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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-05 ad oggi 2010-06-05 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)2010-06-04 ROMA - L’hanno definito l’unico business immune alla crisi.E’ quello dei reati ambientali che vede crescere le proprie cifre in misura esponenziale: gli illeciti accertati nel 2009 sono stati 28.576 (25.776 l’anno precedente), un numero che equivale a 78 reati al giorno, più di tre ogni ora. - E, secondo i calcoli di Legambiente, che ha illustrato il 4 giugno il rapporto "Ecomafia 2010", nonostante l’inasprirsi della crisi economica questo immenso giro di affari ha addirittura visto aumentare i suoi profitti, arrivando a 20, 5 miliardi di euro in un anno. RAPPORTO LEGAMBIENTE Lazio, boom delle illegalità ambientali Ma il record è di Campania e Calabria I reati più diffusi: abusivismo edilizio e calcestruzzo. A Roma il 30% dei furti di opere d'arte |
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ROMA - Il Lazio scala la triste classifica delle illegalità ambientali di ben tre posizioni passando dal quinto al secondo posto: è questo il dato più eclatante, quasi dieci illegalità ogni giorno, del "Rapporto ecomafie 2010" di Legambiente. La Campania si conferma al primo posto con 1.179 reati accertati (15,8% del totale), al secondo la Calabria (12,1%), al terzo il Lazio (11,8%), mentre la prima regione del nord è la Liguria (4%). Abusivismo edilizio e calcestruzzo depotenziato: ovvero, rispettivamente 2 miliardi persi in 27.000 costruzioni (quelle contate) senza regole e "pessima qualità" con conseguente rischio di crollo per strade, ponti, viadotti, scuole e ospedali: questa la fotografia del Rapporto. - "a rischio anche i corsi d'acqua" "Allarme ecomafia, i rifiuti del nord diretti al sud si fermano nel Lazio" Luca Odevaine, capo della polizia provinciale di Roma: aumentano gli illeciti e le leggi speciali nelle altre regioni favoriscono il traffico nella nostra regione 2010-06-05 IL CASO RIAPERTO DOPO 20 ANNI DALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE SUL CICLO DEI RIFIUTI Il mistero della discarica di Borgo Montello: "Cosa c'è sotto?"Il giallo sul sito di rifiuti, uno dei più grandi d'Italia: forse lì è sepolto il carico tossico della nave Zanoobia. L'Enea: c'è una massa metallica |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Il Mio Pensiero
(Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):…..
Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-05 ad oggi 2010-06-05 |
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it2010-06-05 4 Giugno 2010 LEGAMBIENTE Ecomafie, giro d'affari da 20,5 miliardi di euro Il volume di affari delle ecomafie non conosce crisi economica: stabile l'immenso giro d'affari, anche quest'anno, pari a 20,5 miliardi di euro. Aumentano gli arresti (+ 43%, da 221 nel 2008 agli attuali 316) e gli illeciti accertati (28.576 oggi, 25.776 lo scorso anno) pari a 78 reati al giorno, cioè più di tre l'ora. Aumentano del 33,4% le persone denunciate (da 21.336 a 28.472) e dell'11% i sequestri effettuati (da 9.676 a 10.737). È la fotografia scattata da Legambiente nella XVII edizione del rapporto Ecomafia 2010. Nello specifico, si registra una decisa impennata di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (da 3.911 nel 2008 a 5.217 nel 2009), e un leggero calo nel ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463), crescono i reati contro la fauna (+58% ) e i diversi reati contro l'ambiente marino e costiero. Nella classifica sull'illegalità ambientale del 2009, il Lazio sale al secondo posto (era al quinto nel 2008), soprattutto per i reati contro il patrimonio faunistico, mentre il suo territorio è sempre più esposto alle infiltrazioni dei clan, in particolare nel Sud pontino, con Latina che si attesta addirittura al terzo posto nella classifica provinciale del ciclo del cemento in Italia. Al primo posto stabile la Campania con 4.874 infrazioni accertate (il 17% sul totale nazionale). Al terzo posto la Calabria, con 2.898 infrazioni seguita dalla Puglia con 2.674 infrazioni. Scende di due posizioni la Sicilia, al quinto posto con 2.520 infrazioni accertate, mentre la Liguria si conferma come lo scorso anno, quale prima regione del Nord Italia con il maggior numero di reati: 1.231. Percentuali e numeri sono ricavati dalle attività di prevenzione e repressione svolte nel 2009 da tutte le Forze dell'ordine e di Polizia giudiziaria impegnate nelle indagini contro i reati ambientali: Comando tutela ambiente e tutela patrimonio culturale dell'Arma dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Corpi forestali regionali, Polizia di Stato, Direzione investigativa Antimafia, Agenzia delle Dogane, Capitanerie di Porto e Polizia Provinciale.
