pensare che la città vada in mano agli estremisti non è mai successo". Castelli ha voluto precisare che comunque "è finito solo il primo tempo". "FALCHI" E "COLOMBE" - In vista dei ballottaggi, i riflettori adesso sono puntati sul Terzo Polo, destinato a fare da ago della bilancia tra il centrosinistra e il centrodestra. La scelta di Fli, Udc e Api potrebbe essere quella del "voto libero", stando almeno a quanto emerso dall'incontro tra Fini, Rutelli e Casini. "Sconti non ne facciamo a nessuno" ha detto il numero uno dei centristi spiegando che "nel Terzo Polo la sintonia è totale". In realtà, in queste ultime ore si susseguono indiscrezioni su un uno scontro tra le "colombe" e i "falchi" di Fli. L'ala moderata capitanata da Adolfo Urso da tempo ha fatto sapere che mai avrebbe dato sostegno ad un candidato della sinistra. Adesso, alla luce dei primi dati , ribadisce che è "normale" per il Terzo Polo la "convergenza sui candidati del centrodestra". Di segno diverso la posizione dei "falchi" futuristi. Per la maggioranza dei finiani guidata da Italo Bocchino, il voto di Milano sancisce la "fine del berlusconismo". "È evidente che siamo distinti e distanti da Pisapia e dalla Moratti - ha detto il numero due di Fli - Non dobbiamo scegliere con chi fare l'alleanza ma per cosa farla - ha spiegato . Non siamo interessati ad alleanze politiche, non alle formule ma non è che possiamo fare la ruota di scorta di un berlusconismo che ci sembrava già in difficoltà". Quelle di Urso e Ronchi sono per Bopcchino "posizioni personali": "Noi decideremo negli organi di partito e insieme alla coalizione" ha aggiunto il numero due di Fli. Redazione online 16 maggio 2011
il voto e i democratici "Sconfitto blocco Pdl-Lega, Bossi rifletta" Il leader del Pd Bersani esulta: "La sfida di Berlusconi si è trasformata in un boomerang" MILANO - Cinque parole e tanta soddisfazione. "Vinciamo noi e perdono loro". Non sono ancora le 19 quando Pier Luigi Bersani commenta i dati che vanno via via emergendo dalla tornata di amministrative. "Segnalano un'inversione di tendenza" esulta il leader del Pd, parlando di un "vento" nuovo che "si è alzato dal Nord", e in particolare da Milano, Torino e Trieste, contro il blocco Pdl-Lega. Al presidente del Consiglio, il numero uno dei democratici non risparmia critiche, convinto del fatto che la sfida lanciata da Berlusconi si è rivelata alla fine "un boomerang". "Il mio pronostico si è avverato - dice felice Bersani -, quando dicevo che a Milano si vinceva facile, avevo ragione. Anche se il risultato di oggi va oltre le mie aspettative. Ma non mi stupisco che da Milano arrivi un segnale contro questa maggioranza di centrodestra". Sui ballottaggi il Pd è fiducioso, assicura il segretario, spiegando che il partito si impegnerà e combatterà per rafforzare il risultato. "Mostreremo il volto civile della nostra battaglia. Perché noi siamo stati una forza civile e moderata. L'unico estremista è stato Berlusconi, non Pisapia né Bersani" chiarisce. Amministrative, i volti Amministrative, i volti Vincitori e vinti delle elezioni APPELLO ALLA LEGA E AI GRILLINI - Per il segretario dei democratici il risultato dei ballottaggi può rappresentare un altro colpo alla crisi di governo, di fatto già in atto, fino ad "arrivare a un punto di rottura". Forse proprio per questo, Bersani si rivolge direttamente agli esponenti del Carroccio, invitandoli alla riflessione "perché se si perde, c'è qualcosa che non gira e segnalo che si apre un'incrinatura fra centrodestra e il suo elettorato di riferimento che porta a crisi Pdl-Lega". Bersani però non pensa ora solo a Bocci ai suoi. Un messaggio, chiaro, lo fa arrivare anche ai grillini. "Non si può stare sempre nell'infanzia e se si diventa un soggetto politico bisogna tirare le somme e decidere" è il monito al Movimento 5 Stelle, che nelle amministrative ha ottenuto risultati importanti. "Ci rivolgiamo ai grillini - spiega Bersani - per dire che noi possiamo migliorare ma non siamo uguali agli altri e a questo movimento ci rivolgiamo in modo amichevole ma rigoroso". LE TELEFONATE - Prima della conferenza stampa, il segretario dei democratici aveva chiamato al telefono sia Piero Fassino che Giuliano Pisapia. Al candidato di Torino, che i dati ancora provvisori danno per vincente al primo turno, Bersani ha fatto i complimenti. "È un grande risultato" gli ha detto. Plauso anche al candidato anti-Moratti: "Sei stato bravissimo. L'avevo detto e lo ripeto: a Milano si vince". Sulla "straordinaria vicenda milanese" il segretario dei democratici ha voluto porre l'accento, specificando che i vincitori sono "Pisapia, in primo luogo, e anche il Pd. Sono convinto - ha detto - che questa prima fase si confermerà con un risultato molto rilevante nei ballottaggi, ci saranno molti ballottaggi, ma a partire da posizioni che possono consentire al centrosinistra di confermare e rafforzare il risultato di oggi". Poche parole su Napoli, dove il candidato del Pd è stato battuto da De Magistris che va alla sfida col Pdl: "Lavoreremo per riunire tutto il centrosinistra incoraggiati dal fatto che Lettieri ha un risultato molto basso. Lavoreremo politicamente per vincere" ha detto il numero uno del Pd. C. Arg. 16 maggio 2011
L'EDITORIALE Lo schiaffo L’"asse del Nord" mostra una sofferenza e una precarietà inaspettate: almeno, se con il termine si intende l’alleanza protagonista di una campagna incline all’estremismo, che si è manifestata nel voto amministrativo di ieri e l’altro ieri. Il ballottaggio a Milano umilia non tanto il sindaco uscente, Letizia Moratti, ma Silvio Berlusconi, che chiedeva un referendum su se stesso e sul governo e riceve uno schiaffo personale e politico; e in parallelo ridimensiona le ambizioni di sfondamento della Lega. Il silenzio di Umberto Bossi è più rumoroso di qualunque commento. Trasmette l’immagine di un Carroccio che fatica a saltare il recinto delle città medie e piccole; ed è costretto a farsi molte domande sul futuro. Ma l’effetto va oltre il capoluogo lombardo, che pure è destinato a diventare l’epicentro delle tensioni nel centrodestra. Un’opposizione rinfrancata dai risultati che si delineavano ieri notte già sogna la rottura fra Pdl e lumbard, una crisi di governo e l’archiviazione in tempi rapidi del berlusconismo. La situazione, in realtà, rimane aperta. Fra due settimane, i ballottaggi potrebbero restituire la vittoria alla maggioranza, che ieri a Milano e Napoli l’ha mancata anche per eccesso di sicurezza e di aggressività. E la silhouette delle opposizioni si tinge di un rosso forte, radicale, col "Polo dei moderati" allo stato embrionale. Insomma, il responso di ieri è netto nell’indicazione degli sconfitti; non altrettanto univoco nel presentare un’alternativa di governo: a meno che, in prospettiva, si ritenga davvero che l’Italia possa essere guidata da una sinistra dominata dagli eredi di Rifondazione comunista, dall’Idv e dai "grillini", oggi in grado di imporre candidati al Pd. In attesa dei risultati definitivi, per il partito di Pier Luigi Bersani le uniche eccezioni, importanti, sono Torino e Bologna. Per il resto, la soddisfazione e il sollievo degli avversari sono un rimbalzo della battuta d’arresto berlusconiana. Anche nella sconfitta, il presidente del Consiglio disegna il territorio circostante e lo condiziona: nel proprio campo e in quello avverso. Ma con un rovesciamento della percezione del suo ruolo che fa prevedere un periodo di instabilità e di altre rese dei conti nel centrodestra. In fondo, se ne può intravedere un assaggio nei voti mancati alla Moratti: consensi che sarebbe ingeneroso attribuire solo ai suoi errori. Le frasi fatte filtrare dal "cerchio magico" di Bossi, secondo le quali con Berlusconi la Lega perde, sono un indizio. Trasformano il tocco berlusconiano, che ancora nel 2010 faceva vincere la quasi sconosciuta Renata Polverini nel Lazio, in un handicap da "re Mida alla rovescia". Probabilmente era forzata la visione precedente, ed è eccessiva l’attuale. Ieri è cominciato il ridimensionamento di un leader che dopo essersi presentato ed essere stato considerato da militanti e alleati come un demiurgo ora rischia di diventarne il capro espiatorio. Massimo Franco 17 maggio 2011
La sinistra di Vendola: "Siamo il secondo partito della coalizione" Berlusconi dimezza le preferenze Salvini batte De Corato. Boeri a 12.861 Il premier si ferma a 27.972 voti: la metà del 2006 Moratti a -80mila. Male Lassini (872)
La battuta prima del voto MILANO - La gara delle preferenze è stata vinta dal candidato Silvio Berlusconi, ma non è il trionfo che chiedeva: il premier, capolista Pdl, ha raccolto 27.972 voti, poco più della metà rispetto alle 53.297 di cinque anni fa. Lo stesso premier aveva indicato in 53.000 preferenze l'obiettivo minimo da raggiungere. Considerando che il Pdl ha raccolto 171mila voti, Berlusconi ha avuto la preferenza del 16,3% degli elettori del proprio partito. Nel 2006, con 194mila voti per Forza Italia, Berlusconi aveva catturato il 27,3% delle preferenze disponibili. Berlusconi rimane comunque il candidato più votato tra tutti quelli che si sono presentati. Sara Giudice (Ansa) Sara Giudice (Ansa) MORATTI IN FORTE CALO - Il sindaco Letizia Moratti ha avuto 273.401 voti, 80.009 in meno rispetto ai 353.410 del 2006. Come già allora (51,97% i voti per il sindaco, 54,28% quelli alla coalizione) Moratti raccoglie meno voti rispetto alle liste collegate (41,58% contro 43,28%). Giuliano Pisapia ha raccolto in realtà qualche voto in meno rispetto a Ferrante - 315.862 contro 319.487 - giustificato però dall'esodo degli elettori che hanno lasciato Milano, e ha preso qualche voto in più rispetto alle liste collegate (48,04% contro 47,26%). A Stefano Boeri (Pd), che aveva sfidato, perdendo, Giuliano Pisapia alle primarie, sono andati 12.861 voti personali. Segue Matteo Salvini (Lega Nord) con 8913 voti, poi il vice sindaco Riccardo De Corato con 5786 voti. Tra le altre liste a sostegno di Pisapia, 2293 consensi per Basilio Rizzo (Sinistra per Pisapia), 1866 per Marco Cappato (Radicali), 2352 per Enrico Fedrighini dei Verdi, 1678 per Milly Moratti (lista omonima), moglie del presidente dell'Inter Massimo Moratti e cognata del sindaco. Nel Nuovo Polo per Milano (Manfredi Palmeri) la "transfuga" del Pdl Sara Giudice ha raccolto 1028 voti. Roberto Lassini (Ansa) Roberto Lassini (Ansa) L'AUTORE DEI POSTER ANTI-PM - Il promotore della discussa campagna contro i Pm di Milano, Roberto Lassini, ha raccolto 872 preferenze tra gli elettori del Pdl alle comunali di Milano. Lassini aveva affisso manifesti con la scritta "Via le Br dalle procure", attirandosi le critiche di quasi tutte le parti politiche, compresa la stessa Letizia Moratti, e del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Lassini aveva dichiarato di rinunciare alla candidatura, cosa non ammessa visto che le liste erano già state depositate, e in un secondo tempo aveva invitato a non votarlo salvo poi rimettersi alla "decisione degli elettori". Lassini è ora 19mo per preferenze nel Pdl. Se Letizia Moratti dovesse essere riconfermata sindaco, con 36 seggi disponibili per la maggioranza, per lui sarebbe pressochè certo l'ingresso in consiglio comunale. Con la Moratti sconfitta, invece, Lassini non dovrebbe farcela a entrare a Palazzo Marino. Riccardo De Corato (Newpress) Riccardo De Corato (Newpress) LE REAZIONI NEL CENTRODESTRA - Non è contento Riccardo De Corato, che soffre il tracollo di preferenze per il centrodestra e subisce il "sorpasso" del leghista Matteo Salvini: "Il problema è che il 33 per cento dei milanesi non ha votato - osserva il vicesindaco -. Il risultato di Salvini? Io avevo davanti Berlusconi, in una lista molto competitiva. Su di lui si sono concentrati tutti i voti del Carroccio. La Lega è un partito militare, avrei voluto vederlo con Bossi capolista". Salvini non raccoglie: "Non mi interessa questo derby - dice - voglio solo vincere il campionato. Fanno piacere le preferenze, ma adesso troviamo i voti che ci mancano per il ballottaggio". Condividono la delusione di De Corato altri assessori uscenti, Giampaolo Landi di Chiavenna su tutti. Giovanni Terzi, promotore della lista civica Milano al Centro, sta sotto la collega Mariolina Moioli e il garante degli animali Gianluca Comazzi: "Il 2,5 per cento è comunque un grandissimo risultato. Abbiamo inventato la lista un mese fa e siamo andati meglio dell'Udc. Ora dobbiamo riconquistare i moderati: senza, non si vince". Il Pdl riconferma in consiglio Carlo Masseroli, Giulio Gallera, Alan Rizzi e Marco Osnato, farà debuttare Luigi Pagliuca e il giovane Pietro Tatarella. Neanche una donna. Fuori dalle polemiche della vigilia, pure Comunione e Liberazione ha portato la sua quota: oltre a Masseroli (terzo più votato tra gli azzurri), è certo l'ingresso a Palazzo Marino di Matteo Forte (fuori, nonostante una discreta performance, Paleari e Ferrari). Minoritario, "sotto le aspettative", il risultato della lista civica Milano migliore (gli ambientalisti di destra) lanciata dall'ex assessore Edoardo Croci: "Siamo stati schiacciati dallo scontro ideologico e dalla polarizzazione del voto". Chi invece ha cavalcato lo scontro è Sara Giudice, l'anti Minetti, la più votata del Polo di centro: "I milanesi hanno dato una doppia bocciatura, alla giunta Moratti e a Berlusconi". Stefano Boeri (Omnimilano) Stefano Boeri (Omnimilano) IL CENTROSINISTRA - Comunque vada il ballottaggio, il terremoto elettorale consegnerà a Palazzo Marino un'aula profondamente rinnovata nei nomi e negli equilibri. Nel centrosinistra emerge Stefano Boeri, l'architetto-capolista è il più votato del Pd: "Abbiamo dimostrato radicamento, forza e capacità di ascolto". Con lui sbarcherà una nutrita pattuglia democratica, da Carlo Monguzzi (un ritorno) a Rosario Pantaleo (grazie al sostegno cattolico), da Carmela Rozza al "pupillo" di Penati Pierfrancesco Maran (uno dei più votati), da Majorino a Cormio e Fanzago. Non va oltre l'1,4 per cento la lista all'arancia di Milly Moratti (poco più di mille preferenze) e di Luca Mangoni (1.068 "crocette" per il performer di Elio e le storie tese). Esulta Daniela Benelli, capolista di Sel: "Siamo il secondo partito della coalizione". Basilio Rizzo (Sinistra per Pisapia) riconquisterà lo scranno che occupa dal 1983: "È il riconoscimento, anche personale, di aver lavorato per l'unità della sinistra". L'1,6 per cento dei radicali ("Non è un successo, ma è almeno un dato di resistenza") si concentra sul nome di Marco Cappato, che svetta anche sui leader nazionali in lista e lamenta una scarsa attenzione dei media: "Pochi voti a Bonino e Pannella? Non abbiamo neanche potuto far sapere ai milanesi che erano candidati". Ridimensionati i Verdi (1,3 per cento), nonostante il risultato personale di Enrico Fedrighini. Redazione online 17 maggio 2011
Il personaggio L’ascesa dell'ex magistrato: "Sono io la vera novità" "Rappresento la politica delle mani pulite, non chiudo le porte neppure a chi ha votato a destra" NAPOLI — Scaramantico de Magistris, che non cede all’euforia delle prime proiezioni e che perciò resta su, al trentesimo piano, barricato in una camera d’albergo stretta, con la luce al neon e il televisore acceso (lui seduto sul letto; accanto: la moglie e la madre e persino i due figli di 6 e 11 anni, i quali, dopo un po’, non ne possono più di Mentana in diretta tivù e vengono quindi placati con tranci di pizza margherita). Gelido de Magistris, che scende quando qui al secondo piano i militanti sono definitivamente eccitati, l’approdo al ballottaggio è una certezza, e lui può arrivare a passo deciso tra gli applausi e le grida di evviva, un po’ ex magistrato un po’ personaggio, la camicia bianca senza cravatta sotto l’abito blu, smagrito ma tonico, meno guanciotte e un filo di abbronzatura, "del resto, come saprà, nell’ultimo mese mi sono fatto venti comizi ". Spavaldo de Magistris, che si siede e con calma guarda diritto nelle telecamere — "Ditemi voi quando siete pronti, eh?" — molto padrone della scena, molto vincente, molto sprezzante con il Pd. "Io sono la novità. Io rappresento la politica delle mani pulite. Se il prefetto Morcone e suoi vogliono partecipare al mio sogno, sono i benvenuti. Non chiudo le porte a loro e neppure, ovviamente, a chi ha votato a destra. Voglio essere il sindaco di tutti i napoletani". De Magistris, di spalle, festeggia il risultato (Napolipress/Siano) Lui a Napoli è nato 44 anni fa. Il nonno giudice, il padre giudice (il padre, un magistrato affilato e taciturno, condannò a 9 anni l’ex ministro De Lorenzo e si occupò del caso Cirillo); la casa di famiglia in via Mascagni, al Vomero, e quindi l’inevitabile iscrizione al Pansini, il liceo classico della borghesia progressista. Con in tasca il manifesto, diciassettenne va a Roma e partecipa ai funerali di Enrico Berlinguer. Quindi non deve stupire la scelta della sua prima uscita pubblica, non concordata con Di Pietro, in questa campagna elettorale: al cinema-teatro Modernissimo, dove nel 1943 Palmiro Togliatti dettò la linea a tutte le forze antifasciste. De Magistris, sul palco: e subito si capì quanto taglienti sarebbero stati i suoi discorsi. "E allora vogliamo forse consegnare anche il Comune di Napoli nelle mani di Nick o’americano e di Giggino a’ purpetta?". (Nick è Nicola Cosentino, il coordinatore regionale del Pdl che fu colpito da una richiesta di arresto con l’accusa di avere contribuito "a rafforzare, sin dagli anni 90, vertici e attività del gruppo camorrista che faceva capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone "; Giggino è Luigi Corsaro, presidente della Provincia). E poi, a raffica, su Gianni Lettieri, con il quale si sfiderà il 29 e 30 maggio: "Mi spiace, poverino: tutte le mattine deve leggersi le pagine di cronaca nera per sapere se uno dei candidati della sua lista è finito in qualche retata… ". Gli osservatori che hanno seguito Luigi de Magistris nei vicoli e dentro le piazze nelle ultime settimane sottolineano però anche la severità con cui egli ha sempre giudicato il Pd, al quale pure si era proposto — lasciando Bersani prima sorpreso e poi indispettito — come candidato unico. "La Iervolino? Ha le sue responsabilità. Perché non ha attuato la raccolta differenziata? ". "Morcone? Io non sono sostenuto dai parenti della Tangentopoli napoletana". "Bassolino? La sua stagione è finita tragicamente". Randellate, voglia di fare bufera, mai una parola a caso. Così, a sinistra, de Magistris ha rastrellato voti e disagio. In conferenza stampa ora aggiunge: "Io sono stato tra la gente senza potere, e l’ho ascoltata. Noi dell’Idv abbiamo la forza della novità pulita". Lo baciano, gli toccano la fronte, va via con i camerieri dell’albergo che si inchinano e lo salutano dicendo: "Buonasera, signor sindaco". Ma sono i giovani, che lasciano senza fiato. I ragazzi dei comitati. Studenti, gruppettari, tipetti e tipine che sarebbero dovuti stare fisiologicamente con il candidato del Pd e che invece stanno qui, in processione devota dietro al magistrato con l’hobby del giardinaggio che vuole fare il sindaco della città più sporca d’Italia. Fabrizio Roncone
Il capogruppo della Lega: "Se la sinistra pensa di aver vinto, sbaglia di grosso" Voto, il "day after": adesso Pisapia strizza l'occhio a Terzo polo e Grillini Palmeri: voto a chi è attento alla città. Calise: nessuna indicazione. Salvini: basta referendum sul premier NOTIZIE CORRELATE Un minuto per Milano - Le scuse e la querela di Pisapia Schiavi Primo round a Pisapia. La Moratti insegue a quasi sette punti L'avvocato: "Cambieremo la città". Sostenitori in lacrime La metropoli che non ama gli eccessi di Giangiacomo Schiavi Parti rovesciate. Ora le "squadre" di Ugo Savoia I poster comparsi in città per ringraziare l'elettorato di centrosinistra I poster comparsi in città per ringraziare l'elettorato di centrosinistra MILANO - Soddisfazione da parte del candidato sindaco del centrosinistra per Milano, Giuliano Pisapia, all'indomani dei dati che lo danno in testa su Letizia Moratti. "Alcuni - ha detto martedì mattina, intervistato da Radio Popolare - pensavano che fosse impossibile cambiare, ma io ho intercettato la volontà di cambiamento. Ho parlato con i cittadini e continuerò a farlo". E questo vale naturalmente anche per i prossimi 15 giorni, fino al 29-30 maggio, quando ci sarà il ballottaggio. E nell'euforia del "day after", Pisapia strizza l'occhio al Terzo Polo e ai grillini appunto in vista del ballottaggio: "Bisogna tornare a confrontarsi con loro - ha detto - capire la visione che hanno della città, i loro progetti e quali di questi corrispondono alla nostra visione delle cose. Su temi come il rispetto, la solidarietà, soprattutto verso le donne, credo che il Terzo polo e il Movimento 5 stelle siano più vicini al centrosinistra che al centrodestra". Da parte sua il candidato sindaco grillino Mattia Calise - che al risveglio stamattina ha inviato via Twitter e Facebook ai sostenitori uno stringato messaggio: "Buongiorno Milano! Grazieee!!" - ha precisato: "Noi non diamo e non daremo indicazioni di voto". "Abbiamo bypassato questi partiti morti, non siamo il terzo polo di nessuno, Casini, Fini, Rutelli, questi fantasmi… non ci aggreghiamo con nessuno, destra e sinistra sono la stessa cosa", fa sapere Beppe Grillo dal suo blog. Una sola certezza, dunque, dal Movimento 5 stelle: niente apparentamenti per il ballottaggio. Nè con Giuliano Pisapia, nè con Letizia Moratti. Anche se il 3,4% raccolto da Calise potrebbe assicurare proprio a Pisapia, fermo al 48,1%, la vittoria. VERTICI - Martedì è stata una giornata di riunioni e vertici per discutere le prossime strategie in vista del ballottaggio per l'elezione del primo cittadino. Il Pdl si è riunito a casa del sindaco uscente Letizia Moratti. Presenti il vice sindaco Riccardo De Corato, il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, il coordinatore regionale Mario Mantovani, il sottosegretario all'Economia Luigi Casero e il presidente dei deputati Pdl Mario Mauro. All'uscita dell'appuntamento, Gelmini ha spiegato che il Pdl ha reagito "bene, ci stiamo preparando per il ballottaggio, sono pronti i manifesti i gazebo". Mantovani ha precisato che la presenza del premier Silvio Berlusconi a Milano per manifestazioni elettorali nei prossimi giorni non è scontata: "Valuterà in serata - ha concluso - durante un incontro a palazzo Grazioli". Riunione anche nella sede della Lega, per fare il punto sulla situazione politica: dopo due ore e mezza di incontro Umberto Bossi e Roberto Maroni, seguiti dal presidente del Piemonte, Roberto Cota, hanno lasciato la sede federale della Lega Nord di via Bellerio senza fermarsi a parlare con giornalisti. In casa Pd, l'analisi del voto milanese spetta a Maurizio Martina e Alessandro Alfieri, segretario e vicesegretario lombardo, a Roberto Cornelli e Francesco La Forgia, segretario milanese e coordinatore cittadino. Evidente la felicità per il risultato, ma nessuno dà per scontata la "presa" di Milano. "Da questo momento si ritorna a lavorare sul territorio", è la sintesi. "LAVORO DI SQUADRA" - La conquista del ballottaggio a Milano è merito "di tutta la squadra, di Stefano Boeri che ha lavorato benissimo (Boeri ha perso le primarie contro Pisapia, ndr) di Onida e di tutti", ha detto ancora Pisapia. Il segnale forte che gli ha fatto capire di potercela fare è stato il grande concerto dell'11 maggio in piazza Duca d'Aosta: "È stato - ha concluso - un evento straordinario, lì ho pensato che il vento era cambiato e ho capito che bisognava parlare ai giovani con il loro linguaggio". IL TERZO POLO - E mentre c'è chi, come l’ex sindaco Gabriele Albertini, cerca di soffiare sul fuoco ("Non capisco l’entusiasmo della sinistra perché Ferrante cinque anni fa era al 47% e Pisapia oggi è al 47%. Non hanno ottenuto più voti del 2006", ha commentato), nelle segreterie dei partiti si mettono a punto le strategie. L'attenzione è puntata sul Terzo polo, che non ha ottenuto percentuali di rilievo alla sua prima verifica elettorale, ma che nel capoluogo lombardo potrebbe rivelarsi decisivo con il suo 5,59%. "Da Milano nasce la Terza Repubblica, e nasce sulla base di una necessità costituente e ricostituente, dal bisogno di riscrivere regole comuni e dal bisogno di ricostituire una società che pare disillusa e rassegnata", dice il candidato sindaco Manfredi Palmeri, che si propone come l'ago della bilancia del prossimo ballottaggio. Un ago della bilancia, ha però precisato Manfredi Palmeri, che non eserciterà il proprio ruolo schierandosi da una parte o dall'altra, ma cercherà di sottoporre tanto al centrodestra quanto al centrosinistra questioni programmatiche come pungolo per forzare il bipolarismo. PALMERI: "GUARDO ALLA CITTA'" - "Nessuno può chiedermi di partecipare direttamente al governo della città - ha detto Palmeri -. Io continuo a guardare alla città, e se Moratti o Pisapia si dimostreranno attenti ai temi che noi abbiamo posto sarà buon per loro e buon per Milano. Per questo ho sempre detto che il voto per me era un voto utile, perché costringerà entrambi i candidati a guardare a Milano". Palmeri incontrerà mercoledì i leader del Terzo Polo per adottare una linea comune sui più importanti ballottaggi nel Paese, ma l'intenzione sembra ormai chiara: quella di costruire dall'opposizione un'alternativa al centrodestra. "Il nostro 5,5% a Milano - ha concluso Palmeri - è un punto di partenza, perché dimostra che la città ha seguito la nostra proposta politica soprattutto tra chi si trova spaesato da un ballottaggio che potrebbe rivelarsi muscolare". Italo Bocchino, vicepresidente di Fli, lunedì sera nei commenti televisivi aveva preferito evidenziare la sconfitta del centrodestra a Milano più che sbilanciarsi su indicazioni di voto, prendendo le distanze dai finiani Adolfo Urso e Andrea Ronchi che avevano invece preannunciato il loro sostegno alla Moratti. LA "SINISTRA CHE STA A SINISTRA DEL PD" - Di Terzo polo non vorrebbe invece sentir parlare Nichi Vendola: "Con la sinistra che sta a sinistra del Pd si vince e bene". Per Vendola, per poter trionfare al ballottaggio milanese, il candidato Pisapia deve "avere come riferimento la città e il milanesi" e non basarsi su allargamenti al Terzo Polo. Quanto alle considerazioni politiche sui rapporti fra Lega e Pdl all'indomani del risultato elettorale, Vendola ha precisato: "C'è una frattura fra la Lega e la sua base elettorale, fra la leadership che pensa sempre di poter addomesticare la base elettorale e questa base che ha in parte disertato le urne e si sente tradita. La Lega di lotta e di governo - ha rilevato Vendola - non funziona, va in tilt". Sui rapporti nella maggioranza, Vendola ha poi aggiunto: "La contraddizione del Carroccio è dover mescolare il "celodurismo" di periferia con il bromuro di Palazzo Chigi: questo - ha concluso - è destinato a rendere più profondo il solco fra Pdl e Lega". LEGA: BASTA REFERENDUM SU BERLUSCONI - Un richiamo a concentrarsi sui problemi dei milanesi viene anche dal capogruppo della Lega a Palazzo Marino, Matteo Salvini: "Mi auguro che il ballottaggio non si trasformi in un referendum pro o contro Berlusconi", ha detto dalla sede del Carroccio di via Bellerio. "I problemi dei milanesi sono altri - osserva Salvini - e su questo si può vincere". Salvini ha notato che i sindaci della Lega sono in aumento, ma "Milano fa la differenza. Se la sinistra pensa di aver già vinto, sbaglia". Quanto all'impegno della Lega per il 29 maggio "si spenderà al 101 per cento" spiega Salvini sottolineando che "se la sinistra pensa di aver già vinto si sbaglia di grosso". Certo è, aggiunge con una stoccata al sindaco Letizia Moratti "che occorre ora condurre una campagna elettorale sui temi concreti e non sulle vicende degli anni Settanta". Redazione online 17 maggio 2011
Strascico polemico dopo la vittoria al primo turno del candidato del Pd Ricorso Lega contro la vittoria di Merola Il Carroccio: "Troppe schede nulle, c'è qualcosa che puzza". Il Pd: "Il Carroccio impari a perdere" SFIDE NELLE CITTA' MULTIMEDIA Tutti i video e le immagini > MANIFESTI CURIOSI GUARDA > | INVIA > COME E QUANDO Tutte le informazioni per andare a votare LE LISTE I nomi di tutti i candidati IL GIOCO Blog Giangiacomo Schiavi Un minuto per Milano di Giangiacomo Schiavi Le scuse e la querela di Pisapia Blog Politicamente scorrette di G.Fregonara | M.T.Meli Champions Blog Political corner di Olivio Romanini Al voto, le elezioni più paradossali degli ultimi anni Blog Vedi Napoli di Marco Demarco Napoli, un voto di protesta LE PRECEDENTI Regionali 2010 Elezioni 2009 Elezioni 2008 Politiche 2006 Amministrative 2007 Amministrative 2006 Amministrative 2005 Amministrative 2004 Europee 2004 In Rete Ministero dell'Interno BOLOGNA - La Lega Nord farà ricorso contro la vittoria al primo turno di Virginio Merola a Bologna. Lo ha annunciato la reggente del Carroccio in Emilia-Romagna Rosi Mauro, commentando la stretta vittoria del candidato del centrosinistra: "Ci sono molte schede contestate e 3.500 nulle, c'è qualcosa che puzza", ha spiegato la Mauro. "Il ricorso non è per fare polemica, io li ho sempre considerati un pretesto di chi perdeva, ma ci sono molte segnalazioni di elettori", ha spiegato Manes Bernardini, il candidato leghista del centrodestra. D'altronde, ha ricordato ancora Bernardini, "Merola ha vinto con un vantaggio di una scheda e mezzo a seggio", un vantaggio troppo risicato viste le irregolarità rilevate dalla Lega: "In un seggio ci sono 50 schede nulle di troppo, in un altro a una persona è stato detto che aveva già votato il giorno prima", ha raccontato la Mauro. "LA LEGA SAPPIA PERDERE" - "Come noi dobbiamo saper vincere, la Lega deve saper perdere". Così il segretario del Pd di Bologna, Raffaele Donini ha risposto alla Lega Nord, che attraverso la vicepresidente del senato e reggente del Carroccio in Emilia-Romagna, Rosi Mauro, aveva annunciato a tarda notte l'intenzione di fare ricorso contro la vittoria al primo turno di Virginio Merola, per presunte irregolarità nello spoglio delle schede. "Mi sembra la solita scusa di chi ha perso", ha aggiunto Donini, incontrando la stampa per commentare il successo del centrosinistra contro il leghista Manes Bernardini. (Fonte: Ansa) 17 maggio 2011
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2011-06-10 POLITICA Pisapia presenta la nuova giunta sei donne, c'è Tabacci al Bilancio La cattolica Maria Grazia Guida, direttore della Casa della carità di don Colmegna, vicesindaco A Stefano Boeri la delega a Cultura ed Expo. Nessun nome per Rifondazione e Italia dei valori Pisapia presenta la nuova giunta sei donne, c'è Tabacci al Bilancio Giuliano Pisapia con le donne della nuova giunta Una squadra per metà in rosa, con due assessori poco più che trentenni e una carica di peso come quella al Bilancio affidata al terzopolista Bruno Tabacci per rilanciare da Milano un nuovo laboratorio politico nazionale: ecco l'istantanea della squadra con cui il sindaco Giuliano Pisapia si è impegnato a governare il capoluogo lombardo. Chiusa la giunta dieci giorni dopo le elezioni, il primo cittadino ha potuto esibire l'orgoglio di aver rispettato gli impegni presi in campagna elettorale, a partire dall'attenzione promessa all'universo femminile. "Sono soddisfatto della squadra di giunta, non solo per la disponibilità di eccellenze - ha detto Pisapia - ma anche perché mi auguro sia un forte segnale per le attese di questa città". I volti e le schede dei nuovi assessori Gli instant-book con i tormentoni su Pisapia Gli esclusi. E con piglio deciso Pisapia, che ha voluto mantenere sotto il suo diretto controllo le società partecipate, ha ricondotto a sé tutta la responsabilità delle scelte. Un modo per placare una volta per tutte le recriminazioni dei partiti, in particolare di quelli (Prc, Idv e Radicali) esclusi dalla squadra. "Ho ascoltato tutti - ha detto Pisapia - ma poi ho preso in piena autonomia le decisioni e ne sarò responsabile. Se avrò sbagliato, la responsabilità sarà solo mia perchè la scelta è stata mia". La squadra. Il ruolo di vicesindaco sarà ricoperto dalla direttrice della Casa della carità, Maria Grazia Guida, già eletta del Pd. E ai democratici toccheranno anche la Cultura e l'Expo, nelle mani dell'architetto Stefano Boeri; il Welfare (Pierfrancesco Majorino); i Trasporti e l'Ambiente (Pierfrancesco Maran); l'Urbanistica (Ada Lucia De Cesaris) e la Sicurezza, assegnata al bindiano Marco Granelli, preferito all'ultimo momento a Carmela Rozza, la più votata tra i candidati al consiglio comunale. Sel potrà contare su due posti: il Decentramento, andato a Daniela Benelli, e il Lavoro, conferito a Cristina Tajani (del centro studi della Cgil). Le altre competenze sono state scelte tra le persone di fiducia del sindaco: Bruno Tabacci al Bilancio; Franco D'Alfonso alle Attività produttive; la direttrice del carcere di Bollate, Lucia Castellano, ai Lavori pubblici e Casa e Chiara Bisconti al Benessere. Gli altri incarichi. Oltre ai 12 assessori, Pisapia ha annunciato la nascita di due consulte: una a garanzia della trasparenza dei processi amministrativi, che sarà affidata a Valerio Onida (presidente emerito della Corte costituzionale) e all'avvocato Umberto Ambrosoli, e l'altra per la promozione di Milano all'estero, che avrà in Piero Bassetti la sua guida. Per quel che riguarda il consiglio comunale, che riprenderà i lavori il 20 giugno, il sindaco si è augurato che la presidenza vada a Basilio Rizzo, decano di Palazzo Marino e storico esponente della sinistra radicale. Il doppio incarico di Tabacci. "Mi pare che il sindaco Pisapia consideri un'opportunità la mia presenza nella commissione Bilancio della Camera", ha detto Tabacci escludendo la possibilità di lasciare l'incarico di parlamentare dopo il suo ingresso in giunta. L'esponente centrista, oggi in forza all'Api di Francesco Rutelli, ha rivendicato come utile e strategica la sua presenza in un organo parlamentare come la quinta commissione, dal momento che nelle vesti di assessore al Bilancio dovrà giocare la difficile partita di una possibile riforma dei vincoli del patto di stabilità. Il neoassessore milanese ha però reagito con fastidio a chi gli ha chiesto perché non intendesse dimettersi, visto che il sindaco Pisapia ha imposto il divieto ai doppi incarichi. "Mi stupisco che questo genere di questioni non siano state poste per anni a Milano - ha attaccato Tabacci - Questa città ha avuto per 15 anni un vicesindaco che faceva il parlamentare. (10 giugno 2011)
2011-05-30
Ballottaggi, trionfi a Milano a apoli in tutta Italia l'onda del centrosinistra L'urna premia i candidati dell'opposizione. Successi in decine di comuni capoluogo e in quelli non superiori. La sorpresa di Trieste e Cagliari. Poi Gallarate, Arcore, Novara, Grosseto, Crotone, Grosseto. Il Pdl si consola con Cosenza, Rovigo, Varese e Iglesias di MATTEO TONELLI Ballottaggi, trionfi a Milano a Napoli in tutta Italia l'onda del centrosinistra Giuliano Pisapia ROMA - I numeri parlano chiaro. Dopo i successi di Bologna e Torino al primo turno, l'onda lunga del controsinistra fa sentite i suoi effetti in tutta Italia, con i candidati del centrodestra che subiscono praticamente ovunque severe sconfitte. A Milano Giuliano Pisapia riconquista la città dopo 18 anni di governo di centrodestra, mentre, a Napoli 1, Luigi de Magistris surclassa senza storia il rivale del Pdl, Gianni Lettieri. Insomma, con le sole eccezioni di Rovigo, Varese e Cosenza, il centrosinistra registra un'avanzata generalizzata in tutti i Comuni impegnati nei ballottaggi. Una tendenza netta: Novara, Trieste, Grosseto, Cagliari, Pordenone, Trieste, Crotone, per citare i Comuni maggiori a Nord come a Sud, segnalano il successo dei candidati di centrosinistra. E anche nei comuni più piccoli, come Casoria, Chioggia e Melfi, le cose non cambiano. Il bilancio dei comuni capoluogo vede il centrosinistra passare da 20 a 23 e il centrodestra scendere da 13 a 7. Stessa tendenza per quanto riguarda i comuni superiori non capoluogo, 105 dei quali erano impegnati in questa tornata elettorale e 75 sono andati al ballottaggio. Il centrosinistra passa da 52 a 65 sindaci (uno va considerato di sinistra radicale) mentre il centrodestra scende da 45 a 27. Bene le liste di centro (Terzo polo compreso) che salgono da 2 a 9 amministrazioni. Due sindaci vanno alla Lega Nord (ne aveva uno) e due a liste civiche. Significativo il risultato di Cagliari dove il centrosinistra strappa il Comune al centrodestra: nel capoluogo isolano Massimo Zedda batte Massimo Fantola e conquista la poltrona di sindaco. A Trieste il centrodestra cede sia alla Provincia sia al Comune. Alla Provincia la presidente uscente Maria Teresa Bassa Poropat (Pd) si conferma e batte Giorgio Ret (Pdl). In Comune il Pd con Roberto Cosolini supera Roberto Antonione (Pdl). Anche Novara 2, feudo del governatore leghista Roberto Cota, passa dal centrodestra al centrosinistra dopo dieci anni di governo leghista: Andrea Ballare' supera Mauro Franzinelli. A Grosseto Emilio Bonifazi (centrosinistra) si conferma sindaco, battendo il candidato del centrodestra Mario Lolini. A Varese, invece, il centrodestra resiste: Attilio Fontanaresta primo cittadino battendo Luisa Oprandi. A Cosenza il comune cambia bandiera. Il centrosinistra, che al primo turno si era diviso, perde e vede Mario Occhiuto diventare primo cittadino. A Rovigo successo e conquista del comune per il centrodestra: Bruno Piva batte Federico Frogato. Il centrosinistra, invece, conferma il comune di Pordenone (Pedrotti con il 60% dei voti), Rimini (Andrea Gnassi al 53,48%) e strappa Crotone al centrodestra (Peppino Vallone supera Dorina Bianchi). Simbolica infine la vittoria del centrosinistra ad Arcore, a due passi da Villa San Martino, residenza del premier. Rosalba Colombo ha battuto Enrico Perego (che lascia la poltrona di sindaco). Ennesimo dispiacere per il Cavaliere. Altrettanto simbolica anche Gallarate, con la spaccatura tra Carroccio e Pdl al primo turno. Al ballottaggio si affrontavano il candidato del Pdl Massimo Bossi, e quello del centrosinistra Edoardo Guenzani, essendo rimasta esclusa la leghista Giovanna Bianchi Clerici. Dopo il primo turno la Lega era stata chiara e aveva dirottato i suoi consensi sul candidato democratico. Fallisce, invcece, la corsa solitara del Carroccio a Rho, nel milanese. Fabrizio Cecchetti ha dovuto lasciare il passo a Pietro Romano (Pd, Idv e Sel). Una sconfitta di misura, circa 500 voti, che consegna il sindaco di Rho al centrosinistra con il 50,80% contro il 49,20%. Il centrodestra (Udc-Pdl-Psda) strappa al ballottaggio al centrosinistra il sindaco di Iglesias con il 52,48% dei voti. Provinciali. Il centrosinistra rimonta a Pavia e conquista la provincia strappandola al centrodestra. Daniele Bosone, ottiene il 51,2% dei consensi contro il candidato appoggiato da Pdl e Lega nord Ruggero Invernizzi con il 48,7%. A Vercelli, il candidato del centrodestra Carlo Riva Vercellotti ha battuto, all'ultimo voto, il candidato del centrosinistra,Luigi Bobba. A Macerata, invece, vince il candidato del centrosinistra Antonio Pettinari che batte Franco Capponi. Successo analogo anche a Trieste dove il centrosinistra conferma Maria Teresa Bassa Poropat. Reggio Calabria, invece, resta al centrodestra che conferma Giuseppe Raffa (52,66%). A Mantova, invece, vince il centrosinistra con Alessandro Pastacci (52,2%) (30 maggio 2011)