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2010-06-05 PREFAZIONE DELLO SCRITTORE ROBERTO SAVIANO Ecomafie: tre reati ambientali ogni ora E i profitti continuano a crescere Il rapporto 2010 di Legambiente: l'unico business immune alla crisi. In testa Campania, Calabria e Lazio. Liguria prima al Nord. Nuovi settori in espansione * NOTIZIE CORRELATE * Ecomafia, boom nel Lazio Garrone (4 giu'10) * Il comandante della polizia provinciale: i l traffico di rifiuti del nord per il sud finisce nel Lazio Garrone(4 giu'10) * Legambiente ROMA - L’hanno definito l’unico business immune alla crisi. E’ quello dei reati ambientali che vede crescere le proprie cifre in misura esponenziale: gli illeciti accertati nel 2009 sono stati 28.576 (25.776 l’anno precedente), un numero che equivale a 78 reati al giorno, più di tre ogni ora. E, secondo i calcoli di Legambiente, che ha illustrato il 4 giugno il rapporto "Ecomafia 2010", nonostante l’inasprirsi della crisi economica questo immenso giro di affari ha addirittura visto aumentare i suoi profitti, arrivando a 20, 5 miliardi di euro in un anno. Il mercato ortofrutticolo di Fondi, controllato dalle cosche Il mercato ortofrutticolo di Fondi, controllato dalle cosche SPECIALIZZAZIONE - La criminalità ambientale in Italia, è scritto nel rapporto presentato dal presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza e dal suo vice Sebastiano Venneri, si è oggi specializzata in alcuni settori: dai rifiuti (anche elettronici) si è arrivati al cemento depotenziato, ai mercati ortofrutticoli (specialmente in Campania e nel Lazio, in provincia di Latina a Fondi) ai centri commerciali. I numeri raccontano poi che sono aumentati del 43 per cento gli arresti , arrivando a 316 nel 2009, e così le persone denunciate, passate da 21.336 a 28.472 o i sequestri effettuati, da 9.676 a 10.737 nel 2009. "L’azione di contrasto messa in campo dalle forze dell’ordine – ha detto Sebastiano Venneri – deve essere sostenuta dal Governo con nuove leggi e strumenti. Introducendo finalmente i delitti contro l’ambiente nel codice penale e mettendo mano alle situazioni di pericolo più gravi: come le aree inquinate da bonificare o la necessità di rendere sicuri gli edifici a rischio calcestruzzo depotenziato", utilizzato soprattutto al sud in strade, viadotti e perfino in scuole (a Tropea) o ospedali (come al San Giovanni di Dio ad Agrigento). Piero Grasso (Emblema) Piero Grasso (Emblema) "RAVVEDIMENTO OPEROSO" - E lo stesso procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso non solo ha invocato nuovi strumenti legislativi ma l’introduzione della figura del "ravvedimento operoso": i colpevoli dovrebbero riparare ai danni ambientali arrecati. Nella classifica sull’illegalità ambientale il Lazio sale al secondo posto (era al quinto nel 2008) soprattutto per i reati contro il patrimonio faunistico, mentre il suo territorio è sempre più esposto alle infiltrazioni dei clan, soprattutto nel sud Pontino con Latina che si attesta al terzo posto nella classifica del ciclo del cemento in Italia. LA CLASSIFICA - Al primo posto resta ancora la Campania con 4.874 infrazioni accertate, il 17 per cento del totale, mentre al terzo è la Calabria con 2.898 seguita dalla Puglia con 2.674 infrazioni. Scende di due posizioni la Sicilia con 2.520 infrazioni, mentre la Liguria è la prima regione del nord Italia in questa triste classifica con 1.231 reati. "Raccontano che la crisi dei rifiuti è risolta – inizia così la prefazione al rapporto scritta da Roberto Saviano – ma se aprite le pagine di analisi di questo dossier conoscerete davvero cosa accade in Italia". Perché in questo campo l’ecomafia si conferma come una holding solida: "Gli investimenti a rischio in opere pubbliche e gestione dei rifiuti urbani nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa anche nel 2009 superano i 7 miliardi di euro". Discarica abusiva (Ansa) Discarica abusiva (Ansa) I SETTORI A RISCHIO - A seguire l’abusivismo edilizio, con una somma in nero accumulata dalle ecomafie di circa 2 miliardi: 