CENTRODESTRA Berlusconi "Abbiamo perso, ma andiamo avanti" La Lega scarica la colpa sul premier e il Pdl Il premier: "Napoletani e milanesi si pentiranno, spero che non succeda nulla di negativo per loro". Maroni esclude ripercussioni sul governo, però invoca un "colpo di frusta per rispondere concretamente ai bisogni dei cittadini". Frattini: "Bisogna cambiare passo". Bondi si dimette da coordinatore del Pdl. Salvini: "Noi leghisti abbiamo fatto il nostro dovere, qualcun altro ha perso 75 mila voti a Milano" Berlusconi "Abbiamo perso, ma andiamo avanti" La Lega scarica la colpa sul premier e il Pdl ROMA - Il presidente del Consiglio ammette la sconfitta. "Abbiamo perso, è evidente 1". Ma rilancia: "Bisogna mantenere i nervi saldi. Il governo va avanti lo stesso. Bossi è d'accordo con me", ha detto Berlusconi dalla Romania, dove è in visita ufficiale, dopo un intero pomeriggio di silenzio. Il leader della Lega ha dato il suo ok per andare avanti, in una telefonata col premier, ma è evidente - e emerge anche dalle parole degli altri esponenti del Carroccio - che ci sono delle condizioni precise. Berlusconi così può dire, in un intervento molto stringato, che "la maggioranza è coesa e determinata". Per questo, ha aggiunto il premier, "ci restano alcune riforme, la riforma fiscale, della giustizia e il piano per il sud. Ogni volta che vengo sconfitto triplico le forze". Berlusconi nega poi, di avere qualche colpa nella vittoria della sinistra: "No, no, nessuna responsabilità mia..." In quanto alle dimissioni, neanche a parlarne: "Sono sempre in disaccordo con la sinistra, volete che le dia ragione proprio adesso? Ma dai..." Il presidente del Consiglio ha annunciato anche una "riorganizzazione del Pdl per radicarlo di più sul territorio". LO SPECIALE ELEZIONI 2 E poi è passato agli avvertimenti: "Adesso i milanesi devono pregare il buon dio, che non gli succeda qualcosa di negativo perché veramente la città non era amministrata male". Quanto alla vittoria di De Magistris, ha aggiunto: "nessun risultato mi ha sorpreso, perché avevamo visto ormai quello che stava accadendo. Penso che a Napoli si pentiranno tutti moltissimo e spero che non debba succedere così anche a Milano". Ma da Milano, la Lega lancia lo stesso il suo affondo, prima con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni e poi con il capogruppo del partito a Palazzo Marini, Matteo Salvini. Maroni è drastico: "E' una vera sberla, ma questo non vuol dire che c'è bisogno di un cambio di squadra. Quello che c'è da fare è un serio rilancio dell'azione di governo, ci vuole un vero colpo di frusta per rispondere concretamente ai bisogni dei cittadini. Anche Berlusconi concorda sul fatto che serve una forte ripresa dell'azione dell'esecutivo. Altrimenti l'anno prossimo ci sarà un'altra batosta alle amministrative e nel 2013 ce ne sarà una peggiore alle politiche. Batoste che nessuno vuole", ha concluso il ministro dell'Interno. Dello stesso avviso il ministro degli Esteri Franco Frattini: "Il governo va avanti, ma serve un rilancio. Il Pdl? Bene l'idea delle primarie. Lo avevamo detto - dice - prima dell'esito del voto e lo confermiamo: il governo va avanti. Del resto un'alternativa parlamentare neppure esiste: il Pd non ha certo vinto in queste amministrative che hanno visto in corsa, a Milano e Napoli, due candidati ben lontani dalla tradizione riformista e che hanno strapazzato già nelle primarie i suoi candidati. Siamo tornati - aggiunge - all'esperienza dell'Unione di Prodi, e ci ricordiamo tutti com'era finita quell'avventura. Il paradosso è semmai un centrodestra più credibile rispetto alla prospettiva e allo spettro di elezioni politiche che vedrebbero una sinistra tornata nel vestito di Arlecchino". Il ministro degli Esteri osserva: "Ma non è certo questo l'argomento consolatorio che deve accompagnare la nostra riflessione. Può consolarci semmai una sola considerazione: che abbiamo ancora da giocare il secondo tempo e che governo e partito devono rimboccarsi le maniche con urgenza, prima che le speranze alimentate e le promesse non mantenute ci facciano perdere la partita". Salvini, dal canto suo, sostiene che la Lega "ha fatto il proprio dovere 3, in questi anni abbiamo aumentato i nostri voti di 35 mila unità, qualcun altro ne ha persi 75 mila. E qualcuno ne è responsabile. Nel 2006 la Moratti e il Pdl presero 245mila voti e noi della Lega 22mila. Oggi il Pdl ha preso 170mila voti e noi 57mila quindi qualcuno ha perso 75mila voti mentre noi ne abbiamo guadagnati 35mila". ha spiegato Salvini, tenendo tuttavia a precisare che "quando si perde si perde tutti assieme". Salvini ha poi aggiunto: "Non mi interessano le colpe, quando si perde le colpe sono di tutti. Certo è - ha spiegato - che i milanesi si sono infastiditi nell'ascoltare temi che non interessano alla città come le Brigate rosse, i giudici, i ladri d'auto. Prendiamo comunque atto del voto e stare all'opposizione non ci spaventa. Ne riparleremo tra un paio d'anni -ha sottolineato Salvini - perchè non so per quanto tempo questa coalizione 'minestrone' guidata da Pisapia potrà andare avanti. Dal canto nostro passiamo da uno a quattro consiglieri e a Pisapia staremo sempre vicini anche quando ci sarà da dare battaglia". Nel Pdl la prima reazione è quella di Sandro Bondi, coordinatore del partito che ha rimesso il suo mandato nelle mani di Berlusconi: "Valutati i risultati elettorali Intendo rimettere il mio mandato di coordinatore nelle mani del premier. Ritengo - continua Bondi - che da questo momento il presidente Berlusconi debba ricevere non solo la più ampia fiducia e solidarietà ma soprattutto la assoluta e incondizionata libertà di decisione e di iniziativa per quanto riguarda il futuro del partito". Dal canto suo, Gaetano Quagliarello, nel prendere atto delle dimissioni di Bondi, rilancia il ruolo di Berlusconi e sposta l'attenzione sul Terzo polo: "Non siamo disposti a uscire dal berlusconismo senza Berlusconi. Il centrodestra e il Pdl in particolare è andato quasi bene al Sud, soprattutto quando si è alleato con l'Udc", ha sottolineato. "Abbiamo bisogno di allargare il centrodestra, visto anche l'allargamento del centrosinistra. Tra noi è il Terzo polo c'è un problema: loro vorrebbero farlo sacrificando Berlusconi, noi no". Il sottosegretario Carlo Giovanardi esorta invece il premier a pensare, "nei prossimi due anni, alla sua successione, io lo dico da tempo. Lui deve decidere se vuole passare alla storia come il maresciallo Tito, dopo il quale la Jugoslavia si frantumò, oppure come De Gasperi che ha costruito l'architrave di un sistema che ha funzionato per 40 anni". Maurizio Gasparri ammette la sconfitta: "Inutile sottolineare che siamo di fronte ad un risultato chiaramente ed ampiamente negativo. Sottovalutarne la portata sarebbe un errore. Ma alimentare spinte centrifughe nel centrodestra sarebbe un errore ancora più grande". Ignazio La Russa, ministro della Difesa, si concentra sulla riorganizzazione del Pdl: "Ammettere la sconfitta è il primo necessario passo per preparare la rivincita. Occorre però una seria e approfondita riflessione mettendoci, a partire dai coordinatori nazionali, tutti in discussione sulle ragioni che hanno prodotto i risultati certamente negativi". Per Arturo Iannaccone, leader di Noi Sud, "la sconfitta odierna alle amministrative di Milano e Napoli non avrà effetti sulla tenuta del Governo, ma è evidente che rappresenta un campanello di allarme per il centrodestra di cui sarebbe miope non tenere conto. I cittadini vogliono essere amministrati con efficienza e attendono dal Governo soluzioni concrete ai loro problemi". (30 maggio 2011)
L'OPPOSIZIONE Bersani con Prodi sul palco "Via il premier, non ha più maggioranza" Per il leader del Fli, Gianfranco Fini: "Il berlusconismo è finito anche se non cade il governo. Per questa sconfitta il premier deve prendersela solo con se stesso. Chi semina vento raccoglie tempesta" Bersani con Prodi sul palco "Via il premier, non ha più maggioranza" Prodi con Bersani ROMA - "La maggioranza parlamentare non è più quella che è uscita dalle urne. Il centrodestra non ha più la maggioranza nel Paese". Il leader del Pd Bersani è categorico: Berlusconi ha perso senza se e senza ma. "Lancio un appello estremo a Berlusconi ed al centrodestra: riflettano e non impediscano una nuova fase politica. Il governo è paralizzato mentre i problemi incombono. Berlusconi non si arrocchi e non alzi, lo chiedo in nome dell'Italia, steccati che non tengono conto della nuova fase. Da ora parte la ricostruzione rispetto al quindicennio di populismo berlusconiano. Partiamo dal centrosinistra, ma non vogliamo chiuderci e teniamo le porte aperte a tutti quelli disposti a guardare oltre Berlusconi a partire dai fondamenti costituzionali", ha concluso Bersani affermando che "Bisogna andare oltre le alchimie e i politicismi". LO SPECIALE ELETTORALE 1 Bersani, che dopo poco salirà con Prodi sul palco romano di piazza del Pantheon, ha parlato anche del rapporto tra Pdl e Lega: "Un matrimonio in crisi nel profondo. Sono venute meno le promesse al nord, il fisco, la burocrazia e anche la legalità - spiega il segretario del Pd - Nel popolo leghista è evidente che è scattato un meccanismo molto forte per cercare un'altra strada e la Lega deve riflettere a fondo visti i risultati clamorosi anche in centri come Novara, Sesio e Gallarate". LE IMMAGINI 2 IL VIDEO: L'ARRIVO DI PRODI 3 E a proposito di Prodi, le parole del Professore pronunciate a caldo erano state un invito a non farsi prendere troppo dall'entusiasmo: "È un cambiamento molto più forte di quello che si prevedeva, non è il fatto di una singola personalità: è un cambiamento grosso. Quando si creano cambiamenti così si creano nuove aspettative e responsabilità quindi mezz'ora per gioire poi subito a creare un lavoro duro di organizzazione e compattamento perchè il paese va cambiato a fondo con un'operazione di grande respiro che non può esser improvvisata in un giorno. Altrimenti questo vento diventa tempesta e non viene incanalato". Al leader del Pd fa eco la presidente del gruppo parlamentare dei democratici al Senato, Anna Finocchiaro: "Al di là di qualsiasi altro distinguo, a Milano e a Napoli ha vinto il centrosinistra e ha perso la maggioranza di governo. E sarebbe bene che i dirigenti del centrodestra che commentano il voto usassero maggiore sincerità e oggettività. Al di là dei toni paradossali e grotteschi che ha utilizzato Berlusconi in una campagna elettorale in cui ha insultato gli elettori del centrosinistra, quel che è accaduto a Milano che cambiata la natura sociale del voto. La borghesia milanese, superando anche la sua naturale ritrosia, si è schierata in modo palese per un uomo serio, mite e capace di rappresentare una Milano diversa come Pisapia. A Napoli l'affermazione di De Magistris è un segnale molto forte, il successo di una personalità di rilievo ma anche del centrosinistra unito. Dietro a De Magistris c'è anche il voto di chi aveva sostenuto Morcone". Durissimo il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro: "Berlusconi deve lasciare il Governo perchè ha perso la fiducia dei cittadini e la perderà definitivamente con il referendum del 12 e 13 giugno. Il venditore dei tappeti deve andare via", ha aggiunto. "A Napoli come in altre città - ha concluso - dobbiamo ripartire dalle macerie per governare i comuni che dobbiamo amministrare. Comunque - ha sottolineato il leader dell'Idv - prima si andrà a votare per il rinnovo politico del paese e meglio sarà". Il presidente della Camera e leader del Fli, Gianfranco FIni, è categorico: "Per questa sconfitta, Berlusconi deve prendersela solo con se stesso e con i suoi cattivi consiglieri. Avevo provato a metterlo in guardia, ma per tutta risposta mi ha espulso dal partito. Da uomo del centrodestra sono tutt'altro che felice del risultato, ma ho la coscienza a posto perchè quando, 15 mesi fa, misi in guardia il Presidente dalla deriva che si stava prendendo, fui messo alla porta. Così Berlusconi ha raccolto quello che ha seminato. Anche se il governo non cade il berlusconismo è archiviato. Per Pisapia - ha spiegato Fini - ha votato una quota consistente dell'elettorato moderato del centrodestra che non ne può più di anatemi e di brutte figure collezionate dal governo. Ora la sfida del Terzo polo è costruire la casa comune dei moderati. Se continuiamo questa legislatura con un Agenda parlamentare che non è quella dei cittadini è molto peggio che andare alle urne. Non è possibile arrivare a fine legislatura con questo scontro al calor bianco", ha sottolineato il leader del Fli. "Silvio Berlusconi ha voluto trasformare queste amministrative in un referendum su se stesso e sul suo governo. Ne esce clamorosamente battuto. Ci auguriamo che prenda atto di questa situazione e rassegni le dimissioni". Lo ha detto il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa commentando nella sede nazionale dell'Udc i risultati nazionali dei ballottaggi. "Siamo soddisfatti - ha aggiunto Cesa - per l'esito del voto. Per l'Udc e per il Terzo Polo sono stati eletti molti nostri sindaci e consiglieri comunali. In tutta Italia - ha concluso - siamo stati determinanti". Per il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, "non c'è più una coalizione di governo. Credo che il risultato di Milano sia lo specchio di ciò che sta accadendo in tutta Italia. E' indubbio che l'estensione di questa giornata - ha detto la Camusso - fa pensare che non è la storia di una sola città ma è la storia di un Paese che non ne può più nè delle promesse nè delle bugie". (30 maggio 2011)
Diretta Ballottaggi: eletto Pisapia, De Magistris trionfa Berlusconi: "Abbiamo perso ma andiamo avanti" Il candidato del centrosinistra nuovo sindaco con il 55% dei consensi. Trionfo a Napoli per l'ex magistrato che supera il 65%. Si è votato in 88 comuni, di cui 13 capoluoghi di provincia e anche per eleggere i presidenti di sei amministrazioni provinciali. Vittoria del centrosinistra che strappa al centrodestra anche i comuni di Cagliari, Novara e Trieste. Bossi: "Abbiamo fatto il nostro dovere". Bersani: "Ora il premier si dimetta". Pdl e Lega bene solo a Varese e Rovigo. Maroni: "Serve colpo di frusta" (Aggiornato alle 20:55 del 30 maggio 2011) 20:55 Letta: "A centrosinistra serve attacco con Idv e Fini" 148 – "Il centrosinistra ora deve fare un attacco a tre punte: al centro il Pd con Bersani, a sinistra Vendola e Di Pietro che si alternano e sull'altra ala destra Casini e Fini". Il vicesegretario del Pd Enrico Letta, a Parma per scendere in campo nella partita del cuore, usa una metafora calcistica per il suo progetto sulla coalizione da presentare alle elezioni. "Tre punte così - ha spiegato - non le aveva nemmeno il Milan di Sacchi. Faremo perdere la palla a Berlusconi". 20:47 Berlusconi: "Voto non ha a che vedere con governo" 147 – "Abbiamo perso a Napoli, a Milano e in altre due città, guardando da vicino una per una le situazioni vengono fuori delle ragioni che non hanno niente a che vedere con l'attività di governo". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi parlando a Bucarest, a proposito dell'esito delle elezioni. 20:46 Calderoli: "Noi nei mercati, altri non li ho visti" 146 – Stoccata di Roberto Calderoli nei confronti degli alleati del Pdl. "Noi siamo tornati in mezzo ai mercati" durante la campagna elettorale per le amministrative, ha ricordato il ministro per la Semplificazione normativa in una conferenza stampa nella sede federale della Lega Nord in via Bellerio a Milano. "Devo dire - ha subito aggiunto - che i tanti colleghi di governo o erano ben nascosti o non li abbiamo mica visti in giro". 20:45 Berlusconi: "Io non ho colpe" 145 – "No, no". E' la lapidaria risposta del premier Silvio Berlusconi ai giornalisti che gli chiedono se sente di avere qualche colpa per la sconfitta ai ballottaggi. 20:41 Berlusconi: "Mie dimissioni? Mai dare ragione a sinistra" 144 – "Io sono sempre in disaccordo con la sinistra. Volete che dia ragione alla sinistra adesso? Ma dai...". Così Silvio Berlusconi risponde ai giornalisti che gli chiedono della richiesta di dimissioni avanzata dall'opposizione a seguito della sconfitta ai ballottaggi. 20:36 Berlusconi: "Ora per Pdl più radicamento sul territorio" 143 – "Il partito adesso farà un ragionamento sulla propria organizzazione che avevamo già in mente di fare per radicarci di più sul territorio". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi, commentando i dati delle amministrative e guardando alle mosse successive per il Pdl. Significa che manderete via i coordinatori? "Significa - risponde - che adesso ci vediamo e vedremo come radicare molto di più' sul territorio il partito". 20:33 Bersani alla Lega: "Al Nord governiamo noi" 142 – "Alla Lega - dice Bersani - chiedo se ha visto i risultati di Gallarate, di Rho, di Novara o di Arcore. Ma di quale Nord state parlando?". 20:30 Berlusconi: "I milanesi preghino,a Napoli si pentiranno" 141 – "Adesso i milanesi devono pregare il Buon dio, che non gli succeda qualcose di negativo perché veramente la città non era amministrata male e quindi adesso speriamo che questi qui si improvvisino in un mestiere che non hanno mai fatto" dice Berlusconi. Quanto alla vittoria di de Magistris, ha aggiunto: "nessun risultato mi ha sorpreso, perché avevamo visto ormai quello che stava divenendo. Penso che a Napoli si pentiranno tutti moltissimo e spero che non debba succedere così anche a Milano". 20:25 Calderoli: "Avanti fino al 2013" 140 – "Credo che in questo momento si debba andare avanti con questa squadra - Lo ha detto il ministro Roberto Calderoli Si vince tutti insieme e si perde Tutti insieme. Non andiamo a cercare singole responsabilità. Il governo e' a rischio? Penso di no, ma penso che un esame di coscienza vada fatto" 20:10 Pisapia: "Querela a Moratti? Guardo al futuro" 139 – "Sono una persona ragionevole e siccome guardo al futuro a questo punto vorrei dimenticare tutto il passato e da parte mia daro' anche dei segnali in questo senso" dice Giuliano Pisapia a proposito della querela presentata contro la Moratti 19:59 Prodi: "Centrosinistra resti unito" 138 – "Hanno perso perche' non hanno capito come va il mondo. Adesso il centrosinistra deve consolidare la vittoria, riflettendo, lavorando, mettendo in piedi le cose. Abbiamo perso dove eravamo divisi, quindi bisogna capire come va il mondo e restare uniti" dice Romani Prodi 19:56 Bersani: "Costruiamo l'Italia nuova" 137 – "Ora mettiamoci al lavoro per costruire l'Italia nuova". E' lo slogan con cui il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha chiuso la manifestazione a piazza del Pantheon 19:51 Polverini: "Pdl vince solo a Sora e Terracina" 136 – Sono "soddisfatta per il contributo di Città Nuove", Sora e Terracina sono stati gli "unici comuni dove il centrodestra ha vinto". Lo ha detto il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, 19:48 Berlusconi: "La sconfitta è evidente" 135 – Berlusconi: "La sconfitta è evidente. Abbiamo perso. L'unica strada è tenere i nervi saldi e andare avanti. Sono un combattente. Ho sentito Bossi, è d'accordo di andare avanti insieme". 19:45 Il Pdl vuol fare le primarie 134 – "Non possiamo più concedere al centrosinistra il vantaggio delle primarie, chiederò di istituirle": così Gaetano Quagliariello del Pdl. 19:38 Milano, nuova giunta in due settimane 133 – "La nuova giunta comunale sarà messa a punto nell'arco di "15-20 giorni" dice Pisapia. 19:36 De Magistris: "Farò tornare Saviano a Napoli" 132 – "Creerò le condizioni affinchè Roberto Saviano possa tornare a vivere a Napoli in condizioni normali". Lo ha detto in conferenza stampa, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha aggiunto: "mi auguro di poter già nei prossimi giorni camminare con lui in una strada di Napoli". 19:30 Bersani: "Serve ricostruzione democratica" 131 – "C'è una voglia d'uscire dalle ubriacature, dalle menzogne, dalle favole e dalla propaganda - dice Bersani - Serve una ricostruzione democratica, bisogna mandare a casa Berlusconi, ma anche guarire dalla malattia, fare uscire dalle vene del Paese le tossine che lo hanno intossicato in questi anni". 19:29 Prodi in piazza a Roma 130 – L'ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, è arrivato a sorpresa a piazza del Pantheon dove il Pd sta festeggiando i risultati delle amministrative ed è stato accolto da applausi dei manifestanti. 19:25 Famiglia Cristiana: "E' il vento del cambiamento" 129 – "Il vento del cambiamento è stato ancora più forte del primo turno. Ma non chiamatelo vento del nord. Nella sfida dei ballottaggi il pdl e la lega hanno perso praticamente ovunque". Questa la prima analisi del voto della rivista cattolica Famiglia Cristiana 19:24 Bersani, festa in piazza 128 – Spumante sulla folla, come i piloti che tagliano il traguardo nei gran premi di Formula 1: con questo gesto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani si presenta sul palco della manifestazione organizzata dal Partito democratico in piazza del Pantheon a Roma 19:20 Maroni: "No a strane alleanze" 127 – "Non si reagisce alla sberla con la crisi di governo o con alleanze strane, ma continuando con questa alleanza e con questo governo". Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni 19:15 Maroni: "Reagire o altra batosta nel 2013" 126 – "Bisogna rilanciare l'azione del governo altrimenti l'anno prossimo ci sarà un'altra batosta alle amministrative e nel 2013 ce ne sarà una peggiore alle politiche. Batoste che nessuno vuole" dice Maroni che indica due priorità: "La riforma fiscale e il completamento della riforma federale" 19:13 Fini: "Per Pisapia anche lettori del centrodestra" 125 – 'A Milano Pisapia ha raccolto anche i voti dell'elettorato di centrodestra che non ne può più di anatemi e brutte figure che il governo ha collezionato". Lo ha detto il presidente della Camera e leader di Fli, Gianfranco Fini 19:13 Roma, centrosinistra in piazza 124 – Sono le note di 'Bella ciao', il canto dei partigiani italiani, le prime ad alzarsi nella piazza del Pantheon, dove il Partito democratico ha organizzato una manifestazione per festeggiare subito la vittoria dei candidati di centrosinistra ai ballottaggi. 19:11 Biancofiore: "Il Terzo polo fa perdere i moderati" 123 – "L'analisi del voto porta ad una chiara lettura , ovvero che il Terzo Polo serve solo alla sconfitta dell'area moderata". Così Michaela Biancofiore del Pdl 19:07 Cagliari: rischio "anatra zoppa" 122 – Sul futuro del nuovo sindaco di Cagliari Zedda pesa il dubbio della governabilità, a seconda dell'interpretazione che prevarrà nell'attribuzione dei seggi, visto che la coalizione del centrodestra al primo turno ha conquistato la maggioranza in consiglio comunale con il 53,44% delle preferenze. Nel caso venisse presa in considerazione la votazione del primo turno, Zedda non avrebbe la maggioranza. Se il presidente della commissione, invece, applicherà una sentenza del Consiglio di Stato che si era pronunciato in materia, tutti i consiglieri verranno attribuiti in base ai voti ottenuti dai candidati sindaci e non a quelli di lista, per cui Zedda avrebbe la maggioranza in Consiglio. 19:05 Maroni: "E' una sberla,serve riflessione" 121 – "E' stata una sberla, serve una riflessione". Così il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha commentato i risultati dei ballottaggi chiedendo che ora si dia "un colpo d'ala, anzi, un colpo di frusta all'azione di governo". 18:51 Pisapia: "Milano liberata, ora da ricostruire" 120 – "Abbiamo liberato Milano, ora dobbiamo ricostruirla, dobbiamo farla tornare la città dell'accoglienza, la città gioiosa che sorride". Questo il messaggio che il neosindaco di Milano Giuliano Pisapia ha rivolto al suo popolo dal palco di piazza Duomo. 18:47 Prodi: "Pd subito a lavoro per il governo del Paese" 119 – "Quando arrivano cambiamenti così grandi aumentano le responsabilità: quindi mezz'ora per gioire e poi cominciare subito un lavoro di organizzazione, di compattamento, di programmi per il cambiamento del Paese". Così Romano Prodi esorta il Pd dopo il successo ai ballottaggi. 18:44 Telefonata tra Napolitano e De Magistris 118 – Telefonata tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il neo sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Nel corso del breve colloquio telefonico, de Magistris ha ribadito il suo impegno per la città di Napoli. 18:43 Vendola: "Sentire Bersani? Stasera c'è tempo" 117 – "Stasera c'è il tempo delle telefonate. Ora è il tempo di stare con la gente". Così risponde Nichi Vendola, leader di Sel, a chi gli chiede se abbia sentito Pierluigi Bersani e Antonio Di Pietro dopo i ballottaggi. "Ha vinto l'Italia dell'eleganza delle passioni: questo è più importante della politica. Le telefonate della politica le facciamo dopo. Ora festeggiamo in piazza con la gente" 18:38 Cota: "Dispiaciuto per Novara, rifletteremo" 116 – "Sono molto dispiaciuto per il risultato di Novara e Domodossola, ovviamente rifletteremo": questo il commento del governatore leghista del Piemonte, Roberto Cota, sull'esito dei ballottaggi nella Regione. "Abbiamo subito - sottolinea Cota - anche un vento generale negativo". "Ringrazio comunque - aggiunge - tutti quelli che hanno lavorato per la campagna elettorale e sono contento che a Vercelli siamo riusciti a tenere la Provincia, anche grazie al nostro buon lavoro". 18:37 Maroni: "Governo non è a rischio" 115 – Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha commentato i risultati delle amministrative: "Il governo non è a rischio ma è stato uno schiaffone, serve una riflessione" 18:36 Vendola: "Avviso di sfratto a Palazzo Chigi" 114 – "Una vittoria imponente, travolgente, un avviso di sfratto per chi occupa Palazzo Chigi". Lo ha detto il leader di Sel, Nichi Vendola, arrivato in Piazza Duomo per la festa di Giuliano Pisapia sindaco. 18:33 D'Alema: "Voto segnale di richiesta dimissioni premier" 113 – 'Il voto e' una chiara richiesta di dimissioni del governo Berlusconi". Così Massimo D'Alema ha commentato la "stravolgente" vittoria del centrosinistra ai ballottaggi. Il Paese è stanco di un equilibrio politico imperniato su Berlusconi che non regge più", ha insistito il presidente del Copasir a margine di un convegno sulla Cina 18:29 Fini: "Berlusconi se la deve prendere con se stesso" 112 – Con i risultati dei ballottaggi "è successo quello che paventavo: non sono soddisfatto ma dico a Berlusconi che non può prendersela con nessun altro se non con se stesso e i suoi cattivi consiglieri". Lo ha detto il leader di Fli, Gianfranco Fini, in occasione di un suo intervento al festival della felicità. 18:27 Bersani: "Pd deve essere all'altezza speranze italiani" 111 – "Il vento cambia e ora noi continuiamo a lavorare perché il Pd deve essere all'altezza delle speranze suscitate dagli italiani". E' l'obiettivo che il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, indica al suo partito dopo la vittoria del centrosinistra alle elezioni amministrative. 18:25 Centrodestra si conferma a provincia di Reggio Calabria 110 – Il candidato del centrodestra, Giuseppe Raffa, è stato eletto presidente della provincia di Reggio Calabria con il 52,66% dei voti. Ha sconfitto l'esponente del centrosinistra Giuseppe Morabito, presidente uscente, che si è fermato al 47,33%. 18:23 Cesa: "Udc pronto a dialogo con centrodestra senza Berlusconi" 109 – L'Udc è disposta ad aprire un dialogo con il centrodestra per un governo senza Berlusconi? "Se Berlusconi fa un passo indietro siamo disponibili al dialogo". Così Lorenzo Cesa ha risposto ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa sui risultati dei ballottaggi. Quanto ad una possibile alleanza con il Pd per il segretario dell'Udc "è troppo presto per dirlo. Le alternative vanno costruite con molta serenità e molta calma". "Non mi sembra - ha concluso Cesa - che ci sia in questo momento un'alternativa credibile che va costruita sulle persone, sui programmi, sui fatti". 18:22 Tremonti: "Non parlo mai di elezioni" 108 – Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non commenta l'esito di ballottaggi delle amministrative a Milano e Napoli. A margine dell'assemblea dell'Associazione Industriale di Brescia, Tremonti ha semplicemente risposto: "Non parlo mai" a chi gli chiedeva un commento sul voto delle comunali che ha visto prevalere i candidati di centrosinistra. 18:18 Agcom: "Celentano ha violato par condizio a Annozero" 107 – La Commissione servizi e prodotti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha ravvisato la violazione del divieto di manifestare le proprie preferenze di voto, previsto dalla legge sulla par condicio, nell'episodio che, all'interno della trasmissione Annozero del 26 maggio, ha riguardato le dichiarazioni di Adriano Celentano a favore di un candidato alle elezioni comunali di Milano. E' quanto si legge in una nota dell'Agcom, nella quale si precisa che la decisione è stata presa a maggioranza. 18:14 Pisapia sindaco con 50 mila voti in più su primo turno 106 – La rimonta di Letizia Moratti non c'è stata, anzi: Giuliano Pisapia è ufficialmente il nuovo sindaco di Milano, con il 55,1% dei consensi, e 50 mila voti in più rispetto al primo turno: al ballottaggio 365.657 milanesi hanno messo la croce sul nome del candidato del centrosinistra, contro i 315.862 di due settimane fa. 18:13 Berlusconi in Romania: "Non so ancora nulla" 105 – "Non so niente io ancora, vediamo...Adesso vado su e poi farò una dichiarazione". Con queste parole Silvio Berlusconi, prendendo l'ascensore per salire nella suite che lo ospita in un albergo di Bucarest, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano dei risultati elettorali delle amministrative andate male per il centrodestra. 18:12 De Magistris: "Non dovremo dare conto a nessuno" 104 – "Io e l'Amministrazione che mi accompagnerà in questi cinque anni non dovremo dare conto a nessuno, se non alle proprie idealità, competenze e voglia di far nascere un nuovo modo di fare politica". Lo ha detto Luigi De Magistris, neo eletto sindaco di Napoli, nel corso della conferenza stampa. 18:10 Bersani: "Ora Berlusconi si dimetta" 103 – "Abbiamo chiesto più volte le dimissioni di Berlusconi, anche con 10 milioni di firme. Oggi c'e una ragione in più per ribadire questa esigenza. Dopo il voto di oggi si apre una fase politica nuova e si apre attraverso un fatto semplice: le dimissioni". Lo dice Pier Luigi Bersani in conferenza stampa. "Dopo le dimissioni- aggiunge Bersani - la strada maestra sono le elezioni. Ma noi siamo pronti a considerare percorsi che consentano una nuova legge elettorale. E l'unico elemento che intramezziamo a questo discorso è che sarebbe meglio andare a votare con una nuova legge elettorale". 18:08 Pisapia telefona a Napolitano: "Grazie per suo esempio" 102 – Una volta saputo il risultato elettorale, il neosindaco di Milano Giuliano Pisapia ha telefonato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che lui considera "un esempio". "Quest'anno ricorre il 150/o dell'Unità d'Italia - ha detto -. Per questo voglio ringraziare il presidente Giorgio Napolitano a cui ho immediatamente telefonato". Il sindaco ha detto che si è trattata di una telefonata breve su temi generali. "L'ho ringraziato - ha spiegato - per la sua saggezza e il suo rigore morale che per me sono sempre stati e sempre saranno un esempio". 18:04 Bersani: "Centrodestra non ha più maggioranza nel Paese" 101 – "Lancio un appello estremo a Berlusconi ed al centrodestra: riflettano e non impediscano una nuova fase politica". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani si rivolge in conferenza stampa al premier aggiungendo che "da queste elezioni emerge che il centrodestra non ha più la maggioranza nel Paese". 18:02 A Genzano (Roma) Prc vince derby a sinistra 100 – Flavio Gabbarini è stato eletto sindaco di Genzano di Roma con una coalizione formata dalla lista civica Genzano democratica, dalla lista civica Città futura, da Rifondazione comunista, dalla lista civica per Genzano e dall'Api. Il neo sindaco ha ottenuto 5.495 voti, pari al 50,30% delle preferenze. Gabbarini ha sconfitto al ballottaggio il candidato di Pd, Sel e Idv, Enzo Ercolani, che ha ottenuto 5.428 voti (49,69%). 17:59 Dalla Romania Berlusconi non commenta il voto 99 – Parla degli ottimi rapporti bilaterali tra Italia e Romania il premier Silvio Berlusconi al termine del vertice con il premier Emil Boc a Bucarest, ma non fa alcun accenno ai risultati delle elezioni amministrative. Nella dichiarazioni congiunte alla stampa il premier si è soffermato solo su i rapporti tra i due paesi senza commentare la vittoria di Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli. 17:57 Bersani: "E' stata una vera e propria valanga" 98 – "Tra il primo ed il secondo turno è stata una vera e propria valanga". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, commenta l'esito delle amministrative aggiungendo che "c'è stata una riscossa civile e morale alla quale il Pd si è messo al servizio". 17:56 Centrosinistra conferma presidenza provincia Mantova 97 – Il centrosinistra conferma al ballottaggio la provincia di Mantova. Quando restano da scrutinare 14 sezioni su 375, il candidato di Pd-Idv-Sel-Pensionati ha un vantaggio incolmabile con il 57,3% dei voti. 17:55 Centrosinistra strappa provincia Pavia a centrodestra 96 – Il centrosinistra strappa al ballottaggio la provincia di Pavia. Quando restano da scrutinare 4 sezioni su 606, il candidato di Pd-Sel-Idv-Pensionati-Verdi ha un vantaggio incolmabile con il 51,14% dei voti. 17:48 Centrodestra vince comunali a Rovigo 95 – Bruno Piva, candidato del centrodestra, è il nuovo sindaco di Rovigo. Nel ballottaggio ha superato con il 51,02% dei voti lo sfidante del centrosinistra Federico Frigato, fermo al 48,97%. 17:46 Di Pietro: "A Napoli felici di condividere vittoria con Pd e Sel" 94 – "L'Idv, che con lungimiranza aveva visto in De Magistris il candidato del riscatto, oggi è felice di potere condividere con le altre forze, con Pd e Sel, questa vittoria". Lo ha detto Antonio Di Pietro, leader di Idv, parlando in conferenza stampa al comitato elettorale di Luigi De Magistris. 17:42 Pisapia: "Abbiamo liberato Milano" 93 – 'Mi sembra che Milano l'abbiamo già liberata". Lo ha detto Giuliano Pisapia rispondendo allo slogan 'Glialo libera Milano' arrivando al teatro Elfo per la conferenza stampa dopo la vittoria al ballottaggio. 17:41 Centrosinistra conferma sindaco di Crotone 92 – Il centrosinistra conferma il sindaco di Crotone con il 59,41% dei voti al ballottaggio. 17:39 Moratti si congratula con Pisapia 91 – "Ho appena parlato con l'avvocato Giuliano Pispia per fargli le mie congratulazioni e gli auguri di buon lavoro". Lo ha detto Letizia Moratti prendendo la parola nella sede di "Casa Moratti". 17:37 Centrosinistra conferma sindaco a Rimini 90 – Il centrosinistra conferma il sindaco di Rimini con il 53,46% dei voti al ballottaggio. 17:36 Veltroni: "La nottata sta finendo" 89 – "Berlusconi ha voluto un referendum sul suo governo, l'ha perso clamorosamente in tutta Italia". Questo il commento di Walter Veltroni al voto dei ballottaggi su Facebook. "Ha perso a Milano, a Napoli, a Bologna, a Torino, a Cagliari, a Novara, a Trieste e - sottolinea Veltroni - perfino ad Arcore". "La nottata sta finendo, il nuovo tempo avanza", conclude Veltroni. 17:33 Ferrara: "Batosta Berlusconi, servono primarie Pdl" 88 – "Berlusconi ha preso una sonora batosta". E' il commento senza perifrasi del direttore de Il Foglio, Giuliano Ferrara, all'esito dei ballottaggi per le elezioni amministrative. Per Ferrara a questo punto il premier e il governo hanno un'unica strada da seguire: "Visto che questa sconfitta non può essere curata dall'opposizione, non in grado di dare un'alternativa al Paese, anche perché il governo continua ad avere la fiducia in Parlamento, Berlusconi - spiega dai microfoni del Tg3 - a questo punto ha solo una soluzione, cambi tutto nel partito". E Ferrara lancia una proposta organica "per il primo e il 2 ottobre il Pdl indica le elezioni primarie per eleggere il leader e tutti i segretari regionali". In una parola Berlusconi deve "rileggittimarsi". 17:31 Centrodestra vince provincia di Vercelli 87 – Carlo Riva Vercellotti è il nuovo presidente della provincia di Vercelli: sostenuto da Pdl, Lega nord, Partito dei pensionati, La Destra e Fiamma tricolore ha ottenuto il 50,9% dei consensi contro il 49% di Luigi Bobba, in corsa per il centrosinistra. 17:29 Finocchiaro: "Premiata umiltà del Pd con le primarie" 86 – "Questi risultati premiano ovunque il coraggio e l'umiltà del Partito Democratico, che da primo partito dell'opposizione e da secondo partito nazionale ha scelto i candidati con le primarie, mentre avrebbe potuto dire 'signori, non ce n'è per nessuno'. I cittadini, molti dei quali iscritti al Pd, hanno scelto i candidati e hanno avuto ragione perché abbiamo vinto, hanno vinto il Pd e i partiti del centrosinistra, dappertutto". Lo ha detto Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato, nel corso dello speciale del Tg1 sulle amministrative. 17:27 Salvini: "A Milano Pdl perde 75mila voti, la Lega avanza" 85 – "C'è qualcuno che in questi anni di amministrazione ha perso 75 mila voti, mentre la Lega ne ha guadagnati". Così Matteo Salvini ha commentato il risultato del ballottaggio per l'elezione del sindaco di Milano. Parlando nella sede federale del partito, in via Bellerio, l'ex capogruppo del Carroccio in consiglio comunale ha comunque premesso che "quando si perde, è colpa di tutti". 17:25 Comune Trieste passa da Pdl a centrosinistra 84 – Il centrosinistra strappa al centrodestra il sindaco di Trieste. Il candidato del centrosinistra ottiene al ballottaggio il 57,51% dei voti. 17:23 Centrosinistra espugna anche comune di Rho 83 – La Lega nord esce battuta a Rho, nel Milanese, dove aveva provato la corsa in solitaria contro il centrosinistra, conquistando il ballottaggio. Ma al secondo turno Fabrizio Cecchetti, appoggiato oltre che dal Carroccio anche da una lista civica, ha dovuto lasciare il passo a Pietro Romano (Pd, Idv e Sel). Una sconfitta di misura, circa 500 voti, che consegna il sindaco di Rho al centrosinistra con il 50,80% contro il 49,20%. L'affluenza è scesa di 8 punti (60,82% contro il 68,91% del primo turno). I rhodensi sono tornati alle urne dopo cinque mesi di commissario straordinario per lo scioglimento della precedente Giunta di centrodestra, andata in frantumi a causa di divisioni interne. 17:21 Urso: "Ora costruire un altro centrodestra" 82 – "I risultati elettorali dei ballottaggi confermano l'assoluta necessità di costruire un altro centrodestra capace di rispondere al bisogno di cambiamento e di realizzare subito le riforme che servono al Paese". Lo afferma Adolfo Urso, deputato di Fli, commentando i dati emersi dai ballottaggi delle elezioni amministrative. 17:20 Vendola: "Ha vinto l'Italia migliore" 81 – "Ha vinto l'Italia migliore". E' il commento a caldo su Facebook del presidente di Sinistra ecologia libertà, Nichi Vendola, a fronte del clamoroso successo dei candidati del centrosinistra ai ballottaggi. 17:18 Provinciali Macerata, vince centrosinistra 80 – Il candidato del centrosinistra alla provincia di Macerata è ormai virtualmente vincitore: quando lo scrutinio è arrivato al 90% del totale (292 sezioni su 322), Antonio Pettinari è al 54,15%, contro il 45,84% di Franco Capponi del centrodestra. 17:17 De Magistris: "Napoli è stata liberata" 79 – "Napoli è stata liberata". Lo ha detto Luigi De Magistris, esponente dell'Idv in netto vantaggio nel ballottaggio a Napoli, nel corso di una conferenza stampa nella sede del suo comitato elettorale. 17:16 Terzo polo: "Ora Berlusconi faccia un passo indietro" 78 – "Adesso tutti dovranno riflettere. Le forze di opposizione, che non possono illudersi di avere già creato un'alternativa per il solo fatto che Berlusconi è stato sconfitto. E le forze di maggioranza: se capiscono il messaggio degli italiani, non possono che chiedere a Berlusconi di fare rapidamente un passo indietro per ricomporre l'unità dei moderati". Parla, a nome dell'udc e del Terzo polo, Lorenzo Cesa. 17:14 A Desio centrosinistra strappa comune alla Lega 77 – Il centrosinistra espugna anche il Comune di Desio. Roberto Corti (appoggiato da Pd, Idv, Sinistra per Desio e Desio Viva) ha superato con il 58,21% dei voti al ballottaggio il candidato leghista Silvio Arienti, supportato anche da una lista civica, che si ferma al 41,79%. 17:12 Bersani chiama Pisapia: "Sei stato bravissimo" 76 – Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha telefonato a Giuliano Pisapia, candidato del centrosinistra a Milano vincente ai ballottaggi per complimentarsi: "Sei stato bravissimo. A Milano una grande vittoria", ha detto Bersani. 17:11 Zedda: "Sarò sindaco di tutti i cagliaritani" 75 – "Un grazie a tutti i cagliaritani, sarò il sindaco anche di chi non mi ha sostenuto". Così Massimo Zedda nel suo quartier generale a risultato ormai acquisito che gli ha consegnato la vittoria a Cagliari sull'avversario del centrodestra Massimo Fantola. 17:10 De Magistris: "Sono profondamente commosso" 74 – "Sono particolarmente commosso al commentare il risultato che mi ha profondamente colpito ed ha contributo a scrivere una pagina senza precedenti nel modo di fare politica". Sono le prime dichiarazioni del neo sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. 17:07 Renzi: "Per Pd alla grande ovunque" 73 – "Mi pare andata alla grande ovunque. Buon lavoro ai neo colleghi a partire dal sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che ha vinto primarie serie e poi elezioni difficilissime. E abbiamo vinto anche in altri comuni dove sembrava impossibile fino a dieci giorni fa. Adesso inizia la sfida vera, quella nazionale". Così il sindaco di Firenze Matteo Renzi commenta, sulla sua pagina Facebook, i risultati dei ballottaggi. 17:06 Centrosinistra strappa sindaco Novara al centrodestra 72 – Il centrosinistra strappa il sindaco di Novara al centrodestra. Quando resta da scrutinare una sola sezione su 91, il candidato del centrosinistra al ballottaggio ha il 52,89% dei voti. 17:05 Bondi si dimette da coordinatore Pdl 71 – "Valutati i risultati elettorali intendo rimettere il mio mandato di coordinatore nelle mani del Presidente Berlusconi. Ritengo che da questo momento il presidente Berlusconi debba ricevere non solo la più ampia fiducia e solidarietà ma soprattutto la assoluta e incondizionata libertà di decisione e di iniziativa per quanto riguarda il futuro del partito". Lo afferma il coordinatore del Pdl Sandro Bondi. 17:03 Salvini (Lega): "Voto centrosinistra è stato contro Berlusconi" 70 – "Gli elettori sono sovrani, prendiamo atto del voto. Dalla sinistra è stato un voto contro Berlusconi". Così ha commentato l'esito del ballottaggio milanese il capolista della Lega Nord Matteo Salvini. 17:01 Fontana (Pdl) si conferma sindaco di Varese 69 – Attilio Fontana, candidato di Pdl e Lega, viene riconfermato nella carica di sindaco di Varese con il 53,89% dei voti al ballottaggio contro il 46,1 della candidata Pd-Idv Luisa Oprandi. 17:00 Cicchitto: "Non è la fine di Berlusconi e del berlusconismo" 68 – "Non siamo alla fine di Berlusconi o del berlusconismo nè del governo". Lo dice Fabrizio Cicchitto, commentando il voto dei ballottaggi allo speciale amministrative del Tg1. 16:58 Zedda eletto sindaco di Cagliari 67 – Massimo Zedda del centrosinistra è il nuovo sindaco di Cagliari. Anche se mancano ancora circa 45 sezioni su 175 complessive, il distacco con l'avversario Massimo Fantola è ormai incolmabile: circa 10.000 preferenze separano infatti i due sfidanti. Zedda si attesta oltre il 59% contro quasi il 41% di Fantola. 16:56 Testa a testa a provincia Reggio Calabria 66 – E' quasi testa a testa a Reggio Calabria dove si vota per la guida della provincia. Quando sono state scrutinate 413 sezioni su 698, infatti, il candidato del centrodestra Giuseppe Raffa è al 50,41% mentre quello del centrosinistra Giuseppe Morabito è al 49,58. 16:55 Par condicio violata, indagati Berlusconi e direttori Tg 65 – Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi e i direttori del Tg1, Augusto Minzolini, e quello pro-tempore del Tg2, Mario De Scalzi, sono stati iscritti sul registro degli indagati della Procura di Roma per il reato di abuso d'ufficio. Il fascicolo fa riferimento alla diffusione del video di una intervista del premier trasmessa il 20 maggio scorso. Il filmato era stato oggetto, nei giorni scorsi, di una denuncia dei Radicali. Secondo quanto si è appreso a piazzale Clodio la formalizzazione dell'accusa è un "atto dovuto". 16:53 Napoli, Lettieri riconosce sconfitta: "Auguri a De Magistris" 64 – "C'è stato un risultato inequivocabile, un voto popolare in favore di De Magistris che ha preso il volo. Gli faccio 'in bocca al lupo', Napoli ha tanti di quei problemi che merita il mio buon lavoro". Questo il primo commento a caldo del candidato del Pdl a Napoli, Gianni Lettieri dopo le prime proiezioni che delineano un successo schiacciante per Luigi De Magistris. 16:52 Centrosinistra verso vittoria a Comune di Trieste 63 – Con 221 sezioni scrutinate su 238, il candidato di centrosinistra si avvia verso la vittoria nel comune di Trieste: Roberto Consolini ha ottenuto il 57,51% delle preferenze (49.005 voti), mentre il candidato del centro-destra Roberto Antonione è al 42,49% (36.202). 16:49 Da Novara a Grosseto, spoglio conferma trionfo del centrosinistra 62 – I dati reali sullo spoglio delle schede sui ballottaggi per le amministrative confermano il netto vantaggio dei candidati di centrosinistra a Milano (Pisapia al 55,1% quando sono state scrutinate l'80% delle schede) e Napoli (De Magistris al 65,4% ad oltre due terzi dello spoglio), ma anche a Trieste (Cosolini al 57,3%), Cagliari (Zedda al 58,2%), Novara (53,3%), Grosseto (56,9%), Crotone (57,6%), Pordenone (59,6%). Per quanto riguarda i capoluoghi, il centrodestra risulta invece in vantaggio a Rimini (Renzi è al 51,5% all'inizio dello spoglio), Varese (53,8%), Cosenza (53,3%), Rovigo (51,8%) e Iglesias (52,5%). 16:48 Finocchiaro: "Con De Magistris vince tutto il centrosinistra" 61 – A Napoli "certamente ha vinto il candidato De Magistris", ma al primo turno "aveva avuto il 29%, ora il 64,5%: è ovvio che c'è il voto di tutto il centrosinistra". Così Anna Finocchiaro, ospite dello speciale elezioni del Tg1. "E' un segnale di forza straordinaria, il successo di De Magistris non è casuale - aggiunge il presidente del gruppo del Pd al Senato - Eppure a Napoli scontavamo un'amministrazione assai negativa e che non aveva fatto sicuramente bene". 16:47 Bersani al vetriolo: "Abbiamo pareggiato 4-0" 60 – "Abbiamo pareggiato 4-0". Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani si fa beffa del centrodestra scherzando così con collaboratori e dirigenti del partito, alludendo al fatto che il Pdl aveva definito un pareggio l'esito del primo turno alle amministrative. 16:46 Bindi: "Berlusconi tragga conseguenze e se ne vada" 59 – "Berlusconi deve trarre le conseguenze di questo voto, è lui che ha dato valore politico a queste amministrative. Per il bene del Paese è meglio che se ne vada". Così Rosi Bindi allo speciale Tg1 commenta l'esito dei ballottaggi. "Sconfitta anche del Pd? Ma se le nostre sconfitte fossero così me le prenderei tutte...". risponde a chi gli ricorda che in queste amministrative anche il Pd è dato in calo, e il Pdl rimane il primo partito. 16:44 Granata: "Voto di oggi apre nuova fase" 58 – "Si apre una nuova fase politica, anche grazie al gesto di Gianfranco Fini e al coraggio e alla tenacia di tutti noi. Adesso bisogna costruire una politica per una nuova Italia. Futuro e Libertà ha davanti una grande prospettiva per affermare i valori del patriottismo repubblicano e legalità." E' quanto dichiara Fabio Granata, vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia e deputato di Futuro e Libertà. 16:43 Comunali Novara, a metà scrutinio centrosinistra avanti 57 – A poco meno di metà dello scrutinio delle schede al ballottaggio per le Comunali di Novara il candidato del centrosinistra Andrea Ballarè è in vantaggio, con il 53,89% dei voti, sul favorito, il leghista Mauro Franzinelli, al 46,10%. 16:42 Centrosinistra strappa anche Gallarate al centrodestra 56 – Primi risultati choc per il Pdl a Gallarate, storico comune padano in provincia di Varese dove il candidato del centrosinistra Edoardo Guenzani è avanti con il 54,1% dei voti quando sono state scrutinate 32 sezioni su 49. Il candidato del Pdl Massimo Bossi è fermo al 45,8% dei voti. A Gallarate la Lega e il Pdl si erano presentati alle urne separati e i due candidati avevano preso al primo turno rispettivamente il 30,5% e il 33,5% dei voti. 16:41 Festa in quartier generale Zedda a Cagliari 55 – E' già cominciata la festa nel quartier generale di Massimo Zedda, candidato del centrosinistra a Cagliari in netto vantaggio su Massimo Fantola dopo i primi risultati ufficiosi che arrivano dalle varie sezioni. Un clima generale di euforia continuato con dei caroselli di auto intorno al quartier generale del centrosinistra, mentre davanti alla sede decine di sostenitori hanno intonato "Bella Ciao" . 16:37 Risultato ufficioso Milano: Pisapia sindaco 54 – Giuliano Pisapia, sostenuto dal centrosinistra, è il nuovo sindaco di Milano. Quando lo scrutinio è alle battute finali (1109 sezioni su 1.251) Pisapia ha infatti il 55.15% e Letizia Moratti, con il 44.85%, non può più raggiungerlo. 16:35 Centrodestra in vantaggio a comunali Cosenza 53 – Centrodestra in vantaggio a Cosenza quando, in baso ai dati del Viminale, sono state scrutinate 43 sezioni su 82. Il candidato sindaco Mario Occhiuto è al 53,48% mentre l'esponente del centrosinistra Enzo Paolini è a 46,51 per cento. 16:34 Centrosinsitra a un passo da vittoria ad Arcore 52 – A due passi da Villa San Martino, residenza del premier Silvio Berlusconi ad Arcore, in Brianza, si festeggia. Ma ad essere abbracciata e baciata dai sostenitori non è Enrico Perego, candidato del centrodestra, ma Rosalba Colombo, appoggiata da una coalizione di centrosinistra che ha sfidato l'amministrazione uscente. Secondo i primi dati ufficiali, infatti, la Colombo ha raccolto il 54% dei voti circa, con sette seggi scrutinati su 16 totali. Perego si ferma invece al 46%. 16:32 Affluenza ballottaggi comunali 60%, -8% su primo turno 51 – Per i ballottaggi relativi alle elezioni dei sindaci e dei consigli comunali la percentuale di votanti rilevata alla chiusura definitiva dei seggi è stata del 60,08%. Al primo turno aveva votato il 68,58%%. Il calo percentuale dei votanti supera, dunque, gli otto punti percentuali. Lo si apprende dal sito del Viminale (il dato non tiene conto dei comuni del Friuli Venezia Giulia, gestiti direttamente dalla Regione). 16:31 Camusso (Cgil): "Paese non crede più alle bugie" 50 – "Forse il dato più rilevante per il Paese è che è stufo delle bugie che gli hanno raccontato e non crede più alla finzione": così il segretario della Cgil Susanna Camusso ha commentato i dati elettorali quando è arrivata al comitato per Giuliano Pisapia. 16:30 Briguglio: "Elettori Terzo polo con Pisapia e De Magistris" 49 – "Come avevamo largamente previsto la stragrande maggioranza degli elettori di Fli al ballottaggio ha spontaneamente votato per Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli. 16:28 E Radio Padania manda in onda L'Internazionale 48 – Dopo Bandiera Rossa a Radio Padania, durante una trasmissione con il telefono aperto per commentare l'esito dei ballottaggi, è stato mandato in onda anche l'inno dell'Unione Sovietica e L'Internazionale. I conduttori hanno scherzato sulle scelte musicali spiegando che la radio si adegua al nuovo sentimento della gente. 16:27 Nona proiezione Ipr per la Rai: a Napoli De Magistris al 64,6% 47 – Luigi Magistris al 64,6%, Gianni Lettieri al 35,4%. E' il risultato del ballottaggio per il sindaco di Napoli secondo la nona proiezione Ipr Marketing, diffusa dalla Rai e basata su un campione dell'87%. 16:25 Nona proiezione Ipr per Rai: Pisapia a Milano al 55,1% 46 – Giuliano Pisapia è in testa nel ballottaggio per l'elezione del sindaco di Milano con il 55,1 per cento dei voti. E' il dato che emerge dalla nona proiezione realizzata da Ipr Marketing per la Rai su un campione del 90 per cento. Secondo le rilevazioni, il candidato del centrosinistra si è imposto sul sindaco uscente e candidato del centrodestra, Letizia Moratti, che avrebbe il 44,9 per cento. 16:24 Pd annuncia festa al Pantheon con Bersani 45 – Il Partito democratico festeggerà la vittoria ai ballottaggi questa sera alle 19 in piazza del Pantheon a Roma. Previsto l'intervento di Pier Luigi Bersani. 16:24 Testa a testa in provinciali Pavia 44 – Con 152 sezioni della provincia di Pavia scrutinate su 606 (25%) è testa a testa fra i due candidati al ballottaggio. Quello del centrodestra ha il 50,68%, quello del centrosinistra il 49,31%. 16:22 Bocchino: "Lettieri ha pagato legame con Cosentino" 43 – "A Napoli Lettieri ha pagato molto l'essere il candidato di Cosentino": lo ha detto Italo Bocchino (FLI), ospite oggi dello Speciale Elezioni del Tg La7. 16:20 Napoli, settima proiezione Ipr: De Magistris al 64,7% 42 – Ai ballottaggi per l'elezione del nuovo sindaco di Napoli, secondo la settima proiezione Ipr per Rai realizzata sul 75% del campione, il candidato dell'Idv, Luigi De Magistris, avrebbe ottenuto il 64,7%, rispetto al 35,3% del candidato del Pdl, Gianni Lettieri. 16:18 Festa in Piazza Duomo per sostenitori di Pisapia 41 – Il popolo arancione che sostiene Giuliano Pisapia e si è riunito dal primo pomeriggio in Piazza Duomo è esploso in un fragoroso applauso quando, dal maxischermo hanno conosciuto che a metà dei seggi scrutinati, l'avvocato è in vantaggio di 10 punti percentuali sul sindaco uscente Letizia Moratti. 16:17 Affluenza provinciali al 45,2, calo del 16% rispetto a primo turno 40 – E' stata del 45,26 per cento l'affluenza degli elettori alle urne per i ballottaggi per le elezioni amministrative provinciali. Il dato è diffuso dal Viminale sul proprio sito web. Rispetto al primo turno del 15 e 16 maggio c'e stata una flessione del 16 per cento. 16:16 Centrosinistra si conferma a provincia Trieste 39 – Il centrosinistra conferma la provincia di Trieste. Quando restano da scrutinare 15 sezioni su 276, il candidato del centrosinistra Poropat è in testa al ballottaggio con il 58,72% dei voti. 16:15 Settima proiezione Ipr su Milano: Pisapia al 55% 38 – Giuliano Pisapia è in testa nel ballottaggio per l'elezione del sindaco di Milano con il 55 per cento dei voti. E' il dato che emerge dalla settima proiezione realizzata da Ipr Marketing per la Rai su un campione del 70 per cento. Secondo le rilevazioni, il candidato del centrosinistra si è imposto sul sindaco uscente e candidato del centrodestra, Letizia Moratti, che avrebbe il 45 per cento. 16:13 Pd: "Vinciamo ovunque, anche ad Arcore" 37 – "La vittoria del centrosinistra è omogenea su tutto il territorio nazionale. Vinciamo anche ad Arcore". Lo dice il responsabile enti locali della segreteria del Pd, spiegando che al momento i democratici vincono "a Napoli e a Milano, oltre le più rosee aspettative, ed è abbondamentemente avanti a Cagliari, Trieste, Pordenone, Crotone. Abbiamo vinto ad Arcore e a Chioggia - aggiunge Zoggia - e a due terzi dallo scrutinio siamo abbontantemente avanti a Rimini e siamo avanti anche a Cattolica". 16:11 Provinciali Macerata, centrosinistra avanti 36 – Centrosinistra in vantaggio a Macerata, quando i seggi scrutinati sono un terzo del totale. Con 96 sezioni scrutinate su 322 il candidato sostenuto da centrosinistra e Terzo polo Antonio Pettinari è al 52,89%, Franco Capponi, centrodestra, al 47,1%. 16:09 Milano, affluenza definitiva al 67,2% quasi come al primo turno 35 – E' del 67,24% l'affluenza definitiva al secondo turno delle elezioni comunali di Milano, secondo i dati del Ministero degli Interni. Al primo turno, l'affluenza era stata del 67,56%. 16:08 Quinta proiezione Ipr per Napoli:De Magistris al 65% 34 – Luigi De Magistris al 64%, Gianni Lettieri al 36%. E' il risultato del ballottaggio per l'elezione del sindaco d Napoli secondo la quinta proiezione Ipr/Rai, calcolata su un campione del 50%. 16:07 Cicchitto: "Riflessione dopo voto, ma nessuna conseguenza" 33 – "Il Pdl, arretrando, rimane il primo partito di gran lunga" e "la valutazione politica generale non si può trarre solo dal comune di Napoli e pochi altri dati". lo dice Fabrizio Cicchitto, ospite dello speciale amministrative del Tg1. Il capogruppo Pdl alla Camera ricorda che si tratta di un voto amministrativo, il cui esito è "un elemento di riflessione seria, ma dal quale non traggo nessuna conseguenza politica di carattere generale". 16:06 Milano, quinta proiezione Ipr: Pisapia cresce al 55% 32 – La quinta proiezione Ipr Marketing per la Rai per il ballottaggio a Milano indica Giuliano Pisapia al 55% e Letizia Moratti al 45%. La proiezione è realizzata sul 50% della copertura del campione. 16:02 Quagliarello: "Se dati questi abbiamo perso" 31 – "Se andasse secondo questi sondaggi si dovrebbe dire che le elezioni sono state perse, senza mezzi termini". Lo ha detto Gaetano Quagliariello (Pdl), ospite oggi dello speciale elezioni del tg La7. "Un governo sta in piedi a due condizioni - ha poi aggiunto - che non si stacchi la spina dall'alto, e quindi che la Lega non stacchi la spina, e che non si sgretoli l'apparato parlamentare. Ma dai recenti sondaggi il Pdl è ancora il primo partito in Italia". 16:01 Terza proiezione Ipr Napoli: De Magistris vola al 62,5% 30 – Si allarga la "forbice" tra Luigi De Magistris e Gianni Lettieri nel ballottaggio: secondo la terza proiezione Ipr/Rai (copertura campione 27%), il candidato dell'Idv avrebbe il 62,5% dei voti contro il 37,5% del suo sfidante. 16:00 Milano, quarta proiezione Ipr: Pisapia si conferma al 54% 29 – Giuliano Pisapia è in testa nel ballottaggio per l'elezione del sindaco di Milano con il 54 per cento dei voti. E' il dato che emerge dalla terza proiezione realizzata da Ipr Marketing per la Rai su un campione del 25 per cento. Secondo le rilevazioni, il candidato del centrosinistra si è imposto sul sindaco uscente e candidato del centrodestra, Letizia Moratti, che avrebbe il 46 per cento. 15:58 Proiezione termometro politico: a Cagliari vince Zedda (57%) 28 – Proiezione Termometro Politico su 16 sezioni-campione di Cagliari: Massimo Zedda (centrosinistra) al 57%, Massimo Fantola (centrodestra) al 43%. Zedda nuovo sindaco del capoluogo della Sardegna. 15:56 Proeizione Emg La7 su Napoli: De Magistris al 60,2% 27 – A Napoli De Magistris (Idv) al 60,2%, Lettieri (centrodestra) al 39,8%: questi i dati della seconda proiezione elaborata da Emg e diffusa pochi minuti fa nello speciale elezioni del tg La7. 15:53 Milano, terza proiezione Ipr: Pisapia al 54% 26 – Giuliano Pisapia è in testa nel ballottaggio per l'elezione del sindaco di Milano con il 54 per cento dei voti. E' il dato che emerge dalla terza proiezione realizzata da Ipr Marketing per la Rai su un campione del 25 per cento. Secondo le rilevazioni, il candidato del centrosinistra si è imposto sul sindaco uscente e candidato del centrodestra, Letizia Moratti, che avrebbe il 46 per cento. 15:49 Ipr, seconda proiezione Napoli: De Magistris 61%, Lettieri è al 39%. 25 – Secondo la I proiezione Ipr Marketing per Rai (riproduzione riservata) al Comune di Napoli il candidato sindaco di Idv, Lista civica Napoli è tua, Rifondazione Comunista- Comunisti italiani e Partito del Sud Luigi De Magistris è al 61% e il candidato sindaco di centrodestra Gianni Lettieri è al 39%. 15:48 Ipr, seconda proiezione Milano: Pisapia è al 53,5%, Moratti è al 46,5% 24 – Secondo la II proiezione Ipr Marketing per Rai (riproduzione riservata) con una copertura del campione del 20%, al Comune di Milano il candidato sindaco di centrosinistra Giuliano Pisapia è al 53,5% e il candidato sindaco di centrodestra Letizia Moratti è al 46,5%. 15:46 Napoli (Pdl): "Sentenza democratica" 23 – "Dalle urne è uscita la sentenza degli elettori e quella deve essere accettata da ogni cittadino". Lo afferma Osvaldo Napoli, deputato del Pdl 15:41 Pisapia atteso al teatro Elfo 22 – Una piccola folla si sta già radunando al Teatro Elfo Puccini di Milano dove è stato allestito, come in occasione del primo turno delle amministrative, il quartier generale di Giuliano Pisapia. 15:40 Affluenza al 60% 21 – L'affluenza è al 60% degli aventi diritto contro il 72,2% del primo turno, con un calo di poco superiore al 12%. 15:37 Proiezione Ipr: De Magistris al 59,0%, Gianni Lettieri è al 41% 20 – Secondo la prima proiezione IPR Marketing per Rai sul voto per il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris è al 59,0% mentre Gianni Lettieri è al 41%. 15:36 Proiezione Ipr: Pisapia al 52%, Moratti al 48% 19 – Secondo la prima proiezione IPR Marketing per Rai, riguardante il voto per il Sindaco di Milano, il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia è in vantaggio con il 52% mentre Letizia Moratti del centrodestra al 48%. 15:29 Emg: Pisapia al 50,8% 18 – Giuliano Pisapia è in testa nel ballottaggio per l'elezione del sindaco di Milano con il 50,8 per cento dei voti. E' il dato che emerge dalle proiezioni realizzate da Emg e diffuse da La7. 15:27 Bocchino: "Berlusconi andrà avanti" 17 – "Purtroppo i risultati, qualunque essi siano, non apriranno una riflessione critica all'interno del governo. Si dirà di andare avanti; ma sottovalutare i segnali degli elettori è la cosa peggiore". Lo ha sottolineato il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino 15:22 Coesis research: Pisapia tra il 51 e il 57 16 – Pisapia in vantaggio con un intervallo di confidenza che varia dal 51% al 57% e Moratti assestata con una forbice dal 43% al 49%. Sono le stime elaborate, a partire da un 'in-house poll' da Coesis research 15:21 Quagliariello: "Il centrodestra tiene" 15 – Ciò che emerge dagli Intention Poll sui ballottaggi di Napoli e Milano è che "quello del centro destra è un risultato di sostanziale tenuta, mentre il centro sinistra diventa sempre più sinistra". Questo il commento del presidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello 15:09 Direttore la Padania: "Grande sconfitto è Berlusconi" 14 – "Per quanto riguarda la Lega è un momento di riflessione, ma anche di attesa per vedere cosa decide il grande sconfitto di questo voto che è il premier". Lo dice il direttore de La Padania, Leonardo Boriani, ospite dello speciale elezioni di SkyTg24. "Bisogna fare una grande riflessione -insiste- e vedere cosa occorre fare per rilanciare il programma e la coalizione". 15:07 Intention poll Napoli, de Magistris sindaco 13 – Secondo quanto si è appreso i primi 'Intention poll' sul ballottaggio a Napoli indicherebbero uno scarto di circa 9 punti percentuali tra de Magistris (54,5%) e Gianni Lettieri (45,5%). 15:05 Termometro Politico: Pisapia tra il 53% e il 57% 12 – Pisapia tra il 53,5-57,5%, Moratti tra il 42,5-46,5%. E' questo l'esito dell' Instant poll Termometro Politico in collaborazione con Affaritaliani.it per la sfida di Milano. Pisapia sembrerebbe stravincere tra giovani (61% a 39%) e laureati (65% a 35%), ma è in testa anche in tutte le altre fasce socio-demografiche. Letizia Moratti va leggermente meglio tra le donne (dove comunque perde 54-46), nella fascia d'età 35-54 (perde 52-48) e tra le persone con titoli di studio bassi (qui sfiora il sorpasso, fermandosi però al 49% contro il 51 di Pisapia). 15:03 A Cagliari testa a testa 11 – A Cagliari Massimo Zedda (Centrosinistra) è al 49-52% e Massimo Fantola (Centrodestra) al 48-51%, secondo il sondaggio Tecnè sul ballottaggio per l'elezione a sindaco. Il margine d'errore è del 3%. 15:02 Digis: Pisapia e de Magistris in testa 10 – Sono in testa Giuliano Pisapia a Milano e Luigi De Magistris a Napoli ai ballottaggi per l'elezione del sindaco nei due capoluoghi di regione. E' quanto emerge dagli intention poll effettuati da Digis per Sky Tg 24 e diffusi subito dopo la chiusura delle urne. 14:05 Sondaggio Tecnè: Pisapia sindaco 9 – A Milano Giuliano Pisapia (Centrosinistra) è al 50-53% e Letizia Moratti (Centrodestra) al 47-50%, secondo il sondaggio Tecnè sul ballottaggio per l'elezione a sindaco. Il margine d'errore è del 3%. (Rre/Col/Adnkronos) 30-MAG-11 15:00 14:02 Bossi: "La Lega unica in strada" 8 – "Siamo stati gli unici che in qualche modo siamo andati in strada". Così il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, all'uscita dal seggio della scuola elementare di via Fabriano, responde a distanza al ministro della Difesa Ignazio La Russa, che in un'intervista questa mattina ad un quotidiano, criticava lo scarso impegno del Carroccio in campagna elettorale. "Va bè che La Russa è da solo - ha osservato Bossi - e quindi anche se va in strada non lo vede nessuno". 13:57 Berlusconi in Romania 7 – Silvio Berlusconi, apprenderà in Romania i primi dati sull'esito dei ballottaggi. Lì infatti il presidente del Consiglio è impegnato, oggi e domani, per un vertice intergovernativo. L'arrivo del premier è previsto intorno alle 15 ora locale (le 14 italiane) quando mancherà solo un'ora alla chiusura dei seggi. 13:42 Bossi: "La Lega ha fatto il suo dovere" 6 – "La Lega ha fatto il suo dovere, un partito che è una assicurazione dei cittadini". Lo ha detto Umberto Bossi parlando con i giornalisti dopo aver votato a Milano. 13:39 Pdl, sala stampa chiusa 5 – La sede nazionale del Pdl a Roma in via dell'Umiltà non aprirà la sala stampa per i ballottaggi. 13:38 Cicchitto: "Serve umiltà" 4 – C'è una sola parola: "Umiltà".Lo afferma il capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto riferendosi alle fibrillazioni interne al partito. 13:38 Cacciari: "Vince il centrosinistra" 3 – "Il centrosinistra deve capire che vincere le amministrative non vuol dire avere già in tasca le politiche. E siccome è a quello che bisogna puntare, occorre definire bene qual'è la linea, la proposta di governo. E allargare al centro". A sottolinearlo è l'ex sindaco di venezia, massimo cacciari, in un'intervista a Repubblica. 13:36 Exit poll dopo le 15 2 – Primi exit poll saranno noti poco dopo le 15, orario di chiusura dei seggi. 13:34 Seggi aperti fino alle 15 1 – Seggi aperti anche oggi dalle 7 alle 15 Per i ballottaggi che coinvolgono 6.605.806 elettori. Si vota in 88 comuni, di cui 13 capoluoghi di provinci. Si vota anche per eleggere i presidenti di sei amministrazioni provinciali. (30 maggio 2011)
ELEZIONI Berlusconi, le interviste in tv indagati premier e direttori Tg1 e Tg2 L'iscrizione nel registro della procura è considerato dai magistrati "un atto dovuto" dopo la presentazione di un esposto da parte dei Radicali. Milano deciderà per i direttori dei telegiornali Mediaset. L'Agcom: "Celentano ad Annozero ha violato la par condicio" Berlusconi, le interviste in tv indagati premier e direttori Tg1 e Tg2 ROMA - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i direttori del Tg1 Augusto Minzolini e quello pro-tempore del Tg2 Mario De Scalzi sono indagati per abuso d'ufficio. Le iscrizioni, stando a quanto si sottolinea in ambienti giudiziari, sono un atto dovuto conseguente alla denuncia presentata nei giorni scorsi dai Radicali Emma Bonino e Marco Cappato, attraverso l'avvocato Giuseppe Rossodivita, contro Silvio Berlusconi e i direttori dei Tg che venerdì 20 maggio hanno trasmesso l'intervento del presidente del Consiglio nella veste di presidente del Pdl. Il filmato delle interviste era stato oggetto di una denuncia dei Radicali presentata nei giorni scorsi in Procura e firmata da Emma Bonino e Marco Cappato. Nella denuncia si sottolineava come "gli interventi di Berlusconi nei Tg siano per temi trattati e scenografia con tanto di simbolo elettorale alle spalle dei veri e propri spot elettorali assolutamente vietati nei notiziari". Sarà poi la Procura di Milano ad esaminare la posizione dei direttori dei telegiornali Mediaset (Canale 5, Italia 1 e Rete 4) in merito al video dell'intervista al premier andato in onda il 20 maggio scorso. I Radicali avevano denunciato infatti anche i direttori dei Tg Mediaset e avevano depositato l'atto sia alla Procura di Roma che a quella del capoluogo lombardo. Intanto l'Agcom, l'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, ha esaminato oggi alcuni esposti e ha stabilito che l'intervento di Adriano Celentano, nel corso della puntata di Annozero dello scorso 26 maggio, ha violato le regole della par condicio. All'unanimità, spiega un comunicato, la Commissione servizi e prodotti dell'Agcom ha deciso "l'archiviazione della segnalazione relativa al Tg3 (edizione del 25 maggio delle ore 19). A maggioranza, ha ravvisato la violazione del divieto di manifestare le proprie preferenze di voto, previsto dalla legge sulla par condicio, nell'episodio che, all'interno della trasmissione anno zero del 26 maggio, ha riguardato le dichiarazioni di Adriano Celentano a favore di un candidato alle elezioni comunali di Milano". (30 maggio 2011)
IL CASO Fini: "Andrò a votare per i referendum" E ora l'opposizione sogna la spallata A lungo snobbati, i quesiti su acqua, legittimo impedimento e nucleare (ma probabilmente verrà cancellato) si sono trasformati in un assist per provare a dare un nuovo colpo al governo. Iniziano le prese di posizione, ma il quorum resta una conquista di VALERIO GUALERZI Fini: "Andrò a votare per i referendum" E ora l'opposizione sogna la spallata Lo striscione esposto da Greenpeace durante la finale di Coppa Italia ROMA - L'opposizione ora sogna la "tripletta". Dopo il colpo assestato al primo turno delle amministrative e il micidiale cappotto rifilato alla maggioranza con i ballottaggi, all'orizzonte c'è una terza occasione per dare una spallata micidiale alla tenuta del governo. Tra meno di due settimane, il 12 e 13 giugno, si vota infatti per i referendum. Acqua, legittimo impedimento e, forse (un grandissimo forse), nucleare. Raggiungere il quorum appare un'impresa, a maggior ragione ora che con la moratoria sull'atomo decisa con il decreto omnibus è praticamente scontata la cancellazione del quesito sul nucleare, vero traino della mobilitazione popolare. Nell'opposizione, buona parte della quale ha in realtà snobbato fino a poco tempo fa la campagna referendaria, c'è comunque ottimismo sul fatto che l'attuale entusiasmo possa trascinare alle urne un numero di persone tale da far raggiungere il quorum. Non è sui risultati infatti, dati ovviamente per scontati, ma sulla convalida della consultazione che si combatte la battaglia. Per dare una spallata definitiva al governo sarebbe sufficiente quindi mobilitare un numero sufficiente di elettori. I quesiti 1, se venisse confermato anche quello sull'atomo, sono infatti su temi dal valore particolare. Solo quello sull'acqua può essere considerato un referendum "normale". Legittimo impedimento e nucleare, dopo la centralità data dal governo al ritorno all'energia atomica in Italia, sono invece a tutti gli effetti un voto sulla politica e la persona di Silvio Berlusconi. Non a caso Gianfranco Fini, che sino ad oggi si era tenuto debitamente alla larga dalla questione, è venuto per la prima volta allo scoperto annunciando l'intenzione di recarsi ai seggi. "Mi auguro che gli italiani vadano a votare per i referendum - ha spiegato - perché si tratta di una forma di democrazia diretta, con tutti i limiti". Un'uscita simile l'aveva avuta qualche giorno fa anche Umberto Bossi 2 ("alcuni quesiti sono attraenti", aveva detto), in parte desideroso di tenere sulle spine il sempre più scomodo partner di Arcore, in parte rispondendo agli umori dei comuni valligiani e della Pedemontana, tradizionale bacino elettorale leghista, in allarme per le mire dei privati sulle loro sorgenti. E persino la Chiesa, in quella che è sembrata una crescente freddezza verso Berlusconi, si è schierata alla vigilia dei ballottaggi "per la tutela dell'acqua bene pubblico" 3. Centrare il quorum resta un'impresa, anche perché per la prima volta l'asticella viene alzata dal conteggio degli italiani all'estero, circa tre milioni di elettori, mentre rischia invece di venire meno in blocco il voto dei sardi, che sul nucleare si sono già espressi in massa 4 con una consultazione regionale il 15 e 16 maggio. Inoltre, malgrado paradossalmente gli italiani residenti all'estero abbiano già iniziato a votare per corrispondenza sulle schede stampate tempo fa, in realtà la cancellazione del quesito sul nucleare da parte della Cassazione viene data per scontata. Gli ultimi sondaggi, per quanto piuttosto datati, sembrano poi lasciare spazio solo ai sogni. All'inizio di aprile, con gli sviluppi dell'incidente giapponese ancora sulle prime pagine, il 60% dei mille intervistati nel corso di un sondaggio commissionato dal periodico Nuova Ecologia, ammetteva di non conoscere i quesiti, mentre solo un 54%, dopo essere stato debitamente informato, ha espresso l'intenzione di andare a votare. Maggioranza fragile che difficilmente verrebbe riconfermata oggi. "Ma anche i risultati di oggi ai ballottaggi chi se li sarebbe aspettati", chiosa sornione Francesco Ferrante, senatore del Pd tra i pochi in prima fila dal primo momento sul fronte referendario facendo proprio il desiderio dell'intera opposizione. (30 maggio 2011)
PALAZZO MARINO Milano, il nuovo consiglio comunale 20 eletti per il Pd, ritornano i radicali Il gruppo dei Democratici supera quello del Pdl ed è il più numeroso. Eletti anche Berlusconi, che però potrebbe dimettersi così come ha sempre fatto in passato, e il grillino Mattia Calise Milano, il nuovo consiglio comunale 20 eletti per il Pd, ritornano i radicali Silvio Berlusconi con Umberto Bossi
Entrano un esponente dei radicali e tre di Sinistra ecologia e libertà e il Pdl perde il primato del gruppo più ampio, che in questo mandato sarà quello del Pd. Terminato lo scrutinio per il ballottaggio è pronto il nuovo consiglio comunale di Milano, il primo con 48 consiglieri (29 di maggioranza e 19 di opposizione) e non più 60. In aula ci saranno, fra gli altri, Silvio Berlusconi, che potrebbe però dimettersi in una delle prime sedute come ha già fatto più volte in passato, Stefano Boeri (che ha raccolto in assoluto il maggior numero di preferenze dopo il premier) e l'ex candidato sindaco per il Movimento 5 Stelle, il ventenne Mattia Calise. Questo, secondo i primi calcoli, l'elenco dei nuovi 48 nuovi consiglieri comunali di Milano. - Pd Stefano Boeri Pierfrancesco Maran Carlo Monguzzi Pierfrancesco Majorino Carmela Rozza Marco Granelli Rosario Pantaleo Andrea Fanzago Marco Cormio Lamberto Bertolè Roberto Biscardini Maria Elisa D'Amico Paola Bocci David Gentili Natale Comotti Emanuele Lazzarini Maria Grazia Guida Filippo Barberis Francesco Mancuso Maria Anna De Censi - Sel Ines Quartieri Daniela Benelli Mirko Mazzali - Rifondazione comunista-Comunisti Italiani Basilio Rizzo Anita Sonego - Milano civica per Pisapia Anna Scavuzzo Elisabetta Strada - Radicali Marco Cappato - Idv Raffaele Grassi - Pdl Silvio Berlusconi Riccardo De Corato Carlo Masseroli Giulio Gallera Luigi Pagliuca Alan Rizzi Matteo Forte Pietro Tatarella Marco Osnato Andrea Mascaretti Carmine Abagnale - Lega Nord Matteo Salvini Massimiliano Bastoni Luca Lepore Alessandro Morelli - Lista civica Milano al centro Mariolina Moioli - Candidati sindaco Letizia Moratti Manfredi Palmeri Mattia Calise. (30 maggio 2011)
LA SFIDA De Magistris batte Lettieri 2 a 1 "Napoli è stata liberata" Lettieri: "Auguri e buon lavoro a chi ha vinto e alla città ogni bene". Il neo sindaco: "Abbiamo scassato tutto". Delusione tra i sostenitori del candidato Pdl. Napolitano telefona al vincitore De Magistris batte Lettieri 2 a 1 "Napoli è stata liberata"