7.463 le infrazioni accertate in questo campo e come ogni anno la Campania è al primo posto con 1.179 reati. Altri tre miliardi arriverebbero alle Ecomafie dal racket degli animali tra corse clandestine di cavalli e combattimenti tra cani. Anche l’agricoltura si conferma come uno dei pilastri con un giro di affari di 50 miliardi di euro l’anno, mentre si starebbe sempre più allargando il settore del commercio con supermarket e grandi centri: solo in Sicilia a fine 2008 risultavano 100 autorizzazioni per nuove strutture commerciali. "Un business che sottrae risorse preziose all’economia legale e condanna il paese all’arretratezza", ha concluso il presidente Cogliati Dezza. "Sono cifre allarmanti", ha detto il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo presentando la Giornata mondiale dell'Ambiente che si celebra il 5 giugno. Applaudendo il lavoro di Legambiente ricorda che al rapporto presentato qualche giorno fa dal ministero emerge che le forze dell'ordine scoprono un illecito ambientale ogni 43 minuti. "La lotta all'ecomafia – conclude Stefania Prestigiacomo – è uno dei miei pilastri e dell'azione di governo". Lilli Garrone 04 giugno 2010
RAPPORTO LEGAMBIENTE Lazio, boom delle illegalità ambientali Ma il record è di Campania e Calabria I reati più diffusi: abusivismo edilizio e calcestruzzo. A Roma il 30% dei furti di opere d'arte ROMA - Il Lazio scala la triste classifica delle illegalità ambientali di ben tre posizioni passando dal quinto al secondo posto: è questo il dato più eclatante, quasi dieci illegalità ogni giorno, del "Rapporto ecomafie 2010" di Legambiente. La Campania si conferma al primo posto con 1.179 reati accertati (15,8% del totale), al secondo la Calabria (12,1%), al terzo il Lazio (11,8%), mentre la prima regione del nord è la Liguria (4%). Abusivismo edilizio e calcestruzzo depotenziato: ovvero, rispettivamente 2 miliardi persi in 27.000 costruzioni (quelle contate) senza regole e "pessima qualità" con conseguente rischio di crollo per strade, ponti, viadotti, scuole e ospedali: questa la fotografia del Rapporto. E crescono gli illeciti sulla fauna e i furti di opere d’arte, soprattutto nella Capitale, dove raggiungono quasi il 30 per cento di tutta Italia. Più stabile la situazione sui rifiuti, mentre è migliorata solo la lotta agli incendi grazie alle azioni di contrasto. Ma è allarmante la situazione soprattutto nel sud pontino perché le agromafie spadroneggiano al mercato ortofrutticolo di Fondi. Discarica a cielo aperto vicino alle ciminiere delle raffinerie di Gianturco, quartiere di Napoli (Ansa) Discarica a cielo aperto vicino alle ciminiere delle raffinerie di Gianturco, quartiere di Napoli (Ansa) QUASI 3500 INFRAZIONI - Il Rapporto di Legambiente è basato come ogni anno sul prezioso lavoro delle forze dell’ordine e i dati dicono che nel corso del 2009 nella nostra regione sono state accertate 3.469 infrazioni (1.383 in più rispetto al 2008) pari al 12,1 per cento di quelle accertate su scala nazionale: qualcosa come 9,5 illegalità al giorno. In crescita anche il numero delle persone denunciate, arrivato a 2.248, così come quello dei sequestri che è arrivato a 919. A tirare la volata negativa in questa triste classifica sono stati il forte aumento di illeciti amministrativi in campo faunistico ai quali la Polizia Provinciale di Roma si è dedicata con particolare attenzione: 1.411 le infrazioni . E nella Capitale vi è un allarmante peggioramento delle Archeomafie che raggiungono un primato storico, con i furti d’arte passati da 158 a 227, pari al 20,8 per cento del totale nazionale. Abusi sul litorale campano (Controluce) Abusi sul litorale campano (Controluce) LEGAMBIENTE - "Il Lazio è dilaniato tra piccoli e grandi reati, si rischia un allargamento del senso di illegalità mentre continua la pericolosa ascesa delle mafie – ha detto Lorenzo Parlati, il presidente di Legambiente di Roma e del Lazio - In particolare su cemento e rifiuti la Regione deve dare un forte impulso alle amministrazioni locali con una nuova stagione per la gestione