Luigi de Magistris è il nuovo sindaco di Napoli. Il candidato dell'Idv e di Federazione della Sinistra, ha ottenuto sulle complessive 886 sezioni, il 65,38% dei voti contro il 34,62% ottenuto dal candidato del centrodestra, Gianni Lettieri. "Oggi consegniamo la città di Napolì a Luigi de Magistris" ha detto il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. De Magistris dunque batte Lettieri 2 a 1. Due elettori su tre hanno scelto l’ex pm come nuovo sindaco di Napoli. Successo incontestabile, oltre ogni rosea previsione del protagonista, che appena quindici giorni fa era dieci punti dietro l’avversario. Una rimonta straordinaria, ottenuta grazie alla conservazione dei suoi voti e all’acquisizione di quelli che erano andati a Morcone e Pasquino; sull'altro lato, una frana ha coinvolto lo schieramento Lettieri, che addirittura perde consensi reali rispetto al primo turno. Come ha sintetizzato l'ex pm a caldo: "Abbiamo scassato tutto". Alla gioia del neosindaco fa da contrappunto solo la conferma dell’allontanamento della città dalla politica attiva. L’astensionismo ha sottratto altri dieci elettori su cento dal seggio rispetto al primo turno, e la percentuale di votanti ha così superato a stento il 50 per cento: mezza città è rimasta a casa. Subito è arrivata la prima dichiarazione di de Magistris: "Abbiamo scassato tutto". Poi arrivato nel suo quartier generale all'Hotel Continental tran gli applausi ha alzato le mani in segno di vittoria. "Napoli è stata liberata, io e l'amministrazione che mi accompagnerà non dovremo dare conto a nessuno, solo alle idealità e alle competenze. Invito tutti a festeggiare stasera alle 21 in piazza Municipio, i napoletani se lo meritano, in questa battaglia hanno avuto cuore e cervello, finalmente l'Italia è unita da Napoli a Milano. Sarò il sindaco di tutti, anche di quelli che hanno votato Gianni Lettieri o gli altri candidati, mi auguro che i consiglieri di opposizione siano concreti ed abbandonino ogni tentativo di "metodo Boffo", estraneo alla cultura democratica della nostra città", ha detto il neo sindaco. "E' una responsabilità che avverto con molta leggerezza, perché le forze sane e democratiche non vedono l'ora di ripartire. Ringrazio il Pd, Sinistra ecologia e libertà, il professor Raimondo Pasquino che ha dimostrato serietà e darà un ottimo contributo, e tutti quelli che con coraggio mi sono stati accanto. E' stata chiusa la pagina politica del bassolinismo, durata vent'anni. Ma ora scusatemi, la commozione prende il sopravvento". Dà appuntamento a tutti in Piazza Municipio Luigi de Magistris, invitando i suoi elettori nella piazza davanti al Comune. "Credo che questa sia la vittoria del popolo napoletano che merita di essere protagonista in questo passaggio". L'appuntamento subito si è diffuso sui social network. Ma con l'invito a portarsi una busta per lasciare la città pulita. Poco prima il suo rivale Gianni Lettieri, nel suo quartier generale in via Palepoli gli aveva fatto gli auguri: "Il risultato è quello che avete visto. Sono proiezioni, ma il trend è questo. Voglio ringraziare tutti i napoletani che mi hanno votato al primo e al secondo turno. Un risultato inequivocabile per Luigi de Magistris. Faccio un grosso 'in bocca al lupo' alla città che meriterebbe un buon lavoro. E ringrazio tutti coloro che mi hanno accompagnato in questa avventura". Lettieri si è poi chiuso nella sua stanza nella sede del comitato elettorale senza rispondere alle domande dei cronisti. Sotto la sede del comitato del Pdl invece ci sono stati momenti di tensione e tafferugli. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, alcune decine di simpatizzanti del neo sindaco, che stavano festeggiando nei paraggi del comitato di Lettieri, sono entrati in contatto con i sostenitori del candidato del Pdl che sostavano dinanzi alla sede del comitato. Sono volati spintoni, nella ressa è volato qualche casco da motociclista. Ne è scaturito un inseguimento nelle strade adiacenti via Palepoli, che non dista molto dal comitato di de Magistris. Dalla tensioni alla festa per il neo sindaco con cortei spontanei, caroselli di auto e fuochi d'artificio. Sul lungomare, dove è stato allestito il quartier generale dell'ex pm, ci sono bandiere al vento, ma soprattutto striscioni e stoffe arancio, colore simbolo della campagna elettorale dell'eurodeputato dell'Idv. "Napoli è stata liberata", "chi non salta Bassolino è", "Sindaco, sindaco": sono alcuni degli slogan gridati dai sostenitori di de Magistris. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha telefonato al neo sindaco, per complimentarsi della vittoria e per fargli gli auguri di buon lavoro. L'europarlamentare dell'Idv ha ribadito al capo dello stato "l'impegno per la città". (30 maggio 2011)
2011-05-27 ELEZIONI Berlusconi: "Stop alle demolizioni delle case Se perdo Napoli e Milano, governo continua" Il premier intervistato da una storica emittente napoletana attacca ancora De Magistris: E' un demagogo che parla di cose che non conosce Berlusconi: "Stop alle demolizioni delle case Se perdo Napoli e Milano, governo continua" NAPOLI - Il premier Silvio Berlusconi, Intervistato da Canale21, esclude il rischio di una crisi di governo anche in caso di sconfitta a Milano e Napoli: "lo escludo nel modo più categorico" risponde il cavaliere a chi gli domanda della possibilità di una crisi dell'esecutivo. "Pochi giorni fa per l'ennesima volta abbiamo ottenuto la fiducia alla Camera con una maggioranza che dopo la diaspora di Fini e Casini è numericamente inferiore ma politicamente più coesa. Il governo nei prossimi due anni realizzerà le riforme, quella del fisco, la giustizia e la riforma dell'architettura dello Stato", ha aggiunto il premier. Dopo aver confermato che il governo darà parere favorevole allo stop alle demolizioni delle case abusive a Napoli ("stiamo per varare un provvedimento per fermare fino alla fine dell'anno gli abbattimenti, sospenderemo Il decreto per le demolizioni in modo da valutare i casi di necessità e quelli speculativi"), il premier ha attaccato di nuovo il candidato dell'opposizione, Luigi De Magistris: "E' un demagogo che parla di cose che non conosce". (27 maggio 2011)
ELEZIONI Berlusconi: "Stop alle demolizioni delle case Se perdo Napoli e Milano, governo continua" Il premier intervistato da una storica emittente napoletana attacca ancora De Magistris: "E' un demagogo che parla di cose che non conosce". E su fisco e giustizia incalza: ""Noi ci proponiamo di liberare i cittadini dall'oppressione burocratica, fiscale e se mi è consentito anche da quella giudiziaria" Berlusconi: "Stop alle demolizioni delle case Se perdo Napoli e Milano, governo continua" Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi NAPOLI - Il premier Silvio Berlusconi, Intervistato da Canale21, esclude il rischio di una crisi di governo anche in caso di sconfitta a Milano e Napoli: "lo escludo nel modo più categorico" risponde il cavaliere a chi gli domanda della possibilità di una crisi dell'esecutivo. "Pochi giorni fa per l'ennesima volta abbiamo ottenuto la fiducia alla Camera con una maggioranza che dopo la diaspora di Fini e Casini è numericamente inferiore ma politicamente più coesa. Il governo nei prossimi due anni realizzerà le riforme, quella del fisco, la giustizia e la riforma dell'architettura dello Stato", ha aggiunto il premier. Dopo aver confermato che il governo darà parere favorevole allo stop alle demolizioni delle case abusive a Napoli ("Stiamo per varare un provvedimento per fermare fino alla fine dell'anno gli abbattimenti, sospenderemo Il decreto per le demolizioni in modo da valutare i casi di necessità e quelli speculativi"), il premier ha attaccato di nuovo il candidato dell'opposizione, Luigi De Magistris: "E' un demagogo che parla di cose che non conosce". Ma è sulla riforma della giustiza che Berlusoni preme di più. Intervistato anche dal Giornale radio Rai, il premier è tornato sulle riforme necessarie al Paese: "La riforma la cui esigenza è più avvertita dai cittadini è quella del fisco", ha detto. "Noi ci proponiamo di liberare i cittadini dall'oppressione burocratica, fiscale e - ha aggiunto il cavaliere - se mi è consentito anche da quella giudiziaria". Berlusconi ha parlato anche della crisi economica che "non è finita, ma l'Italia si è lasciata alle spalle il picco più alto di questa crisi meglio di altri Paesi", ha detto il premier. "Chi dice che l'Italia si è impoverita finge, finge di non vedere che abbiamo una quota enorme di lavoro sommerso che sfugge a tutte le statistiche". (27 maggio 2011)
ELEZIONI Campagna elettorale al capolinea tra minacce, accuse e polemiche Resta pesante il clima a poche ore dall'apertura dei seggi per i ballottaggi. Nella notte a Milano rissa tra sostenitori della Moratti e di Pisapia. Caderoli: "Risultati primo turno anche un messaggio al governo" Campagna elettorale al capolinea tra minacce, accuse e polemiche Distribuzione di focacce al concerto per Letizia Moratti ROMA - Ultimo giorno di campagna elettorale in vista dei ballottaggi di domenica e lunedì. La tensione resta altissima e i toni molti aspri. L'episodio più grave a Napoli dove i sospetti di un attentato incendiario contro la sede del candidato sindaco del Pdl Gianni Lettieri hanno riacceso lo scontro e lo scambio di accuse 1 con il rivale Luigi De Magistris. Quest'ultimo ha annunciato l'intenzione di presentare "un esposto alla Procura della Repubblica dove segnalerò i casi di tentativi di acquisto di voti da parte di ambienti che stanno sostenendo Gianni Lettieri e soprattutto presenterò degli elementi affinché si possa ricostruire chi ha alimentato al strategia della tensione, esattamente quelli che oggi dicono che siamo noi istigatori alla violenza". IL VIDEO 2 Strascichi polemici anche a Milano dopo che il cantante Gigi D'Alessio ha annunciato la rinuncia a partecipare al concerto 3 a sostegno di Letizia Moratti motivando la scelta con presunte minacce della sinistra e un clima ostile da parte della Lega. Nella notte due persone sono rimaste contuse in seguito ad una rissa in via Ripamonti 4 fra due sostenitori del sindaco uscente (fra cui il presidente dei commercianti Milano-Vigentina) e tre giovani sostenitori del candidato rivale Giuliano Pisapia. Il gruppo dopo gli insulti è venuto alle mani e due persone sono rimaste contuse. 5Attorno al duello per la poltrona di sindaco a Milano ruota anche la battaglia della Lega per spostare un certo numero di ministeri da Roma al capoluogo lombardo. Provocazione che malgrado gli attriti che ha già scatenato nei giorni scorsi all'interno della stessa maggioranza, il ministro Roberto Calderoli ha voluto rilanciare oggi ai massimi livelli, con un'intervista al Corriere della Sera nella quale spiega di voler trasferire sotto la Madonnina anche la presidenza della Repubblica. Affermazioni che, dopo aver naturalmente scatentato altre reazioni tra il polemico e il sarcastico, l'esponente della Lega ha smentito ("sono stato frainteso nel corso della telefonata"). Ricevendo però una secca controsmentita dalla direzione del quotidiano. "Sorge un dubbio - replica il Corsera - Il Calderoli che oggi smentisce di aver detto, nell'intervista al Corriere, di voler spostare la sede del Quirinale è lo stesso che ieri, parlando con il giornalista Marco Cremonesi, ha ribadito più volte la sua opinione, vincendo la comprensibile incredulità dell'intervistatore?". Comunicato al quale il ministro ha a sua volta risposto annunciando una querela dai toni fortemente polemici: "La nota diramata dalla direzione del Corriere della Sera, direzione che come sempre non ha un nome e cognome, assomiglia più ad un comunicato stampa emesso da un centro sociale". Immancabile è arrivata quindi una seconda replica da via Solferino, questa volta direttamentre dal direttore Ferruccio De Bortoli. "Caro Calderoli - afferma De Bortoli - le confermo quanto le ho già scritto. Raramente mi è capitato di avere a che fare con una persona confusa e in malafede come lei, ma ormai non mi stupisco più di nulla. Sa che le dico? La querela la faccio io. E le chiederò anche i danni per le troppe interviste che generosamente le abbiamo fatto in questi anni. Quella sul trasloco del Quirinale non è però l'unica sparata di Calderoli destinata a far discutere. "Io comincio a toccare ferro e anche un po' le palle, perché una disgrazia del genere sarebbe proprio pesante per Milano", ha detto ancora il ministro commentando un'eventuale successo di Pisapia. Analizzando poi la sconfitta di Milano e il cattivo deludente risultato di Napoli al primo turno, Calderoli si è detto convinto che gli elettori hanno voluto mandare un segnale ai candidati, ma "forse anche al governo". "Continuo a pensare che al primo turno sono arrivati tanti segnali - ha proseguito - tanti elettori convinti che la Moratti avrebbe comunque vinto, ma cercavano di mandare un segnale a lei e forse anche al governo". VAI ALLO SPECIALE ELEZIONI 6 Un clima a dir poco avvelenato quello che sta caratterizzando dunque anche queste ultime battute della campagna elettorale che ha spinto questa mattina il presidente del Senato Renato Schifani a rivolgere l'ennesimo appello alla distensione. "E' compito nostro quello di stemperare le troppe polemiche di questi giorni, purtroppo rafforzate da quest'ultima campagna elettorale amministrativa, che rischiano di mettere in ombra le attività che lo Stato compie ogni giorno per i suoi cittadini", ha affermato la seconda carica dello Stato. (27 maggio 2011)
Polverini: "Coalizione finita" Due consiglieri lasciano la lista Alla vigilia del voto di Sora e Terracina, Bernaudo e Melpignano sono passati al Popolo delle Libertà. Il governatore: "Un atto di ostilità nei miei confronti e un gesto che mette fine alla coalizione". Solidarietà di Alemanno. Il Pd: "Crisi profonda, mercoledì il coordinamento politico". Piso: (Pdl): "Noi all'oscuro di tutto". Ma esponenti del centrodestra in Consiglio smentiscono: "Tutti sapevano tutto" Polverini: "Coalizione finita" Due consiglieri lasciano la lista Renata Polverini Duro colpo per Renata Polverini alla vigilia dei ballottaggi di Terracina e Sora che vedono contrapporsi due candidati di Città Nuove, la lista della governatrice, a due del Pdl. Hanno infatti lasciato la lista della presidente e aderito al Pdl i consiglieri regionale Andrea Bernaudo e Giuseppe Melpignano. Un addio che potrebbe preludere alla fine della coalizione Polverini-Pdl, che ha portato la governatrice alla guida della Regione Lazio. "Un atto ostile" nei suoi confronti da parte del Popolo della Libertà, lo ha definito la stessa Polverini in un duro comunicato, in cui parla anche di "compravendita". "Prendo atto che c'è una parte del Pdl che ha deciso di spostare l'equilibrio della maggioranza sperando, suppongo, di influenzare in questo modo le mie scelte e la mia indipendenza - le parole del governatore - non è così che ci si confronta in una coalizione, non è questo il mio progetto di vita e politico per i prossimi anni", ha detto la Polverini. "Ritengo questo atteggiamento - ha aggiunto - un atto di ostilità nei miei confronti e un gesto che mette fine alla coalizione che sino ad oggi ha governato la Regione Lazio. Avviare la compravendita dei consiglieri alla vigilia di un voto così importante, è un caso di autolesionismo politico di rara efficacia e di totale mancanza di responsabilità che, se possibile, supera quello dello scorso anno quando non fu presentata la lista del partito rischiando di compromettere l'esito del voto. Non sono più disponibile a spendere la mia faccia per questi signori e a condividere certi metodi". Insomma, una rottura vera e propria con il Pdl, che è parte della coalizione che sostiene il governatore, con Udc e La Destra. E proprio l'alleato Francesco Storace tenta di sdrammatizzare con una dell sue battute: "Tutti conosciamo il carattere della Polverini - ha sentenziato il leader de La Destra - è una che s'incazza, ma poi le passa". Ma in casa Pdl, nonostante i numerosi incontri tra la Polverini e Slvio Berlusconi, è evidente che qualcuno non ha apprezzato i movimenti autonomi del presidente. Fino, appunto, alla creazione di 'città nuove', che alle ultime comunali in alcune città si è anche presentata da sola. E che in questo fine settimana vede due suoi candidati, a Sora e Terracina, sfidare al ballottaggio i candidati sostenuti dal Pdl. Reazioni. Ma il Pdl, per bocca del coordinatore regionale Vincenzo Piso, ha sostenuto che "tutto ciò avviene senza avere minimamente informato e dialogato con il coordinamento regionale". Insomma, i vertici sarebbero stati all'oscuro della decisione dei due consiglieri. Tanto che Piso li ha pure bacchettati, definendo il loro comportamento "assolutamente sbagliato e scorretto, foriero di lacerazioni che poi qualcuno dovrà come sempre tentare di ricucire". E su queste parole, però, si è aperto un altro mistero. O forse, meglio, è stata invece svelata definitivamente la difficile situazione che c'è all'interno del Popolo della libertà laziale, dove anche qui si è al tutti contro tutti. Il vicecapogruppo in Consiglio, Carlo De Romanis, ha fatto subito sapere infatti che "il gruppo del Pdl in Consiglio regionale del Lazio era perfettamente a conoscenza del possibile passaggio dei consiglieri della lista Polverini" e che "il gruppo consiliare del Pdl alla pisana si ritiene autonomo e indipendente nella scelta di chi accettare al suo interno". Per Bruno Astorre, vicepresidente del Consiglio regionale, esponente del Pd, "il centrodestra nel Lazio è morto", mentre per Enzo Foschi ora non c'è altra strada "che le dimissioni della Polverini da presidente della Regione e il ritorno alle urne". Anche per Vincenzo Maruccio, capogruppo dell'Idv, "non ci sarà nessuna replica della soluzione siciliana" e "il cambio di maggioranza in Regione passa per una sola strada: le urne". Ma dai Radicali è arrivato un altro scenario: e se ci fosse "già un'intesa diversa, magari con Esterino Montino (il capogruppo del Pd, ndr), che ha incontrato negli scorsi giorni?". Non è (o non dovrebbe essere) così, perché il commissario del Pd del Lazio, Vannino Chiti, ha fatto sapere che anzi mercoledì ci sarà un "coordinamento politico regionale per prendere le iniziative adeguate per rafforzare ancora di più l'alternativa al centrodestra". E il gruppo del Pd alla Pisana si riunirà ancora prima: già domani. Perché, parole di Montino, ci si trova "di fronte alla conclamata crisi della giunta regionale, della maggioranza e del pdl" e bisogna "stabilire il da farsi rispetto a una crisi devastante". L'Udc, con il vicepresidente della Regione, Luciano Ciocchetti, ci ha tenuto "a confermare e rafforzare il sostegno alla presidente della Regione Lazio e all'azione di governo". E la Polverini incassa la solidarietà di Alemanno: "Esprimo forte preoccupazione per quello che sta avvenendo nei gruppi consiliari della Regione Lazio. Sono vicino alla presidente Polverini nel momento in cui chiede un forte chiarimento per comprendere se i passaggi dei consiglieri dal gruppo della Lista Polverini al Pdl siano frutto non di scelte personali ma di manovre politiche", ha detto il sindaco di Roma. "Oggi più che mai è necessario un forte chiarimento interno al Pdl, esteso a tutto il centrodestra laziale - ha aggiunto Alemanno - per rilanciare un'azione unitaria, basata sul rispetto di tutti i soggetti politici e di tutti gli iscritti al partito". (27 maggio 2011)
BERLUSCONI-OBAMA Facebook e Twitter, commenti e vignette Il web tra imbarazzo e ironia per il premier Non si placano su internet le reazioni per lo sfogo contro i giudici del Cavaliere con il presidente Usa. Alla rabbia subentrano le prese in giro, e sui social-network è gara di "Dillo a Obama", con le richieste di aiuto più strampalate di MARCO PASQUA Facebook e Twitter, commenti e vignette Il web tra imbarazzo e ironia per il premier Barack Obama (in alto) e Silvio Berlusconi E' una rabbia solo parzialmente edulcorata con un tocco di quella feroce ironia che, ormai, sembra accompagnare le gaffe più o meno volontarie di Silvio Berlusconi in Italia e all'estero. Il web reagisce e, alle esternazioni fatte ieri dal premier davanti ad un imbarazzato Barack Obama su una fantomatica "dittatura dei giudici di sinistra", risponde rilanciando viralmente, attraverso i social network, scuse ma anche accuse. A Berlusconi viene rimproverata la figuraccia che, attraverso gli articoli della stampa internazionale, sta facendo il giro del mondo. I video dell'incontro, avvenuto durante i lavori del G8 di Deauville, e diffusi anche tramite la piattaforma di Youtube, stanno macinando migliaia di visualizzazioni e raccolgono commenti sdegnati, oltre a numerosi insulti. Vergogna e imbarazzo sono gli stati d'animo che emergono più frequentemente da questa vera e propria sollevazione popolare degli internauti. VIDEO Berlusconi si sfoga sui giudici con Obama 1 Il faccia a faccia tra Obama e Berlusconi guida la classifica dei trending topics italiani, gli argomenti "caldi" più discussi nel corso della giornata, sul sito di microblogging Twitter. Discussione che si sta sviluppando come un gioco, già diventato un tormentone: "DilloaObama 2" è l'hashtag - il simbolo che aiuta a classificare i tweet e precede le parole chiave - con il quale migliaia di persone stanno inviando messaggi di 140 caratteri al presidente degli Stati Uniti. Appelli e richieste, ovviamente sulle questioni più ininfluenti e risibili, per ridicolizzare, di tweet in tweet, le affermazioni del nostro premier. "Chiedo al presidente se mi finanzia una cucitrice nuova", scrive una ragazza, mentre Denix77 confessa a Obama che "le scarpe nuove gli han fatto venire le vesciche ai piedi". E se Mirko, ispirato da una ormai nota ossessione del premier, dà "la colpa dei tramonti rossi ai comunisti", Tamara chiede all'inquilino della casa Bianca di "inviare del sapone, perché quelli di sinistra non si lavano". C'è anche da registrare l'ondata di scuse che ha investito, da ieri sera, la bacheca della pagina ufficiale di Barack Obama 3 su Facebook. Tra le quasi 21 milioni di persone iscritte, ci sono moltissimi italiani, anche residenti all'estero, che vogliono prendere le distanze dal gesto inappropriato del presidente italiano. Il contenuto dei messaggi, pubblicati anche in calce a notizie e video non pertinenti (da quelle sulle assunzioni in General Motors al viaggio a Londra), è quasi sempre lo stesso: "Chiedo scusa, sono italiano, e Berlusconi non parla a mio nome". Copia e incolla di uno status che si ripete nella speranza, da parte di chi alimenta questa sorta di catena di Sant'Antonio dell'indignazione, che questo possa arrivare agli occhi del presidente americano. Il tormentone che ha investito Twitter ha subito contagiato anche la pagina Facebook 4 "Dillo a Obama", nata in queste ore e con circa tremila e cinquecento iscritti. "Hai commenti, consigli, lamentele? Dillo a Obama!", è il claim di questa iniziativa, che ovviamente raccoglie i desiderata più impensabili. "Mr. Obama i comunisti mi stanno rovinando l'estate", scherza Alessandro. "Dear Mr. President, si porti via almeno la Santanché come agente immobiliare", suggerisce Giorgio, ma i paradossi sarcastici si sprecano: "Avevo steso la biancheria e all'improvviso si è messo a piovere. Lei pensa che sia un complotto da parte dei comunisti?", chiede Giovanna. Sempre su Facebook, tra migliaia di status inferociti, hanno anche iniziato a circolare vignette più o meno professionali, con le affermazioni più strampalate. In una, Obama è seduto al tavolo e Berlusconi in piedi accanto a lui, come è avvenuto nella realtà: una nuvoletta disegnata sulla testa del primo rivela l'intenzione di chiedere, d'ora in avanti, un G7 (dal quale sarebbe ovviamente esclusa l'Italia). Decisamente più arrabbiato il tono delle decine di migliaia di persone che hanno visionato, da tutto il mondo, i video del faccia a faccia, rilanciati attraverso YouTube. L'analisi di "ziopetros" è impietosa: "Abbiamo un 'capo' di governo che è ossessionato dai suoi problemi personali e quindi si sente autorizzato a portare il suo delirio a conoscenza di tutti". "Ha perso di credibilità lui come persona, i suoi lacché, i suoi giornali e le sue televisioni! Tra poco assisteremo alla gara dei suoi stessi seguaci per affossarlo", attacca TheSoberX. E della fama giunta Oltralpe del premier scrive "magagnomagagni": "Tutti sanno, all'estero, con chi hanno a che fare: un patetico, ambiguo, squallido politicante italiota, tutto il peggio dell'Italia concentrato in pochi centimetri ". L'ennesimo attacco di Berlusconi ai pm figura anche tra le discussioni con più citazioni sull'aggregatore di blog "Blogbabel", mentre utilizzando il motore di ricerca di blog offerto da Google (Blogsearch) ci si imbatte in invettive ma anche in raccolte di vignette dedicate alla scena della reazione imbarazzata di Obama. Le discussioni arrivano anche all'estero, in particolare attraverso Friendfeed, il servizio che consente l'aggregazione in tempo reale degli aggiornamenti provenienti da reti sociali, blog e twitter, e dove gli utenti stranieri stanno linkando sui loro profili le notizie e i commenti dedicati dalla stampa internazionale al tema. (27 maggio 2011)
IL CASO Berlusconi e le frasi a Obama "Mio dovere spiegare la situazione" Il presidente del Consiglio interviene dopo il video in cui dice a Obama che in Italia c'è una dittatura dei giudici. Frattini: "Frasi di Berlusconi al presidente Usa denotano sofferenza profonda". Giallo su colloquio fra il premier e Medvedev: potrebbe aver parlato ancora di giustizia Berlusconi e le frasi a Obama "Mio dovere spiegare la situazione" IL GIORNO dopo la sue frasi al presidente Usa Obama ("In Italia c'è una dittatura dei giudici") Berlusconi va a muso duro davanti alla stampa. "In Italia non è più tollerabile l'interferenza di alcuni magistrati della pubblica accusa nei confronti dei rappresentanti del popolo democraticamente eletti", ha detto ai giornalisti al termine del G8 di Deauville, in Francia. Dopo aver spiegato che non avrebbe accettato il contraddittorio su questo argomento, ha aggiunto: "Era mio dovere spiegare all'estero la situazione italiana", che "dai pm arrivano interferenze intollerabili nella vita politica" e che "è fondamentale che si sappia a quale persecuzione sono stato sottoposto", dice il premier Silvio Berlusconi in conferenza stampa a Deauvelille. Si deve conoscere, ha aggiunto, anche "il tentativo di colpirmi, anche sotto il profilo patrimoniale, con la sola logica di togliermi dalla scena politica per aiutare quella sinistra che non è riuscita con il responso delle urne". Poi ha continuato: "Ho visto i titoli di alcuni giornali che hanno dato ampio risalto ad una mia conversazione con Obama" di cui è stato "riportato solo un frammento fuori dal contesto di un ragionamento più ampio. E' mio preciso dovere - ha aggiunto - ogni volta che mi trovo in un contesto internazionale spiegare quale sia la situazione in Italia anche di quelle vicende che possono minare la credibilità" dell'Italia. Infine: "Quando torno in Italia volentieri tornerò sul tema della giustizia perchè ritengo fondamentale che si sappia a quale persecuzione vengo sottoposto" e del "tentativo di aggredirmi anche sotto il profilo patrimoniale con una sentenza fuori da ogni logica, se non quella di favorire il mio avversario politico" In precedenza aveva parlato il ministro degli Esteri Franco Frattini: "Le frasi di Berlusconi" sulla giustizia e i magistrati rivolte al presidente Usa Barack Obama "denotano una sofferenza profonda, una sofferenza umana di una persona che da 17 anni è stato colpito da 200 processi penali uscendo sempre senza alcuna condanna". Così il ministro degli Esteri, Franco Frattini, a margine di un incontro istituzionale al Centro di riferimento oncologico di Aviano, ha commentato le frasi che ieri il premier (GUARDA IL VIDEO 2 1) ha rivolto al presidente Usa per lamentarsi della "dittatura dei giudici in Italia". "È il segno di un dolore profondo che bisogna certamente comprendere - ha aggiunto Frattini -. Ma Berlusconi ha anche parlato, a quanto sembra da queste immagini rubate, dell'esigenza di riforme strutturali nel Paese, che sono una cosa seria e che credo possano interessare anche al presidente degli Stati Uniti". Secondo il ministro, "il fatto che da questa battuta si sia oscurata la valenza importante della presenza dell'Italia al G8, dove si è candidata con successo ad ospitare il G8 attuativo per il Piano Marshall del Mediterraneo che si terrà a Roma in luglio è veramente clamoroso. È questa la vera notizia, che invece è passata in secondo piano". E mentre ancora non si placano le proteste dell'opposizione 2, oggi Berlusconi ha avvicinato il presidente russo Dmitri Medvedev. Una conversazione il cui audio, registrato dalle telecamere, non è comprensibile come quello di ieri con il presidente americano, ma in cui il premier italiano, sempre accompagnato dall'interprete, da alcuni passaggi sembra ritornare sul tema della giustizia, come quando parla di "quattro accuse importanti". Al termine del breve colloquio Medvedev ha salutato Berlusconi con un sorriso e due pacche sul braccio. VIDEO - Berlusconi a Medvedev: "Quattro gravi accuse" 3 Subito dopo Berlusconi ha tentato di avvicinare di nuovo al presidente americano. È successo durante la passeggiata verso il 'Centre international' di Deauville, dopo la foto di famiglia. (27 maggio 2011)
L'EDITORIALE Fango sul paese di EZIO MAURO C'è un primo ministro, nel vertice del G8 a Deauville, che utilizza il palcoscenico internazionale per danneggiare il suo Paese, vilipenderlo con i leader delle grandi democrazie mondiali, e presentarlo come uno Stato che è fuori dalle regole dell'Occidente, anzi in pericolo di dittatura. Quel premier ha evidentemente perso la testa. Sommerso dall'affanno per il suo destino, guidato dal sentimento dell'avventurista che si gioca ogni volta l'intera posta perché vive d'azzardo e colpi di mano, ha perduto anche il senso delle proporzioni, oltre che il comune buonsenso, di cui si vantava d'essere campione. Così abbiamo dovuto assistere alla scena penosa di un presidente del Consiglio vistosamente fuori posto e fuori luogo nel vertice dei Grandi (che chiede a Gheddafi di cessare le violenze sul suo popolo), prigioniero com'è della sua ossessione privata trasformata da anni in questione di Stato: e da ieri purtroppo anche in questione internazionale. Nell'imbarazzo di Merkel e Sarkozy, abbiamo visto quel leader di un Paese europeo correre da Barack Obama, per investirlo inopinatamente con il tema della sua presunta "riforma della giustizia", assicurando che "per noi è fondamentale", quasi a chiedere aiuto al Presidente degli Stati Uniti, per poi lanciargli l'allarme finale disperato: "In Italia in questo momento esiste quasi una dittatura dei giudici di sinistra". Obama nella solennità di Westminster aveva appena rilanciato il concetto di Occidente, invitando Europa e America a ridare a quel concetto dignità politica. Quel Premier che come Capo del potere esecutivo attacca il potere giudiziario e definisce dittatura la nostra democrazia istituzionale dimostra di non sapere nemmeno cos'è l'Occidente. Va fermato con il voto, nell'interesse di tutto il Paese. IL VIDEO DELL'INCONTRO 1 (27 maggio 2011)
ELEZIONI Campagna elettorale al capolinea tra minacce, accuse e polemiche Resta pesante il clima a poche ore dall'apertura dei seggi per i ballottaggi. Nella notte a Milano rissa tra sostenitori della Moratti e di Pisapia. Caderoli: "Risultati primo turno anche un messaggio al governo" Campagna elettorale al capolinea tra minacce, accuse e polemiche Distribuzione di focacce al concerto per Letizia Moratti ROMA - Ultimo giorno di campagna elettorale in vista dei ballottaggi di domenica e lunedì. La tensione resta altissima e i toni molti aspri. L'episodio più grave a Napoli dove i sospetti di un attentato incendiario contro la sede del candidato sindaco del Pdl Gianni Lettieri hanno riacceso lo scontro e lo scambio di accuse 1 con il rivale Luigi De Magistris. Quest'ultimo ha annunciato l'intenzione di presentare "un esposto alla Procura della Repubblica dove segnalerò i casi di tentativi di acquisto di voti da parte di ambienti che stanno sostenendo Gianni Lettieri e soprattutto presenterò degli elementi affinché si possa ricostruire chi ha alimentato al strategia della tensione, esattamente quelli che oggi dicono che siamo noi istigatori alla violenza". IL VIDEO 2 Strascichi polemici anche a Milano dopo che il cantante Gigi D'Alessio ha annunciato la rinuncia a partecipare al concerto 3 a sostegno di Letizia Moratti motivando la scelta con presunte minacce della sinistra e un clima ostile da parte della Lega. Nella notte due persone sono rimaste contuse in seguito ad una rissa in via Ripamonti 4 fra due sostenitori del sindaco uscente (fra cui il presidente dei commercianti Milano-Vigentina) e tre giovani sostenitori del candidato rivale Giuliano Pisapia. Il gruppo dopo gli insulti è venuto alle mani e due persone sono rimaste contuse. 5Attorno al duello per la poltrona di sindaco a Milano ruota anche la battaglia della Lega per spostare un certo numero di ministeri da Roma al capoluogo lombardo. Provocazione che malgrado gli attriti che ha già scatenato nei giorni scorsi all'interno della stessa maggioranza, il ministro Roberto Calderoli ha voluto rilanciare oggi ai massimi livelli, con un'intervista al Corriere della Sera nella quale spiega di voler trasferire sotto la Madonnina anche la presidenza della Repubblica. Affermazioni che, dopo aver naturalmente scatentato altre reazioni tra il polemico e il sarcastico, l'esponente della Lega ha smentito ("sono stato frainteso nel corso della telefonata"). Ricevendo però una secca controsmentita dalla direzione del quotidiano. "Sorge un dubbio - replica il Corsera - Il Calderoli che oggi smentisce di aver detto, nell'intervista al Corriere, di voler spostare la sede del Quirinale è lo stesso che ieri, parlando con il giornalista Marco Cremonesi, ha ribadito più volte la sua opinione, vincendo la comprensibile incredulità dell'intervistatore?". Nota alla quale il ministro ha a sua volta risposto annunciando una querela. Quella sul trasloco del Quirinale non è però l'unica sparata di Calderoli destinata a far discutere. "Io comincio a toccare ferro e anche un po' le palle, perché una disgrazia del genere sarebbe proprio pesante per Milano", ha detto ancora il ministro commentando un'eventuale successo di Pisapia. Analizzando poi la sconfitta di Milano e il cattivo deludente risultato di Napoli al primo turno, Calderoli si è detto convinto che gli elettori hanno voluto mandare un segnale ai candidati, ma "forse anche al governo". "Continuo a pensare che al primo turno sono arrivati tanti segnali - ha proseguito - tanti elettori convinti che la Moratti avrebbe comunque vinto, ma cercavano di mandare un segnale a lei e forse anche al governo". VAI ALLO SPECIALE ELEZIONI 6 Un clima a dir poco avvelenato quello che sta caratterizzando dunque anche queste ultime battute della campagna elettorale che ha spinto questa mattina il presidente del Senato Renato Schifani a rivolgere l'ennesimo appello alla distensione. "E' compito nostro quello di stemperare le troppe polemiche di questi giorni, purtroppo rafforzate da quest'ultima campagna elettorale amministrativa, che rischiano di mettere in ombra le attività che lo Stato compie ogni giorno per i suoi cittadini", ha affermato la seconda carica dello Stato. (27 maggio 2011)
Incendio al comitato Lettieri "Basta, vado dal prefetto" Dopo il rogo doloso nel comitato elettorale, lo sfogo del candidato del Pdl: "Sono stanco di queste continue aggressioni, considero de Magistris moralmente responsabile, agisce gente in autonomia, ma comunque vicina a lui". La replica del candidato Idv: "E' strategia della tensione, presenterò un esposto in Procura" di OTTAVIO RAGONE Incendio al comitato Lettieri "Basta, vado dal prefetto"
"Basta, vado dal prefetto. Sono stanco di questo clima di violenza. De Magistris ha intorno estremisti di sinistra violenti e non prende le distanze da loro". La piazza infiammata è l'ultima sequenza della più accanita campagna elettorale, che Napoli abbia vissuto negli ultimi anni. E' un tratto che accomuna la capitale del Mezzogiorno a Milano, con appelli e richiami al voto dei moderati. Gianni Lettieri, candidato sindaco del Pdl, accusa il suo avversario di responsabilità morale per l'incendio doloso che la scorsa notte ha danneggiato un deposito al piano terra del suo comitato, in via Palepoli, sul lungomare. E' andato distrutto materiale di propaganda, volantini e gazebo per la manifestazione di chiusura, prevista stasera in piazza del Plebiscito con il concerto di Gigi D'Alessio. Alla kermesse è atteso Silvio Berlusconi. Secondo il candidato del Pdl, sarà in città intorno alle 18. IN FIAMME IL COMITATO ELETTORALE Lettieri ha ripreso il suo giro elettorale, prima tappa in piazza Sannazaro. L'imprenditore messo in campo dal centrodestra elenca una serie di episodi, "veri e propri atti di violenza che a partire dal 15 aprile hanno colpito me e i miei sostenitori, riportandoci agli anni di piombo. Questi estremisti hanno prima aggredito e insultato me, poi hanno distrutto per due volte i miei gazebo in piazza Dante, urlando ai ragazzi che erano lì di andar via, altrimenti gli avrebbero aperto la testa. Hanno distrutto le biciclette dei miei supporter - continua - una nostra candidata è stata colpita a una gamba, adesso hanno appiccato un incendio nel mio comitato". Lettieri accusa de Magistris, anche se indirettamente, di aver innescato le violenze: "Non è lui il mandante, certo, ma gente vicina a lui agisce in autonomia. Sono estremisti. Girano tanti video sul concerto con Vecchioni a piazza Dante, si vedono spinelli, bandiere con l'immagine di Che Guevara. Lui stesso, dal palco, ha chiuso la manifestazione gridando: li schiacceremo. Se questi sono i toni, quali possono essere le conseguenze? Gli addebito la responsabilità morale di non aver preso le distanze da queste violenze". A de Magistris che chiede alla magistratura "di fare piena luce su questo episodio, su paventati ritorni ad anni di piombo inesistenti e su aggressione inventate", Lettieri risponde: "Sì, certo, lui dice che organizzo tutto io. Bugie, soltanto bugie. Perché non racconta quanti soldi sta spendendo per la propaganda?". Anche l'ex pubblico ministero è già in giro per l'ultimo giorno di campagna elettorale. Una passeggiata mattutina in via Toledo. "Io penso che Lettieri lanci queste accuse perché sa che sta perdendo - argomenta -. Gli chiedo di stare tranquillo, sereno, soprattutto in questa fase. Nel respingere sempre e comunque ogni forma di violenza, anche se di natura strumentale, la mia storia di magistrato che ha sempre contrastato ogni forma di violenza e di deviazione occulta anche all'interno delle istituzioni mi consente di andare a testa alta e di scacciare ogni insinuazione sulla responsabilità di un clima, che non ha mai caratterizzato la nostra campagna elettorale". De Magistris vede a portata di mano "una svolta storica, la mia vittoria, e non consentirò che questa straordinaria campagna elettorale possa essere inquinata. I mei sostenitori non hanno alcun motivo per compiere azioni del genere, ma nemmeno uno sberleffo al mio avversario - continua il candidato sindaco di Italia dei valori - abbiamo dalla nostra parte la ragione delle idee, il pacifismo, la passione e la non violenza. Sono altri, evidentemente, che hanno interesse ad avvelenare il clima". Infine l'appello alla magistratura "affinché, nella sua autonomia, accerti chi sta cercando in queste ore con ogni mezzo di turbare l'inevitabile corso degli eventi". De Magistris annuncia un esposto: "Abbiamo raccolto elementi su come persone che portano Lettieri stanno facendo di tutto per comprare voti ed elementi su una strategia della tensione". Sull'incendio nel comitato di Lettieri indaga la Digos, sta acquisendo testimonianze e prove, cerca filmati di eventuali telecamere nei negozi vicini. Il candidato del Pdl si prepara al concerto di D'Alessio e, come il rivale, tenta di convincere a votare migliaia di napoletani che, al primo turno, sono rimasti a casa. E' il bacino decisivo per la vittoria, i moderati e gli astenuti. De Magistris appare molto sicuro di pescare consensi anche in quell'area, confortato dalla vicinanza del rettore Raimondo Pasquino, il candidato, sconfitto, del Terzo Polo che non perde occasione per partecipare ad iniziative con l'ex pm. De Magistris lo ha già lanciato verso la presidenza del consiglio comunale. Stasera l'europarlamentare salirà sul palco, alla Rotonda Diaz, con artisti e leader, Antonio Di Pietro, Nichi Vendola. Da domani, il silenzio elettorale. Su cui pesa l'ombra della piazza infiammata. (27 maggio 2011)
VERSO IL BALLOTTAGGIO Rissa fra sostenitori di Moratti e Pisapia il gioielliere Maiocchi finisce in ospedale L'episodio è avvenuto nella notte in via Ripamonti. Il commerciante, schierato col sindaco uscente, nel 2004 reagì a due rapinatori uccidendone uno. I carabinieri hanno trovato sul posto cinque persone
Una lite fra un attivista del Pdl, vicino alla Lega e sostenitore del sindaco Letizia Moratti, e un simpatizzante del candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia si è verificata la scorsa notte, a Milano. Due le persone lievemente ferite, tra cui Giuseppe Maiocchi, 60 anni, il gioielliere che con il figlio, nel 2004, reagì a due rapinatori all'esterno del suo negozio, uno dei quali venne ucciso. Maiocchi venne condannato a un mese per lesioni colpose, il figlio a 18 mesi per omicidio colposo. Maiocchi è stato notato da una pattuglia dei carabinieri, in una strada della zona sud della città, mentre si picchiava con un altro uomo, un italiano di 40 anni. Il gioielliere ha affermato di essere stato aggredito da sostenitori di Pisapia mentre attaccava dei manifesti pro Moratti. Maiocchi, trasportato dal 118 al pronto soccorso (dove avrebbe riportato una prognosi di alcuni giorni per contusioni), ha riferito ai carabinieri di essere stato aggredito mentre attacchinava i manifesti. Sul posto, in via Ripamonti (la stessa via dove ha sede anche la gioielleria), quando sono intervenuti i militari, pochi minuti prima delle 2, c'erano cinque persone: due con il quarantenne coinvolto nella lite con Maiocchi, uno con il gioielliere (che risulterebbe essere il presidente di un'associazione di commercianti della zona), ma solo i due litiganti, poi trasportati al pronto soccorso, sono venuti alle mani. Due fra le cinque persone risulterebbero già segnalate dalle forze dell'ordine, in passato, per aver partecipato a manifestazioni di un centro sociale milanese. Si tratta di due fratelli di 25 e 26 anni. Uno dei due, in particolare, avrebbe anche piccoli precedenti per reati relativi all'ordine pubblico. Il Comitato 'Giuliano Pisapia sindaco per Milano' ha fornito la sua versione dei fatti. "Intorno all'una e mezzo di notte in via Ripamonti, angolo via Sibari - si legge in una nota ufficiale - tre persone attacchinavano manifesti della Lega fuori dagli spazi previsti. Tre ragazzi gli hanno fatto notare che il loro comportamento era illegale. A quel punto i leghisti hanno insultato gli altri giovani e nel momento in cui questi hanno detto che avrebbero chiamato la polizia, uno dei militanti della Lega con un bastone ha colpito in testa uno dei ragazzi scaraventandolo sul marciapiede. In quel momento, per fortuna, è arrivata un'auto dei carabinieri che ha identificato tutti i presenti. Poi il ragazzo colpito è stato portato al pronto soccorso con un'autoambulanza, dove gli è stato riscontrato un trauma cranico e varie escoriazioni. I ragazzi si recheranno a presentare denuncia". (27 maggio 2011)
VERSO IL BALLOTTAGGIO Letizia Moratti balla da sola su Sky "Campagna pdl mi ha danneggiato" Il sindaco da sola in studio dopo che lo sfidante Pisapia ha rifiutato un nuovo faccia a faccia "Non anticipo i nomi della squadra che ho in mente, ma la presenza femminile sarà significativa" Letizia Moratti balla da sola su Sky "Campagna pdl mi ha danneggiato" Letizia Moratti nello studio di Sky
Ecopass, moschea, gli slogan contro 'zingaropoli', il Pgt (Piano di governo del territorio), il rischio di infiltrazioni mafiose. E a unire questi temi, un "problema di credibilità" di Giuliano Pisapia e della sua coalizione. Sono gli argomenti del faccia a faccia di cui il sindaco Letizia Moratti è stata unica protagonista su Sky, in assenza del candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia (al cui posto è stata collocata in studio una sedia vuota). Dopo la registrazione della trasmissione, invece, alla domanda se i comizi di Silvio Berlusconi davanti al tribunale di Milano l'avessero danneggiata, la Moratti ha risposto: "Si sono sovrapposte immagini che dovevano essere date, giustamente, e che però hanno attratto l'attenzione su problematiche diverse rispetto alla città di milano. E' stata danneggiata la possibilità di parlare dei programmi e delle cose concrete che interessano i milanesi". Il confronto con la sedia vuota Croci celtiche al gazebo di Letizia Tornando alla trasmissione, interpellata dal direttore di Sky Tg24, Emilio Carelli, sulla decisione di togliere l'Ecopass, prima difeso, alla domanda "cos'è cambiato dopo il voto al primo turno?", la Moratti ha risposto: "Penso che i risultati elettorali siano un punto importante per riflettere e per capire cosa modificare per dare ascolto agli elettori. Su Ecopass la nostra posizione è contenuta anche nel programma", in cui si parla di "misure per contenere l'inquinamento e il traffico. Non abbiamo esplicitamente detto che avremmo continuato Ecopass". Su questo tema - ha proseguito la Moratti - "Pisapia si contraddice perché prima conferma Ecopass allargato alla città, facendo pagare a tutti, poi dice che lo cancella, e poi Stefano Boeri ha ripetuto che la tassa di circolazione è contenuta nel loro programma. Quindi c'è un problema di credibilità, un problema di tenuta di una coalizione, perché ha posizioni diverse". Per il sindaco uscente, invece "chi è chiamato ad amministrare la città nei prossimi anni deve dimostrare credibilità, una coalizione coesa e non incoerente, competenze nell'amministrare la città di dimostrare con la propria storia, e dimostrare, per chi crede, di avere dei valori, e per noi sono la tutela della vita, la famiglia, l'accoglienza nella legalità, il futuro per i giovani basato sul lavoro più che sui centri sociali o la legalizzazione delle droghe". Un problema, quello della "credibilità" e della "coesione", ha detto anche la Moratti, che esiste anche sul tema del Pgt: "Ho sentito posizioni diverse. Ho sentito Pierfrancesco Majorino che dice che vanno fatte riforme profonde nel Piano, il che significa farlo partire fra tre anni" e Boeri parlare diversamente, mentre "il Pgt per noi significa sviluppo della città, occupazione, lavoro, infrastrutture, riqualificazione di aree dimesse", "opportunità di alloggi" e "centinaia di migliaia di posti di lavoro". Sulla moschea Moratti ha ribadito che "è un problema di ordine pubblico". E ha aggiunto: "In questo momento in cui il terrorismo e l'instabilità del mondo islamico sono sicuramente un pericolo per tutti, io credo che senza regole chiare e un accordo con un governo sarebbe inopportuno pensare a una grande moschea, perché si potrebbero riversare qui islamici da tutta Italia, non controllati". Sulla commissione antimafia chiesta dall'opposizione, "non sono mai stata contraria, ma bisogna dire - ha detto - che il consiglio comunale non ha competenze su questo: sarebbe una commissione che parlerebbe senza avere competenze specifiche. Io - ha aggiunto - sono favorevole alle iniziative che rispettano le competenze e che possono dare davvero dei risultati". Infine la risposta sull'opportunità del trasferimento di ministeri a Milano: "Credo che un tema importante per la nostra città sia la creazione di posti di lavoro e il sostegno al reddito per le famiglie che hanno bisogno di essere sostenute. Rispetto a questo, una politica che crea posti di lavoro è importantissima" e "nel suo programma Pisapia non indica strumenti con i quali creare posti di lavoro". Interpellata sulla sua prossima squadra di giunta, "ho un'idea e la dirò", ha risposto, non volendo anticipare nulla, se non il fatto che "ci sarà un numero significativo di donne". (26 maggio 2011)
IL CASO La Lega avverte Berlusconi "No ministeri al Nord? Niente tasse" Calderoli minaccia lo sciopero fiscale: "Problemi per dicasteri al Nord? No representation? No taxation". Bossi: "Non ci stiamo a pagare e tacere". Il segretario del Pd Bersani: "Il Paese è nelle mani di un irresponsabile, perché con i problemi che abbiamo non si possono aizzare le tifoserie e suscitare risse" La Lega avverte Berlusconi "No ministeri al Nord? Niente tasse" Pierluigi Bersani, segretario del Pd, alla trasmissione Ballarò ROMA - Bersani e Calderoli, su opposti schieramenti eppure uniti contro Berlusconi. Le ragioni sono, evidentemente, diverse. Dopo giorni in cui nel centrodestra è stato tutto uno scambio di "sì", "no" e "forse" sulla richiesta della Lega Nord di trasferire al Nord alcuni ministeri, il ministro della Semplificazione rientra a gamba tesa nel dibattito con un vero e proprio ultimatum. "Ci sono problemi sui ministeri al Nord? E allora niente tasse - dice il ministro leghista per la Semplificazione. - Vorrà dire che la frase 'No taxation without representation' diventerà 'No representation? No taxation". In serata sarà Bossi a rincarare la dose: ""Non abbiamo fatto una retromarcia sul decentramento, i ministeri prima o dopo arriveranno qui al Nord". E poi ha aggiunto: "Il decentramento dei ministeri lo hanno fatto l'Inghilterra e la Francia, che è lo Stato più centralista che c'è: noi siamo i più pirla? No, non ci stiamo a pagare e tacere". Le critiche di Bersani, invece, muovono dal passaggio di Berlusconi ieri a Porta a Porta 1. Nel salotto tv di Bruno Vespa, il premier ha nuovamente attaccato la sinistra, dicendo che se vincesse ai ballottaggi, dimostrerebbe che gli elettori sono senza cervello. "Il Paese è nelle mani di un irresponsabile, perché con i problemi che abbiamo non si possono aizzare le tifoserie e suscitare risse" replica oggi il segretario del Pd, arrivando all'assemblea di Confindustria. "Chi ha un po' di buonsenso bisogna ce lo metta. Non si può mica finire a botte", aggiunge Bersani. Che avverte: "Il giorno dopo le elezioni noi diremo: o il governo cambia l'agenda discutendo di fisco, precarietà giovanile e liberalizzazioni o se non sono in grado vadano a casa e si torni dagli elettorali". Ed ancora: "E' incredibile che il capo del governo agisca così in una situazione che è al punto più acuto dei problemi sociali", continua il segretario del Pd. E poi torna su quel "senza cervello" che Berlusconi ha dato agli elettori di sinistra, replicando: "Non intendeva così, ma senza capelli...". Per il segretario del Pd, invece, non è solo il Nord ma tutto il Paese a essere "nelle mani di un irresponsabile", che "aizza le tifoserie" a pochi giorni dal ballottaggio delle amministrative. E la Lega, continua Bersani, "adesso fa accattonaggio mentre prima voleva ridurre i ministeri". L'opposizione. "La nota di Calderoli certifica il divorzio da Berlusconi e dal Pdl", afferma Roberto Menia, coordinatore del Fli. Per Michele Ventura, vicepresidente dei deputati del Pd, "a tre giorni dal ballottaggio, fanno a chi la spara più grossa perchè hanno perso la testa. Ma Calderoli ha davvero esagerato". (26 maggio 2011)
BALLOTTAGGI - Il concerto a Milano per il candidato del centro sinistra Pisapia: "Ci credo, arriva il nostro tempo" Poi cita don Milani: "Il problema degli altri è uguale al mio". E spunta l'arcobaleno MILANO - "Io credo che martedì mattina usciremo di casa con un sorriso, pensando "mi piace essere qui". Io ci credo. È arrivato il tempo. È arrivato il nostro tempo". Così Giuliano Pisapia ha concluso il suo intervento in piazza del Duomo, davanti a circa 50mila persone (secondo gli organizzatori) durante il concerto di Elio e le Storie Tese. "Abbiamo ripreso in mano il nostro destino - ha aggiunto -. Non facciamocelo sfuggire. Domenica e lunedì andiamo tutti alle urne, andiamo a festeggiare la democrazia, facciamo vincere Milano". Il candidato sindaco del centrosinistra ha quindi ripercorso le tappe della lunga campagna elettorale: "In questi mesi noi abbiamo visto che possono trionfare la passione, l'impegno, il rispetto. In questi mesi noi abbiamo dimostrato che la vera ricchezza sono le persone". "Milano - ha aggiunto - è ancora il cuore d'Italia. È ancora il cuore dell'Europa. E soprattutto è ancora nel cuore dei milanesi, nel vostro grande, generoso, cuore. Un cuore appassionato di virtù civiche e di dignità morale. Il vostro cuore è stato nutrito di menzogne mentre ha fame di verità". L'arcobaleno in piazza Duomo L'arcobaleno in piazza Duomo L'arcobaleno in piazza Duomo L'arcobaleno in piazza Duomo L'arcobaleno in piazza Duomo L'arcobaleno in piazza Duomo L'arcobaleno in piazza Duomo L'arcobaleno in piazza Duomo DON MILANI - Pisapia ha quindi sottolineato che non cerca rivincite: "Voi ed io vogliamo contribuire a costruire un città fatta da noi, per tutti noi. Una città aperta, che sappia guardare al futuro. Una città accogliente. Una città affettuosa". Non potevano mancare i riferimenti alle accuse che gli sono state mosse come quella di essere un estremista: "Mi hanno accusato di non essere moderato. Non capisco che cosa significa questa parola sulle loro labbra, questa parola che viene offesa e smentita ogni giorno da comportamenti indecenti. Non so che cosa sia per loro la politica, ma se mi chiedessero quale idea ho io, risponderei con le parole di don Lorenzo Milani che diceva 'Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia". Ha anche scherzato: "Da ieri sera circola anche un'altra battuta molto bella: Gigi D'Alessio non ha cantato ieri in piazza Duomo perché l'ha rapito Pisapia". Molti i riferimenti al programma e all'impegno della città, compreso quello per l'Expo: "Io credo che noi milanesi faremo dell'Expo 2015 una grande iniziativa che darà luce al mondo. Io credo che noi milanesi saremo un esempio di civiltà: dimostreremo che dire "bene comune" non vuol dire che l'aiuola davanti casa non è di nessuno, ma al contrario che appartiene a ciascuno di noi; io credo che ognuno di noi avrà cura della città perchè città è casa". ARCOBALENO - In piazza Duomo a Milano la pioggia battente non ha fermato il concerto organizzato per la chiusura della campagna elettorale di Pisapia, con l'esibizione di Elio e le Storie Tese, che ha seguito la performance di Antonio Cornacchione. All'inizio del concerto Claudio Bisio ha scherzato annunciando la presenza di Gigi D'Alessio, il cantante napoletano che ieri ha dato forfait a Letizia Moratti per un analogo concerto di chiusura della campagna elettorale. Mentre su piazza del Duomo inizia a calare il buio, è comparso ad un certo punto anche un arcobaleno. Redazione online 27 maggio 2011
l'annuncio all'ultimo giorno di campagna elettorale Ecco la squadra della giunta Moratti 2 Vicesindaco alla Lega, ma sarà Castelli L'ex ministro avrebbe la delega ai Trasporti. Assessorati a Maurizio Lupi e Luigi Casero. Incarichi speciali per Gabriele Albertini e Annamaria Bernardini De Pace MILANO - All'ultimo giorno di campagna prima del ballottaggio, ecco l'annuncio della squadra. Se non tutta, almeno una buona parte della giunta Moratti 2 viene annunciata dal sindaco uscente di Milano poche ore prima della serata dei concerti affidati ai Dik Dik, a Fausto Leali e a Little Tony in diversi luoghi della città. E nell'annuncio della Moratti c'è più di una sorpresa, a cominciare dall'indicazione del vicesindaco, che sarà sì un leghista ma non il capolista del Carroccio, Matteo Salvini, pensì l'ex ministro della Giustizia, Castelli, che avrebbe la delega alla Mobilità, ai Trasporti e alle Opere pubbliche. In giunta, in caso di vittoria, ci sarebbero anche il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi come assessore alla Casa, alla Periferia e all'Urbanistica, e il sottosegretario all'Economia Luigi Casero, con delega al Bilancio. L'assessore alla Cultura sarà il giornalista Paolo Del Debbio. LE DONNE - Tre le donne indicate dalla Moratti: Daniela Maininin, Giovanna Mavellia e Evelina Flacchi che si occuperanno rispettivamente di Attività produttive, Servizi ai cittadini e alle imprese e semplificazione e Salute. Ma non sarebbero le sole. Restano ancora da individuare infatti gli assessori alle Politiche sociali, alla Sicurezza, all'Ambiente, al Verde e arredo urbano e ai Giovani, "che verranno scelti tra donne e uomini del Pdl, della Lega e della lista Milano al Centro, sulla base dei consensi elettorali raccolti e del loro lavoro". Gabriele Albertini avrà "un ruolo di rilievo al mio fianco", assicura la Moratti e "all'avvocato Annamaria Bernardini De Pace abbiamo pensato di proporre la presidenza di una società partecipata dal Comune". 27 maggio 2011
Redazione online 27 maggio 2011
Fincantieri, diecimila in piazza Operai e studenti insieme La città si stringe intorno ai dipendenti dei cantieri in lotta contro il piano esuberi che prevede la chiusura dell'officina di Sestri. Corteo per le strade di Sestri. L'appello del rettore: "Universitari e non solo, partecipate alla manifestazione". Negozi chiusi per due ore. Contestato il sindaco Fincantieri, diecimila in piazza Operai e studenti insieme Genova si stringe attorno ai lavoratori Fincantieri. Stamani la grande manifestazione a Sestri Ponente. Diecimila al corteo che dai cancelli dello stabilimento in via Soliman e ha raggiunto piazza Baracca. Insieme ai lavoratori, in piazza protestano anche gli studenti. Giacomo Deferrari, rettore dell'Università, ha lanciato un appello ai suoi allievi: "Gli studenti, universitari, ma non solo, devono partecipare alle proteste dei lavoratori Fincantieri per evitare che Genova muoia". LE IMMAGINI Contestato il sindaco. Quando Marta Vincenzi ha preso la parola al microfono si sono alzati sonori fischi da un gruppo di manifestanti. Ha avuto giusto il tempo di sottolineare che "le istituzioni devono andare a Roma". Poi i fischi sono stati così espliciti che il sindaco ha preferito lasciare la parola ad altri. Gli operai che l'hanno contestata sostengono che lei sapeva del piano di esuberi ma non ne ha mai parlato al sindacato. Lei invece ha sempre smentito. Anche i commercianti protestano contro il piano esuberi della Fincantieri che prevede la chiusura del cantiere di Sestri e il ridimensionamento di quello di Riva Trigoso. Ieri sono scesi in piazza e sui quotidiani hanno acquistato pagine pubblicitarie per chiamare a raccolta i genovesi: "Salviamo i cantieri navali di Sestri Ponente e Riva Trigoso", ha scritto l'Ascom. "Le imprese del commercio, del turismo e dei servizi, sono solidali con i lavoratori Fincantieri. Non accettano l'ennesimo taglio all'occupazione e all'economia di Genova e del Tigullio. Insieme riappropriamoci del nostro futuro". Stamani i negozi hanno abbassato le saracinesce per due ore. (27 maggio 2011)
CHIESA Precariato, il Papa esorta politica e imprese "Necessario ogni sforzo per superarlo" Durante la cerimonia del rosario a S. Maria Maggiore il pontefice chiede inoltre che "chi è chiamato a responsabilità politiche e amministrative non rimanga vittima della tentazione di sfruttare la propria posizione per interessi personali" Precariato, il Papa esorta politica e imprese "Necessario ogni sforzo per superarlo" Papa Benedetto XVI ROMA - Il precariato "compromette" "futuro" e "serenità" soprattutto dei giovani. Per questo il Papa, nel corso dell'intervento svolto questo pomeriggio durante il rosario in Santa Maria Maggiore, ha spiegato di volersi unire "a quanti chiedono alla politica e al mondo imprenditoriale di compiere ogni sforzo per superare il diffuso precariato lavorativo...". Il discorso di Benedetto XVI ha toccato anche altri temi di attualità politica. Il pontefice ha chiesto poi ai vescovi italiani di "non esitare" nel chiedere ai laici cattolici il loro impegno in prima persona nella vita pubblica e nel lavorare affinché "chi è chiamato a responsabilità politiche e amministrative non rimanga vittima della tentazione di sfruttare la propria posizione per interessi personali o per sete di potere". La Chiesa Italiana, ha ricordato ancora il pontefice, deve impegnarsi per favorire "la reciprocità tra Settentrione e Mezzogiorno". "Aiutate il Nord - ha scandito Ratzinger - a recuperare le motivazioni originarie di quel vasto movimento cooperativistico di ispirazione cristiana che è stato animatore di una cultura della solidarietà e dello sviluppo economico. Similmente - ha continuato - provocate il Sud a mettere in circolo, a beneficio di tutti, le risorse e le qualità di cui dispone e quei tratti di accoglienza e di ospitalità che lo caratterizzano". Prima del Papa a prendere la parola era stato il presidente della Cei Angelo Bagnasco. Un intervento per invitare i cattolici "e in particolare i giovani che ne avvertano la vocazione a sperimentare quella esigente forma di carità che è l'impegno politico". All'Italia, ha aggiunto, è richiesto "un sussulto di responsabilità da parte di tutti, in primo luogo da chi è chiamato ad esercitare una forma di rappresentanza politica". Lo chiedono i "problemi presenti ancora prima" che le "sfide" del futuro, ha detto ancora Bagnasco. Qui, ha proseguito, "si intuisce che non si tratta solo di acquisire una competenza, pure necessaria, ma di coltivare un'apertura alla cura del bene comune, che è forma della giustizia, fine ultimo dell'agire politico". Il capo dei vescovi italiani ha ricordato quindi la volontà della Chiesa di "avviare una nuova stagione di impegno educativo", visto che senza "identità" un popolo non ha "spina dorsale" e "diventa fragile", mentre "lo Stato si indebolisce e si snatura". Il sussulto di responsabilità, a giudizio di Bagnasco, è richiesto per "coltivare un'apertura al bene comune, che è forma della giustizia, fine ultimo dell'agire politico". Il cardinale ha anche citato Giuseppe Toniolo, uno dei padri del cattolicesimo sociale italiano, e la sua convinzione che dell'identità del Paese, iscritta anche "nell'arte e nella letteratura", la fede cristiana è parte integrante. In Italia, il cattolicesimo, ha sottolineato ancora Bagnasco, è la "spina dorsale" e "se questa si corrompe, allora il popolo diventa fragile, e lo Stato si indebolisce e si snatura". (26 maggio 2011)
ASSEMBLEA CONFINDUSTRIA Marcegaglia: "L'Italia ha perso dieci anni per la crescita serve una politica autorevole" La presidente degli industriali Emma Marcegaglia rimprovera maggioranza e opposizione e chiede al governo un forte impegno per il futuro del Paese. "I contratti? Andiamo avanti". Replica secca alla Fiat: "Finiti i tempi in cui decidevano poche aziende" di ROSARIA AMATO Marcegaglia: "L'Italia ha perso dieci anni per la crescita serve una politica autorevole" La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ROMA - L'Italia deve guarire dalla "malattia della bassa crescita", altrimenti non ci sarà futuro per il Paese. E la politica, maggioranza e opposizione, deve concentrarsi su questo, varando le riforme necessarie: riduzione delle imposte su imprese e lavoratori, liberalizzazioni, semplificazione amministrativa, infrastrutture. La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che stamane tiene a Roma per l'ultima volta (il suo mandato scade tra un anno) la relazione all'Assemblea Annuale, ha toni molto duri nei confronti del governo: "La verità è che l'agenda nazionale non riesce a fare della crescita il suo primo argomento all'ordine del giorno perché la politica senza altro". E "alla lunga, senza sviluppo economico, senza crescita, alza la testa il populismo, vengono messi in discussione i fondamenti stessi della democrazia". IL TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE 1 Ma ora basta, ribadisce Marcegaglia: "In termini di benessere, l'Italia ha già vissuto il suo decennio perduto. Dobbiamo muoverci in fretta". Perché "temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci". Si chiuda finalmente la "stagione della spesa facile". Servono "istituzioni forti ed autorevoli", "istituzioni che sappiano recuperare la fiducia dei cittadini e delle imprese, che oggi è gravemente erosa". "Ciò richiede uno scatto d'orgoglio di tutta la classe dirigente del Paese". Da qui l'appello ad abbassare "i toni della polemica politica" e a far cessare "gli attacchi e le delegittimazioni reciproche". "Questa - sottolinea Marcegaglia - è la prima, vera, grande riforma di cui ha bisogno l'Italia". Da tre anni Confindustria chiede le riforme, ricorda la leader degli industriali, ribadendo pertanto la "delusione" della categoria. E assicurando che "nei momenti difficili della vita del Paese e di grande discontinuità noi saremo pronti a batterci per l'italia, anche fuori dalle nostre imprese, con tutta la nostra energia, con tutta la nostra passione, con tutto il nostro coraggio". La presidente di Confindustria ha ribadito che "sui contratti non si torna indietro" e, lanciando un messaggio soprattutto alla Fiom, ha detto che chi continuerà a "dire solo no si assume una grave responsabilità di fronte al Paese" e renderà sempre più difficile "difendere l'occupazione". Marcegaglia ha rilanciato la proposta di una riforma del mercato del lavoro che introduca per tutti "la flessibilità in uscita", perché "occorre proteggere i lavoratori dalla perdita di reddito, non dalla perdita del posto di lavoro". Duro messaggio anche sui refendum: a giudizio di Confindustria, sull'imminente referendum sull'acqua arrivano "messaggi fuorvianti o addirittura falsi". L'Assemblea di Confindustria celebra anche i 150 anni dell'Unità d'Italia, e infatti in prima fila c'è, per la prima volta, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti quest'anno non ci sono, per gli impegni legati al G8 in Francia. Ai 150 anni dell'Unità d'Italia è dedicata infatti la prima parte dell'intervento di Emma Marcegaglia, che è stato preceduto dall'inno nazionale, "Fratelli d'Italia", intonato da tutti i presenti, e si chiude con una tripla acclamazione: "Viva l'industria! Viva il lavoro italiano! Viva l'Italia!". In prima fila anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, al quale è andato l'omaggio dell'Assemblea di Confindustria: "L'Unione farà ancor meglio la sua parte grazie a un presidente della Bce come Mario Draghi. A lui per il suo nuovo incarico esprimiamo il più sincero e caloroso augurio di buon lavoro". A quel punto sono scattati lunghi applausi, e Draghi si è alzato in piedi per ringraziare. Il decennio perduto. In questi anni l'Italia è arretrata, ricorda Confindustria. "Il Pil per abitante del 2010 è ancora sotto i livelli del 1999. Rispetto alla media dell'area euro è passato dal 106,8% nel 1995 al 93,8% del 2011. E' un arretramento che rischia di continuare. In termini di benessere, l'Italia ha già vissuto il suo decennio perduto". Ma non è colpa del Sud. L'arretramento dell'Italia è generale, e non è affatto limitato al Sud, a differenza di quanto ha sostenuto più volte nelle settimane precedenti il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. "Il mito da sfatare è che l'Italia vada in fondo bene e che dunque gli imprenditori devono piantarla di lamentarsi. - obietta Marcegaglia - E' un mito con molte varianti. Una è per esempio quella per la quale il Nord è cresciuto e cresce come e più della Germania, mentre la zavorra sarebbe solo il Sud. I numeri dicono il contrario, visto che tra il1995 e il 2007 il Pil procapite al Sud è cresciuto in media dell'1,3%, contro lo 0,9% al Nord". E quindi, conclude la presidente di Confindustria, "la questione della bassa crescita è nazionale e generale". Meno Stato ma politica efficiente. La principale responsabilità della bassa crescita è il cattivo funzionamento della politica: Marcegaglia non esita a puntare il dito nei confronti di chi governa e non ha saputo "fare della crescita il suo primo argomento all'ordine del giorno" perché "pensa ad altro". Serve più mercato: via alle liberalizzazioni. Al contrario, lo Stato, a giudizio di Confindustria, se da un lato non ha saputo varare le riforme necessarie, è stato fin troppo presente e invadente là dove non avrebbe dovuto. "In Italia c'è bisogno di più mercato, ancora poco presente o del tutto assente in troppi settori della vita economica. Le liberalizzazioni mancate continuano a penalizzare il Paese". Marcegaglia cita la Banca d'Italia, secondo la quale "una decisa politica di liberalizzazione nei settori meno esposti alla concorrenza potrebbe generare un aumento del Pil dell'11% e dei salari reali di quasi il 12% nel medio-lungo termine". Basta con i privilegi della politica. "La stagione della spesa facile deve essere considerata chiusa per sempre", afferma Marcegaglia. "La politica a tutti i livelli - denuncia la presidente di Confindustria - dà ancora troppa occupazione a troppa gente e in un momento così grave in cui tutto il Paese è chiamato a fare grandi sacrifici è del tutto impensabile che non sia la politica per prima a ridurre drasticamente i suoi privilegi". "La precedente finanziaria - ammette Marcegaglia - aveva cominciato timidamente un percorso di ridimensionamento. Quel che è stato realizzato fino ad oggi è insufficiente. Le resistenze sono estese, radicate, fortissime". Le colpe dell'opposizione. Se la gestione politica dell'Italia è pessima, la colpa non è solo della maggioranza, ma anche dell'opposizione. "Ora che le difficoltà della maggioranza sono evidenti nel giudizio popolare, non per questo possiamo tacere che l'opposizione, tra spinte antagoniste e frammentazioni, è ancora incapace di esprimere un disegno riformista". "Sui contratti andremo avanti". Sulla riforma del modello contrattuale Confindustria non torna indietro. Anzi, "andremo avanti", ha detto la leader di Confindustria, chiamando in causa soprattutto la Fiom, "che è contraria per principio". Ma chi continuerà a "dire solo no - ammonisce - si assume una grave responsabilità di fronte al Paese" e renderà sempre più difficile "difendere l'occupazione". Referendum, "messaggi fuorvianti". Dall'imminente referendum sull'acqua arrivano "messaggi fuorvianti o addirittura falsi", afferma Marcegaglia. Se i quesiti fossero approvati, aggiunge, "metterebbero uno stop al già bassissimo grado di affidamento ai privati della gestione dei servizi pubblici e impedirebbero gli investimenti". Lavoro, flessibilità in uscita per favorire i giovani. La leader di Confindustria ha lanciato anche una proposta per superare il blocco che tiene fuori dal mercato del lavoro i giovani. "Dobbiamo riflettere e prendere rapide decisioni sulla formazione, sul passaggio tra scuola e lavoro, su più adeguati percorsi di studio nella scuola e nell'università, su più efficienti strumenti di orientamento e collocamento al lavoro, sul nuovo contratto di apprendistato in via di riforma, su politiche fiscali meno pesanti per chi ha carichi familiari e su servizi pubblici più efficienti per la famiglia". Ma per Confindustria occorre anche "riprendere in mano le leggi sul lavoro", dando vita a "uno schema di riforma complessiva che considera anche la flessibilità in uscita". Secondo Emma Marcegaglia, "occorre proteggere i lavoratori dalla perdita di reddito, non dalla perdita del posto di lavoro". Il caso Fiat. Un passaggio inevitabile ha riguardato la Fiat che ha espresso l'intenzione di lasciare Confindustria. "Come presidente - dice Emma Marcegaglia - sento il dovere di rappresentare tutti i 150mila associati, perché non esistono soci di serie a e soci di serie b. Noi non agiamo sotto pressione di nessuno e non pieghiamo le regole della maggioranza per le esigenze di un singolo". Perché, ha aggiunto abbandonando per un attimo la lettura della sua relazione, "sono finiti i tempi in cui poche aziende decidevano l'agenda di Confindustria: proseguiremo a modernizzare le regole sindacali senza strappi improvvisi che fanno male al sistema delle imprese e del Paese". (26 maggio 2011)
2011-05-25 AMMINISTRATIVE Berlusconi ammette: "Nostri candidati deboli Vince la sinistra? Elettori senza cervello" Il Cavaliere si scatena contro De Magistris e Pisapia. "Non c'è alternativa a noi e alla Lega". "Non ho attaccato i magistrati". "Contro di me un blocco mediatico". "Crisi economica? I ristoranti sono pieni". "La telefonata per Ruby? L'avrei fatta anche per Rosy Bindi". "Disposto a passo indietro per riunire i moderati" Berlusconi ammette: "Nostri candidati deboli Vince la sinistra? Elettori senza cervello" Berlusconi con Letizia Moratti ROMA - In vista dei ballottaggio Silvio Berlusconi convoca l'ufficio di presidenza del Pdl e allo stato maggiore del partito riunito a Palazzo Grazioli spiega che il risultato delle elezioni amministrative al primo turno è dipeso anche dalla scelta dei candidati a sindaco e dall'eccessiva politicizzazione di un voto amministrativo. Poi va da Bruno Vespa e ammette che nella scelta delle candidature non tutto è andato per il verso giusto: "Le amministrative sono elezioni particolarissime in cui influisce la scelta e la personalità del candidato e lo scontro con un altro candidato". Comunque la sinistra riuscirà a vincere ai ballottaggi solo se "gli italiani andranno a votare lasciando a casa il cervello". Sparisce, nelle parole del premier, il valore nazionale del voto amministrativo: "Non penso a un voto contro di me, sono applaudito dappertutto". Una virata totale rispetto a quello che diceva solo 15 giorni fa. 1Che termina con l'ammissione che il voto locale rappresenta anche un dato nazionale ("Tutti i governi sono in calo") e con la certezza che nessuno, meno che mai la Lega ("che a luglio insieme a Tremonti voleva il voto"), "voglia farlo fuori". Di dimissioni in caso di sconfitta elettorale e di un nuovo governo neanche a parlarne: "Lo escludo, a meno che non mi venga un colpo domattina..". Casomani, concede il Cavaliere, "sarei disposto ad un passo indietro per riunire i moderati". LO SPECIALE ELEZIONI 2 Preferenze e attacco alla sinistra. Il premier minimizza il calo del suo partito ("siamo al 26,42% e non siamo soddisfatti ma è un particolarissimo sistema elettorale che penalizza tutti"), rilancia l'alleanza con la Lega ("è l'unica possibile"), attacca la sinistra italiana ("è la più impresentabile del mondo, perché ormai è diventata un coacervo di partiti diversi da Di Pietro, a Vendola, a Grillo, agli ex comunisti che si mettono insieme ma poi si divideranno alla prima occasione") e offre la sua spiegazione sulle preferenze dimezzate rispetto a cinque anni fa. Colpa della scheda elettorale, dice, che sembra un "lenzuolo", pieno zeppo di una "ridda di simboli", il cui risultato è uno solo: "E' molto più facile fare la x sul nome sindaco senza indicare un partito". In particolare, aggiunge, molti elettori milanesi sono stati tratti in inganno: "Facendo la x sulla Moratti pensavano di votare anche me che ero capolista". Poi tocca alla sfida di Milano: "Dare le città in mano all'estrema sinistra è una follia. Siamo in campo per restarci". Nonostante, giura, senta di avere contro "un blocco mediatico terrificante: i grandi giornali a partire dal Corriere, le tv private come Sky e La7 e dieci trasmissioni della Rai stanno tutte con la sinistra". I ballottaggi. "La Moratti e Lettieri sono persone che hanno gestito aziende, sono capaci di prendere delle decisioni, mentre gli altri sono amministratori improvvisati. Io credo che Pisapia (che era un avvocato di De Benedetti, è dell'estrema sinistra e ha presentato leggi a favore dei terroristi) e De Magistris (che è un agitatore politico, un demagogo, con lui andrebbe in scena 'le manette sulla città) non riusciranno a vincere, se a Milano e Napoli la gente andrà a votare senza lasciare a casa il cervello" incalza il premier. Sanzioni Agcom. "E' una follia la decisione dell'Agcom, non credo che i cittadini pagheranno la multa". Berlusconi bolla così le sanzioni comminate dal garante ai telegiornali che hanno mandato in onda le sue interviste. "C'è un sistema folle che si chiama par condicio, una norma liberticida. La decisione è stata presa non in consiglio dove c'è parità, ma in una commissione dove la sinistra ha la maggioranza. Come può esserci giustizia se l'organo è squilibrato politicamente?". Legge elettorale e giustizia. Promossa a pieni voti l'attuale legge elettorale. "Credo nel bipolarismo che è il sistema di tutte le grandi democrazie e per quanto riguarda il mio partito è il miglior sistema al mondo". Infine la giustizia e le continue polemiche con la magistratura. 'Ho dovuto subire 30 differenti processi e in 24, già finiti, le accuse sono state poi ritenuti infondate. Mi hanno gettato discredito, fango, angoscia, problemi con i familiari e mi hanno impedito di lavorare - continua il premier -. Leonardo da Vinci avrebbe finito la Gioconda se fosse stato preso a schiaffi tutto il giorno? Solo grazie ai miei genitori che mi hanno dato una scorza dura e una resistenza disumana ce l'ho fatta". Il premier nega, inoltre, di aver dedicato la campagna elettorale solo ai temi della giustizia: "Nei miei comizi ne parlavo 3-4 minuti ma poi i tg parlavano solo di questo". Poi il nuovo affondo: "Noi crediamo che la sovranità sia del popolo. Oggi la sovranità in questo sistema malato è di Magistratura Democratica e dei suoi pm. In nesun Paese civile un capo di governo viene così umiliato". Per questo è "giusto" ed è "un diritto della maggioranza" fare leggi "contro l'uso illegittimo della giustizia". "La crisi non c'è". L'italia è in crisi? "Tutti noi abbiamo esperienza di una cosa diversa- dice il premier - e cioè che è difficile trovare un posto al ristorante, o in aereo. L'Italia spende 10 miliardi di euro in cosmetici". E se colpe ci sono, sono "dei comunisti che con i governi di solidarietà nazionale hanno bloccato le infrastrutture, l'energia, hanno moltiplicato per 8 volte il debito pubblico". Di una manovra economica aggiuntiva neanche a parlarne: "Non saremo chiamati a una riduzione di 46 miliardi che non sarebbe possibile". Rubygate. "Io sono una persona che soccorre le persone in pericolo. L'avrei fatto anche con Rosy Bindi" dice Berlusconi che, per l'ennesima volta tira in ballo il presidente del Pd 3. Ribadendo la sua buona fede nel 'caso Ruby' a proposito della telefonata fatta alla questura di Milano. "E' tutto regolarissimo e non mi sono pentito di aver fatto quella telefonata. E' una montatura totale". Poi cerca di ironizzare: "Ora telefono al nuovo governo egiziano perchè stanno trattando troppo male Mubarak e per chiedere la sua scarcerazione assumendo che è lo zio di Ruby". Secca la replica di Rosy Bindi: "Non è stato gradevole ricevere le sue offese in diretta televisiva, nè entrare nelle sue barzellette blasfeme. Ma essere coinvolta nelle sue menzogne e usata per giustificare i suoi comportamenti illeciti è troppo!" "Tengo unito il centrodestra". "Il regalo più grande? Tornare cittadino privato. Il carico di responsabilità e di insulti ogni giorno contro di me da tv e giornali è qualcosa di inaccettabile e incredibile. Io sarei felice di tornare a fare il mio mestiere". Per adesso però non tira aria di passi indietro. Anche perché, assicura il premier, "sono l'unico in grado di tenere in piedi il centrodestra" e ogni volta "che accenno alla possibilità di un successore scoppia la rivoluzione". Solo uno spiraglio resta aperto: "Sarei assolutamente disponibile a fare un passo indietro se questo avesse come contropartita la ricomposizione dell'area moderata e ci fosse una persona considerata da tutta l'area moderata come unico leader possibile". Lontana anche una ipotetica riunificazione con l'Udc: "Offrii a Casini 11 posti di governo sapendo che la tendenza di chi fa politica da tempo e di questi democristiani è avere come traguardo posti decisivi di governo. Ma lui aveva già la determinazione di essere il nuovo Prodi con un listone con tutta la sinistra e disse di no". Bersani. L'esperienza del governo Berlusconi è "alla frutta". E la "riscossa civica" che porterà il cambiamento anche al governo, parte dai Comuni e dalle Province, dai ballottaggi di questo fine settimana. Perchè "la confusione in cui regna il governo ha ricadute nella vita dei cittadini". Perciò Pier Luigi Bersani è convinto che a Milano e non solo, il centrosinistra vincerà: "i cittadini sceglieranno il cambiamento". (25 maggio 2011)