dei rifiuti che incrementi riduzione e raccolta differenziata, facilitando sul fronte dell’abusivismo edilizio il riavvio delle ruspe per gli abbattimenti. L’Ecomafia – ha aggiunto – nel Lazio ha una doppia faccia: da un lato quella dell’illegalità ambientale diffusa che va sempre più denunciata e repressa, dall’altro quello della criminalità organizzata e delle mafie che si conferma ben oltre i livelli di guardia nel sud pontino". "I casi legati alla presenza delle Ecomafie in particolare nel settore del cemento – ha aggiunto Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio – fanno ormai parte della quotidianità delle cronache laziali. Ma quel che colpisce è che l’abusivismo nella nostra regione si nasconde nelle pieghe dell’urbanistica "ufficiale": i grandi sequestri riguardano troppo spesso lottizzazioni nate legali e diventate nella loro attuazione abusive. E per questo servono più controlli da parte dei comuni ed è necessario agire sul piano educativo, favorendo il diffondersi di una cultura della legalità". E Legambiente ricorda il numero dell’Osservatorio sulla legalità: numero verde 800-911856. Lilli Garrone 04 giugno 2010
"a rischio anche i corsi d'acqua" "Allarme ecomafia, i rifiuti del nord diretti al sud si fermano nel Lazio" Luca Odevaine, capo della polizia provinciale di Roma: aumentano gli illeciti e le leggi speciali nelle altre regioni favoriscono il traffico nella nostra regione * NOTIZIE CORRELATE * Ecomafia, il rapporto di Legambiente: settore che non conosce crisi Garrone (4 giu'10) * Ecomafia, boom di abusi nel Lazio Garrone (4 giu'10) ROMA - Il rapporto "Ecomafie 2010" di Legambiente è chiaro: a tirare la volata negativa del Lazio è anche il forte aumento degli accertamenti di illeciti in campo faunistico operati soprattutto dalla Polizia provinciale di Roma, con ben 1.411 infrazioni. Un corpo di 350 persone, con competenze fra le più svariate, ma la cui mission è soprattutto ambientale. Luca Odevaine (Eidon) Luca Odevaine (Eidon) Il comandante è Luca Odevaine, Capo di Gabinetto al Campidoglio sotto l’amministrazione di Walter Veltroni. Come mai una situazione così critica nel Lazio? "La maggiore criticità è dovuta ai rifiuti. Grazie alle leggi speciali in Campania e nelle altre regioni del sud i controlli da parte dello Stato sono stati molto rafforzati. Così tutto il traffico di rifiuti dal nord verso il sud rischia di fermarsi nel Lazio. Abbiamo già avviato una serie di indagini dalle quali risulta che una parte di immondizia torna verso la nostra Provincia per essere smaltita". Nel rapporto di Legambiente è detto che il Lazio finisce per accogliere anche rifiuti "pericolosi e cancerogeni" come l’amianto che arriva dalla Sicilia. Come si può contrastare il fenomeno? "Alzando il livello di guardia. Abbiamo iniziato ad effettuare una serie di controlli anche sui siti di smaltimento e con le nostre competenze di polizia stradale eseguiamo moltissimi fermi sui mezzi di trasporto lungo le vie provinciali. Inoltre teniamo costantemente sotto controllo le discariche". E le altre emergenze ambientali? "I corsi d’acqua interni: fiumi, laghi e canali. Vi sono molti casi critici come a Tivoli e Guidonia, oltre che nella zona di Pomezia per gli scarichi delle industrie nei corsi d’acqua. Inoltre dove non ci sono gli acquedotti tutte le industrie pescano dai pozzi che rischiano così di inquinarsi. Non solo. Ma da indagini che stiamo sviluppando abbiamo visto che stanno determinando in parte anche l’abbassamento delle acque del lago di Castel Gandolfo". Si parla di interventi in campo faunistico: quali i pericoli in questo caso? "Noi veniamo dalla vecchia polizia venatoria e ci occupiamo molto dei fenomeni di bracconaggio: più diffusi di quanto si possa immaginare. E facciamo spesso interventi per soccorrere la fauna selvatica in pericolo o eseguiamo controlli sui tanti animali esotici che non vengono denunciati". Lilli Garrone 04 giugno 2010