VERSO IL BALLOTTAGGIO Pisapia: "C'è una regia per infangarmi" In Procura un'inchiesta per diffamazione Lo sfidante della Moratti parla della denuncia in Procura sui veleni della campagna elettorale Nel mirino i falsi zingari in giro e i finti operai che dicono di prendere le misure per la moschea Pisapia: "C'è una regia per infangarmi" In Procura un'inchiesta per diffamazione Giuliano Pisapia La Procura di Milano ha avviato un'indagine con l'ipotesi di reato di diffamazione dopo che gli avvocati di Giuliano Pisapia hanno depositato un esposto in cui denunciano, fra l'altro, la presenza di finti fan del candidato sindaco travestiti da rom che distribuiscono volantini dal contenuto falso e diffamatario. Nell'esposto vengono ipotizzati anche i reati di abuso della credulità popolare, sostituzione di persona e pubblicazione di notizie atte a turbare l'ordine pubblico. Il fascicolo è stato in un primo momento assegnato al procuratore aggunto di turno, Nicola Cerrato, ma finirà per competenza al pubblico ministero Armando Spataro, che già si occupa delle presunte aggressioni a sfondo politico avvenute in campagna elettorale. Le bugie contro Pisapia La denuncia di Vendola "C'è una regia e una strategia" dietro i falsi zingari in giro per Milano e i finti operai che dicono di prendere le misure per la nuova moschea, dice Pisapia, che parla di fatti "di una gravità incredibile che non possono derivare da una iniziativa personale". E ha aggiunto: "Dietro c'è una regia, c'è una strategia che è quella di infangare la mia immagine e, quello che più mi preme, di infangare la coalizione, il mio programma e il futuro di Milano". Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, polemizza contro la decisione di Pisapia. "Un candidato che dopo aver invocato toni bassi si rivolge a un giudice... - dice il governatore - Ma in campagna elettorale ci si confronta sul programma, tanto non è un giudice a decidere il risultato delle elezioni amministrative". A giudizio di Formigoni, che ha parlato a margine di una conferenza stampa, è la dimostrazione che "i toni sbagliati li sanno usare benissimo anche loro. Pisapia si è reso protagonista di un grosso scivolone, questa denuncia non sta né in cielo né in terra". (25 maggio 2011)
VERSO IL BALLOTTAGGIO Leggende metropolitane e fotomontaggi i trucchi del centrodestra contro Pisapia La campagna elettorale è costellata da bufale e sgambetti architettati dai sostenitori della Moratti Segnalati nel metrò sedicenti nomadi e punkabbestia che ostenterebbero materiale del centrosinistra di PAOLO BERIZZI Leggende metropolitane e fotomontaggi i trucchi del centrodestra contro Pisapia Un fotomontaggio di Giuliano Pisapia in versione Bin Laden Che Pisapia sia la reincarnazione milanese di Bin Laden ormai lo sanno anche i ciottoli di corso Magenta. Gira anche una foto diffusa da simpatizzanti del Pdl e ritenuta attendibile dagli apparati di sicurezza. Va da sé pure il fatto che, come annunciato in diversi colloqui — per ora solo privati — in cima alle priorità del pericoloso terrorista Pisapia in caso di elezione a sindaco di Milano ci sia la trasformazione del Duomo in una Mecca (su questo punto nel programma si è preferito sfumare un po’). Altre notizie certe, invece, sono arrivate negli ultimi giorni. Alcune sono degne di nota. Proprio perché — se Pisapia manterrà fede agli impegni — a cambiare non sarà solo la geografia della città ma proprio le abitudini di chi la abita. Per dire: le moschee e il nuoto. Due concezioni notoriamente opposte della vita. A sentire l’assessore pidiellino allo Sport, Alan Rizzi, i luoghi di culto islamico che verranno costruiti dal competitor qaedista di Letizia Moratti, decine, a questo punto, divoreranno intere fette di città: piscine comprese. Già. A lanciare l’allarme, nelle ore tribolate che hanno visto la madre di Rizzi cadere vittima di un misterioso agguato politico, è lo stesso assessore. "Pisapia ha in mente di fare una moschea al posto della piscina olimpionica di via Bentivoglio", ha avvertito i milanesi. Che la megavasca, per ora, sia solo un progetto sulla carta (dell’assessorato di Rizzi) è un dettaglio di fronte alla funesta eventualità che trampolini e corsie vengano spazzati via, che peccato, da minareti e stuoie. Ma c’è di più. Per la gioia degli islamici le nuove moschee saranno raggiungibili non solo a piedi, in auto o in bicicletta: anche, meraviglioso, in motoscafo. Attraverso i Navigli. La novità assoluta è stata propagata via Facebook da alcuni giovani atleti della storica Canottieri Milano. Tra gli iscritti della polisportiva — l’ambiente è destrorso ma pare che la Moratti non faccia proprio strage di cuori e infatti al primo turno è prevalsa l’astensione — regna la preoccupazione. "Pisapia ha detto che vuole rendere navigabile ai motoscafi il Naviglio... fottendoci a mille", ha scritto uno su Fb. Pura bufala, ovviamente. Ma la cosa ha preso piede. Tanto che molti, temendo di essere costretti a doversi allenare all’idroscalo, peraltro regno dei non amici del kayac, si dicono pronti a appoggiare "persino" una come la Moratti. Miracoli della dea dell’acqua? Chiuso l’argomento moschee e affini, nel frullatore azionato dalla fantastica e fantasiosa propaganda pidiellina si può trovare molto altro. Colpi bassi. Veri e verosimili. Volantini al curaro, furbate informatiche, pagine facebook taroccate, spot ingannevoli. Alcuni trucchi sono chicche formidabili. Notevoli, per esempio, i finti nomadi. Da qualche giorno su tram e metropolitana si aggirerebbe una nuova etnia gitana: zingari che trascinano borsoni maleodoranti, sacchetti vari e, sorpresa, una borsetta di tela arancione pro Pisapia. È chiaro: l’aspirante sindaco non solo è amico di Al Qaeda come sostiene la Lega ma pensa prima agli zingari che ai milanesi. Faremo in tempo prima di domenica a vedere spuntare almeno una baraccopoli tinta arancio Nell’attesa ci si accontenti dei volantini. Quello infilato nelle cassette postali dai volenterosi del comitato civico "Milano pulita" (dagli stranieri) ha un’intestazione gagliarda: "Fate copia e distribuite". La chiosa è raffinata: "Se votate Pisapia, l’amichetto degli islamici, consegnerete ai vostri figli una Milano di merda". Più sobri quelli diffusi dal comitato elettorale di Letizia Moratti, da Cl e dai Milan club. "Fate una croce sul simbolo del Pdl, un gesto decisivo per fare di Milano una città sempre all’altezza della nostra squadra di calcio!!". A proposito di squadre. Quella ingaggiata da Letizia Moratti per la sfida del primo turno avendo accusato qualche defaillance è stata sostituita: e così, da quando sono arrivati i nuovi strateghi guidati da Paolo Glisenti, per correre ai ripari si punta molto sulla Rete. Strategia aggressiva. La comunicazione di Pisapia viene praticamente clonata. Nella rincorsa sono spuntate finte pagine con la foto dell’avversario da rimontare. E poi le pubblicità. Alcune sono veri specchietti per le allodole: anzi, per gli amanti dei cani. I profili FB di migliaia di milanesi vengono annaffiati con spot strappacuore. Cliccando su una pubblicità dal titolo "non abbandoniamo gli animali tante iniziative per loro a Milano" con tanto di fotografia di due cuccioli si diventa amici di Letizia Moratti. Il meglio del meglio però lo offre un videospot anti Pisapia prodotto dalla Lega. Ci sono un ragazzo e una sciura seduti su una panchina. Fa lui: "Questo Pisapia qua è amico dei nomadi". E lei: "Prima o poi ce li troveremo anche a guidare i tram". Poi scatta una musica araba. (24 maggio 2011)
IL CASO Napoli, De Magistris in vantaggio forse blitz sul decreto antidemolizioni Voci insistenti alla Camera: dovrebbe essere convocato, a poche ore dal ballottaggio, un Consiglio dei ministri per varare il decreto sulle case abusive, che interesserebbe 50mila persone. La mossa a sorpresa per dare una mano al candidato del Pdl Lettieri. Berlusconi a Porta a Porta: "Lo faremo lo stesso, anche se vince chi ha portato la città al disastro" Napoli, De Magistris in vantaggio forse blitz sul decreto antidemolizioni Silvio Berlusconi ROMA - Entro venerdì, a poche ore dal ballottaggio, dovrebbe essere convocato un Consiglio dei ministri per varare un decreto anti-demolizioni delle case abusive napoletane. Un vero e proprio blitz, secondo quanto riferisce l'agenzia Dire citando voci insistenti in ambienti della Camera, dovuto al fatto che, oltre la situazione critica a Milano, anche Napoli preoccupa non poco il Cavaliere. Nel capoluogo partenopeo il candidato dell'Idv Luigi De Magistris è avanti, e il governo deve dare una mano: la richiesta del Pdl campano, governato da Nicola Cosentino, avrebbe quindi trovato orecchie attente. LO SPECIALE ELEZIONI 1 Tra i deputati del Pdl si parla di 11mila abitazioni per un totale di 50mila persone interessate dal provvedimento. In questo modo, nel Pdl si spera di recuperare consensi a favore del loro candidato Gianni Lettieri, in affanno. La partita in corso è molto dura, perché si tira in ballo anche il Quirinale che, in passato, ha già segnalato forte contrarietà al provvedimento in questione. E comunque, questo è quanto circolerebbe tra i deputati del centrodestra, il 'no' di Napolitano lo si è messo già in conto: l'importante è arrivare al ballottaggio con il decreto in mano, il pezzo di carta da mostrare in giro e far toccare. Si conta sul fatto che il presidente della Repubblica non potrà intervenire con i ballottaggi alle porte, e quindi anche se il suo 'no' arriverà martedì, a quel punto i giochi saranno fatti, in un senso o nell'altro. Sempre a quanto si apprende da fonti del centrodestra, anche la Lega, con il ministro Calderoli, si sarebbe alla fine convinta di tentare quest'ultima carta. Si passerà poi all'incasso, se il ribaltone avverrà, con lo spostamento dei ministeri in terra padana. Parlando a Porta a Porta, Silvio Berlusconi ha detto che il governo emanerà il decreto che ferma le demolizioni delle case abusive nel napoletano e la legge speciale per Napoli anche se al ballottaggio dovesse vincere De Magistris. "La voglia sarebbe di non farlo", continua il premier. "Napoli non si rivolga più al presidente del Consiglio per risolvere i suoi problemi se si mettono nelle mani di De Magistris", dice, per poi correggere il tiro: "lo faremo lo stesso, perché siamo fatti così, ma la voglia sarebbe di non farlo. Sarebbe così insensato rimettersi nelle mani di chi ha portato Napoli al disastro".
La soluzione per Napoli, dice ancora il premier, è quella di creare nuovi quartieri sul modello di quanto fatto all'Aquila, per offrire nuove case ai proprietari di quelle che verranno abbattute. (25 maggio 2011)
IL CASO Ministeri, pronta una legge della Lega Ma il premier frena: "Solo rappresentanze" Indiscrezione della Dire: verrà lanciato un provvedimento di iniziativa popolare. Alemanno: "Serve un voto delle Camere". Salvini: "Ha tempo da perdere". La Russa: "Due ministeri senza portafoglio non sarebbe uno scandalo". Ministeri, pronta una legge della Lega Ma il premier frena: "Solo rappresentanze" Gianni Alemanno ROMA - La tregua dura solo poche ore. Dopo il vertice di ieri sera il tema dello spostamento dei ministeri continua a tenere alta la tensione nel centrodestra. La Lega non smette di chiedere lo spostamento dei dipartimenti e il sindaco di Roma Gianni Alemanno, al termine dell'ufficio di presidenza del Pdl, annuncia: "Berlusconi ha ribadito che non e' in vista nessuno spostamento di ministeri al Nord: per me la questione adesso è chiusa così. Se fosse necessario rimane la nostra richiesta di un voto del parlamento. Ma per ora va bene così, vediamo dopo i ballottaggi". Secca la replica leghista: "Alemanno ha tempo da perdere, la proposta di spostare i ministeri da Roma a Milano è dettata dal buon senso e rimane sul tavolo" dice ad Affari Italiani Matteo Salvini, europarlamentare della Lega e leader del Carroccio milanese. Berlusconi, a Porta a Porta, è sembrato cercare ancora un compromesso impossibile tra i due schieramenti: "I giornali hanno dato visibilità a questo tema per creare un caso che non c'è. Il decentramento dei ministeri vuol dire portare in provincia di Monza o Napoli un ufficio di rappresentanza: non vedo lo scandalo". Poche ore dopo il termine dell'ufficio di presidenza del Pdl, arrivano le indiscrezioni dell'agenzia di stampa Dire su una clamorosa iniziativa leghista: sarebbe già pronta la bozza della proposta di legge di iniziativa popolare che il Carroccio porterà in Cassazione per un primo via libera. Poi la Lega lancerebbe la raccolta di firme tra i cittadini lanciandola il 19 giugno a Pontida. Ci sarebbe una delega al governo per scegliere le modalità di attuazione. E, apprende sempre la Dire, si tratterebbe di spostare dicasteri 'di peso', ossia con portafoglio. Ma non è tutto. I primi a essere dislocati sarebbero alcuni ministeri senza portafoglio. Essendo quest'ultimi, infatti, alle dirette dipendenze della presidenza del consiglio basterà un semplice decreto del presidente del consiglio, per stabilire dove verranno spostati. Individuate le sedi: Venezia, Firenze, Napoli e Rimini. Il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, nega che la Lega si sia rassegnata alla centralità di Roma come unica sede del potere politico nazionale. "Nessuno stop allo spostamento dei dipartimenti al Nord - dice -, ma la questione è così importante da non poter essere strumentalmente interpretata come semplice argomento da campagna elettorale per i ballottaggi. Lo si farà e comunque, il presidente Berlusconi ci ha dato la sua parola". Passa un'ora e arriva, dura, la replica di Alemanno. "Serve - dice il primo cittadino - un voto parlamentare che dica no allo smembramento delle funzioni della capitale Io penso che siamo probabilmente di fronte a una sorta di tregua armata su questa vicenda. Credo che la reazione del territorio di Roma e delle istituzioni abbia in qualche modo frenato questi progetti". Ed ecco il tentativo di normalizzazione di La Russa. "Si era parlato di spostare due ministeri senza portafoglio e non sarebbe uno scandalo - dice il ministro della Difesa -, ma Roma capitale è per noi un punto intoccabile: parleremo poi di quale segnale dare al Nord ma anche alle regioni meridionali". "Si possono anche creare - spiega La Russa - sedi distaccate, come ho fatto io in via Novelli a Milano senza costi aggiuntivi, ma non si mette in discussione che il ministero della Difesa è a Roma. Si riconosce che alcune cose si possono fare fuori da Roma, come fa anche il ministro Tremonti in una sede della Guardia di finanza a Milano". Il ministro della Giustizia Angelino Alfano rimanda alla "bravura" del presidente del Consiglio trovare la sintesi tra le posizioni emerse nel centrodestra. In assoluta controtendenza il leghista Mario Borghezio: "Io non li voglio i ministeriali romani, se ne rimangano lì, che mi stanno già abbastanza sulle balle quando vado a Roma per fare qualche pratica". (25 maggio 2011)
FINCANTIERI La preoccupazione dei vescovi "Esplode la rabbia dei poveri" Monsignor Bregantini esprime il "rammarico" della Cei per la decisione di licenziare un gran numero di lavoratori. "Quanto sta avvenendo è come la mano di Dio che ci avverte". Ma "le violenze non sono mai giustificate". La replica dell'azienda: "Cerchiamo soluzioni condivise, ogni decisione sarà presa dopo la trattativa con i sindacati". La preoccupazione dei vescovi "Esplode la rabbia dei poveri" La protesta degli operai a Castellammare di Stabia ROMA - "La forza della rivolta al sud è stata accompagnata da una violenza che è il simbolo di una rabbia che c'è nel cuore della gente e che non è più contenibile, Quanto sta avvenendo è come la mano di Dio che ci avverte: prepariamoci alla collera dei poveri". Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e arcivescovo di Campobasso, commenta con parole forti la vicenda Fincantieri e la protesta degli operai. Il prelato ha voluto testimoniare la "grande preoccupazione" dei vescovi italiani per quanto sta avvenendo sul piano sociale e il loro "rammarico per la decisione" dei vertici di Fincantieri "'di licenziare un numero così alto di lavoratori". La gravità della rivolta, ha aggiunto a margine dei lavori dell'assemblea generale della Cei, "dimostra come questi fenomeni siano collegati a quanto avviene in Spagna. Adagio adagio non è più una questione del Nord Africa, ma ormai le situazioni cominciano a degenerare anche da noi e ci avvertono, quasi come un'avvisaglia, che se la cosa non è contenuta in un certo modo, la vicenda sarà sempre più difficile da gestire". "Quanto sta avvenendo - ha proseguito - è come la mano di Dio che ci avverte: prepariamoci alla collera dei poveri, è quanto disse nel '68 Paolo VI nella enciclica 'Populorum progressio': la collera dei poveri sarà incontenibile, perché non potremmo più giustificarla né contenerla. Questa direi è la lettura sapienziale e angosciante che è nel nostro cuore". E ancora: "La preoccupazione per Castellammare è doppiamente tragica. Indubbiamente poi la situazione di Castellammare ci dimostra come queste zone del Sud siano sempre più dimenticate e sempre più siamo angosciati da questi fatti". Intervistato da One-o-five Live, canale di Radio Vaticana, monsignor Bregantini ha lanciato un appello a politica e istituzioni: "Possono fare tantissimo. Bisogna intervenire subito, studiare bene le cose. La politica deve farsi più seria, solo se incontra problemi reali come questo o la precarietà dei giovani, la politica si purifica". Per il prelato è necessario "trovare soluzioni di transizione" come le "reti di solidarietà". "Bisogna essere molto progettuali. Non si può dire: siccome i conti in Borsa vanno male, gli operai li lasciamo a casa. Voglio ricordare che la fabbrica non è solo degli imprenditori o degli azionisti ma è anche di una città, del sindacato, degli operai, di un intero popolo. Questo ci dice l'enciclica 'Caritas in veritate'". Anche "la chiesa può fare molto. Da una parte deve stare vicino a chi rischia il lavoro o lo ha già perso, dall'altra può essere un collante nelle trattative tra impresa e sindacato. E' già avvenuto molte volte che un vescovo o un prete delegato abbiano aiutato le parti contrapposte a trovare una soluzione. Che molto spesso c'era ma non si voleva adottare". Bregantini non ha dubbi neppure sulle proteste violente avvenute a Genova e Castellammare di Stabia: "Le violenze non sono mai giustificate. Però queste sono comprensibili. Il dolore e la disperazione di questi operai è tanto grande che si arriva a queste forme di protesta che noi non condividiamo ma comprendiamo. Ed è per questo che bisogna stargli vicino in tutti i modi. La chiesa lo sta già facendo". E in serata è arrivata una nota ufficiale di Fincantieri su tutta la vicenda: "come detto nel corso dell'incontro svoltosi alla presenza dei massimi livelli dei Sindacati di categoria le linee del Piano illustrate sono la fotografia della situazione esistente e prospettica e delle conseguenze che ricadrebbero sull'assetto e sul posizionamento dell'Azienda in termini di riduzione della capacità produttiva e relativa riduzione di organico da effettuarsi nel corso dei prossimi anni. L'Azienda ha fatto presente che le linee del Piano non sono da intendersi come "un prendere o lasciare". Il Sindacato, unitariamente, ha respinto le ricadute in termini di esuberi e di chiusura di siti. Le parti si sono date appuntamento il prossimo 6 giugno per la consegna del Piano da parte dell'Azienda con l'obiettivo di approfondire sia quanto esposto dalla stessa sia le valutazioni del Sindacato, proseguendo quindi una trattativa con l'obiettivo di pervenire possibilmente a soluzioni condivise. Per quanto riguarda il cantiere di Castellammare, viene riconfermato, come concordato con le Istituzioni locali, che dal mese di settembre prenderà avvio la costruzione dei due pattugliatori della Guardia Costiera, che satureranno in parte il Cantiere per i prossimi due anni. Inoltre, nel corso del 2010, Fincantieri si è fatta carico dell'indotto stabiese, consentendo alle aziende valide e competitive, che non avevano continuità produttiva presso Castellammare, di realizzare un fatturato di oltre 150 mln di euro presso le altre strutture del Gruppo, impegno che proseguirà nel 2011. Come promesso a più riprese, l'Azienda si farà ancora carico di impiegare parte dei lavoratori di Castellammare come trasfertisti. Per quanto riguarda il cantiere di Sestri, l'Azienda conferma che è pronta a firmare l'Accordo di Programma per Sestri Ponente, come pattuito con tutti gli altri Enti coinvolti, e che utilizzerà le opere previste secondo le esigenze del proprio Piano Industriale, come più volte ribadito alle Istituzioni. Qualsiasi decisione, come da prassi, verrà ovviamente presa a valle delle trattative in corso". (25 maggio 2011)
ELEZIONI Ministeri a Milano, tregua fino al voto Berlusconi: "Vinceremo i ballottaggi" Armistizio in vista del secondo turno elettorale. Ma Bossi insiste: "Silvio si convincerà". Nuovo videomessaggio del Cavaliere. "Noi uomini giusti possiamo farcela grazie al sostegno dei moderati". Fli: "Pronti al dialogo con la Lega. Ma senza Silvio". Bersani sull'Agcom: "Cittadini non devono pagare le multe del premier". Berlusconi: "Mi impediscono di parlare" Ministeri a Milano, tregua fino al voto Berlusconi: "Vinceremo i ballottaggi" ROMA - Il decentramento dei ministeri a Milano sarebbe in stand-by, almeno fino al voto del secondo turno dei ballottaggi. Non è questo il momento di dividersi o di acuire posizioni diverse su temi che rischiano di danneggiare la tenuta della maggioranza e dello stesso Governo. Per questo, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi avrebbero convenuto sulla necessità di accantonare la questione, proposta dalla Lega, che ha causato molti malumori nel Pdl. E' la posizione emersa al termine del lungo incontro a Palazzo Grazioli in serata fra vertici della Lega e del Pdl. Spostamento congelato, dunque, con l'intenzione di studiare modi e strumenti in un secondo momento per valorizzare e dare più importanza ai territori. E accordo sulla necessità di andare avanti con le riforme, a cominciare da quella fiscale e dalle misure per il rilancio dell'economia. Di fatto tregua fino all'appuntamento alle urne di domenica e lunedì, per cercare di ribaltare la situazione soprattutto a Milano. Parlando in giornata con i giornalisti che gli sottolineavano come il premier non fosse d'accordo sulla proposta, Umberto Bossi si è detto certo che Berlusconi si sarebbe invece convinto dell'opportunità di spostare alcuni ministeri al nord. I ministeri decentrati sul territorio, ha aggiunto il ministro leghista,"ci sono in tutta Europa, in Inghilterra, in Francia. Perché non ci devono essere qui?". Una battuta il senatùr l'ha riservata anche al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ha minacciato di scendere in piazza. ''È contrario ai ministeri? - ha sorriso il Bossi - E te credo...''. Il leader del Carroccio, poi, ha aggiunto che "non c'è scontro tra Lega e Pdl", dichiarandosi convinto che a Milano "vinciamo noi". Alla domanda, poi, se sarebbe salito sul palco insieme alla Moratti per il comizio finale, Bossi ha detto: ''Se me lo chiede sì''. Intanto dal premier arriva un nuovo videomessaggio con i toni di sempre. Silvio Berlusconi torna a far sentire la sua voce in vista dei ballotaggi del 29 e 30 maggio. "Noi possiamo e dobbiamo vincere. Noi uomini giusti possiamo farcela grazie al sostegno dei moderati" dice il premier che guarda con particolare apprensione alla sfide di Milano e Napoli. Con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni che si affretta ad annunciare la volontà di ridare, con un decreto, ai sindaci "quei poteri che hanno così bene applicato in questi anni". Nonostante lo stop della Corte alla cosidetta carta di Parma. SPECIALE AMMINISTRATIVE 1 Contro il candidato del centrosinistra meneghino, Giuliano Pisapia, il Cavaliere torna a puntare il dito. Ribadendo che si tratta di "un sindaco della sinistra estrema" che sarebbe "dannoso per i milanesi e incompatibile con l'Expo". Poi tocca a Napoli e nel mirino l'ex pm Luigi De Magistris: "A Napoli il nostro candidato Lettieri farà finalmente uscire la città dagli ultimi 18 anni di malgoverno della sinistra". Per il Cavaliere "il candidato della sinistra si propone come il nuovo, ma in realtà è il vecchio che ritorna, perchè viene sostenuto dagli stessi partiti che sono responsabili dello sfascio di Napoli". Viceversa con Lettieri potrà tornare ad essere la capitale del Mediterraneo". Anche perché, insiste il presidente del Consiglio, "il Pdl è il primo partito del Paese e non esistono alternative possibili alla nostra maggioranza e al nostro governo". Curioso, però, che dopo aver politicizzato il voto, adesso, il Pdl freni. "Ricordiamoci che stiamo parlando di elezioni amministrative e che sarebbe sbagliato credere che il loro risultato finale possa avere conseguenze sulla stabilità del governo" minimizza Antonio Leone vicepresidente della Camera dei Deputati. In attesa di capire come andranno i ballottaggi e che conseguenze avranno, in molti si interrogano su un ipotetico futuro senza Berlusconi. A partire da Fli che apre al centrodestra, ma senza Cavaliere. "C'è la possibilità di ricostruire una maggioranza e un governo di centrodestra senza Berlusconi premier? Questa la domanda alla quale dovrebbero rispondere dopo i ballottaggi innanzitutto lo stesso Cavaliere e poi Umberto Bossi" dice Carmelo Briguglio, vicecapogruppo vicario di Fli. "Se sì - spiega - Fli e il Terzo Polo sarebbero interessati ad aprire un dialogo, in caso contrario dovremo tutti rassegnarci all'idea tutta italiana di due centrodestra, uno berlusconiano ancora per poco con la Lega e uno per ora più piccolo che è il Terzo Polo ma destinato a crescere nello spazio vitale e nel blocco sociale del Pdl trasformatosi in un coacervo di tribù in guerra tra loro". Mentre il segretario del Pdl Pier Luigi Bersani torna sulla multa dell'Agcom 2 ai telegiornali rei di aver violato la par condicio per aver mandato in onda le interviste al presidente del Consiglio sulle amministrative: "Il problema ora è 'chi paga?' Io escludo che siano i contribuenti. Lo escludo proprio". Ma Berlusconi non ci sta e contrattacca: "Ogni mia parola costa 800 mila euro di multa. Siamo all'assurdo. Mi impediscono di parlare - confessa ad parlamentari alla Camera - Non posso più dire nulla è una cosa assurda". (24 maggio 2011)
ELEZIONI Ministeri a Milano, tregua fino al voto Berlusconi: "Vinceremo i ballottaggi" Armistizio in vista del secondo turno elettorale. Ma Bossi insiste: "Silvio si convincerà". Nuovo videomessaggio del Cavaliere. "Noi uomini giusti possiamo farcela grazie al sostegno dei moderati". Fli: "Pronti al dialogo con la Lega. Ma senza Silvio". Bersani sull'Agcom: "Cittadini non devono pagare le multe del premier". Berlusconi: "Mi impediscono di parlare" Ministeri a Milano, tregua fino al voto Berlusconi: "Vinceremo i ballottaggi" ROMA - Il decentramento dei ministeri a Milano sarebbe in stand-by, almeno fino al voto del secondo turno dei ballottaggi. Non è questo il momento di dividersi o di acuire posizioni diverse su temi che rischiano di danneggiare la tenuta della maggioranza e dello stesso Governo. Per questo, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi avrebbero convenuto sulla necessità di accantonare la questione, proposta dalla Lega, che ha causato molti malumori nel Pdl. E' la posizione emersa al termine del lungo incontro a Palazzo Grazioli in serata fra vertici della Lega e del Pdl. Spostamento congelato, dunque, con l'intenzione di studiare modi e strumenti in un secondo momento per valorizzare e dare più importanza ai territori. E accordo sulla necessità di andare avanti con le riforme, a cominciare da quella fiscale e dalle misure per il rilancio dell'economia. Di fatto tregua fino all'appuntamento alle urne di domenica e lunedì, per cercare di ribaltare la situazione soprattutto a Milano. Parlando in giornata con i giornalisti che gli sottolineavano come il premier non fosse d'accordo sulla proposta, Umberto Bossi si è detto certo che Berlusconi si sarebbe invece convinto dell'opportunità di spostare alcuni ministeri al nord. I ministeri decentrati sul territorio, ha aggiunto il ministro leghista,"ci sono in tutta Europa, in Inghilterra, in Francia. Perché non ci devono essere qui?". Una battuta il senatùr l'ha riservata anche al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ha minacciato di scendere in piazza. ''È contrario ai ministeri? - ha sorriso il Bossi - E te credo...''. Il leader del Carroccio, poi, ha aggiunto che "non c'è scontro tra Lega e Pdl", dichiarandosi convinto che a Milano "vinciamo noi". Alla domanda, poi, se sarebbe salito sul palco insieme alla Moratti per il comizio finale, Bossi ha detto: ''Se me lo chiede sì''. Intanto dal premier arriva un nuovo videomessaggio con i toni di sempre. Silvio Berlusconi torna a far sentire la sua voce in vista dei ballotaggi del 29 e 30 maggio. "Noi possiamo e dobbiamo vincere. Noi uomini giusti possiamo farcela grazie al sostegno dei moderati" dice il premier che guarda con particolare apprensione alla sfide di Milano e Napoli. Con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni che si affretta ad annunciare la volontà di ridare, con un decreto, ai sindaci "quei poteri che hanno così bene applicato in questi anni". Nonostante lo stop della Corte alla cosidetta carta di Parma. SPECIALE AMMINISTRATIVE Contro il candidato del centrosinistra meneghino, Giuliano Pisapia, il Cavaliere torna a puntare il dito. Ribadendo che si tratta di "un sindaco della sinistra estrema" che sarebbe "dannoso per i milanesi e incompatibile con l'Expo". Poi tocca a Napoli e nel mirino l'ex pm Luigi De Magistris: "A Napoli il nostro candidato Lettieri farà finalmente uscire la città dagli ultimi 18 anni di malgoverno della sinistra". Per il Cavaliere "il candidato della sinistra si propone come il nuovo, ma in realtà è il vecchio che ritorna, perchè viene sostenuto dagli stessi partiti che sono responsabili dello sfascio di Napoli". Viceversa con Lettieri potrà tornare ad essere la capitale del Mediterraneo". Anche perché, insiste il presidente del Consiglio, "il Pdl è il primo partito del Paese e non esistono alternative possibili alla nostra maggioranza e al nostro governo". Curioso, però, che dopo aver politicizzato il voto, adesso, il Pdl freni. "Ricordiamoci che stiamo parlando di elezioni amministrative e che sarebbe sbagliato credere che il loro risultato finale possa avere conseguenze sulla stabilità del governo" minimizza Antonio Leone vicepresidente della Camera dei Deputati. In attesa di capire come andranno i ballottaggi e che conseguenze avranno, in molti si interrogano su un ipotetico futuro senza Berlusconi. A partire da Fli che apre al centrodestra, ma senza Cavaliere. "C'è la possibilità di ricostruire una maggioranza e un governo di centrodestra senza Berlusconi premier? Questa la domanda alla quale dovrebbero rispondere dopo i ballottaggi innanzitutto lo stesso Cavaliere e poi Umberto Bossi" dice Carmelo Briguglio, vicecapogruppo vicario di Fli. "Se sì - spiega - Fli e il Terzo Polo sarebbero interessati ad aprire un dialogo, in caso contrario dovremo tutti rassegnarci all'idea tutta italiana di due centrodestra, uno berlusconiano ancora per poco con la Lega e uno per ora più piccolo che è il Terzo Polo ma destinato a crescere nello spazio vitale e nel blocco sociale del Pdl trasformatosi in un coacervo di tribù in guerra tra loro". Mentre il segretario del Pdl Pier Luigi Bersani torna sulla multa dell'Agcom ai telegiornali rei di aver violato la par condicio per aver mandato in onda le interviste al presidente del Consiglio sulle amministrative: "Il problema ora è 'chi paga?' Io escludo che siano i contribuenti. Lo escludo proprio". Ma Berlusconi non ci sta e contrattacca: "Ogni mia parola costa 800 mila euro di multa. Siamo all'assurdo. Mi impediscono di parlare - confessa ad parlamentari alla Camera - Non posso più dire nulla è una cosa assurda". (24 maggio 2011)
LA POLEMICA Avvenire: "Sallusti, autogol su Tettamanzi" Cei: "Sì a moschea nel rispetto della legge" Il direttore del quotidiano dei vescovi: "Una cantonata gigantesca". Il n.1 del Giornale sulla Moratti: "Candidato debole, non ha speranza ai ballottaggi". Monsignor Crociata, segretario Cei: "La Chiesa non si schiera. Salvaguardare i beni comuni come l'acqua" Avvenire: "Sallusti, autogol su Tettamanzi" Cei: "Sì a moschea nel rispetto della legge" Il cardinale Tettamanzi in visita alla cena dei poveri alla Caritas MILANO - I "silenzi e omissioni" del cardinale Tettamanzi su temi come vita, famiglia, lotta alla droga? Una "cantonata gigantesca". Questa la durissima replica di Avvenire all'editoriale con cui ieri il direttore del Giornale Alessandro Sallusti ha attaccato frontalmente l'arcivescovo di Milano nel contesto della campagna elettorale per il secondo turno delle elezioni amministrative. La risposta del giornale dei vescovi porta la firma del direttore Marco Tarquinio. Ma lo stesso cardinale Dionigi Tettamanzi oggi si fa sentire: "Quando intervengo, faccio di tutto per intervenire da credente e da vescovo. Il mio punto di riferimento è il Vangelo, le reazioni non mi turbano". Per Tarquinio, l'editoriale di Sallusti è, dunque, una "cantonata gigantesca", dal punto di vista morale e sul piano politico". Il direttore di Avvenire dice di essere rimasto "letteralmente senza fiato" nel leggere i "fendenti ingiusti e scriteriati" del direttore del Giornale. Per Tarquinio, sul piano morale, "non si possono mistificare le parole di un pastore come il cardinal Tettamanzi e, pur di accreditare suoi presunti silenzi od omissioni - in questo caso sui temi della vita e della famiglia, della lotta alla droga e, udite udite!, dell'ateismo - non si dovrebbe neanche tentare di capovolgerne il limpido magistero e d'ignorarne l'azione pastorale e le iniziative di solidarietà". Iniziative, ricorda il direttore di Avvenire, "come quel Fondo Famiglia e Lavoro che, in questo tempo di crisi, ha risvegliato e mobilitato la Milano col cuore in mano e incalzato esemplarmente le istituzioni civili, pubbliche e private". Secondo Tarquinio, è altrettanto evidente l'autogol di Sallusti "sul piano politico". "Se c'è, e infatti è emerso, un problema di rapporto tra settori rilevanti del centrodestra milanese e lombardo e parti importanti e sensibili del mondo cattolico - scrive il direttore di Avvenire -, qualcuno si illude davvero di risolverlo attaccando a testa bassa l'arcivescovo Tettamanzi e vibrando, per sovrappiù, come ha fatto appunto il Giornale, stilettate contro il cattolico governatore lombardo di centrodestra Roberto Formigoni?". "Un antichissimo proverbio, per nulla cristiano - conclude Tarquinio - avverte che le divinità accecano o rendono folli 'coloro che vogliono perdere'. Verrebbe, quasi, da aggiungere una riga: accecati e insensati sono anche i polemisti incendiari che 'vogliono far perdere' quelli che dichiarano amici...". A margine della conferenza stampa di presentazione dell'Incontro Mondiale delle Famiglie, tenuta oggi in Vaticano, la puntualizzazione del diretto interessato, il cardinale Dionigi Tettamanzi. "Quando intervengo faccio di tutto per intervenire da credente e da vescovo: il mio punto di riferimento è il Vangelo, le reazioni non mi turbano". "Sarebbe interessante entrare nel dialogo ma - ha sottolineato l'arcivescovo di Milano - non è possibile farlo ora". Rispondendo poi a un'altra domanda sulle politiche familiari in atto in Italia, Tettamanzi ha detto: "L'invito a fare di più vale per tante altre politiche, possiamo fare di più in specie per la politica familiare, un tema rispetto al quale l'Italia non brilla come dovrebbe e potrebbe brillare". Sallusti: "Moratti? Candidato debole, non ce la fa al ballottaggio". Sallusti, comunque, continua con i suoi affondi. In un'intervista a Vanity Fair in edicola domani, il direttore del Giornale attacca il sindaco uscente di Milano. Per spiegarne la débacle al primo turno, non si devono tirare in ballo i toni aggressivi della campagna elettorale, dice Sallusti, ma la debolezza del candidato. "Nessuno ha avuto il coraggio di rinfacciare alla Moratti la disfatta, eppure tutti sapevano che partiva dal 40 per cento: guadagnando un punto e mezzo le è già andata di culo", dice. E continua: "Nessuno ha osa dire che ha sbagliato Berlusconi a dare ai giudici dei brigatisti o a fare comizi sotto il Palazzo di Giustizia". "Negli ultimi sei mesi non ho incontrato una persona di centrodestra disposta a votarla", aggiunge Sallusti. "Ha visioni, penso all'urbanistica e all'Expo soprattutto, che la gente non capisce. Troppi cantieri non finiti, troppe cose fatte solo per le minoranze: le piste ciclabili, per esempio". E a chi se la prende col Giornale, coi falchi, con la Santanché - di cui si dice "molto più che amico" - ribatte: "sono ipocriti. Se critichi il Giornale, che sostiene le posizioni di Berlusconi, critichi il capo del partito". Segretario Cei: "La chiesa non si schiera. Difendere i beni comuni, come l'acqua". Di temi caldi nella campagna elettorale a pochi giorni dal secondo turno di ballottaggio per l'elezione del sindaco, parla anche il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata. L'ipotesi della costruzione della moschea a Milano, dice, risponde al "diritto fondamentale della libertà religiosa e di poter disporre di luoghi di culto", ma non essendo la moschea solo luogo di culto, ma anche di "aggregazione sociale", deve rispondere anche "alle esigenze di vita sociale e comunitaria secondo la nostra comunità civile, la nostra Costituzione e le leggi che in Italia regolano la convivenza". La comunità cristiana, dice ancora Crociata in risposta alle domande dei giornalisti che chiedono se la chiesa indichi un orientamento per i credenti in vista del voto nei prossimi giorni, "non prende parte, non sceglie una parte ma assume il bene di tutti coloro che cercano di esprimere un voto nell'uno o nell'altro senso, perché la comunità cristiana si dedica al bene comune al di là dello schieramento, senza farsi partigiana ma cercando di accompagnare tutti nella ricerca del bene comune". E interviene anche sui referendum, ricordando che l'acqua è un "bene di tutti" e questo è un aspetto che "va salvaguardato", dice. "Se si porta l'attenzione su temi quali l'acqua o simili", dice il segretario della Cei, "bisogna sempre esercitare vigilanza e responsabilità sociale, avere cura di tutti i beni comuni, perché rimangano e sia salvaguardata la caratteristica di bene di tutti". (24 maggio 2011)
IL CASO Pisapia: è pronta la mia querela sui veleni di questo ballottaggio Il candidato del centrosinistra, che domenica sfiderà la Moratti nel secondo turno per il sindaco di Milano, ha annunciato l'esposto sugli episodi che "quotidianamente continuano a segnalarmi" Pisapia: è pronta la mia querela sui veleni di questo ballottaggio
"Ho predisposto oggi e presenterò domani alla Procura della Repubblica di Milano una denuncia querela per tutta una serie di episodi di diffamazione, e soprattutto di scorrettezze che hanno una rilevanza penale in campagna elettorale, che quotidianamente mi vengono segnalate e indicherò chiaramente anche i testimoni di queste scorrettezze". Lo ha detto Giuliano Pisapia al termine dell'incontro con le Acli. Le bugie contro Pisapia La denuncia di Vendola Pisapia fa riferimento a "gruppi di persone che vanno in giro a disturbare nei metrò e nei quartieri i cittadini. E che dicono di essere esponenti dei comitati di zona di Pisapia". Secondo il candidato sindaco ci sono persone travestite da zingari che "diffondono volantini come se fossero volantini che riguardassero la mia campagna elettorale. Si tratta invece di volantini del tutto falsi". Pisapia denuncia anche il fatto che molte persone "si presentano nei quartieri vestite da zingari, dichiarando che in quel luogo sarà costruita la nuova grande moschea, la più grande d'Europa". "Queste condotte - ha proseguito Pisapia - hanno rilevanza penale, sono veri e propri reati, e per questo mi è sembrato giusto nell'interesse di una campagna elettorale serena e che si confronti sulle verità e non sulle menzogne, di esporre alla Procura queste condotte e azioni ripetute soprattutto in periferia. È Del tutto evidente - ha concluso - che una campagna tutta organizzata di denigrazione della mia persona e del mio programma". (24 maggio 2011)
2011-05-23 LA POLEMICA Da Agcom multe a Rai e Mediaset E Montezemolo attacca il centrodestra L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni interviene contro le apparizioni di Berlusconi in tv: sanzioni per un totale di 800mila euro. Sul sito della fondazione Italia Futura l'ex presidente di Confindustria critica la strategia politica del governo e attacca il premier Da Agcom multe a Rai e Mediaset E Montezemolo attacca il centrodestra Uno degli interventi di Berlusconi in tv ROMA - L'invasione di Berlusconi in tv 1 costa cara alle emittenti che hanno ospitato, venerdì 20 maggio, gli intervento del presidente del Consiglio. Pesanti le sanzioni inflitte ai telegiornali interessati dall'Agcom, l'Autorità garante delle telecomunicazioni: oltre 250 mila euro di multa (il massimo previsto per legge, poiché recidive) a Tg1 e Tg4, mentre Tg2, Tg5 e Studio Aperto (Italia Uno) dovranno pagare 100 mila euro ciascuno. "Violazione dei regolamenti elettorali", si legge nella nota diffusa dalla Commissione presieduta da Corrado Calabrò. Immediata la reazione dei diretti interessati: Mediaset si dice "allibita", il direttore del Tg1 Augusto Minzolini "esterrefatto", il collega del Tg5, Clemente Mimun, parla di "sanzione intimidatoria che di fatto impedisce alle tv di fare informazione". Le sanzioni, mercoledì, saranno oggetto di un confronto in cda a viale Mazzini. Ma la giornata registra anche un intervento dell'ex numero uno di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che sul sito della sua fondazione Italia Futura 2 attacca duramente il centrodestra e l'atteggiamento di Silvio Berlusconi. VIDEO Premierblob e interventi ai tg 3 VIDEO Berlusconi: "Milano diventerà islamica" 4 Le sanzioni. La Commissione servizi e prodotti dell'Agcom, spiega una nota, ha esaminato la situazione di venerdì 20 maggio, "nella quale si è avuta la trasmissione, in prime time, da parte dei notiziari Tg1, Tg2, Tg5, Tg4 e Studio Aperto, di interviste al Presidente del Consiglio. Sul punto - si legge ancora - l'Autorità aveva chiesto lo scorso 21 maggio chiarimenti urgenti alle emittenti interessate. Considerate le osservazioni pervenute da Rai e Mediaset, la Commissione ha ritenuto che le interviste, tutte contenenti opinioni e valutazioni politiche sui temi della campagna elettorale, e omologhe per modalità di esposizione mediatica, abbiano determinato una violazione dei regolamenti elettorali emanati dalla Commissione parlamentare di Vigilanza e dall'Agcom". Per finire, l'Autorità ha "chiarito che il divieto di diffusione di sondaggi sulle intenzioni di voto rimane in vigore su tutto il territorio nazionale fino allo svolgimento del secondo turno delle elezioni amministrative". Le sanzioni, ha aggiunto più tardi il presidente dell'Autorità Calabrò, seguono "una valutazione strettamente giuridica e nessuna valutazione politica. La commissione ha fatto una valutazione tecnica e giuridica della situazione: la violazione c'è e le sanzioni ne sono la naturale conseguenza". Le reazioni. "Sono furibondo", dice il direttore del Tg4 Emilio Fede, che fa eco al direttore del Tg5, Clemente Mimun, secondo il quale la sanzione è "paradossale e intimidatoria e di assoluta gravità". Mediaset, da dove si dicono "allibiti", annuncia che Cologno Monzese "ricorrerà immediatamente al Tar" perché "con questa decisione l'Autority impedisce di fatto alle televisioni di fare il proprio mestiere di informazione e in questo modo diventa parte anziché arbitro, come la legge vorrebbe, del confronto politico". "Esterrefatto" si dice invece Augusto Minzolini. "L'Agcom ha multato tutte le tv che hanno fatto un'intervista al premier che non parlava dal giorno delle elezioni - commenta il direttore del Tg1 - secondo l'Autorità, il capo del governo non doveva essere intervistato. Quindi il criterio giornalistico è stato messo da parte e ne è stato introdotto un altro dai contorni confusi che non è neppure quello della par condicio, visto che l'equilibrio era assicurato dalla natura e dai tempi delle presenze dei politici dell'opposizione nelle edizioni del tg sia dei giorni precedenti che di quelli successivi. Come possono confermare i dati". I commenti. Plauso di Italia dei Valori alla decisione dell'Agcom, ma Antonio Di Pietro annuncia anche un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale, "per indentificare i responsabili del grave costo che il servizio pubblico dovrà pagare per quelle interviste". Quanto all'Agcom, aggiunge Francesco "Pancho" Pardi, "una volta tanto ne apprezziamo il tempismo, si interviene a pochi giorni dalla violazione delle regole della par condicio, ma siamo anche sconcertati perché ormai è chiaro che il meccanismo delle sanzioni non è più efficace". Bene le multe, "ma il riequilibrio quando arriverà - si chiede il capogruppo Pd al Parlamento europeo, David Sassoli, ex giornalista Rai - ad urne chiuse? La decisione dell'Agcom conferma quello che avevamo denunciato ma non va oltre le sanzioni economiche, che nel caso specifico si trasformano in una voce della campagna elettorale di Berlusconi pagata dai cittadini". Per il sindacato dei giornalisti Rai, l'Usigrai, "l'azienda dovrà rivalersi sui direttori che hanno determinato le sanzioni. Si apra subito un'istruttoria interna e si contestino i comportamenti palesemente in violazione delle regole. Un errore è possibile, ma qui va verificato anche sul piano disciplinare se si sia andati oltre l'errore". Montezemolo, attacco al centrodestra e al premier. La giornata(iniziata con un nuovo messaggio web del presidente del Consiglio 5, e con le affermazioni del leader della Lega Umberto Bossi secondo il quale Al Qaeda farebbe il tifo per Pisapia), registra anche un intervento dell'ex presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che in un editoriale sul sito della sua fondazione Italia Futura critica duramente il centrodestra, colpevole a suo giudizio di aver scelto "la strada della guerra civile a bassa intensità". Un affondo pesante, in cui si legge che "in vista del secondo turno delle amministrative di Milano e Napoli la coalizione di governo sembra avere scommesso sulla liquefazione di ogni strategia politica. Già il primo turno aveva rivelato l'insofferenza di tanti moderati nei confronti della retorica dell'estremismo a cui si erano dedicati Berlusconi e i suoi alleati. Evidentemente il messaggio dell'elettorato non è stato recepito con chiarezza". Per Montezemolo "stiamo assistendo una volta di più alla peggiore campagna elettorale fatta di veleni e contrapposizioni, fuori dai problemi veri della gente. Già l'ultima aveva battuto tutti i record. Qui stiamo andando oltre ed è proprio quello che, credo, gli italiani non vogliono". Bersani: "Con le paure non si vince". Al presidente del Consiglio replica Pierluigi Bersani. Milano, osserva, "è diventata il simbolo della campagna elettorale. Se vince Pisapia diventa una città islamica, come ha detto il presidente del Consiglio? Caro Berlusconi - dice il segretario del Pd - ti accorgerai che nel suscitare le paure non si vince. Noi siamo tranquilli e sereni anzi le tue parole le prendiamo sul ridere. Suggerisco già a qualche vignettista questa ipotesi. Il giorno dopo il ballottaggio a Milano, il burqa dovrà metterselo lui per non farsi vedere per strada. Dopo le elezioni - conclude Bersani - diremo al premier di cambiare registro, di lasciare da parte il suo clientelismo e di pensare alle cose di cui questa nazione ha bisogno: la riforma fiscale, il lavoro per i giovani, le politiche sociali". (23 maggio 2011)
VERSO IL BALLOTTAGGIO Berlusconi insiste: "Con la sinistra Milano diventerà una città islamica" Nuovo attacco a Pisapia (che ha stretto la mano alla sfidante Moratti): "Sembra vada a prendere ogni giorno il caffè con i centri sociali". E Borghezio: "Al Qaeda felice se vincesse il centrosinistra" Berlusconi insiste: "Con la sinistra Milano diventerà una città islamica" Il premier Silvio Berlusconi
Con un sindaco come Giuliano Pisapia, Milano non corre soltanto il pericolo di trasformarsi in "una città islamica" e in una "zingaropoli di campi rom". Perché in caso di vittoria su Letizia Moratti, il candidato sindaco del centrosinistra "farebbe di Milano la Stalingrado d'Italia". Non accenna a placarsi il livello dello scontro in vista del ballotaggio che domenica e lunedì prossimo decreterà il nome del nuovo sindaco. Al termine di un fine settimana segnato dalle aggressione (vere o presunte) fra militanti e simpatizzanti delle opposte fazioni, è ancora una volta Silvio Berlusconi a gettare benzina sul fuoco. Il premier lo fa in un videoappello per sollecitare gli elettori milanesi a non consegnare la città nelle mani di "una sinistra autoritaria e clientelare". Il videoappello del premier Anche l'europarlamentare leghista Mario Borghezio è sulla stessa lunghezza d'onda del premier: "Non ci sono dubbi che i fondamentalisti islamici, in primis Al Qaeda e lo stesso Al Zawahiri, sarebbero felicissimi se a Milano la Lega dovesse perdere e Pisapia diventasse sindaco - ha detto Borgezio a KlausCondicio, il programma di Klaus Davi in onda su YouTube - La vittoria della sinistra spalancherebbe le porte all'Islam radicale. E' come se sul Duomo sventolasse una bandiera islamica". Tocca così a due protagonisti della campagna elettorale milanese tentare di raffreddare il clima. Il primo gesto di disgelo, dopo che il faccia a faccia televisivo andato in onda su Sky alla vigilia del voto si era chiuso in rissa, è una rapida stretta di mano che Moratti e Pisapia si sono scambiati durante la cerimonia per il 19esimo anniversario della strage di Capaci. Ma tra gli sfidanti la tensione resta alta. Pisapia aveva incontrato il questore Alessandro Marangoni per esprimergli la propria "forte preoccupazione" di fronte al clima che si respira a Milano in vista del ballottaggio. E la Moratti riunisce a casa sua lo stato maggiore del pdl e conferma che l'Ecopass - cavallo di battaglia del suo primo mandato - verrà abrogato. Solo che questa volta il sindaco uscente indica anche una data: "Sarà tolto dal primo ottobre". La stretta di mano fra la Moratti e Pisapia Ordine dei medici, l'elogio della Moratti Berlusconi si rivolge ai propri concittadini - tornando al premier definendoli "persone concrete e pragmatiche" ed esortandoli ad "andare a votare" per "scegliere tra quello che ha fatto e che si impegna a fare la nostra amministrazione di centrodestra e il rischioso programma della coalizione di centrosinistra, che gode dell'appoggio dei centri sociali e delle frange più estremiste della sinistra. Non credo davvero - incalza il presidente del consiglio - che vogliamo un sindaco che sembra vada a prendere il caffè tutti i giorni con quelli dei centri sociali. Non credo che vogliamo vedere le vie di Milano riempite di bandiere rosse con falce e martello. Non credo che vorremmo consegnare la nostra città a chi promette progetti irrealizzabili e vorrebbe fare di Milano la Stalingrado d'Italia". Alla vigilia di una scadenza cruciale come quella dell'Expo 2015, prosegue Berlusconi, Milano "non vorrà certo consegnarsi all'estrema sinistra". Il rischio, per il capoluogo lombardo, è quello di "diventare una città disordinata, caotica, insicura", perché Pisapia lo traformerebbe in una "una città islamica, una zingaropoli piena di campi rom e assediata dagli stranieri". Un parere opposto rispetto a quello di un suo fedelissimo del calibro di Fedele Confalonieri: "Preferisco che vinca la Moratti, anche perché è una mia amica - commenta il presidente di mediaset - ma non credo che Pisapia voglia o possa fare un colpo di stato". (23 maggio 2011)
IL CASO Fiducia sul decreto Omnibus "Vogliono scippare il referendum" La capigruppo ha deciso che si voterà domani contiene fra le altre norme anche la moratoria sul nucleare. E l'opposizione insorge: "Il governo vuole evitare la consultazione perché sa di perdere". I Comitati referendari: "Prendono in giro gli italiani". Il Pd: non ci sono neanche le tariffe agevolate postali per permettere la campagna referendaria" Fiducia sul decreto Omnibus "Vogliono scippare il referendum" ROMA - Il governo ha posto la fiducia in aula alla Camera sul decreto legge omnibus nel testo approvato dalle Commissioni, identico a quello del Senato. L'annuncio è stato dato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, appena iniziata la seduta. Il provvedimento va convertito in legge entro il 30 maggio prossimo. Il voto di fiducia si terrà domani pomeriggio. Il provvedimento contiene norme di vario tipo, tra cui il rifinanziamrnto del Fus, l'aumento delle accise sui carburanti, la proroga del divieto per gli incroci tra tv e giornali e, soprattutto, la moratoria sulle centrali nucleari. E questo ha scatenato le reazioni degli antinuclearisti. Il Pd denuncia: "Con la decisione di mettere la fiducia sul decreto omnibus, il governo le prova tutte per sfuggire al voto degli italiani nel referendum indetto per il 12 e 13 giugno. Nelle norme che l'esecutivo vuole imporre non c'è nessun abbandono del piano nucleare ma solo un rinvio per evitare il giudizio dei cittadini che, come già dimostrato dal voto in Sardegna, è nettamente contrario al ritorno delle centrali nucleare in Italia". Lo stesso Pd denuncia che è atteso da tempo il decreto che autorizza le spedizioni postali in regime agevolato per la campagna referendaria: "Ci chiediamo se non sia in atto un'azione ostruzionistica del governo - denuncia la deputata del Partito Democratico Margherita Miotto - visto che da numerose segnalazioni di funzionari delle Poste Italiane apprendiamo che non è stata diramata alcuna circolare in merito. La legge prevede che le informazioni siano inviate agli uffici postali trenta giorni prima del voto, perciò abbiamo chiesto al ministro dell'Interno, con un'interrogazione, immediati chiarimenti".
E anche i Comitato per i sì ai referendum intervengono. "Prendono in giro gli italiani - dicono - con un finto addio al programma nucleare e punta a cancellare il quesito referendario, sottraendo ai cittadini il diritto al voto". Manovra simile, secondo i comitati, anche sull'acqua: "il governo - fanno sapere - punta a depotenziare anche quel quesito referendario proponendo la creazione di fantomatiche autorità garanti" per un bene che, invece, "deve restare pubblico". Mentre il capogruppo alla Camera dell'Idv Massimo Donadi parla di "doppio schiaffo". "E' uno schiaffo al Parlamento - dice - perché non si può mettere la fiducia su un provvedimento che, una volta tanto, è di una certa importanza. Ed è uno schiaffo ai cittadini perché si tenta di scippargli il diritto di esprimersi con il referendum. Un tentativo che non andrà a buon fine perché la Cassazione non potrà far altro che ribadire la validità del referendum, in quanto il governo, con questa legge, non rinuncia al suo nefasto piano nucleare". (23 maggio 2011)
VATICANO Cei, l'affondo di Bagnasco "Politica noiosa e rissosa" Severa denuncia del presidente nella sua prolusione alla 63esima Assemblea Generale dell'Episcopato Italiano. "Dibattito ridotto a litigio perenne, la gente si sta disamorando". "Serve nuova generazione di politici cattolici". Allarme disoccupazione giovanile, critiche sulle politiche per l'immigrazione. E sulla pedofilia: "Infame emergenza non ancora superata" Cei, l'affondo di Bagnasco "Politica noiosa e rissosa" ROMA - La "politica che oggi ha visibilità" è "ridotta a litigio perenne", "recita scontata e noiosa". "La gente è stanca di vivere nella rissa e si sta disamorando". E' severa la denuncia del presidente della Cei Angelo Bagnasco, nella sua prolusione alla 63esima assemblea generale dell'Episcopato Italiano. Il cardinale punta il dito contro "una stampa da una parte troppo fusa con la politica, tesa per lo più ad eccitare le rispettive tifoserie, e dall'altra troppo antagonista, eccitante al disfattismo...". Chiedendo di dare voce "all'invocazione interiore del Paese sano distribuito all'interno di ogni schieramento". E rilanciando l'appello del Papa ad Aquileia per una nuova generazione di politici cattolici: "Servono persone che avvertano il dovere di una cittadinanza coscienziosa, partecipe, dedita all'interesse generale". Per questo la Chiesa "si sta impegnando a formare aree giovanili non estranee alla dimensione ideale ed etica, per essere presenza morale non condizionabile". "Basta risse in politica". "La gente - dice il prelato - è stanca di vivere nella rissa e si sta disamorando sempre di più. Gli appelli a concentrarsi sulla dimensione della concretezza, del fare quotidiano, della progettualità, sembrano cadere nel vuoto. Ambiti come l'allerta emergenziale, che erano non solo funzionanti ma anche ragione di sollievo, oggi appaiono fiacchi e meno reattivi. A potenziale contrasto c'è una stampa che appare da una parte troppo fusa con la politica, tesa per lo più ad eccitare le rispettive tifoserie, e dall'altra troppo antagonista, e in altro modo eccitante al disfattismo, mentre dovrebbe essere fondamentalmente altro: cioè informazione non scevra da cultura, resoconto scrupoloso, vigilanza critica, non estranea ad acribia ed equilibrio". Se questa è la diagnosi, la cura è chiara: "Dalla crisi oggettiva in cui si trova, il Paese non si salva con le esibizioni di corto respiro, nè con le slabbrature dei ruoli o delle funzioni, nè col paternalismo variamente vestito, ma solo con un soprassalto diffuso di responsabilità che privilegi il raccordo tra i soggetti diversi e il dialogo costruttivo. Se ciascuno attende la mossa dell'altro per colpirlo, o se ognuno si limita a rispondere tono su tono, non se ne esce, tanto più che la tendenza frazionistica si fa sempre più vistosa nello scenario generale come all'interno delle singole componenti". Pedofilia. "Gli abusi su minori commessi da preti, religiosi e personale della chiesa cattolica sono "un'infame emergenza non ancora superata" che "causa danni incalcolabili a giovani vite e alle loro famiglie", a cui "non cessiamo di presentare il nostro dolore e la nostra incondizionata solidarietà". Il cardinale torna così su un tema riaperto dalla vicenda del prete genovese accusato di pedofilia 1: "Sull'integrità dei nostri sacerdoti non possiamo transigere, costi quel che costi. Anche un solo caso, in tale ambito, sarebbe troppo. Quando poi i casi si ripetono, lo strazio è indicibile e l'umiliazione totale". Per questo Bagnasco annuncia che un gruppo interdisciplinare di esperti, è al lavoro da oltre un anno per "tradurre" per l'Italia le indicazioni del Vaticano per le linee guida della Chiesa contro la pedofilia dei preti. Le proteste dei giovani. Si scorge in queste parole una dose di benevolenza verso i giovani che scendono in piazza, in particolare in Spagna, reclamando certezze per il futuro: "Vorremmo che i giovani, in particolare, avvertissero che la comunità pensa a loro e in loro scorge fin d'ora il ponte praticabile per il futuro. Le manifestazioni giovanili in atto, in diverse piazze europee, non possono essere liquidate da alcuno con sufficienza", ha detto Bagnasco. Che sottolinea il ruolo fondamentale della scuola "che dobbiamo amare con predilezione, qualificando certo la spesa ma non prosciugando risorse che lasciano scoperti servizi essenziali come le materne, il tempo pieno, le scuole professionali, la ricerca". Fine vita. Il varo della legge sulla fine vita "si configura come un approdo importantissimo" afferma il presidente della Cei ricordando che il provvedimento "non è solo atteso dalle famiglie che hanno al proprio interno casi di malati gravissimi" ma è anche "altamente significativo per la composizione calibrata e ispirata al principio di precauzione dei beni in gioco, senza dimenticare che, come afferma la Costituzione, la salute è fondamentale diritto dell'individuo, ma anche interesse della collettività". Precariato. "Il lavoro che manca, o è precario in maniera eccedente ogni ragionevole parametro, è motivo di angoscia per una parte cospicua delle famiglie italiane" continua il cardinal Bagnasco. Che spiega: "Vorremmo che niente rimanesse intentato per salvare o recuperare posti di lavoro".Auspicando che "i lavoratori non fossero lasciati soli", "gli imprenditori fossero stimolati" a garantire "condizioni di sicurezza", il "sindacato" difendesse la dignità del lavoro", i cittadini sentissero "come peccato l'evasione fiscale" e le banche "avvertissero come preminente la destinazione sociale della loro impresa". A tutte le "categorie" Bagnasco chiede una "alleanza esplicita per il lavoro". Unione Europea. "Di fronte ai nuovi flussi migratori che provengono dall'Africa l'Europa si è fatta trovare divisa, "ovvio che i cittadini d'Europa sinceramente comunitari vogliano a questo punto capire perchè per i missili c'erano soldi e intesa politica, mentre per i profughi non ci sono i primi ed è inesistente la seconda". Da questo alla situazione libica il passo è breve: "Difficile oggi non convenire che nel concreto non esistono interventi armati 'puliti'. Per questo bisogna intensificare gli sforzi che portino ad un cessate il fuoco, e quindi a sveltire la strada della diplomazia, preservando l'incolumità dei cittadini e garantendo l'accesso agli indispensabili soccorsi umani". (23 maggio 2011)
QUIRINALE Napolitano: "In Italia troppa partigianeria E i leader politici non siano gelosi di me" Il Capo dello Stato incontra la stampa estera e replica all'ultimo affondo del premier, che a pochi giorni dalle elezioni aveva chiesto più poteri a danni del Colle. E aggiunge: "Antieuropeismo, fenomeno non solo italiano. L'Unione Europea sia un global player". Napolitano: "In Italia troppa partigianeria E i leader politici non siano gelosi di me" ROMA - In Italia c'è un eccesso di partigianeria politica. Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo incontro stamattina con i giornalisti della stampa estera usando il termine inglese "hyperpartisanship". "Penso che non ci sia per i politici italiani motivo di ingelosirsi, perchè viaggiamo su pianeti diversi, non ci sono comparazioni possibili, che non siano invece arbitrarie", ha aggiunto anche il capo dello Stato a proposito del suo ruolo." Il presidente della Repubblica rappresenta l'unità nazionale - ha spiegato - quindi la sua funzione è completamente diversa da quella dei leader politici, dei dirigenti dei partiti. Lo posso dire come politico ritiratosi da tempo da ogni posizione di parte, è normale che si guardi al presidente della Repubblica con questa fondamentale funzione segnata in Costituzione". Parole che suonano come una replica implicita all'ultimo affondo 1 del premier, che in una delle sue sortite a pochi giorni dalle elezioni era tornato a chiedere una revisione dei poteri del Presidente della Repubblica. "Antieuropeismo non solo in Italia". I giornalisti stranieri, attraverso le parole del presidente dell'associazione stampa estera Tobias Piller, hanno poi sottolineato come in Italia "si avvertano ventate di antieuropeismo". Napolitano ha replicato che non si tratta di un fenomeno esclusivamente italiano e che il ripiegarsi su se stessi è una cosa grave, come grave è l'assenza di un impegno per l'Europa. "L'Unione Europea - ha aggiunto il capo dello Stato - deve essere un global player". "Paese complicato, ma non ci si annoia mai". Napolitano infine, a chi gli faceva notare una presunta mancanza di sensibilità da parte delle istituzioni italiane alle esigenze della stampa, ha risposto: "l'Italia è un Paese complicato, dal punto di vista sia istituzionale che politico. A proposito di questo - ha aggiunto -, io cito spesso quello che sentii dire vari decenni fa da un ambasciatore: 'Capire la politica in Italia è molto difficile però non ci sia annoia mai'". (23 maggio 2011)
2011-05-22 MILANO - È una battaglia a colpi di comizi, reciproche denunce di aggressioni e polemiche, ma anche di promesse quella per la poltrona a sindaco di Milano che si sta consumando tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia. Impegni di segno opposto nei confronti dei cittadini elettori, che a volte però finiscono quasi per convergere, come nel caso dell'Ecopass e della sanatoria sulle multe. SANATORIA MULTE - Dopo le voci circolate sabato, il sindaco Pdl ha confermato che l'amministrazione sta in effetti studiando un intervento che dovrebbe limitarsi alla cancellazione delle multe legate al periodo di emergenza smog dal 1° al 21 febbraio 2010 quando l'amministrazione impose il pagamento dell'ecopass anche ai diesel euro 4 senza filtro antiparticolato, categoria allora esentata. Ad annunciarlo è stata la stessa Moratti, chiarendo così la posizione di Palazzo Marino. "Da tempo i nostri tecnici stanno facendo un'analisi per allinearci al Tar che in molti casi ha annullato le multe. È una cosa diversa dalla sanatoria perché noi siamo per la legalità". Davanti ai ricorsi di centinaia di automobilisti il giudice di pace riconobbe la fondatezza dei protesti censurando la carente comunicazione dell'amministrazione sulla temporanea modifica del regime del pedaggio antismog. Dal canto suo, un po' a sorpresa, anche il candidato di centrosinistra non ha chiuso alla possibilità di un condono delle ammende. Ribadendo comunque che il centrodestra "tenta di svendere parte di Milano, fumi e promesse che non saranno mantenute". "Se è una sanatoria che va a favore dei cittadini e non incide pesantemente sulle casse del Comune - ha spiegato Pisapia - nessun problema: sarà un impegno che potrò prendere". Comunque "voglio verificare - ha aggiunto -, e credo che non l'abbia fatto l'attuale sindaco, le conseguenze di questa scelta". "A Milano - ha concluso - si può iniziare una nuova fase di dialogo con la città. Ma questo si può fare solo con un nuovo sindaco, non con uno che non ha fatto nulla in cinque anni". "Noi abbiamo avuto da parte del Tar - è stata la spiegazione della Moratti in merito alla sanatoria delle multe - tanti annullamenti di multe e i nostri tecnici da tempo stanno valutando che cosa fare". il primo cittadino non ha comunque spiegato se l'eventuale sanatoria possa riguardare tutte le sanzioni o solamente quelle che sono state impugnate dai cittadini davanti agli organismi giurisdizionali preposti. "Non lo so - ha replicato alle richieste di chiarimento da parte dei cronisti - è una valutazione che stanno facendo i nostri tecnici che hanno da tempo grandi problemi rispetto agli annullamenti che il Tar ha fatto contro le nostre multe". ECOPASS - Quanto all'Ecopass la Moratti ha rimandato a lunedì ogni spiegazione tecnica sulla fattibilità economica della abolizione di Ecopass per i residenti e della gratuità della sosta per i residenti, assicurando fin d'ora che sia questo intervento che quello sulle multe troveranno copertura finanziaria nel bilancio del Comune, senza comportare aggravi fiscali o tariffari per i cittadini. Da parte sua, Pisapia ha smentito di avere intenzione di introdurre un Ecopass da 10 euro per tutti i veicoli. "L'Ecopass - ha detto - sarà eliminato perché è stato un provvedimento sbagliato". Redazione online 22 maggio 2011
MILANO - È una battaglia a colpi di comizi, reciproche denunce di aggressioni e polemiche, ma anche di promesse quella per la poltrona a sindaco di Milano che si sta consumando tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia. Impegni di segno opposto nei confronti dei cittadini elettori, che a volte però finiscono quasi per convergere, come nel caso dell'Ecopass e della sanatoria sulle multe. SANATORIA MULTE - Dopo le voci circolate sabato, il sindaco Pdl ha confermato che l'amministrazione sta in effetti studiando un intervento che dovrebbe limitarsi alla cancellazione delle multe legate al periodo di emergenza smog dal 1° al 21 febbraio 2010 quando l'amministrazione impose il pagamento dell'ecopass anche ai diesel euro 4 senza filtro antiparticolato, categoria allora esentata. Ad annunciarlo è stata la stessa Moratti, chiarendo così la posizione di Palazzo Marino. "Da tempo i nostri tecnici stanno facendo un'analisi per allinearci al Tar che in molti casi ha annullato le multe. È una cosa diversa dalla sanatoria perché noi siamo per la legalità". Davanti ai ricorsi di centinaia di automobilisti il giudice di pace riconobbe la fondatezza dei protesti censurando la carente comunicazione dell'amministrazione sulla temporanea modifica del regime del pedaggio antismog. Dal canto suo, un po' a sorpresa, anche il candidato di centrosinistra non ha chiuso alla possibilità di un condono delle ammende. Ribadendo comunque che il centrodestra "tenta di svendere parte di Milano, fumi e promesse che non saranno mantenute". "Se è una sanatoria che va a favore dei cittadini e non incide pesantemente sulle casse del Comune - ha spiegato Pisapia - nessun problema: sarà un impegno che potrò prendere". Comunque "voglio verificare - ha aggiunto -, e credo che non l'abbia fatto l'attuale sindaco, le conseguenze di questa scelta". "A Milano - ha concluso - si può iniziare una nuova fase di dialogo con la città. Ma questo si può fare solo con un nuovo sindaco, non con uno che non ha fatto nulla in cinque anni". "Noi abbiamo avuto da parte del Tar - è stata la spiegazione della Moratti in merito alla sanatoria delle multe - tanti annullamenti di multe e i nostri tecnici da tempo stanno valutando che cosa fare". il primo cittadino non ha comunque spiegato se l'eventuale sanatoria possa riguardare tutte le sanzioni o solamente quelle che sono state impugnate dai cittadini davanti agli organismi giurisdizionali preposti. "Non lo so - ha replicato alle richieste di chiarimento da parte dei cronisti - è una valutazione che stanno facendo i nostri tecnici che hanno da tempo grandi problemi rispetto agli annullamenti che il Tar ha fatto contro le nostre multe". ECOPASS - Quanto all'Ecopass la Moratti ha rimandato a lunedì ogni spiegazione tecnica sulla fattibilità economica della abolizione di Ecopass per i residenti e della gratuità della sosta per i residenti, assicurando fin d'ora che sia questo intervento che quello sulle multe troveranno copertura finanziaria nel bilancio del Comune, senza comportare aggravi fiscali o tariffari per i cittadini. Da parte sua, Pisapia ha smentito di avere intenzione di introdurre un Ecopass da 10 euro per tutti i veicoli. "L'Ecopass - ha detto - sarà eliminato perché è stato un provvedimento sbagliato". Redazione online 22 maggio 2011