IL CASO RIAPERTO DOPO 20 ANNI DALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE SUL CICLO DEI RIFIUTI Il mistero della discarica di Borgo Montello: "Cosa c'è sotto?" Il giallo sul sito di rifiuti, uno dei più grandi d'Italia: forse lì è sepolto il carico tossico della nave Zanoobia. L'Enea: c'è una massa metallica ROMA - "Da poliziotto, io dico che quel che c’è sotto la discarica di Borgo Montello andrebbe monitorato approfonditamente. L’Enea ha detto al di là di ogni ragionevole dubbio che esiste una massa metallica. E allora andiamo a vedere di cos’è fatta questa massa metallica". Vent’anni dopo, riecheggia il preoccupato allarme riguardante la sparizione del carico tossico trasportato dalla "nave dei veleni" Zanoobia. A lanciarlo è Nicolo D’Angelo, "supersbirro" ascoltato martedì 26 maggio dai parlamentari della commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti durante un’audizione sul Lazio. L’investigatore in prima linea nelle indagini sulla criminalità organizzata adesso parla come questore di Latina. Vale la pena di ascoltare le sue parole mentre indirizza al presidente Gaetano Pecorella la richiesta di verificare cosa sia seppellito sotto la spazzatura della discarica di Borgo Montello, una delle più grandi d’Italia. Qui forse, è il sospetto dei parlamentari, potrebbe essere finita parte dei bidoni trasportati dalla Zanoobia. Con conseguenze deleterie per falde e terreni - al tribunale di Latina sono in corso cause civili per il risarcimento dei danni provocati dall’inquinamento - usati per l’agricoltura. IL CARICO DELLA NAVE DEI VELENI - Il dettagliato resoconto tracciato da D’Angelo parte dalle dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone "legato al clan dei Bardellino, che a metà degli anni 90 parlò di rifiuti tossici interrati nel basso Lazio. Dichiarazioni poi riprese da un altro collaboratore di giustizia, Francesco Fonti". Le indicazioni dei due pentiti si intrecciano con un’inchiesta aperta dalla Digos di Latina, sempre in quel periodo, dopo la denuncia di un operaio della discarica di Borgo Montello appena licenziato. L’uomo disse di aver preso parte ad operazioni notturne di interramento di fusti contenenti sostanze tossiche nella discarica "S0" di Borgo Montello. I bidoni sarebbero stati parte del carico della "Zanoobia", la "nave dei veleni" partita da Massa Carrara e rientrata nel 1989 nel porto di Ravenna dopo esser stata rifiutata, perché pericolosa, dai porti di mezzo mondo. Nelle stive erano stipati 10500 barili contenenti scorie tossiche provenienti dalle più importanti aziende chimiche europee. Sul loro smaltimento è ancora mistero. UN DOSSIER SPARITO PER 10 ANNI - Dopo indagini e allarmi, l’Enea nel 1995 effettuò uno studio, commissionato dal comune di Latina, per verificare la presenza di rifiuti inquinanti a Borgo Montello. I risultati sorprendenti rivelarono la presenza di tre ammassi metallici, i primi due di larghezza pari a 10 metri per 20, il terzo di 50 metri per 50, ad un profondità compresa tra cinque e dieci metri. "Ma di quel dossier si sono perse le tracce sino al 2007 sinchè - adesso è ancora il questore D’Angelo a parlare davanti ai senatori Candido De Angelis (Pdl) e Antonio Rugghia (Pd) che stanno curando il rapporto sul Lazio - non venne ritrovato da un ex consigliere della Regione Lazio, Fabrizio Cirilli, che ha sollecitato nuove verifiche ambientali". "CI VUOLE UN NUOVO MONITORAGGIO" - L’assessorato all’Ambiente e l’Arpa hanno effettuato altri sondaggi, senza esiti concreti per via "di problemi tecnici legati alla difficoltà di effettuare trivellazioni profonde" chiarisce D’Angelo. Che però insiste: "Secondo me bisogna capire con più attenzione cosa sia seppellito nell’area "S0" della discarica. Parlo da poliziotto, ci vuole un monitoraggio approfondito". Anche perché la preoccupazione di chi vive nei pressi della discarica è alta. Addirittura un’azienda agricola ha intentato causa a Regione, Provincia e gestori del sito ritenendosi danneggiata dalla presenza degli impianti di smaltimento. Cinque milioni di euro è il rimborso richiesto. Alessandro Fulloni 05 giugno 2010
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