CAMPAGNA ELETTORALE Ministeri al nord, un coro di "no" nel Pdl Berlusconi: "A Milano arriveranno dipartimenti" Pisapia: "Spettacolo indegno". I capigruppo Pdl a Camera e Senato: "Meglio conferenze periodiche". Formigoni: "Altre priorità". Polverini e Alemanno: "Non se ne parla neppure" e chiedono "incontro urgente" con Berlusconi. Forza Sud: "Ministeri anche nel meridione". Il presidente del Pd, Rosy Bindi: Una proposta alla Totò. Ministeri al nord, un coro di "no" nel Pdl Berlusconi: "A Milano arriveranno dipartimenti" Il minsitro Calderoli (Lega) insiste sul sì di Berlusconi ai ministeri al nord ROMA - Sì va da " è una trovata alla Totò" ad un più serioso "non è certo l'esigenza prioritaria". Nel centro destra e naturalmente nello schieramento di sinistra la proposta Berlusconi-Lega di trasferire due ministeri "di peso" a Milano suscita, di fatto, un coro unanime di "no". Ma Bossi insiste: "Berlusconi a noi a detto di sì, parola data non torna indietro". "I ministeri creano posti di lavoro, per questo li vuole Roma". Quindi, ha spiegato, che a Milano non dovranno arrivare solo il suo dicastero, quello delle Riforme, e quello di Calderoli alla Semplificazione, ma anche "il ministero di peso, il più grande che c'è, che fa muovere l'economia" senza specificare altro. E Calderoli rincara la dose: "Io sono abituato che nel Pdl decide Berlusconi e lui ci ha detto di sì, a me questo basta". E lo scontro sui ministeri al nord diventa incandescente soprattutto all'interno della maggioranza. E Berlusconi in serata annuncia: "Ci sono già a Milano dipartimenti delle opere pubbliche e del provveditorato scolastico, penso che non ci sia nessuna difficoltà a che alcuni ministeri possano venire a Napoli e in altre città anche del sud, e che potranno essere in grado di lavorare conoscendo da vicino le situazioni". Berlusconi: "Clima preoccupante". Il premier ha ha aggiunto: "C'e' davvero un clima preoccupante, ho già detto che c'è un clima da guerra civile in politica: in questa fase elettorale a Milano abbiamo avuto una quasi invasione di militanti provenienti da tutta Italia a sostegno dell'estrema sinistra e di Pisapia". Il premier ha ripetuto le parole dei giorni scorsi: "Se Milano diventasse la Stalingrado d'Italia credo che farebbe male ai milanesi e a tutto il Paese. Una sinistra come questa non è socialdemocratica, ma estrema. Credo che le manifestazioni di violenza di questi giorni siano lì a dimostrarlo e a preoccupare tutti'". Pisapia: "Spettacolo indegno, non partecipiamo". In merito alle dichiarazioni del premier e di Bossi, Giuliano Pisapia ha affermato: "Di fronte a tanta volgarità e alle continue falsità, al clima di odio e di intimidazione fomentato ogni giorno di più dagli estremisti del centrodestra da quando sono stati sonoramente sconfitti nel primo turno, ci rifiutiamo di prendere parte a questo spettacolo indegno. Invito tutti a recuperare i toni di un civile confronto democratico ai quali mi sono personalmente attenuto senza interruzioni fin dall'inizio di questa campagna elettorale". Pdl di Camera e Senato. I capigruppo Pdl di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, affossano di fatto la proposta Berlusconi/Lega sul decentramento dei ministeri a Milano: "Il rapporto fra l'attività di governo e il territorio può essere affrontato in modo positivo con conferenze periodiche fatte a Milano e a Roma fra i ministri economici e delle Infrastrutture con i presidenti di Regione e i sindaci dei Comuni capoluogo. In questo modo si possono evitare i complessi problemi istituzionali che il decentramento di alcuni ministeri può porre e invece affrontare positivamente quello del rapporto fra i ministeri stessi e le realtà territoriali". Formigoni: non è priorità. E il secondo sostanziale "no" viene dal presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni: "Spostare uno o due Ministeri al Nord qualche vantaggio lo porterebbe. Ma mi sembra molto complesso da realizzare. E poi non è la richiesta più pressante dei nostri imprenditori e dei nostri ceti produttivi". Il presidente della Regione Lombardia ha replicato a Umberto Bossi che lo aveva invitato a tacere sull' annunciato trasferimento di alcuni Ministeri al Nord. Il governatore ricorda "la posizione di chiusura" dei capigruppo del Pdl alla Camera e al Senato sull' argomento e afferma che "senza i voti del Pdl la proposta della Lega non va lontano". La Russa: conta quello che si fa, non dove. Per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, "non è importante dove i ministeri stiano, che stanno a Roma, ma quello che fanno a favore dei cittadini. E i ministeri italiani a favore di Milano credo facciano molto. E' importante cosa si fa", ha chiosato. "Per esempio pochi sanno che il mio ministero ha già una sede a Milano, presso la caserma di piazza Novelli. Io ho un mio ufficio, ma non ho fatto di questo un annuncio particolare", ha ricordato La Russa. "Già da due anni il ministero della Difesa ha una sede distaccata a Milano, senza tanti problemi, solo - ha concluso - per un fatto logistico". Polverini e Alemanno, incontro con Berlusconi. Durissimo Alemanno anche dopo le dichiarazioni di Bossi: Spostare i ministeri da Roma rimetterebbe "in discussione ogni equilibrio e ogni intesa". E al richiamo del Senatur sulla parola data da Berlusconi, replica il sindaco di Roma: l'unica parola data che conta "è quella nei confronti degli elettori. Nel programma elettorale del centrodestra non è mai stato inserito lo spostamento dei ministeri. Quindi compiere questo atto, tra l'altro senza neppure un voto parlamentare, sarebbe una violazione del mandato elettorale". "I nostri elettori si aspettano grandi riforme anche in senso federalista, si aspettano la riduzione dei ministeri non il loro spostamento con aumenti di costi e appesantimento delle burocrazie - sottolinea Alemanno - Siamo sempre di fronte a balle, perchè oggi si parla di spostare solo ministeri senza portafoglio con solo qualche decina di dipendenti, ma si tratterebbe comunque di una violazione del mandato elettorale che rimette in discussione ogni equilibrio e ogni intesa. In altri termini avviso ai naviganti: Roma questa cosa non l'accetta". Anche la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, è contraria al trasferimento a Milano dei ministeri. "O il governo e la coalizione che lo sostiene capiscono che un paese non si può tenere insieme solo puntando sul nord... Oppure non si va da nessuna parte", è il suo avvertimento. Polverini contesta l'annunciato 'trasloco' di due ministeri al nord, annuncia la richiesta congiunta della Regione e del comune di Roma (Alemanno ha definito la proposta una "balla", confermando il secco no di Roma) al premier Silvio Berlusconi di "un chiarimento" e bolla l'ipotesi come "non solo sbagliata, ma assurda: dietro un ministero c'è la vita di intere famiglie". Alemanno e la Polverini hanno ratificato ufficialmente, nella serata, la richiesta di un incontro di chiarimento con Berlusconi sulla questione ministeri. Forza Sud: Allora anche ministeri in meridione. Un no secco viene dai deputati di Forza del Sud: "Il ministro Bossi avvia una raccolta firme per chiedere il decentramento di due ministeri al Nord? La Lega sappia che Forza del sud, nel momento in cui partirà questa iniziativa, ne proporrà una analoga in tutte le città del sud, per decentrare tre ministeri: uno a Napoli, l'altro a Bari ed il terzo a Reggio Calabria". Lo sostiene il deputato Pippo Fallica. "Se ancora a qualcuno non fosse chiaro - aggiunge - da oggi in poi, se il Norditalia avanzerà delle pretese, il Sud Italia non rimarrà più impassibile. Il tempo del dare è scaduto. E' bene che si avvii, mettendo da parte il populismo elettorale, la stagione della reciprocità". "E comunque - conclude - a parte le provocazioni, per noi l'Italia è una sola: la sua Capitale è Roma e solo lì devono stare tutte le istituzioni di governo nazionale". Idv: spot elettorale. Scontato il no delle forze d'opposizione. Per il portavoce dell'Idv, Leoluca Orlando, "L'annuncio di un 'decentramento' di alcuni ministeri da Roma a Milano, "è solo uno sciagurato spot elettorale". Casini: manca la serietà. Secondo Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, "sventolare due ministeri a Milano a una settimana dal voto è un sintomo impressionante di mancanza di serietà. Alemanno, giustamente, le ha definite 'soltanto balle' e mi verrebbe da dire: 'per fortuna', se non fosse che l'Italia sta finendo nel ridicolo". Il Pd: sembra una gag di Totò. Ironica la presidente del Pd, Rosy Bindi: Che "i ministeri entrino in questo modo nella campagna elettorale" è la prova che il premier è "ridotto come Totò a vendere Fontana di Trevi pur di tenere in piedi una maggioranza agonizzante". (22 maggio 2011)
ERSO IL BALLOTTAGGIO Arriva Bossi e insulta Pisapia "Se vince ci tagliamo le balle" Breve comizio del senatur ad un banchetto della Lega e duro attacco al candidato sindaco del centrosinistra. Anche Berlusconi alla carica: "Con la sinistra Milano come Stalingrado" Arriva Bossi e insulta Pisapia "Se vince ci tagliamo le balle" Il comizio di Bossi "Bisogna andare in cabina elettorale e votare bene, non possiamo tagliarci le balle con Pisapia": lo ha detto il ministro Umberto Bossi parlando a Milano. Un breve comizio fatto con un megafono, ad un banchetto della Lega. "Oggi Milano dimostra se è o non è una capitale - ha aggiunto -, perchè se si riempie di zingari è un crimine contro i milanesi e tutta la Lombardia". Il comizio di Bossi in via Farini Berlusconi in visita a Franca Rizzi "Siamo voluti venire qua da soli, lasciando a casa qualche migliaia di giovani, con questi della sinistra che vogliono picchiare la gente". Così Umberto Bossi durante il comizio. Per il leader del Carroccio la sinistra è "antifederalista". "E' chiaro che non vuole il decentramento - ha detto - lo dica se ha il coraggio... farebbe molto bene alla campagna elettorale di Giuliano Pisapia. Questi - ha aggiunto - vanno in giro a spaventare la gente: 'state attenti', la gente non si spaventa più, tantomeno la Lega". "La teniamo sotto tiro noi, Letizia Moratti - ha proseguito Bossi -. La sosterremo ma deve fare molto meglio del passato: poteva fare di più, però è vero che non aveva soldi, ma adesso col federalismo fiscale i soldi arriveranno ai Comuni che erano penalizzati dal patto di stabilita" Sulla stessa lunghezza d'onda il premier Silvio Berlusconi per il quale una vittoria di Giuliano Pisapia al ballottaggio di domenica prossima a Milano trasformerebbe la città nella 'Stalingrado d'Italia'. "Se Milano diventasse la Stalingrado d'Italia - ha detto Berlusconi all'uscita dall'Ospedale San Carlo di Milano dove ha visitato la signora Rizzi - credo che farebbe male ai milanesi e a tutta Italia. Una sinistra come questa non è una sinistra socialdemocratica ma una sinistra estrema. Credo che le manifestazioni di violenza di questi giorni siano lì a dimostrarlo e a preoccupare tutti". (22 maggio 2011)
L'EDITORIALE L'estremista Golia e il David moderato di EUGENIO SCALFARI L'INVASIONE televisiva di Berlusconi è un fatto vergognoso che si ripresenta ad ogni campagna elettorale, alla faccia della "par condicio" dietro la quale si riparano i berluschini. La novità di questa volta consiste - per quanto possiamo cogliere dalle prime reazioni del pubblico - nell'inefficacia del messaggio berlusconiano: è passato come acqua sul vetro. Se quello è lo strumento per rimontare la sconfitta subita dal centrodestra nel primo turno elettorale, tutto porta a ritenere che il risultato dei ballottaggi confermerà che il "tappo è saltato" e la fascinazione mediatica del Cavaliere di Arcore è ormai diventata una logora liturgia che non riesce più a sedurre i fedeli ormai in libera uscita. La domanda che a questo punto si pone riguarda la Lega, poiché la sconfitta del Pdl al primo turno elettorale ha scompaginato il leghismo altrettanto se non addirittura di più. Come si spiega questo fenomeno del tutto inatteso? Dipende da un parziale disimpegno di Bossi e dei suoi colonnelli? Da errori commessi soprattutto nella politica dell'immigrazione? Oppure anche nella Lega come nel Pdl, da una crisi del carisma del leader? Anche per la Lega il tappo di bottiglia è saltato? Le risposte a queste domande sono di importanza capitale per l'intera situazione politica. La Lega è infatti un partito territoriale che detiene però la "golden share" del governo nazionale. Aveva puntato su un travaso di voti in tutto il Nord dal Pdl a proprio favore. Non solo quel travaso non è avvenuto, ma la Lega ha perso massicciamente voti. Perché? I dati sui flussi segnalano due fenomeni molto diversi tra loro. I leghisti "puri e duri" sono profondamente scontenti della politica "moderata" di Bossi e di Maroni sull'immigrazione; vorrebbero che gli immigrati, clandestini o profughi, siano ributtati a mare, non siano fatti sbarcare, siano comunque respinti subito dopo lo sbarco, non gli vengano dati permessi di soggiorno sia pure transitori. Si collocano cioè molto più a destra dello stato maggiore leghista e questo spiega il mutamento tattico della leadership in senso massimalista per riguadagnare i voti perduti nel primo turno elettorale. Ma si è verificato anche un deflusso di voti di chi ha negli anni scorsi votato per la Lega senza essere leghista nel senso proprio del termine. Questo secondo tipo di deflusso si spiega con motivazioni del tutto opposte alla precedente: un richiamo al patriottismo nazionale patrocinato dal Presidente della Repubblica, un crescente disagio per i comportamenti di Berlusconi nei confronti della magistratura e dello stesso Capo dello Stato, un giudizio severo su Letizia Moratti; infine e soprattutto una critica forte della politica economica del governo e quindi della Lega che ne fa parte determinante. Questo secondo tipo di deflusso non è facilmente riassorbibile e rischia addirittura di aumentare di fronte al massimalismo filo-berlusconiano messo in scena da Bossi in queste ultime ore. Due tappi di bottiglia stanno saltando contemporaneamente? * * * Molti osservatori, di quelli cosiddetti "distaccati" (ma sono mai esistiti osservatori distaccati? Non è anche il distacco un'ideologia?) hanno fissato la loro lente sul Partito democratico del quale segnalano una deriva a sinistra. E la deprecano. Dio sa perché. Ma i distaccati hanno la risposta pronta: il Pd ha dimenticato i moderati? Li lascia tra le braccia accoglienti di Berlusconi? Bersani abbandona Casini per inseguire Vendola e Di Pietro? Pisapia sarà sicuramente un galantuomo, De Magistris assai meno, ma tutti e due sono a sinistra; i moderati sono un'altra cosa, la pancia dell'Italia è moderata. E allora dove andrà a sbattere Bersani? Sono domande insidiose, dettate dal senso comune che non sempre coincide con il buonsenso. Si potrebbe rispondere con altre domande: Berlusconi è un moderato? La Santanché è moderata? Sallusti e Belpietro sono moderati? Stracquadanio è moderato? E la Brambilla? E la Gelmini? Non si tratta di personaggi di periferia, fanno parte dell'"inner circle" del presidente del Consiglio. Se questi sono i moderati, si salvi chi può. E tuttavia non è questa la risposta giusta da dare. Il tema proposto dagli osservatori distaccati merita un approfondimento oggettivo e una risposta adeguata. * * * Le vicende dell'economia globale e della crisi sociale che ne è stata conseguenza hanno determinato negli ultimi mesi fenomeni di portata mondiale che anche l'Italia ha inevitabilmente registrato. Il nostro governo riteneva, dopo averne pervicacemente negato l'esistenza fin quando ha potuto, che la crisi fosse ormai alle nostre spalle. Le Cassandre (tra le quali noi in prima fila) avvertivano invece che il peggio non era ancora arrivato. Infatti. Proprio ieri mattina la grande agenzia di rating "Standard & Poor's" ha declassato il giudizio sul "trend" dell'economia italiana da "stabile" a "negativo". Non c'è alcun segnale di crescita. Non c'è uno straccio di riforma capace di riavviare lo sviluppo. L'Europa chiede una manovra per rafforzare i conti pubblici e avviare una consistente diminuzione del debito. Tremonti la valuta sui 14 miliardi da effettuare per due anni di seguito; la Banca d'Italia ha parlato di 40, l'opposizione la valuta in 60. Dovrebbe servire a portare il bilancio in pareggio e a ridurre sia il deficit sia il livello della spesa corrente la quale, dal canto suo, dovrebbe esser ridotta di due punti di Pil all'anno nel prossimo triennio. Una cura da cavallo, in presenza di un "trend" al rialzo dei tassi d'interesse in tutto il mondo a cominciare dall'Europa. In queste condizioni i giovani che hanno visto confiscato il loro futuro stanno insorgendo in tutti i paesi della costa mediterranea e mediorientale. Cominciò la Tunisia, seguirono l'Egitto, gli Emirati, lo Yemen, la Libia, la Siria, perfino l'Iran. La settimana scorsa il vento della rivolta è sbarcato in Spagna e da lì riecheggia anche da noi. Questi giovani non hanno futuro. Le classi dirigenti gliel'hanno confiscato e loro vogliono riappropriarsene. È molto difficile fare spallucce ad una richiesta così corale, che non ha per ora alcuna canalizzazione politica, anzi si colora di antipolitica. Si tratta d'una spinta sociale che però ha trovato uno sponsor fin qui imprevisto ma estremamente autorevole: il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. "Non sappiamo quali ne saranno gli sbocchi" ha detto tre giorni fa dal Dipartimento di Stato "ma sappiamo che questi giovani chiedono futuro e libertà e l'America democratica deve appoggiarli". E l'Europa? E l'Italia? * * * Perciò la risposta che oggettivamente si deve dare agli osservatori distaccati è questa: le forze politiche democratiche, a cominciare dal Pd che è il maggior partito d'opposizione, non possono che stare sulla linea di Barack Obama, il che significa prendere atto che l'asse sociale della politica italiana si è spostato a sinistra. Questo è il senso del risveglio registrato nel primo turno elettorale: uno spostamento sociale a sinistra. A cominciare dai moderati. Le donne e i giovani in particolare. Chiedono futuro e libertà, pane e libertà, diritti e libertà, lavoro e libertà, civismo e libertà. Non sono anarchici. Non sono estremisti. Non sono "contro" ma sono "per". Il Partito democratico - se vogliamo parlare di una formazione politica che è coinvolta direttamente in queste vicende - sembra aver compreso questi nuovi elementi di realtà e sembra aver deciso, finalmente compatto, in questa decisione, di gettare tutto il peso di cui dispone in questa battaglia. Rileggete quelle parole sopracitate che terminano sempre con la parola libertà alla quale accoppiano le parole: futuro, pane, lavoro, diritti, civismo. Questo è il programma, questo il percorso, questo dovrebbe essere il patto generazionale che coinvolga le forze sindacali, l'imprenditoria, gli artigiani, le partite Iva, gli agricoltori, gli studenti, i docenti, l'impiego pubblico e privato. Questo è il nuovo blocco sociale. I moderati innovatori e liberali sono al centro di questo blocco. I moderati conservatori sono contro e per la forza delle cose sono diventati estremisti. Sapremo domenica prossima chi avrà avuto la meglio questa volta, ma la strada è ormai disegnata. * * * Dedico il finale a un problema specifico del quale tuttavia non può sfuggire l'importanza. Si tratta di colmare il vuoto che Mario Draghi lascerà nel prossimo novembre quando assumerà la sua nuova carica di presidente della Banca centrale europea. Chi sarà il suo successore alla Banca d'Italia? L'importanza delle Banche centrali nazionali è molto diminuita in questi ultimi dieci anni. L'intera politica monetaria è passata nelle mani della Bce e con la politica monetaria anche la fissazione dei tassi d'interesse, il tasso di cambio dell'euro e la vigilanza sul sistema bancario europeo nel suo complesso. Alle Banche centrali nazionali (i cui governatori fanno parte del Consiglio della Bce) è rimasta la vigilanza sulle banche del proprio paese sotto la supervisione della Bce e soprattutto la formazione dei quadri e lo studio dei dati strutturali e congiunturali del paese in questione. Monitoraggio e pilotaggio intellettuale, in costante raccordo con le autorità nazionali preposte alla politica del bilancio, cioè con i rispettivi ministri del Tesoro e delle Finanze. Non ripeteremo qui ciò che è stato ampiamente scritto nei giorni scorsi a proposito di Mario Draghi. La sua presenza alla Banca d'Italia e la sua presidenza d'un organismo internazionale che ha studiato e messo in opera alcune riforme essenziali per la stabilità dei mercati, sono state il "pedigree" sulla base del quale è stato scelto a guidare la Bce. La nazionalità italiana non gli ha giocato né contro né a favore, a quei livelli la sola nazionalità che conta è quella europea. Avrà un compito delicatissimo in questa fase di crisi perdurante, tra spinte all'inflazione e pericoli di deflazione, acquisti su un mercato aperto di titoli di Stato dei paesi europei, debiti sovrani al limite del "default", politiche tributarie ancora fortemente differenziate e tassi di sviluppo altrettanto divergenti tra i vari paesi. C'è una sola via ed un solo sovrastante obiettivo da perseguire per chi guida la Bce - oltre alle capacità operative da mettere in campo: accrescere il potere delle istituzioni europee rispetto a quelle nazionali. Draghi ne è perfettamente consapevole e crediamo di sapere che opererà in quella direzione. Il suo successore a Roma non ha comunque un ruolo secondario. Anzitutto partecipa con i colleghi degli altri paesi dell'euro-gruppo, alle decisioni della Bce. In Italia è il principale interlocutore del ministro dell'Economia. Le due istituzioni (ministro e governatore) hanno poteri e ruoli autonomi ma convergenti. Non sono subordinati l'uno all'altro mai si muovono comunque all'interno di un sistema che non sopporterebbe scosse violente e comportamenti difformi. Autonomia all'interno del sistema: è un obiettivo indispensabile anche se non facile da raggiungere. La scelta del nuovo governatore, che dura in carica sei anni, è dunque delicata ed avviene sulla base di una concertazione tra il Presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, con un decreto da entrambi firmato. La tradizione consolidata vorrebbe che il governatore sia scelto all'interno dell'Istituto. Luigi Einaudi veniva da fuori, ma fu il primo governatore del dopoguerra ed era ovvio che la scelta non potesse in quel caso che essere esterna. Menichella, Baffi, Ciampi, Fazio, provengono tutti dall'interno dell'Istituto e di fatto anche Carli perché quando fu nominato direttore generale e poi governatore proveniva dalla presidenza dell'Ufficio dei cambi che era posseduto interamente dalla Banca d'Italia. La sola vera eccezione è stata proprio quella di Mario Draghi. La tradizione vorrebbe dunque che si scelga all'interno tra i membri del Direttorio, dove non mancano personalità di livello europeo. Per una scelta al di fuori i nomi adeguati non mancano. Spetta comunque a Napolitano e a Berlusconi vagliare le diverse personalità e decidere di conseguenza. Auguri a loro e al prescelto. (22 maggio 2011)
VERSO IL BALLOTTAGGIO "Non è stato un mio sostenitore" Pisapia respinge le accuse del Pdl Appello alla calma del candidato del centrosinistra dopo l'aggressione alla madre dell'assessore Rizzi e gli scambi di accuse tra opposte fazioni. "Qualcuno ha interesse a far crescere le tensioni" "Non è stato un mio sostenitore" Pisapia respinge le accuse del Pdl Giuliano Pisapia, candidato sindaco di Milano del centrosinistra "Assolutamente escludo che un mio sostenitore l'abbia malmenata o spintonata", così Giuliano Pisapia ha commentato l'aggressione denunciata da Franca Rizzi, la militante del Pdl che ha detto di essere stata attaccata e strattonata durante un volantinaggio in via Osoppo. Il candidato del centrosinistra è intervenuto, dopo una giornata di veleni, respingendo le accuse della fazione opposta. "In ogni caso - ha dichiarato l'avvocato rivolgendosi alla signora Rizzi, ricoverata in ospedale - le auguro pronta guarigione", annunciando di impegnarsi affinché cessi "questa tensione, eliminando la possibilità che ci siano altri episodi di violenza". Una replica che non è piaciuta Ignazio La Russa, convinto delle responsabilità di quanto avvenuto. "Mi spiace per Pisapia, ha detto il ministro della Difesa, "ma l'uomo che ha aggredito la signora "aveva con sé altri militanti di Pisapia e anche lui aveva lo stemma di Pisapia. Tutti insieme avevano dei fischietti, come a dire che erano un gruppo organizzato". E ancora: "Mi sarei aspettato, lo dico sinceramente perché ho sempre stimato Pisapia come persona, che anziché dire 'non sono persone del mio staff', fosse andato dalla signora a chiedere scusa". Resta alta dunque la tensione nella campagna elettorale lombarda, in attesa del ballottaggio risolutivo che vedrà l'elettorato milanese scegliere tra i due candidati sindaci, Giuliano Pisapia e Letizia Moratti. Un clima preoccupante che spinge Pisapia a chiedere espressamente di smorzare i toni e di abbassare le mani. "La giornata di ieri - ha detto questa mattina a margine di un incontro con i consiglieri comunali e i consiglieri di zona eletti - è stata molto tesa e questo mi dispiace. Farò di tutto perché non avvenga più". Per questo, Pisapia ha detto chiaramente di avere invitato i suoi sostenitori "addirittura a porgere l'altra guancia qualora fossero provocati o ci fosse addirittura violenza nei loro confronti". Una risposta pacifica agli ultimi attacchi del centrodestra, dopo lo scambio di accuse di aggressioni delle ultime ore. Incidenti "sgradevoli", dunque, sui quali Pisapia torna per prendere le distanze. "Due dei miei sostenitori sono stati aggrediti e hanno presentato denuncia facendo nomi e cognomi. - ha detto, chiarendo che "l'autorità giudiziaria sta indagando sui fatti". Un atto dovuto per comprendere "le responsabilità ben precise di cui si avrà certezza in tempi molto brevi". Alla domanda se qualcuno abbia interesse a far crescere la tensione, Pisapia ha poi risposto che "c'è qualcuno che ha interesse". "Certo - ha concluso - non può avere interesse chi è vincente. Ognuno si assume le sue responsabilità. Io continuo a fare appelli alla calma". Una campagna elettorale ancora in salita quella del candidato sindaco che deve misurarsi con i nodi più 'caldi' della città, a cominciare dall'Ecopass. Un "provvedimento sbagliato da eliminare", così Pisapia è tornato sull'argomento smentendo una volta per tutte di avere intenzione di introdurre un Ecopass da 10 euro per tutti i veicoli. "E' una delle tante invenzioni dell'attuale sindaco, del Pdl e Lega", così l'avvocato ha liquidato la questione, che - a suo giudizio - ha dato risultati negativi sia dal punto di vista del traffico, sia da quello dell'aria pulita". Pisapia non esclude invece l'ipotesi di una sanatoria sulle multe che Letizia Moratti ha detto essere allo studio. Il sospetto però è che con questa proposta il centrodestra stia tentando di "svendere parte di Milano con fumi e promesse che non saranno mantenute". La sanatoria, comunque, potrebbe essere annoverata tra gli impegni futuri di Pisapia, solo dopo avere verificato le conseguenze di una scelta del genere. "La nuova amministrazione - ha spiegato Pisapia - affronterà ogni situazione di difficoltà nei rapporti con i cittadini - e tra queste c'è sicuramente quella delle multe arretrate - con la serietà richiesta e non l'approssimazione elettoralistica esibita dalla signora Moratti in questi giorni. Da una prima verifica effettuata risulta che una sanatoria generalizzata sulle multe provocherebbe un buco di bilancio superiore ai 50 milioni di euro e determinerebbe problemi di equità non facilmente risolvibili rispetto a cittadini che hanno già provveduto al pagamento". La priorità, per la città, resta quella di voltare pagina. "A Milano - ha concluso Pisapia- si può iniziare una nuova fase di dialogo con la città. Ma questo si può fare solo con un nuovo sindaco, non con uno che non ha fatto nulla in cinque anni". (22 maggio 2011)
CAMPAGNA ELETTORALE Ministeri al nord, un coro di "no" nel Pdl Calderoli insiste: "C'è la parola del premier" I capigruppo Pdl a Camera e Senato: "Meglio conferenze periodiche". Formigoni: "Altre priorità". Polverini e Alemanno: "Non se ne parla neppure" e chiedono "incontro urgente" con Berlusconi. Forza Sud: "Ministeri anche nel meridione". Il presidente del Pd, Rosy Bindi: Una proposta alla Totò. Il ministro per la semplificazione: L'imbarbarimento politico colpa di Fini Ministeri al nord, un coro di "no" nel Pdl Calderoli insiste: "C'è la parola del premier" Il minsitro Calderoli (Lega) insiste sul sì di Berlusconi ai ministeri al nord ROMA - Sì va da " è una trovata alla Totò" ad un più serioso "non è certo l'esigenza prioritaria". Nel centro destra e naturalmente nello schieramento di sinistra la proposta Berlusconi-Lega di trasferire due ministeri "di peso" a Milano suscita, di fatto, un coro unanime di "no". Ma Calderoli insiste: "Io sono abituato che nel Pdl decide Berlusconi e lui ci ha detto di sì, a me questo basta". Il ministro ha poi accusato Fini di essere la causa "dell'imbarbarimento della battaglia politica": "Tutto discende dal tradimento di Fini del luglio scorso, da allora c'è stato un imbarbarimento della politica fatto con i gossip, le inchieste, le indagini giornalistiche". E lo scontro sui ministeri al nord diventa incandescente soprattutto all'interno della maggioranza. Pdl di Camera e Senato. I capigruppo Pdl di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, affossano di fatto la proposta Berlusconi/Lega sul decentramento dei ministeri a Milano: "Il rapporto fra l'attività di governo e il territorio può essere affrontato in modo positivo con conferenze periodiche fatte a Milano e a Roma fra i ministri economici e delle Infrastrutture con i presidenti di Regione e i sindaci dei Comuni capoluogo. In questo modo si possono evitare i complessi problemi istituzionali che il decentramento di alcuni ministeri può porre e invece affrontare positivamente quello del rapporto fra i ministeri stessi e le realtà territoriali". Formigoni: non è priorità. E il secondo sostanziale "no" viene dal presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni: "Spostare uno o due Ministeri al Nord qualche vantaggio lo porterebbe. Ma mi sembra molto complesso da realizzare. E poi non è la richiesta più pressante dei nostri imprenditori e dei nostri ceti produttivi". La Russa: conta quello che si fa, non dove. Per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, "non è importante dove i ministeri stiano, che stanno a Roma, ma quello che fanno a favore dei cittadini. E i ministeri italiani a favore di Milano credo facciano molto. E' importante cosa si fa", ha chiosato. "Per esempio pochi sanno che il mio ministero ha già una sede a Milano, presso la caserma di piazza Novelli. Io ho un mio ufficio, ma non ho fatto di questo un annuncio particolare", ha ricordato La Russa. "Già da due anni il ministero della Difesa ha una sede distaccata a Milano, senza tanti problemi, solo - ha concluso - per un fatto logistico". Polverini e Alemanno, incontro con Berlusconi. Anche la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, è contraria al trasferimento a Milano dei ministeri. "O il governo e la coalizione che lo sostiene capiscono che un paese non si può tenere insieme solo puntando sul nord... Oppure non si va da nessuna parte", è il suo avvertimento. Polverini contesta l'annunciato 'trasloco' di due ministeri al nord, annuncia la richiesta congiunta della Regione e del comune di Roma (Alemanno ha definito la proposta una "balla", confermando il secco no di Roma) al premier Silvio Berlusconi di "un chiarimento" e bolla l'ipotesi come "non solo sbagliata, ma assurda: dietro un ministero c'è la vita di intere famiglie". "La Lega - ha aggiunto Polverini - deve capire che il paese si governa senza penalizzare nessuno. Non è un caso che in questi anni sono nati partiti a marcata vocazione meridionalista. Il premier su questo dovrebbe riflettere". Riflessione che si impone anche per la Lega, visto che le "ultime elezioni segnano uno stop" per il Carroccio. Ora, ha concluso, è il momento di "strillare di meno e mettere in campo proposte serie". Alemanno e la Polverini hanno ratificato ufficialmente, nella serata, la richiesta di un incontro di chiarimento con Berlusconi sulla questione ministeri. Ai due esponenti del Pdl romano ha risposto ancora Calderoli: "Che Alemanno dica di no" alla proposta di spostare due ministeri a Milano "lo posso anche capire, ma è chiaro che l'albero della cuccagna a un certo punto doveva concludersi". Forza Sud: Allora anche ministeri in meridione. Un no secco viene dai deputati di Forza del Sud: "Il ministro Bossi avvia una raccolta firme per chiedere il decentramento di due ministeri al Nord? La Lega sappia che Forza del sud, nel momento in cui partirà questa iniziativa, ne proporrà una analoga in tutte le città del sud, per decentrare tre ministeri: uno a Napoli, l'altro a Bari ed il terzo a Reggio Calabria". Lo sostiene il deputato Pippo Fallica. "Se ancora a qualcuno non fosse chiaro - aggiunge - da oggi in poi, se il Norditalia avanzerà delle pretese, il Sud Italia non rimarrà più impassibile. Il tempo del dare è scaduto. E' bene che si avvii, mettendo da parte il populismo elettorale, la stagione della reciprocità". "E comunque - conclude - a parte le provocazioni, per noi l'Italia è una sola: la sua Capitale è Roma e solo lì devono stare tutte le istituzioni di governo nazionale". Idv: spot elettorale. Scontato il no delle forze d'opposizione. Per il portavoce dell'Idv, Leoluca Orlando, "L'annuncio di un 'decentramento' di alcuni ministeri da Roma a Milano, "è solo uno sciagurato spot elettorale". Casini: manca la serietà. Secondo Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, "sventolare due ministeri a Milano a una settimana dal voto è un sintomo impressionante di mancanza di serietà. Alemanno, giustamente, le ha definite 'soltanto balle' e mi verrebbe da dire: 'per fortuna', se non fosse che l'Italia sta finendo nel ridicolo". Il Pd: sembra una gag di Totò. Ironica la presidente del Pd, Rosy Bindi: Che "i ministeri entrino in questo modo nella campagna elettorale" è la prova che il premier è "ridotto come Totò a vendere Fontana di Trevi pur di tenere in piedi una maggioranza agonizzante". (22 maggio 2011)
ELEZIONI Faccia a faccia Lettieri-de Magistris l'ultima sfida si gioca in televisione L'ultimo confronto alla trasmissione "In mezz'ora" su Rai Tre. Il candidato Pdl: "Ho già chiamato Bertolaso come consulente, non come assessore". Il deputato Idv: "Vicesindaco Pd? Girano tante voci" di GAIA SCORZA BARCELLONA Faccia a faccia Lettieri-de Magistris l'ultima sfida si gioca in televisione La trasmissione televisiva di RaiTre Si sono trovati di nuovo a confrontarsi in tv, con le telecamere puntate 'contro', a una settimana dal ballottaggio. Una battaglia senza esclusione di colpi quella tra Gianni Lettieri e Luigi de Magistris, candidati sindaci per Napoli, giocata questa volta nel teatro della trasmissione "In 1/2h" di RaiTre. ELEZIONI I risultati del primo turno Due minuti di risposta ciascuno e il lancio della monetina per l'ultima battuta, queste le due regole dettate dalla conduttrice Lucia Annunziata. Così, de Magistris si è aggiudicato la prima domanda sulle alleanze ed è stato chiamato a sciogliere la questione di un ipotetico vicesindaco targato Pd, in caso di vittoria. "E' falso", ha risposto l'ex magistrato, che ci tiene a dichiararsi ancora una volta il "sindaco di tutti", ma senza confermare alcuna alleanza: "Qui non c'è antipolitica... - ha detto. - Ho parlato a tutto l'elettorato, ho preso voti anche del Pd, di Sel, anche della destra che non si riconosce in Lettieri. Non facciamo apparentamenti formali, dialoghiamo sui programmi, sulla strategia di città, sui contenuti". "A Napoli girano tante voci, - ha poi aggiunto il candidato sindaco del centrosinistra, alludendo alla scelta del vicesindaco - la realtà sarà che nel momento in cui diverrò sindaco avremo una giunta di donne e uomini onesti, competenti". La scelta finale dunque sarà sua, tiene a precisare. A smontare lo scenario di un successo elettorale a sinistra ci ha pensato però subito Gianni Lettieri, fiducioso sui risultati. "Non credo ci sia il rischio di perdere elezioni", ha detto in tv, ridimensionando il successo dell'antagonista, sostenendo che "de Magistris ha preso il voto di protesta del Pd". Poi, un rilancio sul suo mandato: "Farò un'assessorato alla famiglia", ha dichiarato il candidato Pdl. Quanto ai suoi rapporti con il coordinatore campano Nicola Cosentino, Lettieri si è appellato alla Costituzione ricordando la presunzione di innocenza. "E' il coordinatore regionale del Pdl, c'è un giudizio in corso, aspettiamo che sia giudicato dai giudici", ha dichiarato Lettieri. E ha aggiunto: "Io sono stato spinto ad accettare la candidatura da Gianni Letta, di cui mi onoro di essere amico". "Cosentino - ha concluso Lettieri - ha chiesto il giudizio immediato e non si sottrae al giudizio come qualcun altro con l'immunità. Se dovesse essere condannato, lo condanneremo due volte, perché un uomo pubblico non deve nascondere nulla e perché è condannato". Poi la trasmissione è proseguita tra attacchi e accuse vicendevoli, già viste e sentite tra i due nei giorni precedenti la prima tornata elettorale. Ora de Magistris chiamato a rispondere sui rapporti con D'Alema, Lettieri sulla questione rifiuti e camorra, connivenza che il candidato Idv non ha esitato a collegare alla politica dell'avversario, il confronto si fa ancora più acceso. Immondizia (tra compostaggio e differenziata), spesa pubblica, tasse e fondi europei le questioni gettate sul tavolo da Lucia Annunziata per animare il confronto tra i due, movimentato anche da qualche battuta ironica (de Magistris: "Lettieri, lo so che tu sei abituato a fare casino, ma fammi rispondere"). Per ciascuno dei problemi più gravi che 'soffocano' la città, dunque, soluzioni differenti e qualche obiettivo condiviso: per esempio, tagliare le spese e ripulire la città. E nonostante si sia parlato di nuove giunte, l'ultimo rush della campagna elettorale non sembra dare grande respiro a programmi e impegni futuri. La partita continuerà domani, quando i due contendenti a palazzo San Giacomo si confronteranno a "Porta a Porta", in onda alle 23.20 su RaiUno. Ospiti del programma di Bruno Vespa saranno anche Maurizio Lupi e Giuseppe Civati. (22 maggio 2011)
IL CASO Se la scuola diventa un campeggio un istituto su quattro aperto per ferie In aumento anche del 15% le richieste delle famiglie. Esperti divisi. I Comuni rimettono in funzione anche le vecchie colonie marine e montane, ma gestite da privati di VERA SCHIAVAZZI Se la scuola diventa un campeggio un istituto su quattro aperto per ferie C'è chi si preoccupa per i bambini "chiusi a scuola anche d'estate", chi si arrabbia sul web per quei cento giorni difficilissimi da gestire e chi protesta per i costi (a Bologna gli aumenti, del 20%, sono stati annunciati solo giovedì). Le vacanze scolastiche sono alle porte, tre mesi senza scuola contro una media di 26 giorni di ferie dei genitori che lavorano. E ai Comuni, con i loro bilanci sempre più zoppicanti, non resta che fare da supplenti nel modo più economico possibile: una scuola su quattro resta aperta, dalle materne alle medie, consentendo così a madri e padri in affanno di continuare fino a fine luglio nella solita routine. Negli ultimi due anni, la richiesta di campi estivi, cioè di un servizio di parcheggio garantito e possibilmente qualificato, è aumentata un po' ovunque in Italia: +10% a Torino e Milano, +5% a Bolzano (dove le attività estive si svolgono soprattutto all'aperto e vantano una lunga tradizione), +15% a Roma e Napoli. Il personale arriva da cooperative e associazioni, perlopiù del mondo cattolico, e il servizio ormai dura fino alla fine di luglio, e in alcuni casi riprende nei primi giorni di settembre. Ma è giusto far restare bambini e ragazzini tra le mura scolastiche quasi due mesi di più? "La domanda andrebbe posta in un altro modo, e cioè: dove sarebbero altrimenti quei bambini? Soli a casa davanti alla tv, parcheggiati in centri privati non necessariamente migliori, affidati a vicini e parenti? Meglio a scuola, nei parchi e nei musei cittadini, con personale comunque già utilizzato in questo genere di attività", dice Aldo Fortunati, direttore della ricerca dell'Istituto degli Innocenti di Firenze, l'osservatorio nazionale più autorevole in materia di servizi per l'infanzia. Che aggiunge: "Se le scuole materne e quelle elementari non restassero aperte sotto forma di centri estivi, si verificherebbe il paradosso che mentre i nidi per la fascia 0-3 anni funzionano, i bimbi più grandi dovrebbero restare a casa". Riaprono e tornano a funzionare, sempre con personale esterno, anche le vecchie colonie marine e montane che negli anni scorsi le amministrazioni delle grandi città volevano vendere: in Liguria e in Emilia Romagna per i bimbi milanesi, a Loano per i torinesi, direttamente sui lidi urbani a Napoli, dove il centro Marechiaro offre turni anche in agosto. I dati sul turismo, del resto, dicono che le famiglie tagliano sulle vacanze ma cercano di salvaguardare quelle dei figli: tre giovanissimi italiani su quattro, tra 0 e 15 anni, ne fanno almeno due settimane, uno su sei passa un periodo lontano da casa con persone diverse da papà e mamma. E per molti il campo estivo è la prima occasione per sperimentare la prima notte fuori casa: anche chi resta in città può farlo, come avverrà a Torino da quest'anno, o a Roma al Museo dei Bambini. Per altri bambini, invece, l'estate trascorsa a scuola è un'occasione per approfondire una materia di studio, come a Bologna, dove si organizzano lezioni d'inglese. Almeno per un mese, comunque, è meglio tenersi alla larga da tutto ciò che assomiglia alla scuola. "Stare con altri bambini in un servizio qualificato non deve essere soltanto un parcheggio ma un ponte tra la famiglia e il mondo - dice Alessandra Arace, professore associato di Psicologia dello sviluppo all'Università di Torino - Poi però bisogna lasciare ai più piccoli anche uno spazio libero, dove giocare e magari annoiarsi e, per un po', sperimentare la solitudine". Attenzione anche alla qualità degli spazi. "Troppe scuole italiane - ha denunciato ieri a Roma Maria Grazia Sapia, responsabile dell'ambiente per la Società italiana di Pediatria - sono mal costruite, male illuminate e prive di spazi all'aperto". (22 maggio 2011)
IL RETROSCENA La Lei furiosa con Minzolini "Forzatura inaccettabile" Il direttore generale teme una maxi-sanzione: partono le "interviste riparatrici".E al Tg1 è guerr |